Home Blog Pagina 599

James Gunn sul futuro della DC Films: “Non possiamo fare felici tutti”

0

Il regista James Gunn ha rilasciato la sua prima lunga dichiarazione pubblica sul futuro dei DC Studios dopo che lui e il produttore Peter Safran hanno preso le redini della divisione Warner Bros. Discovery a ottobre.

“Peter ed io abbiamo scelto di dirigere i DC Studios sapendo che stavamo entrando in un ambiente litigioso, sia nelle storie che venivano raccontate che nel pubblico stesso e ci sarebbe stato un inevitabile periodo di transizione mentre ci muovevamo nel raccontare una storia coerente attraverso film, TV, animazione e giochi”, ha twittato Gunn “Ma, alla fine, gli svantaggi di quel periodo di transizione sono stati sminuiti dalle possibilità creative e dall’opportunità di costruire su ciò che ha funzionato finora in DC e di aiutare a correggere ciò che non ha funzionato”.

La decisione di Gunn di parlare è stata catalizzata da una lunga storia pubblicata mercoledì da The Hollywood Reporter, che ha dato la notizia che un sequel di Wonder Woman 1984 del 2020 non stava andando avanti alla Warner Bros. Variety ha confermato questo aspetto del report di THR, ma le fonti hanno segnalato che molte altre affermazioni al suo interno – che i potenziali sequel di Man of Steel con Henry Cavill e Black Adam con Dwayne Johnson erano probabilmente morti e che Jason Momoa potrebbe passare da interpretare Aquaman per l’antieroe DC Lobo – erano molto più speculative.

Gunn ha commentato il report di THR dicendo che “in parte è vero, in parte è vero per metà, in parte non è vero, e in parte non abbiamo ancora deciso se sia vero o no”. Gunn e Safran la prossima settimana presenteranno i loro piani attuali per l’universo DC attraverso film, televisione e giochi al CEO di Warner Bros. Discovery, David Zaslav, e gli addetti ai lavori affermano di aver mantenuto la loro strategia vicina all’interno dell’azienda.

Qualunque via Gunn e Safran scelgano di intraprendere, dovrà intersecarsi con l’universo narrativo DC inaugurato dal regista Zack Snyder, a partire da Man of Steel del 2013. Diversi film all’interno di quell’universo dovrebbero ancora debuttare nel 2023, tra cui Shazam! Fury of the Gods, The Flash, Blue Beetle e Aquaman e il Regno Perduto, ma sono stati sviluppati e prodotti dalla precedente dirigenza dello studio.

Gunn e Safran hanno il mandato di creare, nelle parole di Gunn, “i prossimi 10 anni di storia”, in modo che l’Universo DC possa eguagliare il gigantesco successo dell’Universo Cinematografico Marvel della Disney, e rimane una domanda aperta su quali, in caso, elementi da lo Snyderverse sarebbe sopravvissuti.

Gunn ha affrontato quella tensione a testa alta nella sua dichiarazione su Twitter: “Sappiamo che non renderemo ogni singola persona felice in ogni fase del percorso, ma possiamo promettere che tutto ciò che facciamo è fatto al servizio della STORIA e al servizio dei PERSONAGGI DC, che amiamo e che abbiamo amato tutta la nostra vita”, ha scritto. “Per quanto riguarda ulteriori risposte sul futuro del DCU, purtroppo dovrò chiederti di aspettare. Stiamo dedicando a questi personaggi e alle storie il tempo e l’attenzione che meritano, e noi stessi abbiamo ancora molte altre domande da porre e a cui rispondere”.

Top Gun: Maverick è il miglior film dell’anno secondo la National Board of Review

0

Top Gun: Maverick è stato nominato miglior film dal National Board of Review, l’organizzazione lo ha annunciato oggi. Altri vincitori includono Michelle Yeoh (Everything Everywhere All at Once) come migliore attrice, Colin Farrell (Gli Spiriti dell’isola) come miglior attore e Steven Spielberg (The Fabelmans) come miglior regista.

Negli ultimi 30 anni, il vincitore del miglior film ha ricevuto una nomination all’Oscar per il miglior film, tranne una volta ogni decennio: A Most Violent Year del 2014, Quills del 2000 e Gods and Monsters del 1998.

Le più recenti migliori selezioni cinematografiche della NBR sono state The Irishman di Martin Scorsese, Green Book di Peter Farrelly e Mad Max: Fury Road di George Miller. L’anno scorso, Da 5 Bloods di Spike Lee ha vinto il primo premio ma è stato in grado di raccogliere un solo candidato all’Oscar, per la colonna sonora originale (Terence Blanchard), quindi la giuria è ancora fuori se quella rappresenterà gli anni ’20.

National Board of Review, tutti i vincitori

Miglior film: Top Gun: Maverick

Miglior regia: Steven Spielberg, The Fabelmans

Miglior attore: Colin Farrell, Gli Spiriti dell’Isola

Miglior attrice: Michelle Yeoh, Everything Everywhere All at Once

Miglior attore non protagonista: Brendan Gleeson, Gli Spiriti dell’Isola

Migliore attrice non protagonista: Janelle Monáe, Glass Onion: A Knives Out Mystery

Miglior sceneggiatura originale: Martin McDonagh, Gli Spiriti dell’Isola

Miglior sceneggiatura adattata: Edward Berger, Lesley Paterson, Ian Stokell, All Quiet on the Western Front

Prestazioni rivoluzionarie: Danielle Deadwyler, Till

Performance rivoluzionaria: Gabriel LaBelle, The Fabelmans

Miglior debutto alla regia: Charlotte Wells, Aftersun

Miglior film d’animazione: Marcel the Shell With Shoes On

Miglior film internazionale: Close

Miglior documentario: Sr.

Miglior ensemble: Women Talking

Miglior risultato in fotografia: Claudio Miranda, Top Gun: Maverick

Premi NBR per la libertà di espressione: All the Beauty and the Bloodshed – Argentina, 1985 

Top Films (in ordine alfabetico):

Top 5 Film Internazionali (in ordine alfabetico):

Top 5 Documentatio (in ordine alfabetico):

Lotta continua, recensione del docufilm della Rai

Lotta continua, recensione del docufilm della Rai

Presentato il 2 dicembre al Torino Film Festival come fuori concorso, Lotta continua è un documentario prodotto da Rai documentari e rai play, diretto da Tony Saccucci. Il film si basa su fatti realmente accaduti, su testimonianze dirette di alcuni ex militanti e sul libro I ragazzi che volevano fare la rivoluzione di Aldo Cazzullo. Lotta continua racconta, attraverso figure come i giornalisti Giampiero Mughini ed Erri De Luca o l’ex parlamentare Marco Boato, la creazione di Lotta continua, una delle maggiori formazioni extraparlamentari di orientamento comunista rivoluzionario nel periodo tra il 1969 ed il 1976

Lotta continua: gli inizi

Gli albori di Lotta continua si ritrovano non tra gli studenti universitari, che poi ne prenderanno la direzione, bensì nelle fabbriche. Nel 1969 a Torino sorge una delle maggiori fabbriche a livello nazionale: l’industria Fiat. Basata sul modello di industria fordista, in questa fabbrica lavorano operai poco specializzati, provenienti dalle classi più povere, spesso immigrati dal sud Italia. Costretti a lavorare per lunghi turni, svolgendo sempre la stessa mansione in una ferrea catena di montaggio, alienandosi nel loro stesso lavoro, producendo beni che non gli potranno mai appartenere. La situazione di tensione e malcontento sfocia nei primi scioperi e tentativi di sabotaggio della produzione, con ingenti perdite da parte della Fiat. A questi si affiancheranno gli studenti universitari, i giovani che lottano per una società più equa e per i loro diritti.

Lotta continua
I militanti di Lotta continua durante una manifestazione

Una parabola discendente: dall’inizio degli scontri allo scioglimento di LC

3 luglio 1969: gruppi studenteschi ed operai della Fiat organizzano una grande manifestazione a Torino per denunciare le condizioni dei lavoratori. A Corso Traiano vengono caricati con forza dalle forze di polizia con particolare violenza, con idranti, lacrimogeni. Da questo momento, parte un’escalation di lotta armata che porterà alla morte di numerosi “compagni”, tra cui l’appena diciottenne Piero Bruno nel 1975, durante una piccola manifestazione contro l’ambasciata dello Zaire (attuale Repubblica del Congo), e il ferroviere Giuseppe Pinelli nel 1969. Per vendicare quest’ultimo, nel 1972 venne ucciso il commissario Luigi Calabresi da alcuni militanti di Lotta Continua perché considerato responsabile della morte del compagno Pinelli. La morte del ferroviere durante il suo fermo in questura resta ancora un mistero.

Dal 69 la militanza di Lotta continua si espande da Torino a tutta l’Italia e viene appoggiata da altri gruppi di lavoratori, operai di altre fabbriche che vivono nelle stesse alienanti condizioni di lavoro. Per quanto le forze armate provino a portare avanti dure repressioni delle manifestazioni, la lotta continua tramite manifestazioni, volantini ed un giornale, in cui vengono espresse in maniera esaltata tutte le idee del gruppo politico.

Con lo svilupparsi da un lato dei gruppi radicali di impronta terrorista, le Brigate rosse, e dall’altro dei movimenti femministi, il cerchio di vita di Lotta continua si chiude con il secondo congresso generale a Rimini nel 1976. Sconfitti alle elezioni politiche, ottenendo solo il due percento, non volendosi schierare né con le forze nazionali, né con i militanti terroristi, il gruppo di sinistra finisce per disgregarsi.

La forza di un’idea

Lotta continua è un articolato docufilm che alterna vecchi video, spezzoni di telegiornali o video di militanti, agli interventi di coloro che hanno vissuto quegli anni, hanno vissuto dentro il movimento. Il documentario trasmette molto allo spettatore: il coraggio, la forza di volontà di dare tutto, in alcuni casi anche la vita per una causa, per un’idea. Ciò non significa che il film in sé sia un semplice inneggiare a Lotta continua ed alla bontà dei loro principi: gli stessi intervistati fanno emergere quelle che divennero le problematiche maggiori del movimento. Si trattava pur sempre di giovani, esaltati dalla lotta per la giustizia, che manifestavano per avere una società migliore, che però agivano guidati dalla loro rabbia. Per quanto l’ideale della salvaguardia dei diritti dei lavoratori fosse un giusto motivo per manifestare ed agire, la militanza di Lotta continua è negli anni sfuggita di mano, causando la morte di molte persone e non ottenendo i risultati sperati. Documentari come questo ci permettono di ricordare una parentesi molto buia della storia del nostro paese dopo la Seconda guerra mondiale, ma anche di riflettere sulla rilevanza che può avere il diritto a manifestare pubblicamente la propria opinione per portare il cambiamento. Alla fine, le vere riforme partono sempre, dal deviante, dal dissenziente.

Tom Cruise onorato dai PGA con il David O. Selznick Achievement Award 2023

0

Oltre ad essere un attore molto amato, celebre e dalle grandi doti, Tom Cruise si è costruito negli anni anche una solida carriera di produttore e, in segno di riconoscimento a questo aspetto della sua carriera, Tom Cruise riceverà il David O. Selznick Achievement Award 2023 dalla Producers Guild of America (PGA). Accetterà l’onore alla 34a edizione dei Producers Guild Awards il 25 febbraio 2023 al Beverly Hilton.

