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Griselda: le prime foto della miniserie Netflix con Sofia Vergara

griselda sofia vergara
Griselda. Sofia Vergara as Griselda in episode 102 of Griselda. Cr. Courtesy of Netflix © 2023

Netflix rilascia le prime immagini di Sofía Vergara nei panni di Griselda Blanco nella miniserie composta da 6 episodi Griselda. Vergara è anche co-creatrice e produttrice esecutiva insieme a Eric Newman (Narcos) e al regista Andrés Baiz. La serie debutterà a gennaio 2024 su Netflix.

Il co-creatore e produttore esecutivo Eric Newman dichiara: “Come immigrata colombiana e madre single che è arrivata in America e ha costruito un impero, Sofía condivide l’aspetto personale di questo personaggio, e la sua passione nel raccontare la sua storia è stata senza dubbi la forza trainante di questo progetto. Ciò che sorprenderà davvero gli spettatori è il modo in cui riesce a racchiudere questa totale oscurità nella sua performance, lontana dalla comicità per cui è amata e conosciuta. Trovare la strada giusta per interpretare questo ruolo è stata la sua grande sfida in questo show, e vedere la trasformazione riuscita è stato un privilegio”. 

Il regista e produttore esecutivo Andrés Baiz aggiunge: “Quando incontriamo Griselda, è una donna schiacciata da quel mondo dominato dagli uomini che la circonda. Assistiamo anche alla sua evoluzione mentre trasforma la sua oppressione in uno strumento per incutere terrore: queste immagini forniscono solo un primo sguardo a questa dualità, che è ciò che trovo così affascinante in Griselda, e Sofía Vergara riesce a catturare in modo intenso la sua essenza”.

Griselda, la trama

La miniserie è ispirata alla vita della scaltra e ambiziosa imprenditrice colombiana Griselda Blanco, una madre affettuosa che ha creato uno dei cartelli della droga più redditizi della storia. Con un mix letale di insospettabile ferocia e fascino, Blanco è riuscita a tenere in pugno business e famiglia, guadagnandosi il soprannome di “Madrina”.

 
 

Non uccidere: tutto quello che c’è da sapere sul film spagnolo

Non uccidere cast

I film ambientati nel corso di un’unica lunga e folle notte sono molti e tutti utilizzano questo arco temporale per raccontare qualcosa di molto specifico. Presentato in concorso al Noir in Festival del 2020, il film Non uccidere (qui la recensione) fa parte di questa tipologia di opere. Si tratta dell’opera seconda del regista David Victori (affermatosi poi ulteriormente grazie alla serie Sky Rojo, distribuita su Netflix), che dà vita con questo suo secondo film ad un’opera particolarmente ricca di adrenalina e caratterizzata tanto da riflessioni di natura morale ed etica quanto da virtuosismi di regia e messa in scena che accentuano il fascino dell’opera.

I riferimenti di Victori sono talvolta espliciti, rifacendosi in particolare ad un film esemplare di questa tipologia come Fuori orario, diretto nel 1985 da Martin Scorsese, pur privando Non uccidere dell’ironia che caratterizzava quell’opera. Allo stesso modo il film è caratterizzato da uno stile visivo che in quanto ad atmosfera, luci e colori ricorda gli ultimi film del regista danese Nicolas Widing Refn, come Solo Dio perdona e The Neon Demon. Il film di Victori coniuga dunque realismo e surrealismo, proponendo davvero un viaggio sensoriale al confine tra il possibile e l’impossibile.

Accolto in modo positivo dalla critica e dal pubblico, il film è dunque un’opera particolarmente affascinante, che ogni appassionato di film folli e dinamici non può perdersi. Inoltre, Non uccidere spinge in modo interessante a compiere riflessioni su ciò che si sarebbe disposti a fare pur di sopravvivere. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Non uccidere: la trama del film

Il film ha per protagonista Dani, un bravo ragazzo che, negli ultimi anni, si è dedicato esclusivamente al padre malato. Dopo la morte del genitore, Dani decide finalmente di riprendere in mano la sua vita. Proprio quando ha in mente un lungo viaggio che la sorella ha deciso di regalargli, incontra Mila, una ragazza tanto sensuale quanto instabile, che trasformerà la sua notte in un vero incubo. Le conseguenze dell’incontro porteranno infatti Dani a compiere cose che non avrebbe mai immaginato di poter fare e ben presto, ritrovandosi incastrato in situazioni sempre più pericolose per sé e per gli altri, sarà chiamato a compiere scelte particolarmente difficili.

Non uccidere film

Non uccidere: il cast del film

Protagonista assoluto del film è l’attore spagnolo Mario Casas. Forse poco conosciuto a livello internazionale, egli è però una vera e propria celebrità nel suo paese, avendo recitato in popolari film come Tres metros sobre el cielo (2010), Le streghe son tornate (2013) e El bar (2017). Per la sua intensa interpretazione di Dani in Non uccidere, l’attore ha ottenuto numerosi consensi internazionali, vincendo in particolare il prestigioso premio Goya (l’Oscar spagnolo) come miglior attore. Accanto a lui, nei panni della seducente Mila vi è invece l’esordiente Milena Smit, vista poi anche in Madres paralelas. L’attore Fernando Valdivienso è invece Ray, il compagno di Mila. La Smit e Valdivienso sono poi entrambi stati candidati come migliori attori rivelazione ai Goya, senza però ottenere il premio.

Non uccidere: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Non uccidere grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunes e Rai Play. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 13 settembre alle ore 21:20 sul canale Rai 4.

Fonte: IMDb

 
 

Nikita: trama, cast e curiosità sul film di Luc Besson

Nikita film

Il regista francese Luc Besson ha dato vita con i suoi film ad alcuni tra i più avvincenti personaggi femminili degli ultimi decenni. Titoli come Léon, Il Quinto Elemento, Lucy o Valerian e la città dei mille pianeti vantano figure di donne complesse, in grado di rubare la scena a quanti gli stanno intorno. Il primo grande film con cui Besson dà inizio a questa serie di personaggi è Nikita, del 1990. Si tratta di un film divenuto un vero e proprio cult del genere thriller d’azione, tipologia particolarmente cara al regista. Ad oggi tale opera è senza dubbio una delle sue più note e citate.

Affascinato dall’idea di dar vita ad una giovane ragazza incastrata in una vita criminale, questi trasse il titolo Nikita dall’omonima canzone di Elton John. Rimase infatti affascinato da tale brano dopo averlo sentito ripetutamente durante un viaggio aereo. Dopo i successi commerciali ottenuti con Subway e Le Grand Bleu, Besson ebbe quasi del tutto carta bianca per realizzare il suo nuovo film. Con le riprese svoltesi prevalentemente a Parigi, il film poté dunque vantare un budget di circa 39 milioni di euro, affermandosi poi a sua volta come un vero e proprio successo di pubblico e critica.

Nikita ricevette inoltre diversi premi in tutto il mondo, arrivando ad essere nominato a ben 9 César e nella categoria del miglior film straniero ai Golden Globe. Per gli amanti del genere, è un titolo assolutamente da non perdere. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Nikita: la trama del film

Protagonista del film è la giovane tossicodipendente Nikita. Sempre più invischiata nel circolo della droga, questa decide di procurarsene ancora insieme ad un gruppo di amici, e per farlo pianificano una rapina nella farmacia dei genitori di uno dei membri del gang. Tuttavia, l’arrivo improvviso della polizia manda in crisi il gruppo, e Nikita, resa instabile dall’assunzione di droga finisci con lo sparare ad un agente uccidendolo. Processata e condannata all’ergastolo, la giovane viene scoperta dai servizi segreti in quanto dotata di sorprendenti doti. Si decide così di farla trasferire segretamente in un quartier generale, dove verrà addestrata per diventare una killer professionista.

Sotto la supervisione dell’allenatore Bob, Nikita acquista abilità straordinarie, perfezionando il proprio stile di combattimento e la propria letalità. Prima di poter assumere i panni della pericolosa assassina che è destinata a diventare, la giovane dovrà però compiere una prova decisiva, che cambierà per sempre la propria vita. A complicare le cose, vi è però l’incontro fortuito con l’affascinante Marco. Sopraffatta per la prima volta dall’amore, Nikita dovrà dividersi tra la propria attività di sicario e quella di donna innamorata. Sempre più, però, le due cose finiranno per accostarsi in modi impensabili.

Nikita cast

Nikita: il cast del film

Ad interpretare il ruolo dell’assassina Nikita vi è l’attrice Anne Parillaud, qui al suo primo ruolo di rilievo. Per prepararsi alla parte, questa si è dovuta esercitare a lungo al fine di raggiungere la muscolatura e la forma fisica necessaria alle complesse riprese del film. L’attrice, inoltre, si è addestrata nell’uso delle armi e proprio per via della presenza di una di queste nella sua auto è stata fermata dalla polizia. L’interpretazione della Parillaud è stata particolarmente apprezzata, portandola poi a vincere il premio come miglior attrice ai premi César. Recitare nel film è però stato particolarmente complesso. L’attrice, ad esempio, si è infatti trovata a dover ripetere centro volte la sua prima battute.

Ad interpretare il personaggio di Bob, l’addestratore di Nikita, vi è l’attore Tchéky Karyo, mentre Marco ha il volto di Jean-Hughes Anglade. Quest’ultimo è stato poi recentemente visto anche nei film Suburra e 7 uomini a mollo. Tra gli altri maestri della protagonista si ritrova anche Amande, interpretata dalla grande attrice francese Jeanne Moreau. Philippe Loroy è Grossman, mentre compare anche l’attore Jean Reno nei panni dello spietato sicario Victor L’eliminatore. L’attore, che aveva già collaborato con Besson per Subway e Lo Grand Bleu, avrebbe poi nuovamente interpretato per lui un assassino nel successivo Léon.

Nikita: il remake americano, le serie TV, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Dato il grande successo del film francese, nel 1990 ne è stato realizzato un remake statunitense intitolato Nome in codice: Nina. Ad interpretare l’assassina del titolo, è l’attrice Bridget Fonda. Prodotto dalla Warner Bros, il film mancò però di ottenere un successo di critica e di pubblico simile a quello dell’originale francese. Di Nikita sono poi state realizzate anche due serie televisive. Una prima, di produzione canadese, è andata in onda dal 1997 al 2001, con Peta Wilson nei panni della protagonista. La seconda, invece, andata in onda dal 2010 al 2013, vede l’attrice Maggie Q impegnata a vestire i panni di Nikita.

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Nikita è infatti disponibile nei cataloghi di Infinity e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 13 settembre alle ore 21:00 sul canale Iris.

Fonte: IMDb

 
 

Viaggi nel tempo, 10 dettagli che i film sbagliano sempre

Il multiverso dopo The Flash

Sebbene sia una delle idee più popolari della fantascienza, i film sbagliano molti dettagli sui viaggi nel tempo. Non è mai esistito un esempio reale di viaggio nel tempo, almeno non uno che sia stato confermato all’unanimità dalla comunità fisica internazionale. Ci sono film sui viaggi nel tempo che hanno effettivamente senso da un punto di vista scientifico, ma sono molto più numerosi quelli che non ne hanno. I film che riescono a far funzionare bene questo tipo di espediente aprono la strada al pubblico per una migliore comprensione della scienza complessa, ma per il pubblico che vuole capire meglio il tropo più popolare della fantascienza, vale allora la pena di vedere cosa sbagliano sempre la maggior parte dei film.

1Persone inspiegabilmente sopravvissute a velocità FTL

Contact trama

Persino film acclamati dalla critica come Interstellar e Contact non riescono a spiegare come le persone che viaggiano in FTL – oltre 670.000.000 di miglia all’ora – sopravvivano all’accelerazione. Mentre il viaggio nel tempo attraverso l’FTL è teoricamente possibile, ciò che è impossibile è che gli esseri umani sopravvivano inspiegabilmente alle forze causate dall’accelerazione a velocità in pochi secondi. I moderni aerei a reazione, che accelerano a oltre 4.000 miglia orarie in meno di un minuto, sottopongono i piloti di caccia a importanti addestramenti attraverso tute specializzate.

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The Tax Collector: tutto quello che c’è da sapere sul film con Shia LaBeouf

The Tax Collector - Sangue chiama sangue film

Il regista David Ayer ha costruito la sua intera filmografia raccontando contesti criminali, dove anche coloro che dovrebbero rappresentare la legge possono rivelarsi corrotti da un momento all’altro. Che siano da lui solo sceneggiati (come Fast and Furious, Training Day o S.W.A.T. – Squadra speciale anticrimine) o anche diretti (Harsh Times – I giorni dell’odio, End of Watch – Tolleranza zero, Suicide Squad), i suoi film ruotano spesso intorno a tale violento contesto. Non fa eccezione il suo film più recente, uscito nel 2020, The Tax Collector – Sangue chiama sangue, con il quale il regista è tornato a raccontare della criminalità dal punto di vista di chi la perpetra e vive sulla propria pelle ogni singolo giorno.

Il film è inoltre ambientato nello stesso universo dei film Training Day e Harsh Times – I giorni dell’odio, entrambi scritti dal regista David Ayer, con il secondo dei due che ha rappresentato il suo debutto alla regia. Il legame tra questi tre film è confermato in particolare dal personaggio Blood Bone (interpretato da Cle Sloan), apparso in Training Day. Il film fa inoltre riferimento anche all’esistenza della fittizia banda latina “Hillside Trece”, che era la banda con cui Alonzo Harris aveva a che fare in Training Day e che viene menzionata anche in Harsh Times. Ayer sembra dunque con The Tax Collector concludere una propria personale trilogia ambientata in questo specifico universo condiviso.

