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Batman Forever: lo sceneggiatore ricorda l’incontro con Robin Williams per il ruolo dell’Enigmista

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Sono passati quasi 30 anni da quando Batman Forever è uscito nei cinema e anche se non è amato da tutti, sono molti i fan che lo conservano nel proprio cuore. Il film ha infatti rappresentato un importante allontanamento dai due che lo hanno preceduto – Batman e Batman – Il ritorno diretti da Tim Burton – e ha regalato ai fan una serie di elementi iconici, inclusa la performance di Jim Carrey nei panni di Edward Nygma alias L’Enigmista. Ma secondo lo sceneggiatore Akiva Goldsman, Batman Forever sarebbe stato un film molto diverso se ci fosse stato l’attore inizialmente considerato per il ruolo.

Goldsman ha raccontato a The Playlist che Robin Williams avrebbe dovuto interpretare il noto villain amante degli enigmi, ma le trattative non sono andate a buon fine. Secondo Goldsman, Williams era la prima scelta per il personaggio e tutte le discussioni su questo si sono svolte quando Michael Keaton doveva ancora interpretare Batman nel film. Val Kilmer è infine stato chiamato a sostituire Keaton, portando ad una generale riorganizzazione del progetto. Prima che ciò avvenisse, Goldsman ha spiegato che il regista Joel Schumacher voleva che si incontrasse con Williams per fare un brainstorming su L’Enigmista, per valutare la sua idoneità al ruolo.

Ricordo questo giorno straordinario in cui Joel mi ha mandato a San Francisco e ho passato la giornata nella cucina di Robin e lui parlava solo dell’Enigmista“, ha detto Goldsman. “Ed era tipo, genio non è la parola giusta. Era come se avesse aperto la sua testa e l’intero universo mi stesse parlando”. Alla fine, però Williams e il regista non si sono mai incontrati e il ruolo è stato affidato a Carrey, da Goldsman descritto ugualmente come fantastico per il ruolo. Williams, come noto, aveva cercato di interpretare sia il Joker che L’Enigmista e la mancata opportunità fu una brutta delusione per lui. Ai fan non resta ora che immaginare come sarebbe potuto essere il film se egli avesse davvero interpretato quel ruolo.

Il gladiatore 2, Russell Crowe: “dovrebbero pagarmi per tutte le fottute domande sul film”

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Russell Crowe è semplicemente stufo delle continue domande che riceve su Il gladiatore 2, un film in cui non è presente e con cui non ha alcun tipo di coinvolgimento. Rilasciato nel 2000, Il gladiatore originale ha come noto portato Crowe in cima a Hollywood, facendo guadagnare alla star un Oscar come miglior attore per la sua interpretazione di Massimo, il generale diventato gladiatore. Ora, oltre due decenni dopo che quel film ha dominato sia la stagione dei botteghini che quella dei premi, il regista Ridley Scott sta tornando nel mondo dell’antica Roma per un sequel tanto atteso.

Ma poiché il personaggio di Crowe è morto nel film originale, l’attore non sarà presente in Il gladiatore 2. Nonostante ciò sia stato ribadito più volte, Crowe continua a ricevere domande a riguardo. Apparendo al Karlovy Vary Film Festival (via ScreenDaily), l’attore ha dunque chiarito che quando si tratta di ricevere domande su Il gladiatore 2, non è affatto contento. “Dovrebbero pagarmi per la quantità di fottute domande a cui ho dovuto rispondere su un fottuto film in cui non sono nemmeno presente. Non ha niente a che fare con me; in quel mondo sono morto, sei piedi sotto terra, e basta”, ha sentenziato Crowe.

Ammetto di essere un po’ geloso, perché mi ricorda non solo la mia giovinezza, ma anche quello che ha significato per me nella mia vita“, ha continuato poi l’attore parlando del nuovo e del vecchio film. “Non so nulla del cast o della trama ma chiunque sia coinvolto in quel film, se Ridley ha deciso di fare una seconda parte di quella storia, deve avere delle ragioni davvero valide. È tipico di Ridley, ripensare a tutto ciò che ha fatto e trovare il modo di migliorarlo. Quando uscirà, quel film non sarà mai meno che assolutamente spettacolare“, ha poi concluso Crowe, che spera dunque di non dover ricevere altre domande a riguardo.

Il gladiatore 2, tutto quello che sappiamo sul film

Come ormai noto, un sequel di Il gladiatore (attualmente noto solo come Il gladiatore 2) è a tutti gli effetti in lavorazione, con Ridley Scott che torna alla regia del film che vedrà protagonista Paul Mescal nei panni di Lucius, ma anche il ritorno di Connie Nielsen nei panni di Lucilla e Djimon Hounsou in quelli di Juba. Vi sono però anche gli ingressi del premio Oscar Denzel Washington, la star di The Mandalorian Pedro Pascal e l’attore di Stranger Things Joseph Quinn. Fred Hechinger ricopre invece il ruolo dell’imperatore Gela, ottenuto dopo che Barry Keoghan ha dovuto rinunciarvi per via di altri impegni. Fanno poi parte del cast anche la star di Moon Knight, May Calamawy e Derek Jacobi, che riprenderà il ruolo di Gracchus dal primo film.

Al momento non sono noti dettagli sulla trama, ma è possibile immaginare che tra Lucius, il figlio dell’amante di Massimo, Lucilla, e Geta possa generarsi uno scontro al pari di quello tra Massimo e Commodo visto nel primo film. Non resta dunque che attendere che le riprese di Il gladiatore 2 abbiano inizio, così da poter ricevere maggiori dettagli a riguardo come anche le prime foto in costume dei protagonisti. Ricordiamo che Russell Crowe non sembra essere coinvolto in alcun modo nel progetto, specialmente alla luce del fatto che il suo Massimo moriva al termine del primo film. Ad ora, questo sequel è atteso in sala per il 2024.

Star Wars: Daisy Ridley vuole che John Boyega riprenda i panni di Finn nel nuovo film

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Star Wars: L’ascesa di Skywalker ha fortemente accennato al fatto che Finn, il personaggio interpretato da John Boyega, potrebbe essere un Jedi in divenire, ma la cosa non è stata ufficializzata ed è rimasta sostanzialmente irrisolta. Come noto, Boyega non ha mai evitato di criticare l’arco del suo personaggio nel corso della trilogia sequel, ma è sembrato ammorbidirsi un po’ nelle recenti interviste, portando a ipotizzare che potrebbe essere interessato a riprendere il ruolo, magari per completare il suo arco narrativo.

Il posto più probabile in cui ciò può accadere, ovviamente, e il prossimo film di Star Wars diretto da Sharmeen Obaid-Chinoy e che vedrà anche il ritorno di Daisy Ridley nei panni di Rey. Il film, come noto, sarà ambientato circa dieci anni dopo gli eventi del nono capitolo e dovrebbe essere incentrato sui tentativi di Rey di dar vita ad un nuovo ordine di Jedi. LRM Online sta ora riportando che “gli addetti ai lavori vicini allo studio suggeriscono che il ritorno di Finn potrebbe svolgere un ruolo fondamentale nel collegare la narrazione della trilogia sequel di Star Wars all’imminente nuovo progetto“.

Apparentemente, sia Lucasfilm che la stessa Ridley starebbero spingendo affinché l’attore torni davvero nei panni di Finn. L’attrice, in particolare, vorrebbe accanto a sé il fidato compagno di viaggio, suo amico fidato per tutta la trilogia sequel. Non è ancora certo se l’attore riprenderà effettivamente tale ruolo e quanto spazio potrebbe nel caso avere all’interno del nuovo film. La stessa Rey non è certo sarà la protagonista, ma potrebbe avere un ruolo da mentore per dei giovani Jedi, possibili protagonisti nel futuro della saga.

Box Office: Indiana Jones primo in classifica

Box Office: Indiana Jones primo in classifica

Al suo primo fine settimana nei cinema italiani, Indiana Jones e il quadrante del destino, ultimo capitolo della saga, scala la classifica del box office, con un incasso di €557.004 a fronte di un totale di più di 2 milioni di euro.

Al secondo posto ritroviamo Elemental, cartone Disney Pixar primo in classifica lo scorso week end. Il film d’animazione ha un incasso di €311.084 su un totale di quasi 3 milioni e mezzo di euro.

Spider-Man: Across The Spider-Verse è il terzo classificato al box office questa settimana. Il secondo capitolo della serie di film animati sul noto supereroe Marvel incassa €61. 013, con un netto stacco rispetto ai primi due; la pellicola e nei cinema da più di un mese ed ha avuto finora un guadagno totale di più di 6 milioni di euro.

Box office: il resto della classifica

Al quarto e quinto posto ritroviamo rispettivamente The Flash, pellicola sul supereroe della DC Comics, e Fidanzata in affitto, nuova commedia con Jennifer Lawrence. The Flash incassa €60. 407 a fronte di un totale di quasi due milioni e mezzo di euro, mentre Fidanzata in affitto arriva ad un incasso di €39.068. Continua a mantenere il suo posto in classifica La Sirenetta, live action sulla nota principessa Disney; sesto classificato al box office di questo week end, il film incassa €39.017 su un totale di quasi 12 milioni di euro.

Al settimo ed ottavo posto ritroviamo Transformers- Il Risveglio, settimo capitolo della serie cinematografica, con un incasso di €35.079, ed Emily, pellicola biografica su Emily Bronte, che incassa €16.426 e soli €216.849 dalla sua uscita nei cinema italiani il 15 giugno.

Agli ultimi due posti del box office di questo fine settimana ritroviamo due pellicole italiane: Un matrimonio mostruoso, commedia con Massimo Ghini, e Rapito, pellicola di Marco Bellocchio. Un matrimonio mostruoso incassa €11.192 nel week end e €171.858 in totale, mentre Rapito raggiunge un guadagno di €9.072 su un totale di più di un milione e mezzo di euro dalla sua uscita nelle sale il 25 maggio.

Da Grandi: recensione del film con Enrico Brignano

Da Grandi: recensione del film con Enrico Brignano

Uscito al cinema in sala qualche mese fa è disponibile su Prime Video, da fine giugno, la commedia italiana Da Grandi. Il film già dal titolo può richiamare un grande classico del cinema comico degli anni Ottanta, infatti rievoca il quasi omonimo Da Grande del 1987 con Renato Pozzetto.

Questo reboot ambientato ai giorni nostri è diretto da Fausto Brizzi regista che esordì al cinema sul grande schermo nel 2006 con Notte prima degli esami. Nel remake non troviamo solo il protagonista Marco Marinelli, che nella versione adulta è il comico romano Enrico Brignano, ma anche i suoi amici e compagni di scuola Leo Poggi, Tato Verdini e Serena Lombardi. Le versioni grandi dei tre amichetti sono interpretate da Luca Bizzarri, Paolo Kessisoglu e Ilenia Pastorelli.

La trama di Da Grandi

Marco è un bambino di 8 anni come tanti che passa la sua vita tra i banchi di scuola e giocando con i suoi coetanei. Durante la festa di compleanno per i suoi 9 anni però non riceve ne la torta che desiderava e neanche il regalo che voleva ma per fortuna ci sono i suoi tre amici del cuore che si fermano a casa sua per un pigiama party. Però per magia, dopo aver esaudito il desiderio di diventare tutti e quattro adulti, soffiando la fiamma di una candelina posta su un muffin, al loro risveglio alla mattina presto si ritrovano improvvisamente grandi. Ovviamente prima spaventati e poi divertiti, dopo aver indossato gli abiti dei genitori del festeggiato, scappano per vivere la vita da persone adulte.

Dopo qualche ora finalmente i genitori si accorgono che i loro figli non sono al parchetto ma sono scomparsi e chiamano la polizia che subito inizia ad indagare sulla misteriosa sparizione. I quattro amici invece iniziano a capire che la vita degli adulti non è così bella, anzi è piena di problemi e molto faticosa, quindi cercano un tetto per dormire con i pochi soldi che Marco ha rubato dalla borsa di sua madre prima di uscire di casa. Serena con i tre amici si trasferisce a vivere nel bed & breakfast che appartiene alla loro maestra Francesca (Valeria Bilello) di cui il protagonista è innamorato da sempre.

Proseguendo la trama di questa commedia è come se ciascuno di loro diventasse la proiezione del proprio se stesso in futuro. Serena scopre l’amore per il tennis e si ritrova ad insegnare lo sport affiancata ad un coach del circolo che è suo padre. Leo capisce l’importanza di aiutare i nonni in casa e lavora da loro come badante un po’ pasticcione ma con un cuore d’oro. Tato abile pianista si scopre gay e innamorato del preside della scuola elementare che frequenta e invece Marco oltre a fidanzarsi con l’amata Francesca dopo un appuntamento al lunapark, trova impiego come baby-sitter ed educatore di bambini.

Ovviamente nel film Da Grandi nessuno sa della loro trasformazione, anzi saranno gli stessi quattro protagonisti a definirsi rapitori dei bambini scomparsi e chiedere un riscatto in banconote da cinque euro. Alla fine dopo un rocambolesco inseguimento in auto per le vie della città da parte della polizia Marco, Serena, Leo e Tato tornano bambini e finalmente capiscono quanto sono fortunati ad essere piccoli.

Un reboot che funziona a metà

Il punto più forte di Da Grandi è decisamente la comicità dei quattro protagonisti versione adulta. Si ride con il quartetto che portano avanti dinamiche diverse dall’originale e facendo leva sui classici della comicità. Quello che spicca di più è Enrico Brignano, il nuovo Marco, che omaggia con la sua spontanietà molte volte l’originale di Renato Pozzetto ma ovviamente più versione romana. Non sono da meno il duo Luca e Paolo e Ilenia Pastorelli anche se loro tre cercano a tutti i costi di scimmiottare il linguaggio dei bambini e dopo un po’ diventa irritante a differenza di Brignano, che si vede fin dal prima scena quanto è a suo agio con il ruolo da bambinone mai cresciuto.

La storia di fondo rimane la stessa del film del 1987, anche se per il pubblico più giovane può ricordargli, per certi aspetti, anche la commedia romantica d’inizio anni Duemila 30 anni in 1 secondo dove la protagonista per magia si ritrova nel corpo di una bella trentenne ma con la mentalità di una bambina. Questo è quello che più hanno in comune Marco e i suoi compagni con Jenna la protagonista della romcom americana, entrambi affrontano la vita da grandi con l’innocenza e la sincerità che solo quando si è piccoli si possiede senza aver paura del giudizio degli altri.

