Top
Gun: Maverick è il primo film di
Tom Cruise a superare il miliardo di incasso, il
secondo dal 2019 a raggiungere questa cifra, il primo del 2022.
Benedetto da un successo trascinante e da un palcoscenico di
debutto di altissimo livello, il Festival
di Cannes, Top
Gun: Maverick è senza dubbio un film da ammirare in
sala, e lo sa bene il suo protagonista che in occasione della
presentazione alla kermesse francese, ha affermato che i suoi film
sono esclusivamente per il cinema (inteso come luogo fisico).
Ora che ha arricchito il suo CV di
un titolo che ha superato il miliardo di incassi worldwide,
Tom Cruise ringrazia gli esercenti, le sale e il
pubblico, sottolineando, in un saluto: “Ci vediamo in
sala!”.
To all the films in release, to all the
studios, and to all the exhibitors: congratulations. To the
audience: thank you for venturing out and allowing us to entertain
you.
Il Tenente Pete “Maverick” Mitchell
(Tom
Cruise), tra i migliori aviatori della Marina, dopo
più di trent’anni di servizio è ancora nell’unico posto in cui
vorrebbe essere. Evita la promozione che non gli permetterebbe più
di volare, e si spinge ancora una volta oltre i limiti, collaudando
coraggiosamente nuovi aerei. Chiamato ad addestrare una squadra
speciale di allievi dell’accademia Top Gun per una missione
segreta, Maverick incontrerà il Tenente Bradley Bradshaw
(Miles
Teller), nome di battaglia “Rooster”, figlio del suo
vecchio compagno di volo Nick Bradshaw “Goose”. Alle prese con un
futuro incerto e con i fantasmi del suo passato, Maverick dovrà
affrontare le sue paure più profonde per portare a termine una
missione difficilissima, che richiederà grande sacrificio da parte
di tutti coloro che sceglieranno di parteciparvi.
In esclusiva sulla
piattaforma streaming dal 29 giugno, torna l’affabile, gonfiabile e
inimitabile robot sanitario Baymax!
che farà ciò per cui è stato programmato: aiutare gli altri. La
nuovissima serie di avventure nel campo dell’assistenza medica sarà
ambientata nella fantastica città di San Fransokyo.
Dopo averlo conosciuto nella veste
di supereroe in Big Hero 6, il gonfiabile
assistente medico si cimenta in quello che è stato creato per fare,
ovvero aiutare le persone, nella serie in sei episodi che porta il
suo nome.
Don
Hall, creatore della serie e già regista del
lungometraggio del 2014, spiega: “È cominciato con l’idea di
tornare a raccontare il personaggio di Baymax per quello che era
stato creato per fare, ho pensato che la tv Disney aveva già
esplorato tanti aspetti di diversi personaggi e che con questo
progetto potevamo concentrarci su Baymax, mentre si occupa di un
paziente alla volta, per essere in grado di godere del divertimento
di ogni singola situazione. Era molto di più di quanto avevamo
visto prima, è uno show con un cuore molto grande.”
Per uno dei produttori,
Roy Conli, si tratta del meglio della Disney,
perché mette insieme cuore e umorismo: “Ci sono sia elementi
drammaturgici legati alla malattia che di volta in volta Baymax
cura, sia elementi emotivi che non vengono mai
trascurati.”
Bradford
Simonsens, altro membro illustre della squadra produttiva,
commenta invece il ritorno a San Fransokyo, città immaginaria in
cui è ambientata la storia: “Sono stato super contento di
tornare dopo sette anni. La nostra crew ha elevato ogni elemento
del progetto ad altezze eccellenti e tutti sono stati bravissimi.
Siamo felici di aver riportato Baymax e la sua bontà al grande
pubblico. Per noi storyteller adattarci a questa forma di racconto
(ogni episodio dure 8 minuti, ndr) è una grande opportunità, perché
è uno scenario completamente diverso rispetto a quello a cui siamo
abituati con i lungometraggi. Tempi e metodi sono differenti, ma
dato che in questo caso si può lavorare a ogni episodio
contemporaneamente e ci sono più squadre produttive, abbiamo la
possibilità di rifinire perfettamente ogni aspetto.”
Scott
Adsit è la voce di Baymax, la sua
caratteristica distintiva su un volto e una fisionomia tanto
semplice: “Compassione è la parola chiave per capire e amare
Baymax, la sua missione è dover far sentire bene la gente, e non si
pone mai nessun problema di giudicare chi ha davanti. Tratta tutti
allo stesso modo e cura non solo la malattia ma anche la persona. È
il meglio di ciò a cui ognuno di noi può
aspirare.” Ma perché Baymax è così amato
soprattutto dai bambini? “A parte la sua abbracciabilità –
dice Adsit – secondo me è per il design semplice. Io da piccolo
mi connettevo ai personaggi di finzione disegnandoli. E Baymax è
molto facile da disegnare, secondo me i bambini possono amare
questo aspetto.”
Don Hall prosegue:
“Baymax piace alle persone perché ha compassione di tutti. E
noi abbiamo usato questa compassione come device comico. I suoi
protocolli sono la parte divertente della serie perché stridono con
il paziente che non vuole essere curato o non vuole il suo aiuto, e
la sua insistenza, sempre garbata ma decisa, genera ilarità. Il
tutto con un viso assolutamente semplice e privo di caratteristiche
particolari. Credo che il merito sia anche della voce che gli dà
Scott.”
Baymax!
è prodotta da Roy Conli e Bradford
Simonsen. Gli episodi della serie sono diretti da
Dean Wellins (Episodi 1, 2, 6), Lissa
Treiman (Episodio 3), Dan Abraham
(Episodio 4) e Mark Kennedy (Episodio 5). Lo
sceneggiatore è Cirocco Dunlap. Nella versione
originale, Scott Adsit ritorna a prestare la sua
voce a Baymax. Tra i doppiatori presenti negli
episodi figurano anche Ryan Potter, Maya Rudolph, Emily
Kuroda, Lilimar, Zeno Robinson e Jaboukie
Young-White.
Dopo aver vinto l’Oscar come miglior
attore per Dallas Buyers Club, Matthew
McConaughey si è cimentato in una serie di film impegnati,
che lo hanno portato a dar vita a personaggi sempre più complessi e
ricchi di sfumature. Tra questi si annoverano titoli come
La foresta dei sogni, Gold – La grande truffa e
Cocaine – La vera storia di White
Boy Rick. In questo gruppo si ritrova anche
Free State of Jones, pellicola scritta e
diretta nel 2016 da Gary Ross e basata sulla vera
storia del contadino Newton Knight e della sua
ribellione armata contro l’esercito confederato.
Tra dramma storico e film
biografico, questo lungometraggio porta lo spettatore nel pieno
della Guerra di secessione americana. In questo contesto, Knight
guidò una gruppo di agricoltori e schiavi in una rivolta che porto
la Contea di Jones a separarsi dagli Stati della Confederazione.
Nel 1865 egli portò così alla nascita dello Stato libero di Jones,
una contea situata nello Stato del Mississippi e il cui odierno
capoluogo è Laurel. Il film ripercorre dunque le gesta di un uomo
valoroso, contrario alla schiavitù e ai soprusi dei potenti, che si
batté fino all’ultimo per la libertà di tutti.
Ross spese oltre dieci anni nello
sviluppo di questo film, svolgendo ricerche su ricerche al fine di
essere più aderente possibile alla realtà dei fatti. Free
State of Jones non ha tuttavia ottenuto il successo
sperato, divenendo però un film da riscoprire anche solo per le
nobili intenzioni del racconto. Prima di intraprendere una visione
del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
Free State of Jones: la trama del film
Protagonista del film è
Newton Knight, infermiere dell’esercito sudista
che dopo aver assistito a troppe ingiustizie e barbarie decide di
disertare e tornare nella propria terra e occuparsi della sua
fattoria. Mentre cerca di tenere nascosta la sua condizione di
disertore, egli incontra e si innamora della
schiava Rachel. Il disincanto di Newton per i
principi della Confederazione si sviluppa però sempre di più dopo
avere scoperto che le truppe razziano regolarmente le colture e il
bestiame della povera gente per il loro sostentamento. Nel
tentativo di proteggere una famiglia locale da questi soprusi,
finisce con l’essere riconosciuto e braccato.
Con la complicità della zia
Sally, l’uomo si nasconde nella palude e trova
ospitalità tra un gruppo di schiavi guidati da Moses
Washington. Ben presto, stanchi e atterriti dalle atrocità
di una guerra di cui non condividono gli ideali, molti soldati
confederati seguono l’esempio di Newton e si rifugiano nella
palude, disertando. Così, ex militati e schiavi decidono di unire
le proprie e lottano per trasformare la contea di Jones in uno
Stato libero, rifugio per i ribelli. Per ottenere ciò, però,
dovranno a loro volta macchiarsi in battaglia, dando vita ad uno
scontro particolarmente duro.
Free State of Jones: il cast del film
Per dar vita al contadino Newton
Knight, il regista pensò da subito all’attore MatthewMcConaughey. Quando il premio Oscar lesse la
sceneggiatura per la prima volta, pensò che fosse la storia di
guerra civile più emozionante di cui avesse mai sentito parlare.
Decise così di voler assolutamente accettare l’offerta di
interpretare Newton Knight. Con McConaughey a bordo, i
finanziamenti per il film non tardarono ad arrivare. Per prepararsi
al ruolo, poi, l’attore si è documentato a lungo sulla storia di
Knight, al fine di conoscerlo quanto più possibile. Egli spese
inoltre diverso tempo nel Libero stato di Jones per acquisire
maggiormente l’atmosfera storica del luogo.
Accanto a lui, nei panni della
schiava Rachel, si ritrova l’attrice Gugu
Mbatha-Raw, recentemente vista nel ruolo di Ravonna nella
serie di Disney+Loki. Il due volte
premio Oscar Mahershala Ali
è invece Moses Washington, mentre Keri Russell,
attrice nota per la serie drammatica Felicity, interpreta
Serena Knight. Sono poi prsenti Christopher Berry
nei panni di Jasper Collins, Sean Bridgers in
quelli di Will Sumrall e Jacob Lofland nel ruolo
di Daniel. Thomas Francis Murphy dà vita al
colonnello Elias Hood, mentre Wayne Pére è il
colonnello Robert Lowry. Nel film, in qualità di comparse, si
ritrovano anche Christopher David McKnight e
Eunice Smith, due discendenti di Newton
Knight.
Free State of Jones: il
trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Free State of
Jones è infatti disponibile nei cataloghi di
Rakuten TV, Chili, Google Play, Apple iTunes, Netflix, Tim Vision, Rai Play e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 27
giugno alle ore 21:10 sul canale
Rai Movie.
Esistono delle storie da essere
talmente tanto estreme e straordinarie da sembrare possibili
soltanto al cinema. Il più delle volte, però, quest’ultimo prende
spunto per queste proprio dalla vita vera e dalla sua
imprevedibilità. È questo il caso del film
Jungle, diretto nel 2017 dal regista
australiano Greg McLean, già autore di titoli come
Wolf Creek e The Belko Experiment. Basato sul
libro di memorie Lost in the Jungle, di Yossi
Ghinsberg, il film ripercorre la disperata situazione di
questo nel momento in cui si trovò ad essere sperduto nella giungla
boliviana. Un’esperienza al limite che, qualora non conduca alla
morte, ti cambia per sempre la vita.
Quella qui narrata è dunque una
storia di sopravvivenza in piena regola, perfetta per essere
portata sul grande schermo. La giungla in cui il protagonista si
ritrova sperduto diventa però anche l’occasione di raccontare una
condizione dell’esistenza umana a molti familiare. Chiunque può
ritrovarsi smarrito nel corso della propria esistenza, alla
disperata ricerca di un orientamento. Jungle, da questo
punto di vista, si offre di essere ciò, fornendo una
storia ricca di paura ma anche speranza e motivazioni. Un film
dunque che offre grande intrattenimento come anche profonde
riflessioni sull’esistenza, in modo più o meno metaforico.
Per assicurarsi che tutto ciò
potesse risultare ancor più d’impatto, gli autori del film hanno
deciso di dar luogo alle riprese in una vera foresta pluviale. Si
tratta però non di quella in Bolivia bensì di quella presente nella
Gold Coast australiana. La ricerca di realismo e il grande impegno
profuso nella realizzazione del film hanno poi ottenuto ampi
riconoscimenti da parte della critica. Prima di intraprendere una
visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune
delle principali curiosità relative a questo, come la
trama, il cast di attori e la
vera storia dietro il film. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Jungle: la trama del
film
Protagonista del film è il giovane
esploratore Yossi Ghinsberg, il quale nel 1981
decide di organizzare un viaggio nel cuore della foresta
amazzonica. Con lui ci saranno Marcus Stamm, un
insegnante svizzero, e Kevin Gale, escursionista e
fotografo. Guidati dal misterioso esploratore austriaco
Karl Ruprechter, i tre intraprendono dunque il
loro viaggio nel cuore della foresta, ignari dei reali pericoli che
questa può contenere. Con l’avanzare del viaggio, la loro fiducia
nei confronti della loro guida verrà ad essere messa a dura prova,
ma quando si accorgeranno di avere realmente a che fare con un
imbroglione sarà troppo tardi. Ritrovatisi sperduti nella foresta,
per loro l’avventura si trasforma in un vero e proprio incubo, dal
quale uscire vivi sarà la vera sfida.
