Home Blog Pagina 35

Frankenstein: recensione del film di Guillermo Del Toro – Venezia 82

Solo i mostri giocano a fare Dio. I mostri tracotanti, che pensano di poter espandere gli stretti limiti della scienza accademica per rispondere con la maestosità della creazione al dolore inesauribile di una perdita. Guillermo Del Toro arriva in concorso a Venezia 82 con la sua personale rilettura di Frankenstein, il film che – citando le parole dell’interprete Mia Goth – “avremmo sempre voluto vederlo dirigere“.

Dai primi anni 2000 ad oggi, il regista messicano ha infatti instaurato un prolungato dialogato d’amore con le creature che la società tenderebbe a trattenere ai margini, reinventate tramite il filtro del fantastico, e che hanno sempre raccontato con innegabile intensità l’essere umano. Con uno di questi, a metà tra il marittimo e l’umano, si è anche aggiudicato il Leone d’Oro alla mostra del cinema nel 2017 (La forma dell’acqua). Partendo da queste premesse, il cineasta doveva per forza approdare al capolavoro di Mary Shelley, che ha ridefinito il concetto stesso di vita e morte.

Il moderno Prometeo

Oscar Isaac interpreta qui Victor Frankenstein, scienziato geniale ma tormentato, che spinto dal proprio ego intraprende l’impresa di dare vita a una nuovo essere. Il risultato è la Creatura, interpretata da Jacob Elordi, la cui sola esistenza mette in discussione il confine tra umanità e mostruosità.

Il film attraversa scenari che vanno dalle gelide distese dell’Artico ai sanguinosi campi di battaglia dell’Europa ottocentesca, seguendo il viaggio parallelo di Frankenstein e della sua Creatura, entrambi alla ricerca di un significato in un mondo dominato dalla follia. Nel cast anche Mia Goth, nel ruolo della luminosa Elizabeth, e Christoph Waltz, due volte premio Oscar.

Mia Goth in Frankenstein di Guillermo Del Toro
© Cortesia di Netflix

La cura del benessere

Nella migliore tradizione artigianale di Del Toro – che anche in questo caso ci delizia con scenografie e character design mozzafiato – Victor Frankenstein viene qui rappresentato più come un artista che come uno scienziato, che sembra lavorare direttamente in un atelier bohémien. Grottesco conquistatore, prometeo incandescente, nel prologo ambientato nel gelido polo ci viene però introdotto come un uomo bestiale, che si scontra con una creatura dalla forza bruta. Così, con progenitore e progenie riuniti, parte un viaggio a ritroso alla scoperta di due esperienze complementari, dall’ideazione alla creazione fino all’autodeterminazione. Due uomini cuciti assieme, che si vedono per la prima volta al risveglio, quasi come se avessero passato la notte insieme, e che non potranno mai più dirsi addio.

Figlio di un padre chirurgo, fin da piccolo Victor conosce l’abbandono e il disprezzo da parte di chi gli ha dato la vita, segnato dalla perdita di una madre che vede come luminosa stella polare. Nel momento in cui questa figura che era la vita è diventata la morte, Victor decide che, proprio come recita il significato intrinseco del suo cognome, conquisterà la morte.

Come si fa a vivere con un cuore infranto? Come si può esistere senza avere la possibilità di morire? Angeli e demoni, è tutta un’illusione: siamo entrambi, allo stesso tempo. Quello imbastito da Del Toro è un racconto di punti di vista, Victor Frankenstein ha concesso alla creatura lo spazio di esistere ma il regista messicano gli dà quello di parlare. C’è un lavoro di delicata eleganza sui dialoghi, che intesse l’universo fantasy-gotico ben caro ai conoscitori del suo cinema, impreziosito ulteriormente dal romanticismo struggente che suggellava il rapporto tra Elisa (Sally Hawkins) e la creatura in La forma dell’acqua.

Frankenstein Film 2025
© Cortesia di Netflix

Non posso dimenticare ciò che non riesco a ricordare

Il film di Del Toro ci racconta la creatura principalmente fuori dal laboratorio di Frankenstein, dal momento in cui chiama a gran voce il nome del suo creatore e capisce di essere solo. Si veste, mangia, si accompagna segretamente alla quotidianità di una famiglia, diventa uno spirito della foresta che fa del bene. Due ricerche di un senso che procedono in parallelo, che sembrano scontrarsi ma in fondo sono imprescindibili, si inseguono finchè non resta più nulla se non loro stessi.

