Una nuova esclusiva di TheInSneider suggerisce che
Matt Reeves aggiungerà un nuovo personaggio,
decisamente importante, in The
Batman – Parte II. La sceneggiatura del sequel, a
lungo rimandato, dovrebbe infatti introdurre nientemeno che
Robin, la celebre spalla di Batman. Le fonti
descrivono la sceneggiatura come una “grande svolta” che
“varrà l’attesa”.
Se Reeves sta davvero introducendo
Robin nella sua versione realistica e thriller di Gotham, sarà
senza dubbio una scommessa azzardata. Il curriculum cinematografico
di Robin è sorprendentemente scarso, data la sua importanza nella
tradizione DC. Chris O’Donnell ha indossato la
maschera in “Batman
Forever” di Joel Schumacher e nel tanto
criticato “Batman & Robin”. Joseph
Gordon-Levitt ha poi interpretato una sorta di versione di
Robin in “Il
cavaliere oscuro – Il ritorno” di Nolan.
Nel frattempo, la DCU di James
Gunn sta preparando la sua avventura di Batman e Robin
con “The Brave and the Bold”, con
la regia di Andy Muschietti, anche se il cast
rimane segreto e la sceneggiatura è ancora in fase di scrittura.
Quel progetto non avrebbe comunque nulla a che fare con l’universo
creato da Reeves, anche se sarebbe strano vedere due Batman e due
Robin sullo grande schermo quasi in concomitanza. Non resta allora
che attendere per scoprire se questa notizia verrà confermata o
meno.
Tutto quello che sappiamo su The Batman – Parte
II
The
Batman – Parte II è uno dei film più attesi del nuovo
panorama DC, ma il suo percorso produttivo non è stato privo di
ostacoli. Inizialmente previsto per ottobre 2025, il sequel diretto
da Matt Reeves è stato rinviato al 1°
ottobre 2027. I ritardi sono stati giustificati da
esigenze legate alla scrittura della sceneggiatura e al calendario
riorganizzato della DC sotto la nuova guida di James Gunn e Peter Safran,
che stanno ristrutturando l’intero universo narrativo. Nonostante
ciò, Reeves ha confermato che
le riprese inizieranno nella primavera
2026 e Gunn ha recentemente letto la
sceneggiatura, definendola “grandiosa”, un segnale incoraggiante
per i fan.
Sul fronte del cast, è confermato il
ritorno di Robert Pattinson nei panni di Bruce
Wayne/Batman, all’interno dell’universo narrativo alternativo noto
come “Elseworlds”, separato dal DCU principale. Dovrebbero tornare
anche Jeffrey Wright come il commissario Gordon e
Andy Serkis nel ruolo di Alfred. I rumor più
insistenti ruotano attorno alla possibile introduzione di
Harvey Dent/Due Facce e Clayface (che avrà inoltre un film tutto suo)
come villain principali, anche se nulla è stato ancora
ufficializzato. C’è chi ipotizza un ampliamento del focus sulla
corruzione sistemica di Gotham, riprendendo i toni noir e
investigativi del primo capitolo, con Batman sempre più immerso in
un mondo in cui la linea tra giustizia e vendetta si fa
sottile.
Per quanto riguarda la
trama, le indiscrezioni suggeriscono un’evoluzione
psicologica per Bruce Wayne, alle prese con le conseguenze delle
sue azioni e un Gotham sempre più caotica, anche dopo gli eventi
della serie spin-off The Penguin con Colin Farrell (anche lui probabile membro del
cast). Alcune fonti parlano di un possibile scontro morale con
Harvey Dent, figura ambigua per eccellenza, o di un Batman
costretto a confrontarsi con i limiti del suo metodo. Al momento,
tutto è però ancora avvolto nel riserbo, ma la conferma della
sceneggiatura completa e approvata lascia ben sperare per l’inizio
delle riprese entro l’autunno e per un sequel che promette di
essere ancora più cupo, ambizioso e introspettivo.
Reeves spera naturalmente che il suo
prossimo film su Batman abbia lo stesso successo del primo.
The Batman del 2022 ha avuto un’ottima performance
al botteghino, incassando oltre 772 milioni di dollari in tutto il
mondo e ottenendo un ampio consenso da parte della critica. Queste
recensioni entusiastiche sono state portate avanti nella stagione
dei premi, visto che il film ha ottenuto quattro nomination agli
Oscar. Nel frattempo, Reeves ha espanso la serie DC
Elseworld con la già citata serie spin-off di Batman,
The Penguin, disponibile su Sky e NOW, per
l’Italia.
Netflix non sta perdendo tempo nel portare
sullo schermo The Boy in the Iron Box di
Guillermo del Toro e Chuck Hogan.
Opzionato per la prima volta nel maggio 2025, l’adattamento
cinematografico della novella horror in sei parti, di cui si
vociferava da tempo, sembra stia ora procedendo a pieno ritmo, con
la produzione che dovrebbe iniziare questo ottobre, secondo
What’s on Netflix.
I dettagli rimangono per ora
segreti, ma le fonti del sito indicano che il progetto assumerà la
forma di un lungometraggio, non di una serie, un punto su cui si
era speculato quando i diritti sono stati acquisiti. La
collaborazione in corso tra Del Toro e Netflix si è rivelata
fruttuosa nel corso degli anni. Dal suo “Pinocchio”
in stop-motion, vincitore di un Oscar, a “Frankenstein”,
in uscita in autunno.
Che cos’è The Boy in the
IronBox?
The Boy in the Iron
Box è una raccolta serializzata composta da sei storie
interconnesse: “Falling Down”, “The Pit and the
Box”, “The Hunted”, “Risen”,
“Siege” e “Encounter“. Ci sono state
indiscrezioni secondo cui del Toro non solo produrrà, ma dirigerà
anche il film. Questa ultima collaborazione riunisce del Toro con
il co-sceneggiatore Chuck Hogan, con cui ha già scritto i romanzi
di “The Strain” e “The Hollow Ones”.
Il cast del
Frankenstein di Guillermo del Toro
Guillermo del Toro scrive, dirige e
produce Frankenstein insieme a J. Miles Dale,
che è stato produttore di Guillermo del Toro’s Cabinet Of
Curiosities per Netflix. Il romanzo classico di
Mary Shelly segue la storia di Victor
Frankenstein, uno scienziato brillante ma egoista che dà vita a una
creatura in un mostruoso esperimento che alla fine porta alla
distruzione sia del creatore che della sua tragica creazione. Del
Toro sta sviluppando il progetto Frankenstein da diverso
tempo e da tempo desiderava realizzare un film incentrato
sull’iconica storia di Shelley, ma non si sa ancora quale sarà il
suo punto di vista sul racconto classico.
Nel film Oscar
Isaac interpreterà Victor
Frankenstein, mentre Mia Goth sarà
la protagonista femminile, ma il suo ruolo effettivo è ancora
sconosciuto. Così come è sconosciuto il ruolo che avranno Christoph Waltz e Charles Dance. Andrew
Garfield era inizialmente stato scelto per
interpretare la Creatura, ma ha dovuto rinunciare al film per via
di altri impegni, venendo sostituito da Jacob Elordi. Le riprese del film dovrebbero
svolgersi nel corso dei prossimi mesi, con una distribuizione
prevista su Netflix per il 2025.
Ana de Armas si è affermata come una vera e
propria star dei film d’azione, con una performance di rilievo
nell’ultimo (ad oggi) film della saga di James
Bond, No Time to Die prima di diventare la protagonista
assoluta dello spin-off di John Wick, Ballerina.
In passato si era già parlato della possibilità che la star – nota
anche per i filmCena
con delitto e Blonde –
potesse ottenere un ruolo nell’MCU, e ora lo scooper Daniel Richtman torna a
riferire che “Ana
de Armas è stata presa in considerazione per un ruolo
importante nella Marvel”.
Non ha fornito ulteriori dettagli
sul personaggio che potrebbe interpretare o sul progetto in
questione, anche se lo scorso dicembre era stata menzionata la
possibilità che l’attrice si unisse al cast di Avengers:
Doomsday. Ci saranno sicuramente dei nuovi personaggi
in quel film. Potrebbe però anche prendere parte ad un altro
progetto del MCU, idealmente anche dopo il reset a
cui Avengers:
Secret Warsdarà vita. Al momento, si tratta però
solamente di ipotesi.
Armas viene spesso suggerita anche
per il ruolo di Wonder Woman nel DCU, anche se la probabilità che ciò avvenga
dipende da ciò che James Gunn sta cercando per la sua Diana
Prince. I Marvel Studios hanno accesso a molti nuovi personaggi
grazie ai franchise degli X-Men e dei Fantastici Quattro, quindi
solo il tempo dirà chi potrebbe interpretare nel MCU. Il Multiverso
in gioco, d’altronde, apre anche le porte a molte possibilità.
Dove abbiamo visto di recente Ana de
Armas
Negli ultimi anni, Ana de Armas ha consolidato il suo status di
star internazionale partecipando a progetti di grande rilievo. Dopo
il successo di Blonde (2022),
in cui ha interpretato una versione intensa e controversa di
Marilyn Monroe, l’attrice cubana ha preso parte al film d’azione
Ghosted
(2023) accanto a Chris Evans, dove ha mostrato un lato più
ironico e dinamico. Ha poi recitato nel film Eden e nel
thriller psicologico Ballerina,
spin-off dell’universo di John Wick, dove interpreta una
letale assassina in cerca di vendetta. Con questi ruoli, Ana de
Armas continua a dimostrare la sua versatilità e il suo carisma
sullo schermo.
Per anni si è parlato di
Sicario 3, e ora Josh Brolin ha fornito un aggiornamento
entusiasmante sul terzo capitolo, rivelando anche se Denis
Villeneuve tornerà alla regia. La serie Sicario,
come noto, è stata lanciata nel 2015 con il thriller teso e
acclamato dalla critica di Villeneuve che esplora la guerra alla
droga degli Stati Uniti al confine meridionale, con Emily Blunt, Benicio del Toro e Brolin.
Sicario è stato un successo
immediato, dando vita al sequel del 2018, Sicario: Day of
the Soldado di Stefano Sollima, che ha
spostato l’attenzione sui personaggi di Brolin e del Toro. Anche se
mancavano Villeneuve come regista e il personaggio di Blunt, il
film ha comunque ampliato il mondo della serie e si è concluso con
un finale che anticipava un altro capitolo, lasciando molti a
chiedersi se ci sarebbe stato un Sicario 3.
Durante una recente apparizione al
podcast Happy Sad Confused, Brolin, che
per i film ha interpretato Matt Graver, ha ammesso che, sebbene un tempo pensasse che un
terzo film di Sicario fosse improbabile, ora “ha appena
sentito che è molto, molto reale”. Quando il conduttore Josh
Horowitz ha chiesto se Villeneuve sarebbe tornato alla regia,
Brolin ha dichiarato: “Onestamente non lo so”.
Cosa significa l’aggiornamento di
Josh Brolin per Sicario 3
I commenti di Brolin sono il segno
più concreto finora che Sicario 3 sta finalmente
andando avanti. In precedenza, come già detto, l’attore aveva dato
un aggiornamento deludente su Sicario 3, che
suggeriva che il progetto fosse piuttosto improbabile. Tuttavia,
l’attore ha ora confermato che il film è addirittura “molto,
molto reale”, suscitando entusiasmo per un franchise che è
stato silenziosamente in fase di sviluppo per anni.
L’assenza di un regista confermato
lascia comunque qualche incertezza. Villeneuve è attualmente uno
dei registi più impegnati di Hollywood, soprattutto con Dune –
Parte Tre e poi con il
prossimo James Bond, quindi sembra improbabile che torni alla
regia. Se dovesse farlo, ciò significherebbe che per vedere il film
potrebbe volerci ancora molto. Tuttavia, se Brolin e del Toro
tornassero, e secondo quanto riferito anche Blunt fosse coinvolta,
Sicario 3 potrebbe comunque offrire una fantastica
conclusione alla trilogia.
Dopo aver costruito un avvincente
mistero horror per gran parte della sua durata, il finale di
Weapons porta le cose a una conclusione intensa,
inquietante e oscuramente esilarante. Il secondo lungometraggio da
solista dello sceneggiatore e regista Zach Cregger
ruota attorno alla scomparsa inspiegabile di (quasi) un’intera
classe di bambini di terza elementare, che sono scappati dalle loro
case di periferia nella stessa notte, esattamente alle 2:17 del
mattino.
Il film è diviso in sezioni che
seguono personaggi specifici, saltando avanti e indietro nel tempo
per coglierli nei momenti chiave del loro coinvolgimento nel caso.
Alla fine, man mano che i pezzi del puzzle vanno lentamente al loro
posto, diventa chiaro che tutte le stranezze della loro città sono
riconducibili a una donna: Gladys, una strega e
autoproclamata zia di Alex, l’unico bambino della
classe di Justine Grady a non essere
scomparso.
Nel momento culminante del film,
quasi tutti i personaggi principali (tranne il povero
Andrew Marcus, il preside la cui testa è stata
schiacciata poco prima quel giorno) si ritrovano nella casa di
Alex, dove sono tenuti prigionieri i bambini scomparsi.
Justine e Archer, un genitore di
un bambino scomparso, cadono però nella trappola di Gladys;
Paul, l’ex fidanzato poliziotto di Justine, e
James, il tossicodipendente che ha scoperto per
caso i bambini scomparsi, sono la trappola. Ne segue un livello di
violenza quasi caricaturale.
Josh Brolin in Weapons
Cosa succede nel finale di
Weapons
Gladys, rendendosi conto che il
gioco è finito e dicendo ad Alex di prepararsi a lasciare la città,
ha preparato Paul e James per una versione alternativa
dell’incantesimo d’attacco che aveva usato in precedenza. Invece di
prendere di mira incessantemente una persona specifica, sono
impostati per attivarsi se qualcuno attraversa le linee di sale
lasciate sul pavimento, cosa che Justine fa inconsapevolmente. Paul
le si avventa quindi contro, mentre James si scaglia su Archer.
Sebbene continui a sferrare colpi devastanti al volto di James,
Archer non riesce a tenerlo a terra a lungo.
Justine, traumatizzata, dopo che un
pelapatate si rivela inefficace, riesce a uccidere Paul con la
pistola del poliziotto. Poi la punta contro James e salva Archer,
che si dirige verso il seminterrato e trova i bambini scomparsi.
Tuttavia, mentre cerca suo figlio Matthew, trova
invece Gladys. Nel frattempo, Alex, che ha osservato Gladys
compiere i suoi orrori, calpesta il sale che i suoi genitori hanno
sparso intenzionalmente. Usa le stanze comunicanti per aggirarli e
si fa strada nella stanza di Gladys, che stavano sorvegliando.
Afferra uno dei rami spinosi che lei
usa per i suoi incantesimi, uno già in uso, e si rintana nel bagno
per ripetere i passaggi che l’ha vista eseguire. Gladys ha a quel
punto scagliato Archer contro Justine e lo sta guardando mentre la
strangola quando Alex, dopo aver avvolto una ciocca di capelli di
Gladys attorno al ramo, lo spezza. Capendo cosa è successo, lei
fugge dalla casa urlando, solo per essere inseguita dalla folla di
bambini che aveva rapito con la magia. Quando la raggiungono, la
fanno a pezzi, rompendo gli incantesimi.
