Universal ha diffuso il trailer di
L’Amico Fedele scritto e diretto da David
Siegel e Scott McGehee, con protagonista
Naomi Watts.
Dopo l’improvvisa scomparsa del suo
più caro amico e mentore, Iris, autrice e insegnante di scrittura a
New York, si ritrova a dover custodire sia l’eredità letteraria
dell’uomo sia il suo amatissimo alano, Apollo. Pur con molte
esitazioni, Iris accoglie il gigantesco cane nel suo minuscolo
appartamento di Manhattan, instaurando con lui un legame
sorprendente e profondo, anche se la presenza imponente di Apollo
finisce per stravolgere i suoi impegni professionali e la sua
quotidianità. Insieme, questa strana coppia comincia lentamente a
elaborare il lutto condiviso, intraprendendo un inaspettato
percorso verso l’accettazione e la guarigione.
Tratto dal romanzo vincitore del
National Book Award di Sigrid Nunez, L’Amico
Fedele vede come protagonista la candidata all’Oscar®
Naomi Watts (The Impossible), affiancata
dal candidato all’Oscar® Bill Murray (Lost in
Translation), dalla candidata al Tony Award® Sarah
Pidgeon (Stereophonic), da Constance Wu
(Crazy & Rich), dalla vincitrice dell’Emmy Award® Ann
Dowd (The Handmaid’s Tale), da Noma
Dumezweni (La
Sirenetta), da Felix Solis (Ozark), da
Owen Teague (Il Regno del Pianeta delle Scimmie,
Ritrovarsi in Montana) e da Carla Gugino (La caduta della casa degli
Usher).
Scritto e diretto dai registi
premiati David Siegel e Scott McGehee (Ritrovarsi in Montana, Quel
che sapeva Maisie), L’Amico Fedele è prodotto da
McGehee e Siegel, Mike Spreter e Liza Chasin (The Lost City,
Stillwater). Margaret Chernin e Naomi Watts figurano tra i
produttori esecutivi.
Apple Original Films ha presentato
oggi un nuovo trailer e il poster di “Fountain of Youth –
L’eterna giovinezza”, il film all’insegna dell’azione e
dell’avventura diretto da Guy Ritchie e
interpretato da
John Krasinski,
Natalie Portman, Eiza González, Domhnall
Gleeson, Arian Moayed, Laz Alonso, Carmen Ejogo e
Stanley Tucci. Il film farà il suo debutto il 23
maggio su Apple
TV+.
“Fountain of Youth –
L’eterna giovinezza” segue due fratelli (John Krasinski e
Natalie Portman) che si ritrovano dopo anni di lontananza e
collaborano a una serie di rapine in giro per il mondo allo scopo
di trovare la mitologica Fonte della Giovinezza. Grazie alla loro
conoscenza della storia, dovranno seguire gli indizi per risolvere
il mistero, in un’avventura epica che cambierà le loro vite per
sempre… e forse li porterà all’immortalità.
“Fountain of Youth –
L’eterna giovinezza” è diretto da Guy Ritchie e scritto da
James Vanderbilt. Da Skydance Media, il film Apple Original è
prodotto da David Ellison, Dana Goldberg e Don Granger per
Skydance, insieme a Vinson Films (Tripp Vinson) e Project X
Entertainment di Vanderbilt (James Vanderbilt, William Sherak, Paul
Neinstein), con Guy Ritchie, Ivan Atkinson e Jake Myers, e Radio
Silence (Matt Bettinelli-Olpin, Tyler Gillett, Chad Villella e Tara
Farney) come produttori esecutivi.
DIRETTO DA: Guy Ritchie
SCRITTO DA: James Vanderbilt
CAST: John Krasinski, Natalie Portman, Eiza
González, Domhnall Gleeson, Arian Moayed, Laz Alonso, Carmen Ejogo
e con Stanley Tucci
PRODUTTORI: David Ellison, Dana Goldberg, Don
Granger, Guy Ritchie, Ivan Atkinson, Tripp Vinson, Jake Myers,
James Vanderbilt, William Sherak, Paul Neinstein
PRODUTTORI ESECUTIVI: Matt
Bettinelli-Olpin, Tyler Gillett, Chad Villella, Tara Farney.
Marvel Comics e Marvel Studios stanno collaborando
per un fumetto intitolato I
Fantastici Quattro: Gli Inizi, che uscirà il 2 luglio.
Si tratta di un evento importante perché è la prima volta che la
divisione fumetti e quella degli studios collaborano a un fumetto
ambientato nel mondo di uno specifico film dell’MCU.
Matt Fraction
(Occhio di Falco, Fantastici Quattro) ha scritto il fumetto, con i
disegni di Mark Buckingham (Fantastici Quattro,
Fables) e la copertina di Phil Noto. Si tratta di
un one-shot pubblicato da Future Foundation.
Il one-shot è concepito come un
reperto tratto dal mondo del prossimo film e conferma alcune delle
speculazioni dei fan, tra cui il fatto che I
Fantastici Quattro: Gli Inizi non sia una storia di
origini, ma che la storia riprenderà quattro anni dopo la loro
ascesa al ruolo di eroi. Marvel Comics ha collaborato a stretto contatto
con i registi per la realizzazione del fumetto, ispirandosi al tono
e all’atmosfera del film grazie alla production designer
Kasra Farahani. Fraction e altri talenti del
fumetto hanno persino visitato il set del film.
Il primo albo al mondo di
Marvel Comics e Marvel Studios è solo un
esempio di come I
Fantastici Quattro: Gli Inizi stia arrivando in altre
parti della Disney, inclusi i Parchi, che hanno annunciato al SXSW
che i Fantastici Quattro appariranno come personaggi di
Tomorrowland a Disneyland.
Questi supereroi sono estremamente
significativi per la Marvel; la pubblicazione de “I
Fantastici Quattro” nel 1961 ha dato il via all’era Marvel nei fumetti, e la Prima
Famiglia Marvel ha introdotto quelli che
sarebbero poi diventati i tratti distintivi della narrazione
Marvel: personaggi con cui è facile
identificarsi, con un dramma umano e reale.
Il caporedattore di Marvel Comics, C.B. Cebulski, ha dichiarato:
“Come Prima Famiglia Marvel, i Fantastici Quattro e le
loro storie sono sempre stati al centro dell’Universo Marvel. Con l’uscita di I
Fantastici Quattro: Gli Inizi, prevista per la fine
dell’estate, noi della Marvel abbiamo pensato che questa
fosse l’occasione perfetta per riunire i nostri team in onore della
loro eredità, sia nel mondo del cinema che nei nostri fumetti. È
stato fantastico vedere i nostri team di Publishing e Studios
scambiarsi idee per creare qualcosa di veramente speciale e unico
nel suo genere, e non vediamo l’ora che i fan possano immergersi in
questo fumetto, immerso nel mondo dell’MCU, e vivere l’esperienza dei
Fantastici Quattro come non li abbiamo mai visti prima
quest’estate”.
Ha aggiunto: “Il cuore della
Marvel è sempre nato dai fumetti, e
Kevin e il team hanno dato vita a quelle pagine in modi
straordinari con ogni singolo film. Con questo fumetto, uniamo
questi due mondi in un modo che pensiamo piacerà ai fan”.
Il film I
Fantastici Quattro: Gli Inizi è atteso al cinema il
25 luglio 2025. Come al solito con
la Marvel, i dettagli
della storia rimangono segreti. Ma nei fumetti,
i Fantastici Quattro sono astronauti che
vengono trasformati in supereroi dopo essere stati esposti ai raggi
cosmici nello spazio. Reed acquisisce la capacità di allungare il
suo corpo fino a raggiungere lunghezze sorprendenti. Sue, la
fidanzata di Reed (e futura moglie), può manipolare la luce per
diventare invisibile e lanciare potenti campi di forza. Johnny, il
fratello di Sue, può trasformare il suo corpo in fuoco che gli dà
la capacità di volare. E Ben, il migliore amico di Reed, viene
completamente trasformato in una Cosa, con dei giganteschi massi
arancioni al posto del corpo, che gli conferiscono una super
forza.
Fanno parte del cast anche
Julia Garner, Paul
Walter Hauser, John
Malkovich, Natasha
Lyonne e Ralph
Ineson nel ruolo di Galactus. Come confermato
da Kevin
Feige, il film avrà un’ambientazione nel passato, in
degli anni Sessanta alternativi rispetto alla nostra realtà di
Terra-616, per cui sarà interessante capire come i quattro
protagonisti si uniranno agli altri eroi Marvel che
conosciamo. Franklyn e Valeria
Richards, figli di Reed e Sue, potrebbero inoltre
comparire nel film.
Diretto da Fernando
Meirelles (autore di City of God), il film di
NetflixI due
papi immagina una serie di incontri tra
Papa Benedetto XVI e
Papa Francesco, ma così facendo la vera
storia viene in parte distorta. Fin dal suo annuncio, il film è
stato al centro delle attenzioni, in gran parte per via della sua
idea originale, del clamore suscitato dagli attori Anthony Hopkins e Jonathan Pryce
(entrambi molto somiglianti ai veri Joseph
Ratzinger e Jorge Bergoglio) e alle
implicazioni contenutistiche di un simile racconto.
Basandosi su una sua opera teatrale,
lo sceneggiatore AnthonyMcCarten ha infatti ipotizzato una serie di
conversazioni tra le due figure di spicco della Chiesa cattolica,
ciascuna con punti di vista apparentemente opposti sulle necessità
e le agende dell’istituzione. Benedetto XVI è un tradizionalista
intransigente che viene visto come una reliquia del passato, mentre
Papa Francesco, un gesuita che dà la priorità a una vita pacifica
di assistenza ai poveri, ed è considerato ciò di cui la Chiesa ha
bisogno per rimanere rilevante nel XXI secolo.
È certamente un concetto intrigante,
che dà vita anche a interessanti quesiti filosofici che
costituiscono la parte più importante del film. I due
papi, però, è dunque più una metafora che un biopic, un
film che letteralizza i problemi del cattolicesimo nell’era attuale
attraverso i due uomini che molti vedono come rappresentanti del
cambiamento di paradigma dal vecchio al nuovo. Il grande
interrogativo per gli spettatori, tuttavia, è quanto della
vera storia dei due papi venga mostrato nel
film.
Gli incontri tra i due papi sono
avvenuti davvero?
Queste due figure reali di grande
importanza per milioni di cattolici in tutto il mondo sono dunque
usate in I due papi più come strumenti
metaforici per porre domande filosofiche più importanti sulla
Chiesa che altro. Se visto come tale, il film ha molto più senso
che se lo si vede come un semplice biopic. Papa Benedetto XVI, ad
esempio, non ha mai incontrato il cardinale Bergoglio per discutere
del suo ritiro o per incoraggiarlo a proporsi come prossimo
candidato al papato. Questo è stato interamente inventato da
McCarten.
L’incontro, come mostrato ne
I due papi, è anche mostrato come una scusa per
Bergoglio per cercare di presentare le sue dimissioni da vescovo,
cosa che Benedetto nega ripetutamente. Questo viene rivelato come
se Bergoglio volesse allontanarsi dalle sollecitazioni della
Chiesa, ma in realtà tutti i vescovi devono farlo. L’articolo 401.1
del Codice di diritto canonico di rito latino afferma che “un
vescovo diocesano che abbia compiuto il settantacinquesimo anno di
età è invitato a offrire le proprie dimissioni dall’ufficio al
Sommo Pontefice, il quale, tenendo conto di tutte le circostanze,
provvederà di conseguenza”.
Come ha notato l’American Magazine,
è possibile che Papa Benedetto e Bergoglio si siano incontrati in
Vaticano, ma non come mostra I due Papi. È infatti
più probabile che ciò sia avvenuto quando i vescovi argentini hanno
effettuato le loro visite “ad limina”. Si tratta di visite regolari
e obbligatorie in Vaticano, in cui i vescovi possono riferire sullo
stato delle loro diocesi. Prima delle dimissioni di Benedetto XVI,
è dunque improbabile che ci siano stati incontri come quelli
mostrati nel film, dove i due uomini passano molto tempo insieme,
anche in occasioni informali.
Il divario tra i due esisteva
davvero?
La narrazione generalmente accettata
che circonda i papi Benedetto XVI e Francesco è che essi
rappresentavano le due parti della Chiesa cattolica: I
tradizionalisti e i modernisti.
Ratzinger è stato visto come il teologo della vecchia scuola, di
stampo fortemente conservatore, che sosteneva il ritorno ai valori
fondamentali del cristianesimo nella vita quotidiana, soprattutto
di fronte al crescente secolarismo mondiale. Bergoglio, al
contrario, è stato visto come l’uomo del popolo, il gesuita che ha
rifiutato le ricchezze spesso oscene della Chiesa a favore di una
vita semplice e di un approccio più pratico al papato.
Ne I due papi,
Benedetto nota spesso come Bergoglio sia in disaccordo con le sue
posizioni, sia pubblicamente che privatamente, e si indigna in
particolare per il suo stile di vita più sfarzoso. Il mandato di
Benedetto come Papa è visto nel film come un periodo di crescente
irrilevanza nell’era moderna e intriso di scandali, come lo
scandalo delle fughe di notizie in Vaticano, in cui i documenti
trapelati hanno esposto la presunta corruzione e le lotte di potere
all’interno della Chiesa. Paolo Gabriele, che dal
2007 era il maggiordomo personale del Papa, è stato infine
arrestato dalla polizia vaticana e riconosciuto colpevole di
furto.
Sebbene i due differiscano su alcune
questioni importanti e sull’approccio al papato, le loro differenze
sono più radicate nella teologia che nei compiti attivi
dell’incarico. Come ha osservato il Catholic Herald, “Papa
Francesco non ha inclinazioni teologiche opposte [a quelle di
Benedetto], quanto piuttosto uno scarso interesse per la teologia,
se non come strumento di politica ecclesiastica”. In breve,
I due papi, poiché si concentra più sull’uso di
questi uomini come tramite per questioni più grandi che nel
raccontare la loro verità, non si preoccupa delle politiche più
profonde e intricate del cattolicesimo.
Questo non è certo un male.
Trasformare tutto questo in un film sarebbe probabilmente
un’insopportabile forzatura e non sarebbe qualcosa che il pubblico
in generale è desideroso di vedere. I due papi
riflette anche una percezione più ampia della Chiesa: Francesco è
generalmente più popolare di Benedetto ed è visto come un passo
avanti, indipendentemente dal fatto che lo sia davvero. Tuttavia,
le differenze tra i due sono diverse e più complesse rispetto a
quelle mostrate nel film.
Anthony Hopkins e Jonathan Pryce in I due Papi
La vera storia dietro I due
papi
Come già detto, I due
papi in genere non si preoccupa di aderire strettamente
alla verità, quanto di raccontare una storia di interesse teologico
che sia vera nello spirito. Ci comunque momenti reali sparsi per
tutto il film. Bergoglio è da sempre un tifoso della squadra di
calcio del San Lorenzo, ma non ha mai visto la Germania battere
l’Argentina ai Mondiali con Benedetto. Benedetto, invece, ha
comunicato per primo la sua decisione di dimettersi al suo
segretario personale, mons. Georg Gänswein, a suo
fratello, padre Georg Ratzinger, e al cardinale
Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio, e
non a Bergoglio, e la decisione sarebbe stata presa interamente da
lui.
Un po’ di tempo viene dedicato poi
al passato di Bergoglio in Argentina e al suo coinvolgimento
durante la Guerra Sporca del Paese, dove fu accusato di non aver
fatto abbastanza per opporsi al governo dittatoriale. È
interessante notare che viene dedicato molto tempo al passato di
Bergoglio e pochissimo a quello di Ratzinger, anche se il suo
coinvolgimento nella Gioventù hitleriana viene citato in modo
derisorio in un paio di occasioni. La questione delle scarpe di
Benedetto è invece diventata uno strano punto di discussione
durante il suo papato, che è arrivato a simboleggiare il suo
contrasto con lo stile di vita semplice predicato e praticato da
Bergoglio.
Come osserva il Catholic Herald:
“Benedetto ha indossato le scarpe rosse quasi per ricordare a
se stesso l’ufficio in cui era entrato, mentre Papa Francesco ha
continuato a indossare le sue vecchie scarpe perché ha un amico in
Argentina che ha fatto e riparato le sue scarpe per 40 anni”.
Nella misura in cui il contrasto tra le calzature è indicativo
di qualcosa, è del modo in cui entrambi gli uomini si sentono a
disagio con l’ufficio. Sarebbe interessante analizzare l’effetto
che il loro disagio con l’ufficio ha sul loro modo di
condurlo”.
Il modo migliore di
guardare I due papi potrebbe dunque essere
quello di considerarlo come una fantasia che concretizza una serie
di discussioni e ipotesi relative a questi temi. Si tratta di un
film di idee che presenta un futuro brillante per una delle
istituzioni più potenti del pianeta. Ci sono problemi enormi con
questo approccio – la Chiesa cattolica non ha esattamente bisogno
di una trasformazione cinematografica e certi argomenti non sono
adatti a conversazioni esclusivamente astratte – ma così com’è, non
è difficile capire perché I due papi abbia
conquistato scettici e credenti.
Già collaboratrice della Gerwig per
il film fenomeno Barbie della Warner Bros, Emma Mackey è nota in particolare per il ruolo
di Maeve Wiley nella serie di successo di Netflix Sex
Education. Tra gli altri film ricordiamo anche Emily, in cui ha interpretato la scrittrice Emily
Brontë, e Assassinio
sul Nilo di Kenneth Branagh. Prossimamente la vedremo nel
ruolo della protagonista in Hot
Milk, in Ella McCay e sarà anche
protagonista del nuovo film ancora senza titolo di J .J.