In conclusione Da Grandi è un film che gioca sulle similitudini con l’originale e sul talento comico dei quattro protagonisti dove Enrico Brignano è il trascinatore per tutta la durata del lungometraggio.

Cleopatra: Gal Gadot promette che il film renderà giustizia alla regina egizia

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Sebbene non sia chiaro a che punto sia della fase di sviluppo, Gal Gadot condivide la sua eccitazione per il film su Cleopatra e su come renderà giustizia alla verità storica della regina egiza. L’attrice ha, come noto, firmato per produrre e recitare proprio nel ruolo della protagonista e durante una recente intervista con Vogue Hong Kong, la Gal Gadot ha offerto alcuni spunti sul controverso film, il cui intento è anche quello di smontare le false narrazioni che circondano Cleopatra. “Israele confina con l’Egitto e sono cresciuta con così tante storie su Cleopatra, ed è come un nome familiare. Sai, se Wonder Woman è l’immaginaria leader femminile forte, Cleopatra è in realtà quella vera“.

Questo è un perfetto esempio di una storia che volevo raccontare, perché ho iniziato a leggere diversi libri su Cleopatra e ho detto, wow, è affascinante. Tutto quello che ho visto riguardo a Cleopatra nei film era che era una donna seducente che aveva una relazione con Giulio Cesare e Marc Anthonio. Ma la verità è che c’è molto di più di lei. Questa donna era così in anticipo sui tempi. Non posso dire molto. Ma sono così appassionata nel raccontare la sua storia e rendere giustizia a questo personaggio e alla sua eredità e celebrare lei e la sua eredità”, ha raccontato l’attrice.

Abbiamo una bellissima sceneggiatura e non vedo l’ora di condividere questa storia con il mondo e cambiare la narrativa di Cleopatra che la vede semplicemente come una seduttrice”, ha poi concluso la Gadot. Al momento, però, non ci sono precise notizie sullo stato dei lavori del film, già caratterizzato dalle polemiche secondo cui ancora una volta il ruolo di Cleopatra subirà un processo di whitewashing. Nonostante le radici israeliane della Gadot, i detrattori hanno contestato il fatto che lei non condivide le origini miste della figura storica, proprio come già avveniva nel famigerato film Cleopatra con Elizabeth Taylor nei primi anni ’60.

La Gadot si è però sempre espressa in difesa del suo casting, sottolineando che Cleopatra era macedone e che mentre cercavano qualcuno della regione, alla fine hanno ritenuto che fosse lei la scelta migliore per la parte. Con queste controversie e un programma di produzione ancora poco chiaro ad incombere sul progetto, sarà interessante vedere se il film riuscirà a superare tali ostacoli e ottenere un successo maggiore rispetto alle opere che hanno tentato di raccontare la regina egizia, tra cui la recente serie Netflix, Regina Cleopatra, stroncata da critica e pubblico.

Deadpool 3: una star della Marvel è a Londra, i rumor sulla presenza del Multiverso si intensificano

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L’apparizione di un attore Marvel a Londra, dove si stanno svolgendo le riprese di Deadpool 3 rende sempre più solide le voci secondo cui il multiverso caratterizzerà pesantemente il debutto nell’MCU di Ryan Reynolds. Recenti indiscrezioni hanno suggerito che il cast di Deadpool 3 è strabiliante, con apparizioni come Channing Tatum nei panni di Gambit, vari cameo di X-Men e persino una probabile comparsa di una precedente versione di Daredevil. Se la trama porterà davvero Deadpool nel Multiverso, le possibilità di cameo di questo genere diventano sempre più concrete.

Come riportato su Twitter da DeadpoolUpdates, l’attore Owen Wilson è stato visto posare per una foto con alcuni fan a Londra, suggerendo così ulteriori speculazioni sul fatto che il suo personaggio Mobius, visto in Loki, apparirà in Deadpool 3. L’apparizione di Wilson nel prossimo sequel era in realtà stata segnalata per la prima volta già da Jeff Sneider, con la TVA presumibilmente coinvolta nell’interferenza multiversale di Deadpool. Dato che il finale di Deadpool 2 ha visto il protagonista usare il viaggio nel tempo per riparare ad alcuni divertenti “errori”, è probabile che queste sue incursioni abbiano attirato l’attenzione della TVA.

Mobius potrebbe dunque presentarsi per tenere sotto controllo Deadpool mentre continua a esplorare il multiverso, presumibilmente finendo poi ufficialmente nell’MCU. La presenza del Multiverso potrebbe dunque essere il filo di congiunzione che spiega molte delle voci circolate negli ultimi mesi sul film, a partire dalla presenza di Hugh Jackman nei panni di Wolverine nonostante tale personaggio sia morto alla fine Logan. Attualmente non è però confermato che Wilson fosse a Londra proprio per partecipare alle riprese del film e dunque non resta che attendere notizie più certe riguardo a ciò che davvero il film presenterà.

Deadpool 3: quello che sappiamo sul film

Sebbene i dettagli ufficiali della storia di Deadpool 3 non siano infatti ancora stati rivelati, si presume che la trama riguarderà il Multiverso. Il modo più semplice per i Marvel Studios di unire la serie di film di Deadpool – l’unica parte del franchise degli X-Men sopravvissuta all’acquisizione della Fox da parte della Disney – è stabilire che i film di Reynolds si siano svolti in un universo diverso. Ciò preserva i film degli X-Men della Fox nel loro universo, consentendo al contempo a Deadpool e Wolverine di tornare e potenzialmente viaggiare nell’universo principale dell’MCU.

In attesa di ulteriori conferme, sappiamo che Shawn Levy dirigerà Deadpool 3, mentre Rhett Reese e Paul Wernick, che hanno già firmato i primi due film sul Mercenario Chiacchierone, scriveranno la sceneggiatura basandosi sui fumetti creati da Rob Liefeld, confermandosi nella squadra creativa del progetto, dopo che per un breve periodo erano stati sostituiti da Lizzie Molyneux-Loeglin e Wendy Molyneux. Il presidente dei Marvel StudiosKevin Feige, aveva precedentemente assicurato ai fan che rimarrà un film con rating R, proprio come i primi due film, il che lo renderebbe il primo film dello studio con tale classificazione matura. Deadpool 3 uscirà il 8 novembre 2024.

Terminator 2: James Cameron rifiutò alcune idee di Arnold Schwarzenegger per il film

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James Cameron non era assolutamente d’accordo con alcune idee di Arnold Schwarzenegger per Terminator 2: Il giorno del giudizio. A rivelarlo è lo stesso attore in un’intervista con Deadline, dichiarando di aver inizialmente insistito affinché nel film Terminator continuasse a uccidere per tutto il film mentre tentava di protegere Sarah Connor e suo figlio John dal temibile T-1000. “Il motivo per cui è diventato un grande successo è stato, numero uno, Jim Cameron. Jim Cameron è uno scrittore geniale. Ha avuto questa idea geniale, anche se all’inizio ero sospettoso. Ha detto “Voglio farti diventare un buon Terminator”. Ho detto “Cosa intendi per un buon Terminator?” Avevo ucciso 68 persone nel primo!”, ha raccontato l’attore.

“‘Nella seconda ne devo ucciderne  almeno 150! Tagliargli la gola e sparargli con un cannone e investirli con un’auto’. – ha poi continuato a spiegare – Dovevo superare Stallone. La mia missione era essere il numero uno nel numero di uccisioni di persone sullo schermo. Ma Cameron detto ‘Arnold, smettila. Sei un ragazzo molto malato. Mi assicurerò che in Terminator 2 non ucciderai una sola persona.’ Ho risposto che era la cosa più stupida che avessi mai sentito. Come può essere Terminator 2 senza che io uccida nessuno? Almeno buttaci dentro qualche cadavere simbolico”. Mentre dunque Schwarzenegger inizialmente odiava il colpo di scena ideato dal regista, l’idea che il T-800 diventasse un eroe si è rivelata una mossa brillante.

Capovolge completamente il Terminator originale e offre anche al T-800 una possibilità di redenzione. Terminator 2: Il giorno del giudizio aggiunge inoltre profondità a una macchina omicida robotica e in qualche modo banale, e aiuta anche a fornire al franchise di Terminator un altro protagonista di lunga data. C’è una ragione per cui i risultati al botteghino di Cameron sono sempre così gratificanti. Egli capisce i film e sa come rendere i personaggi avvincenti. Invece di aggrapparsi al T-800 come cattivo centrale, ha capito che Terminator 2: Il giorno del giudizio doveva fare un aggiornamento sia al franchise di Terminator che al T-800. In tal modo, ha creato il T-1000 e ha fornito un nuovo orribile sviluppo che ha rivoluzionato la serie.

Barbie: Margot Robbie non avrebbe recitato nel film se non fosse stato soddisfatto un preciso requisito

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L’avere uno scivolo che porta dalla camera da letto direttamente in piscina non è stata l’unica richiesta che Margot Robbie ha messo sul tavolo prima di unirsi al film Barbie. C’era anche un altro requisito fondamentale da soddifare, ora da lei reso noto. Il film, come sappiamo, segue Barbie (Margot Robbie) e Ken (Ryan Gosling) mentre lasciano Barbieland per esplorare il mondo reale, incontrando ogni sorta di ostacolo lungo la strada. Lasciando Barbieland, si lasciano alle spalle anche un’ampia varietà di Barbie e Ken, che vivono la loro vita come gioiosi personaggi giocattolo. Se non fosse stato per il cast stellato che interpreta proprio i vari Barbie e Ken, la Robbie non avrebbe mai accettato di unirsi al film.

In un’intervista con Time, l’attrice ha infatti spiegato quanto fosse importante per lei che il film avesse un cast diversificato. “Non credo che avrei voluto tentare di realizzare un film su Barbie senza una diversità nel cast. Non penso che si dovrebbe dire: ‘Questa è l’unica versione di ciò che è Barbie, ed è ciò a cui le donne dovrebbero aspirare essere e sembrare e agire‘”. L’idea di Barbie come figura ispiratrice è fondamentale per l’intero franchise, ed era dunque importante per l’attrice presentare un cast eterogeneo di Barbie e Ken, offrendo dunque la possibilità a qualsiasi spettatore di identificarsi con un residente di Barbieland.

Proprio come il franchise di Barbie è orgoglioso di produrre bambole di tutte le etnie, il film allo stesso modo non ha paura di presentare molteplici Barbie e Ken. Il che spiega anche perché le altre versioni non assomigliano alla Barbie di Margot Robbie o al Ken di Ryan Gosling. Dopotutto, se tutti assomigliassero a Robbie e Gosling, sarebbe un vero e proprio caos e distinguere i personaggi sarebbe impossibile. La Robbie aveva dunque delle valide ragioni nel richidere un universo di Barbie con un cast diversificato, ed è proprio per questo che il film si preannuncia come un successo estivo.

Barbie, tutto quello che c’è da sapere sul film

Dalla sceneggiatrice/regista candidata all’Oscar Greta Gerwig (Piccole donne, Lady Bird) arriva Barbie con protagonisti i candidati all’Oscar Margot Robbie (Bombshell – La voce dello scandalo, Tonya) e Ryan Gosling (La La Land, Drive) nei panni di Barbie e Ken. Insieme a loro nel cast anche America Ferrera (End of Watch – Tolleranza zero, i film Dragon Trainer), Kate McKinnon (Bombshell – La voce dello scandalo, Yesterday), Michael Cera (Scott Pilgrim vs. the World, Juno), Ariana Greenblatt (Avengers: Infinity War, 65 – Fuga dalla Terra), Issa Rae (The Photograph – Gli scatti di mia madre, Insecure), Rhea Perlman (Nei miei sogni, Matilda 6 Mitica) e Will Ferrell (Anchorman, Ricky Bobby – La storia di un uomo che sapeva contare fino a uno).

Fanno parte del cast del film anche Ana Cruz Kayne (Piccole donne), Emma Mackey (Emily, Sex Education), Hari Nef (Assassination Nation, Transparent), Alexandra Shipp (i film X-Men), Kingsley Ben-Adir (Quella notte a Miami, Peaky Blinders), Simu Liu (Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli), Ncuti Gatwa (Sex Education), Scott Evans (la serie TV Grace e Frankie), Jamie Demetriou (Crudelia), Connor Swindells (Sex Education, Emma.), Sharon Rooney (Dumbo, Jerk), Nicola Coughlan (Bridgerton, Derry Girls), Ritu Arya (The Umbrella Academy) e il premio Oscar Helen Mirren (The Queen – La Regina). Il film sarà al cinema dal 21 luglio.

Nimona: recensione del film fantasy di Netflix

Nimona: recensione del film fantasy di Netflix

Un mondo fantasy, medievale ma futuristico dove grandi invenzioni tecnologiche si mescolano a battaglie con le spade. La storia di Nimona, film di Netflix che si trova ai primi posti tra i più visi della settimana, racconta di questo mondo fantastico e delle paure e delle debolezze degli esseri umani. L’animazione si fa carico di un bel bagaglio per spiegare anche ai più piccoli la linea sottile che lega tutti gli abitati del mondo: la diversità. Essere diversi per Nimona non è considerato negativo e mai come oggi un messaggio del genere, in un film su una piattaforma di così tanto rilievo risulta agli occhi dello spettatore così accurato.

Il protagonista è Ballister Boldheart (a cui dà la voce originale Riz Ahmed), cavaliere in un mondo medievale futuristico, viene incastrato per un crimine che non ha commesso, l’unica che può aiutarlo a dimostrare la sua innocenza è Nimona (voce di Chloë Grace Moretz), un’adolescente mutaforma casinista che Ballister è stato addestrato a distruggere. Ma con l’intero regno che vuole prenderlo, Nimona diventa il braccio dentro di Ballister. E mentre i confini tra eroi, cattivi e mostri iniziano a confondersi, i due si mettono in viaggio per cercare di ripulire il nome del giovane cavaliere mentre tutto si mischia a un ritmo punk e caotico.

Diretto da Nick Bruno e Troy Quane, Nimona – uscito il 30 giugno su Netflix – è un’epica avventura su come trovare l’amicizia nelle situazioni più impensate e accettare sé stessi e gli altri per come siamo. Tratto dalla graphic novel candidata al National Book Award e bestseller del New York Times di ND Stevenson.

