In attesa di vederle all’opera per
Wonder
Woman 1984, dove, rispettivamente, recitano e
dirigono,
Gal Gadot e
Patty Jenkins torneranno a far squadra in un
gigantesco blockbuster dedicato alla regina
Cleopatra, figura storica di grande fascino. La
sceneggiatura del film è scritta da Laeta Kalogridis, mentre la
produzione è affidata a Paramount che ha battuto in corsa Warner
Bros e Netflix.
Nella storia del cinema, Cleopatra è
stata interpretata da Liz Taylor nella sua rappresentazione
cinematografica più celebre, ma anche da Monica Bellucci, da
Lyndsay Marshal, da Vivien Leigh e da moltissime altre attrici che
hanno dato volto e corpo alla regina d’Egitto e ad una delle figure
storiche più affascinanti di sempre.
Il film sulla vita di Cleopatra era
in cantiere da tanto tempo con Angelina Jolie e Lady
Gaga che sono state corteggiate per il ruolo e con registi
del calibro di James Cameron, Denis Villeneuve e
David Fincher avvicinatisi al progetto. La
coppia
Gal Gadot– Patty
Jenkins è più che collaudata e promettente, aspettiamo
aggiornamenti in merito al progetto.
Vincitore dell’Orso D’Argento al
settantesimo Festival di Berlino, esce il 15 ottobre
Imprevisti Digitali, una commedia non
convenzionale di Benoît Delépine e Gustave
Kervern. I registi francesi rinnovano il sodalizio che li
ha portati alla fama con Mammuth (2010), in cui
Gerard Depardieu interpretava un pensionato in
disarmo che riassapora la vita alla ricerca di un po’ di giustizia
sociale. Proprio le tematiche sociali trattate in chiave satirica e
politicamente scorretta sono anche al centro di
Imprevisti digitali, prodotto da
Delépine e Kervern assieme a
Sylvie Pialat e Benoît
Quainon.
Periferia francese. Marie, Bertrand
e Christine sono vicini di casa. Si trovano improvvisamente nei
guai quando Marie, Blanche Gardin, scopre di
essere protagonista di un video hard finito su internet dopo una
notte di bagordi con un giovane, Vincent Lacoste,
che ora la ricatta. La donna non vuole che il figlio veda il video,
terrorizzata da ciò che il ragazzo potrebbe pensare di lei.
Bertrand, Denis Podalydès, si invaghisce della
voce di una centralinista e intanto vuole sbarazzarsi di un video
apparso su internet in cui la figlia adolescente viene bullizzata a
scuola. Infine, Christine, Corinne Masiero, è
un’autista privata e il suo gradimento da parte dei clienti viene
misurato in base al numero di stelle che riceve sul sito
dell’azienda, regolarmente fermo a una. Demotivata e avvilita, fa
di tutto per far migliorare la sua valutazione. I tre intraprendono
così una crociata contro i colossi di internet, che ritengono
colpevoli di aver stravolto le loro vite.
Il film è dissacrante e divertente,
con un buon ritmo. Le interpretazioni riescono a unire verità e
grottesco senza essere ridicole, e non è facile. Blanche
Gardin è bravissima nel trasformarsi in una sorta di
Janis Joplin pasticciona e madre di famiglia, che
spesso perde il controllo e non è responsabile di sé.
Corinne Masiero dà corpo molto bene alla frustrata
Christine, alienata e dipendente dalle serie tv. A causa di
questa dipendenza ha perso il marito e il precedente lavoro. Mentre
Denis Podalydès è un goffo vedovo solo, alle prese
con una figlia adolescente. L’uomo si invaghisce di una voce al
telefono, per poi rendersi conto di aver preso un grosso abbaglio.
Personaggi un po’ fantozziani , un po’ “scapigliati”, un misto di
goffaggine, frustrazione e rabbia in cui ci si può facilmente
rivedere. L’approccio comico dei registi, trasposto nella
sceneggiatura di Cécile Rodolakis è più affidato a
brevi battute, a situazioni comiche e all’uso del corpo, che non a
lunghi dialoghi e dissertazioni, come spesso accade nella commedia
francese. Una sceneggiatura che offre finalmente due figure
femminili non subordinate a protagonisti maschili, ma che anzi
emergono con forza, ognuna con la sua specificità, nelle
interpretazioni di Gardin e
Masiero.
Imprevisti digitali e
satira sociale
A giudicare dal titolo,
Imprevisti Digitali (Effacer
l’historique è il titolo originale), si potrebbe
pensare che si tratti di un film leggero e superficiale, che si
limiti a far ridere con delle gag su tre protagonisti imbranati, ma
non è così. Il film non si limita a descrivere tre persone di mezza
età che hanno a che fare con la tecnologia e sono in seria
difficoltà perché non ne conoscono i meccanismi. Se così fosse,
risulterebbe poco interessante e ormai ampiamente superato da una
realtà in cui i quarantenni e i cinquantenni hanno imparato a
destreggiarsi fin tropo bene con la tecnologia. Si tratta invece di
un lavoro che non rinuncia alla passione dei registi: quella per le
tematiche sociali e le dinamiche collettive.
Ecco dunque che assume un ruolo
centrale la satira sociale, che mostra in modo efficace, anche con
alcune esasperazioni un po’ grottesche, quanto la vita di ciascuno
sia ormai dominata dalla tecnologia, ma non solo. Anche questo tema
infatti è stato già più volte trattato. Qui si pone l’attenzione
anche sui risvolti più spesso sottaciuti e a volte semplicemente
assurdi, che però sembrano qualcosa di ineluttabile e vengono
sovente acriticamente accettati. Si pensi ai dati, alle
informazioni personali e riservate che sono oggi in mano alle
grandi multinazionali dell’informatica e che peraltro siamo noi
stessi a fornire, più o meno consapevolmente.
Nel film si parla anche dello
sfruttamento cui sono sottoposti i lavoratori delle multinazionali
dell’e-commerce. Più in generale si fotografa una società
in cui tutto è monetizzato e disumanizzare, mentre i rapporti umani
si sgretolano. I registi sono capaci di unire l’alto e il basso,
stimolando una riflessione su questo, utilizzando abilmente mezzi
farseschi, come un rocambolesco viaggio dei protagonisti, chi in
Irlanda e chi a Palo Alto, in California – sede di molte aziende
leader mondiali dell’IT – per andare a recuperare “alla fonte” i
video incriminati, persi nel “cloud”. Oppure la
figura quasi mitica e al tempo stesso ridicola di un Dio/haker,
interpretato da Bouli Lanners, a cui i
protagonisti si rivolgono per risolvere i loro problemi.
Vi è dunque anche una riflessione
sul raffreddamento dei rapporti umani, ormai troppo mediati dal
virtuale, e sul conseguente senso di alienazione che, suggeriscono
i registi, si può superare solo tornando al caro, vecchio, reale
contatto umano. Esemplari in questo senso la vicenda di Bertrand
con la centralinista, ma anche quella di Christine, che riceve
valutazioni negative sul suo lavoro, senza che però nessun cliente
si lamenti mai direttamente con lei per ciò che non va nei suoi
servizi.
Lo sguardo disincantato sui
movimenti
Parzialmente ispirato al Movimento
dei Gilet Gialli, Imprevisti Digitali offre in realtà
uno sguardo disincantato sui movimenti. Ciò che si percepisce è una
voglia di portare i temi trattati in una dimensione collettiva.
Marie, Bertrand e Christine sono stati militanti dei Gilet Gialli
e, sebbene disillusi, tornano qui a sentirsi paladini di una causa
collettiva. Tuttavia la loro lotta appare troppo improvvisata per
portare a dei risultati, si mantiene in un orizzonte privato,
nonostante le intenzioni. I registi sembrano guardare dunque con
occhio smagato alla protesta sociale, ancora lontana dall’essere
davvero collettiva, soprattutto su questi temi. I protagonisti
però, a loro modo, ci provano. In maniera goffa, improvvisata,
pasticciona, ma provano a non subire, a reagire, e già solo per
questo si sentono un po’ meglio, ritrovano il sorriso.
Delépine e
Kervern continuano dunque a trattare il sociale in
maniera scanzonata, acuta e molto realistica. È probabilmente per
questo che la commedia si è aggiudicata l’Orso d’Argento a Berlino:
per la sua eccentricità e il suo non essere commedia pura, ma anche
satira sociale a tratti feroce, che fa riflettere. A
qualcuno potrà non piacere perché è molto esplicita e politicamente
scorretta, ma è efficace. Un po’ sgualcita, come l’immagine
sgranata scelta nella fotografia di Hugues Poulain, ma perciò più
vera, sconclusionata forse, come i suoi protagonisti, ma permeata
da una grande voglia di rivincita.
Ispirato a fatti realmente accaduti,
il film Twentieth Century Studios, New Regency e Film4
Tutti Parlano di Jamie, tratto dal
musical di successo inglese, arriverà prossimamente nelle sale
italiane distribuito da The Walt Disney Company Italia. Oggi, in
occasione del Coming Out Day, sono disponibili il primo trailer e
il primo poster del film. Tutti Parlano di Jamie è
interpretato dall’esordiente Max Harwood, Sarah Lancashire,
Lauren Patel, Shobna Gulati, Ralph Ineson, Adeel Akhtar, Samuel
Bottomley, con Sharon Horgan e Richard E. Grant.
Il regista della produzione
teatrale, Jonathan Butterell, fa il suo esordio alla regia di un
lungometraggio, con la sceneggiatura e i testi firmati da Tom
MacRae, le canzoni di Dan Gillespie Sells e una colonna sonora
composta da Sells e Anne Dudley.
Il film è prodotto da Mark Herbert,
p.g.a., Peter Carlton, p.g.a., e Arnon Milchan, mentre Yariv
Milchan, Michael Schaefer, Natalie Lehmann, Daniel Battsek, Ollie
Madden, Peter Balm, Niall Shamma e Jes Wilkins sono i produttori
esecutivi.
Tutti Parlano di Jamie, la
trama
Jamie New ha sedici anni e non
si sente come gli altri: invece di dedicarsi a una “vera” carriera,
sogna di diventare una drag queen. Incerto sul suo futuro, Jamie è
sicuro di una cosa: sarà sensazionale. Supportato dalla sua
amorevole madre e dai suoi fantastici amici, Jamie supererà i
pregiudizi, sconfiggerà i bulli e uscirà dall’oscurità… sotto i
riflettori.
Considerato un vero e proprio
sex symbol – tanto da concorrere contro Jamie
Dornan per il ruolo di Christian Grey nella
saga di Cinquanta
sfumature – Alex Pettyfer è molto più
del semplice belloccio di turno. Oltre ad alcuni progetti
considerati un po’ più commerciali, nella sua carriera l’attore ha
anche l’occasione di recitare al fianco di grandi attori e registi
come Matthew
McConaughey, Steven
Soderbergh, Kevin
spacey, Forest
Whitaker, Robin
Williams e molti altri ancora.
Scopriamo quindi insieme
tutto quello che c’è da sapere su Alex Pettyfer,
sulla sua incredibile carriera di attore (e regista) diviso tra
cinema e televisione.
Alex Pettyfer film
10. Nato il 10
aprile 1990 a Stevenage, nell’Hertfordshire, Regno Unito, Alex
Pettyfer è figlio di Lee Ireland, una famosa decoratrice d’interni
e dell’attore Richard Pettyfer. Spronato fin da bambino a
partecipare a provini per spot pubblicitari, Alex inizia a sette
anni la sua carriera come modello. Fondamentale
per lui è l’incontro con Ralph Lauren in un
negozio di giocattoli a New York, incontro che gli frutta un lavoro
come modello per Gap.
9. In quegli anni,
oltre ai suoi lavori come modello d’abbigliamento e in alcuni spot
pubblicitari, il piccolo Alex partecipa anche a molte
rappresentazione teatrali per bambino. Uno dei suoi ruoli più
famosi è quello di Willy Wonka nella produzione de
La Fabbrica di Cioccolato.
La sua istruzione continua nelle migliori e più prestigiose scuole
private del paese fino al conseguimento del diploma superiore. Con
la fine del liceo. Pettyfer si trasferisce a Londra per entrare
nella scuola privata Sylvia Young Theatre School, dove
studia teatro e recitazione.
8. La sua carriera
come attore comincia nel 2006 quando Alex viene scelto come
protagonista del film per ragazzi dal titolo
Stormbreaker.
Diretto da Geoffrey
Sax, il film racconta la storia di Alex Rider
(Alex Pettyfer), nipote di un famoso agente
dell’IM6, i servizi segreti britannici. Dopo essere rimasto orfano
di entrambi i genitori, Alex viene affidato allo zio Ian Rider
(Ewan
McGregor) che lo addestra come un fututo agente. Fin
da bambino, infatti, Alex studia le lingue straniere e impara a
combattere utilizzando le arti marziali più disparate.
Quando suo zio Ian viene ucciso dal
pericoloso mercenario Yassen Gregorovich (Damian
Lewis) durante una missione, i servizi segreti
britannici arruolano Alex e gli affidano un importante missione. Il
ragazzo dovrà portare a compimento il lavoro iniziato da suo zio e
nel frattempo ottenere giustizia per la sua morte.
Alex Pettyfer ed Emma Roberts
7. A due anni di
distanza da Stormbreaker, Alex Pettyfer continua la sua scalata nel
mondo del cinema e partecipa al film, sempre per ragazzi,
Wild Child.
Diretto da Nick Moore, il film ha
come protagonista Poppy Moore (Emma
Roberts), una sedicenne californiana viziata e
ribelle, orfana di padre e allergica alle regole. Vivendo una vita
fin troppo agiata, Poppy è abituata da sempre ad avere ciò che
desidera su di un piatto d’argento. Quando però il padre decide che
è il momento giusto per risposarsi, Poppy non riesce ad accettare
l’idea di avere una matrigna.
Decisa a rendere la vita nella nuova
arriva una vero inferno, Poppy oltrepassa ogni limite, tanto una
festa gigantesca e distruggendo quasi tutta la casa. Questa per suo
padre è l’ultima goccia. La ragazza viene infatti spedita nel
collegio inglese Abbey Mount School, lontana da suo padre, dai suoi
amici e soprattutto dalle sue comodità.
Incredibilmente snob e fuori dal
mondo, Poppy fa fatica a integrarsi perché tratta le sue compagne
come esseri inferiori e perché non rispetta le regole della scuola.
Decisa a tornare a casa in un modo e nell’altro, la ragazza
escogita un piano per farsi espellere, ovvero sedurre Freddie
(Alex Pettyfer), figlio della direttrice.
6. Grazie a questo
film, Alex Pettyfer ed Emma Roberts
hanno cominciato a frequentarsi e la loro storia d’amore è riuscita
a infiammare i cuori di milioni di adolescenti. Nonostante avessero
molte cose in come, prima fra tutti la passione per il cinema e la
recitazione, Alex ed Emma sono rimasti insieme per poco tempo. La
loro storia è durata infatti circa un anno.
4. Nel 2012 arriva per Alex Pettyfer
la vera svolta; l’attore viene infatti scelto per partecipare al
fil evento dell’anno Magic
Mike.
Diretto dal grande Steven
Soderbergh, il film racconta la storia di Mike
(Channing
Tatum), un ragazzo di trentanni con un sacco di sogni
nel cassetto e che tira avanti facendo diversi lavori. Oltre a
lavorare in un lavaggio auto e in un’impresa edile, Mike lavora
anche come ballerino e spogliarellista nel night club Xquisite, che
rappresenta la maggior parte delle sue entrare. Il club è gestito
da Dallas (Matthew
McConaughey), deciso a espandere il suo impero anche a
costo di rovinare la sua amicizia con Mike e con gli altri della
squadra.
Un giorno Mike al cantiere incontra
Adam (Alex Pettyfer) un diciannovenne dal passato
difficile, scansafatiche e fin troppo attaccabrighe. Dopo essere
stato licenziato il primo giorno di lavoro, Adam segue il consiglio
di Mike e comincia a lavorare al club insieme a lui e al resto del
team formato da Ken (Matt
Bomer), Tarzan (Kevin Nash), Tito
(Adam Rodriguez) e “Birillone” Richie (Joe
Manganiello).
Nonostante la sua diffidenza
iniziale, Adam comincia a lavorare stabilmente al club e ben presto
viene risucchiato dalla vita notturna dello Xquisite fatta di
musica a tutto volume, donne sempre disponibili, alcol e
droghe.
3. Negli anni
successivi la carriera di Alex Pettyfer continua con film come
The
Butler (2013), Un Amore Senza
Fine (2014), Elvis &
Nixon (2016), The Strange Ones
(2017), Back Roads (2018) – di cui è anche il
regista – e The Last Witness (2018).
Alex Pettyfer serie tv
2. A differenza di
molti altri suoi colleghi attori, Alex Pettyfer non sembra molto
interessato a espandere la sua carriera anche in tv. Dal 2005 a
oggi, infatti, l’attore ha preso parte a solo due progetti per il
piccolo schermo.
