Home Blog Pagina 386

M3gan della Blumhouse arriva in prima tv su SKY e NOW

M3GAN

In prima tv su Sky, M3GAN è un thriller sull’intelligenza artificiale di Universal Pictures e Blumhouse Productions, prodotto da Jason Blum e James Wan, il regista dietro ai franchise Saw, Insidious e The Conjuring. La pellicola sarà in prima tv da lunedì 14 agostoalle 21.15 su Sky Cinema Uno (e alle 21.45 anche su Sky Cinema Suspense), in streaming su NOW e disponibile on demand. Su Sky il film sarà disponibile on demand, anche in 4K. 

Nel cast Allison Williams, che interpreta Gemma, sviluppatrice della bambola realistica M3GAN, Violet McGraw nel ruolo di Cady, sua nipote, Ronny Chieng, nei panni di David, il CEO della società di giocattoli per cui lavora Gemma, Brian Jordan Alvarez che interpreta Cole e Jen Van Epps nelle vesti di Tess, i colleghi di Gemma che la aiuteranno allo sviluppo di M3GAN, Stephane Garneau-Monten è Kurt, l’asservito assistente di David, e Lori Dungey interpreta il personaggio della vicina di Gemma, Celia. M3GAN è una produzione Atomic Monster, in associazione con Divide/Conquer, diretto da Gerard Johnstone, da una sceneggiatura di Akela Cooper basata su una storia di Akela Cooper e James Wan.

La trama di M3GAN

M3GAN è un prodigio di intelligenza artificiale, una bambola molto realistica, programmata per essere un’affidabile compagnia per i bambini e una sicurezza per i genitori. Progettata da Gemma, brillante sviluppatrice di una compagnia di giocattoli, M3GAN può ascoltare, guardare e imparare oltre che trasformarsi da amica a insegnante, da compagna di gioco a protettrice, per i bambini a cui si lega.

Quando Gemma improvvisamente deve prendersi cura della nipote di otto anni divenuta orfana, Cady, capisce di essere insicura e impreparata nel ruolo di genitrice. Ritrovatasi sotto un’intensa pressione a lavoro, Gemma stabilisce di affidare Cady al prototipo di M3GAN a sua disposizione, nella speranza di risolvere il problema: la sua scelta avrà conseguenze inimmaginabili.

Con il passare del tempo M3GAN e Cady sviluppano un legame indissolubile e Gemma matura il terrore che la sua invenzione stia apprendendo con una velocità impressionante, al punto tale da arrivare a percepire minacce per Cady che non esistono.

 
 

Locarno 76: Il Pardo d’oro a Mantagheye bohrani (Critical Zone) di Ali Ahmadzadeh

Locarno 76

Tra i film italiani, a Procida, realizzato dai partecipanti del Film Atelier Procida con la supervisione di Leonardo di Costanzo, va una Menzione Speciale della Giuria del Pardo Verde Ricola con la seguente motivazione: La memoria di un’isola attraverso gli occhi di una comunità di giovani registi, che conservano i miti e i riti della terra e del mare. Attraverso un approccio onesto e un montaggio notevole, il film restituisce un senso di comunità, con il sapore della solidarietà, dei rapporti transgenerazionali, della coscienza ambientale e di una possibilità/potenziale utopia.

Nei Premi Collaterali assegnati da Giurie indipendenti, il film PATAGONIA di Simone Bozzelli si aggiudica il Premio ecumenico messo a disposizione dalla Chiesa evangelica riformata e dalla Chiesa cattolico romana svizzera. Questa la motivazione: Dov’è il confine tra dipendenza e libertà? Tra amore e sottomissione? Tra empatia e responsabilità? Quando innocente Yuri lascia la sua vita protetta per seguire l’energia seducente di Agostino sulla strada aperta, entrambi devono confrontarsi con le ferite aperte e le cicatrici che li hanno resi ciò che sono e tentare un pericoloso viaggio verso un nuovo orizzonte. verso un nuovo orizzonte.

“Patagonia” è in bilico tra violenza e tenerezza, ossessività e tenerezza, ossessività e scoperta di sé, invitando gli spettatori a entrare in uno spazio di ambiguità, un luogo dove la trasgressione potrebbe portare alla trasformazione. Mentre il Premio della Giuria Giovani, designata tra i partecipanti all’iniziativa Cinema e Gioventù promosso dal Festival Castellinaria, al Miglior cortometraggio del Concorso internazionale Pardi di Domani, va a Z.O. di Loris G. Nese. Questa la motivazione: Il corto mostra una notevole originalità nella costruzione del racconto attraverso l’impiego di diverse tecniche di animazione che convergono in una messa in scena innovativa e diretta. Quest’opera mette in luce la tematica della violenza generazionale offrendoci la prospettiva di chi ha vissuto la criminalità organizzata sulla propria pelle.

Con il suo programma di attese prime e scoperte provenienti da tutto il mondo, Locarno76 ha offerto al pubblico un viaggio senza frontiera fra le strade più entusiasmanti del cinema contemporaneo. I numerosi sold-out nelle sale, così come l’alta presenza di giovani e giovanissimi davanti al grande schermo hanno caratterizzato un’edizione all’insegna dell’inclusività e dell’accessibilità, che con il suo programma ha rilanciato la centralità del cinema indipendente e d’autore.

Il palmarès dell’edizione ha incoronato Mantagheye bohrani (Critical Zone) di Ali Ahmadzadeh, film realizzato clandestinamente tra le strade di Teheran, aggirando i divieti delle autorità iraniane. I premi gender-neutral introdotti quest’anno per la migliore interpretazione sono stati attribuiti a quattro attrici e un attore che con le loro performance hanno illuminato il Concorso internazionale e il Concorso Cineasti del presente.

Giona A. Nazzaro, direttore artistico del Locarno Film Festival: “Un’edizione entusiasmante che ha ribadito la centralità del Locarno Film Festival. La sua capacità di esplorare il cinema contemporaneo in tutte le sue forme riuscendo a coinvolgere un pubblico generoso, curioso e appassionato che ha gremito Piazza Grande e le sale all’inverosimile. Un’edizione eccellente, con un + 10% di pubblico, caratterizzato da una selezione salutata con entusiasmo da stampa specializzata, cinefili e pubblico!

L’edizione 

Piazza Grande ha fatto da cornice all’evento con la sua proposta aperta e popolare, segnata dalle risate del titolo di apertura, L’Étoile Filante, dall’emozionante ritorno di Ken Loach con The Old Oak, dall’immersione nella natura di Luc Jacquet, dalle premiazioni di figure chiave del cinema mondiale come Pietro Scalia, Tsai Ming-liang e Marianne Slot. A chiudere, questa edizione, sarà il film Shayda, che sarà presentato dalla regista Noora Niasari e dall’attrice Zar Amir Ebrahimi: un racconto al femminile in cui tornano le lotte per i diritti civili che caratterizzano l’Iran e che ha conquistato la scorsa edizione del Sundance.

Con 214 film in programma e 466 proiezioni, anche le sale del Festival si sono riempite, grazie a un Concorso internazionale che ha dato spazio a ogni genere cinematografico e permesso di comprendere meglio il nostro presente, ma anche grazie all’audacia del Concorso Cineasti del presente e dei Pardi di domani, alla ricchezza degli scambi avvenuti durante le Conversazioni aperte al pubblico e, infine, alla Retrospettiva, che ha fatto scoprire e assaporare le mille tinte cromatiche del cinema popolare messicano.

Palmarès

Concorso internazionale 

  • Pardo d’oro, Gran Premio del Festival della Città di Locarno per il miglior film
    MANTAGHEYE BOHRANI (CRITICAL ZONE)
     di Ali Ahmadzadeh, Iran/Germania
  • Premio speciale della giuria dei Comuni di Ascona e Losone
    NU AȘTEPTA PREA MULT DE LA SFÂRȘITUL LUMII (DO NOT EXPECT TOO MUCH FROM THE END OF THE WORLD)
     di Radu Jude, Romania/Lussemburgo/Francia/Croazia
  • Pardo per la migliore regia della Città e della Regione di Locarno 
    Maryna Vroda per STEPNE, Ucraina/Germania/Polonia/Slovacchia

Pardo per la migliore interpretazione  

  • Dimitra Vlagopoulou per ANIMAL di Sofia Exarchou, Grecia/Austria/Romania/Cipro/Bulgaria
  • Pardo per la migliore interpretazione
    Renée Soutendijk 
    per SWEET DREAMS di Ena Sendijarević, Paesi Bassi/Svezia/Indonesia/La Riunione

Menzione speciale
NUIT OBSCURE – AU REVOIR ICI, N’IMPORTE OÙ
 di Sylvain George, Francia/Svizzera

Concorso Cineasti del presente 

  • Pardo d’oro Concorso Cineasti del presente per il miglior film
    HAO JIU BU JIAN (DREAMING & DYING) 
    di Nelson Yeo, Singapore/Indonesia
  • Premio per la o il miglior regista emergente della Città e Regione di Locarno 
    Katharina Huber per EIN SCHÖNER ORT, Germania
  • Premio speciale della giuria CINÉ+
    CAMPING DU LAC 
    di Éléonore Saintagnan, Belgio/Francia
  • Pardo per la migliore interpretazione  
    Clara Schwinning per EIN SCHÖNER ORT di Katharina Huber, Germania
  • Pardo per la migliore interpretazione 
    Isold Halldórudóttir Stavros Zafeiris per TOUCHED di Claudia Rorarius, Germania
  • Menzioni Speciali
    EKSKURZIJA (EXCURSION)
     di Una Gunjak, Bosnia-Herzegovina/Croazia/Serbia/Francia/Norvegia/Qatar
    NEGU HURBILAK di Colectivo Negu, Spagna

First Feature 

Swatch First Feature Award
HAO JIU BU JIAN (DREAMING & DYING) 
di Nelson Yeo, Singapore/Indonesia

Pardi di domani 

Concorso Corti d’autore 

Pardino d’oro Swiss Life per il miglior cortometraggio d’autore
THE PASSING
 di Ivete Lucas, Patrick Bresnan, Stati Uniti

Menzione speciale e Cortometraggio candidato del Locarno Film Festival agli European Film Awards

BEEN THERE di Corina Schwingruber Ilić, Svizzera

Concorso internazionale 

Pardino d’oro SRG SSR per il miglior cortometraggio internazionale
EN UNDERSØGELSE AF EMPATI (A STUDY OF EMPATHY)
 di Hilke Rönnfeldt, Danimarca/Germania

Pardino d’argento SRG SSR per il Concorso internazionale
DU BIST SO WUNDERBAR 
di Leandro Goddinho, Paulo Menezes, Germania/Brasile

Premio per la migliore regia Pardi di domani – BONALUMI Engineering
Eric K. Boulianne 
per FAIRE UN ENFANT, Canada

Premio Medien Patent Verwaltung AG
NEGAHBAN (THE GUARD)
di Amirhossein Shojaei, Iran

Concorso nazionale 

Pardino d’oro Swiss Life per il miglior cortometraggio svizzero
LETZTE NACHT
 di Lea Bloch, Svizzera