Nimona, la trama

Nimona film

Ballister sta per ottenere tutto ciò per cui ha lottato e sacrificato. Ha un fidanzato che ama e sta per essere nominato cavaliere. Già nelle prime scene di Nimona si capisce dove i registi Bruno e Quane vogliano andare a parare con la loro riflessione. Un servo di questa società fittizia che viene denominata Ente e per la quale i fedeli servitori vengono addestrati per combattere mostri mutaforma lontani, di una leggenda appartenuta alle generazioni passate. Quando Ballister sta per completare il suo addestramento ed essere nominato cavaliere proprio dalla regina in persona, qualcosa va storto e in poco tempo l’Eroe si ritrova ad essere il cattivo.

Dopo aver vissuto nell’anonimato e come un fuggitivo, come un fulmine a ciel sereno nella vita di Ballister appare Nimona. La mutaforma, senza casa e anche lei con un passato complicato alle spalle, cerca in tutti i modi di aiutare l’Eroe a tornare di nuovo nei suoi panni, riscrivendo la sua storia e non lasciando che cada vittima di un sistema molto più grande di lui. Così lo salva, innumerevoli volte, da situazioni senza via di fuga. Al suo personaggio però, nonostante la riflessione profonda ed esistenzialista che porta sullo schermo, sono riservati anche le parti più divertenti del film. La sua caratterizzazione da adolescente ribelle ma perspicace del nuovo millennio rende il tono del film molto più empatico verso i personaggi.

I mostri sono dentro di noi

Nimona e Ballister

Un messaggio forse troppo forte quello di cui Nimona, film per bambini e ragazzi si fa carico. L’ansia sociale di essere caratterizzati come diversi, mostri a cui viene puntato il dito, è troppo arguta e plateale per poter essere compresa dal piccolo e giovane pubblico. Il personaggio di Nimona cerca di parlare a nome di tutti coloro che si sentono “mostri” e che nella vita sono stati trattati come tali ma lo fa spingendo fino all’estremo questa riflessione. “Per favore, puoi essere normale? Penso solo che sarebbe… più facile se tu fossi una ragazza“, le chiede quando lei si sdraia in metropolitana come un gorilla corallo. “Più facile per chi?“, risponde lei, e lui la rassicura: “Per te! Le altre persone non sono accettate come me“, parole che risuonano forte e chiare nella testa dello spettatore.

Non so se vorrei che lo facessero davvero”, dice quando parla dei cavalieri o delle persone che con il tempo le hanno puntato una spada sul cuore. Ecco perché, quando sul finale, la sua metamorfosi in uno spettro, che si aggira provocando distruzione, sembra irreversibile. Ma il cuore di un cavaliere puro, senza macchia ne paura, riuscirà a portarla nella sua forma originaria. Il raggiungimento della consapevolezza di Nimona di non essere vista solo ed esclusivamente come un mostro porterà al sacrificio finale. La giovane mutaforma salverà l’intera popolazione dalla tirannia della direttrice ormai accecata dalla vendetta. Altra riflessione di cui si fa portavoce Nimona è anche l’aspetto queer, che viene evidenziato dalla coppia omossessuale formata da Ballister e Ambrosius.

Il futuro di Nimona

Nimona film recensione

Il colpo di scena finale lascerebbe intendere a un possibile sequel di Nimona, il cui personaggio si presenta sotto forma “gassosa” a casa di Ballister. Del suo personaggio ambiguo ne viene esplorato poco il passato che sembra in realtà essere molto interessante. Sulle basi della fluidità che i creatori del film hanno voluto trasmettere, ai personaggi e alle loro storie, un sequel di Nimona potrebbe incentrarsi proprio sul suo passato e sulla difficoltà di una bambina mutaforma di adattarsi a un mondo molto più grande di lei e che già poneva le basi su una brutalità ingiustificata nei confronti del diverso.

Se gli argomenti lo rendono un film lontano dalla comprensione del piccolo pubblico la visione potrebbe aprire diverse porte su diverse riflessioni su cui magari anche i giovani spettatori potrebbero soffermarsi. Rimane comunque un film dalle sfumature leggere e la storia segue proprio la classica narrazione da fiaba, come quelle di una volta, ma in chiave moderna.

Baby Driver – Il genio della fuga: trama, cast e sequel del film

Baby Driver – Il genio della fuga: trama, cast e sequel del film

Il film del 2017 Baby Driver – Il genio della fuga (qui la recensione), diretto da Edgar Wright, è un concentrato di pura adrenalina, con un ritmo serrato tra sparatorie, inseguimenti e folle corse automobilistiche per la città. L’elemento più originale è però certamente l’utilizzo che il regista fa del suono e della musica, che non si limita ad accompagnare i momenti più esplosivi del film ma lì organizza e scandisce con incredibile precisione. Non sorprende dunque che il film sia diventato da subito un vero e proprio successo, anche grazie al ricco cast di attori coinvolti, incantando tanto la critica quanto il pubblico.

La storia prende vita da un’idea originale di Wright, che l’ha sviluppata per oltre due decenni. Una prima manifestazione di questa si è poi avuta con il videoclip realizzato per il brano Blue Song, il quale ha dimostrato il grande potenziale dello spunto ideato da Wright. Dopo aver abbandonato la regia di Ant-Man, egli si sentì finalmente pronto per realizzare il film che sognava di fare da tempo. Tra le maggiori fonti di ispirazione egli ha in seguito citato film come Vanishing Point, The Driver, Point Break, Le Iene e Heat. Furono necessari grandi effetti speciali come anche un lungo lavoro di post-produzione affinché il film prendesse forma nel modo in cui Wright lo aveva immaginato.

Al momento del suo arrivo in sala, questo si affermò come un grandissimo successo, arrivando ad incassare oltre 226 milioni di dollari a fronte di un budget di soli 34. Tra i tanti riconoscimenti del film, si ritrovano anche 3 nomination al premio Oscar nelle categorie per il miglior montaggio, il miglior sonoro e il miglior montaggio sonoro. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e al suo atteso sequel. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Baby Driver – Il genio della fuga: la trama del film

Protagonista del film è il giovane Baby, un abile pilota affetto da acufene che affida il proprio talento al servizio del boss criminale di nome Doc. Egli si occupa così di permettere ai rapinatori una rapida fuga in auto a colpo effettuato. Per essere il migliore e il più veloce, Baby si affida alla sua colonna sonora personale, riuscendo a sincronizzare i propri movimenti al ritmo delle canzoni ascoltate. Quando incontra la ragazza dei suoi sogni, Debora, Baby intravede però la possibilità di lasciarsi alle spalle la carriera criminale una volta per tutte. Prima di poter essere libero, però, si trova a dover mettere a segno un ultimo colpo insieme agli scagnozzi Buddy, Darling e Pazzo. Quando questo prenderà una piega inaspettata, egli si troverà a dover affrontare il rischio di perdere la libertà, la vita e il suo nuovo amore.

Baby Driver - Il genio della fuga cast

Baby Driver – Il genio della fuga: il cast del film

Per il ruolo di Baby, il regista decise di affidare il ruolo all’attore Ansel Elgort, già celebre per Colpa delle stelle e la serie Divergent. Egli riuscì a vincere la parte dopo aver inviato un video dove danzava e cantava in playback il brano Easy del gruppo funk Commodores. Diede così prova delle sue capacità coreografiche, togliendo ogni dubbio sul fatto che fosse l’interprete giusto. Egli prese inoltre lezioni di guida per poter eseguire personalmente quante più sequenze possibile a bordo dell’auto. A dare volto a Debora è invece l’attrice Lily James, la quale ha raccontato di essere rimasta talmente tanto colpita dal progetto da desiderare a tutti i costi la parte. Per dare vita alla giovane cameriera di cui Baby si innamora, l’attrice ha particolarmente spinto verso un carattere impulsivo, tendente ad ascoltare il cuore e non la mente.

Il premio Oscar Kevin Spacey è invece il boss Doc, il quale organizza tutti i colpi criminali a cui Baby prende parte. L’attore ha ricevuto grandi lodi per la sua interpretazione. Nel ruolo dei suoi scagnozzi si ritrovano poi Jon Hamm nei panni dell’affascinante ma spietato Jason van Horn, alias Buddy. Il personaggio è l’unico scritto da Wright con un attore già in mente per questo. Anche lui, come Elgort, dovette prendere diverse lezioni di guida per poter eseguire molte delle spericolate manovre richieste. Eiza Gonzalez interpreta invece Monica Castello, alias Darling, la moglie di Buddy. L’attrice si dichiarò interessata al ruolo ritrovando in esso una figura femminile particolarmente complessa e vigorosa. Il premio Oscar Jamie Foxx, infine, è Leon Jefferson III, alias Pazzo. Il regista raccontò di aver avuto timore ad offrire a questi la parte, temendo che non avrebbe accettato un ruolo da non protagonista. Foxx però si innamorò del personaggio, accettando subito di dargli vita.

Il sequel di Baby Driver – Il genio della fuga, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Il grande successo del film ha da subito permesso che si ipotizzasse un sequel di questo, da portare al cinema nei prossimi anni. Wright ha in seguito rilasciato alcune dichiarazioni tramite i propri profili social dove annunciava la possibilità che Baby tornasse con un nuovo film, e di avere già diverse idee per sviluppare la storia. Nel 2019 è stato infine rivelato che una prima sceneggiatura è stata completata e che l’attore protagonista, Elgort, ha già avuto modo di leggerla. Ancora non è noto quando le riprese di questo sequel avranno inizio, ma Wright sembra intenzionato a far cominciare quanto prima la lavorazione.

In attesa del sequel, è possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Baby Driver – Il genio della fuga è infatti disponibile nel catalogo di Rakuten TV, Chili, Google Play, Amazon Prime Video e Netflix. Per vederlo, basterà semplicemente iscriversi, in modo del tutto gratuito alla piattaforma. Si avrà così modo di guardare il titolo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà a disposizione un determinato limite temporale entro cui effettuare la visione. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno sabato 1 luglio alle ore 21:20 sul canale Rai 4.

Fonte: IMDb

Dune – Parte 3 è già in lavorazione con Denis Villeneuve?

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Dune – Parte 3 è già in lavorazione con Denis Villeneuve?

Il regista Denis Villeneuve sembra che realizzerà Dune – Parte 3. La Warner Bros. ha recentemente pubblicato il trailer di Dune – Parte 2, il prossimo capitolo dell’epica trilogia di fantascienza di Denis Villeneuve, con  Timothée Chalamet (Chiamami col mio nome), nei panni di Paul Atreides, e Zendaya (Spider-Man: No Way Home), in quelli di Chani.. Questo sequel ha avuto il via libera quando il film Dune del 2021 ha avuto successo, con Denis Villeneuve che inizialmente pianificava di adattare il romanzo di Frank Herbert in due parti.

Ci sarà Dune – Parte 3?

Tuttavia, Deadline ha recentemente riferito che Dune – Parte 2 sarebbe il secondo film di una saga pianificata di tre film. Il capo critico cinematografico di Deadline, Pete Hammond, ha confermato Dune – Parte 3 a World of Reel , dicendo: “Questo è ciò che Denis dice essere il piano“. Non è ancora chiaro se il terzo film di Dune sarà anche un adattamento del primo libro o se sarà un adattamento di Messiah. 

Dune: Parte Due, 

Oltre ai due attori poc’anzi citati, nel film recitano anche Rebecca Ferguson (Mission: Impossible – Dead Reckoning), il premio Oscar Javier Bardem (No Country for Old Men, Being the Ricardos), il candidato all’Oscar Josh Brolin (Avengers: Endgame), Stellan Skarsgård (Avengers: Age of Ultron) e Dave Bautista (Thor: Love and Thunder). Fanno inoltre il loro ingresso nel sequel Dune: Parte Due anche Austin Butler (Elvis, C’era una volta… a Hollywood) nei panni del famigerato Feyd Rautha e il premio Oscar Christopher Walken (Il cacciatore, Prova a prendermi) nei panni dell’Imperatore. Florence Pugh (Black Widow, Piccole donne), Léa Seydoux (Crimes of the Future) e Souheila Yacoub (la serie No Man’s Land, Climax) completano infine l’ampio cast nei panni rispettivamente della principessa Irulan, figlia dell’Imperatore, Lady Margot, amica stretta di quest’ultimo, e Shishakli, guerriera dei Fremen.

Dopo gli eventi del primo capitolo, Dune: Parte Due ritrova Paul Atreides, unitosi ora a Chani e ai Fremen e in cerca di vendetta contro i cospiratori che hanno distrutto la sua famiglia e tutto ciò che conosceva del suo mondo. Una guerra contro il malvagio barone Vladimir Harkonnen, e di conseguenza contro l’imperatore Shaddam IV, è dunque inevitabile. In preparazione a questa, Paul rafforzerà il suo rapporto con Chani, farà la conoscenza della principessa Irulan Corrino, figlia dell’Imperatore, e conoscerà profondamente lo spirito del deserto proseguendo la sua strada come “Mahdi” il messia profetizzato dal popolo del deserto, andando dunque incontro al proprio destino. Il film arriverà nei cinema italiani dal 1 novembre e porterà dunque a compimento il racconto intrapreso con il primo film.

Dune: The Sisterhood, trova il nuovo regista e cambiano due attori!

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Secondo quanto apprendiamo da Deadline, la regista Anna Foerster è stata scelta come nuova regista per l’imminente serie prequel di Max, Dune: The Sisterhood. Questo è accaduto per via dell’uscita di scena di Johan Renck, il regista della serie Chernobyl che ha abbandonato l’incarico lo scorso marzo per conflitti di programmazione. Foerster – che ha diretto episodi di serie di successo come Outlander e Westworld – dovrebbe dirigere più episodi.

Inoltre, il sito americano rivela che Max ha anche accolto con favore l’aggiunta di Olivia Williams di The Crown e la star di The Witcher Jodhi May al cast corale della serie tv Dune: The Sisterhood. Olivia Williams sostituirà Shirley Henderson per il ruolo principale di Tula Harkonnen, mentre May assumerà il ruolo di Natalya, che inizialmente doveva essere interpretata da Indira Varma di Game of Thrones.