Il primo è un dramma in costume dal
titolo Tom Brown’s Schooldays (2005), diretto da
Dave Moore, ambientato nell’Inghilterra
vittoriana. Il film racconta della vita di alcuni ragazzi alla
Rugby School, costretti a subire le angherie di un preside fin
troppo severo e ad accettare passivamente episodi di bullismo.
Nel 2019, a distanza quindi di quasi
quindici anni, Alex partecipa alla miniserie The
I-Land, creata da Neil LaBute per
Netflix. La serie racconta la
storia di un gruppo di dieci persone che si risvegliano su di
un’isola deserta senza alcun ricordo delle loro vite passate né di
come siano giunti lì. Per cercare di tornare a casa dovranno
affrontare sfide estreme sia fisiche che psicologiche per
abbandonare l’isola e scoprire cosa c’è dietro quello strano
mondo.
The I-Land,
rilasciata il 12 settembre 2019, è disponibile in
streaming sulla piattaforma a pagamento di Netflix.
Alex Pettyfer 2020
2. A causa della
pandemia da Coronavirus ancora in corso, purtroppo
molte delle produzioni internazionali si sono bloccate. Come
tantissimi attori anche Alex Pettyfer ha diversi
progetti in sospeso che saranno rilasciati tra la fine del 2020 e
presumibilmente l’inizio del 2021.
Il primo fra questo è Echo
Boomer, un film action crime con Alex Pettyfer e
Michael Shannon, diretto da Seth
Savoy. Tratto da una storia veria, il film racconta di
cinque ragazzi appena usciti dal college che, per sopravvivere
all’economia altalenante del paese e vivere le vite che hanno
sempre sognato, cominciano a rubare alle famiglie più ricche di
Chicago.
Il film Echo
Boomer, a differenza degli altri, dovrebbe arrivare in
sala negli States il prossimo 13 novembre.
A non avere ancora una data d’uscita
è purtroppo il film Warning, uno sci-fi thriller,
diretto da Agata Alexander e con
Annabellle Wallis, Alice Eve e
Rupert Everett. Del film, ancora avvolto nel
mistero, si sa solo che è ambientato in un futuro prossimo e che le
vite e i destini dei suoi protagonisti sono irrimediabilmente
intrecciati.
A far compagnia a Warning c’è anche Collection, un
altro thriller che stavolta vede Alex Pettyfer nel ruolo del
protagonista. Diretto da Marianna Palka, il film
racconta la storia di un padre alle prese con un grave lutto
personale, impantanato nello squallido mondo della riscossione
debiti. Anche questo film, fermo in post-produzione, non ha ancora
una data d’uscita.
Lo stesso destino tocca anche a
Hunters in the Dark, annunciato nel 2019 ma la cui
produzione è ancora ferma. Si tratta anche in questo caso di un
thriller, diretto da Simon Evans, che racconta la
storia di un insegnante d’inglese trasferitosi grazie a una borsa
di studio in Cambogia. Qui dovrà lottare contro una serie di loschi
individui per sopravvivere.
Alex Pettyfer Instagram
1. Nel corso degli
anni, Alex è stato sempre considerato un playboy anche a causa
della sua lunga lista di fidanzate. Tra queste ricordiamo – oltre
che Emma
Roberts, sua fiamma momentanea nonché collega sul set
di Wild Child – sicuramente l’attrice
Dianna Agron, una della protagoniste della serie
Glee e collega di Pettyfer nel film Sono
Il Numero Quattro (2011).
Dopo Dianna Agron, con cui è stato
per quasi un anno, è stata la volta di Riley
Keough, nipote del celebre Elvis Presley,
conosciuta sul set di Magic
Mike. Purtroppo anche questa relazione è naufragata
dopo soli sei mesi. Due anni più tardi a far girare la testa di
Alex è stata la modella di Sport IllustratedMarloes Horst. I due si sono frequentati per bene
tre anni ma purtroppo nel 2017 la loro relazione si è interrotta
bruscamente.
Oggi però l’attore pare abbia
finalmente trovato la sua anima gemella. Dal 2019 infatti frequenta
la modella Toni Garrn con la quale è convolato a
giuste nozze proprio qualche giorno fa. Il matrimonio è stato
celebrato in gran segreto ed entrambi hanno condiviso la bella
notizia attraverso una foto via social.
Per essere sempre aggiornati sulla
vita privata e professionale dell’affascinante attore britannico,
vi consigliamo di seguire l’account ufficiale Alex Pettyfer
Instagram.
Ricordato come uno dei più celebri e
affascinanti artisti del Novecento, Amedeo
Modigliani era consapevole del potere indiscusso degli
occhi. Nei suoi ritratti, infatti, questi sono ricolmi di colore.
Un particolare capace di turbare, ma che sembra permettere di
scrutare l’anima dei suoi personaggi, proprio come vorrebbe il
celebre aforisma. Allo stesso modo, con il documentario
Maledetto Modigliani, diretto da
Valeria Parisi, ci si addentra nella travagliata
vita del celebre pittore, scoprendone passioni, affanni e desideri.
In sala soltanto dal 12 al 14 ottobre, il film arriva in occasione
del centenario della morte di Modigliani, avvenuta nel 1920 per le
su precarie condizioni di salute.
La sua vita e le sue opere sono qui
narrate con quello stesso impeto che caratterizzava il pittore. A
raccontarle è l’inedito punto di vista di Jeanne
Hébuterne, l’ultima amante di Modigliani, a cui lui
giurò amore eterno. È proprio a partire dalla figura di lei, qui
ricostruita anche grazie alla presenza di un’attrice, che prendono
forma i principali eventi accaduti all’artista nel corso della sua
breve esistenza. Modigliani arriva infatti a Parigi nel 1906, a 22
anni, iniziando a dar sfogo alla propria creatività. Nel giro di
breve si guadagnerà il soprannome di “maledetto”, per poi trovare
la morte nel 1920 a soli 35 anni, all’apice del successo. La
Hébuterne, straziata dal dolore, lo seguirà suicidandosi due giorni
dopo, all’età di 21 anni e con il loro figlio in grembo.
Modigliani, tra la vita e
l’eccesso
Tentare di mettere ordine riguardo a
quanto si sa della vita di Modigliani non è compito facile. Pur
avendo avuto una breve esistenza, all’artista sono attribuiti
eventi, curiosità ed opere spesso poi smentiti nel tempo.
Consapevole di tale difficoltà, la Parisi si affida alla
testimonianza dell’amante di lui, certa che tramite i suoi diari
sarà possibile comprendere nuove sfumature della vita del pittore.
Si scopre così un uomo tutt’altro che “maledetto”, perfettamente
conscio della bellezza della vita e desideroso di viverla fino
all’ultimo respiro. Per giungere a tale consapevolezza è sì
necessario seguire un ordine cronologico, dalla tubercolosi
contratta durante la giovane età fino al viaggio verso Parigi;
dall’esordio artistico fino al successo postumo. Ma a parlare più
di questi fatti, come spesso accade, sono proprio le opere del
pittore.
Attraverso l’analisi dei suoi
ritratti più conturbanti si può infatti riscoprire l’animo
dell’artista. Figure semplici, quasi elementari, caratterizzate dal
lungo collo e dagli occhi vacui. In esse sembra racchiudersi
l’anima di Modigliani, qui riscoperta pezzo dopo pezzo. A guidare
in questo percorso di scoperta vi sono ovviamente preziose immagini
e video di repertorio, come anche l’intervento di alcuni dei
maggiori esperti d’arte a livello mondiale. Si annovera anche la
partecipazione del regista Paolo Virzì, che
condivide con Modigliani la città di nascita, Livorno. L’autore di
film come Il capitale
umano e La pazza gioia
svela la sua profonda passione per il pittore, che arriva a
definire “artista arcaico e ultra moderno”.
Una modernità tutta racchiusa nella
semplicità delle sue forme e nella potenza dell’invisibile. Ed è
proprio il discorso sulla semplicità del suo tratto che apre uno
dei capitoli più affascinanti del documentario, quello relativo
alle copie. Risulta infatti che Modigliani sia uno degli artisti
più copiati della storia. Numerosi falsi sono nei decenni stati
spacciati per veri, dando vita a numerosi dibattiti circa gli
strumenti per riconoscere gli uni dagli altri. Tale curiosità
permette una volta di più di comprendere l’influenza nella storia
dell’arte di questo autore. Ancora oggi molto di lui rimane un
mistero, molte delle sue opere un vero e proprio arcano. Grazie a
questo documentario, e ai contributi in esso presenti, un po’ più
di luce è certamente stata fatta su Modigliani.
Maledetto Modigliani: la
recensione
Maledetto Modigliani è così
un documentario che gioca con le forme, intrecciando storie e
ricercando la loro origine in modo originale. Ciò che ne emerge è
un ritratto appassionato, proprio come fosse realizzato
dall’artista in questione. La sua vita viene spogliata delle
leggende per far spazio all’uomo che dipinse e amò fino alla fine,
e che seppe trarre da queste attività risultati ancora oggi
insuperati. Il tono si accende dunque di epica, di quell’energia
che solo le grandi storie hanno la capacità di possedere. Il
documentario della Parisi dà dimostrazione concreta della
possibilità di raccontare vicende e vite conosciute in modo
originale e sempre nuovo. La regista riesce infatti ad andare oltre
la maschera di Modigliani, proprio come egli cercava di andare
oltre la maschera dei personaggi ritratti.
Maledetto Modigliani è una
vera e propria lettera d’amore. La Parisi ridà vita e voce alla
Hébuterne affinché questa possa parlare direttamente al suo amato.
A colui che ha promesso di ritrovare anche oltre la morte. Basando
il racconto del film su questo amore fortissimo, si costruisce un
documentario che ha la capacità non solo di educare e far scoprire
elementi nuovi, ma anche di emozionare sinceramente. Si rimane
avvolti dalla meraviglia che una vita tanto breve ha saputo
muovere, e si rimane quasi delusi nel momento in cui il racconto
termina. Ma dove termina il film può iniziare una nuova scoperta.
Merito del film è infatti quello di non lasciare indifferenti, ma
anzi di suscitare un genuino interesse nei confronti di un artista
tanto chiacchierato quanto in realtà misterioso.
Il film Il destino di un
cavaliere è stato uno dei primi titoli a far
conoscere al mondo il talento dell’attore Heath
Ledger. Questi si sarebbe infatti affermato di lì a poco
come uno dei migliori interpreti della sua generazione, fino a
vincere l’Oscar postumo per la sua interpretazione del Joker in
Il cavaliere
oscuro. Nel film scritto e diretto da Brian
Helgeland, egli è invece William Thatcher, scudiero dalle
grandi aspirazioni. Realizzato nel 2001, questo è uno dei primi
grandi film dell’attore, che ha qui potuto sfoggiare doti comiche e
una buona presenza scenica, richiesta per le epiche scene presenti
nella storia.
Il film è ambientato nella seconda
metà del 1300, ma si avvale di una narrazione anacronistica. Il
regista scelse infatti di utilizzare un linguaggio molto moderno,
avvalendosi anche di una colonna sonora comprendente celebri brani
rock degli anni Settanta. Tali elementi contribuirono al successo
del film, che si affermò negli anni come un vero e proprio cult. Al
momento della sua uscita, infatti, Il destino di un
cavaliere guadagno un totale di oltre 117 milioni a fronte di
un budget complessivo di circa 65. Tale risultato permise al film
di diventare un dei titoli più forti del suo anno.
Il titolo scelto da Helgeland,
inoltre, si riferisce ad uno dei racconti contenuti in
Canterbury Tales, la raccolta di scritti di
Geoffrey Chaucer, composta sul finire del 1300. La
trama non ha però nulla a che fare con tale racconto, seguendo
piuttosto una propria storia originale. Diverse sono le curiosità
legate a questa, dall’ambientazione fino al ricco cast di attori.
Di seguito sarà possibile scoprire le principali di queste, come
anche le piattaforme dove è possibile ritrovare in streaming il
film.
Il destino di un cavaliere: la
trama del film
Ambientato sul finire del 1300, il
film ha per protagonista il giovane William Thatcher, giovane
scudiero che sogna per sé grandi avventure. L’occasione di
dimostrare il proprio valore arriva nel momento in cui il suo
padrone muore improvvisamente nel bel mezzo di una giostra
medievale. Il ragazzo si trova così a cogliere l’opportunità
decidendo di indossare l’armatura del defunto e terminare per lui
il torneo a cui stava partecipando. Vincere questo comporterebbe
infatti ottenere un ricco premio, con cui il giovane potrebbe
concretamente dare una svolta alla propria vita. Aiutato dagli
amici Wat e Roland, egli riesce infine ad ottenere quanto sperato.
Tale evento lo carica di emozioni e adrenalina, e lo porta a voler
partecipare ad altri tornei per poter diventare un vero e proprio
cavaliere.
C’è solo un problema che può frenare
le sue aspirazioni: le sue origini non sono nobili. Sulla strada
verso una nuova sfida, egli si imbatte casualmente nel poeta
Geoffrey Chaucer. Questi, in cambio di farsi mantenere come araldo,
promette al giovane di fornirgli una falsa patente di nobiltà. Egli
acquisisce così il nome di Sir Ulrich Von Lichtenstein. Giunto in
Inghilterra per partecipare ad un nuovo importante torneo,
l’aspirante cavaliere incontra la bella damigella Jocelyn, di cui
si innamora subito. Prima di ottenere quanto desidera, però, dovrà
sfidarsi con il conte Adhemar, il quale sembra essere a conoscenza
del suo segreto.
Il destino di un cavaliere: il cast
del film
All’epoca delle riprese del film, il
giovane Heath
Ledger era pressocché sconosciuto presso il grande
pubblico. L’attore aveva infatti da poco iniziato a recitare e si
stava formando una reputazione solo in quello stesso periodo. Il
regista, infatti, rimase colpito dalla forza della sua
interpretazione in Il patriota, del 2000, e decise di
offrirgli il ruolo del protagonista nel suo film. Affascinato dal
personaggio, Ledger iniziò a studiare il ruolo del cavaliere di
quel periodo, al fine di poter essere più realistico nella sua
rappresentazione. Egli imparò inoltre ad eseguire una serie di
complesse acrobazie, come anche ad eseguire quanto richiesto dai
giochi dei tornei. Fu proprio durante una simulazione di questi che
Ledger finì con il colpire con una finta lancia il regista,
rompendogli un dente.
Accanto all’attore sono poi presenti
una serie di altri celebri interpreti statunitensi ed europei.
Paul
Bettany, oggi noto per il ruolo di Visione nel
Marvel Cinematic Universe, ricopre
il ruolo del poeta Geoffrey Chaucer. Questo venne scritto
appositamente pensando a Bettany, e il regista dichiarò che non
avrebbe girato il film se questi non avesse acconsentito a
partecipare. Per interpretare il personaggio, però, l’attore finì
con il contrarre una forte laringite, dovuta alle numerose scene in
cui era richiesto che urlasse. L’attrice Shannyn
Sossamon interpreta invece il ruolo della damigella
Jocely, che conquista il cuore del protagonista. Rufus
Sewell, invece, noto per la serie The Man in the
High Castle, dà vita al perfido conte Adhemar. Infine, si
ritrovano anche Alan
Tudyk nei panni di Roland e Bérénice
Bejo in quelli di Christiana.
Il destino di un cavaliere: la
colonna sonora, il trailer, e dove vedere il film in streaming e in
TV
Come anticipato, all’interno del
film sono presenti diversi brani di genere rock, il più dei quali
appartenenti agli anni Settanta del Novecento. Tra questi si
annoverano Golden Years di David Bowie,
You Shook Me All Night Long degli AC/DC e
Crazy on You degli Heart. È inoltre
presente una cover di We are the Champions realizzata dal
cantante Robbie Williams. Celebre è invece il
brano We Will Rock you dei Queen, udibile
durante il primo torneo del protagonista. Il regista dichiarò che
la decisione di usare tali brani invece di musiche ispirate
all’epoca in cui è ambientato il film è dovuta al desiderio di far
trasparire in modo più chiaro le emozioni provate dai
personaggi.
Per gli appassionati del film, o per
chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne
grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali
piattaforme streaming oggi disponibili. Il destino di un
cavaliere è infatti presente su Rakuten TV, Chili
Cinema, Google Play, Apple iTunes, Netflix e Amazon Prime Video. In base alla
piattaforma scelta, sarà possibile noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale al catalogo. In questo modo
sarà poi possibile fruire del titolo in tutta comodità e al meglio
della qualità video. Il film è inoltre in programma in televisione
per sabato 10 ottobre alle
ore 21:15 sul canale
La7.
Dopo aver diretto Lo sceicco
bianco nel 1952, il grande Federico Fellini
torna al cinema con una storia particolarmente personale. I
vitelloni è infatti il racconto di un gruppo di amici alle
prese con una piatta esistenza nella città di Rimini, dove il
regista nacque. Presentato alla Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica di Venezia, il film vinse il Leone d’argento,
affermandosi da subito per la sua forza narrativa e comunicativa.