Jungle: il cast del
film
Ad interpretare l’esploratore
protagonista del film, Yossi Ghinsberg, vi è l’attore Daniel
Radcliffe. Divenuto celebre per aver interpretato il
mago Harry Potter nella saga a questi dedicata, egli ha negli
ultimi anni preso parte ad una serie di piccoli film, nel tentativo
di distaccarsi dal personaggio che lo ha reso celebre e dar vita a
nuove memorabili interpretazioni. Nel caso di Jungle, egli
si è calato nei panni del personaggio dando vita ad una
preparazione particolarmente estrema. Per poter risultare
realistico nella sua interpretazione di un uomo allo stremo,
consumato dalla fatica e dalla fame, egli si è posto proprio in
queste condizioni. Ha infatti deciso di seguire una dieta
consistente in un solo petto di pollo e una barretta proteica al
giorno, contornate da molto caffè e sigarette.
Questo gli ha permesso di ottenere
l’aspetto denutrito e consumato dalla stanchezza riportato nel
film. La sua interpretazione è stata in seguito lodata proprio per
la capacità di rendere appieno la difficile condizione in cui
l’esploratore si trovò. Accanto a lui, nel ruolo della guida Karl
Ruprechter vi è l’attore tedesco Thomas
Kretschmann, noto per i film King Kong e Avengers: Age of
Ultron. Alex Russell, presente in film
come Chronicle e Unbroken, interpreta
invece il fotografo Kevin Gale. Joel Jackson dà
vita allo svizzero Marcus Stamm, mentre Jacek
Koman, noto attore australiano, dà volto a Moni Ghinsberg,
padre del protagonista.
Jungle: la vera storia
dietro al film
La storia dell’israeliano Yossi
Ghinsberg ha inizio nel momento in cui, all’età di 22 anni, decide
di perseguire un sogno romantico ed esplorare la giungla come i
suoi eroi della letteratura. Egli inizia così a svolgere una serie
di diversi lavori al fine di guadagnare abbastanza soldi da potersi
permettere l’esperienza. Arrivato in Bolivia, egli incontra qui i
suoi compagni di viaggio: lo svizzero Marcus, l’austriaco Karl e
l’americano Kevin. Insieme, iniziano così l’esplorazione della
foresta seguendo il fiume Turchi. Il loro primo ostacolo arriva
però nel momento in cui si trovano difronte a delle cascate, che
impediscono loro il passaggio. Nel tentativo di aggirarle, i
quattro si separano con l’intenzione di rincontrarsi a La Paz.
Marcus e Karl, tuttavia, non sarebbero mai più stati ritrovati.
Rimasti soli, Yossi e Kevin
finiscono con l’essere a loro volta divisi dalla cascata in cui si
erano imbattuti. Il secondo dei due fu fortunato, riuscendo ad
arrivare a riva e trovare salvezza cinque giorni dopo grazie ai
soccorsi. Yossi, sfortunatamente, si ritrovò invece da solo a
vagare per tre settimane in un’area inesplorata della foresta
amazzonica, privo di viveri. Più volte egli rischiò di essere
mangiato vivo da predatori e insetti vari. Verso gli ultimi giorni
di tale periodo, iniziò anche ad avere allucinazioni date dalla
fame. Era infatti costretto a nutrirsi solo con alcuni frutti
trovati lungo il cammino. Quando era ormai arrivato allo stremo e
si augurava di morire quanto prima, egli fu ritrovato da una
missione di salvataggio. Uscito dalla giungla, passò tre mesi in
ospedale per la riabilitazione, grato di essere sopravvissuto.
Jungle: il trailer e dove
vedere il film in streaming e in TV
È possibile vedere o rivedere il
film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari
piattaforme streaming presenti oggi in rete.
Jungle è infatti disponibile nel catalogo di
Chili Cinema, Apple iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, in base
alla piattaforma scelta, basterà iscriversi o noleggiare il singolo
film. Si avrà così modo di poter fruire di questo per una comoda
visione casalinga. È bene notare che in caso di solo noleggio, il
titolo sarà a disposizione per un determinato limite temporale,
entro cui bisognerà effettuare la visione. Il film sarà inoltre
trasmesso in televisione il giorno lunedì 27
giugno alle ore 21:20 sul canale
Rai 4.
Le opere sulla dipendenza da droghe
in età giovanile sono negli ultimi anni diventate particolarmente
presenti tanto al cinema quanto in televisione. In esse si
mostrano, spesso senza mezzi termini, le drammatiche conseguenze a
cui portano tali sostanze in chi le assume e per chi circonda tali
persone. Uno degli esempi più brillanti a riguardo è il film
Ben Is Back (qui la recensione). Scritto e
diretto da Peter Hedges nel 2018, questo ha per
protagonisti una madre e un figlio intenti a recuperare il loro
rapporto compromesso dall’abuso di droghe di lui. Un’opera sincera
e commovente sull’essere genitori e sull’essere figli, che si
avvale di grandi interpretazioni.
Girato nei sobborghi di New York, il
film ebbe in seguito la sua anteprima al Toronto International Film
festival, mentre in Italia venne presentato alla Festa del Cinema
di Roma. Da subito ottenne grande considerazione da parte della
critica, che in particolare lodò le interpretazioni dei due
interpreti principali come anche la palpabile intesa tra di loro.
Ben Is Back ha così ricevuto importanti riconoscimenti,
divenendo uno dei film di punta dell’anno riguardo le tematiche qui
trattate. Nonostante ciò, il film non si rivelò un particolare
successo al box office. Qui, infatti, è arrivato ad incassare solo
12 milioni di dollari a livello globale a fronte di un budget di
13.
Con il passare del tempo il titolo è
però stato rivalutato, merito anche della rappresentazione che il
regista dà del problema centrale della storia. Ben Is Back
merita infatti di essere visto però lo struggente e universale
rapporto tra i due protagonisti. Prima di lanciarsi in una visione
del titolo, però, può essere utile approfondire dettagli relativi
alla trama e al cast, scoprendo nuove curiosità legate al titolo.
Infine, si elencheranno le principali piattaforme dove è possibile
ritrovare il titolo, come anche i suoi passaggi televisivi, per una
comoda visione casalinga.
Ben Is Back: la trama del
film
Protagonista del film è
Holly Burns, indaffarata nei preparativi per le
festività del periodo natalizio. A movimentare ulteriormente il
periodo già di suo caotico ci si metterà di mezzo anche il ritorno
a casa del figlio Ben. Da mesi questi si trovava
in un centro di riabilitazione, dove tentava di liberarsi dalla
dipendenza dalla droga. Per via della sua buona condotta, al
ragazzo viene concesso di trascorrere il Natale in famiglia. Farlo
riavvicinare ai suoi affetti, infatti, sembra poter essere un
ulteriore aiuto nei suoi confronti. Holly accoglie naturalmente con
grande gioia il ritorno del figlio, non nascondendo però una certa
preoccupazione.
Scettica circa i reali progressi di
Ben, avverte il ragazzo che non lo perderà mai di vista,
monitorando ogni suo spostamento e azione al fine di prevenire una
sua ricaduta nel vortice della droga. Pur essendo animato dai
migliori propositi, Ben si troverà ben presto a doversi scontrare
con i fantasmi del passato, trovandosi a doversi confrontare con la
forte tentazione di riprendere a consumare sostanze stupefacenti.
Pur di salvare suo figlio, Holly dovrà dedicare tutta sé stessa a
questi, trovandosi a vivere uno dei giorni più difficili della sua
vita. La donna è però perfettamente consapevole che se c’è qualcosa
che può salvare suo figlio, quel qualcosa è l’amore.
Ben Is Back: il cast del
film
Nel momento in cui si apprestava a
sviluppare il film, il regista non aveva alcuna intenzione di
affidare il ruolo del problematico Ben a suo figlio Lucas
Hedges, divenuto popolare grazie a film come Manchester by the
Sea e Tre manifesti a
Ebbing, Missouri. A volerlo fortemente, però, fu l’attrice
Julia
Roberts, chiamata ad interpretare il ruolo della madre
Holly. Questa era infatti rimasta particolarmente colpita dalla
bravura del giovane attore, e chiese espressamente di poter
recitare con lui. Fu così che i due attori si trovarono a recitare
nel ruolo di madre e figlio, e per stringere ulteriormente il loro
rapporto la Roberts invitò Hedges a cena in più occasioni. Così
facendo i due attori hanno potuto dar vita a quella chimica di
coppia particolarmente necessaria per i loro rispettivi ruoli.
L’attrice Kathryn
Newton, nota per serie come Big Little Lies e
The Society, interpreta invece Ivy Burns, sorella di Ben
L’attrice aveva già recitato insieme ad Hedges anche nel film
Lady Bird. L’attore Courtney B. Vance,
celebre per aver interpretato il procuratore distrettuale Ron
Carver in Law & Order: Criminal Intent, è nel film Neal
Beeby, nuovo compagno di Holly e padrino di Ben e Ivy. Sono poi
presenti, in ruoli secondari, attori come Rachel Bay
Jones nei panni di Beth Conyers, madre della defunta ex
ragazza di Ben. Alexandra Park e Michael
Esper sono invece rispettivamente Cara K e Clayton, due
spacciatori a cui Ben si rivolgerà nel corso della storia. Il
secondo dei due, in particolare, sarà colui che gli causerà i
maggiori guai.
Ben Is Back: il trailer e
dove vedere il film in streaming e in TV
Per chi desidera recuperare tale
titolo, è possibile farlo alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Ben Is Back è infatti
disponibile nel catalogo di Rakuten TV, Chili Cinema,
Google Play, Infinity, Apple iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà
sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si ha soltanto
un determinato periodo di tempo entro cui vedere il titolo. Il film
sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno lunedì 27
giugno alle ore 21:25 sul canale
Rai 1.
La SONY ha ingaggiato anche
Emma Roberts per il suo prossimo Madame
Web, un nuovo progetto che va a comporre lo
Spider-Verse dello studio, insieme ai già usciti
Venom (1 e 2) e Morbius.
Nel cast di Madame
Web ci sono Dakota Johnson, Celeste O’Connor,
Tahar Rahim, Emma Roberts e Sydney
Sweeney. Lo studio si trova in una posizione di forza dopo
l’uscita di
Spider-Man: No Way Home, che ha incassato 1,74
miliardi di dollari a livello globale, l’incasso più alto nella
storia della Sony.
Il film arrivarà in sala ad ottobre
2023. Madame
Web sarà diretto da S.J.
Clarkson (Dexter) e basato su una sceneggiatura
firmata da Matt Sazama e Burk
Sharpless (Morbius).
Testo descrittivo: Primo piano
su una piccola mano che stringe saldamente una mano molto più
grande avvolta in un panno ruvido. Al centro dello schermo appaiono
le parole “Niente è cattivo all’inizio”. Arrondir si trova in una
foresta cupa. Tiene un arco in una mano e allunga la mano per
scoccare una freccia in aria. Galadriel, in armatura completa di
placche d’argento, siede in groppa a un cavallo bianco e guida una
carica di altri guerrieri a cavallo attraverso un campo
lussureggiante. L’alto re Gil-galad fissa il cielo. Una nave si
ferma in un porto sotto un intricato arco di pietra. Lo schermo
diventa nero tranne che per il brillante testo argentato che recita
“Il Signore degli
Anelli: Gli anelli del potere. Disponibile dal 2 settembre su
Prime Video”
Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere uscirà
il 2 settembre 2022 su Prime Video in 240 territori dove è attivo
il servizio. La serie de
Il Signore degli Anelli ha riunito un cast enorme, che
include: Robert Aramayo, Owain Arthur, Nazanin Boniadi, Tom
Budge, Morfydd Clark, Ismael Cruz Córdova, Ema Horvath, Markella
Kavenagh, Joseph Mawle, Tyroe Muhafidin, Sophia Nomvete, Megan
Richards, Dylan Smith , Charlie Vickers e Daniel
Weyman.
La serie
Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere è
scritta da J.D. Payne e Patrick McKay. Inoltre,
Bryan Cogman di Game of
Thrones ha firmato come produttore consulente del
progetto con J.A. Bayona che ha diretto più
episodi. Oltre a quelli precedentemente annunciati, il team
creativo completo dello show sarà composto da: i produttori
esecutivi Lindsey Weber, Bruce Richmond, Callum Greene e l’ex capo
della programmazione di genere di Amazon Sharon Tal Yguado; lo
scrittore e produttore esecutivo Gennifer Hutchison; lo scrittore e
produttore esecutivo Jason Cahill; lo scrittore e produttore
esecutivo Justin Doble; produttore consulente Stephany Folsom; il
produttore Ron Ames; la scrittrice e co-produttrice Helen Shang; e
consulente di scrittura Glenise Mullins. Bayona sarà anche
produttore esecutivo insieme alla sua partner Belén Atienza. Chris
Newman è co-produttore.
Recentemente sono stati annunciati
due nuovi progetti nel Marvel Cinematic
Universe, tra cui una nuova serie Disney+ su
Wonder Man e il film sui Thunderbolts.
Quest’ultimo progetto si prospetta particolarmente interessante
dato che riunirà cattivi e antieroi di tutto il franchise nella
formazione della squadra e potrebbe dunque configurarsi come il
primo vero crossover dopo Avengers: Endgame.
Al momento, la regia è affidata a
Jake Schreier e la sceneggiatura a Eric
Pearson, mentre le riprese dovrebbero iniziare la prossima
estate, probabilmente verso la fine del 2024. Sia che Thunderbolts faccia
parte della Fase Quattro o della Fase
Cinque, il fulcro di questo progetto rimane invariato: si
tratta di una squadra di villain. Per questo
motivo, dovranno scegliere con cura l’antagonista del film, e
alcuni fan hanno già avanzato qualche proposta su
Reddit…
Il Leader
Una delle migliori scelte
per il cattivo di Thunderbolts fa
già parte del MCU,
ma alcuni potrebbero essersene dimenticati. Il Redditor u/RickFlag
sostiene che “Tim Blake Nelson nei panni del
Leader sarebbe un ottimo cattivo per il film
Thunderbolts del
MCU,
riproponendo il suo ruolo da L’incredibile Hulk“:
questa è probabilmente la teoria più accreditata su Reddit.