La serie tv Dune: The Sisterhood

Dune: The Sisterhood sarà interpretata da Emily Watson, Indira Varma, Sarah-Sofie Boussnina, Shalom Brune-Franklin, Faoileann Cunningham, Aoife Hinds, Chloe Lea, Travis Fimmel, Mark Strong, Jade Anouka, Chris Mason, Josh Heuston e Edward Davis. Ambientato 10.000 anni prima dell’ascensione di Paul Atreides, Dune: The Sisterhood seguirà le Harkonnen Sisters mentre combattono le forze che minacciano il futuro dell’umanità e fondano la leggendaria setta nota come Bene Gesserit.

Dune: The Sisterhood è ambientato 10.000 anni prima dell’ascesa di Paul Atreides e segue le sorelle Harkonnen, interpretate da Watson e Henderson, mentre combattono le forze che minacciano il futuro dell’umanità e fondano la favolosa setta nota come Bene Gesserit. Diane Ademu-John è a bordo come creatrice, scrittrice, co-showrunner e produttrice esecutiva, con Alison Schapker come co-showrunner ed EP. Johan Renck dirigerà il primo episodio e sarà produttore esecutivo, mentre il regista di Dune parte 1 e parte 2 Denis Villeneuve sarà anche produttore esecutivo.

Ghostbusters: Legacy, Ernie Hudson riflette sull’indimenticabile reunion del film

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Il riavvio di Ghostbusters del 2016 ha puntato i riflettori su un nuovo gruppo di Acchiappafantasmi al femminile, ma non ha ricevuto una grande risposta da parte del pubblico. Il film non si è rivelato il disastro annunciato, ma non era quello che i fan aspettavano e la decisione di far apparire i membri del cast originale come cameo nei panni di altri personaggi ha lasciato un po’ l’amaro in bocca.

Discorso diverso invece è stato fatto nel pensare Ghostbusters: Legacy che è servito come un vero e proprio sequel dei primi due film, e, in un momento che ha fatto commuovere tutti, il quartetto originale si è finalmente riunito durante il suo atto finale. Bill Murray, Dan Aykroyd ed Ernie Hudson hanno potuto condividere di nuovo lo schermo, mentre i VFX hanno permesso di aggiungere il compianto Harold Ramis al gruppo. È stato un momento speciale per i fan, ma ancora più speciale per gli attori che avevano praticamente rinunciato a tornare nei panni dei rispettivi personaggi.

Parlandoci del suo ruolo in Prisoner’s Daughter (che ora è nelle sale USA), Hudson ha ripensato a cosa significasse per lui girare quella sequenza. “Sì, se n’è parlato così tanto negli ultimi 30 anni, se sarebbe successo o meno… Io pensavo solo che se fosse davvero successo, sarebbe stato grandioso. Ne hanno fatto una versione femminile che era carina, però sai… Quando Jason ha chiamato per l’ultimo, Legacy, è stato fantastico essere sul set e vedere Bill. Ci siamo incontrati di nuovo in quella sequenza di combattimento quando eravamo tutti nelle nostre tute e abbiamo avuto un flashback di quel momento in cui abbiamo girato il primo ed è stato tutta una nuova esperienza a New York, non solo incontrare questi ragazzi, ma vedere la loro follia da vicino di persona [Ride]. È stato divertente e lo è ancora. Lo adoro moltissimo, davvero.”

“So che è stato detto e scritto molto su alcuni dei disagi che ho vissuto personalmente, ma i ragazzi sono sempre stati fratelli in un modo strano o almeno sicuramente cugini [ride]. È bello dopo tutti questi anni continuare a farlo. È uno di quei film che le persone fanno vedere adesso ai propri figli e che ancora amano. È fantastico”. Winston, e gli altri Acchiappafantasmi originali, torneranno con ogni probabilità in Ghostbusters: Firehouse al momento in fase di ripresa e che promette di riportare l’azione a New York.

Di cosa parla il nuovo film di Ghostbusters?

C’è ancora molto macabro mistero che circonda la trama di questo nuovo film di Ghostbusters. Non ha ancora nemmeno un titolo ufficiale anche se il progetto è stato costantemente chiamato “Firehouse”. Questo ovviamente si riferisce all’iconico quartier generale di Ghostbusters a New York. Quello che sappiamo di questo sequel è che sarà una continuazione diretta di Afterlife e che McKenna GraceFinn WolfhardCarrie Coon e Paul Rudd stanno tornando per questa nuova avventura. Il nuovo cast include Kumail NanjianiPatton OswaltJames Acaster ed Emily Alyn Lind. Nell’aldilà è stato rivelato che Callie di Coon era la nipote di Egon ei suoi figli Phoebe e Trevor, interpretati da Grace e Wolfhard, erano pronti per iniziare la prossima generazione di Ghostbusters. La scena dopo i titoli di coda di Afterlife ha visto anche Winston di Ernie Hudson restituire il famoso Echo-1 al loro vecchio quartier generale dei vigili del fuoco a New York. Non è noto se Hudson tornerà per il nuovo film insieme ai suoi co-protagonisti Bill Murray e Dan Aykroyd.

Il sequel di Ghostbusters: Lagacy, che ha il titolo provvisorio di Ghostbusters: Firehouse, dovrebbe ancora arrivare nelle sale entro la fine dell’anno, il 20 dicembre 2023. Inoltre, il sequel farà il suo debutto nello stesso mese di altri progetti di alto profilo come come  WonkaAquaman e il regno perduto  Ghostbusters: Firehouse è diretto da Gil Kenan e si baserà su una sceneggiatura che ha scritto insieme a Jason Reitman. Il prossimo capitolo della storia della famiglia Spengler vedrà anche il ritorno del cast principale, tra cui Carrie Coon, Paul Rudd e Mckenna Grace, che in realtà è stato il primo membro del cast a confermare il suo ritorno. In precedenza era stato confermato che il  sequel sarebbe tornato ufficialmente a New York City, l’ambientazione originale del franchise.

Guardiani della Galassia Vol. 3, ecco due scene eliminate

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Guardiani della Galassia Vol. 3, ecco due scene eliminate

In occasione dell’uscita in home video di Guardiani della Galassia Vol. 3, Disney ha messo a disposizione on line due scene inedite del film, tagliate dal montaggio finale, senza ancora gli effetti visivi a ultimarle.

Nella prima scena possiamo avere un assaggio della saggezza di Drax e del suo insolito utilizzo delle metafore, mentre la seconda scena mostra la sorte sanguinolenta riservata a War Pig.

Guardiani della Galassia Vol. 3 – tutto sul film

Guardiani della Galassia Vol. 3 è scritto e diretto da James Gunn ed è interpretato da Chris PrattZoe SaldanaDave Bautista, Karen Gillan, Pom Klementieff, con Vin Diesel  nei panni di Groot e Bradley Cooper in quelli di Rocket nella versione originale, oltre a Sean Gunn, Chukwudi Iwuji, Will Poulter e Maria Bakalova. Il film è prodotto da Kevin Feige, mentre Louis D’Esposito, Victoria Alonso, Nikolas Korda, Simon Hatt e Sara Smith sono i produttori esecutivi. Il film è al cinema dal 5 maggio.

Captain America: Brave New World, concluse le riprese del film con Anthony Mackie

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Sono ufficialmente terminate le riprese di Captain America: Brave New World. Secondo il direttore della fotografia del film, Kramer Morgenthau, la produzione del prossimo sequel è terminata, rendendo estremamente probabile che il progetto sia pronto per la data di uscita del 26 luglio 2024. Dopo gli eventi di The Falcon and the Winter Soldier, c’è un nuovo Capitano in città, e avrà bisogno di tutto l’aiuto possibile quando si troverà coinvolto in una minaccia che potrebbe mettere in pericolo l’intero pianeta.

Dopo aver recitato in diverse produzioni MCU come Falcon, Sam Wilson di Anthony Mackie brillerà nel suo nuovo ruolo di Capitan America. Dopo la pericolosa battaglia contro Thanos (Josh Brolin) durante gli eventi di Avengers: Endgame, Steve Rogers (Chris Evans) ha deciso che era ora di cambiare vita, e prendere una decisione riguardo al futuro del suo ruolo. Il risultato di quel processo di pensiero è stato il passaggio di testimone simbolicamente rappresentato dalla scena in cui un vecchio Steve cede il suo scudo a Sam.

Mentre la trama dell’imminente film rimane nascosta all’interno dell’ufficio di Kevin Feige, ci sono molte trame pendenti negli altri film del MCU che potrebbero essere riprese dall’avventura di Wilson. Tra tutti, quello più interessante sembra essere il destino del Generale Thunderbolts Ross, che in questo film torna con il volto di Harrison Ford, che prende il posto del defunto William Hurt. Sembra che il personaggio sarà il principale antagonista di Cap, soprattutto perché Ross e Sam non hanno una storia di amicizia alle spalle. Ma niente è confermato.

Quello che sappiamo sul film Captain America: Brave New World

Captain America: Brave New World riprenderà da dove si è conclusa la serie Disney+ The Falcon and the Winter Soldier, seguendo l’ex Falcon Sam Wilson (Anthony Mackie) dopo aver formalmente assunto il ruolo di Capitan America. Il regista Julius Onah (Luce, The Cloverfield Paradox) ha descritto il film come un “thriller paranoico” e ha confermato che vedrà il ritorno del Leader (Tim Blake Nelson), che ha iniziato la sua trasformazione radioattiva alla fine de L’incredibile Hulk del 2008.

Secondo quanto riferito, la star di Alita: Angelo della Battaglia Rosa Salazar interpreta la cattiva Diamondback. Nonostante dunque avrà degli elementi al di fuori della natura umana, il film riporterà il Marvel Cinematic Universe su una dimensione più terrestre e realista, come già fatto anche dai precedenti film dedicati a Captain America. Ad ora, Captain America: Brave New World è indicato come uno dei titoli più importanti della Fase 5.

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Dune: Denis Villeneuve vuole realizzare la trilogia

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Dune: Denis Villeneuve vuole realizzare la trilogia

Il trailer ufficiale di Dune: Parte Due ha permesso ai fan di dare uno sguardo a quella che sarà la continuazione dell’avventura di Paul Atreides (Timothée Chalamet) nei film di Denis Villeneuve, ma chi ha letto le storie di Frank Herbert sa bene che la storia di Paul continua oltre i primi due libri. Ora è stato confermato da Deadline che Villeneuve intende concludere la sua trilogia di Dune in modo spettacolare, immergendosi più a fondo nelle opere di Herbert con un adattamento di Dune Messiah.

Il terzo capitolo continuerà la saga e dovrebbe essere co-scritto da Villeneuve e dallo sceneggiatore Jon Spaihts. Sebbene lo studio non abbia ancora annunciato ufficialmente lo sviluppo attivo della terza parte, i fan possono continuare a sperare nel completamento di questa visionaria trilogia. Questa non è la prima volta che Dune Messiah viene adattato per lo schermo, ovviamente, nel 2003, è uscita la miniserie I figli di Dune che si ispira in gran parte al romanzo.

Naturalmente, il destino di Dune: Parte Due e della successiva trilogia dipenderà dalla sua performance al botteghino. La prima puntata, distribuita tra le sfide della pandemia, è riuscita a incassare una somma di tutto rispetto e ha portato con successo a un notevole seguito di fan.

Dune: Parte Due, la trama del film

Dopo gli eventi del primo capitolo, Dune: Parte Due ritrova Paul Atreides, unitosi ora a Chani e ai Fremen e in cerca di vendetta contro i cospiratori che hanno distrutto la sua famiglia e tutto ciò che conosceva del suo mondo. Una guerra contro il malvagio barone Vladimir Harkonnen, e di conseguenza contro l’imperatore Shaddam IV, è dunque inevitabile. In preparazione a questa, Paul rafforzerà il suo rapporto con Chani, farà la conoscenza della principessa Irulan Corrino, figlia dell’Imperatore, e conoscerà profondamente lo spirito del deserto proseguendo la sua strada come “Mahdi” il messia profetizzato dal popolo del deserto, andando dunque incontro al proprio destino.

Il film arriverà nei cinema italiani dal 1 novembre e porterà dunque a compimento il racconto intrapreso con il primo film.

Nel cast di Dune: Parte Due tornano Timothée Chalamet (Chiamami col mio nome), nei panni di Paul Atreides, Zendaya (Spider-Man: No Way Home), in quelli di Chani, Rebecca Ferguson (Mission: Impossible – Dead Reckoning), il premio Oscar Javier Bardem (No Country for Old Men, Being the Ricardos), il candidato all’Oscar Josh Brolin (Avengers: Endgame), Stellan Skarsgård (Avengers: Age of Ultron) e Dave Bautista (Thor: Love and Thunder).

Fanno inoltre il loro ingresso nel sequel anche Austin Butler (Elvis, C’era una volta… a Hollywood) nei panni del famigerato Feyd Rautha e il premio Oscar Christopher Walken (Il cacciatore, Prova a prendermi) nei panni dell’Imperatore. Florence Pugh (Black Widow, Piccole donne), Léa Seydoux (Crimes of the Future) e Souheila Yacoub (la serie No Man’s Land, Climax) completano infine l’ampio cast nei panni rispettivamente della principessa Irulan, figlia dell’Imperatore, Lady Margot, amica stretta di quest’ultimo, e Shishakli, guerriera dei Fremen.

Ezra Miller: revocato un ordine restrittivo ai suoi danni, l’attore accusa la stampa di “inseguire i clic”

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È stato revocato un ordine di protezione temporaneo in Massachusetts contro Ezra Miller. L’attore, in questi giorni in sala con The Flash, è stato accusato dalla madre di un bambino non binario di 12 anni di agire in modo inappropriato. L’attore avrebbe anche molestato la famiglia del bambino.

“Sono incoraggiato dal risultato di oggi e molto grato in questo momento a tutti coloro che sono stati al mio fianco e hanno cercato di garantire che questo grave uso improprio del sistema di ordine restrittivo fosse fermato”, ha scritto Miller in una dichiarazione su Instagram.

Ezra Miller, che usa i loro pronomi e si identifica come non binario, non ha mai affrontato accuse penali. Nella loro dichiarazione su Instagram, Miller ha sostenuto che l’ordine di protezione emesso contro di loro veniva “usato come arma da coloro che cercano attenzione o fugace fama da tabloid o una sorta di vendetta personale quando ci sono persone che hanno un vero e disperato bisogno di questi servizi”.