Pardino d’argento Swiss Life per il Concorso nazionale
NIGHT SHIFT 
di Kayije Kagame, Hugo Radi, Svizzera

Premio per la migliore speranza svizzera
LETZTE NACHT 
di Lea Bloch, Svizzera

Pardo Verde Ricola 

Pardo Verde Ricola
ČUVARI FORMULE (GUARDIANS OF THE FORMULA) 
di Dragan Bjelogrlić, Serbia/Slovenia/Montenegro/ Macedonia del Nord

Menzioni Speciali
PROCIDA
, film realizzato dai partecipanti del Film Atelier Procida, Italia
VALLEY PRIDE di Lukas Marxt, Austria/Germania

 
 

Bandit, la recensione del film su Prime Video

Bandit recensione

L’heist movie è un genere molto ricco e gustoso per tutti coloro che, fra registi, cinefili o spettatori semplici, vogliono farsi una gran scorpacciata di adrenalina e, perché no, a volte anche divertimento. Sono i film che hanno aiutato Quentin Tarantino a imparare meglio il linguaggio cinematografico, venendo perfino omaggiati nel suo saggio Cinema Speculation, uscito nelle librerie la scorsa primavera. Sono pellicole che, nel bene o nel male, rimangono fedeli all’intrattenimento “puro e duro” e ci tengono ad adempiere a questo primo – e più importante – compito. Se poi sono costruite seguendo una traccia biografica ancora meglio. Ed è così che arriviamo a Bandit, nuovo prodotto comparso nell’offerta di Prime Video sotto la regia di Allan Ungar, che sistema i suoi mattoncini narrativi attorno al famigerato rapinatore di banche americano Gilbert Galavan Jr., anche conosciuto come Robert Whiteman o The Flying Bandit, così etichettato dalla stampa. Per la stesura dello script di Bandit, lo sceneggiatore Kraig Wenman si è basato su alcune interviste e resoconti presenti nel libro The Flying Bandit dell’autore Robert Knuckle. Gilbert Galvan, ad oggi, non è più detenuto ma detiene il record per il maggior numero di rapine consecutive (59) eseguite in Canada, Paese in cui scappò e assunse il nome di Whiteman negli anni Ottanta dopo essere fuggito dal carcere del Michigan.

Bandit, la trama

Gilbert Galvan Jr (Josh Duhamel) è un criminale di professione. Dopo essere stato arrestato e incarcerato, evade dalla prigione del Michigan in cui è detenuto e riesce ad arrivare al confine con il Canada. Senza soldi e senza una vita, Galvan comincia a trovare un lavoro, e alla fine diventa un gelataio. In quell’occasione, evento accaduto realmente come dice lo stesso film, l’uomo assume l’identità di Robert Whiteman, acquistata da un senzatetto a soli venti dollari. Deciso a ricominciare da zero e lasciarsi alle spalle il passato, inizia a frequentarsi con una donna, Andrea (Elisha Cuthbert), ma la realtà gli piomba subito sulle spalle: licenziato per dei tagli, non riesce a trovare altro che sia in grado di mantenere né lui né la compagna e poterci costruire una famiglia. Ricomincia così a rapinare banche, capendo di avere un talento innato, soprattutto perché è capace di farlo nel giro di soli tre minuti, un vero e proprio record. Questo schema, alla fine, diventerà il suo modus operandi. Ad ogni rapina, poi, Robert/Gilbert si traveste, riuscendo ad evitare che la polizia risalga alla sua vera identità. Così facendo, il criminale inizia a viaggiare per il Paese, rapinando decine e decine di banche, mentre i media lo soprannominano The Flying Bandit, ossia bandito volante, per la sua estrema velocità nelle operazioni. Tutto sembra volgere per il meglio per Galvan, fino a quando un detective furioso si impunterà per catturarlo, in una incredibile corsa contro il tempo.

Bandit Josh Duhamel e Mel Gibson

Empatizzare con il nemico

Al suo terzo lungometraggio, Ungar propone un biopic d’effetto, che nel suo calderone adrenalinico miscela commedia, thriller e un pizzico di dramma. I film a stampo biografico, sin da quando hanno fatto la loro comparsa, sono stati capaci di fidelizzare sempre più il loro pubblico, tendenzialmente spinto dalla curiosità di vedere trasposta su schermo la ricostruzione di un fatto di cronaca (o l’interpretazione altrui di una storia) che ha assimilato nel tempo filtrata da stampa, televisione o enti governativi. Poter avere invece una visione dall’interno, un behind the scenes, costituisce così elemento d’interesse e fascinazione, soprattutto se il motore della narrazione è un criminale, che sia un serial killer come Ted Bundy o Jeffrey Dahmer, un intelligente ma furbo broker come Jordan Belford o un rapinatore provetto come, per all’appunto, Gilbert Galavan Jr.

Se poi a dar sostegno ad un racconto di per sé accattivante vi è una regia equilibrata ma, al tempo stesso, pronta ad osare, il risultato è un film come Bandit, che si fa guardare con entusiasmo. Possiamo subito dire che la chiave del suo successo è stata il saper giocare fra i generi di Ungar che, pur mantenendo come punto di riferimento l’heist movie, spezza il tono del film di frequente. Una scelta audace, in cui si può incorrere nel rischio di incrinare tutto l’operato, ma che il regista riesce a calibrare edificando il primo atto sulle basi della commedia divertente, in cui entriamo nel mondo rocambolesco del protagonista; il secondo atto su quello del thriller, in cui Galvan viene inseguito dai federali; e il terzo atto, nel quale si ha il climax finale drammatico e la presa di coscienza del grande ladro.

Un’evoluzione degli eventi coerente a cui segue un crescendo di tensione, eccitazione e adrenalina, che poi sfumano fino alle battute ultime per dare spazio alla linea drammatica, momento in cui lo spettatore si trova ad empatizzare con il protagonista. Sentendosi quasi in dovere di comprendere la sua inclinazione. Ungar perciò, pur sposando una regia classica, si lascia andare a qualche guizzo registico e narrativo degno di nota – come la scelta di rompere la quarta parete e optare per dei fermoimmagine con le scritte in sovrimpressione, entrambe soluzioni che seguono molto il pattern de La grande scommessa – per creare un ponte molto più diretto ed emotivo fra Galvan e il suo pubblico, conferendo anche una buona dose di dinamicità che dà alla pellicola il ritmo di cui ha bisogno per funzionare bene.

E se fosse la società ad incattivirci?

Eppure dietro rapine, valige piene di soldi, banche canadesi, costumi e corse contro il tempo, Bandit distende anche una riflessione cruciale sulla nostra società, sul nostro sistema sballato, diventando questo il cuore pulsante (ma forse anche sanguinante) dell’intero racconto. Lo fa attraverso un uomo, il Galvan del bravo Josh Duhamel mai così aderente al ruolo, che dal sistema è stato inghiottito, masticato, trasformato e sputato senza pietà. Portandoci l’esempio di come sia la civiltà in cui viviamo a renderci diversi, a volte aggressivi, a volte cattivi, a volte depressi. Perché per quanto uno si sforzi, come il protagonista che in fondo era un uomo buono, alcuni obiettivi non riusciamo a raggiungerli lo stesso. Ma nel frattempo abbiamo buttato sangue, anima e corpo.

Ed è proprio sullo sfondo della politica di Reagan, con una crisi finanziaria alle porte (c’è un motivo se Galvan rapina solo banche, perché questo diventa atteggiamento di ribellione al sistema) e un America che illude (e continua a farlo) sull’american dream, che Bandit ci scuote per dirci che è colpa “del nostro sistema iniquo”, come dirà lo stesso protagonista all’inizio, se i popoli smettono di funzionare correttamente. Quello stesso che ci vuole bravi cittadini e impeccabili lavoratori senza darci però gli strumenti adatti per esserlo davvero. Lasciandoci allo sbando ad alimentare il gap fra le classi sociali. E allora eccola la falla, è lì davanti ai nostri occhi, ci circonda quotidianamente: si chiama incoerenza. L’incoerenza di un mondo che pretende, ogni giorno, tutti i giorni, ma non dà mai niente. E non aiuta quasi mai.

 
 

Rosso, bianco e sangue blu: recensione del film Prime Video

Rosso, bianco e sangue blu recensione

Quest’estate Prime Video ci ha proprio preso gusto con le trasposizioni da famosi libri ed ora è la volta di Rosso, bianco e sangue blu. Questo film è tratto dall’omonimo romanzo della giovane scrittrice Casey McQuiston, che con questo debutto letterario ha conquistato lettori ma soprattutto lettrici di tutto il mondo. Diventato nel 2019, fin dalla sua pubblicazione ma edito da noi in Italia solo dal 2021, un bestseller del New York Times e ragione per cui ha convinto Amazon Studios ha comprarne i diritti per farne una queer romcom.

La trama di Rosso, bianco e sangue blu

Alex e Henry non sono due persone qualunque ma, uno è il figlio della prima Presidente donna degli USA e l’altro è un principe inglese della Royal Family. I due protagonisti di Rosso, bianco e sangue blu si sono conosciuti da ragazzi in Australia, durante la Conferenza sul clima di Melbourne e si sono “odiati” sin dal primo incontro. Quando le loro vite si incrociano di nuovo al ricevimento del matrimonio reale del principe ereditario Phillip, fratello maggiore di Henry, nessuno dei due avrebbe mai pensato che, per il bene della loro immagine pubblica avrebbero dovuto fingersi amici. Tutta questa messa in scena gli viene richiesta, da entrambe le parti, per la salvaguardia dei rapporti internazionali e in visione dei possibili commenti sui rotocalchi dopo aver fatto cadere e distrutto la costosa torta nunziale e creato un incidente diplomatico.

Ben presto trascorrendo del tempo insieme, tra Londra e la Casa Bianca, e scrivendosi messaggi Alex e il giovane della casa reale scoprono di aver più in comune di quanto pensassero e anche la passione per la cultura in generale. Quella che è inizialmente una tattica pubblicitaria, col tempo si trasforma in un’amicizia profonda e infine in una vera e propria storia d’amore. Mentre Henry ha sempre saputo di essere gay, per Alex i sentimenti che prova nei confronti del bel inglese sono una vera e propria svolta, riconoscendosi così come bisessuale. Consapevoli dei rischi che i loro ruoli pubblici implicano e allo stesso tempo spinti dai sentimenti che li legano fortemente, i due rischieranno molto per vivere il loro amore, anche sfidando anni di tradizioni e l’opinione pubblica.

Il cast di Rosso, bianco e sangue blu

I personaggi principali sono Alex Claremont-Diaz e il principe Henry Fox e sono interpretati dall’attore americano Taylor Zakhar Perez e dal britannico Nicholas Galitzine. Alex è un personaggio che buca subito lo schermo, molto divertente, intelligente, ambizioso e questo lo rende irresistibile. Nella sua vita la politica gioca un ruolo fondamentale non solo perché vive alla Casa Bianca ma anche perché lui vuole intraprendere una carriera politica e dare aiuto nella campagna elettorale per il partito democratico di cui la madre Presidente ne è il massimo esponente.

