Home Blog Pagina 308

Manodopera: recensione del film in stop-motion

Manodopera recensione

L’animazione stop-motion, ovvero quella tecnica che consiste nello scattare un fotogramma dopo l’altro, muovendo i burattini davanti alla macchina da presa, si sta affermando sempre di più, film dopo film e oggi è finalmente considerata una tecnica valida per raccontare storie sul grande schermo, al pari delle altre forme di animazione come quella disegnata o quella in CG. Sono passati ormai trent’anni da quel settembre 1993, quando, alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Tim Burton presentò in anteprima mondiale Tim Burton’s Nightmare before Christmas, opera meravigliosa che avrebbe risvegliato dall’oblio una tecnica antica quanto il cinema ma relegata nell’ombra, per essere considerata macabra, di difficile fruizione e soprattutto non adatta ai bambini. Tanti sono stati i titoli che anno dopo anno si sono aggiunti, riaffermando la validità di un mezzo che permette di evocare sensazioni al cinema.

Manodopera, nuovo arrivato nella famiglia della stop-motion

Ultimo arrivato, solo in termini di tempo, è un piccolo meraviglioso film intitolato Manodopera, immaginato e diretto da Alain Ughetto, un animatore francese di origini italiane, autore di diversi cortometraggi e del lungometraggio Jasmine del 2013, candidato nello stesso anno all’European Film Awards come miglior film d’animazione.

Manodopera è ambientato in Piemonte agli inizi del Novecento, ai confini con la Francia e racconta la storia dei nonni dell’autore, della loro difficile vita e della speranza di un’esistenza migliore. I protagonisti, Luigi Ughetto e sua moglie Cesira, prendono la difficile decisione di varcare le Alpi, passare il confine e insediarsi con tutta la famiglia in Francia, lavorando come operai nel cantiere del traforo del Sempione, sobbarcandosi di un lavoro massacrante, pericoloso e appena sufficiente al sostentamento.

L’autore si balocca nel giocare abilmente con la finzione, le sue mani fabbricano i piccoli set e i tanti oggetti che li arricchiscono, interagiscono con i burattini e si ingegna a mettere in scena un continuo scambio tra mondo reale e i ricordi in scala ridotta. Immagina un dialogo con la nonna, struggente, poetico, estremamente sincero. La finzione dichiarata dei materiali è una scelta vincente e diventa un espediente narrativo geniale. Il cartone ondulato diventa tenace legno da segare, il polistirolo simula la roccia tagliente e pericolosa della montagna, i trucioli si trasformano in fieno e gli alberi sono dei broccoletti acquistati al mercato.

Nel film si parla di una vita difficile, incerta, della fatica, della fame, della malattia e della morte, sempre con grande sensibilità, mai cadendo nel pietoso o nella tentazione di ottenere facili sentimentalismi.

Un titolo dal significato doppio

La manodopera del titolo italiano ha dunque una duplice valenza, indica il pesante lavoro svolto dagli emigranti, ma è anche un riferimento diretto al sapore artigianale del film, alla costruzione sullo schermo di ogni dettaglio di un microcosmo evocativo, che per una magia singolare risulta più vero del vero, comunicando informazioni visive degne di un documentario o di un filmato d’epoca.

Il titolo originale francese è invece Interdit aux chiens et aux Italiens, ovvero ‘Vietato ai cani e agli italiani’, sicuramente più duro, diretto e rappresentativo della reputazione e del trattamento razzista i nostri connazionali erano destinati a subire.

Alain Ughetto racconta “Noi tutti conserviamo dei ricordi di nostro padre, di nostra madre, un po’ dei nostri nonni, ma poi poco altro: tutto il resto appartiene alla Storia. La mia idea era quindi quella di tornare indietro nel tempo, intrecciando la mia memoria familiare ed intima con l’evocazione storica.” E ancora “Nella mia famiglia, quando eravamo seduti a tavola, mio padre raccontava sempre che in Italia, in Piemonte, c’era un paese chiamato Ughettera, dove tutti gli abitanti si chiamavano Ughetto, come noi. Quando mio padre morì, decisi di andare a controllare. Esisteva per davvero: Ughettera, la terra degli Ughetto! La mia ricerca iniziò quel giorno di nove anni fa e, con essa, nacque anche la storia di questo film.

Un lavoro tecnico molto valido

L’animazione è tecnicamente molto valida, dal sapore artigianale dichiarato, come già detto, ma sempre fluida, funzionale, anche nelle scene con tanti personaggi e azioni complesse da gestire con burattini da muovere fotogramma per fotogramma. Peccato per il gesticolare reiterato, tipico dell’idea delle movenze di una certa italianità esagerata e macchiettistica, che stona con attori in carne e ossa e non aiuta a sostenere un approccio reale, seppure simulato in animazione. Ma è un piccolo dettaglio, sicuramente perdonabile per questo piccolo gioiello animato.

Le musiche sono di Nicola Piovani e contribuiscono a donare fascino e poesia al racconto, essendo intrise della dolce malinconia evocativa che sempre caratterizza le partiture del compositore premio Oscar.

Manodopera è stato premiato con il ‘Prix du jury’ al Festival internazionale del film d’animazione di Annecy del 2022 e con l’European Film Awards per il miglior film d’animazione sempre nel 2022. In occasione della proiezione nel film nelle sale italiane è stata allestita la mostra ‘Vietato ai cani e agli italiani’ presso il MEI, il Museo Nazionale dell’Emigrazione Italiana di Genova, che rimarrà visitabile fino 24 settembre. L’esposizione permette di ammirare una serie di valigie di cartone, simbolo degli emigranti italiani, nelle quali sono allestiti piccoli set con i personaggi del film.

Poesia e memoria a passo uno

Manodopera è un piccolo manufatto cinematografico, prezioso e sentito, ma da guardare e gustare con la giusta predisposizione, è poesia e memoria a passo uno. Rappresenta certamente un ulteriore importante tassello per l’affermazione e la diffusione dell’animazione stop-motion, ma rischia purtroppo di essere schiacciato o frainteso di fronte a colossi animati spettacolari realizzati con questa tecnica e sempre più diffusi.

 
 

Patagonia: recensione di una storia italiana di libertà

patagonia recensione

Spazi più sognati che esplorati, due personaggi ricchi di sfaccettature, una storia capace di sfidare su più livelli, l’altro mondo che Simone Bozzelli ha messo nel suo Patagonia – in sala dal 14 settembre, grazie a Vision Distribution – è qualcosa di talmente semplice da non poter non nascondere di più. “Un’illusione di libertà”, come la chiama il regista, o “un gioco di forza e dipendenza” che all’ultimo Festival di Locarno aveva conquistato il Premio Ecumenico delle Chiese riformate e la Chiesa cattolica in Svizzera. Anche per la tensione creatasi tra Andrea Fuorto e Augusto Mario Russi, così diversi e insieme simili a quello che molti vivono nel proprio quotidiano.

Ragazzi perduti, in Abruzzo

Loro, i due protagonisti. Con Yuri, ragazzo rinchiuso in una vita senza scintille da una zia che lo tratta come un bambino, che trova in Agostino, un girovago già uomo ma con lo spirito di un ragazzino, la spinta ad andarsene e a lasciarsi dietro una gabbia di troppo amore e un noioso paese della costa abruzzese. Reclutato come assistente da ‘Ago’, animatore di feste di compleanno per bambini, sale sul suo camper e inizia una vita nomade. On the Road, tra Agostino e Yuri nasce un rapporto ambiguo fatto di premi e punizioni e la promessa di un viaggio nella terra del fuoco, in Patagonia. Ma prima bisogna lavorare, guadagnare. A lavorare, però, è sempre più Yuri, soprattutto quando Agostino spegne il camper in un villaggio improvvisato dove è sempre festa a suon di techno. Così per Yuri la Patagonia diventa sempre più lontana. E il rapporto con Agostino sempre più claustrofobico, come le pareti di quel camper.

Neverland, tra Teramo e la Patagonia

“Seduttore e un po’ sbruffone, avventuroso e travolgente”, così Bozzelli definisce Peter Pan, esplicitamente evidenziando la connessione tra il protagonista senza tempo del capolavoro di James Matthew Barrie con l’Agostino dell’esordiente Augusto Mario Russi, figura ingombrante, onnipresente, a tratti molesta, intorno al quale tutto ruota e che tutto muove, nel bene e nel male.

Ma c’è di più in questa sorta di ammaliante e ambiguo mangiafuoco che attrae il giovane e – inevitabilmente – innocente “Rapagnetta Yuri” di Andrea Fuorto (L’arminuta, War – La guerra desiderata). I due offrono una prova notevole, in combinata, orchestrati dal regista, che a loro si affida, trascinandoli dalle coste di Silvi Marina (Teramo) e Montesilvano (Pescara) alla Black Rock City de noantri allestita in una cava della Magliana.

Territori che da subito oppongono la loro durezza – e di un dialetto che abbisogna di sottotitoli – al candore spaesato del giovane, per troppo tempo chiuso in una gabbia che lo proteggesse dal mondo, per il quale non sembrava adatto. E con il quale, evidentemente, voleva confrontarsi. A ogni costo. Confusamente, in maniera scomposta, come anche il film mostra, con un andamento diseguale – voluto o meno, poco importa – e una (forse troppo) lunga e ridondante parte centrale.

Amore e dipendenza, Amore è dipendenza

Tutto è però propedeutico a quel che sarà: Per Ago, che con il fuoco tenta di alleggerire il peso dell’esistenza e delle relazioni senza riuscire a liberarsi delle radici che rispuntano nel suo sogno di libertà, per Yuri, che abituato a dipendere da qualcuno e a non essere abbastanza conquista gradualmente la forza di decidere da solo di voler subire anche le punizioni più ingiuste, e per gli spettatori. Che il film sottopone a diverse prove – molestie fisiche e psicologiche comprese – prima di ricompensare con un finale che giustifica le vessazioni, la perdita della speranza, dell’innocenza, il rischio di esser passati dal vivere rinchiusi in una famiglia tradizionale a un camper malmesso. Per una volta, la scuola della strada – e dell’arte di strada – tanto citata a sproposito dal popolo della rete, acquista corpo, e dignità. E offre spunti di riflessione sui concetti di libertà e dipendenza, anche nella fissità esasperata di certe sequenze, nell’accettazione del dolore e del male come reagente o dell’attesa di un Godot che stavolta potremmo essere noi.

 
 

Natalie Portman pensa che l’idea di uno “sguardo femminile” sia “riduttiva dell’individualità delle donne”

Natalie Portman
Natalie Portman al Festival di Cannes - Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Natalie Portman potrebbe essere una femminista schietta e co-fondatrice di una squadra di calcio guidata da donne (Angel City FC), ma non crede nel cosiddetto “sguardo femminile“. In un’intervista con Vanity Fair France per il numero del decimo anniversario della rivista, rilasciata prima dello sciopero del SAG-AFTRA, Natalie Portman ha sostenuto che “dire che una regista donna ha uno sguardo particolare è riduttivo dell’individualità e dei punti di vista delle donne“. L’attrice laureata ad Harvard ha anche affermato che il genere non è un fattore nella scelta dei progetti. “Le registe donne dovrebbero avere le stesse opportunità dei loro colleghi uomini. Ma l’esperienza di lavorare con un regista ha a che fare con l’individuo e non ha nulla a che fare con il genere“, ha detto Natalie Portman.

La Portman, che si è recentemente trasferita a Parigi con il marito Benjamin Millepied e i loro due figli, ha parlato anche del suo prossimo progetto “May December”, diretto da Todd Haynes. In “May December” (che ha coprodotto tramite la sua etichetta MountainA), Portman interpreta Elizabeth Berry, una famosa attrice che si prepara per un ruolo che si reca a Savannah per incontrare Gracie (Julianne Moore), un personaggio vagamente ispirato a Mary Kay Letourneau. Durante il suo soggiorno, Elizabeth sviluppa sentimenti ambivalenti nei confronti di Gracie e del marito trentenne Joe, con il quale ha iniziato ad avere una relazione quando lui aveva 13 anni. Parlando dell’approccio non giudicante di Haynes all’argomento polemico del film, Portman ha detto che “ha una conoscenza approfondita del comportamento umano. I suoi personaggi femminili sono complessi e multidimensionali”.

La Portman è stata anche interrogata da Vanity Fair France sulla sua esperienza al debutto cinematografico all’età di 11 anni in “Leon: The Professional” di Luc Besson. Nel thriller interpreta Mathilda, un’orfana di 12 anni, che sviluppa un legame romantico con un sicario (Jean Reno). Anche se a maggio è stata citata dal The Hollywood Reporter  dicendo che c’erano “alcuni aspetti a dir poco imbarazzanti” nel film, ha detto alla rivista francese che ha ricordi felici delle riprese. Tutti mi trattavano come un bambino e si prendevano cura di me. Ogni giorno era come il mio compleanno“, ha detto Portman. “Leon: The Professional”, tuttavia, non è stato inserito nel tributo a Portman al Deauville Film Festival lo scorso fine settimana.