Abrams e di Alpha di Julia
Ducournau.
Tutto quello che sappiamo su
Le Cronache di Narnia
Nel 2018 Netflix aveva
firmato un accordo pluriennale con la The C.S. Lewis
Company per poter sviluppare film e serie televisive
basati su tutti e sette i romanzi di Narnia. “È
meraviglioso sapere che le persone di tutto il mondo non vedono
l’ora di vedere di più su Narnia e che i progressi nella tecnologia
di produzione e distribuzione ci hanno permesso di far riprendere
vita alle avventure di Narnia portandole tutto il mondo“,
aveva dichiarato Douglas Gresham, figliastro di
Lewis. Ad ora sono stati annunciati solo i due film affidati a
Greta
Gerwig, ma gli accordi originali prevedono anche una serie televisiva,
quindi potrebbe esserci altro in serbo per il futuro.
La Gerwig ha poi sottolineato di
aver voluto fare i film di Narnia perché attratta dalla qualità
“euforicamente onirica” della scrittura di Lewis. “È
legato al folklore e alle storie di fate dell’Inghilterra, ma è una
combinazione di tradizioni diverse“, ha detto. “Da
bambino, accetti tutto: sei in questa terra di Narnia, ci sono i
fauni e poi arriva Babbo Natale. Non ti viene nemmeno in mente che
non sia schematico. Mi interessa abbracciare il paradosso dei mondi
creati da Lewis, perché è questo che li rende così
avvincenti”.
Al momento il progetto è ancora in
fase iniziale e i dettagli sono scarsi, ma il processo di casting è
iniziato per cui nelle prossime settimane potrebbero emergere
ulteriori nomi di attori e attrici ufficialmente unitisi al
progetto. Al momento, sono stati riportati unicamente i nomi di
Emma Mackey, Daniel Craig e Meryl Streep.
Secondo quanto riferito, il film
adatterà Il nipote del mago, il sesto romanzo della serie
di Narnia dell’autore C.S. Lewis, che racconta la
storia delle origini di Narnia. La storia è incentrata su Digory
Kirke e Polly Plummer, che scoprono il magico mondo di Narnia
grazie alla magia dello zio di Digory. La produzione è prevista per
l’anno prossimo. Come riportato in precedenza, il film avrà
un’esclusiva mondiale Imax di due settimane per il Giorno del
Ringraziamento del 2026, prima del suo debutto sulla
piattaforma.
Dopo i recenti annunci di casting,
un nuovo attore si unisce a Hunger Games: L’alba sulla
mietitura. Come riportato da Deadline, Lionsgate ha infatti
annunciato che Jesse Plemons si è unito al cast nel ruolo di
Plutarch Heavensbee, personaggio che era stato
interpretato dal compianto Philip Seymour Hoffman
nei film originali. Durante la linea temporale di quei film, il
personaggio era il capo dei produttori di videogiochi e un leader
segreto della ribellione. L’annuncio del casting conferma le voci
che da tempo circolavano sul fatto che Plemons, che in precedenza
aveva interpretato il figlio di Hoffman in The Master del 2012, fosse salito a bordo del
progetto.
Di seguito, le dichiarazioni del
co-presidente del Lionsgate Motion Picture Group Erin
Westerman e della produttrice Nina
Jacobson sul casting di Jesse Plemons. “Jesse è uno degli attori
più talentuosi della sua generazione, con una comprovata capacità
di scegliere i suoi ruoli in modo selettivo. Siamo onorati che
abbia scelto di dare il proprio contributo a una delle figure più
affascinanti di Panem e riteniamo che la sua precedente
collaborazione con Philip Seymour Hoffman renda il tutto ancora più
speciale. Il suo Plutarco sarà sia un tributo al personaggio che i
fan hanno imparato a conoscere, sia un ritratto che farà suo. Non
vediamo l’ora che il pubblico lo veda”, ha affermato
Westerman.
“Jesse è uno dei miei attori
preferiti da quando l’ho visto per la prima volta in “Friday Night
Lights”. Sapevamo fin dall’inizio che solo un attore poteva
interpretare una versione giovane di Plutarco. Jesse era il sogno
fin dall’inizio e non potremmo essere più orgogliosi di averlo
nella famiglia di Hunger Games“, gli fa seguito Jacobson. Il
coinvolgimento di Plemons è stato ben accolto dai fan, poiché dare
vita al personaggio in modo adeguato sarà molto importante per
l’intero franchise, poiché la storia illustra un pezzo importante
dell’arco narrativo che porterà Plutarch nell’orbita di Katniss più
di due decenni dopo. Plemons, con il suo curriculum, potrà
ampiamente rendere onore a questo arco narrativo.
Quello che sappiamo su
Hunger Games: L’alba sulla mietitura
Ambientato durante il Secondo
Quarto, il prequel – basato sull’omonimo romanzo del 2025 di
Suzanne Collins – esplorerà i Giochi a cui
Haymitch ha partecipato. Questo lo colloca 24 anni prima degli
eventi del film Hunger Games. Francis Lawrence, che
ha diretto i precedenti film della saga, è in lizza per dirigere
anche questo nuovo film. “Suzanne Collins è una narratrice
magistrale e la nostra stella polare creativa”, ha invece
dichiarato Adam Fogelson del Lionsgate Motion
Picture Group.
“Non potremmo essere più
fortunati di essere guidati e affidati a una collaboratrice il cui
talento e la cui immaginazione sono così costantemente brillanti.
Sappiamo che i fan di Hunger Games di tutto il mondo saranno
incantati dal punto in cui Suzanne ha concentrato questa prossima
straordinaria storia”.
E ha aggiunto: “Il Secondo
Quarto è leggendario e incombe sulla storia dei Giochi, anche ai
tempi di Katniss Everdeen, un quarto di secolo dopo. Come i fan di
tutto il mondo, attendiamo con ansia questo emozionante ritorno a
Panem”. La Collins ha anche aggiunto: “Fin dall’inizio, la
Lionsgate è stata una casa e un partner meraviglioso per il
franchise di Hunger Games, e sono molto entusiasta di collaborare
con Adam e il team mentre portiamo questa prossima storia nelle
sale nel 2026”.
Per quanto riguarda il cast, ad oggi
sono certi Joseph Zada come protagonista nel ruolo
del tributo al Distretto 12 Haymitch Abernathy,
mentre Whitney Peak interpreterà la sua fidanzata
Lenore Dove Baird. Mckenna Grace ricoprirà invece
il ruolo di Maysilee Donner, che è l’altro tributo
del Distretto 12 nei cinquantesimi Hunger Games insieme a Haymitch.
Jesse Plemons ricoprirà invece il ruolo di
Plutarch Heavensbee.
The Hunger Games: Sunrise On
The Reaping arriverà nelle sale il 20 novembre 2026.
Ash: Cenere
mortale, il debutto alla regia del rapper/produttore
Flying Lotus,
inizia come un thriller a fuoco lento, prima che diversi colpi di
scena facciano aumentare l’orrore e la violenza nello spazio
profondo. Con Eiza González nel ruolo di Riya, il film –
ispirato ai videogiochi – inizia con un mistero: una donna si
sveglia picchiata e sanguinante in una stazione spaziale priva di
vita, senza ricordare nulla di sé o delle circostanze in cui si
trova. Durante l’esplorazione incontra il resto dell’equipaggio
della stazione morto in pozze di sangue. Mentre cerca di
ricostruire l’accaduto, incontra Brion (Aaron
Paul), che sostiene di essere un altro membro della
sua squadra.
Mentre Riya e Brion iniziano a
raccogliere informazioni, i suoi ricordi riaffiorano in lampi di
immagini orribili. La sua sfiducia nei confronti di Brion cresce
con l’aumentare del terrore, finché alla fine si ricorda di essere
stata la persona dietro la macabra morte dei suoi colleghi. Di
fronte al tempo che manca all’esaurimento dell’ossigeno nella
stazione spaziale, lei e Brion si scontrano sulle priorità mentre i
ricordi continuano a tornare. Grazie ai filmati che scopre, Riya si
rende conto che l’equipaggio ha incontrato una forma di vita aliena
durante una missione sul pianeta, che viene chiamato
colloquialmente Ash.
I ricordi di Riya continuano ad
affiorare e alla fine si fa un’idea più chiara di ciò che è
successo: i suoi compagni di squadra l’hanno attaccata sotto il
controllo di qualcos’altro, costringendola a ucciderli per
autodifesa. Questo porta a un confronto finale con Brion, che aveva
cercato di fuorviarla e di sopprimere la sua memoria. Una volta
rivelata la vera natura di Brion, il film entra nel vivo con Riya
che ingaggia una feroce lotta per la sopravvivenza contro il nemico
letale che si cela dietro la sua perdita di memoria e la morte di
tutti coloro che la circondano.
I ricordi manipolati di Riya e le
scene realmente accadute in Ash: Cenere
mortale
Nel corso del film, dalla stazione
spaziale provengono avvisi di attività anomale o forme di vita
insolite, che a un certo punto si rivelano essere Brion. Tuttavia,
Brion non è sempre stato altro che una manifestazione del parassita
alieno nella testa di Riya. L’organismo estremamente intelligente
era l’abitante originario del pianeta che Riya e il suo equipaggio
stavano testando come ambiente vitale per l’umanità, e usava la sua
natura parassitaria per insediarsi nel cranio di Riya e manipolare
ciò che vedeva, in particolare le sue interazioni con Brion.
I cerotti medici che continuava a
mettere su di sé fungevano da agente stabilizzante per il suo corpo
che, mentre era infestato dal parassita, significava che non
avrebbe ricordato ciò che era realmente accaduto. Il desiderio di
Brion di lasciare il pianeta, di continuare a far usare a Riya i
cerotti e ogni altro suo suggerimento o azione era in realtà il
parassita che ingannava Riya facendole fare ciò che voleva, cioè
sopravvivere e lasciare il pianeta, portando con sé il
parassita.
L’infinita serie di tagli rapidi e
immagini terrificanti di Flying Lotus rende difficile stabilire
cosa sia successo davvero e in quale linea temporale. Tutte le
scene prima che Riya perdesse i sensi, compresa la brutale morte
dei suoi compagni di squadra, sono realmente accadute. Anche la
scena in cui uccide accidentalmente Clarke (pensando che fosse
stata infestata dal parassita) è realmente accaduta, ma tutte le
interazioni con quello che pensava fosse il suo compagno
sopravvissuto Brion non erano reali. Il vero Brion è stato ucciso
prima che lei si svegliasse, e ogni interazione con lui dopo è
stata manifestata dal parassita.
Per quanto tempo Riya è stata
infettata dal parassita?
Il parassita sembra quasi un insetto
metallico liquido, chiaramente organico, ma con una struttura che
scorre e si trasforma a livello cellulare. L’influenza di film come
Terminator 2 – Il giorno del giudizio e Life – Non oltrepassare il limite è presente nel suo
design e la sua funzionalità generale ricorda molto Invasione degli
Ultracorpi. Utilizza la sua forma mutevole per inserirsi in altri
organismi, in questo caso gli esseri umani, e controllando il loro
cervello ne controlla l’intero corpo.
L’obiettivo finale del parassita è
stato spiegato chiaramente sia a Riya che al pubblico in una
sequenza ossessionante che è stata tradotta sullo schermo dalla sua
lingua. Il parassita fa parte di una “esistenza” più grande, una
singola mente alveare che era responsabile dei macchinari per il
mantenimento della vita già presenti su Ash quando Riya e la sua
squadra vi sono arrivati. Non aveva intenzione di lasciare che
l’umanità invadesse il pianeta, soprattutto data la sua
inefficienza biologica e la sua natura autodistruttiva. Aveva
bisogno che Riya tornasse dal resto dell’umanità per infettare
ulteriormente la specie e infine eliminarla o assimilarla.
Per raggiungere questo obiettivo, il
parassita è passato da un membro all’altro della squadra mentre i
suoi corpi ospiti venivano uccisi. Questo ha portato a un solo
sopravvissuto a cui ha avuto accesso: Riya, a cui il parassita è
entrato nel cervello attraverso lo squarcio sopra l’occhio che le è
stato procurato dalla lotta contro i compagni di squadra. Il
parassita è rimasto lì fino a quando Riya non l’ha rimosso con la
macchina medica, il che significa che è stato presente nella sua
testa per almeno due giorni, contando il tempo in cui Riya è stata
incosciente (il tempo di morte del vero Brion è stato di 51 ore
prima che Riya lo esaminasse).
Una volta capito che il parassita si
era attaccato al suo cervello, Riya decise di eliminarlo come
qualsiasi altro corpo estraneo indesiderato: con un intervento
chirurgico. Si è sottoposta alla macchina per la
diagnosi/trattamento medico (che parlava solo giapponese e dava
notizie in modo infantile), che ha localizzato ed estratto il
parassita dal suo cervello come se fosse un tumore.
Sfortunatamente, ha presto trovato un altro ospite: il corpo morto
del vero Brion. Non solo ha rianimato il suo cadavere, ma ne è
uscito sotto forma di una bestia infernale carnosa, dentata e
tentacolare, chiaramente ispirata a La cosa di John Carpenter.
Dopo un inseguimento attraverso la
stazione spaziale, Riya riesce finalmente a sottomettere la
creatura usando il lanciafiamme portatile che aveva già usato per
difendersi. Ha dato fuoco alla creatura e, mentre la carne si
scioglieva e bruciava, sembrava che l’avesse uccisa per sempre.
Tuttavia, come dimostra lo stato della stazione orbitante nella
scena mid-credits, potrebbe non essere così.
Chi ha ucciso veramente Brion e
l’equipaggio
Mentre le morti dei membri
dell’equipaggio sono state mostrate in flash schizofrenici e
intrisi di sangue mentre i ricordi di Riya tornavano a galla, il
pubblico ha finalmente avuto un quadro chiaro alla fine del film,
prima della resa dei conti finale di Riya con il parassita. Una
volta che il parassita si è fatto strada nella stazione spaziale
dopo la spedizione dell’equipaggio ai macchinari sulla superficie
del pianeta, li ha conquistati uno alla volta, potenziando la loro
forza e mettendo ogni nave contro la sua controparte, con
l’obiettivo finale di ucciderli tutti tranne uno.
È stata Riya a uccidere
Adhi (Iko Uwais) e
Kevin (Beulah Koale),
pugnalandoli ripetutamente quando è stato chiaro che non avevano il
controllo della situazione e che era necessario uccidere o essere
uccisi. Davis (interpretato dal regista
Flying Lotus) ha il cranio distrutto quando una
roccia lanciata nella fossa costruita dagli alieni che hanno
scoperto è stata espulsa a velocità estrema.
Clarke (Kate Elliott), che per un
po’ Riya ha creduto essere l’assassino, in realtà è sopravvissuta
al primo scontro ed è stata mandata fuori dalla base.
Al suo ritorno, una Riya paranoica e
manipolata l’ha annegata inondando il suo casco con l’acqua della
doccia. Il Brion originale è stato colpito a morte da Kevin, sotto
l’influenza del parassita. Uno dei momenti chiave della presa di
coscienza di Riya fu quando fece eseguire alla macchina medica
un’autopsia sul suo corpo e scoprì che era morto da più di due
giorni. Questo è stato l’indicatore chiave che il Brion con cui
aveva parlato non era il vero Brion.
Come Ash prepara un sequel
L’ultima immagine che rimane al
pubblico di Ash: Cenere mortale è un’inquadratura
della stazione spaziale in orbita, che era la destinazione di Riya
e Brion che avrebbe permesso loro non solo di sopravvivere, ma
anche di tornare a casa. Mentre Riya aveva presumibilmente ucciso
il parassita con il lanciafiamme portatile, mentre usava il corpo
di Brion come contenitore, il parassita (o potenzialmente un altro
della sua specie) si era imbarcato sulla nave di Riya per
raggiungere la stazione orbitante. I tentacoli della creatura,
intrisi di sostanza organica, la avvolgevano interamente, così come
si era radicata nel mainframe della stazione Ash.
In teoria, il parassita ha
effettivamente portato a termine la sua missione e quindi un sequel
potrebbe riguardare ciò che accade dopo. Riya è riuscita a tornare
alla stazione orbitante tutta intera e, sotto l’influenza del
parassita, potrebbe pilotare il suo ritorno a casa o chiamare aiuto
per recuperarla dall’Ash. Tuttavia, sembra improbabile che venga
realizzato un sequel, poiché anche un successo di pubblico del film
probabilmente non giustificherebbe un secondo capitolo di una
storia che è stata autoconclusiva e si è conclusa bene, anche se è
stata lasciata una porta aperta per altri capitoli.
Cosa significa il finale di
Ash: Cenere mortale
Ash: Cenere mortale
non è profondo nel senso che c’è una tonnellata di significato da
ricavare dalla sua narrazione. In tutti i sensi, è un’opera d’arte;
la sua combinazione di scenari psichedelici e febbrili e la colonna
sonora di Flying Lotus che pulsa al ritmo di un’esperienza
incredibile. Tuttavia, non dedica molto tempo alla creazione di
metafore elaborate o alla ricerca di nuovi concetti sulla
condizione umana. Ci sono molti omaggi e influenze di classici
della fantascienza del passato, e il film si attiene molto ai
messaggi di quei film.
Il film affronta la fragilità
dell’umanità di fronte a ciò che potrebbe esserci là fuori. Mette
in guardia contro le tendenze autodistruttive della nostra specie
(in modo piuttosto diretto), ma non si sottrae all’idea che il
nostro istinto di sopravvivenza ci rende formidabili, anche di
fronte a qualcosa di più forte, più intelligente e più veloce. Si
tratta di un’interpretazione piuttosto lineare del tropo “gli umani
nello spazio trovano un alieno mortale”, ma la visione unica e
pienamente realizzata di Flying Lotus è ciò che distingue
Ash: Cenere mortale da tanti altri film
simili.