Per tutti gli appassionati del genere, The Tax Collector – Sangue chiama sangue è dunque un film da non perdere, passato in sordina per via della sua uscita durante la pandemia di Covid-19, ma che ora grazie al suo arrivo su Netflix sta trovando il suo giusto pubblico. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama di The Tax Collector – Sangue chiama sangue

Protagonisti del film sono David e Creeper, i quali lavorano come “esattori delle tasse” per un signore del crimine di nome Wizard. Il loro compito è quello di raccogliere una determinata quota dagli utili delle bande locali. Quando però un vecchio rivale di Wizard torna a Los Angeles dal Messico, tutta la sua attività viene sconvolta e l’incolumità della gang e dei loro cari viene messa in pericolo. David, in particolare, si troverà a dover disperatamente cercare di proteggere ciò che per lui conta di più: la propria famiglia.

The Tax Collector - Sangue chiama sangue Shia LaBeouf Bobby Soto

 

Il cast di The Tax Collector – Sangue chiama sangue e i tatuaggi di Shia LaBeouf

Nel ruolo di David, vero e proprio protagonista del film, vi è l’attore Bobby Soto, visto anche nella serie Narcos: Messico e nel film A Million Miles Away. L’attrice Cinthya Carmona interpreta Alexis Cuevas, moglie di David, mentre l’attore George Lopez recita nel ruolo di Louis, lo zio fraterno di David e diretto superiore nell’organizzazione di Wizard. Quest’ultimo, signore del crimine mafioso messicano, è interpretato da Jimmy Smits, noto al grande pubblico per aver interpretato il senatore Bail Organa, padre adottivo della principessa Leila Organa, nei prequel della famosa saga fantascientifica Guerre stellari. Lana Parrilla recita invece nel ruolo di Favi, la cognata di David.

Ad interpretare Creeper, invece, vi è l’attore Shia LaBeouf, qui alla sua seconda collaborazione con Ayer dopo il film di guerra Fury. Noto per il suo ricorrere a metodi estremi per calarsi nei panni dei personaggi che deve interpretare, LaBeouf ha scelto di recarsi da un vero tatuatore per dar vita ai vistosi tatuaggi che Creeper sfoggia sul proprio corpo. Quelli che dunque si vedono nel film, non sono il frutto di un truccatore, bensì reali tatuaggi che l’attore si è fatto disegnare sul corpo. Ad oggi, sembra che l’attore li possieda ancora sul proprio corpo.

Il trailer di The Tax Collector – Sangue chiama sangue e dove vedere il film in streaming

È possibile fruire di The Tax Collector – Sangue chiama sangue grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Google Play, Apple TV, Prime Video e Netflix. Su quest’ultima piattaforma, il film si trova attualmente al 2° posto nella Top 10 dei film più visti in Italia. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video.

Fonte: IMDb

 
 

For All Mankind, l’acclamato space drama torna con la quarta stagione su Apple TV+

For All Mankind 4

Apple TV+ ha condiviso oggi il teaser trailer e le prime immagini della quarta stagione di For All Mankind, lo space drama di successo e acclamato dalla critica, creato dal candidato ai Golden Globe e vincitore di un Emmy Ronald D. Moore e dai candidati agli Emmy Ben Nedivi e Matt Wolpert. La quarta stagione, composta da 10 episodi, farà il suo debutto il 10 novembre 2023 su Apple TV+, con un nuovo episodio ogni venerdì fino al 12 gennaio 2024.

Negli otto anni trascorsi dalla terza stagione, Happy Valley è entrata nel nuovo millennio e ha rapidamente ampliato la sua presenza su Marte trasformando gli ex nemici in partner. Nel 2003 il programma spaziale si è concentrato sulla cattura e l’estrazione di asteroidi estremamente preziosi e ricchi di minerali in grado di cambiare il futuro della Terra e di Marte. Ma le tensioni tra i residenti dell’ormai estesa base internazionale minacciano di annullare tutto ciò per cui si sta lavorando.

Il cast di ritorno per la quarta stagione comprende Joel Kinnaman, Wrenn Schmidt, Krys Marshall, Edi Gathegi, Cynthy Wu e Coral Peña insieme ai nuovi series regular Toby Kebbell, Tyner Rushing, Daniel Stern e Svetlana Efremova. “For All Mankind” è creata da Moore, Nedivi e Wolpert che sono anche showrunner e produttori esecutivi insieme allo stesso Moore e Maril Davis per conto di Tall Ship Productions, oltre a David Weddle, Bradley Thompson e Seth Edelstein. For All Mankind è prodotta da Sony Pictures Television. Le prime tre stagioni di “For All Mankind” sono disponibili in streaming su Apple TV+.

 
 

Killers of the Flower Moon: final trailer per l’atteso film di Martin Scorsese

Apple TV+ ha diffuso un secondo affascinante trailer di Killers of the Flower Moon, diretto da Martin Scorsese e con protagonista Leonardo DiCaprio e Robert De Niro. Il film uscirà in sale selezionate il 19 ottobre 2023 distribuito da 01 Distribution. Sarà poi diffuso negli Stati Uniti il ​​20 ottobre da Apple TV+. In Italia qualche settimana dopo.  Basato sull’omonimo libro best-seller, Killers of the Flower Moon è ambientato nell’Oklahoma degli anni ’20 e segue l’omicidio seriale di membri della Osage Nation, l’associazione di ricca di petrolio. La storia racconta una serie di crimini brutali in circostanze misteriose che si sono verificati conosciuto come “il regno del terrore”.

Oltre a dirigere, Martin Scorsese ha scritto la sceneggiatura con Eric Roth, co-sceneggiatore di Dune e A Star is BornLeonardo DiCaprio interpreta Ernest Burkhart, il nipote di un potente allevatore locale interpretato da Robert De Niro, mentre Lily Gladstone interpreta la moglie Osage Mollie e Jesse Plemons è Tom White, l’agente dell’FBI incaricato di indagare sugli omicidi. Il cast include anche Brendan Fraser e John Lithgow.

Killers of the Flower Moon, il film

Killers of the Flower Moon riunisce ancora una volta Martin Scorsese con i collaboratori di lunga data Leonardo DiCaprio e Robert De Niro. Insieme a loro ci sono l’attore premio Oscar Brendan Fraser, Jesse Plemons, Lily Gladstone, Tantoo Cardinal, Jason Isbell, Sturgill Simpson, Louis Cancelmi, William Belleau, Tatanka Means, Michael Abbott Jr., Pat Healy, Scott Shepherd e molti altri. La pellicola è diretto e prodotto da Martin Scorsese. Il film è una produzione di Apple Studios, Imperative Entertainment e Appian Way Productions, con Dan Friedkin e Bradley Thomas come produttori.

 
 

The Creator: il final trailer del nuovo Sci-fi di Gareth Edwards

The Creator

20th Century Studios ha diffuso il final trailer di The Creator diretto dal regista di Rogue One: A Star Wars Story Gareth Edwards. The Creator, che arriverà il 28 settembre nelle sale italiane distribuito da The Walt Disney Company Italia. Diretto da Gareth Edwards (Rogue OneGodzilla), il film è interpretato da John David Washington (Tenet), Gemma Chan (Eternals), Ken Watanabe (Inception), Sturgill Simpson (Io e Lulù), l’esordiente Madeleine Yuna Voyles e la vincitrice dell’Academy Award Allison Janney (Tonya). La sceneggiatura è di Gareth Edwards e Chris Weitz, da un soggetto di Edwards. Il film è prodotto da Gareth Edwards, p.g.a., Kiri Hart, Jim Spencer, p.g.a. e Arnon Milchan, mentre Yariv Milchan, Michael Schaefer, Natalie Lehmann, Nick Meyer e Zev Foreman sono i produttori esecutivi.

La trama del film The Creator

In una guerra futura tra la razza umana e le forze dell’intelligenza artificiale, Joshua (Washington), un ex agente delle forze speciali in lutto per la scomparsa della moglie (Chan), viene reclutato per dare la caccia e uccidere il Creator, l’inafferrabile architetto dell’avanzata IA che ha sviluppato una misteriosa arma con il potere di porre fine alla guerra… e all’umanità stessa. Joshua e la sua squadra di agenti d’élite oltrepassano le linee nemiche nel cuore oscuro del territorio occupato dall’IA solo per scoprire che l’arma apocalittica, che è stato incaricato di distruggere, è un’IA con le sembianze di un bambino.

 
 

Winning Time Season 2, parlano gli esecutori

Winning Time: L'ascesa della dinastia dei Lakers

Dopo il notevole successo della prima stagione, Winning Time torna con i nuovi episodi della seconda dedicati alla dinastia dei grandi Los Angeles Lakers degli anni ‘80. Lo show che vede coinvolto Adam McKay come produttore esecutivo si concentra stavolta sulla stagione che portò o gialloviola a scontrarsi finalmente con i rivali storici Boston Celtics nelle NBA Finals del 1984, una delle serie più ricordate della storia del basket NBA.

Il primo episodio di Winning Time stagione 2 si apre con una delle sequenze più forti e spettacolari viste di recente: “Tutti gli amanti di questo sport ricordano quel famoso 27 maggio 1984 – spiega la regista dell’episodio e produttrice esecutiva Salli Richardson-Whitfield – Sono molto fiera di come abbiamo iniziato la seconda stagione, dopo aver fatto il pitch iniziale di come volevo girare la sequenza ho avuto un team di professionisti encomiabili che ha messo in scena magnificamente la mia idea. L’energia che abbiamo sprigionato è notevole, col mio partner in crime Tood Banhazi, direttore della fotografia e regista del terzo episodio, abbiamo fatto un gran lavoro.”” Volevamo farne un action-movie – conferma proprio Banhazi – un film di zombie in cui i giocatori dei Lakers vengono inseguiti dai mostri assetati di vendetta appena escono dal campo da gioco. Per questa sequenza ci siamo davvero spinti al limite, sconfinando idealmente nell’horror.”

Una delle chiavi del successo di Winning Time sta nella notevole ricostruzione d’epoca fatta dalla costumista Emma Potter e dal set designer Richard Toyon, il quale ha dichiarato: “Sono dovuto partire dall’idea di dover costruire, non ricreare un universo. Questo mi ha aiutato a lavorare cercando una coerenza interna non soltanto al mio lavoro, ma anche nella coordinazione con Emma. Nella seconda stagione poi esploriamo maggiormente il lato privato dei protagonisti, soprattutto di Jerry Buss. La ricostruzione della sua abitazione, la famosa villa che Douglas Fairbanks regalò a Mary Pickford, ci ha impegnato moltissimo.” “Anche a livello di costumi Jerry ha rappresentato una nuova sfida – commenta Emma Potter – perché appunto ne scopriamo una seconda versione: oltre alla solita pubblica, altisonante, con le camicie sbottonate e gli abiti sportivi costosissimi, nei nuovi episodi esploriamo anche la dimensione privata dall’imprenditore, il suo lato casalingo in cui può in qualche modo abbassare la guardia, soprattutto adesso che ha un interesse sentimentale. Ecco quindi le tute in poliestere, abiti più confortevoli e capaci di esplicitare l’aspetto nascosto del personaggio. Jeanie Buss vedendo le nuove puntate ci ha scritto dicendo di sentirsi più vicina a suo padre, di averlo rivisto negli episodi. È stata una bella soddisfazione.”

Uno degli aspetti fondamentali per la riuscita di Winning Time era ovviamente quello di riproporre scene di famosi match di basket nel modo più spettacolare e insieme accurato. Di questo si è occupato il Basketball Producer Idan Ranvin: “Volevamo evitare una ricostruzione effettiva del gioco, per quello gli spettatori possono andare su Youtube e vedere i vecchi filmati. Abbiamo preferito concentrarci su quello che non si vede, sugli sguardi tra avversari acerrimi come Magic e Larry Bird. Le sensazioni, le tensioni, i duelli fisici e psicologici che si combattono durante una partita di basket, questo regala al pubblico Winning Time. Altro aspetto fondamentale per la riuscita era far muovere gli attori col linguaggio del corpo che sul parquet possedevano gli atleti che interpretano. Quincy Isaiah per esempio ha un passato di atleta al college che ne ha sviluppato un tipo di fisico e di qualità in grado di esprimere potenza. Abbiamo dovuto rimodellare il suo modo di essere atleta, renderlo più sfumato ed elegante, fare in modo che possedesse quelle qualità cestistiche che gli permettessero anche di improvvisare durante le riprese. Col modo di giocare iconico che Magic Johnson possedeva, ogni  movimento doveva sembrare autentico, e allo stesso tempo efficace per essere filmato, cinematico. Una volta lette le sceneggiature, siamo andati in palestra per ricostruire i momenti richiesti dei vari match, cercando di anticipare da che angolazione sarebbero state girate.”

Winning Time possiede poi una colonna sonora d’epoca in grado di coprire ogni genere di musica prodotta in quel periodo. La selezione principale è opera del Music Supervisor Gabe Hilfer: “Noi del dipartimento musica abbiamo avuto la fortuna di vedere il girato, la sua forza propositiva grezza, quasi corrosiva: abbiamo subito capito che dovevamo puntare in alto, adoperare il meglio della musica anni ‘80. Per la scena iniziale del primo episodio ad esempio Prince è stata immediatamente la prima opzione, la sua musica si sposava perfettamente con le immagini e il montaggio. Non voglio spoilerare altre grandi canzoni che abbiamo inserito nel corso delle nuove puntate ma voglio citare una scelta controcorrente per il gran finale: abbiamo ottenuto una canzone dei Led Zeppelin che non credo sia mai stata adoperata in nessuna serie o film, si tratta di un gioiello di musica raro e potentissimo, perfetto per costruire un grande spettacolo. Sono davvero entusiasta sia della scelta che dell’uso che ne abbiamo fatto. Sono un band notoriamente restia a far adoperare la propria musica in qualsiasi tipo di show. Avere Prince all’inizio e i Led Zeppelin alla fine è una specie di grande cerchio di musica che si chiude.”