Il Leader è una
nemesi di lunga data di Hulk, che si avvale di un’
intelligenza superiore e di poteri telecinetici come
supercriminale dominante. Probabilmente, sarebbe
già apparso in un sequel se il primo film non avesse ricevuto
recensioni così contrastanti. In ogni caso, in Thunderbolts si
potrebbero finalmente sfruttare i semi che questo personaggio ha
piantato quasi quindici anni fa.
Red She-Hulk
Al momento, la presenza di
Marc Ruffalo nel film sui Thunderbolts non
è stata confermata, e neppure quella di Tatiana Maslany, che debutterà presto nei
panni di She-Hulk in una nuova serie tv su
Disney+. Tuttavia, il loro
nemico Emil Blonsky, alias
Abominio, è un probabile candidato per la squadra.
Per questo motivo, molti fan si aspettano che i Thunderbolts possano
incorporare altri personaggi dalla parte di Hulk,
come Betsy Ross, alias Red
She-Hulk.
È stata interpretata da Liv
Tyler ne L’incredibile Hulk e, come
scrive il Redditor u/TRIMPKIN_KING, “non ha avuto un arco narrativo
dal 2008, quindi è praticamente tabula rasa per quanto riguarda la
direzione da dare al suo personaggio. Sappiamo però che condivide
il legame Thunderbolt con suo padre: questo potrebbe essere un
motivo interessante per risvegliare il personaggio dall’oblio e
dare giustizia alla sua ricca storia dei fumetti.
Red Hulk
La sfortunata scomparsa di
William Hurt avrà probabilmente cambiato la
storia di Thunderbolts rispetto
al suo lancio iniziale. Infatti, il suo ruolo di
Thaddeus “Thunderbolt”
Ross nel MCU
è uno dei più malvagi della sua intera carriera e avrebbe potuto
vederlo finalmente evolversi in Red Hulk, magari stabilizzandosi come
l’antagonista di turno. Tuttavia, anche se i fan non possono
aspettarsi di rivedere Ross, l’opzione di
Red Hulk non è da escludere del tutto.
L’utente U/LoveWaffle1 afferma:
“Penso che potrebbe ancora esserci Red Hulk, ma
non come la versione di un Thunderbolt Ross
irradiato dai raggi gamma. Prendete un qualsiasi altro militare
cazzuto e fatelo diventare l’antagonista principale di Red
Hulk“. Nei fumetti, infatti, esiste un altro Red
Hulk oltre a Ross e il generale
Robert Maverick potrebbe essere utilizzato per
ricoprire questo ruolo nei Thunderbolts.
Contessa Valentina Allegra De
Fontaine
Sebbene l’annuncio del film
sui Thunderbolts sia
stato entusiasmante, era qualcosa che i fan si stavano aspettando,
considerando gli avvenimenti di storie correlate come The Falcon and The Winter Soldier e Black Widow. In entrambi, Julia
Louis-Dreyfus interpreta la Contessa Valentina
Allegra de Fontaine e sembra che sia intenzionata a
formare la propria squadra: molti pensano che si tratti dei
Thunderbolts e
che agirà come un’oscura spalla di Nick Fury in tutto il MCU.
Tuttavia, nei fumetti conosciamo
diverse versioni dei Thunderbolts,
una delle quali è guidata dal Barone Zemo, che potrebbe essere la scelta
verso cui il film propenderà. L’utente u/Powersoutdotcom teorizza
che “i Thunderbolts saranno
una squadra guidata da Zemo, che si scontrerà con
il gruppo di tirapiedi di Val, tra cui
Walker“. Due squadre permetterebbero ad antieroi
come Yelena Belova o John Walker
di lavorare in contrapposizione a cattivi incalliti come Zemo; in
ogni caso, i fan sono sicuri che la Contessa avrà
un ruolo significativo nel film sui Thunderbolts.
La Guardia D’Inverno
Come i Thunderbolts,
molte altre squadre popolari devono ancora entrare ufficialmente
nel MCU,
e per alcune di queste sembra proprio essere arrivato il momento,
come ad esempio la Guardia d’Inverno. Si tratta
dell’equivalente russo dei Vendicatori, composto
da personaggi analoghi alla squadra americana: Dinamo
Cremisi per Iron Man, Ursa
Major per Hulk, Perun
per Thor e Guardiano Rosso per
Capitan America. Molti ricorderanno che
David Harbour ha interpretato il primo in
Black Widow.
Il Redditor u/pagingdrsolus pensa
che “questa squadra darebbe filo da torcere ai Thunderbolts
portando tutte le tensioni della guerra fredda, e la storia delle
operazioni segrete si presterebbero alla necessità di una squadra
moralmente grigia per affrontarle”. Forse i Thunderbolts entreranno
in conflitto con la Guardia d’Inverno nell’ambito
di una missione per il governo americano, il che creerebbe
dinamiche interessanti per Yelena Belova.
Red Skull & Hydra
Dal momento che Thunderbolts prenderà personaggi da tutto il
franchise, unendo rivali o avversari di diversi importanti eroi del
MCU,
potrebbe fare lo stesso anche con l’antagonista principale. Mentre
alcuni suggeriscono i nemici di Hulk, Il Redditor
U/mal-laney propone un classico cattivo di Capitan
America, Red Skull. Si tratta di un
personaggio interpretato per la prima volta da Hugo
Weaving in Captain America: Il primo vendicatore, ma per
Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame, è stato sostituito da
Ross Marquand.
Si teorizza che “libero dalla
maledizione della Pietra dell’Anima, Red Skull è
tornato e ha portato con sé una tecnologia aliena superiore. Il suo
obiettivo: finire ciò che l’Hydra ha iniziato nella Seconda Guerra
Mondiale”. Questa sarebbe sicuramente una premessa interessante, ma
ci si potrebbe chiedere perché non siano Capitan
America e/o i Vendicatori ad
occuparsene.
Squadron Supreme/Squadron
Sinister
Come la Guardia
d’Inverno o l’HYDRA, diversi fan su
Reddit suggeriscono che i Thunderbolts si scontreranno con un’altra
squadra. Questa scelta ci regalerebbe sicuramente un combattimento
finale esaltante, in cui ogni membro della squadra potrebbero
scontrarsi con uno specifico nemico. Il Redditor U/esar24 afferma a
questo proposito che gli piacerebbe “vederli contro lo
Squadrone Supremo“.
Lo Squadron Supreme
è la squadra di eroi letteralmente basata sulla Justice League dei fumetti
DC, composta da personaggi come
Hyperion, Nighthawk,
Power Princess, Whizzer e
Doctor Spectrum. All’inizio si facevano chiamare
Squadron Sinister ed erano sostanzialmente dei
pastiche di diversi villain, ma alla fine sono stati trasformati in
eroi. Che si chiamino Supreme o
Sinister, potrebbero in ogni modo entrare in
conflitto con i Thunderbolts. Inoltre, questa scelta potrebbe
essere un modo divertente per stuzzicare i probabili paragoni con
la Suicide Squad.
Conte Nefaria
Una tendenza dei fan del
MCU
è quella di volere sempre di più, ma non tutto è Avengers: Endgame, e non tutti i cattivi
devono essere catastrofici come Thanos. I Thunderbolts potrebbero avvalersi di un
antagonista potente e pericoloso, ma non è necessario che la posta
in gioco sia la fine del mondo. Potrebbero trovarsi a combattere
contro la malavita – con cui potrebbe essere nato un conflitto, se
stanno cercando di essere apertamente eroici – e quindi contro il
Conte Nefaria, il potente e super potenziato capo
della Maggia.
Al Redditor U/PapaSteveRocks
interesserebbe questa idea, “soprattutto se stanno anche cercando
di reclutarlo, non solo di fermarlo. È l’equivalente di
Superman come boss del crimine, è perfetto.
Inoltre, si introdurrebbe così anche il personaggio di
Madame Masque Giulietta Nefaria“. La
Maggia fa già parte del MCU
grazie ad Agent Carter e Daredevil,
e il film sui Thunderbolts potrebbe farle assumere un
ruolo di rilievo all’interno del franchise, con il Conte
Nefaria e Madame Masque a guidare il clan
contro i Thunderbolts.
Per la sua goffaggine, per le sue
insicurezze e anche per il suo animo ribelle, Ms. Marvel non è troppo diversa da tanti altri
suoi coetanei. Scopriamo quali sono gli aspetti più riconoscibili
dell’eroina!
La goffaggine di Ms.
Marvel
Kamala è un
personaggio estremamente coraggioso. Nonostante ciò, è un anche
un’adolescente piena di insicurezze e, vista la giovane età, è
ancora impreparata su molti aspetti della vita eroica e non.
Ms. Marvel riesce ad
essere sicura di sé con i suoi amici più stretti come
Bruno e Nakia, ma si blocca quando si trova con
personaggi popolari come Zoe. C’è una buona dose di
imbarazzo in tutte le interazioni intrattenute
da Kamala, comprese le scazzottate super potenti nei
primi giorni della sua carriera da criminale.
Ms. Marvel è
audace
Nonostante sia nuova nel
mondo degli eroi, Ms.
Marvel si dimostra fin da subito ardita: è disposta a
dare tutta se stessa pur di fare la cosa giusta. Un esempio chiaro
di questa sua caratteristica si vede quando Kamala cerca
per la prima volta di aiutare un cittadino in pericolo.
Usando le sue abilità cosmiche,
cerca di acchiappare un ragazzino mentre sta cadendo da un balcone.
Grazie alla sua determinazione, Kamala entra in azione e
salva il giovane all’ultimo secondo.
Per Kamala è difficile sentirsi
integrata
Come ogni adolescente,
anche Kamala è una
liceale insicura di sé che vorrebbe sentirsi parte di un
gruppo. Ms. Marvel è a suo agio con i
suoi migliori amici, ma le risulta difficile connettere con i suoi
compagni di classe, specialmente con quelli più ”popolari” come
Zoe.
https://www.youtube.com/watch?v=65llGcB37Ac
La lotta interiore per sentirsi
integrata è una delle qualità più riconoscibili di
Kamala. Questo aspetto del personaggio permette di
creare empatia non solo tra gli spettatori adolescenti che sono al
liceo in questo momento, ma anche tra il pubblico più maturo che
sicuramente ricorda quanto sia stata difficile quell’età.
Il suo aspetto ribelle
C’è un tratto di Ms.
Marvel che è tipico sia degli eroi che degli
adolescenti. Kamala ama l’indipendenza, crede di poter
fare tutto da sé e di non aver bisogno di nessuno. Al contrario, i
genitori dell’eroina sono molto severi e non le concedono
praticamente alcuna libertà. Quando sua madre e suo padre dicono a
Kamala che non può andare all’AvengerCon senza un
accompagnatore, lei se ne frega e sgattaiola via di nascosto.
La ribellione è una parte
fondamentale della natura umana ed è essenziale negli adolescenti
affinché essi diventino figure autonome e separate dai propri
genitori. Proprio per questo, i fan possono facilmente riconoscersi
nell’animo ribelle di
Ms. Marvel.
Kamala sia è un’eroina che una fan
della Marvel
Tra tutti gli eroi MCU,
Ms. Marvel è probabilmente
quello più umano e più vicino allo spettatore comune. Ogni fan del
franchise può facilmente riconoscersi in Kamala perché lei
stessa è una fan della Marvel!
Ha un canale YouTube pieno di video sui suoi
Avengers preferiti e, come accade alla maggior parte dei
fan, c’è un supereroe che Kamala idolatra più di
tutti gli altri: Carol Danvers.
https://www.youtube.com/watch?v=HOblLrAwaqo
La difficile comunicazione tra
Kamala e i genitori
Il divario generazionale è
un problema comune a tutte le famiglie. Sta diventando sempre più
difficile per i genitori comunicare con i propri figli e per i
figli è complesso esprimere la propria anima ai genitori. Le ansie
della madre e del padre di Kamala sono quindi emblematiche
delle preoccupazioni di tanti altri genitori.
Ms. Marvelovviamente ama
i suoi genitori tanto quanto loro amano lei, ma la ragazza è in una
fase difficile della sua vita e non possono mancare gli
scontri. Il padre di Kamala vuole disperatamente
connettersi con lei, si colora di verde per giocare a Hulk all’AvengerCon, ma si rifiuta di dare a
Kamala l’indipendenza che lei richiede. Inoltre, le accese
discussioni tra l’eroina e la madre ricordano le dinamiche madre-figlia
di
Saoirse Ronan e Laurie Metcalf
in LadyBird, con tutti i battibecchi tipici di tante
famiglie.
Ms. Marvel dubita
costantemente di sé
“La sindrome
dell’impostore” è un tratto familiare per gli eroi Marvel. Tutti, da Shang-Chi ad America Chavez hanno almeno in parte dubitato delle
proprie capacità. Prima di avere dei superpoteri, Kamala non pensava certo di poter salvare il mondo.