Julia Garner in Weapons
La spegazione del perché Gladys ha
rapito i bambini
Nel capitolo su Alex in
Weapons, vediamo Gladys accolta nella casa
perfettamente normale della sua famiglia, apparentemente perché è
malata e non ha altro posto dove andare. Dalle conversazioni che
Alex ascolta di nascosto e dalla breve occhiata che le dà, sembra
che sia già in fin di vita. Tuttavia, non passa molto tempo prima
che i genitori del ragazzo siano praticamente catatonici e Gladys
sia di nuovo in piedi. Dopo un po’ di tempo, una notte confessa ad
Alex che la sua malattia, qualunque essa sia, è reale. Anche se
spiega le cose come si farebbe con un bambino, è chiaro che Gladys
ha in qualche modo rubato la forza vitale dei genitori del
ragazzo.
Questo spiega il suo improvviso
cambiamento fisico. Pensava che sarebbe stato sufficiente, ma sta
già ricominciando a perdere energia. Così, punta gli occhi sui
compagni di classe di Alex. Dopo essersi procurata un oggetto
appartenente a ciascuno di loro, lancia l’incantesimo che li
convoca da lei alle 2:17 del mattino, spiegando perché tutti hanno
lasciato le loro case esattamente a quell’ora. Li tiene rinchiusi
nel seminterrato, dove rimangono immobili, proprio come i genitori
di Alex; lui deve dar loro da mangiare della zuppa per mantenerli
in vita. In questo modo, lei prosciuga le loro vite per sostenere
la propria.
Dopo la sua morte, apprendiamo solo
frammenti sulla guarigione delle sue vittime dal narratore bambino
di Weapons, che ci parla a due anni
dall’incidente. I genitori, a quanto pare, sono rimasti in uno
stato relativamente vegetativo: vengono descritti come bisognosi di
essere nutriti con la zuppa altrove, il che indica che sono ancora
ricoverati in ospedale dopo tutto questo tempo. I bambini stavano
invece abbastanza bene da tornare alla loro vita quotidiana, anche
se il narratore riferisce che solo alcuni di loro hanno
ricominciato a parlare.
È chiaro che qualsiasi danno abbia
causato la magia di Gladys è permanente. Oltre ad essere più
anziani, i genitori di Alex sono stati sotto il controllo della
strega più a lungo e sono stati la sua unica fonte di energia per
un po’, il che spiegherebbe perché siano in condizioni peggiori. I
bambini hanno invece maggiori possibilità di guarire completamente.
Ma mentre guardiamo negli occhi di Matthew durante l’ultima scena
di Weapons, ci viene da chiederci se Archer abbia
davvero riavuto suo figlio.
Cary Christopher in Weapons
La vera identità di zia Gladys
Il cattivo di
Weapons probabilmente non è chi sembra essere
all’inizio. Dopo essere apparsa brevemente nei capitoli di Justine,
Archer e James, principalmente per spaventare i presenti, Gladys fa
la sua comparsa effettiva nell’ufficio di Marcus. Si presenta come
la zia di Alex (più precisamente, la sorella della nonna di Alex),
che si prendeva cura del ragazzo mentre i suoi genitori si stavano
riprendendo da gravi malattie. La seconda parte di questa
affermazione viene rapidamente e brutalmente smascherata come una
bugia, ma la prima parte si complica con il passare del tempo.
Nel capitolo di Alex, prima del suo
arrivo, Gladys viene descritta come la zia di sua madre, la sorella
della nonna di Alex. In una sorta di litigio ascoltato per caso, i
suoi genitori ricordano di averla incontrata almeno una volta, anni
fa, ma sono certi che non abbia partecipato al loro matrimonio. La
madre di Alex, tuttavia, sembra sicura che sia una parente. E
potrebbe esserlo, ma probabilmente è ancora più anziana. Gladys
dice a Marcus che il padre di Alex ha “un tocco di tisi”, un
termine che risale all’antichità ma che alla fine è diventato
sinonimo di tubercolosi, sostituendola.
La malattia batterica è stata
formalmente identificata nel 1882 e, sebbene il termine tisi fosse
ancora in uso all’inizio del XX secolo, alla fine è diventato
materia di letteratura classica e libri di storia. Marcus è colpito
dall’anacronismo. Non riesce a capire (né potrebbe farlo uno
spettatore che vede Weapons per la prima volta a
questo punto) come Gladys stia facendo una battuta macabra
sull’uomo di cui ha consumato l’energia. Ma, se associato alla sua
confessione ad Alex di essere malata da molto tempo, questo
potrebbe indicare che Gladys è almeno una o due generazioni più
anziana di quanto creda la sua famiglia.
Benedict Wong e Julia Garner in Weapons
Il vero significato del finale di
Weapons
Weapons è un film complesso e, anche
se otteniamo una spiegazione definitiva della violenta stranezza
che ha colpito questa città, probabilmente si rivelerà un terreno
fertile per molteplici interpretazioni tematiche. Ma ci sono alcuni
dettagli chiave che indicano determinate interpretazioni. Il primo
e più importante è la struttura. La narrazione frammentata di
Cregger rende la storia avvincente, fornendoci informazioni poco
alla volta, ma ci incoraggia anche a prestare attenzione a come le
vite dei singoli personaggi si scontrano tra loro. Justine, Archer,
Paul e James agiscono tutti sulla base di vari impulsi egoistici,
spesso distruttivi, senza preoccuparsi realmente delle loro
conseguenze.
In Weapons ci sono
diversi casi di persone che fanno pressione su altre affinché
facciano qualcosa che non vogliono fare (Justine e Paul che bevono;
Archer che guarda il video dei Bailey) molto prima che Gladys venga
introdotta. Ci sono anche casi di indifferenza quasi comica, ad
esempio il proprietario di un minimarket che urla a Justine di
uscire mentre Marcus, dall’aspetto orribile e omicida, la insegue.
Questi dettagli creano un inquietante parallelismo con Gladys e la
sua magia. La strega è una versione esagerata degli adulti di
questo film, un essere di puro egoismo e indifferenza.
È, come un motivo ricorrente
sottolinea, un parassita, che priva le persone della loro autonomia
per il proprio tornaconto. Ma lei è semplicemente la versione
horror di qualcosa che ci viene mostrato come abbastanza normale.
Tra gli adulti, solo Marcus sembra motivato dalla preoccupazione
per il benessere degli altri, e l’universo lo punisce in modo
brutale per questo. Alex è reso vulnerabile per lo stesso motivo. È
degno di nota il fatto che Gladys abbia cercato di controllarlo non
minacciando la sua sicurezza, ma quella dei suoi genitori.
Julia Garner e Josh Brolin in Weapons
Questa divisione tra bambini e
adulti è fondamentale anche in Weapons, ed è
integrata in modo simile nella sua struttura. Il film è narrato da
una ragazzina, che ci racconta questa storia come qualcosa di vero
ma soppresso, conferendole l’aria di una leggenda metropolitana.
Gli adulti di questo mondo non sono riusciti a gestire la rottura
con la normalità e l’hanno seppellita; i bambini la mantengono viva
nei sussurri. In questa ottica, la narrazione del film diventa un
avvertimento trasmesso da bambino a bambino sui mali che gli adulti
sono capaci di infliggere loro, così come gli uni agli altri.
Questa domanda aleggia sull’ultima
scena, insieme al dubbio se Matthew riuscirà mai a riprendersi:
dato ciò che abbiamo visto di Archer, è davvero fuori pericolo? Lo
sono tutti loro? Con il suo finale cruento,
Weapons è anche un promemoria di ciò che i bambini
sono capaci di fare in cambio. Se il film dovesse essere
sintetizzato in un’unica idea, sarebbe che i traumi che cerchiamo
di reprimere hanno il potere di ferire chi ci circonda, e il dolore
che riversiamo nel mondo ha il potere di tornare indietro verso di
noi. Chiunque può diventare un’arma se non sta attento.
Cosa ci lascia il film Weapons
Weapons ci lascia
dunque con una riflessione amara e potente: il vero orrore non sta
nella magia, ma nelle dinamiche quotidiane di egoismo, indifferenza
e abuso che gli adulti infliggono ai più giovani. Gladys è solo la
manifestazione sovrannaturale di un male già radicato nella
comunità, fatto di pressioni, manipolazioni e traumi silenziosi. La
sua fine, per mano dei bambini, non è una vittoria liberatoria ma
un grido di dolore restituito. Il film ci dice che il male, se
ignorato o represso, si trasforma e si riproduce. E che chiunque,
se ferito a sufficienza, può diventare un’arma. Anche un
bambino.
Una nuova foto (la si può vedere qui) dal set
londinese del film sembra infatti rivelare che Peter abbia trovato
lavoro al Delmar’s Deli. Il locale che serve i
“migliori panini del Queens” è apparso in tutti i film precedenti e
sarà interessante vedere come il protagonista riuscirà a sbarcare
il lunario lavorando per qualcuno che ormai non lo ricorda più come
cliente affezionato. Se ciò venisse confermato, metterebbe a tacere
il rumor secondo cui Peter avrebbe potuto assumere il ruolo di
fotografo per il Daily Bugle.
Ad oggi, una sinossi generica di
Spider-Man: Brand New Day è emersa all’inizio di
quest’anno, anche se non è chiaro quanto sia accurata.
Dopo gli eventi di Doomsday,
Peter Parker è determinato a condurre una vita normale e a
concentrarsi sul college, allontanandosi dalle sue responsabilità
di Spider-Man. Tuttavia, la pace è di breve durata quando emerge
una nuova minaccia mortale, che mette in pericolo i suoi amici e
costringe Peter a riconsiderare la sua promessa. Con la posta in
gioco più alta che mai, Peter torna a malincuore alla sua identità
di Spider-Man e si ritrova a dover collaborare con un improbabile
alleato per proteggere coloro che ama.
L’improbabile alleato potrebbe
dunque essere il The Punisher di Jon Bernthal –
recentemente annunciato come parte del film – in una situazione
già vista in precedenti film Marvel dove gli eroi si vedono
inizialmente come antagonisti l’uno dell’altro salvo poi allearsi
contro la vera minaccia di turno.
Di certo c’è che il film condivide
il titolo con un’epoca narrativa controversa, che ha visto la
Marvel Comics dare all’arrampicamuri un nuovo
inizio, ponendo però fine al suo matrimonio con Mary Jane Watson e
rendendo di nuovo segreta la sua identità. In quel periodo ha
dovuto affrontare molti nuovi sinistri nemici ed era circondato da
un cast di supporto rinnovato, tra cui un resuscitato Harry
Osborn.
Il film è stato recentemente
posticipato di una settimana dal 24 luglio 2026 al 31 luglio 2026.
Destin Daniel Cretton, regista di
Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli,
dirigerà il film da una sceneggiatura di Chris McKenna ed Erik
Sommers. Tom Holland guida un cast che include
anche Zendaya, Mark Ruffalo, Sadie Sink e Liza Colón-Zayas
e Jon Bernthal. Michael Mando è
stato confermato mentre per ora è solo un rumors il coinvolgimento
di
Charlie Cox.
Josh Brolin ha interpretato Thanos per la prima volta in Avengers: Infinity War. Il Titano Pazzo è stato in
molti modi il personaggio principale di quest’ultimo film e,
sebbene sia stato decapitato nei primi minuti di Avengers: Endgame, il cattivo è poi tornato sotto
forma di Variante. La storia di Thanos è finita quando Iron Man lo ha fatto
scomparire, ma la serie What If…? ci ha mostrato che ha
ancora molte Varianti sparse nel Multiverso. Incontreremo Re Thanos
in una delle prossime attrazioni di Disneyland, ma che ne sarà di
Avengers:
Doomsday e Avengers:
Secret Wars?
Parlando con Josh Horowitz,
Josh Brolin è tornato a riflettere sul ruolo di
Thanos e ha confermato che sarebbe felice di riprendere il ruolo se
i fratelli Russo lo chiamassero. “C’è un livello di assurdità
che mi piace molto… L’ho detto un milione di volte, ma risale al
teatro black box, dove non hai soldi e fingi che questa cosa sia
una pistola”, ha spiegato l’attore. “Se sei abbastanza
convinto, la gente inizierà davvero a pensare che sia una pistola.
C’era un po’ di questo in Avengers.”
“Avevano paura che la notizia
trapelasse, quindi ci davano una scena finta e poi ci davano la
scena vera quando arrivavamo sul posto, il che, per me, è un
inferno. Non riesco a prepararmi, penso alle battute e a tutte
queste cose, ma alla fine ha funzionato. Doveva essere un cameo.
Quando me l’hanno proposto per la prima volta, stavo girando il
film Everest a Londra, e mi hanno portato questa enorme bibbia, ed
era solo una piccola cosa, e sarei stato nel film per 10 minuti.
L’hanno cambiato. Si è trasformato in questa cosa enorme“.
“Deadpool 2, ero contento che
fosse un’esperienza unica. Per quanto riguarda Thanos, se mi
chiamassero a Londra in questo momento e mi dicessero:
‘Facciamolo’, risponderei: ‘Sarò lì domani’”, ha ammesso
Brolin. “Parlo con Downey probabilmente quattro o sei volte
all’anno. Parlo con i Russo probabilmente quattro o sei volte alla
settimana. Parlo molto con Joe. Li adoro entrambi“.
Condividendo la sua opinione su ciò che i fratelli Russo stanno
preparando con i prossimi film, l’attore ha detto: “Ovviamente
tireranno fuori qualcosa di divertente. Chissà? È stato un progetto
decennale, con un accordo ben definito. Non so cosa faranno, ma
sono sicuro che sarà interessante. Penso che siano molto bravi in
questo“.
Alexandra Shipp ha debuttato nel ruolo di
Tempesta in X-Men:
Apocalisse, prima di tornare nei panni dell’eroina mutante
in grado di manipolare il tempo atmosferico in quello che sarebbe
diventato l’ultimo
film degli X-Men dell’era 20th Century Fox prima
dell’acquisizione da parte di Disney/Marvel, ovvero X-Men:
Dark Phoenix. Shipp ha fatto un ottimo lavoro con quello
che aveva a disposizione, che, per sua stessa ammissione, non era
molto.
“Sì e no”, ha risposto
Shipp quando le è stato chiesto se le sarebbe piaciuto interpretare
di nuovo Tempesta in un’intervista del 2019. “Perché Tempesta
ha pochissimo da dire. Non so gli altri attori, ma noi non parliamo
mai. Quindi sarebbe davvero bello se non fossimo ammassati in un
altro cast affollatissimo, in cui mi si vede solo sullo sfondo come
un fottuto sasquatch“. L’attrice ha dunque concluso che:
“Non mi interessa. Penso che ci siano altre donne che possono
assumere quel ruolo e farlo davvero bene”.
Era improbabile che Alexandra Shipp venisse chiamata a riprendere
il ruolo per il
reboot degli X-Men dell’MCU, che recentemente ha ingaggiato il
regista di Thunderbolts*Jake Schreier alla regia. Il casting è appena
iniziato, ma circolano voci insistenti che lo studio sia
interessato alla star di WickedCynthia Erivo per la parte. Ad ogni modo, a
chiunque finirà per interpretare la prossima Tempesta sul grande
schermo, Shipp ha ora offerto alcuni saggi consigli.
“Devi renderla tua”, ha
detto durante un’intervista con Collider. “Penso che molto
spesso le persone vogliano confrontare le interpretazioni. Vogliono
confrontare come Halle ha interpretato la sua Tempesta con la mia,
o qualsiasi altro personaggio, in realtà. Non credo che questo sia
giusto nei confronti dell’attore, né nei confronti del pubblico.