Julia Garner è
pronta ad entra nel MCU nel ruolo di Silver
Surfer con il film I Fantastici Quattro: Gli
Inizi. La vincitrice del Golden Globe ha recentemente
ricordato come si è unita al cast, spiegando di essersi sentita
“confusa” per il fatto che il suo ruolo di antagonista, Silver
Surfer, è ora una donna. “Mi sono incontrata con [il regista
Matt Shakman], che è adorabile”, ha detto a Entertainment Weekly. “Ci
siamo incontrati in un ristorante a Burbank o qualcosa del genere,
non mi ricordo nemmeno, ma sapevo che era per i Fantastici
Quattro”.
Garner ha continuato: “E poi ero
confusa perché pensavo: ‘Aspetta, Silver Surfer non è un uomo?’. E
allora ho pensato: “Ok, beh, interpreterò qualsiasi cosa”. [Ero un
grande fan di Matt, quindi nella mia mente c’era già la frase:
“Probabilmente dovrei incontrare Matt Shakman perché è un regista
molto intelligente e adoro il suo lavoro”. E poi mi ha spiegato che
in realtà si tratta di Shalla-Bal e tutto il resto”.
Sebbene il ruolo sia stato
fisicamente interpretato da Doug Jones e doppiato
da Laurence Fishburne in I Fantastici 4 e
Silver Surfer del 2007, quel personaggio era Norrin
Radd. Come riportato dall’attrice e già in precedenza
ampiamente annunciato, invece, in I Fantastici
Quattro: Gli Inizi, Garner interpreta Shalla-Bal, l’imperatrice immortale della
pianta Zenn-La e amante di Norrin. Nei fumetti, Norrin diventa
Silver Surfer dopo essere diventato l’araldo di
Galactus in cambio della salvezza del loro
pianeta. Il sacrificio ha comportato la separazione dei due amanti
per l’eternità.
“Sarà davvero interessante –
devo essere così criptica su tutto, altrimenti la Marvel mi perseguiterà”, ha
spiegato Garner. “Ma è stata descritta come se ci fosse questo
mistero su di lei, e c’è questo senso di energia ambigua che va
avanti sul fatto che sia buona o meno. È l’araldo di Galactus,
quindi lavora per Galactus, ma non si sa bene da che parte stia. È
dalla parte del suo capo o fa solo quello che le viene detto? Ha
un’energia misteriosa, e pian piano il mistero si risolverà con il
pubblico durante la visione”.
Il film I
Fantastici Quattro: Gli Inizi è atteso al cinema il
25 luglio 2025. Come al solito con
la Marvel, i dettagli
della storia rimangono segreti. Ma nei fumetti,
i Fantastici Quattro sono astronauti che
vengono trasformati in supereroi dopo essere stati esposti ai raggi
cosmici nello spazio. Reed acquisisce la capacità di allungare il
suo corpo fino a raggiungere lunghezze sorprendenti. Sue, la
fidanzata di Reed (e futura moglie), può manipolare la luce per
diventare invisibile e lanciare potenti campi di forza. Johnny, il
fratello di Sue, può trasformare il suo corpo in fuoco che gli dà
la capacità di volare. E Ben, il migliore amico di Reed, viene
completamente trasformato in una Cosa, con dei giganteschi massi
arancioni al posto del corpo, che gli conferiscono una super
forza.
Fanno parte del cast anche
Julia Garner, Paul
Walter Hauser, John
Malkovich, Natasha
Lyonne e Ralph
Ineson nel ruolo di Galactus. Come confermato
da Kevin
Feige, il film avrà un’ambientazione nel passato, in
degli anni Sessanta alternativi rispetto alla nostra realtà di
Terra-616, per cui sarà interessante capire come i quattro
protagonisti si uniranno agli altri eroi Marvel che
conosciamo. Franklyn e Valeria
Richards, figli di Reed e Sue, potrebbero inoltre
comparire alla fine del film.
Havoc,
il nuovo film Netflix con protagonista Tom Hardy, finisce esattamente come inizia:
nel caos più totale. Protagonista del lungometraggio d’azione è
Walker (Hardy), un detective corrotto in debito
con l’altrettanto corrotto magnate degli affari
Lawrence (Forest
Whitaker), il quale gli ordina dunque di mettersi alla
ricerca del figlio vagabondo, Charlie
(Justin Cornwell), coinvolto in un affare di droga
andato male. I problemi, per così dire, iniziano quando Walker si
rende conto che Charlie è coinvolto nell’omicidio del membro della
gang della Triade, Tsui (Jeremy Ang Jones), su cui
lui e la sua nuova partner Ellie (Jessie
Mei Li) stanno indagando.
Gli sforzi di Walker per individuare
il figlio del magnate degli affari sono poi complicati dai colleghi
poliziotti corrotti Vincent (Timothy
Olyphant) e Jake (Richard
Harrington), che cercano la cocaina rubata da Charlie e
dalla sua ragazza Mia (Quelin
Sepulveda). Inoltre, Madre (Yeo
Yann Yann), una Triade di alto rango, vuole vendicarsi dei
due, ritenendoli responsabili della morte del figlio Tsui. Tutto
questo porta a una serie di scontri a fuoco mortali durante la
notte di Natale, che culminano in un’enorme resa dei conti nel
capanno da pesca di Walker.
Come finisce Havoc?
Dopo essere sfuggito per un pelo
all’assalto dei proiettili della Triade al Medusa Club, Walker
porta Mia e un Charlie ferito alla sua baracca nella speranza di
saldare finalmente il suo debito con Lawrence. Ma quando cerca di
informare Lawrence di aver portato a termine la sua parte
dell’accordo, inconsapevolmente fa una soffiata a Madre, che ha
fatto prigioniero Lawrence. Non passa molto tempo prima che i
membri della Triade si riversino sulla baracca, compresa
l’Assassina (Michelle Waterson),
la killer apparentemente inarrestabile che ha dato la caccia a
Walker per tutta la sera.
Tom Hardy e Jessie Mei Li in Havoc. Cortesia di
Netflix
La violenta colluttazione di Walker
con la sua aspirante assassina termina con il lancio di un arpione
nel collo della donna. Nel frattempo, i membri della Triade tengono
Mia e Charlie sotto tiro quando la Madre arriva con Lawrence per
compiere la sua vendetta. Chiede al magnate di sparare a Mia per
vendicarsi di suo figlio, ma Charlie si pone davanti alla sua
ragazza e Lawrence si rifiuta di premere il grilletto. Ellie, con
Vincent e Jake al suo fianco, appare appena in tempo per rivelare
che il membro della Triade Ching (Sunny
Pang) è colui che ha effettivamente tradito il figlio
della madre. Ma Ching, che è ammanettato, sostiene che sono stati
Vincent e Jake a uccidere Tsui.
Mentre la madre elabora le nuove
informazioni, Jake rompe il silenzio con dei proiettili. Prende di
mira Charlie, ma Lawrence fa da scudo umano, sacrificandosi per il
figlio. Nella confusione, Vincent ferisce mortalmente Ching e lo
lascia morire, ma non prima di aver preso la borsa di cocaina che
aveva cercato per tutta la notte. La sparatoria termina quando
Charlie vendica il padre uccidendo Jake e si prepara a fuggire con
Mia. Ellie avverte la coppia che ci sono ancora persone in giro che
li cercano e che sarebbe più sicuro se si costituissero. Ma Mia e
Charlie decidono di correre il rischio di fuggire.
Cosa succede a Walker?
Nei momenti finali del film, Walker
affronta Vincent in una resa dei conti accanto ai binari del treno.
Uccidendo infine Vincent, Walker elimina l’unica persona che
conosce tutte le sue malefatte, offrendogli la possibilità di fare
tabula rasa. Walker raggiunge poi un’intesa con Ellie, dicendole
finalmente che è una brava poliziotta e che dovrebbe arrestarlo,
decidendo dunque di confessare comunque i propri crimini. Riguardo
a questo finale per il personaggio, il regista Gareth Evans ha la sua idea su ciò
che Walker sceglierà di fare alla fine.
“So cosa penso che farà Walker,
ma mi piace l’idea che il pubblico possa farsi un’idea propria su
quali saranno le prossime mosse di Walker mentre giace appoggiato a
un treno e guarda arrivare tutte le auto della polizia”.
Aggiunge: “L’ambiguità è qualcosa di fondamentale per me e
qualcosa di davvero interessante su come concludere il film… Spetta
al pubblico decidere quale sia la propria versione di Walker. È
redimibile? È qualcuno che può piacerci e che possiamo
sostenere?”. Il film termina dunque con Walker appoggiato al
treno, in silenzio e senza battere ciglio. Sembra morire, ma il
regista conferma che: “È vivo”.
Tom Hardy in Havoc. Cortesia di Netflix
Chi muore in Havoc?
Per quanto riguarda i deceduti nel
corso del film, partiamo dal membro di una gang della Triade, Tsui,
uno dei nove cadaveri trovati durante un affare di droga andato
male all’inizio di Havoc. La sua morte spinge la
madre, giustamente soprannominata Madre, a cercare il suo
assassino. Nella scena della sparatoria al nightclub Medusa cadono
altri corpi, tra cui il poliziotto corrotto Hayes
(Gordon Alexander), che lavorava al fianco di
Vincent, e lo zio di Mia, Raul (Luis
Guzmán). All’ospedale, l’agente Cortez
(Serhat Metin), gravemente ferito, viene ucciso da
Ching.
Quest’ultimo, poi, uccide anche
Angela (Jill Winternitz), moglie
di Cortez, quando Ellie lo affronta nel corridoio. La scena del
capanno da pesca aggiunge infine altri cadaveri all’elenco, tra cui
Lawrence, che muore per proteggere suo figlio Charlie; la Madre,
che viene uccisa da Ching; Ching, che viene ucciso da Vincent; e
Jake, che viene fatto fuori da Charlie in un atto di vendetta.
Infine, Walker uccide Vincent nello scontro a fuoco in stile
western precedentemente descritto e che porta al finale del
film.
Havoc 2 si farà?
Dato questo finale, se Havoc
2 dovesse ottenere il via libera, è possibile che in esso
si racconti cosa è accaduto dopo a Charli e Mia e cosa a Walker.
Sulla base di quanto rimasto in sospeso, è possibile che le Triadi
si uniscano al cartello o alla mafia, supponendo che uno di loro
fosse l’anonimo compratore di Ching, per dare la caccia a Charlie,
Mia, Ellie e Walker perché sono il motivo per cui non hanno
ottenuto i soldi o la cocaina. Altresì, è però possibile che il
film porti sullo schermo una vicenda del tutto nuova, idealmente
con un Walker riabilitato ma sempre incline a cacciarsi in brutti
guai.
The
Accountant 2 porta Christian e Braxton in una missione
letale che finisce per preparare il terreno per potenziali sequel.
Il film ripropone Christian Wolff, interpretato da
Ben Affleck, un contabile che lavora per alcuni dei
criminali più pericolosi al mondo. La sua mente neurodiversa gli
rende difficile entrare in contatto con gli altri, ma lo rende
anche un personaggio pericoloso ed efficace in quel tipo di
ambiente. Quando un nuovo mistero, scatenato dalla morte di un
vecchio amico, attira la sua attenzione, Christian è costretto a
reclutare suo fratello per affrontare una forza sempre più
pericolosa.
The Accountant 2 è una
storia in gran parte autonoma che sviluppa il mondo di Christian e
Braxton del primo film in modo intelligente. Si va dagli assassini
amnesici alle scuole per hacker dotati, il tutto mantenendo la
trama emotiva avvincente senza mai perdere di vista l’elemento
unificante tra i personaggi eroici. Ecco come il finale di The
Accountant 2 (la
nostra recensione) rafforza un tema sorprendentemente
dolce, preparando il terreno per un potenziale The Accountant
3.
Come Christian smantella
l’operazione di Burke e cosa succede dopo
Christian e Braxton eliminano
gli uomini di Burke e salvano i bambini catturati
La missione di Christian e Braxton
nel climax di The Accountant 2 prepara il crollo
dell’organizzazione criminale globale di Burke, lasciando però
aperta la porta a un’espansione della serie in diverse direzioni.
Dopo essere stato informato dell’ultima indagine di Raymond King
dopo la sua morte, Christian inizia a indagare su un’organizzazione
criminale segreta che alla fine lo porta al campo di Burke pieno di
bambini rapiti. Correndo sul posto prima che gli uomini di Burke
possano uccidere i bambini, Christian e Braxton riescono a
sconfiggere gli uomini di Burke e a salvarli tutti.
In seguito, Justine è riuscita a
condividere le informazioni con Marybeth, che si sta riprendendo,
fornendole le prove necessarie per smascherare i legami di Burke
con la malavita. Sebbene Burke riesca a sfuggire alle autorità,
Anaïs non impiega molto a trovarlo. Anche se il suo destino non
viene mostrato sullo schermo, sembra improbabile che sia mai uscito
da quell’edificio. The Accountant 2 si conclude con una
nota piuttosto ottimistica per la maggior parte del cast, con
Marybeth che abbraccia il suo ruolo di successore di King e i
fratelli Wolff riuniti alla luce della loro vittoria.
Il passato e le motivazioni di
Anaïs in The Accountant 2
Anaïs è uno dei grandi misteri
di The Accountant 2, con il suo legame con Burke che
costituisce uno dei colpi di scena più importanti del film. Si
scopre che Anaïs era una migrante catturata mentre cercava di
attraversare il confine con il marito e il figlio. Mentre suo
marito veniva ucciso e suo figlio Alberto veniva fatto prigioniero,
Anaïs veniva mandata in America per guadagnare soldi. Dopo essere
rimasta gravemente ferita in un incidente d’auto mentre fuggiva da
un tentativo di aggressione, Anaïs ha sviluppato la sindrome del
savant acquisito, che le ha dato una nuova attitudine al
combattimento.
Come riportato da
Brain & Life, la sindrome del savant acquisito è una condizione
reale.
Allenandosi durante la
convalescenza, Anaïs è diventata una combattente letale e
un’assassina che ha ucciso uno dopo l’altro alcuni degli uomini
coinvolti nell’aggressione ai suoi danni. Sebbene soffrisse di una
grave perdita di memoria a causa delle ferite riportate, alcuni
flash della sua famiglia le impediscono di uccidere Marybeth e la
portano a concludere il film prendendo di mira Burke. Sebbene non
riesca a ricongiungersi con suo figlio, Anaïs conclude il film
apparentemente consapevole di chi lui sia e di chi lei fosse per
lui.
Perché il figlio di Anaïs è con
Christian e Braxton alla fine
Uno degli elementi più discreti
dell’arco narrativo di Christian in The Accountant 2 è la
sua convinzione che Alberto condivida lo stesso tipo di mente
neurodiversa che ha lui. Gran parte del film segue i tentativi
di Christian di entrare maggiormente in empatia con le persone che
lo circondano, ed è importante che anche Braxton commenti
l’apparente connessione che Christian sente con il ragazzo dopo
essersi unito alla ricerca. Questa motivazione finisce per dare i
suoi frutti, con i due che legano molto rapidamente dopo che
Christian e Braxton salvano i bambini dal campo del cartello.
Mentre molti dei bambini sembrano
essere stati riportati alle loro famiglie, Alberto, rimasto orfano,
viene accolto dalla Harbor Neuroscience School di Justine. Mentre
Justine e i suoi giovani protetti assistono attivamente Christian
nelle sue missioni a volte mortali, la scuola è anche descritta
come un luogo sicuro e di sostegno per i giovani con
neurodiversità. Alberto appare nella scena finale del film mentre
viene accompagnato alla sua nuova casa. È un finale
inequivocabilmente felice per i personaggi e sottolinea i legami
che si sono consolidati nel film.
Come The Accountant 2 prepara
il terreno per un sequel
The Accountant 2 amplia
l’ambientazione con tanti nuovi personaggi emozionanti
The Accountant 2 risolve la
cospirazione di Burke, ma prepara anche un mondo molto più vasto e
pericoloso che Christian, Braxton, Justine e Marybeth dovranno
affrontare nei prossimi episodi della serie. Il legame tra
Christian e Braxton è stato ristabilito dopo anni di separazione,
il che potrebbe facilmente consentire alla coppia di unirsi
nuovamente per un’altra missione. Marybeth sembra aver fatto pace
con l’idea di lavorare al fianco dei due per il bene superiore, il
che potrebbe portare a future collaborazioni o avere conseguenze
disastrose. La storia potrebbe anche spostarsi da Christian ad
Anaïs, dandole un ruolo da protagonista.
Ci sono molte direzioni che
Justine e gli altri potrebbero prendere nei futuri capitoli della
serie.
La direzione più intrigante per un
seguito di The Accountant 2 potrebbe essere la Harbor
Neuroscience School, che si presenta come un’organizzazione
sorprendentemente ambigua dal punto di vista morale. Si sottintende
che l’ala segreta della scuola fornisca gran parte dei
finanziamenti per questa istituzione molto avanzata e che sembri
davvero prendersi cura dei bambini che vi sono ospitati. Tuttavia,
gli studenti stanno anche diventando abili hacker in grado di
sconvolgere i vertici delle istituzioni governative. Ci sono
molte direzioni che Justine e gli altri potrebbero prendere nei
futuri capitoli della serie.