Henry invece è un’anima dolce, la rappresentazione perfetta del Principe Azzurro, tutto sorrisi, cavalleria cortese e comparsate di beneficenza. I due formano una coppia inattesa ma perfetta, l’ingenua malizia Alex si scontra con la calma apparente di Henry e insieme i due condividono un legame fisico e mentale davvero invidiabile. Tutto questo è anche merito dei due attori che fanno scintille nelle scene più erotiche, girate in modo delicato e per niente volgare, molto romantiche le scene con la loro prima notte d’amore a Parigi e la visita notturna al Victoria and Albert Museum.

Nel film vengono analizzati anche il rapporto di Alex e Henry con le famiglie e il loro orientamento sessuale. I due nuclei familiari affrontano l’argomento, ovviamente, in modo molto diverso l’uno dall’altro e a tratti persino opposto. Alla fine dei conti, le famiglie di entrambi rappresentano una forte base di appoggio, la madre di Alex, la Presidente Ellen Claremont interpretata da Uma Thurman, accoglie subito la bisessualità del figlio invece Henry può solo confidarsi con la sorella principessa Bea, l’attrice britannica Ellie Bamber. Nel cast appare Stephen Fry, nel ruolo del Re che alla fine accetterà la relazione anche grazie alla popolazione americana e inglese che prima di tutti tifa per la coppia protagonista di questa fiaba contemporanea e queer.

Rosso, bianco e sangue blu un successo per Prime Video

Dopo il successo il film in streaming È colpa mia? con questo adattamento Amazon Studios alza l’asticella e osa un po’ di più puntando su un amore tra due giovani uomini. Rosso, bianco e sangue blu del regista Matthew Lopez è il giusto mix di romanticismo delle romcom che riesce ad affrontare le tematiche importanti come i diritti LGBTQ+ e l’accettarsi per quello che si è senza pregiudizi.

 
 

Paradise: recensione del film distopico di Netflix

Paradise recensione film

Non è la prima volta che Netflix ci pone davanti a prodotti distopici, interessanti o meno, e ci mostra un mondo dominato dalla tecnologia avanzata. Anche Paradise così come i suoi predecessori – Black Mirror per citare il capostipite di questa famiglia – viaggia in un futuro fantascientifico dove tutto le potenze mondiali hanno puntato sulla ricerca e sulle risorse bio perdendo per sempre la loro umanità. Sì, perché l’umanità ha un costo che si paga con il tempo: ogni individuo che ha raggiunto la maggiore età può dare i suoi anni a qualcun altro (solo se compatibile con il DNA). Ci sono le ragioni più varie per farlo ma la principale sono i soldi.

È così che incontriamo Max (interpretato da Kostja Ullmann) mentre dà del filo da torcere a un giovane, forse alla fine dell’adolescenza: rinunciare a 15 anni della sua vita in cambio di 700.000 euro. Un altro affare, un’altra tacca da aggiungere alla carriera perfetta alla Aeon per il quale ha mediato per 276 anni, facendogli guadagnare un premio come venditore dell’anno dall’amministratore delegato Sophie Thiessen (interpretato da Iris Berben). Per festeggiare torna a casa dalla moglie Elena (interpreta da Marlene Tanczik), una vita perfetta si direbbe ma qualcosa sta per rompere l’equilibrio di Paradise. Tre linee temporali destinate a intrecciarsi come i destini dei tre protagonisti che dovranno anche combattere contro l’unità terroristica che prende di mira il CEO di Aeon: chiunque venderà o riceverà anni in più sarà sterminato.

Paradise, la trama

Paradise Kostja Ullmann Marlene Tanczik

Il titolo apparentemente allusivo (e ironico) a una condizione di pace e benessere se non fosse che Paradise ci mostra i punti di debolezza dell’essere umano. Il tempo, l’unico fattore che va contro l’uomo e la natura. L’unico fattore che l’uomo non controlla eppure nel film di quasi due ore di Netflix (originale tedesco) si arriva anche a questo. In contrapposizione al titolo la figura dell’oscura Lilith (Lisa Loven Kongsli) che guida la banda di ribelli che cerca di punire coloro che sostengono questa ingiustizia, il che porta alle limitate scene d’azione di questo thriller fantascientifico a basso budget. Anche se la premessa del film sembra interessante si perde nelle scene di azione che seppur presenti in poche quantità appaiono forzate e caricaturate.

Il regista tedesco Boris Kunz insieme agli sceneggiatori, Simon Amberger e Peter Cocyla, descrivono questo nuovo mondo con ironia. Parlano dei successi della ricerca, degli investimenti più sostenibili e si soffermano su quanto in realtà il valore dell’umanità si sia ridotta a una moneta di scambio. È quello che in prima persona vivono Max ed Elena che in seguito a un incendio nella loro casa sono costretti a rispettare una clausola del mutuo: estinguere il debito con quarant’anni di vita. Una volta estinto il debito, una vecchia Elena (ora interpretata da Corinna Kirchhoff) e Max devono affrontare questa tragedia di coppia, che avrebbe voluto creare una famiglia.

Cosa succede quando i valori morali vengono meno

Paradise recensione Iris Berben

Se nella prima metà di Paradise i toni sono neutri e accesi (soprattutto quando ci viene mostrato il dipartimento generale di Aeon), nella seconda parte il tono cambia e i colori diventano più scuri. Questo perché in parallelo all’umore del protagonista qualcosa sta cambiando e ci viene mostrato il primo sconvolgimento di trama. Infatti, una società così evoluta come quella raccontata in Paradise nasconde in realtà gli stessi problemi moderni: l’avidità dell’uomo e il suo egoismo. Max vuole invertire il processo di invecchiamento della moglie ma per farlo deve ritrovare il donatore che ha ricevuto i suoi anni.

Una volta scoperto di chi si tratta, Max mette in moto il suo piano di vendetta che consiste nell’uscire di nascosto dalla Germania per un’operazione illegale, e così forse Elena potrà riavere i suoi anni. Durante il viaggio per il paese ancora una volta Paradise ci avverte di quanto le cose possano diventare rivoltanti quando gli uomini di scienza vendono avidamente le loro anime per un guadagno capitalistico. Non manca neanche la denuncia allo sfruttamento delle classi sociali meno abbienti per soddisfare i capricci di ricchi imprenditori e uomini di potere.

Tutto cambia

La peculiarità di Paradise però è sconvolgere totalmente l’equilibrio iniziale del film. All’inizio Max è l’impiegato del mese, non sbaglia una mossa, è quasi asservito al sistema. Elena, sua moglie, è comprensiva con sé stessa e con gli anni che gli sono stati sottratti, raggiunge anche una maturità da donna vissuta. Alla fine, questo equilibrio non solo si rompe ma viene totalmente capovolto. Avviene una rottura dello schema canonico con cui vengono raccontate le storie e per le quali dovrebbe essere previsto un ritorno alla situazione iniziale, invece con Paradise questo non avviene. Ancora una volta per i prodotti sci-fi di Netflix, l’elemento distopico e fantascientifico serve per raccontare una grande metafora sulla vita moderna: drammi familiari, morale e progressi tecnologici.

 
 

Heart of Stone, recensione del film con Gal Gadot

Heart of Stone (2023)

Arriva oggi su Netflix l’atteso Heart of Stone, il nuovo popocorn movie che si aggiunge al catalogo della piattaforma, con Gal Gadot alla guida di una trama che unisce azione sfrenata al thriller spionistico e che aspira a diventare un nuovo grande successo al pari di Tyler Rake. In quello che ormai potremmo definire Netflix Cinematic Universe non ci sono supereroi in senso letterale. Ci sono eroi action: estrattori, super-spie, agenti top-secret, e altri ancora più segreti. Saltano dagli aerei e atterrano seduti. Attraversano città distruggendole e ne escono più o meno interi. Affrontano centinaia di cattivi e in qualche modo riescono a fuggire con un calcio ben assestato, di solito operano nel sud-est asiatico o nell’Europa dell’est e, in tutti i casi, sembrano modelli pubblicitari.

In questo senso, Heart of Stone non è né più né meno, né migliore né peggiore di tutti gli altri film di questo ormai ricchissimo catalogo. Tutti sono realizzati con un grande budget, in location internazionali, con scene d’azione violente e con doppi e tripli tradimenti. L’universo in cui si muove Gal Gadot ha le sue regole – un po’ James Bond, un po’ Jason Bourne, un po’ la saga di Mission: Impossible – e tutto sembra indicare che avremo sequel per un po’.

Heart of Stone, la trama: da Wonder Woman ad agente segreto

Almeno per la prima ora, Heart of Stone è un thriller d’azione efficace e abbastanza intenso su spie internazionali in difficoltà. In una scena che sembra uscita dall’universo di Ethan Hunt, il film si apre in una località invernale svizzera dove un gruppo di spie dell’MI6 è impegnato a catturare un trafficante d’armi. Guidato da un certo Parker (Jamie Dornan), il gruppo comprende anche Rachel Stone (Gadot), che è quella che di solito rimane nel furgone, armeggiando con i computer, sbloccando le password, aprendo le porte di sicurezza e così via. Non è il tipo di agente che lavora sul campo, ma dietro le quinte, con le macchine. Tuttavia, qualcosa si complicherà in questa operazione, Stone dovrà entrare nel vivo dell’azione e si dimostrerà anche molto brava. Il segreto viene presto svelato: la ragazza non è chi dice di essere, ma in realtà lavora per The Charter, che è il nome di un’agenzia di sicurezza che sta al di sopra delle altre agenzie nazionali, una sorta di gruppo mitologico di superagenti (ad ognuno viene assegnato un numero, Stone è il numero 9) che rispondono a un quartetto di capi che stanno al di sopra, o almeno così si intende, delle autorità nazionali di ogni paese.

Il problema principale non è questo, bensì quello che chiamano Il Cuore, un programma cibernetico che ha accesso praticamente a tutto il mondo – una potente intelligenza artificiale – e che, visivamente, è dislocato nello spazio come una versione gigante di quel pannello controllato da Tom Cruise in Minority Report. È gestita da un certo “Fante di cuori” (il tedesco Matthias Schweighöfer) ed è l’entità che aiuta gli agenti di The Charter a farla sempre franca perché “collabora” dicendo loro dove muoversi, chi sta attaccando alle loro spalle e una serie di altre funzioni incomprensibili. Controllato dai “buoni”, il Cuore sembra essere un aiuto fondamentale per non far cadere il mondo nel caos: ma questa è una saga d’azione e non tutti sono buoni. Diventa presto chiaro che c’è un gruppo pericoloso – altrettanto segreto e misterioso dei membri di The Charter – che sta cercando di impadronirsi del Cuore in questione. E il film narrerà la lotta per il possesso di questa IA in grado di controllare il mondo, che prevede scene d’azione in diverse città europee (una a Lisbona è la meglio realizzata, ce ne sarà un’altra in Islanda più avanti), altre nel deserto africano e  così via.