Dopo aver scoperto le sue doti, Ms. Marvel pensa comunque
di non meritare i poteri e di non essere in grado di gestirli. Per
fortuna, Kamala ha un migliore amico come Bruno
che può rassicurarla. È lui a ricordarle che: “Tu sei
Kamala Khan. Se vuoi salvare il mondo, allora salverai il
mondo.“
Arriverà il 6 luglio sul grande
schermo la nuova avventura da solista di Thor, con Thor: Love and Thunder, un
film molto atteso, con una trama anticipata dal ciclo a fumetti di
Aaron. Ovviamente il film non segue la storia di carta e
inchiostro, ma trova la sua strada per sistemarsi al meglio
all’interno del Marvel Cinematic Universe.
A parlare del film, in occasione
della conferenza stampa internazionale, sono intervenuti il
produttore Kevin Feige, il regista e sceneggiatore
(nonché interprete di Korg) Taika Waititi e il
protagonisti Chris
Hemsworth,
Natalie Portman, Tessa
Thompson e
Christian Bale.
Undici anni fa,
Chris
Hemsworth esordiva nel MCU con il personaggio di Thor, e
dopo tanti anni e tante evoluzioni e avventure subite dal
personaggio, si può dire che parte dell’attore è cresciuta insieme
al personaggio. “Dall’immaturo e adolescente personaggio che
era, ne ha passate tante – spiega Hemsworth – e ora è un
nuovo ed eccitante eroe, che adesso abbiamo cercato di rendere più
divertenti, perché è la cosa con cui il pubblico entra maggiormente
in relazione. Forse mi rivedo un po’ di più in Party Thor da What
If…? e sicuramente il personaggio mi ha accompagnato, condividiamo
molto.”
Iron Man e Captain America, i
pilastri del MCU, hanno avuto entrambi una loro
trilogia, mentre Thor è il primo personaggio del franchise che
arriva a un quarto film da solista. Secondo Kevin
Feige, il segreto è proprio nella sintonia che
Chris
Hemsworth riesce a stabilire con il pubblico:
“Credo che il pubblico risponda a Chris e a tutto quello che ha
portato alla luce grazie a Taika, ma sono sicuro che fosse già lì.
C’erano dei momenti sul set in cui Chris era davvero esilarante. Ho
visto delle scene di Avengers: Age of Ultron, qualche
giorno fa, e c’era già questa simpatia, questo umorismo del
personaggio che viene dall’attore. E poi Taika è riuscito a unire
l’aspetto action del personaggio, con martello e fulmini, a quella
parte più divertente, e credo che la gente risponda proprio a
questa unione. Abbiamo trascorso moltissimo tempo a cercare di
capire come rendere comprensibile al pubblico un dio nordico, e
così ci siamo riusciti, e siamo arrivati a farne un
quarto.”
Tra scherzo e serietà interviene il
regista, Taika Waititi in persona, che specifica:
“È difficile rendere Chris gradevole… (ride) Io e lui siamo
diventati amici. La sua personalità è quello con cui vuoi entrare
in connessione. Puoi fidarti di lui, è una brava persona, sai che
c’è per te, come fosse un supereroe nella vita reale. Ho cercato di
portare le qualità di Chris in Thor.”
Grande curiosità in
Thor: Love and
Thunder è destata dal ritorno di
Natalie Portman nei panni di Jane Foster/Mighty
Thor: “Dopo aver visto Chris con il costume per così tanti
anni, è stato surreale provare il mio, con pettorali e
stivali, per la prima volta. Sono molto grata al cast e a tutti gli
attori che mi hanno dato la possibilità di allenarmi con loro. È
stata una grande sfida per me soprattutto per la parte fisica, ma
ho fatto affidamento su Tessa e Chris, che hanno un sacco di
esperienza in questo tipo di preparazione”.
Interprete d’eccezione
per il ruolo del villain,
Christian Bale è invece Gorr il Macellatore di
Dei, la terribile minaccia contro cui Thor Odinson si deve
cimentare: “Credo che cercassero l’opposto, rispetto a ciò che
è Chris. Cercavano un attore con cui non si entra in relazione, un
po’ solitario, strano, qualcuno con cui non vuoi passare il tempo,
qualcuno il cui sedere nessuno voleva vedere. E così hanno pensato
a me.” Scherza Bale, che poi passa a spiegare quali elementi
di Gorr lo hanno colpito: “È bello interpretare un antagonista
ed è molto più facile, perché tutti sono affascinati dai cattivi
ragazzi, mentre il lavoro che ha fatto Chris è stato molto molto
più difficile. Poi Taika riesce a rendere questi personaggi
tremendamente divertenti, ma anche commoventi. Non so se sia
abbastanza da suscitare la compassione dello spettatore, ma
sicuramente è un personaggio del quale capiamo benissimo le
ragioni. È un mostro, fa cose orribili, ma capiamo perché fa quello
che fa.”
Di ritorno nel ruolo di
Valchiria c’è anche Tessa
Thompson, che questa volta porta in scena un
personaggio che è diventato Re di Nuova Asgard e che si trova ad
avere a che fare con situazioni molto diverse rispetto a quello per
cui è invece stata preparata tutta la vita: “E’ stato molto
divertente, ed è qualcosa che alla Marvel fanno molto bene. Che sia un
villain o un eroe, trovano sempre il modo di connettere il pubblico
con il loro potere o la loro debolezza. C’è sempre una ragione per
cui questi personaggi si comportano in un certo modo. Ad esempio,
quando incontriamo Valchiria in Thor: Ragnarok, ha deciso di affogare
i suoi dolori nell’alcol, la troviamo completamente ubriaca, dopo
che ha perso ogni cosa. Per me e Taika era importante come
presentavamo il personaggio, era una sepereroina donna e il fatto
che facesse quell’entrata in scena così apparentemente eroica, ma
che poi diventa goffa, era irresistibile. Ci siamo dovuti preparare
fisicamente all’essere degli eroi, ma allo stesso tempo siamo
riusciti ad essere anche un po’ goffi e divertenti. In questo film
abbiamo esplorato anche un altro aspetto: Valchiria è diventata il
Re di Asgard, che è un lavoro che lei ama, ama proteggere la sua
gente, ma è stata per così tanti anni una guerriera professionista
che adesso rimanere bloccata nella burocrazia le sta stretto. Le
manca il campo di battaglia e le mancano le sue compagne di lotta,
quindi è stato bello ricostruire questo aspetto con
Natalie.”
Come Ragnarok,
anche Thor: Love and
Thunder è caratterizzato da una colonna sonora
invadente e irresistibile e da una fotografia sgargiante. Così ne
parla Waititi: “Abbiamo speso tutti i soldi che potevamo per
avere il numero maggiore possibile di canzoni dei Guns N’ Roses.
L’estetica del film è sempre stata questa palette che ricorda la
pittura spray degli anni ’80 e le cover rock. Pure il logo del film
ricorda qualcosa che avevo fatto a scuola, avevo passato giorni e
giorni a perfezionare il logo dei Metallica con lo stesso carattere
in cui è scritto il titolo di Thor: Love and Thunder.”
Thor: Love and
Thunder è il quarto capitolo sulle avventure del
Dio del Tuono nel MCU, ma ad impugnare
il Mjolnir stavolta sarà Jane
Foster, interpretata di nuovo daNatalie
Portman, come confermato sabato durante il panel
dei Marvel
Studios al Comic-Con. L’uscita nelle sale è fissata invece
al 6 Luglio 2022.
Il film segue Thor (Chris
Hemsworth) in un viaggio diverso da quelli affrontati
fino ad ora, alla ricerca della pace interiore. Ma il suo riposo è
interrotto da un killer galattico conosciuto come Gorr il
Macellatore di Dei (Christian
Bale), che cerca l’estinzione degli dei. Per
combattere la minaccia, Thor si affida all’aiuto di Valchiria
(Tessa
Thompson), Korg (Taika Waititi) e
dell’ex fidanzata Jane Foster (Natalie
Portman) che, con stupore di Thor, brandisce
inspiegabilmente il suo martello magico, Mjolnir, come Mighty Thor.
Insieme, intraprendono una sconvolgente avventura cosmica per
scoprire il mistero della vendetta di Gorr il macellatore di dei e
fermarlo prima che sia troppo tardi.
Taika Waititi tornerà alla regia di Thor: Love and
Thunder, un film dei Marvel Studios
dopo
Thor: Ragnarok, così come Chris
Hemsworth e Tessa
Thompson riprenderanno i rispettivi ruoli di Thor e
Valchiria dopo l’ultima apparizione in
Avengers: Endgame. Nel cast anche
Christian Bale nei panni del villain Gorr il
Macellatore di Dei, e
Russell Crowe in quelli di Zeus. L’ispirazione del
progetto arriva dal fumetto “The Mighty Thor”, descritto da Waititi
come “la perfetta combinazione di emozioni, amore, tuono e storie
appassionanti con la prima Thor femmina dell’universo“.
Dal 28 giugno, torna su
Disney+ il trio di investigatori più
improbabile che la tv abbia mai offerto ai telespettatori amanti
del giallo: Only Murders in the
Building 2 torna per un secondo ciclo,
moltiplicando la suspence, il divertimento, e anche l’intuito di
Charles-Haden Savage (Steve Martin), Oliver Putnam
(Martin Short) e Mabel Mora (Selena
Gomez), i quali si confermano più in forma che
mai.
Only Murders in the Building 2, dove eravamo
rimasti?
Il finale aperto della
prima stagione ci aveva lasciati con il fiato sospeso, con la
scoperta di un nuovo cadavere e con i nostri protagonisti
incastrati a tutti gli effetti. Questa seconda stagione gioca al
rilancio, quindi, perché se da una parte il nostro trio dovrà
risolvere di nuovo un caso di omicidio, dovrà anche tentare di
scagionarsi dall’accusa. L’assassino però sembra essere un passo
avanti a nostri, mettendoli di continuo in difficoltà e dimostrando
di conoscere bene il loro passato e i loro segreti.
È caratteristica di ogni
serie tv che si prolunga
oltre la prima stagione approfondire e sviluppare i personaggi
di cui vediamo raccontate le storie. Only Murders in the
Building 2 non fa eccezione, andando a pescare nel passato
dei protagonisti e contemporaneamente ponendo le basi per storie
future, facendo diventare più robusta la mitologia che circonda
l’Arconia e i suoi inquilini. L’elegante edificio così come i
protagonisti si raccontano, si svelano, attraverso scoperte e
rivelazioni che rendono viva la storia, la arricchiscono e danno
spessore con le loro vicende e i loro aneddoti. In questo modo Only
Murders in Building 2 diventa un racconto corale e denso, che si
fonda su un giallo ma che allo stesso tempo imbastisce anche altre
trame, rinvigorendo un racconto già vincente.
Un trio esplosivo
Martin, Short e Gomez si
confermano tanto affiatati quanto improbabili, persi nei rispettivi
mondi eppure capaci di trovare un linguaggio comune che, come
intravisto nella prima stagione, va ben oltre la superficie delle
indagini e scava dentro queste personalità che, ognuna a modo loro,
soffrono e cercano il conforto di una famiglia che hanno perso per
strada. Il loro podcast, le loro ricerche, le loro domande
diventano un punto fisso, un atto di cura verso gli altri, un
conforto in un mondo che forse non li ha trattati come
meritavano.
Only Murders in
the Building 2 moltiplica anche la quantità di special
guest e di volti illustri. In particolare, in due ruoli molto ben
caratterizzati, troviamo l’icona Shirley MacLaine
che mette al servizio dello show il suo incredibile talento comico,
come aveva fatto anche per Downton Abbey, e Cara Delevigne, che interpreta un personaggio
che sembra molto nelle sue corde e che promette di portare
scompiglio nella vita di Mabel. Dopo il cameo di Sting nella prima
stagione, tocca a Amy Schumer questa volta fare la
parte di se stessa come nuova inquilina dell’Arconia. Il suo
personaggio apre la porta a una serie di rimandi meta-testuali che
rendono la scrittura di Only Murders in Building 2
ancora più brillante e divertita. Valga per tutti quello che Amy
dice a Oliver all’inizio del primo episodio, in cui si dice grande
fan del loro podcast e si propone di girare una serie tv basata
sullo stesso!
Tono leggero e ricchezza di scrittura
La writers room
di Only Murders in the Building 2 si allarga
ulteriormente rispetto alla prima stagione e la ricchezza di punti
di vista diventa un pregio importante della storia, insieme al tono
sempre leggero e ironico che viene dettato dai tre interpreti
principali, carismatici e divertenti, un trio che accoglie i propri
personaggi, li struttura e dà loro una seconda vita aggiungendo
sempre maggiori elementi alla loro costruzione.
Nell’offerta
Disney+, Only Murders
in the Building 2 si conferma un vero e proprio
gioiellino, una serie ironica e intelligente, che coinvolge non
solo con la componente crime thriller, ma anche e soprattutto con
le vite di questi confusi, spezzati eppure straordinari personaggi.
Tutto avendo sempre cura di regalare un sorriso e una battuta
arguta allo spettatore.
Seconda settimana
di programmazione per Cinema al MAXXI, la manifestazione –
organizzata da
Fondazione Cinema per Roma e MAXXI – che porta la settima arte
in uno dei più importanti luoghi dedicati alle espressioni del
contemporaneo.
