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Scarface, la spiegazione del finale: qual è il destino di Tony Montana?

Il ruolo più apprezzato di Al Pacino potrebbe essere stato quello di Michael Corleone, ma la sua interpretazione più rumorosa e indimenticabile è probabilmente quella di Scarface di Brian De Palma. Lo spirito del film si fonde con quello di Pacino, che offre un’interpretazione indimenticabile nei panni di Tony Montana, con un’ascesa e una caduta che lasciano il segno. Anche se il film fu recensito duramente al momento dell’uscita, nel corso degli anni è diventato un cult, spesso in cima alle classifiche dei film di gangster. La performance di Pacino, la storia avvincente e le scenografie sontuose sono tutti elementi che contribuiscono al suo fascino, ma ciò che lascia davvero un segno indelebile è il finale ipnotico del film.

Cosa succede in Scarface?

Al Pacino in Scarface (1983)
Al Pacino in Scarface © 1983 Universal

Il film è ambientato negli anni ’80, quando le tensioni tra Cuba e gli Stati Uniti erano in aumento. Molti cittadini cubani che si consideravano prigionieri politici cercavano asilo negli Stati Uniti. Così Fidel Castro, il leader comunista di Cuba all’epoca, rilasciò circa 25.000 fuggitivi, mandandoli negli Stati Uniti. E uno di questi fuggitivi è Tony Montana (Al Pacino), un tipo duro e irascibile che vuole fare qualcosa di buono per se stesso nella terra dei sogni. Montana non ottiene facilmente la sua carta verde americana, deve uccidere un comunista per ottenerla. Ma non che gli importi, ovviamente (“Ucciderei un comunista per divertimento, ma per una carta verde lo farei a pezzi per bene.”) Dopo aver ucciso, Montana riceve la sua carta verde, insieme al suo fedele complice, Manny (Steven Bauer). I due lavorano per un po’ in un ristorante, ma Montana crede di essere destinato a cose più grandi.

Tony finalmente ha la possibilità di mettersi in luce dopo aver incontrato il boss della droga di Miami, Frank Lopez (Robert Loggia). Lavorando per lui, Tony impara i trucchi del mestiere e accumula ricchezza e influenza. Ma l’ambizione di Tony è troppo grande per lasciarlo in un posto qualsiasi, e ben presto uccide Frank e inizia a lavorare con Sosa (Paul Shenar), un signore della droga boliviano estremamente ricco e potente. L’impero della cocaina di Tony gli dà grande successo: vive in una villa assurdamente ostentata, ha una tigre come animale domestico e una bella donna che ha sempre desiderato come moglie.

Ma niente di tutto ciò si traduce in felicità. Semmai, Tony diventa sempre più infelice e diffidente nei confronti di chi lo circonda. Sua madre disapprova la sua strada criminale e non vuole avere niente a che fare con lui, sua moglie si stanca della sua ossessione per il denaro e lo lascia, il suo amico Manny si stanca di essere guardato dall’alto in basso e sua sorella Gina (Mary Elizabeth Mastrantonio) è frustrata dal suo atteggiamento iperprotettivo. Quindi, nonostante abbia tutto ciò che desidera, Tony è più solo che mai. Inoltre, viene incastrato dal fisco e rischia un paio d’anni di prigione. Ma Sosa gli viene in aiuto e gli propone che se Tony lo aiuta a sbarazzarsi di un certo attivista di alto profilo, non dovrà passare del tempo in prigione. Tony accetta l’accordo, ma quando arriva il momento di agire, esita perché l’attivista è con la moglie e i figli, e Tony sarà anche un gangster spietato, ma non è privo di principi. Questo atto di misericordia lo mette nella lista nera di Sosa, che invia un esercito di squadre di sicari per far fuori Tony.

Come finisce Scarface?

Al Pacino in Scarface (1983)
Al Pacino in Scarface © 1983 Universal

Dopo il fallito tentativo di omicidio, Tony torna a casa e scopre che sua sorella è scomparsa. Indagando, scopre che Gina è a casa di Manny e, in un impeto di rabbia, uccide Manny. Ma poi si pente della sua decisione quando Gina gli rivela che si sono sposati da poco e che stavano progettando di fargli una sorpresa. Tony porta Gina a casa sua, la fa addormentare con l’aiuto di alcune pillole e si abbandona alla cocaina e al rimorso. Ma quando Tony è seduto nel suo ufficio, fatto e immerso nel suo dolore e nella sua rabbia, Gina entra nella stanza con un sorriso maniacale, indossando solo una vestaglia. Ha una pistola in mano e follia negli occhi, si avvicina a Tony suggerendogli che ha ucciso Manny perché la voleva tutta per sé, e poi inizia a sparargli ripetendo: “Fottimi, Tony!”

Ma la sua furia vendicativa viene interrotta quando uno degli uomini di Sosa si presenta alle spalle di Tony e inizia a spararle con una pistola automatica. Tony abbatte il tiratore, ma non riesce a salvare Gina. E presto la sua villa si riempie di uomini di Sosa. Uccidono tutti gli uomini di Tony e stanno di guardia fuori dalla sua porta per finire anche lui. Ma Tony non ha alcuna intenzione di arrendersi facilmente, quindi carica il suo lanciagranate, urla una frase iconica – “salutate il mio amichetto!” – e fa saltare in aria la porta e gli uomini che lo aspettano per ucciderlo. E poi si lancia in una carneficina alimentata dalla cocaina, sparando proiettili indiscriminatamente a tutti quelli che lo circondano. E quando finisce i proiettili, non scappa, ma rimane lì, ingoiando tutti i proiettili, rifiutandosi di cadere. Solo dopo essere stato colpito da un fucile a bruciapelo cade in una pozza d’acqua accanto a un vistoso globo che dice “Il mondo è tuo”.

L’eredità duratura di Scarface

Ora, a 40 anni dalla sua uscita, Scarface rimane un film controverso, e non solo per la sua violenza sfrenata. I critici non riescono a mettersi d’accordo se sia un grande film o solo uno spettacolo vuoto che si crogiola nei suoi eccessi. Roger Ebert ha tenuto il film in grande considerazione, lodando il modo in cui Tony Montana è stato scolpito per essere un personaggio avvincente, che “rimane nella memoria, assumendo le dimensioni di una persona reale e tormentata”. D’altro canto, Leonard Maltin ha suggerito che il film è sgradevole e inutilmente violento e che “non offre nuove intuizioni, se non che il crimine non paga”.

È interessante notare che Martin Scorsese in qualche modo aveva previsto questo odio. A metà della prima del film, Scorsese si è rivolto al regista e gli ha detto: “Siete grandi, ma preparatevi, perché a Hollywood lo odieranno… perché parla di loro”. Anche se ora Scarface si è affermato come un classico di culto, il dibattito continua. Ma anche questa polarità di opinioni è una testimonianza dell’eredità duratura del film, nel modo in cui riesce ancora a eludere qualsiasi opinione conclusiva. Potrebbe non essere considerato il segno distintivo di un film che è un capolavoro, ma è certamente il segno distintivo di un film che è interessante in tutto e per tutto.

Scarface in streaming è disponibile sulle seguenti piattaforme:

 

Breakfast Club: 40 anni di un inno generazionale senza tempo

Breakfast Club: 40 anni di un inno generazionale senza tempo

Passano gli anni, le generazioni, i costumi, le tradizioni. Cambia il modo di pensare e approcciarsi alla vita, cambiano i ritmi, cambiano i valori. Cambia tutto, eppure, in fondo in fondo non cambia proprio nulla. Riguardare oggi Breakfast Club, il capolavoro di John Hughes del 1985 ne è la più limpida delle dimostrazioni. Sono trascorsi esattamente 40 anni dall’uscita in sala di questo gioiello cinematografico, istantanea di un contesto che si ripresenta ancora oggi a noi sotto forme e nomi nuovi, ma con le stesse problematiche. Un film che non solo è oggi giustamente ricordato come il padre di tutti i teen movie un genere che ha acquisito maggiore credibilità proprio in quegli anni e in particolare grazie alle opere di Hughes – ma offre anche uno dei più lucidi e sinceri ritratti di una generazione che si siano mai visti al cinema.

Ci riesce portando sullo schermo una serie di temi e dinamiche fino a quel momento rimasti inespressi, che serpeggiavano nella società statunitense (ma non solo) di quell’epoca senza però venire mai realmente affrontati. Temi e dinamiche che, a distanza di quarant’anni, ritroviamo ancora oggi più diffusi e pericolosi che mai, specialmente nella generazione dei giovani, a cui il film continua a parlare con una forza inaudita, sia come campanello d’allarme che come messaggio di speranza. Un film che ha dunque, tra i tanti suoi meriti, anche quello duplice di aver a suo tempo tirato fuori la polvere da sotto il tappeto, ma anche di aver anticipato una serie di derive poi amaramente accentuatesi nel tempo.

Molly Ringwald, Emilio Estevez, Judd Nelson, Ally Sheedy e Anthony Michael Hall in Breakfast Club
Molly Ringwald, Emilio Estevez, Judd Nelson, Ally Sheedy e Anthony Michael Hall in Breakfast Club

Un cervello, un atleta, un caso disperato, una principessa e un criminale

Che Breakfast Club volesse essere un’opera di rottura ce lo segnala già lo schermo nero ad inizio film che va in frantumi, un espediente che coglie alla sprovvista ma imposta perfettamente il tono del film. Da lì veniamo portati dinanzi alla Shermer High School, dove i cinque protagonisti si trovano a dover spendere un sabato in punizione. La sequenza d’apertura è uno dei più felici esempi di presentazione del contesto alla base di una storia e dei personaggi che lo abitano. Bastano esattamente tre minuti a Hughes per introdurre senza troppi giri di parole i cinque personaggi, perfettamente descritti attraverso gli abiti che indossano e il rapporto (o non rapporto) con i genitori che li accompagnano alla scuola.

Personaggi presentati come inscatolati in stereotipi quali “un cervello, un atleta, un caso disperato, una principessa e un criminale”. Un ricorso agli stereotipi che ha fatto scuola, che serve qui per proporci inizialmente quello che è il punto di vista e l’opinione che la generazione adulta ha di questi giovani protagonisti. Per estensione, quello che ogni adulto ha spesso nei confronti dei più giovani. Ma nel corso dei 97 minuti di film avviene un abilissimo e struggente spostamento di prospettiva. Quegli stereotipi vengono minuziosamente analizzati e smantellati per mostrarci ciò che c’è sotto, portandoci quindi dalla parte dei ragazzi per scoprirli nelle fragilità, paure e desideri che li animano.

A poco a poco, loro stessi smettono di comportarsi e di aderire a quelle etichette che gli sono state affibbiate, svelando ciò che tutti potrebbero sapere se solo si decidesse di prendersi del tempo e ascoltarli. Ed è proprio questo che allora come oggi Breakfast Club denuncia: la completa mancanza di ascolto e di comprensione tra generazioni. Non ricevendo queste attenzioni dai genitori, le ritrovano tra di loro, scoprendosi molto più simili di quanto potessero immaginare e comprendendo così di essere il prodotto di ciò che è stato loro inculcato. Una rivelazione che germoglia nel corso del film, ma i cui semi sono anch’essi presenti già in quella sequenza iniziale di tre minuti.

Emilio Estevez, Judd Nelson, Ally Sheedy, Anthony Michael Hall e Molly Ringwald in Breakfast Club
Emilio Estevez, Judd Nelson, Ally Sheedy, Anthony Michael Hall e Molly Ringwald in Breakfast Club

Con Breakfast Club John Hughes parla ancora oggi ai più giovani

Eccolo allora quello squarcio nella finzione che permette alla vita di entrare, portando Breakfast Club a parlare di peso delle aspettative, di incomunicabilità, di depressione, di suicidio, di abbandono giovanile e, infine, della paura di crescere. La commedia diventa a poco a poco un dramma, nel quale Hughes fa confluire ciò che stava accadendo ai giovani di quegli anni, “colpevoli” di essere arrivati dopo una generazione a cui tutto era concesso, ottenendo però di quel sogno solo le sue degenerazioni più mostruose, dal consumismo (Claire) alla lotta per la supremazia (fisica per Andrew, dell’intelletto per Brian), fino all’inadeguatezza genitoriale (John, Allison).

Non è dunque un caso che quell’unico ambiente in cui tutto il film si svolge viene proposto a più riprese come una vera e propria prigione, con porte e cancelli che sbarrano in molteplici occasioni la strada ai protagonisti. Hughes ci racconta così i loro tentativi di fuggire da quelle gabbie metaforiche in cui sono stati per troppo tempo rinchiusi. Una prigione da cui non si può però scappare finché non si lavora su sé stessi, fermandosi nel bel mezzo della frenesia generale per prendersi del tempo e scoprirsi nel profondo. La scenografia si fa dunque a sua volta personaggio e trasmette perfettamente quell’oppressione che ancora oggi si avverte guardando il film.

Sono infatti trascorsi quarant’anni, ma tutte le problematiche poc’anzi citate sono ancora presenti nella nostra società e lo sono anzi con una forza ancor più letale, che troppo spesso porta a sentire casi di cronaca relativi a giovani che hanno scelto di non voler proseguire oltre in questo perverso gioco che la vita è diventato. Breakfast Club parla a loro, parla di loro, senza minimamente edulcorare la difficoltà di reggere un peso simile. Ma proprio quando sarebbe troppo facile cedere al cinismo e alla disillusione, ecco che il film offre ai suoi protagonisti e ai suoi giovani spettatori la rivincita tanto attesa.

Judd Nelson in Breakfast Club
Judd Nelson in Breakfast Club

Breakfast Club è un manifesto generazionale senza tempo

Una rivincita che si presenta come una rivelazione apparentemente semplice e scontata, ma a cui giungere è tutt’altro che facile. Nel momento in cui i cinque protagonisti si spogliano delle loro etichette e comprendono di vivere le medesime difficoltà, diventa chiaro come l’essere considerati per quel che non si è tocca a tutti e così facendo questo perverso gioco svela la sua infondatezza. Non c’è nessun cervello, nessun atleta, nessun caso disperato, nessuna principessa e nessun criminale. Ci sono solo cinque ragazzi che comprendono di non essere come vengono descritti e che hanno la possibilità di ribellarsi a quei pregiudizi.

Ed è insieme che trovano la forza di reagire, giungendo ad uno dei finali più commoventi di sempre per un film di questo genere. La giornata di punizione finisce, è ora di tornare a casa con rinnovate consapevolezze. Non ci sono dialoghi con i genitori, non ce ne è bisogno, non sono più loro a stabilire come si dovrebbe essere. Non sappiamo se i cinque saranno amici o meno da quel momento in poi, non è importante saperlo. Ciò che importa è il loro essersi trovati, aver capito di non essere soli in questa battaglia. Vediamo allora John Bender attraversare il campo antistante la scuola e alzare infine il pugno in segno di vittoria. John Hughes blocca così la sua immagine, lo fissa trionfante nella storia, per sempre. Davanti a lui un intero pomeriggio da vivere. Anzi, un’intera vita.

Hughes regala a lui, agli altri protagonisti e a tutti i giovani spettatori di Breakfast Club una speranza che non può essere spenta, l’insegnamento a non lasciare che siano gli altri a definirci. Nel caotico e alienante mondo di oggi, è una lezione più preziosa che mai. Con questa consapevolezza, si rimane dunque estasiati davanti a quest’immagine finale, mentre il brano Don’t You Forget About Me (un titolo che la dice lunga) dei Simple Mind ci accompagna verso i titoli di coda. John Hughes non si è mai dimenticato dei giovani, li ha ascoltati e raccontati come pochi altri hanno saputo fare. A quarant’anni di distanza, possiamo dire che neanche i giovani si sono dimenticati di lui e del suo Breakfast Club.

Scarface: dal cast alle frasi più famose, ecco 10 curiosità sul film

Scarface, il classico di Brian De Palma, tra i più noti del gangster movie, è uno dei film più amati dai cinefili e non solo. L’abbiamo visto e rivisto (ed è sempre come la prima volta), e siamo ancora in attesa di notizie dell’annunciato remake. Ma cosa è successo dietro le quinte di questo vero e proprio fenomeno? Cosa non sapete sul film?

Ecco allora 10 curiosità su Scarface.

Le curiosità su Scarface

1. Steven Spielberg ha diretto un’inquadratura del film. Brian De Palma e Steven Spielberg sono amici di lunga data, fin dalla metà degli anni Settanta, e hanno l’abitudine di visitare i set dell’altro. Quando si stava girando l’attacco iniziale dei Colombiani alla casa di Tony Montana alla fine del film, Spielberg era nei paraggi, e De Palma decise di lasciargli dirigere l’inquadratura ripresa dal basso nella quale vediamo gli aggressori entrare nella casa.

2. Per poco, Scarface non è stato diretto da Sidney Lumet. Sidney Lumet, il regista di La parola ai giurati e di Quel pomeriggio di un giorno da cani, fu inizialmente coinvolto nel progetto in qualità di regista. Stando a quanto raccontato da Al Pacino a Empire Magazine, Fu Sidney Lumet a pensare di raccontare cosa stesse succedendo allora a Miami, il che ha ispirò Bregman. “Lui e Oliver Stone si misero insieme e produssero una sceneggiatura che aveva molta energia ed era scritta molto bene. Oliver Stone scriveva su cose che avevano a che fare con cose che stavano succedendo nel mondo. Era in contatto con quell’energia, e quella rabbia”. A quanto pare, però, a Lumet la sceneggiatura non piaceva: “Dirò solo che Sidney non capiva la mia sceneggiatura, mentre Bregman voleva proseguire in quella direzione con Al” ha raccontato Oliver Stone.

3. E, per poco, De Palma non ha diretto Flashdance al posto di Scarface. Quando il produttore Martin Bregman offrì a Brian De Palma l’opportunità di dirigere Scarface, questi era impegnato nelle riprese dell’oramai classico Blow Out. Inizialmente, De Palma accettò l’offerta, ma decise poi di rifiutarla, perché era troppo impegnato. Infatti, aveva allora deciso di dirigere Flashdance, sperando che il produttore del film gli desse poi il via per realizzare il suo progetto di un film sull’omicidio di Yablonski. De Palma lavorò per due settimane alla pre-produzione di Flashdance, prima di andarsene. Fu allora che Bregman gli offrì di nuovo Scarface. Il resto è storia.

Al Pacino Scarface

Scarface è un gangster movie

4. All’epoca di Scarface, Oliver Stone stava combattendo la dipendenza da cocaina. Purtroppo, all’epoca della stesura del film, Oliver Stone aveva a che fare con la cocaina in prima persona: sapeva benissimo cosa la droga possa fare a chi la usa. Per liberarsi della dipendenza, Stone lasciò il proprio Paese, e finì di scrivere il copione lontano dall’accesso alla droga. “Mi trasferii a Parigi e uscii dal mondo della cocaina, perché quello era un altro dei miei problemi” ha raccontato, “Prendevo cocaina, non in modo estremo o al punto di diventare distruttivo, come accade ad alcune persone. Sicuramente, però, stavo diventando mentalmente stantio. Mi sono trasferito lontano da L.A. con mia moglie e mi sono trasferito in Francia per entrare in un altro mondo e vedere le cose diversamente. E ho scritto la sceneggiatura (di Scarœface) interamente, fott***mente sobrio”.

5. La scena della motosega di Scarface è ispirata ad un evento reale. Oliver Stone, per scrivere Scarface, ha passato diversi mesi a Miami in compagnia della polizia locale con lo scopo di fare delle ricerche. E a quanto pare, fu attratto da un caso particolarmente sanguinoso. Nel 1980, un importante giro di contrabbando guidato da Mario Tabraue (il quale diventò la principale fonte di ispirazione per il personaggio di Tony), fece a pezzi un uomo di nome Larry Nash con una motosega, dopo aver scoperto che questi era un informatore per il Bureau of Alcohol, Tobacco, and Firearms. Tabaraue fu poi arrestato dal FBI nel 1987 durante la cosiddetta “Operazione Cobra”: all’epoca, il suo giro di contrabbando valeva oltre 75 milioni di dollari.

Al Pacino in Scarface

6. Tutta quella “cocaina” ha causato dei problemi alle vie nasali di Al Pacino. In Scarface, Tony prende tanta cocaina. Tantissima. Anche se, per molto tempo, circolò la voce che la sostanza utilizzata sul set fosse davvero cocaina, si trattava probabilmente di latte in polvere (De Palma, però, non ha mai confermato la cosa in modo ufficiale). Ma non vuol dire che non abbia dato problemi ad Al Pacino. Dopo Scarface, per anni, l’attore ha avuto “delle cose lassù. (…) Non so cosa sia successo al mio naso, ma è cambiato”.

Scarface streaming

7. E il naso di Al Pacino, in Scarface, non fu l’unica cosa che subì dei danni. Durante le riprese infatti, l’attore è stato accidentalmente ferito da una scheggia di un piatto lanciato da Michelle Pfeiffer. Ma c’è di peggio: durante le prove per la scena finale del film, dopo aver sparato parecchie volte con l’arma di scena, Al Pacino ha accidentalmente afferrato la canna bollente, e la sua mano si è incastrata. Le bruciature erano così gravi che non fu in grado di lavorare per due settimane.

8. La performance di Al Pacino in Scarface è stata ispirata da Maryl Streep. Mentre Tony Montana, il volgare, violento gangster di Scarface non ha molto in comune con l’attrice più amata di Hollywood, Al Pacino l’ha in realtà citata come una delle influenze principali per il ruolo. Ciò che l’ha ispirato è stata la sua interpretazione in La scelta di Sophie: a detta dell’attore, infatti, la sua attenzione ai dettagli nell’interpretazione di un personaggio proveniente da un altro Paese è eccezionale.

Scarface è un remake

9. Non è stato il primo Scarface: il film del 1932. Il film di De Palma, infatti, è un remake piuttosto libero dello Scarface del 1932, che parla anch’esso dell’ascesa e della caduta di un gangster americano. Il produttore del film del 1983, Martin Bregman, vide lo Scarface del 1932 in televisione, e pensò che l’idea potesse essere resa in modo un po’ più moderno. Il film di De Palma, poi, è stato dedicato al regista e allo sceneggiatore del film originale, ovvero Howard Hawks e Ben Hecht.