Con il tempo sarebbe infatti diventato uno dei più acclamati titoli
nella filmografia del celebre regista, e uno di quelli che meglio
di altri riesce a racchiuderne la poetica.
I vitelloni ottenne
importanti riconoscimenti anche all’estero, dove si affermò come un
grandissimo successo. Oltre a ricevere una nomination al premio
Oscar per la miglior sceneggiatura, il film venne indicato dalla
critica statunitense come uno dei migliori film dell’anno. In molti
riconobbero la nascita di un nuovo autore, destinato a fare grandi
cose all’interno del panorama cinematografico mondiale. Con questo
film, infatti, Fellini iniziò ad ottenere numerosi ammiratori in
ogni parte del mondo, ispirando generazioni di registi.
Sono molte le curiosità relative al
film, dal casting alla sceneggiatura e fino al titolo del film.
Questo infatti non andava a genio ai produttori, ma Fellini
insistette per mantenerlo. Vitellone indicava infatti un
buono a nulla, e sembra fosse il modo in cui Fellini venne
apostrofato dalla vittima di un suo scherzo. Un titolo semplice ma
che racchiude tutto il senso del film e dei suoi personaggi
protagonisti. Continuando nella lettura, sarà possibile scoprire
tutto ciò che c’è da sapere sul film, come anche dopo è possibile
ritrovarlo in streaming.
I vitelloni: la trama del film
Protagonisti del film sono un gruppo
di cinque amici romagnoli, ognuno con le proprie particolarità ma
tutti accomunati da una certa noia nei confronti della vita di
provincia e dalla ribellione verso ogni forma di responsabilità.
Questi sono l’intellettuale Leopoldo, il donnaiolo Fausto, il
maturo Moraldo, l’infantile Alberto e l’inguaribile giocatore
Riccardo. Le loro vite si snodano attraverso una serie di episodi
nell’amata e odiata città di Rimini. Il gruppo tenta in tutti i
modi di inseguire il divertimento ad ogni costo, ma dovranno ben
presto scontrarsi con la necessità di entrare a far parte del mondo
adulto.
Alberto, in particolare, si ritrova
a doversi cercare un lavoro dopo che la sorella, unica della casa a
lavorare, abbandona lui e la madre. Fausto, invece, finisce con il
mettere incinta la fidanzata Sandra, ritrovandosi così a dover
onorare l’amore nei suoi confronti portandola all’altare. Allo
stesso modo anche gli altri tre si renderanno conto che forse è
giunto il momento di cercare il proprio posto nel mondo. Tra
scorribande e goliardiche feste, si ritroveranno ad avvertire la
fine di un periodo importante della loro vita. L’unica possibilità
di salvezza potrebbe allora essere il lasciare la città, oppure
rimanere e continuare la vita di sempre.
I vitelloni: il cast del film
Per dar vita al suo gruppo di
vitelloni, Fellini decise di affidarsi ad una serie di attori con
cui aveva già collaborato, i cui nomi erano però ancora pressocché
sconosciuti all’epoca. Egli affidò infatti a Franco
Interlenghi il ruolo di Moraldo, a Franco
Fabrizi quello di Fausto, a Leopoldo
Trieste quello di Leopoldo e a suo fratello
Riccardo Fellini quello di Riccardo. Il ruolo di
Alberto venne invece interpretato dall’amico Alberto
Sordi, con cui Fellini aveva già collaborato per il
precedente film. Tali scelte portarono il regista a scontrarsi
duramente con il produttore Lorenzo Pegoraro.
Questi lamentava infatti l’assenza di un attore di fama nel cast.
L’unico più noto, Sordi, si era invece rivelato un fiasco al
botteghino con i film precedenti, e rappresentava dunque un
rischio.
Fellini fu però irremovibile
riguardo la scelta degli attori. Pegoraro gli chiese allora di
bilanciare la cosa coinvolgendo almeno un noto attore. Il regista
allora si rivolse al celebre Vittorio De Sica,
offrendogli la parte dell’anziano attore di teatro Sergio Natali.
De Sica si dimostrò interessato al ruolo, salvo poi rifiutare. Al
suo posto venne allora scelto Achille Majeroni, il
quale vantava una buona fama. Nel film si ritrovano poi anche
Leonora Ruffo nei panni di Sandra e l’attrice
austriaca Claude Farell in quelli di Olga, sorella
di Alberto. Nel film è inoltre presente un inaspettato cameo di
Fellini. La sua voce doppia infatti l’ultima battuta di Moraldo
alla fine del film. Ciò sottolineo il carattere autobiografico del
momento della sua partenza dalla città natale.
I vitelloni: il trailer e dove
vedere il film in streaming e in TV
Per gli appassionati del film, o per
chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne
grazie alla sua presenza nel catalogo di una delle principali
piattaforme streaming oggi disponibili. I vitelloni è
infatti disponibile su Infinity. Per vederlo,
basterà sottoscrivere un abbonamento generale, avendo poi accesso a
questo come a tutti gli altri titoli del catalogo. Una soluzione di
questo tipo permetterà di non avere tempi di scadenza sul titolo, e
di poterlo dunque vedere ogni volta che lo si vorrà. Il film è
inoltre in programma in televisione per sabato 10
ottobre alle ore 21:10 sul canale
Rai Storia.
Iain Glen ha
illuminato con il suo sorriso il
Social World Film Festival. La nota kermesse, giunta con
successo alla decima edizione, ha luogo nella magnifica cornice di
Vico Equense nel cuore della penisola sorrentina. Il festival del
cinema sociale si svolge, di solito, in piena estate; quest’anno ,
però, in seguito alla pandemia da Covid-19 è slittato ad ottobre.
L’organizzazione, guidata dal direttore Giuseppe Alessio
Nuzzo coadiuvato dal coordinatore artistico
Gaetano Affinito, ha optato per un’edizione
ibrida, a metà strada tra eventi in presenza e dirette streaming.
La formula sembra funzionare perché riesce ad accontentare tutti
gli appassionati permettendo di vedere online anche l’intera
selezione dei film in concorso.
Ad arricchire il già fitto
programma è stato annunciato a sorpresa Iain Glen,
l’attore scozzese è stato il protagonista indiscusso della giornata
di giovedì 8 ottobre, ricevendo il Golden Spike Award per la sua
incredibile carriera. Dopo essersi concesso ampiamente agli scatti
dei fotografi che lo hanno immortalato sulla splendida terrazza di
Castello Giusso, Iain Glen non si è risparmiato in conferenza
stampa rispondendo con entusiasmo e dedizione a tutte le
domande.
Iain Glen, annunciato a
sorpresa al Social World FIlm Festival
D: “ Tra gli ultimi lavori
di Iain c’è il Batman di Titans? Com’è stato interpretare
uno dei personaggi più famosi e più amati dal
pubblico?”
R: “ È stato divertente, è
stato bello! Quando cominci a lavorare in una serie che è già
iniziata da tempo sei sempre un po’ preoccupato ma ho guardato la
prima stagione e loro volevano un Bruce Wayne piuttosto vecchio, ho
letto la sceneggiatura e mi è piaciuta. Ho capito che è inutile
preoccuparsi troppo perché se si pensa al ruolo dell’attore puoi
divertirti come un matto.”
D: “ Lei vanta una ricca
carriera tra teatro, cinema e televisione ma è entrato in contatto
con il giovane pubblico grazie al personaggio di Jorah Mormont di
Game of Thrones. Come si è approcciato a
questo personaggio e come è stata questa esperienza in una delle
serie televisive più importanti?”
R: “ Ehm… quando abbiamo
cominciato non sapevamo che sarebbe diventata una cosa così grande,
non ne avevamo la percezione. Anzi c’era molta agitazione perché il
genere fantasy funzionava al cinema ma non attirava molto in TV e
poi anche il pilot non andò molto bene. Poi è stata realizzata la
prima stagione e ha riscosso un discreto successo. Quando ho avuto
la parte ero felice di averla ottenuta ma allo stesso tempo ero
nervoso per come sarebbe andata la serie. Mentre lavori ad un
progetto non ti rendi conto ma guardandomi indietro sono molto
contento di come è andata. A volte però capita che metti tanto in
un personaggio che credi arrivi al successo e non succede. Sono
molto orgoglioso di questo personaggio e di questa serie anche
perché hanno incontrato il favore di un pubblico giovane e a 50
anni conquistare le nuove generazioni mi ha colpito!”
D: “ Oggi lei riceve un
importante premio alla carriera e proprio all’inizio di questa ha
recitato nel film di Tom Stoppard Rosencrantz e Guildenstern
sono morti, cosa le ha insegnato quell’esperienza e come ha
influenzato il prosieguo della sua carriera?”
R: “ Uh… Rosencrantz e
Guildenstern sono morti, ti è piaciuto il film? ( si soprattutto il
suo particolare Amleto) Quando ho interpretato Rosencrantz e
Guildenstern sono morti ero molto giovane. Avevo interpretato
Amleto a teatro e Tom Stoppard, il regista e sceneggiatore, mi
aveva visto recitare in quel ruolo e mi chiese di partecipare al
film a cui stava lavorando. Girammo nell’ex- Jugoslavia con Gary
Oldman e Tim Roth che erano entrambi molto “difficili”, mi
piacciono tanto ma ne ero consapevole. Sapevo che erano agitati per
me perché io avevo recitato molto Shakespeare a teatro ed ero
abbastanza bravo e, invece, per loro era la prima volta. Quindi,
mentre io giravo la mia scena, loro sbirciavano sul monitor quello
che stavo facendo e Tom mi disse: « Sono molto agitati perché sei
bravo!». Questo mi rendeva felice perché loro sono due bravissimi
attori. Ho bei ricordi di quel film e Tom Stoppard sarà un amico
per sempre.”
D: “ Nel 2009 ha
interpretato un ruolo nel film di Faenza Il caso dell’infedele
Klara, cosa ricorda di quell’esperienza e se le piacerebbe
ritornare a lavorare in Italia?”
R: “ Si certo mi piacerebbe
molto. Avevo già lavorato con Faenza nel film Prendimi l’anima dove
interpretavo lo psicanalista Carl Gustav Jung, il film andò molto
bene soprattutto in Italia. Fu un bel periodo della mia vita e,
quindi, fui felice di tornare anche per il secondo film. Con
Roberto Faenza tutti i dettagli erano curati: la regia, la
fotografia, i costumi… tutte le sfaccettature del progetto mi
piacevano. Mi ritengo fortunato perché ho avuto la possibilità di
venire in Italia e di recitare in inglese cosa che non viene
permessa agli attori italiani all’estero”.
L’amore per il teatro, Game of
Thrones e Downton Abbey
Sui complimenti all’Italia e in
particolare agli attori italiani, che Glen ritiene più predisposti
all’introspezione, l’attore è tornato anche nel corso della serata
di premiazione. Accolto con un bel videotributo che ha celebrato
tutte le tappe fondamentali del suo percorso artistico, Iain Glen
si è concesso ad un’altra breve intervista in cui si è citata anche
la sua partecipazione a Downton Abbey, altra serie televisiva di
punta, mettendo in relazione il suo Sir Richard Carlisle proprio
con il suo Jorah Mormont di Game of Thrones. Entrambi i personaggi,
come ha sottolineato lo stesso attore, sembrano due facce della
stessa medaglia, ambedue servitori fedeli di una donna potente.
Però, mentre il primo non si distingue per correttezza, il
personaggio di Jorah riabilita la sua vita proprio in funzione di
quello che è disposto a compiere per la sua Daenerys.
Glen ha, infine, parlato del suo
grande amore per il teatro e della nostalgia per le tavole del
palcoscenico che un po’ per pigrizia e un po’ per esigenze
familiari ha trascurato negli ultimi anni della sua carriera,
dichiarando la sua forte intenzione di tornare a calcare le
scene.
Al termine della cerimonia di
premiazione Iain Glen non si è sottratto all’affetto dei fan giunti
a Vico Equense per incontralo, sempre però nel rispetto delle
distanze di sicurezza secondo la normativa anti-covid.
Incentrato sull’ideatore della
clownterapia, Hunter Doherty “Patch”
Adams, il film del 1998 con protagonista Robin
Williams ripercorre i momenti salienti della vita del
medico, fino al momento della sua massima popolarità. Patch
Adams è diretto da Tom Shadyac, autore di
celebri commedie degli anni Novanta, e mescola umorismo a momenti
di grande drammaticità. La storia, infatti, contiene tematiche
forti, come la malattia e la morte, ma trattate con il sorriso che
Adams ha sempre professato quale arma migliore.
La sceneggiatura scritta da
Steve Oedekerk è basata su ricerche condotte sulla
vita di Adams ma anche sul libro da lui scritto e intitolato
Salute! Curare la sofferenza con l’allegria e l’amore, al
cui interno si racchiude la sua filosofia. La pellicola, però, non
ricevette una buona accoglienza da parte della critica. Le maggiori
accuse vennero rivolte al marcato sentimentalismo, che finisce con
il risultare fuori luogo rispetto alla storia di Adams. Ciò non
impedì però al film di affermarsi come un grande successo al box
office. Con un budget stimato di 90 milioni, Patch
Adams arrivò infatti ad incassarne oltre 200 a livello
mondiale.
Il film riuscì inoltre ad ottenere
diversi importanti riconoscimenti nel corso della stagione dei
premi. La colonna sonora firmata da Marc Shaiman
ottenne infatti una nomination all’Oscar, mentre Williams fu
candidato ai Golden Globe come miglior attore in un film commedia.
Ancora oggi Patch Adams è ricercato da molti come
una delle più toccanti interpretazioni dell’attore, e permette di
conoscere di più del celebre medico e della sua idea di medicina.
Proseguendo nella lettura, si potranno scoprire altre curiosità
legate al film.
Monica Potter e Robin Williams in Patch Adams
La trama di Patch
Adams
La storia di Hunter “Patch” Adams ha
inizio con il suo tentativo di suicidio. Questo arriva a
conclusione di un periodo particolarmente drammatico nella vita
dell’uomo, che però fortunatamente fallisce nel suo intento.
Compreso il suo precario stato mentale, Adams decide dunque di
auto-internarsi in un istituto mentale, sperando di trovare aiuto.
Qui inizia a sperimentare l’umorismo come rimedio ai mali che lo
affliggono e attanagliano anche i suoi nuovi amici all’interno
della struttura. Desideroso di diffondere le proprie idee e fare
del bene agli altri, Adams decide di uscire dall’istituto e
iscriversi all’Università per diventare medico. Qui fa la
conoscenza di diversi colleghi di corso, dal serioso Mitch Roman
alla bella Carin Fisher, devota all’arte della medicina.
Le sue teorie circa la necessità del
dottore di sviluppare un rapporto umano con i pazienti portano però
Adams ad inimicarsi il decano Walcott. Duro e insensibile, questi
non vede di buon occhio le pratiche dell’aspirante medico e farà di
tutto per farlo espellere. Nel frattempo, Adams realizza il suo
sogno aprendo una sua clinica di medicina in un cottage immerso nel
verde. Qui aspira a curare i suoi pazienti grazie alle sue teorie
sugli effetti benefici del sorriso. Più il suo nome e i suoi metodi
acquistano fama, però, più egli dovrà inevitabilmente scontrarsi
con l’austerità del mondo accademico e medico. Adams, inoltre,
scoprirà sulla sua pelle che non sempre il sorriso è praticabile, e
i momenti difficili sono talvolta più difficili del previsto da
superare.
Il cast del film
Per il ruolo di Patch Adams erano
stati considerati diversi noti attori di Hollywood. Tra questi vi
sono anche Bill
Murray e Tom Hanks.
Entrambi però rifiutarono la parte, con Hanks che preferì recitare
in Salvate il soldato
Ryan. Il ruolo fu allora offerto a Robin Williams, che proprio in quel periodo
stava ottenendo grandi successi grazie a Will Hunting – Genio ribelle. L’attore fu da subito
affascinato dal personaggio, sentendolo vicino alle proprie corde.
Egli studiò dunque a lungo la vita del vero Adams, così da potersi
calare meglio nella parte. Inoltre, non mancò di dar sfogo alle
proprie capacità di improvvisazione. Nei momenti in cui le riprese
si facevano più stressanti, infatti, egli si esibiva in sketch
comici per tirare sul morale al cast con una risata.
Nel film è poi presente anche
l’attore Philip Seymour Hoffman nel ruolo di Mitch
Roman. Questi è il compagno di stanza di Adams alla scuola di
medicina, e si afferma come un impeccabile studente modello.
L’attrice Monica Potter, invece, recita nel ruolo
di Carin Fisher, compagna di studi di Adams e in seguito anche sua
amante. Bob Gunton, infine, è il decano Walcot.
L’attore era diventato particolarmente celebre grazie al ruolo del
direttore del carcere del film Le ali della libertà. Nel film sono inoltre presenti
diversi bambini realmente malati di cancro. I produttori del film,
come anche lo stesso Williams, lavorarono infatti a stretto
contatto con la fondazione Make-A-Wish, permettendo loro di
partecipare alle riprese.