Si tratta quasi di un segno di gratitudine da parte del mondo della produzione cinematografica per aver salvato, quasi da solo con il suo Top Gun: Maverick, il mondo dell’incasso cinematografico nel 2022. Colui da cui i premio prende il nome, David O. Selznick, è una vera leggenda di Hollywood, avendo prodotto, tra gli altri film, anche Via col Vento. I precedenti vincitori del Selznick Award includono Steven Spielberg; Barbara Broccoli, il nome alla guida del franchise di James Bond; Brian Grazer, co-fondatore di Imagine Entertainment; e Kevin Feige, maestro del MCU.

“A partire da ‘Mission: Impossible’, Tom Cruise ha sviluppato un talento per la produzione pari al suo straordinario talento di attore. Tom si avvicina alla produzione con la stessa meticolosa attenzione ai dettagli che mette in tutti i suoi sforzi professionali”, hanno dichiarato i presidenti della Producers Guild Donald De Line e Stephanie Allain. “Il suo impegno nel raccontare storie audaci, cinematografiche e divertenti ha elevato l’esperienza in sala globale e ha portato ad alcuni dei film più popolari della storia. Siamo entusiasti di onorarlo con il David O. Selznick Award per la sua eccellenza nella produzione”.

I film di Tom Cruise hanno incassato oltre 11 miliardi di dollari al botteghino mondiale. I suoi crediti di produzione includono le serie di Mission: Impossible e Jack Reacher, Vanilla Sky, L’ultimo Samurai e Elizabethtown. Cruise produrrà e reciterà in Mission: Impossible – Dead Reckoning Part 1 e Mission: Impossible – Dead Reckoning Part 2.

La Torre Nera di Stephen King diventa una serie tv

0
La Torre Nera di Stephen King diventa una serie tv

Il creatore di The Haunting of Hill House e Midnight Mass Mike Flanagan e il suo partner di produzione Trevor Macy hanno acquisito i diritti per adattare La Torre Nera di Stephen King in una serie TV.

Flanagan e Macy hanno rivelato la notizia in un’intervista con Deadline, che ha approfondito la recente decisione della coppia di spostare l’accordo generale della loro Intrepid Pictures da Netflix ad Amazon.

“Prima del nostro accordo con Amazon, abbiamo acquisito i diritti di ‘The Dark Tower’, che se sai qualcosa di me, sai che è stato il mio Santo Graal di un progetto per la maggior parte della mia vita”, ha detto Flanagan. “In realtà abbiamo quei diritti ricavati dal nostro accordo con Amazon, il che non significa che non possano o non lo faranno a un certo punto – non lo sai. Ma è qualcosa che abbiamo sviluppato noi stessi e siamo davvero entusiasti di rimetterci finalmente in piedi a un certo punto.”

Flanagan afferma di immaginare La Torre Nera come una serie di cinque stagioni, con due lungometraggi indipendenti come follow-up. E sì, ha parlato con lo stesso King dei piani per l’adattamento, visto che non è la prima volta che Hollywood ha provato a portare sullo schermo questo lavoro dello scrittore, il più recente è stato il film del 2017 con Idris Elba e Matthew McConaughey.

“Questo è successo perché gli ho inviato uno schema molto, molto dettagliato di ciò che volevo farne”, ha detto Flanagan. “Ed è stato in risposta a ciò che ci ha concesso i diritti. Un progetto come questo, non vorrei assolutamente esserne coinvolto se lo stessimo portando in una direzione che sarebbe stata blasfema per il materiale di Stephen King, ma lui è stato molto, molto di supporto e molto entusiasta di quello che abbiamo mi piacerebbe farne a meno.”

Noir in Festival 2022: la chiusura della 32° edizione

0
Noir in Festival 2022: la chiusura della 32° edizione

13 film in anteprima europea o italiana, 5 eventi speciali per il cinema, 20 tra romanzi e graphic novel presentati dagli autori nelle affollate conversazioni tra la Casa del Manzoni e la Libreria Rizzoli, 7 premi assegnati tra cinema e letteratura tra cui spiccano il Raymond Chandler Award a un gigante del nuovo noir multimediale come Harlan Coben adesso in libreria con The Stranger (edito da Longanesi), il Premio Scerbanenco a Enrico Pandiani con Fuoco (edito da Rizzoli), il Black Panther Award al film di Patricia Mazuy Bowling Saturneraro esempio di Noir al femminile, e il Premio Caligari per Piove di Paolo Strippoli, una giornata di studi promossa dall’Università IULM sullo Stivale Giallo della narrazione italiana di genere.

Questo il sintetico bilancio della fortunata 32ma edizione del Noir in festival che si conclude oggi a Milano nel segno di Quentin Tarantino e del suo film d’esordio Reservoir Dogs che proprio 30 anni fa si rivelava al festival con la consegna di uno “speciale” Raymond Chandler Award al folgorante talento di un regista non ancora trentenne destinato a diventare il più famoso autore della sua generazione. Per questo l’immagine dell’anno 2022, affidata alla matita dell’artista e fumettista Paolo Bacilieri, rappresenta un ponte ideale tra la tradizione del noir e i suoi nuovi orizzonti del nuovo millennio. Al festival del 1992, illuminata dalla presenza di maestri come Jules Dassin o James G. Ballard, è stata dedicata nei giorni scorsi l’anteprima assoluta work in progress del documentario di Davide Rapp e Michele Boroni C’era una volta a Viareggio.

“Thank you, thank you, thank you” ripeteva incessantemente Quentin Tarantino 30 anni fa a Viareggio dove è nato il nostro festival”, dicono oggi Giorgio Gosetti e Marina Fabbri che lo dirigono insieme a Gianni Canova per la IULM che della rassegna diventata la “casa” a Milano, “Grazie, grazie, grazie diciamo adesso al pubblico, agli studenti, agli appassionati, al Ministero della Cultura e a CinecittàNews, alla Cineteca di Milano, a Casa Manzoni, alla Rizzoli Duomo, all’Institut français e all’Instituto Cervantes che ci hanno accolti con straordinario calore. Firmiamo un’edizione fortunata come quella del 1992 che abbiamo voluto rievocare, perché siamo convinti che anche quella del 2022 rimarrà nella piccola/grande storia del genere grazie a protagonisti d’eccezione come Maurizio De Giovanni, Vicente Vallés, Donato Carrisi, Maria Oruña, Irvine Welsh, Steven Soderbergh, Patricia Mazuy, Alessio Cremonini, Mark Cousins, Lee Jung-jae e Park Chan-wook. Un festival che oggi nasce e cresce in un campus universitario (unico esempio al mondo) e conquista la città di Milano nei suoi luoghi iconici; un festival dedicato alla scoperta e alle trasformazioni del noir di oggi; un festival che celebra la memoria ma si proietta nel futuro con la nuova sezione del programma dedicata al gaming multimediale; un festival che ha parlato di spie, di Russia e Ucraina, di serialità e cinema, di letteratura italiana ed europea, del maestro del brivido con il memorabile film-ritratto di Mark Cousins My Name is Alfred Hitchcock. Un festival che ci consegna infine una nuova generazione di talenti italiani come Alessio Cremonini con il suo sorprendente nuovo film, Profeti, Enrico Pandiani con gli indimenticabili antieroi del suo nuovo romanzo Fuoco, il giovanissimo Paolo Strippoli che con Piove rinnova la tradizione di maestri come Bava Fulci, Lenzi. Appuntamento quindi già fissato al 2023 quando festeggeremo i 30 anni del Premio intitolato a Giorgio Scerbanenco, il pioniere del noir italiano”.

Sì, Chef!, la recensione del film di Louis Julien-Petit

Sì, Chef!, la recensione del film di Louis Julien-Petit

Abbiamo da poco visto il The Menu di Mark Mylod nel quale la cucina veniva rappresentata come un vero e proprio inferno sulla Terra, qualcosa che ricorda i tanti cooking show tanto di moda da anni e decisamente più intrigante di altre che si vedono spesso. Come quella che anche il francese Louis-Julien Petit sceglie per il suo Sì, Chef! – La Brigade, nei cinema italiani dal 7 dicembre con I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection.

Le tensioni che si sviluppano in un ristorante, le sfide che pone, la necessità di adattarsi, integrarsi o crescere per superarle forniscono spesso espedienti narrativi a film, italiani o internazionali, che vogliamo raccontare storie edificanti. O socialmente utili. Come nel caso del regista in questione, non nuovo a queste ‘missioni’. E che dopo il Discount del 2014, dove delle casse automatiche minacciavano l’impiego dei dipendenti, il Carole Matthieu del 2016, con Isabelle Adjani al centro di un inquieto dramma su mobbing e depressione professionale, e Le invisibili del 2018, ambientato in un centro di accoglienza femminile, stavolta punta l’obiettivo sull’integrazione di giovani migranti in una struttura della Francia settentrionale.

“Sì, Chef!”, agli ordini di chef Audrey Lamy

Tutto parte dalla conoscenza della sous-chef Cathy di Audrey Lamy, vera chiave di volta della vicenda, dalla grande passione e consapevolezza del suo valore al punto da farsi cacciare da uno dei ristoranti migliori del Paese. Il sogno è sempre lo stesso, aprire qualcosa di proprio e conquistare la stella Michelin, ma come? Trovare un lavoro non è facile come sembra, e quando la necessità la spinge ad accettare un’offerta piuttosto creativa in una sperduta località fuori città finisce per ritrovarsi nella mensa di un centro di accoglienza per giovani migranti. Inizialmente poco convinta, e per nulla entusiasta, in breve tempo riuscirà a ritrovare una straordinaria verve e a cambiare le regole del gioco. Riuscendo a imparare una importante lezione e a raggiungere un obiettivo che non avrebbe mai immaginato.

A tutti i costi

Attratto da sempre dalla commedia sociale, Petit resta su un territorio ben noto, insistendo su etica e seconde possibilità come temi portante del film, non così originale come lo si presenta – nonostante l’ispirazione sia quella della storia vera della chef Catherine Grosjean del lycée hôtelier di Treignac – eppure ricco di trovate gradevoli e di alcune interpretazioni convincenti. Da alcune delle caratterizzazioni dei meno esperti ospiti della struttura, a quella del François Cluzet di Quasi Amici e la Audrey Lamy intorno alla quale ruota tutto – e che tutto sostiene – già agli ordini del regista nel suo precedente film.

A parte l’istintiva simpatia e partecipazione, però, sono pochi gli appigli cui aggrapparsi per restare nel film e farsene conquistare completamente. Soprattutto con una storia che puntando tutto su genuinità e buone intenzioni procede per scorciatoie ed ellissi piuttosto importanti. In primis, quella – esagerata al punto da esser impossibile da giustificare – che porta al finale, perfetto per la favola moderna che sembra proporsi di essere, ma narrativamente forzato e dimentico di fin troppi fili abbandonati a sé stessi.

Noir in Festival: a Bowling Saturne di Patricia Mazuy il Black Panther 2022

0

L’ultimo verdetto è infine arrivato: dopo i due vincitori legati al Premio Caligari 2022, Piove di Paolo Strippoli premiato da una giuria composta da 80 tra studenti IULM e appassionati di cinema, e Una femmina di Francesco Costabile, cui va la Menzione Speciale 2022conferita dalla redazione di Cinecittà News, Main Media Partner del festival,  si è espressa la giuria del Concorso Internazionale. La scrittrice e sceneggiatrice Cinzia Bomoll, il direttore artistico del Festival europeo del cinema fantastico di Strasburgo Daniel Cohen e l’attrice Manuela Velasco hanno attribuito all’unanimità il Black Panther 2022 per il miglior film a

BOWLING SATURNE di Patricia Mazuy

con la seguente motivazione: “Per averci accompagnato in un viaggio interiore che conduce all’istinto omicida, attraverso un realistico e potente utilizzo del noir.”