10. In Scarface, ci sono tantissime parolacce. Questo remake si distingue per però per una particolarità dal film del 1932, dimostrando quanto i tempi fossero cambiati. Infatti, secondo il Family Media Guide, che ha il compito di monitorare la volgarità, i contenuti a sfondo sessuale e la violenza nei film, in Scarface la parola “f**k” compare ben 207 volte, ovvero all’incirca 1.21 volte al minuto. Nel 2014, Martin Scorsese ha battuto il record con The Wolf of Wall Street, nel quale la parola è stata pronunciata ben 506 volte.

michelle-pfeiffer-scarface
Michelle Pfeiffer e Al Pacino in Scarface

Le frasi più famose di Scarface

  • Un giorno scoprirai che il problema più grosso non è di portare qui la roba, ma come riuscire a spendere tutti questi soldi! (Tony Montana)
  • Chi ti credi di essere… In cinque anni, non ti sei fatto vivo neanche una volta… Cinque anni… Tutto ad un tratto spunti fuori e ci metti in mano un po’ di soldi e credi di comprare il mio rispetto. T’illudi di potermi comprare con i gioielli? Che ti credi di poter venire a casa mia con i tuoi soldi, con i tuoi vestiti sgargianti e con i tuoi modi da sbruffone e prendermi in giro? […] Sono una che dice quello che pensa, Antonio! Gina io l’ho tirata su come Dio comanda… e non ti permetterò di rovinarmela! Non mi servono i tuoi soldi! Tieniteli, io me la guadagno la vita! (Madre di Tony Montana)
  • Io credo che noi andremo molto d’accordo, continueremo a fare affari per parecchio tempo. Ricordati soltanto, e te lo dico una volta sola, non mi fregare, Tony. Non provare mai a fregarmi. (Sosa)
  • Ordine? Tu dai a me un ordine? Amigo, l’unica cosa a questo mondo che conta davvero sono le palle, tu ce l’hai le palle? Eh? (Tony)
  • Lo sai che significa capitalismo? Fregare la gente. (Tony Montana)
  • Lo sai cosa sei diventato, Tony? Sei diventato un profugo cubano, milionario che non sa dire altro che ha un sacco di soldi e che tutti lo fregano. (Elvira)
  • Ma vaffanculo, Manny!! Chi ha costruito tutto questo? Tony, ecco chi! E di chi mi fido? Di me! Di chi cazzo ti puoi fidare? Di nessuno, ecco di chi. Andate tutti al diavolo, io non ho bisogno di nessuno, non mi serve lui, non mi serve lei. Che vadano a fanculo, non ho bisogno di nessuno. (Tony Montana)
  • È tutto qui? Si riduce tutto a questo, Manny? Mangiare, bere, scopare, fumare, sniffare. E dopo? Dimmelo. E dopo? Arrivi a cinquant’anni e ti ritrovi una pancia come un barile. Ti vengono due zizze come una balia, ma con i peli di sopra. Ti ritrovi un fegato mezzo disintegrato a forza di mangiare questa roba di merda e diventi come queste mummie del cazzo che stanno qua dentro. E si riduce a tutto questo? È per questo che ho lavorato? Dimmelo. Che stronzo! (Tony Montana)
  • Che avete da guardare? Siete solo una manica di coglioni. Sapete perché? Perché non avete il fegato per stare dove vorreste stare. Voi avete bisogno di gente come me. Vi serve la gente come me, così potete puntare il vostro dito del cazzo e dire: «Quello è un uomo cattivo». Be’? E dopo come vi sentite, buoni? Voi non siete buoni. Sapete solo nascondervi, solo dire bugie. Io non ho questo problema. Io dico sempre la verità, anche quando dico le bugie. Coraggio, augurate la buona notte al cattivo, coraggio. È l’ultima volta che lo vedete un cattivo come me, ve lo dico io. Forza, fate passare l’uomo cattivo. Attenti sta arrivando il cattivo! Meglio che vi fate da parte! (Tony Montana)
  • Salutatemi il mio amico Sosa! – Say ‘hello’ to my little friend! (Tony Montana)

Dove vedere Scarface in streaming

Dove trovare il film completo? Scarface in streaming è disponibile sulle seguenti piattaforme:

Fonti: Mental Floss, IFC

Ore 15:17 – Attacco al treno: la storia vera dietro il film di Clint Eastwood

Negli ultimi anni, l’acclamato attore e regista Clint Eastwood ha realizzato una serie di film incentrati sulle nuove figure eroiche degli odierni Stati Uniti. American Sniper, il più recente Richard Jewell e anche Sully rientrano in questa categoria, con protagonisti che si sono trovati al momento giusto nel posto giusto, dimostrando capacità non a tutti proprie. Tra questi film vi è anche 15:17 – Attacco al treno (qui la recensione), da Eastwood realizzato nel 2017 e incentrato su vero attacco terroristico ad un treno, svoltosi nel 2015 e sventato da un gruppo di coraggiosi eroi.

Originariamente, Eastwood aveva scelto gli attori Kyle Gallner, Jeremie Harris e Alexander Ludwig per interpretare i veri protagonisti di questa vicenda, ovvero Alek Skarlatos, Anthony Sadler e Spencer Stone. Tuttavia, il regista ha poi scelto gli stessi Skarlatos, Sadler e Stone per interpretare se stessi. A riguardo, ha raccontato che nella sua mente continuava a tornare agli eroi reali della storia vera, decidendo di affidare dunque a loro i ruoli. Anche altri due uomini che hanno aiutato a sottomettere l’aggressore hanno interpretato loro stessi nel film, ovvero il professore franco-americano Mark Moogalian e il consulente informatico britannico Chris Norman.

L’unico eroe reale che manca all’appello è un banchiere francese di 28 anni che ha affrontato per primo il terrorista mentre aspettava di usare un bagno a bordo. Spesso chiamato Damien A., ha voluto mantenere l’anonimato dopo l’esperienza. In ogni caso, si tratta dunque di un film che fa della ricerca del realismo la sua primaria cifra stilistica, venendo non solo interpretato dai veri protagonisti della vicenda ma anche girato come se fossero proprio loro con i dispositivi di ripresa a loro disposizione a dar vita alle scene. Ore 15:17 – Attacco al treno è dunque un film molto particolare e in questo articolo ci concentriamo sulla storia vera di cui narra.

Spencer Stone, Alek Skarlatos e Anthony Sadler in Ore 15 17 - Attacco al treno
Spencer Stone, Alek Skarlatos e Anthony Sadler in Ore 15 17 – Attacco al treno © 2018 – Warner Bros.

La vera storia dietro il film Ore 15:17 – Attacco al treno

Come narrato nel film, gli eroi di questa storia sono amici sin dall’infanzia e al momento della vicenda che li ha resi celebri stavano trascorrendo insieme una vacanza con lo zaino in spalla attraverso l’Europa. Spencer Stone e Alek Skarlatos hanno conosciuto Anthony Sadler da giovani, mentre frequentavano la stessa scuola cristiana in California. Sia Spencer che Alek erano infatti passati dalla scuola pubblica a una scuola cristiana intorno alle medie. Sadler arrivò nello stesso periodo da un’altra scuola pubblica, in particolare per giocare nella squadra di basket. Tutti e tre non erano abituati alla nuova scuola cristiana e rifiutavano di conformarsi alle sue regole.

In seguito, Stone divenne medico dell’Aeronautica, mentre Skarlatos specialista della Guardia Nazionale dell’Oregon, appena rientrato da un periodo in Afghanistan. Sadler, invece, frequentava l’ultimo anno della California State University di Sacramento. Quello che viene spesso definito l’attacco al treno di Parigi (dal nome della destinazione), ha avuto luogo poco prima delle 18:00 del 21 agosto 2015 sull’affollato treno ad alta velocità Thalys 9364 che trasportava 554 passeggeri da Amsterdam a Parigi. Il treno aveva appena attraversato il confine tra Belgio e Francia prima dell’attacco, con il terrorista Ayoub El Khazzani, all’epoca 25enne, salito a bordo di esso a Bruxelles.

Oltre ai tre ragazzi, altri tre uomini hanno contribuito a sottomettere il terrorista Ayoub El Khazzani. Mark Moogalian, professore franco-americano di inglese alla Sorbona, è stato il secondo ad affrontare l’aggressore dopo che questi è uscito dal bagno con un fucile d’assalto, una pistola e la lama di un taglierino. L’uomo armato e a torso nudo aveva già sopraffatto un banchiere francese di 28 anni, noto solo come Damien A., che aveva tentato di affrontare El Khazzani quando questo è uscito dal bagno. Damien A. è caduto a terra nella colluttazione, mentre Moogalian è riuscito a strappare il fucile a El Khazzani, ma mentre si girava per mettere in salvo la moglie, il terrorista ha estratto una pistola Luger 9mm nascosta e gli ha sparato alla schiena, con un colpo non fatale.

Ray Corasani in Ore 15 17 - Attacco al treno
Ray Corasani in Ore 15 17 – Attacco al treno © 2018 – Warner Bros.

C’è poi Christopher Norman, un consulente informatico britannico che si è preparato sul suo sedile per bloccare il terrorista al suo passaggio lungo il corridoio. Sadler, insieme ai suoi amici Alex Skarlatos e Spencer Stone, è stato avvisato della situazione sul treno quando ha sentito degli spari. Il suono ha svegliato Spencer da un pisolino. “A quel punto mi sono abbassato”, ha raccontato Skarlatos a Sky News. “Spencer, accanto a me, si è abbassato”. Skarlatos era da poco tornato da una missione in Afghanistan. “Ho guardato Spencer e ho detto: ‘Andiamo! Vai!”. A quel punto, i tre americani sono intervenuti, affrontando e picchiando l’uomo armato mentre cercava di prendere le sue armi.

Una volta che Stone lo ha soffocato fino a fargli perdere i sensi, Norman e un macchinista francese hanno assistito gli americani Skarlatos e Sadler nel trattenere il terrorista e nel legarlo usando pezzi di vestiti dati loro da alcuni passeggeri. L’idea di legarlo è stata di Norman. “Se mi considero un eroe? No”, ha detto ai giornalisti ad Arras, in Francia. “Se ci sono degli eroi, sono Skarlatos e Spencer. E penso che senza Spencer saremmo tutti morti”. In seguito, Skarlatos ha scoperto che il proiettile nella camera di cartuccia del fucile d’assalto AK-47 che il terrorista portava con sé aveva un innesco difettoso, il che significa che quando il percussore ha colpito il proiettile, la reazione chimica che avrebbe dovuto provocare una scintilla non è avvenuta.

Non si è quindi mai accesa la polvere da sparo che avrebbe dovuto sparare il proiettile. “Se l’arma di quel tizio avesse funzionato correttamente, non voglio nemmeno pensare a come sarebbe andata”, ha detto Skarlatos a Sky News. Gli occupanti del treno hanno riferito che l’uomo armato ha puntato il fucile contro di loro e ha cercato di sparare, emettendo però solo un “click, click, click”. Come mostrato nel film, dunque, l’arma si era realmente inceppata, permettendo a Stone di raggiungere il terrorista. Stone ha in seguito raccontato che prima di decidere di avventarsi sul terrorista, ha notato che quest’ultimo aveva inceppato il fucile. Un evento estremamente raro.

Spencer Stone in Ore 15 17 - Attacco al treno
Spencer Stone in Ore 15 17 – Attacco al treno © 2018 – Warner Bros.

Secondo l’emittente televisiva francese BFM, il 25enne Ayoub El Khazzani ha inizialmente sostenuto di aver “trovato” le armi in una valigia abbandonata in un parco di Bruxelles, in Belgio, affermando di non essere un terrorista e di aver solo cercato di prendere in ostaggio i passeggeri del treno per portare a termine una rapina, negando dunque qualunque affiliazione terroristica. I funzionari francesi e altri esperti ritengono però che la storia sia una montatura progettata per coprire le sue vere intenzioni. Hanno sottolineato il fatto che era armato con un fucile d’assalto Kalashnikov, una pistola Luger, un taglierino, circa 300 munizioni e una bottiglia di benzina, il che indica chiaramente che stava pianificando un massacro.

La verità è emersa più di un anno dopo, nel dicembre 2016, quando l’avvocato di El Khazzani ha rilasciato una dichiarazione all’Associated Press in cui affermava che aveva ricevuto l’ordine da una cellula terroristica dello Stato Islamico di compiere l’attacco al treno dell’agosto 2015. Si è scoperto che gli ordini provenivano da Abdelhamid Abaaoud, la mente dietro gli attacchi di Parigi del novembre 2015 alle terrazze dei caffè, a una sala concerti e a uno stadio, che hanno ucciso 130 persone. Abaaoud, 28 anni, è morto durante un raid della polizia cinque giorni dopo gli attacchi di novembre a St. Denis, un sobborgo di Parigi.

In seguito a questo sventato attacco terroristico, il Presidente francese Hollande ha presieduto la cerimonia della Legion d’Onore per Spencer Stone, Anthony Sadler, Alek Skarlatos e Chris Norman il 24 agosto 2015, tre giorni dopo l’attacco al treno. Gli uomini sono stati nominati Cavalieri della Legione d’Onore. Negli Stati Uniti, Spencer Stone è poi stato insignito del Purple Heart e della Airman’s Medal. È stato poi meritatamente promosso di due gradi a sergente maggiore. Alek Skarlatos ha ricevuto la Medaglia del Soldato, la massima onorificenza conferita al personale militare per l’eroismo al di fuori del combattimento. Il civile Anthony Sadler ha infine ricevuto la Medaglia del Segretario della Difesa per il valore. Stone, Sadler e Skarlatos sono inoltre stati invitati alla Casa Bianca e ringraziati personalmente dal Presidente Barack Obama.

Fonte: HistoryvsHollywood

Homefront: tutte le curiosità sul film con Jason Statham

Homefront: tutte le curiosità sul film con Jason Statham

Ormai volto noto del cinema d’azione statunitense, l’attore Jason Statham ha negli anni preso parte a film come Parker, Blitz, Safe e The Transporter. Nel 2013 è invece stato protagonista del thriller Homefront, diretto da Gary Fleder, già noto per opere appartenenti a questo genere, e scritto e prodotto da Sylvester Stallone, il quale non compare tuttavia come interprete. Il racconto da lui concepito si dimostra però di perfetto stile Stallone, con un ex agente della DEA chiamato a scontrarsi con un potente e malvagio signore della droga. Da qui si anima un film cupo, violento, ricco di adrenalina e azione, elementi di cui Statham si fa nuovamente portavoce.

Nonostante non compaia, quella di Homefront è una storia che Stallone aveva scritto per sé stesso anni prima ma poi mai realizzata. Questa è tratta dall’omonimo romanzo di Chuck Logan, ma sostanziali modifiche sono state fatte da Stallone al fine di permettere a Statham di poter interpretare il protagonista. Conosciutisi sul set di I mercenari, i due attori si sono piaciuti da subito e in Statham Stallone ha rivisto sé stesso da giovane. Proprio per questo ha infine deciso di riprendere in mano la sceneggiatura e offrirla al collega, il quale se ne è dichiarato entusiasta.

Con un budget di 22 milioni di dollari, Homefront è arrivato ad incassarne oltre 50, affermandosi come un buon successo e confermato la popolarità di Statham per questo genere di film. Per gli appassionati del suo cinema, oltre ai titoli più su citati, questo è assolutamente da non perdere. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Homefront cast
Winona Ryder, Jason Statham e James Franco in Homefront. Foto di Justin Lubin – © 2013 – Open Road Films

La trama del film Homefront

Protagonista del film è l’ex agente della DEA Phil Broker, il quale ha abbandonato l’agenzia federale in seguito ad un brutto incidente, verificatosi durante una sua infiltrazione in un gruppo di spacciatori. Pieno di rimorsi, Broker decide di trasferirsi insieme a sua figlia Maddy nella cittadina in Louisiana dove è cresciuta la sua ormai defunta moglie. Qui la bambina inizia a frequentare una nuova scuola, trovandosi però a scontrarsi con un bullo di nome Teddy Klum. Dopo un loro scontro fisico, il preside decide di chiamare i rispettivi genitori e Phil si trova così convocato faccia a faccia con Jimmy Klum, con il quale a sua volta avrà un duro litigio.

Data l’offesa arrecata alla famiglia Klum, la moglie di Jimmy, Cassie, chiede l’intervento di suo fratello Gator Bodine, influente spacciatore locale, affinché egli spaventi Broker e lo induca a lasciare la cittadina. Il criminale entrerà così in azione, coinvolgendo anche Danny T, altro spacciatore finito in carcere a causa di Broker. Entrambi, con le rispettive bande, intraprenderanno una dura azione punitiva nei confronti dell’ex agente. Egli, però, non ha alcuna intenzione di lasciarsi intimidire e utilizzerà le sue abilità da soldato per sgominare i loro traffici.

Homefront James Franco
James Franco in Homefront. Foto di Justin Lubin – © 2013 – Open Road Films

Il cast del film

Come anticipato, nei panni dell’ex agente DEA Phil Broker vi è l’attore Jason Statham. Per lui, vedersi scelto da Stallone per un ruolo originariamente pensato per sé stesso è stata una delle consacrazioni della sua carriera. Come suo solito, egli si è allenato a lungo e duramente al fine di poter interpretare personalmente tutti i propri stunt, senza dunque ricorrere a controfigure. Allo stesso tempo, egli si è esercitato nell’utilizzo di diverse forme di arti marziali, così da poter risultare più credibile nei suoi combattimenti all’interno del film. Nei panni di sua figlia Maddy vi è invece la giovane attrice esordiente Izabela Vidovic.

Nei panni del criminale Gator Bodine si ritrova l’attore James Franco, il quale ha accettato il ruolo desideroso di poter recitare nei panni di un villain. La sua ragazza, Sheryl Mott, è invece interpretata da Winona Ryder. L’attrice ha ricoperto il ruolo attratta dalla natura di vittima e di carnefice allo stesso tempo del suo personaggio, che le permetteva dunque di esplorare nuovi aspetti di sé. Nei panni di Jimmy e Cassie Klum si ritrovano invece Marcus Hester e Kate Bosworth. Infine, si annovera anche la presenta di Frank Grillo nei panni di Cyrus Hanks, di Christa Campbell in quelli di Lydia e Rachelle Lefèvre come Susan Hetch. Chuck Zito è invece il criminale Danny T.

Il trailer di Homefront e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Homefront è infatti disponibile nei cataloghi di Tim Vision, Apple iTunes e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 14 febbraio alle ore 21:20 sul canale Italia 1.

Il traditore: la vera storia dietro il film con Pierfrancesco Favino

Con alcuni dei suoi ultimi film, il regista Marco Bellocchio si è interessato a ripercorrere e rielaborare alcuni dei più noti eventi della storia d’Italia, dal rapimento di Aldo Moro con Buongiorno, notte ed Esterno notte, passando per la vita privata di Benito Mussolini in Vincere e fino al caso di Edgardo Mortara con Rapito, attualmente al cinema. Il suo ultimo film, allo stesso modo, porta sul grande schermo una delle figure italiane più controverse e complesse dell’intero Novecento: il pentito di mafia Tommaso Buscetta. La sua storia è raccontata da Bellocchio in Il traditore (qui la recensione), presentato in concorso al Festival di Cannes nel 2019 e affermatosi come uno dei più importanti e premiati film italiani degli ultimi anni.

Accostatosi a tale personaggio, il regista si è concentrato in particolare sul darne un ritratto non come un eroe bensì di un uomo coraggioso, senza condannarlo né accusarlo. In Il traditore, infatti, Buscetta si erge a rappresentante di un mondo e un modo di fare ormai in decadenza. La sua storia diventa così l’occasione per parlare di tematiche universali, tra cui l’inesorabile caducità dell’uomo e dei suoi imperi. Bellocchio firma così un nuovo racconto storico e civile, caratterizzato da una teatralità che divide nettamente Buscetta da quanti invece gli si contrappongono, ovvero quei mafiosi che lui andava accusando in modo tanto aperto.

Vincitore di ben sei David di Donatello, tra cui miglior film e miglior regia, Il traditore ha conosciuto un successo senza eguali, venendo candidato anche a diversi premi esteri. Bellocchio si è così riconfermato uno dei più acuti narratori della storia di un Paese. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla vera storia. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Pierfrancesco Favino in Il traditore
Pierfrancesco Favino in Il traditore

La trama del film Il traditore

La vicenda del film ha inizio nei primi anni ’80, nel bel mezzo di una vera e propria guerra tra i boss della mafia siciliana. In quel periodo, infatti, le fazioni di Cosa Nostra e i Corleone, capeggiati da Totò Riina, si contendono la piazza della droga, mantenendo una facciata di amicizia e collaborazione. Temendo un’imminente guerra tra i due gruppi, Tommaso Buscetta, anche noto come il “boss dei due mondi”, decide di trasferirsi in Brasile e proseguire lì i suoi affari. Ben presto, però, due dei suoi figli e altri suoi cari vengono giustiziati a sangue freddo, generando in lui un profondo senso di colpa per averli abbandonati senza protezione.

Per lui le difficoltà sono però appena iniziate. Rintracciato dalla polizia brasiliana, egli viene poi estradato in Italia. Per sopravvivere, Buscetta si trova a questo punto davanti ad una scelta durissima. Egli accetterà infine incontrare il giudice Giovanni Falcone e tradire l’eterno voto fatto a Cosa Nostra. Confessando tutto ciò che sà, egli diventa un pentito, un traditore, e per tanto ancor di più condannato a morte. Deciso e costretto ad andare fino in fondo, Buscetta deciderà di presentarsi anche al maxi processo, dove incontrerà i suoi ex amici per testimoniare una volta di più contro di loro.