L’ultima parola su Winning Time spetta infine a Kevin Messick, uno degli Executive Producer dello show: “Posso assicurare che non era assolutamente facile realizzare una serie in costume sul basketball, su giocatori iconici come Johnson, Bird, Kareem. Rendere credibile questo sport sul piccolo schermo è stato uno sforzo enorme, anche produttivo. Voglio rendere il doveroso tributo alla nostra casting director Francine Maisler, che ha messo insieme un cast incredibile di attori da Oscar con altri alla prima vera grande esperienza mainstream. Penso che se non avessi scovato Quincy non avremmo potuto fare lo show. È un attore e un uomo speciale, ha incarnato perfettamente lo spirito e l’anima nascosta di Magic Johnson.”

 
 

Mary e lo spirito di Mezzanotte: trailer del film di Enzo D’Alò

Da oggi in rete il trailer ufficiale dell’attesissimo film Mary e lo Spirito di Mezzanotte, di Enzo d’Alò, il pluripremiato regista italiano di indimenticabili capolavori come La Gabbianella e il Gatto, La Freccia Azzurra, Pinocchio, Opopomoz e Momo alla Conquista del Tempo, distribuiti con successo nel mondo.  Mary e lo Spirito di Mezzanotte uscirà al cinema dal 16 novembre con BiM Distribuzione.

Dopo l’anteprima mondiale alla Berlinale 2023 e la partecipazione in concorso ad altri importanti festival internazionali, Mary e lo Spirito di Mezzanotte  sarà presentato in anteprima nazionale a Lucca Comics and Games sabato 4 novembre. Tratto dal bellissimo romanzo di Roddy Doyle La gita di mezzanotte, edito in Italia da Guanda, il film celebra quattro generazioni di donne, complici tra loro e legate da un grande amore. Una storia contemporanea ambientata in una rigogliosa Irlanda d’estate dai colori vividi e paesaggi mozzafiato.

La trama di Mary e lo Spirito di Mezzanotte

Mary ha 11 anni e un’incontenibile passione per la cucina: vuole diventare una grande chef. Sua nonna Emer, con cui ha un rapporto davvero speciale, la incoraggia a realizzare il suo sogno. Ma ogni percorso ha i suoi ostacoli, anche imprevedibili, e affrontarli può diventare un’avventura. Mary inizia così un emozionante viaggio che supera le barriere del tempo, in cui quattro generazioni di donne avranno modo di confrontarsi e conoscersi profondamente. Una delicata storia di crescita, piena di ironia.

 
 

Everybody Loves Diamonds: ecco il poster della serie Prime Video

Everybody Loves Diamonds

Prime Video ha svelato oggi il poster di Everybody Loves Diamonds, la nuova serie heist con risvolti da commedia interpretata da Kim Rossi Stuart, Anna Foglietta, Gian Marco Tognazzi, Carlotta Antonelli e Leonardo Lidi, e con la partecipazione di Rupert Everett e Malcolm McDowell nel ruolo di Khan. La serie Original italiana è ispirata al “Colpo di Anversa” del 2003, definito dai media internazionali “il più grande furto di diamanti al mondo”, e sarà disponibile dal prossimo 13 ottobre in esclusiva su Prime Video in oltre 240 paesi e territori nel mondo.

La serie in otto episodi segue uno squinternato gruppo di ladri capeggiati da Leonardo Notarbartolo (Kim Rossi Stuart), che, con un piano geniale, riesce ad aggirare il sistema di sicurezza all’avanguardia dell’Antwerp Diamond Centre e a rubare pietre preziose per milioni di dollari. Everybody Loves Diamonds è diretta da Gianluca Maria Tavarelli, prodotta da Mario Gianani e Lorenzo Gangarossa per Wildside, una società del gruppo Fremantle, e scritta da Michele Astori, Stefano Bises, Giulio Carrieri e Bernardo Pellegrini. Nel cast internazionale anche Johan Heldenbergh, Synnøve Macody Lund, Remo Girone, Jean Janssens, Issam Dakka, Peter Van Den Begin, Elia Schilton, Slavko Sobin e Athaya Mokonzi.

Everybody Loves Diamonds si unirà a migliaia di film e serie già presenti nel catalogo di Prime Video, tra cui le produzioni italiane Original The Bad Guy, Prisma, Bang Bang Baby, Gianluca Vacchi: Mucho Más, Laura Pausini – Piacere di conoscerti, The Ferragnez – La serie S1 e S2, All or Nothing: Juventus, Anni da cane, Dinner Club S1 e S2, Vita da Carlo, FERRO, Celebrity Hunted – Caccia all’uomo S1, S2 e S3, e LOL: Chi ride è fuori S1, S2 e S3; le serie pluripremiate The Marvelous Mrs. Maisel e Lizzo’s Watch Out for the Big Girls, la serie satirica sui supereroi The Boys e grandi successi come Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere, Citadel, Jack Ryan di Tom Clancy, Un matrimonio esplosivo, Samaritan, Tredici Vite, The Tender Bar, A proposito dei Ricardo, La guerra di domani, Reacher e Il principe cerca figlio, oltre a contenuti in licenza disponibili in più di 240 paesi e territori nel mondo, e le dirette in esclusiva in Italia delle migliori partite del mercoledì sera della UEFA Champions League, oltre che della Supercoppa UEFA, fino alla stagione 2026/27. Altri titoli Original italiani già annunciati sono le serie Gigolò per caso, Antonia, No Activity – Niente da segnalare, Sul più bello – La serie, gli show Karaoke Night – Talenti Senza Vergogna, LOL Talent Show: Chi fa ridere è dentro, AMAZING – FABIO DE LUIGI, i film Elf Me, Il migliore dei mondi, Pensati Sexy, oltre ai rinnovi per nuove stagioni di Monterossi, Sono Lillo, Prova Prova Sa Sa e Celebrity Hunted – Caccia all’uomo. È stata inoltre annunciata la serie Citadel: Diana, il capitolo italiano dell’universo Citadel.

 
 

Dumb Money: recensione del film di Craig Gillespie

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Scorrendo la filmografia versatile e curiosa di Craig Gillespie ci si accorge piuttosto facilmente di quanto il regista sia propenso a farsi cantore non sempre bonario di “outsider”, costretti dai loro limiti umani o da un sistema coercitivo ai margini del tessuto sociale. Pensiamo al poetico e allo stesso modo disturbante Ryan Gosling di Lars e una ragazza tutta sua (ancora oggi il suo film maggiormente azzardato e riuscito), alle Margot Robbie e Allison Janney velenose figlia e madre in Tonya, e in fondo anche alla folgorante Emma Stone di Crudelia, forse la combinazione migliore di Gillespie quando si tratta di abbinare mainstream e visione personale.

Il suo nuovo Dumb Money si inserisce coerentemente con questo discorso cinematografico che vuole dare voce a chi troppo spesso non ce l’ha: raccontando la vicenda che riguarda il celeberrimo caso finanziario riguardante le azioni di GameStop – tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021 tenne incollata ai notiziari mezza America – Gillespie mette in scena come qualche volta, anche si i casi sono purtroppo sempre più rari, l’uomo comune possa mettere i bastoni tra le ruote del carro dei potenti, bloccandolo se non addirittura rovesciandolo. La storia di Dumb Money segue infatti le gesta di Keith Gill (Paul Dano) sconosciuto consulente finanziario e youtuber incallito il quale, scommettendo sulle azioni della catena di negozi di videogiochi in quel momento sull’orlo del fallimento, mise in enorme crisi molti colossi della finanza americana sollevando soprattutto attraverso Reddit una vera e propria azione popolare. Quando le azioni della società si impennarono fino a un valore inaudito, quello stesso “sistema” di potere messo con le spalle al muro intervenne in maniera perentoria (e legale?) a ripristinare lo status quo.

Dumb Money, buoni e cattivi insieme

Sfruttando la sceneggiatura articolata e precisa di Lauren Schuker Blum e Rebeca Angelo – a sua volta tratta dal libro The Antisocial Network di Ben MezrichCraig Gillespie costruisce un puzzle umano composito e frizzante, dividendo con sardonica raffinatezza i buoni dai cattivi senza necessariamente farne due schieramenti opposti e contrastanti. L’umanità rappresentata in questo suo lungometraggio, come d’altronde nei migliori tra i suoi precedenti, viene messa in scena in tutte le sue declinazioni, anche quelle meno edificanti. Non ci sono eroi integerrimi o antagonisti votati esclusivamente al male in Dumb Money, soltanto esseri umani che tentano di fare il meglio possibile anche quando si tratta magari soltanto del proprio tornaconto personale. Senza spingere eccessivamente sul pedale della satira sociale Gillespie ci presenta personaggi di cui è facile ridere, che vengono sorpresi o addirittura sbeffeggiati dalle situazioni anche quando dovrebbero essere in grado di fronteggiarle. Sotto questo punto di vista il Gabe Plotkin interpretato da un efficacissimo Seth Rogen diventa la figura maggiormente comica del film, una specie di “Candido” sprovveduto che si ritrova a gestire e perdere miliardi di dollari senza quasi capirne il perché.

Da parte sua, il candore e la saggezza di Gill sono il contraltare preciso – ma non distante, non “altro” rispetto a Plotkin – che rende Dumb Money un film basato su una dualismo tanto efficace proprio perché molto più sfumato di quanto non si creda. E proprio questo voler inserire tutte le parti in causa dentro un universo che in fondo le contiene senza separarle eccessivamente risulta a conti fatti il freno di Dumb Money: pur funzionando senza evidenti difetti il film sembra in alcuni momenti “frenato”, quando invece avrebbe potuto spingersi più a fondo nello sfruttare la commedia sociale corrosiva e non conciliatoria che Gillespie ha ampiamente dimostrato di saper padroneggiare, basta ricordare la ferocia di Tonya.

Un altro caso di ingiustizia sociale contemporanea

Con Dumb Money – il titolo deriva dall’epiteto dispregiativo con cui i falchi della finanza americani chiamano i piccoli investitori che guadagnano a loro confronto irrisorie somme di denaro – ci troviamo di fronte al racconto sincopato e sbarazzino di un altro piccolo grande caso di ingiustizia sociale contemporanea, un episodio che ha però dimostrato quanto l’unione della moltitudine silenziosa possa invece diventare il ruggito di chi si oppone allo sfruttamento economico. Un film estremamente “americano” nella storia  e nell’esposizione, con tutti i pregi e i limiti che ne derivano. Un prodotto senza dubbio da vedere e apprezzare, a cui ha voluto partecipare un cast nutrito e affiatato.

 
 

Aquaman e il Regno Perduto, la sinossi ufficiale del film

Aquaman e il Regno Perduto

Mentre siamo ancora in attesa del primo trailer del film, la Warner Bros ha diffuso la prima sinossi ufficiale di Aquaman e il Regno Perduto in testa all’inizio ufficiale dell’avvio della campagna marketing per il film. Ecco di seguito la nostra traduzione:

Non essendo riuscito a sconfiggere Aquaman la prima volta, Black Manta, ancora spinto dal bisogno di vendicare la morte di suo padre, non si fermerà davanti a nulla pur di sconfiggere Aquaman una volta per tutte. Questa volta Black Manta è più formidabile che mai, poiché brandisce il potere del mitico Tridente Nero, che scatena una forza antica e malvagia. Per sconfiggerlo, Aquaman si rivolgerà al fratello Orm, l’ex re di Atlantide e imprigionato alla fine del primo film, per stringere un’improbabile alleanza. Insieme, dovranno mettere da parte le loro differenze per proteggere il loro regno e salvare la famiglia di Aquaman e il mondo dalla distruzione irreversibile.

Tutto quello che c’è da sapere su Aquaman e il Regno Perduto

Jason Momoa è atteso di nuovo nei panni dell’eroe in Aquaman e il Regno Perduto, sequel del film che ha rilanciato in positivo le sorti dell’universo cinematografico DC. In questo seguito, diretto ancora una volta da James Wan (Insidious, The Conjuring), torneranno anche Patrick Wilson nei panni di Ocean Master, Amber Heard, nei panni di Mera, Dolph Lundgren che sarà ancora una volta Re Nereus, il padre di Mera, e ancora Yahya Abdul-Mateen II nei panni di Black Manta, che abbiamo visto riapparire nella scena post-credit del primo film. David Leslie Johnson-McGoldrick, collaboratore ricorrente di Wanscriverà la sceneggiatura del film, mentre il regista e Peter Safran saranno co-produttori. Il film arriverà al cinema il 21 dicembre.

 
 

Il mio amico Tempesta: recensione del film di Christian Duguay

Il mio amico Tempesta recensione

Non ridere papà, io diventerò un fantino.” – Il mio amico Tempesta Il cavallo. Sono tante le culture che hanno venerato questo animale nel corso della storia, simbolo non solo di libertà, ma anche di estrema forza. Al suo essere possente e nobile, che indubbio ne decreta la bellezza, bisogna affiancargli il merito d’essere un fedele compagno per l’uomo, tanto che il loro rapporto è stato perfino oggetto di analisi nel tempo.

La relazione cavallo-cavaliere è caratterizzata da una specifica connessione emotiva, nella quale mutuo rispetto e fiducia reciproca sono principi fondamentali e imprescindibili. Ecco perché nel cinema sono molti i registi che hanno attinto da questo speciale legame, traslando in linguaggio cinematografico storie intime, volte a dimostrare quanto l’unione fra uomo e animale possa essere potente esattamente come quella fra simili. Ed è di questo che Christian Duguay vuole parlare nel suo nuovo film Il mio amico Tempesta: di un amore senza tempo, che ha la sensibilità giusta per dialogare con tutti e scavare in profondità, arrivando dritto al cuore. La pellicola è tratta da un romanzo per ragazzi che si intitola Tempete au haras di Christophe Donner, e sarà nelle sale cinematografiche dal 14 settembre, distribuito da Eagle Pictures.