Miller ha anche criticato il modo in cui la stampa ha coperto la vicenda. “Imploro quei membri dei media che hanno sconsideratamente diffuso false affermazioni e non sono riusciti a riportare accuratamente la verità e il contesto di questa storia, di attenersi a uno standard più elevato e di prendersi il tempo per trovare i fatti, piuttosto che inseguire i clic”.

La star di The Flash è stata coinvolta in diverse controversie negli ultimi anni. Nel 2022, Miller si è scusato per il loro comportamento e ha annunciato di “soffrire [di] complessi problemi di salute mentale” e di aver iniziato un trattamento. Lo scandalo delle pubbliche relazioni, tuttavia, ha oscurato l’uscita e la campagna promozionale di The Flash, alla quale Miller non ha partecipato se non per un’apparizione sul red carpet di Los Angeles, senza però rilasciare dichiarazioni singole alla stampa.

Nella loro dichiarazione su Instagram, Miller ha scritto: “Come nota personale, voglio che tutti sappiano che sto continuando a fare del mio meglio per preservare il mio benessere e quello che posso per invertire il danno collaterale che questo calvario ha causato a me e alle persone vicine per me.”

Tron: Ares, anche Jodie Turner-Smith nel cast del threequel

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Tron: Ares, anche Jodie Turner-Smith nel cast del threequel

Jodie Turner-Smith, star di Queen & Slim e dell’imminente serie Star Wars The Acolyte, si sta collegando alla rete ed entra ufficialmente a far parte del cast di Tron: Ares. La star britannica è l’ultima aggiunta al cast del threequel della Disney, e si unisce a Jared Leto, Evan Peters e la star di “Past Lives” Greta Lee. Joachim Rønning (Maleficent – Signora del male) dirigerà il film da una sceneggiatura di Jesse Wigutow e Jack Thorne, la cui produzione dovrebbe iniziare ad agosto (nonostante uno sciopero degli attori).

Leto interpreterà Ares, la manifestazione di un programma che diventa senziente e attraversa il mondo umano, con Lee come programmatrice di videogiochi e CEO di una società tecnologica che mira a proteggere la sua tecnologia che cambia il mondo. Ulteriori dettagli sulla trama, comprese le specifiche del ruolo di Turner-Smith, vengono tenuti nascosti. Dopo la sua straordinaria interpretazione in Queen & Slim della Universal, Turner-Smith ha recitato in ruoli straordinari in After Yang di A24 con Colin Farrell, Without Remorse di Amazon Studios con Michael B. Jordan e The Independent di Peacock con Brian Cox, oltre a ruoli importanti in White Noise e Murder Mystery 2 di Netflix.

Jodie Turner-Smith ha anche recitato nel ruolo di Anne Boleyn nella miniserie in tre parti della Sony Pictures Television, trasmessa inizialmente su Channel 5 nel Regno Unito prima di debuttare su AMC + negli Stati Uniti. È stata nominata per un NAACP Image Award per la sua interpretazione. La vedremo presto in Bad Monkey, al fianco di Vince Vaughn nella serie AppleTV+ basata sul romanzo di Carl Hiaasen del 2013, e ha recentemente terminato la produzione di Star Wars: The Acolyte per Disney+.

Turner-Smith si unisce al franchise di Tron che porta avanti l’eredità dell’avventura fantascientifica di lunga data. Il film originale, interpretato da Jeff Bridges, ha debuttato nel 1982 ed è stato un flop al botteghino nonostante le sue rivoluzionarie innovazioni negli effetti visivi digitali. Nel corso del tempo, il film ha sviluppato un seguito di culto, che ha portato al sequel del 2010 Tron: Legacy, interpretato da Bridges, Garrett Hedlund e Olivia Wilde e diretto da Joseph Kosinski (Top Gun: Maverick) al suo debutto alla regia.

1918 – I giorni del coraggio: tutto quello che c’è da sapere sul film

Uno dei generi più popolari al cinema è quello del film di guerra. Appartengono ad esso tutti quei lungometraggi che ripropongono battaglie o episodi realmente accaduti nel contesto delle guerre passate, oppure inventando racconti che si situano però all’interno di un contesto storico veritiero. Negli ultimi anni, in particolare, la Prima Guerra Mondiale è tornata protagonista sul grande schermo grazie a tre titoli molto apprezzati: 1917, Niente di nuovo sul fronte occidentale e 1918 – I giorni del coraggio. Quest’ultimo, il cui titolo originale è Journey’s End, è in realtà il primo arrivato in sala dei tre, nel 2017, per la regia di Saul Dibb.

In Italia, sfortunatamente, è stato distribuito direttamente in DVD e nel solo 2020, con un titolo italiano con cui si è cercato di cavalcare l’onda del successo ottenuta da 1917, in un certo senso accostando due film in realtà legati solo dal contesto in cui sono ambientati. Perché mentre il film di Sam Mendes non è basato su nessun reale episodio di quel conflitto, 1918 – I giorni del coraggio propone invece il racconto di personaggi inventati ma inseriti in un preciso evento di quella grande guerra, ovvero l’Offensiva di primavera.

Il film è però prima di tutto l’adattamento dell’omonimo testo teatrale del 1928 di Robert Cedric Sherriff, già adattato per il grande schermo nel 1930, nel 1931 e nel 1976, ma anche nel 1988 come film TV per la BBC. Per tutti gli appassionati dei film di guerra, questo nuovo adattamento è dunque un film imperdibile, passato in sordina ma decisamente da riscoprire. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà utile approfondire alcune  dettagli di esso. Proseguendo qui nella lettura sarà possibile ritrovare ulteriori informazioni sulla trama, il cast di attori e la storia vera. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

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La trama di 1918 – I giorni del coraggio

Il film è mbientato durante gli ultimi mesi della Prima Guerra Mondiale, nell’aprile del 1918, alla vigilia dell’Offensiva di Primavera, ovvero l’ultimo tentativo da parte dell’esercito tedesco di rovesciare le sorti della guerra. La vicenda si svolge in una trincea sul fronte occidentale francese, ad Aisne, dove un manipolo di soldati inglesi guidati dal capitano Denis Stanhope, attende in prima linea l’attacco della Germania. Fresco di addestramento, nonostante gli avvertimenti, il sottotenente Jimmy Raleigh decide di farsi assegnare proprio al battaglione di Stanhope.

I due sono infatti amici d’infanzia e Raleigh spera dunque di poter affrontare gli orrori della guerra accanto a qualcuno in grado di allietare anche i momenti più difficili.  Egli tuttavia si trova dinanzi ad un uomo molto diverso da quello di un tempo e che imparerà a conoscere di nuovo nei sei giorni di attesa prima dell’offensiva nemica. La guerra ha profondamente cambiato Stanhope e più la nuova battaglia si avvicina, più i rapporti tra i due diventano tesi. In quel tempo d’attesa, inoltre, Raleigh e gli altri soldati si troveranno anche a dover fare i conti con le proprie paure e speranze.

Il cast di 1918 – I giorni del coraggio

Ad interpretare il protagonista, ovvero il sottotenente Jimmy Raleigh, vi è l’attore Asa Butterfield, oggi meglio noto per la serie Netflix Sex Education. L’attore Sam Claflin, visto anche in Io prima di te e Resta con me, recita invece chi nei panni del capitano Denis Stanhope. Durante alcune ricerche svolte per prepararsi al film, Claflin ha scoperto che il suo bis-bisnonno era in un battaglione inviato alla battaglia di St. Quentin, la stessa rappresentata alla fine del film. Nel film recitano poi gli attori Paul Bettany nel ruolo del tenente Osborne, Toby Jones in quelli del soldato Mason e Stephen Graham per il ruolo del sottotenente Trotter.

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1918 – I giorni del coraggio, l’opera da cui il film è tratto e la storia vera

Come anticipato, il film è il quinto adattamento cinematografico dell’opera teatrale Journey’s End, scritta nel 1928 da R. C. Sherriff. Questi aveva visto in prima persona l’effetto di anni di guerra sui suoi amici e conosceva la paura e il terrore dell’aspettare un attacco imminente, aspettando la fine del proprio viaggio (da qui il titolo dell’opera). I personaggi della commedia sono dunque basati sugli uomini con cui Sherriff aveva prestato servizio nel 9° battaglione del reggimento dell’East Surrey. L’autore, inoltre, ambienta il proprio racconto nei giorni precedenti l’inizio dell’Offensiva di primavera, anche nota come Kaiserschlacht.

Questa si riferisce ad una serie di attacchi predisposti dall’esercito tedesco svoltisi durante la primavera del 1918, con i quali si tentò di recuperare quanto fino a quel momento perso. Le potenze dell’Intesa (Impero Britanico, Francia e Impero Russo) furono colte completamente di sorpresa da tale contrattacco, avvenuto proprio quando ormai si pensava che l’esercito tedesco fosse prossimo al crollo e dunque non più meritevole di particolari attenzioni. Tuttavia, nonostante inizialmente i tedeschi riuscirono effettivamente ad ottenere alcune significative vittorie, dopo tre mesi il loro potenziale si esaurì.

Il comando supremo tedesco, guidato dal feldmaresciallo Paul von Hindenburg e dal suo principale collaboratore, generale Erich Ludendorff, esaurì infatti con questa serie di costose offensive le residue forze dell’esercito, pregiudicando dunque ogni possibilità di vittoria e intaccando anche la capacità di resistenza sul fronte occidentale. Ciò permise all’Intesa di riorganizzarsi e portare avanti l’Offensiva dei Cento giorni, che in pochi mesi ha portato la Germania all’essere costretta ad ammettere la sconfitta, sancita dall’armistizio di Compiègne dell’11 novembre 1918. Nel corso dell’Offensiva di primavera, tuttavia, persero la vita oltre 850 mila soldati dell’Intesa e circa 688 mila soldati dell’esercito tedesco.

Il trailer di 1918 – I giorni del coraggio e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di 1918 – I giorni del coraggio grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Google Play, Rai Play e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 30 giugno alle ore 21:20 sul canale Rai 3.

Fonte: IMDb

DCEU: 10 villain citati ma mai apparsi nei film

DCEU: 10 villain citati ma mai apparsi nei film

Il DCEU andrà presto incontro a reboot ma, nel suo decennio di vita, ha adattato un’ampia selezione di personaggi della DC Comics, tra cui dieci cattivi che vengono solo citati piuttosto che mostrati. Dopo il successo di The Avengers della Marvel, che ha ridefinito la cultura pop, la Warner Bros. e la DC hanno iniziato il loro universo condiviso con L’uomo d’acciaio del 2013, il cui focus sulle origini di Superman non ha impedito di alludere a un più ampio universo DC che circonda Clark Kent. Nelle ultime puntate del DCEU, prima del parziale reboot di James Gunn e Peter Safran, il franchise ha riconosciuto o almeno fatto riferimento a dieci supercriminali senza raffigurarli visivamente: scopriamo assieme chi sono.

L’Enigmista

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L’Enigmista è uno dei nemici più famosi di Batman che, grazie alla sua intelligenza acuta, sfida la famiglia di Batman mediante enigmi letali. Il costume dell’Enigmista nel DCEU appare nella Batcaverna in Batman v Superman: Dawn of Justice e il suo logo con il punto interrogativo appare come graffito durante la resa dei conti tra Batman e Superman. L’Enigmista del DCEU sarebbe dovuto apparire nel live-action come uno dei supercriminali alleati di Lex Luthor, che avrebbe usato la sua genialità per risolvere l’Equazione Anti-Vita, ma dal momento che i previsti sequel di Justice League di Zack Snyder sono stati cancellati, l’esistenza dell’Enigmista è stata riconosciuta solo attraverso dei riferimenti.

Il Pinguino

Un altro membro di spicco dell’iconica galleria di nemici di Batman, il riferimento più diretto al Pinguino si trova nella versione cinematografica di Justice League, quando Alfred si riferisce scherzosamente a “pinguini a molla che esplodono” durante una conversazione con Bruce Wayne. Tuttavia, è ormai chiaro che la versione cinematografica di Justice League non è da considerare parte del canone, poiché altri film del DCEU fanno riferimento direttamente alla director’s cut, ma questo non è l’unico easter egg che riconosce il Pinguino. Nella guida all’interno dell’universo di Daniel Wallace, Time Out Shortlist Gotham and Metropolis, l’Iceberg Lounge è confermato essere un locale di Gotham City, il che certifica che il Pinguino fa ancora parte del DCEU.

Cappellaio Matto

Il Cappellaio Matto, un cattivo di Batman particolarmente pericoloso e con un’inclinazione al controllo mentale, viene citato in una battuta di circostanza in Peacemaker. Il vicino di casa dell’antieroe cita diversi criminali di Batman, sottolineando che una differenza fondamentale tra Batman e Peacemaker è che il primo non uccide. In particolare, Batman viene mostrato mentre uccide i criminali in Dawn of Justice, ma il DCEU ha chiarito che Batman ha seguito la regola di non uccidere per la maggior parte della sua carriera di supereroe, infrangendola solo durante gli eventi del film del 2016 come modo per mostrare quanto fosse vicino a diventare un cattivo. Dopo gli eventi di Dawn of Justice, Batman ha ripristinato la sua regola di non uccidere.

Il dottor Esopo

Nell’universo DC Comics pre-Flashpoint, il Dottor Esopo era un membro dell’era moderna della rogue’s gallery di Batman. Mentre nei fumetti Aesop è un boss del crimine, è stato ripensato per il DCEU nel libro del 2016 Batman v Superman: Dawn of Justice – Cross Fire, di Michael Kogge. Il Dottor Esopo del DCEU era un ex dipendente della WayneTech, specializzato in robotica, prima di minacciare di usare le sue invenzioni contro l’umanità e di essere rinchiuso nel manicomio di Arkham. Sebbene il Dottor Esopo abbia un ruolo diretto in una proprietà del DCEU, non appare in alcun materiale live-action.

Jackalope

Jackalope DCEUUn altro cattivo del DCEU che appare in Cross Fire è Jackalope, anch’egli ex dipendente della Wayne Enterprises, poi rinchiuso nell’Arkham Asylum del DCEU. Jackalope ha un aspetto da coniglio e delle corna prostetiche che è costretto a indossare sempre. Non è chiaro il motivo esatto del licenziamento di Jackalope e del suo successivo ingresso ad Arkham, ma alla fine diventa un alleato criminale del Dottor Esopo. Jackalope è, in particolare, un cattivo originale creato per il DCEU, ma dal momento che la sua unica apparizione è nel romanzo Cross Fire, egli, come Esopo, non conta alcuna apparizione nel DCEU in live-action.