Giovedì 30 giugno
alle ore 21 presso la Piazza del MAXXI, nell’ambito del programma
di Extra Explore e all’interno della manifestazione Estate al
MAXXI, si terrà la proiezione de Il buco di
Michelangelo Frammartino, Premio Speciale della Giuria alla Mostra
di Venezia. Con il suo nuovo lavoro, il regista milanese – che sarà
protagonista di un incontro con il pubblico condotto da Mario
Sesti, curatore di Cinema al MAXXI – continua a esplorare
un cinema altro, fatto di composizioni mirabili delle
immagini, paesaggi visionari del sublime, humour impalpabile e
pensiero presocratico. Durante il boom economico degli anni ‘60,
l’edificio più alto d’Europa viene costruito nel prospero nord
Italia. All’altra estremità del Paese, nell’agosto del 1961, un
gruppo di giovani speleologi visita l’altopiano calabrese e il suo
incontaminato entroterra immergendosi nel sottosuolo di un
Meridione che tutti stanno abbandonando. Scoprono così, coi suoi
settecento metri di profondità, una delle grotte più profonde del
mondo, l’Abisso del Bifurto nell’altopiano del Pollino, sotto lo
sguardo di un vecchio pastore, unico testimone del territorio
incontaminato.
“Per usare un
termine cinematografico, potremmo dire che le grotte costituiscono
un fuori campo assoluto, anche perché la notte eterna che regna al
loro interno sembrerebbe quanto di più ostile alla macchina da
presa – ha spiegato Michelangelo Frammartino – Eppure, chi ama il
cinema sa bene che il fuori campo, l’invisibile, rappresentano la
sua “sostanza” più profonda. Mi colpisce la coincidenza che
Speleologia, Cinema e Psicoanalisi abbiano il loro battesimo nella
stessa data, il 1895”.
La proiezione del
film sarà preceduta dal cortometraggio La torre
d’avorio, progetto di tesi di Silvia Lamacchia, alumna
NABA.
COME
PARTECIPARE
I biglietti
(al costo di 5 euro) si possono acquistare presso la
biglietteria del MAXXI o su www.maxxi.archeoares.it. In
caso di maltempo le proiezioni si terranno nell’Auditorium
del MAXXI. Il programma potrebbe subire variazioni.
La decima
edizione di Cinema al MAXXI è realizzata
dalla Fondazione Cinema per Roma ed è prodotta con
il MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo. La
manifestazione si svolge in collaborazione con Dipartimento di
Storia, Antropologia, Religioni, Arte, Spettacolo della Sapienza
Università di Roma, NABA, Nuova Accademia di Belle Arti e SNNCI –
Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Il programma
di Cinema al MAXXI è a cura di Mario
Sesti.
Si è appena
conclusa la 58esima edizione della
Mostra Internazionale del Nuovo Cinema a Pesaro con il
contributo del Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema
e Audiovisivo, del Comune di Pesaro e della Regione Marche.
Le tre giurie del
concorso ufficiale hanno decretato i propri vincitori:
la giuria internazionale, composta dall’attore italiano
Tommaso Ragno, la regista portoghese Rita Azevedo Gomes e il
regista spagnolo Carlos Casas ha assegnato il Premio Pesaro
Nuovo Cinema a LES IMAGES QUI VONT SUIVRE N’ONT JAMAIS
EXISTÉ (Francia, 2022) di Noé Grenier con la seguente
motivazione:Il cinema per prima cosa è luce che illumina il
buio: in un mondo che sembra andare verso la sua fine (ed è una
tematica ricorrente nei film proposti in questa selezione) questo
film offre un gesto di resistenza a questo buio, e dà un impulso a
proseguire la memoria e la persistenza delle immagini in movimento
della nostra memoria. Per noi il cinema è quando “gli occhi miei si
chiudono solo a guardarmi dentro” per citare un verso del poeta
Byron, nato un secolo prima della nascita del cinema.
Prima menzione speciale HERBARIA (Argentina/Germania, 2022,
83’) di Leandro Listorti da parte della Giuria
Internazionale
Per la sua concisione e per la sua intelligenza rara nel
lavoro di montaggio, il film da spazio al silenzio, stabilendo una
relazione fra il processo lento e minuzioso della preservazione
della memoria in due campi che sembrano diversi e che diventano
sorprendentemente consanguinei. Per questo, per la sua bellezza e
per la sua sobrietà, abbiamo deciso di dare la prima menzione a
Herbaria di Leandro Listorti.
Seconda menzione speciale FESTINA LENTE (Francia/Tunisia,
2021, 21’) di Baya Medhaffar da parte della Giuria
Internazionale
Per un’opera prima che dà speranza a un cinema a venire e che
intreccia la memoria personale con la memoria del mondo abbiamo
deciso di attribuire la seconda menzione speciale a FESTINA LENTE
di Baya Medhaffar.
la giuria giovani, composta da ventotto studenti
provenienti dalle università di tutta Italia con insegnamenti di
storia del cinema e dalle principali scuole di cinema e accademie
di belle arti, ha scelto TUGGING DIARY (Hong Kong, 2021) di Yan
Wai Yin con la seguente motivazione:per aver restituito con
efficacia il clima di contestazione di Hong-Kong tramite un
linguaggio rivoluzionario, caratterizzato dal connubio immersivo
tra la ruvidità delle immagini e il lirismo del commento
sonoro.
Menzione speciale a ALIZAVA (Lituania, 2021) di Andrius
Žemaitis da parte della Giuria giovani
un film di fantasmi intriso di realismo che concretizza i
sensi nel rito, nelle presenze/assenze che cadono nell’onirico; per
le scelte tecniche evocative di un immaginario sospeso.
la giuria SNCCI, composta da Andreina Di Sanzo, Massimo
Lechi e Simone Soranna, critici del Sindacato Nazionale Critici
Italiani ha premiato Alizava di Andrius Žemaitis con la
seguente motivazione:
Per aver saputo
restituire la complessità del punto di vista infantile attraverso
una messa in scena che, con straordinaria creatività, fa coesistere
armonicamente stili e generi cinematografici differenti.
Il concorso
(Ri)MontaggiIl cinema attraverso le immagini,
composta da Claudio Casazza, Daniele Dottorini, Barbara Sorrentini,
ha assegnato il premio a Prendre conscience / Perdre
connaissance di Occitane Lacurie con la seguente
motivazione:
Per
l’originalità di un percorso che permette di confrontare un film
cardine della modernità come L’anno scorso a Marienbad e una serie
tv come Westworld, illuminando entrambe le opere con un nuovo
sguardo teorico.
Menzione
speciale a Riding Horses, Riding Bikes: Horses, bicycles and
shifting heroes di Edoardo Spallazzi della Giuria
Ri-Montaggi
Per il rigore
nella ricerca, nella scelta e nel montaggio delle immagini,
all’interno di un percorso di analisi suggestivo e acuto, capace di
cavalcare sessanta anni di immaginario del cinema
americano.
La nuova sezione
Vedomusica, dedicata ai videoclip e composta da Ilaria
Feole, Tomas Marcuzzi (Uolli) e Giulio Sangiorgio, premia
AmamAncora – di Nzira diretto da Bianca
Peruzzi con la seguente motivazione:
Per la capacità
di raccontare con sguardo insieme delicato e crudo un universo
fuori dalle norme dei generi, evitando la retorica della diversità
e rifiutandosi al catalogo di moda, con una forma che
rispetta l’imperfezione e sa cercare in essa sentimenti ed
estasi, il premio va a Amam ancora di Nzira diretto da Bianca
Peruzzi, un videoclip che occupa un continuum estetico che va da
Caravaggio a Matthew Barney e accompagna la canzone neomelodica nel
presente sognante e fluido del cinema surrealista di Bertrand
Mandico e Yann Gonzalez.
Anche i più
piccoli hanno decretato il loro vincitore: la giuriaBimbi della sezione Pesaro Film Festival Circus ha premiato
Nahuel Y el libro magico di German
Acuňa, oltre ad avergli dedicato il maggiore
applauso in sala.
Sono stati inoltre
consegnati i riconoscimenti ai vincitori del Premio Lino
Miccichè per la critica cinematografica. La giuria del premio,
composta da Pedro Armocida, Luisa Ceretto, Andrea Miccichè,
Francesco Miccichè, Franco Montini, Cristiana Paternò, Paola
Olivieri, Bruno Torri, ha decretato i seguenti vincitori:
PREMI SEZIONE A
(studenti delle scuole secondarie di secondo grado):
1° Premio a
LORENZO PUGLIA per il saggio su Il Divin Codino di Letizia
Lamartire
2° Premio a
GIUSEPPE FAMULARI per il saggio su A Classic Horror Story di
Roberto De Feo, Paolo Strippoli
3° Premio a
ELETTRA BATTISTEL per il saggio su C’mon, c’mon di Mike Mills
PREMI SEZIONE B
(studenti universitari/associazioni culturali/scuole di
cinema):
1° Premio a DAVIDE
GRAVINA per il saggio su Drive My Car di Ryūsuke Hamaguchi
2° Premio a
LEONARDO STRANO per il saggio su Antidisturbios e il cinema di
Rodrigo Sorogoyen
3° Premio a
BENEDETTA SOFIA RAIMONDI per il saggio su Il potere del cane di
Jane Campion
Il Cinema
Ritrovato è il più antico e importante festival al mondo,
totalmente consacrato alla Storia del Cinema; si svolge a Bologna
dal 25 giugno al 3 luglio e giunge quest’anno alla sua
trentaseiesima edizione. Per la prima volta quest’anno, una
selezione di 18 film restaurati dai maggiori archivi del mondo,
sarà mostrata a Roma al cinema 4 Fontane dall’1 al 12
luglio, in versione originale sottotitolata. Sarà
un’occasione unica per vedere capolavori della storia del cinema,
notissimi, ma anche sconosciuti e ritrovarne, attraverso la qualità
del restauro, tutta l’emozione originaria. Per il manifesto di
quest’anno è stata scelta una delle scene più felici di un film
memorabile, Il conformista, che avvia la seconda stagione creativa
del giovanissimo
Bernardo Bertolucci.
Il primo trailer di un film horror
in arrivo intitolato Barbarian dei
produttori di IT, The
Grudge e The Ring è ora online, e sebbene non
faccia davvero luce su molti dettagli della trama a parte la
generale premessa, sembra sicuramente qualcosa di interessante.
La storia è incentrata su una
giovane donna in viaggio a Detroit per un colloquio di lavoro, che
prenota una casa in affitto. Ma quando arriva a tarda notte,
scopre che la casa è doppia e che uno strano uomo sta già
alloggiando lì. Contro il suo miglior giudizio, decide di
passare la serata, ma scopre presto che c’è molto di più da temere
di un semplice ospite inaspettato.
Il contributo video non ci dà molto
altro su cui parlare, ma vediamo il personaggio di Georgina
Campbell (Black Mirror, Krypton) seguire Bill
Skarsgård (IT) lungo un tunnel lungo e oscuro (mai una
buona idea), e c’è un suggerisce su sorta di forza invisibile che
potrebbe tirare le loro fila.
Negli USA
Barbarian è prodotto da 20th Century
Studios e New Regency, ed è interpretato da Georgina
Campbell, Bill Skarsgård, Justin Long, Matthew Patrick Davis,
Richard Brake, Kurt Braunohler e Jaymes Butler. Il
film è stato scritto e diretto da Zach
Cregger. I produttori sono Arnon Milchan, Roy
Lee, Raphael Margules e JD Lifshitz. Michael Schaefer, Natalie
Lehmann, Danny Chan, Alex Lebovici e Bill Skarsgård sono i
produttori esecutivi del film. Barbarian
negli USA uscirà nelle sale il 31 agosto.
Taika Waititi è un uomo molto
impegnato. Dopo aver recitato in Lightyear
della Pixar, il regista sta ora facendo il giro per
promuovere Thor:
Love and Thunder, un film che ha scritto, diretto
e interpretato nel ruolo di Korg. L’attore ha più progetti in
varie fasi di sviluppo oltre a questa, incluso un misterioso
film diStar Wars che
dovrebbe essere rilasciato il prossimo anno o nel 2024. Prima
di prenderne il comando, tuttavia, sembra che
Waititi si dirigerà in una Galassia molto lontana per The
Mandalorian 3, la prossima terza
stagione di The
Mandalorian.
Le riprese dello show sono già
terminate e siamo sicuri che ricorderete che l’attore e regista ha
diretto il finale della prima stagione e ha
interpretato il cacciatore di taglie preferito dai fan
IG-11. Slash Film ha
recentemente condiviso alcuni commenti di Waititi
sull’interpretazione di Barbanera in Our Flag Means
Death e ha rivelato di aver diretto più episodi della prossima
terza
stagione.
Tuttavia, da allora è stato
chiarito che reciterà in più episodi della serie di successo
Disney+.
Visto che la morte di IG-11 è stata piuttosto definitiva quando si
è fatto esplodere per salvare Din Djarin e compagnia, è difficile
immaginare che il droide tornerà. C’è anche una statua che gli
rende omaggio su Nevarro, qualcosa che i fan hanno notato per la
prima volta durante il “Capitolo 12”. Resta ovviamente da vedere se
Waititi riprenderà il ruolo o ne assumerà un altro, ma questa
notizia è sicuramente divertente e lascia molto spiragli
d’interpretazione.
Per quanto il regista sia
fantastico dietro la macchina da presa, è sempre divertente vederlo
mettersi davanti anche come attore. Indipendentemente dal ruolo che
assumerà, non aspettiamoci di vedere dettagli ufficiali ancora per
un po’.
Lucasfilm ha annunciato alla
Star
Wars Celebration che The
Mandalorian tornerà il prossimo febbraio e, sebbene
sia possibile dare una sbirciatina al Disney+
Day di settembre, è probabile che prima di allora non mostreranno
molto della serie. Sei entusiasta di vedere Waititi nella
stagione
3 di The
Mandalorian?
Eric Kripke è stato lo showrunner
di Supernatural per le sue
prime cinque stagioni e da allora si è occupato della serie di
successo di Prime Video, The
Boys. Il regista si è riunito con Jensen Ackles per la
terza stagione (in cui l’attore interpreta Soldier Boy) e
c’erano state delle voci che avremmo potuto vedere anche Jeffrey Dean Morgan nello show.