La vera storia dietro al film

Quella di Buscetta, come noto, è la storia del primo importante pentito di mafia, la cui collaborazione con gli organi di giustizia ha portato ad una maggiore comprensione di questa organizzazione criminale e ad un più duro attacco nei suoi confronti. Buscetta è entrato a farvi parte nel 1945, all’età di 17 anni. Dopo essere stato per un periodo in Sud America, nel 1956 inizia ad occuparsi del contrabbando di sigarette e stupefacenti, diventando anche un pericoloso killer e venendo in più occasioni arrestato e incarcerato. Per lui la situazione si fa pericolosa quando, nel pieno di quella che è nota come la seconda guerra di mafia, si trova a contrapporsi a Salvatore Riina. Per tirarsi fuori dalla faida, Buscetta decide di tornare in Brasile.

La vittoria di Riina ha però ugualmente ripercussioni sulla sua vita, con 11 dei suoi parenti che vengono brutalmente uccisi, tra cui due dei suoi figli. Nello stesso periodo, il 23 ottobre del 1983 Buscetta viene riconosciuto e arrestato dalla polizia locale. Nel giugno 1984 i giudici Giovanni Falcone e Vincenzo Geraci si recarono da lui e lo invitarono a collaborare con la giustizia, gesto che nel codice d’onore mafioso è inevitabilmente considerato un tradimento da punire con la morte: il boss lasciò trapelare una velata volontà di intraprendere tale percorso e lo Stato italiano ne chiese e ottenne allora l’estradizione alle autorità brasiliane. Buscetta non accettò però mai di essere definito un pentito, termine con cui in Italia cominciavano ad essere indicati i collaboratori di giustizia.

Egli dichiarò piuttosto di non condividere più quella che era la nuova Cosa nostra, poiché, a suo dire, aveva perso la sua identità. Il 29 settembre 1984, sulla base delle dichiarazioni di Buscetta, scattò la maxi-retata denominata “operazione San Michele” con 366 mandati di cattura eseguiti. Nel 1986, invece, Buscetta testimoniò al maxiprocesso di Palermo scaturito dalle dichiarazioni rese a Falcone. In seguito, egli si ritirò nuovamente nell’anonimato, denunciando però sul finire degli anni Novanta lo stretto rapporto tra mafia e politica. Ammalatosi di cancro, Buscetta morì infine il 2 aprile 2000, all’età di 71 anni, a North Miami, in Florida, negli Stati Uniti.

Il traditore cast

Il cast del film

Ad interpretare il complesso ruolo di Tommaso Buscetta vi è l’attore Pierfrancesco Favino, in una delle interpretazioni migliori della sua carriera. Eppure, inizialmente, egli sembra stesse per perdere l’occasione di avere questo ruolo, essendo rimasto insoddisfatto dal suo provino. Riuscì però a convivere Bellocchio a dargli una seconda possibilità, sbalordendo poi tutti con un’interpretazione particolarmente intensa. Per calarsi nei panni del pentito, infatti, Favino ha condotto approfonditi studi, ricercando dettagli sulle sue movenze e il suo modo di parlare. Si è poi trovato ad acquisire ben nove chili, al fine di avere un fisico più imponente.

Ad interpretare Salvatore Contorno, altro pentito di mafia e amico di Buscetta, vi è invece l’attore Luigi Lo Cascio. Anche lui si trasformò profondamente per il ruolo, arrivando grazie alla sua performance a vincere il David di Donatello come miglior attore non protagonista. Fausto Russo Alesi è presente nei panni del giudice Giovanni Falcone, mentre Fabrizio Ferracane è Pippo Calò, uno dei principali accusati da Buscetta. L’attore Nicola Calì recita invece nel ruolo di Totò Riina, mentre Giovanni Calogno è Gaetano Badalamenti. Pippo di Marca compare brevemente nei panni di Giulio Andreotti. L’attrice brasiliana Maria Fernanda Candido interpreta invece Maria Cristina, moglie di Buscetta.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Il traditore è infatti disponibile nei cataloghi di Netflix, Disney+, Now, Tim Vision e Rai Play. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 14 febbraio alle ore 21:20 sul canale Rai 3.

Fonte: IMDb

Dexter: Original Sin – Stagione 2 – Succederà? Tutto quello che sappiamo

Dexter: Original Sin di Showtime è un prequel del popolare successo degli anni 2000, ma la sanguinosa storia delle origini sarà rinnovata per una seconda stagione? Sviluppato per il piccolo schermo da Clyde Phillips, Original Sin racconta i primi giorni di Dexter Morgan (ora interpretato da Patrick Gibson) quando inizia la sua carriera nel dipartimento di polizia di Miami. Con il rifacimento di molti dei personaggi riconoscibili della serie originale, la serie mira a spiegare come è nato il famigerato serial killer e cosa è successo nel decennio precedente agli eventi della serie originale.

Dopo l’uscita un po’ deludente di Dexter: New Blood nel 2021, il franchise nato dal romanzo di Jeff Lindsay sembrava essere finito per sempre. Tuttavia, Showtime ha improvvisamente annunciato una serie prequel e, non molto tempo dopo, ha anche rivelato una continuazione, Dexter: Resurrection, con Michael C. Hall. Mentre quest’ultima è ancora lontana, Original Sin sembra dare nuova vita al franchise in rapida espansione negli anni 2020. Il prossimo passo sarà il rinnovo della seconda stagione di Dexter: Original Sin, ma non è chiaro cosa Showtime abbia in programma per la serie prequel.

La seconda stagione di Dexter: Original Sin non è confermata

Con un altro spinoff in arrivo, non è ancora chiaro cosa Showtime abbia in programma per la prequel di Dexter. Con il rinnovo (o la cancellazione) della seconda stagione ancora in sospeso, è del tutto possibile che il network premium via cavo stia aspettando di vedere come verrà accolta la prequel prima di prendere decisioni importanti. Anche se è stato pianificato un grande progetto per la storia, Original Sin non avrà una seconda stagione se nessuno si sintonizzerà per guardarla. L’accoglienza dello show non sarà nota fino al termine della prima stagione e Showtime non prenderà una decisione fino ad allora.

Una cosa che ha affossato New Blood è che era stata pubblicizzata come la ciliegina sulla torta della serie originale, ma Original Sin è più un complimento a Dexter che altro.

Tuttavia, Dexter ha dimostrato di essere un prodotto molto richiesto anche a quasi due decenni dal debutto della serie, e non c’è motivo di pensare che Original Sin non attirerà un pubblico curioso. Anche l’accoglienza piuttosto fredda riservata a New Blood può essere corretta dal prequel, che non corre il rischio di dover impegnarsi in qualcosa di definitivo. Una cosa che ha affossato New Blood è che era stata pubblicizzata come la ciliegina sulla torta della serie originale, ma Original Sin è più un complimento a Dexter che altro.

Dettagli del cast di Dexter: Original Sin – Stagione 2

Poiché la serie è un prequel, è quasi certo che alcuni membri del cast di Dexter: Original Sin torneranno perché compaiono nella serie originale. Anche se nel prequel sono avvenuti alcuni cambiamenti, probabilmente non ci sarà una morte prematura di un personaggio importante. Chiunque non appaia in Dexter, però, è un bersaglio facile e non ci sono davvero garanzie che sopravviverà alla prima serie di omicidi di Dexter. Parlando del personaggio omonimo, il cast della seconda stagione sarà guidato da Patrick Gibson nei panni del giovane Dexter Morgan.

Allo stesso modo, Christian Slater dovrebbe tornare nel ruolo del padre di Dexter, Harry, e Molly Brown tornerà a riprendere il suo ruolo di Debra, la sorella minore di Morgan. Michael C. Hall è tornato nella prima stagione del prequel per narrare il monologo interiore di Dexter, e probabilmente tornerà a farlo di nuovo. I nuovi colleghi di Dexter, come Maria LaGuerta (interpretata da Christina Milian), Angel Batista (James Martinez) e Vince Masuka (Alex Shimizu), appaiono tutti nella serie originale, quindi sono una certezza per la seconda stagione di Original Sin.

Dexter: Original Sin – Stagione 1, la spiegazione del finale: il motivo per cui Brian sta ancora guardando Dexter

Il finale della prima stagione di Dexter: Original Sin è stato caratterizzato da numerosi colpi di scena, momenti intensi e conclusioni felici, ma nel prequel di Dexter sono successe così tante cose che vale la pena spiegarle. L’episodio 10 di Original Sin ha trovato il modo di legare insieme tutti gli enormi sviluppi della stagione in modo soddisfacente. Dexter (Patrick Gibson) è riuscito a catturare e uccidere il rapitore Aaron Spencer (Patrick Dempsey), e Harry Morgan (Christian Slater) ha avuto la possibilità di confrontarsi con l’assassino della NHI, Brian Moser (Roby Attal). Anche Debra (Molly Brown) ha preso una decisione importante alla fine di Original Sin, e i pezzi dello show originale sono andati per lo più al loro posto.

Dopo che Harry, Dexter e Deb hanno superato le loro sfide, Dexter: Original Sin ha mostrato un po’ come si sono rivelate le loro decisioni. Dexter e Harry erano entrambi molto entusiasti di sapere che lei si sarebbe iscritta all’accademia di polizia, e Dexter ha anche ottenuto un posto a tempo pieno come tecnico forense alla Miami Metro. Harry, tuttavia, ha bruciato i ponti con Maria LaGuerta (Christina Milian), anche se ha potuto vedere il suo partner, Bobby Watt (Reno Wilson), sopravvivere alla ferita d’arma da fuoco. Ci sono stati diversi lieti fine in Original Sin, ma il percorso per arrivarci richiede qualche spiegazione in più.

Perché Dexter ha scelto di salvare Nicky invece di dare la caccia a Spencer

Dexter: Original Sin

Dexter non è davvero un mostro privo di emozioni e ha provato empatia per Nicky più di quanto volesse uccidere Spencer

Dexter di solito afferma di essere un mostro privo di emozioni, ma quando si è confrontato con Aaron Spencer, il capitano della polizia ha iniziato ad affogare Nicky. Nonostante volesse uccidere Spencer, Dexter ha deciso di salvare la vita di Nicky, anche se nel frattempo ha quasi lasciato andare Spencer. Uno dei motivi principali per cui Dexter ha scelto di salvare Nicky è perché ha empatizzato con il ragazzo ed era profondamente turbato da qualsiasi violenza contro i bambini. È lo stesso motivo per cui ha lasciato andare Spencer nell’episodio 9 di Dexter Original Sin  voleva proteggere Nicky più di quanto volesse uccidere Spencer.

È certamente un serial killer e una persona cattiva, ma Dexter è pur sempre umano, non importa cosa dice al pubblico.

Lo stesso Dexter aveva subito un enorme trauma quando era piccolo e, anche se non ne era consapevole in Original Sin, lo influenzò da adulto. Probabilmente Dexter si vedeva in Nicky e colse al volo l’opportunità di salvargli la vita. Original Sin ha anche dato a Dexter la possibilità di salvare una vita invece di toglierne una, perché Dexter non è davvero un mostro. È certamente un serial killer e una persona cattiva, ma Dexter è pur sempre umano, a prescindere da ciò che dice al pubblico. Quando la vita di Nicky era in pericolo, il lato umano di Dexter ha avuto la meglio sul suo “Passeggero Oscuro”.

Perché Brian è d’accordo con Harry sul fatto che non era buono per Dexter

Brian ha capito che Dexter era felice con la famiglia Morgan e aveva rimosso la morte di Laura

Una delle sorprese più scioccanti nel finale di stagione di Original Sin è arrivata dallo scontro finale di Harry con Brian Moser (Roby Attal). Alla fine Harry ha detto a Brian: “Puoi odiarmi per buone ragioni e sapere comunque che sono la cosa migliore per Dexter”. Le parole di Harry riuscirono a convincere Brian, che lo mise al tappeto e scrisse “Hai ragione” sul muro con il suo sangue. Brian aveva osservato Dexter per molto tempo e si era chiaramente reso conto che Dexter aveva davvero una bella vita come figlio di Harry. Harry amava davvero Dexter e Dexter si godeva la sua famiglia semi-normale, quindi Brian accettò di lasciarlo in pace.

La prima volta che Brian cercò di contattare Dexter, al ristorante nell’episodio 2 di Original Sin, si rese conto che Dexter non lo riconosceva più. Dexter era riuscito a cancellare tutti i ricordi traumatici di Laura e Brian, e Brian si rese conto che riconnettersi con il suo fratellino avrebbe riportato solo quei ricordi dolorosi. Sebbene fosse ossessionato da Dexter, Brian lo amava anche, e sapeva che lasciare che Dexter vivesse in beata ignoranza era meglio che fargli rivivere il trauma della morte di sua madre.

Cosa intendeva Spencer quando disse che Harry aveva deluso Dexter durante la sua scena di morte?

Dexter: Original Sin - Sstagione 1, episodio 9

Spencer sapeva della relazione di Harry con Laura Moser, ma Dexter pensava che mentisse

Dopo aver lasciato andare Spencer, Dexter riuscì a rintracciarlo rapidamente a casa dell’ex moglie di Spencer, Becca (Amanda Brooks). Dexter sapeva che Spencer era dominato dalla rabbia ed era troppo arrabbiato per fare la cosa logica e fuggire, quindi riuscì a salvare la vita di Becca. Spencer è, per molti versi, un parallelo di Dexter. Spencer era completamente alimentato dalla rabbia e dai suoi impulsi violenti dopo il divorzio da Becca, e aveva gettato al vento ogni logica e compassione. Era una visione di ciò che Dexter avrebbe potuto essere senza il Codice di Harry: un mostro che agisce in base a ogni suo impulso senza preoccuparsi di chi viene ferito.

Spencer conosceva tutti i dettagli sordidi della relazione di Harry con Laura e sapeva che il coinvolgimento di Harry l’aveva resa un bersaglio del cartello, e probabilmente avrebbe raccontato tutto a Dexter.

Una volta che Dexter ebbe portato Spencer sulla barca di Camilla Figg, la Slice of Pie, ebbero la possibilità di parlare brevemente. Spencer disse a Dexter che Harry lo aveva “deluso”, ma Dexter, in modo confuso, non approfondì la questione prima di tagliargli la gola. Spencer conosceva tutti i dettagli sporchi della relazione di Harry con Laura e sapeva che il coinvolgimento di Harry l’aveva resa un bersaglio del cartello, e probabilmente stava per raccontare tutto a Dexter. Dexter, tuttavia, probabilmente pensò che Spencer stesse mentendo spudoratamente, come aveva fatto tante volte prima, e scartò la possibilità di conoscere il segreto più oscuro di Harry.

La spiegazione dietro la decisione di Harry di dire a Dexter che era nato un mostro

Alla fine della prima stagione di Original Sin, episodio 10, Harry e Dexter si raccontarono tutto quello che era successo loro. Dexter raccontò a Harry di Spencer e di come avesse salvato la vita a Nicky, e si lamentò di come Spencer fosse diventato un mostro mentre lui stesso era nato assassino. Harry non lo corresse, però, perché stava ancora cercando di salvare Dexter dal vivere con il ricordo della morte di Laura. Aveva appena convinto Brian a stare alla larga per proteggere l’innocenza di Dexter, in modo che Harry non cambiasse idea e dicesse la verità.

La decisione di Harry si riduceva a una sola scelta. Se Harry avesse detto la verità, Dexter non avrebbe pensato di essere intrinsecamente imperfetto, ma avrebbe dovuto conoscere l’evento più traumatico della sua vita e la responsabilità di Harry in merito. Se Harry avesse mentito, Dexter avrebbe potuto pensare di essere irrimediabilmente perduto, ma avrebbe comunque avuto suo padre come modello positivo e avrebbe potuto essere orgoglioso della sua capacità di controllare i propri impulsi, come diceva Harry. Per Harry la scelta era abbastanza facile e decise di risparmiare a Dexter i dettagli cruenti della nascita del suo Passeggero Oscuro.

Perché Deb ha scelto di entrare nella polizia invece di andare alla FSU

All’inizio della prima stagione di Original Sin, Deb ha ricevuto una telefonata in cui le comunicavano che la Florida State University le stava ancora offrendo una borsa di studio per giocare a pallavolo, anche se aveva dato un pugno in faccia a una compagna di squadra ed era stata espulsa dalla squadra. Tuttavia, come ha mostrato a Harry, Deb ha deciso di fare domanda all’accademia di polizia di Miami. Deb aveva diversi motivi per scegliere la polizia invece del college, ma il più importante era che voleva prendere in mano la propria vita. Come disse al comatoso Bobby Watt (Reno Wilson), Deb sentiva che la sua vita stava andando fuori controllo e che aveva bisogno di cambiare.

Quel cambiamento divenne chiaro dopo aver parlato con Tanya Martin (Sarah Michelle Gellar). Poiché Tanya disse a Deb che la cosa più eccitante che aveva fatto al di fuori dello sport era catturare assassini, Deb decise che essere un agente di polizia avrebbe dato più significato alla sua vita rispetto a giocare a pallavolo. Come poliziotta avrebbe potuto fare davvero la differenza nella vita delle persone, cosa che non poteva fare come giocatrice di pallavolo. Anche la dinamica della famiglia Morgan ha probabilmente influenzato Deb, che ha detto che da quel momento in poi Harry e Dexter avrebbero dovuto includerla nelle loro conversazioni segrete.

Perché Brian continuava a guardare Dexter & The Morgans alla fine di Original Sin? Rimarrà davvero lontano?

L’ultima scena della prima stagione di Original Sin mostrava Brian Moser che fissava Dexter, Deb e Harry che ballavano insieme. Brian aveva però appena accettato di stare lontano da Dexter, quindi era un po’ confuso il motivo per cui stava ancora perseguitando il suo fratellino. Anche se sapeva che Harry era la migliore possibilità di felicità per Dexter, Brian semplicemente non riusciva a stare lontano. Era ancora ossessionato dal fratellino, ancora arrabbiato con Harry e ancora convinto che l’unico modo per trovare la felicità fosse riportare Dexter nella sua vita. Anche se fosse stato solo a guardare dall’ombra, Brian aveva bisogno di far parte della vita di Dexter.

Purtroppo, Brian non si accontentava di osservare Dexter da lontano. Come sanno i fan della serie Dexter originale, Brian avrebbe cercato di contattare Dexter di nuovo anni dopo nel modo più malato possibile. Nella prima stagione di Dexter, Brian si rivelò essere l’assassino del camion frigo e iniziò a giocare con Dexter, cercando di presentarsi lentamente e di rivelare la verità sulla morte di Laura. La morte finale di Harry in Original Sin fu probabilmente una delle ragioni principali per cui Brian decise di contattare Dexter, poiché non c’era più nessuno a tenerlo lontano da suo fratello.

Il vero significato del finale della prima stagione di Dexter: Original Sin

Sebbene affronti la situazione molto specifica di un vigilante serial killer, la prima stagione di Dexter: Original Sin tratta temi molto più universali. Lo stesso Dexter ha sposato il tema principale di Original Sin: il potere e l’importanza della famiglia. Ha detto che, anche se non sarebbe mai stato normale, la famiglia era l’unica cosa che poteva salvarlo. Anche Dexter aveva ragione: il Codice di Harry ha impedito a Dexter di diventare un mostro come Aaron Spencer o Brian Moser, e l’amore di Debra lo ha reso compassionevole e gentile. Con l’aiuto della sua famiglia adottiva, Dexter è riuscito a tenere sotto controllo il suo Passeggero Oscuro.

Questa frase era estremamente importante per il messaggio principale di Original Sin: ciò che realmente separa Dexter dai mostri e dagli altri serial killer è la compassione e l’empatia che prova per gli altri.

La famiglia non è l’unico valore Tuttavia, i valori finali della prima stagione di Original Sin non si limitano alla famiglia. Mentre Bobby Watt veniva portato fuori dall’ospedale, Dexter osservò che aveva deciso di uccidere altri assassini non perché alcune persone meritassero di morire, ma perché alcune persone meritavano di vivere. Questa frase è stata estremamente importante per il messaggio principale di Original Sin: ciò che realmente separa Dexter dai mostri e dagli altri serial killer è la compassione e l’empatia che prova per gli altri. Dexter non sceglie gli assassini per coprire le sue tracce o come scusa per lasciare che il suo Passeggero Oscuro si nutra, li uccide per proteggere le loro future vittime.

Per molti versi, Dexter: Original Sin è anche una storia sulla natura umana e su come capire come essere una brava persona. Dexter parla costantemente di come sia nato per essere un mostro e di come il suo Passeggero Oscuro non possa essere contenuto, eppure lo contiene costantemente. Ascolta i consigli di Harry, aiuta Deb quando ha bisogno di lui e, cosa forse più importante, sceglie di salvare Nicky invece di uccidere Spencer. Dexter: Original Sin stagione 1 è fondamentalmente la prova che, qualunque cosa accada, una persona può sempre scegliere di fare la cosa giusta, anche se crede di essere un mostro.

I Goonies 2 ufficialmente in lavorazione con Steven Spielberg come produttore

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Dopo precedenti notizie che smentivano la cosa, sembra ora che i Goonies stiano tornando per davvero! Come riportato da Variety, la Warner Bros. ha ingaggiato Potsy Ponciroli per scrivere la sceneggiatura del sequel, come è stato annunciato venerdì, quasi 40 anni dopo il film originale uscito nelle sale nel 1985. Steven Spielberg, Kristie Macosko Krieger e Holly Bario produrranno per la Amblin Entertainment insieme a Chris Columbus, che ha scritto la sceneggiatura originale de I Goonies. Lauren Shuler Donner sarà la produttrice esecutiva. Al momento il sequel non ha ancora un regista e non sono stati rivelati dettagli sulla trama.

Josh Brolin, Sean Astin, Corey Feldman, Ke Huy Quan e Martha Plimpton hanno recitato nel film originale del 1985 su un gruppo di ragazzi che trovano un’antica mappa per un tesoro nascosto. Diretto da Richard Donner e prodotto da Steven Spielberg, I Goonies ha guadagnato 125 milioni di dollari in tutto il mondo al botteghino con un budget di soli 19 milioni di dollari. È diventato un classico di culto e nel 2017 è stato selezionato per essere conservato nel Registro Nazionale dalla Biblioteca del Congresso.