 
 

Jessica Chastain rivela che a Michael Franco è stato suggerito di non ingaggiarla per Memory

Jessica Chastain
Jessica Chastain sul red carpet di Venezia 80 - Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Jessica Chastain ha ottenuto recensioni stellari ai Festival di Venezia e Toronto per la sua interpretazione in “Memory” di Michel Franco, ma il ruolo forse non si sarebbe mai materializzato all’attrice se Michel Franco avesse ascoltato qualche consiglio sbagliato. Parlando con IndieWire, Jessica Chastain e Michel Franco hanno rivelato che lui era stato avvertito che lei sarebbe stata “un incubo e una diva” con cui lavorare dopo aver vinto l’Oscar come migliore attrice. Jessica Chastain è andata a girare  “Memory” poco dopo aver vinto l’Oscar per “Gli occhi di Tammy Faye”. Poiché a volte ho fatto cose più grandi e ho ricevuto molta attenzione negli ultimi tempi, [c’è stata l’idea] che non sarei stata interessata a stare su un set senza una roulotte“, ha detto Jessica Chastain. “Abbiamo vinto gli Oscar e io li ho vinti per ‘Tammy Faye’. Subito dopo mi sono presentato sul set per fare “Memory“. Michel ha detto che molte persone gli hanno detto: “Oh, Jessica lascerà il tuo film perché ha appena vinto un Oscar“.

Oppure che arriverà e diventerà un incubo e una diva“, ha aggiunto Franco. “Ho detto loro che non ne sapete neanche la metà. Lei è l’opposto. Si presenterà soddisfatta, felice e sarà produttiva. La gente ha tanta paura degli attori. Non so perché. Il modo peggiore per avvicinarsi a un attore o a qualsiasi persona è avere paura, e se indichi la direzione sbagliata allora sì, tutti i tuoi incubi diventeranno realtà”. Michel Franco ha detto che coloro che lo hanno messo in guardia sono rimasti scettici nei confronti della Chastain. “Erano tutti perplessi”, ha detto. “Ad esempio, cosa faremo con questa attrice vincitrice dell’Oscar? Non sto facendo un film per essere coccolato“, ha aggiunto Jessica Chastain a IndieWire . “Se voglio farmi coccolare, vado in una spa. Sto facendo un film per lavorare ed essere creativo. Non ho bisogno di sedermi da solo in una roulotte”.

Jessica Chastain  non aveva una roulotte per “Memory” e si è anche pettinata da sola e ha scelto i vestiti del suo personaggio. Nel film interpreta Sylvia, un’assistente sociale e alcolizzata che diventa la badante di un vecchio compagno di scuola superiore affetto da demenza (interpretato da Peter Sarsgaard, che ha vinto il premio come miglior attore a Venezia per la sua interpretazione).

 
 

Marvel Studios: I lavoratori degli effetti visivi votano all’unanimità per la sindacalizzazione con IATSE

Marvel Studios

Con una mossa storica, i lavoratori degli effetti visivi dei Marvel Studios hanno votato all’unanimità a favore della sindacalizzazione con l’lliance of Theatrical Stage Employees (IATSE) in un’elezione tenuta dal National Labor Relations Board (NLRB), ha annunciato mercoledì la società. Ciò segna la prima volta che un’unità composta esclusivamente da lavoratori VFX si unisce al sindacato IATSE. I lavoratori dei Marvel Studios inizialmente hanno presentato domanda per le elezioni il 7 agosto, e i voti sono stati espressi e raccolti tra il 21 agosto e l’11 settembre. Durante il conteggio del 12 settembre, tutti i voti erano a favore della sindacalizzazione con IATSE e zero erano contrari.

Oggi, i lavoratori VFX dei Marvel Studios hanno parlato con una voce unanime e collettiva, chiedendo una retribuzione equa per le ore lavorate, assistenza sanitaria, un ambiente di lavoro sicuro e sostenibile e rispetto per il lavoro che svolgono“, Mark Patch, organizzatore VFX per IATSE , si legge in un comunicato. “Non potrebbe esserci una dichiarazione più forte che evidenzi la schiacciante necessità per noi di continuare il nostro lavoro e portare tutele e standard sindacali a tutti i lavoratori VFX in tutto il settore. E non potrebbe esserci esempio più forte del coraggio e della solidarietà di questi lavoratori del fatto che ognuno di loro dichiari ‘sindacato SÌ!‘”

Il voto arriva in un momento in cui i film Marvel, come il tiepido “Ant-Man and the Wasp: Quantumania” di quest’anno e altri blockbuster ricchi di effetti speciali, come “Spider-Man: Across the Spider-Verse”, sono stati sotto accusa per il grande carico di lavoro e le scadenze ravvicinate imposte ai team VFX. Finora, i Marvel Studios sono l’unico team VFX interno sindacalizzato con IATSE, ma lo staff VFX di Walt Disney Pictures si è recentemente trasferito a sindacalizzare a fine agosto. Si tratta di un evento storico e sono felice di farne parte“, ha dichiarato Thomas Barnard, coordinatore VFX della Marvel. “Questo non solo cambierà radicalmente il gioco aumentando la qualità della narrazione attraverso il nostro lavoro, ma sarà anche un enorme passo avanti nel prenderci cura delle persone non celebrate che hanno contribuito a costruire l’industria.”

Il prossimo passo per il sindacato è quello di impegnarsi in negoziati di contrattazione collettiva con i dirigenti dei Marvel Studios al fine di redigere un contratto che soddisfi le esigenze dei lavoratori. Al momento le date delle trattative devono ancora essere fissate. Il voto per la sindacalizzazione arriva nel mezzo degli scioperi in corso di WGA e SAG-AFTRA, mentre le corporazioni continuano a cercare contratti equi con l’Alleanza dei produttori cinematografici e televisivi. Il conteggio di oggi dimostra che la richiesta senza precedenti di sindacalizzazione in nuovi settori dell’industria dell’intrattenimento è molto reale“, ha affermato il presidente internazionale di IATSE Matthew D. Loeb. “A questi lavoratori degli effetti visivi, mi congratulo con voi per la vostra storica vittoria. Il vostro coraggio, determinazione e unità sono un faro per i lavoratori non solo del VFX, non solo dell’intrattenimento, ma dei lavoratori di ogni settore in questo paese e oltre. Inizierai i negoziati con Marvel e Disney con il pieno appoggio e supporto della nostra forte alleanza di 170.000 persone. La tua lotta è la nostra battaglia”.

 
 

Hugh Jackman e sua moglie Deborra-Lee Furness si separano

Hugh Jackman 2022
Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Arriva una brutta notizia per i fan della coppia “normale” Hugh Jackman e sua moglie Deborra-Lee Furness, secondo quanto abbiamo appreso nelle ultime ore l’attore australiano e sua moglie hanno annunciato la loro separazione, dopo 27 anni di matrimonio. “Abbiamo deciso di separarci per perseguire il nostro sviluppo personale“, hanno spiegato in una dichiarazione congiunta alla rivista People. Nel comunicato unico la coppia ha detto di aver “avuto la fortuna di vivere quasi tre decenni insieme, come marito e moglie, in un matrimonio meraviglioso e amorevole. Stiamo intraprendendo questo nuovo capitolo con gratitudine, amore e gentilezza“, hanno aggiunto i due ex.

I due attori si sono conosciuti nel 1995 sul set della serie ‘Corelli’ e si sono sposati un anno dopo. All’epoca Deborra-Lee Furness si era già fatta un nome come attrice – in particolare con il suo ruolo di motociclista vendicativa in ‘Shame’ -, mentre Hugh Jackman era ancora una giovane matricola fresca di studi d’arte drammatica.  Hugh Jackman ha ora 54 anni, Deborah-Lee Furness 67. La coppia ha due figli: Oscar di 23 anni e Ava di 18. “La nostra famiglia è stata e sarà sempre la nostra più grande priorità”, hanno ricordato i due attori nella loro nota stampa. Da anni la coppia appare regolarmente sui tappeti rossi di tutto il mondo. Ad aprile Hugh Jackman ha celebrato il loro 27mo anniversario di matrimonio su Instagram. “Ti amo così tanto. Insieme abbiamo creato una bellissima famiglia. La tua risata, il tuo spirito, la tua generosità, il tuo umorismo, la tua impertinenza, il tuo coraggio e la tua lealtà sono un dono incredibile per me“, ha scritto l’attore alla moglie.

Hugh Jackman sarà prossimamente nuovamente nei panni di Wolverine nell’annunciato e attesissimo Deadpool 3, che lo vedrà al fianco del protagonista Ryan Reynods.

 
 

Paul Dano ha trascorso due giorni e “70 o 80 riprese” per la scena finale di The Batman

Paul Dano
Paul Dano al Festival di Cannes - Foto di Luigi De Pompeis © Cinefios.it

In un nuovo profilo su Paul Dano pubblicato da The Guardian, il regista di The Batman, Matt Reeves, ha confermato di aver filmato “70 o 80 riprese” dello scontro finale tra l’Enigmista e Batman nel suo cinecomics DC di successo del 2022. Paul Dano ha interpretato il ruolo del cattivo del film al fianco di Robert Pattinson. Il film ha ottenuto recensioni entusiastiche ed è stato un successo al botteghino con 771 milioni di dollari in tutto il mondo. Un sequel uscirà nel 2025. Paul ama fare molte riprese, così come me“, ha detto Matt Reeves. “Abbiamo impiegato due giorni per la scena finale tra lui e Robert Pattinson nei panni di Batman. Dobbiamo aver fatto facilmente 70 o 80 riprese. Paul ama esplorare. È ossessivo in quel modo.”

C’erano tutti questi momenti nei panni dell’Enigmista in cui veniva solleticato da qualcosa e poi andava su tutte le furie. Non sapevi mai da una ripresa all’altra dove sarebbe arrivato quel cambiamento“, ha continuato Reeves. “Stavo seduto lì con le cuffie, cercando di soffocare le risate perché faceva sempre qualcosa di sorprendente. Paul mi chiedeva: ‘Era pazzesco? Era troppo?” Direi: ‘No, è fantastico. Facciamone un altro.” Paul Dano si è guadagnato elogi per la sua interpretazione dell’Enigmista. Reeves ha rivelato l’anno scorso che per una scena che richiedeva a Dano di registrare la sua voce quando si sentiva l’Enigmista al telefono, l’attore ha registrato 200 riprese. [Paul Dano] dice: ‘OK, lasciami provarne uno in cui sono fuori dalla telecamera e infilo la testa dentro. Fammi provare uno in cui sono già seduto lì‘”, disse Reeves in quel momento. “Sta dirigendo questo spettacolo teatrale individuale su un iPhone… È stata la vertigine che mi ha davvero colpito. Chiamando a gran voce il tempo che passa, come se fosse un conduttore di un quiz televisivo. Era così inventivo e creativo. È anche molto critico con se stesso”.

Dato che l’Enigmista di Paul Dano ha concluso The Batman imprigionato accanto al Joker (Barry Keoghan), è probabile che possa apparire nel sequel del film. “The Batman – Parte 2” uscirà il 3 ottobre 2025 da Warner Bros.

The Batman – Parte 2: tutto quello che sappiamo sul film

Quando è stata annunciata la nuova lista DCU, James Gunn ha confermato che i film di Reeves rimarranno separati dalla DCU, quindi questo film, insieme al sequel Joker: Folie à Deux di Todd Phillips, sarà considerato un racconto di “Elseworlds”. Finora si sa poco della trama di The Batman – Parte 2, anche se è certo che Robert Pattinson tornerà nei panni del Cavaliere Oscuro protagonista. Il primo film ha preso introdotto il Joker e lasciato vivo l’Enigmista imprigionato ad Arkham, quindi uno o entrambi questi iconici antagonisti potrebbero tornare nel nuovo film.

Si avrà poi un spin-off Il Pinguino, personaggio interpretato da Colin Farrell e presente in The Batman. Se anche The Batman – Parte 2 dovesse avere successo, è probabile che si decida di espandere ulteriormente tale universo narrativo, includendo nuovi personaggi e nuovi villain, magari con opere a loro interamente dedicate. Al momento, oltre al ritorno di Il Pinguino e dell’Enigmista di Paul Dano, per The Batman – Parte 2 si vocifera che i villain possano essere il Joker brevemente interpretato da Barry Keoghan nel primo film e Clayface.

 
 

Aquaman 2: James Wan sul ruolo ridotto di Amber Heard, “il sequel non ha mai dato priorità a Mera”

Aquaman 2
Courtesy of Warner Bros. Picture

Sulla scia del debutto del primo atteso trailer di Acquaman 2, che si intitolerà Aquaman e il Regno Perduto, il regista James Wan ha parlato con Entertainment Weekly di molte delle voci che circolano sul sequel DC. Il film è stato attenzionato da notizie che hanno raccontato di una disastrosa post-produzione che presumibilmente ha incluso tre cicli di nuove riprese mentre il film si trovava nel bel mezzo della revisione esecutiva dei DC Studios, che ora è stata affidata a James Gunn e Peter Safran. I due Co-CEO stanno guidando un nuovo universo DC al di fuori di quello per cui è stato concepito “Acquaman 2”. In merito al film il regista ha commentato: “La cosa difficile all’inizio era non sapere se ‘Aquaman’ sarebbe uscito prima o dopo [‘The Flash‘]. Quindi, dovevamo solo essere preparati”, ha detto Wan. “Alla fine, la cosa migliore che direi di questo film è che non è collegato in alcun modo a nessuno di quei film. Questa è la conclusione.”