Gal Gadot in Heart of Stone

L’action ai tempi del Netflix Cinematic Universe

La scena d’apertura prepara tutta l’azione che i fan possono aspettarsi nelle due ore successive. In pochi minuti, Rachel Stone (Gadot) si lancia in un’azione di hacking tecnologico, si lancia con il paracadute, ruba una motocicletta nella neve e fa fuori diversi scagnozzi con colpi di pistola e agili mosse di combattimento. Tutto, dinamiche, storytelling, presentazione dei personaggi, è intenso fin dall’inizio per consolidare un ritmo che non permette allo spettatore di pensare troppo alla storia: dopo tutto, chi è questa agente Stone? Qual è la sua origine? E come ha fatto l’agenzia speciale per cui lavora a costruire una tecnologia così bizzarramente potente, in grado di accedere a qualsiasi sistema del mondo? Non viene spiegato nulla e in realtà potrebbe anche andare bene così: Heart of Stone non pretende di essere un film che non è, e tale consapevolezza aiuta la produzione a concentrarsi sui suoi punti di forza.

Uno di questi, è proprio Gal Gadot. Appeso momentaneamente il mantello della supereroina DC Diana Prince/Wonder Woman, l’attrice interpreta in Heart of Stone una protagonista molto forte, ma che soffre anche, si fa male, viene picchiata e ha bisogno di qualche antidolorifico qua e là per sopportare il dolore. L’attrice israeliana risulta convincente in questo ruolo action, dimostrando che un cambio di scenario può fare bene alla carriera di qualsiasi star di Hollywood. Senza troppe sorprese, Heart of Stone ricalca diversi cliché del genere, non lasciando da parte i colpi di scena su chi sta dalla parte di chi, i personaggi che tradiscono gli altri “inaspettatamente” e un cattivo (Alia Bhatt) dalla backstory appena sfiorata, ma che non convince trasformandosi rapidamente da persona ragionevole a “genio del male che vuole vendicarsi e conquistare il mondo”. A un certo punto, Heart of Stone abbandonerà ogni logica e passerà dal terreno di Bond-Bourne-Hunt a quello più supereroistico, dove i personaggi sembrano in grado di resistere a qualsiasi incidenti uscendone con pochi graffi e la spettacolarità visiva andrà contro l’ampio livello di credibilità che il film offre: il prezzo da pagare per un film che andrà in tendenza sul catalogo, ma non si imporrà nella memoria dello spettatore.

 
 

El Conde: il trailer del film di Pablo Larrain a Venezia 80

Ecco il primo trailer di El Conde, il film di Pablo Larrain che sarà presentato a Venezia 80. Il film immagina la figura di Pinochet nelle vesti di un vampiro.

El Conde è stato presentato come una commedia dark/horror che mostra una storia romanzata del Cile. Il film mostra un Pinochet vampiro, il conte del titolo, appunto, che vive nascosto in una villa in rovina nella fredda punta meridionale del continente. Il film sarà presentato nel Concorso della Selezione Ufficiale della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia 2023.

 
 

Emmy Awards: slitta a gennaio 2024 la cerimonia di premiazione

emmy awards 2023

I 75° Primetime Emmy Awards si svolgeranno il 15 gennaio 2024. La Fox, che trasmette la cerimonia, e l’Accademia hanno rilasciato un comunicato congiunto in cui si annuncia lo slittamento della premiazione rispetto alla data del 18 settembre 2023, periodo in cui tradizionalmente viene assegnato il premio.

Lo slittamento è stato deciso a seguito dello sciopero SAG-AFTRA attualmente in corso che, si spera, sarà concluso entro la fine dell’anno e quindi tutti i nominati potranno non solo prendere parte alla cerimonia ma anche promuovere la loro candidatura.

Nel loro annuncio, Fox e l’Academy hanno sottolineato che gli Emmy onoreranno tutti coloro che lavorano in televisione, compresi quelli attualmente in sciopero, elencando “gli artisti, gli scrittori, i registi e gli artigiani di talento il cui lavoro ha intrattenuto, ispirato e connesso spettatori di tutto il mondo nell’ultimo anno”. (Entro la data di messa in onda della cerimonia, il lasso di tempo sarà leggermente diverso poiché gli Emmy si svolgeranno 7,5 mesi dopo la fine della finestra di ammissibilità per le candidature.)

Emmy Awards 2023: tutte le nomination

 
 

MCU, 10 questioni in sospeso per le quali abbiamo bisogno di risposte

10 questioni in sospeso MCU

Ci sono ancora diverse questioni in sospeso tra i progetti precedenti del MCU per cui i fan meritano una risposta. I Marvel Studios sono orgogliosi di creare connessioni tra i vari progetti, questo avviene di solito durante le scene post-credits di ogni progetto, che sono ormai diventate un punto fermo del franchise sin dalla prima scena allegata alla fine di Iron Man del 2008. Questo non ha fatto altro che allargare le questioni in sospeso soprattutto con la Saga del Multiverso che sta per iniziare. Ecco dieci esempi di alcune importanti questioni in sospeso che devono essere affrontate.

1Il Tiamut celeste di Eternals

Celestiale Eternals MCU

Mentre il debutto di Eros e il futuro di Dane Whitman nel MCU sono due importanti questioni lasciate in sospeso dopo Eternals della Fase 4, forse la più grande trama irrisolta del debutto di Chloé Zhao nei Marvel Studios è l’enorme statua di un Celestiale che emerge dall’oceano. Eternals ha visto la squadra titolare trasformare il Celestiale emergente Tiamut in marmo, salvando il pianeta ma lasciando il suo corpo morto come punto di riferimento permanente sulla Terra. Tuttavia, a parte un brevissimo riferimento in She-Hulk: Attorney at Law, Tiamut non è più stato visto, menzionato o sentito da Eternals del 2021, creando forse la più grande questione in sospeso nel Marvel Cinematic Universe.

Successivo

David Harbour è disposto a lavorare con il DCU di James Gunn anche per 10 anni

David Harbour
David Harbour al Festival di Cannes - Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Vedremo presto David Harbour al cinema in Gran Turismo, l’adattamento del leggendario gioco per PlayStation, che vede un giovane giocatore messo in pista sul serio per guadagnarsi il titolo, ma trai suoi prossimi progetti c’è anche Creature Commandos, la serie della DC che è destinata a essere la prima serie animata all’interno della nuova timeline DCU sotto la guida di James Gunn.

Nella serie animata, il team di Creature Commandos lavorerà sotto la supervisione di Amanda Waller di Viola Davis, la coordinatrice di The Suicide Squad, che è apparsa anche nel suo spin-off Peacemaker e che avrà una sua propria serie su Max. Harbour è stato scelto per il ruolo di Eric Frankenstein. Nel contesto dei Creature Commandos, Frankenstein non è il famoso personaggio letterario creato da Mary Shelley, ma un soldato rianimato e potenziato artificialmente. È il capo dei Creature Commandos e funge da figura eroica. James Gunn ha accennato al fatto che, nella sua idea, gli attori che doppiano i personaggi d’animazione saranno poi gli stessi che li interpretano, per garantire coerenza su tutta la linea. Ciò significherebbe che, se lo spettacolo avesse successo, i talenti di Harbour sarebbero richiesti di più.

Harbour non è estraneo al genere dei fumetti/supereroi. Ha interpretato Alexei Shostakov/il Guardiano Rosso, il super soldato russo controparte di Steve Rogers nel Marvel Cinematic Universe, che appare in Black Widow come padre adottivo di Natasha Romanoff di Scarlett Johansson. Riprenderà il ruolo insieme ai co-protagonisti di Black Widow Florence Pugh, Julia Louis-Dreyfus e Olga Kurylenko in Thunderbolts, un film corale della Marvel che uscirà il prossimo anno.

Parlando con Steve Weintraub di Collider prima dello sciopero SAG-AFTRA, Harbour – meglio conosciuto per il suo ruolo di Hopper in Stranger Things, e recentemente visto nella commedia d’azione natalizia, Una notte violenta e silenziosa – ha raccontato che la sua esperienza con la Marvel gli ha permesso di avvicinarsi al progetto con gli occhi ben aperti, ammettendo di aver parlato liberamente con Gunn della prospettiva di essere legato allo stesso ruolo per un lungo periodo di tempo, un obbligo contrattuale che – per alcuni attori – sembra quasi come una sorta di reclusione, che impedisce loro di spiegare le loro ali creative e di essere vincolati a progetti che li vedono poco entusiasti durante il processo, il che è ovvio per il pubblico quando il prodotto finito viene distribuito. Dopo aver detto che non conosceva il personaggio di Eric Frankenstein ha spiegato:

“Ho iniziato a documentarmi, e questo personaggio è così ricco, esilarante e stratificato che è stato eccitante. Ancora una volta, sembra che sia questo nuovo mondo in cui non ti rinchiudono più. Sento che la Marvel ha imparato quella lezione. Se non vuoi farlo, non credo che ti faranno fare 20 film. Ma penso che sia qualcosa che amo fare, e per me è una gioia lavorare con qualcuno così creativo, anche per molto tempo. Quindi, se vogliono che faccia questo personaggio da otto a dieci anni, lo farò senza problemi, cercando sempre di avere dei margini di libertà”.

Di cosa parla Creature Commandos?

La serie animata Creature Commandos è uno dei progetti sviluppati da James Gunn e Peter Safran come parte della loro trama DCU unificata. Lo spettacolo in sette episodi si concentrerà su un’insolita squadra di personaggi DC, spesso chiamati mostri. È giusto, quindi, che Creatures Commandos sia una delle parti centrali dell’arco Gods and Monsters del nuovo DCU, il primo capitolo di una storia in due parti che verrà raccontata nel prossimo decennio.

Il cast vocale del film vedrà Sean Gunn nei panni di Weasel, a cui si uniranno Frank Grillo nei panni di Rick Flag Sr., Maria Bakalova nei panni della principessa Ilana Rostovic, Indira Varma nei panni di The Bride, Zoe Chao nei panni di Nina Mazursky, Alan Tudyk come Dr. Phosphorus, David Harbour come Eric Frankenstein, Sean Gunn come G.I. Robot, con Steve Agee che riprende il ruolo di John Economos.

 
 

Denzel Washington fa un recap del franchise in attesa di The Equalizer 3

The Equalizer 3

Come siamo arrivati a questo punto? Denzel Washington si incarica di raccontare al pubblico un recap del franchise di The Equalizer in attesa dell’uscita del terzo capitolo della serie, che sembra sarà anche l’ultimo.

The Equalizer 3 – Senza Tregua, il nuovo thriller d’azione di Sony Pictures diretto da Antoine Fuqua con Denzel Washington. L’attore premio Oscar torna a interpretare l’ex agente governativo Robert McCall nell’ultimo capitolo della saga dell’inflessibile giustiziere. Il film, scritto da Richard Wenk (Jack Reacher – Punto di non ritorno, The Equalizer 2 – Senza perdono) e ispirato alla serie TV anni ‘80 Un giustiziere a New-York, vede tra i protagonisti anche Dakota Fanning e David Denman. The Equalizer 3 – Senza Tregua sarà solo al cinema dal 30 agosto prodotto da Sony Pictures e Eagle Pictures, distribuito da Eagle Pictures.