Penso che sia importante rendere il ruolo proprio, trovare il modo
di essere un individuo e lasciare che questo si formi. Perché la
mia Tempesta è molto più giovane e non è addestrata“, ha
continuato.
“Quindi proveniva dalla strada
in X-Men: Apocalisse. Per me era importante che fosse una
combattente di strada, e abbiamo inserito molto di questo nel suo
stile di combattimento e nel modo in cui volava. Quindi direi
semplicemente: rendila tua”. Un consiglio certamente prezioso,
molto più ragionato e motivato rispetto a tanti altri che vengono
forniti nel passaggio di un ruolo da un attore ad un altro. Non
resta a questo punto attendere di scoprire chi assumerà questo
importante ruolo per il Marvel Cinematic Universe.
Secondo quanto riferito, il casting
ufficiale dovrebbe iniziare molto presto (se non è già iniziato) e
personaggi del calibro di Harris Dickinson,
Margaret Qualley,
Elle Fanning e Julia Butters
sarebbero nel mirino dello studio (secondo quanto riferito, erano
in lizza per interpretare Cyclope, Rogue e Kitty Pryde, ma non
sappiamo se sia ancora così), insieme alla star di Alien: RomulusDavid
Jonsson e Trinity Bliss, che potrebbero
essere in lizza per interpretare Jubilee. Altri nomi che sono
emersi nelle voci di corridoio includono Hunter Schafer (Mystica), Ayo Edebiri (Tempesta) e Javier Bardem (Mr. Sinister).
Riguardo al progetto Kevin Feige ha dichiarato di avere un “piano
decennale” per la saga dei mutanti. “Penso che lo vedrete
continuare nei nostri prossimi film con alcuni personaggi degli
X-Men che potreste riconoscere. Subito dopo, l’intera storia di
Secret Wars ci condurrà davvero in una nuova era dei mutanti Ancora
una volta, è uno di quei sogni che diventano realtà. Finalmente
abbiamo di nuovo gli X-Men“.
Dopo aver acquisito i suoi poteri
poco prima di frequentare Nevermore, i poteri di MercoledìAddams smettono
di funzionare nella seconda stagione della serie Netflix. Mentre aggiorna il pubblico su ciò
che è successo dopo il finale della prima stagione di Mercoledì, il
personaggio interpretato da Jenna Ortega rivela infatti di aver
“padroneggiato” i suoi poteri psichici, ma di aver iniziato a
manifestare sintomi pericolosi durante l’estate.
Nella seconda stagione, gli occhi di
Mercoledì Addams versano infatti lacrime nere quando usa i suoi
poteri psichici, un sintomo grave che, come scopre, era stato
sperimentato anche dalla sorella di Morticia
Addams, Ofelia, un’altra emarginata
psichica che ha frequentato Nevermore. Ha poi una visione intensa
della morte di Enid, che le provoca lacrime nere e
convulsioni prima di perdere conoscenza. Quando si sveglia, i suoi
poteri hanno smesso di funzionare e non sono ancora tornati alla
fine della prima parte.
Le lacrime nere di Mercoledì sono
un sintomo dell’abuso dei suoi poteri psichici
Come le spiega
Morticia nell’episodio 1, le lacrime nere di
Mercoledì sono causate dall’uso eccessivo dei suoi poteri psichici.
Mercoledì rivela infatti che durante l’estate ha usato
costantemente i suoi poteri psichici in situazioni estremamente
intense, tra cui la caccia a un serial killer. Sforzando i suoi
poteri con tale intensità e così spesso, il suo corpo ha iniziato a
reagire con sintomi gravi.
È paragonabile a quando Undici di
Stranger
Things ha il sangue dal naso dopo aver abusato dei suoi
poteri, il che le fa perdere temporaneamente le sue capacità
sovrumane. Per i sensitivi in Mercoledì, in
particolare quelli apparentemente corvini come la protagonista e
sua zia Ofelia, ciò si traduce in lacrime nere. Tuttavia, poiché
Mercoledì non ha condiviso le sue esperienze con i poteri psichici
con la madre Morticia Addams, non è ancora chiaro come possa far
sparire le lacrime nere.
I poteri di Mercoledì smettono di
funzionare dopo che li ha usati troppo
Come le lacrime nere, i poteri della
protagonista della famiglia Addams smettono di funzionare perché la
sua capacità di usarli è stata sfruttata eccessivamente: non riesce
più a gestire lo sforzo a cui ha sottoposto i suoi poteri psichici.
Le lacrime nere sono state il primo sintomo, più che altro un
avvertimento che se avesse continuato a sforzarli eccessivamente,
avrebbero smesso di funzionare del tutto.
Tuttavia, Mercoledì non ha ancora
perso completamente i suoi poteri. Ha ancora le sue capacità
psichiche, semplicemente non le ha lasciate riposare abbastanza né
ha trovato una strategia per costringerle a tornare. Ma, visto il
modo in cui ha usato incautamente i suoi poteri, continuare a
cercare di usarli prima che siano pronti potrebbe portare a
conseguenze molto più gravi.
Mercoledì riuscirà a riottenere i
suoi poteri nella seconda parte?
Dato che i poteri psichici di
Mercoledì sono fondamentali per la sua storia nella serie Netflix,
è altamente probabile che ricomincino a funzionare prima della fine
della seconda parte della seconda stagione. Mercoledì crede che la
risposta per riottenere i suoi poteri si trovi nel libro degli
incantesimi della sua antenata psichica Goody
Addams, ma Morticia suggerisce che usare una strategia
contenuta nel libro potrebbe solo peggiorare le cose.
In realtà, trovare Ofelia
Frump potrebbe essere la vera chiave per scoprire come
sbarazzarsi delle lacrime nere e recuperare i suoi poteri. La donna
è scomparsa dopo aver spinto troppo i suoi poteri “facendola
impazzire”, ma le sue somiglianze con Mercoledì suggeriscono che la
risposta per risolvere i problemi legati ai loro poteri sarà la
stessa.
Tuttavia, oltre a una strategia più
formale per i sensitivi corvo, per riottenere i suoi poteri
Mercoledì dovrà quasi certamente “padroneggiare” veramente la sua
abilità imparando a usarli con maggiore cautela. Per questo,
probabilmente avrà bisogno di una nuova guida spirituale, di
ulteriori conversazioni con sua nonna Hester
Frump, di un ricongiungimento con Ofelia e di una maggiore
apertura ai consigli di Morticia nella seconda parte della seconda
stagione.
Alla Star
Wars Celebration del 2023, la Lucasfilm ha
rivelato i suoi piani per un nuovo film di Star
Wars incentrato sul personaggio di Rey
Skywalker interpretato da Daisy Ridley. Sharmeen
Obaid-Chinoy è ancora incaricata della regia del film, che
ha visto avvicendarsi diversi sceneggiatori da quando è stato
annunciato per la prima volta. Ora, con George
Nolfi, autore di I guardiani del destino e The Bourne Ultimatum, al lavoro sull’ultima bozza, lo
scooper Daniel Richtman ha condiviso alcune nuove
informazioni sui piani della Lucasfilm per il post
L’ascesa di Skywalker.
Richtman spiega che sarà simile al
“Mandoverse”, con diverse storie raccontate in
quel periodo. La prima di queste dovrebbe essere New Jedi
Order (il titolo sarebbe provvisorio) con Daily
Ridley, il che indica che Star
Wars: Starfighter potrebbe non far parte di questa lista.
È infatti stato ampiamente riportato che il film sarà ambientato 5
anni dopo l’Episodio IX, mentre quello con Rey sarà ambientato 15
anni dopo.
Potrebbero esserci alcuni
collegamenti tra i due, ma non sembra che dovremmo necessariamente
aspettarci che Rey appaia al fianco di Ryan Gosling e del villain Matt Smith. Il film di Obaid-Chinoy dovrebbe
invece condurre a un evento che riporterà in scena molti volti noti
del passato e dovrebbe concentrarsi sui tentativi di Rey di dar
forma ad un nuovo ordine Jedi. I dettagli sul progetto sono però
ancora scarsi, ma sembra che Lucasfilm potrebbe puntare su una
formula rivelatasi piuttosto apprezzata, ovvero quella del citato
“Mandoverse”.
Daisy Ridley ha scelto di tornare a Star Wars
per l’originalità della storia
Nonostante le varie voci e
pubblicazioni, i dettagli su New Jedi Order rimangono scarsi. Ora,
però, Daisy Ridley ha fornito un aggiornamento che
indica quanto il film sarà creativo e originale. Secondo Premiere,
la decisione dell’attrice di tornare nei panni di Rey Skywalker in
Star Wars è dipesa interamente dalla storia che il nuovo film
avrebbe raccontato. Ridley ha spiegato:
“Mi hanno semplicemente chiesto
se volevo farlo, basandomi su un’idea, senza che la sceneggiatura
fosse ancora scritta. Ma se non fossi stata convinta dal concetto,
il film non sarebbe stato realizzato. Ci ho pensato un giorno e mi
sono detta che mi ero divertita molto a realizzare quei film.
Questa nuova avventura mi sembrava divertente, quindi perché dire
di no? I miei pensieri sull’argomento sono piuttosto semplici: se
non avessi pensato che la storia valesse la pena di essere
raccontata, non sarei tornata.”
È sicuramente perfetta per il ruolo
di Gwen e, dato che Peter Parker probabilmente andrà al college, ha
senso aggiungere al cast un personaggio che ha definito quegli anni
per lui nei fumetti. Se Sink interpreterà Gwen, potremmo vederla
diventare il nuovo interesse amoroso di Spidey o forse vestire lei
stessa i panni di una supereroina. Viene a questo punto da
chiedersi se la MJ di Zendaya(che
alcune foto ci hanno mostrato sul set) verrà progressivamente
messa da parte, dato che ora non ha più alcun ricordo di Peter
Parker.
Gwen Stacy, il grande amore della
vita del giovane Peter ha fatto il suo debutto sul grande schermo
nel 2007 in Spider-Man 3, dove è stata interpretata da Bryce Dallas Howard. Emma Stone ha assunto il ruolo nel film
The
Amazing Spider-Man del 2012 ed è tornata in The Amazing Spider-Man 2. In questo sequel, Gwen è
stata uccisa da Harry Osborn dopo che questi è diventato il “Green
Goblin” (o almeno una sua versione) e Spider-Man non è riuscito a
salvarla in tempo. Non resta dunque che una conferma ufficiale che
il personaggio sta tornando, con il volto di Sadie Sink.
Ad oggi, una sinossi generica di
Spider-Man: Brand New Day è emersa all’inizio di
quest’anno, anche se non è chiaro quanto sia accurata.
Dopo gli eventi di Doomsday,
Peter Parker è determinato a condurre una vita normale e a
concentrarsi sul college, allontanandosi dalle sue responsabilità
di Spider-Man. Tuttavia, la pace è di breve durata quando emerge
una nuova minaccia mortale, che mette in pericolo i suoi amici e
costringe Peter a riconsiderare la sua promessa. Con la posta in
gioco più alta che mai, Peter torna a malincuore alla sua identità
di Spider-Man e si ritrova a dover collaborare con un improbabile
alleato per proteggere coloro che ama.
L’improbabile alleato potrebbe
dunque essere il The Punisher di Jon Bernthal –
recentemente annunciato come parte del film – in una situazione
già vista in precedenti film Marvel dove gli eroi si vedono
inizialmente come antagonisti l’uno dell’altro salvo poi allearsi
contro la vera minaccia di turno.
Di certo c’è che il film condivide
il titolo con un’epoca narrativa controversa, che ha visto la
Marvel Comics dare all’arrampicamuri un nuovo
inizio, ponendo però fine al suo matrimonio con Mary Jane Watson e
rendendo di nuovo segreta la sua identità. In quel periodo ha
dovuto affrontare molti nuovi sinistri nemici ed era circondato da
un cast di supporto rinnovato, tra cui un resuscitato Harry
Osborn.
Il film è stato recentemente
posticipato di una settimana dal 24 luglio 2026 al 31 luglio 2026.
Destin Daniel Cretton, regista di
Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli,
dirigerà il film da una sceneggiatura di Chris McKenna ed Erik
Sommers. Tom Holland guida un cast che include
anche Zendaya, Mark Ruffalo, Sadie Sink e Liza Colón-Zayas
e Jon Bernthal. Michael Mando è
stato confermato mentre per ora è solo un rumors il coinvolgimento
di
Charlie Cox.
Spider-Man: Brand New
Day uscirà nelle sale il 31 luglio 2026.
I Fantastici Quattro: Gli
Inizi (qui
la nostra recensione) ha subito un calo piuttosto netto al
botteghino nazionale durante il suo secondo weekend nelle sale,
sollevando interrogativi e preoccupazioni sul potenziale del
franchise del reboot dell’MCU. I
Marvel Studios non sembrano tuttavia eccessivamente scoraggiati
e potrebbe già avere in programma un sequel. Sebbene non sia stato
annunciato nulla di ufficiale (e probabilmente non lo sarà per un
po’), Jeff Sneider ha sentito dire che “Matt
Shakman tornerà probabilmente a dirigere un sequel”.
A quanto pare, i dirigenti della
Marvel sono fiduciosi che un secondo film avrà un successo maggiore
al botteghino una volta che il pubblico avrà familiarizzato con
Reed, Sue, Johnny e Ben dopo il loro ritorno in Avengers:
Doomsday e Avengers:
Secret Wars. Durante la conference call sui risultati
finanziari di ieri, Bob Iger della Disney ha affermato che I
Fantastici Quattro hanno “lanciato con successo questo
importante franchise nel Marvel Cinematic Universe”, il che è
stato il nostro primo indizio che altri film sui Fantastici Quattro
sono in fase di progettazione.
È ovviamente troppo presto per
speculare su quale potrebbe essere il tema centrale di un
potenziale sequel (avremo un’idea molto più chiara dopo i film
degli Avengers), ma rumor emersi di recente hanno riportato che la
Marvel avrebbe in programma di realizzare un film su Galactus e
Silver Surfer, interpretata sempre da Julia Garner. I due personaggi, d’altronde,
sono stati semplicemente “allontanati” da Terra-828 e potrebbero
facilmente tornare per confrontarsi nuovamente con i Fantastici
Quattro.
Leggi qui i nostri approfondimenti
su I Fantastici Quattro: Gli Inizi:
Nella
nostra recensione abbiamo scritto: “I Fantastici
Quattro: Gli Inizi conferma ciò che già si pensava in
seguito alla diffusione dei materiali promozionali: è un progetto
ben pensato, ben diretto, che sa dosare l’intimità e l’azione, che
grazie ai suoi variegati protagonisti si rivolge ad un pubblico
ampio, dai più giovani fino ai padri e alle madri.”.
Lucasfilm e
The Walt Disney Company hanno raggiunto un accordo
reciproco nella controversia legale con Gina Carano a
seguito del suo licenziamento da “The
Mandalorian”. Un portavoce della Lucasfilm ha dichiarato
in un comunicato fornito a Variety: “La Walt Disney
Company e la Lucasfilm sono lieti di annunciare di aver raggiunto
un accordo con Gina Carano per risolvere le questioni relative alla
causa legale pendente contro le società”.
“La signora Carano – si
legge poi nel comunicato – è sempre stata molto rispettata dai
suoi registi, colleghi e dallo staff, e ha lavorato duramente per
perfezionare la sua arte, trattando i suoi colleghi con gentilezza
e rispetto. Con la conclusione di questa causa, non vediamo l’ora
di individuare opportunità di collaborazione con la signora Carano
nel prossimo futuro“. Carano non ha risposto ufficialmente
all’accordo, ma giovedì mattina ha scritto su X: “… e la verità
vi renderà liberi”.