Robin Williams in Patch Adams
Le differenze tra il film e la
storia vera
Come ogni film tratto da una storia
vera, anche Patch Adams presenta delle inevitabili
differenze rispetto a quanto realmente accaduto. I punti salienti
della vita di Adams sono effettivamente presenti nel film, ma
talvolta in forma rivista per fini cinematografici. Il medico,
infatti, tentò davvero il suicidio a causa di un periodo difficile
della sua vita, e decise realmente di internarsi presso una
clinica. Qui fondò le proprie idee, arrivando in seguito ad
iscriversi alla scuola di medicina. Nel film tutto ciò viene visto
accadere ad un Patch Adams adulto, ma nella realtà egli sperimentò
tutto ciò avvenne tra i 22 e i 26 anni. Lo spostamento in avanti
nell’età del personaggio è dato naturalmente dalla necessità di
adattare questo all’età di Williams, che al momento delle riprese
aveva 47 anni.
Differente rispetto a quanto narrato
nel film è anche ciò che riguarda la sua attività di medico. Egli,
infatti, aprì la sua struttura, battezzata come Gesundheit
Institute, soltanto dopo la laurea, nel 1971, e non prima come
mostrato nel film. Qui ha poi offerto assistenza sanitaria gratuita
a circa 15 mila persone. Una consistente differenza rispetto al
film è quella che riguarda il personaggio di Carin. Benché
vagamente ispirata alla vera moglie di Adams, questa non esiste
nella realtà, e serve nel film solo per dar vita ad un’ulteriore
evoluzione nell’animo del personaggio. Nonostante tali libertà
narrative, e l’aver affermato di non aver gradito il film, il vero
medico disse di essere soddisfatto dall’interpretazione di
Williams, e che ritrovava in essa i valori da lui sempre
perseguiti.
Il trailer di Patch
Adams e dove vedere il film in streaming e in TV
Per gli appassionati del film, o per
chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne
grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali
piattaforme streaming oggi disponibili. Patch
Adams è infatti presente su Rakuten TV,Chili Cinema, Google Play, Netflix e Apple iTunes. In
base alla piattaforma scelta, sarà possibile noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale al catalogo. In questo
modo sarà poi possibile fruire del titolo in tutta comodità e al
meglio della qualità video. Il film è inoltre in programma in
televisione per venerdì 9ottobre alle ore 21:10 sul
canale TV 2000.
A volte erroneamente pensiamo che
alcuni paesi siano migliori di altri nello sviluppo di serie tv di
successo. Gli Stati Uniti, per esempio, da anni detengono il
primato delle serie action, spy, crime ma adesso tutto sta
cambiando. Non è più solo l’America a sfornare prodotti televisivi
interessanti. Uno dei titoli che sta spopolando al momento è
infatti quello di Teheran, nuova serie di
spionaggio prodotta in Israele.
Creata da Moshe
Zonder e Omri Shenhar per il network
israeliano Kan 11, la serie, diretta da
Daniel Syrkin, ha come protagonista un’agente
segreto del Mossad e racconta del conflitto tra Israele e Iran da
un inedito punto di vista. Da più di dieci anni, infatti, in Medio
Oriente c’è una guerra in atto di cui si sente spesso parlare ma di
cui non si conosce bene l’origine.
Il conflitto tra Israele e
Iran, che va avanti già da molto tempo, negli ultimi
anni è degenerato anche a causa degli accordi sul
nucleare fatti con gli Stati Uniti. Durante
l’amministrazione Obama, USA e Iran nel 2015 hanno firmato un patto
anti proliferazione degli armamenti nucleari. Questo ha permesso
agli USA di dare un taglio agli equipaggiamenti dell’Iran che però
ha cominciato la sua politica espansionista aggressiva in tutto il
Medio Oriente. E Israele, preoccupato per l’avanzamento delle
truppe iraniane, ha cominciato a rispondere al fuoco nemico.
[fonte:
Panorama]
In questo clima di assoluto caos,
prende vita la serie Teheran che segue le vicende
di una spia dei servizi segreti israeliani a cui è affidata
un’importante missione…
Teheran serie tv episodi e
trama
La protagonista della serie è Tamar
Rabinyan (Niv Sultan), una giovane donna ebrea,
nata in Iran ma cresciuta in Israele, arruolata dal Mossad, i
servizi segreti israeliani, come hacker. Grazie alla sua capacità
di infiltrarsi in qualunque sistema operativo, Tamar viene inviata
in missione segreta nella capitale iraniana con l’obbiettivo di
disarmare uno dei reattori nucleari. Nello specifico, la sua
missione è quella di neutralizzare la difesa aerea dell’Iran, cosi
da permettere agli aerei da guerra israeliani di bombardare gli
impianti nucleari nemici, fermando la loro corsa agli
armamenti.
La missione di Tamar è molto
pericolosa poiché, a causa delle tensioni tra i due paesi, i
controlli sono sempre più serrati. Il governo iraniano è in allerta
costante e i servizi segreti sono sempre alla ricerca di spie
nemiche. Tamar arriva quindi a Teheran, assumendo l’identità di
Zhila Gorbanifar, un’impiegata musulmana della compagnia elettrica
locale. Grazie alla sua posizione, l’agente del Mossad riesce a
collegarsi alla rete di computer della società per manomettere così
il flusso di energia elettrica.
Tamar tenta quindi di bloccare
tutti i generatori di corrente della città e di manomettere il
sistema elettrico che alimenta i radar iraniani. Questo dovrebbe
facilitare l’attacco israeliano. Purtroppo però, proprio nel
momento più delicato e decisivo della missione, il capo di Tamar la
aggredisce e tenta di violentarla. La ragazza si difende con le
unghie e con i denti e uccide l’uomo.
Avendo fallito nella sua missione e
ucciso un uomo a mani nude, Tamar è costretta a fuggire e a
nascondersi. Durante la sua fuga riscopre così i luoghi della sua
infanzia e le sue radici iraniane ed entra in contatto con alcuni
attivisti democratici. Nel frattempo però Faraz Kamali (Shaun
Toub), capo dei Guardiani della rivoluzione, ovvero le
milizie iraniane, è sulle sue tracce.
Teheran serie tv recensione e
polemiche
Nel panorama televisivo
internazionale, Teheran è senza dubbio uno dei
prodotti più audaci e rivoluzionari degli ultimi anni. La serie
sfida i signori della guerra e della politica e fornisce al
pubblico una nuova visione del conflitto tra Israele e Iran.
Pur essendo solo serie tv, Teheran
è riuscita a bucare lo schermo e a compromettere ancora più
profondamente i rapporti tra i due paesi. La serie, infatti, è
stata creata in Israele e dipinge l’Iran come un paese che
approfitta della situazione per i propri interessi personali.
Inoltre, la protagonista è di fatto una donna nata in Iran ma
cresciuta in Israele e che difende il suo paese adottivo lavorando
per il Mossad.
A causa quindi di conflitti
ideologici, religiosi e politici, in Iran la serie è stata
censurata e definita dai media iraniani come un vero affronto.
Nonostante l’atteggiamento di totale chiusura dell’Iran, la serie
ha ottenuto il rispetto e l’approvazione del pubblico e della
critica internazionale. L’attore Navid Negahban –
che nella serie interpreta il contatto iraniano del Mossad – ha
dichiarato:
“In persiano esiste un
proverbio che dice che si possono chiudere le vie di una città, ma
non si può chiudere la bocca ad una persona ”.
Anche per il regista Daniel
Syrkin, la serie segna un punto di svolta sia per le
produzioni israeliane.
“Tehran è forse la produzione
più ambiziosa che il cinema israeliano abbia mai visto […] Vedere
un attore musulmano che recita la parte del traditore della patria
impegnato ad aiutare il Mossad, e un attore ebreo che recita invece
la parte dell’agente iraniano che vede nell’esistenza dello Stato
d’Israele il male assoluto, è di per sé una conquista” [fonte:
BET Magazine
Mosaico]
Teheran serie tv streaming
Per il momento la serie
Teheran è disponibile in streaming solo ed
esclusivamente sulla piattaforma a pagamento di Apple
TV+. I primi 5 episodi, degli 8 totali, sono già
disponibili per lo streaming mentre le restanti 3 puntate andranno
in onda ogni venerdì.
Vi lasciamo ora all’entusiasmante
trailer di Teheran. Enjoy!
L’eccitante notizia che l’Electro di
Jamie Foxx apparso in The Amazing Spider-Man 2 apparirà nel prossimo film
dedicato a Spider-Man e collegato al MCU ha generato una serie di onde
d’urto in tutto il fandom. Al momento pochi dettagli sul ritorno di
Electro sono stati rivelati, ma la sua presenza nel film sembra
suggerire la possibilità di un Multiverso che andrà poi a
caratterizzare le successive Fasi del franchise, qualcosa già già
anticipato nel titolo ufficiale del sequel di
Doctor Strange. Electro apre quindi la porta al possibile
ritorno di altri personaggi di altri franchise Marvel. Dopotutto,
J.K. Simmons nei panni di J. Jonah Jameson è già tornato in
Spider-Man:
Far From Home, quindi nulla – in teoria – impedisce il
ritorno nel MCU anche di altri personaggi agli altri.
Screen Rant ha raccolto 10 personaggi Marvel che probabilmente
molti fan vorrebbero vedere tornare nel MCU:
1Wolverine (Il franchise di
X-Men)
L’unico personaggio che i fan hanno voluto
vedere nel MCU fin dai primi sussurri dell’acquisizione della Fox è
certamente Wolverine.
Hugh Jackman è Logan e sebbene si sia effettivamente ritirato
dal ruolo, ha suggerito che sarebbe tornato per avere la
possibilità di collaborare con i Vendicatori. Fortunatamente, c’è
un modello già pronto se il MCU volesse farlo.
Anche se è probabile che il Wolverine del MCU
sarà un nuovo attore, sarebbe un regalo appropriato per i fan
vedere Jackman consegnare la torcia e gli artigli a chiunque
prenderà il suo posto. Anche una breve apparizione di Jackman che
sfoggia per l’ultima volta gli artigli di adamantio sarebbe più che
sufficiente per i fan.
Arriva la conferma via social
ufficiali di Disney e Pixar, che Soul
salterà l’uscita in sala anche in Italia. Il nuovo film di
Pete Docter arriverà direttamente in streaming su
Disney+, in abbonamento, senza costi
aggiuntivi.
Soul,
il nuovo film Pixar che sarà l’apertura della Festa di Roma 2020,
salterà negli States l’uscita in sala e finirà direttamente su
Disney+ in tempo per Natale. La fonte
di
Variety riferisce, testualmente, che “nei paesi in cui
Disney Plus non è disponibile, il film sarà distribuito in sala in
date da determinare”. Questo dovrebbe lasciare intendere che,
visto che in Italia Disney+ c’è, il film arriverà in
piattaforma.
Soul era inizialmente pianificato
per giugno, ma è stato poi spostato a novembre 2020 a causa della
pandemia.
Soul
è prodotto da Dana Murray, nominata all’Academy Award® per il
cortometraggio Lou, e codiretto dal drammaturgo Kemp
Powers (“One Night in Miami”). Il film ospita alcune composizioni
jazz firmate dal celebre pianista Jon Batiste mentre ai vincitori
dell’Oscar® Trent Reznor e Atticus Ross (The Social
Network) dei Nine Inch Nails è affidata la colonna sonora
originale.
“Ritengo che la Pixar
rappresenti una delle novità più entusiasmanti e rivoluzionarie
avvenute nel cinema negli ultimi trent’anni – ha detto
Antonio Monda– Sono orgoglioso ed
estremamente felice di poter inaugurare la quindicesima edizione
della Festa del Cinema con un film straordinario che riesce a
parlare a tutti: Soul esalta la dimensione internazionale che
abbiamo dato in questi anni alla Festa. Ancora una volta, la Pixar
riesce a commuovere, divertire, far riflettere e, soprattutto,
a raggiungere la profondità nella leggerezza”.
Ballo
ballo di Nacho Álvarez sarà il film
d’apertura del 38° Torino Film Festival, l’esordio
alla regia di Nacho Álvarez è una sfavillante commedia musicale,
una celebrazione in technicolor della libertà
d’espressione attraverso i più grandi successi di
Raffaella Carrà.
“Sono entusiasta di
presentare la mia opera prima in Italia, in particolare al
prestigioso Torino Film Festival. Con “Ballo Ballo” vorrei rendere
omaggio, con uno sguardo latinoamericano, a quella straordinaria
donna che gli italiani sono così fortunati ad avere.Questo film è un inno alla libertà e alla gioia di vivere, due
cose che purtroppo quest’anno abbiamo perso ma che è tempo di
ritrovare! Olé Raffaella, Olé Ballo Ballo!”–
Nacho Álvarez
Una commedia musicale
con i grandi successi di Raffaela Carrà
Ballo
ballo è una commedia musicale ambientata negli
sfavillanti anni ’70 in Spagna, periodo segnato però anche da una
rigida censura dei costumi. Maria è una ragazza piena di vita e
voglia di libertà, con la grande passione del ballo. Dopo avere
abbandonato il suo promesso sposo davanti all’altare di una chiesa
di Roma, torna a Madrid per scoprire cosa vuole davvero dalla vita.
Va a vivere con la sua amica Amparo e con un colpo di fortuna
riesce a entrare nel corpo di ballo del programma di maggior
successo del momento, “Las noches de Rosa”. Lì si innamora di
Pablo, figlio del temibile censore televisivo Celedonio, che sta
seguendo le orme del padre nell’emittente televisiva. Accompagnati
dai più grandi successi di Raffaella Carrà, in un turbinio di
musiche e di coreografie in technicolor, scopriremo se vale davvero
la pena andare contro ogni regola e avere il coraggio di cambiare
radicalmente la propria vita.
I WONDER PICTURES ha diffuso
il trailer italiano di Palm
Springs – Vivi come se non ci fosse un domani, in
arrivo nei cinema italiani a partire dal 22 ottobre e
presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma. La commedia
è diretta da Max Barbakow e vede protagonisti Andy
Samberg, Cristin Milioti, J. K. Simmons, Meredith Hagner, Camila
Mendes, Tyler Hoechlin e Peter Gallagher.
Palm
Springs – Vivi come se non ci fosse un domani è
diventato in breve tempo un cult negli USA, forte del successo di
critica e pubblico raccolto in occasione del Sundance Film
Festival, dove la pellicola è stata acquistata per oltre 17 milioni
e mezzo di dollari da Neon e Hulu, segnando il record storico di
vendita per un film al Sundance. La scatenata commedia sarà
presentata alla quindicesima Festa del Cinema di Roma per poi
arrivare sugli schermi italiani dal 22 ottobre grazie ad
I WONDER PICTURES.
Romantica e divertente, Palm
Springs – Vivi come se non ci fosse un domani,
segue le vicende di due sconosciuti, Nyles (Andy Samberg) e Sarah
(Cristin Milioti), che si incontrano casualmente a un matrimonio a
Palm Springs e restano bloccati in un loop temporale tra amore,
disillusione e confusione.
SINOSSI: Mentre è bloccato a un
matrimonio a Palm Springs, Nyles (Andy Samberg – Brooklyn
Nine-Nine, SNL) incontra Sarah (Cristin Milioti – How I Met Your
Mother, Modern Love), damigella d’onore e pecora nera della
famiglia. Dopo essere stata salvata da un brindisi disastroso,
Sarah inizia ad essere attratta da Nyles e dal suo nichilismo
insolito. Ma quando il loro incontro improvvisato è ostacolato da
un’interruzione surreale, anche Sarah deve cominciare ad
abbracciare l’idea che nulla ha davvero importanza e cominciare a…
vivere come se non ci fosse un domani!
Preparati ad incontrare la
supereroina che è in te. Warner Bros. Entertainment Italia e KIKO
Milano annunciano la nuova “KIKO MILANO Wonder Woman
Collection” in arrivo dal 9 ottobre negli store europei e
dal 12 ottobre su www.kikocosmetics.com. Un tributo alla powerful
beauty, una nuova linea limited edition per viso, labbra, occhi,
prodotti per la cura della pelle e accessori che potenzierà
l’energia e la bellezza, offrendo colori intensi e texture ad alte
prestazioni, perfette per una warrior princess.
Sono queste le nuove armi di
bellezza create da KIKO Milano in collaborazione con Warner Bros.,
in attesa dell’80esimo anniversario di Wonder Woman che ricorrerà
nel 2021, quando la più amata supereroina di tutti i tempi, simbolo
per eccellenza dell’empowerment femminile sarà la protagonista di
un anno di festeggiamenti e celebrazioni. Il packaging rosso
regale, blu e oro sovrano con l’iconico logo Wonder Woman veste
tutti i nuovi prodotti di collezione, l’aggiunta perfetta
all’arsenale di bellezza di tutte le supereroine.