Curioso come, solo due anni fa, alla Mostra del Cinema di Venezia abbia trionfato Povere Creature! di Yorgos Lanthimos, che pure rileggeva il mito di Frankenstein da una chiave però femminile e femminista. Laddove Bella Baxter, figlia di Godwin Baxter, salpava all’avventura “abbandonando” il padre-dio-creatore per scoprire nei modi più disparati e viscerali cosa significa scegliere, la creatura di Victor Frankenstein è obbligata a sopravvivere senza possibilità. Può solo assumere la consapevolezza che è nato dalla morte e muore per vivere. Solo così si diventa umani, quando un cuore smette di battere e l’altro forse inizia per la prima volta: nella riappacificazione oltre ogni forma, nella capacità di ricordare e perdonare.

Shelby Oaks – Il Covo del Male: la clip esclusiva “L’ombra del passato”

0

Midnight Factory, etichetta horror di Plaion Pictures, annuncia l’arrivo al cinema dal 19 novembre del film Shelby Oaks – Il Covo del Male. Ecco una clip esclusiva dal film prodotto dall’icona dell’horror Mike Flanagan (The Haunting, Ouija – L’origine del male) e diretto da Chris Stuckmann.

Dopo il successo ai festival internazionali Fantasia e FrightFest, dove è stato applaudito come uno dei migliori esordi horror degli ultimi anni, il film arriva finalmente nelle sale italiane.

Shelby Oaks – Il Covo del Male è un’esperienza di terrore psicologico e tensione crescente che riscrive le regole del found footage, fondendo l’estetica di capostipiti quali The Blair Witch Project e Rec al terrore di classici moderni come Hereditary e The Conjuring, con una profonda riflessione sulla perdita e l’ossessione.

La trama di Shelby Oaks – Il Covo del Male

La vita di Mia (Camille Sullivan) è stata stravolta dalla scomparsa della sorella Riley, avvenuta una decina di anni prima. Riley faceva infatti parte dei Paranormal Paranoids, un gruppo di quattro youtuber ricercatori del paranormale, arrivati alla fama sul web in seguito alla loro scomparsa e al successivo ritrovamento dei cadaveri dilanati di tre di loro.. Di Riley, invece, non c’era più traccia. Mia è ossessionata dal ricordo della sorella e prova in ogni modo a ricostruire l’accaduto, anche quando la polizia sembra ormai sul punto di chiudere il caso. Quando anche le ultime speranze sembrano svanire, un giorno Mia apre la porta di casa e si trova davanti un uomo che si toglie la vita con una pistola. Il corpo stringe in mano una vecchia videocassetta che reca il nome di Shelby Oaks, cittadina abbandonata segnata da eventi inspiegabili su cui avevano indagato Riley e i suoi amici.

Le regole del delitto perfetto, la spiegazione del finale di serie

Dopo sei intense stagioni, Le regole del delitto perfetto (How to Get Away with Murder) è giunta al termine con una serie di morti e rivelazioni dell’ultimo minuto, ma cosa è successo nel finale e cosa significa tutto questo? Il finale della serie “Stay” inizia con l’ultima morte flash-forward della serie, quando una persona misteriosa viene uccisa a colpi di pistola sui gradini del tribunale. Naturalmente, questa volta c’è solo un episodio per capire chi sia, invece del solito svolgimento lungo tutta la stagione, ma ci sono molte altre sorprese e morti lungo il percorso.

La sesta stagione di Le regole del delitto perfetto (How to Get Away with Murder) è l’ultima della longeva serie drammatica legale che segue la professoressa di diritto Annalise Keating (Viola Davis) e cinque dei suoi studenti di legge. Acclamata dalla critica per la trama complessa e la forte interpretazione della Davis, l’episodio finale di Le regole del delitto perfetto (How to Get Away with Murder) risponde ad alcune delle domande più importanti della serie, insieme al misterioso omicidio che apre l’episodio, il tutto sullo sfondo del processo ad Annalise: sarà dichiarata colpevole?

I fan sono anche ansiosi di sapere se i suoi studenti o chiunque altro nella sua cerchia si rivolteranno contro di lei. Le domande sulla scena del funerale in flash-forward e sull’apparente ricomparsa di Wes (Alfred Enoch) trovano una risposta, ma “Stay” fa molto di più che risolvere le questioni più ovvie. Come finale, offre una conclusione per ciascuno dei personaggi principali, trasmettendo al contempo un messaggio sorprendentemente morale sul dire la verità e sul superare le cose che ciascuno dei protagonisti ha fatto.