Cos’era successo tra Gina Carano e la Disney?
Tutto risale a quando Gina Carano è stata licenziata dalla
serie “The
Mandalorian” nel 2021 dopo aver condiviso diversi post
controversi sui social media, tra cui uno che paragonava l’essere
repubblicani all’essere ebrei durante l’Olocausto. All’epoca è
stata anche abbandonata come cliente dall’agenzia UTA. Nel 2024,
Carano ha poi intentato una causa presso il tribunale federale
della California per licenziamento illegittimo e discriminazione,
chiedendo inoltre che il tribunale obbligasse la Lucasfilm a
scritturarla nuovamente e a pagarle almeno 75.000 dollari di danni
punitivi.
Gli avvocati della Disney hanno
presentato una mozione nell’aprile 2024 per respingere la causa,
sostenendo che la società aveva il diritto, garantito dal Primo
Emendamento, di licenziare l’attrice, affermando di avere “il
diritto costituzionale di non associare la propria espressione
artistica alle dichiarazioni di Carano”. Carano ha poi
risposto con un post su X, scrivendo: “La Disney ha confermato
ciò che era noto da tempo, ovvero che ti licenzieranno se dici
qualcosa con cui non sono d’accordo, anche se per farlo devono
TRAVISARE, CALUNNIARE e CARATTERIZZARE IN MODO ERRATO la tua
persona”.
“Ora hanno dichiarato
pubblicamente a tutti coloro che lavorano per loro che Disney
coglierà ogni occasione per controllare ciò che dici, ciò che
pensi, o
tenterà di distruggere la tua carriera. Sono contenta che
abbiamo chiarito questo punto. Il Primo Emendamento non permette a
Disney di DISCRIMINARE arbitrariamente, cosa che hanno fatto nel
mio caso e che ora hanno francamente ammesso. Se avete mai voluto
sapere quali sono i “valori Disney” di oggi, ve li hanno appena
rivelati”, si leggeva nel post.
La causa legale di Carano è stata
anche finanziata da Elon Musk, proprietario di X,
nonché amministratore delegato di Tesla Motors e SpaceX. Musk ha
dichiarato nel 2023 che avrebbe pagato le spese legali delle
persone licenziate per i loro post sulla piattaforma social
media.
James Cameron ha dichiarato in una recente
intervista a Rolling Stone che
ha dedicato interamente la sua carriera cinematografica alla
saga di
“Avatar” per decenni, nella speranza di fare del bene
al mondo, non solo di guadagnare un sacco di soldi, cosa che i film
hanno comunque fatto piuttosto bene finora. Il film originale
“Avatar”
del 2009 è infatti il film di maggior incasso di tutti i tempi
(senza adeguamento all’inflazione) con 2,9 miliardi di dollari. Il
sequel del 2022, “Avatar
– La via dell’acqua”, è invece il terzo film di maggior
incasso di sempre con 2,3 miliardi di dollari.
“Negli ultimi 20 anni ho
giustificato a me stesso la realizzazione dei film di ‘Avatar’ non
in base a quanto denaro abbiamo guadagnato, ma sulla base della
speranza che potessero fare del bene”, ha detto Cameron alla
rivista. “Possono aiutarci a connetterci. Possono aiutarci a
connetterci con l’aspetto perduto di noi stessi che ci connette con
la natura e rispetta la natura e tutte quelle cose”.
Il regista ha continuato: “Penso
che i film siano la risposta ai nostri problemi umani? No, penso
che siano limitati perché a volte le persone vogliono solo
intrattenimento e non vogliono essere stimolate in quel modo. Penso
che Avatar sia una strategia del cavallo di Troia che ti fa entrare
in un mondo di intrattenimento, ma poi in qualche modo lavora un
po’ sul tuo cervello e sul tuo cuore”.
Bisogna risalire al 1997 e a
“Titanic”
per trovare l’ultima volta in cui Cameron ha realizzato un film che
non fosse ambientato su Pandora. La sua decisione di dedicarsi a
tempo pieno ai film di Avatar ha ovviamente diviso alcuni
cinefili che apprezzano le opere di Cameron non legate a questo
franchise. Il regista ha però dichiarato a Empire nel 2022 che non
gli dispiaceva rimanere fedele a un unico franchise perché
Avatar è “così vasto che posso raccontare la maggior
parte delle storie che voglio raccontare al suo interno e provare
molte delle tecniche stilistiche che spero di esplorare”.
“La gente ci chiede sempre: ‘Ma
perché continuate a lavorare sempre allo stesso…’ Perché George
Lucas [autore di Star
Wars] ha continuato a lavorare sempre allo stesso progetto?
Perché Gene Roddenberry [autore di Star Trek] ha continuato a
lavorare sempre allo stesso progetto?”, ha aggiunto Cameron.
“Perché quando si instaura un legame con le persone, perché
sprecarlo? Perché ricominciare da capo con qualcosa che potrebbe
non creare lo stesso legame?”
Avatar: Fuoco e
Cenere è il prossimo capitolo della saga
di James Cameron
Con Avatar: Fuoco
e Cenere, James Cameron riporta il pubblico su Pandora
in una nuova avventura coinvolgente con Jake Sully
(Sam
Worthington), marine diventato leader dei Na’vi, la
guerriera Na’vi Neytiri (Zoe
Saldaña) e la famiglia Sully. Il film, con
sceneggiatura di Cameron, Rick Jaffa e
Amanda Silver e soggetto di Cameron, Jaffa,
Silver, Josh Friedman e Shane
Salerno, vede anche la partecipazione di Sigourney Weaver, Stephen
Lang, Oona Chaplin, Cliff
Curtis, Britain Dalton, Trinity
Bliss, Jack Champion, Bailey
Bass e Kate Winslet.
Si dice che il film rappresenterà
un’evoluzione importante della storia avviata con Avatar
(2009) e proseguita con
Avatar – La via dell’acqua (2022), espandendo
ulteriormente l’universo narrativo di Pandora e introducendo nuove
aree geografiche e culture Na’vi, con toni più cupi rispetto ai
precedenti capitoli. Cameron ha dichiarato inoltre che questo terzo
episodio segnerà un punto di svolta tematico per l’intera saga. Uno
degli aspetti più attesi riguarda l’introduzione del Popolo della
Cenere, una tribù Na’vi legata all’elemento del fuoco.
A differenza delle popolazioni Na’vi
viste finora, questi sono caratterizzati da una visione più
aggressiva e conflittuale del mondo, portando per la prima volta un
punto di vista Na’vi antagonistico. Questo consentirà alla saga di
esplorare dinamiche interne al mondo indigeno di Pandora,
complicando la tradizionale dicotomia tra Na’vi pacifici e umani
colonizzatori. Leader di questo popolo è la
temuta Varang, interpretata
da Oona Chaplin e di cui negli scorsi
giorni era state diffuse alcune
immagini ufficiali.
Cameron ha anche anticipato che
Avatar: Fuoco e
Cenereconterrà un importante sviluppo narrativo
che ricollegherà alcuni eventi ai futuri capitoli già in
lavorazione. La tecnologia continuerà a giocare un ruolo centrale:
Cameron ha promesso nuove innovazioni visive, in particolare nella
resa degli ambienti vulcanici e nelle sequenze incentrate sul
fuoco. Questo terzo film si preannuncia dunque come un capitolo
chiave per l’espansione tematica, politica e visiva dell’universo
di Avatar.
Avatar: Fuoco e
Cenere sarà al cinema il 19 dicembre
2025.
Il CEO della Warner Bros. Discovery
ha annunciato con entusiasmo il prossimo ritorno dello studio nella
Terra di Mezzo con Il Signore degli Anelli: The Hunt for Gollum.
Previsto nelle sale nel dicembre 2027, il prossimo capitolo della
fortunata saga fantasy vedrà l’attore Andy Serkis, interprete di
Gollum, assumere il ruolo di regista, mentre
Peter Jackson scriverà e produrrà il film insieme
a Fran Walsh e Philippa Boyens.
Annunciato nel maggio 2024, il film sarà il primo film live-action
della saga dal 2014, quando uscì Lo Hobbit – La battaglia delle cinque armate.
Inizialmente previsto per il 2026,
l’uscita del film è stata poi posticipata di 12 mesi per consentire
la finalizzazione della sceneggiatura. Durante una conference call
sui risultati finanziari, il CEO della Warner Bros. Discovery
David Zaslav ha a tal proposito rivelato di avere
“una sceneggiatura fantastica” per il prossimo film del
Signore degli Anelli. Questa ultima rivelazione fa seguito alla
precedente affermazione di Serkis secondo cui a febbraio di
quest’anno erano solo all’inizio del processo di scrittura e
speravano di iniziare la produzione nel 2026.
Sebbene non siano mancati nuovi
contenuti sulla Terra di Mezzo dopo la conclusione della trilogia
de Lo Hobbit, Il Signore degli Anelli: The Hunt for Gollum segnerà un
attesissimo ritorno alla versione di Jackson del mondo fantastico
di Tolkien. Considerato lo scarso successo al botteghino di
La guerra dei Rohirrim del 2024, sarà anche un
importante banco di prova per la longevità del franchise. Pertanto,
è fondamentale che la sceneggiatura del nuovo film non solo
richiami il fascino degli originali di Jackson, ma offra anche una
storia in grado di giustificare la sua creazione come film spin-off
a sé stante.
Sebbene molti fan abbiano già
familiarità con la ricerca di Aragorn per rintracciare Gollum, il
racconto originale è stato in gran parte relegato alle appendici
dei libri di Tolkien e impallidisce rispetto alla vasta ricchezza
di materiale originale che ha contribuito a forgiare i film
originali. La fiducia di Zavlaz nella sceneggiatura è un segnale
promettente, ma i fan hanno ancora buoni motivi per essere cauti.
Per poter abbassare la guardia, occorrerà attendere le riprese del
film, con prime immagini e comunicazioni ufficiali riguardo il
progetto.
Il mondo costruito da Tolkien ne
Il Signore degli Anelli è vasto e comprensivo, con
molte storie lasciate in sospeso attraverso la Prima, la Seconda e
la Terza Era. Descrivendo la regia del prossimo film come “un
sogno che si avvera“, Andy Serkis ha rivelato che il progetto è
quello di raccontare le storie non sfruttate di questo mondo.
“Abbiamo iniziato a parlarne circa otto mesi fa“, ha
ricordato l’attore. “Dicevano: ‘Andy vogliamo davvero
rinvigorire la Terra di Mezzo. Ci sono così tante storie nuove che
vogliamo coinvolgere“.
Dato che Gollum incontra la sua fine
tra le fiamme del Monte Fato verso la fine de Il ritorno del Re, è lecito aspettarsi che il film si
svolgerà prima di quegli eventi, idealmente anche prima che Frodo
intraprenda il suo viaggio. Questo suggerisce che personaggi
iconici come Aragorn, Boromir,
Gandalf e Legolas potrebbero
tornare in qualche modo, come suggerisce Serkis. Viggo Mortensen, che ha interpretato Aragorn
nella trilogia originale, si è
detto interessato se la trama è quella giusta, e anche Ian McKellen si è detto
pronto a riprendere il personaggio di Gandalf.
Non ci sarà una terza stagione di
Piccoli
Brividi (qui
la recensione della stagione 1) su Disney+. Fonti confermano a
Variety che l’antologia horror
basata sulla serie di libri di R.L. Stine è stata
cancellata dopo due stagioni. Secondo una persona informata sui
fatti, il produttore della serie Sony Pictures
Television ha però intenzione di proporre lo show ad altri
canali e di esplorare diverse direzioni creative per l’IP.
Di cosa parla la serie Piccoli
Brividi?
Prodotta da Disney Branded
Television e Sony Pictures Television, la serie era basata sulla
serie bestseller Scholastic di Stine e ogni stagione presentava una
nuova storia, ambientazione e cast. La seconda stagione seguiva due
fratelli adolescenti che scoprono una minaccia in agguato,
innescando una serie di eventi che svelano un mistero profondo.
Mentre si addentrano nell’ignoto, i due si ritrovano coinvolti
nella storia agghiacciante di quattro adolescenti scomparsi
misteriosamente nel 1994.
Il cast fisso della serie (stagione
2) comprendeva David Schwimmer (nel ruolo di
Anthony), Ana Ortiz (nel ruolo di Jen),
Jayden Bartels (nel ruolo di Cece), Sam
McCarthy (nel ruolo di Devin), Elijah M.
Cooper (nel ruolo di CJ), Francesca Noel
(nel ruolo di Alex) e Galilea La Salvia (nel ruolo
di Frankie). Il cast della stagione 1 comprendeva Justin
Long, Rachael Harris, Zack
Morris, Isa Briones, Miles
McKenna, Ana Yi Puig e Will
Price.
Nicholas Stoller
(The Muppets) e Rob Letterman
(Pokémon: Detective Pikachu) hanno sviluppato la serie e
hanno ricoperto il ruolo di produttori esecutivi, insieme alla
showrunner Hilary Winston (Community),
Neal H. Moritz (Fast & Furious),
Iole Lucchese della Scholastic Entertainment
(Clifford the Big Red Dog), Pavun Shetty
(The Boys), Conor Welch
(Platonic), Caitlin Friedman della
Scholastic Entertainment (Stillwater) ed Erin
O’Malley (New Girl).
Deadline riporta che l’attore
Dave Bautista sia pronto per firmare un
contratto per due film della Amazon MGM Studios: Highlander
di Chad Stahelski, prodotto anche dalla UA, e
Road House 2. Bautista reciterà così al fianco di
Henry Cavill nel remake del classico film di
cappa e spada degli anni ’80 diretto da Shahelski. A quanto pare
interpreterà Kurgan, il personaggio reso famoso da
Clancy Brown nel film originale con Sean
Connery e Christopher Lambert.
Kurgan era un immortale in lizza per
il Premio, ovvero il potere di tutti gli immortali che fossero mai
esistiti. Durante la sua vita, Kurgan era un cattivo ragazzo,
uccideva e violentava, e decapitava molti immortali. Nel film
originale, è un nemico di Connor MacLeod, interpretato da Lambert.
Stando a ciò, Dave Bautista avrà dunque un ruolo da villain
nel film.
Per quanto riguarda Road
House 2, Bautista reciterà al fianco di Jake Gyllenhaal, che tornerà nei panni dell’ex
lottatore UFC Dalton, da una sceneggiatura di Will
Beall (Bad Boys: Ride
or Die). Come già riportato, Guy Ritchie
non è più il regista, ma piuttosto Iya Naishuller
di Io sono nessuno. Uscito lo scorso anno su Prime Video, il film ha attirato 80 milioni di
spettatori in tutto il mondo nelle prime otto settimane di
servizio, uno dei film più visti di Amazon MGM Studios. Per il
sequel, però, non è noto quale ruolo Bautista andrà a
ricoprire.
Dove abbiamo visto Dave Bautista di
recente?
Dave Bautista ha recentemente fatto un cameo
nella commedia della Paramount Una pallottola spuntata, al
fianco di Liam Neeson. A giugno è stato scelto come
protagonista di The Romantic, una commedia romantica di
Deborah Kaplan e Harry Elfont. La
star della saga di Dune e Guardiani della Galassia ha poi
in programma il film d’azione Trap House della Aura
Entertainment e la commedia d’azione poliziesca della Amazon MGM
The Wrecking Crew al fianco di Jason Momoa. Ha anche recitato nel film
acclamato dalla critica The Last Showgirl, interpretato da
Pamela Anderson. Bautista ha anche in
programma la commedia sugli alieni Alpha Gang dei fratelli
Zellner.