Il film racconta come dopo morte del padre, Guillaume erediti la pista da bowling di famiglia che dona al fratellastro Armand. Un luogo carico di ricordi, segreti e fantasmi interiori, dove si scatena una serie di omicidi. I due fratelli verranno trascinati in un abisso pieno di demoni e dovranno fare i conti con la loro eredità. L’oscurità regna su un mondo nel quale vale solo la regola della caccia.

La Giuria, segnalata l’alta qualità dei film in gara, ha inoltre deciso di conferire una Menzione speciale a

Profeti di Alessio Cremonini

con la seguente motivazione: “Per la sua facoltà di sviluppare la delicata tematica della fede dal punto di vista di due donne e di rappresentare i diversi tipi di prigionia a cui siamo soggetti.”

Protagoniste della storia sono Sara, una giornalista italiana free lance che si trova in Medio Oriente per raccontare la guerra dello Stato Islamico e Nur, una foreign fighter radicalizzata a Londra che ha sposato un miliziano e ora vive nel Califfato Daesh. Sara è rapita dall’Isis, ma in quanto donna, in quanto essere inferiore che ha dignità solo se sottomessa al maschio, non può stare in una prigione dove sono presenti anche gli uomini. Per questo motivo, è consegnata in custodia a una sua “pari”: a una donna. Nur diventa la sua carceriera, la casa di Nur la sua prigione. E sarà proprio quella dimora, nel mezzo di un campo di addestramento dello Stato Islamico, il luogo dove Sara e Nur si scontreranno. Un confronto quasi impossibile che si trasforma in confronto psicologico, mentre attorno scoppiano le bombe e i nemici sono mandati al rogo per vendetta. Un confronto fatto di silenzi, di sottili ricatti e di rivelazioni, con Nur che tenta progressivamente di convertire Sara.

I due premi sono stati consegnati alla presenza degli autori nella serata finale di Noir in festival 2022.

Il grande gioco: gli ultimi due episodi questo venerdì 9 Dicembre

0

L’attesa è quella snervante di una finale arrivata ai calci di rigore. Davanti alla porta a giocarsi tutto rimangono solo i grandi campioni e Corso Manni, procuratore sportivo fra i più bravi in circolazione, sta per battere il suo rigore decisivo, quello che ne decreterà la vittoria – e quindi la riabilitazione definitiva – o la sconfitta… In esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW torna per il gran finale Il grande gioco, la serie Sky Original prodotta da Sky Studios e Èliseo entertainment sui segreti del calciomercato: settimo e ottavo episodio domani, venerdì 9 dicembre, in prima serata su Sky Atlantic (saranno disponibili anche on demand).

Francesco Montanari (Il cacciatore, I Medici – Nel nome della famiglia) interpreta Corso Manni, procuratore caduto in disgrazia per un presunto legame con il mondo delle scommesse clandestine. Con lui Elena Radonicich (1992, La porta rossa, Fabrizio De André – Principe libero) nei panni di Elena De Gregorio, ex moglie di Manni e procuratrice a sua volta, e il vincitore del David di Donatello nonché candidato all’Oscar Giancarlo Giannini (Casino Royale, Il cuore altrove, Pasqualino Settebellezze), che nella serie interpreta Dino De Gregorio, il padre di Elena, fondatore e CEO dell’agenzia di calciatori più potente in Italia contro cui Corso medita vendetta.

Nel cast anche Lorenzo Cervasio (Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di Morto, Il Capitale Umano) nei panni di Federico De Gregorio, fratello minore di Elena, Jesus Mosquera Bernal (Toy Boy), che qui interpreta il campione Carlos Quintana, Lorenzo Aloi (Lasciarsi un giorno a Roma, Fedeltà, La compagnia del Cigno 2) nei panni di Marco Assari, giovane e talentuosissimo procuratore, Giovanni Crozza Signoris (Il Traditore, Zero), che presterà il suo volto alla giovane promessa del calcio Antonio Lagioia, e Vladimir Aleksic nei panni di Sasha Kirillov, procuratore russo senza scrupoli.

Il grande gioco, la trama del settimo e ottavo episodio

Nel settimo e ottavo episodio Kirillov riesce a portare Quintana al Milan ed Elena per vendetta fa circolare il video di Quintana e Valeria, causando l’allontanamento del giocatore dalla squadra. Corso coglie l’occasione per riportare, grazie ad Assari e Valeria, Quintana all’Atletico Madrid, e si procura con l’inganno le prove della responsabilità di Elena nella pubblicazione del video. Intanto Lagioia è insofferente verso la gestione della ISG sulla sua immagine. Allo stadio San Siro si gioca Atletico Madrid vs Milan: Lagioia e Quintana si fronteggiano con immensa sportività. Lagioia ha un infortunio e si riavvicina ad Assari. Negli skybox Corso mette Elena con le spalle al muro e la costringe a dimettersi dalla ISG, mentre Dino offre a Kirillov i terreni in cambio del suo allontanamento. Dino è di nuovo CEO e prima di morire fa delle scelte inaspettate, ribaltando la situazione.

IL GRANDE GIOCO è creata da Tommaso Capolicchio, Giacomo Durzi, Filippo Kalomenidis, Marcello Olivieri. Da un’idea di Alessandro Roia, con la collaborazione di Riccardo Grandi. Regia di Fabio Resinaro & Nico Marzano.

Wonder Woman 3: la DC Film mette la parola fine sul film di Patty Jenkins

0

Nella prima grande audace mossa dei nuovi capi della DC, James Gunn e Peter Safran, Deadline ha confermato di aver messo la parola fine sul trattamento di Patty Jenkins per Wonder Woman 3. La regista avrebbe dovuto consegnare una sceneggiatura, e invece i nuovi capi hanno ricevuto testi che proprio non erano adatti.

Tutto questo accade un giorno dopo un curioso tweet della star di Wonder Woman Gal Gadot, che ha ringraziato i fan e ha detto loro: “Non vedo l’ora di condividere il suo prossimo capitolo con voi”.

È un segno evidente che Gunn e Safran vogliono ricominciare da capo e ripulire i personaggi Warner Bros. dai precedenti franchise progettati da Zack Snyder. Qual è il prossimo? Una rifusione completa dei principali supereroi DC? Detto questo, il duo non ha fatto sapere agli addetti ai lavori dello studio quale sia il loro grande progetto per gli altri personaggi DC. Questa versione di Wonder Woman 3 non era adatta in questo momento.
Una fonte vicina alla situazione ha detto a Deadline che Jenkins potrebbe benissimo consegnare un’altra interpretazione del supereroe, ma non è detto che ciò accadrà.

Ci sono state voci sparse che i colloqui si sono interrotti con Henry Cavill in merito al suo ritorno nel ruolo di Superman, nonostante il suo annuncio su Instagram prima dell’annuncio di Safran e Gunn al timone, ma non c’è sceneggiatura o regista o via libera per il prossimo film dell’Uomo d’Acciaio. Ci sono membri dello staff della Warner che rimangono all’oscuro di quale sia il grande progetto di Gunn e Safran, ma si stanno concentrando esattamente sulla storia e su come i film si interconnetteranno con le serie TV.

Noir in Festival: a Piove di Paolo Strippoli il Premio Caligari

0
Noir in Festival: a Piove di Paolo Strippoli il Premio Caligari

In occasione del Noir in Festival 32° edizione, il Premio Caligari per il miglior film noir italiano dell’anno, giunto alla sua settima edizione, è stato assegnato a

Piove di Paolo Strippoli

In una competizione serrata che ha visto ben quattro film separati da pochissimi voti, l’opera seconda del regista di A classic horror story è risultata il film più votato dalla Giuria del Premio, composta da 80 tra studenti IULM e appassionati di cinema affiancati daManlio Gomarasca (Presidente), Maurizio Di Rienzo (coordinatore) e Anna Maria Pasetti (tutor), che nel corso di tre giorni di proiezioni all’Università IULM si sono confrontati e hanno dibattuto sui sei titoli in concorso.

La Menzione Speciale 2022 conferita dalla redazione di Cinecittà News, Main Media Partner del festival, va invece a

Una femmina di Francesco Costabile

con la seguente motivazione: “Dal romanzo di Lirio Abbate, Fimmini ribelli, Francesco Costabile ha tratto un gangster movie ancestrale che ci trasporta dentro la tragedia di un personaggio femminile vittima di ‘Ndrangheta. Rosa, interpretata magistralmente dalla debuttante Lina Siciliano, è immersa in una nefasta rete di potere tessuta da donne. Un film dal forte impatto nel denunciare i soprusi familiari con echi del mafia movie americano e al contempo con tratti di intenso lirismo, un’efficace parabola cinematografica sul non riuscire a mettere a fuoco ciò che è intollerabile e persino impensabile.”

CinecittàNews è il quotidiano online di cinema italiano e internazionale edito da Cinecittà SpA e realizzato dalla Direzione Comunicazione e Attività editoriali di Cinecittà,riferimento per l’industria del settore grazie al suo linguaggio dinamico e generalista e alla sua attenzione all’attualità.

Potere assoluto: trama, cast e curiosità sul film di Clint Eastwood

Dopo aver regalato al mondo uno dei suoi capolavori, il crepuscolare western Gli spietati, vero e proprio film spartiacque nella sua carriera, il premio Oscar Clint Eastwood ha dato vita nel 1997 ad un nuovo complesso thriller, ricco di suspence e colpi di scena. Si tratta di Potere assoluto, incentrato sulle vicende di un ladro che assiste ad un brutale omicidio, diventandone involontario testimone e unico a conoscere l’identità degli assassini. Per l’occasione, Eastwood ha non solo ricoperto il ruolo di regista ma anche quello di protagonista. A scrivere il film, invece, è stato William Goldman, premio Oscar per le sceneggiature di Butch Cassidy e Tutti gli uomini del presidente.

La storia non è però basata su una storia originale, bensì sull’omonimo romanzo di David Baldacci, pubblicato per la prima volta nel 1996. Questo divenne da subito un grande successo, attirando l’attenzione di numerosi produttori che desideravano trarne un film. Ad ottenerne i diritti, però, fu proprio Eastwood, dichiaratosi un fan del libro. Per realizzarne la trasposizione, questi pose però una condizione: tutti i personaggi che nel libro muoiono, e che lui riteneva i più affascinanti, sarebbero dovuti rimanere in vita nel film. Con il consenso dell’autore prese dunque vita il progetto.

Ad oggi Potere assoluto risulta essere tra i film meno noti e citati del premio Oscar, ma si tratta di un’interessante riflessione sul potere e sul suo esercizio. Per questo motivo, il film meriterebbe di essere riscoperto e apprezzato. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Potere assoluto: la trama del film

Protagonista del film è Luther Whitney, un formidabile ladro professionista ormai un po’ troppo in là con gli anni per il suo mestiere. Prima di abbandonare il proprio stile di vita spericolato, e godere dei frutti del proprio operato, decide però di mettere a segno un ultimo colpo. Il suo obiettivo è il caveau del filantropo Walter Sullivan, da svaligiare nel minor tempo possibile. Introdottosi senza problemi nell’abitazione, dove però si imbatte nella moglie dell’uomo. Questa, però, non si accorge del ladro, troppo impegnata a ricevere un ospite speciale. Si tratta di Alan Richmond, Presidente degli Stati Uniti d’America.