Carmine Falcone

Carmine Falcone DCEUUno dei più noti boss di Gotham City nel mito di Batman, Carmine Falcone ha fatto numerose apparizioni negli adattamenti live-action di Batman. Non sorprende che Falcone sia stato citato più volte nel DCEU: i primi casi sono stati nella guida Time Out Shortlist Gotham and Metropolis e in Suicide Squad del 2016. Falcone viene citato anche in The Flash, quando suo figlio scatena il caos a Gotham nell’atto iniziale del film.

Sofia Falcone-Gigante

Sofia Falcone DCEUUn’altra famosa nemica di Batman e membro della famiglia criminale Falcone, Sofia Falcone-Gigante è nota per il suo ruolo nelle iconiche storyline Batman: The Long Halloween e Batman: Dark Victory, di Jeph Loeb e Tim Sale. Come suo padre, Carmine Falcone, Sofia è citata nella guida Time Out Shortlist Gotham and Metropolis come proprietaria del ristorante e del nightclub Falcone’s. Il locale appare nel paesaggio urbano di Gotham in Suicide Squad, facendo anche indirettamente riferimento a Sofia e alla famiglia criminale Falcone.

Tony Gallo

Casinò Utopia DCEUUno dei tanti easter egg DC presenti in Man of Steel è il Casinò Utopia, visto a Metropolis durante il corpo a corpo tra il Generale Zod e Superman nel finale del film. Nell’universo DC Comics, il Casinò Utopia è di proprietà di Tony Gallo, un uomo d’affari corrotto e legato al crimine organizzato. Gallo ha introdotto la kryptonite nella malavita di Metropolis nei fumetti di Superman dell’era moderna, ma nel DCEU la kryptonite è stata usata come arma da Lex Luthor, come si è visto in Dawn of Justice. Tuttavia, il riferimento indiretto a Gallo attraverso il suo casinò sia in Man of Steel che in Time Out Shortlist prefigura le apparizioni della kryptonite nel DCEU.

Naeco

Naeco The FlashNaeco è un oscuro nemico extraterrestre di Aquaman della Silver Age della DC Comics. Nel DCEU, Naeco sembra essere un nemico passato della Justice Society of America e viene citato nel fumetto prequel di Black Adam, Black Adam – The Justice Society Files: Hawkman. Sebbene Naeco stesso non appaia nel fumetto prequel, il suo tridente di uritrium appare, e l’arma viene confiscata dalla JSA dopo la sconfitta di Naeco.

Reverse-Flash

Reverse-Flash, noto anche come Eobard Thawne, è il più grande nemico di Barry Allen e si prevedeva che sarebbe apparso in The Flash del 2023. Reverse-Flash stesso non appare nel film, ma viene citato visivamente più volte. La controparte più giovane di Barry Allen viene mostrata per la prima volta con lo stesso schema di colori giallo e rosso di Reverse-Flash e il fulmine del cattivo Dark Flash, pur essendo solitamente viola, appare occasionalmente rosso, con un ulteriore riferimento alla connessione di Reverse-Flash con la Forza di Velocità Negativa. Il regista di The Flash, Andy Muschietti, conferma anche che Reverse-Flash, nonostante non appaia, è l’assassino di Nora Allen, ribadendo che fa parte del vecchio DC Extended Universe.

MCU: 6 indizi per identificare uno Skrull

MCU: 6 indizi per identificare uno Skrull

Gli Skrull del MCU possono essere identificati in diversi modi, anche quando si mascherano da qualcun altro. I Marvel Studios hanno introdotto gli Skrull nel MCU in Captain Marvel del 2019, in cui la razza mutaforma cercava rifugio dopo essere stata costretta a una lunga guerra con i Kree. In un importante cambiamento rispetto alla loro storia nei fumetti, gli Skrull del MCU sono stati mostrati come alleati dell’umanità, una razza altrimenti pacifica che si è trasformata in guerrieri per sopravvivere. Tuttavia, Secret Invasion della Fase 5 ha dimostrato quanto gli Skrull possano essere pericolosi: una fazione ribelle si è infiltrata silenziosamente sulla Terra per diversi anni, assumendo le identità di personaggi di alto livello del MCU.

Nelle loro forme naturali, gli Skrull sono immediatamente riconoscibili grazie alla loro pelle verde, alle orecchie a punta e alla mancanza di peli sul corpo. Tuttavia, la loro innata capacità di mutare forma permette loro di assumere la forma di qualsiasi essere vivente fino al DNA, il che consente loro di integrarsi perfettamente in qualsiasi civiltà. Questo è stato visto più volte nella loro breve carriera nel MCU, dato che gli Skrull hanno impersonato personaggi come Soh-Larr, Carol Danvers, R. Keller, Phil Coulson, Maria Hill e Nick Fury in Secret Invasion. Tuttavia, l’impersonificazione degli Skrull non è mai esatta, anche se la voce, il corpo fisico e l’abbigliamento possono essere imitati con precisione: in questo articolo analizziamo 6 indizi per identificare uno Skrull.

Gli Skrull non assumono le caratteristiche di coloro che imitano

Quando si trasformano nella forma di un altro essere vivente, gli Skrull sono in grado di replicare i ricordi recenti del corpo che emulano, il che consente loro di integrarsi meglio nella società. È stato dimostrato che gli Skrull sono in grado di vedere anche i ricordi più lontani nel tempo, anche se devono usare una tecnologia avanzata per estrarre questi ricordi, come nel caso di Carol Danvers in Capitan Marvel e di diversi ospiti umani in Secret Invasion. Il fatto che gli Skrull possano copiare solo i ricordi a breve termine dell’individuo che impersonano significa che c’è un modo sicuro per identificare se qualcuno è uno Skrull: semplicemente interrogarlo.

Gli Skrull copiano solo i ricordi a breve termine

In Captain Marvel, Danvers interroga Nick Fury sui suoi primi anni di vita per dimostrare che non è uno Skrull e Yon-Rogg interroga uno Skrull travestito da Capitan Marvel, che fallisce il test. Questa sembra essere una tecnica infallibile per identificare uno Skrull, molto utilizzata dalle stesse forze Kree. Sembra però che gli Skrull abbiano migliorato il loro sistema di sostituzione degli esseri umani, dato che Secret Invasion ha rivelato che le macchine vengono utilizzate per estrarre i ricordi più profondi dai corpi degli ospiti, permettendo forse alla ribellione Skrull di infiltrarsi più facilmente nell’umanità, diffondendosi ulteriormente in preparazione del loro imminente attacco.

Gli Skrull non possono imitare i doni sovrumani

Oltre a non poter imitare i tratti della personalità e i ricordi lontani, gli Skrull non sono nemmeno in grado di copiare le doti sovrumane, se assumono la forma di un supereroe o di una persona potenziata. Questo renderebbe sicuramente più facile determinare chi è uno Skrull se alcuni degli eroi più importanti del MCU dovessero essere sostituiti, dato che molti dei più potenti eroi della Terra hanno poteri soprannaturali o sovrumani molto specifici che li rendono immediatamente riconoscibili. Sebbene gli Skrull non siano in grado di copiare i superpoteri preesistenti, sembra possibile che agli Skrull vengano concesse abilità potenziate, come si è visto nei trailer di Secret Invasion. Kingsley Ben-Adir ha debuttato come Gravik nell’episodio 1 di Secret Invasion, “Resurrection”, il leader della ribellione Skrull sulla Terra. Anche se non si sa ancora molto del nuovo sinistro Skrull, i trailer di Secret Invasion hanno rivelato che nel corso della serie verrà potenziato, il che ha portato molti a credere che potrebbe assumere il ruolo del Super-Skrull della Marvel Comics. Il Super-Skrull è stato dotato delle abilità dei Fantastici Quattro, garantendogli un potere superiore a quello dei suoi compagni Skrull, e questo sembra essere il caso di Gravik nella Fase 5 del MCU. Ciò potrebbe rendere più difficile l’identificazione di uno Skrull se è mascherato da supereroe.

Gli Skrull hanno abilità innate potenziate

Sebbene gli Skrull non siano in grado di copiare le abilità dei superuomini, hanno un’impressionante serie di poteri innati, donati dalla loro fisiologia Skrull. Oltre a poter assumere la forma di qualsiasi essere vivente, gli Skrull possiedono anche un’ampia gamma di poteri rafforzati dal fatto che il loro corpo non è fatto di carbonio come quello degli umani. Nelle loro apparizioni in Captain Marvel e Secret Invasion, gli Skrull hanno dimostrato di essere incredibilmente forti e, durante le intense scene di combattimento, di essere combattenti resistenti e agili. Queste doti li distinguono certamente dalla media degli umani. Gli Skrull hanno anche una durata di vita molto più lunga degli umani, il che sarebbe un chiaro indizio nel caso in cui uno Skrull fosse mascherato da umano per diversi decenni – come nel caso del Talos di Ben Mendelsohn, che è cambiato a malapena in trent’anni. Secret Invasion ha anche confermato che gli Skrull hanno un’immunità ad alti livelli di radiazioni. Questo rende un impianto nucleare abbandonato il luogo perfetto per Gravik per creare la sua base, poiché gli Skrull non sono influenzati dalle radiazioni. Questo significa anche cattive notizie per l’umanità, poiché Gravik intende sradicare la razza umana usando le radiazioni nucleari, che sono innocue per gli Skrull e li distinguono certamente da qualsiasi altro essere umano.

Gli Skrull tornano alla loro forma naturale quando vengono uccisi

Questo è forse il modo più drastico per determinare se qualcuno è uno Skrull, ma ucciderlo funziona sicuramente, poiché gli Skrull tornano alla loro forma naturale, con la pelle verde, quando muoiono. Sfortunatamente, se qualcuno è sospettato di essere uno Skrull e viene ucciso, ma poi si scopre che in realtà è umano, le conseguenze di questa azione potrebbero essere terribili. Tuttavia, questo metodo è un modo infallibile per identificare uno Skrull, poiché la sua trasformazione non può essere mantenuta dopo la sua morte. Questo è stato visto diverse volte nel MCU, come nel caso di uno Skrull travestito da Phil Coulson in Captain Marvel e, più recentemente, nell’episodio 1 di Secret Invasion . Il primo episodio di Secret Invasion si apriva con l’Everett K. Ross di Martin Freeman che ascoltava l’agente della CIA Prescod descrivere il piano di dominazione del mondo della ribellione Skrull, prima di rivelare di essere uno Skrull. Ross viene infine ucciso da Talos, che si ritrasforma in uno Skrull di fronte a Maria Hill, rappresentando la prima prova di cui lei aveva bisogno per stabilire che gli Skrull stavano mettendo in atto il loro piano e che Nick Fury doveva tornare sulla Terra. Questa rivelazione è stata scioccante, poiché Ross era stato un punto fermo del franchise di Black Panther dopo il suo debutto in Captain America: Civil War, anche se ora non è chiaro per quanto tempo esattamente sia stato uno Skrull sotto mentite spoglie.

Gli Skrull possono essere individuati nel MCU

Gli Skrull Detector non sono ancora stati visti nel MCU live-action, ma la loro esistenza è stata confermata grazie al fumetto prequel Guardians of the Galaxy Infinite e al romanzo prequel di Captain Marvel, Captain Marvel: Starforce on the Rise. I Rivelatori di Skrull sono in grado di rintracciare un pezzo unico di codice nel DNA di uno Skrull, determinando se quella persona è uno Skrull o meno. Questi rivelatori sono stati utilizzati dai guerrieri Kree durante la Guerra Kree-Skrull e in seguito sono stati venduti da un trafficante del mercato nero su un pianeta chiamato Conjunction, visitato da Gamora. Anche se non sono ancora stati introdotti nel live-action, i rivelatori Skrull potrebbero essere fondamentali per la trama di Secret Invasion. I rivelatori di Skrull giocano un ruolo importante anche nella storia di Secret Invasion della Marvel Comics e in quelle successive: Iron Man di Tony Stark ha persino un rivelatore inserito nella sua tuta, che gli permette di vedere attraverso le illusioni degli Skrull. Si tratterebbe di una tecnologia molto utile nella Fase 5 del MCU, soprattutto se alcuni personaggi di rilievo del MCU si rivelassero Skrull sotto mentite spoglie. È anche possibile che gli eroi con capacità telepatiche, i sensitivi e gli utenti di magia del Marvel Cinematic Universe siano in grado di identificare facilmente chi è uno Skrull, il che significa che per gli Skrull potrebbe non essere così semplice mimetizzarsi nell’umanità come inizialmente previsto.

Alan Arkin: muore a 89 anni l’attore di Little Miss Sunshine

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Alan Arkin: muore a 89 anni l’attore di Little Miss Sunshine

L’attore Alan Arkin, premio Oscar per il suo ruolo in Little Miss Sunshine, è morto all’età di 89 anni. La notizia è stata annunciata venerdì mattina dai suoi figli Adam, Matthew e Anthony, che hanno rilasciato una dichiarazione congiunta a nome della famiglia alla rivista People.

La dichiarazione riporta: “Nostro padre era una forza della natura di talento unico, sia come artista che come uomo. Un marito amorevole, padre, nonno e bisnonno, era adorato e ci mancherà profondamente”.

Alan Arkin è nato nel 1934 a Brooklyn, New York. La sua famiglia era composta da immigrati ebrei dalla Russia e dalla Germania. Suo padre era un artista e scrittore e sua madre era un’insegnante. Ha fatto la sua prima apparizione sul grande schermo come cantante non accreditato in Calypso Heat Wave di Fred Sears. Arkin ha fatto il suo debutto a Broadway nel musical From the Second City. Successivamente ha interpretato il ruolo di David Kolowitz nella commedia di Broadway Enter Laughing, per la quale ha vinto un Tony Award.

Alan Arkin ha ottenuto la sua prima nomination all’Oscar nella categoria Miglior attore per il suo primo ruolo importante sullo schermo nella commedia di Norman Jewison del 1966 Arrivano i russi, arrivano i russi. Arkin è stato nominato di nuovo nel 1968 per il ruolo di muto in The Heart Is a Lonely Hunter di Robert Ellis Miller.