LA COLLEZIONE
Pronti all’azione
È il momento di prepararsi per la
giornata che inizia, a cominciare dalla pelle. Aumenta la tua
luminosità applicando Brightening Gold Prep Face Mask, la maschera
viso personalizzata con il logo blu di Wonder Woman che andrà a
posizionarsi esattamente sulla tua fronte, approfittane, scatta una
foto per il tuo Insta e dimostra che fai sul serio. A questo punto,
usa la crema viso Dazzling Glow arricchita di perle per illuminare
la pelle e donarle un aspetto sano e radioso. Quindi, usa Power
Fierce Prep Face Primer per sfumare le imperfezioni e uniformare il
tono dell’incarnato.
Feroce, impavida … impeccabile
Fai partire di slancio tutta la tua
bellezza con una base che non si muoverà, indipendentemente dalle
sfide che la giornata ti pone. Afferra il fondotinta Born To Last
24H e usa il Duo Face Brush per sfumarlo su tutto il viso e
ottenere una coprenza leggera dal finish naturale che durerà tutto
il giorno. Successivamente, aggiungi un colore morbido e dona
definizione agli zigomi e alle labbra con una piccola quantità di
Power Flush Lips and Cheeks nelle nuances Think Pink, Brave Allure
o Paradise Island, mescola la texture setosa per avere un accenno
di colore mat. Coprilo con una spolverata di Starlight Blush in
Natural Attitude, Charming Rose o Athena Strategy usando sempre il
nostro Duo Face Brush. A questo punto, usa Water Resistant Face &
Body Highlighter nella calda tonalità Powerful Gold o nella fredda
Beam Of Light per evidenziare i punti più alti del tuo viso e del
tuo corpo, creando un look che è infuso di luminosità metallica.
Fissa il tuo look etereo con due leggere applicazioni di Stardust
Make Up Fixer, uno spray fissante arricchito con perle dorate. Il
suo sottile bagliore inonderà la tua pelle di luce e farà chiedere
ai comuni mortali quale sia il tuo segreto. Tonalità Born To Last
Foundation: Ivory, Porcelain, Light Beige, Honey,
Almond, Caramel, Hazelnut, Cocoa
Contatto Visivo
Prepara ed evidenzia le tue
palpebre con Metal Power Liquid Eyeshadow, tamponando delicatamente
con la punta delle dita. Quindi, enfatizza la bellezza dei tuoi
occhi con le sfumature metalliche e opache a lunga durata della
palette di ombretti From Another Planet, con lei potrai
sperimentare i toni di rame e marrone ad alte performance in Fierce
Lady o l’oro freddo e il blu navy in Warrior Princess. Definisci la
linea delle ciglia con Power Last Eyeliner e Kajal per un’intensità
gradualmente sfumata o crea l’effetto dramma con un tocco di Wonder
Look Lasting Eyemarker in Audacious Black o Heroic Blue con i suoi
pigmenti puri e duraturi che danno potere agli occhi e addirittura
a tutto il viso. A questo punto, utilizza l’applicatore in morbida
fibra volumizzante del Wonder Last Volume Mascara 16H per
incorniciare il tuo sguardo con l’effetto panoramico di ciglia a
ventaglio. L’estremo volume così ottenuto e la speciale
formulazione per ottenere un effetto allungante amplificano il
potere naturale dei tuoi occhi e allo stesso tempo nutrono e
ispessiscono le tue ciglia, ipnotizzerai chiunque con uno sguardo.
Crea sopracciglia audaci per incorniciare il tuo viso con Power
Last Duo Define & Fix Brows, utilizzando l’estremità microblading
potrai ottenere sopracciglia dai tratti forti ma dall’aspetto
naturale, infine, potrai fissare il tutto con l’applicatore in
gel.
Tonalità Metal Power Liquid Eyeshadow: Majestic Mauve, Brave
Burgundy, Great Gold, Strong Bronze
Tonalità Power Last Eyeliner & Kajal: Golden Age, Timeless
Brown, Seductive Blue, Back To Black
Tonalità Power Last Duo Define & Fix Brows: Blond, Auburn,
Brunette, Raven
Un bacio super
Assicurati che le tue labbra siano
quelle di un altro pianeta con un colore intenso e brillante che ne
esalta il volume. Scegli tra tre prodotti, ciascuno progettato per
creare un effetto diverso. Per metter su un broncio potente,
applica sulle tue labbra una calda tonalità metallica di Metal
Power Lasting Lip Paint, una formula a lunga durata che risulta
leggera e confortevole. Per labbra più piene e dai colori intensi,
prova Power Shine Explosion Lip Stylo, una penna a scatto che offre
un colore brillante con un sacco di pigmenti vividi e cremosi. Per
un tocco di colore straordinario e sovrumano, applica Flash Of
Light Lipgloss in Fine Brown, Sublime Rose o Epic Peach, esaltando
le labbra con perle luminose e una lucentezza ad alta tensione.
Tonalità Metal Power Lasting Lip Paint: Precious Beige,
Perfect Rose, Memorable Mauve, Valorous Moka, Daring Red, Intrepid
Wine
Completa il tuo look con accenti
sfolgoranti che catturano gli sguardi e mostrano al mondo chi sei
veramente. Afferra il tuo illuminante Water Resistant Face & Body
Highlighter e applicalo con attenzione sulle clavicole e sulle
spalle per definirle, quindi dai sfogo alla creatività con gli
adesivi per viso e corpo Starry Sky Face & Body Stickers. Posiziona
i gioiellini sfavillanti sotto gli occhi o sulle guance, oppure
applicali sulla fronte tra le sopracciglia per rievocare il potente
diadema di Wonder Woman. Sei forte, bella e indistruttibile: è ora
di conquistare il mondo.
Un nuovo report di
Screen Rant prova a fare luce sul perché il MCU non fornisce ai
suoi eroi delle identità segrete. Nel 2018 i Marvel Studios hanno lanciato
quello che sarebbe diventato il primo di una lunga serie di film
che avrebbero poi dato vita all’universo cinematografico che oggi
tutti noi conosciamo e amiamo: Iron Man.
All’epoca il personaggio non godeva
ancora del riconoscimento che ha poi acquisito con gli anni, ma
poiché la maggior parte dei diritti sui personaggi più importanti
della Marvel, come Spider-Man e gli X-Men, erano stati venduti ad
altri studi, Kevin Feige e il suo team decisero comunque di
correre il rischio, iniziando proprio con la storia di Tony Stark a
tessere una trama che col tempo si sarebbe rivelata molto più
interconnessa del previsto. Naturalmente il successo del film con
Robert Downey Jr. è stato dovuto a molteplici
fattori, incluse tutta una serie di scelte non convenzionali che
vennero prese dalla Marvel e dal regista Jon Favreau, come il fatto
che Tony Stark abbia annunciato al mondo che è lui a nascondersi
dietro l’armatura di Iron Man.
Ciò ha stabilito in maniera alquanto
efficace una verità: il MCU non avrebbe mai fatto diventare le
identità segrete dei supereroi un grosso problema. Bruce Banner
(Edward
Norton) è uscito allo scoperto come Hulk ne L’incredibile Hulk;
Thor (Chris
Hemsworth) non ha assunto l’identità di Don Blake quando è
arrivato sulla Terra; Steve Rogers (Chris
Evans) era già praticamente conosciuto come Captain America. Da
allora, il MCU ha scelto di non affrontare il tradizionale tropo
dei fumetti su larga scala, fino a quando non è arrivato Spider-Man
(Tom
Holland). Anche se la scena a metà dei titoli di coda di
Spider-Man: Far From Home mette efficacemente questo
problema al centro della storia di Peter Parker, il giovane eroe
non è mai stato davvero entusiasta di tenere nascosto il suo alter
ego, in particolare quando ha iniziato ad essere circondato dagli
altri eroi del MCU.
Il MCU e il “problema” relativo
alle identità segrete dei supereroi
Ora, dopo più di un decennio e dopo
23 film realizzati, i Marvel Studios restano ancora indifferenti
alle identità segrete dei supereroi e, finora, le cose sono sempre
andate bene. È un qualcosa che non li ha mai trattenuti in termini
di adattamento delle storie tratte dai fumetti che si sono
concentrate sulla questione. Un esempio? Civil War. Il
fumetto ha introdotto il “Superhero Registration Act”, che impone a
tutti gli eroi di rivelare i loro alter ego per una maggiore
responsabilità. I registi
Anthony e Joe Russo sono stati comunque in grado di affrontare
quella trama in
Captain America: Civil War del 2016, ma hanno
sostituito il “Superhero Registration Act” con gli accordi di
Sokovia. Qual è stata la vera ragione dietro questa scelta
creativa?
Tutto risale a Iron Man del 2008 e
all’inclinazione di Downey per l’improvvisazione. Il momento del
film che ha cambiato le sorti dell’interno franchise, in cui Stark
rivlea di essere Iron Man, non era presente nella sceneggiatura ed
è stata una battuta che l’attore ha detto a caso durante le riprese
di una scena. Il feedback dei fan è stato così positivo da spingere
i Marvel Studios a rinunciare al problema dell’identità segreta
dei supereroi del MCU. In un’intervista del 2013 con Bleeding
Cool,Kevin Feige ha fornito una spiegazione
adeguata sulla mancanza delle identità dei supereroi nell’universo
condiviso, dichiarando: “Ho pensato che si fosse esagerato per
molto tempo, motivo per cui abbiamo fatto uscire Tony Stark allo
scoperto alla fine del suo primo film. Stavamo in qualche modo
annunciando al pubblico che non avremmo più seguito quella strada
nei film.
Col senno di poi, impedire ai
supereroi di avere delle identità segrete si è rivelato vantaggioso
per il MCU. Ha permesso al franchise di differenziarsi da altre
saghe dedicate ai supereroi che sono venute sia prima che dopo.
Come ha sottolineato Feige, il problema era in un tropo decisamente
abusato e rinunciare ad affrontarlo ha permesso allo studio di
essere maggiormente creativi in relazione ai conflitti personali
degli eroi.
Il sesto senso – The Sixth
Sense non è solo il film che ha dato lanciato
l’incredibile carriera di M. Night Shyamalan, facendolo conoscere subito
a livello internazionale, ma è anche universalmente riconosciuto
come uno dei migliori thriller/horor mai realizzati nella storia
del cinema.
Nel 2016 il regista indiano ha
stupito tutti con la sequenza finale del film Split
in cui appariva David Dunn, il personaggio interpretato da
Bruce Willis in Unbreakable – Il predestinato del 2000. Si è
così scoperto che i film erano collegati e lo scorso anno è uscito
nelle sale Glass,
sequel e crossover di entrambe le pellicole.
Sulla base di ciò, molti fan
dell’opera di Shyamalan hanno cominciato a chiedersi se non potesse
esistere anche un universo basato su Il sesto senso – The
Sixth Sense e, di conseguenza, un nuova pellicola
collegata alla storia alla storia dello psicologo Malcolm Crowe e
del piccolo Cole Sear.
In una recente intervista con
ComicBook, è stato proprio Haley Joel Osment
(che proprio grazie al ruolo di Cole ricevette una nomination agli
Oscar come miglior attore non protagonista) a parlare di questa
possibilità, ammettendo che sarebbe assolutamente disposto ad
interpretare una versione adulta di Cole Sear in un eventuale film
collegato a Il sesto senso.
“Dubito che realizzerebbe un
terzo crossover, ma ogni volta che Night chiama, quello è il suo
universo, quindi sarei certamente disponibile a tuffarmi con lui
nel progetto”, ha spiegato Osment. “È folle: abbiamo
festeggiato il ventesimo anniversario del film lo scorso autunno,
abbiamo fatto una proiezione all’Hollywood Forever. È davvero
incredibile che siano trascorsi così tanti anni.”
Il sesto senso – The Sixth
Sense è uno dei più grandi incassi della storia del
cinema, nonché il film horror dal maggior successo di sempre
al botteghino fino al 2017, quando è stato superato
da IT
di Andy Muschietti. Il film è uscito nelle
sale statunitensi il 6 agosto 1999 e nelle sale
italiane il 29 ottobre 1999. Ha ottenuto 6 candidature agli
Oscar e nel 2007 l’AFI lo ha inserito nella classifica
dei migliori cento film americani di tutti i tempi.
Molto probabilmente, Doctor Strange
sostituirà Iron Man come nuovo mentore di Peter Parker in Spider-Man 3, e adesso un nuovo report di
Screen Rant fa luce sul perché si tratterebbe di una scelta
particolarmente azzeccata. Lo Spider-Man del MCU è diverso da qualsiasi altra
iterazione del simpatico arrampicamuri apparsa sullo schermo, in
quanto esiste nel contesto di un universo condiviso. Peter Parker è
stato ispirato da supereroi ben più affermati di lui – come Iron
Man, appunto – e si è sempre ritrovato ad essere attratto dal loro
mondo.
Proprio in base a questo assunto, in
ogni film di Spider-Man ambientato nel MCU abbiamo visto delle
guest star d’eccezione. Il Tony Stark di Robert Downey Jr. ha svolto un ruolo
importante in Spider-Man:
Homecoming, aiutando Peter a gettare le basi per
l’arco narrativo del personaggio in Avengers:
Infinity War e Avengers:
Endgame. Samuel L. Jackson è tornato nei panni di Nick
Fury in
Spider-Man: Far From Home, in un ruolo che ha in
qualche modo anticipato che nel futuro del MCU avrà una parte
ancora più predominate. Giusto ieri, invece,
abbiamo appreso che il Doctor Strange di Benedict Cumberbatch
apparirà ufficialmente in Spider-Man 3 (ancora senza un titolo ufficiale).
Secondo quanto riferito, lo Stregone Supremo adempirà al ruolo di
nuovo mentore di Peter Parker.
Nel MCU, la magia è stata descritta
come “il codice sorgente che plasma la realtà”. I Maestri delle
Arti Mistiche sono i difensori giurati del
Multiverso: sfruttano l’energia da altre
dimensioni e proteggono la Terra dalle minacce extradimensionali
come Dormammu. Se Doctor Strange sarà davvero il
nuovo mentore di Spider-Man, allora è chiaro che
nella prossima avventura cinematografica dell’Uomo Ragno si
esplorerà ufficialmente il Multiverso. Ciò è anche in linea con la
sorprendente notizia che
Jamie Foxx tornerà a vestire i panni di
Electro nel film, ruolo che aveva precedentemente
interpretato in The Amazing Spider-Man 2 insieme alla versione di
Peter Parker ad opera di
Andrew Garfield. Il coinvolgimento di Foxx nel film potrebbe
aver anticipato la creazione di un vero e proprio “Spider-Verse” in
live action (simile a quanto visto nel film d’animazione
Spider-Man: Un Nuovo Universo) dalla trama
“interdimensionale”.
Il rapporto tra Doctor Strange e
Spider-Man, dai fumetti al MCU
Non sarebbe una sorpresa vedere
Spider-Man diventare un personaggio dalla storia multiversale.
Anche se per definizione è noto come “l’amichevole Spider-Man di
quartiere”, Peter Parker è in realtà uno dei personaggi
multiversali più importanti della Marvel. In effetti, il suo “Senso
di Ragno” – che ha padroneggiato soprattutto in Spider-Man:
Far From Home – è collegato alla “Rete della Vita e del
Destino”, la forza che lega insieme tutto il tempo e lo spazio.
Parallelamente, il presidente dei Marvel Studios, Kevin Feige, ha più volte suggerito che
lo Spider-Man del MCU potrebbe viaggiare attraverso le varie
dimensioni in futuro, spiegando anche perché il personaggio di
Tom Holland possa essere condiviso tanto dai
Marvel Studios quanto dalla Sony Pictures. “Spider-Man è
l’unico eroe con il superpotere di attraversare gli universi
cinematografici”, aveva detto Feige. “Così, mentre la Sony
continua a sviluppare il proprio Spider-Verse, non si sa quali
sorprese potrebbero arrivare in futuro.”
Naturalmente, c’è molto di più oltre
al Multiverso. Nei fumetti, il rapporto tra Spider-Man e Doctor
Strange è particolarmente forte: lo Stregone Supremo, infatti, è
uno dei pochi supereroi a capire veramente il fardello che Peter
Parker porta sulle sue spalle. In effetti, Doctor Strange ha svolto
un ruolo chiave in alcune delle più importanti storie di
Spider-Man, tra cui lo speciale per l’anniversario “Amazing
Spider-Man #500”. Inoltre, hanno anche lavorato insieme in alcune
avventure meno importanti ma ugualmente divertenti. Uno dei loro
team-up più stravaganti è avvenuto in “Doctor Strange #390”, con
Doctor Strange che ha dato a Spider-Man la possibilità di
chiacchierare con un vero ragno. Il potenziale sul grande schermo
di questa alleanza è stato già dimostrato da Avengers:
Infinity War, e sia
Tom Holland che Benedict Cumberbatch si sono divertiti a
lavorare insieme, esprimendo entrambi speranza per questa nuova
ipotetica alleanza.
C’è un’ultima ragione per cui il
cameo di Doctor Strange in Spider-Man 3 suona alquanto logico.