Il vero significato di The
Accountant 2
Ben Affleck e Jon Bernthal in The Accountant 2 – Cortesia di Warner
Bros
I legami che creiamo sono la
chiave per la nostra sopravvivenza
The Accountant 2 è un
esempio interessante di sequel che espande il mondo in modo
naturale pur mantenendo l’attenzione sui personaggi. Al centro
del film ci sono Christian e Braxton, il cui affetto e la
frustrazione reciproci alimentano gran parte del loro conflitto
interpersonale. Alla fine, però, nonostante le loro diverse visioni
del mondo in generale e del loro rapporto fraterno in particolare,
si amano. Questo tipo di legame si ritrova in altri personaggi del
film, come Justine (per i suoi studenti) e Marybeth (per King), in
netto contrasto con il più spietato Burke e i suoi uomini.
Questa è anche la chiave che
umanizza Anaïs, trasformandola da uno spettro spietato a uno dei
personaggi più tragici del film. Questi legami le sono stati forse
strappati, ma The Accountant 2 mette in evidenza i
progressi compiuti e le vite salvate quando queste forze lavorano
in tandem invece che l’una contro l’altra. The Accountant
2 può avere molti degli elementi tipici di un film d’azione
standard, ma il filo conduttore emotivo e la morale del film sono
sorprendentemente efficaci.
Il finale di Until Dawn:
fino all’alba è sorprendentemente dolce per i personaggi
del film, ma lascia anche intendere come il gioco omonimo sia
collegato alla trama del film. Basato sull’omonimo titolo della
Supermassive Games, Until Dawn: fino all’alba segue
un gruppo di adolescenti in un luogo remoto alle prese con creature
mostruose come il Wendigo. Il film apporta alcune modifiche
significative rispetto all’originale, introducendo nuovi
personaggi, elementi soprannaturali e cambiamenti sostanziali alla
trama.
Tuttavia, il film trova anche
alcuni modi originali per collegarsi al gioco che lo ha ispirato.
Infatti, una delle prime apparizioni di un attore importante del
gioco si rivela essere un collegamento molto più articolato che
getta le basi per un seguito cinematografico del film horror. Ecco
come il finale di Until Dawn: fino all’alba (la
nostra recensione) si confronta con il videogioco che lo
ha ispirato e come i momenti finali del film collegano direttamente
i due.
Il dottor Hill è davvero morto
in Until Dawn: fino all’alba?
Il dottor Hill potrebbe essere
più misterioso di quanto chiunque abbia mai sospettato
Uno degli elementi più misteriosi
di Until Dawn è il ruolo del dottor Hill e il suo apparente
legame con il ciclo di morte in cui i protagonisti finiscono
intrappolati. Inizialmente presentato come una figura disponibile
in una stazione di servizio locale, il dottor Hill si rivela
ossessionato dalla ricerca sull’horror e dall’impatto che può avere
sulle persone. Mentre osserva il gruppo da lontano, offre
commenti e persino alcuni consigli su come fuggire dalla casa.
Tuttavia, viene comunque ritratto come una forza antagonista,
piuttosto che come il personaggio moralmente ambiguo che era nel
gioco.
Questo rende la sua apparente morte
per mano di Clover ancora più soddisfacente, poiché diventa vittima
dell’esplosione dell’acqua. Tuttavia, Until Dawn: fino
all’alba non suggerisce necessariamente che il dottor
Hill sia morto per sempre. È del tutto possibile che ora faccia
parte del ciclo della morte e che verrà riportato in vita fino a
quando non riuscirà a fuggire dalla casa. È anche possibile che sia
ancora più direttamente collegato agli elementi soprannaturali di
quanto sembri inizialmente, nel qual caso il collegamento del film
con il gioco originale nei momenti finali del film è ancora più
straziante.
Come la baita innevata ripresa
dalle telecamere del dottor Hill si collega al gioco
I momenti finali del film
suggeriscono che il film e il gioco condividono lo stesso
universo
Nell’ufficio del dottor Hill ci
sono diverse telecamere che rivelano come egli potesse osservare da
lontano la carneficina che si è consumata nel corso del film. Nei
momenti finali di Until Dawn: fino all’alba, le telecamere
si spostano in un nuovo scenario, una baita innevata in montagna.
Questo sembra essere un riferimento diretto al videogioco Until
Dawn, che si svolgeva proprio in quell’ambientazione. Questo
suggerisce che la baita diventerà il prossimo obiettivo degli
esperimenti e delle analisi di Hill, rendendo il film un prequel
diretto del gioco.
È un’idea interessante, poiché
aggiunge anche alcuni nuovi colpi di scena alla trama del gioco. A
parte alcuni nomi dei personaggi e una sorella scomparsa che si
rivela essere diventata un wendigo, il film e le versioni del
gioco di Until Dawn: fino all’alba sono storie molto
diverse. Il dottor Hill appariva nel gioco come personaggio che
parlava al pubblico, oltre che come psichiatra di uno dei
personaggi, Josh. Ancora sconvolto dall’apparente morte delle sue
sorelle, Josh ha anche allucinazioni del dottor Hill durante tutta
la narrazione del gioco.
Il suggerimento del film che il
dottor Hill sia in qualche modo soprannaturale aggiunge un nuovo
livello oscuro a quella rivelazione del gioco, poiché
suggerisce che Hill potrebbe non essere stato solo un frutto
dell’immaginazione di Josh. Allo stesso modo, Hill potrebbe essere
semplicemente apparso davanti a Clover, e non sarebbe nemmeno
l’unico attacco alla percezione che viene effettuato nel film. Il
fatto che Hill discuta delle paure del giocatore durante Until
Dawn: fino all’alba, insieme alle rivelazioni sulla sua
ossessione per i suoi effetti, spinge Hill contro la quarta parete
in modo interessante.
I personaggi di Until Dawn:
fino all’alba sono liberi dal ciclo della morte per
sempre?
Ella Rubin, Michael Cimino, Odessa A’zion, Ji-young Yoo e Belmont
Cameli in Until Dawn – Fino all’Alba – Cortesia di Eagle
Pictures
Alla fine di Until Dawn,
tutti e cinque i membri del gruppo – Clover, Max, Nina, Megan e
Abel – riescono a sfuggire al loop sopravvivendo alla notte e
arrivando all’alba. Dopo aver sfiorato la morte per mano dei
wendigo, essersi liberati dal dottor Hill e aver sfuggito i killer
mascherati nella città distrutta nascondendosi sottoterra, i cinque
raggiungono la loro auto e se ne vanno. Questo suggerisce che i
cinque hanno davvero fatto ciò che nessuno prima di loro era
riuscito a fare, sfuggendo al ciclo della morte.
La cosa interessante del ciclo
della morte in Until Dawn è che in realtà non esisteva nel
gioco che ha ispirato il film. Until Dawn, essendo un
videogioco, permette ai giocatori di annullare facilmente eventi
letali e ripetere determinate azioni, con il risultato che alcuni
personaggi subiscono molte morti durante una partita. Pertanto, non
c’è alcuna tradizione legata al conto alla rovescia della morte,
poiché era inteso come un mezzo per adattare la meccanica naturale
del gioco del respawn. È un’idea creativa, ma non c’è alcuna
indicazione che i ragazzi del film siano ancora intrappolati nel
ciclo della morte.
Come il finale di Until
Dawn: fino all’alba si confronta con i videogiochi
Ella Rubin in Until Dawn – Fino all’Alba – Cortesia di Eagle
Pictures
Il finale del film Until Dawn è
in linea con il miglior finale del gioco
Parte del fascino del gioco
Until Dawn è che si tratta di un approccio molto simile a
un’avventura interattiva in cui il giocatore può scegliere il
proprio percorso narrativo. Le scelte del giocatore influenzano la
trama, con il “Butterfly Effect” del gioco che consente molti
finali possibili. Il finale più felice del gioco è molto simile al
climax del film, con l’intero cast di adolescenti in pericolo che
sfugge ai wendigo che li inseguono. Tuttavia, la natura flessibile
della trama del gioco fa sì che in alcune partite solo pochi
personaggi riescano effettivamente a fuggire.
In Until Dawn, ci sono tre
varianti di finale: uno in cui tutti sopravvivono, molti in cui
alcuni sopravvivono e uno in cui nessuno sopravvive, per un totale
di 256 possibili varianti di questi tre finali.
In altri, nessuno degli adolescenti
riesce a sopravvivere alla trama. Tuttavia, il finale del gioco
presenta due grandi cambiamenti rispetto al film. Il videogioco,
indipendentemente dai sopravvissuti, porta la polizia a indagare
sull’apparente caos allo chalet. Al contrario, il ciclo di morte
che vivono i personaggi principali del film non sembra attirare
alcuna attenzione esterna. C’è anche la presenza di Hill nel film,
che è un personaggio molto più malvagio che nel gioco e che sembra
essere ancora in circolazione dopo la fine della storia.
Come Until Dawn: fino
all’alba prepara un sequel
Until Dawn – Fino all’Alba – Cortesia di Eagle
Pictures
Until Dawn 2 potrebbe essere un
adattamento diretto del gioco originale
La trama principale di Until Dawn,
incentrata su Clover e i suoi amici, viene risolta in modo
abbastanza soddisfacente alla fine del film, con il gruppo che
parte dalla casa completamente unito. Questo suggerisce che non ci
sono molti motivi per tornare sui personaggi, a meno che non
vengano rivelati ulteriori dettagli sul ciclo di morte e sulla sua
portata. Sebbene tutti gli attori siano stati divertenti nei loro
ruoli, i loro archi narrativi all’interno del film e la loro
crescita personale come gruppo sembrano completi alla conclusione
della storia.
L’accenno alla baita innevata
[nel finale di Until Dawn] potrebbe anche preparare il terreno per
un adattamento più diretto del gioco originale, che potrebbe
incorporare il ciclo della morte.
Tuttavia, l’intera struttura e i
momenti finali di Until Dawn gettano le basi per ogni
tipo di sequel o prequel. Sarebbe facile rivisitare qualsiasi
vittima precedente del ciclo della morte, il che potrebbe spiegare
le origini complete dell’assassino mascherato, della strega
decrepita o dei wendigo. Le espansioni del franchise potrebbero
approfondire ulteriormente la tradizione, offrendo una spiegazione
migliore di cosa siano i misteriosi giganti sotto la pioggia.
L’accenno alla baita innevata potrebbe anche preparare il terreno
per un adattamento più diretto del gioco originale, che potrebbe
incorporare il ciclo della morte.
Il vero significato di
Until Dawn: fino all’alba
Il potere dell’amicizia è
abbastanza forte da sconfiggere i cliché dell’horror
Until Dawn è una lettera
d’amore al genere horror nel suo complesso, con il ciclo della
morte che permette ai realizzatori di sbizzarrirsi con diversi tipi
di cliché e archetipi iconici dell’horror. Tuttavia, al centro
della storia (nel gioco e nel film) c’è un sottofondo
sull’importanza dell’amicizia. Nel gioco, i personaggi devono
spesso fare affidamento l’uno sull’altro per sfuggire a situazioni
pericolose o uscirne vivi. Questo è simile al film, dove il rifiuto
di Clover di fuggire dal loop se uno dei cinque muore mostra un
profondo senso di lealtà.
Nonostante i difetti e i momenti di
egoismo dei personaggi, alla fine rifiutano di voltarsi l’uno
contro l’altro e collaborano. Per questo motivo, riescono
effettivamente a sfuggire al ciclo della morte con le loro anime
intatte. È un messaggio sorprendentemente dolce in mezzo a tutto
il sangue e la violenza del film, con il lieto fine per Clover
e i suoi amici che assicura che Until Dawn non
finisca con una nota troppo cupa, anche se suggerisce che l’orrore
di questo mondo non è ancora finito.
Until
Dawn: fino all’alba risolve tutto piuttosto bene
alla fine del film, ma c’è una scena dopo i titoli di coda in
questo film horror? Diretto da David F. Sandberg con una
sceneggiatura di Gary Dauberman e Blair Butler, l’adattamento
dell’omonimo videogioco trascina cinque adolescenti in un ciclo di
morte raccapricciante e rinascita improvvisa mentre cercano di
trovare una via d’uscita dalla loro situazione. Il film è una
lettera d’amore al genere horror nel suo complesso, con un
approccio dark-comico alla sua cupa rivisitazione di Ricomincio
da capo.
Sebbene Until Dawn: fino
all’alba (la
nostra recensione) si concluda con una nota abbastanza
conclusiva, ci sono abbastanza fili conduttori da esplorare che non
sarebbe sorprendente vedere una scena post-crediti che anticipi
altri easter egg o future direzioni per l’universo. Until Dawn:
fino all’alba ha persino una scena che in genere verrebbe
tenuta da parte come scena post-crediti. Tuttavia, il film horror
adotta un approccio leggermente diverso a questo tipo di ritmo.
Until Dawn: fino all’alba non
ha una scena post-crediti
Until Dawn: fino all’alba non
ha scene extra dopo i titoli di coda
Until Dawn: fino all’alba non
include scene aggiuntive alla fine dei titoli di coda, poiché
la scena che avrebbe avuto più senso inserire in quello spazio
appare proprio alla fine del film vero e proprio. Until Dawn
si conclude con una nota abbastanza conclusiva per i personaggi
principali, anche se il mondo non viene spiegato nella sua
interezza. Clover, Max, Nina, Megan e Abel sfuggono al ciclo di
morte e rinascita del film arrivando all’alba, che permette loro di
sfuggire ai mostri, agli assassini e ai misteri che si nascondono
appena sotto la superficie della casa.
Mentre il cast principale cavalca
letteralmente verso un futuro più luminoso, la scena finale del
film torna nell’ufficiodel malvagio dottor Hill, che
sembrava essere morto dopo aver bevuto l’acqua esplosiva. Tuttavia,
le telecamere di sicurezza si riaccendono e si spostano su una
baita innevata nel bosco, apparentemente l’ambientazione del gioco
originale che ha ispirato il film. La risata minacciosa di Hill
suggerisce che è ancora nei paraggi, un’anticipazione di futuri
sviluppi che di solito sarebbe stata inserita nei titoli di coda,
ma che invece è stata aggiunta alla conclusione del film.
Come Until Dawn prepara un
sequel senza usare una scena post-crediti
Until Dawn: fino
all’alba prepara un sequel che è un adattamento più diretto
del gioco originale
Until Dawn: fino all’alba
potrebbe aver chiuso con Clover e il suo gruppo di amici, ma la
sequenza finale del film suggerisce che i pericoli rappresentati
dal dottor Hill non sono ancora finiti. La scena finale
suggerisce che gli eventi del videogioco potrebbero svolgersi nello
stesso universo del film, il che significa che la trama di un
gruppo di adolescenti riuniti in una baita innevata potrebbe essere
il prossimo esperimento di Hill per vedere fino a che punto la
paura e l’orrore possono spingere le persone. Questo potrebbe
preparare il terreno per un sequel di Until Dawn.
Un possibile sequel potrebbe
riportare i personaggi del film per un altro ciclo, o riunire un
nuovo gruppo di personaggi più simili ai loro equivalenti del
videogioco. In entrambi i casi, questo solleva retroattivamente
domande sul ruolo di Hill in quel gioco, in particolare sul
modo in cui appare a Josh come un’allucinazione. Sebbene in
precedenza questo fosse visto come un segno dell’instabilità di
Josh nella storia, il potenziale aspetto soprannaturale del
personaggio solleva nuove domande. Until Dawn non
aveva bisogno di una scena post-crediti, perché si assicurava di
mantenere quel teaser sulle direzioni future nel tempo effettivo
del film.
James Gunn risponde alle voci sul casting di Green
Arrow per l’universo DC. Uno dei progetti più attesi del
capitolo 1 della DCU: “Gods and Monsters” è la serie TV
live-action dedicata a Lanterna Verde, Lanterns,
che finalmente darà ai Cavalieri di Smeraldo una possibilità degna
di un franchise cinematografico di supereroi. Ambientato intorno a
Hal Jordan e John Stewart, Lanterns esplorerà le vicende dei
famosi Green Lanterns alle prese con “un oscuro mistero legato
alla Terra”, mentre indagano su “un omicidio nel cuore
dell’America”.
Un fan ha recentemente chiesto a
Gunn su
Threads “è vero che Garret Dillahunt interpreterà Green Arrow
in Lanterns il prossimo anno, dato che ieri ha pubblicato queste
foto sulla sua Instagram story?”, scatenando le
speculazioni sul fatto che la nuova serie TV Lanterns
potrebbe vedere l’arrivo di Oliver Queen. Non ci è voluto molto
perché il co-CEO della DC Studios mettesse le cose in chiaro,
commentando con quanto segue:
La serie Lanterns, che
dovrebbe debuttare nel 2026 su HBO, è attualmente in fase di
riprese con Kyle Chandler e
Aaron Pierre nei panni di Hal e John, rispettivamente.
Dillahunt è stato scritturato per Lanterns nel novembre 2024
e interpreterà un personaggio di nome William Macon, descritto come
“un uomo ipocrita e complottista che nasconde la sua
ambizione spietata dietro una facciata affascinante e
calcolatrice”.
Cosa significa per la DCU la
smentita di James Gunn su Green Arrow
Sebbene il misterioso post di
Dillahunt sia stato cancellato dopo la sua pubblicazione iniziale,
non sorprende che alcuni abbiano pensato che si trattasse di
un’anticipazione su Green Arrow. Anche se Dillahunt è già entrato a
far parte del cast di Lanterns con un personaggio a cui è
stato assegnato un nome, non è raro che i progetti sui supereroi
scelgano attori con nomi di copertura prima di rivelare chi sono
realmente in una serie o in un film, se gli sceneggiatori si
ispirano ai fumetti originali. Ma considerando come viene descritto
il personaggio di Dillhunt in Lanterns, nulla sembra nemmeno
lontanamente simile a Green Arrow.