Mentre raccoglie quanto presente nel caveau, Luther avverte il degenerare della situazione tra i due amanti. La lite termina nell’uccisione, da parte delle guardie del corpo del Presidente, della donna. Nel tentativo di ripulire la scena del crimine, questi dimenticano un elemento che potrebbe essere fatale ad incastrare Richmond. Impadronitosi di questo, Whitney si ritroverà ad essere intercettato e inseguito senza pietà. In quanto unico testimone della vicenda, egli è ora un soggetto estremamente pericoloso e va eliminato quanto prima. Per lui ha così inizio una disperata fuga, dalla quale potrà salvarsi solo dando prova della sua innocenza.

Potere assoluto cast

Potere assoluto: il cast del film

Ad interpretare il ladro Luther, come accennato, vi è l’attore Clint Eastwood. Per lui si tratta soltanto della seconda volta nei panni di un criminale, avendo sempre dato vita a uomini di legge o figure eroiche. Egli era però particolarmente affascinato proprio da come anche questo personaggio passi dall’essere un fuori legge al difensore della verità e della giustizia. Accanto a lui, nei panni del detective Seth Frank, che indaga sulla vicenda, vi è invece l’attore Ed Harris, celebre per film come The Truman Show e The Hour. E. G. Marshall, noto attore televisivo degli anni Sessanta e Settanta e qui al suo ultimo ruolo, interpreta il filantropo Walter Sullivan.

Il Presidente degli Stati Uniti Alan Richmond ha invece il volto di Gene Hackman. Questi aveva già collaborato con Eastwood per Gli spietati, grazie a cui aveva vinto il suo secondo Oscar. Per interpretare il personaggio, Hackman non ha mai condiviso nessuna scena con il personaggio di Eastwood. L’attrice Laura Linney, invece, è qui presente nei panni dell’avvocato Kate Whitney, mentre Scott Glenn e Dennis Haysbert interpretano rispettivamente gli agenti segreti Bill Burton e Tim Collin. Nel film è inoltre presente con un piccolo cameo anche Alison Eastwood, figlia del regista. Questa aveva già lavorato con il padre per il film Corda tesa, e tornerà ad interpretare sua figlia nel recente Il corriere – The Mule.

Potere assoluto: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Potere assoluto grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Chili Cinema, Google Play, Infinity, e Apple iTunes. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 7 dicembre alle ore 21:00 sul canale Iris.

Fonte: IMDb

Truth Be Told: svelata la prima immagine della terza stagione

0
Truth Be Told: svelata la prima immagine della terza stagione

Apple TV+ ha svelato oggi la prima immagine della terza stagione di Truth Be Told, la serie vincitrice del NAACP Image Award, con protagonista la vincitrice del premio Oscar Octavia Spencer e la new entry, pluripremiata, Gabrielle Union. La terza stagione, composta da 10 episodi, è stata ideata dalla scrittrice, showrunner e produttrice esecutiva Nichelle Tramble Spellman e vede la Spencer riprendere il ruolo di Poppy Scoville, reporter investigativa trasformatasi in podcaster di cronaca nera, per occuparsi di un nuovo caso.

Truth Be Told 3Truth Be Told 3: quando esce e dove vederla in streaming

La nuova stagione di Truth Be Told farà il suo debutto su Apple TV+ il 20 gennaio con il primo episodio, seguito da un nuovo episodio ogni venerdì fino al 24 marzo.

Truth Be Told 3: trama e cast

Basata sul romanzo “While You Were Sleeping” di Kathleen Barber, “Truth Be Told” offre uno sguardo unico sull’ossessione americana per i podcast true crime e conduce il pubblico a considerare quale sia il risvolto della medaglia quando la ricerca della giustizia viene data in pasto all’opinione pubblica. Nella terza stagione, Poppy (Octavia Spencer), frustrata per la mancanza di attenzione da parte dei media nei confronti della scomparsa di alcune giovani ragazze nere, si allea con una preside dai modi poco ortodossi (Gabrielle Union) per mantenere i nomi delle vittime ben visibili agli occhi di tutti, mentre segue le tracce di un sospetto giro di traffico sessuale di cui potrebbero essere rimaste vittime. Oltre a Gabrielle Union, nel cast della terza stagione tornano Mekhi Phifer, David Lyons, Ron Cephas Jones, Merle Dandridge, Tracie Thoms, Haneefah Wood, Mychala Faith Lee e Tami Roman.

Truth Be Told è creata da Nichelle Tramble Spellman, che è anche produttrice esecutiva. Maisha Closson è la showrunner della terza stagione. Tra i produttori esecutivi insieme a Maisha Closson e Octavia Spencer ci sono Mikkel Nørgaard, Reese Witherspoon e Lauren Neustadter per Hello Sunshine, Peter Chernin e Jenno Topping per Chernin Entertainment e Brian Clisham per Orit Entertainment.  “Truth Be Told” è prodotto per Apple da Hello Sunshine, Chernin Entertainment, Orit Entertainment e Fifth Season.

L’estate in cui imparammo a volare 2, la recensione della prima parte della seconda stagione su Netflix

Maggie Friedman è tornata a raccontare i drammi delle inseparabili Kate e Tully con L’estate in cui imparammo a volare 2, adattamento dell’omonimo romanzo drammatico-sentimentale di Kristin Hannah. Fedeli, come nel rapporto dei loro personaggi, anche le rispettive interpreti, Katherine Heigl e Sarah Chalcke, le quali sembrano nate per interpretarne i ruoli grazie soprattutto alla chimica sullo schermo.

In questa seconda stagione le attrici hanno dovuto confrontarsi con una storia dall’evoluzione molto più angosciosa e intricata rispetto alla prima stagione in cui Tully e Kate devono affrontare una crisi profonda che rischia di distruggere irreparabilmente il loro legame. Netflix ha rilasciato la prima parte della serie il 2 dicembre, mentre la seconda è prevista per l’8 giugno 2023.

L’estate in cui imparammo a volare 2, la trama

Sono gli anni ’70. Tully (Katherine Heigl) non vive più a Firefly Lane e perciò è costretta a scambiarsi delle lettere con Kate (Sarah Chalke) per poterle parlare. Il ritrovo di una foto però fa nascere in Tully il dubbio che l’uomo sull’immagine insieme a sua madre Nuvola (Beau Garrett) possa essere il padre, e così decide di partire insieme a Kate per poterlo conoscere. Negli anni ’90, le due giovani amiche sono alle prese con amori che sbocciano, contrasti e carriera, specialmente quella di Tully, che con l’aiuto dell’amica vuole arrivare ad avere il posto come conduttrice nel programma della redazione per cui lavorano, decisa a sfondare nei talk show.

Nel presente, datato 2004, Kate soffre per la separazione dal marito Johnny (Ben Lawson), mentre Tully deve affrontare la dura verità riguardo alla famiglia del padre e il suo passato, decidendo perfino di realizzare un documentario sulla ricerca. Un incidente improvviso mette però in crisi il rapporto fra le due donne, che dopo trent’anni di amicizia si trovano di fronte ad un vero e proprio bivio.

Il punto di rottura

La storia si riaggancia agli eventi lasciati in sospeso nella prima stagione, riprendendo la struttura dei tre archi temporali: 1970, 1990 e gli anni 2000. Le date, mostrate in sovrimpressione solo in determinate sequenze, scandiscono il periodo adolescenziale e adulto delle protagoniste, mentre si destreggiano nei problemi prima scolastici e poi lavorativi che le forgiano in quanto donne. La struttura narrativa della prima parte di L’estate in cui imparammo a volare 2 ha come punto di rottura principale un incidente, del quale alla fine di ogni episodio viene raccontato uno specifico momento, fino a quando non si arriva allo svelamento nel finale. È attorno a questa vicenda che ruotano tutte le altre, e mentre la lancetta del tempo scorre avanti e indietro, tutti i dissapori di Tully e Kate vengono svelati fino alla crisi ultima delle due.

Questo meccanismo di navigazione, in cui sono i flashback a prevalere, è servito per dare ancor più tridimensionalità alle protagoniste, spiegando le ragioni delle loro scelte e permettendo a chi le guarda di entrare a trecentosessanta gradi nel loro rapporto intimo, identificandosi con loro e rendendo così il climax finale più emotivamente sconvolgente. Seppur la trama si basa su una sceneggiatura fluida ed efficace nella sua semplicità, non è esente da alcune pecche a livello di diegesi.

L’esplorare continuamente il passato di Tully e Kate, specie quello adolescenziale, si perde in alcune dinamiche già analizzate nella prima stagione. Nonostante l’intreccio delle tre fasi del loro percorso sia la caratteristica più peculiare della serie, è anche vero che alcune sequenze l’abbiano appesantita e rallentata, restituendo un prodotto decisamente troppo lungo, che si sarebbe potuto evitare tagliando i segmenti non essenziali della storia.

Un’amicizia in cui “non bisogna dire mi dispiace”

In amore non bisogna dire mi dispiace. È questa la frase che Tully e Kate si ripetono spesso negli episodi della prima parte di L’estate in cui imparammo a volare 2. Le protagoniste hanno alle spalle un rapporto di più di trent’anni e questo, come spesso ribadiscono, è paragonabile ad una relazione sentimentale e come tale il prezzo da pagare è sempre alto.

La cifra dominante di tutta la serie è la loro radicata amicizia, analizzata in tutte le sue sfaccettature e incrinature per coglierne l’aspetto positivo e negativo. Tully e Kate sono due facce della stessa medaglia, l’una l’opposto dell’altra, ed è grazie al loro essere agli antipodi che riescono a rimanere unite, completandosi. Ma un’amicizia così forte, in cui si vive in simbiosi, non può che portare ad emozioni eccessive, siano queste piacevoli o meno.

È su questo concetto dell’eccesso che si gioca tutta la partita, poiché se è vero che un’amicizia tanto solida può essere una salvezza, è anche vero che allo stesso modo sia fonte di distruzione. Attraverso i loro diverbi, le rinunce, i sacrifici, la serie lancia un messaggio specifico: poter condividere un legame così intimo con una persona è un dono raro, purché con essa si trovi un equilibrio che freni, quando è necessario, il sovrastare di una sull’altra seppur inconsciamente.

Tully, uno schiaffo in faccia al patriarcato

L’estate in cui imparammo a volare 2, esattamente come accadeva nella prima stagione, è piena di cliché. A volte la loro presenza spegne la vivacità della narrazione, ma molto spesso queste dinamiche comuni sono inserite in modo funzionale nel contesto trattato e servono per avvalorarne lo sviluppo. La serie punta a essere un manifesto del femminismo, in questo caso rappresentato dalla sagace e avvenente Tully Hart. Molto della trama decide di virare sulla crescita della giornalista, attraversando i suoi momenti di up e di down, ponendo molta attenzione sul suo cammino alla ricerca di se stessa.

In un mondo maschilista e patriarcale, in cui le donne sono viste come oggetto del desiderio di un uomo e, ancora peggio, incapaci di potersi cimentare in determinate carriere, Tully diventa la dimostrazione che solo non assoggettandosi a qualcosa o qualcuno ma piuttosto lottando per i propri principi e ideali, si può dimostrare l’esatto opposto. Nel suo percorso a ostacoli, Tully riesce ad arrivare al traguardo nonostante le ferite, il sudore e le lacrime, trasformando le cicatrici nel suo punto di forza. La protagonista dimostra così che il pregiudizio e le critiche spronano a combattere ancor più ferocemente per quello in cui si crede, se lo si crede, e non ad arrendersi alle provocazioni.