Alla fine ha vinto un Oscar nel 2006 per la sua performance in Little Miss Sunshine, con Steve Carell, Toni Collette e un giovane Paul Dano. Alan Arkin ha accumulato oltre 100 crediti cinematografici nel corso della sua carriera. I film degne di nota includono Catch-22, Edward mani di forbice, Freebie and the Bean, Slums of Beverly Hills e Wait Until Dark, dove ha recitato al fianco di Audrey Hepburn.

Arkin ha avuto anche una significativa carriera a Broadway, sia come attore che come regista. Oltre al Tony Award del 1963 come miglior attore protagonista per Enter Laughing, è stato nominato ai Tony nel 1973 per la regia della produzione originale dell’ormai classico film di Neil Simon The Sunshine Boys, con Jack Albertson e Sam Levene. Altri crediti recitativi a Broadway includono From the Second City del 1961 e Luv del 1964. Ha diretto Hail Scrawdyke! nel 1966, Molly nel ’73 e, più recentemente, Taller Than a Dwarf nel 2000.

Oltre al suo lavoro cinematografico e teatrale, Arkin è stato nominato per sei Emmy Awards, più recentemente per la commedia di Netflix The Kominsky Method. Ha lasciato lo spettacolo dopo la sua seconda serie. Arkin ha anche ricevuto una nomination agli Emmy come attore protagonista in una serie limitata o in un film per il ruolo di Harry Rowen in The Pentagon Papers nel 2003. Il suo altro lavoro televisivo degno di nota include la sua interpretazione di Leon Felhendler in Fuga da Sobibor, e più recentemente come voce di J.D. Salinger nella serie animata Netflix Bojack Horseman.

Le mie ragazze di carta, trailer e poster del film di Luca Lucini

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Ecco il trailer del nuovo film di Luca Lucini, Le mie ragazze di carta. Con Maya Sansa, Andrea Pennacchi, Alvise Marascalchi, Cristiano Caccamo, Raffaella Di Caprio, Alessandro Bressanello, Christian Mancin, Marta Guerrini e con Giuseppe Zeno e con la partecipazione di Neri Marcorè, al cinema dal 13 luglio distribuito da Adler Entertainment.

Le mie ragazze di carte, la trama

LE MIE RAGAZZE DI CARTA racconta, attraverso il codice universale della commedia, due momenti decisivi della vita di tre adolescenti: il passaggio dalla pubertà alla preadolescenza vissuto tra primi amori e partite di rugby e quello dal mondo della campagna al mondo della città. Siamo alla fine degli anni 70, nel trevigiano, in un periodo in cui la rapida espansione delle città

investe anche la famiglia Bottacin, composta da Primo, Anna e Tiberio. Per loro, e in particolare per il giovane Tiberio, il cambiamento dalla vita contadina a un contesto urbano sarà piuttosto tumultuoso. Il racconto di un periodo storico di grandi trasformazioni sociali ed economiche, in cui anche le sale cinematografiche, luoghi tipici di fruizione comunitaria, dovettero ripiegare verso una programmazione a luci rosse per evitare il fallimento.

Monte Verità, recensione del film di Stefan Jäger

Monte Verità, recensione del film di Stefan Jäger

Monte Verità è il nome che è stato dato nel 1900 al Monte Monescia, una collina sopra la città di Ascona, nel Canton Ticino Svizzero. L’altopiano dà il titolo al nuovo film di Stefan Jäger, regista, sceneggiatore e docente svizzero dalla lunga filmografia durante la quale ha anche spaziato in tematiche e generi piuttosto diversi tra loro. Presentato due anni fa al Festival di Locarno, il film racconta una storia di finzione innestata in una reale dove alcune persone hanno cercato di portare una rivoluzione d’ideali, in un contesto culturale rigido e spigoloso.

Monte Verità, la trama

Siamo all’inizio del XX secolo e l’unico personaggio inventato è quello della giovane moglie e madre Hanna Leitner (Maresi Riegner), anche se il suo sviluppo ha una plausibilità estremamente attinente con la vita della maggior parte delle donne ricche dell’epoca. Hanna soffre d’asma, ha due bimbe che ama follemente ma con cui non può giocare per non affaticarsi su consiglio dei medici che la seguono. Suo marito (Philipp Hauss) è taciturno, dispotico, altezzoso e tremendamente stereotipato. Un bel giorno Hanna inizia una nuova terapia con un dottore allievo di Freud, tale Otto Gross (Max Hubacher), che le parla di un posto immerso nella natura in cui poter essere senza vincoli e dove già alcune persone hanno scelto di trasferire le loro vite.

Tra le primissime immagini di Monte Verità c’è la fuga notturna in treno della protagonista, che si affaccia da un finestrino per guardare sospirante la liberazione appena conquistata, quando le vola via il cappellino di paglia. Dopo qualche attimo in cui resta ferma, rientra e si siede ricomponendosi, guardandosi attorno un po’ in imbarazzo. Una sequenza estremamente chiara nella sua semplicità, che anticipa anche la velocità con cui passa via l’intero film, che tenta di raccontare e parlare di libertà (con la L maiuscola), descrivendo un periodo storico in cui il concetto rappresentava veramente una frattura radicale da ogni legame, idea, relazione.

La ricerca della Libertà

Prendere una posizione come quella dei veri personaggi della storia del Monte Verità, significava essere radiati dalla società, da ogni rapporto familiare, amicale e lavorativo. Tant’è che la comunità che è sorta in quegli anni e durata fino al 1920, è stata d’ispirazione per il movimento dei figli dei fiori, altro periodo storico in cui la ribellione dal padre padrone aveva in sé il desiderio d’interruzione della guerra in Vietnam, o comunque il bisogno di cercare delle risposte a domande a cui il sistema “dei grandi” replicava solo con la repressione.

La base vacillante del film di Stefan Jäger sta proprio qui: nell’aver preso a modello un fatto poggiato su un contesto in cui la lotta veniva da menti d’intellettuali, per annacquarla descrivendo lo svincolo di una giovane donna da un matrimonio opprimente e violento, certamente, ma stilizzandolo in modo quasi adoloscenziale. Hanna infatti sfiora alcuni discorsi con gli altri abitanti della comunità, ma nulla è davvero profondo o approfondito, come in realtà avrebbe potuto essere per risultare credibile. Anche i confronti, che pure ci sono, con la sua precedente vita rimangono sentimentalistici, e il film finisce per banalizzare anche gli stessi argomenti di cui si fa portavoce.

Un crocevia di artisti

Per il Monte Verità, all’epoca, erano passati artisti, letterati e politici di ogni caratura, tra cui Herman Hesse (interpretato da Joel Basman), la danzatrice Isadora Duncan, l’anarchico Bakunin, il dadaista Hugo Ball, l’architetto del Bauhaus Walter Gropius, Paul Klee, solo per citarne alcuni. E tra i fondatori c’è Ida Hofmann (Julia Jentsch), una pianista e insegnate di musica.

Stefan Jäger coglie perciò il pretesto di afferrare temi di cui oggi l’attualità è infarcita, ma conferendogli un’atmosfera eterea, magica, marcatamente superficiale, che finisce per essere molto suggestiva e intrigante – e sicuramente, trattando solo di fotografia, luci e messa in scena, la resa è indiscutibilmente buona – attorno a situazioni che, naturalmente, invece, avrebbero implicato ben più conflitti interiori.

Black Adam: dal 3 luglio in prima tv su Sky Cinema e NOW

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Black Adam: dal 3 luglio in prima tv su Sky Cinema e NOW

Dwayne Johnson è il protagonista dell’action Black Adam, il primo lungometraggio che esplora la storia del Supereroe DC di Kahndaq, dotato di poteri divini e liberato dopo cinquemila anni di prigionia, in prima tv lunedì 3 luglio alle 21.15 su Sky Cinema Uno (e alle 21.45 anche su Sky Cinema Action) e in streaming su NOW. Su Sky il film sarà disponibile on demand, anche in 4K.

In Black Adam Johnson recita al fianco di Aldis Hodge (“City on a Hill”, “Quella notte a Miami”) nei panni di Hawkman; Noah Centineo (“Tutte le volte che ho scritto ti amo”) nei panni di Atom Smasher; Sarah Shahi (“Sex/Life”, “Rush Hour – Missione Parigi”) in quelli di Adrianna; Marwan Kenzari (“Assassinio sull’Orient Express”, “La Mummia”) è Ishmael; Quintessa Swindell (“Voyagers”, “Trinkets”) è Cyclone; Bodhi Sabongui (“A Million Little Things”) è Amon, mentre Pierce Brosnan (i franchise di “Mamma Mia!” e James Bond) interpreta il Dr. Fate.

La sceneggiatura è scritta da Adam Sztykiel, Rory Haines e Sohrab Noshirvani ed è basata sui personaggi della DC, tratti dai personaggi creati da Bill Parker e C.C. Beck. Il film è stato distribuito nelle sale italiane da Warner Bros. Pictures.

La trama del film

Nell’antica Kahndaq a Teth-Adam furono conferiti gli onnipotenti poteri degli Dei. Una volta utilizzati i suoi poteri per vendetta, venne imprigionato e divenne Black Adam. Sono passati circa 5,000 anni e Black Adam è passato da uomo a mito, fino a diventare leggenda. Oggi libero, scopre che la sua unica forma di giustizia, nata dalla rabbia, è messa in pericolo dagli eroi dei nostri tempi: la Justice Society formata da Hawkman, Doctor Fate, Atom Smasher e Cyclone.

Out of the box, il nuovo progetto di Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia

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Out of The Box (Ootb) è un progetto della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia che apre le attività del nuovo polo veneziano CSC Immersive Arts, con sede nella laguna sull’Isola di San Servolo. Fortemente voluto dalla Presidente Marta Donzelli e ideato dal produttore Carlo Cresto-Dina, Ootb inaugura una conversazione innovativa sui processi creativi tra il mondo del cinema e dell’audiovisivo e altre discipline che vanno dalla scienza all’architettura, dalla musica, all’arte, alla letteratura. Una vera e propria scuola di pensiero sull’intelligenza collettiva e il futuro delle immagini in movimento che aprirà le sue porte dal 24 al 30 settembre a venticinque partecipanti selezionati a livello internazionale.

Rivolta a quanti lavorano nel cinema e nella televisione (registi, sceneggiatori, produttori, attori, scenografi, montatori, direttori della fotografia…), ma soprattutto a studenti di eccellenza che muovono i primi passi con le immagini in movimento, Out of The Box vuole essere un’occasione per pensare fuori dalla scatola, attraverso l’incontro con conoscenze e punti di vista nuovi. I partecipanti saranno invitati a confrontarsi con un gruppo di esperti, figure di altissimo rilievo provenienti da ambiti molto diversi (botanici, neurologi, scrittori, programmatori, curatori museali, compositori, urbanisti).

Promosso dalla Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia – Scuola Nazionale di Cinema e cofinanziato dall’Assessorato all’Istruzione, alla Formazione e al Lavoro della Regione del Veneto il progetto è realizzato in collaborazione con la Den Danske Filmskole, la Scuola Nazionale di Cinema della Danimarca, e la FAMU, Facoltà di cinema e televisione di Praga.

Il programma

I partecipanti di Ootb arriveranno a destinazione domenica 24 settembre e avranno modo di conoscersi, prima di iniziare le attività didattiche. Da lunedì a venerdì, ogni giornata sarà strutturata allo stesso modo: la mattina sarà impegnata da una lectio magistralis organizzata in tre momenti in cui ciascuno degli esperti di fama internazionale racconterà il proprio lavoro, converserà con un moderatore cercando intersezioni tra la propria disciplina e il linguaggio delle immagini in movimento, dialogando infine con i partecipanti su una traccia di interazione strutturata.

Nel pomeriggio si terrà un “duello”, cioè una sfida intellettuale tra due esperti che si provocheranno l’un l’altro ponendosi a turno sei domande.

Tra gli esperti invitati: Vikram Chandra, scrittore ed esperto di computer coding; Hannah Critchlow, neurologa e professoressa all’Università di Cambridge; Stefano Mancuso, neurobotanico e professore all’Università di Firenze; Frances Morris, curatrice museale e direttrice onoraria della Tate Modern di Londra; Lucia Ronchetti, compositrice e direttrice della Biennale Musica di Venezia.

A completare le attività, saranno chiamati alcuni “green lighters” provenienti dal mondo del cinema e dell’audiovisivo, figure internazionali di alto profilo che all’interno della loro istituzione o azienda hanno la responsabilità di decidere quali progetti vengono realizzati. Ciascuno di loro darà il proprio contributo illustrando un’opera audiovisiva ritenuta rilevante rispetto alle domande al centro di Out of the Box.

Inoltre, in una delle giornate sarà organizzata una “gita scolastica” guidata dal professor Antonio Mazzotta, rinomato storico dell’arte e grande esperto del Rinascimento, dedicata ad una sola opera: La Tempesta (1506-1508), capolavoro di Giorgione. L’intero programma si svolgerà in lingua inglese.

Come partecipare

Destinato a chiunque lavori nell’ambito cinematografico e televisivo, di qualunque provenienza geografica, Ootb coinvolgerà un numero massimo di 25 partecipanti, selezionati tra professionisti dellaudiovisivo e studenti regolarmente iscritti a una delle tre scuole che prendono parte all’organizzazione del progetto. Tutte le info sulla procedura di ammissione che chiude il 20 luglio, su

https://www.fondazionecsc.it/out-of-the-box/

Eventuali domande o altre richieste possono essere inoltrate a: [email protected].

Silent Land: recensione del nuovo film polacco

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Silent Land: recensione del nuovo film polacco

Ambientato nelle soleggiate spiagge della Sardegna, Silent Land (qui il trailer) è un film drammatico diretto dalla regista polacca Aga Woszczynska. La pellicola, prodotta nel 2021 e distribuita solo ora in Italia dalla I Wonder Pictures, racconta la crisi di una coppia polacca, Anna e Adam. Nel cast ritroviamo Agnieszka Zulewska nel ruolo della protagonista femminile, mentre Dobromir Dymecki interpreta il protagonista maschile.

Silent Land: i segreti nascosti in Sardegna

Anna e Adam si trasferiscono durante l’estate in una piccola cittadina della Sardegna, affittando una spaziosa villa con piscina; trovando quest’ultima vuota ed inagibile, i due turisti polacchi contattano il proprietario affinché la sistemi in pochi giorni. Nonostante la scarsità idrica della zona, il proprietario finisce per acconsentire, incaricando un operaio immigrato di occuparsi delle riparazioni.