Il mio amico Tempesta, la trama

Quanto può essere magico nascere insieme ad un puledro? Domanda forse strana, ma se immaginata in un contesto in cui vivere a stretto contatto con la natura è all’ordine del giorno, allora non lo è più. Questo è quello che succede a Zoé, la cui madre Marie (Mélanie Laurent), veterinaria della sua stessa scuderia, partorisce nell’esatto momento in cui sta assistendo Bella Intrigante, una cavalla da corsa, in un parto difficoltoso. È quell’attimo, quella connessione, che alimenta la passione di Zoé per i cavalli, qualcosa che ha dentro dalla nascita, si potrebbe dire, e che non può smettere di crescere, soprattutto quando crea con Tempesta, nuova figlia di Bella Intrigante, un binomio straordinario.

Una notte, però, a causa di un forte temporale che si abbatte su tutta la scuderia, i cavalli si imbizzarriscono e nel tentativo di metterli al sicuro, Zoé si ritrova sbattuta a terra da Bella Intrigante e poi schiacciata da Tempesta. Rimasta disabile, la bambina è costretta ad affrontare un lungo percorso di riabilitazione, che la allontana lentamente dal mondo equestre. Fino a quando il Grand Prix d’Amerique non la chiama a rapporto: Tempesta è l’ultima speranza: se non vince lei, il ranch di famiglia potrebbero chiudere. Ma la cavalla si fa montare solo in un certo modo e forse il destino vuole che sia proprio Zoé, che nel frattempo ha trovato una soluzione per salire ancora in sella, a farlo…

Sulla scia di un cult

Che a Duguay interessasse l’amicizia fra un uomo e il proprio compagno a quattro zampe, e la lealtà reciproca costruita secondo le leggi del cuore, è in realtà chiaro da diversi anni. Non è la prima volta che il regista affronta l’argomento, e soprattutto che esplora il mondo equestre, principalmente delle corse: basti pensare a Jappeloup, uscito dieci anni fa. Ma senza andare troppo indietro, uno degli esempi più recenti è Belle & Sebastien – L’avventura continua. Il focus rimane in ogni caso un animale, il suo mondo, la sua devozione. E quanto essi fungano molto spesso da terapia, da anti-stress, diventando una piccola oasi di felicità grazie alla quale si fatica meno ad affrontare la quotidianità.

Per Il mio amico Tempesta, Duguay sembra però voler seguire le tracce di un film specifico: L’uomo che sussurrava ai cavalli, diretto e interpretato da Robert Redford. Un racconto, dunque, di vera passione, seppur all’inizio fatichi a ingranare la marcia. I primi trenta minuti sembrano infatti non avere il carburante necessario per lanciare la storia. Nel seguire le diverse fasi di Zoé, il regista in un primo momento affatica la narrazione, allungandola un po’ troppo, tanto da spostare eccessivamente in avanti l’incidente scatenante (che ricordiamo non dovrebbe superare la ventina di minuti massimo). Dopo un primo atto che va abbastanza a rilento, di cui si poteva sicuramente tagliare qualche scena superflua, il film si scioglie e inizia ad acquistare movimento e ritmo. Seguiamo Zoé nella sua crescita, la vediamo prendere confidenza con la scuderia, approcciarsi a cavalli di razze diverse e poi legarsi ad uno in particolare, la sua Tempesta. Tempesta di nome e di fatto, che le regalerà i ricordi più belli della sua adolescenza.

Vivere delle proprie passioni

È dunque dal secondo atto in poi che Il mio amico Tempesta si concretizza, lavorando su alcune tematiche dalla grande forza emotiva, operando su sequenze sì dalla lacrima facile, ma che non scadono mai nel lezioso o nel posticcio. Duguay indugia spesso sulla sua protagonista, una Charlie Paulet mai fuori luogo e sempre misurata nel restituire il dolore di una bambina che vede infrangersi il proprio sogno davanti agli occhi. Fissando la macchina da presa su di lei, il regista ne intercetta ogni passaggio, decisione e sguardo, che la portano ad una chiara consapevolezza di sé e del suo animale. Insieme a Zoé corriamo. Lei, gradualmente, corre: incontro alla vita, a cavallo, verso il suo sogno che, dopo tanti sacrifici, vede alla fine farsi realtà. Tutti gli step vengono superati, Duguay non vuole lasciare niente al caso e non dà niente per scontato.

Perché è solo in questo modo che può rendere vero il legame con la sua Tempesta, la quale la porterà alla vittoria del Grand Prix d’Amerique. Ed è così, attraverso una particolare storia di formazione, che Il mio amico Tempesta parla di disabilità, di ippoterapia, di resilienza, di paure che si superano con la forza delle proprie passioni. Perché quando si ama qualcosa e la si ama con anima, corpo e cuore, la fatica non la si percepisce. E neanche l’invalidità. Come Zoé, che pur non muovendo le gambe riesce comunque a montare il suo cavallo perché mossa da sentimenti di fiducia verso se stessa in primis e poi verso l’animale. Pur con qualche difetto iniziale, e nonostante non si faccia riconoscere per l’originalità del racconto, Christian Duguay ci dona un film delicato, dolce nella sua messa in scena, toccante. Profondo. Che si fa guardare nonostante le sue prevedibili progressioni e non chiede tanto, se non quello di ricordarci quanto sia importante non lasciarsi abbattere dalle difficoltà che si incontrano lungo il cammino. E quanto sia fondamentale l’empatia con un animale. Qualsiasi esso sia.

 
 

Wonka: il regista del film difende il casting di Hugh Grant come Oompa Loompa

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Il casting di Hugh Grant nei panni di un Oompa Loompa per Wonka ha portato una serie di polemiche contro cui si è schierato il regista del film, Paul King (Paddington). Il film vede Timothée Chalamet nei panni di una versione giovane del produttore di caramelle nato dalla penna di Roald Dahl in Charlie e la fabbrica di cioccolato. Wonka è un film sulla storia delle sue origini, che mostra l’ascesa del famoso cioccolatiere Willy Wonka e del suo primo incontro con gli Oompa Loompa.

In seguito alla controversia sul casting, Paul King ha difeso la sua decisione di scegliere Grant per il ruolo degli Oompa Loompa. Come racconta King a Total Film (tramite Games Radar), il regista ha immaginato gli Oompa Loompa come “questi esseri incredibilmente piccoli”. Avendo lavorato con Grant in Paddington 2, King sapeva che l’attore era “il più divertente e sarcastico” con cui avesse lavorato, quindi sarebbe stato in grado di affrontare i classici personaggi in miniatura.

“Ero incantato dall’idea di questi esseri incredibilmente piccoli, molto più piccoli persino di me, a misura di bambino. La voce e l’atteggiamento degli Oompa Loompa derivano dalla rivisitazione dei libri: lunghe canzoni piene di umorismo, sarcasmo, superiorità e disprezzo. Quindi stavo pensando che per quel personaggio serviva uno che fosse in grado di essere una vera merda. E ho pensato: “Ah, Hugh [Grant]!” Perché è la persona più divertente e sarcastica che abbia mai incontrato! Eravamo già stati lì con Paddington 2. Ho dovuto scrivergli questa lettera imbarazzante, dicendo: “Sei bravo a interpretare i vecchi radioamatori slavati… ‘” “Una volta che vedi Hugh Grant come un uomo arancione alto 18 pollici con i capelli verdi, “dici, ‘Ah, sì. So cosa sono gli Oompa Loompa. Tutto ha perfettamente senso.'”

Wonka, tutto quello che sappiamo sul film

Wonka è diretto dal regista di “PaddingtonPaul King e vede come co-protagonisti Keegan-Michael Key, Rowan Atkinson, Sally Hawkins e Olivia Colman. Chalamet ha dichiarato alla stampa al CinemaCon di aprile che la sua versione del personaggio non sarebbe stata “cinica” come le precedenti iterazioni interpretate da Gene Wilder o Johnny Depp. “Questo è un Willy pieno di gioia, speranza e desiderio di diventare il più grande cioccolatiere“, ha detto Chalamet, che ha anche rivelato di aver nuotato nel vero cioccolato fuso durante le riprese delle scene del film.

Wonka è basato sui personaggi di Roald Dahl, ispirato in particolare da uno dei personaggi più amati di Dahl e si svolge prima degli eventi di Charlie e la fabbrica di cioccolato, si legge nella sinossi. Nel cast anche Matthew Baynton, Jim Carter, Tom Davis, Simon Farnaby, Rich Fulcher, Kobna Holdbrook-Smith, Paterson Joseph, Calah Lane, Matt Lucas, Colin O’ Brien, Natasha Rothwell, Rakhee Thakrar e Ellie White.

Willy Wonka è stato creato dal famoso autore Roald Dahl. Il personaggio ha debuttato nel romanzo del 1964, Charlie e la fabbrica di cioccolato. Il libro è stato adattato due volte per lo schermo, nel 1971 e nel 2005, quando Tim Burton ha scelto Johnny Depp per il ruolo in questione. Paul King, il regista dietro la serie di Paddington, firma la regia di Wonka, che uscirà al cinema il 14 dicembre 2023.

 
 

Festa del Cinema di Roma 2023: Premio alla Carriera a Isabella Rossellini e Shigeru Umebayashi

Isabella Rossellini - Photo Credit Paola Kudacki (Trunk Archive)
Photo Credit Paola Kudacki (Trunk Archive)

Isabella Rossellini e Shigeru Umebayashi riceveranno il Premio alla Carriera nel corso della diciottesima edizione della Festa del Cinema di Roma che si svolgerà dal 18 al 29 ottobre 2023 all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone. Lo annuncia la Direttrice Artistica Paola Malanga con Gian Luca Farinelli, Presidente della Fondazione Cinema per Roma, e Francesca Via, Direttrice Generale.

Isabella Rossellini è un’artista poliedrica e anticonformista, figlia di Ingrid Bergman e di Roberto Rossellini: la Festa celebrerà il suo talento creativo attraverso un incontro con il pubblico e una retrospettiva di opere che l’hanno vista protagonista come filmmaker, sceneggiatrice e attrice di straordinario valore. Accanto ad alcuni successi da interprete famosi in tutto il mondo (da Velluto blu di David LynchLa morte ti fa bella di Robert Zemeckis fino a La chimera di Alice Rohrwacher), il pubblico potrà scoprire o riscoprire le serie da lei dirette sul mondo degli animali (Green Porno,Seduce Me e Mammas), che conciliano brillante ironia e rigore scientifico; ammirare il documentario My Dad Is 100 Years Old di Guy Maddin, da lei scritto e interpretato per celebrare il centenario della nascita del padre; rivedere i suoi esordi in televisione ne “L’altra domenica” di Renzo ArboreFra le opere in programma anche Stromboli (Terra di Dio) di Roberto Rossellini, il primo film del cineasta girato con Ingrid Bergman, e Sinfonia d’autunno di Ingmar Bergman, ultimo film interpretato dalla Bergman. La Festa presenterà inoltre A Season with Isabella Rossellini di Marian Lacombe, documentario ambientato tra il set de La chimera e la Mama Farm, l’azienda di agricoltura rigenerativa che Isabella Rossellini ha fondato nel 2013 nello Stato di New York e porta avanti da dieci anni con appassionata determinazione.

Il compositore giapponese Shigeru Umebayashi è autore di alcune fra le più iconiche colonne sonore della storia del cinema mondiale. La sua opera, che si situa alla confluenza fra musica orientale e occidentale, è unica, vibrante e intensa. Grazie a uno stile originale e assolutamente riconoscibile, Shigeru Umebayashi collabora, fra gli altri, con straordinari cineasti come Wong Kar-wai (In the Mood for Love2046, The Grandmaster), Zhāng Yìmóu (La foresta dei pugnali volantiLa città proibita) e Yuen Woo-ping (True LegendCrouching Tiger, Hidden Dragon: Sword of Destiny). Autore molto amato a livello internazionale, Umebayashi ha lavorato inoltre nei film A Single Man di Tom FordHannibal Lecter – Le origini del male di Peter Webber e, in Italia, con Roberta Torre (Mare nero) e Marco Simon Puccioni (Come il vento).

Shigeru Umebayashi sarà protagonista di un incontro con il pubblico; gli spettatori della Festa del Cinema potranno inoltre riscoprire alcuni film di culto come In the Mood for Love.

 
 

L’esorcista: Il credente, le nuove immagini ci riportano indietro nell’orrore

L'esorcista il credente Ottobre in sala

Con l’uscita di L’esorcista: Il credente proprio dietro l’angolo, il classico franchise horror tornerà a spaventare una nuova generazione di pubblico. Ora, un’esclusiva di Total Film ha rivelato delle anticipazioni al film, confermando che si tratterà di un ritorno alle origini.

La nuova immagine dal film ci presenta Olivia Marcum, che nel film interpreta Katherine, una delle due ragazze possedute nel film. Inutile dire che la possessione demoniaca è un concetto terrificante e il film non si tira indietro nel mostrare quanto possa essere brutale. Uno dei tratti distintivi del franchise de L’Esorcista è infatti la natura grottesca delle vittime possedute, e il film non fa eccezione, con l’immagine che riecheggia efficacemente l’aspetto di Regan del film originale. Resta da vedere se il film può essere anche da solo, senza l’eco dell’originale, un film horror avvincente.

A corredo dell’immagine, la rivista ha pubblicato anche un’intervista a Ashley Rae Trisler, coordinatrice degli stuntman per L’esorcista: Il credente: “[Ci sono] alcune scene di grande impatto, sorprendenti, che potrebbero potenzialmente superare ciò che la gente ricorda di 50 anni fa,” ha detto Trisler. Il mondo è cambiato in modo significativo dalla produzione del primo film, cosa che, secondo Trisler, ha aggiunto importanza a garantire la sicurezza dei giovani attori.