Il
discorso perfetto (qui
la recensione) è una commedia romantica francese del 2020
diretta da Laurent Tirard, che
combina ironia, introspezione e sentimento in una narrazione
brillante e coinvolgente. Il film si distingue per la sua struttura
originale e per il modo in cui affronta le nevrosi contemporanee,
seguendo il protagonista Adrien, un uomo alle
prese con l’ansia, la solitudine e un discorso da preparare per il
matrimonio della sorella. Attraverso uno stile narrativo che
alterna pensieri interiori e realtà, il film regala momenti di
comicità intelligente e profonda riflessione emotiva, mantenendo
sempre un tono leggero ma mai superficiale.
La pellicola è tratta dal romanzo
Le discours di Fabcaro
(pseudonimo di Fabrice Caro), celebre autore di
graphic novel e romanzi satirici. L’umorismo surreale e la
sensibilità emotiva dell’autore permeano anche l’adattamento
cinematografico, che riesce a restituire fedelmente il senso di
inadeguatezza e il flusso continuo di pensieri che caratterizzano
il protagonista. Come accade in altri film che ruotano intorno a un
discorso importante — si pensi a Il discorso del re per la tensione da prestazione o a
Questione di tempo per la componente sentimentale —
anche Il discorso perfetto usa il pretesto del
discorso per parlare, in realtà, di comunicazione, di amore e di
crescita personale.
Nel corso del film, Adrien riflette
infatti sulla sua relazione finita, sull’amore perduto e sulla
paura di esporsi davanti agli altri. Questo lo porta a un viaggio
interiore che si sviluppa parallelamente alla preparazione del
discorso, culminando in un finale che, come vedremo nel resto
dell’articolo, racchiude il vero significato della storia.
Il discorso perfetto si interroga infatti su cosa
significhi dire la cosa giusta al momento giusto, e soprattutto
sull’importanza di essere sinceri con sé stessi e con gli altri,
anche quando le parole sembrano mancare.
Benjamin Lavernhe in Il discorso perfetto
La trama di Il
discorso perfetto
Il filmracconta la storia di
Adrien (Benjamin Lavernhe), un
uomo di 35 anni che viene invitato a una lunga e boriosa cena di
famiglia, tra convenevoli e conversazioni forzate. L’uomo si è di
recente lasciato con la sua fidanzata, Sonia
(Sara Giraudeau) che si è presa una pausa per
pensare, ma lui spera in un suo messaggio per fare pace e tornare
insieme. Adrien però non ce la fa ad aspettare e decide lui di
inviare un messaggio alla donna, scritto e riscritto più volte,
nella speranza di mettere fine a quella interminabile pausa fra
loro, ma l’attesa del sms di risposta coincide proprio con la lunga
cena familiare.
Questo momento così delicato per la
sua relazione e questa attesa infinita di una replica, lo rendono
ansioso, irritabile, intrappolato in un limbo mentale, ma c’è
qualcos’altro che inaspettatamente arriva a turbarlo: sua sorella e
suo cognato, durante la cena, gli chiedono di far un discorso al
loro matrimonio. Ma si può scrivere un discorso sull’amore, quando
si è stati appena lasciati? Questa richiesta diventa un altro
pensiero opprimente per Adrien, che ancora non riceve nessuna
risposta da Sonia e continua a tormentarsi tra mille ipotesi. E se
questo discorso si rivelasse, in verità, la cosa migliore che
potesse succedergli, un’occasione per chiarirsi dentro e
ricominciare?
La spiegazione del finale del
film
Nel terzo atto de Il
discorso perfetto, Adrien finalmente affronta la
situazione che ha evitato per tutto il film: il tanto temuto
discorso di nozze al matrimonio della sorella. Dopo aver lottato
con le sue insicurezze, l’ansia sociale e il cuore spezzato, decide
di salire sul palco e parlare davanti a tutti. Il suo intervento,
inizialmente incerto, prende presto una piega ironica e
profondamente toccante. Adrien racconta apertamente della sua
sofferenza, del silenzio della sua ex fidanzata Sonia, e di come
quel messaggio tanto atteso – un semplice “E tu come stai?” – sia
bastato a riaccendere in lui una speranza, un’apertura verso il
futuro.
Benjamin Lavernhe e Sara Giraudeau in Il discorso
perfetto
Il discorso culmina in un
riferimento a una scena vista in precedenza nel film: lui e Sonia
seduti su una panchina al parco, intenti a osservare un bambino che
prova ad andare in bicicletta. Sonia propone una sorta di scommessa
del destino: “Se cade prima di arrivare dalla madre, allora staremo
insieme per sempre”. Il bambino cade, e quel momento diventa per
Adrien il simbolo di una promessa silenziosa ma potente. Sul palco,
Adrien dedica il suo discorso proprio a quel bambino e a quella
caduta. E lì, tra il pubblico, vediamo Sonia. Non è una proiezione
mentale: è davvero tornata, commossa, ad ascoltare le parole
dell’uomo che forse non ha mai smesso di amare.
Dal punto di vista tematico, il
finale del film è dunque una riflessione dolceamara sulle fragilità
umane, sulla paura di soffrire e sulla possibilità di rinascere.
Adrien, che all’inizio del film sembrava emotivamente bloccato, ha
attraversato un percorso di accettazione che lo ha portato a
comprendere che il coraggio non è non cadere mai, ma scegliere di
restare anche dopo essere caduti. Il film ci dice che l’amore non è
sempre lineare, non è sempre facile, ma è spesso fatto di momenti
imperfetti, di attese, di silenzi e poi, a volte, di ritorni
inaspettati.
Cosa ci lascia il finale di Il discorso
perfetto
Il discorso finale di Adrien è
dunque anche una metafora sul valore dell’espressione sincera: nel
momento in cui Adrien si apre davvero, riesce finalmente a
comunicare — non solo con gli altri, ma con sé stesso. L’intero
film ruota attorno al concetto di comunicazione emotiva, e il
finale suggella l’idea che talvolta basta un gesto, una frase o un
ricordo condiviso per rimettere in moto ciò che sembrava perduto.
Il discorso perfetto ci lascia così con un
messaggio di speranza: l’amore può farci cadere, ma anche aiutarci
a rialzarci, se solo abbiamo il coraggio di affrontare il silenzio
e trasformarlo in parole.
Belle
& Sebastien (qui
la recensione) è un film d’avventura per famiglie diretto da
Nicolas Vanier e uscito nel 2013, che ha
conquistato il pubblico con la sua ambientazione mozzafiato, la
tenerezza del rapporto tra un bambino e il suo cane, e una
narrazione semplice ma coinvolgente. Ambientato durante la Seconda
guerra mondiale sulle Alpi francesi, il film racconta la storia di
Sébastien, un orfano solitario che stringe un legame profondo con
una grande cagna dei Pirenei, Belle, inizialmente temuta dagli
abitanti del villaggio. Il film mescola così elementi di
formazione, melodramma storico e avventura naturalistica, con un
tono emotivo e genuino che lo rende adatto a spettatori di tutte le
età.
Il successo del film ha portato alla
realizzazione di due sequel e a un reboot animato, a conferma della
potenza narrativa dell’universo creato. Belle &
Sebastien ha infatti ricevuto consensi per la sua capacità
di raccontare il coraggio, l’amicizia e la libertà con uno stile
visivo fortemente ancorato al paesaggio alpino, diventato esso
stesso protagonista del racconto. Per tematiche e atmosfere, può
essere accostato ad altri film che valorizzano il legame tra
bambini e animali in contesti storici o naturali, come Il mio
amico Nanuk, Zanna Bianca o Il
richiamo della foresta. Ma rispetto a questi titoli,
Belle & Sebastien mantiene una forte impronta
europea, più delicata e contemplativa.
Nel prosieguo dell’articolo,
approfondiremo una delle domande più frequenti che il film solleva
nello spettatore: Belle & Sebastien è tratto da una storia
vera? Vedremo insieme quali sono le origini del racconto,
analizzando le fonti letterarie e audiovisive che hanno ispirato
questa emozionante storia, e chiariremo se alla base di questo
legame speciale tra un ragazzo e il suo cane si nasconda anche un
nucleo di realtà storica o personale.
Tchéky Karyo, Urbain Cancelier, Andreas Pietschmann e Félix Bossuet
in Belle & Sebastien
La trama di Belle &
Sebastien
Nel pieno dell’occupazione tedesca,
gli abitanti del piccolo villaggio di Saint-Martin-de-Queyrières
aiutano segretamente gli ebrei a raggiungere la Svizzera. Tuttavia
i soldati nazisti non sono l’unico pericolo che devono affrontare:
il paesino, infatti, è sotto il continuo attacco di una bestia
misteriosa che distrugge senza pietà le greggi indifese. Nel
frattempo le giornate di Sebastien, rimasto orfano
di entrambi i genitori, scorrono sui monti senza grandi colpi di
scena, facendolo diventare sempre di più un bambino solitario e
triste.
La sua vita cambia radicalmente
quando un giorno, sulla via per Saint-Martin, incontra un grande
cane selvatico ricoperto di fango. Quella che da tutti è
considerata la famigerata bestia, in realtà, diventa in poco tempo
la migliore amica del ragazzino, che la chiamerà
Belle. I due diventano inseparabili, anche se
Sébastien sceglie di tenere per sé la loro amicizia, con l’intento
di proteggere l’animale. Il loro segreto, però, viene alla luce
quando, durante una passeggiata, si imbattono in due soldati
nazisti.
Uno di questi è il tenente
Peter (Andreas Pietschmann),
arrivato nel villaggio per porre fine alla fuga degli ebrei:
durante lo scontro, Belle cerca di difendere a tutti i costi il suo
amico, finendo per aggredire una delle guardie. È proprio allora
che la pattuglia tedesca decide di aprire una battuta di caccia per
stanare e uccidere la bestia, coinvolgendo anche gli abitanti del
paese. Sébastien tenterà l’impossibile per salvare la sua fedele
compagna di viaggio.
Félix Bossuet in Belle & Sebastien
Belle &
Sebastien è una storia vera?
Nonostante la sua ambientazione
storica e il tono realistico, Belle & Sebastien
non è tratto da una storia vera. Il film si basa sull’omonimo
romanzo per ragazzi scritto da Cécile Aubry,
pubblicato nel 1966. L’autrice, nota anche per il suo lavoro come
attrice e sceneggiatrice, ideò questa storia ispirandosi all’amore
per la natura e per gli animali, ma anche alla figura di suo
figlio, Mehdi El Glaoui, che interpretò il
protagonista nella serie televisiva originale francese trasmessa
tra il 1965 e il 1970. Il personaggio di Sébastien nasce quindi più
da un immaginario personale e poetico che da un fatto di cronaca,
anche se inserito in un contesto storico realistico come quello
della Seconda guerra mondiale.
Aubry dichiarò poi in più occasioni
di essersi ispirata ai paesaggi montani dei Pirenei, dove amava
trascorrere del tempo, e al fascino delle grandi razze canine da
montagna, come i Patou, fedeli e protettivi. Il romanzo, così come
la serie televisiva e i successivi adattamenti cinematografici,
costruisce quindi una storia dal forte impatto emotivo, ma del
tutto romanzata. Il successo del racconto ha attraversato i
decenni, grazie alla sua semplicità narrativa e ai valori
universali di amicizia, lealtà e libertà che trasmette, soprattutto
attraverso il legame tra il giovane protagonista e la sua
cagna.
Detto ciò, sebbene Belle &
Sebastien sia frutto di finzione, non mancano nella realtà
storie simili, soprattutto nei contesti rurali o montani durante
periodi di guerra, dove cani e bambini si trovavano a condividere
esperienze di sopravvivenza, fuga o resistenza. Durante la Seconda
guerra mondiale, in particolare, molte famiglie e comunità nelle
zone alpine ebbero un ruolo attivo nel proteggere rifugiati e
partigiani, e il coinvolgimento di animali in queste dinamiche,
come sentinelle o compagni fedeli, è ben documentato. Tuttavia, la
vicenda di Sébastien e Belle rimane una narrazione originale e
simbolica, più che una ricostruzione storica.
Il finale de Il
Padrino è uno dei più iconici nella storia del cinema, e
ha consolidato la reputazione di Francis Ford
Coppola come regista, oltre a preparare il terreno per gli
eventi de Il Padrino – Parte II. Basato sul
romanzo originale del 1969 di Mario Puzo,
Il Padrino è incentrato sulla famigerata famiglia
mafiosa dei Corleone di New York e inizia con Don Vito
Carleone, interpretato da Marlon Brando, e Michael
Corleone, interpretato da Al Pacino, il figlio integerrimo che non ha
alcun interesse per gli affari del padre. Tuttavia, alla fine del
film, Michael è diventato il capo dell’impero dei Corleone ed è
spietato proprio come suo padre, se non di più.
La trasformazione di Michael si
completa però solo nell’atto finale de Il Padrino.
Con una raffica di sangue, una fotografia mozzafiato, violenza e
dialoghi iconici, il finale soddisfa ogni aspettativa e, a dopo più
di 50 anni dalla sua uscita nelle sale, continua a rappresentare il
punto di riferimento per i finali cinematografici culminanti. A
testimonianza della sottigliezza della regia di Coppola e della
profondità della sceneggiatura di Puzo, il finale de Il
Padrino viene infatti ancora analizzato e sviscerato a
distanza di decenni dalla sua uscita. Ma soprattutto, i momenti
finali consacrano Michael come il prossimo Padrino e dimostrano che
ha pienamente accettato la sua nuova posizione di Don della mafia
senza compromessi.
Cosa succede alla fine de
Il Padrino
Il finale de Il
Padrino inizia dopo la morte di Vito Corleone nel comfort
del suo giardino. Prima della sua dipartita, tuttavia, Vito e
Michael, ora indiscusso boss della famiglia, avevano elaborato un
grande piano per eliminare tutti i loro nemici e consolidare
l’eredità dei Corleone per gli anni a venire. Il piano inizia il
giorno del battesimo del nipote e figlioccio di Michael. Michael
Corleone organizza l’eliminazione di diversi rivali della famiglia
nello stesso giorno, assicurando così il futuro dell’impero dei
Corleone e inviando un chiaro messaggio ai loro rivali. Il primo a
morire è Victor Stracci, capo della famiglia
Stracci, che Clemenza uccide in un ascensore.
Marlon Brando in Il padrino
Sebbene non sia la minaccia più
grande per la famiglia Corleone, Stracci è alleato con
Barzini, il principale rivale di Vito. La figura
intrappolata e uccisa nella porta girevole è un altro capo meno
importante delle Cinque Famiglie, Carmine Cueno.
Tuttavia, alla fine de Il Padrino Michael non ha
eliminato solo i gangster rivali. Si assicura anche che chiunque
abbia fatto del male alla famiglia Corleone venga rapidamente
punito. Insieme a Victor Stracci, Moe Greene viene
colpito all’occhio in un salone di massaggi. Era un ostacolo agli
interessi dei Corleone a Las Vegas e, cosa ancora più importante,
aveva aggredito fisicamente il fratello di Michael, Fredo
Corleone, in pubblico.