Recentemente, Quan ha recitato in un film d’azione tutto suo, Colpi d’amore, uscito nelle sale ad inizio mese. Dopo aver recitato da bambino ne I Goonies, Quan ha avuto una ripresa della sua carriera grazie all’interpretazione del premio Oscar in Everything Everywhere All at Once e a un ruolo nella serie Marvel e Disney+ Loki. Ha parlato di una reunion del cast di quell’iconico film proprio alla prima mondiale di del suo nuovo film, dove la sua co-star Feldman lo ha raggiunto al TCL Chinese Theater di Hollywood.

È una delle domande più frequenti che ricevo nella mia vita”, ha detto Quan rispondendo alla possibilità di un sequel. “Mi piacerebbe molto che accadesse”. Feldman ha poi aggiunto: “Tutto quello che posso dire è di riunirci tutti insieme. Tutti hanno un bell’aspetto. Sean sta bene. Josh sta bene. Stiamo ancora tutti bene e siamo tutti vivi. I Goonies non dicono mai “morire”… quindi c’è speranza”. Speranza che sembra ora concretizzarsi e ai fan del classico del 1985 non resta ora che attendere maggiori novità su questo atteso sequel.

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Bridgerton 4: un video dal set e le prime immagini con Benedict e Sophie

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Netflix ha fatto ai fan di Bridgerton uno speciale regalo di San Valentino con un’anteprima della stagione 4. Lo streamer ha svelato diverse immagini della prossima stagione e un video dietro le quinte con il primo filmato dei nuovi episodi, ancora in fase di produzione.

Ora con la nuova coppia protagonista Luke Thompson e Yerin Ha nei panni rispettivamente di Benedict Bridgerton e dell’interesse amoroso Sophie Baek, la nuova stagione “si concentra sul secondogenito bohémien Benedict (Thompson). Nonostante i suoi fratelli maggiore e minore siano entrambi felicemente sposati, Benedict è riluttante a sistemarsi, finché non incontra un’affascinante Lady in Silver (Sophie di Ha) al ballo in maschera di sua madre”.

Cosa sappiamo su Bridgerton 4

I nuovi episodi di Bridgerton si concentreranno sul secondogenito bohémien, Benedict (Luke Thompson). Nonostante i suoi fratelli maggiore e minore siano entrambi felicemente sposati, Benedict è riluttante a sistemarsi, finché non incontra un’affascinante Dama in Argento al ballo in maschera organizzato da sua madre

  • Numero episodi: 8

  • Location delle riprese: Londra, UK

  • Showrunner / Produttore esecutivo: Jess Brownell

  • Produttori esecutivi: Shonda Rhimes, Betsy Beers, Tom Verica e Chris Van Dusen

L’universo di Bridgerton

Bridgerton ha conquistato gli spettatori di tutto il mondo quando Netflix e Shondaland hanno fatto debuttare l’iconica serie nel 2020. Ciascuna delle sue tre stagioni si è classificata tra le Most Popular di Netflix, mentre il prequel amato dai fan, La regina Carlotta: Una storia di Bridgerton, ha dominato la Global Top 10.

Il franchise ha riunito un fandom globale che si rivolge ad un pubblico appassionato del genere romance, facendo il suo ingresso nella cultura di massa con un successo senza precedenti e scatenando trend, con fan che celebrano il loro amore per la serie attraverso meme, musica, libri, moda, arredamento e altro ancora.

Esperienze dal vivo come The Queen’s Ball: A Bridgerton Experience e una crescente collezione di prodotti hanno trasformato il nome “Bridgerton” in un brand di lifestyle straordinariamente ricercato, che delizia i fan permettendo loro di godersi la propria storia preferita di persona. Con la stagione 4 ora in produzione, il franchise continuerà a offrire alla sua fanbase nuove occasioni per immergersi nell’universo Bridgerton sia sullo schermo che fuori.

The White Lotus – Stagione 3: recensione della serie di Mark White

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Ogni stagione di The White Lotus segna un’espansione di ambizione e portata. La prima stagione, concepita come un progetto di emergenza nell’era COVID e girata alle Hawaii, si è trasformata in un fenomeno culturale. La seconda ha ampliato l’orizzonte narrativo di quello che è poi diventato un franchise sbarcando in Sicilia, esplorando temi di sesso e potere. Con la terza stagione, The White Lotus alza ulteriormente il livello, sia in termini geografici che concettuali, e spinge la narrazione verso un territorio meno immediato ma altrettanto intrigante: la spiritualità.

The White Lotus 3 vola in Thailandia

Girata in gran parte sull’isola thailandese di Koh Samui, con escursioni spettacolari a Bangkok e in ambienti lussuosi come yacht e discoteche, questa stagione si presenta come la più grandiosa di sempre. Con otto episodi, è anche la più lunga, confermando l’evoluzione della serie e l’intenzione, motivata anche dal suo successo, di ampliare le sue ambizioni. Tuttavia, mentre la prima stagione affrontava le dinamiche di classe e la seconda il sesso come strumento di potere, la terza sceglie un tema meno immediatamente scandaloso: la ricerca di senso. Il lusso sfrenato a cui The White Lotus ci ha abituati fa da sfondo a una riflessione più introspettiva, mentre i protagonisti esplorano concetti come il distacco dal desiderio e la comprensione della propria sofferenza e, più generalmente, fanno i conti con se stessi rispetto a quale momento della loro vita stanno vivendo.

The White Lotus stagione 3 – Cortesia di Sky

Come da tradizione, la stagione si apre con un mistero: un cadavere non identificato viene ritrovato nella proprietà, mentre un ospite prega per la sicurezza di una persona cara davanti a una statua del Buddha. Mike White costruisce la tensione con la consueta maestria, facendo gravare una costante minaccia sullo sviluppo degli eventi. L’espansione del cast e il maggior numero di episodi, tuttavia, rendono l’avvio più diluito rispetto alle stagioni precedenti, richiedendo pazienza da parte dello spettatore.

I misteri di The White Lotus

Il nuovo gruppo di ospiti è composto da tre gruppi principali. Una famiglia del sud degli Stati Uniti, guidata da Jason Isaacs e Parker Posey, si ritrova a seguire la figlia (Sarah Catherine Hook) in un percorso di meditazione, accompagnata dai fratelli (Patrick Schwarzenegger e Sam Nivola). Poi c’è un trio di amiche di lunga data (Michelle Monaghan, Carrie Coon e Leslie Bibb) in viaggio per ritrovare il legame perduto, e infine un uomo tormentato (Walton Goggins) che tratta con disprezzo la sua giovane e devota fidanzata (Aimee Lou Wood). Come sempre, dietro la facciata scintillante di ospiti benestanti si celano segreti, rancori e tensioni che esploderanno nel corso della stagione.

Anche il personale dell’hotel ha una caratterizzazione interessante e differente rispetto al passato. Il direttore generale, Fabian (Christian Friedel), è un personaggio più sfumato e meno centrale rispetto ai suoi predecessori. Spiccano invece la carismatica Sritala (Lek Patravadi), ex attrice divenuta guru del benessere, e il magnetico Valentin (Arnas Fedaravičius), un “guaritore energetico” che entra nelle dinamiche del trio di amiche. Ritroviamo anche Belinda (Natasha Rothwell), la massaggiatrice tradita da Tanya nella prima stagione, ora in Thailandia per un programma di scambio che la mette a confronto con il personale locale. Il suo ritorno serve a creare un gancio con la prima stagione, così come la presenza della stessa Tanya aveva svolto lo stesso ruolo tra il primo e il secondo ciclo. Nella terza stagione Tanya è assente, ma si scoprirà presto che è un’assenza giustificata e che ha degli strascichi.

The White Lotus stagione 3 – Cortesia di Sky

Tempi più lunghi

Rispetto alle precedenti stagioni, la terza fatica di The White Lotus richiede più tempo per ingranare. White sembra ora più consapevole del successo della serie e si prende la libertà di costruire la narrazione con maggiore lentezza, introducendo gradualmente i conflitti e le tematiche centrali. Alcuni personaggi hanno una resa meno immediata: Posey, ad esempio, spinge la sua interpretazione verso un registro sopra le righe, mentre Goggins sorprende con un ruolo più cupo e tormentato del solito. Tuttavia, una volta che la storia prende slancio, la serie ritrova il suo ritmo avvincente, portando lo spettatore in un vortice di eventi imprevedibili, ma soprattutto replica con grande efficacia quella costruzione costante della tensione che sembra portare tutti i personaggi a un inevitabile punto di rottura, spingendoli sempre di più sul proverbiale “orlo di una crisi di nervi”.

Uno dei punti di forza di questa stagione è il modo in cui riesce a riflettere sulla Thailandia come destinazione turistica, andando oltre la semplice esotizzazione. Il confronto tra la ricca clientela occidentale e il personale locale è più accentuato rispetto al passato, e White si diverte a sottolineare le contraddizioni del turismo di lusso in un paese con una storia complessa. E questo elemento viene fuori ancora meglio quando si confronta questo ritratto delle contraddizioni della Thailandia con l’affresco da cartolina ricco di cliché che l’autore aveva invece riservato alla Sicilia nella fastidiosa stagione due. Un episodio che segue una notte di follia a Bangkok è tra i momenti più riusciti della stagione, ricordando al pubblico quanto The White Lotus sappia mescolare satira e dramma in modo magistrale.

Un finale enigmatico

The White Lotus stagione 3 – Cortesia di Sky

Come sempre, il finale sarà il vero banco di prova per valutare il significato complessivo della stagione. White ha dimostrato di saper costruire climax sorprendenti e di usare la morte e il dramma in senso ampio come strumento per rivelare il cuore tematico della storia. Se le precedenti stagioni hanno messo in evidenza le disuguaglianze economiche e il cinismo delle relazioni umane, la terza stagione si muove su un terreno più spirituale e meno tangibile. Il rischio è che questa svolta possa sembrare meno incisiva rispetto al passato, ma White è troppo abile per lasciare che la narrazione perda il suo mordente.

La terza stagione di The White Lotus è un’opera ampia, ambiziosa e riflessiva, che chiede allo spettatore di concederle il tempo necessario per svelare le sue carte. Forse meno immediata e provocatoria delle precedenti, ma comunque capace di affascinare con la sua satira sociale tagliente e il suo cast impeccabile (su tutti splende Jason Isaacs). Se l’obiettivo era espandere ulteriormente l’universo narrativo della serie, possiamo dire che la missione è riuscita.

FBI – Stagione 7, Episodio 11 accenna al futuro di OA e Maggie con la bugia di Isobel

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Isobel (Alana de la Garza) rivela una menzogna per omissione in FBI – Stagione 7, Episodio 11, “Shelter”, che accenna alla futura relazione tra OA e Maggie. Maggie (Missy Peregrym) e OA (Zeeko Zaki) hanno a lungo oscillato tra amicizia e romanticismo. Mentre l’attore dellFBI Zeeko Zaki dice che la relazione deve rimanere platonica, Maggie e OA hanno tutti gli ingredienti per qualcosa di più. La coppia si è avvicinata durante la settima stagione dell’FBI, sostenendosi a vicenda durante eventi traumatici.

FBI – Stagione 7, Episodio 11 che si intitola “Shelter” vede OA e Maggie alla ricerca di risposte dopo che un uomo armato ha aperto il fuoco in un rifugio per immigrati. OA ha difficoltà con questo caso perché inizialmente sembra che gli immigrati musulmani fossero presi di mira. Tuttavia, è possibile che il suo temperamento irascibile e la sua impulsività siano dovuti al trauma subito dopo che Clay (Guy Lockard) dell’FBI è morto per mano sua. La violazione dei protocolli dell’FBI da parte di OA attira l’attenzione di Isobel, che lo avverte che il suo comportamento potrebbe metterlo nei guai. La sua lezione include la rivelazione di una menzogna di omissione che potrebbe essere rilevante per OA sotto diversi aspetti.

La rivelazione di Isobel stabilisce che i personaggi dell’FBI possono avere relazioni segrete

Isobel dice a OA che si è sposata due mesi fa e ora ha tre figliastre. Questa rivelazione sconvolge l’agente dell’FBI, che non sapeva nemmeno che il suo capo avesse una relazione. Isobel spiega che questa mancanza di conoscenza è deliberata. Vuole mantenere la sua vita personale e professionale completamente separate in modo da poter rimanere obiettiva sul lavoro. Quindi, non ha mai parlato della sua relazione al lavoro e presumibilmente non discute dei casi dell’FBI a casa.

Isobel incoraggia OA a compartimentalizzare in modo simile. Non le piace il modo in cui lui permette alle sue emozioni di dettare il suo comportamento in questo caso e si aspetta che metta da parte i sentimenti personali per lavorare al caso secondo i protocolli dell’FBI. Anche se Isobel non parla solo di relazioni sentimentali nella sua lezione, il suo esempio dà effettivamente a OA il permesso di tenere per sé qualsiasi relazione futura. Presumibilmente, ciò includerebbe un futuro cambiamento nel suo stato sentimentale con Maggie nellFBI..

La posizione precaria di OA rende rischiosa una relazione

Il suo comportamento irregolare lo sta già mettendo nei guai con l’ufficio di New York

I problemi di OA iniziano in “Shelter” quando perde le staffe con un sospettato nella prima parte delle indagini sulla sparatoria. Questo caso è personale per lui, poiché conosce personalmente una guardia di sicurezza deceduta e sua sorella faceva volontariato in questo rifugio. Così, si mette contro il sospettato e Maggie deve impedirgli di andare oltre. Questo momento è particolarmente sconvolgente perché la rabbia incontrollata di OA arriva subito dopo una scena in cui è pacato e gentile con una giovane vittima per convincerla a parlare di ciò che è successo.

Maggie non permette a OA di assistere all’interrogatorio del sospettato, scegliendo invece di collaborare con Scola per questo compito a causa del comportamento del suo partner, che probabilmente lo colpisce più duramente di qualsiasi altra conseguenza.

Questa perdita di controllo ha diverse conseguenze per OA, suggerendo che mantenere la sua posizione con l’FBI dipende dalla sua capacità di gestire meglio le emozioni. Maggie non permette a OA di assistere all’interrogatorio del sospettato, scegliendo invece di collaborare con Scola per questo compito a causa del comportamento del suo partner, che probabilmente lo colpisce più duramente di qualsiasi altra conseguenza. Inoltre, quando Isobel lo prende, lo avverte che ha “quasi oltrepassato un limite che non si può tornare indietro”. Più avanti nella conversazione, gli dice anche che non può permettere che la sua vita privata metta a repentaglio il lavoro importante che sta svolgendo.

OA era già in una posizione precaria anche prima di questo incidente a causa del modo in cui aveva gestito la questione Clay all’inizio della settima stagione dell’FBI. Aveva segretamente usato Clay come informatore senza dirlo a Isobel, confessandole alla fine. Il suo capo aveva accettato di usare Clay come informatore ufficiale confidenziale a condizione che compilasse i documenti, il che era un accordo equo. Tuttavia, considerando che la situazione di Clay è iniziata con il cattivo giudizio di OA a causa della loro relazione, il comportamento di OA in “Shelter” è un secondo punto a sfavore.

Il coinvolgimento sentimentale di OA con un’altra agente dell’FBI potrebbe compromettere la sua obiettività e segnalare alla dirigenza che per la terza volta sta dando priorità alle relazioni personali rispetto alle aspettative del suo lavoro.

Se OA continua a rivolgersi a Maggie per avere sostegno in questo momento difficile per lui, aumentano le possibilità che tra loro si sviluppi una storia d’amore. Per quanto eccitante possa essere, una relazione del genere potrebbe peggiorare ulteriormente la sua già precaria posizione all’interno dell’FBI. Il coinvolgimento sentimentale di OA con un’altra agente dell’FBI potrebbe compromettere la sua obiettività e segnalare alla dirigenza che per la terza volta sta dando priorità alle relazioni personali rispetto alle aspettative del suo lavoro.

L’altra coppia dell’FBI è divisa tra due serie (così non devono nasconderlo)

Nina lavora per la task force fuggitivi mentre Scola è rimasta con l’ufficio di New York

L’FBI ha già creato un precedente per le coppie che lavorano insieme, con Scola e Nina (Shantel VanSanten) che hanno frequentato per le ultime stagioni e che vivono addirittura insieme con il loro bambino. Tuttavia, non devono nascondere la loro relazione perché non lavorano per la stessa unità. Nina è stata trasferita alla Fugitive Task Force e visita solo occasionalmente l’ufficio di New York.

Jubal e Isobel non hanno mai detto esplicitamente che Scola e Nina dovessero scegliere tra lavorare insieme o uscire insieme. La coppia ha anche sottolineato che lavorare in uffici separati è più pratico perché un agente può sempre essere a casa con il bambino mentre l’altro è sul campo. Tuttavia, è probabile che, se l’FBI Scola e Nina non avessero scelto volontariamente di lavorare in unità separate, Jubal o Isobel avrebbero forzato la questione.

Se OA e Maggie dovessero uscire insieme, l’FBI potrebbe indicare Nina e Scola come esempio di come l’ufficio di New York dovrebbe gestire la situazione e costringere uno di loro a trasferirsi in un’altra unità.

La relazione tra Nina e Scola costituisce un precedente per il modo in cui l’FBI gestisce le relazioni tra agenti. Se OA e Maggie dovessero uscire insieme, l’FBI potrebbe indicare Nina e Scola come esempio di come l’ufficio di New York dovrebbe gestire la situazione e costringere uno di loro a trasferirsi in un’altra unità. Pertanto, è probabile che qualsiasi futura relazione tra OA e Maggie si svolga in segreto, almeno all’inizio.

Perché è meglio che la potenziale relazione tra OA e Maggie rimanga segreta (almeno per ora)

Le relazioni segrete sono comuni nelle procedure di polizia, quindi può essere difficile portare avanti questa storia in modo fresco e originale. Tuttavia, potrebbe essere l’idea migliore per la storia d’amore tra Maggie e OA nell’FBI. Se Maggie e OA rivelano troppo presto la loro relazione, potrebbe portare a una storia dell’FBI in cui non possono più essere partner di lavoro. Non sarebbe una storia interessante per loro e distrarrebbe dai casi importanti per cui i due si sono uniti all’FBI.

OA e Maggie dovrebbero mantenere la loro relazione privata in FBI finché non avranno basi più solide.

È possibile che OA e Maggie possano rimanere partner. Tuttavia, questa idea renderebbe difficile per loro essere obiettivi, poiché potrebbero essere più preoccupati per il benessere dell’altro che per i movimenti sospetti in un dato caso. OA e Maggie potrebbero anche sentirsi sotto pressione per far funzionare la relazione, perché tutti lo sanno. Questo tipo di pressione potrebbe far implodere la loro storia d’amore prima ancora che inizi. Quindi, OA e Maggie dovrebbero mantenere la loro relazione privata all’interno dell’FBI, finché non avranno basi più solide.

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The White Lotus – stagione 3: dal 17 febbraio su Sky e NOW

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The White Lotus – stagione 3: dal 17 febbraio su Sky e NOW

Nuova destinazione, nuovo gruppo di vacanzieri pronti a lasciarsi alle spalle per una settimana lo stress di tutti i giorni… e nuovo mistero da risolvere. È ambientata in un incantevole resort immerso nelle atmosfere zen della Thailandia la terza stagione di The White Lotus, la premiata serie HBO e Sky Exclusive creata da Mike White da lunedì 17 febbraio su Sky e in streaming su NOW, in esclusiva e in contemporanea con gli Stati Uniti.

Girato fra Koh Samui, Phuket e Bangkok, anche questo terzo capitolo della satira sociale di Mike White è ambientato in un esclusivo resort e segue le vicende di diversi ospiti e dipendenti nel corso di una settimana. Nel cast Leslie Bibb, Carrie Coon, Walton Goggins, Sarah Catherine Hook, Jason Isaacs, Lalisa Manobal, Michelle Monaghan, Sam Nivola, Lek Patravadi, Parker Posey, Natasha Rothwell, Patrick Schwarzenegger, Tayme Thapthimthong, Aimee Lou Wood. Il cast aggiuntivo include Nicholas Duvernay, Arnas Fedaravičius, Christian Friedel, Scott Glenn, Dom Hetrakul, Julian Kostov, Charlotte Le Bon, Morgana O’Reilly e Shalini Peiris.

Guarda il trailer di The White Lotus – stagione 3

La prima stagione, arrivata nell’estate del 2021 e ambientata alle Hawaii, ha ricevuto ben 20 nomination agli Emmy Awards in 13 categorie, portando a casa 10 statuette, più di qualunque altra serie quell’anno – incluso il premio come miglior miniserie. Il secondo ciclo di episodi, che ha debuttato nel dicembre 2022, è invece ambientato in Sicilia e ha fatto sue addirittura 23 nomination agli Emmy®, fra cui quella per miglior serie drammatica, portando a casa 5 vittorie. Entrambe sono disponibili in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW.

The White Lotus è creata, scritta e diretta da Mike White; produttori esecutivi sono Mike White, David Bernad and Mark Kamine. 

Luna di miele con mamma, la spiegazione del finale: cosa succede a Lucas e Maya?

Diretto da Nicolas Cuche, Luna di miele con mamma (film disponibile su Netflix) trasmette un messaggio positivo, ma lascia leggermente delusi per la struttura narrativa. E’ chiaro lo sforzo necessario per creare momenti di vero umorismo sullo schermo, ma a volte una battuta viene prolungata così tanto da smettere di essere divertente e diventare imbarazzante per il pubblico.

L’intera sotto-trama in cui madre e figlio fingono di essere marito e moglie è sembrata eccessivamente forzata e, soprattutto, poco funzionale al conflitto principale. Il film ruota attorno alla scoperta di sé e all’acquisizione di una nuova prospettiva sulla vita, e tutto questo avrebbe potuto svilupparsi senza il bisogno di quella finzione. Inoltre, questa dinamica ha finito per distrarmi inutilmente dalla trama principale, rendendo la narrazione meno incisiva e più confusa.

Detto ciò, ci sono stati momenti tra i personaggi che si sono rivelati davvero profondi e toccanti. Ma vediamo cosa è successo nella vita di Lucas, perché ha deciso di partire in luna di miele con sua madre e come quel viaggio ha cambiato il suo modo di vedere le cose.