L’esito del processo di Annalise Keating

Aja Naomi King in Le regole del delitto perfetto - Stagione 6
© 2019 ABC Entertainment

La trama centrale è, ovviamente, il processo stesso. Il finale presenta alcuni colpi di scena, anche se nessuno grande quanto il sorprendente sostegno di Laurel (Karla Souza) ad Annalise nell’episodio precedente. Jorge Castillo (Esai Morales) sale sul banco dei testimoni e dichiara la sua innocenza, insieme al governatore Birkhead (Laura Innes), e c’è un breve momento di suspense quando Annalise riesce a fornire una registrazione di Hannah (Marcia Gay Harden) che parla con Xavier (Gerardo Celasco) della cospirazione. Anche Gabriel (Rome Flynn) viene convinto (grazie a una valigetta piena di contanti) a non testimoniare, ma alla fine del processo tutti questi momenti sembrano quasi irrilevanti.

Questi colpi di scena finali aggiungono plausibilità alla vittoria di Annalise, ma il vero colpo al cuore del suo caso giudiziario non ha nulla a che vedere con Birkhead, Hannah, Gabriel o persino i membri sopravvissuti dei Keating 5. Si tratta invece del discorso finale di Annalise. In una scena mozzafiato, lei svela il vero fulcro di tutta questa intricata cospirazione: Annalise ha commesso il crimine di essere nera, ambiziosa, antipatica, bisessuale, potente, capace. Dalla scena in cui si toglie la parrucca, al montaggio in cui si veste per andare in tribunale, alla sua decisione di mostrare i suoi capelli naturali, Le regole del delitto perfetto (How to Get Away with Murder) ha lanciato un messaggio sempre più forte sul ruolo delle donne di colore. Il finale raddoppia questo messaggio, rifiutando di nascondere la sua posizione, la sua crescita o il suo posto nel mondo, ed è questo che fa esultare i fan quando riceve il verdetto di “non colpevolezza”.

Chi muore e chi sopravvive

Conrad Ricamora, Matt McGorry, Aja Naomi King e Jack Falahee in Le regole del delitto perfetto - Stagione 6
© 2019 ABC Entertainment

Naturalmente, il finale non poteva concludersi semplicemente con un discorso appassionato, una vittoria e un lieto fine. Ci sono ancora troppi personaggi in piedi e c’è quel misterioso omicidio da risolvere che, insieme ai flash-forward del funerale, ha portato molti fan a supporre che Annalise avrebbe finito per subire la punizione narrativa definitiva della morte per la sua schiettezza. Tuttavia, Annalise sopravvive, fino al funerale che alla fine si rivela avvenire dopo che lei ha vissuto una lunga vita. Anche Tegan (Amirah Vann) sopravvive alla carneficina e viene vista ballare con Annalise in futuro. Laurel riesce a salire in macchina con il piccolo Christopher e a fuggire non appena partono gli spari, proteggendo il suo bambino come sempre, e sia Connor (Jack Falahee) che Oliver (Conrad Ricamora) ce la fanno, anche se Connor è destinato alla prigione e Oliver sta affrontando il divorzio. Anche Michaela (Aja Naomi King) sopravvive, fuori di prigione, ma senza amici e sola.

Gli altri, invece, sono tutti morti. Wes e Asher (Matt McGorry) se ne sono andati da tempo, insieme a Sam (Tom Verica) e Hannah. Il governatore Birkhead è vittima della sparatoria al tribunale, ucciso da Frank in preda alla rabbia. Anche Bonnie (Liza Weil) e Frank (Charlie Weber) muoiono entrambi sui gradini quel giorno, Frank ucciso dalle guardie, Bonnie colpita dal fuoco incrociato.