I rapporti affermavano che attori di Batman come Ben Affleck e Michael Keaton sarebbero stati coinvolti nelle riprese di “Aquaman 2“, ma sarebbero apparsi anche in “The Flash“. Ciò significa che Wan non ha avuto bisogno di utilizzare Batman dopo tutto dai tempi di “The Flash”? “Questo è un ‘no comment’, in questo momento”, ha detto. “Dovrai aspettare che esca il film.” Secondo Entertainment Weekly, Wan non ha contestato l’affermazione secondo cui James Gunn “ha avuto un peso” sul sequel di “Aquaman” ora che è a capo dei DC Studios, ma James Wan ha aggiunto: “Conosco James da molto tempo, giusto? Siamo ragazzi dell’horror e quindi sono decisamente aperto alle idee. Ma, alla fine, questo è il mio film”. Wan ha anche insistito sul fatto che le riprese di “Aquaman 2” non erano diverse da quelle di qualsiasi altro importante film di Hollywood. “Abbiamo grandi attori in questo film, e il programma di tutti è davvero duro“, ha detto. “Quindi abbiamo dovuto suddividere il nostro programma di riprese in sezioni. Gireremo un po’ qui adesso, perché questo attore è disponibile, e poi faremo un’altra ripresa adesso, perché questo ragazzo è disponibile. Le persone dicono, ‘Oh, stanno facendo un sacco di riprese diverse!’ No. Se li combinassimo tutti insieme, in realtà non sarebbe un numero così elevato di giorni”.

Il ruolo di Amber Heard è stato ridotto in Aquaman 2?

A James Wan è stato chiesto anche di Amber Heard, che interpreta Mera nella serie di film a fumetti. Durante il processo per diffamazione del 2022 che coinvolge Johnny Depp, la Heard ha affermato in tribunale che la Warner Bros. “non voleva includermi” nel sequel di “Aquaman” a causa delle conseguenze del suo divorzio da Depp. Ha detto che il suo ruolo nel sequel è stato “ridotto” e le scene d’azione sono state “tolte”. Secondo Wan, tuttavia, il sequel non è mai stato pensato per concentrarsi su Mera e Aquaman come aveva fatto il primo film nel 2018. Ha detto che “Aquaman 2” ha sempre dato priorità alla relazione di Aquaman con il suo malvagio fratellastro, Orm (Patrick Wilson), rispetto al rapporto con Mera.

L’ho sempre proposto a tutti fin dall’inizio“, ha detto Wan. “Il primo ‘Aquaman’ era il viaggio di Arthur e Mera. Il secondo film sarebbe sempre stato Arthur e Orm. Quindi, il primo era un film d’azione-avventura romantico, il secondo è un film d’azione-avventura di bromance. Lasceremo le cose a questo”.

Ci sarà un potenziale Aquaman 3? 

Per quanto riguarda un potenziale terzo film di “Aquaman”, Wan ha confermato che “abbiamo messo a punto alcune cose nel secondo film a cui potrete sicuramente attingere in un terzo”. Tuttavia, Wan ha sottolineato di non avere piani o storie per “Aquaman 3” in questo momento. Dirigerebbe? “Non lo so”, ha detto. “Questo film ha assorbito così tanto della mia vita, così tanto del mio tempo, tutto ciò a cui riesco a pensare ora è prendermi una lunga pausa.””Aquaman e il Regno Perduto” uscirà nelle sale il 20 dicembre da Warner Bros.

 
 

Il Colore Viola: un nuovo video anticipa il tocco moderno del nuovo musical

Il Colore Viola febbraio in sala

Warner Bros. ha rilasciato un nuovissimo video di Il Colore Viola (The Color Purple) il suo prossimo adattamento cinematografico del pluripremiato musical di Broadway. L’arrivo nelle sale è previsto per il 25 dicembre 2023. La featurette mostra il cast e i produttori tra cui Oprah Winfrey, Halle Bailey, Ciara, Taraji P. Henson e altri mentre discutono di ciò che il pubblico può aspettarsi di vedere dal film. Prende in giro anche la svolta moderna del regista Blitz Bazawule al classico film di Steven Spielberg del 1985.

Il film è incentrato sulla straordinaria sorellanza di tre donne che condividono un legame indissolubile. Segue Celie e altre donne afroamericane nel sud degli Stati Uniti negli anni ’30 e le loro lotte contro il razzismo e la vita nella classe sociale inferiore. Celie fatica anche a trovare la sua identità dopo aver subito abusi da parte di vari uomini nella sua vita nel corso degli anni.

Warner Bros. Pictures vi invita a vivere la straordinaria storia di amicizia e fratellanza di tre donne che condividono un legame indissolubile in Il Colore Viola (The Color Purple). Questa audace rivisitazione dell’amato classico è diretta da Blitz Bazawule (“Black Is King”, “The Burial of Kojo”) e prodotta da Oprah Winfrey, Steven Spielberg, Scott Sanders e Quincy Jones. Sono protagonisti de “Il Colore Viola”, Taraji P. Henson (“What Men Want – Quello che gli uomini vogliono”, “Il diritto di contare”), Danielle Brooks (“Peacemaker”, “Orange Is the New Black”), Colman Domingo (“Ma Rainey’s Black Bottom”, “Fear the Walking Dead”), Corey Hawkins (“In the Heights”, “BlacKkKlansman”), H.E.R. (“Judas and the Black Messiah”, “La Bella e la Bestia: 30° Anniversario”), Halle Bailey (“La sirenetta”, “Grown-ish”), Aunjanue Ellis-Taylor (“Una famiglia vincente – King Richard”, “Se la strada potesse parlare”) e Fantasia Barrino (al suo debutto in un lungometraggio).

La sceneggiatura di Il Colore Viola (The Color Purple) è di Marcus Gardley (“Maid”, “The Chi”), basata sul romanzo di Alice Walker e sul musical teatrale e il suo conseguente libro di Marsha Norman. Musiche e testi sono a cura di Brenda Russell, Allee Willis e Stephen Bray. I produttori esecutivi sono Alice Walker, Rebecca Walker, Kristie Macosko Krieger, Carla Gardini, Mara Jacobs, Adam Fell, Courtenay Valenti, Sheila Walcott e Michael Beugg. Ad affiancare il regista Blitz Bazawule dietro la macchina da presa è il team composto dal direttore della fotografia Dan Laustsen (“John Wick 4”, “La forma dell’acqua – The Shape of Water”), lo scenografo Paul Denham Austerberry (“The Flash”, “The Twilight Saga: Eclipse”) e il montatore Jon Poll (“Bombshell – La voce dello scandalo”, “The Greatest Showman”). Le coreografie sono di Fatima Robinson (“Il principe cerca figlio”, “Dreamgirls”) e i costumi di Francine Jamison-Tanchuck (“Emancipation – Oltre la libertà”, “Quella notte a Miami… …”).

I supervisori musicali sono Jordan Carroll (“The Greatest Showman”, “Godfather of Harlem”) e Morgan Rhodes (“Space Jam: New Legends”, “Selma – La strada per la libertà”); le musiche sono di Kris Bowers (“Una famiglia vincente – King Richard”,”, “Green Book”) e i produttori esecutivi musicali sono, Nick Baxter (“Babylon”, “CODA – I segni del cuore”), Stephen Bray (“Respect”, “Juanita”) e Blitz Bazawule. Warner Bros. Pictures presenta, una produzione Harpo Films, Amblin Entertainment, Scott Sanders e QJP, “Il Colore Viola”. Il film sarà distribuito nelle sale italiane da Warner Bros. Pictures nel 2024.

 
 

Apple sospende gli accordi con i produttori, tra cui Natalie Portman e Adam McKay

Apple TV+

Apple è diventata l’ultima società di intrattenimento a sospendere ulteriori accordi complessivi e first-look questo mese, poiché lo sciopero della WGA sta superando la soglia dei quattro mesi e mezzo. Come nel caso delle altre recenti sospensioni di Disney, NBCUniversal, Warner Bros. TV e CBS Studios, ad essere colpiti sono i produttori che non scrivono e che attualmente non forniscono servizi a causa degli scioperi in corso di WGA e SAG-AFTRA. Secondo Deadline che tra i pochi accordi sospesi ci sono quelli con la MountainA di Natalie Portman, la società che ha formato con la produttrice Sophie Mas, e la Hyperobject Industries di Adam McKay. Un rappresentante di Apple ha rifiutato di commentare.

Numerosi accordi di alto profilo dello streamer con produttori non-scrittori sono ancora in corso mentre stanno lavorando su progetti, tra cui Playtone di Tom Hanks e Gary Goetzman, che è dietro la prossima serie Apple Masters of the Air. Anche a Martin Scorsese, che ha firmato un contratto cinematografico e televisivo con lo streamer nel 2020, è stato impegnato a finire e promuovere il suo prossimo film di Apple Killers of the Flower Moon.

Le sospensioni della Disney, annunciata all’inizio di questa settimana, includevano accordi con Gina Rodriguez e gli ex membri del cast di ThIs Is Us Justin Hartley, Milo Ventimiglia e Mandy Moore presso 20th Television, Yara Shahidi e Marc Webb presso ABC Signature così come Hiro Murai, Billy Porter e Stacey Sher presso Produzioni FX. Gli studi forniranno gli stipendi agli assistenti interessati fino alla fine del 2023 e ai dirigenti dello sviluppo fino alla prima settimana di ottobre.

L’elenco delle sospensioni di WBTV  includeva nomi importanti  come Greg Berlanti, Bill Lawrence e Mindy Kaling. Gli  studi NBCUniversal – sia cinematografici che televisivi – hanno sospeso i patti  per Broadway Video di Lorne Michaels e Seven Bucks Prods di Dwayne Johnson, tra gli altri. I CBS Studios hanno sospeso gli accordi con aziende come Stage 29 di Phil McGraw e Franklin Entertainment di DeVon Franklin. Lo studio continuerà inoltre a pagare gli stipendi agli assistenti associati ai contratti a termine sospeso fino alla fine del 2023.

Gli studi televisivi hanno avviato la prima ondata di sospensive degli accordi generali e di first-look – principalmente con gli sceneggiatori – all’inizio di maggio, a pochi giorni dall’inizio dello sciopero della WGA. Ci sono state più sospensioni negli ultimi due mesi poiché sempre più produttori hanno terminato il lavoro sugli spettacoli nel mezzo di una chiusura della produzione del settore.

 
 

Saw X: una clip rivela l’uso terrificante della trappola per gli occhi

Saw X

Una nuova clip di Saw X rivela per cosa Jigsaw sta usando l’orribile trappola per gli occhi presente nei trailer del film. Condivisa esclusivamente da Bloody Disgusting, la clip di Saw X vede un custode dell’ospedale svegliarsi legato a una sedia. Attaccati ai suoi occhi ci sono due lunghi tubi di plastica, mentre altri dispositivi meccanici sono legati attorno alle sue dita. Jigsaw/John Kramer dice all’uomo che ha 60 secondi per girare un quadrante cinque volte, e ogni volta che lo fa gli si rompe un dito. Se non riesce a completare l’incarico, i tubi attaccati ai suoi occhi gli faranno perdere la vista. Saw X è il nuovo horror del franchise di successo SAW che vedrà il ritorno di Tobin Bell nei panni dell’iconico personaggio Jigsaw/John Kramer

Il regista ha anche notato che spera di mantenere il titolo provvisorio di Saw X come nome del film, sottolineando che “torna alle radici di ciò che rende Saw così speciale”. Ha poi elogiato l’intero cast, inclusa la star di ritorno Tobin Bell, così come altri che hanno lavorato al film. “Spero che potremo usare il titolo Saw X perché questo capitolo torna davvero alle radici di ciò che rende Saw così speciale per me e per tutti gli altri che amano la saga di John Kramer“, ha detto Greutert. “Grazie di cuore a tutto il cast, non tutti quelli che posso nominare qui ma inclusi Tobin Bell, Shawnee Smith, Synnøve Lund, Steven Brand, Renata Vaca… e tutti gli altri che hanno contribuito a realizzare tutto questo, così come i produttori Mark Burg, Oren Koules, Ulrich Maier, Erick Ahedo e Lionsgate per avermi affidato questa bestia sputa sangue di una storia. Questo è un giorno incredibile per me, non vedo l’ora che il mondo veda il film finale“.

L’ultimo film di Saw, Spiral, è stato scritto da Josh Stolberg e Pete Goldfinger e diretto da Darren Lynn Bousman, che in precedenza aveva diretto  Saw II,  Saw III e  Saw IV. Il film è stato generalmente considerato una delusione, con il progetto che ha ricevuto recensioni contrastanti e ha incassato solo circa $ 40 milioni al botteghino. Saw X uscirà negli USA il 29 settembre 2023.