Perché Elodie ha lasciato Lucas in Luna di miele con mamma?

Lucas ed Elodie erano sull’altare, pronti a scambiarsi i voti, quando l’ex compagno di lei la contattò tramite un’amica. In un attimo, Elodie decise di non sposare Lucas.

La rappresentazione del personaggio di Elodie è uno degli aspetti più deboli del film: viene dipinta come una donna egoista, maleducata e priva di qualsiasi sensibilità nei confronti di Lucas. Questo tipo di personaggi stereotipati, privi di sfumature, risultano piatti e inefficaci, incapaci di suscitare un vero impatto sugli spettatori.

Luna di miele con mamma – Immagine dal set

Dopo essere stato abbandonato, Lucas, nel tentativo di dimostrare di stare bene, decide di partire comunque per la luna di miele. Tuttavia, essendo molto dipendente dai suoi genitori e incapace di immaginare un viaggio da solo in un paese straniero, accetta che sua madre lo accompagni. Pur consapevole dell’assurdità della situazione, Lily decide di seguirlo.

Una volta arrivati a Mauritius, Lily racconta ai gestori del resort di essere in viaggio di nozze con Lucas per ottenere un upgrade della camera. Questa gag avrebbe potuto concludersi rapidamente, ma gli sceneggiatori hanno scelto di prolungarla, costringendo madre e figlio a fingere di essere sposati per buona parte del film. Nel frattempo, gli autori li mettono in situazioni sempre più assurde, cercando di suscitare risate a loro spese.

Cosa ha scoperto Lucas su sua madre?

Durante il viaggio, Lucas si rende conto di non conoscere affatto sua madre, mentre lei sa tutto di lui. Lily gli racconta di come suo marito l’abbia “tradita”, non nel senso classico del termine, ma emotivamente. Prima del matrimonio, lei e Michel vivevano intensamente ogni momento, ma con il tempo la routine ha preso il sopravvento e si sono ritrovati distanti, senza neanche accorgersene.

Lily ha dedicato tutta la sua vita alla famiglia, mentre Michel, forse inconsciamente, ha smesso di prestarle attenzione, dando per scontata la sua presenza. Durante il viaggio, Lily stringe un legame con un uomo di nome Peter. Non ha mai avuto intenzione di tradire suo marito, ma si è resa conto di quanto le mancasse sentirsi desiderata.

Lucas, temendo che sua madre volesse lasciare suo padre, si irrigidisce. Forse, in un’altra vita, Lily e Peter sarebbero stati una coppia perfetta, ma nel presente Lily sceglie di rimanere con Michel e di lavorare sul loro rapporto. Sa che un matrimonio richiede impegno e, nonostante le difficoltà, è pronta a lottare per ricostruire il legame con suo marito.

Quale lezione ha imparato Lucas dal viaggio?

Le scene tra Lucas e Maya sono tra le più riuscite del film. Maya è l’unica a cui Lucas confessa che Lily non è sua moglie, ma sua madre. È evidente che Lucas è attratto da lei, ma mai avrebbe immaginato che i suoi sentimenti potessero essere ricambiati.

I due trascorrono molto tempo insieme e si avvicinano sempre di più, ma Lucas ha ancora paura di stare solo. Il suo bisogno di dipendere da qualcuno lo spinge a fantasticare su una vita con Maya, parlando di futuro, figli e felicità. Tuttavia, mentre lo fa, si rende conto che il suo desiderio di avere Maya accanto è dettato più dalla paura della solitudine che da un vero sentimento.

Luna di miele con mamma – Immagine dal set

Maya gli insegna una lezione preziosa: non bisogna avere paura di stare da soli. Gli spiega che il tempo passato con se stessi è un’opportunità per conoscersi meglio e per affrontare le proprie emozioni senza fuggire da esse. Solo così potrà davvero guarire dopo la sua delusione amorosa.

Il finale di Luna di miele con mamma

Nel finale, Michel raggiunge Lily dopo che Lucas, al telefono, gli aveva fatto capire che, senza un vero sforzo, avrebbe potuto perderla. Anche Lucas torna a casa con una nuova prospettiva: ha ancora delle ferite da guarire, ma ora ha la consapevolezza che il tempo porterà con sé nuove opportunità. E, soprattutto, ha imparato il valore dell’indipendenza emotiva.

La Dolce Villa, riassunto e spiegazione del finale: Eric è rimasto in Italia?

La Dolce Villa è un dramma romantico di Netflix che si svolge nella pittoresca cittadina di Montezara. Quando Eric ha saputo che sua figlia Olivia stava per stabilirsi in Italia, ha sentito il bisogno compulsivo di fermarla. Lei ha venticinque anni e Eric crede che non abbia l’esperienza per prendere una decisione così importante e permanente. Spera di convincerla a riconsiderare la sua decisione, quindi va in Italia. Eric pensava che l’Italia sia un posto maledetto per lui. Ogni volta che era stato lì, qualcosa era andato storto; ha affrontato la situazione nella speranza di “salvare” sua figlia. Eric riuscirà a convincere Olivia a tornare in Ohio? O l’Italia farà breccia in lui?

Seguono spoiler da La Dolce Villa

Eric ha trovato la sua vocazione a Montezara?

Eric era deciso a dimostrare a sua figlia che il piano della casa da un euro era solo una truffa. Olivia lo presentò a Francesca, il sindaco della città, che le aveva spiegato il piano e l’aveva aiutata a trovare una casa lì. Poiché la maggior parte dei giovani emigravano dalla città non appena diventavano adulti, Francesca era disperata e voleva attrarre giovani e forestieri per stabilirsi lì. Avevano bisogno di attività e di giovani per mantenere la città funzionante, ed era pronta a spostare le montagne per convincere Olivia a rimanere lì.

Mentre la maggior parte delle case da un euro erano in rovina, l’ultima casa che Francesca le mostrò era proprio quella che Olivia stava cercando. Il proprietario della casa, Mario, era morto un anno prima e l’unica pecca era che la casa non era elencata nella lista da un euro. C’era qualche discrepanza sulla casa, ma Francesco era sicuro che sarebbero riusciti a gestire gli aspetti legali e consegnò la casa a Olivia. Anche Eric si innamorò della casa. Era ben illuminata, il soffitto era bellissimo, c’era un affresco e c’erano ulivi tutt’intorno. Decise di rimanere e aiutare Olivia con la ristrutturazione. Eric era un consulente di ristoranti e la sua segretaria lo aveva avvertito che avrebbe perso importanti proposte se non fosse tornato in tempo, ma Eric aveva dato la priorità a trascorrere del tempo con sua figlia e a aiutarla a costruire la sua casa.

La Dolce Villa. (L to R) Scott Foley as Eric and Violante Placido as Francesca in La Dolce Villa. Cr. Giulia Parmigiani/Netflix ©2024

Per Olivia, acquistare una casa in Italia non era solo il suo sogno, ma anche quello di sua madre. Prima di morire, avevano discusso di trasferirsi in Italia. Olivia voleva rimanere fedele alle sue origini italiane e sperava di realizzare il sogno di sua madre. Ma Eric era ancora convinto che un giorno Olivia avrebbe voluto tirarsi indietro e avrebbero dovuto vendere la casa, motivo per cui si era concentrato sull’idea di attrarre acquirenti con la ristrutturazione. Ma Olivia gli aveva ricordato che non aveva intenzione di vendere la casa.

Eric era emozionato quando scoprì un forno a legna nascosto in casa; come chef, non vedeva l’ora di costruire la cucina perfetta per Olivia. Dopo aver incontrato Giovanni, uno chef locale che si era formato a Roma e aveva aperto un ristorante a Montezara perché voleva sperimentare la ricetta della sua famiglia, a Eric venne un’idea brillante. Si rese conto che forse avrebbero potuto costruire una cucina di livello commerciale e tenere corsi di cucina. Il piano era di reclutare chef locali in modo che i turisti potessero imparare a cucinare cibo locale. Francesca era impressionata; l’idea alla base dell’avvio del progetto One Euro Villa era quella di attrarre nuove attività, e Eric aveva proposto il piano perfetto per trasformare la pittoresca cittadina in un’attrazione turistica. Eric era nel suo elemento; stava facendo le cose che amava e si rese conto di avere ancora una passione per il cibo.

Perché Eric decide di tornare a casa?

Dall’allestimento di una cucina commerciale da zero al lavoro sulle ricette con Giovanni, Eric era inarrestabile. Stava cercando di imparare la lingua e trovare modi per rendere interessanti i corsi di cucina. Riuscì a convincere tre anziane donne del posto a insegnare le loro ricette segrete di pasticceria, e tutto ciò di cui aveva bisogno era che Bernardo trovasse un modo per ottenere il permesso per inaugurare la scuola di cucina.

Eric non solo amava il lavoro che faceva lì, ma trovò anche l’amore. Ammirava la passione di Francesca per la sua città e, poiché entrambi avevano perso i loro partner, conoscevano il dolore e la sofferenza. La ristrutturazione della casa li avvicinò di più e lei divenne una delle ragioni principali dietro alla decisione di Eric di stabilirsi in Italia. Lasciarsi alle spalle la vita che si era costruito negli Stati Uniti non fu facile, ma Eric sentì di aver finalmente trovato il suo scopo e intendeva mantenerlo.

Olivia aveva dato per scontato che suo padre l’avrebbe presa in giro se avesse scoperto che stava progettando di trasferirsi a Roma per un apprendistato presso un rinomato interior designer, ma Eric le fu di grande supporto. Credeva che tutto ciò che stava accadendo fosse destinato ad accadere. Olivia non avrebbe scoperto la sua passione per l’interior design se non avesse comprato la casa, ed è così che ottenne l’apprendistato. Eric era pronto a tenere duro per Olivia perché si era innamorato di Montezara.

Le cose stavano andando bene finché Bernardo scoprì che Eric e Francesca si frequentavano. Ammirava Francesca e sperava che un giorno potessero stare insieme. Era l’unica ragione per cui aveva cercato di trovare un modo per ottenere i permessi. Dopo aver visto Francesca con Eric, Bernardo era determinato a sabotare il piano di Eric. Il giorno della rivelazione dell’affresco, Bernardo si presentò con l’erede americano di Mario e il sogno di Eric di aprire una scuola di cucina crollò.

La Dolce Villa. (L to R) Scott Foley as Eric, Maia Reficco as Olivia and Simone Luglio as Nino in La Dolce Villa. Cr. Matteo Graia/Netflix ©2024

Chi erano Larry e Tracey?

Eric e Olivia erano devastati quando si presentarono i legittimi proprietari della villa. Larry e Tracey Longo erano pronti a far valere la loro pretesa, soprattutto dopo aver visto la villa ristrutturata. Era ovvio che Bernardo aveva fatto di tutto per assicurarsi che il sogno di Eric rimanesse irrealizzato. Larry presentò la documentazione che dimostrava che la sua trisavola, Maria Leoni, era di Montezara ed era la bisnonna di Mario. Francesca era delusa; non si aspettava che un problema del genere si sarebbe mai presentato. Aveva già provato a contattare Larry e Tracey, ma non avevano mai risposto alle loro chiamate o e-mail, e lei dava per scontato che non si preoccupassero della loro proprietà in Italia. Era furiosa quando aveva scoperto che era stato Bernardo a inviare loro le foto della villa ristrutturata.

Francesca era determinata a trovare un modo per aiutare Eric e Olivia a tenere la casa. Aveva sbagliato, e aveva bisogno di trovare una via d’uscita. Ripassò i documenti più e più volte, ma non poteva fare a meno di accettare che Larry Longo fosse il parente più stretto di Mario. Eric aveva già accettato che ci fosse una minima possibilità che avrebbero riavuto la villa, e tutto ciò che gli importava era riavere indietro i soldi che Olivia aveva investito nella ristrutturazione. Consultarono un avvocato che credeva che i Longo avessero una storia familiare avvincente, e la loro scommessa migliore era recuperare i costi della ristrutturazione, ma potevano dire addio al loro sogno di possedere la villa. Eric era pronto a investire denaro per combattere il caso in tribunale, ma Olivia pensava che fosse inutile.

Era pronta a partire per Roma per l’apprendistato, ed Eric decise che era giunto il momento per lui di tornare a casa. Pensò che fosse meglio accettare la realtà e tornare negli Stati Uniti per salvare la sua attività. L’Italia gli aveva insegnato a sognare in grande, ma non credeva più di poterlo realizzare. Perdere la villa lo aveva fatto dubitare di se stesso, e la sua relazione con Francesca era recente, non voleva affezionarsi a qualcuno così presto in una relazione. Eric contattò Larry e Tracey e discusse il costo del rimborso; spiegò come Olivia avesse esaurito i fondi che sua madre le aveva lasciato, e sarebbe stato fantastico se avessero potuto rimborsarla. Larry e Tracey accettarono l’accordo, ed Eric si preparò a lasciare la villa.

Eric e Olivia finirono per possedere la casa da un euro?

Francesca era affranta quando scoprì che Eric aveva già deciso di lasciare Montezara. Era delusa da se stessa per non essere preparata al peggio, e discusse la sua situazione con le tre anziane signore che venivano sempre viste sedute vicino alla fontana. Li sentì dire che un tempo c’erano due famiglie, una la famiglia Leoni e l’altra la famiglia Leone.

Nel finale di La Dolce Villa, Francesca ha esaminato gli archivi del municipio per scoprire la verità. Ma non era sola; la gente del paese si era radunata lì per aiutarla a trovare i documenti giusti. All’improvviso è stato scoperto un nuovo fascicolo e Francesca ha capito che era quello che stava cercando. Ha scoperto che c’erano due Marie: una era Maria Leoni, che era la bisnonna di Mario, e la seconda era Maria Leone, nata nello stesso anno a luglio.

Era l’antenata di Larry e Tracey. Ora, cos’è una commedia romantica senza un inseguimento d’amore? Francesca pedalò fino alla stazione ferroviaria per fermare Eric. Convinta che lui fosse già partito, rimase sorpresa nel trovarlo ancora lì. Eric si era innamorato di Francesca ed era la prima volta, dopo tanto tempo, che provava quei sentimenti per qualcuno. Non era pronto a perderla, anche se non aveva idea di come far funzionare la loro relazione.

La Dolce Villa. Maia Reficco as Olivia in La Dolce Villa. Cr. Giulia Parmigiani/Netflix ©2024.

Quando Francesca gli raccontò la buona notizia, Eric ebbe ancora più motivi per restare. Finalmente poteva aprire la sua scuola di cucina e realizzare il sogno che aveva accantonato da tempo.

Nel frattempo, Francesca accompagnò i Longo nella casa ereditata dal loro antenato. Sebbene fosse ben diversa dalla villa di Mario, la coppia americana decise di farne la propria dimora. Terry si sentiva più vicino alle sue radici e voleva ristrutturare la casa per vivere a Montezara.

Eric, invece, scelse di fondere la sua azienda con quella del suo concorrente e di avviare la divisione italiana dell’impresa. Il sogno di Francesca di trasformare Montezara in una meta turistica si stava lentamente realizzando: la scuola di cucina era già operativa, il programma delle case a un euro era un successo ed era in fase di espansione. Inoltre, l’azienda di veicoli elettrici Testa Travel stava progettando di includere Montezara tra le sue destinazioni.

Durante un incontro con i funzionari governativi, Francesca presentò una previsione di bilancio in attivo per l’anno successivo, impressionando il consiglio.

La Dolce Villa si concluse con una nota felice: gli abitanti del paese si riunirono per festeggiare le loro piccole grandi conquiste nella nuova scuola di cucina. Il sogno di Eric si era finalmente avverato nel modo più inaspettato: non solo aveva trovato l’amore, ma aveva anche l’opportunità di coltivare la sua passione, trascorrendo al contempo del tempo prezioso con sua figlia.

Captain America: Brave New World, il cameo più importante ci dice molto sul futuro di quel personaggio

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ATTENZIONE SPOILER DA Captain America: Brave New World

Come per ogni film del MCU, anche su Captain America: Brave New World circolavano voci prima della sua uscita. Con il passare del tempo, queste si sono concentrate principalmente sulle riprese aggiuntive del film, e hanno trascurato la possibilità di vedere nel film volti Marvel inattesi.

Vi abbiamo già detto che le scene di Amadeus Cho sono state scartate e, a parte Red Hulk di Harrison Ford, nessun altro Hulk fa la sua apparizione nel corso della prima avventura da solista di Sam Wilson.

Liv Tyler si presenta per una scena come Betty Ross (è stata avvistata per la prima volta sul set mentre girava una scena di un funerale che non è nel film) e, oltre a lei, c’è solo un cameo importante: Sebastian Stan come Bucky Barnes.

Forse era prevedibile dopo gli eventi di The Falcon and The Winter Soldier: lui e Sam si riuniscono poco dopo che la battaglia all’Isola Celestiale lascia Joaquín Torres gravemente ferito. Bucky è lì per offrire qualche parola di incoraggiamento al suo amico e ricordargli che è degno di essere Capitan America.

Dice che, mentre Steve ha dato alle persone qualcosa in cui credere, Sam dà loro qualcosa a cui aspirare. Il nuovo Capitan America è commosso ma scherza dicendo che sembra qualcosa in cui gli autori dei discorsi di Bucky lo hanno aiutato… cosa che ammette di aver fatto.

E qui c’è una informazione importate: gli autori dei discorsi? È a questo punto che apprendiamo che Bucky è in campagna elettorale perché si candida per diventare membro del Congresso. Ciò renderà il suo status quo in Thunderbolts* molto interessante e, diamine, potrebbe anche significare che stiamo guardando il futuro Presidente degli Stati Uniti dell’MCU. Terra-616 potrebbe averne bisogno dopo l’ultima coppia (Ritson e Ross), questo è sicuro. Forse, la sua posizione in politica lo renderà un avversario per Valentina Allegra de Fontaine e forse sarà lui a fondare i Thunderbolts*.

The Witcher: le sirene degli abissi, la spiegazione del finale. Chi c’è dietro gli attacchi?

Ampliando il franchise di The Witcher con un nuovo avvincente capitolo, arriva su Netflix The Witcher: le sirene degli abissi, un film in adult animation che racconta una nuova avventura di Geralt di Rivia.

La guerra è all’orizzonte e tocca al nostro Witcher, cercare di capire cosa sta succedendo. Ci sono grandi ostilità tra la terra e il mare, e un gruppo di cercatori di perle, scomparsi nel nulla, innescano l’azione. Questo conflitto si verifica a Bremervoord, che è in disaccordo con il regno dei tritoni di Ys. A complicare ulteriormente le cose, il figlio del re Agolav è in realtà follemente innamorato della principessa sirena Sh’eenaz, il cui melodramma romantico è il preludio a quella che potrebbe essere la distruzione totale. Cioè, a meno che Geralt non intervenga e capisca cosa sta succedendo.

Chi c’è dietro gli attacchi?

Geralt entra in azione: va a caccia e non ci vuole molto prima che capisca cosa sta succedendo. Una sirena si cela dietro gli attacchi ai cercatori di perle. Questa donna ha preso la forma di un kraken per far sembrare che il Vodnik abbia attaccato i pescatori di perle. Sh’eenaz è all’oscuro di ogni cosa, non sapeva che dietro agli scontri c’era la sua malvagia e gelosa zia, la strega del mare, Melusina. A peggiorare le cose, il Re era in combutta con lei per tutto il tempo per far “ragionare” Agolav.

Come si svolge lo scontro finale?

Scoppia una grande lotta in mare, mentre Melusina si trasforma in un gigantesco kraken e attacca gli umani. Zelest viene ucciso sul colpo, spezzato a metà, mentre il Vodnik attacca la chiatta insieme a Melusina. La strega è amareggiata dal fatto che Dahut abbia preso il trono prima di lei, l’ha fatta impazzire di rabbia la donna. Sh’eenaz cerca di ragionare con lei ma Agloval si presenta per salvare la sua amata.

Il Re salva suo figlio dal Vodnik ma lo spinge anche fuori dalla barca in una piccola chiatta dove Essi sta aspettando. Geralt salva Essi da un Vodnik mentre sale sulla barca e combatte il kraken uno contro uno, mentre il Re ferisce Sh’eenaz e la butta in acqua.

Geralt distrugge il Kraken e pone fine al regno della strega del mare, mentre Agolav è disperato nel tentativo di trovare la sua amata. Salva il Re, indipendentemente dalle sue azioni passate, mentre Sh’eenaz viene curata dalla madre. Agolav fa un grande discorso sulla convivenza pacifica e la lotta finisce.

Come finisce The Witcher: le sirene degli abissi?

Il Re si scusa per le sue azioni in seguito, mentre Agolav è determinato a sposare Sh’eenaz a prescindere. C’è una pozione che la trasformerà in un essere umano così potranno sposarsi, ma Agolav decide di trasformarsi in un tritone e dirigersi verso le profondità. Naturalmente, questo causerà scompiglio per la discendenza al trono, dato che il Re ha perso entrambi i figli e quindi, probabilmente, farà precipitare il Regno nell’anarchia alla sua morte.

Geralt lo fa notare al Re, dicendogli che non gli è rimasto più niente. In seguito, Witcher e Essi fanno l’amore ma il cuore di Geralt è, ovviamente, già preso da un’altra donna: Yennefer. Alla fine la coppia se ne va, il loro lavoro è finito, e salutano Essi, pronti per la prossima avventura.

In che modo il film è diverso dal libro?

Per coloro che l’hanno letto, il finale di questa storia nel libro è molto diverso. Sh’eenaz è quella che decide di fare un sacrificio in nome dell’amore e diventa un’umana, vivendo sulla terraferma e sposando Agolav. Questo, ovviamente, assicura la discendenza per il Re e allo stesso tempo mantiene la pace tra il popolo delle sirene e gli umani.

Geralt e Essi in realtà non si incontrano mai più. Nel libro, passiamo a quattro anni dopo, quando Essi è morta di vaiolo a Vizima. Jaskier si presenta e seppellisce la sua amica con il suo liuto e la perla blu.