Da quando ha abbandonato la sua vita di assassino governativo, Robert McCall (Denzel Washington) ha lottato per rimediare alle orribili azioni compiute in passato e trova una strana consolazione nel perseguire la giustizia in favore degli oppressi. Sentendosi inaspettatamente a casa nel Sud Italia, scopre che i suoi nuovi amici sono sotto il controllo dei boss della criminalità locale. Quando gli eventi precipitano, McCall sa cosa dovrà fare: difendere i suoi amici e sfidare la mafia.

 
 

Madame Web: confermata l’identità del personaggio di Sydney Sweeney

Sydney-Sweeney-film

Sydney Sweeney ha confermato finalmente l’identità del personaggio che interpreterà nel prossimo film di supereroi di Sony, Madame Web. Il lungometraggio è guidato da Dakota Johnson nel ruolo principale, e con lei il cast si arricchisce di star che porteranno sullo schermo i personaggi delle storie di Spider-Man. Mentre la maggior parte dei dettagli e l’elenco dei supereroi presenti nel film sono stati tenuti segreti, in un’intervista a Variety condotta prima dello sciopero SAG-AFTRA, Sydney Sweeney ha confermato che interpreterà Julia Carpenter alias Spider-Woman.

Quando ha scoperto di essere stata scelta per il ruolo, Sydney Sweeney è “andata direttamente in fumetteria e ho comprato tutti i fumetti che menzionavano il mio personaggio”, ha raccontato. Non c’è ancora alcun dettaglio sulla possibilità che il suo personaggio sarà già in azione con l’identità di Spider-Woman, o se sarà ancora soltanto Julia, ma quando le è stato chiesto se spera che il suo personaggio abbia un ruolo nell’universo cinematografico Marvel, ha risposto con un timido sì senza rivelare altro.

Creata da Jim Shooter e Mike Zeck, Julia Carpenter alias Spider-Woman è apparsa per la prima volta nel fumetto di Secret Wars #6. Ha poi continuato la sua storia, diventando la seconda Arachne e la seconda Madame Web. Sarà interessante vedere come il film riuscirà a equilibrare il personaggio in un cast corale. Sidney Sweeney è sicuro che Madame Web romperà la tendenza dei film SONY e sorprenderà il pubblico. Anticipa, “Penso che sia diverso da quello che la gente si aspetta che sia un film di supereroi”.

Madame Web di Sony è guidata da Dakota Johnson nei panni del personaggio titolare di Spider-Man. Insieme a Johnson ci sono Sydney Sweeney (Euphoria), Celeste O’Connor (Ghostbusters: Afterlife), Isabela Merced (Transformers: The Last Knight) ed Emma Roberts (American Horror Story), insieme al candidato al Golden Globe Tahar Rahim, Mike Epps (The Upshaws) e Adam Scott (Severance).

Madame Web: 5 dettagli sul personaggio

Madame Web è uno dei tanti film in via di sviluppo mentre lo studio costruisce il suo Sony Universe di personaggi Marvel. Sony, che controlla i diritti cinematografici di Spider-Man e altri personaggi correlati, ha già distribuito Venom (2018) e Venom: La furia di Carnage (2020) e il film con Jared Leto, Morbius, uscirà ad aprile. La Sony ha anche in cantiere Kraven il Cacciatore con la star Aaron Taylor-Johnson.

Madame Web è diretto da SJ Clarkson (Jessica Jones) da una sceneggiatura scritta dagli sceneggiatori di Morbius Matt Sazama e Burk Sharpless. Creata dallo scrittore Denny O’Neil e dall’artista John Romita Jr. nel 1980, Madame Web è una sensitiva cieca che è diventata una protagonista nel mondo di Spider-Man grazie ai suoi legami con “The Great Web”, un costrutto multiversale che lega insieme tutti i personaggi di “Spider” in tutto il multiverso. Nel cast di Madame Web sono stati confermati Dakota Johnson, Sydney Sweeney, Isabela Merced, Emma Roberts, Celeste O’Connor, Tahar Rahim, Mike Epps, Zosia Mamet e Adam Scott.

 
 

Ridley Scott si pente di aver scelto la regia di Alien: Covenant al posto di quella di Blade Runner: 2049

Ridley Scott
Foto di Luigi de Pompeis © Cinefilos.it

Ridley Scott ha riflettuto sulla sua decisione di abbandonare la regia del sequel di Blade Runner, Blade Runner: 2049, a causa di un conflitto di programmazione con Alien: Covenant. “Non avrei dovuto prendere quella decisione“, ha detto il regista in una recente intervista a Empire (via Variety). “Ma ho dovuto. Avrei dovuto fare “Blade Runner 2”.

Dopo essere stato coinvolto nel progetto, Scott ha annunciato nel 2014 che non avrebbe più diretto il sequel di Blade Runner, scegliendo invece di dirigere il film horror di fantascienza Alien: Covenant, con Michael Fassbender, Katherine Waterston, Billy Crudup e Danny McBride. Alla fine il progetto è stato diretto da Denis Villeneuve con un cast alla star formato da Harrison Ford, di ritorno nei panni di Rick Deckard, Ryan Gosling, Ana de Armas e Jared Leto.

Sebbene Scott non abbia diretto il sequel, il regista ha lavorato come produttore esecutivo del film. Sta anche tornando al franchise per una serie limitata di Prime Video, Blade Runner 2099, annunciata per la prima volta nel 2021. “Sono uno dei produttori“, ha detto Scott a Esquire. “È tutto pronto anni dopo. Per me, circonda l’idea del ‘Brave New World’ di Aldous Huxley.” La serie è stata ufficialmente ordinata da Amazon lo scorso settembre e proviene da Alcon Entertainment e Scott Free Productions.

Il regista di Game of Thrones, Jeremy Podeswa, dirigerà il pilot di Blade Runner 2099, con Silka Luisa (“Shining Girls”) a bordo come showrunner e produttore esecutivo. I dettagli della trama rimangono nascosti, ma si sa che la serie limitata fungerà da sequel televisivo di Blade Runner: 2049.

Ridley Scott tornerà invece presto al cinema con Napoleon, il suo prossimo colossal sul condottiero francese che vede protagonista Joaquin Phoenix.

 
 

Gal Gadot insegna a Arnold Schwarzenegger a gestire “le situazioni di stress”

Gal Gadot Cleopatra

Da circa due anni, Arnold Schwarzenegger ricopre il ruolo di Chief Action Officer di Netflix, e non sorprende, quindi, che si sia lasciato coinvolgere nella promozione di Heart of Stone, l’action di prossima uscita della piattaforma con protagonista Gal Gadot.

Il promo del film di Netflix serve a ricordare che, sebbene l’estate stia finendo, la stagione d’azione non è affatto finita, almeno non sul servizio di streaming. Insieme a Heart of Stone, la piattaforma offrirà al pubblico la miniserie thriller di rapina Who is Erin Carter. Sarà poi il turno di Lupin Part 3, Rebel Moon, Ballerina, Believer 2 e DNA do Crime che arriveranno tutti prima della fine dell’anno.

Nel film, Gal Gadot è la superspia Rachel Stone, che deve impedire che una risorsa chiamata Cuore, un dispositivo elettronico in grado di controllare operazioni globali di vitale importanza, cada nelle mani sbagliate.

Il trailer mostra rapidamente la vita solitaria sotto copertura di Rachel Stone e la sua devozione a The Charter, l’organizzazione sotterranea di mantenimento della pace per cui lavora. In seguito, ciò che ne consegue è una rapida raccolta di tradimenti, tensioni e sequenze d’azione, tra cui quella in cui Stone vola su un aereo con una tuta da aliante e precipita giù da una montagna innevata con un paracadute luminoso.

Ecco di seguito lo spot che vede Gal Gadot confrontarsi con Arnold Schwarzenegger:

 
 

Bob Iger, CEO Disney, si augura che lo sciopero WGA e SAG-AFTRA possa “finire rapidamente”

Bob-Iger-Star-Wars-MCU-Disney

Bob Iger, l’attuale CEO di The Walt Disney Company, ha dichiarato durante la conferenza sugli utili che spera che il doppio sciopero, che coinvolge i sindacati WGA e SAG-AFTRA, possa “finire rapidamente“. La dichiarazione arriva al 100° giorno di sciopero degli sceneggiatori.

Il conflitto ha iniziato a intensificarsi quando gli studi si sono rifiutati di pagare salari equi ai propri lavoratori, spingendo SAG-AFTRA a unirsi agli sceneggiatori dopo un breve periodo di tempo. Ecco cosa ha detto Bob Iger sullo sciopero in corso:

“È mia fervida speranza che si trovino rapidamente soluzioni ai problemi che ci hanno tenuto distanti in questi ultimi mesi, e mi impegno personalmente per raggiungere questo risultato.”

Uno degli argomenti centrali discussi nello sciopero in corso è il modo in cui attori e sceneggiatori vengono pagati quando una serie o un film a cui hanno lavorato riceve molte visualizzazioni sulle piattaforme di streaming.

Indipendentemente dal fatto che il prodotto faccia parte dei cataloghi Netflix o Prime, la maggior parte dei membri delle corporazioni non può guadagnare abbastanza per avere una carriera sostenibile dal proprio lavoro, mentre i progetti di cui fanno parte generano milioni di dollari per gli studi. L’unico modo per porre fine al doppio sciopero è che gli studi offrano un accordo sia agli attori che agli sceneggiatori che possa consentire loro di essere adeguatamente ricompensati per il loro lavoro.

La Disney per prima subirà ritardi nelle sue produzioni a causa del doppio sciopero. In particolare, Deadpool 3 ha interrotto la sua produzione e quindi la sua uscita verrà probabilmente ritardata, ma anche il franchise di Star Wars, soprattutto quello legato alle serie Disney+, subirà un notevole ritardo, dal momento che tutti i set sono stati chiusi per l’adesione degli attori allo sciopero, e tutte le sceneggiature, che ricordiamo, vengono scritte e riscritte anche in fase di produzione attiva (le riprese) non vengono più realizzate dalle braccia incrociate degli sceneggiatori.

 
 

10 grandi sequel di film che hanno abbandonato le premesse degli originali

Logan

I sequel di film permettendo alle storie di evolversi al di là del modo in cui sono state presentate per la prima volta al pubblico. Infatti, sebbene i generi siano utili per classificare i film nel corso della storia, possono limitare la portata e il potenziale delle premesse e dei franchise più promettenti. Un modo per risolvere questo problema è il fatto che i registi a volte sviluppano sequel che si discostano pesantemente da temi, generi o caratterizzazioni precedentemente stabiliti. Solo nel corso degli anni i sequel hanno raggiunto l’apice e la loro genialità si è rivelata solo dopo un po’ di riflessione. Questi 10 film hanno finito per stabilire dei punti d’appoggio per i loro franchise in nuovi generi e direzioni creative sorprendenti.