Il funerale e il cerchio che si chiude

La serie si conclude con il funerale mostrato all’inizio, quello di Annalise, ormai anziana. Connor e Oliver sono lì insieme, e Laurel è lì con suo figlio adulto, che assomiglia esattamente a Wes. La cosa affascinante di come si conclude la serie, soprattutto considerando il funerale e i momenti finali, è che impiega sei stagioni per costruire assassini complessi e simpatici e poi finisce con una conclusione sorprendentemente moralistica (ma realistica), in cui tutti sembrano ottenere ciò che meritano in base a quante bugie hanno detto e quante persone hanno ucciso. Annalise, bugiarda consumata, in realtà non uccide nessuno, viene scagionata, ne esce forte e poi vive una vita piena e amata prima della sua morte. Laurel, che alla fine ha detto tutta la verità, si è redenta diventando un’amica di famiglia di Annalise. Connor e Oliver, che non hanno ucciso, ma hanno mentito e sono stati complici, alla fine erano disposti ad accettare la loro punizione (se non a dire la verità), e questo ha riabilitato Connor, mentre Oliver ha dovuto affrontare anni da solo e riconquistare la fiducia di suo marito per la sua disponibilità a tradire Annalise per motivi egoistici.

I peggiori bugiardi e assassini del gruppo sono quelli che sono morti: Asher, che ha ucciso e mentito come talpa per l’FBI; Wes, che ha ucciso Sam; Bonnie, che ha ucciso una ragazza indifesa; Frank, che ha ucciso molte persone; e persino Birkhead, che ha ucciso e cospirato. Tuttavia, ad eccezione di Birkhead, che alla fine rifiuta di essere onesto, nessuna di queste morti è stata inflitta come un giudizio pietoso. La morte di Bonnie è la morte straziante di un’innocente, mentre quella di Frank è la morte dolorosa di una vittima. Le regole del delitto perfetto (How to Get Away with Murder) riesce a evitare di simpatizzare con gli assassini, ma mostra anche la loro paura e le loro motivazioni, assicurandosi che non vengano glorificati o celebrati.

Michaela, in particolare, è degna di nota in quanto unica sopravvissuta a non partecipare al funerale di Annalise; ha rinunciato alla “famiglia” che aveva trovato nei Keating 5 tradendoli, ma lo ha fatto volontariamente e consapevolmente per mettersi al sicuro. Questo riflette il modo in cui si è sempre tenuta leggermente in disparte rispetto a loro, fin dal primo momento in cui ha voluto andare alla polizia mentre gli altri non lo hanno fatto. È anche degno di nota il fatto che suo padre non si veda più, ma in un flash-forward si vede lei che presta giuramento, il che riecheggia la storia di Annalise.

Domande a cui i fan vogliono ancora una risposta

Se la scena finale sembra familiare, è perché è quasi una ricostruzione diretta delle scene iniziali originali con Christopher che sostituisce Annalise. Il finale mostra Christopher/Wes che attraversa di nuovo il campus di Middleton in bicicletta, ma questa volta è Christopher che si dirige a insegnare nella vecchia classe di Annalise, esattamente allo stesso modo. Intravede persino Annalise seduta in classe che gli sorride. Dopo il suo discorso potente e la sua serie di azioni volte a incarnare con forza esattamente chi è, questa è una rivendicazione della donna che in realtà non ha ucciso, ma che ha cercato di fare da madre e di sopravvivere. Il momento in cui il cerchio si chiude è soddisfacente e fornisce il “lieto fine”, pur consentendo a tutte queste persone complicate che hanno fatto cose terribili di essere adeguatamente “punite” per esse. Sembra anche una conclusione definitiva, quindi è improbabile che ci sarà un’altra stagione o uno spin-off, nonostante alcune domande rimaste senza risposta alla fine.

Non è ancora chiaro come Annalise, Laurel e Wes siano finiti in una dinamica familiare/mentore. Laurel ha riallacciato i rapporti con Annalise subito dopo la morte di suo padre in prigione?

E, cosa ancora più importante, è stata lei a causarne la morte, trovando finalmente la libertà dalla sua famiglia? Connor e Oliver si sono riconciliati immediatamente e hanno aspettato che Connor scontasse la pena detentiva, o ci è voluto molto più tempo? Tegan e Annalise si sono messe insieme, o le loro scene di ballo erano semplicemente amicizia? E infine, naturalmente, cosa aspetta Christopher a Middleton come professore? Questi potrebbero essere gli ultimi segreti cheLe regole del delitto perfetto (How to Get Away with Murder) custodisce.

Superman: quello di James Gunn è l’esempio perfetto di supereroe maschile non tossico

Secondo un esperto, il Superman di James Gunn evita di cadere nella trappola della mascolinità tossica. Uscito la scorsa estate, il film della DC introduce David Corenswet nel ruolo dell’eroe titolare, con Rachel Brosnahan che interpreta la giornalista Lois Lane, con cui Superman ha una relazione.