Inoltre, Geralt non è indistruttibile, non è un superuomo acrobatico come in questo film. Non c’è una lotta con calamari giganti, né c’è un numero musicale imbarazzante della zia malvagia. Invece, questa storia è molto incentrata sui personaggi e progettata per mostrare che Geralt ha dei difetti, sia nella sua vita personale che professionale.

In che modo The Witcher: le sirene degli abissi imposta il futuro del franchise?

Come vuole il destino, il film non si addentra nella morte di Essi. Evita quel finale cupo, anticipando il fatto che forse un giorno potrebbe tornare a far parte di altri programmi o film di Witcher su Netflix. Uno spin-off potrebbe persino darle più potere e identità facendole provare a fermare la nuova guerra. A Essi non piaceva il modo in cui il re costringeva i giovani, incluso suo nipote, Lachlan, alla leva obbligatoria. Quindi, ci sarà un dramma politico in città una volta che la vendetta reale personale contro i tritoni continuerà.

Alla fine, Geralt e Jaskier decidono di continuare la caccia ai mostri. Questo porta alla stagione 1 di The Witcher, episodio 6, “Caccia al drago“. Lì, Geralt riaccende la sua fiamma quando vede Yennefer. Questo film spiega anche perché era diviso sull’uccidere le creature. Il contesto è inquadrato da come le sirene gli hanno detto che era stato crudele nell’uccidere il drago marino noto come Allamorax. Geralt ha scoperto che la bestia non stava assassinando umani. Queste morti facevano tutte parte dell’alleanza di Usveldt con Melusina.

Geralt avrebbe portato con sé queste lezioni per le stagioni 2 e 3 della serie live-action di Netflix. In definitiva, il film anime sembra più intenzionato a creare un futuro per Essi. Ha quell’energia da musicista di Jaskier, ma è una guerriera feroce come Geralt. Come il meglio di entrambi i mondi, avrebbe senso dare seguito al suo sacrificio, soprattutto dopo averne evitato la morte.

Captain America: Brave New World, una fonte interna racconta la produzione travagliata del film

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Mentre Captain America: Brave New World si fa strada in sala, arriva da Vulture un articolo di approfondimento in cui un “membro della troupe tecnica” che ha lavorato al film e che presumibilmente ha preso parte a diversi progetti MCU negli ultimi anni, si è sbottonato sulle difficoltà e il problem i di una produzione a dir poco travagliata.

Questa fonte interna racconta di un’esperienza professionale complicata durante le riprese aggiuntive, incluso un livello generale di indecisione su che tipo di film Captain America: Brave New World dovrebbe essere. Fa riferimento a pessime proiezioni di prova, che si allineano con quanto abbiamo sentito diversi mesi fa, e a un disagio su come questa storia rispecchi recenti eventi della vita reale.

La fonte afferma anche che Harrison Ford era difficile da gestire (un’altra fonte vicina alla produzione ha detto al sito che “non c’è verità”) e suggerisce che tutti i soggetti coinvolti hanno fatto fatica a portare a termine Captain America: Brave New World. Ecco alcuni estratti della loro dichiarazione:

Ho lavorato alle riprese aggiuntive. Penso che tutti nella troupe sapessero che probabilmente non sarebbe stato un bel film. Alcune delle sequenze d’azione non erano credibili. Abbiamo avuto molte frustrazioni sul set. Dopo che le riprese principali erano finite, era tipo, “Oh, stiamo per presentare il leader della Serpent Society”. È stato acceso, poi spento, poi di nuovo acceso. È molto costoso da fare. I miei colleghi che hanno trascorso più tempo di me su Brave New World hanno detto, “Sì, questa è stata una produzione davvero dura”.

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Quando lo studio ha fatto il suo test di fronte a un pubblico, questo non ha risposto positivamente. Forse non vogliono vedere nulla di politico in un anno elettorale? Forse erano divisi su chi votare? Il generale Ross sembra un’allusione a Trump. È un generale molto potente che diventa una specie di fascista e si trasforma in un furioso Hulk Rosso. Questa è la mia opinione, ma credo che la Disney si stesse rendendo conto delle difficoltà. Cerchiamo di non far incazzare la nostra base più di quanto non abbiamo fatto negli ultimi due anni. Sanno che in questo modo avrebbero perso molto del nostro pubblico.

Harrison Ford è stato uno degli artisti più irritabili con cui abbia mai avuto a che fare. Il che è stato triste. Sono un fan. Ma faceva la diva. Non so se te lo ricordi, ma è stato coinvolto in un incidente aereo. Non riusciva nemmeno ad alzare il braccio sinistro sopra il petto. Dobbiamo vestire l’ottantenne Harrison Ford con questi puntini di motion capture. A me è sembrato che lo odiasse e non volesse farlo. E quando Harrison ha finito, ha finito. Tutti cercavano di darsi da fare per renderlo felice. Ciò ha reso l’ambiente di lavoro molto imbarazzante.

Le riprese aggiuntive sono parte integrante della realizzazione di qualsiasi film di questo tipo con un budget elevato. Ma questa non è la prima esperienza della Marvel. Intere sequenze che abbiamo girato non entreranno nel film, ed è molto costoso. Non dirò che il regista non era attrezzato per gestire quella produzione. Fondamentalmente, il problema era avere a che fare con gli ego di prima categoria. C’era principalmente Harrison Ford. Quindi è stato un po’ deludente. Alla fine della giornata, è stata il set Marvel più teso a cui abbia mai lavorato. Tutti hanno sentito un po’ i loro culi stringersi. È come, Ugh.

Captain America: Brave New World non ha avuto vita facile, si capisce, ma sarebbe bello se il pubblico riuscisse a fare a meno dei preconcetti e andare al cinema senza aspettative né pregiudizi. Il film è più che difendibile ed è un buono nuovo inizio per il MCU. Dopotutto non è la prima volta che Vulture pesca nel torbido per realizzare inchieste che assomigliano più a pagine di diario che a pezzi di giornalismo.

Catherine Zeta-Jones protagonista della serie thriller Kill Jackie

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Catherine Zeta-Jones sarà la protagonista di “Kill Jackie” (titolo provvisorio), una nuova serie thriller di Prime Video, Fremantle e Steel Springs Pictures. La serie è basata sul romanzo “The Price You Pay“, scritto dall’autore di bestseller Nick Harkaway con lo pseudonimo di Aidan Truhen, e inizierà la produzione a marzo.

Il premio Oscar interpreterà Jackie Price, “che ha vissuto un’esistenza agiata e lussuosa per gli ultimi 20 anni, viaggiando per il mondo, vendendo belle arti utilizzando sofisticate scappatoie fiscali e, soprattutto, cercando di rimanere anonima dopo essere fuggita da un pericoloso passato come spacciatore internazionale di cocaina”, si legge nella descrizione della trama. “Ma proprio quando la vita inizia a sembrare un po’ noiosa, prende una svolta improvvisa e letale quando scopre che i Sette Demoni, una squadra dei killer più terrificanti del mondo, sono stati assunti per ucciderla. Supponendo che dietro ci sia qualcuno del suo passato, Jackie scatena i suoi vecchi istinti e si imbarca in un piano di gioco selvaggio e pericoloso: abbattere i Demoni uno a uno prima che uccidano lei. Tuttavia, si rende presto conto che i suoi demoni sono molto più terrificanti degli spietati assassini sulle sue tracce… e i suoi segreti nascosti alla fine la conducono molto più vicino a casa, con conseguenze sorprendenti”.

Catherine Zeta-Jones, che è anche produttrice esecutiva, ha dichiarato in una dichiarazione: “Sono entusiasta di far parte di ‘Kill Jackie’ (w/t) sia dietro che davanti alla telecamera. L’opportunità di dare vita a questo personaggio poliedrico ed esplorare una trama guidata dalle donne che comprende emancipazione, identità e redenzione è qualcosa che non vedo l’ora di fare”.

L’adattamento televisivo è stato creato e co-scritto da Conor Keane, che è anche produttore associato. Damon Thomas (“Killing Eve”) sarà il regista principale, mentre Tom Butterworth di “Gangs of London” è lo sceneggiatore e showrunner.

Oltre a Zeta-Jones, i produttori esecutivi includono Peter Lawson e Jose Augustin Valdes per Steel Springs Pictures, Dante Di Loreto per Fremantle e Butterworth, Thomas e Jeffrey Levine. La Deabru Kalea Filmeak di JoséLuis Escolar sta supervisionando la produzione a Bizkaia.

Red Hulk, la spiegazione delle sue origini nel MCU – SPOILER

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Red Hulk, la spiegazione delle sue origini nel MCU – SPOILER

ATTENZIONE SPOILER DA Captain America: Brave New World

I fumetti trattavano l’identità di Red Hulk come un grande mistero, ma i Marvel Studios non hanno mai esitato a farci sapere che il presidente Thaddeus “Thunderbolt” Ross di Harrison Ford avrebbe subito una trasformazione alimentata dalla rabbia in Captain America: Brave New World.

Come è possibile che Ross arrivi a trasformarsi nell’essere che più di ogni altro ha inseguito e detestato nel corso della sua vita? Il film spiega che Ross ha usato Samuel Sterns come capro espiatorio dopo gli eventi di L’incredibile Hulk, dando al mondo qualcuno da incolpare per la furia di Abominio ad Harlem. L’intelligenza di Sterns è aumentata notevolmente dopo che il suo sangue è stato contaminato dalle radiazioni gamma e Ross ha continuato a esporre lo scienziato a queste radiazioni tenendolo prigioniero.

Questo processo ha reso Sterns ancora più intelligente (può predire il futuro grazie alla sua capacità di calcolo delle probabilità), ma lo ha lasciato orribilmente deforme. Tuttavia, ha aiutato Ross lavorando per lui, sia a tecnologia militare sia cercando per lui una cura che lo tenesse in vita, date le condizioni di salute precarie del cuore del generale, sia contribuendo alla sua elezione a Presidente degli Stati Uniti.

Ross ha promesso a Sterns che, in cambio del suo aiuto, alla fine lo avrebbe liberato. Ma l’ormai presidente viene meno agli accordi e lascia lo scienziato dietro le sbarre. Di conseguenza, un vendicativo Sterns trova in modo di fuggire, e si scopre solo dopo che aveva sempre giocato con Ross.

Captain America: Brave New World red hulk
© Disney

Come ha fatto Stern a “infettare” Ross?

Dopo aver saputo che stava morendo, il generale si rivolge a Sterns per chiedere aiuto e così Stern gli fornisce delle compresse per prolungargli la vita. Non solo questi medicinali gli avrebbero permesso di diventare Presidente, ma gli avrebbero anche dato il tempo prezioso di cui aveva bisogno per sistemare le cose con sua figlia, Betty. Ciò che Ross non sapeva è che Sterns lo aveva lentamente esposto alle radiazioni gamma, trasformandolo segretamente in un Hulk.

Quello che ormai è a tutti gli effetti The Leader usa poi segnali telefonici e un’attivazione musicale per fare il lavaggio del cervello alle persone affinché eseguissero i suoi ordini (incluso il tentativo di assassinio inscenato da Isaiah Bradley), così spera di far perdere il controllo a Ross dal momento che lui sa in cosa si trasformerebbe se perdesse la calma. Nel film Ross ripete due volte la battuta “non voglio nulla che non posso controllare la fuori”. Dopo un tentativo sventato dal salvataggio di Cap nell’Oceano Indiano, alla fine il Presidente “Hulk Out”, fa uscire Hulk, di fronte al mondo mentre risponde alle domande alla Casa Bianca. Sterns manipola quella situazione consegnandosi e accusando pubblicamente Ross di tutto quanto descritto sopra.

Ross e Sterns finiscono nel Raft

Quando tutto è detto e fatto, il Leader è di nuovo dietro le sbarre e anche Ross è imprigionato per i suoi crimini. La sua capacità di trasformarsi in Red Hulk apparentemente è permanente, tuttavia, il che significa che potrebbe tornare a combattere ancora. Per quanto riguarda The Leader, è probabile che sia stato rimesso sullo scaffale dopo aver rovinato con successo la reputazione di Ross.

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X-Men: l’adamantio di Captain America: Brave New World “getterà le basi”

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Uno degli elementi di maggiore interesse del nuovo Captain America: Brave New World, al momento in sala, è senza dubbio il fatto che i Marvel Studios si sono decisi a introdurre l’adamantio nell’universo condiviso, spianando la strada, a tutti gli effetti, agli X-Men.

Nella promozione del film, in spot e trailer, vediamo il Presidente Ross alle prese con un annuncio importante: all’interno dell’Isola Celestiale, che altri non sarebbe che il corpo di Tiamut semi-emerso dal centro della Terra (in Eternals) è stato rinvenuto questo minerale resistentissimo, più del vibranio wakandiano, che potrebbe essere applicato a difesa, medicina e tecnologia.

Chiaramente, come spesso succede per l’uomo, l’adamantio verrà utilizzato principalmente a scopi bellici, e in particolare, da quello che ci dicono i fumetti, come ingrediente base per il progetto Arma X. Il produttore del film Nate Moore ha ora fatto una dichiarazione interessante in merito a questo: “Ora che possiamo costruire il percorso verso X-Men, vogliamo iniziare a cospargere queste cose in modo che non sembri di bere da una manichetta antincendio quando uscirà quel film, in modo che l’MCU inizi a gettare le basi per ciò che potrebbe arrivare”.

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Moore ha anche spiegato perché l’essere celeste delle dimensioni di un paese che spunta dall’Oceano Indiano non è stato affrontato prima d’ora. “Quello che non volevamo era che Tiamut venisse inserito sullo sfondo di un mucchio di film diversi senza alcun contesto o storia. Quindi volevamo assicurarci che quando saremmo tornati a quell’idea, avremmo avuto una buona ragione per farlo. Unire Tiamut con l’idea che sia il luogo di nascita dell’adamantio ci è sembrato molto interessante perché è qualcosa che si trova solo nel MCU. Ovviamente, prendiamo spunto dalle numerose pubblicazioni, ma stiamo costruendo una storia enorme nell’MCU e volevamo iniziare a stratificare ciò che abbiamo fatto in passato per farla sembrare una storia coesa”.

Infine, per quanto riguarda il tanto atteso reboot degli X-Men, Moore ha indicato che i piani sono ancora molto in uno stato indefinito: “I nostri piani per gli X-Men sono ancora piuttosto fluidi, ma non fatevi illusioni, stanno arrivando”.

Leggi al recensione di Captain America: Brave New World

Captain America: Brave New World riprenderà da dove si è conclusa la serie Disney+ The Falcon and the Winter Soldier, seguendo l’ex Falcon Sam Wilson (Anthony Mackie) dopo aver formalmente assunto il ruolo di Capitan America. Il regista Julius Onah (Luce, The Cloverfield Paradox) ha descritto il film come un “thriller paranoico” e ha confermato che vedrà il ritorno del Leader (Tim Blake Nelson), che ha iniziato la sua trasformazione radioattiva alla fine de L’incredibile Hulk del 2008.

Secondo quanto riferito, la star di Alita: Angelo della Battaglia Rosa Salazar interpreterà la cattiva Diamondback, mentre Giancarlo Esposito sarà Sidewinder. Harrison Ford, invece, assume qui il ruolo di Thaddeus “Thunderbolt” Ross, che a quanto rivelato dal primo trailer si trasformerà ad un certo punto nel Hulk Rosso. Nonostante dunque avrà degli elementi al di fuori della natura umana, il film riporterà il Marvel Cinematic Universe su una dimensione più terrestre e realista, come già fatto anche dai precedenti film dedicati a Captain America. Il film è al cinema dal 12 febbraio.

Sì, è americano, ma John Lithgow è perfetto per il ruolo di Albus Silente nel remake di Harry Potter

John Lithgow, che interpreterà Silente nella prossimo serie tv di Harry Potter, infrangerebbe la tradizione, ma è più che in grado di interpretare il ruolo. Da quando Harry Potter è uscito per la prima volta come una serie di libri fantasy nel 1997, la popolarità della serie ha conquistato il mondo. Tuttavia, sono stati i film, usciti nel 2001, a rendere la serie un fenomeno globale, e a consolidare queste storie come parte fondamentale della cultura per la generazione di ragazzi che sono cresciuti guardandole e leggendole.

Tuttavia, una cosa che è rimasta costante in tutta la serie, nonostante la sua popolarità globale, è quanto sia distintamente britannica. Dall’inclusione di Privet Drive in un piccolo vicolo cieco britannico, alla magnifica Hogwarts situata da qualche parte tra le dolci colline del Regno Unito, questa serie è saldamente ambientata sull’isola britannica. E per rafforzare questo aspetto, i film hanno seguito una regola ferrea nel scegliere principalmente attori britannici e irlandesi per la maggior parte dei ruoli. Tuttavia, lo show di Harry Potter realizzato per la HBO ha scartato questa regola, se dobbiamo credere alla notizia che John Lithgow è in trattative finali per interpretare il ruolo di Silente.

Il casting di Silente nel remake di Harry Potter potrebbe infrangere una regola fondamentale del cinema

Michael Gambon come Albus Silente in Harry Potter e l'Ordine della Fenice (2007)
© 2007 Warner Bros. Entertainment Inc. – Harry Potter Publishing Rights J.K.R.

I film di Harry Potter sono stati molto selettivi quando si è trattato di scegliere il cast

La regola ferrea che vigeva per i film di Harry Potter, secondo cui per la maggior parte dei ruoli si dovevano scegliere solo attori britannici e irlandesi, aiutava a catturare la magia e il mistero di quell’ambientazione e a mantenerla saldamente in quella location. Ma ora, se il casting viene aperto per un personaggio così fondamentale come Silente, si deve presumere che la serie prenderà in considerazione altri attori, scartando del tutto questa regola. Nonostante ciò, la serie sarà girata nel Regno Unito e, considerando che i ruoli principali di Harry, Ron ed Hermione dovrebbero essere tutti interpretati da bambini, ha più senso scegliere attori locali.

Tuttavia, per quanto riguarda tutti gli altri, sembra che le regole che riguardano gli attori britannici e irlandesi siano state allentate. E anche se questo potrebbe cambiare il tono dello show e introdurre la possibilità che lo show risulti meno distintamente britannico, c’è poco di cui preoccuparsi quando si tratta di Lithgow. In realtà, l’attore esperto ha una ricchezza di esperienza e talento che lo mette in una posizione incredibilmente forte per affrontare un personaggio così importante, anche se non è del Regno Unito.

John Lithgow è perfetto per Albus Silente, nonostante sia americano

John Lithgow nel ruolo del Cardinale Tremblay
Cortesia di Eagle Pictures

Lithgow sarà perfetto nel ruolo di Silente

John Lithgow ha il profilo fisico perfetto per un personaggio come Gandalf. Anche se non ha una lunga barba bianca fluente, non ce l’avevano neppure Richard Harris o Michael Gambon, ma entrambi erano uomini vispi e più anziani, che nonostante l’età avevano ancora molta energia. Inoltre Lithgow ha uno sguardo gentile che può evocare simpatia, sincerità e amicizia, ma ha anche la capacità di presentarsi come un’autorità e di affermare la sua gravitas nel ruolo.

Ho frequentato la scuola di recitazione a Londra molti anni fa. Quindi c’è una sorta di filo conduttore inglese. Sono inglese quanto può esserlo un attore americano, fino al punto di pura pretesa. Sai, quando pensi a Churchill, è diverso da ogni altro inglese quanto lo è un americano. È un eccentrico. L’idea gli è piaciuta molto. Hanno detto: “Abbiamo visto tutti i signori interpretare Churchill. Abbiamo visto Burton farlo. E Albert Finney lo ha interpretato. E quell’anno ce n’era un’intera serie. E tutti erano inglesi. La madre di Churchill era americana, tanto per cominciare. Questa è la prima cosa che Steven mi ha detto quando gli ho chiesto: “Perché mi hai scelto?” E lui aveva questa affinità con l’America. Potrei essere terrorizzato all’idea di interpretare questo ruolo, ma loro pensano che sia un’ottima idea, quindi mi adeguo. – John Lithgow nel ruolo di Winston Churchill in The Crown

Lithgow ha interpretato una varietà di personaggi, da un serial killer in Dexter a un eccentrico leader alieno travestito da professore universitario in 3rd Rock From the Sun, che lo ha aiutato ad ampliare il suo talento di attore. E per quanto riguarda l’interpretazione di un britannico, Lithgow ha interpretato Winston Churchill in The Crown con grande efficacia e recentemente ha interpretato Roald Dahl nel West End. Lithgow non dovrebbe avere alcun problema a imitare l’accento e a interpretare tutti i vari aspetti del personaggio.

I ruoli precedenti di John Lithgow dimostrano che può interpretare il professor Silente di Harry Potter

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Lithgow ha una vasta esperienza nell’interpretazione di un’ampia gamma di personaggi

Come accennato in precedenza, Lithgow è apparso in molti film e programmi televisivi nel corso della sua carriera. In effetti, dal 1972 ha avuto un totale di quasi 140 ruoli accreditati. E a differenza di altri attori, Lithgow ha evitato di essere etichettato. In Shrek, ha interpretato il principale antagonista, Lord Farquad, affinando la sua capacità di controllare la voce e offrire una performance accattivante senza l’aiuto della sua fisicità. In 3rd Rock, Lithgow era molto più fisico e interpretava un alieno che si nasconde tra gli umani, imparando a mimetizzarsi, il che potrebbe essere utile per far sì che Silente, un potente mago, si mimetizzi con gli umani, se dovesse essere rappresentato.

Oltre a questo, è apparso in film importanti come Ai confini della realtà e ha prestato la sua voce al personaggio di Yoda in alcune drammatizzazioni. Lithgow è eccezionalmente qualificato e dotato di grande talento. È un attore ed è più che capace di affrontare tutti i diversi aspetti di un personaggio complesso come Silente. E considerando che la serie TV di Harry Potter è destinata a continuare per quasi un decennio con diverse stagioni, ha bisogno di un attore impegnato e di qualità, che possa continuare a interpretare questo ruolo per molti anni a venire.