1Logan (2017)

Logan

Mentre i precedenti film sugli X-Men hanno stabilito e ampliato l’universo dei supereroi della Fox, Logan era ben lontano dall’essere un tipico film di supereroi. Basato sui fumetti Old Man Logan di Mark Millar e Steve McNiven, il sequel reimmaginava il mutante di Hugh Jackman come un ex eroe distrutto i cui poteri di guarigione stavano svanendo. Al posto dell’invulnerabile e feroce Wolverine, il protagonista di Logan è un antieroe neo-occidentale in rovina, con un passato oscuro e un futuro incerto. Per essere riuscito a sovvertire le convenzioni di genere all’apice della popolarità del franchise principale – pur rimanendo fedele al materiale di partenza – Logan è un esempio notevole tra i grandi sequel cinematografici che hanno abbandonato la premessa originale.

Successivo

Fast X: ecco com’è nato il villain di Jason Momoa

FAST X

Il regista di Fast X, Louis Leterrier, parla di come è stato creato il villain del film interpretato da Jason Momoa, Dante Reyes. Il Dante di Momoa è il figlio di Hernan Reyes (Joaquim de Almeida), il malvagio signore della droga ucciso nel quinto capitolo del franchise. Fast X si concentra su Dante che insegue la famiglia di Dom per vendetta, facendolo in modo divertito ma molto violento. Il percorso di vendetta di Dante ha portato al finale mozzafiato di Fast X, che ha visto le vite di più personaggi in bilico.

Parlando con ComicBook.com, Leterrier si apre su quanto Momoa abbia influenzato la caratterizzazione di Dante nel film. Il regista indica che la creazione di Dante è stata un’esperienza di collaborazione tra lui e Momoa, l’attore stesso ha avuto un ruolo importante nel modo in cui Dante è stato scritto.

“È un po’ come spingerlo, rendendosi conto che abbiamo lo stesso senso dell’umorismo e la stessa sensibilità riguardo a film e personaggi, e come i più grandi cattivi siano anche quelli più personificati ed eccitanti. [La] minaccia arriva attraverso l’umorismo e l’umorismo arriva attraverso il pericolo, e avere questi interruttori ci ha fatto capire che siamo su un terreno comune. E poi abbiamo iniziato a lavorare, abbiamo iniziato a provare, abbiamo iniziato [a] inventare nuovi dialoghi e nuove scene – francamente, intere scene per il suo personaggio. Ma è Jason, non avrei potuto farlo con nessun altro che Jason. Chiunque sia Dante è una versione bizzarra di Jason Momoa. Il violento, arrabbiato, pervertito Jason Momoa. Jason guida Bentley del 1938, e costruisce queste motociclette, e ha sciarpe di seta e tutta quella roba. Devi solo prendere questo e poi spingerlo un po’, e hai Dante.”

Fast X, la trama e il cast del nuovo film della saga

La fine della corsa ha inizio. Fast X, il decimo film della saga di Fast & Furious, dà il via ai capitoli finali di uno dei più leggendari e popolari franchise cinematografici, giunto al suo terzo decennio e ancora sostenuto dallo stesso cast e dagli stessi personaggi degli esordi. Nel corso di molte sfide e contro ostacoli impossibili, Dom Toretto (Vin Diesel) e la sua famiglia hanno superato in astuzia, coraggio e abilità tutti i nemici che hanno incontrato sul loro cammino. Ora si trovano di fronte all’avversario più letale che abbiano mai affrontato: una minaccia terribile che emerge dalle ombre del passato, alimentata dalla vendetta, determinata a disperdere la famiglia e a distruggere per sempre tutto e tutti i suoi cari.

In Fast Five del 2011, Dom e la sua squadra hanno eliminato il famigerato boss della droga brasiliano Hernan Reyes e distrutto il suo impero su un ponte di Rio De Janeiro. Quello che non sapevano è che il figlio di Reyes, Dante (Jason Momoa di Aquaman), ha assistito a tutto questo e ha passato gli ultimi 12 anni a elaborare un piano per far pagare a Dom il prezzo più alto. Il complotto di Dante spingerà la famiglia di Dom da Los Angeles alle catacombe di Roma, dal Brasile a Londra e dal Portogallo all’Antartide. Si stringeranno nuove alleanze e torneranno vecchi nemici. Ma tutto cambia quando Dom scopre che suo figlio di 8 anni (Leo Abelo Perry, Black-ish) è l’obiettivo finale della vendetta di Dante.

 
 

The Town di Ben Affleck: un ex rapinatore di banche elogia la verosimiglianza del film

The Town cast

Un vero rapinatore di banche ha espresso il suo apprezzamento per l’aderenza alla realtà di The Town, il film diretto e interpretato da Ben Affleck nel 2010. In The Town Affleck interpreta un membro di un gruppo di rapinatori di banche che viene coinvolto sentimentalmente con una vittima di una delle sue rapine mentre sta pianificando un audace colpo al Fenway Park di Boston. Vantando un impressionante cast di supporto tra cui Blake Lively, Jeremy Renner, Rebecca Hall, Jon Hamm e Chris Cooper, The Town è stato un successo di critica, come si evince dalla sua valutazione del 92% su Rotten Tomatoes.

Oltre alle straordinarie interpretazioni, The Town vanta anche scene di rapina che sembrano particolarmente realistiche ed elettrizzanti, e adesso scopriamo che le scene di rapina del film sono abbastanza realistiche, almeno secondo un esperto. In un video per Insider, l’ex rapinatore di banche Cain Vincent Dyer analizza The Town e definisce il film “assolutamente perfetto” quando si tratta dei dettagli della rapina.

Dyer elogia il film per aver descritto i trucchi dei veri rapinatori di banche, come usare uno scanner della polizia e cambiare macchina dopo la rapina.

“(Il film) È assolutamente azzeccato. Le rapine ai camion sono abbastanza comuni. Penso che ce ne sia stata una a Los Angeles solo una settimana fa. E’ da lì che le banche prendono i soldi. Detto questo, stai centuplicando il tuo livello di rischio. Sai, quelle guardie di sicurezza dei furgoni blindati sono addestrate a rispondere al fuoco e difendere quei soldi. È molto diverso da quello che succede in una banca, dove spesso pur di averti fuori di lì ti danno i soldi e basta.

In realtà ho usato gli scanner della polizia in molte delle mie rapine in banca. Con quelli si può attingere all’attività della polizia all’interno di un’area. Sapere quando arriveranno, sapere quanto tempo ti rimane. Quindi, sì, è assolutamente qualcosa che una banda di quel calibro avrebbe.

Vediamo anche che cambiano auto dopo la rapina, il che è molto, molto, molto comune. Tutte le auto che usano sono state rubate, molto probabilmente, giusto? Invece di rubare un’auto, quello che farei è trovare quella marca e modello dell’auto che avevo e rubare la targa da un’auto identica. Ci sono un sacco di ragazzi nella troupe là fuori che fanno così. The Town merita in 10 per verosimiglianza.”

Secondo lungometraggio da regista per Ben Affleck, The Town ha avuto un’accoglienza molto calorosa, arrivando anche a far guadagnare a Jeremy Renner una nomination agli Oscar come migliore attore non protagonista.

 
 

Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente, un nuovo video espande il mondo di Panem

Hunger Games - La ballata dell’usignolo e del serpente

Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente si svela con un nuovo video in cui l’universo di Panem si amplia. Nel filmato vediamo i personaggi che esordiranno nel film, sequel del franchise di successo con Jennifer Lawrence. Si tratta si un “video di orientamento”.

Dopo l’enorme successo dei libri e dei film di Hunger Games, Suzanne Collins ha scritto un romanzo prequel su Coriolanus Snow durante la decima edizione dei Giochi molto prima che diventasse Presidente Snow di Panem. Oltre a Snow e ad altri personaggi di Capitol City, il romanzo si concentra su Lucy Gray Baird, il tributo donna del Distretto 12, interpretata da Rachel Zegler nell’adattamento cinematografico che uscirà questo autunno.

Fandango ha ora pubblicato un video nello stile di un orientamento che introduce i personaggi di Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente, tra cui Dean Casca Highbottom (Peter Dinklage), Dr. Volumnia Gaul (Viola Davis), Coriolanus Snow (Tom Blyth) e Sejanus Zoccolo (Josh Andrés Rivera). Guarda il video qui di seguito:

I protagonisti sono l’inglese emergente Tom Blyth e Rachel Zegler di West Side Story e Hunter Schafer della serie Euphoria. Nei ruoli comprimari Viola Davis, Peter Dinklage e Jason Schwartzman.

La trama di Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente

Anni prima di diventare il tirannico presidente di Panem, il diciottenne Coriolanus Snow è l’ultima speranza per il buon nome della sua casata in declino: un’orgogliosa famiglia caduta in disgrazia nel dopoguerra di Capitol City. Con l’avvicinarsi della decima edizione degli Hunger Games, il giovane Snow teme per la sua reputazione poiché nominato mentore di Lucy Grey Baird, la ragazza tributo del miserabile Distretto 12. Ma quando Lucy Grey magnetizza l’intera nazione di Panem cantando con aria di sfida alla cerimonia della mietitura, Snow comprende che potrebbe ribaltare la situazione a suo favore. Unendo i loro istinti per lo spettacolo e l’astuzia politica, Snow e Lucy mireranno alla sopravvivenza dando vita a una corsa contro il tempo che decreterà chi è l’usignolo e chi il serpente.

 
 

Emma Stone: il suo nuovo look alimenta le speculazioni in merito a un live action su Spider-Woman

La nuova acconciatura di Emma Stone sembra uscita direttamente dai fumetti di Spider-Man, dal momento che ricorda precisamente il look di Gwen Stacy visto nei film d’animazione SONY dedicati all’Uomo Ragno. Che si possa trattare di un suggerimento per un prossimo live-action dedicato a Spider-Woman?

Emma Stone ha interpretato Gwen Stacy nei film di Amazing Spider-Man, nei quali ha recitato al fianco di Andrew Garfield prima che il Marvel Universe presentasse la sua versione di Spider-Man. Sebbene Gwen Stacy non sia più apparsa nei live-action da allora, la Sony l’ha portata sotto i riflettori nei film dello Spider-Verse, dove Gwen è una Spider-Person più giovane proveniente da una delle infinite realtà del multiverso.

Quasi un decennio dopo la sua ultima apparizione come Gwen Stacy, Emma Stone ricorda ancora quanto sia perfetta per interpretare quel ruolo in carne e ossa, e questa volta con un look che sembra davvero uscito dai fumetti. Su Instagram, l’hairstylist di Hollywood Mara Roszak (@mararoszak) ha condiviso un’immagine di Emma Stone che sfoggia un nuovo taglio di capelli che sembra una riproduzione esatta di quello che Gwen Stacy ha nei film di Spider-Verse, specialmente all’inizio di Spider-Man: Into the Spider-Verse.

Sebbene il nuovo taglio di capelli di Emma Stone non significhi necessariamente che tornerà nei panni di Gwen Stacy, potrebbe anche essere possibile che l’attrice riprenda riprendere il suo ruolo grazie all’attuale prevalenza di storie multiversali. Spider-Man: Across the Spider-Verse ha già mostrato scene in live-action per riconoscere gli universi di Spider-Man e The Amazing Spider-Man, tanto che ha presentato anche Donald Glover come una variante di Prowler del MCU imprigionata presso la sede della Spider-Society. Allo stesso modo, Spider-Man: Across the Spider-Verse potrebbe lanciare Emma Stone come una versione live-action di Gwen Stacy alias Spider-Gwen di Hailee Steinfeld, e la cosa potrebbe esplicitarsi anche soltanto in un cameo e un omaggio ai fan, come accaduto proprio con il personaggio di Glover.