Guardando tutti i cameo precedenti, si è sempre trattato di grandi
nomi del MCU che stavano per diventare ancora più importanti
all’interno della storia generale. Tony Stark è passato
direttamente da Spider-Man:
Homecoming ad Avengers:
Infinity War e Avengers:
Endgame; il cameo di Nick Fury in Spider-Man: Far From
Home è stato impostato per la serie a lui dedicata che
debutterà su Disney+, e in cui molto probabilmente
lo vedremo nei panni del direttore dello SWORD. Allo stesso modo,
Doctor Strange in the Multiverse of Madness è ad oggi
il titolo più intrigante e promettente della Fase 4 del MCU, e il
cameo dello Stregone Supremo in Spider-Man 3 può servire come una sorta di “antipasto”
per quello che arriverà prossimamente sul grande schermo.
CBS ha diffuso la prima clip di
Star Trek: Discover 3, l’attesissima terza
stagione di Star
Trek: Discovery, la serie di successo basata sul noto
franchise di fantascienza. I primi episodi di Star Trek:
Discovery 3 debutteranno giovedì 15 ottobre 2020 come
annunciato dal nuovo inedito promo:
Star Trek: Discovery 3
Star Trek: Discovery 3 è la terza
attesa stagione della serie tv Star
Trek: Discovery creata da Bryan
Fuller e Alex Kurtzman per il network
americano della CBS, in Italia trasmessa
da Netflix.
La terza stagione della serie televisiva americana Star Trek:
Discovery segue l’equipaggio della USS Discovery mentre viaggiano
per il futuro, oltre 900 anni dopo gli eventi del originale di Star
Trek serie . La stagione è prodotta da CBS Television Studios in
associazione con Secret Hideout e Roddenberry Entertainment, con
Alex Kurtzman e Michelle Paradise come showrunner .
In
Star Trek: Discovery
3protagonisti sono Sonequa Martin-Green come Michael Burnham,
Doug Jones nel ruolo di Saru, Anthony
Rapp come Paul Stamets, Mary Wiseman nel
ruolo di Sylvia Tilly, Wilson Cruz nel ruolo di
Hugh Culber, David Ajala nel ruolo di Cleveland
“Book” Booker. Nei ruoli ricorrenti troviamo Adil
Hussain, mentre tra le guest star confermata Michelle Yeoh come Philippa Georgiou.
Start Trek, uno degli show
più iconici del mondo televisivo mondiale, torna 50 anni
dopo la première di Star Trek: Discovery. Nella
serie vedremo una nuova navicella, nuovi personaggi e missioni,
ritrovando però gli stessi valori e la stessa speranza per il
futuro che ha ispirato una generazione intera di sognatori.
Star
Trek: Discovery è prodotta da CBS Television Studios in
associazione con Secret Hideout di Alex Kurtzman, Living Dead Guy
Production di Bryan Fuller e Roddenberry Entertainment. Alex
Kurtzman, Bryan Fuller, Heather Kadin, Gretchen J. Berg & Aaron
Harberts, Akiva Goldsman, Rod Roddenberry e Trever Roth sono i
produttori esecutivi.
Di recente Johnny Depp è stato ospite del Zurich Film
Festival durante il quale ha presentato Crock of Gold, un
documentario su Shane MacGowan, leader dei The Pogues, in cui
figura in qualità di produttore. Naturalmente, l’occasione si è
trasformata in una ghiotta opportunità per ripercorrere l’illustre
carriera dell’attore statunitense.
Durante l’incontro,
Johnny Depp ha svelato un dettaglio assai curioso sul Jack
Sparrow, probabilmente uno dei personaggi più iconici e amati che
l’attore abbia mai portato al cinema, protagonista della saga di
successo di Pirati dei Caraibi. Deep ha infatti spiegato
che, inizialmente, la Disney era terrorizzata dalla visione che
l’attore aveva del Capitano e dal taglio che avrebbe voluto
conferirgli.
“Erano spaventati a morte. Erano
nervosi, perché avevano paura che nessuno avrebbe capito una sola
parola di quello che usciva dalla bocca di Jack”, ha spiegato
Johnny Depp (via
EuroNews). “Ricevevo sempre delle telefonate in cui mi
chiedevano: ‘È ubriaco? Sei ubriaco? Cosa fai con quelle mani?’.
Tuttavia, non ero minimamente scoraggiato da quelle reazioni, anzi
mi davano ancora di più la carica. Sapevo che le loro
preoccupazioni erano in realtà un segno che stavo facendo bene il
mio lavoro. Ogni volta che mi diceva di moderarlo, io facevo
esattamente l’opposto.”
L’attore ha anche ricordato i suo
esordi con Cry Baby di John Waters e Edward mani di forbice di Tim Burton,
rivelando: “Cry Baby prima e Edward mani di forbice dopo hanno
in qualche modo segnato la direzione che volevo intraprendere come
attore. Al mio agente non piaceva, a me sì! E più mi abituavo a
questo processo, più mi interessavo ad esso.”
In merito al futuro della saga di
Pirati dei Caraibi, al momento sappiamo che in
cantiere è stato messo
un nuovo film che avrà come protagonista Margot Robbie. Il film non sarà uno spin-off,
ma uno storia originale ambientata nello stesso universo che ha
visto protagonista Jack Sparrow. Il film sarà sceneggiato da
Christina Hodson, autrice dello script di
Birds of Prey, sempre con protagonista Robbie.
Soul,
il nuovo film Pixar che sarà l’apertura della Festa di Roma 2020,
salterà negli States l’uscita in sala e finirà direttamente su
Disney+ in tempo per Natale. La fonte
di
Variety riferisce, testualmente, che “nei paesi in cui
Disney Plus non è disponibile, il film sarà distribuito in sala in
date da determinare”. Questo dovrebbe lasciare intendere che,
visto che in Italia Disney+ c’è, il film arriverà in
piattaforma.
Soul era inizialmente pianificato
per giugno, ma è stato poi spostato a novembre 2020 a causa della
pandemia.
Soul
è prodotto da Dana Murray, nominata all’Academy Award® per il
cortometraggio Lou, e codiretto dal drammaturgo Kemp
Powers (“One Night in Miami”). Il film ospita alcune composizioni
jazz firmate dal celebre pianista Jon Batiste mentre ai vincitori
dell’Oscar® Trent Reznor e Atticus Ross (The Social
Network) dei Nine Inch Nails è affidata la colonna sonora
originale.
“Ritengo che la Pixar
rappresenti una delle novità più entusiasmanti e rivoluzionarie
avvenute nel cinema negli ultimi trent’anni – ha detto
Antonio Monda– Sono orgoglioso ed
estremamente felice di poter inaugurare la quindicesima edizione
della Festa del Cinema con un film straordinario che riesce a
parlare a tutti: Soul esalta la dimensione internazionale che
abbiamo dato in questi anni alla Festa. Ancora una volta, la Pixar
riesce a commuovere, divertire, far riflettere e, soprattutto,
a raggiungere la profondità nella leggerezza”.
Nella giornata di ieri vi abbiamo
riportato
le dichiarazioni di Natalie Portman attraverso cui l’attrice
premio Oscar ha confermato di aver iniziato ad allenarsi in vista
dell’inizio della produzione di Thor: Love and
Thunder. Tali dichiarazioni erano state fatte
dall’attrice durante una chiacchierata con
Yahoo, ma nel corso della medesima intervista pare che sia
emerso un dettaglio sul film ancora più interessante.
Sappiamo ormai da diverso tempo che
in Thor: Love and
Thunder il personaggio di Jane
Foster sarà molto, molto diverso. Il film di
Taika Waititi, infatti, sarà fortemente ispirato
all’acclamata run di Jason Aaron, in cui Jane raccoglie l’eredità
del Figlio di Ordino e si trasforma in Mighty Thor. Tuttavia, i fan
più esperti sapranno benissimo che in quella serie Jane sta anche
combattendo contro un cancro al seno.
In passato Waititi ha più volte
toccato l’argomento, senza mai confermare ufficialmente se nel suo
film si sarebbe parlato di quella tematica, ma adesso è stata la
stessa Natalie Portman a confermare che nell’atteso
quarto capitolo dedicato alle avventure del Dio del Tuono si
parlerà anche della malattia di Jane. L’attrice non ha potuto
rivelare alcun dettaglio sulla storia, tuttavia si è lasciata
“sfuggire” la seguente dichiarazione: “Il film è basato sulla
graphic novel ‘Mighty Thor’. Jane sta lottando contro il cancro e
per di più si trasformerà in un supereroe.”
È difficile dire con certezza se
Portman stesse parlando effettivamente del film o facendo soltanto
un riferimento a ciò che accade nei fumetti, ma in ogni caso ci
sono buone probabilità che l’adattamento dei Marvel Studios rimanga abbastanza
fedele al materiale originale per quanto riguarda la battaglia di
Jane Foster contro il cancro.
Thor: Love and
Thunder è il titolo ufficiale del quarto capitolo
sulle avventure del Dio del Tuono nel MCU, ma ad impugnare il
Mjolnir stavolta sarà Jane Foster, interpretata di nuovo
daNatalie
Portman, come confermato sabato durante il
panel dei Marvel Studios al Comic-Con. L’uscita nelle sale è
fissata invece al 11 febbraio 2022.
Taika Waitititornerà alla regia di un film dei
Marvel Studios dopo Thor:
Ragnarok, così come Chris
HemswortheTessa
Thompson riprenderanno i rispettivi ruoli di Thor
e Valchiria dopo l’ultima apparizione in Avengers:
Endgame. L’ispirazione del progetto arriva dal
fumetto “The Mighty Thor”, descritto da Waititi come “la
perfetta combinazione di emozioni, amore, tuono e storie
appassionanti con la prima Thor femmina dell’universo“.
Quello della televisione è un mondo
davvero spietato dove non tutto e tutti riescono a sopravvivere nel
tempo. A causa, infatti, dell’abbondanza di contenuti sempre nuovi
sfornati dai network, se una serie non fa il boom d’ascolti fin da
subito, è molto probabile che venga rimpiazzata. Non sempre il
fallimento di una serie però è imputabile alla qualità del prodotto
ma spesso e volentieri è causato da un miscuglio di fattori.
Talvolta anche la tempistica gioca un ruolo fondamentale e spesso
la serie si trova in onda nel posto sbagliato e al momento
sbagliato. Molte serie negli anni sono state ingiustamente
eliminate dai network e tra queste c’è anche
Forever.
Creata da Matthew
Miller per la ABC, Forever è una serie
fantasy crime andata in onda dal 2014 al 2015, purtroppo
solo per una stagione. Trasmessa in Italia prima su Premium
Crime – canale a pagamento di Mediaset –
e poi in chiaro su Top Crime, la serie è tutta
incentrata sul personaggio di Henry Morgan, un medico legale con un
oscuro segreto.
Forever serie tv cast e trama
A New York opera il dottor Henry
Morgan (Ioan
Gruffudd), un eccezionale medico legale,
incredibilmente affascinante, dall’irresistibile accento
british e con una maledizione che pende sulla sua testa.
Henry è immortale ed è in vita ormai da oltre duecento anni. Ogni
volta che prova a mettere fine alla sua vita, il suo corpo rinasce
ed Henry ricompare nudo nelle acque dell’East River.
Dopo aver visto morire tutti i suoi
cari, negli anni Henry ha fatto ricerche su ricerche per spezzare
la maledizione, senza nessun risultato. Grazie ai suoi studi, nel
tempo Herny ha però acquisito una vastissima conoscenza che spazia
dalla medicina alla musica, dalla fisica alla letteratura, e che lo
rende imbattibile nel suo lavoro.
Il suo immenso sapere unito alle
sue capacità deduttive fanno di lui un medico legale incredibile e
un detective formidabile. Herny collabora infatti con la Polizia di
New York e in particolare con la detective Jo Martinez (Alana de la
Garza), donna forte e intraprendente, attirata dal
fascino del bel dottore e dalla sua aura di mistero. Nonostante tra
i due ci sia un bel feeling, però, Henry tende a tenere a distanza
Jo per evitare che scopra il suo segreto.
L’unico a conoscere la verità è
Abraham Morgan (Judd Hirsch), detto Abe,
proprietario di un negozio di antiquariato e dell’appartamento al
di sopra di esso, dove vive con Henry. I due che per tutti sono
semplicemente amici, sono in realtà padre e figlio. Abe è stato
adottato da Henry e sua moglie nel secondo dopoguerra e da allora i
due non si sono più separati.
A turbare la tranquillità di Henry,
un giorno arriva una telefonata di un uomo misterioso di nome Adam
(Burn
Gorman) che non solo sembra conoscere il suo segreto
ma pare condivida con lui anche il dono dell’immortalità.
Forever serie tv stagione 2:
perché è stata cancellata?
Un po’ dr. House e un po’ Sherlock
Holmes, Ioan
Gruffudd con il suo brillante Henry Morgan era
riuscito a conquistare il pubblico televisivo…o almeno così
sembrava! Dopo il suo debutto, che fa strage di ascolti negli
States, Forever comincia lentamente a perdere colpi. Il
protagonista è irresistibile, la serie è un perfetto mix di dramma,
mistero e commedia, eppure non sembra convincere del tutto il
pubblico che gradualmente perde interesse.
La prima stagione di
Forever, l’unica andata in onda, è di ben
22 episodi ognuno dei quali della durata di circa
40 minuti. La struttura degli episodi è più o meno
sempre la stessa; in ogni puntata Henry e Jo lavorano a un caso
misterioso che tentano di risolvere cercando di rimettere insieme
tutti i tasselli del puzzle. Grazie alle storie auto conclusive e
alle accurate indagini del team, lo spettatore impara a conoscere
Henry, le sue capacità e il suo passato. La serie ricorre, infatti,
spesso a flashback che mostrano stralci delle vite passate del
protagonista e delle persone che ne hanno fatto parte.
Allo stesso modo, nei primi episodi
della serie impariamo a conoscere anche i personaggi secondari, che
fanno da spalla a Henry nelle sue avventure. Oltre a Abe, l’unico a
conoscere il suo segreto, c’è anche Lucas Wan (Joel David
Moore), assistente di laboratorio di Henry, buffo e
pasticcione ma con un cuore d’oro e un bizzarro senso
dell’umorismo.
Ogni personaggio è ben delineato e
la storia funziona, mescolando un pizzico di fantasy alle atmosfere
tipicamente crime. A creare problemi, tuttavia, è la
quantità di puntate filler che rallentano il ritmo della
serie. Le puntate in cui la storyline principale – ovvero
quella di Henry contro Adam – non è presente, a lungo andare
finiscono col sembrare tutte uguali e ben presto la noia prende il
sopravvento.
Forever serie tv streaming
Insomma, dopo una sola stagione,
ricca di mistero, colpi di scena, flirt e tante risate,
Forever viene cancellata dalla ABC. A dare per
prima la notizia è Alice Evans, moglie di
Ioan Gruffudd, su twitter, tra l’incredulità dei
fan della serie. Poco dopo, ai saluti finali, si unisce anche il
protagonista su Instagram che, senza
nascondere la sua tristezza, ringrazia tutti coloro che hanno
creduto nel progetto.
Pur non mancando materiale per una
seconda stagione e senza avere una vera conclusione della storia,
il cammino di Forever purtroppo si interrompe. Per
mesi, dopo la cancellazione, gli autori – anche con il sostegno dei
fan – hanno provato a sottoporre il progetto Forever ad altri
network ma senza successo.
Un anno più tardi, in occasione
dell’uscita del dvd della serie, Matthew Miller ha
rivelato alcune delle cose che gli spettatori avrebbero visto in
un’ipotetica seconda stagione di Forever. La serie, oltre infatti a
concludere le situazioni lasciate in sospeso, avrebbe approfondito
il passato di Henry e il suo rapporto con Abe. Grazie sempre ai
flashback, avremmo rivissuto il momento della scoperta del
segreto dell’immortalità di Henry e della reazione di suo
figlio.
Inoltre pare fosse in programma
anche un nuovo interesse sentimentale per il protagonista, una
donna ‘mortale’ molto più giovane di lui. Anche il personaggio di
Jo avrebbe avuto il suo spazio nella seconda stagione di Forever.
Miller ha condiviso con TVLive alcuni dettagli
del passato di Jo e della sua famiglia di ‘fuoriliegge’. Pare
infatti sia stata proprio la condotta criminale del padre a
spingere Jo a diventare una detective.
Un gran peccato davvero che questa
seconda stagione non sia stata mai realizzata. Intanto, se siete
curiosi di recuperare la prima stagione di Forever, la trovate in
streaming sulla piattaforma a pagamento di Infinity.
Vi lasciamo adesso al
trailer ufficiale di Forever.
Enjoy!
Esistono prodotti
televisivi che non conoscono mai crisi. Uno tra questi è la serie
Le Regole del Delitto Perfetto, arrivata ormai
alla sua sesta stagione. Creata dalla regina delle televisione
americana, nostra signora degli incidi d’ascolto, Shonda
Rhimes, la serie della ABC continua a fare strage di
telespettatori.