Dungeons & Dragons: Netflix mette in sviluppo una serie live-action con Shawn Levy di Stranger Things

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È in lavorazione un adattamento televisivo live-action di Dungeons & Dragons con un creativo di Stranger Things. Ci sono stati diversi tentativi di adattare il gioco di ruolo fantasy da tavolo, con quattro film di Dungeons & Dragons già usciti. Il più recente è Dungeons & Dragons: Honor Among Thieves del 2023. Il formato e la portata epica del gioco, così come gli elementi fantasiosi, lo hanno reso un adattamento notoriamente impegnativo. Poiché gli adattamenti precedenti hanno faticato a decollare, c’è stato interesse nell’adattare la proprietà intellettuale a un nuovo mezzo.

Secondo Deadline Hollywood, un adattamento live-action di Dungeons & Dragons è in lavorazione su Netflix con Hasbro Entertainment. Sarà sviluppato dallo scrittore-showrunner Drew Crevello, con Levy, collaboratore di lunga data di Netflix, che entrerà a far parte del progetto come produttore. La serie si intitolerà The Forgotten Realms e si svolgerà durante la famosa campagna. Se avrà successo, potrebbe portare a un vero e proprio universo Dungeons & Dragons. Netflix e Hasbro non hanno rilasciato commenti in merito.

Cosa significa per la serie TV Dungeons & Dragons

Michelle Rodriguez, Chris Pine, Sophia Lillis, Justice Smith in Dungeons & Dragons - L'onore dei ladri
Michelle Rodriguez, Chris Pine, Sophia Lillis, Justice Smith in Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri. Foto di Photo Credit: Aidan Monaghan/Aidan Monaghan – © 2023 Par. Pics. TM Hasbro.

Una versione lunga potrebbe essere l’opzione ideale per questo IP fantasy

I film di Dungeons & Dragons erano un mix di uscite cinematografiche e home video. Tuttavia, nonostante ogni film offrisse qualcosa di nuovo, la proprietà non sembra funzionare nel regno di un lungometraggio, che è ciò che rende così interessante un adattamento televisivo. Questo porta un approccio completamente nuovo e unico a Dungeons & Dragons e potrebbe rinvigorire l’interesse per la serie di film. Potrebbe anche portare a un sequel di Honor Among Thieves in futuro.

In precedenza era in fase di sviluppo uno show su Dungeons & Dragons per Paramount+, ma nonostante fosse stato ordinato, è stato scartato, portando Hasbro a cercare un nuovo partner.

Negli ultimi anni Netflix è diventato un paradiso per le narrazioni di lunga durata, e questo potrebbe essere esattamente ciò di cui Dungeons & Dragons ha bisogno per un adattamento di successo. Una serie TV consentirebbe una maggiore portata, trame più profonde, archi narrativi dei personaggi più ricchi e più strutturati e la possibilità di esplorare trame drammatiche che si sviluppano su più stagioni. Anche avere un team creativo forte a bordo è fondamentale. In qualità di produttore esecutivo della quinta stagione di Stranger Things, Levy arriverà dopo un enorme progetto di genere e sarà nella posizione ideale per dirigere un altro show ambizioso.

Cobra Kai, la spiegazione del finale di serie: Chi vince il Sekai Taikai?

Il finale della sesta stagione di Cobra Kai ha segnato la fine del capitolo più memorabile della serie The Karate Kid dalla sua nascita. Proprio quando sembrava che Miguel vs. Axel sarebbe stato il round finale del torneo Sekai Taikai di Cobra Kai, la competizione ha ricevuto una proroga a sorpresa. Pochi minuti prima dell’episodio finale, è stato rivelato che la rimonta tardiva di Miguel è culminata in un pareggio tra Cobra Kai e gli Iron Dragons. Di conseguenza, è stato necessario un tie-break: un combattimento finale tra i sensei dei dojo in competizione.

Questo ha preparato il terreno per un montaggio di allenamento in stile Rocky, seguito da una resa dei conti accesa tra Johnny Lawrence e Sensei Wolf. Con i consigli di Daniel, Johnny ha superato le avversità in perfetto stile Karate Kid. Ha avuto un lieto fine, come la maggior parte dei personaggi di Cobra Kai. Anche se non è stato così per tutti i protagonisti, Cobra Kai ha tracciato un percorso di speranza per alcuni dei personaggi preferiti dai fan, tra cui Chozen Toguchi e il Maestro Kim.

Cobra Kai ha ucciso tre personaggi di Karate Kid in una scena

Kreese muore proteggendo Johnny

Cobra Kai ha aperto il finale della serie con una delle scene più importanti delle sue sei stagioni. Non volendo lasciare al caso la vittoria della sua squadra, Terry Silver ha ordinato a Dennis di agire contro la famiglia di Johnny. Se fosse riuscito a organizzare un rapimento, sarebbe stato senza dubbio il peggior atto mai commesso dal cattivo di Karate Kid III. Ma Cobra Kai non ha lasciato che Terry Silver arrivasse a tanto; a quanto pare Kreese sospettava che Silver si sarebbe abbassato a tanto e si è intrufolato sulla barca. In uno sconvolgente sviluppo fuori campo, Kreese ha ucciso Dennis, il che significa che entrambi gli scagnozzi di Silver del terzo film sono ora morti.

L’intervento di Kreese ha gettato le basi per un inaspettato ma emozionante incontro di vendetta tra il personaggio di Martin Kove e Terry Silver. Come accadde quando Terry Silver e Kreese si affrontarono nella seconda parte della sesta stagione di Cobra Kai, Silver aveva il vantaggio fisico e avrebbe vinto l’incontro, ma Kreese gli tolse la situazione dalle mani. Lanciando un mozzicone di sigaro sulla benzina versata, fece sì che la barca andasse a fuoco, uccidendo entrambi i cattivi di Karate Kid allo stesso tempo.

Anche se si è a lungo ipotizzato che uno o entrambi i personaggi non sarebbero sopravvissuti alla fine dello show, il tempismo è stato comunque sorprendente. Anche se ha avuto un confronto a cuore aperto con Kreese, non c’è stato un addio finale tra loro, né Johnny ha mai saputo del sacrificio di Kreese. Detto questo, il finale ha dato un senso al personaggio, in quanto può essere giustamente classificato come “morte del guerriero”, e uno che qualcuno come Kreese avrebbe preferito a qualsiasi altro. Dopo tutto, è morto proteggendo la persona a cui teneva di più.

Come Johnny Sfidare il maestro Wolf, nonostante fosse il lottatore più debole

La battaglia tra Kreese e Silver ha permesso un incontro equo tra Johnny e Wolf. Ma anche se non c’era il rischio che Silver manipolasse il risultato, era ovvio fin dall’inizio che il vantaggio era di Wolf. Johnny era stato chiaramente battuto nel loro precedente incontro e Cobra Kai aveva già fatto molto per dimostrare che Wolf era il lottatore più forte di Cobra Kai. Era più sano, più forte, più giovane e presumibilmente anche più abile. Non solo, ma aveva anche un titolo Sekai Taikai.

Johnny alla fine sconfisse Wolf andando contro la sua stessa mentalità “colpisci per primo”.

Non aiutò il fatto che Johnny si lasciò innervosire da Wolf prima dell’incontro, perdendo la concentrazione e lasciando che Wolf segnasse due punti consecutivi. Ma grazie ad alcuni consigli e a un discorso motivazionale dell’ultimo minuto da parte di Daniel, Johnny riuscì a combinare la propria esperienza e il proprio stile di combattimento con l’enfasi di Daniel sull’equilibrio per combattere gli attacchi di Wolf.

Ciò che consolidò davvero la sua vittoria fu la decisione di Johnny di correggere l’errore che aveva commesso contro Daniel in Karate Kid. Invece di correre a testa bassa per segnare il punto decisivo, Johnny ha lasciato che fosse Wolf a venire da lui, ha neutralizzato una mossa e ha segnato il colpo vincente. Johnny alla fine sconfigge Wolf andando contro la sua stessa mentalità “colpisci per primo”.

Spiegazione della nuova partnership tra Johnny e Daniel

Dopo la vittoria su Wolf, Johnny ha riavuto il suo vecchio dojo Cobra Kai, grazie a Daniel che ha negoziato un accordo con Zarkarian, il proprietario del centro commerciale. Come dimostrato dalle scene finali, Johnny tornerà ad insegnare agli adolescenti “la Via del Pugno,” come ha fatto nelle prime due stagioni, anche se con una visione aggiornata dei tre principi guida di Cobra Kai.

Oltre a riprendere le attività di Cobra Kai, Daniel continuerà a gestire il suo dojo Miyagi-do. Dopo aver parlato con Amanda, Daniel si è reso conto che essere un sensei fa parte di ciò che è. Ma invece di avere dojo completamente indipendenti, i due hanno formato una partnership unica, che ha alcune somiglianze con la loro alleanza nelle stagioni 4 e 5. Entrambi hanno i propri dojo, ma condividono e sostanzialmente si prestano gli studenti l’un l’altro per garantire che ricevano una formazione adeguata sia nel combattimento offensivo che in quello difensivo.

Cobra Kai ha finalmente confermato il “crimine” del signor Miyagi

Inoltre, Cobra Kai ha trovato il modo di dare una risposta a Daniel riguardo alle sue persistenti preoccupazioni sul passato del signor Miyagi. Una storia della madre di Daniel, che aveva anche una relazione personale con il signor Miyagi, ha presentato a Sam una collana che aveva precedentemente ricevuto dal signor Miyagi. A quanto pare, la collana era la ragione della “violenta rapina e aggressione” di cui il signor Miyagi era presumibilmente responsabile nel 1947.

Come spiegò la madre di Daniel, il signor Miyagi stava cercando di recuperare la collana, che era appartenuta a sua moglie e, prima ancora, a sua madre. Sua moglie l’aveva quando era stata rinchiusa in un campo di internamento giapponese e le era stata rubata da una delle guardie. Dopo aver ascoltato la storia, Daniel ora capisce che la persona che il signor Miyagi aveva picchiato nel 1947 era il ladro, il che significa che il suo mentore era innocente.

Cosa è successo ai ragazzi dopo il torneo Sekai Taikai

I dojo di Johnny e Daniel saranno privi della loro classe di diplomandi, ma ciò non significa che tutti loro abbiano abbandonato il karate. Per Robby e Tory in particolare, diventerà il loro lavoro, poiché entrambi hanno firmato un contratto con un’azienda di branding che li pagherà per fare dimostrazioni in giro per il mondo. Gli altri, invece, sono concentrati sui rispettivi studi. Miguel realizzerà il suo sogno frequentando la Stanford University, Sam sta seguendo un programma di formazione di un anno a Okinawa e Dimitri ha rinunciato a frequentare il MIT per unirsi a Hawk al Cal Tech.

Nel frattempo, gli studenti più giovani, come Kenny, Anthony e Devon, continueranno la loro formazione con Johnny e Daniel e parteciperanno a tornei, come l’All Valley. Il finale della serie conferma che Anthony si allena principalmente sotto la guida di Daniel, mentre Devon è un Cobra Kai. Nella scena post-crediti di Cobra Kai, Johnny e Daniel considerano la possibilità di far scambiare i due dojo per il prossimo All Valley. A quanto pare, Devon e Anthony, oltre a Kenny, sono ora i combattenti più forti dei due dojo.

The Gilded Age – Stagione 3: conferme, cast e tutto ciò che sappiamo

The Gilded Age stagione 3 è in arrivo e la popolarità costante del dramma storico ne fa un successo assicurato. Al suo debutto sulla rete originale NBC nel 2022, The Gilded Age è scritta e creata da Julian Fellowes, noto per la serie di successo Downton Abbey. Con un cast che include diversi veterani del teatro e attori di formazione classica, The Gilded Age porta le sfumature degli altri spettacoli di Fellowes al boom industriale americano della fine del 1800, in particolare agli industriali e ai socialite di New York che prosperarono (e caddero) durante questo momento unico nella storia.

La serie è stata molto apprezzata dalla critica durante le prime due stagioni e la seconda stagione di The Gilded Age ha addirittura superato la precedente con un punteggio Rotten Tomatoes superiore al 90%. Mentre i drammi storici continuano a crescere in popolarità grazie a serie come Bridgerton, The Gilded Age ha la possibilità di diventare il prossimo dramma imperdibile che trae ispirazione dagli annali della storia. La terza stagione offre a HBO la possibilità di consolidare la serie come il prossimo grande dramma d’epoca.

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Ultime notizie su The Gilded Age – Stagione 3

Carrie Coon fornisce un aggiornamento sulle riprese

A un anno dal finale della seconda stagione, le ultime notizie arrivano sotto forma di un aggiornamento sulle riprese da parte della star di Gilded Age Carrie Coon. L’attrice che interpreta Bertha Russell tornerà nella terza stagione e ha parlato candidamente della produzione in corso in una recente intervista con Screen Rant. Anche se non ha potuto fornire molti dettagli in termini di una solida tempistica di produzione, Coon ha detto: “Lo stiamo girando proprio ora, tesoro. Quindi, si spera, finiremo entro gennaio. Non è ancora chiaro quanto tempo ci vorrà prima che il dramma d’epoca torni sul piccolo schermo.

Leggi i commenti completi di Coon qui sotto:

Lo stiamo girando proprio ora, tesoro. Quindi, se tutto va bene, finiremo entro gennaio, poi faranno tutto il lavoro di CGI e lo faranno vedere alla gente. Ma ci stiamo divertendo molto. È un gruppo di persone fantastico e mi sto divertendo un mondo a farlo. La prossima settimana vado a Newport per un altro po’ di tempo nella villa. Quindi è fantastico.

La terza stagione di The Gilded Age è confermata

The Gilded Age - stagione 2

La terza stagione è in arrivo

HBO ha dato il via libera alla terza stagione di The Gilded Age pochi giorni dopo la fine della seconda, ed è un buon segno per il futuro della serie. A differenza di altre serie che accumulano visualizzazioni per un periodo prolungato, la popolarità di The Gilded Age ha reso assolutamente necessario un rapido rinnovo.

La seconda stagione di The Gilded Age si è conclusa il 17 dicembre 2023.

Il cast della terza stagione di The Gilded Age

The Gilded Age 2
Per gentile concessione della HBO

Il clan Russell ritorna nella terza stagione

Il cast di The Gilded Age è un vasto ensemble e la maggior parte dei membri dovrebbe tornare nella terza stagione di The Gilded Age. Poiché la storia è incentrata su Marian, Agnes, la famiglia Russell e la rigida scena sociale del “nuovo denaro” in cui vivono, sembra probabile che i Russell torneranno nella terza stagione di The Gilded Age. Tuttavia, poiché lo show comprende un ecosistema sociale in costante cambiamento, una serie di nuovi personaggi potrebbe entrare in scena e scuotere le cose.

Non ci è voluto molto per aggiungere nuovi membri al cast della terza stagione, con Phylicia Rashad scelta per interpretare la ricca e protettiva signora Elizabeth Kirkland. Insieme a lei ci saranno Brian Stokes Mitchell, che interpreterà suo marito Frederick, e Jordan Donica, che interpreterà il dottor William Kirkland, un parente non specificato di Elizabeth. Victoria Clark interpreterà un’altra donna ricca, Joan Carlton. Bill Camp è stato scelto per interpretare il finanziere JP Morgan, mentre LisaGay Hamilton è la suffragista Frances Ellen Watkins Harper.

Altri nomi si sono aggiunti al cast nel novembre 2024, con l’aggiunta di Dylan Baker nel ruolo del dottor Logan, che cura l’élite ricca. Inoltre, Kate Baldwin interpreterà Nancy Adams Bell, la sorella di John, insieme a Michael Cumpsty nel ruolo dell’aristocratico britannico Lord Mildmay. John Ellison Conlee è il ricco uomo d’affari Weston, mentre Bobby Steggert interpreterà il famoso pittore americano John Singer Sargent. Hannah Shealy interpreterà Charlotte, la figlia adulta della signora Astor.

La storia della terza stagione di The Gilded Age

The Gilded Age - stagione 1

Ada guadagna ricchezza e status nella terza stagione

Le conseguenze tra Gladys e Bertha rischiano di frammentare il clan Russell nella terza stagione di The Gilded Age

In termini di sconvolgimenti, il finale della seconda stagione di The Gilded Age non solo ha stravolto tutto, ma ha dato agli sceneggiatori molto materiale su cui lavorare per la terza stagione. Forse il cambiamento più grande è stata la rivelazione che Ada ha ereditato una grossa somma di denaro che non solo salverà la famiglia Brook, ma le darà anche potere. Anche il litigio tra Gladys e Bertha rischia di portare alla frattura del clan Russell nella terza stagione di The Gilded Age, il che potrebbe preparare il terreno per altri fuochi d’artificio in futuro.

The Gilded Age 3: l’aggiornamento svela una nuova era e relazioni complicate

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Nuovi dettagli della trama per la terza stagione di The Gilded Age inaugurano una nuova era per la serie HBO, insieme ad alcune relazioni complicate. Il dramma storico, la cui prima è prevista per il 2025, riprenderà dopo gli eventi del finale della seconda stagione del 2023, che lasciava intendere che Bertha Russell (Carrie Coon) avesse promesso la mano di sua figlia in matrimonio al duca di Buckingham (Ben Lamb) per assicurarsi la sua presenza all’inaugurazione della sua opera. Con Bertha in testa alla terza stagione di The Gilded Age, la serie promette di esplorare lo status quo sconvolto di New York.

In un nuovo aggiornamento della dirigente della HBO Francesca Orsi, sembra che la scena sociale di New York diventerà ancora più complicata. Orsi ha presentato in anteprima la storia della terza stagione di Gilded Age in un’intervista con Deadline Hollywood e ha rivelato che si approfondirà “l’epoca in cui il divorzio è diventato una priorità”. Ha anche fatto riferimento al suo legame con il matrimonio combinato. Di seguito i suoi commenti completi:

Penso che, in generale, sia un modo interessante di esplorare quell’epoca in cui il divorzio è diventato una priorità nelle relazioni negli Stati Uniti. Penso che ci sia da discutere dei matrimoni combinati e, se non funzionano necessariamente, di come si presenta il divorzio in quel periodo e di cosa questo comporta per la società. E poi se si è accettati o meno nella società, in base a un divorzio.

Cosa significa per la terza stagione di The Gilded Age

The Gilded Age - stagione 1

The Gilded Age continuerà a esplorare i tempi mutevoli dell’America

La seconda stagione di The Gilded Age si è svolta nel 1883 e, anche se non è chiaro se ci sarà un salto temporale prima dell’inizio della terza stagione, è probabile che non si sposterà troppo nel futuro. Sebbene la società stia cambiando rapidamente, come dimostra l’ascesa dei Russell e di altri che provengono da “nuove” ricchezze, il divorzio era ancora un argomento difficile. Attraverso varie storie d’amore, The Gilded Age ha già dimostrato l’importanza del matrimonio nella società dell’alta borghesia alla fine del 1800, e ora sembra approfondire cosa succede quando ci si allontana da esso.

Sebbene Orsi non menzioni alcun personaggio per nome, il suo riferimento ai “matrimoni combinati” richiama sicuramente alla mente Gladys Russell (Taissa Farmiga). È possibile che The Gilded Age faccia un salto in avanti fino al momento in cui lei e il Duca si sposano, consentendo alla terza stagione di esplorare il suo desiderio di divorzio. Nella seconda stagione non era interessata a lui, e essere costretta a sposarsi probabilmente non cambierà i suoi sentimenti. Un’altra opzione è che un altro personaggio dell’età dell’oro potrebbe affrontare il divorzio, forse tra i tanti nuovi membri del cast che verranno introdotti. In ogni caso, la serie continuerà a rappresentare la grande evoluzione della società americana.

Captain America: Brave New World, la scena post-credits: ecco cosa significa e cosa anticipa!

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ATTENZIONE SPOILER DA Captain America: Brave New World

Captain America: Brave New World ha solo una scena post-credits e certamente non è una delle migliori del MCU, un po’ perché non anticipa molto che già non si sapesse, un po’ perché forse ci si aspettava qualcosa di più.

La scena inizia con Sam Wilson al Raft; vediamo che il suo braccio non è al collo, fasciato, quindi è chiaro che non si tratta della stessa visita che ha fatto a Ross alla fine del film, ma siamo più avanti nel tempo. Il Leader, ora rinchiuso, chiede a Cap se vuole sapere qualcosa di divertente, ma è chiaro che l’eroe ha poco interesse a condividere una battuta con lui, dopo tutte le brave persone che il cattivo ha ucciso durante la sua ricerca di vendetta.

“Condividiamo lo stesso mondo, non è vero?” chiede Samuel Sterns. “Questo mondo per cui moriresti. Sta arrivando. L’ho visto nelle probabilità, l’ho visto chiaro come il giorno. Tutti voi eroi che proteggete questo mondo. Pensate di essere gli unici? Pensate che questo sia l’unico mondo? Vedremo cosa succederà quando dovrete proteggere questo posto… dagli altri.”

Sam sembra in egual misura incuriosito e turbato mentre lo schermo diventa nero.

Captain America: Brave New World
Harrison Ford e Anthony Mackie in una scena di Captain America: Brave New World

Cosa significa la scena post credits di Captain America: Brave New World

L’intelligenza accresciuta del Leader lo ha chiaramente aiutato a capire che il Multiverso esiste e che “gli altri” stanno arrivando. Per quanto riguarda le anticipazioni, si tratta di qualcosa di incredibilmente vago e, per quanto ne sappiamo, la scena è stata girata quando Kang era ancora in gioco, prima dell’annuncio di Avengers: Doomsday (quando il film si intitolava Avengers: The Kang Dynasty).

Se non altro, i commenti del Leader danno un certo peso alla possibilità che gli Avengers di Terra-616 combatteranno le loro Varianti malvagie. Prima che Amadeus Cho venisse tagliato dal film, si diceva dalle proiezioni di prova che questa scena facesse riferimento anche al fatto che il Leader aveva trasformato l’adolescente in un Hulk (suggerendo che l’MCU avrebbe potuto ospitare diversi induvidui potenziati alla Hulk, per gentile concessione delle macchinazioni di Sterns).