Chiaramente, se questo dovesse accadere, non sarebbe qualcosa che potrà avvenire a breve termine, dato il coinvolgimento di Emma Stone nello sciopero SAG-AFTRA, per cui non ci resta che sognare e aspettare di farci sorprendere.

 
 

Mission: Impossible – Dead Reckoning Part One, ecco come nasce il nemico del film

Mission: Impossible - Dead Reckoning Parte Uno

In Mission: Impossible – Dead Reckoning Part One il villain contro cui Ethan Hunt e la sua squadra si confrontano è l’Intelligenza Artificiale. Questo inafferrabile avversario è al centro del nuovo video dedicato al film, in cui il regista Christopher McQuarrie spiega come The Entity è nata e come è diventata una minaccia, nel mondo di Hunt.

Un nuovo video condiviso da Paramount Pictures su YouTube approfondisce la creazione di McQuarrie per Mission: Impossible – Dead Reckoning Part One, il cattivo AI.

Il video presenta McQuarrie che discute della sua concezione originale di un cattivo basato sulla tecnologia dell’informazione a metà degli anni 2010, quando si è unito per la prima volta al franchise. Quando Mission: Impossible – Dead Reckoning Part One era in post-produzione, spiega il regista, The Entity ha iniziato in modo agghiacciante a diventare più vicino alla realtà scientifica che alla fantascienza.

Mission: Impossible – Dead Reckoning Part One è uscito nei cinema il 12 luglio 2023, mentre Mission Impossible – Dead Reckoning Parte Due arriverà il 27 giugno 2024.

 
 

DCEU: 10 grandi casting che si sono rivelati una delusione

Sebbene diversi cast di film DCEU abbiano portato a grandi film, altri non hanno mai avuto il tempo di funzionare appieno. Il regista Zack Snyder ha dato vita al DCEU con L’uomo di acciaio nel 2013. La DC ha provato a eguagliare il MCU con film di successo come Wonder Woman e Aquaman, ma sono state delle meteore poiché il franchise dei supereroi a differenze del rivale non ha mai sfondato al botteghino. Nel corso degli anni, la DC ha scritturato alcuni dei più grandi attori del mondo per entrare a far parte delle sue proprietà live-action e, se da un lato ci sono molti casi in cui un attore ha mantenuto la promessa in un ruolo, dall’altro ci sono anche molti casi in cui un ottimo casting è finito in una delusione. Ecco 10 grandi attori in cui un casting DC non ha mantenuto le aspettative.

1Ben Affleck – Batman

Ben Affleck ha fornito un’interpretazione ricca di sfumature, interpretando sia un Batman più vecchio che un Bruce Wayne in ripresa dopo aver interagito con gli altri eroi della Justice League. Affleck ha dato il meglio di sé nel ruolo del personaggio in The Flash, e sarebbe stato emozionante vederlo continuare. Il vigilante sarà rifondato per l’Universo DC anche se esiste già la versione di Robert Pattinson sappiamo già che non è legata agli eventi di quell’universo, così come il Joker di Joaquin Phoenix.

Successivo

Francis Ford Coppola ricorda l’amico William Friedkin

william friedkin

Francis Ford Coppola ha porto un commosso omaggio a William Friedkin, ieri, dopo la notizia della dipartita del collega. I due registi, insieme a Peter Bogdanovich, sono stati grandi amici e sodali all’inizio della loro carriera, tanto che hanno fondato una casa di produzione insieme, la Directors Company, che però ha avuto vita breve.

Dopo la morte di Friedkin a 87 anni, Coppola ha rilasciato una dichiarazione in omaggio al regista de L’esorcista e Il braccio violento della legge, in cui si legge in parte: 

“William Friedkin è stato il mio primo amico tra i registi della mia generazione e sono addolorato per la perdita di un compagno molto amato“, ha scritto su Instagram Coppola. “I suoi successi nel cinema sono straordinari e unici. È l’unico collega che conoscevo il cui lavoro ha effettivamente salvato la vita di un uomo (The People vs. Paul Crump). Il lavoro di Billy rappresenta delle vere pietre miliari nel Cinema, una lista che non sarà mai dimenticata; certamente Il braccio violento della legge, L’esorcista e Il salario della paura, ma tutti i suoi film sono vivi nel suo genio. Scegli uno di loro da un cappello e rimarrai abbagliato. La sua personalità amabile e irascibile era la copertura di un gigante di un uomo bello, brillante e profondo. È molto difficile capire che non godrò mai più della sua compagnia, ma almeno il suo lavoro lo sostituirà”.

 
 

J.K. Rowling rimossa dalla mostra di Harry Potter del Seattle Museum of Pop Culture

Harry Potter J.K. Rowling John Williams

L’autrice di Harry Potter J.K. Rowling non è inclusa nelle mostre che il Seattle Museum of Pop Culture ha dedicato al franchise a causa di commenti passati che sono stati ritenuti anti-trans. Basato sull’amata serie di romanzi della Rowling, il franchise di Harry Potter è diventato un grande successo per la Warner Bros. Mentre l’amore per i film e i libri continua, la Rowling è diventata una figura divisiva per le sue continue osservazioni sulla comunità trans.

In un recente post sul blog condiviso dal Museum of Pop Culture, il project manager Chris Moore spiega che l’autrice di Harry Potter non sarà inclusa in nessuna delle mostre in franchising del museo a causa delle sue opinioni anti-trans. Rowling non è presente in alcun modo significativo nel museo, e la spiegazione di Moore rende molto chiari i suoi pensieri sull’autrice.

“C’è un’entità fredda, senza cuore e che succhia la gioia nel mondo di Harry Potter e, questa volta, non è un Dissennatore. Ci piacerebbe seguire la teoria di Internet secondo cui questi libri sono stati effettivamente scritti senza un autore, ma questa certa persona è un po’ troppo esplicita con le sue opinioni super odiose e controverse per essere ignorata. Per il momento, i curatori hanno deciso di rimuovere tutti i suoi manufatti da questa galleria per ridurre il suo impatto. Non è una soluzione perfetta, ma è ciò che siamo stati in grado di fare a breve termine determinando pratiche a lungo termine”.

Nel 2019, Rowling ha sostenuto un ricercatore che è stato licenziato per aver espresso opinioni anti-trans. La Rowling ha affrontato un contraccolpo per la sua presa di posizione, ma nel 2020 ha raddoppiato le sue visualizzazioni in una serie di post su Twitter. Un tweet degno di nota ha coinvolto l’autrice che ha contestato una pubblicazione usando la frase “persone che hanno le mestruazioni” invece di dire “donne“.

Pur sottolineando la sua fedeltà alla comunità trans, l’autrice avrebbe continuato a condividere una retorica che era ampiamente percepita per suggerire esattamente il contrario. La posizione della Rowling hanno poi successivamente diviso la fan base di Harry Potter, con i suoi commenti che hanno avuto importanti conseguenze nel suo percepito e nel mondo di internet.

 
 

Gal Gadot: Wonder Woman ha determinato la sua partecipazione a Heart of Stone di Netflix

heart of stone

Gal Gadot ha spiegato come Wonder Woman ha portato alla sua partecipazione a Heart of Stone, il prossimo action prodotto da Netflix che la vede protagonista. Gadot è protagonista e produttore del prossimo film d’azione che uscirà l’11 agosto. L’attrice interpreta un ufficiale dell’intelligence internazionale di nome Rachel Stone, che deve impedire a un oggetto misterioso noto come “il cuore” di cadere nelle mani di pericolosi nemici. Accanto a lei in Heart of Stone c’è anche Jamie Dornan.

Durante un’intervista di Entertainment Weekly condotta prima dello sciopero SAG-AFTRA, Gal Gadot ha spiegato come il successo di Wonder Woman abbia contribuito a rendere Heart of Stone una realtà. Il successo di un film di supereroi guidato da donne ha aperto molte nuove porte a Hollywood, anche al di là del genere dei supereroi.

“Così tanti film guidati da uomini sono stati realizzati in modo brillante, e ho sempre pensato che ci fosse spazio per più film guidati da donne. Bond, Mission: Impossible, Bourne Identity, Die Hard: divoro questi film e ho sempre voluto interpretarne uno. E il successo di Wonder Woman mi ha mostrato che il pubblico va a vedere anche gli action guidati da donne. E ho capito. Possiamo [fare di più], quindi facciamolo. Ho guadagnato un po’ di fiducia e abbiamo deciso di iniziare e sviluppare Heart of Stone.”

Heart of Stone non è il primo film d’azione Netflix realizzato da Gadot dopo Wonder Woman. Gadot ha recitato per la prima volta in Red Notice al fianco di Dwayne Johnson e Ryan Reynolds che è diventato il film di maggiore successo di sempre della piattaforma, tanto che adesso sono in sviluppo dei sequel. Prima di Wonder Woman, Gadot era nota per aver interpretato Gisele Yashar nella serie di Fast & Furious.

Al di fuori dei suoi ruoli d’azione, uno dei progetti imminenti più attesi di Gadot è il live-action della Disney Biancaneve in cui interpreterà la regina cattiva al fianco di Rachel Zegler. Nel prossimo futuro, Gal Gadot sarà impegnata anche con il ruolo di Cleopatra, in un biopic già molto discusso.

 
 

William Friedkin: il tributo di Ellen Burstyn: “Era senza dubbio un genio”

Ellen Burstyn

La star de L’esorcista Ellen Burstyn rende omaggio a William Friedkin, definendo il defunto regista “intelligente, senza paura e di grande talento“. Basato su un romanzo di William Peter Blatty, L’esorcista del 1973 ha terrorizzato il pubblico come mai prima di allora, diventando un successo mondiale, stabilendo uno standard per i film horror di Hollywood che probabilmente non è mai stato eguagliato.

Alla guida del cast di L’esorcista nel ruolo di Chris MacNeil, Ellen Burstyn ha offerto una performance straziante e ha ricevuto una nomination all’Oscar come migliore attrice. Quest’anno, Burstyn torna nel franchise per la prima volta dopo decenni, riprendendo il ruolo di MacNeil in The Exorcist: Believer di David Gordon Green.

Mentre il franchise si prepara a tornare sugli schermi, è arrivata la triste notizia della scomparsa di William Friedkin, regista del film originale. Alla morte del regista, Burstyn ha affidato a Deadline un ricordo e un omaggio al grande regista:

“Il mio amico Bill Friedkin era un originale, intelligente, colto, senza paura e di grande talento. Sul set, sapeva cosa voleva, avrebbe fatto di tutto per ottenerlo ma era in grado di lasciarlo andare se vedeva accadere qualcosa di meglio. Era senza dubbio un genio”.