Come
sicuramente ricorderete, anche la star di The
Walking Dead faceva parte di Supernatural,
interpretando il padre di Sam e Dean Winchester. Ebbene oggi
parlando con E! News , Kripke
ha rivelato che dopo che Morgan non è stato in grado di unirsi al
divertimento per la stagione in corso di The
Boys, ora i due sono in trattative per un ruolo
nella stagione 4. “Jeffrey
Dean Morgan è un superfan di [The Boys]
, quindi io e lui stiamo parlando”, ha confermato lo
showrunner.
“Stiamo cercando di capire qualcosa per la quarta stagione.
Niente è ancora finalizzato, ma io e lui stiamo chattando e
inviando e-mail e vedendo se possiamo farlo funzionare con il suo
fitto programma. Quindi, resta sintonizzato su
questo”.
Questa è
una notizia entusiasmante, ma lo è anche il fatto che Kripke
potrebbe cercare di assicurarsi un altro allume di Supernaturalper
la serie R-Rated. “Metterei Jared [Padalecki]
nello show in un batter d’occhio”, ha detto
Kripke. “Voglio dire, è davvero impegnato con il suo
impero laggiù ad Austin, ma se fosse disposto a recitare, lo
metterei nello show in un secondo”.
The Boys 4
The
Boys 4, la quarta stagione della serie nominata agli
Emmy The
Boys, coprodotta con Sony Pictures Television,
dopo il successo esplosivo della terza stagione. I primi tre
episodi della terza stagione hanno debuttato venerdì 3 giugno, e
nuovi episodi saranno disponibili ogni venerdì, fino all’epico
finale di stagione di venerdì 8 luglio. La stagione di otto episodi
è disponibile in streaming in esclusiva su Prime Video in oltre 240
Paesi e territori nel mondo. Nei primi tre giorni di uscita della
terza stagione, il pubblico mondiale di The
Boys è cresciuto del 17% rispetto alla
seconda stagione e del 234% rispetto alla prima.
“Dalla nostra prima conversazione
con Eric Kripke e il team creativo della terza stagione di The
Boys, sapevamo che lo spettacolo stava diventando
ancora più audace, un’opera impressionante considerando il grande
successo della seconda stagione nominata agli Emmy”, ha affermato
Vernon Sanders, head of global television, Amazon Studios. “The
Boys continua a mettere alla prova i limiti della narrazione,
divertendo e, contemporaneamente, facendo una satira sociale a
tratti fin troppo reale. Questo mondo creato nella serie ha fatto
presa a livello globale in modo incredibile e il numero di
spettatori nel weekend di lancio ne è la prova. Siamo immensamente
orgogliosi del cast e della troupe che hanno dato vita al franchise
per Prime Video e non vediamo l’ora di portare ancora più The
Boys ai nostri spettatori”.
“Parlando per il cast e la troupe,
siamo davvero grati a Sony, Amazon e soprattutto ai fan per aver
amato la serie e averci permesso di fare di più”, ha affermato Eric
Kripke, showrunner di The Boys. “Siamo entusiasti di
continuare la lotta di Butcher e dei The Boyscontro
Homelander e i Seven e allo stesso tempo di poter dire la nostra
sul mondo folle in cui viviamo. Inoltre, questa è la prima volta
nella storia in cui l’esplosione di genitali ha portato ancora più
successo”.
“I produttori e il cast di The
Boys hanno dimostrato anno dopo anno che non c’è limite che
non possano superare”, hanno affermato Jeff Frost e Jason
Clodfelter, rispettivamente presidente e co-presidente della Sony
Pictures Television. “Siamo incredibilmente orgogliosi di questa
brillante e sovversiva serie fuori dai generi. Il nostro rapporto
con Prime Video è molto più di una partnership, è come se fossimo
una famiglia allargata. Tutti qui alla Sony Pictures Television
sono grati di lavorare con Prime Video e Eric Kripke per un’altra
stagione di successo”.
Il canale americano FX ha diffuso il trailer di
What We Do In The Shadows 4, la quarta stagione
della serie tv What We
Do In The Shadows.
What We Do In The Shadows 4
What We Do In The Shadows
4 è l’annunciata quarta stagione della serie comica
What We
Do In The Shadows creata da Jemaine Clement per
il canale FX e basata sull’omonimo film del 2014 scritto da Clement
e Taika Waititi. What We Do in the Shadows è ambientato a Staten
Island e segue quattro vampiri che sono stati coinquilini per
centinaia di anni.
In What We Do in the
Shadows 4ritorneranno i
protagonisti Kayvan Novak nel ruolo di Nandor the
Relentless, un vampiro che ha 757 anni e che una volta era un
soldato dell’Impero ottomano. Matt Berry nei panni
di Laszlo Cravensworth, un vampiro nobile inglese trasformato da
Nadja e ora sposato con lei. Natasia Demetriou nel
ruolo di Nadja, una vampira romana, sposata con Laszlo.
Harvey Guillén nel ruolo di Guillermo, familiare
“paziente” di Nandor. Mark Proksch nel ruolo di
Colin Robinson, un vampiro energetico che vive con il trio.
Nei ruoli ricorrenti troviamo
Doug Jones nel ruolo del barone Afanas, un antico
vampiro del Vecchio Paese che crede che i vampiri dovrebbero
governare il mondo. Beanie Feldstein nei panni di
Jenna, una LARPer e vergine che Guillermo ha attirato per i
banchetti dei vampiri. Jake McDorman nel ruolo di
Jeff Suckler, una reincarnazionedell’ex amante umano di Nadja,
Gregor, un cavaliere che è stato ucciso dalla decapitazione in
ciascuna delle sue vite.
Mark Hamill ha rivelato il più prezioso
oggetto di Star
Wars che ha tenuto dalle riprese del franchise di
successo. Hamill ha recitato nel suo ruolo iconico di Luke
Skywalker per la prima volta in Star Wars: Episodio IV –
Una nuova speranza nel 1975 e da allora ha ripreso il
ruolo in altri quattro film di Star Wars. Star Wars detiene
attualmente il titolo del secondo franchise cinematografico più
grande di tutti i tempi, rimanendo dietro solo al Marvel Cinematic
Universe.
Non è un segreto che gli attori
spesso conservino ricordi dei film a cui hanno lavorato e il cast
di Star Wars non fa eccezione. Da Adam Driver (Kylo Ren) che ha tenuto il suo
iconico elmo e spada laser, a Diego Luna (Cassian Andor)
che ha fatto un patto con il maestro di scena di Rogue One per tenersi alcune cose, il cast di
Star Wars ha raccolto furtivamente oggetti di scena dai set sin
dagli inizi primo film. Hamill ha avuto l’opportunità di
sgattaiolare via dai set di Star Wars con oggetti di scena per
decenni, e sembra che non abbia sprecato l’opportunità.
In un post su Twitter, Mark Hamill ha rivelato che la cosa più
preziosa che ha conservato di nascosto dai film di Star
Wars sono gli stivali che Luke Skywalker indossava in
Una nuova speranza. Il tweet era in risposta a
Hamill che si lamentava del fatto che avrebbe dovuto conservare il
suo modello X-Wing Fighter dopo che un prop usato nel film del 1975
è stato recentemente venduto all’asta per $ 2,3 milioni, e i fan
hanno iniziato a speculare su ciò che Hamill ha invece tenuto.
Tuttavia, Hamill dice che non conosce il valore degli stivali e non
gli interessa, poiché non ha mai avuto intenzione di venderli.
Un nuovo video pubblicato su
Twitter, mostra Zendaya che gioca a tennis in preparazione per
il suo prossimo film Challengers. Per la star di
Euphoria si tratta del primo
film post-Spider-Man:
No Way Home. L’attrice sarà la protagonista del film
diretto da Luca Guadagnino. Il film è un dramma
sportivo romantico che segue Tashi Donaldson (Zendaya), moglie e
allenatore del famoso tennista Art Donaldson (Mike
Faist). Nonostante Art sia nel bel mezzo di una serie di
sconfitte, Tashi lo iscrive per competere nell’evento Challenger,
solo per scoprire che gareggerà contro un suo ex amante.
Zendaya, oltre a recitare nel film, fa parte
anche della squadra produttiva. L’uscita del film è prevista per
l’11 agosto 2023. Non si sa molto del film a parte la trama e il
casting che comprende anche Josh O’Connor.
Nel frattempo, sempre nel 2023, l’attrice apparirà in Dune 2, la cui uscita è prevista per il 20
ottobre 2023.
Un nuovo video condiviso su Twitter
(tramite @dayaforever_) ha offerto agli spettatori un’anteprima
delle abilità tennistiche di Zendaya in Challengers. Il
video vede l’attrice giocare a tennis sul set del film.
Alanna Nash,
biografa del colonnello Tom Parker, descrive in
dettaglio parti della trama di Elvis
che non sono vere. Il film segue il personaggio principale,
interpretato da Austin Butler, di pari passo con il suo
manager di lunga data, Parker (interpretato da Tom Hanks). Il film è diretto da Baz
Luhrmann, noto per aver portato uno stile fresco ed
esplosivo nell’adattamento di storie famose. Questo spesso include
il mix di musica moderna con film ambientati in vari periodi del
passato, una tendenza che continua con Elvis.
Alanna Nash ha
scritto una biografia di Parker intitolata The Colonel: The
Extraordinary Story of Colonel Tom Parker and Elvis Presley, e
successivamente è diventata una specie di autorità su Parker e
sulla sua vita. Luhrmann non ha letto il libro in preparazione del
film, anche se dice di aver letto gli appunti dei ricercatori sia
del libro di Nash che di molti altri libri su Presley. Parker è
nato nei Paesi Bassi ed era un operaio di un circo prima di
emigrare illegalmente negli Stati Uniti ed entrare nella scena
della promozione musicale.
Ora, parlando con Variety,
Alanna Nash spiega quanto sia stato poco accurato
il ritratto di Parker in Elvis.
“Questa è un nonsense totale e
inequivocabile, un’invenzione completa nel film. Prima di tutto,
quando il colonnello Parker si è arruolato nell’esercito degli
Stati Uniti, si è dichiarato cittadino olandese, con genitori nati
in Olanda. Va bene – abbiamo preso cittadini stranieri – ma doveva
solo giurare che sarebbe diventato cittadino statunitense, cosa che
non ha mai fatto, perché è andato sparito. Ma ha lavorato a stretto
contatto con il Pentagono, pianificando la carriera militare di
Elvis e il concerto post-arruolamento per raccogliere fondi per il
monumento della US Arizona.
“(Elvis) Non l’ha mai licenziato
dal palco, ma c’è stato un incidente a Las Vegas nel 1974 in cui
Elvis ha criticato Barron Hilton dal palco per aver licenziato uno
dei dipendenti preferiti di Elvis. Ciò ha portato a un colossale
scontro in seguito con Parker e a parlare di licenziamento e
abbandono da entrambe le parti, con il colonnello che alla fine ha
presentato un conto che i Presley non potevano pagare. E così le
cose sono riprese come erano sempre state. Elvis non sarebbe mai
stato così poco elegante da licenziare il colonnello dal palco,
mentre si esibiva”.
Al cinema dal 22 giugno, Elvis di
Baz Luhrmann è una rivisitazione della storia del
re del rock e del suo manager, il Colonnello Parker. Nel cast
Tom Hanks e il giovane Austin Butler. Presentato a Cannes 2022, il
film sta avendo un grande successo al box office.
Nel corso del commento audio per
Doctor Strange nel Multiverso della Follia
nella versione home video del film, Richie Palmer,
produttore del film di Sam Raimi, parla di come
potrebbe essere il futuro del MCU. Riafferma ciò che aveva già
anticipato Kevin Feige sul fatto che
Doctor Strange sia l’ancora della
Fase 4, ma, cosa più interessante, aggiunge che Wanda sarà il suo
“gioiello nella corona”.
Palmer ha detto: “Se Doctor
Strange è l’ancora del MCU della Fase 4, allora Wanda
Maximoff è il gioiello nella corona.” La dichiarazione sembra
implicare che la vita di Wanda non sia finita sotto le macerie nel
finale del film, ma che potrebbe comparire ancora nel corso di
questa lunga storia.
La sceneggiatura del film porterà la
firma di Jade
Bartlett e Michael Waldron.
Oltre a Cumberbatch e Olsen, nel sequel ci saranno
anche Benedict
Wong (Wong), Rachel
McAdams(Christine
Palmer), Chiwetel
Ejiofor (Karl Mordo) e Xochitl
Gomez (che interpreterà la new entry America Chavez).
Nel cast è stato confermato anche Patrick Stewart nel ruolo di Charles Xavier.
Doctor Strange nel Multiverso della Follia è
al cinema dal 4 maggio 2022. Le riprese sono
partite a Londra a novembre 2020 e avranno luogo anche a New York,
Los Angeles e Vancouver. Nel sequel dovrebbe apparire in un cameo
anche Bruce Campbell, attore feticcio
di Sam Raimi. Al momento, però, non esiste
alcuna conferma in merito.
In una nuova intervista con Variety
per Thor: Love and Thunder,
Natalie Portman descrive in dettaglio l’intenso
regime di allenamento che ha attraversato per il suo ruolo nel film
del Marvel Cinematic Universe in cui
torna a dare vita a Jane Foster, rivelando che alla fine ci sono
voluti 10 estenuanti mesi di duro lavoro.