Tuttavia, è comprensibile che
alcuni pensino che Green Arrow potrebbe apparire in
Lanterns, dato che Hal e Oliver hanno una famosa amicizia
da supereroi nel canone DC. Dato che la timeline della DCU sta esplorando una versione di Hal che è già
affermato come supereroe in questa timeline, avrebbe senso che i
fan ipotizzino che Oliver venga introdotto in Lanterns come
vecchio amico del personaggio di Chandler. Ma al momento, i fan
della DCU non dovrebbero aspettarsi di vedere Green
Arrow apparire nella serie TV Lanterns.
Dopo
aver trovato gli interpreti di Haymitch e Lenore Dore,
Hunger Games: L’alba sulla mietitura ha ora
aggiunto un altro nome al suo cast per un personaggio importante.
Come riportato da Deadline, Lionsgate ha infatti
annunciato che Mckenna Grace è stata inserita nel
cast nel ruolo di Maysilee Donner, che è l’altro
tributo del Distretto 12 nei cinquantesimi Hunger Games insieme a
Haymitch. In precedenza, Grace era stata ampiamente presente in
vari cast di fan del personaggio.
L’aggiunta di Mckenna Grace al cast
di Hunger Games: L’alba sulla mietitura è di
quelle interessanti. Anche se ha solo 18 anni al momento, l’attrice
ha già partecipato a numerosi progetti cinematografici e televisivi
diversi, avendo iniziato la sua carriera nel 2012 con un ruolo
nella serie Disney XD Crash & Bernstein. In seguito ha
avuto il suo ruolo di punta nel 2017, quando ha interpretato una
bambina geniale al fianco di Chris Evans nel film drammatico
Gifted – Il dono del talento.
Gifted è valso a Mckenna Grace una
nomination come miglior giovane attore/attrice alla 23esima
edizione dei Critics’ Choice Awards. I film successivi di Mckenna
Grace l’hanno vista assumere ruoli ancora più importanti in una
serie di franchise molto noti. Tra questi, la partecipazione ad
Amityville:
Il risveglio, Ready
Player One, Captain Marvel, Annabelle 3, Scoob! e l’imminente Scream
VII, oltre al ruolo di spicco della nipote di Egon
Spengler, Phoebe, in Ghostbusters: Legacy e del suo sequel Ghostbusters:
Minaccia glaciale.
Quello che sappiamo su
Hunger Games: L’alba sulla mietitura
Ambientato durante il Secondo
Quarto, il prequel – basato sull’omonimo romanzo del 2025 di
Suzanne Collins – esplorerà i Giochi a cui
Haymitch ha partecipato. Questo lo colloca 24 anni prima degli
eventi del film Hunger Games. Francis Lawrence, che
ha diretto i precedenti film della saga, è in lizza per dirigere
anche questo nuovo film. “Suzanne Collins è una narratrice
magistrale e la nostra stella polare creativa”, ha invece
dichiarato Adam Fogelson del Lionsgate Motion
Picture Group.
“Non potremmo essere più
fortunati di essere guidati e affidati a una collaboratrice il cui
talento e la cui immaginazione sono così costantemente brillanti.
Sappiamo che i fan di Hunger Games di tutto il mondo saranno
incantati dal punto in cui Suzanne ha concentrato questa prossima
straordinaria storia”.
E ha aggiunto: “Il Secondo
Quarto è leggendario e incombe sulla storia dei Giochi, anche ai
tempi di Katniss Everdeen, un quarto di secolo dopo. Come i fan di
tutto il mondo, attendiamo con ansia questo emozionante ritorno a
Panem”. La Collins ha anche aggiunto: “Fin dall’inizio, la
Lionsgate è stata una casa e un partner meraviglioso per il
franchise di Hunger Games, e sono molto entusiasta di collaborare
con Adam e il team mentre portiamo questa prossima storia nelle
sale nel 2026”.
Per quanto riguarda il cast, ad oggi
sono certi Joseph Zada come protagonista nel ruolo
del tributo al Distretto 12 Haymitch Abernathy,
mentre Whitney Peak interpreterà la sua fidanzata
Lenore Dove Baird. Mckenna Grace ricoprirà invece
il ruolo di Maysilee Donner, che è l’altro tributo
del Distretto 12 nei cinquantesimi Hunger Games insieme a
Haymitch
The Hunger Games: Sunrise On
The Reaping arriverà nelle sale il 20 novembre 2026.
Ali Larter, protagonista di
Landman,
condivide nuove foto dal set mentre continuano le riprese della
seconda stagione. Creata dal genio di Yellowstone Taylor Sheridan, la serie di
successo della Paramount+ è stata trasmessa per la prima volta lo
scorso novembre, introducendo
Billy Bob Thornton nei panni di Tommy Norris, un dirigente
addetto alla gestione delle crisi presso la M-Tex, una compagnia
petrolifera del Texas. La prima stagione è stata un successo sia di
pubblico che di critica, portando alla conferma che Landman 2 è in arrivo, con Larter che tornerà nei panni
dell’ex moglie di Tommy, Angela Norris, insieme a una serie di
altri personaggi della prima stagione.
In un nuovo post su Instagram,
Larter ha
condiviso cinque nuove foto dal set della seconda stagione di
Landman. La prima immagine mostra Larter seduta
su una gru a braccio con un vestito colorato, mentre la seconda
mostra Thornton con indosso una giacca in una camera da letto piena
di membri della troupe. La quarta immagine mostra Larter seduta
accanto a Michelle Randolph e Thornton, mentre la seguente mostra
Larter in posa con l’attore James Jordan, che interpreta Dale, e
l’attore Jacob Lofland, che interpreta Cooper. Infine, alla fine
del carosello c’è una foto di Larter e Randolph insieme in
macchina. Guarda il post di Larter qui sotto:
Sfortunatamente, è difficile
discernere qualsiasi punto importante della trama dall’ultima serie
di immagini, ma ciò conferma che il lavoro è in corso per riportare
rapidamente la serie dopo il finale
della prima stagione di Landman. Il finale è andato in onda
il 12 gennaio, seguito dal rinnovo della seconda stagione a marzo.
Con le riprese attualmente in corso, il pubblico può
probabilmente aspettarsi Landman stagione 2 in anteprima
alla fine del 2025 o all’inizio del 2026, anche se non è stato
ancora annunciato nulla.
La velocità con cui la Paramount ha
messo in produzione la seconda stagione di Landman dimostra
quanto grande sia stato il successo della serie.
Su Rotten Tomatoes, la
serie ha ottenuto un rispettabile punteggio del 78% da parte della
critica. Anche se il punteggio Popcornmeter, basato sul gradimento
del pubblico, è più basso, solo il 62%, l’audience della serie è
stata comunque ottima. A dicembre è stato annunciato che
Landman era diventata la serie originale Paramount+ più
vista di tutti i tempi, con 14,9 milioni di famiglie che hanno
guardato lo show nelle prime quattro settimane di
disponibilità.
Il
prossimo film di Martin Scorsese potrebbe essere stato
svelato grazie a un nuovo aggiornamento sulle riprese da parte di
Dwayne Johnson. Nel febbraio 2025, è stato
riferito che l’ottantaduenne regista stava sviluppando un film
drammatico senza titolo descritto come una sorta di
Goodfellas incontra The Departed ambientato alle
Hawaii, con
Dwayne Johnson, Leonardo DiCaprio ed Emily Blunt nel cast. Il progetto avrebbe
scatenato un’aggressiva guerra di offerte tra diversi studi
cinematografici, con la 20th Century Studios della Disney che
sembrava averla spuntata. Tuttavia, Scorsese ha molti film in
cantiere, quindi non è chiaro quale sarà il suo prossimo
progetto.
Ora, il prossimo film di Scorsese
potrebbe essere stato appena svelato. Durante una recente
apparizione al The Pat McAfee Show, Dwayne Johnson ha condiviso un
aggiornamento sulle riprese del film senza titolo di Scorsese
ambientato alle Hawaii, dicendo che sarà girato entro il
prossimo anno. L’attore ha anche espresso il suo entusiasmo per
il fatto di recitare in una potente storia di gangster mai
raccontata prima, diretta da Scorsese, che è stato profondamente
ispirato dalla sua profondità culturale e dai temi del recupero del
patrimonio culturale. Leggi i suoi commenti completi o guarda il
video qui sotto:
Abbiamo dato il via al progetto.
Abbiamo chiamato Scorsese e abbiamo avuto un incontro con lui, gli
abbiamo presentato l’idea e lui l’ha adorata. È rimasto sbalordito
dal fatto che questa storia non fosse mai stata raccontata… L’idea
di raccontare questa storia con Scorsese; nessuno fa film di
gangster meglio di Martin Scorsese. È il migliore in assoluto. È
sul Monte Rushmore insieme ai grandi registi.Nessuno lo fa
meglio di lui. Ma penso che ciò che lo ha davvero stimolato in
questo progetto sia l’idea di un uomo che si ribella: sì, un
gangster, sì, un padrino, e sì, spietato, ma che si ribella anche
per rivendicare ciò che gli è stato rubato, ovvero la cultura e la
terra.
Cosa significa questo per il
prossimo film di Martin Scorsese
Da quando Killers of the Flower Moon è
uscito nelle sale nell’ottobre 2023, Martin Scorsese ha esplorato una serie
di possibilità per il suo prossimo film, a partire da A Life
of Jesus, basato sul libro di Shūsaku Endō, e da un film
biografico su Frank Sinatra con DiCaprio, entrambi i quali
avrebbero incontrato degli ostacoli. Più recentemente, il film
Devil in the White City sarebbe stato ripreso dalla 20th
Century Studios, seguito da un adattamento di Gilead in fase
di sviluppo presso la Apple, con Scorsese e DiCaprio impegnati
nella regia e nella recitazione di entrambi.
Tuttavia, considerando i commenti
di Dwayne Johnson, sembra che il film poliziesco ambientato alle
Hawaii sarà il prossimo film di Scorsese. Secondo quanto
riferito, il progetto ha scatenato una guerra di offerte a cinque
tra diversi studi, tra cui Amazon, Apple, Warner Bros. e Netflix, con la 20th Century Studios della Disney che
sembra aver avuto la meglio alla fine. Ora, se le riprese
inizieranno entro il prossimo anno, come afferma Johnson, il film
potrebbe uscire alla fine del 2026 o all’inizio del 2027.
Sono state rilasciate le prime
immagini di The Thursday Murder Club, che mostrano
Helen Mirren,
Ben Kingsley e
Pierce Brosnan alle prese con un’indagine nel prossimo
thriller Netflix.
Il film uscirà il 28 agosto. Con un cast stellare composto da
alcuni dei migliori attori britannici, il film è il primo
adattamento cinematografico della serie di romanzi The Thursday
Murder Club di Richard Osman e sarà diretto da Chris Columbus,
regista di Harry Potter e la pietra filosofale. A pochi mesi
dall’uscita del film, Netflix ha rivelato alcuni dettagli sul progetto, tra
cui alcune immagini.
Secondo Netflix Tudum, sono state pubblicate le prime immagini
del film, con l’immagine principale che mostra Elizabeth Best
interpretata da Mirren, Ron Ritchie interpretato da Brosnan e
Ibrahim Arif interpretato da Kingsley in posa pensierosa,
insieme a Joyce Meadowcroft interpretata da Celia Imrie. Le altre
immagini mostrano diverse scene del film, tra cui una con
Elizabeth, Ron e Ibrahim in piedi accanto a una lavagna con degli
indizi. Un’altra immagine è una ripresa notturna di Elizabeth che
guarda qualcosa con una torcia in mano, mentre l’ultima immagine
mostra Ibrahim e Joyce in piedi ai lati di Naomi Ackie nei panni
dell’agente Donna De Freitas. Guarda le immagini qui sotto:
Cosa significa questo per The
Thursday Murder Club
Un cast forte e una trama
avvincente dovrebbero rendere questo film un classico di
Netflix
Con un cast stellare costellato da
grandi attori che include anche David Tennant, Richard E. Grant,
Paul Freeman e Jonathan Pryce, The Thursday Murder Club ha
sicuramente un talento forte. Il cast del film, combinato con la
trama avvincente e intelligente del giallo, potrebbe renderlo un
classico Netflix istantaneo. Le immagini mostrano
un’ambientazione colorata e realistica, piena di personaggi
chiaramente unici e diversi, e ci sono buone possibilità che il
film rimanga il più fedele possibile al materiale originale.
I film gialli sono tornati di moda,
con il successo degli adattamenti di Poirot di Kenneth Brannagh e
il sequel Knives Out 3, previsto per il prossimo anno, che si
preannuncia un successo. Netflix ripone grandi speranze in The
Thursday Murder Club e, considerando che Osman ha già
scritto quattro romanzi della serie, c’è sicuramente spazio per
adattare tutti i libri e creare un forte franchise di gialli
per la piattaforma. La forza del materiale ha contribuito in modo
determinante ad attirare i migliori talenti nel film, il che fa ben
sperare per il futuro del franchise.
Perché e dove Max Rockatansky se ne
va alla fine di Mad Max: Fury Road? È questa la
domanda che ci poniamo arrivati alla fine del film diretto
da George Millere
interpretato da Tom Hardy. Il film (qui
la recensione) inizia con il protagonista che rivela al
pubblico che fugge sia dai vivi che dai morti. Nel momento
culminante, però, ha legato con un gruppo di rivoluzionari guidati
dalla volitiva Imperatrice Furiosa (Charlize
Theron). Max svolge con lei un ruolo importante nel
rovesciare il leader della Cittadella Immortan Joe
(Hugh Keays-Byrne) e in teoria potrebbe vivere
come un re, se lo desiderasse. Invece, intraprende rapidamente un
nuovo viaggio. In questo articolo, esploriamo proprio il
significato di questo finale.
Perché Max non rimane alla
Cittadella alla fine di Fury Road
Alla fine del film, la speranza è
stata ripristinata per la gente del posto e sia Max che Furiosa
sono stati redenti grazie alle loro azioni eroiche. Anche Max sente
un senso di responsabilità dopo aver usato il suo sangue per
salvare Furiosa. Tuttavia, Max non può sfuggire al suo passato, che
è allo stesso tempo una maledizione e un rimedio, e quindi se ne
va. Il personaggio di Hardy ha bisogno di vagare in questo mondo da
solo, perché non conosce altro modo per sopravvivere. Ci sono due
ragioni fondamentali per cui Max si allontana dalla Cittadella alla
fine di Mad Max: Fury Road. Uno è tematico e
l’altro è che non rimane nella cittadella semplicemente per
permettere potenziali storie future.
Ai fini della narrazione, Max se ne
va perché così continua la leggenda del personaggio. Inizialmente
Miller aveva pensato a una storia di redenzione per lui, almeno se
Mel Gibson avesse accettato di riprendere il
suo ruolo. Dopo gli eventi dei primi tre film, Mad Mad:
Fury Road era strutturalmente progettato per iniziare con
il caos e finire con il ritrovamento del protagonista. Ma poiché il
film del 2015 è essenzialmente una nuova storia di Mad Max con un
nuovo protagonista, quindi ha senso che Hardy si allontani e che si
prepari così per nuove avventure. Dal punto di vista narrativo, il
fatto che Max non trovi una soluzione si adatta al trauma del suo
passato e al fatto che non troverà mai la felicità a causa di
esso.
Tom Hardy in Mad Max: Fury Road. Cortesia di Warner
Bros.
Mad Mad: Fury Road
include anche una scena eloquente verso la fine che implica che Max
non ha effettivamente perso la testa, un concetto di cui il
personaggio di Hardy parla nei minuti iniziali. Dopo aver salvato
Furiosa, Max ricorda che in precedenza si era rifiutato di dire il
suo nome (forse perché non riusciva a ricordarlo), ma poi dice con
calma: “Mi chiamo Max… questo è il mio nome”. Il momento
si presenta come un gesto gentile – un “grazie” – ma in realtà è
un’epifania personale per il personaggio che abbraccia la sua
identità, anche se per poco. Tragicamente, Max sa che Furiosa avrà
pace una volta guarita, mentre lui è destinato a vagare per la
Terra Desolata come un Uomo senza Nome a causa del suo passato.
Cosa ha detto George Miller sul
finale di Fury Road
Il finale del film è dunque stato
sorprendentemente profondo, considerando che si tratta di una
pellicola d’azione post-apocalittica è che è stata commercializzata
in gran parte come un’esperienza di visione ad alto tasso di
spettacolarità. Parte del motivo per cui la rivitalizzazione del
franchise ha avuto così tanto successo, tuttavia, è dovuto al fatto
che la storia aveva un messaggio centrale e una complessità emotiva
da abbinare alle immagini sbalorditive. Sebbene il finale di
Mad Max: Fury Road possa aver lasciato alcuni
spettatori con delle domande, il regista George
Miller è stato chiaro sulle sue intenzioni e sul messaggio
centrale che voleva trasmettere durante i momenti finali.
Durante un’intervista del 2020,
Miller ha riflettuto sul finale di Mad Max: Fury
Road. Ha spiegato che l’elemento tematicamente importante
non era la partenza di Max dalla Cittadella, ma la permanenza di
Furiosa. Il regista ha rivelato che, per lui, il finale è l’inizio
di un nuovo capitolo sia per Furiosa che per la Cittadella stessa,
e che il tema centrale è quello dell’incertezza e della natura
ciclica degli eroi che prima o poi diventano i cattivi della storia
di qualcun altro: “Una parte di me vorrebbe che lei [Furiosa]
spingesse il mondo verso un futuro più equo. Non dico verso
un’utopia, perché il mondo è già stato distrutto. Il luogo a cui
aspirava era più utopico.