Il film ha conquistato il pubblico per la sua grande azione e il suo cuore ancora più grande, ma il terapeuta abilitato Jonathan Decker ha ora spiegato su Cinema Therapy che il personaggio di Corenswet è anche un perfetto esempio di mascolinità non tossica. Un modo importante in cui Clark lo dimostra, spiega Decker, è l’essere aperto e onesto nelle sue interazioni con Lois.

Quando Clark mette a nudo i suoi sentimenti durante una conversazione intima ma intensa con il personaggio di Brosnahan, questo “dà a Lois la sicurezza di esplorare e chiarire i propri sentimenti senza chiedersi: ‘Dove si trova? Cosa sta pensando? Cosa sta provando?’” Decker e il co-conduttore Alan Seawright, un regista, approfondiscono anche l’origine della mascolinità non tossica di Superman.

Si tratta di un caso di “natura contro educazione”, dice Decker. “La sua natura kryptoniana è la fonte di tutti i suoi poteri. Ma la sua gentilezza, la sua bontà e il suo rispetto per la vita umana, questi li ha ereditati da Jonathan e Martha Kent”. Il film mostra la mascolinità non tossica di Superman nei momenti di calma, ma anche nei combattimenti. Decker spiega che Superman combatte non perché lo vuole, ma perché non ha altra scelta:

Una mascolinità sana, quando si tratta di combattere, è difensiva, non aggressiva”, sono le sue parole. Le recensioni di Superman sono state in gran parte positive, con l’approccio di Gunn che ha trovato riscontro sia nel pubblico che nella critica. Le immagini colorate, gli effetti mozzafiato e le ottime interpretazioni sono sicuramente parte del motivo di questi elogi, ma la sceneggiatura di Gunn sottolinea anche il potere della speranza e della bontà.

Questo, ovviamente, è in netto contrasto con l’interpretazione del Superman di Zack Snyder, che era molto più cupa e seria e che in L’uomo d’acciaio arriva anche ad uccidere il suo nemico, non avendo altra scelta. Insomma, un ulteriore riconoscimento per il film di Gunn, che dopo anni di supereroi controversi o antieroi, ha portato sul grande schermo una figura interamente positiva e apprezzabile in quanto profondamente umana.

Il futuro del DC Universe dopo Superman

La risposta a Superman è stata così positiva da ottenere il via libera per un sequel. Gunn è pronto a scrivere e dirigere Man of Tomorrow, che uscirà nel 2027. Sebbene non siano ancora stati rilasciati dettagli sulla trama, il film presumibilmente garantirà ancora una volta che l’eroe di Corenswet sia un faro di speranza nel mondo, mostrando un tipo di mascolinità non tossica.

Con Superman ormai alle spalle, l’attenzione si è spostata sul prossimo grande progetto DC: Supergirl, con Milly Alcock. Come rivelato nel finale di Superman, l’eroina interpretata da Alcock sarà molto diversa da quella di Corenswet, caratterizzata da un atteggiamento ribelle e indifferente. Resta da vedere come il film di Craig Gillespie del 2026 si confronterà con quello di Gunn, ma il pubblico forse non dovrebbe aspettarsi la stessa rappresentazione riflessiva della mascolinità.

Avengers: Doomsday, ecco quando arriverà il primo trailer!

L’attesa per il primo trailer di Avengers: Doomsday è quasi finita. Con l’inizio della Fase 6 del Marvel Cinematic Universe quest’estate con l’arrivo di I Fantastici Quattro: Gli Inizi, l’attuale fase terminerà nel 2027, con i due film degli Avengers in uscita. Collider ha ora confermato quello che si sospettava da tempo, ovvero che il trailer di Avengers: Doomsday debutterà prima di Avatar: Fuoco e Cenere il 19 dicembre.

Le riprese principali della Fase 6 si sono concluse il 19 settembre 2025, con Anthony e Joe Russo alla regia del grande film corale. Il cast segnerà il ritorno di Robert Downey Jr. nella timeline dell’MCU, ma con una svolta, dato che è pronto a dare vita all’iconico Victor von Doom, alias Dottor Destino, nel franchise della Marvel Studios. Il veterano dei supereroi interpreterà il cattivo anche in Avengers: Secret Wars del 2027, le cui riprese principali dovrebbero iniziare nella primavera del 2026.