L’estate in cui imparammo a volare 2 è un prodotto che continua a portare avanti tematiche ancora essenziali e contemporanee, come l’indipendenza delle donne e l’importanza della loro voce nel mondo, oltre che veicolare un bel messaggio d’amicizia. È chiaro però che la palese diluizione degli eventi è il segnale che la storia sente il bisogno di trovare una degna conclusione.

Raffaele Pisu Mattatori Brava Gente: l’8 dicembre alla Casa del Cinema di Roma

0

Genoma Films è orgogliosa celebrare la lunga carriera di Raffaele Pisu – scomparso nel 2019 a 94 anni – con il progetto “Raffaele Pisu Mattatori Brava Gente” – un evento itinerante in diverse città italiane che vuole ripercorrere i 70 anni di attività del poliedrico artista, attraverso una mostra fotografica, una video installazione, la proiezione del restaurato Italiani Brava Gente, e anche l’esposizione dei suoi quadri: in pochi sanno sua passione per il disegno e per la pittura.

Dopo l’inaugurazione avvenuta a Pesaro il 25 novembre allo Spazio Bianco/Fondazione Pescheria, la tappa successiva dell’omaggio arriva ora l’8 dicembre alla Casa del Cinema di Roma, quindi alla Cineteca di Bologna per concludersi infine in Sardegna (la famiglia di Pisu era originaria di Guspini).

Raffaele Pisu è stato un prolifico showman, attore radiofonico, teatrale cinematografico e televisivo, comico, conduttore, un vero simbolo dell’Italia del dopoguerra e delle decadi a seguire. Ha attraversato il periodo d’oro della radio, della televisione e del cinema italiano. 

Grazie a questo evento celebrativo, verrà ripercorsa la sua effervescente carriera con una mostra di fotografie tratte dall’archivio privato Pisu, con una video installazione che proporrà in loop volti ed espressioni dell’artista e con un secondo video in cui è montata una sequenza di brani tratti da un’intervista realizzata nel 2019 dal figlio Antonio quando Raffaele aveva 92 anni. Inoltre, una sezione della mostra è dedicata alle sue molteplici interpretazioni cinematografiche e in particolare ad un celebre film in cui l’attore si distingue in un inedito e straordinario ruolo drammatico: Italiani brava gente (1964) di Giuseppe De Santis. Saranno esposte rare foto di back stage scattate durante le riprese.

In ogni location l’evento gratuito sarà sempre accompagnato dalla proiezione della versione restaurata del film, presentata nel 2018 alla Festa del cinema di Roma grazie al finanziamento di Genoma Films e al restauro del Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale. 

Il progetto è di Genoma Films dei fratelli Paolo Rossi Pisu e Antonio Pisu e Marta Miniucchi, quest’ultima ne ha curato anche la direzione artistica. L’evento è realizzato con il sostegno del MIC-Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, dopo aver vinto il bando “Progetti speciali per il cinema e l’audiovisivo anno 2021”

L’evento è realizzato in collaborazione con: Comune di Pesaro, Pesaro 24-Capitale Italiana della Cultura, AMAT, Spazio Bianco – Fondazione Pescheria, CSC Cineteca Nazionale, Intramovies, Casa del Cinema di Roma, Istituto Luce Cinecittà, Fondazione Cineteca di Bologna, Fondazione Sardegna Film Commission, Calzanetto, Zen, Zig Zag, Ebano.

Avatar: la via dell’acqua, l’incontro con James Cameron e il cast del film

0

Si avvicina sempre di più il 14 dicembre, data in cui le sale italiane accoglieranno Avatar: la via dell’acqua e in occasione della conferenza stampa mondiale del film, i protagonisti, guidati dal prode capitano James Cameron, hanno raccontato la loro esperienza relativa al film/evento di questa fine del 2022.

Un sequel di uno dei film che hanno fatto la storia del cinema non è impresa semplice, e per James Cameron i requisiti da rispettare erano due: “Penso che sia importante per un sequel onorare quello che il pubblico ha amato del film precedente, ma bisogna anche costruire e regalare agli spettatori cose che non si aspettano. Ci sono sorprese sulla storia che abbiamo tenute nascoste e che non abbiamo mostrato nei trailer, ma il film racconta anche elementi molto profondi dell’essere vivente – ha spiegato lo sceneggiatore e regista, che poi è sceso nel dettaglio di ciò che lo ha ispirato a raccontare questa nuova storia –  Il primo film era molto più semplice in quando ad arco narrativo e in questo caso mi sono ispirato al fatto che sia Zoe che Sam sono diventati genitori, nel frattempo. Io stesso sono padre di cinque figli, e ho voluto affondare le mani in queste dinamiche famigliari. Ma non solo, mi interessava anche raccontare la storia dal punto di vista dei figli, non solo dei genitori.”

AVATAR 2
Photo by Mark Fellman. © 2022 20th Century Studios. All Rights Reserved.

Al suo fianco, come negli ultimi 20 anni, Jon Landau, il suo produttore, che in merito a Avatar: la via dell’acqua ha raccontato quale, per lui, è la parte più emozionante dell’intero progetto: “La parte emozionante di questo progetto erano i temi che abbiamo portato dentro alla storia. Questo film ha un grande cuore e un messaggio in merito al mondo, non solo da un punto di vista ecologico e ambientale, ma anche per le persone, in merito all’accettarsi. Il primo film mostrava che i personaggi “si vedevano” e noi vogliamo dire proprio questo alle persone, che le vediamo e che altri allo stesso modo li vedono.”

Ma non solo la squadra dietro alla macchina da presa torna al mondo di Pandora, perché Avatar: la via dell’acqua è una vera e propria reunion per Zoe Saldana e Sam Worthington. Entrambi gli attori devono il lancio delle loro carriere al film di Cameron, ed entrambi tornano nella loro pelle blu, questa volta completamente trasformati, dal tempo e dai figli che sono arrivati per entrambi, sia nella vita reale, sia nella finzione di Jake Sully e Neytiri.

Ma cosa è accaduto ai nostri eroi nel salto temporale che separa il primo film da Avatar: la via dell’acqua? “James Cameron mi ha dato un plico di fogli così, una sceneggiatura vera e propria che raccontava cosa ha fatto Jake Sully negli anni che separano il primo film dal secondo – ha spiegato Sam Worthington – Un mucchio di dettagli e di tutto quello che il personaggio ha attraversato in questi anni. Le battaglie, le esperienze e la naturale estensione di questa storia d’amore. Molte persone avrebbero cominciato la storiava dove comincia il film, ma non Jim, lui è meraviglioso.”

Avatar 2: la via dell'acqua
(L-R): Jake Sully and Neytiri in 20th Century Studios’ AVATAR: THE WAY OF WATER. Photo courtesy of 20th Century Studios. © 2022 20th Century Studios. All Rights Reserved.

Zoe Saldana è andata a fondo di ciò che è significato 12 anni fa e di cosa significa oggi essere Neytiri: “Essere di nuovo Neitiry è stato terrificante, perché quando interpreti qualcosa di così simile a te è troppo vicino a te. Io e neytiri abbiamo vissuto vite parallele, c’è in entrambe lo spirito alla ribellione, entrambe abbiamo questo spirito. Poi il salto nell’innamorarsi di qualcuno di esterno al tuo cerchio, di arrendersi a questo amore e portare avanti frutti in questo amore. Per lei è stata sempre una sfida, perché la forza a proteggere e amare qualcosa che invece le è stato insegnato di odiare. È molto difficile e spaventoso. Quando sono diventata madre ho imparato a capire cos’è la paura. La paura di avere qualcuno che ami così tanto, passando un sacco di tempo a creare questo scenario ipotetico in cui tutti sono al sicuro. E quando ho letto la sceneggiatura mi sono rivista in lei.”

A sorpresa, Avatar: la via dell’acqua riporta in scena, non proprio come lo ricordavamo, anche il colonnello Miles Quaritch, che torna a essere interpretato da Stephen Lang, con una nuova veste. “È stato elettrizzante tornare in questa nuova versione, anche per approfondire questo personaggio – spiega Lang – Nel primo film ha personalità e sfaccettature, ma si muove nella storia come uno squalo senza cervello. In questo film invece c’è una magnifica irono nel fatto che lui sia tornato in questa forma che è quella che fino a quel momento ha tentato di distruggere. Adattarsi a questo per me è stato un totale piacere.”

Dopo l’immenso successo di Titanic, Kate Winslet ha detto di nuovo sì a James Cameron, cosa che, dal suo punto di vista era inevitabile, dato l’entusiasmo e la gioia con cui ha accolto l’invito del regista a unirsi al progetto: “A lavorare con Jim mi aspetto il meglio di tutto. Precisione, pensiero, visione, meticolosità. Ma la cosa che mi ha spinta più di tutte ad accettare è il personaggio che ha creato. Jim ha sempre scritto per le donne dei personaggi che non sono solo forti, ma che sono leader, con la loro testa, hanno un’integrità, sostengono la loro verità, possiedono il potere e hanno forza fisica, ed è ammirevole. Ed è stato bello essere inclusi in questo progetto, in realtà mi ha lusingata molto che mi abbia chiesto di partecipare, perché Jim non si fa prendere per il naso e sapeva che avrei colto la sfida di quello che stava chiedendo per il personaggio. E non si aspettava di me. Quindi sono stata entusiasta che mi abbia chiesto di partecipare e quando sono stata accolta in questo mondo che era stato creato da questi ragazzi. Zoe e Sam, hanno costruito tutto nel primo film. Una cosa è scrivere quello che ha scritto Jim, ma un’altra è dare una vera vita a tutto quello che era stato scritto. È stato davvero straordinario stare in quell’ambiente, non si tratta solo di una performance, non sono cose che escono durante la giornata, è un universo, è amore, è qualcosa di palpabile, lo senti. Entri in questo spazio vuoto che però è totalmente carico di verità, dinamicità e impulsi che questi due ragazzi hanno costruito e hanno condiviso. E in tutta onestà è stato davvero speciale essere parte di tutto questo.”

E lo stesso entusiasmo di Winslet si intercetta nelle parole di Sigourney Weaver, veterana del lavoro con James Cameron e sorprendente ritorno nel mondo di Pandora. Grace Augustine è morta nel primo film, ma la storia ha trovato il modo di riportare indietro la sua interprete nei panni di Kiri, adolescente Na’vi molto particolare: “Per fortuna c’è una connessione trai personaggi (Kiri e la dottoressa Augustine) che ho interpretato e che interpreto adesso. Ne abbiamo parlato per la prima volta nel 2010 di questo personaggio selvaggio, che amava vivere nella foresta. Ma penso che Jim volesse creare un personaggio molto complesso con lati meravigliosi e con altri più carenti. Ero proprio onorata di essere questo personaggio, ma per fortuna ho avuto un sacco di tempo per prepararmi. Sono andata a scuola, ho studiato la voce, c’è un range enorme di emozioni e fasi che attraversa un adolescente tra i 12 e il 16 anni, e io ho amato avere a che fare con questo tipo di emozioni. E solo dopo aver avuto la possibilità di mettere tutto insieme ho potuto far uscire Kiri e vedere come fosse realmente, combinandola con chi ero io a 14 anni. Mi ha dato un sacco di materiale su cui lavorare.”