Anna sembra restare subito affascinata ed attratta dall’aspetto mediterraneo del ragazzo. La relazione tra lei e Adam che all’inizio sembra essere normale e stabile, inizia pian piano a sgretolarsi. La morte dell’operaio, scivolato e caduto nella piscina, diviene l’evento scatenante per la crisi tra i due, in un vortice di incomprensione, mancanza di dialogo e sensi di colpa. Pur cercando di evitare i propri sentimenti ed i propri problemi di coppia con escursioni, cene ed altri svaghi, finiranno per scontrarsi l’uno con l’altro.

Silent Land il film

Un simbolismo insistito

Silent Land risulta essere una pellicola eccessivamente lenta, priva di avvenimenti rilevanti o di una trama effettivamente avvincente. La quasi totale mancanza di sottofondo musicale e la presenza di pochi e scarni dialoghi rende difficile per lo spettatore mantenere l’attenzione. La regista sembra puntare specialmente su una comunicazione visiva, trasmettendo tutto attraverso i singoli dettagli: le riprese del mare, i particolari della piscina, le silenziose corse dei due polacchi.

Pur curando in maniera dettagliata l’aspetto prettamente visivo del film, la regista non riesce a coinvolgere pienamente lo spettatore, o, comunque, rende il significato di Silent Land eccessivamente complicato da cogliere tanto da rendere la pellicola fruibile solamente per un pubblico elitario.

L’eccessiva complessità del film, oltretutto, non si ritrova nella trama, la quale è, in verità, molto semplice e priva di grandi colpi di scena o intrighi; talvolta, le pellicole con degli intrecci di vicende molto complicati e difficili da comprendere per il pubblico possono altresì mantenere salda l’attenzione del pubblico. In questo caso invece Silent Land è complicato per via dell’insistito simbolismo; l’eccessiva concentrazione su alcuni particolari dipende proprio da ciò che essi devono rappresentare, con la presenza di pochi dialoghi si attribuisce un significato maggiore alle poche battute presenti.

L’assenza di musica, di dialoghi e questo simbolismo rendono il film inadatto ad un pubblico ampio. Il cinema ha il compito di interessare, intrattenere ed anche educare talvolta i propri spettatori, ma una pellicola come Silent Land esclude un pubblico ampio, si chiude in una torre di cristallo in cui solo un gruppo ristretto di spettatori riesce a comprenderlo a pieno. Per tutti gli altri, questa risulta essere una pellicola lenta e poco accattivante.

Crisi di coppia e sensi di colpa

Silent Land si incentra su due sole figure: Anna e Adam.  Questi due tentano di risolvere la loro mancanza di dialogo con un periodo di relax nelle spiagge della Sardegna, ma fin da subito una terza figura si insinua tra di loro. Il muratore diventa un personaggio continuamente presente, prima e specialmente dopo la sua morte.

A separare i due turisti polacchi emerge anche il senso di colpa per non essere intervenuti subito per salvare l’uomo dalla morte. Adam finisce per essere tormentato dalle vicende, sognando insistentemente il muratore ed arrivando ad avere degli attacchi di panico durante una festa cittadina. Ad instillare questo senso di colpa nel polacco è il capo dei carabinieri da cui si reca per un secondo interrogatorio: questo afferma che Adam avrebbe potuto salvarlo intervenendo subito perché l’uomo è morto di annegamento, non sul colpo per la contusione alla testa.

I due reagiscono al trauma in maniera differente: mentre Anna cerca di evadere la questione, Adam è spaventato e divorato dai sensi di colpa, e vorrebbe parlare con la compagna dei suoi sentimenti.

Una vita che vale meno di altre

Una tematica interessante che però non viene sviluppata adeguatamente in Silent Land  è il totale disinteressamento dei carabinieri riguardo la morte del giovane operaio. Questi, per non incriminare i due turisti per omissione di soccorso, finiscono per ignorare l’esistenza delle videocamere di sicurezza, insabbiando la questione. Il capo dei carabinieri afferma che i turisti sono importanti nella loro cittadina, lasciando sottinteso che essi vengano più tutelati rispetto ad un immigrato clandestino morto sul lavoro.

Apple TV+ ha rilasciato le prime foto dell’attesissima seconda stagione di Invasion

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Apple TV+ ha annunciato la data di uscita e ha rilasciato le prime immagini della seconda stagione della serie di fantascienza Invasion, che sarà disponibile da mercoledì 23 agosto. Dal produttore Simon Kinberg, candidato all’Oscar e due volte nominato agli Emmy Award (“X-Men”, “Deadpool“, “The Martian“) e David Weil (“Citadel“), e prodotto da Boat Rocker, Invasion è una travolgente serie di fantascienza incentrata sulle prospettive di personaggi in diverse parti del mondo in seguito a un’invasione aliena. Invasion debutterà su Apple TV+ con il primo di dieci episodi, seguito da un nuovo episodio settimanale, ogni mercoledì fino al 25 ottobre.

La seconda stagione riprende pochi mesi dopo la fine della prima, con gli alieni che intensificano i loro attacchi in una guerra contro gli umani. La serie è interpretata da Golshifteh Farahani, Shioli Kutsuna, Shamier Anderson, India Brown, Billy Barratt, Azhy Robertson, Paddy Holland e Tara Moayedi. Si uniscono alla seconda stagione come personaggi ricorrenti Enver Gjokaj, Nedra Marie Taylor e Naian González Norvind.

Non potrei essere più entusiasta del ritorno di “Invasion” su Apple TV+”, ha dichiarato il co-creatore e produttore esecutivo della serie Simon Kinberg. “È una stagione grandiosa e più intensa, che trascina i nostri spettatori in una battaglia su larga scala fin dall’inizio. Al centro della serie c’è il potere dello spirito umano e delle connessioni emotive che ci tengono insieme, specialmente quando affrontiamo ostacoli incredibili.

La prima stagione di Invasion è ora in streaming in tutto il mondo su Apple TV+. Fin dall’esordio, la serie è stata definita come un “must-watch”, una “serie di fantascienza sapientemente realizzata” e un “thriller splendidamente girato”. “Invasion” è stata anche acclamata per la sua “trama fantastica e ricca di azione”, il suo “essere imponente” e per la sua capacità di essere  “sia avvincente che piacevolmente pacata”. Anche la star Golshifteh Farahani è stata lodata come una “star eccezionale” e una “forza sullo schermo”. Oltre ai creatori della serie Simon Kinberg e David Weil, Audrey Chon, David Witz, Alik Sakharov, Andrew Baldwin e Katie O’Connell Marsh sono i produttori esecutivi.

Il morso del coniglio: la spiegazione del finale del film Netflix

Nel catalogo di Netflix è arrivato, dal 28 giugno, il film Il morso del coniglio, thriller psicologico diretto da Daina Reid, recentemente distintasi per aver diretto alcuni episodi delle serie The Handmaid’s Tale e Shining Girls, a partire da una sceneggiatura di Hannah Kent. Si tratta di un film che sin da quando è stato annunciato ha generato molta curiosità per via delle sue premesse – una madre dal passato problematico alle prese con una figlia che manifesta inquietanti comportamenti – ma anche per via della presenza dell’attrice Sarah Snooke, reduce dal successo della serie Succession, da poco conclusasi. Un titolo dunque, particolarmente appetibile all’interno del catalogo della piattaforma.

Chi ha apprezzato thriller psicologici presenti su Netflix come La donna alla finestra, Tin & Tina o L’apparenza delle cose, troverà dunque in Il morso del coniglio pane per i propri denti. Ancora una volta, infatti, questo genere si dimostra ideale per riflettere su tematiche inerenti la complessità della mente e dell’esistenza umana. Con Il morso del coniglio, nello specifico, ci si ritrova davanti ad una storia che riflette sulle cicatrici lasciate dai traumi e dai lutti passati, mostrando l’effetto che essi possono avere se non correttamente risolti. Il film si rivela dunque essere una specie di incubo sulla difficoltà di elaborare il lutto. Naturalmente il tema viene presentato attraverso una serie di eventi e simboli che richiedono una loro spiegazione.

La trama e il cast di Il morso del coniglio

Prima però ecco alcuni dettagli sulla trama e il cast: protagonista del film è la dottoressa Sarah, che si occupa di aiutare coppie con problemi di fertilità. Quando sua figlia Mia compie sette anni, la stessa età a cui morì la sorella di Sarah, Alice, la bambina inizia a manifestare strani comportamenti. Inoltre, la donna vede spesso un coniglio fuori dalla loro porta di casa, che pare sia un misterioso regalo donato a Mia, ma nel quale sua madre trova qualcosa di sinistro. I giorni passano e la bambina continua ad apparire sempre più diversa dal solito, arrivando infine a dire a sua madre di essere Alice. È così che Sarah si ritroverà a sfidare i suoi stessi valori, mentre un fantasma del passato irromperà nella sua vita e la donna dovrà lottare per tenere sua figlia con sé.

A guidare il cast del film vi è l’attrice Sarah Snook, celebre per la serie Succession, che interpreta Sarah. Per il ruolo era in realtà originariamente stata scelta l’attrice Elisabeth Moss, che ha però dovuto rinunciare per via di altri impegni. Lily LaTorre interpreta invece la figlia di sette anni di Sarah, Mia, debuttando così come attrice in un lungometraggio. L’attore australiano Damon Herriman recita invece nei panni di Peter, ex marito di Sarah e padre di Mia. L’attrice Greta Scacchi, nota per i film I protagonisti, Presunto innocente e Prova schiacciante, recita invece nei panni di Joan, madre di Sarah con cui la protagonista ha un brutto rapporto.

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Il morso del coniglio: la spiegazione del finale

Il finale di Il morso del coniglio ha una serie di elementi piuttosto ambigui che richiedono qualche spiegazione. Ecco di seguito, punto per punto, un’analisi del significato del film alla luce dei suoi risvolti conclusivi.

Cosa è successo ad Alice?

Per tutto il film, l’assenza di Alice incombe sulle interazioni di Sarah con Mia. Questo diventa ancor più evidente quando la bambina inizia a sostenere di essere Alice. Verso la fine del film, Sarah sperimenta quindi una crisi psicotica che mostra in piccoli flash ciò che è realmente accaduto ad Alice. Da giovane Sarah aveva rinchiuso Alice in un armadietto nella stalla. Quando riapre la porta, Alice le urla contro e stringe le mani intorno al collo di Sarah. Quest’ultima per liberarsi afferra una trappola per conigli e colpisce Alice in testa. In stato di shock, Alice inizia a scappare da Sarah. Sarah insegue Alice attraverso un campo fino a una scogliera. Qui, Sarah spinge Alice giù dal dirupo.

La scena finale di Il morso del coniglio è stata tutta un’allucinazione?

Alla fine del film, Mia decide di seguire il suo coniglio bianco. Sarah vede allora alla finestra Mia che cammina con un’altra ragazza verso la scogliera vicino alla casa. La sconosciuta si rivela essere Alice. Sarah inizia allora a bussare alla finestra e a urlare, ma le due continuano ad allontanarsi. Due teorie principali possono spiegare la scena finale del film: la sequenza è un’allucinazione causata dal crollo psicologico di Sarah; Alice potrebbe realmente comparire come fantasma e possedere Mia, in cerca di vendetta per il suo omicidio. Il film, tuttavia, è pubblicizzato come un thriller non paranormale. In nessun momento i fantasmi o gli spiriti vengono proposti come argomento del film. La prima opzione risulta dunque la più probabile.

Il senso della realtà di Sarah

Per tutta la prima metà di Il morso del coniglio ci sono indizi che portano a pensare che Sarah stia solo immaginando i comportamenti di Mia, di cui né la bambina né chiunque altro sembrano accorgersi. Nella seconda metà del film, l’instabilità mentale di Sarah diventa più pronunciata ed esplicita. Le ferite a Mia iniziano a scomparire dopo che Sarah le nota, o ancora le foto tolte dai muri, riappaiono lì dov’erano. Inoltre, Sarah inizia a sentire dei colpi che la portano a un armadietto nella stalla. Quindi inizia a rivivere gli eventi della morte di sua sorella. Quando alla fine cerca Mia con il suo ex marito, ha allucinazioni di Mia annegata nell’acqua. Alla fine del film, Sarah è dunque una donna senza più alcun legame con la realtà.

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Ha realizzato Sarah quei disegni inquietanti?

Sebbene Sarah incolpi Mia per i disegni inquietanti trovati sui compiti e sul libro della biblioteca, Il morso del coniglio include una scena verso la fine in cui un’adulta Sarah disegna inconsciamente la stessa immagine dal libro della biblioteca sul pavimento della vecchia casa dei suoi genitori. Al contrario, l’unica volta che il film mostra Mia mentre disegna, sta solo disegnando un albero dall’aspetto normale. Queste due scene combinate implicano che è stata Sarah a realizzare quei disegni. Dato che Sarah non ha memoria di aver disegnato le immagini inquietanti, le immagini stabiliscono ulteriormente quanto Sarah sia mentalmente lontana dalla realtà. La sua psicosi è così pronunciata che potrebbe disegnare immagini estremamente inquietanti senza mai ricordarsene.

Il vero significato del finale di Il morso del coniglio

Il tema della salute mentale in Il morso del coniglio aiuta a interpretare il finale. Il punto principale è che le persone non possono superare i traumi e gli errori passati senza affrontare i problemi che da essi derivano. Sarah evita continuamente il suo passato, la sua famiglia e i ricordi di sua sorella, il che porta ad allucinazioni profondamente preoccupanti. Se avesse avuto il tempo di guarire correttamente, forse non avrebbe mai fatto del male a sua figlia. Invece, si immerge sempre più a fondo nella sua malattia mentale, arrivando a trattare la sua stessa figlia come in passato aveva trattato sua sorella.

Il trailer di Il morso del coniglio e come vedere il film su Netflix

Come anticipato, è possibile fruire di Dalla mia finestra: Al di là del mare unicamente grazie alla sua presenza nel catologo di Netflix, dove attualmente è al 3° posto della Top 10 dei film più visti sulla piattaforma in Italia. Per vederlo, basterà dunque sottoscrivere un abbonamento generale alla piattaforma scegliendo tra le opzioni possibili. Si avrà così modo di guardare il titolo in totale comodità e al meglio della qualità video, avendo poi anche accesso a tutti gli altri prodotti presenti nel catalogo.

Fonti: IMDb, ScreenRant

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