 
 

Dicks: The Musical, la data di uscita del musical è stata posticipata

Dicks: The Musical film 2023

Secondo DeadlineA24 ha deciso di posticipare la data di uscita della sua prossima commedia Dicks: The Musical, dopo la sua anteprima mondiale al Toronto International Film Festival del 2023. Originariamente previsto per l’uscita nelle sale il 29 settembre, il film musical è stato posticipato di una settimana e ora arriverà in sale selezionate il 6 ottobre. Questo sarà seguito dalla sua ampia distribuzione il 20 ottobre.

Di cosa parla Dicks: The Musical?

“Non esiste business paragonabile a quello dello spettacolo, eccetto forse il business della vendita di setole e spazzole per robot aspirapolvere, un’industria spietata che contrappone quotidianamente venditori ‘eterosessuali sicuri’ come Craig e Trevor l’uno contro l’altro“, si legge nella sinossi di TIFF . “Ma prima che Craig possa infilare un tubo nella bocca di Trevor e aprire l’acqua, questi due sbruffoni dal c***o grosso arrivano alla sorprendente consapevolezza di essere fottutamente gemelli identici cresciuti separati fin dalla nascita”. Fortunatamente, queste sono le condizioni perfette per organizzare una trappola genitoriale vecchio stile, e così la coppia si scambia le vite per ripristinare il nucleo familiare che è stato loro negato a lungo. Ma può ancora sbocciare l’amore tra la loro eccentrica madre, che è così vecchia, e il loro padre nascosto, che è ossessivamente preoccupato dai ragazzi delle fogne cannibali e umanoidi che vivono nel sottosuolo?

Dicks: The Musical è basato sul musical off-Broadway intitolato F***ing Identical Twins di Josh Sharp e Aaron Jackson, che recitano anche nell’adattamento cinematografico. Insieme a Sharp e Jackson ci sono Megan Thee Stallion , Nathan Lane, Megan Mullally e Bowen Yang. Questo segna il debutto come attore del rapper vincitore del Grammy. Il film è diretto da Larry Charles  e si basa su una sceneggiatura scritta da Sharp e Jackson. Contiene musica originale di Sharp, Jackson e Marius de Vries. e Carlo Santa Lucia.

 
 

Yellowstone 5: Kevin Costner ha chiesto di tornare nella serie tv!

Yellowstone 5 recensione serie tv

Il conflitto in corso tra Kevin Costner e i produttori di Yellowstone ha registrato un’altra sorprendente puntata. Come molto di voi ricordano, l’uscita di Kevin Costner da Yellowstone nei panni di John Dutton è stata ampiamente segnalata e persino affrontata dal diretto interessato e dal creatore della serie Taylor Sheridan. Tuttavia, un nuovo rapporto di Puck afferma che Kevin Costner ha espresso interesse a tornare nella serie di successo per la quinta stagione e oltre.

Perché Kevin Costner vuole tornare a Yellowstone?

Secondo Matthew Belloni di Puck, Taylor Sheridan ha completato le sceneggiature per la seconda metà della quinta stagione che non includevano il Dutton di Kevin Costner. Dopo aver appreso questa notizia, i rappresentanti di Kevin Costner hanno contattato Taylor Sheridan e Paramount, per considerare l’interesse per un potenziale ritorno allo show. “Avevo sentito che i rappresentanti di Costner stavano invitando Sheridan e Paramount a considerarlo per la 5B e forse per le stagioni 6 e 7“, ha scritto Belloni nella sua newsletter.

Sheridan era disposto a riportare Kevin Costner nella quinta stagione di Yellowstone e ha parlato con l’attore di un potenziale ritorno a luglio. Ma il ritorno di Kevin Costner includeva un elenco di richieste, tra cui un aumento di stipendio, un programma di riprese ridotto e “il diritto di rivedere, approvare e potenzialmente porre il veto su ogni sceneggiatura di Sheridan“. Sheridan, che scrive ogni episodio, non ha accettato il veto. Il rapporto menzionava come “ora sia più probabile che Kevin Costner non ritornerà” a Yellowstone. Se il patriarca Dutton verrà ucciso fuori dallo show, ciò dovrà essere approvato da Costner, che ha una clausola di “morte morale” nel suo contratto, secondo Belloni. Questa clausola significa che il personaggio non può essere ucciso in modi “che causerebbero vergogna o imbarazzo a John Duttone, implicitamente, a Costner e alla sua famiglia”.

Recentemente lo stesso attore ha dichiarato durante l’udienza di divorzio che sta affrontando con la moglie che “probabilmente andrà in tribunale per poter tornare nella serie tv” per questo. Nelle prime dichiarazioni pubbliche di Costner sulla sua improvvisa partenza e sulla fine della serie con la quinta stagione, l’attore ha indicato oggi sul banco dei testimoni che probabilmente farà causa per come sono andate le cose. Durante la sua testimonianza di oggi, Costner ha detto apertamente che “probabilmente andrà in tribunale” per la sua uscita da Yellowstone, secondo molteplici rapporti e fonti. Se Costner dovesse intraprendere una causa per la sua partenza da Yellowstone, gli imputati probabilmente sarebbero i produttori 101 Studios e la società madre della Paramount Network, Paramount Global.

Rispondendo a un’ulteriore domanda da parte dell’avvocato della sua ex moglie Christine Baumgartner, John Rydell, se gli fosse stato offerto di fare la sesta stagione, Costner ha anche detto che era “complicato”, secondo un rapporto di Fox News sull’udienza, con i commenti dell’attore confermati da Deadline. da fonti vicine alla questione. “Abbiamo negoziato“, ha detto Costner, sottolineando che gli erano stati offerti 24 milioni di dollari per realizzare le stagioni 5, 6 e 7. “C’erano problemi a livello creativo“, ha detto riguardo ai colloqui con il creatore del franchise Taylor Sheridan e i produttori. “Ho provato a rompere l’impasse. Se ne sono andati”. Costner in realtà è stato pagato per la quinta stagione di Yellowstone, di cui finora è stata girata solo la prima metà degli episodi. Sulla base del suo compenso, sembra che i 24 milioni di dollari a cui l’attore si riferiva oggi in tribunale riguardassero solo la sesta e la settima stagione.

Come riportato da Deadline esclusivamente a febbraio , il nocciolo della questione riguardava i disaccordi tra i produttori e Costner sui programmi delle riprese. Fonti dell’epoca riferirono a Deadline che l’attore, che originariamente si era limitato a 65 giorni di riprese a Yellowstone, voleva ridurre l’impegno solo 50 giorni per la prima parte della quinta stagione. Per il secondo lotto di episodi, la Stagione 5B, che deve ancora essere girata e che ora segnerà il capitolo finale della serie, Costner voleva dedicare solo una settimana alle riprese.  Costner, che ha vinto il premio come miglior attore in una serie drammatica ai Golden Globes a gennaio per Yellowstone, sta dirigendo e interpretando il film epico western in più parti Horizon, che ha scritto insieme a Jon Baird. Il film, prodotto da Warner Bros e New Line, è attualmente in postproduzione.

A un certo punto, volevano cambiare le cose“, ha detto Costner oggi in aula. “Volevano fare 5A e 5B; [esso] ha influenzato Horizon. Avrei fatto il mio film Horizon e avrei lasciato quello show, avrei fatto il mio film, poi avrei fatto B. Uno spettacolo che facevo solo una volta all’anno, ora lo facevo due volte. La Paramount ha annunciato a maggio che Yellowstone si concluderà con la stagione 5B e sarà seguita da un sequel senza titolo del creatore della serie Sheridan e delle società di produzione 101 Studios e MTV Entertainment Studios. Non è chiaro se l’attore, che è anche produttore esecutivo di Yellowstone, sia seriamente intenzionato a intentare una causa per licenziamento illegittimo o se questo faccia parte di manovre legali durante le sue sempre più aspre procedure di divorzio.

 
 

The Morning Show 3: recensione dei primi due episodi della serie Apple TV+

The Morning Show 3 recensione

Jennifer Aniston torna alla conduzione di The Morning Show 3, la serie Apple TV+, come Alex Levy. In questa nuova stagione rivediamo la troupe al completo: Reese Witherspoon è Bradley Jackson e insieme a Billy Crudup come Cory Ellison e Julianna Margulies nei panni di Laura Peterson completano il cast. Una stagione che abbraccia gli argomenti di grande attualità così come le precedenti. Se, infatti, nella scorsa stagione al centro di tutto c’era il COVID-19, in The Morning Show si parla di tecnologia, acquisizioni, elezioni politiche. Sembra quasi di essere in un episodio di Succession solo senza Logan e la famiglia Roy al completo.

The Morning Show 3, la trama

In questi primi due episodi di The Morning Show 3 lasciamo i protagonisti dove li avevamo lasciati. Alex conduce l’edizione delle news della mattina e si sta preparando a volare nello spazio a bordo di una navicella spaziale turistica, mentre il proprietario miliardario della tecnologia, Paul Marks (interpretato da Jon Hamm) sta negoziando l’acquisto della rete insieme a Cory. Nel giro di poco cogliamo uno dei riferimenti all’attualità: un miliardario che cerca di acquisire un’importante azienda che si occupa di comunicazione. Avvenuto tutto alle spalle di Alex, la giornalista fa saltare la trasmissione all’ultimo minuto, costringendo Bradley a lanciarsi in orbita senza alcun addestramento o preparazione precedente.

Al personaggio interpretato da Reese Witherspoon è lasciata l’edizione della sera a cui cerca di dare un’identità ben precisa nello stile giornalistico d’assalto per il quale è diventata famosa. Ma anche se possiede diverse libertà deve continuare a far fronte alla censura che il network le mette davanti quando vuole parlare di argomenti di attualità rilevanti. Bradley è stata in prima linea all’assalto al Campidoglio nel 2021 e mentre la sua vita privata va in mille pizze, lasciando intendere che qualcosa di scandaloso e importante sia successo nella sua vita, la giornalista viene premiata per il suo lavoro.

The Morning Show 3 Billy Crudup, Reese Witherspoon e Jon Hamm

Tra finzione e realtà

L’arrivo del personaggio di Jon Hamm non lascia molti dubbi su quella che sarà una stagione concentrata sì sull’attualità e grandi e importanti eventi che scuotono l’opinione pubblica degli Usa ma anche su una lotta per il controllo dell’azienda e sul suo futuro. Succession lo ha spiegato bene: ci sono accordi sottobanco e pugnalate alle spalle, chi cambia bandiera in base a dove soffia il vento e chi invece giocherà il suo gioco in solitaria. Due episodi di The Morning Show 3 sono ancora troppo poco per comprendere l’andamento delle storie in corso ma per quel poco che abbiamo visto la serie non si allontana molto dal suo problema principale: troppe storie, troppa carne al fuoco senza centrare mai davvero il focus, fatta eccezione per la prima stagione.

Il risultato, soprattutto in questi due episodi, è un guazzabuglio di storie, di stili e di generi dove trovare il bandolo della matassa è davvero complicato. The Morning Show 3 è allo stesso tempo critica alla società americana, critica al sistema politico, alle istituzioni, ai poteri forti, il tutto condito con note velatamente mistery e thriller. Abbandonando il lato che l’ha resa un punto di forza del palinsesto di Apple TV+, il lato più The Newsroom, la serie ha perso parte della sua identità. Il cambiamento è sacrosanto ma bisogna anche scegliere una linea narrativa e seguirla. Questo aspetto rispecchia anche e soprattutto la caratterizzazione dei personaggi soprattutto quello Bradley che appare senza uno scopo.

The Morning Show 3 Greta Lee e Karen Pittman

Il potere è donna

Abbracciato però questo nuovo lato di The Morning Show 3 gli aspetti positivi che la serie mette in scena sul piccolo schermo sono comunque fonte continua di riflessione. Pensiamo alla relazione complicata tra Alex e Bradley nella prima stagione. Tra alti e bassi le due hanno reso la trama avvincente all’inizio. Poi però la serie si è divertita a trovare una zona franca tra le due, il rapporto lavorativo ha preso una piega diversa e così anche quello personale. Adesso Alex e Bradley sono due amiche e confidenti che nel tempo libero parlato di tappezzeria e arredamento per la casa. I loro continui scambi di battute è quello che fin da subito ha convinto di The Morning Show, e anche quello che mancava dalla seconda stagione.

Quasi la stessa dinamica si è poi riflessa su tutte le protagoniste femminili della serie che hanno tutte una posizione di potere. La stessa amicizia tra Mia e Stella è sorprendente ma non inaspettata. D’altro canto, The Morning Show parlando fin da subito delle tematiche femminista ha posto l’accento sui toni della serie. Il problema della serie è quello di mettere tante storie sul tavolo e talvolta concentrarsi su quelle sbagliate. Ma questo è solo l’inizio, i primi due episodi – su dieci – sono disponibili su Apple TV+ e l’uscita seguirà il rilascio settimanale.