L’attesa sta per terminare, mentre il mondo resta con il fiato sospeso per scoprire le meraviglie di Avatar: la via dell’acqua, dal 14 dicembre nelle sale italiane.

Lukas Dhont presenta il suo nuovo film Close: “Cerco il linguaggio per esprimere le emozioni”

Affermatosi come una delle maggiori rivelazioni del Festival di Cannes del 2019, dove il suo film d’esordio Girl ha vinto ben tre premi, il regista belga Lukas Dhont è ora pronto a portare al cinema la sua opera seconda: Close. Anch’esso presentato a Cannes, stavolta nel concorso ufficiale, dove ha vinto il Grand Prix Speciale della giuria (il più importante premio dopo la Palma d’Oro), il film ha per protagonisti due ragazzi di nome Léo e Rémi, la cui amicizia fraterna viene improvvisamente messa in crisi da alcune novità nella loro vita. Con Close, Dhont torna dunque ad indagare il mondo emotivo dei più giovani con uno sguardo attento ad ogni sua sfumatura.

Dopo essere stato presentato ad Alice nella Città, sezione parallela e autonoma della Festa del Cinema di Roma, il film arriverà finalmente nelle sale italiane a partire dal 4 gennaio 2023, distribuito da Lucky Red. Giunto a Roma per presentare il film, Dhont ha avuto l’occasione non solo di parlare di esso ma anche della sua idea di cinema e dei suoi principali interessi come regista. “Tutti abbiamo fatto esperienza di un’amicizia e di come il cuore si spezza quando questa finisce. – racconta Dhont – Probabilmente quando il cuore ci viene spezzato in tale ambito di solito non se ne parla, abituati a vivere in una società che dà poco importanza ai rapporti che non siano di tipo romantico.”

“Oggi ai ragazzi che crescono e diventano uomini viene infatti insegnato che devono prendere la distanza dalle emozioni ed essere più competitivi ed indipendenti. Queste sono le caratteristiche che contraddistinguerebbero la mascolinità, mentre tutto il resto finisce soffocato. I ragazzi imparano a trovare intimità solo nel sesso e non nell’amicizia, verso cui si prende sempre più distanza. Andando controcorrente, è questo quello che ho cercato di raccontare con Close.”, afferma il regista introducendo il film. Prima di voler fare il regista, volevo fare il ballerino. – spiega poi, interrogato sul suo metodo di lavoro – Quindi quando scrivo, il ballerino dentro di me prende vita e finisco per scrivere più come un coreografo che non come uno sceneggiatore.”

Close e la ricerca del vero nelle emozioni

“Pertanto scrivo principalmente intenzioni di movimento, di distanza, di vicinanza e tutto ciò diventa l’elemento portante del film. Nel corso di sei mesi, – continua poi Dhont – io e i due giovani protagonisti abbiamo trascorso molti tempo insieme, senza mai provare una singola scena. Non è una cosa che faccio, provare prima le scene, perché penso che tolga spontaneità. Quindi facevamo altre attività, come passeggiare lungo la spiaggia o organizzare serate a tema e di tanto in tanto con molta informalità chiedevo loro cosa ne pensassero dei loro personaggi, se fossero curiosi di sapere perché si comportavano come gli si vede fare poi nel film.” 

“Li ho fatti diventare dei detective alla ricerca del perché succede ciò che è stato scritto nella sceneggiatura. Volevo che capissero davvero quale è il loro ruolo, – spiega il regista – che vi entrassero dentro e sentissero anche la libertà di esprimersi. Non voglio che le persone davanti la macchina da presa abbiano troppa consapevolezza di essa e di ciò che vi accade dietro. Con il mio direttore della fotografia prepariamo dunque nel minimo dettaglio ogni scena, dai colori all’atmosfera e fino alle intenzioni, così da poter poi permettere massima libertà agli attori. È come se fossimo una troupe documentaristica perdutasi in un set di fiction.”

Close-intervista

Raccontare il non detto

“Il desiderio sin dall’inizio era quello di fare un film su due ragazzini ma anche sulle loro madri, due donne che cercano un modo per gestire ed affrontare i propri sentimenti. In particolare la madre di Rémi indossa una specie di armatura, non mostra i propri sentimenti. Lei è molto simile a Léo in questo. Entrambi si ritrovano a dover portare il peso di aver perso una persona loro carissima, rapportandosi con tale fardello e il senso di colpa. Non tutte le cose però possono essere comprese e molto spesso può capitare che ci troviamo davanti a situazioni di cui non possiamo comprendere tutto”

“Credo dunque che il non detto sia un tema importante di questo film. – conclude Dhont – I giovani sperimentano sempre qualcosa per la prima volta, come i sentimenti o il senso di colpa. Tutte queste sensazioni poi crescono dentro di noi ma spesso non siamo capaci di esprimerle. Credo sia importante cercare di rappresentare tutto ciò sullo schermo, perché potrebbe essere un modo per invitare gli spettatori a parlare della propria interiorità. Trascorriamo la vita andando a scuola e studiando materie come matematica e grammatica, ma non impariamo mai a trovare il linguaggio per esprimere quello che abbiamo dentro e questo penso che sia una forte mancanza per la nostra società.”

M3GAN: il secondo trailer dell’horror prodotto da Blumhouse e James Wan

0

È più di una semplice bambola. Fa parte della famiglia. Dalle menti più prolifiche dell’horror – James Wan, il regista dei franchise Saw, Insidious e The Conjuring, e Blumhouse, il produttore dei film Halloween, The Black Phone e The Invisible Man – arriva un nuovo volto del terrore. M3GAN è una meraviglia di intelligenza artificiale, una bambola a grandezza naturale programmata per essere la più grande compagna dei bambini e la più grande alleata dei genitori. Progettata da Gemma (Allison Williams di Get Out), brillante robotica di un’azienda di giocattoli, M3GAN è in grado di ascoltare, guardare e imparare, diventando amica e insegnante, compagna di giochi e protettrice del bambino a cui è legata.

Quando Gemma diventa improvvisamente la tutrice della nipote orfana di 8 anni, Cady (Violet McGraw, The Haunting of Hill House), è insicura e impreparata a diventare genitore. Sottoposta a forti pressioni sul lavoro, Gemma decide di abbinare il suo prototipo M3GAN con Cady nel tentativo di risolvere entrambi i problemi: una decisione che avrà conseguenze inimmaginabili.

Prodotto da Jason Blum e James Wan, M3GAN è diretto dal pluripremiato regista Gerard Johnstone (Housebound), sceneggiatura di Akela Cooper (Malignant, The Nun 2) basata su una storia di Akela Cooper e James Wan.

M3GAN è interpretato anche da Ronny Chieng (Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli), Brian Jordan Alvarez (Will & Grace), Jen Van Epps (Cowboy Bebop), Lori Dungey (Il Signore degli Anelli: La Compagnia dell’Anello, edizione estesa) e Stephane Garneau-Monten (Straight Forward). Universal Pictures e Blumhouse presentano una produzione Atomic Monster in associazione con Divide/Conquer. I produttori esecutivi del film sono Allison Williams, Mark Katchur, Ryan Turek, Michael Clear, Judson Scott, Adam Hendricks e Greg Gilreath.

Torino Film Festival: i numeri della 40° edizione

0
Torino Film Festival: i numeri della 40° edizione

Si è conclusa la 40° edizione del Torino Film Festival, diretto da Steve Della Casa e inaugurato con un messaggio del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella. L’edizione 2022 si è svolta completamente in presenza nella prospettiva del ritorno in sala del pubblico e coinvolgendo attivamente la città. Sono stati 173 i film presentati nei quattro cinema coinvolti, oltre agli appuntamenti dislocati in numerose location cittadine tra cui Casa Festival in Cavallerizza Reale, cuore pulsante della manifestazione.

I dati dell’edizione 2022 sono i seguenti: 49.622 presenze suddivise in 37.622 spettatori agli eventi a pagamento e 12.000 spettatori agli eventi gratuiti (tra cui masterclass, anticipate stampa, altre proiezioni ed eventi), 2074 accrediti rilasciati (stampa e professionali/industry), 411 abbonamenti e 224 pass giornalieri venduti e un incasso di 151.632 euro a fronte di 64.699 posti a sedere nelle sale cinematografiche contro i 98.963 dell’edizione 2019 (ultima pre pandemia).

Tante le proiezioni sold out tra cui: Dry Ground Burning di Joana Pimenta e Adirley Queirós, Eo di Jerzy Skolimowski, Empire of Light di Sam Mendes, Magical Girl e Mantìcora di Carlos Vermut, Nocebo di Lorcan Finnegan, O Acidente di Bruno Carboni, Pacifiction di Albert Serra, Palm Trees and Power Lines di Jamie Dack, Pinball di Austin e Meredith Bragg, Plan 75 di Chie Hayakawa, Riotsville, Usa di Sierra Pettengill, Runner di Marian Mathias, The Woodcutter Story di Mikko Myllylahti, Un Varón di Fabian Hernández, Urban Myths di Won-Ki Hong.

La copertura social del TFF è stata di circa 600 mila utenti unici, con dati di assoluta eccellenza per le piattaforme Facebook e Instagram con oltre 116 mila interazioni con i canali del festival. Tutti i canali social del TFF – Instagram, Facebook, Twitter e Youtube – hanno prodotto oltre 2.000.000 di impression totali e 330 mila visualizzazioni di video.

Molto significativo anche il dato del canale Instagram con impression organiche durante il festival che si attestano oltre quota 1.335.000 mila, trainate da oltre 145.000 views dei 24 video postati durante eventi, presentazioni e masterclass, e un incremento di oltre il 45% del numero di follower. Durante il TFF40 sono stati inoltre realizzati diversi TikTok a tema Torino Film Festival sul canale TikTok del Museo Nazionale del Cinema con un totale di oltre 122.000 views. Alla luce di queste considerazioni, i dati del 40° Torino Film Festival sono testimonianza di un importante segnale di ripresa, a conferma del valore della manifestazione e della sua capacità di coinvolgimento della città.

Noir in Festival: Decision to Leave di Park Chan-wook chiude la manifestazione

0

Dal cuore di Milano all’estremo oriente, dagli intrighi di spionaggio raccontati da Vicente Vallés in galleria a due passi da Teatro la Scala ai brividi del cinema coreano, le ultime due giornate del 32° Noir in Festival sono ad alta tensione.

Nel pomeriggio di oggi, a partire dalle ore 17.00 presso Rizzoli Galleria, si parlerà infatti di politica e conflitti con Vicente Vallés e lo storico e scrittore Aldo Giannuli a partire dai loro nuovi romani Operazione Kazan  (Salani) e Spie in Ucraina (Ponte alle Grazie).

Il grande cinema del Noir, per le ultime giornate di festival, presenta invece due pellicole made in Corea. Da una parte l’esordio dietro la macchina da presa di Lee Jung-jae, noto al grande pubblico per il ruolo da protagonista di Squid Game, con il suo Hunt, spy thriller nella Corea del Sud degli anni ‘80 (mercoledì 7 dicembre ore 21.00, Cineteca Milano Arlecchino). L’anteprima sarà preceduta dalla consegna del Premio Caligari 2022.

Dall’altra la chiusura del festival nella serata di giovedì 8 dicembre è affidata a uno degli esponenti più influenti del cinema coreano, Park Chan-wook, con l’anteprima del suo ultimo film Decision to Leave (ore 21.00, Cineteca Milano Arlecchino). Vincitore del Premio per la Migliore Regia all’ultimo festival di CannesDecision to Leave è un thriller noir di chiara ispirazione hitchcockiana che arriverà prossimamente in sala con Lucky Red.