Cosa sappiamo di Avengers: Doomsday

Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars arriveranno in sala rispettivamente il 18 dicembre 2026, e il 17 dicembre 2027. Entrambi i film saranno diretti da Joe e Anthony Russo, che tornano anche nel MCU dopo aver diretto Captain America: The Winter Soldier, Captain America: Civil War, Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame.

La sinossi ufficiale conferma il ritorno di Robert Downey Jr. all’interno dell’universo Marvel, questa volta nel ruolo di Doom. La trama resta però al momento sotto riserbo. Stephen McFeely e Michael Waldron risultano accreditati come sceneggiatori.

Il cast di Avengers: Doomsday è stato rivelato per la prima volta durante una diretta streaming a sorpresa della Marvel Studios, in cui diverse sedie hanno svelato il ritorno di numerosi attori. Una delle grandi novità è il ritorno di diversi attori degli X-Men dell’era Fox-Marvel.

Sono confermati nel cast del film (per ora): Paul Rudd (Ant-Man), Simu Liu (Shang-Chi), Tom Hiddleston (Loki), Lewis Pullman (Bob/Sentry), Florence Pugh (Yelena), Danny Ramirez (Falcon), Ian McKellen (Magneto), Sebastian Stan (Bucky), Winston Duke (M’Baku), Chris Hemsworth (Thor), Kelsey Grammer Bestia), James Marsden (Ciclope), Channing Tatum (Gambit), Wyatt Russell (U.S. Agent), Vanessa Kirby (Sue Storm), Rebecca Romijn (Mystica), Patrick Stewart (Professor X), Alan Cumming (Nightcrawler), Letitia Wright (Black Panther), Tenoch Huerta Mejia (Namor), Pedro Pascal (Reed Richards), Hannah John-Kamen (Ghost), Joseph Quinn (Johnny Storm), David Harbour (Red Guardian), Robert Downey Jr. (Dottor Destino), Ebon Moss-Bachrach (La Cosa), Anthony Mackie (Captain America).

The Running Man: Stephen King approva il remake di Edgar Wright

È stata rivelata la recensione di Stephen King sul remake di The Running Man. Il film, diretto da Edgar Wright e interpretato da Glen Powell, è un nuovo adattamento dell’omonimo romanzo di King del 1982, originariamente pubblicato con lo pseudonimo di Richard Bachman. In precedenza era stato adattato in un film del 1987 con Arnold Schwarzenegger.

Variety ha recentemente incontrato Wright per discutere di The Running Man e il regista ha rivelato di aver recentemente chiesto a Stephen King cosa ne pensasse del progetto, in modo da poter condividere la sua opinione con il pubblico durante un panel promozionale del film. Via e-mail, King ha risposto: “Se mi piace? Lo adoro!”.

King ha continuato dicendo che The Running Man del 2025 è “abbastanza fedele al libro da soddisfare i fan, ma abbastanza diverso da renderlo emozionante per me”. Si tratta di un grande elogio da parte del leggendario autore, che non esita a esprimere la sua disapprovazione quando non approva un adattamento delle sue opere.

Ad esempio, nonostante sia uno dei film tratti da un suo romanzo più apprezzati, l’adattamento di Stanley Kubrick del 1980 di The Shining ha suscitato l’ira dello scrittore, soprattutto per essersi allontanato troppo dal materiale originale. Tuttavia, King ha anche approvato pubblicamente alcuni adattamenti che si discostano notevolmente dal testo originale, soprattutto quando mantengono la giusta atmosfera generale.

Infatti, The Mist del 2007, che ha un finale notevolmente più cupo rispetto al romanzo originale, ha ottenuto notevoli elogi da King. Nel 2017, ha dichiarato a Yahoo! Entertainment che “era nichilista. Mi è piaciuto. Quindi ho detto di andare avanti e farlo”. Sembra dunque che The Running Man abbia mantenuto lo spirito del romanzo, pur conservando una propria identità distinta.

Se la valutazione di King è accurata, allora il film del 2025 è probabilmente molto più fedele al romanzo rispetto all’adattamento del 1987, che presenta una serie di differenze significative rispetto al libro originale. L’elogio di King al film è stato rivelato pochi giorni dopo che Glen Powell ha condiviso il fatto che la star del precedente film, Arnold Schwarzenegger, gli aveva detto che il nuovo film era “incredibile”.