 
 

Man of Tai Chi: trama, cast e curiosità sul film di Keanu Reeves

Man of Tai Chi film

Celebre interprete di film come L’avvocato del diavolo, Matrix, Constantine e John Wick, Keanu Reeves è uno degli attori più amati attualmente in attività. Non tutti sanno però che oltre alla recitazione, in una occasione egli si è cimentato anche con la regia, esperienza ad oggi ancora non ripetuta. Il film che lo ha visto cimentarsi con questo ruolo è Man of Tai Chi, film d’azione basato sulle arti marziali cinesi, con cui Reeves ha l’occasione di dar vita a spettacolari sequenze di combattimento, da lui molto amate, omaggiando i tanti film appartenenti a questo genere.

Scritto da Michael G. Cooney, il film è inoltre caratterizzato anche dal suo essere recitato in più lingue, dall’inglese al mandarino e fino al dialetto cantonese di Hong Kong. Al momento della sua uscita Man of Tai Chi è stato molto apprezzato dalla critica, che ha indicato come grandi punti di forza le sequenze di lotta ma anche la storia in sé e in particolare la regia di Reeves. L’attore, presente naturalmente anche con un ruolo tutto suo, si è infatti ispirato ai registi con cui aveva collaborato negli anni per comporre un ritmo energico unito ad una storia con elementi da crime.

Nonostante questi elementi, il film si affermò come un insuccesso di pubblico, guadagnando molto meno del suo budget di circa 25 milioni di dollari. Negli anni, fortunatamente, i fan di Reeves hanno riscoperto il film portandolo ad essere uno di quei titoli da riscoprire, specialmente se si è amanti del genere. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà utile approfondire alcune curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Man of Tai Chi: la trama del film

Protagonista del film è ‘Tiger’ Chen Lin Hu, giovane determinato e ribelle, ultimo erede del Tai Chi, antica arte marziale cinese, che richiede meditazione e lentezza nei movimenti. Tiger di giorno lavora a Pechino come fattorino e durante il tempo libero indossa le vesti del combattente, cercando di raffinare le tecniche del Tai Chi grazie all’aiuto del suo anziano maestro. Il ragazzo col tempo diventa una stella nascente nel campo delle arti marziali e partecipa all’importante torneo di Wulin Wang. Durante la manifestazione viene notato da Donaka Mark, disonesto uomo d’affari alla ricerca di nuovi lottatori da inserire in un circuito d’incontri clandestini da lui gestito.

Il potente Donaka è al centro di un’indagine della polizia guidata dall’investigatrice Suen Jing-Si, che lavora per un’unità anti-criminalità organizzata. Quando l’antico tempio del maestro di Tiger viene dichiarato instabile dagli ispettori edili e rischia di essere demolito, Donaka offrirà a Tiger, la possibilità di combattere per denaro e salvare il tempio. Tiger attirato dalla facile ricompensa e dal forte desiderio di combattere che è insito dentro di lui, accetta l’offerta. Andando contro tutte le regole e la filosofia stessa del Tai Chi, Tiger si troverà coinvolto in un’oscura realtà dalla quale non sarà facile uscire.

Man of Tai Chi cast

Man of Tai Chi: il cast del film

Come anticipato, lo stesso Reeves recita nel film con il ruolo del criminale Donaka Mark. Per l’attore si è trattato di un ruolo da cattivo, cosa piuttosto inusuale per lui, il più delle volte impegnato nei panni dell’eroe di turno. Nei panni del protagonista, Tiger Chen Linhu vi è invece Tiger Hu Chen, qui al suo primo ruolo di rilievo. Egli era infatti fino a quel momento lavorato principalmente come coreografo di film come Matrix, dove conosce Reeves e diviene suo grande amico, Charlie’s Angels e Kill Bill: Volume 1. È stato proprio Chen a fare da maestro a Reeves per le arti marziali e i due si sono allenati insieme per questo film.

L’attrice cinese Karen Mok, principalmente nota come cantante, recita qui nel ruolo di Sun Jinghi, ufficiale della polizia di Hong Kong, alle prese con un’indagine su Donaka Mark. Il suo superiore, il sovrintendente Wong, è invece interpretato da Simon Yan, noto a livello internazionale per aver recitato nei film Tomb Raider – La culla della vita e Ip Man. Fanno poi parte del cast anche Iko Uwais nel ruolo di Gilang Sanjaya, Silvio Simac nei panni di Uri Romanov e Sam Lee in quelli di Tak Ming. Essendo fortemente incentrato sulle arti marziali e i combattimenti, per questo film Reeves si è avvalso della collaborazione del maestro e coreografo Yuen Wo Ping, noto per il lavoro svolto nelle scene di lotta di Matrix

Man of Tai Chi: il trailer e dove vedere il film in streaming

È possibile fruire di Man of Tai Chi grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Google Play, Apple iTunes e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 15 settembre alle ore 21:00 sul canale 20 Mediaset.

Fonte: IMDb

 
 

Un uomo tranquillo: tutto quello che c’è da sapere sul film con Liam Neeson

Un-uomo-tranquillo-film

Terminata la trilogia di Taken, l’attore Liam Neeson ha continuato con successo a dedicarsi a film di genere thriller d’azione, recitando in titoli come Run All Night – Una notte per sopravvivere e L’uomo sul treno – The Commuter. Nel 2019 è poi stato protagonista di Un uomo tranquillo (qui la recensione), altra pellicola appartenente a questo genere ma macchiata anche da un forte black humor. A dirigere il film vi è il regista norvegese Hans Petter Moland, che realizza con questo film un remake di In ordine di sparizione, il film norvegese del 2014 diretto da egli stesso.

Presentato al Festival Internazionale del Cinema di Berlino, quel film vantava come protagonista l’attore Stellan Skarsgård e dato il buon successo ottenuto in patria e all’estero, Moland decise di riadattarlo al contesto statunitense per realizzare il suo primo film in lingua inglese. Un uomo tranquillo non ha però replicato il successo dell’originale norvegese, pur ottenendo buoni responsi da parte della critica e del pubblico. Si tratta di un film non pienamente riuscito, ma che sa ugualmente offrire azione, violenza e comicità al punto giusto.

Per i fan dell’attore e del genere si tratta dunque di un titolo da recuperare, che può regalare due ore di intrattenimento e qualche interessante sorpresa. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Un uomo tranquillo: la trama del film

Protagonista del film è Nelson Coxman, cittadino modello che lavora come spazzaneve della sua cittadina, Kehoe, metà sciistica in Colorado. Felicemente sposato con Grace e con un figlio di nome Kyle, Nelson ottiene un ennesimo motivo di gioia quando viene eletto cittadino dell’anno tanto per il suo servizio alla comunità quanto per il suo essere un uomo di buon cuore, sempre tranquillo e gentile con tutti. Quando però suo figlio viene rapito e ucciso da uno spacciatore locale di nome Speedo, Nelson metterà da parte la propria bontà per tirare fuori un’inaspettata furia omicida.

L’uomo non è infatti convinto che il figlio sia morto per una semplice overdose e sospetta un intrigo più grande. Deciso a farsi giustizia, nel desiderio di trovare i responsabili per la morte di Kyle e ottenere la sua vendetta. Ciò lo porterà a scontrarsi con il boss della droga noto come Vichingo e ben presto la cosa crescerà di proporzioni, includendo sempre nuove personalità da identificare ed eliminare. Esperto conoscitore di quel paesaggio innevato, Nelson non si fermerà davanti a nulla pur di ottenere la propria vendetta.

Un-uomo-tranquillo-cast

Un uomo tranquillo: il cast e le location del film

Come anticipato, protagonista del film nei panni di Nelson Coxman si ritrova l’attore Liam Neeson. Ormai veterano di questo genere di pellicole, Neeson ha raccontato di aver costruito il suo personaggio e la sua sete di vendetta ricordando un episodio della sua gioventù, quando cercò vendetta per una sua amica che aveva subito un’aggressione. Neeson, particolarmente elogiato per la sua interpretazione in questo film, ha poi affermato che Un uomo tranquillo sarebbe stato il suo ultimo thriller d’azione. Tuttavia, si è poi smentito partecipando a Honest Thief (2020), L’uomo dei ghiacci (2021) e Blacklight (2022).

Accanto a lui, nei panni della moglie Grace, vi è invece l’attrice premio Oscar Laura Dern, mentre Micheal Richardson è Kyle, il figlio di Nelson. Sono poi presenti nel film gli attori Tom Bateman nei panni di Vichingo, il boss della droga, Tom Jackson in quelli di Toro Bianco ed Emmy Rossum in quelli della poliziotta Kimberly “Kim” Dash. Completano poi il cast William Forsythe nei panni di Brock “Wingman” Coxman, il fratello di Nelson nonché ex cecchino del gruppo di Vichingo, e Michael Eklund in quelli dello spacciatore Speedo.

Per quanto riguarda i luoghi innevati che si vedono nel film, questi sono quelli della provincia canadese dell’Alberta, sul versante est delle Montagne Rocciose, dove durante l’inverno le temperature possono arrivare anche a -24 gradi. Si tratta di luoghi ricchi di fascino per il loro essere prevalentemente naturali e non contaminati dalla mano dell’uomo, come si può notare nel film. Tale ambiente diventa dunque davvero uno dei protagonisti del film, nonché alleato di Nelson Coxman nella sua ricerca di vendetta. Alcune riprese del film si sono poi svolte anche a Fernie, città della Columbia Britannica in Canada, dove prevalentemente si sono utilizzati luoghi per le scene girare in ambito urbano.

Un uomo tranquillo: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Un uomo tranquillo grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Google Play, Apple TV+ e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è poi di recente stato aggiunto al catalogo di Netflix, dove è in breve divenuto uno dei titoli più guardati dagli abbonati. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 15 settembre alle ore 23:35 sul canale Italia 1.

Fonte: IMDb

 
 

MCU: 10 celebri storie Marvel Comics completamente sbagliate al cinema

MCU storie sbagliate

Il MCU ha sbagliato completamente alcune delle più famose storie dei fumetti, ancora prima di questo ultimo periodo di declino. Quando il successo di Iron Man (2008) ha dato il via a quello che sarebbe diventato noto come Marvel Cinematic Universe, i Marvel Studios avevano diritto solo a determinati personaggi. Eroi come Spider-Man, gli X-Men e i Fantastici Quattro erano inizialmente off-limits per il franchise. Da eventi importanti che sono diventati avventure autonome a trame che sono state completamente cambiate, ecco 10 storie della Marvel Comics che il MCU ha sbagliato.

1Gli Illuminati

Doctor Strange nel Multiverso della Follia Illuminati

La storia degli Illuminati della Marvel Comics è stata un’estensione della saga dei Nuovi Vendicatori, che ha rimodellato l’Universo Marvel. Nuovi Vendicatori: Illuminati ha introdotto un consiglio segreto di supereroi formato da alcune delle persone più potenti e influenti dell’Universo Marvel, tra cui Professor X, Iron Man, Black Bolt, Mister Fantastic, Namor e Doctor Strange. Doctor Strange nel Multiverso della Follia ha visto il debutto in live-action degli Illuminati Marvel, ma la loro formazione e il loro scopo erano molto diversi da quelli dei fumetti. Gli Illuminati di Doctor Strange 2 provenivano invece da un universo alternativo. Sono stati facilmente uccisi da Scarlet Witch e hanno avuto un impatto minimo sulla Fase 4 del MCU.

Successivo

Assassinio a Venezia, la spiegazione del finale del film di e con Kenneth Branagh

Assassinio a Venezia

Assassinio a Venezia è finalmente arrivato nelle sale. Il terzo adattamento cinematografico di Kenneth Branagh, oramai fedele ai testi di Aghata Christie, si presenta come un giallo atipico, tendente più al thriller soprannaturale. Molta è la carne messa al fuoco per questo nuovo lavoro dell’attore/regista, che ancora una volta veste i panni dell’analitico Hercule Poirot, e sicuramente la linea horror è quella di cui il pubblico va più ghiotto. Questa storia presenta tre omicidi, di cui uno è parte del passato: il primo è quello di Alicia Drake, la figlia di Rowena, per cui avviene la seduta spiritica. Il secondo, è quello di Joyce Reynolds, la medium chiamata per comunicare con la defunta ragazza. Il terzo e ultimo assassinio è quello del dottor Leslie Ferrier, morto in circostanze sospette. Qual è la verità? E quali sono i significati celati in Assassinio a Venezia? Scopriamoli nella nostra spiegazione del finale.

1Il vero significato del finale

Assassinio a Venezia cast

Sin dall’uscita del primo trailer, Assassinio a Venezia si è presentato come un giallo sui generis, una sorta di thriller soprannaturale, che andasse a distaccarsi in maniera sostanziosa dallo schema classico del whodunit. Ma qual è il significato nascosto nel finale? Il film, in realtà, vuole principalmente trasmettere un messaggio: nella vita non bisogna nascondersi dai proprio fantasmi, che siano questi reali oppure no. Hercule Poirot, ad esempio, lo ha fatto: ritirandosi in pensione, si è nascosto per diverso tempo, ma ciò non ha significato per lui affrontare il proprio passato. Il caso di Alicia, invece, lo porta a consapevolizzarsi sul fatto di avere ancora molte cose da risolvere e da questo mistero trae un po’ di chiarezza. Alla fine, Poirot comprende che il passato va guardato dritto negli occhi, perché solo così facendo si è in grado di andare avanti.