Un membro della cerchia ristretta di
Michael, Rocco Lampone, spara a Philip
Tattaglia mentre questi si diverte a letto con una
prostituta. La famiglia Tattaglia era responsabile dell’attentato
alla vita di Vito all’inizio del film, così Michael si assicura che
la vendetta sia servita anche a lui. Il futuro braccio destro di
Michael, Al Neri, indossa la sua vecchia uniforme
da poliziotto e uccide Emilio Barzini, il nemico
giurato della famiglia Corleone e la forza trainante dietro la
morte di Sonny. Dopo i festeggiamenti, Michael fa
infine uccidere Tessio e Carlo,
suo cognato, per i loro rispettivi tradimenti.
Come il finale de Il
Padrino mostra le differenze tra Vito e Michael
Il finale de Il
Padrino è senza dubbio iconico. Tuttavia, il motivo per
cui è così apprezzato non è dovuto alla violenza della malavita o
all’intricato schema machiavellico di Michael Corleone, ma alle
immagini e al simbolismo che lo caratterizzano. Il frequente
alternarsi di scene con immagini religiose e passaggi biblici e
atti di violenza brutale e mortale rende il famigerato montaggio
del “battesimo di sangue” intenzionalmente sconvolgente e consolida
il tipo di Don che Michael è diventato, senza lasciare spazio a
dubbi. Il figlio minore di Vito rinuncia al diavolo all’altare e
promette di proteggere suo nipote in nome di Cristo.
Contemporaneamente, una serie di omicidi viene compiuta in suo
nome.
Al Pacino e Marlon Brando in Il padrino
Questa contrapposizione crea uno
sfondo di ipocrisia che troverà il suo compimento nell’ultima scena
de Il Padrino. Mentre Vito e Michael assumono
esattamente lo stesso ruolo di capo dell’organizzazione criminale
dei Corleone, la sequenza del battesimo getta una luce molto
diversa sul personaggio di Pacino rispetto a quella di suo padre.
Nel primo atto, il film descrive Don Vito come un padre di famiglia
devoto. Balla al matrimonio di sua figlia, vuole che la foto di
famiglia sia perfetta e si prende cura di coloro che si rivolgono a
lui per chiedere aiuto e lo chiamano Padrino. Il pubblico è a
conoscenza delle attività criminali di Vito e del suo ricorso alla
violenza letale contro i capi banda, ma la sua iniziale
presentazione come padre di famiglia attenua l’impatto.
Quando Michael mette in atto il suo
grande progetto il giorno del battesimo del figlio di Connie e
completa la sua trasformazione nel nuovo Padrino, viene dipinto in
una luce molto più crudele. Michael viene smascherato come un uomo
che mente di fronte a Dio, un uomo che non ha remore a partecipare
a un evento familiare mentre i suoi scagnozzi commettono omicidi su
suo ordine, e un leader dal cuore di ghiaccio e dal volto
impassibile. Anche Vito era tutte queste cose, ma l’oscurità
intrinseca che avvolge la posizione di Don diventa pienamente
chiara solo quando Michael assume il ruolo.
In tutto Il
Padrino, il sound design è utilizzato per rappresentare lo
stato d’animo di Michael. Ad esempio, i rumori sempre più forti del
treno che culminano nel primo omicidio di Michael. Man mano che i
cadaveri si accumulano e Michael continua a sembrare sempre più
distante, la musica dell’organo e i pianti dei bambini raggiungono
un crescendo, stabilendo che questo momento è il suo battesimo come
nuovo Don Corleone. Questo uso del suono durante il finale del film
mostra il conflitto al centro del suo personaggio: la guerra tra la
persona che era e il Don che deve essere, ed è chiaro quale parte
sta vincendo la battaglia.
Al Pacino nel finale di Il padrino
La spiegazione della scena della
porta che si chiude
Nella scena finale de Il
Padrino, Connie affronta Michael in modo isterico riguardo
alla morte di Carlo, supponendo correttamente che suo marito sia
stato ucciso per ordine del fratello. Michael non conferma né
smentisce le accuse di Connie, ma si limita ad abbracciarla, prima
di mandare sua sorella al piano di sotto da un medico. Il confronto
avviene sotto gli occhi della moglie di Michael,
Kay (Diane
Keaton), che ha ricevuto precise istruzioni di non
fare mai domande sugli affari di famiglia da quando suo marito ha
assunto il controllo. Incapace di trattenersi, Kay chiede però a
Michael se è davvero coinvolto nella morte di Carlo.
Inizialmente reagisce con rabbia, ma
poi Michael si calma e permette a Kay di fargli una sola domanda
sui suoi affari. Lei lo fa, e Michael, freddo e risoluto come
sempre, nega qualsiasi coinvolgimento nella morte di Carlo.
Un’ondata di sollievo si diffonde sul volto di Kay, ma dopo aver
lasciato la stanza e essersi voltata indietro, vede Michael
circondato dai suoi tre capi, tutti abbracciati al loro leader e
che gli baciano la mano. Guardando direttamente Kay, Al
Neri si avvicina lentamente alla porta dell’ufficio e la
chiude, lasciando Kay con un misto di sfiducia e cruda
consapevolezza.
Questa scena nel finale de
Il Padrino è la vera fase finale dell’evoluzione
di Michael in un boss mafioso. La palese menzogna alla moglie è un
segno che il loro rapporto è diventato molto più distante rispetto
alle prime scene trascorse a fare shopping natalizio ed è un
presagio di ciò che verrà, dato che Michael continua a condurre una
doppia vita come boss criminale e onesto padre di famiglia.
Chiudendo la porta a Kay, il finale sottolinea sia la decisione di
Michael di escludere la moglie dai suoi affari, sia l’atteggiamento
generale della mafia nei confronti del ruolo della donna. Mentre
all’inizio del film Michael trattava Kay con dignità, rispetto e
un’aria di uguaglianza (per l’epoca, almeno), ora Michael è
l’archetipo del Don.
John Cazale e Al Pacino in Il padrino
Egli gestisce gli affari di famiglia
con i suoi capi in un ufficio chiuso, mentre le donne della casa si
occupano dei loro doveri materni e domestici, due mondi che non
devono mai scontrarsi. Kay, ovviamente, è una donna istruita e
professionale, e non è disposta a chiudere un occhio sulle attività
di Michael come potrebbero fare altre mogli di mafiosi.
L’espressione sul volto di Diane Keaton che funge da scena finale
de Il Padrino indica che, nonostante inizialmente fosse sollevata
dalla smentita di Michael, la sua fiducia nei suoi confronti è
stata irrimediabilmente compromessa. Kay non sente più di conoscere
veramente che tipo di uomo sia suo marito, né di cosa sia capace, e
vede il mondo all’interno di quelle mura come il divario tra lei e
l’uomo di cui si è innamorata.
Cosa ci lascia il finale di Il
padrino
Il finale de Il
Padrino ci lascia dunque con una riflessione profonda su
cosa significhi davvero il potere, e su quanto esso possa
trasformare un uomo. Michael Corleone inizia la storia come un
figlio devoto e distante dagli affari illeciti della sua famiglia,
ma termina il film come un Don freddo e calcolatore, capace di
mentire alla moglie e ordinare l’uccisione di parenti e nemici. Il
film ci parla del prezzo dell’ambizione e del sacrificio
dell’identità personale in nome del dovere familiare. Il
Padrino mostra che per ottenere il controllo, Michael deve
rinunciare alla sua umanità. E lo fa, senza guardarsi indietro.
Non è una novità che Matthew McConaughey si fosse proposto per
il ruolo di Jack Dawson in Titanic,
ruolo poi andato a Leonardo
DiCaprio. Tuttavia, dopo anni, è ora stato svelato il
perché McConaughey sia stato scartato per la parte. Secondo
Puck, che riporta un estratto
dal libro di memorie del compianto produttore di quel film,
Jon Landau, The Bigger Picture,
McConaughey perse il ruolo da protagonista perché non voleva
abbandonare il suo accento texano. Mentre la Winslet era
“affascinata da Matthew, dalla sua presenza e dal suo
charme”, Cameron suggerì un approccio diverso, che McConaughey
però rifiutò.
Ecco lo scambio riportato
nell’estratto dal libro: “Lo abbiamo fatto venire per girare
una scena con Kate Winslet. Volevamo verificare l’alchimia tra
i due, non solo come apparivano sullo schermo, ma anche come
interagivano. Kate era affascinata da Matthew, dalla sua presenza e
dal suo fascino. Matthew ha girato la scena con il suo accento.
“Ottimo”, ha detto Jim Cameron. “Ora proviamo in un altro modo”.
Matthew ha risposto: “No. Era abbastanza buono. Grazie”. Diciamo
solo che per McConaughey era finita lì“.
Cosa significa questo per Matthew
McConaughey
Lo scambio tra McConaughey e Cameron
sembra suggerire che l’attore ritenesse che il suo provino fosse
andato nel miglior modo possibile e che quindi il suggerimento del
regista di provare “in modo diverso”, probabilmente
allegerendo il suo accento, fosse superfluo. In un’intervista del
2018 con The Hollywood Reporter, McConaughey ha espresso proprio
questo, affermando di “aver fatto un buon provino. Me ne sono
andato abbastanza sicuro di avercela fatta”.
Sebbene McConaughey abbia recitato
in numerose commedie romantiche, il che suggerisce che avesse le
potenziali emotive per Titanic, il suo accento strascicato
era qualcosa che Cameron riteneva non adatto al personaggio, tanto
da suggerire qualcosa di “diverso” e decidere infine per DiCaprio.
Fortunatamente, il fatto che McConaughey abbia perso il ruolo da
protagonista in Titanic non ha influito molto sull’attore, che è
diventato poi famoso grazie ad altri film di successo ed ha infine
vinto l’Oscar per Dallas
Buyers Club.
Rebecca Ferguson è la protagonista della nuova
immagine tratta da A House of
Dynamite. Diretto da Kathryn Bigelow,
vincitrice di due Oscar per The Hurt Locker, con una sceneggiatura scritta da
Noah Oppenheim (Zero
Day di Netflix), il thriller politico di prossima
uscita segue un team di funzionari della Casa Bianca mentre corrono
contro il tempo per rispondere a un imminente attacco missilistico
contro gli Stati Uniti.
Il film vanta un cast stellare che
include oltre a Ferguson anche Idris Elba, Gabriel
Basso, Jared Harris, Tracy
Letts, Anthony Ramos, Moses
Ingram, Jonah Hauer-King, Greta
Lee e Jason Clarke. Ora, tramite La
Biennale di Venezia su X, è stata dunque rivelata la prima
immagine di Rebecca Ferguson nel film, mostrando l’attrice
nei panni di un personaggio di nome Olivia Walker,
apparentemente un’agente governativa che coordina un’operazione in
un centro di comando, trasmettendo con urgenza informazioni mentre
mappe e dati lampeggiano dietro di lei.
Il post definisce poi A
House of Dynamite “un viaggio nella follia di un mondo
sotto la costante minaccia di annientamento”. Come noto, il
film sarà presentato in concorso al Festival di
Venezia, per poi arrivare su Netflix a
partire dal 24 ottobre 2025. La sinossi ad oggi riportata recita:
“Quando un singolo missile, non attribuito ad alcuna nazione,
viene lanciato contro gli Stati Uniti, ha inizio una corsa contro
il tempo per scoprire i responsabili e decidere come
reagire“.
Cosa la nuova immagine ci dice di
A House Of Dynamite
Questa è la seconda immagine di
A House of Dynamite che è stata rivelata, la prima
mostrava due agenti dei servizi segreti, armati di fucili
d’assalto, che scortavano un uomo in giacca e cravatta con un
borsone attraverso un corridoio di cemento scarsamente illuminato.
Ora, la seconda immagine ha invece rivelato una delle protagoniste
del film, Rebecca Ferguson.
L’attrice ha avuto un periodo
piuttosto intenso recentemente con Dune, Mission: Impossible – Dead Reckoning
e Silo. In A House of Dynamite, sembra
interpretare un’ufficiale dei servizi segreti di alto rango, forse
della CIA o della Homeland Security, incaricata di supervisionare
la crisi nazionale in rapida escalation. A giudicare dall’intensa
ambientazione del centro di comando, il suo personaggio potrebbe
coordinare gli sforzi per rintracciare la minaccia interna.
Avengers:
Doomsday vedrà la partecipazione di diversi attori
originali degli X-Men, e uno di loro ha finalmente
deciso di parlare della sua apparizione nel Marvel Cinematic Universe. Con la
Saga del Multiverso che volge al termine, diversi eroi saranno
come noto presenti nel prossimo film sugli Avengers, dove si
uniranno per affrontare il Dottor Destino interpretato da Robert Downey Jr.. A marzo, i Marvel Studios
hanno fatto forse uno degli annunci più importanti di tutti i
tempi, rivelando che diversi attori degli X-Men
dell’era Fox-Marvel riprenderanno i rispettivi personaggi in
Avengers:
Doomsday.
Con la timeline dell’MCU che
incrocia quella dell’universo cinematografico degli X-Men, i
mutanti e gli Avengers potranno così finalmente condividere lo
schermo insieme. In una nuova intervista con Vanity Fair, James Marsden ha dunque ora finalmente parlato
del suo ritorno nei panni di Ciclope nel film attualmente in
produzione. Marsden, che è stato il primo attore a dare vita a
Ciclope in un film live-action, ha chiarito di essere entusiasta di
avere l’opportunità di tornare, come ha dichiarato che “Sto
diventando un po’ troppo vecchio per indossare il costume da
supereroe“.
Ha poi continuato affermando:
“Ero entusiasta perché fai parte di qualcosa di gigantesco, e
ho passato 20 anni ad ascoltare la gente che mi diceva: “Quando
torni? Quando torni? Tornerai?”. Sono morto. Beh, forse no. Avrei
avuto difficoltà a infilarmi nel costume se avessero aspettato
ancora un paio d’anni. Quindi è stato fantastico. Davvero. È stato
un bel ritorno a un ruolo che mi ha davvero reso famoso. È stato il
primo vero progetto importante a cui ho partecipato, e un
personaggio molto amato, questa icona dei fumetti. Quindi tornare a
interpretare quel ruolo è stato piuttosto speciale”.
Marsden, come ben sapranno i fan, ha
ripreso il ruolo di Ciclope l’ultima volta nel 2014 in X-Men – Giorni di un futuro passato, dopo che la linea
temporale è stata resettata, cancellando la sua morte da X-Men – Conflitto finale. Mentre diversi membri del
cast di Avengers: Doomsday sono stati
annunciati nel marzo 2025, Kevin Feige ha confermato che non tutti sono
stati ancora rivelati. Per cui c’è ancora molta curiosità e attesa
nei confronti dei nomi ancora da annunciare e che potrebbero
aggiungere al film altri degli X-Men dell’era Fox.
Cosa significano i commenti di
James Marsden su Ciclope per Avengers:
Doomsday
Dato che il franchise degli X-Men
non ha sempre fornito a Ciclope, interpretato da Marsden, il
materiale migliore con cui lavorare, i suoi commenti sul ritorno al
ruolo Marvel sono perfettamente comprensibili. Ciclope è
riconosciuto come uno dei personaggi più popolari degli X-Men di
tutti i tempi, ma i film Fox-Marvel non sempre gli hanno reso
giustizia. Ciò include anche il fatto che il Ciclope di Marsden non
ha mai potuto indossare il suo costume tradizionale dei fumetti. Ma
con la sua apparizione in Avengers: Doomsday, i
Marvel Studios potrebbe finalmente dare all’eroe di Marsden tutto
ciò che non ha mai avuto nei film originali degli X-Men.