“Ma nella Cittadella poteva
anche girarsi dall’altra parte… Credo che sia troppo intelligente
per cadere in questa trappola. L’ha già visto con l’Immortan Joe.
Credo che abbia subito lo stesso processo. Probabilmente era un
personaggio eroico ai suoi tempi“. Ha poi aggiunto:
“[Joseph] Campbell diceva che la solita storia è che l’eroe di
oggi diventa il tiranno di domani. L’eroe è l’agente del
cambiamento, e fondamentalmente rinuncia all’interesse personale
per ottenere un bene comune… Succede quindi che si ama troppo ciò
che si è costruito o salvato, e si diventa saldi. Si diventa
ortodossi. Sviluppi il dogma e poi, fondamentalmente, devi
proteggerlo“.
Quindi, anche se Max che lascia la
Cittadella alla fine di Mad Max: Fury Road ha
un’importanza tematica per il suo personaggio, non è il momento più
importante per quanto riguarda la storia in generale, almeno per
come la vede il regista George Miller. L’importanza tematica del
fatto che Furiosa sia diventata il nuovo sovrano della Cittadella è
poi stata rafforzata, ovviamente, anche dall’uscita del prequel
Furiosa: A Mad
Max Saga nel 2024. Film nel quale si raccontano le
origini di questo personaggio, il suo arrivo alla Cittadella, il
suo rapporto con Immortan Joe e il principio della rivoluzione che
si vedrà poi nel film del 2015.
Il vero significato del finale di
Mad Max: Fury Road
Sebbene ci siano dunque molte
sfumature tematiche in molti aspetti del finale di Mad Max:
Fury Road quando si tratta di elementi come Max che lascia
la Cittadella e Furiosa che affronta scelte difficili per il suo
futuro di leader, c’è anche un significato più semplice. Il finale
del film è in definitiva una storia di liberazione. Lavorando
insieme, Max e Furiosa liberano la popolazione della Cittadella dal
dominio tirannico di Immortan Joe. Liberano gli assetati occupanti
dalla dottrina sconsiderata di Joe e dalla sua visione dogmatica
secondo cui la dipendenza dall’acqua sarà la rovina di coloro che
egli governa.
In contrapposizione ai temi
complessi degli archi dei personaggi di Furiosa e Max, la storia
stessa ha quindi un messaggio relativamente semplice. Immortan Joe
rappresenta lo stesso tipo di ortodossia e di mentalità egoistica
che ha portato il mondo a diventare la landa apocalittica in cui si
trova la Cittadella. Sconfiggendo Joe, Max e Furiosa dimostrano che
il primo dei due si sbagliava e che la speranza esisterà sempre,
nonostante il pugno di ferro di figure come Immortan Joe faccia
sembrare il mondo senza speranza.
Il film Ender’s
Game (qui
la recensione) è uscito all’apice della moda della fantascienza
distopica per giovani adulti, in mezzo a titoli come Hunger Games e Maze Runner, ma ha un finale molto più cupo di altri
film di fantascienza. Ambientato in un
futuro in cui gli esseri umani si stanno preparando per un attacco
da parte della razza aliena nota come Formic, il
film del 2013 è incentrato sul talentuoso studente dell’accademia
militare Andrew “Ender” Wiggins (Asa
Butterfield) che diventa parte di una più ampia guerra
intergalattica. Basato sull’omonimo romanzo di culto di
Orson Scott Card, è anche una storia di crescita,
in quanto analizza l’evoluzione di Ender da bambino dotato a
potenziale salvatore del pianeta.
Come il romanzo, anche
Ender’s Game si conclude con uno scioccante colpo
di scena. Ma per entrare nello specifico del finale, gli spettatori
devono rivedere la storia fantascientifica che il film stabilisce
all’inizio. I Formic sono diventati il principale nemico della
Terra dopo averla invasa, uccidendo milioni di persone. Tuttavia,
quando il capitano Mazer Rackham (Ben
Kingsley) si sacrificò facendo schiantare la sua nave
contro il mondo dei Formic, la pace fu ristabilita sulla Terra.
Tuttavia, anche allora gli umani si prepararono a un contrattacco,
reclutando giovani cadetti spaziali come Ender.
Come fa Ender a distruggere
accidentalmente i Formic?
Nel corso di Ender’s
Game, Ender non viene quasi mai coinvolto in un vero e
proprio combattimento. Invece, lui e i suoi giovani compagni
vengono addestrati a combattere i Formic attraverso elaborati
programmi di simulazione ultra-realistici. Anche se è sottoposto
agli stessi esercizi di addestramento degli altri studenti
dell’accademia, i superiori in Ender vedono un potenziale speciale
fin dall’inizio, come si evince dal trattamento riservatogli dal
colonnello Hyrum Graff (Harrison
Ford). Graff e altri comandanti della flotta
supervisionano quella che Enders ritiene essere la sua prova
finale. Questo gli impone di conquistare il mondo dei Formic, anche
se i Formic sono più numerosi.
Sempre attento alla strategia
piuttosto che alle emozioni, Ender esorta allora i membri della sua
flotta a sacrificarsi, purché il dispositivo MD (Molecular
Detachment) possa esplodere sul pianeta Formic. Alla fine di
Ender’s Game, Ender riesce a portare a termine la
sua missione e a spazzare via la razza dei Formic, ma scopre che i
comandanti lo hanno manipolato facendogli credere che tutto questo
fosse una simulazione. Lo sterminio dei Formic è invece avvenuto
davvero in tempo reale. Il tradimento che Ender, stordito, si trova
ad affrontare è il segnale della perdita dell’innocenza nella sua
vita di adolescente. Per quanto Ender fosse idealista, non ha mai
avuto l’intenzione di diventare un assassino di pianeti.
Può Ender salvare la società dei
Formic?
Pieno di sensi di colpa, Ender rende
evidente il suo disappunto nei confronti dei suoi superiori. Quando
alla fine viene abbattuto con dei tranquillanti, riesce a
comunicare con la Regina Formica attraverso un sistema di mente
alveare. In realtà, come suggerisce il romanzo originale, i Formic
hanno invaso la Terra solo perché ritenevano che un pianeta senza
una mentalità alveare non avrebbe avuto specie senzienti. Anche se
le azioni di Ender uccidono i Formics, la loro regina riesce a
comunicare mentalmente con Ender nei suoi ultimi momenti. Sebbene
inizialmente voglia ucciderlo, il senso di colpa di Ender le fa
cambiare idea.
Invece, la regina guida Ender verso
una struttura formica abbandonata dove si trova un uovo che lei
stava proteggendo. È da questo momento che Ender scopre le sue
nuove responsabilità. Ora che la guerra tra i Formic e gli umani è
terminata, Ender viene promosso ad ammiraglio, gli viene concessa
una nuova nave e gli viene data piena libertà di fare ciò che
vuole. Ender sfrutta perfettamente la sua libertà per avventurarsi
nello spazio profondo con l’intenzione di fondare una nuova colonia
che darà essenzialmente il via alla rinascita della specie. In
questo senso, il finale di Ender’s Game si rivela
ironico e allo stesso tempo offre al suo protagonista una certa
redenzione.
Ender è un personaggio più cupo nel
romanzo, almeno fino al suo finale. Le prepotenze che subisce da
parte di Peter e di altri, insieme al suo atteggiamento generale
volto a conquistare le persone, mettono a dura prova il suo
carattere. Quando compie 11 anni, Ender ha già ucciso i bulli Bonzo
e Stilson. Questa sconvolgente perdita di innocenza lo trasforma
quasi in un antieroe, prima che la battaglia finale gli faccia
cambiare idea. Ritraendo Ender come un personaggio compassionevole
fin dall’inizio, invece, il film minimizza l’impatto del finale.
Ender prova rimorso, ma non è in contrasto con la sua personalità
come nel libro.
Per coloro che hanno letto il
romanzo del 1985, il finale del film di Ender’s
Game potrebbe quindi risultare attenuato e asettico.
Tuttavia, la conclusione è più carica di emozioni e più cupa di
altri film di fantascienza per ragazzi dell’epoca. Il fatto che
l’ultima missione di Ender non fosse una simulazione potrebbe
addirittura scioccare gli spettatori che non conoscono il materiale
di partenza. È interessante notare che questo colpo di scena finale
è anticipato dalla locandina di Ender’s Game, che riporta il testo
“Questo non è un gioco”. Questo slogan riassume
perfettamente l’arco narrativo di Ender nel film, che si era
dilettato in giochi simulati per poi affrontare la realtà in modo
inaspettato.
Da questo punto di vista, il film
attraverso il genere della fantascienza distopica si pone quindi
anche come monito nei confronti di quella che è una vera e propria
anestetizzazione nei confronti della guerra e dei suoi orrori.
L’addestramento a cui Ender si sottopone ricorda infatti quello dei
piloti di droni, i quali uccidono senza essere sul luogo e
avvertono quindi una certa sconnessione nei confronti di quello che
stanno facendo, quasi con l’idea di giocare ad un videogioco che
però ha effetti nella realtà. Da questo punto di vista,
Ender’s Game richiama dunque alla
responsabilità nei confronti delle proprie azioni e a distinguere
tra ciò che è un gioco e ciò che non lo è affatto.
Il finale di The Father – Nulla è come sembra (qui
la recensione) è un viaggio tortuoso ed emozionante che lascia
il film su una nota straziante. Il film è stato il debutto alla
regia di Florian Zeller ed è
caratterizzato da un’interpretazione magistrale di Anthony Hopkins (che ha per questo ruolo vinto
il suo secondo Oscar), oltre che da una sceneggiatura sapientemente
congegnata da Zeller, la cui regia conferisce poi al film una
prospettiva che richiama le complesse opere d’arte di M.C.
Escher. Ma la storia dell’acclamato film del 2020 inizia
nel 2012 con la prima di Le Père.
Questa pièce ha procurato a Zeller
un ampio successo di critica nella comunità teatrale. Ha poi
riscritto il ruolo del protagonista, Anthony, appositamente per
Hopkins, ritenendolo il “più grande attore vivente”. Nel film, la
figlia dell’anzinao, Anne (Olivia
Colman), sta cercando di trovare una soluzione di
assistenza a lungo termine per il suo ostinato ma spesso confuso
genitore. The Father – Nulla è come sembra è
infatti raccontato in soggettiva dal punto di vista di Anthony,
influenzato dalla sua progressiva demenza senile, facendo sì che
alcuni fatti sembrino cambiare nel corso della narrazione. Queste
frustrazioni culminano nella scena finale.
Cosa succede nella scena finale del
film?
Alla fine di The Father –
Nulla è come sembra, l’appartamento di Anthony ha
raggiunto la fine delle sue diverse iterazioni ed è diventato una
casa di riposo, dove viene assistito dall’infermiera
Catherine (Olivia Williams) e dal
suo assistente Bill (Mark
Gatiss). Il film, però, fa interpretare agli attori più
personaggi come rappresentazione tematica della demenza. Questi
custodi sono volti che Anthony ha già visto in passato, avendo
percepito la figlia e il genero come somiglianti a Catherine e Bill
in un momento o nell’altro. Nella scena finale, è chiaro che la
presa di Anthony sulla realtà è scivolata fino al punto in cui non
riesce più a stabilire quali dei suoi ricordi sono reali e quali
invece falsi.
In una scena emotivamente straziante
che costituisce il culmine del film, Anthony ricorda sua madre e
improvvisamente desidera tornare a casa mentre le lacrime lo
sommergono. Confida a Catherine che sente di “perdere tutte le
foglie” nel suo crepuscolo. Mentre piange tra le braccia di
Catherine, lei lo tranquillizza e gli dice che presto non si
ricorderà più di queste cose spiacevoli, che più tardi andranno a
fare una passeggiata e che tutto andrà bene. Alla fine del film, la
macchina da presa si avventura quindi fuori dalla finestra,
osservando gli alberi le cui foglie frusciano al vento. È un
momento straziante e personale del film che eleva gli aspetti
emotivi della storia del suo personaggio.
Cos’è reale e cosa no in
The Father – Nulla è come sembra
A causa della qualità soggettiva e
labirintica di The Father – Nulla è come sembra, è
facile chiedersi cosa sia realmente accaduto ad Anthony e cosa
abbia immaginato o erroneamente messo insieme nella sua mente. Il
film mette l’anziano in primo piano, invitando il pubblico a
empatizzare con lui in un modo che rispecchia la sensazione del
personaggio di essere vittima di ciò che lo circonda. Spesso
sbaglia a ricordare i volti, in particolare Anne come Catherine e
Paul come Bill. In un’inquadratura, viene soffocato da Anne nel
sonno. In un’altra scena, Paul lo aggredisce fisicamente.
In un’altra ancora, Anthony scopre
che la figlia e il genero parlano male di lui, per poi unirsi a
loro, andarsene e tornare allo stesso scenario in cui si era
imbattuto. Certamente, come minimo, il soffocamento è stato
immaginato, visto che poi è ancora vivo. Ciò enfatizza però il
senso di vulnerabilità che Anthony prova per mano di Paul, che
molto probabilmente lo ha schiaffeggiato e ha parlato
sfacciatamente contro di lui. C’è poi la questione della visita di
mezzanotte con la figlia più giovane, Lucy. È
implicito che la ragazza ha avuto un grave incidente e
probabilmente è deceduta.
Anthony, non riuscendo a
ricordarsene, tira continuamente fuori l’argomento, soprattutto per
quanto la sua più recente badante le assomigli. In una delle scene
successive, il padre esplora l’appartamento e scopre che è
diventato un ospedale, dove trova Lucy, insanguinata e con un
tutore, distesa in un letto con ogni sorta di macchinario medico
intorno a lei. All’improvviso si sveglia da quello che era un sogno
o un ricordo e si ritrova nella sua struttura di assistenza, dove
trascorrerà il resto del film.
Il fatto che Lucy sia deceduta ha
senso, considerando l’emozione che Anthony prova nel ricordarla.
Inoltre, il trattamento che riserva alla figlia vivente, Anne, è
duro, come se fosse arrabbiato con lei per essere sopravvissuta
mentre la figlia favorita non c’è più. Questi momenti sono molto
gravi, anche se si può dire che Anne è allo stremo delle forze per
prendersi cura del padre, che spesso è crudele con lei a causa
della sua demenza, ma anche del suo risentimento di fondo nei
confronti di lei e di ciò che è accaduto a Lucy.
Anthony muore alla fine del
film?
Nel momento in cui viene affidato a
una casa di riposo, la comprensione di Anthony del mondo che lo
circonda si è deteriorata al punto da richiedere un monitoraggio
costante. Nonostante l’ovvia destinazione di un film incentrato su
un genitore affetto da demenza, l’ultima scena non termina con
un’inquadratura di Anthony che si allontana pacificamente
nell’aldilà, ma con gli alberi fuori dalla sua stanza. Sebbene il
suo destino sia ormai determinato, l’ultima scena ha molto di più
da dire sulla sua situazione finale che non semplicemente sulla sua
vita o sulla sua morte.
Il vero significato del finale di
The Father – Nulla è come sembra
È difficile trovare
un’interpretazione positiva in una storia il cui soggetto è
fondamentalmente terminale come quella di The Father –
Nulla è come sembra, ma Zeller riesce a sostenere il
significato del film con l’aiuto di una metafora. Mentre Catherine
consola un Anthony sconvolto e disconnesso, gli dice che anche se
attualmente sta soffrendo sotto il peso della sua fine,
fortunatamente la sua demenza significa non ricordare neanché la
sua sofferenza. Invece di lottare contro la vecchiaia o di trovare
un ovvio finale affermativo in cui la figlia rimane con lui fino
alla fine, Zeller affronta la demenza momento per momento, con
Catherine che incoraggia Anthony a concentrarsi su ciò che è
immediato per lui.
È interessante anche il modo in cui
Il padre affronta i ricordi, con Anthony che si perde per lo più
nei momenti che gli hanno procurato dolore emotivo: è spesso
terrorizzato, con il cuore spezzato, con la paura di essere
attaccato a causa della sua confusione o di sentirsi fuori posto.
In questo senso, il significato del film è profondo per il modo in
cui esplora la demenza come un viaggio labirintico nella mente di
chi ne è affetto. Alla fine, l’albero ha ancora le sue foglie, e
forse questa è la dichiarazione più ottimistica sulla condizione di
Anthony. Ha vissuto una vita indipendentemente dal fatto che fosse
considerata buona o cattiva (o entrambe le cose), e le foglie
dell’albero indicano la crescita e la fioritura della vita, che va
avanti nonostante tutto.
La scena finale del film spiegata
dal regista
Nel corso di un’intervista, Zeller
ha parlato in particolare del lavoro svolto con Hopkins e Olivia
Colman nella scena finale e della sua importanza. Poiché l’intera
storia è imperniata su questo finale, Zeller spiega: “abbiamo
girato quella scena in modo un po’ nervoso, anche perché sapevamo
che le emozioni che dovevamo raggiungere erano crude, brutali,
veritiere e non facili da ottenere. È stato un momento molto
intenso per noi“. Zeller ha anche chiesto agli attori di non
fare prove, in modo da poter raggiungere i momenti emotivi con la
macchina da presa.
Quando Colman lascia il film e
Anthony ha il suo crollo finale, la battuta che pronuncia sul
“perdere tutte le mie foglie” è stata una parte
fondamentale per Zeller. Proprio come l’infermiera non capisce cosa
Anthony stia dicendo con questa battuta, Zeller ammette di averla
scritta come una battuta che non significa nulla, ma allo stesso
tempo il pubblico avrebbe capito esattamente cosa Anthony sta
cercando di comunicare. Ha spiegato che la battuta doveva
riassumere ciò che l’intera esperienza del film avrebbe dovuto
essere per il pubblico: “Non capisci cosa sta succedendo e allo
stesso tempo, su un altro livello, emotivamente, capisci
tutto”.