L’esorcista – Il credente, tutto quello che sappiamo sul film

L’esorcista: Il credente si concentrerà sul padre di una bambina posseduta, che in cerca di aiuto entrerà in contatto con Chris MacNiel (Ellen Burstyn). La Burstyn riprenderà il suo ruolo de L’esorcista, dove era la madre di Regan (interpretata da Linda Blair), per aiutare a combattere il possesso della bambina e di una sua amica. Oltre alla Burstyn, il cast di L’esorcista – Il credente include Leslie Odom Jr. (Hamilton), Ann Dowd (The Handmaid’s Tale), Raphael Sbarge (C’era una volta) e la cantante Jennifer Nettles.

Con un cast di talento riconoscibile che dà vita al film, L’esorcista: Il credente sta prendendo forma come un degno seguito di L’esorcista. La decisione di avere tutti i film nel canone di indica inoltre che ci saranno riferimenti anche agli altri quattro titoli della serie. Il nuovo film, però, segna anche l’inizio di una nuova trilogia di sequel, similmente a quanto fatto anche con i sequel di Halloween, di  cui appunto Green è stato regista.

Resta però da vedere come questo nuovo film si affermerà presso il grande pubblico. Mentre Green si è dimostrato un talentuoso regista slasher con Halloween, i suoi sequel Halloween Kills e Halloween Ends non sono stati particolarmente apprezzati né dal pubblico né dalla critica. Tuttavia, con L’esorcista – Il credente, che crea una nuova storia all’interno dell’universo di L’esorcista, il film potrebbe svelare nuovi entusiasmanti aspetti degni di essere raccontati.

 
 

Hunter Schafer: 10 cose che non sai sull’attrice

Hunter Schafer Mother Mary

Distintasi grazie alla serie Euphoria, l’attrice Hunter Schafer è in breve divenuta una delle maggiori star della sua generazione, richiestissima per il cinema, la televisione ma anche per il settore della moda, essendo lei una delle più popolari modelle del momento. La sua è dunque una carriera in piena ascesa, supportata da un talento, una presenza scenica e un’intensità per la recitazione con pochi eguali tra i suoi coetanei.

Ecco 10 cose che non sai sull’attrice Hunter Schafer.

Hunter Schafer: i suoi film e le serie TV

1. È nota per una celebre serie TV. Il primo ruolo d’attrice per Schafer è stato quello nella popolare serie HBO Euphoria, dove interpreta il personaggio Jules recitando accanto ad attori come Zendaya, Jacob Elordi e Sydney Sweenye. Ad oggi si tratta dell’unico progetto televisivo a cui ha partecipando, recitando in entrambe le stagioni ad ora prodotte e naturalmente sarà presente anche nella terza stagione, attualmente in fase di sviluppo.

2. Ha diversi film per il cinema in arrivo. L’attrice deve ancora compiere il suo debutto sul grande schermo, ma quel momento arriverà presto grazie a Hunger Games: La ballata dell’usignolo e del serprente, con protagonista Rachel Zegler. Diversi sono poi i film per cui Schafer è già confermata come parte del cast, tra cui si annoverano il thriller Cuckoo, di cui è protagonista, il misterioso And, nuovo film di Yorgos Lanthimos con Emma Stone, e il nuovo film di David Lowery, Mother Mary, con protagonista Anne Hathaway.

3. Ha diretto alcuni videoclip e lavorato come doppiatrice. Da quando è entrata a far parte del mondo dello spettacolo, Schafer non si è però limitata solo alla recitazione, ma ha anche diretto due videoclip musicali, ovvero quelli per il brano hornylovesickmess di Girl in red, e quello per il brano Why Am I Alive Now? di Anohni and the Johnsons. Oltre a ciò, ha anche lavorato come doppiatrice per il film d’animazione giapponese Belle, doppiando in lingua inglese il personaggio chiamato Ruka.

Hunter Schafer Zendaya Euphoria

Hunter Schafer in Euphoria

4. Non intendeva far parte della serie. Come da lei dichiarato, Hunter Schafer non ha mai avuto intenzione di partecipare alla serie Euphoria. L’agenzia di modelle con cui lavorava ha però visto il casting e l’ha convinta a fare un’audizione, suggerendo che sarebbe stata fantastica per la parte. Presentatasi dunque ai provini, Schafer ha da subito convinto l’autore Sam Levinson e i produttori e il personaggio è poi stato riscritto parzialmente sulle sue esperienze di vita, così che potesse adattarsi meglio a lei.

5. Ha scritto un episodio della serie. Oltre ad essere tra le protagoniste della serie, Schafer ha anche partecipato alla scrittura di un episodio di essa. Parliamo dell’episodio speciale che si concentra interamente su Jules. A Sam Levinson, creatore e autore della serie, si è dichiarato entusiasta di questa collaborazione nella scrittura, soprattutto perché l’attrice ha significativamente contributo nel tratteggiare con cura e rispetto i momenti dedicati al rapporto di Jules con il suo percorso di transizione, alle conseguenze psicologiche che questo ha comportato e al peso emotivo che da tutto ciò è derivato.

Hunter Schafer in Hunger Games

6. Il nuovo film della saga segnerà il suo debutto al cinema. Nel film Hunger Games: La ballata dell’usignolo e del serpente, prequel di Hunger Games (2012), ambientato 64 anni prima, Schafer interpreterà Tigris Snow, cugina maggiore e confidente di Coriolano, che lo consiglia in tutto. In seguito, come noto, il personaggio diventerà una stilista nei Giochi e un’alleata di Katniss Everdeen e della resistenza contro Panem. Il personaggio è infatti già comparso in versione più adulta nell’ultimo film della saga, interpretato da Eugenie Bondurant, mentre per Schafer segnerà il suo debutto sul grande schermo.

Hunter Schafer è modella per Prada e Dior

7. È una supermodella. Prima di diventare celebre come attice, Schafer ha iniziato a farsi strada nel mondo della moda, partecipando a sfilate per le maggiori case di moda, come Prada, Calvin Klein, Dior, Miu Miu, Tommy Hilfiger, Maison Margiela, Vera Wang, Marc Jacobs, Versus Versace e molte molte altre. Ancora oggi collabora con molte di queste, tra cui in particolare Prada e Dior. Gli impegni nel campo della recitazione non le hanno infatti impedito di portare avanti questa sua attività.

Hunter Schafer Hunger Games

Hunter Schafer e il fidanzato Dominic Fike

8. Ha conosciuto il fidanzato sul set. Nella seconda stagione della serie Euphoria è entrato a far parte del cast l’attore e cantautore Dominic Fike, il cui personaggio intreccia un particolare rapporto con Rue e Jules, il personaggio interpretato da Schafer. La vicinanza tra loro sul set ha poi portato ad una vera e propria relazione tra l’attrice e Fike, fotografati insieme in più occasioni a partire dal febbraio 2022. I due sembra però si siano lasciati nel luglio del 2023.

Hunter Schafer è su Instagram

9. È presente sul social network. L’attrice è presente sul social network Instagram, con un proprio profilo verificato seguito da ben 7 milioni di persone e dove attualmente si possono ritrovare oltre 100 post. Questi sono principalmente immagini relative a suoi lavori da attrice e da modella, inerenti il dietro le quinte di tali progetti o promozionali nei loro confronti. Ma non mancano anche curiosità, momenti di svago, eventi a cui ha preso parte e altre situazioni ancora. Seguendola, si può dunque rimanere aggiornati su tutte le sue novità.

Hunter Schafer: età e altezza dell’attrice

10. Hunter Schafer è nata il 31 dicembre 1998 a Trenton, New Jersey, Stati Uniti. È alta complessivamente 1,78 metri.

Fonti: IMDb, Instagram

 
 

Assassinio a Venezia: recensione del film di e con Kenneth Branagh

Assassinio a Venezia recensione

Hercule Poirot è tornato. L’investigatore più famoso e baffuto del giallo, nato da una delle più grandi penne del genere, Agatha Christie, è pronto a risolvere un altro caso d’omicidio. A fare da sfondo al nuovo mistero non sono più gli spazi claustrofobici di un treno e neppure le soleggiate ambientazioni d’Egitto, ma la fredda, piovosa e mistica Venezia, la quale offre il più suggestivo dei milieu finora proposti negli adattamenti recenti, facilitando la tensione del suo pubblico. Assassinio a Venezia, così il titolo del film, è ancora diretto e interpretato da Kenneth Branagh, il quale, a ben vedere, sembra proprio divertirsi a vestire i panni di Poirot.

A differenza dei suoi predecessori, il film non aderisce completamente alla trama della sua controparte cartacea, ma è più una rilettura del romanzo La strage degli innocenti, uno dei whodunit meno famosi di Lady Mallowan. Del libro restano però i punti cardine: la storia si svolge anche qui nella notte di Halloween e ad essere protagonista è sempre la dipartita di qualche malcapitato, per una mystery story dalle venature soprannaturali. A stendere la sceneggiatura ancora una volta il fedele Michael Green, con le musiche di Hildur Guonadottir. Assassinio a Venezia è nelle sale cinematografiche dal 14 settembre, distribuito dalla Walt Disney Company Italia.

Assassinio a Venezia, la trama

Diverso tempo dopo l’omicidio passionale di Assassinio sul Nilo, Poirot decide di ritirarsi in pensione a Venezia. Sono gli anni del Dopoguerra, e precisamente siamo nel 1947. Il detective, un po’ come accaduto a Benoit Blanc in Glass Onion, ha deciso di godersi la vita lontano dagli omicidi, tanto che, per sfuggire a frotte di persone che ogni giorno lo rincorrono fra i canali per sottoporgli un nuovo caso, ha assunto un bodyguard, l’ex poliziotto Vitale Portfoglio (Riccardo Scamarcio). Ma quando in città arriva un’amica di vecchia data, nonché scrittrice di gialli di fama mondiale, Ariadne Oliver (Tina Frey), Poirot si trova invischiato in una situazione al limite del reale.

Spinto dalla stessa ad una festa di Halloween, in un palazzo apparentemente infestato dai fantasmi, il baffuto detective è costretto ad assistere ad una seduta spiritica, tenuta dalla medium Mrs. Reynolds (Michelle Yeoh). Ad essere invocata è la defunta Alicia Drake (Esther Rae Tillotson), figlia della proprietara dell’antico palazzo in cui si trovano, Rowena (Kelly Reilly), morta suicida in seguito alle visioni degli spettri di bambini che si aggirano fra le mura. Voci, finestre che sbattono, fantasmi allo specchio, delitti inaspettati… cosa accade in quella dimora? Poirot, pur avendo perso la fede, è pronto a credere se qualcosa esiste oltre la morte e se la vita, così come la conosciamo, cela presenze soprannaturali e collegamenti con l’aldilà.

Assassinio a Venezia Kenneth Branagh

Venezia: fra razionalità e religione

Per il suo terzo lavoro con Christie, Branagh attinge (come sempre) dal preesistente materiale sostanzioso e poi amplia il suo sguardo, punta verso nuovi orizzonti e rimescola le carte in tavola, definendo un film nuovo, forse anche più audace oltre che ambizioso, nel quale vuole confermare di essere un virtuoso, pur rimanendo saldamente legato, almeno nello schema investigativo, al giallo firmato Christie. Infatti, accanto alla detection di Assassinio a Venezia, scorre una seconda linea narrativa: il soprannaturale. Una storia di fantasmi, oltre che di omicidi, che si annidano dentro un palazzo della Venezia pittoresca degli anni del Dopoguerra, nel quale vivono leggende e superstizioni. È chiaro sin da subito l’intento del regista: tutto è costruito secondo la logica della paura, per impregnare la narrazione di sfumature horror. Non si può dunque fare a meno di evidenziare la sua bravura dietro la macchina da presa: la regia, qui, è infatti più che mai a servizio del racconto, quasi schiava della trama delineata.

Branagh mette in campo tutti gli strumenti più congeniali al registro dell’opera: ci sono le lenti anamorfiche che alterano lo spazio, spettrale e lugubre, si ricorrere alla snorricam – solo per Poirot – per mettere in rilievo la sua destabilizzazione, e infine ci sono le inquadrature oblique, che tra l’altro aprono il film e ne diventano costante, e che vogliono essere una sorta di presagio. Ogni scelta registica, anche di semplici piani, vuole favorire il senso di distorsione e pericolo. Fa acquistare all’ambiente un’atmosfera funerea e angosciante, certamente enfatizzata da una scenografia curata al dettaglio, nei suoi minimi particolari, e in cui il contrasto di luci e ombre (con una particolare attenzione alla luce intradiegetica) fanno da benzina al setting sinistro. Oltre a restituire anche, a livello drammatico e personale, il disturbo di Poirot e il suo sentirsi smarrito, titubante e confuso. Credere o non credere? La fede, la religione e il suo mistero è qualcosa di tanto prezioso quanto di più delicato al mondo, e lui ne deve fare i conti. Deve scegliere: rimanere razionali o abbandonarsi alla spiritualità?

Branagh innamorato del suo Poirot

Se sul piano estetico e di forma Assassinio a Venezia vince (e questo non basta a far funzionare il film), purtroppo non si può dire lo stesso riguardo la sua costruzione narrativa. Fra le prime sbavature del film c’è l’insistenza a voler spaventare il pubblico con la componente soprannaturale. Puntando sul filone dell’horror, Branagh e Green sembrano perdere di vista il vero senso dell’opera: l’indagine. Non ci sono effettivi depistaggi e colpi di scena, c’è solo la speranza che lo spettatore faccia un balzo di paura attraverso jumpscare molto scolastici e di poco effetto, inseriti senza una vera cognizione di causa. Il regista si arena in questo tentativo, vuole a tutti i costi spaventare, e così facendo non riesce a mescolare bene i due generi, tanto che il thriller soprannaturale non si regge su una struttura solida e lucida. Ogni evento sembra volersi scoprire in fretta, ogni soluzione arriva in un lampo, non c’è il piacere del ragionamento o della sospensione, come invece si era più riscontrato in Assassinio sull’Orient Express e Assassinio sul Nilo.