Allo stato attuale delle cose, la scena post-credits di Captain America: Brave New World offre un’anticipazione deludente di Avengers: Doomsday e basta… Forse i Marvel Studios avrebbero fatto meglio a presentare una clip di Thunderboltsse proprio non volevano regalarci altro su cui rimuginare.

Margaret Qualley potrebbe essere in lizza per interpretare Rogue in X-Men

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Le voci sul casting degli X-Men continuano a girare e quest’ultimo rapporto attirerà sicuramente molta attenzione. Secondo Jeff Sneider di The Hot Mic, la star di The Substance Margaret Qualley è stata presa di mira per il ruolo di Rogue (non abbiamo idea se sia seriamente presa in considerazione o se sia solo una persona di interesse).

Rogue, vero nome Anna Marie, è uno dei membri più popolari del team e i fan sperano da anni di vedere un’interpretazione fedele ai fumetti della sfacciata bellezza del sud in un live-action. Anna Paquin ha interpretato una versione più giovane del personaggio nei film degli X-Men della 20th Century Fox, ma non aveva molto in comune con la sua controparte dei fumetti.

L’acclamata interpretazione di Margaret Qualley in The Substance l’ha resa un’attrice ambita a Hollywood, quindi è probabilmente solo questione di tempo prima che un importante franchise di supereroi la chiami.

Marvel sta costruendo il cast di X-Men

Sebbene stiamo ancora aspettando un annuncio ufficiale, la Marvel sembra muoversi dietro le quinte su questo progetto. Non è stato ancora annunciato alcun regista, ma la quantità di voci di casting provenienti da varie fonti affidabili che circolano sembrerebbe indicare che lo studio sta assemblando silenziosamente la sua nuova formazione.

Le voci precedenti hanno affermato che Harris Dickinson (Babygirl, The Iron Claw, Triangle of Sadness) e Jack Champion (Avatar, Scream 6) sono stati presi in considerazione per interpretare Ciclope, con l’ex star di Stranger Things Sadie Sink una probabile scelta per Jean Grey. Abbiamo anche sentito che Ayo Edebiri e DeWanda Wise sono sul radar dello studio per interpretare Tempesta. Si prevede che anche Kitty Pryde e Gambit (ma sarà Channing Tatum?) facciano parte del team. Più di recente, si vocifera che Hunter Schafer (Cuckoo, Euphoria) sia in lizza per Mystique, e si dice che Julia Butters (The Gray Man, The Fablemans) sia in trattativa per interpretare Pryde.

La scorsa settimana, abbiamo riportato una voce un po’ più diffusa secondo cui Denzel Washington potrebbe interpretare il cattivo, forse Magneto. Intanto Michael Lesslie sta attualmente lavorando alla sceneggiatura.

Se alcuni degli X-Men faranno il loro debutto nei prossimi film di Avengers (come si vocifera), c’è la possibilità che potremmo avere notizie ufficiali sul casting abbastanza presto.

Per quanto riguarda quando potremmo finalmente vedere questo attesissimo reboot degli X-Men, si immagina che il “grande segreto taciuto di Hollywood” sia che il film uscirà 2-3 mesi dopo Avengers: Secret Wars nel 2027.

The Gilded Age – stagione 2: la spiegazione del finale

The Gilded Age – stagione 2: la spiegazione del finale

Con la conclusione trionfale della Guerra dell’Opera e il salvataggio della fortuna della famiglia Van Rhijn, la seconda stagione di The Gilded Age si è conclusa in modo spettacolare. Dopo aver combattuto per tutta la stagione, la signora Astor e la signora Russell fanno il loro ultimo sforzo per ingraziarsi l’elite di New York City mentre l’Accademia della Musica e il Metropolitan iniziano le loro stagioni la stessa sera. Mentre le luci si abbassano sulla serata di apertura, diverse sorprese scuotono le fondamenta del set di cucchiai d’argento e mandano la società in tilt.

The Gilded Age si ispira ai Vanderbilt e ad altre famiglie storiche reali, quindi mentre la prima stagione ha impiegato molto tempo per introdurre i personaggi e definire le loro rispettive storie, la seconda stagione ha accelerato il ritmo, passando da una piacevole passeggiata in giardino a una corsa in carrozza per le strade acciottolate. Non solo ogni episodio è stato rivelatore e dinamico, ma poiché le basi dei personaggi sono state gettate, è stato necessario dedicare meno tempo al contesto e all’esposizione. Grazie a tutta la nuova crescita e allo sviluppo, il finale ha preparato ogni sorta di emozionante melodramma per la terza stagione di The Gilded Age.

Cosa promise Bertha al duca per vincere la guerra dell’opera?

The Gilded Age 2
Per gentile concessione della HBO

Doveva dargli qualcosa che la signora Astor non poteva

Dopo aver superato in astuzia la signora Winterton per aggiudicarsi il duca di Buckingham, Bertha Russell supera in astuzia la signora Astor all’ultimo momento, assicurandosi la presenza del duca alla serata di apertura del Met invece di accettare un palco all’Academy. Quando si rese conto che non poteva offrirgli i soldi di suo marito, né promettergli i contatti della signora Astor con la cerchia ristretta del Vecchio Mondo, decise di dargli qualcosa che solo lei poteva dargli. Il contenuto del loro incontro clandestino nella sua stanza all’Union Hotel rimane avvolto nel mistero fino alla fine della seconda stagione di The Gilded Age.

In base a dove si siede il duca durante lo spettacolo e a quanto si preoccupa Bertha per sua figlia, è chiaro che lei gli ha promesso Gladys. Dal momento in cui ha risistemato i cartoncini dei posti a sedere quando ha incontrato per la prima volta il nobile, era chiaro che stava cercando di organizzare un matrimonio vantaggioso. Il duca ha un titolo e delle terre, ma non ha i soldi per mantenerli, quindi deve sposarsi bene per mantenere il suo status. La scelta di Bertha potrebbe metterla in contrasto con suo marito nella terza stagione di The Gilded Age, perché lui ha promesso a Gladys che avrebbe potuto sposarsi per amore.

Come Bertha Russell ha reinventato la società americana

Il nuovo denaro supera la vecchia guardia

Quando la signora Fish si rende conto che il posto dove stare è il Met, abbandona completamente l’Accademia e si affretta a stare con il resto dell’élite di New York. Fa in modo di dire alla signora Russell che non solo ha vinto la guerra dell’opera, ma che con la sua vittoria ha “reinventato la società americana”. Quando la signora Russell assiste allo spettacolo dal suo palco, vede che quasi tutte le persone importanti che voleva che venissero hanno scelto di stare al suo fianco, lasciando solo la signora Astor, Agnes Van Rhijn e qualche decina di membri della Vecchia Guardia a sedere e a rimuginare sulla sconfitta all’Accademia.

Le parole della signora Fish implicano che i vecchi standard di funzionamento della società sono cambiati e che è possibile per i nuovi ricchi come i Russell dettare nuove condizioni piuttosto che essere alla mercé di coloro che lasciano poco spazio all’innovazione. Sostenendo il Met come luogo di cultura e arte, la signora Russell ha sfidato le regole della signora Astor e ne ha inventate di proprie. La guerra dell’opera rappresenta il progresso e la potenza industriale evidenziata nell’età dell’oro americana come motore di grandi cambiamenti e prosperità, con il successo che arriva a coloro che aiutano a realizzarlo, non a ostacolarlo.

Cosa significa la fortuna di zia Ada per il futuro della famiglia Van Rhijn

Una delle rivelazioni più scioccanti del finale della seconda stagione di The Gilded Age è arrivata da zia Ada che, nella scena finale dell’ottavo episodio, spiega che suo marito Luke Forte, recentemente scomparso, le ha lasciato una grossa eredità. Mentre Oscar Van Rhijn potrebbe aver investito male i soldi di sua madre e averla lasciata indigente, sua sorella potrebbe essere la sua salvezza. Non solo Agnes non dovrà vendere la casa e trasferirsi, ma tutto il personale di servizio non dovrà cercare un altro lavoro e i nomi Van Rhijn e Brook non dovranno essere infangati acquisendo la reputazione di poveri.

Come dimostra l’avvocato che si rivolge alla zia Ada, invece che ad Agnes, nella scena finale della serie, la dinamica della famiglia è cambiata. Ada pagherà i salari dei domestici e sarà quindi il loro datore di lavoro, e anche se Agnes è ancora proprietaria della casa, non avrà più l’ultima parola sulle questioni domestiche. Ada disse al suo defunto marito poco prima che morisse che il suo amore l’aveva resa più forte e le aveva fatto credere in se stessa, ed è chiaro che la solitamente mite Ada diventerà una forza potente con cui fare i conti, soprattutto dopo aver vissuto per così tanto tempo sotto il governo dittatoriale di Agnes.

L’importanza dell’invenzione della sveglia di Jack

Una delle sottotrame più affascinanti tra il personale del piano inferiore è stata il viaggio della sveglia di Jack. Dopo aver inventato un meccanismo di scappamento che assicurava che i componenti di un orologio sveglia che indicano l’ora non si bloccassero (anche senza olio), i membri della famiglia Van Rhijn si unirono per procurargli i fondi per brevettare il componente. Dopo essersi unito a una società di orologeria e aver ottenuto le certificazioni necessarie, la sua invenzione ottenne il proprio brevetto, e non solo, ma Larry Russell suggerì a Jack di mettersi in affari insieme a lui con il loro design superiore di sveglia.

L’invenzione di Jack non è solo significativa nella storia dei dispositivi per la misurazione del tempo e della crescente precisione delle sveglie, ma mostra anche la mobilità ascendente insita nell’ingegno e nell’innovazione dell’epoca. Dimostra che, anche se non è nato in una famiglia ricca, qualcuno come Jack può raggiungere la mobilità ascendente nella società attraverso le proprie idee. Questo è il “sogno americano” all’opera, e un esempio delle tante storie tipicamente americane che hanno visto l’avanzamento della classe inferiore a quella superiore attraverso il duro lavoro, la dedizione e una rete di sostenitori.

L’importanza della lotta contro il Consiglio dell’Istruzione che chiudeva le scuole per le persone di colore

Una triste verità nella storia americana è radicata nel fatto che il Consiglio dell’Istruzione di New York City cercò di chiudere le scuole per gli studenti di colore durante l’Età dell’Oro, negando loro l’accesso a importanti competenze scolastiche e a contatti vitali per il loro avanzamento nella vita. Citando la frequenza insufficiente e insegnanti con credenziali insufficienti, il Consiglio dell’Istruzione cercò di chiudere tre scuole separate, arrivando persino a cambiare le date del voto in modo che nessuna opposizione potesse presentare prove contro la loro causa. Fortunatamente, il sostegno e le prove sono fornite in massa, e riescono a chiudere solo una scuola.

A quel tempo, gli immigrati irlandesi, come le persone di colore, subivano pregiudizi e ostilità estremi, e ci volle un lavoro di squadra per sopraffare il Consiglio dell’Istruzione e ottenere un cambiamento significativo. Quando il Consiglio dell’Istruzione si rese conto che anche gli studenti bianchi avrebbero frequentato queste scuole, non ebbe altra scelta che modificare la sua decisione. La lotta sarebbe continuata fino al secolo successivo, ma grazie al lavoro svolto da Peggy Scott, dalla sua famiglia e dalla loro comunità, alle persone di colore non poterono essere negate le necessità e la dignità.

Perché Peggy Scott dovette sacrificare il lavoro dei suoi sogni

Anche se ci sono molti momenti di euforia nel finale della seconda stagione di The Gilded Age, ce n’è uno che brucia a causa delle sue implicazioni personali. Peggy Scott decide di rinunciare al lavoro dei suoi sogni presso il giornale del signor Fortune e di concentrarsi sul suo romanzo. Mentre lui è contento di lavorare al suo fianco perché crede nelle sue capacità di scrittrice e di avvocato, lei non vede un futuro in cui possa scrivere per il giornale e mettere da parte i suoi sentimenti per lui, soprattutto considerando le voci che circolano dopo il bacio proibito che i due si sono scambiati a Tuskegee, in Alabama.

Un grande impulso alla decisione di Peggy di rinunciare al lavoro dei suoi sogni è il fatto di aver incrociato la moglie e il figlio del signor Fortune, che prima erano stati per lei concetti astratti. Vedere due persone innocenti che potrebbero essere molto ferite dai sentimenti che Peggy prova per il suo datore di lavoro (e lui per lei) le fa riconsiderare l’impropietà del loro rapporto di lavoro. Potrebbe essere il destino di Peggy diventare una grande scrittrice e continuare a influenzare cuori e menti con i suoi scritti intrepidi sulle sfide che le persone di colore hanno affrontato nell’età dell’oro.

Cosa significa per lei e Larry Russell il matrimonio annullato di Marian

Dashiell Montgomery è stato il pretendente di Marian per tutta la seconda stagione di The Gilded Age, ma è stato chiaro fin dall’inizio che, sebbene potesse essere un partner sensibile, non era quello giusto per Marian Brook. Lei ha dimostrato di avere una certa chimica con Larry Russell, ma i due sono stati tenuti separati a favore delle sue imminenti nozze. Dopo un’attenta riflessione, decide che non può sposare Dashiell in buona fede perché non è pronta a rinunciare alla sua carriera e a sistemarsi, lasciando a lei e Larry l’opportunità di corteggiarsi da qualche parte nella terza stagione.

La posta in gioco è molto alta per le giovani donne del livello sociale di Marian, e zia Agnes vuole assicurarle un futuro con un buon partito e un marito rispettabile. Sfortunatamente, Marian non si preoccupa molto delle regole della società e preferirebbe avere una carriera e nessuna prospettiva piuttosto che sposare la persona sbagliata che considera la sua vocazione frivola. Lei e Larry hanno una mentalità molto più artistica e sono desiderosi di cambiare il mondo, mentre il loro corteggiamento creerebbe ogni sorta di divertente melodramma tra Bertha Russell e Agnes Van Rhijn nella terza stagione di The Gilded Age.

Harry Potter e l’Ordine della Fenice: dal cast al libro, tutte le curiosità sul film

Con l’arrivo nelle sale di tutto il mondo del film Harry Potter e la pietra filosofale prese vita una delle saghe fantasy più celebri e dal maggior successo di sempre. È il 2001 quando gli spettatori vengono condotti alla scoperta di Hogwarts e del magico mondo dei maghi. Un mondo nato dalla penna di J. K. Rowling e che ha negli anni conquistato sempre più fan in ogni parte del mondo per le sue tematiche legate alla crescita, all’amicizia e al coraggio. Nel 2007 il viaggio prosegue con Harry Potter e l’Ordine della Fenice, diretto da stavolta da David Yates e basato come sempre sull’omonimo romanzo.

Con questo quinto capitolo si è ormai sempre più nel vivo della storia. Il grande nemico del giovane mago protagonista, Lord Voldemort, ha ripreso forma in carne ed ossa, e l’oscurità è sempre più presente nel mondo dei maghi. Questo quinto film è stato però anche il più contestato dagli amanti della saga, che hanno ritrovato eccessive differenze e semplificazioni rispetto al libro, il quale vanta però circa 800 pagine. Con l’introduzione di nuovi personaggi e ambienti, Harry Potter e l’Ordine della Fenice garantisce tuttavia ancora una volta buon intrattenimento e grandi emozioni.

Una volta arrivato in sala, il film si è confermato come un grande successo, giungendo ad un incasso complessivo a livello mondiale di circa 942 milioni di dollari, a fronte di un budget di appena 150. Ciò spinse ovviamente i produttori a proseguire nella costruzione della saga, preparando da subito i successivi sequel. In questo articolo, approfondiamo tutte le principali curiosità ad esso legate: dalla trama al cast e fino alle differenze con il romanzo. Proseguendo nella lettura sarà possibile ritrovare tutto ciò.

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La trama di Harry Potter e l’Ordine della Fenice

Il quinto film si apre sul tanto chiacchierato ritorno di Lord Voldemort, a cui però molti scelgono di non credere, tra cui i maghi ai vertici del Ministero della Magia. Harry Potter, invece, ha assistito con i suoi occhi alla ricomparsa in carne ed ossa del temuto stregone, ed è consapevole che la sua vita non potrà più essere quella di prima. Contestualmente, viene a conoscenza dell’Ordine della Fenice, un’organizzazione segreta capeggiata da Albus Silente con lo scopo di contrastare Voldemort. Affascinato da quest’idea, Harry decide di dar vita ad un gruppo formato da studenti all’interno della scuola di magia e stregoneria, insegnandolo loro a combattere e difendersi. Ben presto, però, la minaccia dell’Oscuro Signore e dei suoi seguaci diventerà più concreta che mai.

Harry Potter e l'Ordine della Fenice (2007)
Rupert Grint, Matthew Lewis, Daniel Radcliffe, Emma Watson, Bonnie Wright e Evanna Lynch in Harry Potter e l’Ordine della Fenice © 2007 Warner Bros. Entertainment Inc. – Harry Potter Publishing RightsJ.K.R.

Il cast del film

Protagonista del film è nuovamente l’attore Daniel Radcliffe, che ricopre ancora una volta con grande successo il ruolo di Harry Potter. Per lui il quinto film è divenuto noto anche per aver portato in scena il primo bacio del personaggio. Una scena che ha reso particolarmente nervoso l’attore, il quale il giorno in cui avrebbe dovuto girare questa si presentò ammalato sul set, costringendo a rinviare il tutto. Accanto a lui si ritrovano poi Rupert Grint nei panni di Ron Weasley, ed Emma Watson in quelli di Hermione Granger. Quest’ultima rivelò di aver considerato di rinunciare al suo personaggio, decidendo però di continuare ad interpretarlo poiché il suo abbandono sarebbe stato un danno per l’intera saga.

Michael Gambon, invece, riprende per la terza volta il ruolo del preside Albus Silente, che diventa sempre più presente nelle vicende di Harry. Tra i più celebri personaggi della saga, Severus Piton è interpretato dal grande Alan Rickman, mentre Tom Felton torna nei panni di Draco Malfoy, e  Maggie Smith in quelli della professoressa McGranitt. Robbie Coltrane, invece, è l’interprete del fidato Hagrid. David Thewlis riprende invece il ruolo di Remus Lupin. Il premio Oscar Gary Oldman torna ad interpretare il personaggio di Sirius Black, già comparso nel terzo film, che trova qui ampio spazio all’interno della storia. Evanna Lynch fa il suo ingresso nei panni di Luna Lovegood. Katie Leung, invece, è Cho Chang, la ragazza con cui Harry Potter condividerà il suo primo bacio.

Lord Voldemort, ora definitivamente entrato in scena, è interpretato dal grande attore Ralph Fiennes. Questi lavorò molto per costruire il carattere del personaggio, arrivando anche a stabilire una serie di personali cambiamenti. Egli richiese infatti che i suoi occhi venissero lasciati al naturale, e non tramutati dunque in quelli simili ad un serpente. Ciò gli permetteva di poter comunicare la follia del personaggio anche tramite il proprio vero sguardo. Dalla parte dei cattivi si ritrovano anche Imelda Staunton, nei panni della perfida Dolores Umbridge, nuova docente di Difesa contro le Arti Oscure, mentre Helena Bonham Carter dà vita a Bellatrix Lestrange. Qui introdotta per la prima volta, questa si rivelerà essere una delle principali nemiche dei giovani protagonisti.

Ralph Fiennes in Harry Potter e l'Ordine della Fenice (2007)
Ralph Fiennes in Harry Potter e l’Ordine della Fenice © 2007 Warner Bros. Entertainment Inc. – Harry Potter Publishing Rights J.K.R.

 

Le differenze tra il libro e il film

Se già con il quarto film si erano evidenziate diverse notevoli differenze tra il romanzo e il film, ancora maggiori sono quelle che intercorrono tra il quinto libro e il quinto film della saga. L’adattamento di questo specifico romanzo della saga è stato senza dubbio complesso, principalmente per la natura più articolata della storia che, per la maggior parte, si svolge dentro la testa del protagonista. L’Ordine della Fenice è infatti un testo di passaggio, all’interno della saga. Questo concentra molte delle sue pagine sui pensieri di Harry e sulle sue turbe, sulla sua rabbia, sulla sua difficoltà di vivere in un mondo magico che rifiuta ancora, ufficialmente, il ritorno di Voldemort.

L’esclusione di molti dettagli, tuttavia, ha reso più complesso mantenere una certa coerenza con i film precedenti e quelli successivi. Nel film, ad esempio, sono del tutto assenti molte delle attività che Harry svolge all’interno di Grimmauld Place, sede dell’Ordine della Fenice. Ciò ha portato a non mostrare il ritrovamento del Medaglione di Serpeverde, oggetto chiave nel futuro della storia. Assenti sono anche molte delle scene che mostrano le frustrazioni provate da Harry nel corso dell’anno, ridotte qui a pochi simbolici momenti. Di particolare importanza è qui anche la Stanza delle Necessità. Nel film questa viene scoperta da Neville, mentre nel libro è l’elfo Dobby a rivelare ad Harry la sua esistenza.

Differenti rispetto al libro sono anche due momenti chiave della storia. Il primo riguarda il tradimento di Cho Chang, che nel romanzo invece non avviene. A tradire il gruppo è infatti Marietta Edgecombe, la cui madre lavora al Ministero della Magia. Poiché il personaggio è però stato tagliato dal film, è toccato a Chang ricoprire tale ingrato ruolo. Il secondo è invece la spiegazione di Silente sulla profezia, che è molto più limitata nel film, concentrandosi principalmente sulla parte “nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive” e sul motivo per cui Silente ha nascosto questa verità a Harry. Nel romanzo, invece, c’è un’ampia quantità di informazioni in più che non sono incluse nel film.

Per altre differenze tra libro e film di Harry Potter e l’Ordine della Fenice leggi anche: Harry Potter e l’Ordine della Fenice: 10 cose che il film cambia dal libro

Il trailer del film e dove vedere il film in streaming e in TV

Harry Potter e l’Ordine della Fenice è infatti disponibile nel catalogo di Netflix, Prime Video, Now e Tim Vision. Per vederlo, basterà sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si ha soltanto un determinato periodo di tempo entro cui vedere il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 13 febbraio alle ore 21:20 su Italia 1.

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