Dopo alcune speculazioni circolate
online negli scorsi giorni,
ComicBook ha ora potuto confermare che il prossimo capitolo
della lunga
saga di Mission: Impossible con Tom Cruise –
intitolato Mission:
Impossible – The Final Reckoning– sarà il più
lungo di tutti gli otto film, con una durata di 2 ore e 49
minuti. Contestualmente, Paramount
Pictures – lo studio che produce il film – ha diffuso
i character poster ufficiali, con i principali protagonisti del
film. Li si può ritrovare nel post Instagram dell’account ufficiale
qui riportato:
Mission:
Impossible – The Final Reckoning, ottavo capitolo
della
saga, riprenderà dal drammatico cliffhanger lasciato da
Mission: Impossible – Dead Reckoning (qui
la recensione), e potrebbe essere la fine di Ethan Hunt
(Tom
Cruise) I dettagli sulla storia di quello che era
originariamente intitolato Mission: Impossible – Dead Reckoning
Parte Due sono ancora perlopiù coperti da segreto, e ci sono
state molte speculazioni su cosa potrebbe fare la star Tom
Cruise per superare le incredibili imprese compiute
interpretando l’agente dell’IMF Ethan Hunt. Dal momento che il
franchise è già stato una montagna russa di colpi di scena e di
azioni che sfidano la fede, le aspettative per questo ottavo
capitolo sono alte.
Il cast di Mission:
Impossible – The Final Reckoning include molti nomi che
ritornano dal cast del precedente film, a partire da Tom Cruise, ancora una volta nei panni della
superspia internazionale Ethan Hunt. Anche Simon
Pegg e Ving Rhames
torneranno, rispettivamente, nei panni di Benji e
Luther, due dei più stretti amici e fidati
consiglieri di Hunt. Tra gli altri membri del cast del nuovo film
figurano anche Vanessa Kirby nel ruolo della Vedova
Bianca ed Esai Morales nel ruolo del
nuovo cattivo Gabriel, un’oscura figura del
passato di Ethan.
Nonostante Mission:
Impossible – Dead Reckoning si sia concluso con
l’apparente assissinio di Paris, l’interprete
Pom Klementieff ha confermato il suo ritorno
per Mission: Impossible – The Final Reckoning.
Rolf Saxon tornerà a sua volta nel franchise,
riprendendo il ruolo dell’analista della CIA William
Donloe dal film originale del 1996. Donloe è stato visto
l’ultima volta degradato dal Kittridge di Henry
Czerny – che tornerà nel nuovo film – e riassegnato a una
sottostazione polare in Alaska per il pasticcio di Langley.
Confermato anche il ritorno di
Hayley Atwelle Angela
Bassett.
La data di uscita di
Mission: Impossible – The Final Reckoning è
fissata al 22 maggio 2025. La prima era stata
precedentemente fissata per il giugno 2024, ma è stata posticipata
di quasi un anno dalla Paramount per via degli scioperi degli
sceneggiatori e degli attori verificatisi e che hanno rallentato i
lavori. Quando il film uscirà in sala, saranno passati 29 anni
dall’uscita dell’originale Mission: Impossible, che si
colloca tra i franchise d’azione più longevi di sempre. Come
Dead Reckoning e i due precedenti film della saga, anche
l’ottavo capitolo sarà scritto e diretto da Christopher
McQuarrie, storico collaboratore di Cruise.
L’attrice di I
Fantastici Quattro: Gli Inizi, Julia
Garner ha parlato della possibilità di uno spinoff di
Silver Surfer nel Marvel Cinematic Universe. La
Garner ha infatti recentemente parlato con
Entertainment Weekly del suo debutto nel prossimo film del
MCU e del futuro della sua Silver
Surfer. Dato che il settimanale ha ricordato che da tempo si parla
di uno spinoff su tale personaggio, per esplorarne le origini, alla
Garner è stato chiesto se sarebbe interessata a recitare un
progetto su
Shalla-Bal dopo che avrà fatto il suo debutto in tale
ruolo.
“Al cento per cento, mi
piacerebbe farlo. Silver Surfer è un personaggio così forte, e mi
sembra che sia così raro essere presentati con un qualche tipo di
mistero al giorno d’oggi. Quindi, qualsiasi tipo di energia come
quella sullo schermo, so che voglio vederla, quindi sarebbe
fantastico se accadesse”, ha affermato Julia
Garner. Naturalmente, data l’importanza di un personaggio
come Silver Surfer, è difficile credere che i Marvel Studios non lo utilizzino più dopo
I
Fantastici Quattro: Gli Inizi, per cui sarà
interessante scoprire qualcosa di più sul destino di questo
personaggio.
Il film I
Fantastici Quattro: Gli Inizi è atteso al cinema il
25 luglio 2025. Come al solito con
la Marvel, i dettagli
della storia rimangono segreti. Ma nei fumetti,
i Fantastici Quattro sono astronauti che
vengono trasformati in supereroi dopo essere stati esposti ai raggi
cosmici nello spazio. Reed acquisisce la capacità di allungare il
suo corpo fino a raggiungere lunghezze sorprendenti. Sue, la
fidanzata di Reed (e futura moglie), può manipolare la luce per
diventare invisibile e lanciare potenti campi di forza. Johnny, il
fratello di Sue, può trasformare il suo corpo in fuoco che gli dà
la capacità di volare. E Ben, il migliore amico di Reed, viene
completamente trasformato in una Cosa, con dei giganteschi massi
arancioni al posto del corpo, che gli conferiscono una super
forza.
Fanno parte del cast anche
Julia Garner, Paul
Walter Hauser, John
Malkovich, Natasha
Lyonne e Ralph
Ineson nel ruolo di Galactus. Come confermato
da Kevin
Feige, il film avrà un’ambientazione nel passato, in
degli anni Sessanta alternativi rispetto alla nostra realtà di
Terra-616, per cui sarà interessante capire come i quattro
protagonisti si uniranno agli altri eroi Marvel che
conosciamo. Franklyn e Valeria
Richards, figli di Reed e Sue, potrebbero inoltre
comparire alla fine del film.
Ted Sarandos, CEO
di Netflix, sostiene che il modello di
streaming proposto dalla piattaforma sta “salvando
Hollywood”. Mentre il servizio di noleggio di DVD esisteva già
da anni, Netflix ha come noto lanciato la sua piattaforma di
streaming nel 2007. Nei primi anni, la piattaforma era solo un
meccanismo di distribuzione per le librerie esistenti di film e
televisione, simile a qualcosa come il servizio On Demand di
Comcast, lanciato nel 2002. Nel 2013, la piattaforma è passata ad
esporre contenuti originali a partire dalla serie televisiva
House of Cards. Due anni dopo, la piattaforma è entrata
anche nel settore dei film originali, pubblicando l’acclamato
Beasts of No Nation.
Come riporta Deadline, Sarandos afferma che
Netflix sta permettendo ad Hollywood di sopravvivere in un momento
molto difficile. L’amministratore delegato ha risposto
all’affermazione secondo cui i cambiamenti di produzione e le
difficoltà al botteghino sarebbero legati al fatto che aziende come
Netflix stanno distruggendo Hollywood. Sarandos ha invece chiarito
che Netflix sta “salvando Hollywood” perché “vi consegnerà il
programma nel modo in cui volete guardarlo”. In quanto
“azienda incentrata sul consumatore”, Sarandos ritiene che Netflix
stia rispondendo alle esigenze dei consumatori, che non danno più
tanto valore alla visione in sala.
“No, stiamo salvando Hollywood.
[Netflix è] un’azienda molto incentrata sul consumatore. Vi
forniamo il programma nel modo in cui volete guardarlo. Cosa sta
cercando di dirci il consumatore? Che vorrebbero guardare i film a
casa. Credo che [l’uscita in sala] sia un’idea superata, per la
maggior parte delle persone, ma non per tutti. Gli studios e le
sale cinematografiche stanno combattendo per cercare di preservare
questa finestra di 45 giorni che non è assolutamente in linea con
l’esperienza del consumatore che ama semplicemente un
film”.
Netflix – come noto – non è però del
tutto estranea al mondo delle uscite in sala, riguardo alle quali
Sarandos afferma: “Abbiamo queste uscite su misura…
dobbiamo fare qualche qualificazione per gli Oscar”.
“Devono girare per un po’, e questo aiuta un po’ il ciclo della
stampa. Ma ho cercato di incoraggiare ogni regista con cui
lavoriamo a concentrarsi sul consumatore, sui fan. Fate un film che
loro amano, e loro vi ricompenseranno”.
Sarandos ha anche osservato che
“siamo in un periodo di transizione”, affermando: “La
gente è cresciuta pensando: ‘Voglio fare film su uno schermo
gigante e farli vedere a degli estranei [e farli] vedere in sala
per due mesi e far piangere la gente e fare il tutto esaurito… È un
concetto superato’”. Alla domanda specifica se il desiderio
dei registi di fare film per le sale sia “un’idea superata”,
Sarandos ha quindi risposto: “Penso che lo sia – per la maggior
parte delle persone, non per tutti. Se si ha la fortuna di vivere a
Manhattan e di poter raggiungere a piedi un multisala per vedere un
film, è fantastico. La maggior parte del Paese [gli Stati Uniti]
non può farlo”.
Sarandos ha infine ribadito di amare
le sale cinematografiche, ma, ovviamente, il loro declino non lo
“disturba”. Invece, ha detto che sarebbe infastidito se “la
gente smettesse di fare grandi film”. Ha inolter avvertito
Hollywood di non rimanere “intrappolata” nel desiderio che il
pubblico veda i film in sala perché è così che l’industria
cinematografica vuole che il pubblico li guardi. Invece, per il
bene dell’industria dell’intrattenimento, Hollywood dovrebbe
adattarsi al modo in cui il pubblico vuole vedere i film, ha
sostenuto Sarandos.
Cosa significano le parole di Ted
Sarandos per Netflix e per lo stato del settore
Ted Sarandos non è l’unico dirigente
di Netflix che ha difeso strenuamente il modello dell’azienda.
All’inizio di quest’anno, il chief content officer di Netflix,
Bela Bajaria, ha affermato con coraggio che il
film Oppenheimer, vincitore del premio per il miglior film,
avrebbe potuto avere lo stesso successo se fosse stato distribuito
su Netflix. Parlando della piattaforma di streaming in senso più
ampio, Bajaria ha osservato che “quando si pensa alla strategia
di distribuzione, bisogna pensare a tutti gli altri film, a parte i
quattro o cinque”, che sono molto migliori sul grande
schermo.
Agli occhi sia di Sarandos che di
Bajaria, le decisioni di Netflix rispondono all’evoluzione del
mercato globale. Dopo tutto, gli incassi sono molto più bassi oggi
rispetto a 10 anni fa. Nel 2015 il totale degli incassi nazionali è
stato di oltre 11,1 miliardi di dollari; nel 2024 l’incasso è stato
di 8,5 miliardi di dollari. Il mercato ha subito un duro colpo
durante la pandemia COVID-19 nel 2020, e non è ancora ai livelli
precedenti alla pandemia. Non è dato sapere se l’aumento della
produzione di Netflix sia causale o reattivo a questo calo;
Sarandos non si addentra in questo argomento, ma continua a credere
fermamente nell’approccio di Netflix.
Mentre diversi membri del cast di
Thunderbolts*
appariranno in Avengers:
Doomsday, tra cui Sentry, il suo
interprete Bill Pullman ha ora risposto alla
notizia che si unirà al Marvel Cinematic Universe anche per
la Fase 6. Deadline ha infatti recentemente intervistato
Pullman in occasione della première di Thunderbolts*, dove ha potuto parlare
dell’ingresso nel cast del prossimo Avengers. È emerso che Pullman
ha avuto un modo molto particolare di scoprire che avrebbe ripreso
il suo personaggio in quel film. Ha infatti dichiarato:
“Vorrei avere qualcosa da dire,
lo farei volentieri. Non ho sentito nulla al riguardo, ma sono
entusiasta di farne parte, è stata una novità per me. Anche Danny
Ramirez, uno dei miei migliori amici, ne fa parte. Ho ricevuto
circa 30 chiamate perse da lui durante le riprese e mi sono
chiesto: “Cosa diavolo può essere successo?”. Mi ha dato la notizia
in modo fantastico“. Non resta a questo punto che scoprire
quale ruolo avrà davvero Sentry al termine di Thunderbolts* per
ipotizzare come lo ritroveremo nel prossimo Avengers.
Nel panorama sempre più affollato
delle trasposizioni videoludiche, Until Dawn – Fino
all’Alba si ritaglia uno spazio ben definito,
mostrando fin dai primi minuti una profonda passione per il genere
horror e padronanza della sua grammatica. Diretto da David F. Sandberg, che qui sembra
aver trovato un riscatto dopo il meno fortunato Shazam! La Furia
degli Dei, il film si presenta come un vero e proprio
omaggio al cinema dell’orrore, divertente, intelligente e
perfettamente consapevole dei propri limiti e delle proprie
ambizioni.
La trama di Until Dawn – Fino
all’Alba
La trama prende il via senza
preamboli: un gruppo di adolescenti si lancia in un road trip che è
anche una ricerca carica di dolore e mistero. Clover (Ella
Rubin) è alla disperata ricerca della sorella scomparsa, e
insieme ai suoi amici – interpretati da Michael
Cimino, Odessa A’zion, Ji-young Yoo e
Belmont Cameli – si avventura in un viaggio che
diventa rapidamente un incubo a occhi aperti. La premessa potrebbe
sembrare scontata: un gruppo di ragazzi, una località isolata, un
sinistro avvertimento da parte di un inquietante benzinaio (un
perfetto Peter Stormare). Ma Until Dawn
riesce a prendere questi ingredienti ormai classici e a mescolarli
in modo fresco e coinvolgente.
Un loop
temporale fino… alla morte
Until Dawn – Fino all’Alba – Cortesia di Eagle
Pictures
Uno degli aspetti più interessanti
del film è il suo utilizzo del loop temporale,
elemento narrativo ormai consolidato nel cinema ma qui reso
particolarmente efficace grazie a un approccio che evita la
ripetitività. Ogni nuovo giro sulla giostra mortale aggiunge
dettagli, tensione, e soprattutto tracce fisiche delle esperienze
passate: ferite, segni, cicatrici che i personaggi si portano
dietro da un ciclo all’altro. È un espediente semplice ma
visivamente potente, che permette di tenere sempre alta la
suspense.
Il film non si prende mai troppo sul
serio – e proprio per questo funziona. Riesce a bilanciare bene i
momenti di puro terrore con pause di leggerezza che non scadono mai
nel ridicolo. A differenza di molte recenti produzioni horror,
Until Dawn evita il facile umorismo da Gen Z e punta
invece su una narrazione coerente e un’atmosfera carica di
tensione. I personaggi sono sì archetipici – la final girl, il
bello atletico, la ragazza sfrontata – ma non diventano mai
caricature. Sono adolescenti credibili, con reazioni umane, che
imparano dai propri errori e si adattano alle regole di un mondo
che li vuole morti.
Scenografia e regia: una
combinazione vincente
Il comparto tecnico è un altro punto
di forza: la scenografia immerge completamente lo
spettatore in un mondo da incubo, dove ogni dettaglio – dalle
cabine abbandonate alle foreste nebbiose – contribuisce a costruire
un senso di oppressione crescente. La regia di Sandberg sa quando
rallentare per creare tensione e quando premere sull’acceleratore
per scatenare l’azione. Il risultato è un film che non annoia mai,
nemmeno quando cede il passo a qualche momento più riflessivo.
Dal punto di vista del cast, le
performance sono buone, anche se non tutte memorabili. Ella
Rubin regge bene il ruolo di protagonista, anche se alcuni
passaggi emotivi più profondi risultano un po’ forzati, più per
colpa di una sceneggiatura che a tratti cerca una profondità
psicologica che non le appartiene fino in fondo. Ma quando
Until Dawn si concentra sull’azione, sul sangue, sui salti
sulla sedia, allora sì che dà il meglio di sé. E il pubblico horror
lo sa: questo è ciò che conta davvero.
Ella Rubin, Michael Cimino, Odessa A’zion, Ji-young Yoo e Belmont
Cameli in Until Dawn – Fino all’Alba – Cortesia di Eagle
Pictures
Un adattamento libero ma fedele
nello spirito
Rispetto al videogioco omonimo,
Until Dawn – Fino all’Alba prende alcune libertà
importanti, ma lo fa con intelligenza. Non cerca di replicare
pedissequamente la struttura a scelte multiple del gioco originale,
né il suo impianto narrativo su una singola notte. Invece, opta per
una struttura a loop temporale, che omaggia lo spirito del gameplay
– dove ogni decisione può significare vita o morte – ma lo traduce
in un linguaggio cinematografico efficace e coerente. I fan del
gioco troveranno numerosi Easter egg e citazioni,
dai nomi dei personaggi a piccoli oggetti di scena, ma anche chi
non ha mai preso in mano un controller riuscirà a godersi il film
appieno. L’essenziale, ovvero l’idea che ogni azione ha
conseguenze, rimane intatto, e viene anzi potenziato da un uso
intelligente del montaggio e della narrazione visiva.