Il climax drammatico finale è privo di vera tensione, poiché si trascina dietro una confusione che pervade il pubblico sin dal secondo atto. Ne risente in tal senso anche la coralità, una delle chiavi di volta degli adattamenti di Branagh, qui però molto al margine. Avendo trovato la sua personale chiave d’accesso al personaggio di Hercule Poirot, l’attore/regista pecca quasi di egocentrismo e, innamorandosene un po’ troppo, decide di avere un one man show. Il cast, meno stellare rispetto ai predecessori, risulta essere una girandola di characters tutto fuorché entusiasmanti e di spessore, causa molto probabilmente anche il poco tempo a disposizione (103 minuti scarsi rispetto agli altri due più lunghi). Assassinio a Venezia risulta perciò essere una pellicola solo dalle forti idee, che nel vano tentativo di farsi grande e imponente nel cinema mainstream, scade nel banale, speriamo almeno non finisca nel dimenticatoio.

 
 

Willem Dafoe: “Mi spezza il cuore non poter promuovere film come Povere Creature”

willem dafoe
Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Willem Dafoe, che era presente a Venezia 80 in ben tre film, Povere Creature, Pet Shop Days e Finalmente l’Alba, e al TIFF con Gonzo Girl, ha potuto partecipare, a causa dello sciopero SAG-AFTRA, soltanto a quest’ultimo e, parlando con Vanity Fair (via Indiewire), ha spiegato che per lui è stato molto doloroso non poter essere a Venezia per promuovere i tre film con i quali era presente al Lido.

“Essere a Venezia con tre film e non poterci andare mi ha spezzato il cuore”, ha detto Dafoe. “Ma poi ho pensato: ‘È solo perché vuoi divertirti?’ Vivo in Italia ed è emozionante vedere gli amici.” Ha continuato: “È importante che i talenti siano coinvolti, in particolare nei film indipendenti: è importante. Ecco perché sono così grato di sapere che abbiamo raggiunto un accordo provvisorio [per “Gonzo Girl”]. E la questione ovviamente è: se una piccola azienda indipendente può farlo, perché non può farlo un grande studio? Ma mi dispiace non essere potuto andare a Venezia”.

“Penso che dobbiamo andare avanti”, ha detto Dafoe. “Capisco la loro strategia, ma penso anche che a volte gli operatori del settore, particolarmente hardcore, non pensano abbastanza al mondo, al mercato mondiale. Se non partecipiamo a questi festival cinematografici, se non partecipiamo alla vendita di film all’estero, prima di rendercene conto, guarderemo tutti film d’azione tedeschi. Dato che siamo qui con la benedizione del SAG, non so perché qualcuno direbbe di no ad un accordo provvisorio, se ne avesse la possibilità. So che molte persone non lo hanno fatto. Immagino che penserebbero che la loro possa essere presa per mancanza di solidarietà, ma se un attore può partecipare a un evento come questo è perché è sostenuto dal SAG che sostiene e incoraggia gli accordi di questo tipo. Quindi per me non è strano essere qui”.

Dafoe ha concluso: “Mi sento più strano di [quando] non lavoro perché avevo alcune cose che volevo fare davvero tanto e chissà se si ripresenteranno. Poi mi siedo e dico: “Non essere egoista”. Non pensare a te stesso, pensa al futuro”. Chiaramente ci sono alcune cose su cui lavorare. Non ho mai parlato di ciò che faccio come azienda, ma il business attorno a ciò che faccio è cambiato così tanto per cui le cose devono essere affrontate.”

Ricordiamo che Povere Creature di Yorgos Lanthimos ha vinto il Leone d’Oro a Venezia 80 e quindi per Willem Dafoe, e per il resto del cast, deve essere stato ancora più difficile non poter partecipare alla promozione di un film che è stato così tanto amato dalla critica e dalla giuria del Festival.

 
 

The Marvels: un nuovo spot vede formarsi il “meraviglioso” trio

The Marvels trailer dettagli

Disney ha diffuso un nuovo spot tv di The Marvels, che arriverà al cinema l’8 novembre prossimo. Il film vedrà Carol Danvers fare squadra con Monica Rambeau e Kamala Khan, le tre formeranno un inedito trio di “meraviglie” mettendo in scena Captain Marvel, Photon e Ms. Marvel, salvando probabilmente la galassia da una situazione di pericolo. Ecco lo spot:

The Marvels, la trama

Nel film Marvel Studios The Marvels, Carol Danvers alias Captain Marvel deve farsi carico del peso di un universo destabilizzato. Quando i suoi compiti la portano in un wormhole anomalo collegato a un rivoluzionario Kree, i suoi poteri si intrecciano con quelli della sua super fan di Jersey City Kamala Khan, alias Ms. Marvel, e con quelli della nipote di Carol, il capitano Monica Rambeau, diventata ora un’astronauta S.A.B.E.R.. Insieme, questo improbabile trio deve fare squadra e imparare a lavorare in sinergia per salvare l’universo come “The Marvels”.

Tutto ciò che sappiamo su The Marvels

The Marvels, il sequel del cinecomic Captain Marvel con protagonista il premio Oscar Brie Larson che ha incassato 1 miliardo di dollari al box office mondiale, sarà sceneggiato da Megan McDonnell, sceneggiatrice dell’acclamata serie WandaVision. Sfortunatamente, Anna Boden e Ryan Fleck, registi del primo film, non torneranno dietro la macchina da presa: il sequel, infatti, sarà diretto da Nia DaCosta, regista di Candyman

Nel cast ci saranno anche Iman Vellani (Ms. Marvel, che vedremo anche nell’omonima serie tv in arrivo su Disney+) e Teyonah Parris (Monica Rambeau, già apparsa in WandaVision). L’attrice Zawe Ashton, invece, interpreterà il villain principale, del quale però non è ancora stata rivelata l’identità. Il film, salvo modifiche, arriverà in sala il 8 novembre 2023.

 
 

L’ultima volta che siamo stati bambini: trailer del film di e con Claudio Bisio

Medusa Film ha diffuso il trailer di L’ultima volta che siamo stati bambini, la nuova commedia di e con Claudio Bisio. Nel cast anche Alessio Di Domenicantonio, Vincenzo Sebastiani, Carlotta De Leonardis, Lorenzo McGovern Zaini, Marianna Fontana, Federico Cesari e Antonello Fassari. Il film nelle sale dal 12 ottobre distribuito da Medusa Film è una coproduzione Solea e Bartlebyfilm, in associazione con Medusa Film e in collaborazione con Prime Video, prodotto da Sandra Bonzi, Claudio Bisio, Massimo Di Rocco e Luigi Napoleone. Le edizioni musicali sono a cura di Edizioni Curci – Bartlebyfilm.

Nel film  Quattro bambini giocano alla guerra mentre attorno esplodono le bombe della guerra vera. Italo è il ricco figlio del Federale, Cosimo ha il papà al confino e una fame atavica, Vanda è orfana e credente, Riccardo viene da un’agiata famiglia ebrea. Sono diversi ma non lo sanno e tra loro nasce “la più grande amicizia del mondo”, impermeabile alle divisioni della Storia che insanguina l’Europa.

Per loro tutto è gioco, combattono in cortile una fantasiosa guerra fatta di missioni avventurose ed eroismi, poi però fanno patti “di sputo” e non “di sangue” per paura di tagliarsi. Ma il 16 ottobre il ragazzino ebreo viene portato via dai tedeschi insieme ad oltre mille persone del Ghetto. Grazie al padre Federale di Italo, i tre amici credono di sapere dov’è e, per onorare il “patto di sputo”, decidono di partire in segreto per convincere i tedeschi a liberare il loro amico. L’ennesima missione fantasiosa entra nella realtà, i tre bambini viaggiano soli in un’Italia stremata dalla guerra, fra soldati allo sbando, disertori, truppe di tedeschi occupanti, popolazioni provate e affamate.

I tre bambini non sono del tutto soli, due adulti partono a cercarli per riportarli a casa: Agnese, suora dell’orfanotrofio in cui vive Vanda, e Vittorio, fratello di Italo. Lei cristianamente odia la violenza e lui è un eroe di guerra fascista: sono diversi e, al contrario dei bambini, lo sanno benissimo infatti litigano tutto il tempo. Il doppio viaggio dei bambini e degli adulti nell’Italia lacerata dalla guerra sarà gioco e terrore, poesia fanciullesca e privazioni, scoperta della vita e rischi di morte: un’esperienza capace di imprimere il suo sigillo su tutti i personaggi coinvolti, cambiando la coscienza dei singoli e le loro relazioni. Fino al sorprendente ma in fondo purtroppo logico, finale.

 
 

The Day After Tomorrow: trama, cast e curiosità sul film catastrofico

The Day After Tomorrow film

Da sempre impegnato a portare al cinema storie di carattere catastrofico come Independence Day, Godzilla e 2012, il regista tedesco Roland Emmerich è oggi sinonimo per il grande schermo di distruzione, invasione aliena o attacchi terroristici. Uno dei suoi titoli più famosi a riguardo è senza dubbio The Day After Tomorrow, uscito in sala nel 2004 e incentrato sui disastri causati dal cambiamento climatico. Quella qui raccontata è infatti una storia che pone nuovamente al centro di tutto il conflitto l’uomo e la natura, e di come la mancata conservazione di quest’ultima possa portare ad effetti spaventosi per l’esistenza sul pianeta terra.

Ancora oggi indicato come uno dei principali film incentrati sul tema dell’ambientalismo, questo vanta in realtà numerose inaccuratezze scientifiche. Se il cambiamento climatico sta infatti portando ad un surriscaldamento dell’atmosfera, nel film avviene invece l’esatto opposto. I personaggi protagonisti si trovano infatti a doversi confrontare con un’imminente nuova era glaciale. Tali critiche non hanno però scalfito il fascino del film, divenuto da subito un grande successo di pubblico. A fronte di un budget di circa 125 milioni di dollari, The Day After Tomorrow è infatti arrivato ad incassarne nel mondo ben 552.

Ciò ha dimostrato una volta di più come questo genere susciti un grande fascino negli spettatori, riuscendo anche a suo modo a sensibilizzare su tematiche ogni giorno più attuali. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e agli effetti speciali. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

The Day After Tomorrow: la trama del film

Protagonista del film è il paleoclimatologo Jack Hall, il quale durante una campagna di ricerche sulla composizione degli strati di ghiaccio antartici giunge ad un’inquietante scoperta. Riportando quanto scoperto ad una conferenza delle Nazioni Unite, egli minaccia l’arrivo di una nuova glaciazione, che porrà fine alla vita umana così come è conosciuta. Un evento che, in modo inequivocabile, sarebbe causato dal surriscaldamento globale e dai cambiamenti climatici causati dall’attività umana. Ciò che Jack non sa, però, è che la sua profezia è destinata ad avverarsi molto prima del previsto. Nel momento in cui la natura inizierà a ribellarsi, allagando e distruggendo intere città, Jack dovrà raggiungere e tentare di salvare il figlio Sam, cercando allo stesso tempo di avvertire le autorità politiche di quanto deve ancora accadere.

The Day After Tomorrow cast

The Day After Tomorrow: il cast del film

Ad interpretare il protagonista del film, Jack Hall, vi è l’attore Dennis Quaid, noto per film come Uomini veri e Dragonheart. Per interpretare al meglio il personaggio, questi raccontò di aver condotto numerose ricerche sull’attività dei paleoclimatologi, al fine di poter risultare più realistico in tali panni. Nei panni del figlio Sam vi è invece l’attore Jake Gyllenhaal. Reduce dal successo di Donnie Darko, l’attore venne scelto da Emmerich in persona. Il regista era infatti rimasto colpito dalla sua bravura dopo averlo visto recitare in Cielo d’ottobre. L’attore Ian Holm, noto per aver dato volto a Bilbo Baggins in Il Signore degli Anelli, interpreta qui il professor Terry Rapson, collega di Jack. Dash Mihok e Jay O. Sanders sono invece presenti nei panni di Jason Evans e Frank Harris, anche loro colleghi di Jack.

L’attrice Emmy Rossum, divenuta celebre grazie al film Mystic River, interpreta invece Laura Chapman, amica di Sam. L’attrice accettò il ruolo dopo che Lindsay Lohan, originariamente scelta, dovette rinunciarvi per via di altri impegni. Una particolare controversia legata al cast di attori è quella legata a Kenneth Welsh. Questi interpreta nel film il vicepresidente Becker, ed è stato scelto dal regista per via della sua somiglianza con l’allora vicepresidente degli Stati Uniti Dick Cheney (poi raccontato in Vice). Con questo personaggio, Emmerich voleva infatti dar vita ad un aperta critica nei confronti di Cheney, colpevole di aver sminuito l’importanza della salvaguardia ambientale durante il suo mandato.

The Day After Tomorrow: gli effetti speciali, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Fiore all’occhiello del film sono senza ombra di dubbio i suoi colossali effetti speciali. Questo vanta infatti un utilizzo della computer grafica particolarmente avanzato, e sono ben 416 le inquadrature che prevedono l’utilizzo di questi particolari effetti. Affinché risultassero il più credibili e sconvolgenti possibile, il regista decise di rivolgersi a ben nove case di produzione diverse, tra cui la celebre Industrial Light & Magic, autrice degli effetti speciali per le saghe di Star Wars e Il Signore degli Anelli. Oltre mille artisti hanno così lavorato alla realizzazione di quanto necessario. Per la scena della distruzione di New York, ad esempio, il team decise di ricorrere ad un modello digitale in 3D, risultato poi estremamente realistico.

È possibile fruire di The Day After Tomorrow grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten Tv, Chili Cinema, Google Play e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 12 settembre alle ore 21:20 sul canale Italia 1.