Il primo sguardo a Zendaya in
Spider-Man: Brand New Day è stato finalmente rivelato
attraverso nuove foto dal set del Marvel Cinematic Universe.
@justbuzz.exe ha recentemente pubblicato nuove foto (si possono vedere qui) dal set
del nuovo film dedicato all’Uomo Ragno, che finalmente mostrano
(confermandone il ritorno) Zendaya nei panni di MJ, dopo gli eventi di
Spider-Man:
No Way Home. Nelle foto dal set, MJ è stata avvistata
insieme a Peter Parker, interpretato da Tom Holland, mentre entrambi visitano la tomba
di May Parker, dopo la sua tragica morte in Spider-Man:
No Way Home. Resta da vedere se MJ non sappia ancora chi
sia Peter, sulla base di queste foto dal set.
Ad oggi, una sinossi generica di
Spider-Man: Brand New Day è emersa all’inizio di
quest’anno, anche se non è chiaro quanto sia accurata.
Dopo gli eventi di Doomsday,
Peter Parker è determinato a condurre una vita normale e a
concentrarsi sul college, allontanandosi dalle sue responsabilità
di Spider-Man. Tuttavia, la pace è di breve durata quando emerge
una nuova minaccia mortale, che mette in pericolo i suoi amici e
costringe Peter a riconsiderare la sua promessa. Con la posta in
gioco più alta che mai, Peter torna a malincuore alla sua identità
di Spider-Man e si ritrova a dover collaborare con un improbabile
alleato per proteggere coloro che ama.
L’improbabile alleato potrebbe
dunque essere il The Punisher di Jon Bernthal –
recentemente annunciato come parte del film – in una situazione
già vista in precedenti film Marvel dove gli eroi si vedono
inizialmente come antagonisti l’uno dell’altro salvo poi allearsi
contro la vera minaccia di turno.
Di certo c’è che il film condivide il titolo con un’epoca
narrativa controversa, che ha visto la Marvel Comics dare all’arrampicamuri un nuovo
inizio, ponendo però fine al suo matrimonio con Mary Jane Watson e
rendendo di nuovo segreta la sua identità. In quel periodo ha
dovuto affrontare molti nuovi sinistri nemici ed era circondato da
un cast di supporto rinnovato, tra cui un resuscitato Harry
Osborn.
Il film è stato recentemente posticipato di una settimana dal 24
luglio 2026 al 31 luglio 2026. Destin Daniel
Cretton, regista di Shang-Chi e la Leggenda
dei Dieci Anelli, dirigerà il film da una
sceneggiatura di Chris McKenna ed Erik Sommers. Tom Holland guida un cast che include
anche Zendaya, Mark Ruffalo, Sadie Sink e Liza Colón-Zayas
e Jon Bernthal. Michael Mando è
stato confermato mentre per ora è solo un rumors il coinvolgimento
di
Charlie Cox.
Will Smith e Michael Bay non
lavoreranno più insieme per Fast and Loose. Il
film vedrà ancora Smith nei panni di un uomo che si risveglia a
Tijuana senza alcun ricordo e lentamente scopre di aver vissuto una
doppia vita come boss della malavita e agente segreto della CIA, ma
Bay non ne sarà il regista. Il film, basato su una sceneggiatura
scritta da Jon Hoeber, Erich
Hoeber, Chris Bremner ed Eric
Pearson, aveva guadagnato Bay come regista nell’ottobre
2024. Secondo Deadline, tuttavia, Bay ha però
ora lasciato Fast and Loose a causa di divergenze
creative con Smith.
Secondo il rapporto, il film
contiene momenti sia comici che d’azione, ma il duo regista-attore
non era d’accordo sul bilanciamento di questi due aspetti. Bay
voleva concentrarsi maggiormente sulle sequenze d’azione, mentre
Smith era più interessato alla commedia. Non riuscendo a risolvere
le loro divergenze, Bay ha quindi lasciato il film. Questo
costringerà Netflix a cercare un nuovo regista, poiché il
progetto sta comunque andando avanti e lo studio spera di poter
girare il film nell’ottobre di quest’anno.
Cosa significa questo
per Fast and
Loose con WillSmith
Si tratta di una notizia spiacevole
per i fan di Will Smith e Michael Bay,
poiché sarebbe stata una reunion entusiasmante. Bay ha diretto i
primi due film di Bad Boys, che hanno contribuito a
lanciare Smith come star del cinema e ad elevare Bay stesso come
regista. Quest’ultimo non è poi tornato per gli altri due film di
Bad Boys, quindi è passato molto tempo dall’ultima volta
che lui e Smith hanno lavorato insieme. Fast and
Loose avrebbe dunque rappresentato la loro nuova
collaborazione come attore-regista dopo oltre vent’anni dalla
precedente.
Inoltre, sarebbe stato divertente
vedere la coppia collaborare ancora una volta in un film d’azione
come Fast and Loose. Detto questo, i fan di Bay
non dovranno preoccuparsi della mancanza di contenuti del regista
nei prossimi anni. Il regista ha recentemente discusso di un
ritorno all’universo di
Transformers. Anche se la reunion con Smith non avverrà, questo
potrebbe essere un modo per Bay di tornare a lavorare con uno dei
suoi franchise più importanti.
La sceneggiatura di Dune –
Parte Tre riceve un aggiornamento promettente da
Josh Brolin, che parla del ruolo del suo
personaggio nel prossimo film. Dopo l’enorme successo del primo e
del secondo capitolo della versione di Denis
Villeneuve del romanzo Dune di Frank Herbert, è stato
rapidamente annunciato un terzo capitolo. Timothée Chalamet tornerà a guidare il cast di
Dune –
Parte Tre nei panni di Paul Atreides, con Zendaya, Rebecca Ferguson, Florence Pugh e Jason Momoa a loro volta pronti a riprendere i
propri ruoli. Il film, attualmente in produzione, dovrebbe arrivare
nelle sale a dicembre 2026.
Durante una recente intervista al
podcast Happy Sad Confused di
Josh Horowitz, Brolin ha dunque elogiato la
sceneggiatura di Dune –
Parte Tre, definendola “molto buona. Davvero. È
molto buona. È super buona”. L’attore ha poi risposto riguardo
alla marginalità o meno del suo ruolo, suggerendo che per questo
terzo film avrà un ruolo minore. “Ci sono. Sì. Ma non sono
richiesto sul set al momento. Ok. Ho ricevuto messaggi da persone
che sono anche loro nel film e che apparentemente non hanno letto
la sceneggiatura o hanno letto solo le loro parti, cosa che non
capisco, perché è per questo che ho contattato Denis“.
“Mi sono chiesto: “Perché tutte
queste persone pensano: ‘Ehi, sei già qui? Andiamo alle terme di
Budapest?’” E io ho risposto: “Amico, leggi la sceneggiatura. Fai
il tuo lavoro”. Brolin ha poi accennato anche a come il terzo
film concluderà la saga, anticipando che sarà un finale “in
grande stile. In grandissimo stile. Ho appena parlato con uno dei
dirigenti della Warner Brothers e sono molto, molto entusiasti, in
modo viscerale. È una cosa positiva. Sì. Ho detto qualcosa del
tipo: “Ho sentito che i giornalieri sono davvero buoni”. E lui mi
ha risposto: “Come lo sai?”. E io ho detto: “Perché lo
so”.
Cosa significa questo per
Dune – Parte Tre
Brolin ha avuto un ruolo
relativamente importante nei primi due film di Dune, con Gurney che
fungeva da mentore di Paul. Nel secondo film, fa un ritorno
trionfale per guidare un assalto terrestre contro la Casata
Harkonnen. Messia di Dune di Herbert, tuttavia, si svolge
12 anni dopo gli eventi descritti nel finale del primo libro, e
Gurney ha un ruolo meno attivo poiché la storia rimane incentrata
su Paul come sovrano. Il secondo romanzo, dal punto di vista del
tono e della trama, è piuttosto diverso dal primo, sollevando una
serie di domande su come Villeneuve lo adatterà.
È possibile che il regista apporti
modifiche sostanziali al materiale originale per rendere Dune –
Parte Tre più simile a una conclusione epica della
saga. Il fatto che Gurney abbia un ruolo minore nel film, tuttavia,
suggerisce che Villeneuve continuerà ad attenersi al romanzo almeno
in parte. Al di là del ruolo di Gurney, però, i commenti di Brolin
sulla sceneggiatura del terzo film sono un segnale promettente che
il film sarà all’altezza in termini di qualità. Dune – Parte Due è stato acclamato dalla critica e ha
avuto un grande successo al botteghino, e ha evidentemente creato
grandi aspettative per la conclusione della storia di Paul.
In precedenza, parlando con la
rivista Time, Villeneuve ha confermato che Dune
3 sarà basato sul secondo romanzo della serie di Frank
Herbert, “Messia di Dune“. Il regista ha diviso il primo
romanzo in due metà per adattarlo in due film. Ma il terzo film
coprirà Messia di Dune nella sua interezza.
In Dune – Parte
Tre, tratto dal romanzo Messia di Dune di Frank
Herbert, possiamo aspettarci una narrazione molto più intima e
politica rispetto all’epica espansiva di Parte Due. Dopo
aver conquistato Arrakis e assunto il ruolo di Imperatore, Paul
Atreides dovrà affrontare le conseguenze del jihad scatenato in suo
nome e il peso del potere assoluto. Il film esplorerà la
disillusione di Paul, i suoi dubbi morali e le macchinazioni di chi
vuole distruggerlo dall’interno. La storia si muoverà dunque tra
intrighi religiosi, crisi identitarie e visioni profetiche, aprendo
un nuovo capitolo più cupo e riflessivo nell’universo di
Dune.
Leggi anche tutti gli
approfondimenti sul secondo capitolo:
Il film Superman
di James Gunn è il primo della serie e finora ha
ottenuto risultati positivi al botteghino, con un successo
particolarmente forte sul mercato interno. Grazie anche alle
recensioni positive, il futuro sembra roseo per l’Uomo d’Acciaio e il suo cast di supporto,
ma anche per l’intero DC
Universe, a cui prossimamente si aggiungeranno numerosi altri
titoli tra film e serie.
Durante una conference call sui
risultati finanziari, il CEO della Warner Bros. Discovery
David Zaslav ha dunque confermato che James
Gunn sta lavorando a una sorta di sequel di Superman, affermando:
“James Gunn si sta già preparando a scrivere il prossimo
capitolo della famiglia Super”. Con
Supergirl in uscita nel 2026 dopo che
Superman ha introdotto l’eroina interpretata da
Milly Alcock, forse i due personaggi
potrebbero unirsi in un capitolo della “famiglia
Super”.
Cosa significano le parole di
Zaslav sul prossimo film DC di James Gunn dopo
Superman
Sebbene i nuovi commenti di Zaslav
confermino che il prossimo film DCU di Gunn è un progetto della
“famiglia Super”, questa non è la prima volta che sentiamo parlare
del film. Gunn sta anticipando il segreto progetto DC già da tempo,
avendo precedentemente confermato che Superman avrebbe avuto un
ruolo importante nel film.
Tuttavia, quando gli è stato
chiesto, Gunn ha spiegato che il suo prossimo film era un sequel di
Superman, ma non in senso stretto, affermando: “Non direi
necessariamente”. Sulla base della conferma del progetto da
parte di Zaslav e del commento di Gunn sulla scrittura di un
episodio della “Super famiglia”, sembra che il film potrebbe essere
una collaborazione tra Superman, Supergirl e forse altri eroi.
Il cameo di Supergirl nel
Superman di James Gunn ha preparato perfettamente
il terreno per il suo film da solista. L’Uomo d’Acciaio di David Corenswet ha spiegato l’atteggiamento da
ragazza festaiola della cugina, con la Supergirl di Milly Alcock che ama andare sui pianeti con un
sole rosso, il che indebolisce i suoi poteri e le permette di
ubriacarsi. È stato anche confermato che Supergirl è la
proprietaria di Krypto. Entrambi sono fondamentali per il film DC
del 2026 e chissà cosa riserverà loro il futuro.
Il blindato
dell’amore è l’ultima commedia d’avventura prodotta di
Prime
Video, con Eddie Murphy e Pete Davidson nei
panni di due colleghi improbabili che finiscono per aiutare e
favorire una rapina da 60 milioni di dollari contro la loro
volontà. Proprio come i migliori film di Murphy, anche questo offre
un affascinante mix di commedia slapstick e personaggi eccentrici
che intrattengono il pubblico dall’inizio alla fine. La trama
principale ruota attorno a Russ, interpretato da
Murphy, e Travis, interpretato da Davidson.
Il loro camion viene rapinato da
Zoe (Keke Palmer) e dalla sua
banda, che intendono utilizzarlo per compiere una rapina in un
casinò di Atlantic City. Travis e Russ sono inizialmente costretti
ad aiutarli, ma la loro disponibilità a collaborare con i criminali
evolve man mano che il film procede. Il blindato
dell’amore potrebbe non essere all’altezza degli altri
grandi ruoli di Murphy, ma è comunque un’aggiunta divertente alla
filmografia del comico, che sa esattamente cosa vuole essere e, per
lo più, ci riesce. Il finale del film fa infatti un ottimo lavoro
nel riunire tutti i fili della trama, lasciando però alcuni
dettagli aperti alla speculazione.
Come è riuscita Zoe a fuggire e
perché Russ e Travis l’hanno lasciata andare?
Durante tutto il film, Zoe fa di
tutto per mettersi al sicuro e seminare la polizia. Tuttavia, nei
momenti finali del film, i poliziotti riescono a raggiungere la sua
banda mentre arrivano alla pista di atterraggio dove lei ha
preparato un aereo per scappare dal paese. Zoe ammette di aver
pianificato questa rapina per quasi due anni, quindi non sorprende
che la sua fuga sia stata pianificata nei minimi dettagli, con
anche un aereo pronto a portarla a Bali poche ore dopo la rapina.
Sebbene ci siano alcuni intoppi lungo il percorso, il piano alla
fine funziona perché Russ e Travis sono disposti a lasciarla
scappare mentre loro si prendono la colpa della polizia.
Nonostante tutto quello che lei ha
fatto loro passare, Russ ha sviluppato un certo rispetto per Zoe e
probabilmente si sente in debito con lei perché ha impedito a
Miguel e Banner di ucciderli tutti. C’è molta comicità in
Il blindato dell’amore, ma il finale del film
cattura anche un senso di amicizia e sentimentalismo che è
fondamentale per comprendere questi personaggi e le loro azioni.
Russ non ha perdonato Zoe per tutti i suoi crimini, ma ha iniziato
a vedere l’essere umano dietro la facciata e ha preso la rapida
decisione di lasciarla andare libera.
Russ e Travis hanno evitato le
accuse per la rapina?
Nonostante abbiano rubato 60 milioni
di dollari da un casinò e apparentemente causato la morte di molte
persone con la loro guida pericolosa, sembra che Russ e Travis
siano tornati a casa senza conseguenze dopo gli eventi del film.
Travis prevede accuratamente all’inizio del film che saranno
considerati innocenti perché costretti, ma è sicuramente
sorprendente che non sembrino subire alcuna conseguenza.