Un inizio promettente per un
franchise da paura
La parte finale del film segna forse
il momento più debole in termini di ritmo: c’è un piccolo inciampo
narrativo quando si passa dalle rivelazioni finali alla risoluzione
vera e propria. Tuttavia, il climax è abbastanza adrenalinico da
far dimenticare le incertezze. Il film si conclude con il giusto
mix di chiusura e apertura: ci sentiamo soddisfatti, ma sappiamo
che c’è spazio per un sequel. E se le fondamenta sono queste, ben
venga un nuovo universo narrativo da esplorare.
Until Dawn – Fino all’Alba
non è un film che cerca di rivoluzionare il genere horror. E fa
bene. È un’opera che sa divertirsi con i cliché, che conosce e ama
il materiale di partenza, e che riesce a intrattenere con stile,
ritmo e un genuino entusiasmo per la paura. Un film perfetto per
chi ama l’horror in tutte le sue forme, e che lascia con la voglia
di tornare ancora una volta… fino all’alba.
Dopo l’ultimo trailer de I
Fantastici Quattro: Gli Inizi, Julia
Garner, l’attrice che interpreta Silver Surfer, ha
condiviso la sua reazione al design del personaggio. In una nuova
intervista rilasciata a Entertainment Weekly, infatti,
l’attrice ha finalmente aggiunto dettagli sul suo ingresso nel
franchise MCU, parlando anche del look del
personaggio da lei interpretato. Quando le è stato chiesto quale
fosse la sua reazione nel vedersi per la prima volta nei panni di
Silver Surfer, la Garner ha condiviso quanto segue:
“Non ero molto sorpresa, perché
Matt mi aveva mostrato una bozza. Ho pensato che fosse così bello.
Sembrava stranamente… beh, non voglio dire alla moda, ma la si
poteva vedere su una passerella, cosa che noto sempre come la
migliore. Il costume deve essere esteticamente piacevole per gli
occhi, soprattutto per la Marvel. La gente lo adora. In fin
dei conti, si tratta di un fumetto. Non vedo l’ora di vederlo – non
ho visto altro che il trailer e alcune scene di prova, quindi sarà
interessante“.
Il film I
Fantastici Quattro: Gli Inizi è atteso al cinema il
25 luglio 2025. Come al solito con
la Marvel, i dettagli
della storia rimangono segreti. Ma nei fumetti,
i Fantastici Quattro sono astronauti che
vengono trasformati in supereroi dopo essere stati esposti ai raggi
cosmici nello spazio. Reed acquisisce la capacità di allungare il
suo corpo fino a raggiungere lunghezze sorprendenti. Sue, la
fidanzata di Reed (e futura moglie), può manipolare la luce per
diventare invisibile e lanciare potenti campi di forza. Johnny, il
fratello di Sue, può trasformare il suo corpo in fuoco che gli dà
la capacità di volare. E Ben, il migliore amico di Reed, viene
completamente trasformato in una Cosa, con dei giganteschi massi
arancioni al posto del corpo, che gli conferiscono una super
forza.
Fanno parte del cast anche
Julia Garner, Paul
Walter Hauser, John
Malkovich, Natasha
Lyonne e Ralph
Ineson nel ruolo di Galactus. Come confermato
da Kevin
Feige, il film avrà un’ambientazione nel passato, in
degli anni Sessanta alternativi rispetto alla nostra realtà di
Terra-616, per cui sarà interessante capire come i quattro
protagonisti si uniranno agli altri eroi Marvel che
conosciamo. Franklyn e Valeria
Richards, figli di Reed e Sue, potrebbero inoltre
comparire alla fine del film.
Siamo sicuri che prima o poi
Wade Wilson alias Deadpool
tornerà nel MCU, dato che è impensabile che i
Marvel Studios lascino il personaggio sullo
scaffale per troppo tempo dopo il grande successo di Deadpool &
Wolverine, ma al momento non sappiamo ancora quando e dove
il Mercenario chiacchierone tornerà sullo schermo. Si vocifera che
Deadpool apparirà in uno o in entrambi i prossimi film degli
Avengers, ma al momento Ryan Reynolds non è stato indicato come parte
del cast iniziale di Avengers:
Doomsday.
Nel corso di una nuova intervista
con il Time, proprio a Ryan Reynolds è stato chiesto se Wade
potrebbe avere un “ruolo di supporto” in uno dei prossimi film
evento del MCU. Pur non scartando
completamente l’idea, Reynolds osserva che: “Se [Deadpool]
diventa un Vendicatore o un X-Men, siamo alla fine. È la
realizzazione di un desiderio, e non possiamo darglielo“.
L’attore rivela inoltre che sta “scrivendo una piccola cosa
proprio ora… è un ensemble”.
È la prima volta che sentiamo
parlare di un nuovo progetto su Deadpool. Sarà un sequel diretto di
Deadpool &
Wolverine o qualcosa di completamente diverso? Reynolds
non approfondisce (e forse si è lasciato sfuggire qualcosa che la
Marvel non era ancora pronta a
rivelare), quindi non ci resta che aspettare e vedere se verranno
condivisi altri dettagli nel periodo che precede il SDCC. Intanto,
ecco qui di seguito il post Instagram
con l’intervista in cui l’attore torna a parlare di Deadpool:
La terza stagione di Squid
Game ottiene nuove anticipazioni dal protagonista
Lee Jung-jae, che rivela che l’ultima partita è
stata molto difficile da girare. Creata da Hwang
Dong-hyuk, la serie di successo Netflix è tornata per la sua seconda
stagione lo scorso dicembre, dopo il debutto nel 2021, riprendendo
la storia di Seong Gi-hun, interpretato da Lee, mentre cerca di
superare i giochi che danno il titolo alla serie. Squid Game – stagione 3 è ora confermata e porterà al
termine la serie da record dopo il finale della seconda stagione,
con una data di uscita attualmente fissata per il 27 giugno.
In una recente intervista con
The Credits, la rivista online della Motion Pictures
Association, Lee parla brevemente della terza stagione di
Squid
Game, rivelando che l’ultima partita della serie è stata
molto difficile da girare. Non fornisce alcun indizio su quale sia
questa partita, ma sembra che il pubblico debba aspettarsi una
sfida finale fisicamente impegnativa per Gi-hun per concludere
la serie. Ecco il commento di Lee:
“Nella prima stagione, man mano
che gli episodi vanno avanti, diventa davvero difficile per Gi-hun,
sia fisicamente che mentalmente. Direi che il gioco più difficile
che ho dovuto girare è stato l’ultimo della prima stagione, ovvero
Squid Game. Tra tutte le stagioni, penso che la più impegnativa e
difficile sia stata l’ultima puntata che vedremo nella terza
stagione. È stata la più difficile da girare”.
Cosa significa questo per la
terza stagione di Squid Game
Park Sung-hoon as Cho Hyun-ju, Jo Yu-ri as Kim Jun-hee, Kang Ae-sim
as Jang Geum-ja, Yang Dong-geun as Park Yong-sik in “Squid Game”
Season 3 Noh Ju-han / Netflix
Come la seconda stagione
prepara giochi ancora più letali
Squid Game – stagione 2 termina con il fallimento della
ribellione di Gi-hun. Dopo essersi finto un concorrente per tutta
la stagione, Front Man (Lee Byung-hun) mette fine alla rivolta,
sparando al migliore amico di Gi-hun, Jung-bae (Lee Seo-hwan).
Gi-hun sembrerà entrare nella terza stagione in una posizione di
debolezza e sconfitta, e la sua avventura nei giochi non è
evidentemente ancora finita. Dopo i titoli di coda della seconda
stagione, c’è un altro indizio che prepara il terreno per il futuro
di Gi-hun.
Dopo la fine della storia
principale della seconda stagione, la scena a metà dei titoli di
coda di Squid Game – stagione 2 mostra Young-hee, il
gigantesco pupazzo di “Red Light, Green Light” pronto all’azione
insieme a un suo omologo maschile, che in seguito si rivelerà
essere Chul-su. Un nuovo e potenzialmente molto più letale colpo
di scena in questo classico gioco è quindi in arrivo nella Squid
Game – stagione 3, e il commento di Lee sembra confermare
che riuscirà a superare questa sfida incolume. La stagione 1 si è
conclusa essenzialmente con un combattimento uno contro uno
all’ultimo sangue, e sembra che la stagione 3 non adotterà lo
stesso approccio per il gioco finale.
La regista di diversi episodi di
The
MandalorianBryce Dallas Howard ha
rivelato a sorpresa di aver parlato con la Lucasfilm di un
possibile spin-off dedicato a Mace Windu. Mace Windu è uno
dei più potenti Jedi di Star
Wars, e ha fatto scalpore introducendo una novità assoluta
tra i colori delle spade laser in Star Wars con la
sua spada laser viola. Purtroppo, la sua storia in Star Wars
sembra essere giunta al termine in Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith, quando
Palpatine lo ha fatto volare fuori da una finestra. Alcuni fan
hanno a lungo sostenuto che Mace sia vivo, e a quanto pare la
questione è ancora aperta.
Parlando con The Direct, la regista di Mandalorian,
Bryce Dallas Howard, ha rivelato di aver già
parlato con la Lucasfilm del suo interesse a creare uno spin-off su
Mace Windu. Ha spiegato:
“…Sono andata direttamente da
Dave Filoni e gli ho detto: ‘Parliamo di Mace Windu e di dove si
trova. Possiamo parlarne? Perché, è morto? Lo è?’”
Lo stesso articolo riporta che
anche l’attore Samuel L. Jackson, interprete di Mace Windu, ha già
espresso interesse per un ritorno, proprio con Bryce Dallas
Howard:
“C’è una lunga tradizione di
personaggi con una mano sola che tornano in Star Wars… L’unica
persona a cui ho mai parlato di un possibile ritorno è stata Bryce
Dallas Howard, perché ho appena girato un film con lei.E lei dirige alcuni episodi di ‘The Mandalorian’, quindi le ho detto: ‘Pensi
di potermi dare una mano? Ti piaccio, vero?’ E lei mi ha risposto:
‘Ti adoro, sei fantastico!’ Allora le ho detto: ‘Rimettimi lì…
Fammi entrare, sono pronto!’ Insomma, imparerò a usare la spada
laser con la mano sinistra. Dai, dammi una mano’.
Con Bryce Dallas Howard e
Samuel L. Jackson evidentemente d’accordo sul ritorno
di Mace Windu e interessati a lavorare insieme a questo potenziale
progetto, la domanda rimane: Ci sarà Star Wars mai un
spin-off su Mace Windu?
Quanto è probabile uno spin-off
su Mace Windu, davvero?
Se c’è una cosa che è diventata
chiara negli ultimi anni riguardo ai film e alle serie TV di
Star Wars, è che sono quasi impossibili da
prevedere. Non molto tempo fa, sia Ewan McGregor che Hayden
Christensen hanno ripreso i ruoli di Obi-Wan Kenobi e Anakin Skywalker, cosa che
per molto tempo è sembrata poco più che un pio desiderio. Anche gli
annunci recenti, come il film di Ryan Gosling
Star Wars: Starfighter, sono stati una grande
sorpresa.
Detto questo, uno spin-off su
Mace Windu non è certamente fuori discussione. Star Wars
ha fatto cose molto più scioccanti, in particolare da quando Disney
ha acquistato Star Wars. Il fatto che Bryce Dallas Howard
sembri interessata a firmare come regista, che Samuel L. Jackson
sia chiaramente disponibile e che anche i fan abbiano espresso il
desiderio di vedere il ritorno di Mace Windu, lo rende più
possibile che mai.
Ecco le prime tre uscite di The
Big Dreamer, rassegna curata da Lucky Red e
Cineteca di Bologna che riporta in tutta Italia sul
grande schermo i capolavori del cinema di
David Lynch.
Si inizia nel mese del Festival
di Cannes con Cuore selvaggio, dal 12 al 14
maggio, per celebrare i 35 anni della Palma d’Oro vinta dal
film nel 1990. Le uscite seguiranno poi l’ordine cronologico della
filmografia di David Lynch.
Dal 26 al 28 maggio sarà in
sala l’esordio al lungometraggio del 1977, Eraserhead
insieme a First Image, documentario che ne racconta la
realizzazione, seguito, dal 16 al 18 giugno, da uno dei suoi
film più amati, The Elephant Man.
CUORE SELVAGGIO (Wild at
Heart, USA/1990) di David Lynch (125’)
Sceneggiatura: David Lynch dal romanzo di Barry
Gifford
Fotografia: Frederick Elmes
Montaggio: Duwayne Dunham
Scenografia: Patricia Norris
Musiche: Angelo Badalementi
Interpreti: Nicolas Cage (Sailor Ripley), Laura Dern
(Lula Pace Fortune), Diane Ladd (Marietta Fortune), Willem Dafoe,
(Bobby Peru), J.E. Freeman (Marcelles Santos), Isabella Rossellini
(Perdita Durango), Harry Dean Stanton (Johnnie Farragut), Crispin
Glover (cugino Dell), W. Morgan Sheppard (sig. Reindeer), Pruitt
Taylor Vince (Buddy), Grace Zabriskie (Juana Durango), Sheryl Lee
(Glinda la strega buona).
Tratto dall’omonimo romanzo
di Barry Gifford, vincitore dellaPalma
d’oro al43º Festival di Cannes,
conferita dalla giuria presieduta daBernardo
Bertolucci, il film vanta un cast di vere star:
Nicolas Cage,Laura
Dern,Diane Ladd,Harry Dean
Stanton eWillem Dafoe.
Sailor e Lula sono amanti, ma si
separano dopo che Sailor viene incarcerato in seguito ad un
omicidio commesso per legittima difesa. Dopo il suo rilascio, i due
fuggono per andare in California, violando apertamente gli obblighi
di libertà vigilata. Sulle loro tracce un detective sguinzagliato
da Marietta, squilibrata madre di Lula, che farà di tutto per
ritrovarli e uccidere Sailor.
Di motel in motel, travolti da
una passione incendiaria, i due fuggitivi trascinano lo spettatore
in un affascinante road movie attraverso un’America disperata,
violenta, pornografica.
ERASERHEAD (USA/1977)
di David Lynch (89’)
Restaurato in 4K da Criterion
Collection a partire dal negativo camera originale 35mm sotto la
supervisione di David Lynch. La colonna sonora è stata creata nel
1994 da David Lynch e dal sound editor Alan R. Splet a partire dal
missaggio originale del 1976.
Sceneggiatura: David Lynch
Fotografia: Frederick Elmes, Herbert Cardwell
Montaggio: David Lynch
Scenografia: David Lynch
Musiche: Peter Ivers
Interpreti: Jack Nance (Henry Spencer), Charlotte
Stewart (Mary X), Allen Joseph (padre di Mary), Jeanne Bates (madre
di Mary), Judith Anna Roberts (la vicina di casa), Laurel Near (la
donna del radiatore), Jack Fisk (l’uomo del pianeta).
Henry Spencer, tipografo, vive da
solo in uno squallido appartamento fra le allucinazioni che la sua
mente malata visualizza. Invitato a cena dalla famiglia di Mary,
una ragazza con cui aveva avuto una relazione tempo prima, scopre
di essere diventatopadre di uno strano
essere.Costretto a prendersi curadella bizzarra creatura, Henry sprofonda in un
tunnel di disperazione, in cui i confini tra sogno e realtà si
confondono inesorabilmente.
Opera d’esordio di David Lynch,
interpretato da Jack Nance, il film – catalogato come horror ma in
realtà lontano da facili classificazioni – è diventato un vero cult
del circuito underground.
“FIRST IMAGE – DAVID LYNCH”
(2018) di Pierre-Henri Gibert (30’)
Intervista a David Lynch nel suo
studio di Parigi in cui ripercorre la realizzazione di
Eraserhead, a oggi considerata una delle opere più singolari
del cinema americano.
Davanti alla telecamera, David Lynch
spiega perché il suo primo film rimane ancora oggi un tassello
fondamentale della sua filmografia
THE ELEPHANT
MAN (GB-USA/1980) di David Lynch (124’)
Restaurato in 4K da StudioCanal a
partire dal negativo originale con la supervisione di David
Lynch.
Soggetto: dai libri The
Elephant Man and Other Reminiscences (1923)
di Frederick Treves e The Elephant Man: A Study in Human
Dignity (1971) di Ashley Montagu
Sceneggiatura: Christopher
De Vore, Eric Bergren, David Lynch
Fotografia: Freddie
Francis
Montaggio: Anne V.
Coates
Scenografia: Stuart Craig,
Robert Cartwright
Musiche: John Morris
Interpreti: Anthony Hopkins
(Frederick Treves), John Hurt (John Merrick), Anne Bancroft (Mrs.
Kendal), John Gielgud (Carr Gomm), Wendy Hiller (Madre Shead),
Freddie Jones (Bytes), Michael Elphick (guardiano notturno), Hannah
Gordon (Mrs. Treves), Helen Ryan (Princess Alex), John Standing
(Fox)
Londra, seconda metà
dell’Ottocento. A causa di una malattia molto rara che gli ha dato
sembianze mostruose, il giovane John Merrick viene esposto come
“uomo elefante” nel baraccone di Bytes, un alcolizzato che campa
sfruttando la sua mostruosità e lo tratta come un fenomeno da
baraccone. È qui che Merrick viene scoperto dal dottor Frederick
Treves, un chirurgo del London Hospital che convince Bytes a
cederglielo per qualche tempo in modo da poterlo studiare e
curare.
Portato in ospedale e presentato
a un congresso di scienziati, John si rivela ben presto agli occhi
di Treves come un uomo di intelligenza superiore e di animo
raffinato e sensibile.
Un’emozionante rappresentazione del
nostro rapporto con la diversità. Otto nomination agli Oscar per
l’opera seconda di David Lynch, da molti
considerato il suo film più doloroso e struggente.