In onda dal 2014 e
con 6 stagioni e 90 episodi al
suo attivo, Le Regole del Delitto Perfetto (titolo originale
How To Get Away With Murder), è sola una delle
famose serie dell’universo Shondaland. HTGAWM segue le vicende di
Annalise Keating (Viola
Davis), famoso avvocato e professoressa di diritto
penale, e della sua cerchia di fedeli assistenti e
studenti.
Nel corso delle sei
stagioni, Annalise e i suoi sono costretti ad affrontare molte
sfide in campo professionale e non. Tutto il team si muove spesso
ai confini della legge, infrangendola per cercare di tirarsi fuori
da situazione spiacevoli o pericolose. E a rimettere insieme i
pezzi è sempre lei, Annalise, che ad un certo punto, oppressa dalle
mille responsabilità, finisce per crollare. Tra omicidi, casi
irrisolti, criminali a piede libero, intrighi e tradimenti, ne Le
Regole del Delitto Perfetto non c’è mai un minuto di noia.
Le Regole del
Delitto Perfetto 6 trama
Essere
Annalise Keating non è mai stato facile e negli
anni l’avvocato ne ha passate davvero tante, andando dritta
all’inferno e ritorno. Per proteggere i suoi studenti, i suoi
collaboratori e i suoi assistiti, la Keating ha commesso tantissimi
errori, cadendo in una spirale di solitudine e autodistruzione.
Tutto questo l’ha portata sempre più vicina all’alcol, da cui ormai
è completamente dipendente.
[SPOILER
ALERT]
Nonostante i suoi
numerosi sforzi per ripulirsi e riabilitare il suo nome, dopo la
morte di Emmett (Timothy Hutton) e la misteriosa
scomparsa sia di Laurel (Karla
Souza) che di Christopher (Alfred
Enoch), Annalise ritorna alle sue bottiglie e viene
rispedita in un centro di riabilitazione. Dopo aver completato il
suo periodo di disintossicazione da alcolici, la Keating torna a
Philadelphia dove ad aspettarla trova una situazione quasi
disastrosa.
Quando Annalise è
andata fuori città per la riabilitazione, ha lasciato dietro di se
una lunga serie di drammi. La presenza di Gabriel Maddox
(Rome Flynn), presunto figlio di Bonnie (Liza
Weil), e Vivian (Marsha Stephanie
Blake), sua madre adottiva, si fa sempre più ingombrante e
Michaela (Aja
Naomi King) sembra essere sempre più fuori controllo.
La ragazza ha infatti scoperto di essere la figlia biologica di
Solomon Vick (Ray Campbell), un ricco uomo
d’affari nonché vecchia fiamma di Annalise.
Nel frattempo Nate
(Billy Brown) continua a indagare sul governatore
e sui Castillo, la pericolosa famiglia di Laurel. Allo stesso tempo
Frank (Charlie
Weber), sulle tracce della Laurel, viene rapito e
torturato proprio da uno dei membri del suo clan, Xavier Castillo
(Gerardo Celasco). Tutto questo scatenerà una
serie di reazioni a catena che porteranno al dissotterramento di
alcune scomode verità.
Le Regole del
Delitto Perfetto sesta stagione cast
In questo clima di
totale follia e incertezza, i ragazzi arrivano finalmente alla fine
del loro percorso di studi e al conseguimento della laurea. La
notte prima della cerimonia del loro diploma Michaela (Aja
Naomi King), Connor (Jack
Falahee), Oliver (Conrad Ricamora),
Bonnie (Liza
Weil) e Frank (Charlie
Weber), fanno una sorprendente scoperta che riguarda
Asher (Matt
McGorry). Il ragazzo ha per mesi fornito di nascosto
informazioni ai federali contro Annalise.
[SPOILER
ALERT]
Il team al completo
si reca a casa di Asher per affrontarlo e per capire quando danno
abbiano già fatto le sue dichiarazioni all’FBI ma quando arrivano
al suo appartamento lo trovano già morto. Il ragazzo pare sia stato
uccido da un attizzatoio da camino proveniente dalla casa di Connor
e Michaela. Questo ingegnoso piano per incolpare i ragazzi è stato
messo in atto da Sara Gordon che, lavorando per il governatore e i
Castillo, è riuscita a infiltrarsi nelle indagini dei federali
spacciandosi per l’agente Denise Pollock.
Connor e Michaela
vengono quindi arrestati con l’accusa di omicidio e poi costretti a
fare un accordo con i federali in cambio della libertà. Nel
frattempo Annalise tenta la fuga dal paese con l’aiuto di Solomon
(Ray Campbell) ma viene riacciuffata dalla polizia
e riportata a Philadelphia. A causa quindi delle prove raccolte
dall’FBI, viene istruito un processo contro la Keating che stavolta
dovrà rispondere a una lunga serie di capi d’accusa.
Durante il processo
molti dei segreti di Annalise e del suo team vengono a galla; si
parla del doloroso passato di Bonnie, dell’infanzia di Frank, degli
insabbiamenti della Keating e della sua condotta ai limiti del
criminale. A causa dell’accordo fatto con i federali, Connor e
Michaela forniscono testimonianze a favore dell’accusa. Bonnie,
Frank, Laurel, Nate invece si schierano dalla parte di
Annalise.
Le Regole del
Delitto Perfetto 6 finale
Il processo è lungo
ed estenuante e Annalise non riesce a trovare insieme al suo team
un appiglio procedurale per cavarsela ancora una volta. Nonostante,
infatti, i suoi metodi poco convenzionali, tutte le sue azioni
passate, anche quelle più discutibili, hanno sempre avuto come
obiettivo la protezione del suo team, la sua seconda famiglia.
[SPOILER
ALERT]
Mentre le
testimonianze contro la Keating continuano ad accumularsi, Frank
lavora nell’ombra cercando prove che possano scagionare il suo
capo. I veri responsabili sono i Castillo e Frank è intenzionato a
fargliela pagare. A salvare Annalise in corner è il
ritrovamento di una testimonianza fornita da Wes (Alfred
Enoch), ucciso da un incendio in casa della Keating anni
prima. Il ragazzo aveva conservato tutto in una cassetta di
sicurezza, rubata da Xavier Castillo, poi recuperata da Nate e
restituita ad Annalise come prova della sua innocenza.
Grazie quindi
all’aiuto di tutti i suoi collaboratori, la Keating, scagionata da
tutte le accuse, riesce ancora una volta a evitare la reclusione.
Purtroppo però Connor, che aveva firmato un accordo di immunità con
i federali, a causa del rilascio di Annalise, finisce in carcere.
Durante il suo periodo dietro le sbarre, il ragazzo chiede il
divorzio da Oliver (Conrad Ricamora), il suo
compagno, e finisce di scontare la sua pena.
Alla fine del
processo, durante una conferenza stampa, Frank spara al governatore
per vendicarsi dei Castillo ma, durante il conflitto a fuoco muore
insieme alla povera Bonnie, colpita da una pallottola vagante.
Diversi anni più
tardi, Laurel e suo figlio Christopher,
Connor e Oliver si ritrovano al funerale
di Annalise, morta anziana di vecchiaia. I ragazzi
sono gli univi a essere rimasti in contatto dall’ultimo processo
mentre gli altri anno preso strade diverse.
Michaela, assente al funerale, è infatti riuscita
a buttarsi il passato alle spalle e a diventare un brillante
giudice. Anche Nate, grazie alla ricompensa da 20
milioni di dollari ottenuta per la sua testimonianza in tribunale,
ha aperto un centro di assistenza per le famiglie dei detenuti, in
onore di suo padre.
Anche il giovane
Christopher Castillo, figlio di Laurel e Wes,
ormai cresciuto, ha trovato la sua strada. Seguendo le orme del suo
mentore, il ragazzo si laurea in legge e diventa successivamente
docente di diritto penale alla Middleton University.
Le Regole del
Delitto Perfetto 6 dove vederla
Le prime cinque
stagioni de Le Regole del Delitto Perfetto sono
disponibili sulla piattaforma di streaming a pagamento di
Netflix. La sesta e ultima
stagione della serie, in onda negli States sul canale della
ABC, arriverà su Netflix Italia, presumibilmente, solo nel
2021. Nel frattempo, gli abbonati
Sky, potranno gustarsi le ultime puntate della
serie in onda su Fox
Italia.
Aaron Sorkin ha
parlato della possibilità di un sequel di The Social Network, il dramma biografico
diretto nel 2010 da David Fincher, che racconta la nascita di
Facebook ad opera di Mark Zuckerberg durante il
suo soggiorno ad Harvard e che proprio di recente ha festeggiato i
dieci anni dall’uscita in sala.
La sceneggiatura del film, grazie
alla quale Sorkin ha vinto l’Oscar per la miglior sceneggiatura non
originale, era basata sulla biografia “The Accidental
Billionaires” di Ben Mezrich: nel film, in
particolare, Sorkin si è concentrato sulle controversie legali nate
tra i co-fondatori del celebre social network in seguito alla sua
inaugurazione e al suo conseguente successo.
In una recente intervista con Josh
Horowitz in occasione del podcast
Happy Sad Confused, Aaron Sorkin ha parlato
della possibilità di un sequel di The Social Network, anticipando che sia lui
che il produttore Scott Rudin sarebbero entusiasti
all’idea di realizzare un nuovo film. Tuttavia, lo sceneggiatore
premio Oscar ha specificato che un sequel vedrà davvero la luce
soltanto se David Fincher accettasse di tornare alla
regia.
“Mi piacerebbe vedere un sequel.
E anche Rudin vorrebbe vederlo”, ha spiegato Sorkin.
“Credo che anche il pubblico voglia vederlo, perché quello che
abbiamo scoperto è il lato oscuro di Facebook. Voglio scrivere quel
film? Sì, lo voglio. Ma lo scriverei soltanto se David accettasse
di dirigerlo. Anche se Billy Wilder tornasse in vita e volesse
dirigere il film, io accetterei comunque soltanto se fosse
coinvolto anche David.”
A quanto pare, Aaron
Sorkin non è l’unico a volere un sequel di The Social Network. Già diverso tempo fa
Jesse Eisenberg, che è stato nominato come
miglior attore protagonista agli Oscar grazie al suo ritratto di
Zuckerberg, aveva dichiarato a IndieWire che era aperto a
fare un sequel del film e stava solo aspettando che arrivasse la
telefonata da Fincher.
Nel corso degli anni Novanta
l’attore Eddie
Murphy era uno dei re della commedia, ed ha portato
sul grande schermo personaggi divenuti iconici. Tra questi si
annovera anche quello di John Dolittle, protagonista del film
Il dottor Dolittle, uscito nei cinema di
tutto il mondo nel 1998. Dato il grandissimo successo della
pellicola, nel 2001 è stato realizzato un sequel semplicemente
intitolato Il dottor Dolittle 2, sempre con Murphy nei
panni del dottore in grado di parlare con gli animali. Questa non è
la prima volta che il personaggio viene portato al cinema, essendo
già stato protagonista di un film nel 1967. La versione di Murphy
vanta però una particolarità che lo rende unico.
Il personaggio del dottor Dolittle
nasce dalla serie di storie per bambini scritte da
HughLofting nel 1920. Il film
con Murphy, tuttavia, hanno in comunque con queste soltanto il
personaggio protagonista. Contrariamente al film del 1967, questi
due nuovi film dedicati a Dolittle sono infatti delle complete
rivisitazioni della storia originale, e non utilizzano nella loro
trama nessuno degli elementi presenti nei libri. Ciò ha permesso ai
produttori e agli sceneggiatori di avere a disposizione una
maggiore libertà creativa. Molto dei film si basa anche sulla
semplice presenza di Murphy, vero e proprio mattatore in grado di
garantire il successo delle pellicole.
Insieme i film vantano infatti un
budget complessivo di circa 140 milioni di dollari, molti dei quali
investiti negli effetti speciali, ed un guadagno a livello mondiale
di oltre 470 milioni. Tale successo spinse lo studios di
produzione, la Davis Entertainment, a realizzare ben tre sequel.
Murphy però non volle riprendere i panni di Dolittle, e così questi
si concentrarono sulla figura della figlia del celebre dottore, la
quale possiede i suoi stessi poteri. Concentrandosi però sui due
veri e propri film della serie, si possono ritrovare numerose
curiosità. Di seguito, inoltre, si vedrà dove è possibile trovare
in streaming i due film.
Il dottor Dolittle: la trama dei
film
Il dottor Dolittle (1998)
Protagonista del film è John
Dolittle, il quale sin da ragazzo si ritrova con la straordinaria
capacità di poter comunicare con gli animali. I genitori, però,
sono spaventati dalla cosa, e decidono di far esorcizzare il
figlio. Questi finisce così per dimenticare tale potere, crescendo
come un ragazzo come un altro. Diventato adulto, Dolittle è ora uno
stimato chirurgo di San Francisco, sposato e con due figlie. La sua
vita è ricca di successi, ma prende una direzione inaspettata nel
momento in cui, rischiando di investire un cane, riscopre il potere
dimenticato da tempo. In breve, le sue capacità diventano note tra
gli animali della zona, i quali iniziano a rivolgersi a lui in
cerca di aiuto.
Notando strani comportamenti in
lui, la famiglia prende la dolorosa decisione di far rinchiudere
John in una clinica psichiatrica. Qui questi ha modo di riflettere
sulle sue mancanze nei confronti della famiglia, e una volta uscito
di lì si ripromette di essere un marito e un padre migliore.
Mantenere la promessa diventa però complesso nel momento in cui una
tigre si rivolge a lui in cerca di aiuto per la sua terribile
emicrania. Dolittle dovrà dunque venire a patti con il suo dono,
accettando la missione di salvare la vita ai suoi nuovi inaspettati
amici.
Il dottor Dolittle 2 (2001)
Divenuto ormai celebre per la sua
capacità di parlare con gli animali, Dolittle è sempre più
indaffarato nel suo lavoro. Ciò lo porta a trascurare la famiglia,
e in particolare la figlia Charisse. La crisi definitiva con questa
arriva nel momento in cui si trova a dover rimandare i
festeggiamenti per potersi recare ad un appuntamento di lavoro.
Durante questo, però, Dolittle viene più volte interrotto da un
procione ed un opossum, che gli chiedono di seguirli nel bosco.
Attratto da quel mistero, il dottore arriva nel cuore di questo e
si ritrova ad essere chiamato ad una nuova missione. Gli animali lì
presenti, infatti, lo informano che la foresta sta per essere
distrutta da un’azienda di legname.
L’unico modo che Dolittle sembra
avere per poter impedire il disboscamento, e il conseguente
sfollamento degli animali, è approfittare della presenza dell’orsa
Ava. Questa appartiene infatti ad una rarissima sottospecie del
grizzly. Trattandosi dell’ultimo esemplare della sua specie, va
assolutamente protetta. Ottenuta dunque l’ingiunzione dal tribunale
per far fermare i lavori, Dolittle deve però ora assicurarsi che la
specie sopravviva. Per ottenere ciò, va alla ricerca di un orso con
cui poter far accoppiare Ava. Lo trova in Archie, maschio della
stessa specie cresciuto in un circo. L’unico problema è che questo
non è mai stato in una foresta, e non sa come relazionarsi né con
l’ambiente né con Ava.
Il dottor Dolittle: il cast dei
film
Scelto per interpretare il ruolo
del protagonista, Eddie Murphy rivelò soltanto un
piccolo grande problema. L’attore era infatti terrorizzato all’idea
di recitare insieme a veri animali, e richiese perciò che quanto
più possibile questi venissero realizzati digitalmente. Quando ciò
non era possibile, l’attore faceva lo sforzo di condividere la
stanza con questi, ma ognuna di queste scene è riconoscibile poiché
termina con Murphy in preda alle grida. Tale sforzo fu però
ricompensato, poiché grazie al dottor Dolittle Murphy ebbe modo di
consolidare ulteriormente la propria popolarità anche presso un
pubblico di piccoli spettatori. Nonostante ciò, dopo aver recitato
anche nel sequel, l’attore preferì non riprendere ulteriormente il
ruolo, preferendosi dedicare ad altri progetti.
Accanto all’attore, si ritrovano
poi gli interpreti Kristen Wilson in quelli di
Lisa Dolittle, Kyla Pratt nel ruolo di Maya
Dolittle, e Raven-Symoné per Charisse Dolittle.
Peter Boyle dà invece vita al personaggio di
Calloway, Olive Platt recita nei panni di
Mark Weller, Paul
Giamatti è Blaine Hammersmith, e Jeffrey
Tambor ricopre il ruolo del dottor Fish. Nel primo film a
dar voce agli animali protagonisti sono invece Norm
MacDonald per il cane Lucky, Chris
Rock per il maialino della Guinea Rodney,
Albert Brooks per la tigre Jacob, John
Leguizamo dà voce ad un topo e Jenna
Elfman ad un gufo. Nel sequel, invece, l’orso Archie
ha la voce di Steve Zahn, mentre l’orsa Ava è
doppiata in originale da Mandy
Mooree in italiano da Luciana
Littizzetto.