Fonte: IMDb

 
 

Brooklyn: trama, cast e curiosità sul film con Saoirse Ronan

Brooklyn film

Pochi film hanno saputo raccontare l’emigrazione, la difficoltà di trovarsi in una terra straniera e la formazione del proprio animo da un punto di vista femminile come Brooklyn (qui la recensione). Diretto da John Crowley nel 2015, questo è basato sull’omonimo romanzo del 2009 di Colm Tóibín, noto per i suoi romanzi che ripercorrono la storia dell’Irlanda e con ricorrenti tematiche religiose e LGBT. All’interno di questo film si ritrova dunque una dettagliata ricostruzione di dinamiche storiche unite ad una struggente storia d’amore, elementi che hanno portato Brooklyn ad essere indicato come uno dei film più belli del suo anno e a guadagnare tre nomination al premio Oscar.

La storia, sceneggiata per il cinema da Nick Hornby, è ambientata in un periodo in cui la migrazione irlandese verso New York era particolarmente fiorente. Nella città statunitense iniziarono infatti a formarsi intere comunità di irlandesi, dove le donne componevano una presenza particolarmente più significativa di quella maschile. La maggior parte di questi immigrati sfuggiva ad una situazione europea ancora ferita dalla Seconda guerra mondiale, ricercando dunque lavoro e nuove possibilità in quella che era vista come la terra della speranza. Il film ripercorre in modo particolarmente fedele la descrizione che Tóibín fa a riguardo, divergendo soltanto nel finale, meno ambiguo rispetto al libro.

Affermatosi come un grande successo, Brooklyn raccoglie dunque al suo interno elementi diversi, componendo un ritratto appassionante di luoghi e persone. Un film di rara delicatezza che non manca di incontrare continue lodi. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Brooklyn: la trama del film

La vicenda si svolge nel 1952, ed ha per protagonista la giovane Eilis Lacey. Nata e cresciuta in un piccolo paese in Irlanda, la sua unica occupazione è quella di lavorare in un negozio nel solo giorno di domenica. Non riuscendo a trovare un impiego che le permetta di raggiungere una propria indipendenza, Eilis decide infine di emigrare negli Stati Uniti alla ricerca di un futuro migliore. Affrontando un viaggio ricco di insidie, riesce infine ad arrivare a New York, dove si scontra però con un contesto particolarmente caotico e variegato. Prendendo dimora nel quartiere di Brooklyn, Eilis deve inizialmente gestire la nostalgia di casa, imparando a distaccarsene per poter costruire qualcosa di nuovo.

A facilitare ciò arriva Antonio Fiorello, un idraulico italiano con cui Eilis intreccia da subito un’appasionata storia d’amore. Il loro idillio viene però spezzato da un’improvvisa tragedia famigliare, che costringe la ragazza a tornare nella propria casa in Irlanda per assistere la madre. Qui rincontra tutto ciò che aveva lasciato e ora le sembra addirittura di poter avere la vita che prima le era negata. Incontra perfino un ragazzo gentile e ricco di nome Jim Farrell, che le propone di sposarlo. Sarà in quel momento che Eilis sarà chiamata a compiere delle dolorose scelte, tra la sua casa natìa e il luogo che le ha donato nuove speranze, tra la famiglia e l’amore.

Brooklyn cast

Brooklyn: il cast del film

Qualche anno prima che il film si concretizzò, per il ruolo di Eilis Lacey era originariamente stata scelta l’attrice Rooney Mara. Saoirse Ronan, comunque tra le candidate, era infatti stata giudicata troppo giovane per interpretare la parte. Tuttavia, la produzione del film entrò in stallo e ci volle qualche anno perché la situazione si sbloccasse. A quel punto la Mara aveva rinunciato al ruolo e la Ronan era cresciuta abbastanza da poterlo assumere. Irlandese di origine, per lei fu la prima volta in cui si trovò a poter interpretare un personaggio con cui condivide la provenienza e per questa sua performance ha guadagnato la sua seconda nomination all’Oscar, la prima come miglior attrice protagonista.

Accanto a lei, nel ruolo di sua madre Mary vi è l’attrice Jane Brennan, mentre Fiona Glascott è la sorella di Eilis, Rose. Il premio Oscar Jim Broadbent è il reverendo Flood, irlandese a Brooklyn che aiuta Eilis ad emigrare. Julie Walter, nota per essere stata Molly Weasley nella saga di Harry Potter, interpreta Magde Kehoe, mentre Jessica Peré è Miss Fortini. Nel ruolo di Antonio Fiorello vi è invece l’attore Emory Cohen, il quale ha raggiunto notorietà grazie a questo personaggio, costruito guardando numerosi film italiani del neorealismo. Domhnall Gleeson, attore noto per il personaggio di Bill Weasley nella saga di Harry Potter e del Generale Hux nei nuovi tre film di Star Wars, veste qui i panni di Jim Farrell.

Brooklyn: il trailer, la struttura del film e dove vederlo in streaming e in TV

Il regista John Crowley ha diviso questo film in tre diversi “movimenti” visivi. Il primo si svolge prima che Eilis lasci l’Irlanda del dopoguerra ed è caratterizzato da inquadrature strette e ricche di toni verdi, che danno un’idea di oppressione. Il secondo movimento inizia invece quando Eilis parte per Brooklyn. Qui viene presentato il primo campo lungo, che apre ad un maggior respiro, mentre i colori diventano più giocosi e variegati. Il terzo movimento si ha invece con il ritorno in Irlanda. Questo è più luminoso, più glamour e sottilmente più colorato rispetto al primo. Crowley voleva infatti mostrare che in Eilis è cambiato qualcosa e che questo si ripercuote anche sul modo in cui vede ora la propria terra natale.

È possibile vedere o rivedere il film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Brooklyn è infatti disponibile nel catalogo di Rakuten TV, Chili, Google Play, Apple iTunes, Disney+, Tim Vision e Amazon Prime Video. Per vederlo, in base alla piattaforma scelta, basterà iscriversi o noleggiare il singolo film. Si avrà così modo di poter fruire di questo per una comoda visione casalinga. È bene notare che in caso di solo noleggio, il titolo sarà a disposizione per un determinato limite temporale, entro cui bisognerà effettuare la visione. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno martedì 12 settembre alle ore 21:20 sul canale Canale 5.

Fonte: IMDb

 
 

L’imprevedibile viaggio di Harold Fry: il trailer ufficiale

Ecco il trailer ufficiale di L’imprevedibile viaggio di Harold Fry, il nuovo film diretto da Hettie Macdonald con protagonisti Jim Broadbent, Penelope Wilton, Earl Cave, Linda Bassett. Distribuito da BIM Distribution, arriverà in sala il 5 ottobre.

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L’imprevedibile viaggio di Harold Fry, la trama

Harold è un uomo qualunque che ha sempre vissuto senza prendere iniziative e restando in disparte. Un giorno scopre che una vecchia amica è molto malata e decide di andarla a trovare attraversando a piedi l’Inghilterra. Certo che il suo eroico gesto la terrà in vita, Harold Fry intraprende un incredibile viaggio che farà scalpore conquistando tutta la nazione.

Una celebrazione della vita, un ritratto sincero dell’amore universale interpretato dal Premio Oscar® Jim Broadbent e diretto dalla regista Hettie Macdonald (Normale people) sullo sfondo della straordinaria bellezza della campagna inglese.

 
 

Invelle: recensione del film d’animazione italiano #Venezia80

Invelle (2023)
Fusion Studio TIFF File

Una mano chiusa a pugno, che si apre per raccontarci un mondo. Un salto avanti e poi indietro, perché la circolarità della Storia unisce ogni spazio e tempo. Uno sprazzo arcobaleno che si insinua in una tela di bianchi e neri, perché se c’è qualcosa che impedisce il cielo, se non può più nevicare, allora un po’ di favola la devono inventare i bambini. Tre piccoli narratori, scelti, disegnati e accompagnati da Simone Massi nel suo film d’animazione Invelle, presentato nella sezione “Orizzonti” di Venezia 80, estrapolano e consolidano dal territorio del niente, l’Invelle marchigiano di Pergola, in provincia di Pesaro e Urbino, un libro parlato, il canto dei sommersi dalla Storia e dalle Guerre, che i libri hanno ignorato, e che l’animazione vuole rendere visibili.

Invelle, la trama: i bambini del mondo, le guerre di sempre

Nel 1918 Zelinda è una bambina contadina con la madre in cielo e il padre in guerra. Le tocca smettere l’infanzia e indossare la casa, i fratelli, la stalla e le bestie. Un giorno Zelinda torna ad avere una madre e un padre. Alla fiera del paese la bambina si stringe al babbo e spalanca gli occhi per far posto a tutte le cose che le si parano davanti. Vere o immaginate che fossero, Zelinda quelle cose ormai le ha viste e si è fatta una sua idea di come gira il mondo. Gira così velocemente che di colpo la sua storia diventa quella di un’altra. Nel 1943 Assunta è una bambina contadina che sta in equilibrio su una gamba, con la testa guarda il cielo e tiene il piede in guerra (un’altra!). Ma appena ne ha modo Assunta si cuce un vestito colorato, fa un saltello e hop! la guerra era tutto uno scherzo, o comunque adesso non c’è più. La guerra (forse!) non c’è più e con essa scompare un mondo intero: un salto più grande di quel che sembrava. Nel 1978 Icaro è un bambino contadino che gira in tondo attorno al niente. È stato sognato tanti anni prima e deve fare e farà quello che non è stato possibile per sua madre e sua nonna. E per chi è venuto prima di loro. E prima ancora. E prima ancora.

Invelle, una scena del film di Simone Massi

Resistere tramandando l’invisibile

La Resistenza è diventata un ricordo che non ha trovato riscontro nella realtà: i bambini di Invelle resistono e, per questo, esistono. Finché ci saranno prepotenze, ci si ritrova dentro le cose senza sapere da che parte arrivano, le Assunta, Zelinda e Icaro di tutto il mondo staranno sempre dalla parte dei partigiani. Hanno capito che una minaccia è una minaccia, indipendentemente dall’entità: un mafioso, un proprietario terriero che pretende troppo, i tedeschi. Dal 1918 al 1978, gli “Invelle” d’Italia hanno subito la stessa sorte: lasciati incolti, nell’indifferenza di una Storia che va avanti a spintoni, e scrive nomi propri con le lettere minuscole. Da “non luogo” astorico, non connotato e privo di valore, Simone Massi procede a una mitizzazione dell’Invelle per intercettare col suo racconto anche lo sguardo dei bambini dell’oggi, ponendo l’accento sulle contraddizioni delle guerre di ogni secolo.

Forse i bambini di Invelle sono cresciuti troppo in fretta: hanno fatto i calcoli meglio dei loro genitori, hanno dovuto rassettare le loro case, non hanno mai visto il mare e hanno vissute nelle stalle. Forse, l’impianto stilistico di Invelle vuole concedergli uno spiraglio di ritorno all’infanzia e Massi vuole fargli capire che non c’é distanza che separi i bambini del mondo. Il dolore è tutto inciso nelle loro sagome, che è anche il loro cuore, perché pensieri e stomaco si intersecano in un racconto così libero, dove si salta di mano in mano per sentirsi meno soli, dove l’urgenza narrativa uguaglia il bisogno di movimento di bambini costretti in un tempo e in un luogo che non si sono scelti. Un balzo dopo l’altro – e assieme all’altro – Simone Massi avvia un’operazione di recupero di questi luoghi e storie svuotate di ogni valore, disegnando abilmente un mondo in cui sono le vicende private a fare da specchio ai grandi eventi storici e i nomi dei protagonisti non vengono sottratti da nessuna rievocazione.

 
 

MCU: 10 personaggi che non riusciamo a credere siano ancora vivi

MCU The Avengers Fase 1
Una scena dal film del 2012 The Avengers

Ci sono alcuni personaggi del Marvel Cinematic Universe che sono ancora vivi nonostante tutte le probabilità contrarie. Da quando è nato Iron Man nel 2008, il MCU ha accumulato un’ampia lista di vittime grazie ai numerosi scontri tra eroi e cattivi nel corso degli anni, siano essi umani o alieni. Anche lo stesso Iron Man di Robert Downey Jr. è morto nell’ultima battaglia per sconfiggere Thanos, sacrificando se stesso per aiutare i suoi compagni. Mentre personaggi come Iron Man, Vedova Nera e Yondu hanno avuto morti emozionanti che hanno concluso i loro archi narrativi e spinto in avanti le storie di altri personaggi, alcuni personaggi del MCU sono incredibilmente riusciti a evitare la morte fino a oggi.

Ecco i 10 personaggi del MCU che non possiamo credere siano ancora vivi.

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Infine, il personaggio più sorprendente a non morire nella storia recente del MCU è Rocket Raccoon. Tutti gli indizi indicavano che il personaggio sarebbe morto in Guardiani della Galassia Vol. 3. Il film si è concentrato sulla storia di Rocket, rivelando la sua tragica infanzia con un grosso conto in sospeso con l’Alto Evoluzionario. Mentre la storia di Guardiani della Galassia Vol. 3 ruotava intorno a Rocket, in bilico tra la vita e la morte, il personaggio non solo è riuscito a uscirne bene alla fine del film, ma Rocket è diventato il leader della nuova squadra dei Guardiani della Galassia, il che dovrebbe mantenerlo in vita nel MCU per il prossimo futuro.

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Jacob Elordi: 10 cose che non sai sull’attore

Jacob Elordi
© HBO

Uno degli attori emergenti più popolari degli ultimi anni è senza ombra di dubbio Jacob Elordi. Affermatosi grazie ai film di The Kissing Booth e alla serie Euphoria, ha in breve conquistato le attenzioni di Hollywood. Oggi è particolarmente richiesto per progetti di varia natura, da film di genere ad opere d’autore. Così facendo Elordi sta confermando la propria versatilità come interprete, consolidando la propria personalità all’interno dell’industria cinematografica.

Ecco 10 cose che non sai su Jacob Elordi.