Natalie Portman ha iniziato ad occuparsi del suo
allenatore nell’autunno del 2020, concentrandosi specificamente
sulla costruzione dei muscoli delle braccia e delle spalle. La
stessa Portman dice che sfoggiare un nuovo fisico è stata
un’esperienza rivelatrice, dal momento che l’attrice è sempre stata
abituata a essere percepito come “piccolo”.
“Avere questa reazione ed essere
percepita come grossa, ti rendi conto: ‘Oh, deve essere così
diverso, camminare per il mondo in questo modo. Quando sei piccolo
– e anche, credo, perché ho iniziato da bambina – molte volte mi
sono sentita piccola, un tipo da pacche sulla testa. E mi presento
così anche per questo”.
Con Thor: Love and Thunder,
evidentemente, le cose sono cambiate, e anche la percezione di sé
ha subito qualche modifica.
Thor: Love and
Thunder è il quarto capitolo sulle avventure del
Dio del Tuono nel MCU, ma ad impugnare
il Mjolnir stavolta sarà Jane
Foster, interpretata di nuovo daNatalie
Portman, come confermato sabato durante il panel
dei Marvel
Studios al Comic-Con. L’uscita nelle sale è fissata invece
al 6 Luglio 2022.
Il film segue Thor (Chris
Hemsworth) in un viaggio diverso da quelli affrontati
fino ad ora, alla ricerca della pace interiore. Ma il suo riposo è
interrotto da un killer galattico conosciuto come Gorr il
Macellatore di Dei (Christian
Bale), che cerca l’estinzione degli dei. Per
combattere la minaccia, Thor si affida all’aiuto di Valchiria
(Tessa
Thompson), Korg (Taika Waititi) e
dell’ex fidanzata Jane Foster (Natalie
Portman) che, con stupore di Thor, brandisce
inspiegabilmente il suo martello magico, Mjolnir, come Mighty Thor.
Insieme, intraprendono una sconvolgente avventura cosmica per
scoprire il mistero della vendetta di Gorr il macellatore di dei e
fermarlo prima che sia troppo tardi.
Taika Waititi tornerà alla regia di Thor: Love and
Thunder, un film dei Marvel Studios
dopo
Thor: Ragnarok, così come Chris
Hemsworth e Tessa
Thompson riprenderanno i rispettivi ruoli di Thor e
Valchiria dopo l’ultima apparizione in
Avengers: Endgame. Nel cast anche
Christian Bale nei panni del villain Gorr il
Macellatore di Dei, e
Russell Crowe in quelli di Zeus. L’ispirazione del
progetto arriva dal fumetto “The Mighty Thor”, descritto da Waititi
come “la perfetta combinazione di emozioni, amore, tuono e storie
appassionanti con la prima Thor femmina dell’universo“.
Un’immagine condivisa da
Daniel Logan (alias il giovane Boba Fett in
Star Wars: Episodio II – L’attacco dei cloni)
su Twitter ci mostra tutte le versioni dell’elmo di Darth Vader nel
corso del franchise di Star
Wars.
L’elmo non è cambiato drasticamente,
a parte il suo aspetto fuso in Star Wars: Il risveglio della Forza del 2015 a
causa del suo omaggio funebre che Luke Skywalker gli porge alla
fine de Il Ritorno dello Jedi. C’è una leggera
differenza tra i caschi di Vader nella trilogia originale di Star
Wars e nei film e in televisione dell’era Disney, così come la
breve apparizione di Vader alla conclusione di La vendetta
dei Sith.
L’elmo di Darth Vader è rimasto
molto coerente in tutti i media di Star Wars, anche se vedere le
sue lievi differenze rende ogni sua apparizione unico. La dedizione
a renderlo così fedele a se stesso la dice lunga sugli sforzi dei
vari team della Lucasfilm che hanno contribuito a dare vita a Vader
insieme agli attori. Sembra che l’elmetto visto in Obi-Wan Kenobi sia un mix dell’elmetto della
trilogia originale di Star Wars che appare più
stretto e dell’elmetto più ampio visto brevemente in
Rogue One, che fonde
perfettamente le ere pre e post Disney di Star Wars. Confrontando
tutti i caschi insieme, gli spettatori ottengono una visione
completa di come il personaggio iconico ha preso vita nel corso
degli anni.
A oltre 40 anni dalla prima uscita
nei cinema di I predatori dell’arca perduta, film
che ha inaugurato la carriera cinematografica di Indiana
Jones, lo storico produttore del franchise,
Frank Marshall, riflette sulla sua esperienza
nella realizzazione del film.
Secondo A.Frame, realizzare I predatori
dell’arca perduta è stata “l’esperienza preferita di Marshall nel
campo della realizzazione di un film. “Realizzare I Predatori è
stata davvero, direi, la mia esperienza preferita in merito al
girare un film. Ci sono state molte prime volte in quel film. E
stare con Indy per tutti questi anni lo ha reso un vero piacere.
Poterne fare un altro ora è stato semplicemente
fantastico”.
Cosa sappiamo di Indiana Jones
5
James
Mangold(Logan –
The Wolverine) sarà il regista di Indiana
Jones 5 al posto di Steven
Spielberg, che invece aveva diretto tutti gli altri
capitoli precedenti della saga. A bordo del progetto torna
invece John Williams, già compositore
dell’iconica colonna sonora che accompagna il personaggio da 40
anni. Nel cast, oltre a Harrison
Ford, ci sarà anche Phoebe
Waller-Bridge. Le riprese dovrebbe partire in
primavera.
Prima dell’ingaggio di Mangold, la
sceneggiatura era stata affidata a David
Koepp, he ha poi lasciato il progetto
insieme a Spielberg. Prima di Koepp, anche Jonathan
Kasdan (figlio dello sceneggiatore de I
predatori dell’arca perduta, Lawrence Kasdan) aveva messo le
mani sullo script. L’uscita nelle sale del film è già stata
posticipata diverse volte: inizialmente previsto per il 19 Luglio
2019, il film è stato rinviato prima al 10 Luglio 2020, poi al 9
Luglio 2021 e infine al 29 Luglio 2022. L’ultima data d’uscita
utile del film è il 30 giugno 2023.
La sceneggiatura del film porterà la
firma di Jade
Bartlett e Michael Waldron.
Oltre a Cumberbatch e Olsen, nel sequel ci saranno
anche Benedict
Wong (Wong), Rachel
McAdams(Christine
Palmer), Chiwetel
Ejiofor (Karl Mordo) e Xochitl
Gomez (che interpreterà la new entry America Chavez).
Nel cast è stato confermato anche Patrick Stewart nel ruolo di Charles Xavier.
Doctor Strange nel Multiverso della Follia è
al cinema dal 4 maggio 2022. Le riprese sono
partite a Londra a novembre 2020 e avranno luogo anche a New York,
Los Angeles e Vancouver. Nel sequel dovrebbe apparire in un cameo
anche Bruce Campbell, attore feticcio
di Sam Raimi. Al momento, però, non esiste
alcuna conferma in merito.
Paolo (Lillo),
alle prime armi con un app di car pooling, ha messo a disposizione
la sua auto per condividere il viaggio da Roma e Urbino con un
altro passeggero. Quando arriva Elisa (Michela De
Rossi), Paolo è pronto a partire ma, ancora
inesperto con l’app, non ha fermato la prenotazione e si trova
costretto a percorrere il tragitto con due ulteriori passeggeri:
una scorbutica ragazza di nome Anna (Alessandra
Mastronardi) e un taciturno e ombroso ragazzo di nome
Michele (Fabio
Rovazzi).
Durante il tragitto, i tre
passeggeri iniziano a sospettare del loro autista che, essendo al
suo primo viaggio condiviso, non ha nessuna recensione.
L’atteggiamento ”da boomer” di Paolo, insieme ad una
misteriosa corda nel bagagliaio, fanno partire assurde supposizioni
tra i ragazzi, rendendo ogni gesto del conducente sempre più
inquietante. Quali sono le reali intenzioni di Paolo?
Un film non solo ”on the road”, ma
”in the car”
Con chi viaggi,
nella sua intera durata, si svolge all’interno dell’abitacolo
dell’auto di Paolo, un minivan Mercedes
perfetto per mostrare in una sola inquadratura i quattro
passeggeri. Seppur con qualche pausa all’aria aperta, la maggior
parte del film è girato tra quattro portiere: grazie alla messa in
campo di tutti i protagonisti del film, nascono curiose e
divertenti scenette. Mentre un passeggero risponde ad una domanda,
è ironico vedere l’espressione degli altri attorno a lui. Inoltre,
attraverso lo specchietto si creano incroci di sguardi
interessanti. Il punto di vista è particolare e, nonostante il poco
spazio d’azione, il fllm è comunque dinamico. Inoltre, a movimentare
l’azione contribuiscono i messaggini che si scambiano i passeggeri
e che noi vediamo comparire sullo schermo giustapposti alle
immagini. Per quanto essenziale in termini di personaggi e
ambientazioni, Con chi viaggi è un film in grado
di coinvolgere. Al di fuori dell’abitacolo, i paesaggi
contribuiscono alla resa estetica delle immagini: i pochi campi
lunghissimi della macchina che si muove per le strade dell’Umbria,
insieme alle riprese dall’alto, danno ampio respiro nei momenti in
cui la scena d’azione potrebbe farsi claustrofobica.
Una commedia che ambisce ad essere
un thriller
Con chi
viaggi è in fin dei conti una commedia, ma non mancano al suo interno i
momenti di tensione. Non parliamo di un vero e proprio
thriller, tutti gli aspetti noir del film sono
resi in modo ironico e quasi parodico. Tuttavia, la tensione
drammatica è ben costruita e la suspence lascia lo spettatore nel
dubbio fino alla fine: Paolo è davvero un malintenzionato?
L’ironia di Lillo e l’eccentricità
dei suoi compagni di viaggio
Il protagonista principale
di Con chi viaggi è Paolo/Lillo.
Tutta l’attenzione degli altri passeggeri è su di lui, è lui
”quello strano” del gruppo. Le frasi dell’attore e i suoi
atteggiamenti sono emblematici della comicità del personaggio.
Lillo riesce ad essere divertente e inquietante
allo stesso tempo: interpreta perfettamente l’uomo insospettabile,
il bonaccione, quello che non farebbe mai male ad una mosca ma che,
proprio per questo suo aspetto, potrebbe rivelarsi un pazzo serial
killer.
Accanto a Lillo, ci
sono altre tre personalità non indifferenti all’interno del film.
Michela De
Rossi è Elisa, una ragazza solare ed ingenua.
Alessandra Mastronardi (Anna) è chiassosa e
cinica, Fabio
Rovazzi(Michele) è taciturno ma riesce
a lanciare poche frasi decisamente d’effetto. Tutto insieme, il
quartetto funziona e, tra battute, gag ed espressioni divertenti,
accompagna lo spettatore fino alla fine del film.
Da sempre considerato uno dei
migliori film del genere cospirativo, I tre giorni del
Condor è un perfetto thriller che raccoglie
perfettamente al suo interno il grande interesse che questo genere
ha conosciuto nel corso degli anni Settanta. Complici i fatti
sociali e politici dell’epoca, le storie di spionaggio sono
diventate sempre più presenti al cinema, permettendo di dar vita a
capolavori senza tempo come il film appena citato. Diretto da
Sydney Pollack nel 1975, questo si discostò però
dalle convenzioni del genere, ponendo principalmente interrogativi
di tipo politico in un’America profondamente sconvolta dalla guerra
in Vietnam e dallo scandalo Watergate.
Al centro della vicenda narrata
resta infatti la possibilità che i servizi segreti, o una parte di
essi, sfuggano a ogni controllo e agiscano secondo finalità e con
mezzi non corretti, o comunque non approvati. Scritto da
Lorenzo Semple Jr., il film è un adattamento del
romanzo I sei giorni del Condor, scritto nel 1974 da
James Grady. La storia in esso raccontata si
presentò dunque come quella giusta al momento giusto, fotografando
un momento di forte tensione per gli Stati Uniti, sempre più
disillusi circa le attività politiche dell’epoca. Con il tempo,
I tre giorni del Condor ha sempre più acquisito un impatto
non indifferente nella cultura mondiale.
Sono tanti i film che hanno da
questo titolo tratto ispirazione, tra cui anche il cinecomic
Captain America: The Winter
Soldier, che omaggia il film di Pollack proprio nella sua
costruzione della tensione e delle sue tematiche. Per gli amanti
del genere e del cinema, si tratta dunque di un titolo
imprescindibile. Prima di intraprendere una visione del film, però,
sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
I tre giorni del Condor: la trama del film
La vicenda del film si apre a
Manhattan, New York, dove un commando di sicari guidati da un
freddo alsaziano di nome Joubert, e da un ex
sergente dell’esercito di nome Lloyd, irrompono in
una sezione impiegatizia della CIA, impegnata in operazioni OSINT.
Queste prevedono la ricerca, la raccolta e le analisi di dati e
notizie d’interesse pubblico provenienti da ogni parte del mondo.
Qui i soldati uccidono brutalmente tutti i presenti, ad eccezione
di Joseph Turner, nome in codice Condor, il quale
era uscito per una commissione. Scoperto l’accaduto, egli non può
non sentirsi in pericolo di vita.
Joseph comprende infatti che
quell’assalto era diretto ad eliminare proprio lui, il quale pochi
giorni prima aveva inviato ai suoi superiori un rapporto
particolarmente delicato, non ricevendo però alcuna risposta.
Trovando protezione e anonimato presso l’abitazione di una giovane
donna di nome Kathy Hale, Joseph si trova a dover
indagare su quanto realmente stia accadendo e su chi vi sia dietro
quello sterminio. Consapevole dei rischi che corre, egli non si
tirerà indietro finché non avrà fatto emergere tutta la verità.