Nella sequenza prima dei titoli di
coda, Travis riesce finalmente a mettersi in contatto con Zoe e si
scopre che sta continuando la sua formazione nella polizia, o
almeno lo stava facendo. Questo non sarebbe stato possibile se
avesse dovuto affrontare accuse gravi per la rapina, quindi è
lecito supporre che sia lui che Russ (che ha cambiato carriera per
diventare proprietario di un hotel) siano riusciti a spiegare
adeguatamente la loro situazione.
Zoe e Travis riusciranno finalmente
a stare insieme?
La storia d’amore tra Zoe e Travis è
una delle sottotrame più divertenti di Il blindato
dell’amore, e la coppia ottiene finalmente il suo lieto
fine nei momenti finali del film. Sebbene molte recensioni del film
abbiano criticato la scrittura di questa relazione, essa apporta
una dinamica molto divertente alla storia complessiva che viene
ricompensata nella scena finale del lungometraggio.
Dopo che Travis finalmente ricorda
il numero di Zoe, riesce dunque a mettersi in contatto con lei e
scopre che è fuggita a Bali con tutti i soldi. Lei lo invita
sull’isola, e si capisce che finalmente potranno stare insieme
senza la pressione della rapina che incombe su di loro. Il
biglietto che hanno inviato a Russ insieme ai suoi soldi reca le
loro iniziali, il che suggerisce che alla fine si sono
effettivamente incontrati.
Perché Zoe e Travis hanno mandato i
soldi a Russ?
Il modo in cui i personaggi di
Il blindato dell’amore si riuniscono nonostante
tutto quello che si sono fatti passare è quindi uno dei temi più
avvincenti del film, dimostrando che nessuno può essere facilmente
classificato come “buono” o “cattivo” in questa vicenda. Russ lo
riconosce in Zoe, ed è per questo che alla fine del film la lascia
scappare dalla polizia. Si superano così le più semplicistiche
etichette in nome di riscatti personali e nuove possibilità di
vita.
La spiegazione più plausibile per
cui Zoe ha inviato una parte dei suoi soldi a Russ e Natalie è che
vuole ripagarlo per averle permesso di essere libera e per averla
vista per quella che è veramente. Naturalmente, Travis avrebbe
incoraggiato questa decisione, poiché chiaramente vuole essere suo
amico in futuro. Si tratta dunque di una sorta di risarcimento per
ciò che Russ ha compiuto nei suoi confronti e che le ha permesso di
rifarsi una vita.
Il vero significato del finale
di Il blindato dell’amore
Nonostante il punteggio deludente
ottenuto da Il blindato dell’amore su Rotten
Tomatoes, c’è qualcosa di molto divertente e avvincente nel modo in
cui questi personaggi improbabili riescono a vedere oltre le loro
dure apparenze nei momenti finali del film. Russ e Travis non sono
certamente gli eroi che verrebbero tradizionalmente presentati in
qualsiasi altro film d’azione, come già detto nemmeno Zoe è proprio
la cattiva che viene descritta.
Al di là della commedia slapstick e
delle sequenze d’azione ad alto rischio, Il
blindato è dunque un film su quanto saremmo disposti a
spingerci oltre per i nostri cari. Che si tratti di Russ che cerca
di proteggere Natalie dal pericolo, Travis che accetta di
partecipare alla rapina di Zoe a causa dei suoi sentimenti per lei,
o Zoe che ruba i soldi per vendicare la morte ingiusta di suo
padre, ognuno di questi personaggi sta servendo qualcosa che va
oltre se stesso ed è questo che il film vuole lasciarci.
Il nuovo film di Zach
Cregger con Julia Garner, Josh
Broline Benedict Wong dal
titolo Weapons
segna il ritorno del regista dopo il suo acclamato debutto con
Barbarian. Questa volta, però, Creggers affronta il
tema della drammatica realtà dei bambini scomparsi. Con l’uscita
del
trailer di Weapons, i fan hanno dunque
mostrato interesse verso le ispirazioni reali (se ce ne sono state)
alla base del film. Sebbene sia un’opera di finzione, il film
presenta effettivamente alcuni elementi ispirati a storie vere.
Il film narra di una piccola città
americana dove un’intera classe di studenti delle elementari si è
inspiegabilmente alzata e se n’è andata nel buio della notte. Il
film si concentra poi sui genitori dei bambini scomparsi, che
puntano il dito contro l’insegnante (interpretata da Julia
Garner) come principale sospettata. Parlando con Entertainment Weekly, il regista
ha ammesso che, sebbene il nuovo film sia una storia completamente
fittizia, è stato ispirato da alcune esperienze personali e da casi
reali di bambini scomparsi.
Cregger ha in quell’occasione
descritto cosa ha portato alla scrittura del suo secondo film,
raccontando: “ho vissuto una tragedia nella mia vita che è
stata davvero molto dura. Una persona molto, molto, molto cara è
morta improvvisamente e, onestamente, ero così affranto dal dolore
che ho iniziato a scrivere Weapons, non per ambizione, ma solo come
un modo per fare i conti con le mie emozioni“. Il regista ha
poi definito Weapons “una storia
incredibilmente personale”, aggiungendo che ci sono elementi
che sono “autenticamente autobiografici, che mi sembra di aver
vissuto”.
Josh Brolin in Weapons
Su quali storie vere è basato
Weapons?
Come descrive il regista
Zach Cregger, Weapons non è
necessariamente una storia vera, ma è saldamente radicato in
esperienze di vita reale. Il famoso regista horror ha dunque
utilizzato alcune delle sue esperienze personali (qualunque esse
siano) come spunto per iniziare a scrivere il nuovo film. Tuttavia,
come da lui dichiarato in altre interviste, si è basato su alcuni
reali casi di scomparsa di bambini per la scrittura del film ed il
racconto di come i genitori gestiscono l’evento.
Secondo il Centro statunitense per
la prevenzione dei crimini contro i minori e la loro sicurezza,
ogni 20 secondi negli Stati Uniti un bambino scompare o viene
rapito. Tra i tanti casi di questo genere si possono citaer quello
di Madeleine McCann, scomparsa mentre era in
vacanza a LAgos con la sua famiglia, o ancora quello di
Etan Patz. Perdere un figlio è il peggior
incubo di un genitore, quindi Weapons pone la
domanda: cosa succederebbe se decine di bambini scomparissero tutti
in una volta?
Per il film, Cregger ha dunque
esaminato casi di questo genere, dando vita a quest’incubo nel suo
nuovo film. Non si è però ispirato a nessun caso in particolare,
preferendo partire da questo scenario per dar vita ad un film che
sfocia poi nel puro horror, con situazioni agghiaccianti e misteri
ancor più spaventosi. È il racconto di una comunità sconvolta e
senza risposte, proprio come quella che potrebbe presentarsi
qualora si verificasse uno scenario simile a quello narrato dal
film. In Weapons, dunque, ritroviamo il
dolore e la paura per la scomparsa di qualcuno a fare da motori
dell’intero racconto.
The Vampire Diaries ha accompagnato per anni
gli spettatori in un viaggio emotivo ricco di colpi di scena, con
due fratelli che ripetono il loro destino di lottare per la stessa
ragazza attraverso le epoche, morti in famiglia e esseri
soprannaturali malvagi che cercano di fare del male ai loro cari.
Anche le complessità morali dell’essere un vampiro succhiasangue
entrano in gioco nella trama. Alcuni si sono adattati bene al
vampirismo, mentre altri hanno lottato con l’idea di soffrire per
l’eternità.
Seguendo un gruppo di amici in una
piccola città chiamata Mystic Falls, The Vampire
Diaries approfondisce dunque le loro vite altamente
insolite attraverso gli occhi di Elena Gilbert
(Nina
Dobrev), una ragazza del posto che ha perso i genitori
in un incidente d’auto. Si innamora di un vampiro e viene coinvolta
nel mondo soprannaturale, scoprendo di essere lei stessa un
fenomeno soprannaturale chiamato doppelganger. Si ritrova quindi
divisa tra due amori che sono fratelli e la scelta di essere umana
o vampira.
Damon ed Elena hanno avuto il loro
lieto fine
All’inizio della serie, Elena, che è
umana, si innamora di Stefan, ma la sua epica storia d’amore si
complica gradualmente quando si ritrova ad innamorarsi di Damon
mentre sta attraversando la transizione per diventare un vampiro.
Proprio quando Elena sta per legarsi a Damon come
la coppia umana che aveva sempre desiderato, viene messa a dormire
da una magia che lega la sua vita a quella di Bonnie. Senza una
soluzione, le ultime due stagioni di The Vampire
Diaries presentano una trama senza Elena.
Il finale della serie riporta però
in scena Elena, così come la sua doppelgänger malvagia,
Katherine, che trova un modo per tornare nel mondo
umano dall’inferno. Bonnie e i suoi amici mirano a fermare il piano
di Katherine di scatenare il fuoco infernale sulla terra e
rimetterla al suo posto. Nonostante sia una sopravvissuta, viva o
morta che sia, il piano malvagio di Katherine fallisce.
Bonnie riesce a riportarla all’inferno insieme al
fuoco infernale. Trova anche un modo per aggirare la magia che ha
fatto addormentare Elena e riesce a svegliarla.
Stefan passa poi la
cura a Damon, che lo rende umano. Elena finalmente si sveglia e si
ricongiunge con Damon dopo essere stati separati per gran parte
della serie. Dopo aver lottato con se stessa per capire chi voleva
essere, Elena diventa un medico come suo padre. Nonostante il fatto
che essere umano spaventasse Damon, lui lo diventa per Elena. I due
si sposano e poi si ricongiungono con i loro cari nell’aldilà.
Così, Elena si ricongiunge con sua zia Jenna, sua
madre e suo padre, che erano morti in un incidente d’auto
all’inizio di The Vampire Diaries.
Il destino di Stefan
Elena è l’amore epico di
Stefan, ma lui è destinato a perdere la ragazza a
favore di suo fratello Damon. Dopo Elena, Stefan passa la maggior
parte del tempo a lavorare sul rapporto molto complicato che aveva
con il fratello. Ha avuto alcune avventure, ma nessuna è durata
fino a quando non si è innamorato di Caroline, che
aveva rifiutato nella prima stagione. Naturalmente, il rapporto tra
loro è complicato. Quando Joe viene ucciso, le
streghe trasferiscono i suoi gemelli nel corpo di Caroline. Stefan
viene invece marchiato dalla Cacciatrice e deve fuggire per
salvarsi la vita, mentre Caroline mette su famiglia con
Alaric, dopo aver dato alla luce i gemelli.
La situazione non si risolve alla
fine di The Vampire Diaries. Caroline, che è
diventata madre e compagna di Alaric, vuole continuare a far parte
della famiglia nonostante non provi più sentimenti romantici per
lui. Prova invece ancora amore per Stefan, ma stare con lui
significherebbe separarsi dalla sua famiglia. Anche Stefan diventa
umano e non può unirsi a Caroline nell’eternità. Tuttavia, i due si
sposano nel finale, ma poco dopo Stefan sacrifica la sua vita per
salvare Elena e la città da Katherine. Si unisce così alla sua
amica Lexie nell’aldilà, mentre Caroline e Alaric
trasformano la Salvatore Boarding House in una scuola per bambini
dotati di poteri magici. Sebbene Stefan non riesca a trascorrere il
resto della sua vita con Caroline, i due ottengono comunque la loro
versione di lieto fine.
Per Stefan, l’evoluzione del suo
personaggio ha sempre ruotato attorno al suo rapporto con Damon. I
due hanno avuto una storia complicata, essendo entrambi innamorati
della stessa ragazza. Stefan ha sempre voluto salvare Damon, mentre
quest’ultimo ha sempre combinato pasticci. Stefan, percepito come
l’eroe, ha sempre conquistato la ragazza, mentre Damon, essendo il
cattivo, raramente ci è riuscito. Il loro conflitto è durato per
secoli, ma alla fine della serie viene finalmente risolto con Damon
che salva Stefan. Per Caroline, si tratta di responsabilità e
impegno nei confronti dei suoi figli e dei suoi studenti. Caroline
è la figlia dello sceriffo, che è anche un membro attivo della
società. Il finale la vede proprio in questo ruolo.
Bonnie è invece
sempre quella che si sacrifica per garantire la sicurezza dei suoi
amici. Nel corso della serie, perde le persone che ama; muore e
torna in vita; diventa un punto di collegamento tra il mondo dei
vivi e l’aldilà, sentendo il dolore di ogni anima soprannaturale
che passa; e perde Enzo, l’uomo con cui vorrebbe
trascorrere il resto della sua vita. Bonnie tiene molto ai suoi
amici, ma raramente si prende cura di sé stessa. Fa fatica a
gestire la magia, le sue capacità e la responsabilità di essere una
strega. In quanto tale, viene avvicinata da persone con cattive
intenzioni che cercano di sfruttarla a proprio vantaggio.
Dopo aver vissuto esperienze
traumatiche e aver perso le persone che amava, blocca mentalmente
anche la propria capacità di praticare la magia. Bonnie è quindi
senza dubbio la persona che soffre di più in The Vampire
Diaries. Mentre le lezioni degli altri, come Damon ed
Elena, riguardano la ricerca dell’amore e della famiglia, la
lezione di Bonnie Bennett riguarda l’amore per se stessa. Il finale
la vede finalmente libera dai limiti che si era imposta, ma senza
voltare le spalle a ciò che la rende ciò che è: la sua empatia e il
desiderio di aiutare gli altri.
Bonnie salva la città un’ultima
volta respingendo il fuoco infernale da dove è venuto. Dopo aver
affrontato la sua paura della magia, rompe l’incantesimo del sonno
per assicurarsi che le persone che ama abbiano il loro lieto fine.
E dopo aver aiutato i suoi amici, Bonnie inizia finalmente a
concentrarsi sui propri bisogni e desideri, il che significa anche
lasciarsi Enzo alle spalle. A differenza di altri, l’amore
romantico non è al centro dell’evoluzione del personaggio di
Bonnie. Ha vissuto grandi storie d’amore con Jeremy ed Enzo, ma
questi servono allo scopo di darle forza. Alla fine, il viaggio di
Bonnie consiste nel trovare e amare se stessa.
Molti volti familiari sono
riapparsi nel finale di The Vampire Diaries
Le serie soprannaturali come
The Vampire Diaries fondono realtà e magia, dove
esistono esseri come fantasmi e guardiani, ma la serie trasmette
anche un messaggio commovente sull’amore e la famiglia: coloro che
se ne sono andati non se ne vanno mai veramente. Rimangono ancora e
guidano i loro cari attraverso le difficoltà. L’ultimo episodio di
The Vampire Diaries è infatti pieno di volti
familiari, anche se non tutti i fantasmi sono amichevoli.
Vicki Donovan si unisce all’esercito di Katherine
per scatenare l’inferno sulla Terra e liberarsi dalla sua
infelicità. Il finale la vede suonare la campana di famiglia con
suo fratello Matt Donovan che cerca di
fermarla.
Matt, dopo aver vissuto una vita da
umano in una città piena di vampiri, decide di intraprendere il
proprio viaggio fuori da Mystic Falls. La nonna di Bonnie,
Grams, che ha sostenuto Bonnie per tutta la serie,
riappare un’ultima volta insieme ai loro antenati per aiutare
Bonnie nell’incantesimo. Anche la madre di Caroline, morta di
cancro, fa un breve ritorno per far sentire la sua presenza quando
Caroline consegna alcuni documenti alla nuova Salvatore Boarding
School. Così facendo, la serie rende omaggio a tutti i suoi
principali personaggi, a quelli che ci sono ancora e a quelli che
non ci sono più, regalando ai fan un’ultima grande emozione.