Successivo

Rotting in the Sun: recensione della dark-comedy di Sebastián Silva

Il nuovo film del regista cileno Sebastián Silva, Rotting in the Sun, approda su MUBI dopo la presentazione in anteprima al Sundance Film Festival 2023. Unendo la predilezione di Silva per l’impianto da dark-comedy a una meta-fiction che oppone il ruolo del regista oggigiorno nel settore audiovisivo, al palcoscenico che gli influencer si sono ritagliati, Rotting in the Sun imbastisce una riflessione provocatoria sulla morte dell’arte e il trasferimento semantico del termine “intellettuale” nel 21° secolo.

Rotting in the Sun, la trama: marcire nel silenzio, mostrarsi sempre

Sebastián Silva è depresso. Quando non dorme, il regista assume quantità assurde di ketamina e cerca su Internet metodi di suicidio indolori. Nel tentativo di farlo uscire da questa situazione, il suo manager lo manda in vacanza su una spiaggia gay per nudisti. Lì, per poco non muore nel tentativo di salvare dall’annegamento l’influencer e star dei social media Jordan Firstman. L’esagitato Jordan vuole che Sebastián lavori assieme a lui a un nuovo progetto seriale che ha ideato, ma Sebastián si oppone finché un network non mostra interesse. Quando Jordan arriva nello studio di Sebastián a Città del Messico per mettersi al lavoro, ma non lo trova da nessuna parte, inizia a sospettare che la governante, Vero (Catalina Saavedra), sappia più di quanto non voglia far credere.

Una scena di Rotting in the Sun

Regista, è ora di morire

La compenetrazione quasi totale con cui personaggi e autori dialogano dentro e fuori lo schermo garantisce a Rotting in the Sun un apparato incredbilmente verosimile da cui delineare una storia ai limiti dell’assurdo – che nell’epoca attuale, in cui si crede a ogni immagine e non si ascolta nessuna parola è, paradossalmente, credibilissima! Silva, habitué del Sundance Film Festival, dove è stato anche premiato in più occasioni con Affetti & dispetti (La nana) nel 2009 e Crystal Fairy nel 2013, continua a mostrarsi nel suo spirito più temerario, presentando al Festival indipendente satire inquietanti e al limite del morboso, in cui un insistito voyeurismo permette un’analisi senza compromessi dei nostri ruoli nella società, con particolare attenzione alla comunità gay.

Jordan e Sebastian incarnano due uomini e artisti agli antipodi, la cui sessualità è influenzata dalla posizione che occupano nel mondo: aperto, libertino, senza alcun tentennamento il primo, più riservato, per nulla esplosivo e molto intimista il secondo. Jordan occupa un piedistallo riconoscibilissimo e riconosciuto da tutti gli uomini che incontra, proprio per la sua attitudine e per un’attenzione all’esteriorità che lo rende vincente, tuttavia, agli occhi di Sebastian, non ha una propria impronta, è un misero imitatore che incita gli altri a credere in lui per rafforzare il mito dell’egocentrismo tanto rincorso dai social media. D’altra parte, la scuola di Sebastian è stata la gavetta ed è, nel presente, la difficoltà di ottenere un riconoscimento, di convincere con le proprie proposte, laddove a Jordan – il cui biglietto da visita è il numero dei followers – tutto è concesso. Non servono idee, ma ideali, non condivisione ma visibilità: non si crea valore per gli altri, al massimo si potenzia la stima di ciò che vendiamo.

Il primo uomo del domani

In questo scenario apocalittico per un’artista dall’indole novecentesca, forse l’unica via d’uscita è il suicidio che, Sebastiàn ci tiene a ribadire, è una nobilissima scelta effettuata dagli ottimisti che perdono la loro luce. Ma il regista cileno viaggia troppo indietro rispetto ai tempi, e non ha capito che gli è stata tolta perfino la scelta di come morire. C’é un nuovo primo uomo – ironicamente, il vero cognome di Jordan, Firstman, ha attinenza totale con il ruolo del suo personaggio nel film – pronto all’allunaggio, a piantare la bandiera dell’annullamento di personalità e del consenso di massa assoluto su un pianeta virtuale. Non c’è più spazio per la cinepresa di Sebastiàn, così incalzante e troppo ravvicinata ai suoi personaggi, perché cattura una verità che le piattaforme non accolgono: è ora di buttarla giù dal tetto, di non farsi scrutare troppo, di favorire il contigente senza lasciare traccia.

Questo suo nuovo film potrà anche mostrarci quanto marce siano le nostre maschere, ma il cinema di Sebastiàn Silva è più che vivo che mai. Il regista cileno ha messo a punto un approccio al racconto audiovisivo ormai più che riconoscbile, imprudente, a tratti forse avventato, e di certo non per tutti. Una connotazione che sicuramente lo allontana dalle grandi platee, ma che lo farà viaggiare a oltranza nel territorio dell’indipendente, dove può sprigionare al massimo la sua forza creativa.

 
 

L’ultima notte di Amore con Piefrancesco Favino arriva su SKY e NOW

L'ultima notte d'amore film 2023

Dopo il grande successo di pubblico e critica arriva in prima tv su Sky L’ultima notte d’amore, noir metropolitano con protagonista Pierfrancesco Favino, lunedì 18 settembre alle 21.15 su Sky Cinema Uno (alle 21.45 anche su Sky Cinema Suspense), in streaming su NOW e disponibile on demand.

Presentato alla 73esima edizione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino e al Tribeca Film Festival 2023, il film è diretto da Andrea Di Stefano e racconta la storia di Franco Amore, un poliziotto prossimo alla pensione che nell’ultima notte di servizio vedrà la sua vita stravolgersi. Nel cast con Favino anche Linda Caridi, Antonio Gerardi e Francesco Di Leva. Il film è prodotto da Indiana Production, Memo Films, Adler Entertainment e Vision Distribution, in collaborazione con Sky.

La trama di L’ultima notte d’amore

Di Franco Amore si dice che è Amore di nome e di fatto. Di sé stesso lui racconta che per tutta la vita ha sempre cercato di essere una persona onesta, un poliziotto che in 35 anni di onorata carriera non ha mai sparato a un uomo. Queste sono infatti le parole che Franco ha scritto nel discorso che terrà all’indomani della sua ultima di notte in servizio. Ma quella notte sarà più lunga e difficile di quanto lui avrebbe mai potuto immaginare. E metterà in pericolo tutto ciò che conta per lui: il lavoro da servitore dello Stato, il grande amore per la moglie Viviana, l’amicizia con il collega Dino, la sua stessa vita. In quella notte, tutto si annoda freneticamente fra le strade di una Milano in cui sembra non arrivare mai la luce.

 
 

Aquaman e il Regno Perduto: le 15 rivelazioni più importanti sulla storia trapelate dal trailer

Aquaman e il Regno Perduto

Il primo trailer di Aquaman e il Regno Perduto è stato finalmente rilasciato, dopo un periodo di lunga attesa. Il sequel sarà diretto ancora da James Wan, e dovrebbe arrivare nelle sale italiane nel periodo natalizio, dunque a dicembre 2023. Intanto, in attesa della sua uscita al cinema, possiamo focalizzarci su ciò che è stato rivelato dal trailer, il quale comprende non solo informazioni più specifiche sul destino dei personaggi, in primis di Arthur, ma anche molti dettagli sul nuovo (ma non più di tanto) antagonista, più cattivo che mai. Analizzando quindi le immagini del sequel stand-alone, cerchiamo di capire cosa dobbiamo aspettarci da Aquaman e il Regno Perduto, e quali sono le novità trapelate.

1Più dettagli sui Sette Regni

Aquaman e il Regno Perduto trailer

Concludiamo con l’aspetto forse più interessante che il trailer di Aquaman e il Regno Perduto ci mostra, e che riguarda la storia sui Sette Regni. All’interno del trailer ci sono infatti alcuni flashback riguardanti il regno di Re Atlan, che appaiono quando si parla del Tridente di Black Manta. Questo suggerisce che il film svelerà ulteriori dettagli su come il Tridente si lega alla storia di Atlantide e, di conseguenza, agli altri Regni. Sembra quindi (quasi) confermato che il sequel approfondirà meglio la mitologia del mondo sottomarino di Arthur, regalandoci un racconto (si spera) molto più dettagliato e interessante.

Successivo

Oscar 2024: svelati i candidati italiani al Miglior Film Internazionale

Oscar 2024

Sono stati svelati i 12 i film italiani che concorreranno alla designazione del titolo candidato a rappresentare l’Italia nella selezione per la categoria Miglior film Internazionale del Premio Oscar 2024. Si tratta di titoli distribuiti in Italia o all’estero (esclusi Stati Uniti) – o in previsione di essere distribuiti – nel periodo compreso tra il 1° dicembre 2022 e il 31 ottobre 2023. La commissione di selezione, istituita presso l’ANICA su richiesta dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, si riunirà ora per votare il titolo designato il 20 settembre 2023.

Il film selezionato intraprenderà a quel punto un percorso di promozione nella speranza di rientrare innanzittutto nella shortlist di categoria, il cui annuncio è previsto per il 21 dicembre 2023. Se il film in questione dovesse passare anche quella selezione, potrebbe a quel punto ambire seriamente ad ottenere una nomination ufficiale al Premio. le Nomination verranno annunciate il 23 gennaio 2024 mentre la cerimonia di consegna degli Oscars si terrà, salvo rinvii dovuti agli attuali scioperi, il 10 marzo 2024.

Tra i film selezionati, si ritrovano film d’autore usciti nelle sale nei mesi passati, dal film Il Sol dell’Avvenire di Nanni Moretti, presentato in concorso al Festival di Cannes passando per Rapito, il film di Marco Bellocchio, a sua volta presentato al festival francese, fino al recente Io Capitano di Matteo Garrone premiato per la miglior regia alla Mostra del Cinema di Venezia. Spiccano però anche film di genere come Mixed by Erri di Sydney Sibilia e L’ultima notte di Amore di Andrea Di Stefano, oltre a tre film diretti da registe: C’è ancora domani di Paola Cortellesi, La Chimera di Alice Rohrwacher e La terra delle donne di Marisa Vallone.

Oscar 2024: ecco i candidati italiani al Miglior film Internazionale

 
 

La Terra Promessa: recensione del film con Mads Mikkelsen #Venezia80

La Terra Promessa recensione

Mads Mikkelsen torna al Lido di Venezia per Venezia 80 con La Terra Promessa (Bastarden – The Promised Land) di Nicolaj Arcel – il primo film danese del regista dopo il dramma The Royal Affair, candidato all’Oscar nel 2012. Il protagonista è Mikkelsen nei panni di un soldato del XVIII secolo disposto a rischiare tutto per lasciare un segno nel mondo. Un film che trasmette una forte connessione con la natura e che si collega a sua volta alla connessione tra esseri umani. Personaggi soli e nomadi, personalità spigolose, drammi familiari e spiritualità. Il film in Concorso a Venezia 80 nasce dalla dedizione di Arcel di creare storie ed è per questo che a oggi lo considera il suo lavoro più personale.

La Terra Promessa, la trama

Nel 1755, l’impoverito capitano Ludvig Kahlen parte alla conquista delle aspre e inabitabili lande danesi con un obiettivo apparentemente impossibile: costruire una colonia in nome del Re. In cambio, riceverà il nome reale disperatamente desiderato. Ma l’unico sovrano della zona, lo spietato Frederik de Schinkel, crede arrogantemente che questa terra gli appartenga. Quando de Schinkel viene a sapere che la cameriera Ann Barbara e il suo servo marito sono fuggiti per rifugiarsi da Kahlen, il privilegiato e dispettoso sovrano giura vendetta, facendo di tutto per allontanare il capitano. Kahlen non si lascia intimidire e ingaggia una battaglia impari, rischiando non solo la sua vita, ma anche la famiglia di forestieri che si è formata intorno a lui.

Ludvig è un bastardo, un figlio abbandonato. Non ha nessuno ma ha solo uno scopo. La sua brughiera, territorio del Re: la vuole coltivare per creare la sua colonia. È quasi un’ossessione la sua che sembra consumarlo fino alla fine del film. Il nuovo film di Arcer porta in scena un’opera dall’emotività molto forte a cui si aggiungono temi come la lotta di classe, il razzismo, lo sfruttamento sul lavoro. A metà tra film storico e western, Bastarden ha nei suoi punti di forza le interpretazioni femminili di Kristine Kujath Thorp e Amanda Collin. La prima interpreta la cugina di De Schinkel e la seconda interpreta la contadina intraprendente che è riuscita a sfuggire al cattivo.

The Promised Land film

La brughiera

Questa distesa che si estende per chilometri: la brughiera che nasconde i suoi segreti e le sue insidie. Ludvig ha un controllo quasi maniacale e crede fermamente nel potere di questi territori che per lui sono assolutamente coltivabili e mentre i tesorieri del Re lo deridono lui va a cavallo e, aiutato da qualche attrezzo cerca di tagliare il terreno. Quando trova una parte di terreno coltivabile la utilizza per coltivare patate ma alle sue spalle un nemico marcia verso di lui: Frederik De Schinkel. Aristocratico, il personaggio interpretato da Simon Bennebjerg rivendica le terre ma solo per una questione di orgoglio e non per puro piacere personale e infatti il personaggio è la vera e propria nemesi di Ludvig: proprietario terriero brutale, tratta male i suoi dipendenti e violenta le cameriere.