Il dottor Dolittle: dove vedere i
film in streaming e in TV
Per gli appassionati dei film, o
per chi desidera vederli per la prima volta, sarà possibile fruirne
grazie alla loro presenza nel catalogo di alcune delle principali
piattaforme streaming oggi disponibili. I due film de Il
dottor Dolittlesono infatti presenti su
Google Play, Infinity, Tim Vision e su
Disney+. In base alla
piattaforma scelta, sarà possibile noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale al catalogo. In questo modo
sarà poi possibile fruire del titolo in tutta comodità e al meglio
della qualità video. Il dottor Dolittle 2 è inoltre
in programma in televisione per giovedì 8 ottobre
alle ore 21:10 sul canale Paramount
Channel.
L’industria cinematografica non sta
passando un bel periodo a causa dell’emergenza sanitaria legata al
Covid-19. Probabilmente, fino a quando non sarà disponibile un
vaccino, è improbabile che la situazione cambi. La pandemia ha
avuto un effetto a dir poco devastante sulle uscite
cinematografiche, con la maggior parte dei blockbuster più attesi
della stagione che sono stati posticipati al prossimo anno.
A resistere, tuttavia, sembra essere
ancora Wonder
Woman 1984, l’atteso sequel diretto ancora una volta
da Patty Jenkins, che vedrà il ritorno di
Gal Gadot nei panni della guerriera amazzone. Il
sequel, nonostante sia stato posticipato già tre volte (da Giugno
ad Agosto e poi da Agosto a Ottobre), arriverà adesso nelle sale
americane a Dicembre, salvo ovviamente imprevisti dell’ultimo
minuto.
In una recente intervista con
Reuters,
Patty Jenkins ha parlato della possibilità che
il sequel arrivi direttamente in streaming, saltando ufficialmente
l’uscita in sala, come accaduto già a diversi titoli usciti
quest’anno. Tuttavia, la regista ha escluso tale possibilità,
dichiarando che Wonder
Woman 1984 è sempre stato e sempre sarà un film
concepito per l’esperienza sul grande schermo.
Patty Jenkins su Wonder Woman 1984:
“Siamo favorevoli al 100% all’esperienza
cinematografica.”
“Non si tratterà di un processo
reversibile”, ha spiegato Jenkins. “Potremmo perdere il
cinema e le sale per sempre. Potrebbe accadere quanto già successo
all’industria musicale, in cui un intero settore è crollato e
automaticamente ha smesso di essere redditizio. Credo che nessuno
voglia vivere in un mondo in cui l’unico modo per far vedere un
film ai tuoi figli è nel salotto di casa, senza un posto dove
andare perché hai fissato un appuntamento. Spero davvero che saremo
tra i primi a tornare e a riportare il cinema nella vita di
tutti.”
In seguito all’intervista, Patty Jenkins ha ribadito via
Twitter che la Warner Bros. non ha mai preso in considerazione
l’idea di far uscire WW84 direttamente in streaming:
“Un debutto in streaming non è stato mai preso in
considerazione. Siamo favorevoli al 100% all’esperienza
cinematografica per Wonder Woman 1984 e decisi a sostenere le
nostre amate sale cinematografiche.”
Wonder
Woman 1984 uscirà il 25 Dicembre 2020 in America e il
14 Gennaio 2021 in Italia. Il film è stato definito dal produttore
Charles Roven un sequel “inusuale“, che poterà in
scena lo stesso personaggio grazie al lavoro dello stesso team
creativo e che seguirà gli eventi del precedente capitolo, ma che i
fan non dovrebbero aspettarsi un seguito tradizionale
definendolo “la prossima iterazione della
supereroina”.
L’ordine cronologico del personaggio
di Diana Prince è stato già rimescolato, essendo stata introdotta
nell’era contemporanea di Batman v Superman: Dawn
of Justiceper poi tornare al vecchio secolo
con Wonder
Woman. Il sequel vedrà
ancora Gal
Gadot nei panni di Diana Prince opposta
a Kristen
Wiig, scelta per interpretare la villain Cheetah. Nel
cast figureranno anche Chris
Pine (volto del redivivo Steve Trevor)
e Pedro
Pascal (nei panni di Maxwell Lord).
Più volte il tennis è stato
protagonista al cinema, specialmente in casi recenti come con il
film Borg
McEnroe. Sport particolarmente avvincente, questo vanta
infatti scontri entrati nella storia tanto per il loro valore
culturale quanto per quello simbolico. Uno di questi è proprio
quello rappresentato nel film La battaglia
dei sessi, diretto nel 2017 da Jonathan
Dayton e Valerie Faris. Al centro della trama vi è la
celebre partita avvenuta nel 1973 tra i campioni Bobby
Riggs e Billie Jean King. Uno scontro
entrato negli annali per la sua importanza circa i discorsi sulla
parità di genere.
Scritto dalla sceneggiatrice premio
Oscar Simon Beaufoy, il film punta così a
raccontare i retroscena dietro il celebre incontro, evidenziando la
sua importanza al di là del tennis. Dopo essere stato presentato al
Telluride Film Festival, il titolo ha iniziato a raccogliere
consensi da parte della critica, che ha in particolare elogiato
l’interpretazione dei due attori protagonisti. Nonostante ciò, il
film si rivelò uno scottante insuccesso al box office. A fronte di
un budget di circa 25 milioni di dollari, il film arrivò ad
incassarne solo 18 in tutto il mondo. Un risultato nettamente al di
sotto delle aspettative, considerando il potenziale della
pellicola.
Al di là dello scarso successo
economico, il film contribuì a riportare alla luce una storia
particolarmente importante e sempre attuale. La battaglia dei
sessi si è infatti inserito in una serie di discorsi sulla
parità di genere, tematica sempre più centrale nella società
odierna. Il film vanta inoltre diverse curiosità, sia per quanto
riguarda quelle legate al cast quanto per quelle relative al
rapporto con la vera storia dietro al lungometraggio. Vederlo o
rivederlo è una buona occasione per scoprire qualcosa di più su uno
dei grandi incontri sportivi della storia.
La battaglia dei sessi: la trama
del film
È il 1973 e il tennis è uno degli
sport più seguiti e popolari del momento. Merito anche di campioni
come Bobby Riggs e la giovane Billie Jean King. Il primo, anche se
di mezz’età, continua a macinare successi, rivelandosi un grande
intrattenitore. I media e il pubblico lo adorano e lui si gode la
propria popolarità con fare provocatorio. La King, invece, è molto
più riservata e devota alla pratica dello sport tanto amato. La
giovane campionessa è però anche una devota guerriera nella lotta
contro il sessismo. A far entrare in competizione i due sono infine
alcune provocatorie battute di Riggs sul ruolo della donna sul
campo di tennis. Egli è infatti sicuro che nessuna tennista
potrebbe mai batterlo, e sfida le campionesse del momento a
provarci.
È così che nasce lo scontro con la
King, la quale inizialmente rifiuta di prestarsi al suo gioco, ma
accetta non sopportando più l’arroganza del rivale. I due iniziano
così a prepararsi per la grande sfida. Più si avvicina l’incontro,
però, più la pressione si fa alta. Lo stress, inevitabilmente,
inizia a ripercuotersi anche sulla vita privata di Billie Jean. La
giovane si trova infatti in piena crisi di identità, divisa tra il
marito e un nuovo amore verso una donna appena conosciuta. Un tale
segreto, se rivelato, potrebbe compromettere la sua carriera.
Battere Riggs, per lei, diventa allora l’unico modo per dimostrare
che le donne meritano pari trattamenti, poiché perfettamente pari
all’uomo.
La battaglia dei sessi: il cast
del film
Per dar vita ai personaggi
principali del film, la produzione si assicurò la partecipazione di
due tra i principali attori del momento. Ad interpretare Billie
Jean King è infatti la premio Oscar EmmaStone. Questa al momento di girare il film
aveva 28 anni, uno in meno rispetto a quanti ne aveva la King
all’epoca dell’incontro. Per poterle assomigliare di più, però,
oltre a sfoggiare un’inedita capigliatura la Stone si impegnò per
guadagnare circa 6 chili di muscoli. Inoltre, praticò il tennis per
diversi mesi, al fine di poter recitare senza l’utilizzo di
controfigure le scene previste a riguardo. In origine, però,
l’attrice stava rischiando di perdere il ruolo a causa di altri
impegni. Fortunatamente, riuscì infine a liberarsi e recitare nel
film.
Ad opporsi a lei nei panni di Bobby
Riggs vi è invece Steve
Carell. L’attore aveva dato prova di grandi capacità
drammatiche negli anni precedenti grazie a film come
Foxcatcher e La grande scommessa. Egli venne così
scelto per dar vita al carismatico tennista, vero e proprio
mattatore del film. Come la Stone, anche Carell aveva al momento
delle riprese quasi la stessa età che Riggs aveva al momento
dell’incontro. Anche l’attore, inoltre, venne affiancato da un
giocatore professionista per poter imparare a praticare lo sport
nel modo più corretto e credibile. Lodato per la sua
interpretazione, Carell venne poi candidato al Golden Globe come
miglior attore protagonista.
Accanto a loro si ritrovano poi
anche altri noti nomi di Hollywood. Questi sono Andrea
Riseborough, nei panni di Marilyn Bernett, amante
della King, Sarah Silverman in quelli di Gladys
Heldman, fondatrice della rivista World Tennis, e Alan
Cumming, nei panni dello stilista Ted Tinling.
Jessica McNamee interpreta invece Margaret Court,
altra nota tennista dell’epoca, mentre Bill Pulman
è il tennista Jack Kramer. Infine John C.
McGinley, celebre per aver interpretato il personaggio del
dottor Cox nella serie Scrubs, appare qui nei panni di
Herb, uno degli amici più stretti di Riggs.
La battaglia dei sessi: la vera
storia dietro al film
Nel riproporre sul grande schermo
lo scontro tra Billie Jean King e Bobby Riggs, la sceneggiatrice
del film si assicurò di essere il più fedele possibile al reale
svolgersi degli eventi. È così che, anche se in forma romanzata, è
possibile ritrovare nel film quanto realmente accaduto. È vero
infatti che prima di sfidare la King, Riggs ebbe modo di
confrontarsi con la tennista Margaret Court. Questa venne sconfitta
dall’uomo, il quale uso quella vittoria per vantarsi della sua
superiorità. Fu solo in seguito alla sconfitta della collega che la
King accettò di scontrarsi con Riggs. Questi aveva infatti proposto
sin da subito un incontro alla King, che aveva però rifiutato. Pur
di dimostrare che le affermazioni dell’avversario erano errate, si
dimostrò infine disponibile a dar vita all’incontro.
Anche quanto riportato nel film
circa le affermazioni sulle donne fatte da Riggs è vero. Il
tennista era infatti noto per le sue battute molto poco corrette
nei confronti dell’altro sesso, e ciò portò al suo desiderio di
dimostrare che quanto diceva era vero. Sfortunatamente per lui,
l’incontro con la King dimostrò la netta superiorità di questa, che
ebbe così modo di rivendicare il valore delle donne nel tennis e
nella società. Riggs e la King ammisero comunque di non essersi mai
realmente odiati, ma anzi rimasero amici dopo il loro scontro. Tra
i due nacque infatti un legame di profondo rispetto, e i loro
contatti proseguirono fino alla scomparsa di lui. Nel realizzare il
film, inoltre, è bene notare che molta dell’accuratezza circa gli
eventi è data dal coinvolgimento della vera Billie Jean King,
dichiaratasi soddisfatta dalla realisticità con cui il film ritrae
la sua storia.
La battaglia dei sessi: il trailer
e dove vedere il film in streaming
Per gli appassionati del film, o
per chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne
grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali
piattaforme streaming oggi disponibili. La battaglia dei
sessi è infatti presente su Rakuten TV, Chili Cinema,
Google Play, Infinity, Apple iTunes, Amazon Prime Video, e Tim Vision. In
base alla piattaforma scelta, sarà possibile noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale al catalogo. In questo
modo sarà poi possibile fruire del titolo in tutta comodità e al
meglio della qualità video. Il film è inoltre in programma in
televisione per giovedì 8ottobre alle ore 21:20 sul
canale Rai 3.
Mentre dovrebbe essere al lavoro sul
sequel del suo film, Benedict Cumberbatch è in
trattative per riprendere il ruolo di Doctor
Strange in Spider-Man 3, il terzo film
della nuova trilogia sull’Uomo Ragno che vede protagonista
Tom
Holland e alla produzione gli sforzi congiunti di SONY
e Marvel. Jon Watts
tornerà alla regia.
Deadline riferisce che il piano è che Cumberbatch compaia prima
a Spider-Man e poi in Doctor Strange in the Multiverse of
Madness, che Sam Raimi sta attualmente
preparando. L’idea è di avere Cumberbatch nel ruolo che Robert Downey Jr. aveva ricoperto in
Spider-Man:
Homecoming.
Marvel e Sony non hanno commentato
la notizia e non è stato possibile raggiungere i rappresentanti di
Cumberbatch per un commento. L’accoppiamento sembra naturale
dato che i due hanno collaborato con Stark e Star Lord in
Avengers: Infinity War e
sembravano avere chimica sin dall’inizio.
Cosa sappiamo di Spider-Man 3?
Di Spider-Man
3 – che arriverà al cinema il 17 Dicembre 2021 – si
sa ancora molto poco, sebbene la teoria più accredita è quella
secondo cui il simpatico arrampicamuri sarà costretto alla fuga
dopo essere stato incastrato per l’omicidio di Mysterio (e con il
personaggio di Kraven il Cacciatore che sarebbe sulle sue tracce).
Naturalmente, soltanto il tempo sarà in grado di fornirci maggiori
dettagli sulla trama, ma a quanto pare il terzo film dovrebbe
catapultare il nostro Spidey in un’avventura molto diversa dalle
precedenti…
Tom
Holland si è unito al MCU nei panni di Peter
Parker nel 2016: da allora, è diventato un supereroe chiave
all’interno del franchise. Non solo è apparso in ben tre film
dedicati ai Vendicatori della Marvel, ma anche in due
standalone: Spider-Man:
Homecoming e Spider-Man: Far
From Home. La scorsa estate, un nuovo accordo siglato
tra Marvel e Sony ha permesso al personaggio dell’Uomo Ragno di
restare nel MCU per ancora un altro film
a lui dedicato – l’annunciato Spider-Man 3 –
e per un altro film in cui lo ritroveremo al fianco degli altri
eroi del MCU. Nel cast di Spider-Man 3 ci sono confermati
Tom
Holland, Marisa
Tomei, Jon
Favreau, Zendaya.
A sei anni dal suo ultimo film,
Gone Girl – L’Amore Bugiardo, David
Fincher sceglie Netflix per tornare alla regia e racconta Mank,
la storia dietro alle quinte di Quarto Potere.
Dopo aver lanciato brand del calibro di House of
Cards e Mindhunter,David
Fincher torna a lavorare con Netflix. Il
regista dirigerà Mank, un progetto dalla
lunghissima gestazione per lui, che racconta dell’uomo che ha
condiviso con Orson Welles il premio Oscar per la
migliore sceneggiatura originale di Quarto
Potere.
A interpretare lo sceneggiatore,
Herman J. Mankiewicz, ci sarà Gary
Oldman, mentre il film è stato scritto da Howard
Fincher il padre defunto di David. Il film dovrebbe
entrare in fase di riprese il prossimo novembre a Los Angeles, e
Fincher girerà in bianco e nero. A produrre il film invece troviamo
Ceán Chaffin, frequente collaboratrice di Fincher,
e Douglas J. Urbanski che aveva già prodotto L’ora
più buia, film per il quale Oldman ha il premio Oscar come migliore
attore protagonista. Mank
doveva essere il progetto a cui David Fincher
voleva dedicarsi dopo The Game del 1997, con
Kevin
Spacey accreditato come protagonista, tuttavia la
produzione è stata rallentata a causa della decisione di Fincher di
girare in bianco e nero, proprio come Quarto Potere.
Mankiewicz è stato uno degli
sceneggiatori più noti e meglio pagati nei primi anni di Hollywood
e ha lavorato con Orson Welles per Quarto
Potere. Ex-corrispondente di Berlino per il Chicago
Tribune e critico teatrale del New York Times e del New Yorker,
Mankiewicz ha scritto alcuni dei film più importanti del suo
periodo, e sia lui che Welles hanno condiviso l’Oscar per la
migliore sceneggiatura originale per Quarto Potere
nel 1941. Altri film a cui ha lavorato durante la sua carriera
includono Il mago di Oz, L’uomo del mondo, Pranzo alle
otto, L’idolo delle folle e The Pride of St.
Louis. Oldman ha appena recitato per Netflix nel film
diretto da Steven SoderberghThe
Laundromat, il film drammatico che racconta lo scandalo
dei Panama Paper, insieme a un cast che include
Meryl Streep e Antonio Banderas.
Sempre per Netflix, David Fincher
ha prodotto la raccolta di racconti animati Love, Death &
Robots.