La serata di giovedì 8 celebrerà il miglior film noir di questa edizione con la cerimonia di premiazione del Black Panther Award, assegnato dalla giuria a uno degli 8 titoli in concorso.

Avatar: la via dell’acqua, le foto della World Premiere di Londra

0

Leicester Square a Londra ha ospitato la prima mondiale di Avatar: la via dell’acqua ieri sera, dove hanno sfilato tutti i protagonisti del film Sam Worthington, Zoe Saldana, Stephen Lang, Sigourney Weaver, Joel David Moore, Dileep Rao, Matt Gerald Kate Winslet, Edie Falco, Michelle Yeoh. Ecco tutte le foto dei protagonisti:

Avatar: la via dell’acqua, il film

Avatar: la via dell’acqua si svolge dentro e intorno all’oceano. Sully (Sam Worthington) e Neytiri (Zoe Saldana) hanno dei figli. “Ovunque andiamo”, dice Sully, “so una cosa, questa famiglia è la nostra fortezza”. Il sequel sembra ancora più sbalorditivo nella sua grafica blu intenso rispetto al film del 2009. Creature tutte nuove: vediamo i Na’vi su pesci volanti, uccelli, creature che comunicano con una balena, eppure in qualche modo divisi nonostante la loro affinità con la natura: le persone aliene sono divise, combattono l’una contro l’altra in una lotta tra pistole e frecce. È davvero un mondo completamente nuovo che alza la posta in gioco del precedente film 3 volte vincitore di Oscar.

Avatar: la via dell’acqua debutterà il 14 dicembre 2022, seguito dal terzo capitolo il 20 dicembre 2024. Per il quarto e quinto capitolo, invece, si dovrà attendere ancora qualche anno: 18 dicembre 2026 e 22 dicembre 2028.

Il cast della serie di film è formato da Kate Winslet, Edie Falco, Michelle Yeoh, Vin Diesel, insieme ad un gruppo di attori che interpretano le nuove generazioni di Na’vi. Nei film torneranno anche i protagonisti del primo film, ossia Sam Worthington, Zoe Saldana, Stephen Lang, Sigourney Weaver, Joel David Moore, Dileep Rao e Matt Gerald.

Asteroid City di Wes Anderson uscirà nell’estate del 2023

0
Asteroid City di Wes Anderson uscirà nell’estate del 2023

L’ultimo dramma di Wes Anderson Asteroid City arriverà nei cinema la prossima estate. Focus Features, lo studio dietro il film, ha fissato un’uscita nelle sale con una tiratura limitata il 16 giugno 2023 con un’espansione più ampia prevista per il 23 giugno. Universal Pictures, la società madre di Focus Features, si occuperà della distribuzione internazionale.

Nella sua data di uscita limitata, Asteroid City uscirà lo stesso giorno del cinecomics Warner Bros. The Flash. Una settimana dopo il debutto del film di Anderson a livello nazionale, la Disney lancerà il quinto capitolo di Indiana Jones che si intitolerà Indiana Jones e la ruota del destino.

Quello che sappiamo su Asteroid City di Wes Anderson

L’ambientazione degli anni ’50 “Asteroid City” è descritta come una “meditazione poetica sul significato della vita”. Il film è ambientato in un’immaginaria città del deserto americano durante una convention di Junior Stargazer/Space Cadet. Segue il caos quando l’evento, organizzato per riunire studenti e genitori di tutto il paese per borse di studio e competizioni accademiche, viene sconvolto in modo spettacolare da eventi che cambiano il mondo.

Anderson, i cui film recenti includono “Moonrise Kingdom”, “The Grand Budapest Hotel”, “Isle of Dogs” e “The French Dispatch”, ha scritto la storia insieme a Roman Coppola. Il cast stellato presenta un mix di nuovi arrivati ​​e volti familiari dell’universo cinematografico di Anderson, tra cui Scarlett Johansson, Margot Robbie, Tom Hanks, Jeffrey Wright, Tilda Swinton, Jason Schwartzman, Jeffrey Wright, Bryan Cranston, Edward Norton, Adrien Brody, Liev Schreiber, Hope Davis, Stephen Park, Rupert Friend, Maya Hawke, Steve Carell, Matt Dillon, Hong Chau, Willem Dafoe, Tony Revolori, Jake Ryan, Grace Edwards, Aristou Meehan, Sophia Lillis, Ethan Lee, Jeff Goldblum e Rita Wilson. Il film è prodotto da Anderson e dai collaboratori di lunga data Steven Rales, fondatore di Indian Paintbrush, e Jeremy Dawson.

The Flash: Warner Bros Discovery anticipa la data di uscita del film!

0

A poco più di sei mesi prima della sua uscita, la data di uscita del film The Flash  della DC è stata anticipata dalla Warner Bros Discovery. Originariamente previsto per l’uscita nelle sale il 23 giugno 2023, The Flash debutterà ora nelle sale il 16 giugno 2023. In particolare, questa mossa dà al film un po’ di respiro, in quanto gli concede un’altra settimana nelle sale prima di Indiana Jones e la ruota del destino che uscirà il 30 giugno 2023.

The Flash sarà interpretato da Ezra Miller, che riprenderà il ruolo di Barry Allen/The Flash dopo averlo interpretato in Batman v Superman: Dawn of JusticeSuicide Squad,  Justice League, Justice League di Zack Snyder e in The Flash e  Peacemaker.

The Flash  uscirà nelle sale il 16 giugno 2023. Il film è diretto da  Andy Muschietti di IT e si baserà sull’ultima sceneggiatura scritta da Christina Hodson (Birds of Prey). La produzione esecutiva è di Marianne Jenkins con Michael Disco e Barbara Muschietti come produttori.

Il film The Flash

The Flash arriverà finalmente nelle sale il 16 giugno 2023. Il film vede Ezra Miller riprendere il ruolo di Barry Allen da Justice League e sarà affiancato da Sasha Callie nei panni di Supergirl e Michael Keaton nel suo grande ritorno nei panni di Batman, 31 anni dopo la sua ultima apparizione in Batman Il Ritorno.

Tutto quello che c’è da sapere su The Flash con Ezra Miller

Ricordiamo che The Flash arriverà al cinema il 23 giugno 2023. Il film sarà diretto da Andy Muschietti, regista di IT e IT – Capitolo Due. Ezra Miller tornerà a vestire i panni del Velocista Scarlatto dopo essere apparso in un cameo in Batman v Superman: Dawn of Justice e in Justice League.

Confermata anche la presenza di Michael Keaton e Ben Affleck, che torneranno entrambi a vestire i panni di Batman. Kiersey Clemons tornerà nei panni di Irish West dopo essere apparsa in Zack Snyder’s Justice League (il personaggio era stato tagliato dalla versione theatrical). Nel cast ci saranno anche l’attrice spagnola Maribel Verdú (Il labirinto del fauno), che interpreterà Nora Allen (la madre di Barry) e l’attrice statunitense Sasha Calle (Febbre d’amore) che interpreterà Supergirl.

The Bad Guy dal 15 dicembre su PRIME VIDEO

0
The Bad Guy dal 15 dicembre su PRIME VIDEO

The Bad Guy è la nuova serie Prime Original italiana creata e scritta da Ludovica Rampoldi, Davide Serino e Giuseppe G. Stasi, diretta da Giuseppe G. Stasi e Giancarlo Fontana e prodotta da Nicola Giuliano, Francesca Cima e Carlotta Calori per Indigo Film con Amazon Studios, ed è stata presentata in anteprima mondiale – fuori concorso – alla 40a edizione del Torino Film Festival.

The Bad Guy: quando esce e dove vederla in streaming

The Bad Guy in streaming uscirà il 15 dicembre in esclusiva su Prime Video in oltre 240 Paesi e territori nel mondo i primi tre episodi della serie Original italiana

The Bad Guy: trama e cast

The Bad Guy, con Luigi Lo Cascio, Claudia Pandolfi, Vincenzo Pirrotta, Selene Caramazza, Giulia Maenza, Antonio Catania, Fabrizio Ferracane. The Bad Guy è una serie in sei episodi diretta da Giuseppe G. Stasi e Giancarlo Fontana. Gli ultimi tre episodi saranno disponibili dal 15 dicembre.

The Bad Guy unisce il crime con la dark comedy e racconta l’incredibile storia di Nino Scotellaro (Luigi Lo Cascio), pubblico ministero siciliano che ha dedicato tutta la sua vita alla lotta contro la mafia e che improvvisamente viene accusato di essere uno di coloro che ha sempre combattuto: un mafioso. Dopo la condanna, senza più nulla da perdere, Nino decide di mettere a segno un machiavellico piano di vendetta, diventando il “bad guy” in cui è stato ingiustamente trasformato.

Hanno collaborato a The Bad Guy  anche i cantautori Colapesce Dimartino firmando per la colonna sonora il brano originale “Cose da Pazzi” –  nuovo singolo disponibile su tutte le piattaforme digitali – e il jingle originale “Wowterworld” che compare nella serie.

The Bad Guy si unirà a migliaia di film, show e serie già presenti nel catalogo di Prime Video, tra cui le produzioni italiane Original Autumn Beat, Prisma, Bang Bang Baby, Gianluca Vacchi: Mucho Más, Laura Pausini – Piacere di conoscerti, The Ferragnez – La serie, All or Nothing: Juventus, Anni da cane, Dinner Club, Vita da Carlo, FERRO, Celebrity Hunted – Caccia all’uomo, e LOL: Chi ride è fuori; le serie pluripremiate Fleabag e The Marvelous Mrs. Maisel e i grandi successi come Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere, Jack Ryan di Tom Clancy, Samaritan, Tredici Vite, The Tender Bar, A proposito dei Ricardo, La guerra di domani, Reacher e Il principe cerca figlio oltre a contenuti in licenza disponibili in oltre 240 Paesi e territori nel mondo, e le dirette in esclusiva in Italia delle 16 migliori partite del mercoledì sera della UEFA Champions League, oltre che della Supercoppa UEFA, per tre stagioni dal 2021/22. Fra le altre produzioni Original italiane già annunciate Everybody Loves Diamonds, Dinner Club S2, The Ferragnez – La Serie Stagione 2 e il capitolo italiano dell’universo Citadel.

Beata te dal 25 dicembre su SKY

0
Beata te dal 25 dicembre su SKY

Arriverà il 25 dicembre in prima assoluta su Sky Cinema e in streaming solo su NOW BEATA TE, la nuova commedia Sky Original prodotta per Sky da Cinemaundici e Vision Distribution che affronta, con toni leggeri ma nonbanali, il delicato tema della maternità e della libera scelta.

Prodotto da Olivia Musini, con la regia di Paola Randi (La Befana vien di notte – Le origini) e la sceneggiatura di Lisa Nur Sultan e Carlotta Corradi, il film è tratto dall’opera teatrale “Farsi Fuori” di Luisa Merloni e ha come protagonista Serena Rossi (Ammore e malavita, Song ‘e Napule, La tristezza ha il sonno leggero). Accanto a lei Fabio Balsamo ((Im)perfetti criminali, Generazione 56 k).

Nel cast anche Paola Tiziana Cruciani, Gianni Ferreri, Valentina Correani, Elisa Di Eusanio, Corrado Fortuna, Emiliano Masala, Alessandro Riceci e con la piccola Caterina Bernardi.