Quando Ludvig si oppone a lui, insistendo sul fatto che si tratta della terra del re, fa colpo sulla cugina di De Schinkel, Edel (Kristine Kujath Thorp), costretta a sposare il cugino per motivi economici. La natura diventa quindi non solo protagonista ma anche terreno di scontro tra queste due parti. Allo stesso modo però mette in evidenza le debolezze dell’uomo piegato a titoli nobiliari e denaro. Solo alla fine ci sarà il cambio di rotta del protagonista che sceglierà una strada diversa da quella della premessa iniziale. Questo è un punto di forza del film: alla fine tutto viene rovesciato rispetto all’inizio e i personaggi subiscono una crescita interiore. Anche il pubblico, indirizzato dal punto di vista del personaggio di Ludvig fa il tifo per lui, mosso da buone intenzioni. Il problema è quando subentra l’avidità e il denaro che rende l’uomo cieco nel suo cammino.

The Promised Land

Le protagoniste femminili

Le protagoniste femminili in La Terra Promessa non sono solo un valore aggiunto alla trama ma hanno una caratterizzazione forte che dà del filo da torcere alle contro parti maschili. Mentre Ludvig e De Schinkel lottano con orgoglio e avidità, le donne contribuiscono alla sopravvivenza. Due personalità forti ma opposte: Edel, venduta dal padre alla famiglia del cugino per l’eredità, e Ann-Barbara che si ripara dalla sfortuna della sua precedente vita come governante di Ludvig, ma chiarisce fin dall’inizio di essere una sua pari, non una sua serva. Anche Anmai Mus (personaggio interpretato da Hagberg Melina), una bambina rom perseguitata dalla gente del posto per la sua pelle scura. È una nomade che farà di Ludvig e Ann-Barbara i suoi parenti adottivi. Tre personaggi che ruotano intorno al protagonista, ognuna delle quali contribuisce alla crescita interiore del personaggio.

La Terra Promessa, della durata di quasi due ore – arriva comunque alla fine impartendo a Ludvig la sua lezione. Il protagonista alla fine si rende conto che nella vita c’è qualcosa di più dello status e dei titoli nobiliari ma c’è tutto quello che non ha mai avuto nella sua vita da bastardo. Una famiglia e due donne che amano e sono disposte a tutto per lui.

 
 

Conclusione per la VII edizione del Laterale Film Festival

Laterale Film Festival

Conclusione vittoriosa per la VII edizione del Laterale Film Festival, che ha goduto di una partecipazione di spettatori intensa e sentita. Per il settimo anno consecutivo, 21 cortometraggi di respiro internazionale sono stati presentati al Cinema San Nicola di Cosenza nei giorni 1, 2 e 3 settembre; se altrove i film cosiddetti sperimentali faticano a incrociare l’attenzione e la curiosità del pubblico, a Cosenza queste regole del gioco non valgono. I tre appuntamenti della kermesse hanno registrato una straordinaria e variegata adesione: giovanissimi e appassionati, critici e giornalisti provenienti da tutta Italia e cinefili che negli anni hanno abbracciato la filosofia del festival.

Laterale riscrive la storia della cultura cinematografica cosentina e calabrese. Un evento unico nel suo genere che, senza alcun finanziamento pubblico, riesce sistematicamente a programmare opere di qualità assoluta in un territorio, quello calabrese, ai margini dei circuiti culturali. Impossibile non menzionare le proiezioni di capolavori quali “Train Again” di Peter Tscherkassky e “As Filhas do fogo” di Pedro Costa (addirittura première italiana, dopo la presentazione all’ultimo Festival di Cannes), esperienze totalizzanti e immersive. Le idee e la dedizione dei curatori del festival hanno trasformato la città dei Bruzi in un punto di riferimento imprescindibile per chiunque desideri interrogarsi sulla natura e il senso delle immagini in movimento.

Nelle parole degli organizzatori, i cortometraggi artistici non dovrebbero essere considerati semplicemente alla stregua di esercizi preparatori per la creazione di lungometraggi. Al contrario, essi sono oggetti peculiari che richiedono un approccio consapevole, poiché la loro natura breve consente agli autori di concentrarsi sul linguaggio, senza essere vincolati ad aspetti e “obblighi” strettamente narrativi.

Al termine dei film, Mario Blaconà, critico e studioso di cinema, ha moderato gli incontri con i registi presenti: Eleonora Cutini, Ilaria Pezone, Enrico ed Emanuele Motti, Luca Mantovani e Antoni Orlof. Le suggestioni evocate dagli argomenti trattati e l’importanza dei temi emersi hanno profondamente impressionato il pubblico. Tra questi, senza dubbio l’idea di cinema amatoriale come cinema che non si cura dei professionismi e dell’industria e reintroduce quelle creatività “casalinghe” concesse ad altre arti quali la pittura o la poesia. Tale pratica parte, quindi, da una condizione di povertà che permette di ricercare l’espressione libera attraverso lo studio.

Grande successo, inoltre, anche per la mostra “Le altre cose mancano” di Mattia Biondi e Mattia Fiorino, in cui 13 frammenti estratti da altrettanti libri, scritti dai più importanti registi della storia del cinema, delineano un intrigante percorso alla scoperta dell’essenza del cinematografo; un resoconto emotivo che ricostruisce una particolare storia del pensiero cinematografico.

Laterale continua a stupire: un festival che rifugge la vanità della competizione e del mercato e opera nella convinzione che la qualità non sia misurabile; una rassegna intesa come vera e propria indagine sulle potenzialità espressive della settima arte, che non si rivolge ad una nicchia di addetti ai lavori ma, al contrario, si pone come riferimento trasversale in uno spazio di condivisione libero e stimolante. Valorizzare opere che mettono in crisi le convenzioni e i luoghi comuni significa opporsi a una visione stereotipata del mondo. La scommessa di “pensare cose invisibili” ha colpito nel segno ancora una volta.

 
 

La Mostra dei Film DreamWorks: Sogni, Magia e Avventure a Roma

La Mostra dei Film DreamWorks: Sogni, Magia e Avventure

Il team di Art Ludique-Le Musée, in collaborazione con DreamWorks Animation e Universal Pictures International Italy, annunciano «La Mostra dei Film DreamWorks: Sogni, Magia e Avventure» a Roma dal 24 Settembre al 29 Ottobre presso L’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone.

La mostra organizzata da Universal Pictures International Italy è realizzata con il patrocinio del Comune di Roma Assessorato ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda in collaborazione con Fondazione Musica per Roma. Cultural Partner Alice nella città e Festa del Cinema di Roma, media partner Radio Dimensione Suono Soft. L’ingresso alla mostra sarà gratuito su prenotazione. Per info e prenotazioni www.auditorium.it

Il prestigioso studio DreamWorks Animation, fondato da Steven Spielberg,  Jeffrey Katzenberg e David Geffen, ha aperto le porte al team del museo Art Ludique, con l’obiettivo di selezionare, in collaborazione con gli artisti dello studio, le opere più straordinarie e rappresentative. Nel percorso della mostra i visitatori scopriranno lo spirito unico che caratterizza alcuni dei grandi capolavori dello studio, e le specificità che ne definiscono la personalità.

Lo studio DreamWorks, di cui fanno parte molti artisti cosmopoliti, ha prodotto molti film che costituiscono un vero e proprio «tour mondiale dell’animazione» (Il principe d’Egitto, Madagascar, Kung Fu Panda, Il piccolo yeti, etc.). Altra caratteristica dello studio è quella di avere uno stile artistico senza limiti, che non utilizza né ricette né formule, ma si serve piuttosto di tutti gli stili possibili, che mette al servizio della storia e della narrazione.

È grazie a questo che lo studio ha saputo reinterpretare racconti e leggende del passato in modo umoristico e poetico e al tempo stesso è stato in grado di dar vita a fiabe contemporanee. La mostra esporrà più di 300 opere selezionate in collaborazione con gli artisti della DreamWorks Animation studio.

Oltre alle illustrazioni storiche dello studio il pubblico potrò ammirare esclusivi dipinti digitali dalle produzioni più recenti della DreamWorks, tra cui la ricerca per i film Spirit – Il Ribelle, Baby Boss 2, Troppo Cattivi, Ruby Gillman – La ragazza con i tentacoli e molti lavori colorati e impattanti, sviluppati per Il gatto con gli stivali 2 – L’ultimo desiderio e una grande selezione di opere esclusive di Trolls 3 – tutti insieme, alcuni di questi anche in formato gigante!

La mostra sarà arricchita anche da delle interviste esclusive con i creatori di Trolls 3 – tutti insieme, tra cui il regista Walt Dohn, il co regista Tim Heitz e produttrice Gina Shay, ripresi presso lo studio della DreamWorks a Glendale unicamente per la mostra di Roma. Trolls 3 – tutti insieme, il terzo capitolo della saga diretto da Walt Dohrn verrà presentato in anteprima ad Alice nella città   in occasione della prossima edizione che si svolgerà tra il 18 e il 29 ottobre. Il film a cui prestano le voci nella versione originale Justin Timberlake (Branch) e Anna Kendrick (Poppy) sarà doppiato nella versione italiana da Stash e Lodovica Comello.

A completare il percorso espositivo saranno presenti anche opere dei film DreamWorks sin dalla sua creazione nel 1994, un itinerario che racconta la storia dello studio, da Il principe d’Egitto, Z la formica e chiaramente Shrek, il primo film a vincere per lo studio un Oscar per animazione del 2002. A seguire visitatori potranno ammirare la diversità dei prodotti DreamWorks, gli stili diversi e creatività che spazia da Bee Movie a Baby Boss a Megamind a I Croods e Ruby Gillman – La ragazza con i tentacoli.

Il pubblico scoprirà il lavoro magnifico di ricerca, creazione e immaginazione usata per reinventare storie e leggende, e lo sviluppo di nuovi racconti: Le 5 leggende, Dragon Trainer, Troppo Cattivi, Il gatto con gli stivali e Trolls. Pezzi eccezionali conquisteranno il pubblico dei film e chi apprezza opere originali potrà vedere disegni unici, tra cui uno story board in matita per il film Shrek e spettacolari disegni con lo sviluppo del personaggio di Po in Kung Fu Panda, oltre ai meravigliosi draghi dalla serie di Dragon Trainer.

Art Ludique – Le Musée

Il Museo è stato ideato e progettato nel 2013 da Jean-Jacques Launier e dalla moglie Diane, rispettivamente Presidente e Direttore generale. Il museo ha presentato le mostre “Pixar, 25 ans d’animation” e “L’Art des Super-Héros Marvel”, che si posizionano nella top 15 delle mostre più viste in Francia nel 2014; e ancora, “Dessins du studio Ghibli: les secrets du layout pour comprendre l’animation de Takahata et Miyazaki”, “Aardman, l’Art qui prend forme”, “L’Art dans le jeu vidéo”, “L’Art de Blue Sky”, “L’Art des Studios d’Animation Walt Disney, le mouvement par nature” e “L’Art de DC, L’Aube des Super Héros”.

Jean-Jacques e Diane Launier hanno inoltre fondato a Parigi, nel 2003, la galleria Arludik, la prima al mondo a esporre e vendere disegni originali di fumetti, videogiochi, manga, film d’animazione e cinema.

I due sono inoltre gli ideatori e gli organizzatori della mostra “Miyazaki-Moebius”, allestita nel 2005 al Museo della zecca di Parigi, e di numerose altre mostre come “L’Âge de Glace” a La Baule, “L’Art de John Howe” su Il Signore degli Anelli, “Hommage à Toy Story” ad Angoulême e “L’Art de Moi Moche et Méchant” ad Annecy.

Jean-Jacques Launier è autore del romanzo La Mémoire de L’Âme: ogni pagina è illustrata con un disegno di Moebius (Anne Carrière-Stardom); Launier è inoltre co-autore del libro Art Ludique (Sonatine éditions). Nel 2016 è stato nominato Cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere.

Universal Pictures International

Universal Pictures è una società di intrattenimento leader a livello mondiale con una presenza forte e diversificata nella produzione e nella distribuzione di film.

Universal Pictures International Italy commercializza e distribuisce direttamente i film tramite i propri uffici a Roma, promuovendo campagne e strategie di lancio dei prodotti che rispondono alla cultura e alle tendenze del territorio. Universal Pictures fa parte di NBCUniversal, una delle principali aziende leader nel mondo dei media e dell’intrattenimento per quanto riguarda lo sviluppo, la produzione ed il marketing dello spettacolo, delle notizie e dell’informazione per un pubblico globale.

NBC Universal detiene e gestisce un pregevole portfolio di canali votati all’informazione e all’intrattenimento, una casa cinematografica, importanti attività di produzione televisiva, il principale gruppo di emittenti televisive, e parchi a tema di fama mondiale.

NBC Universal è una controllata di Comcast Corporation.