Jacob Elordi: i suoi film e le serie TV

1. Ha recitato in celebri film. Dopo piccole partecipazioni a film come Pirati dei Caraibi – La vendetta di Salazar (2017) e Swinging Safari (2017), ottiene buona popolarità grazie al film Netflix The Kissing Booth (2017), prendendo poi parte anche a The Kissing Booth 2 (2020) e The Kissing Booth 3 (2021). In seguito recita sempre più spesso in lungometraggi come 2 Hearts – Intreccio di destini (2020), Acque profonde (2022), con Ben Affleck, The Sweet East (2023), Priscilla (2023), di Sofia Coppola, e Saltburn (2023), con Barry Keoghan.

 2. È tra i protagonisti di una nota serie TV. Ad oggi, per la televisione, Elordi ha recitato unicamente nella popolare serie HBO Euphoria, accanto ad attrici come Zendaya e Sydney Sweenie. Qui ricopre il ruolo di Nate Jacobs, presente in tutte e due le stagioni ad oggi distribuite, per un totale di sedici episodi. Il suo personaggio, tra i protagonisti maschili dello show, tornerà però certamente anche nella già annunciata terza stagione.

Jacob Elordi in Euphoria

3. Prova sentimenti contrastanti per il suo personaggio. In Euphoria Elordi interpreta Nate Jacobs, un personaggio tanto problematico quanto violento e minaccioso. Parlando di lui, Elordi lo ha definito un “terrorista emotivo” e ha affermato di provare sentimenti contrastanti nei suoi confronti, poiché da una parte lo detesta e vorrebbe picchiarlo, mentre dall’altra si mette nei suoi panni, comprende il suo dolore e prova dispiacere per ciò che gli capita nel corso della serie.

Jacob Elordi Euphoria
Jacob Elordi in Euphoria

4. Ha cercato di ripartire da zero con Nate. Dopo una prima stagione in cui Nate si affema come una sorta di villain, per la seconda stagione Elordi ha cercato di non farsi influenzare nel giudizio rispetto a quanto fino a quel momento compiuto da Nate. L’attore si è dunque approcciato ai nuovi episodi cercando di ripartire da zero, con l’obiettivo di indagare il dolore di Nate e come poter far emergere anche le sue fragilità umane. Pur rimanendo un personaggio controverso, nella seconda stagione Nate vive infatti dei momenti in cui lascia intravedere la propria umanità.

Jacob Elordi è Elvis Presley in Priscilla

5. Ha cercato il fanciullo dentro l’icona. Nel film diretto da Sofia Coppola, Priscilla, dedicato alla vita e alla relazione di Priscilla Presley con l’iconico Elvis, ad interpretare quest’ultimo è proprio Elordi. L’attore, chiamato dunque a confrontarsi con uno dei ruoli più importanti e impegnativi della sua carriera fino ad oggi, ha raccontato di essersi concentrato sul ricercare il fanciullo e dunque l’aspetto umano racchiuso all’interno della personalità “larger than life” di Elvis come celebrità, cercando dunque di umanizzarlo il più possibile.

Jacob Elordi in Pirati dei Caraibi

6. Ha lavorato come comparsa sul film Disney. La prima esperienza di Elordi sul set di un film di Hollywood è stata per Pirati dei Caraibi: La vendetta di Salazar, a cui ha preso parte come comparsa. Si tratta dunque di un ruolo non accreditato, svolto quando l’attore aveva da poco deciso di intraprendere questa carriera. Ancora oggi i fan, riguardando il film, cercando di individuare il volto di Elordi nelle scene di massa presenti nella pellicola.

Jacob Elordi Elvis Presley Priscilla
Jacob Elordi in una scena di Priscilla

Jacob Elordi e le sue fidanzate, da Joey King a Zendaya

7. Ha avuto una relazione con una nota attrice. Chiamato ad essere uno dei protagonisti del film Netflix The Kissing Booth, Elordi ha sul set di questo conosciuto l’attrice Joey King, protagonista femminile del film. Tra i due è scattata ben presto la scintilla e nel 2017 hanno reso nota la loro frequentazione. Questa è però durata all’incirca un anno, terminando poco prima delle riprese del sequel del film. I due, tuttavia, sono rimasti in buoni rapporti, continuando dunque a recitare insieme per i film successivi della serie.

8. Non ha mai confermato una sua relazione con Zendaya. Sul set della serie Euphoria Elordi ha conosciuto l’attrice Zendaya, protagonista dello show. Tra i due è nata subito una fortissima amicizia, che secondo molti potrebbe essersi trasformata in qualcosa di più. I due attori non hanno infatti mai confermato, ma da alcune foto che li ritraggono insieme i fan ipotizzano possa esserci stata una relazione sentimentale tra di loro. Se ciò fosse vero, la cosa si sarebbe comunque conclusa nel 2020.

Jacob Elordi è su Instagram

9. Ha un profilo sul social network. L’attore è naturalmente presente sul social network Instagram, con un profilo seguito attualmente da 12,5 milioni di persone. Su tale piattaforma egli ha ad oggi pubblicato appena una cinquantina di post, tutti relativi alle sue attività come attore o modello. Si possono infatti ritrovare diverse immagini relative a momenti trascorsi sul set ma anche foto promozionali dei suoi progetti. Seguendolo si può dunque rimanere aggiornati sulle sue attività.

Jacob Elordi: età, altezza e fisico dell’attore

10. Jacob Elordi è nato a Brisbane, Australia, il 26 giugno del 1997. L’attore è alto 1,96 metri. Data la sua altezza, Elordi possiede un fisico particolarmente possente, che non manca di curare attraverso continui allenamenti.

Fonti: IMDb, Instagram

 
 

Il Mio Grosso Grasso Matrimonio Greco 3, trailer e poster ufficiali

Ecco il trailer ufficiale di Il Mio Grosso Grasso Matrimonio Greco 3, il film che chiude la trilogia della storia d’amore e di famiglia di Toula (Nia Vardalos) e Ian (John Corbett).

Dalla scrittrice e regista Nia Vardalos, il fenomeno mondiale Il Mio Grosso Grasso Matrimonio Greco torna al cinema con una nuova avventura. Unisciti ai Portokalos in una riunione di famiglia in Grecia per un viaggio commovente ed esilarante, ricco di amore e di colpi di scena. Opa!

Diretto da Joel Zwick, Il mio grosso grasso matrimonio greco segue Fotoula “Toula” Portokalos (Vardalos), una giovane donna greco-americana che si innamora del non greco Ian Miller (John Corbett). Caratterizzato da un cast di supporto stellare che include il defunto Michael Constantine nei panni del padre di Toula Windex, Gus e Lainie Kazan nei panni della madre di Toula, Maria, l’affascinante film ha generato una serie TV sequel di breve durata e un sequel del 2016, Il mio grosso grasso matrimonio greco 2. Le prime notizie di un terzo adattamento sono arrivate a giugno del 2022.

 
 

CSC Immersive Arts: nasce a Venezia il polo dedicato alle arti immersive

CSC Immersive Arts

In un periodo storico in cui le arti e tecnologie immersive si stanno affermando tanto nel mercato europeo quanto in quello internazionale, il Centro Sperimentale di Cinematografia e la Regione del Veneto uniscono le forze per fondare un nuovo polo innovativo, il CSC Immersive Arts, sull’isola di San Servolo a Venezia. La proposta formativa, frutto di un accordo di programma siglato un anno fa con l’Assessorato alla formazione della Regione Veneto, punterà a esplorare e approfondire le possibili applicazioni della Realtà Estesa attraverso lo studio della loro evoluzione, delle tendenze più importanti che le caratterizzano, del loro potenziale non ancora sfruttato, così da poter intercettare la natura di un settore ancora in via di sviluppo e crescere con esso. Nella profonda convinzione che teoria e pratica siano complementari allo sviluppo di una professionalità a trecentosessanta gradi, il CSC Immersive Art offrirà una proposta formativa unica, volta a unire questi due aspetti.

La direttrice didattica del nuovo polo, Sara Tirelli, ha dichiarato: “Sono molto soddisfatta della risposta oltremodo positiva avuta a seguito dell’annuncio della prossima apertura del CSC Immersive Arts avvenuta il 4 Settembre all’interno del programma VPB (Venice Production Bridge) nella sezione Immersive della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Ciò rappresenta sia una conferma dell’alta qualità della proposta formativa, sia la prova che nel panorama italiano ed europeo esiste un forte bisogno di un centro di ricerca e produzione interamente dedicato alle Arti Immersive. Questa è anche un’importante opportunità per dimostrare che la città di Venezia non è solo un palcoscenico espositivo, ma anche fucina creativa delle sperimentazioni delle pratiche contemporanee dell’immagine in movimento.”

Le tecnologie XR hanno già dimostrato di avere un enorme potenziale nel settore dell’audiovisivo e delle arti performative, che deve essere particolarmente attento a recepire le nuove possibilità di lavoro, e a creare talenti professionalizzati in grado di affrontare il linguaggio immersivo da una nuova prospettiva, capace di fondere discipline umanistiche, creative, tecniche, sociali e manageriali. Le offerte formative esistenti tendono a mantenere una separazione tra i corsi tecnici e quelli teorici, mantenendo così una distanza  tra i sistemi di istruzione e le esigenze richieste dal mercato audiovisivo e delle arti performative.

Il CSC Immersive Arts vuole annullare questa distanza per far dialogare i percorsi disciplinari, unendo teoria e pratica. Sarà Interdisciplinarità la parola d’ordine della proposta formativa del nuovo Polo del Centro Sperimentale di Cinematografia, che punta su un programma internazionale di alto livello e si propone di rispondere agli emergenti scenari del settore audiovisivo e delle arti performative, sostenendone i processi di innovazione e sperimentazione.

Obbiettivi. Il filosofo francese Maurice Merleau-Ponty ha scritto che quando uno strumento tecnico viene utilizzato da una volontà artistica è come se fosse inventato una seconda volta. Il CSC Immersive Art, andando a colmare quel divario che esiste nel settore tra direzione artistica e direzione tecnica, si propone di diventare un centro di formazione, ricerca e produzione a supporto della comunità di professionisti, un think tank per l’ideazione, la riflessione e la produzione rivolto ad artisti, sviluppatori, filosofi e ricercatori. La proposta formativa del CSC Immersive Arts rappresenta un unicum sul territorio italiano perché offre l’opportunità di esplorare l’intrinseco rapporto tra pratica artistica e ricerca tecnologica, promuovendo la sperimentazione di linguaggi ed estetiche in un contesto unico, quello della città di Venezia. Aprire il primo centro in Italia dedicato alle Arti Immersive proprio a Venezia ha inoltre la volontà, non solo simbolica, di rendere Venezia un centro d’avanguardia di sperimentazione artistica e cinematografica delle nuove e più recenti tecnologie immersive.

La sede e le innovazioni tecnologiche. Il CSC Immersive Arts ha sede presso l’isola di San Servolo, che da anni lega il suo nome a programmi di educazione all’istruzione e di formazione. Il Polo CSC Immersive Arts si estende su una superficie di circa 700 metri quadrati. Al primo piano lo spazio offrirà aule per lezioni frontali, presentazioni e plenarie, una biblioteca e mediateca, laboratori multimediali e spazi di lavoro individuale. Mentre il piano terreno ospiterà uno studio di registrazione e ascolto audio unico in Italia, grazie all’acquisizione di un sistema Atmos certificato e di una progettazione acustica di suono immersivo dedicata all’ascolto.

Lo spazio attiguo di circa 140 metri quadri sarà dotato di sistemi di cattura di ultima generazione inclusi la registrazione di video volumetrici e di motion capture. Allo stesso tempo questo spazio diventerà all’occorrenza uno spazio espositivo destinato non solo alla presentazione dei progetti finali ma anche a veri e propri showcase degli attori creativi e tecnologici dell’emergente scena XR internazionale. Le dotazioni tecnologiche di CSC Immersive Arts saranno messe a disposizione del territorio anche a professionisti esterni. Il Polo ospiterà il primo volumetric capture studio e immersive sound di questo tipo nella Regione Veneto.

La proposta formativa. La proposta didattica del CSC Immersive Arts è suddivisa in due principali offerte formative: Residency, un programma della durata di un anno che inaugurerà in Primavera 2024 e Labs, laboratori intensivi che inizieranno in Autunno 2023.

La missione della Residency è quella di favorire il dialogo e la collaborazione tra direzione artistica e tecnica attraverso due curricula principali: Creator (Concezione, progettazione e produzione nel campo del cinema espanso, dell’animazione, dell’arte digitale interattiva, del suono e della performance immersiva) e Creative Technologist (Direzione Tecnica e produzione nel campo del cinema espanso, dell’animazione, dell’arte digitale interattiva, del suono e della performance immersiva).

Alla fine dell’ autunno 2023 prenderanno avvio i Labs per professionisti, ciascuno con durata di massimo 40 ore di attività (5 giorni). Nello specifico si inaugurerà la sede con un laboratorio dedicato ai produttori cinematografici italiani interessati ad acquisire le competenze per entrare nel mercato della produzione di opere XR e alcuni corsi gratuiti di aggiornamento per le maestranze locali (tecnici del settore dello spettacolo) con lo scopo di fornire nuove competenze ai professionisti del settore nella regione.

Ecco alcune delle proposte formative per i CSC Immersive Arts Labs: Immersive Production and Distribution, per Produttori e Distributori dell’Industria cinematografica; Expanding Spatial Narratives, per Professionisti del settore Arte e Cultura; Spaces for Performance, per Artisti e Professionisti del settore Arti Performative; Immersive Journalism, per Professionisti del settore Giornalismo; Immersive Filmmaking per professionisti del settore Cinema; Immersive Environment Design, per Professionisti del settore Architettura e Design; Focus on volumetric capture per Professionisti del settore Cinema, Architettura, Arti Performative; Focus on Photorealistic Environment, Professionisti del settore Cinema, Architettura, Arti Performative, Beni Culturali; Game Engine per Professionisti del settore Cinema, Architettura, Arti Performative; Immersive Technology Applied To Psychotherapy And Wellness per Professionisti del settore Psicologia e Formazione.