I tre giorni del Condor: il cast del film
Ad interpretare il protagonista
Joseph Turner, vi è il celebre attore Robert Redford.
Questo è stato per lui uno dei due film di genere thriller
spionistico girati nell’arco di due anni. Il secondo titolo è
Tutti gli uomini del presidente, girato nel 1976. Pollack
volle fortemente Redford per il ruolo, considerandolo uno dei suoi
attori feticcio. I due hanno infatti girato insieme ben sette film.
Per interpretare il protagonista, l’attore ebbe modo di avere come
consulente personale l’ex direttore della CIA Richard Helms, che
istruì l’interprete al fine di farlo risultare più realistico. Nei
panni di Kathy Hale, la donna presso cui Turner trova protezione,
vi è l’attrice premio Oscar Faye Dunaway.
Interprete di film come
Chinatown e Quinto potere, lei è una delle
attrici più importanti degli anni Settanta. Nella sua autobiografia
la Dunaway ricordò di aver avuto difficoltà a sentirsi spaventata
dall’esere rapita da Redford nel film. Per permetterle di provare
vera paura, fu Pollack a mimare la scena insieme a lei. L’attore
premio Oscar Cliff Robertson, noto per aver
interpretato anche lo zio Ben nella prima trilogia di Spider-Man, è
qui presente nei panni di Higgins, il vicedirettore di New York.
Nel ruolo dell’alsaziano Joubert vi è invece il celebre attore
svedese Max von Sydow, mentre Addison
Powell è il controverso Leonard Atwood.
I tre giorni del Condor:
le differenze tra il libro e il film
Pur mantenendo inalterate le
tematiche di fondo del romanzo di Grady, gli autori del film danno
vita ad una serie di consistenti differenze e modifiche. La prima
si ritrova già nel titolo. Il protagonista del film ha infatti solo
tre giorni per salvarsi la vita, mentre quello del romanzo sei.
Tale scelta è dovuta ai differenti tempi cinematografici come anche
alla volontà di condensare il racconto per renderlo più teso e
avvincente. Altra differenza è la stagione in cui è ambientato il
racconto. Se nel libro è la primavera, nel film diventa invece
l’inverno. Il clima più rigido e grigio di quest’ultimo diventa
infatti un perfetto specchio della cupa vicenda narrata. Notevole
differenza si ritrova anche nel protagonista.
Nel libro questo si chiama
Ronald Malcom e non ha personalmente scritto il
compromettente rapporto. Nel film viene invece attribuito a lui,
così da renderlo un personaggio più attivo e motivato ad andare a
fondo alla questione. Le discrepanze più rilevanti però riguardano
il rapporto con l’intelligence. Turner si ribella al sistema
corrotto e insalvabile, in grado di commettere crimini al di sopra
della legge. Malcom, invece, dopo aver consumato la sua vendetta,
resta parte integrante del sistema, lasciando intuire che comunque
nella CIA si possono ritrovare uomini per bene. Pollack è dunque
molto più duro nel suo ritratto, che rappresenta appieno la
disillusione di quel periodo.
I tre giorni del Condor:
il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film
grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. I tre giorni del
Condor è infatti disponibile nei cataloghi di
Infinity+ e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 25
giugno alle ore 21:00 sul canale
Iris.
La puntata finale di Obi-Wan Kenobi, uscita il 22 giugno 2022, ha
deliziato i fan con una serie di elementi fan service e ha portato
a compimento il salvataggio di Leia. Dal momento
che il franchise di Star Wars
si è esteso a vari spin-off, gli eventi di Obi-Wan Kenobi potrebbero dare vita a future
serie tv e film: vediamo insieme quali sono le storyline che
speriamo vengano sviluppate.
Le imprese del Cammino
Il Cammino
è stato risparmiato dall’ira dell’Impero quando
Obi-Wan ha scelto di affrontare Darth Vader, reindirizzando la flotta
dell’Impero verso di lui. I Ribelli, però, sono al sicuro solo per
il momento, poiché sappiamo che l’Impero diventerà ancora più forte
dopo gli eventi di Una nuova speranza, in cui la situazione
dell’Alleanza Ribelle era disastrosa.
Progetti futuri di Star Wars
potrebbero quindi focalizzarsi sulla direzione intrapresa dal
Cammino dopo aver ottenuto la libertà grazie agli sforzi di
Obi-Wan. I ribelli devono ancora affrontare la morte di
Tala e ora sono senza la guida di Obi-Wan; si
potrebbe dunque pensare a una storyline sugli sforzi di
Kawlan Roken per guidare il gruppo verso un
rifugio sicuro lontano dalle mire dell’Impero.
L’operato di Leia come Principessa
di Alderaan
Nonostante sia ancora una
bambina, Leia ha subito dimostrato di essere uno
dei personaggi più intelligenti di Obi-Wan Kenobi. Obi-Wan e Bail
Organa avevano promesso a Leia che il suo grandissimo
coraggio le sarebbero servito durante il suo opearato come
principessa di Alderaan; di conseguenza, alla fine della serie si è
mostrata pronta ad assumersi questa responsabilità.
I fan non hanno tuttavia avuto la
possibilità di assistere ai primi giorni di Leia come principessa,
dato che Una nuova speranza inizia quando Leia fa già
parte dei Ribelli da parecchio tempo. È molto probabile che venga
perciò imbastita una serie tv incentrata sull’adolescenza di Leia,
che possa fare da ponte per l’apparizione di questa in Una nuova speranza.
La diffidenza di Palpatine verso
Darth Vader
Obi-Wan
Kenobi ci ha fatto capire ulteriormente perché
Darth Vader è uno dei personaggi più tragici
di Star
Wars, con Obi-Wan inorridito nel sentire Vader
affermare di essere stato lui a uccidere Anakin
Skywalker. Dopo gli eventi di Star Wars – Episodio VI: Il ritorno dello
Jedi, Palpatine è più che disposto a
lasciare che Luke uccida Vader, il che può essere
attribuito alla sua convinzione che Vader sia diventato violento
dopo aver incontrato Obi-Wan.
Sebbene la decisione di
Palpatine di uccidere Vader sia
anche riconducibile alla “Regola del Due” dei Sith, egli era
visibilmente sospettoso di Vader nel finale di Obi-Wan Kenobi. Dal momento che Vader apparirà
in Ahsoka, la serie potrebbe sviscerare
ulteriormente la crescente sfiducia di Palpatine nei confronti del
suo apprendista e il motivo per cui ha scelto di sostituirlo con
Luke.
La ricerca di Reva di uno scopo
nella vita
Anche se non si è
consolidata come il più grande cattivo di Star
Wars nel corso della serie, Reva è
passata al lato chiaro della Forza, a differenza di molti altri
antagonisti. Ha deciso di abbandonare il suo tentativo di vendetta
contro Darth Vader risparmiando la vita di suo
figlio, e in seguito è stata incoraggiata da
Obi-Wan a trarre il meglio dalla sua ritrovata
libertà.
Poiché lo sviluppo del personaggio
di Reva non ha una cronologia a cui attenersi
nell’universo di Star
Wars, può esserle riservato un arco narrativo
originale che la vede alla ricerca di uno scopo e di un luogo in
poter finalmente trovare la pace. Potremmo anche rivederla in
progetti futuri come alleata dei protagonisti, ora che ha lasciato
da parte la sua fedeltà all’Impero.
Le continue attività degli
Inquisitori
I fan di Star Wars
sapranno che il Grande Inquisitore e il
Quinto Fratello sono destinati a morire negli
eventi di Star Wars Rebels, ma c’è un vuoto tra
Obi-Wan Kenobi e questa apparizione che
sarebbe bello approfondire con progetti futuri. In Star
Wars Rebels gli Inquisitori temono molto di più Vader, quindi speriamo che una prossima serie
tv o film spieghi cosa gli ha resi così spaventati dal loro
maestro.
Maggiori dettagli su come Owen e
Beru hanno cresciuto Luke
Owen e
Beru hanno dimostrato di amare
Luke come un figlio nel finale di Obi-Wan Kenobi, quando hanno ingaggiato
Reva per proteggerlo. Come sappiamo, Una Nuova Speranza aveva evidenziato un
rapporto piuttosto teso tra Owen e
Luke, poiché quest’ultimo pensava che lo zio
volesse tenerlo legato a Tatooine invece di lasciarlo libero.
Dal momento che Obi-Wan Kenobi ha illustrato l’amore dei Lars
per il loro nipote e figlio adottivo, i successivi titoli di
Star
Wars dovrebbero mostrare come hanno cresciuto Luke
fino all’età adulta, dal loro rapporto fino alle circostanze esatte
della loro morte, avvenuta fuori campo in Una nuova speranza.
I piani di Qui Gon per Obi-Wan
Qui-Gon è
apparso a Obi-Wan nei momenti finali della serie,
comunicando al suo ex padawan che avevano ancora una distanza da
percorrere. Anche se è probabile che intendesse solo dire che
avrebbe accompagnato Obi-Wan fino alla sua
destinazione, si può anche supporre che il fantasma della Forza di
Qui-Gon abbia un piano da illustrare al suo
apprendista.
Una seconda stagione di Obi-Wan Kenobi è possibile, dato l’interesse
del cast a tornare, e l’apparizione di Qui-Gon
rappresenta sicuramente un potenziale punto di partenza per
un’altra avventura del protagonista. Anche l’interazione tra
Qui-Gon e Obi-Wan non è stata
descritta appieno, ma potrà essere esplorata in futuro nei nuovi
progetti di Star
Wars.
Icona indiscutibile
della comicità americana sul grande e piccolo schermo, Maya
Rudolph (Saturday Night Live,
Le amiche della sposa) è la protagonista assoluta di
Loot, serie in dieci puntate prodotta per
Apple
TV+. Il suo ruolo è quello di Molly Novak, la quale
dopo essere stata tradita dal marito magnate dell’informatica si
ritrova un patrimonio di 87 miliardi di dollari in seguito alla
causa di divorzio. Ma che fare della propria vita quando negli
ultimi vent’anni si è soltanto galleggiati nel lusso? La risposta
arriva quando Molly scopre di possedere una società che si occupa
di beneficenza, e decide di conseguenza di mettersi al comando di
essa. Ma il mondo in cui lei vive è ben diverso da quello dei suoi
nuovi dipendenti…
La ricerca dell’identità in
Loot
Creata da Matt
Hubbard e Alan Yang – entrambi vengono
tra le altre sitcom da Parks & Recreation –
Loot propone come tema principale la ricerca di
identità, nello specifico quella di una donna che si è “persa”
all’ombra ingombrante di un uomo di successo. Se la fonte di
ispirazione potrebbe alla lontana essere vista nella vicenda di
Bill Gates e della sua adesso ex-moglie Melinda, il personaggio
principale se ne discosta ben presto per sviluppare i toni e la
trama più adatti alla commedia di costume. Il problema principale
dello show è quello di non riuscire a sfruttare lo spunto di
partenza per proporre al pubblico qualcosa di veramente originale o
anche soltanto ficcante.
Fin dalla prima
sequenza, che dovrebbe rappresentare il momento drammatico
dell’intera vicenda, Loot offre la sensazione di
procedere col freno a mano tirato: il tentativo di bilanciare un
genere che si presta a ritmi sostenuti e trovate audaci come la
commedia, con le ambientazioni raffinate in cui la storia si
dipana, risulta un connubio di difficile gestazione per
sceneggiatori e registi. Questo non significa che in ogni puntata
non ci siano momenti in cui si ride, talvolta anche di gusto:
l’impressione rimane però quella che il tentativo di realizzare una
sitcom “alta” non funzioni del tutto a dovere, e questo nonostante
un cast di attori all’altezza.
Maya Rudolph
perfetta protagonista
Maya
Rudolph possiede quello charm naturale che la rende
credibile nel personaggio di Molly, e sa gestire i tempi comici
delle varie scene piegandoli ai propri, ovvero lavorando su quei
piccoli attimi di attesa che creano uno scarto di senso sottilmente
divertente. È senza dubbio lei il cuore di Loot, e
se alla fine le puntate scorrono via senza annoiare lo si deve
principalmente al suo talento.
Come detto però il
supporto di Nat Faxon – il migliore dei caratteristi a disposizione
– Ron Funches,
Joel Kim Booster e una Michaela Jaé Rodriguez tagliente è davvero
prezioso, in quanto tutti insieme riescono in più di un’occasione
ad elevare il tono comico di storie e situazioni che non presentano
davvero alcuna novità. Se tutto sommato Loot si lascia guardare è
anche grazie al notevole lavoro di set designer e decorator, i
quali hanno ricreato l’universo dorato in cui vive Molly con un mix
riuscitissimo di nuovo e classico: molte delle ambientazioni
principali dello show si lasciano ammirare senza ostentare inutile
opulenza, una caratteristica che senza dubbio sa come intrigare
l’occhio dello spettatore.
Gli ammiratori di
Maya Rudolph troveranno in Loot
esattamente ciò che stanno cercando, ovvero un’attrice di enorme
talento comico che sfrutta al fine di cesellare una figura
femminile surreale, fuori dal mondo (vero), narcisista e pacchiana.
Eppure l’attrice riesce a rendere Molly comunque amabile, facendone
un piccola grande icona/specchio dei nostri tempi. Con un materiale
narrativo di maggiore impatto il personaggio e la serie avrebbero
potuto avere ben altro impatto comico e satirico, mentre il
risultato lascia il sospetto amaro che si sarebbe potuto -e dovuto
– fare qualcosa in più.