 
 

Aquaman e il Regno Perduto: per James Wan il film è un’ottima base per Aquaman 3

Aquaman e il regno perduto

Con Aquaman e il Regno Perduto confermato in sala dal 21 dicembre e con un trailer ufficiale finalmente rilasciato che ha acceso l’interesse di molti, il regista James Wan confessa già da ora che c’è ancora spazio per la crescita del personaggio, abbastanza da poter giustificare un terzo film della serie. Durante un’intervista con Entertainment Weekly, Wan ha dunque alimentato le speranze per un Aquaman 3, parlando a lungo di Aquaman e il Regno Perduto e delle prospettive del franchise. Il regista ha infatti rivelato che il viaggio dell’eroe protagonista può ancora essere sviluppato, ribadendo quanto il personaggio di Jason Momoa sia cresciuto tanto come Arthur Curry e come Aquaman, rispetto al primo film.

Quello che mi piace tra questo e il primo è che si vede davvero la crescita di Arthur“, ha detto Wan, raccontando le storie dei due film di Aquaman. “Inizia come una specie di vagabondo, e nel secondo ha finalmente una direzione più chiara su ciò che vuole fare nella sua vita. Se e quando ce ne sarà un terzo, questo è quello che dovrebbe fare, ovvero far crescere ulteriormente questi personaggi, perché penso che abbiamo messo a punto alcune cose nel secondo film da cui si potrà sicuramente attingere per un terzo capitolo. Non ho nessuna storia al momento, ma far crescere i personaggi è la cosa più importante che penso dovrebbe riguardare il prossimo film di Aquaman.

Tutto quello che c’è da sapere su Aquaman e il Regno Perduto

Non essendo riuscito a sconfiggere Aquaman la prima volta, Black Manta, ancora spinto dal bisogno di vendicare la morte di suo padre, non si fermerà davanti a nulla pur di sconfiggere Aquaman una volta per tutte. Questa volta Black Manta è più formidabile che mai, poiché brandisce il potere del mitico Tridente Nero, che scatena una forza antica e malvagia. Per sconfiggerlo, Aquaman si rivolgerà al fratello Orm, l’ex re di Atlantide e imprigionato alla fine del primo film, per stringere un’improbabile alleanza. Insieme, dovranno mettere da parte le loro differenze per proteggere il loro regno e salvare la famiglia di Aquaman e il mondo dalla distruzione irreversibile.

Jason Momoa è atteso di nuovo nei panni dell’eroe in Aquaman e il Regno Perduto, sequel del film che ha rilanciato in positivo le sorti dell’universo cinematografico DC. In questo seguito, diretto ancora una volta da James Wan (Insidious, The Conjuring), torneranno anche Patrick Wilson nei panni di Ocean Master, Amber Heard, nei panni di Mera, Dolph Lundgren che sarà ancora una volta Re Nereus, il padre di Mera, e ancora Yahya Abdul-Mateen II nei panni di Black Manta, che abbiamo visto riapparire nella scena post-credit del primo film. David Leslie Johnson-McGoldrick, collaboratore ricorrente di Wanscriverà la sceneggiatura del film, mentre il regista e Peter Safran saranno co-produttori. Il film arriverà al cinema il 21 dicembre.

 
 

Barbie: la Warner Bros. promuoverà il film per la migliore sceneggiatura originale agli Oscar

Barbie

Variety riporta che la Warner Bros. ha confermato la propria intenzione di spingere Barbie verso gli Oscar, presentando in particolare il film per la categoria Migliore sceneggiatura originale che, in caso di successo, assicurerebbe una candidatura alla regista Greta Gerwig e al suo partner creativo e di vita Noah Baumbach. La conferma arriva dopo che è stato riferito che la Warner Bros. non era inizialmente sicura se presentare Barbie per la Migliore sceneggiatura originale o quella per la Migliore sceneggiatura non originale. La confusione è nata dal fatto che Barbie è basato sull’omonimo franchise di bambole della Mattel, rendendolo quindi di fatto il film un adattamento.

Tuttavia, gran parte della storia del film è stata inventata da Gerwig e Baumbach, cosa che permetterebbe alla sceneeggiatura di essere considerata come originale. Se davvero Barbie riuscisse ad ottenere una nomination in tale categoria, sarebbe la quarta per Gerwig, che ha già ottenuto la candidatura all’Oscar per Lady Bird del 2016 come Miglior regista e Migliore sceneggiatura originale, per poi ottenerne una terza, stavolta come Miglior sceneggiatura non originale, nel 2019 per Piccole donne. In ogni caso, anche se promossa per tale categoria, l’Academy potrebbe decidere di spostare la sceneggiatura di Barbie in quella Non Originale, cosa già avvenuta per il film Moonlight del 2016.

Barbie, il cast del film

Dalla sceneggiatrice/regista candidata all’Oscar Greta Gerwig (Piccole donne, Lady Bird) arriva Barbie con protagonisti i candidati all’Oscar Margot Robbie (Bombshell – La voce dello scandalo, Tonya) e Ryan Gosling (La La Land, Drive) nei panni di Barbie e Ken. Insieme a loro nel cast anche America Ferrera (End of Watch – Tolleranza zero, i film Dragon Trainer), Kate McKinnon (Bombshell – La voce dello scandalo, Yesterday), Michael Cera (Scott Pilgrim vs. the World, Juno), Ariana Greenblatt (Avengers: Infinity War, 65 – Fuga dalla Terra), Issa Rae (The Photograph – Gli scatti di mia madre, Insecure), Rhea Perlman (Nei miei sogni, Matilda 6 Mitica) e Will Ferrell (Anchorman, Ricky Bobby – La storia di un uomo che sapeva contare fino a uno).

Fanno parte del cast del film anche Ana Cruz Kayne (Piccole donne), Emma Mackey (Emily, Sex Education), Hari Nef (Assassination Nation, Transparent), Alexandra Shipp (i film X-Men), Kingsley Ben-Adir (Quella notte a Miami, Peaky Blinders), Simu Liu (Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli), Ncuti Gatwa (Sex Education), Scott Evans (la serie TV Grace e Frankie), Jamie Demetriou (Crudelia), Connor Swindells (Sex Education, Emma.), Sharon Rooney (Dumbo, Jerk), Nicola Coughlan (Bridgerton, Derry Girls), Ritu Arya (The Umbrella Academy) e il premio Oscar Helen Mirren (The Queen – La Regina). Il film è uscito al cinema il 20 luglio.

 
 

Launchpad: trailer della seconda stagione in arrivo su Disney+

Launchpad

Disney+ ha diffuso il trailer della seconda stagione di Launchpad, una collezione di sei cortometraggi di registi provenienti da background sotto rappresentati le cui voci uniche portano nuove prospettive alla narrazione. Disney+ ha inoltre rilasciato un’immagine di ciascuno di questi emozionanti cortometraggi.

La seconda stagione di Launchpad, targata Disney, è una collezione di cortometraggi live-action di una nuova generazione di registi. Questa stagione vede la presenza di sei sceneggiatori, cinque registi e una sceneggiatrice-regista provenienti da background sottorappresentati, ai quali è stata data l’opportunità di condividere le proprie prospettive e visioni creative. Portando avanti l’obiettivo della prima stagione di Launchpad, targata Disney, che era quello di diversificare i tipi di storie che vengono raccontate dando accesso a coloro che storicamente non l’hanno avuto, questa seconda stagione è orgogliosa di presentare sei nuovi cortometraggi per Disney+ basati sul tema della “connessione”.

Phillip Domfeh, Sr. Manager and Producer of Disney Launchpad, ha dichiarato: “I registi della seconda stagione di Disney Launchpad hanno portato la loro narrazione a nuovi livelli, sviluppando sei storie fantasiose e stimolanti per Disney+”. Mahin Ibrahim, Director, RISE Creative Talent Pathways and Executive Producer, ha aggiunto: “Non vediamo l’ora di dare a questi sceneggiatori, registi, produttori, cast e troupe di incredibile talento l’opportunità di mostrare la loro passione creativa e la loro eccellenza nel proprio mestiere”.

Panavision ha nuovamente fornito le telecamere e gli obiettivi per i sei cortometraggi originali, mentre Light Iron, la divisione di post-produzione di Panavision, ha fornito i servizi di produzione giornaliera, color correction e rifinitura per tutta la seconda stagione. “Panavision e Light Iron sono orgogliosi di sostenere gli incredibili registi di talento della seconda stagione del programma Launchpad”, ha affermato Kim Snyder, Panavision President and CEO. “Ci sta a cuore dare potere agli storyteller delle comunità sottorappresentate, fornendo loro l’accesso agli strumenti e alle competenze che possono supportare le loro visioni creative durante la produzione e la post-produzione”. La seconda stagione di Launchpad, targata Disney, debutterà il 29 settembre in esclusiva su Disney+.

 
 

Mamma Mia! 3: Meryl Streep ha un’idea su come far tornare in scena il proprio personaggio

Mamma Mia! 3 Meryl Streep

La leggendaria attrice Meryl Streep si è nuovamente detta disposta a tornare in un ipotetico Mamma Mia! 3, anche se nel secondo film viene svelato che il suo personaggio, Donna Sheridan, è deceduto. Questo piccolo dettaglio non sembra però essere un problema per l’attrice, che parlando con Vogue di una possibile Mamma Mia! 3, si è detta favorevole alla reincarnazione del suo personaggio, avendo anche un’idea su come Donna potrebbe tornare in scena. “Sono pronta a tutto. Dovrò programmare un’analisi del ginocchio prima di girare, ma se c’è un’idea che mi entusiasma, sarà assolutamente lì“.

Ho detto a Judy [Craymer, produttrice dei film] se poteva trovare un modo per reincarnare Donna. Potrebbe avvenire come in una di quelle soap opera in cui Donna torna e rivela che in realtà è morta sua sorella gemella. […] Forse dovremmo chiamarla Nonna Mia! per quando riusciremo a realizzarlo!”, afferma l’attrice. Ad oggi, riguardo un terzo film di Mamma Mia!, non ci sono certezze, per quanto la Craymer abbia di recente annunciato che il progetto per un terzo film è “nelle sue prime fasi… Non voglio esagerare, ma so che c’è una trilogia lì”, ha affermato nel maggio di quest’anno la produttrice.

Stellan Skarsgård, Christine Baranski, Lily James, Dominic Cooper, Colin Firth e Pierce Brosnan hanno tutti espresso più volte interesse a tornare in un terzo capitolo, mentre non si hanno notizie ufficiali per quanto riguarda la protagonista Amanda Seyfried. Riunire tutti questi attori e far sì che la Streep, vera e propria icona dei film, torni nel ruolo di Donna, è però di un’impresa non da poco, che già a Mamma Mia: Ci risiamo non è del tutto riuscita, dovendosi accontentare di diversi camei. Molto della potenziale realizzazione di un Mamma Mia! 3 dipenderà dunque da questo dettaglio, per cui non resta che attendere maggiori notizie a riguardo.

 
 

Brightburn: un sequel è in lavorazione, sarà realizzato anche tramite uso di IA

L'Angelo del Male - Brightburn

Prodotto da James Gunn, regista di Guardiani della Galassia e dell’atteso Superman: Legacy, Brightburn – L’angelo del male ha catturato l’attenzione di tutti con i suoi teaser trailer ispirati a L’uomo d’acciaio e ha portato qualcosa di nuovo nel genere dei supereroi offrendo un film horror che essenzialmente si chiedeva: “E se Superman fosse malvagio?”. Il film ha poi avuto un discreto successo in sala, guadagnando poco meno di 33 milioni di dollari su un budget dichiarato di oltre 6 milioni di dollari. Questi non sono il tipo di numeri che garantiscono necessariamente un seguito, ma Deadline riporta ora che The H Collective/H3 Entertainment ha in programma di realizzare un sequel.

Secondo l’azienda, la società di produzione “intende incorporare nuove tecnologie nel processo di produzione dei progetti che ha in fase di sviluppo, compreso un sequel del film horror Brightburn“. Secondo quanto riferito, questo includerà Metaverso, Web3 e… l’intelligenza artificiale. Utilizzare l’intelligenza artificiale nella realizzazione di un progetto è una mossa piuttosto controversa attualmente, soprattutto considerando che attori e sceneggiatori sono attualmente in sciopero affinché si regolamenti l’utilizzo di tale tecnologia a Hollywood. Tuttavia, la società ha assicurato che intende “rispettare i professionisti e i fan promuovendo al contempo un’integrazione tecnologica responsabile“.

H3 ha poi aggiunto: “Incorporare nuove tecnologie nel nostro flusso di lavoro significa migliorare e integrare, non sostituire il tocco umano nella produzione cinematografica. Il nostro impegno principale rimane con la nostra forza lavoro qualificata. Siamo determinati a utilizzare la tecnologia per assistere, non oscurare, l’insostituibile tocco umano. nel cinema.” Riguardo il sequel di Brightburn non è stato rivelato nient’altro, ma già nel 2019 il regista David Yarovesky aveva affermato che “se fossimo così fortunati da poter realizzare un seguito, vorrei non dire a nessuno su cosa stiamo lavorando e poi sorprendere tutti con alcune cose folli che nessuno avrebbe visto arrivare.”