 La trama

Marta (Serena Rossi) è una regista di teatro, single e tutto sommato soddisfatta della sua vita, a un passo dal debutto del suo Amleto. Al suo 40esimo compleanno riceve una visita inaspettata: l’Arcangelo Gabriele (Fabio Balsamo), che vorrebbe annunciarle la nascita di un figlio. Ma Marta non è sicura di volere un figlio “in dono” e chiede tempo per pensarci. Preso alla sprovvista da questa richiesta, costretto a fermarsi sulla Terra più del previsto, Gabriele si trasferirà a casa sua e le starà accanto per le due settimane che a Marta serviranno per capire cosa vuole per sé stessa e per essere felice.

Noir in Festival: tra attualità e fantapolitica, arriva Vicente Vallés mentre le proteste infiammano la Scala

0

Per il suo quinto giorno di appuntamenti tra letteratura e cinema il Noir in Festival, la più importante manifestazione italiana dedicata al genere noir che si svolge a Milano fino all’8 dicembre, partecipa in pieno al dibattito culturale e politico che ruota intorno all’apertura della Scala prevista per oggi 7 dicembre a Milano con l’opera russa Boris Godunov.

Ospite letterario di oggi 7 dicembre, alle ore 17.00, nella libreria Rizzoli Galleria a due passi dalla Scala, è infatti il noto volto del giornalismo spagnolo Vicente Vallés che presenta il suo romanzo di spionaggio Operazione Kazan (Salani) accompagnato dallo storico e scrittore Aldo Giannuli, che ha da poco pubblicato per Ponte alle Grazie il suo Spie in Ucraina, proprio sugli antefatti che hanno portato alle vicende belliche in corso in quella martoriata parte di Europa.

“Il noir si conferma essere il genere che più di ogni altro registra i cambiamenti della nostra epoca” – ribadiscono i direttori della rassegna Marina Fabbri e Giorgio Gosetti – “e lo vediamo proprio con Operazione Kazan di Vicente Vallés, che racconta in forma di romanzo fantapolitico l’elezione in USA del prossimo Presidente (una donna) come il completamento di un grande complotto russo per impadronirsi dell’Occidente, cominciato dalla Rivoluzione di Ottobre e arrivato fino ai nostri giorni”.

Oggi pomeriggio Aldo Giannuli e Vicente Vallés discuteranno di questo argomento, condotti da Luca Crovi, a due passi dalla piazza in cui la comunità ucraina milanese ha annunciato di voler protestare contro la scelta dell’opera di apertura della stagione scaligera caduta proprio sul Boris Godunov del russo Mussorgsky.

The Witcher: Blood Origin, nuovo epico trailer per la serie Netflix

0

Netflix ha condiviso un nuovo trailer e poster di The Witcher: Blood Origin, che offreno un’idea migliore di cosa aspettarci quando la nuova serie ci porterà 1200 anni nel passato del continente il giorno di Natale. The Witcher: Blood Origin rappresenta un prequel della serie principale di The Witcher, lo spin-off esplorerà una serie di momenti importanti nella storia di The Continent. Questi includeranno la creazione del primo Witcher e persino l’eventuale Congiunzione delle sfere. Tuttavia, nonostante l’ambientazione molto diversa, almeno un volto familiare farà parte dello spettacolo.

Infatti, il trailer termina con un’apparizione di Jaskier di Joey Batey, con l’implicazione che il personaggio di Minnie Driver ha viaggiato nel tempo per assicurarsi di poter assistere a quegli eventi in prima persona e trasmettere le lezioni da quel momento a quelli nel suo presente (Geralt di Rivia, per esempio).

Questo potrebbe in qualche modo spiegare alcune delle domande che si sono posto su su Jaskier? Non saremmo sorpresi se ciò accadesse, soprattutto perché i fan hanno già notato che non sembra invecchiare di un giorno ogni volta che incontra Geralt durante la lunga vita di quel Witcher. Il bardo tornerà nella  stagione 3 di The Witcher, quindi è probabile che questa storia dia maggiori informazione e si colleghi agli eventi successivi, dunque la visione dello spin-off sarà fondamentale per avere una maggiore chiarezza.

Ambientata in un mondo di elfi 1200 anni prima del mondo dei witcher, The Witcher: Blood Origin racconta la storia ormai dimenticata di sette figure emarginate che uniscono le forze contro una forza inarrestabile che li ha private di ogni cosa. La loro sanguinosa missione si conclude con la creazione di un prototipo di witcher sullo sfondo di un conflitto che ha portato alla “Congiunzione delle sfere”, quando gli universi di mostri, uomini ed elfi si sono fusi. The Witcher: Blood Origin in quattro parti sarà presentata in anteprima su Netflix il 25 dicembre. Puoi dare un’occhiata al trailer e al poster qui sotto!

Evil Dead Rise: Bruce Campbell pubblica una nuova foto dal revival horror

0

I fan di Evil Dead erano alla disperata ricerca di una prima occhiata ad alcuni filmati del prossimo requel, Evil Dead Rise, e mentre non c’è ancora alcun segno di un teaser trailer, Bruce Campbell ha ora condiviso un nuovo foto ufficiale. Il personaggio di Campbell, Ash Williams, in realtà non apparirà nel nuovo film (per quanto ne sappiamo), ma l’ attore di Doctor Strange nel Multiverso della Follia è a bordo come produttore esecutivo insieme a Sam Raimi.

L’immagine introduce un nuovo gruppo di personaggi che saranno costretti a vedersela con un esercito di temuti Deadites. Qualcosa ci dice che un bel po’ (la maggior parte?) di questi ragazzi finirà male prima che finiscano i titoli di coda! Evil Dead Rise uscirà nei cinema il 21 aprile 2023. Il film horror abbandonerà la solita ambientazione nella foresta e sposterà l’azione cruenta in città, poiché “la riunione di due sorelle separate viene interrotta quando i demoni le spingono dentro una battaglia per la sopravvivenza”.

Alyssa Sutherland (The Mist, Vikings) e Lily Sullivan (Picnic at Hanging Rock, Jungle) interpreteranno i ruoli principali. L’originale a microbudget di Sam Raimi è ancora considerato uno dei migliori film horror di tutti i tempi, con i sequel diretti Evil Dead 2 e Army of Darkness, nonché la recente serie tv Ash vs Evil Dead. Il ben accolto remake del 2013 è stato un affare molto più redditizio, ma non siamo ancora sicuri di cosa aspettarci da Rise  dal punto di vista del tono. Ecco di seguito la nuova foto:

DC Studios, James Gunn ha rivelato quando sarà annunciata la nuova lista di film DCU

0

Ci sono molti intrighi attorno a ciò che James Gunn sta pianificado per il futuro della DCU insieme a Peter Safran, con i DC Studios che avranno il compito di riportare questo franchise sulla strada giusta.  Mentre il regista di The Suicide Squad ha chiarito che attualmente stanno mettendo insieme una nuova lista di progetti interconnessi di film, TV e videogiochi, ci sono ancora alcuni retaggi dell’era precedente “DCEU” da superare nel 2023. Questi riguardano principalmente i titolo in uscita Shazam! Fury of the Gods, The FlashBlue Beetle e Aquaman e il regno perduto.

Dopo aver recentemente pubblicizzato il nuovo poster di Blue Beetlesu Instagram, James Gunn ha iniziato a rispondere ad alcune domande dei fan sul futuro del DCU. Ha iniziato rivelando: “Peter e io aiuteremo a guidare i progetti già girati per il prossimo anno, ma la nuova lista non inizierà fino a dopo Aquaman 2”.  Quindi, la lista DCU prende ufficialmente il via nel 2024. È eccitante saperlo, così come il fatto che sia James Gunn che Peter Safran hanno in qualche modo “dato appunti” sui restanti film DCEU che sono attualmente in post produzione.

Visto che le fughe di notizie hanno confermato che sia il sequel di The Flash che quello di Aquaman avrebbero gettato le basi per un adattamento di Crisis on Infinite Earths , supponiamo che questo input arrivi effettivamente dai capi del DC Studios, questo potrebbe aver portato alla rimozione proprio di quelli elementi che avrebbero portato poi a Crisis on Infinite Earths. Dopotutto, il nuoto team ha le proprie idee per questo mondo condiviso e probabilmente non vogliono essere legati a concetti del passato. Mentre il tempo ci dirà cosa accadrà su quel fronte, Gunn ha anche dichiarato: “Siamo entusiasti di guidare i grandi film realizzati prima del nostro arrivo e di lavorare sodo per creare un DCU straordinario, meraviglioso e [e] unico oltre a quello”.

Inutile dire che finalmente sembra che questo franchise sia in buone mani e, come James Gunn, siamo entusiasti del futuro che ci spetta. Per quanto riguarda eventuali annunci sulla nuova lista, ci aspettiamo annunci verso la fine del 2023.

Avatar: la via dell’acqua, le prime reazioni elogiano il sequel di James Cameron come un capolavoro visivo

0

Leicester Square a Londra ha ospitato la prima mondiale di Avatar: la via dell’acqua ieri sera, e con l’embargo sui social media ora revocato, i critici hanno twittato i loro pensieri iniziali sul sequel di fantascienza di James Cameron. Mentre le primissime reazioni sono state un po’ contrastanti, ciò che è seguito è stato una raffica di tweet che elogiavano l’epico ritorno di Cameron su Pandora come un capolavoro visivo. In effetti, parecchi critici ritengono che Avatar: la via dell’acqua superi l’originale in ogni modo.

Come previsto, gli effetti visivi e le sequenze d’azione hanno ricevuto molti elogi, ma la trama sottile e la caratterizzazione dei personaggi sono stati elementi al centro delle criticate, così come l’enorme durata del film di 3 ore e 10 minuti. Detto questo, la maggior parte sembra essere rimasta sbalordita dal film e non ci sono state reazioni negative (ancora, comunque). Dai un’occhiata ai Tweet di seguito e continueremo ad aggiornare man mano che ne arriveranno altri.

Avatar: la via dell’acqua, il film

Avatar: la via dell’acqua si svolge dentro e intorno all’oceano. Sully (Sam Worthington) e Neytiri (Zoe Saldana) hanno dei figli. “Ovunque andiamo”, dice Sully, “so una cosa, questa famiglia è la nostra fortezza”. Il sequel sembra ancora più sbalorditivo nella sua grafica blu intenso rispetto al film del 2009. Creature tutte nuove: vediamo i Na’vi su pesci volanti, uccelli, creature che comunicano con una balena, eppure in qualche modo divisi nonostante la loro affinità con la natura: le persone aliene sono divise, combattono l’una contro l’altra in una lotta tra pistole e frecce. È davvero un mondo completamente nuovo che alza la posta in gioco del precedente film 3 volte vincitore di Oscar.

Avatar: la via dell’acqua debutterà il 14 dicembre 2022, seguito dal terzo capitolo il 20 dicembre 2024. Per il quarto e quinto capitolo, invece, si dovrà attendere ancora qualche anno: 18 dicembre 2026 e 22 dicembre 2028.

Il cast della serie di film è formato da Kate Winslet, Edie Falco, Michelle Yeoh, Vin Diesel, insieme ad un gruppo di attori che interpretano le nuove generazioni di Na’vi. Nei film torneranno anche i protagonisti del primo film, ossia Sam Worthington, Zoe Saldana, Stephen Lang, Sigourney Weaver, Joel David Moore, Dileep Rao e Matt Gerald.

Pubblicità
Pubblicità
Pubblicità