 
 

Gli artisti dei VFX Marvel Studios hanno votato per la sindacalizzazione

Ant-Man and the Wasp Quantumania MODOK

Le squadre degli effetti visivi (VFX) che lavorano per i Marvel Studios hanno votato per il sindacalizzarsi. Un comunicato stampa rivela che “la stragrande maggioranza della squadra di oltre 50 lavoratori della Marvel ha firmato dei documenti che indicano che desiderano essere rappresentate dalla International Alliance of Theatrical Stage Employees (IATSE)”.

“Per quasi mezzo secolo, ai lavoratori dell’industria degli effetti visivi sono state negate le stesse protezioni e benefici su cui i loro colleghi e compagni di troupe hanno fatto affidamento dall’inizio dell’industria cinematografica di Hollywood”, ha dichiarato Mark Patch, organizzatore VFX per IATSE, in una dichiarazione. annunciando il deposito. “Questo è un primo passo storico per i lavoratori VFX che si uniscono con una voce collettiva che chiede rispetto per il lavoro che facciamo”.

Lo sforzo di sindacalizzazione segna la prima volta che i professionisti di VFX si sono uniti in questo modo, poiché questo segmento del settore è rimasto in gran parte non sindacale. IATSE rappresenta più di 168.000 tecnici e artigiani che lavorano nel cinema e in TV, ma mentre “posizioni come scenografi/direttori artistici, operatori di ripresa, audio, montatori, parrucchieri e truccatori, costumi/guardaroba, supervisori di sceneggiature, prese, luci, oggetti di scena e vernice, tra gli altri, sono stati storicamente rappresentati da IATSE”, spiega il comunicato, “i lavoratori nelle classificazioni VFX storicamente no.”

Gli artisti dei VFX Marvel Studios hanno votato per la sindacalizzazione

La coordinatrice degli effetti visivi Bella Huffman ha aggiunto: “I tempi di consegna non si applicano a noi, le ore protette non si applicano a noi e l’equità salariale non si applica a noi. Gli effetti visivi devono diventare un reparto sostenibile e sicuro per tutti coloro che hanno sofferto troppo a lungo e per tutti i nuovi arrivati che hanno bisogno di sapere che non saranno sfruttati”.

La decisione degli artisti VFX arriva anche nel mezzo di una più ampia ondata di attività sindacali quest’estate, mentre sceneggiatori e attori continuano a marciare sui picchetti in uno storico doppio sciopero.

“Stiamo assistendo a un’ondata di solidarietà senza precedenti che sta abbattendo vecchie barriere nel settore e dimostrando che siamo tutti insieme in questa lotta. Ciò non accade nel vuoto”, ha detto il presidente internazionale IATSE Matthew D. Loeb riguardo ai tempi del voto. “I lavoratori dello spettacolo di tutto il mondo si battono per i reciproci diritti, ecco di cosa tratta il nostro movimento. Mi congratulo con questi lavoratori per aver compiuto questo passo importante e aver usato la loro voce collettiva”.

Il reparto dei VFX Marvel Studios ha fatto notizia, nell’ultimo anno, per i cattivi risultati consegnati al pubblico in diverse occasioni, a partire dalla serie Disney+ She-Hulk: Attorney at Law, fino a Ant-Man and the Wasp: Quantumania e Thor: Love and Thunder. Già lo scorso anno sono venute fuori le prime informazioni relative ai ritmi di lavoro complessi e insostenibili, e questa azione collettiva dovrebbe regolamentare e tutelare un lavoro che nel cinema contemporaneo è ormai indispensabile.

Fonte: Variety

 
 

Only Murders in the Building, la recensione della terza stagione

only murders in the building 3 recensione

Se l’Arconia esistesse davvero, sarebbe il caso di starne alla larga, dato che l’edificio è teatro di sanguinosi omicidi alla base di Only Murders in the Building, la serie Hulu, disponibile su Disney+ in Italia che dall’8 agosto si arricchirà di un terzo ciclo di episodi e di un terzo omicidio da risolvere per Charles, Oliver e Mabel (interpretati da Steve Martin, Martin Short e Selena Gomez).

Il trio, in questa terza stagione di Only Murders in the Building deve indagare sull’omicidio, avvenuto appunto all’Arconia, di un attore cinematografico, famoso per i suoi film d’azione, che ha tentato la scalata a Broadway proprio alla vigilia della sua misteriosa morte.

Only Murders in  the Building, le strade si separano

Le serie di successo si distinguono da quelle che invece giocano sempre sul sicuro quando, pur rimanendo se stesse, hanno il coraggio di cambiare le carte in tavola, mescolando gli elementi vincenti e osando piccoli cambiamenti per rinfrescare la formula. È quello che cerca di fare, con discreti risultati, la terza stagione dello show ideato da Steve Martin e John Hoffman che separa per la prima volta l’irresistibile trio protagonista e mette in scena dei conflitti trai protagonisti i quali, per la prima volta da quando li conosciamo, sembrano avere degli scopi differenti. Charles, Oliver e Mabel non sembrano più tanto interessati, allo stesso modo, a risolvere il mistero, quanto a realizzarsi personalmente, desiderio che mette in discussione l’armonia del terzetto fino a questo momento sperimentata.

C’è ancora l’elemento del Podcast, che nelle altre stagioni era il collante del terzetto, ma arriva molto dopo l’inizio delle indagini e questa volta sembra essere un motivo di rottura piuttosto che un elemento di coesione. Mabel, Charles e Oliver sembrano intenzionati, questa volta, a dare priorità alle loro vite piuttosto che alla risoluzione del caso, e questa scelta narrativa dà un movimento inedito alla serie, pur senza tradirne lo spirito.

Only Murders in the Building 3Un mix di toni familiare

La terza stagione di Only Murders in the Building propone dunque sempre lo stesso tono dei cicli precedenti, un mix perfetto tra comedy e mistery, con diverse situazioni ai limiti del reale, che corteggiano insistentemente la commedia dell’assurdo per poi rimanere sempre all’interno di un contesto di verosimiglianza che poi è l’elemento che più fidelizza il pubblico.

La scelta di separare, per un certo periodo, i percorsi dei tre protagonisti è sicuramente dettata dal bisogno di rinnovamento, ma toglie per tutta la prima parte allo show il suo aspetto più riuscito: l’alchimia tra Short, Martin e Gomez insieme in scena, che per fortuna, una volta ripristinata, fa veleggiare la storia verso un finale a sorpresa (che chi scrive non ha ancora visto, dal momento che gli episodi a disposizione della stampa erano solo i primo 8 di 10).

Uno schema ricorrente che non perde smalto

Per il suo terzo omicidio da risolvere, Only Murders in  the Building sembra seguire lo schema preciso già visto nelle stagioni precedenti, in cui di nuovo i nostri eroi sono al centro delle indagini, cosa che li rende in qualche modo dei sospettati o che li mette molto vicini ai veri colpevoli, in un gioco di equivoci e di illuminazioni che non perde smalto, nonostante sia stato ormai svelato il meccanismo.

Attesissimi i nuovi personaggi di questa stagione, che dato il calibro degli interpreti non possono certo essere relegati a semplici comparse collaterali. Attenzione quindi a Loretta (Meryl Streep), l’aspirante attrice che non abbandona mai il suo sogno di Broadway, e Ben (Paul Rudd), il divo del cinema action che dà un po’ troppo per scontato la sua fama, entrambi al centro degli intrighi, ed entrambi fuoriclasse che impreziosiscono un prodotto che si conferma una delle più grandi benedizioni di cui il genere comedy ha goduto negli ultimi anni di saturazione da piattaforme.

Only Murders in the Building 3

 
 

Ritorno al futuro 4: tutto quello che sarebbe potuto essere (ma non sarà)

Dato che Ritorno al futuro è una delle trilogie più amate di tutti i tempi, per troppo si è vociferato di un quarto capitolo dedicato al franchise. Il film originale ha fatto conoscere al mondo Marty McFly (Michael J. Fox) e la DeLorean che viaggiava nel tempo e che lo riportava nel 1955 dove lui e Doc Brown (Christopher Lloyd) dovevano salvare il futuro di Marty.

Il grande successo ha portato a due sequel prima che la storia di Marty McFly e Doc Brown si concludesse in modo apparentemente soddisfacente. Un possibile ritorno dei protagonisti suscita sentimenti contrastanti tra i fan che sono preoccupati dell’eredità che il franchise rappresenta. Ci sono anche notizie contrastanti che non danno per certo Ritorno al futuro 4, ma che neanche lo accantonano del tutto.

1Si farà?

Ritorno al futuro - Parte II film

Mentre le notizie su Ritorno al futuro 4 si susseguono da anni, il film non è mai stato confermato. Anche se l’idea non è stata scartata dal regista Robert Zemeckis, non sembra che si sia mai avvicinata alla realtà. Zemeckis ha rivelato che il vero motivo per cui il film non è stato realizzato è che non aveva un’idea originale. Ha ammesso che “se avessi avuto un’idea che avrei potuto proporre a Bob [Gale] con una faccia seria, l’avremmo realizzata“. Anche se questo non suggerisce che Ritorno al futuro 4 sia attivamente in lavorazione, Zemeckis sembra quantomeno aperto all’idea.

Successivo

William Friedkin: morto a 87 anni il regista de L’Esorcista

william friedkin

Il regista William Friedkin, meglio conosciuto per il suo premio Oscar Il braccio violento della legge e per il blockbuster L’Esorcista, è morto lunedì a Los Angeles. Aveva 87 anni. La sua dipartita è stata confermata dal preside della Chapman University Stephen Galloway, un amico della moglie di Friedkin, Sherry Lansing. Il suo ultimo film, The Caine Mutiny Court-Martial, con Kiefer Sutherland, sarà presentato in anteprima al Festival di Venezia.

Insieme a Peter Bogdanovich, Francis Ford Coppola e Hal Ashby, Friedkin è arrivato al successo negli anni ’70, parte di una nuova generazione di registi vivaci e audaci. Combinando la sua esperienza in televisione, in particolare nei documentari, con uno stile di montaggio all’avanguardia, Friedkin ha dato nuova vitalità ai generi horror e thriller poliziesco.

Dopo il trionfo critico di Il braccio violento della legge, che gli valse l’Oscar alla regia, è arrivato L’Esorcista del 1973, che ha incassato l’incredibile cifra di 500 milioni di dollari in tutto il mondo e, insieme a Il Padrino, ha dato inizio all’era dei successi cinematografici. Adattato dal romanzo di William Peter Blatty sulla possessione demoniaca di una ragazzina, L’Esorcista era un thriller fortemente stilizzato, che ha influenzato tanto il genere horror quanto il film precedente ha fatto con il genere poliziesco.

Nato a Chicago, Friedkin ha frequentato la Senn High School, dove non era uno studente modello, ma ha cercato di sviluppare la sua abilità nel basket a livello professionale. Dal momento che non è mai cresciuto più di un metro e ottanta, tuttavia, ha cambiato il suo percorso professionale in giornalismo.

Il regista che aveva passato anni a lavorare nella forma del documentario è apparso in molti di essi su film e registi nel corso degli anni. E’ stato sposato con la giornalista Kelly Lange e le attrici Lesley-Anne Down e Jeanne Moreau. Lascia la quarta moglie Lansing e due figli.