Resta da vedere se i critici e il pubblico avranno la stessa reazione al nuovo film di King e Schwarzenegger. Finora, il film non ha ancora ottenuto un punteggio Tomatometer o Popcornmeter su Rotten Tomatoes. Tuttavia, il 5 novembre i critici hanno potuto condividere sui social media le loro prime reazioni, prive di spoiler, e il tenore generale delle loro reazioni è stato positivo.

Diversi critici hanno insistito sul fatto che The Running Man è all’altezza delle aspettative, il che potrebbe significare che la recensione entusiastica di King sarà il primo segno del grande successo di critica del film. A sua volta, questo potrebbe portare il film a diventare un successo commerciale, aggiungendo un altro blockbuster alla filmografia di Glen Powell, che include già successi come Tutti tranne te e Twisters.

Quello che c’è da sapere su The Running Man

The Running Man vede Glen Powell nei panni di Ben Richards, che partecipa a una competizione in cui deve sopravvivere mentre viene braccato da killer professionisti, il tutto per salvare la figlia malata. Richards viene inseguito per 30 giorni e deve sopravvivere contro ogni previsione per vincere. Il film uscirà il 13 novembre in Italia.

Edgar Wright dirige questo adattamento. Wright è famoso soprattutto per Baby Driver e L’alba dei morti dementi, film ricchi di azione e memorabili. Accanto a Powell, c’è un cast stellare che include Josh Brolin, William H. Macy, Michael Cera, Lee Pace ed Emilia Jones.

Chris Hemsworth: un memorabile viaggio on the road, dal 24 novembre su Disney+

0

Chris Hemsworth: un memorabile viaggio on the road, il documentario di un’ora, prodotto da Protozoa del regista candidato all’Oscar® Darren Aronofsky, da Nutopia di Jane Root e da Wild State di Chris Hemsworth e Ben Grayson, debutterà il 24 novembre su Disney+.

Oggi, più di 57 milioni di persone in tutto il mondo convivono con la demenza, la cui causa più comune è il morbo di Alzheimer. Ogni anno si registrano ben 10 milioni di nuovi casi di demenza in tutto il mondo, il che solleva una domanda: cosa possiamo fare per aiutare chi ne è affetto? È questa domanda che ha spinto Chris Hemsworth a rispondere con la missione più personale che abbia mai intrapreso: Chris Hemsworth: un memorabile viaggio on the road. Andando oltre la propria salute, come mostrato nella serie Limitless, in questo speciale profondamente emozionante Chris intraprende un viaggio in moto attraverso l’Australia con suo padre Craig, a cui è stato recentemente diagnosticato l’Alzheimer, per riaccendere i ricordi e rafforzare il loro legame, esplorando l’efficace scienza della connessione, della comunità e della nostalgia, strumenti cruciali ma spesso trascurati nella protezione della salute del cervello.

In questo viaggio commovente ed edificante, ispirato dalla recente diagnosi di Craig, Chris e suo padre partono in moto per un “viaggio indietro nel tempo”, visitando persone e luoghi del loro passato comune, dalla periferia di Melbourne alle distese selvagge dei Territori del Nord dell’Australia, per esplorare la profonda scienza delle relazioni sociali. Attraverso i paesaggi mozzafiato e sconfinati dell’Australia, il viaggio di Chris e Craig diventa un’indagine divertente e commovente del legame tra padre e figlio, dimostrando che l’amore, la comunità e le esperienze condivise possono essere una potente medicina.

Cortesia Disney+

La loro avventura, che Chris riprende in parte con la sua videocamera, è guidata da Suraj Samtani, specialista in demenza e psicologo clinico presso il Centre for Healthy Brain Aging della University of New South Wales, che ha lavorato con i produttori in collaborazione con la famiglia Hemsworth nel corso di un anno.

La ricerca del dottor Samtani, insieme a un recente studio globale condotto su oltre 40.000 persone in 14 paesi, ha scoperto che chi mantiene regolari interazioni sociali dimezza il rischio di sviluppare la demenza, con prove che dimostrano che forti legami sociali possono persino rallentare il declino cognitivo dopo la diagnosi. Questa scoperta fondamentale fornisce la base scientifica per gli elementi chiave del viaggio, tra cui:

  • Terapia della reminiscenza: rivisitare esperienze passate parlandone con qualcuno, utilizzando oggetti del passato (come foto o video personali) o visitando luoghi del passato è un ottimo modo per stimolare le capacità cognitive.
  • Relazioni sociali: è dimostrato che interagire regolarmente con altre persone, ad esempio parlando con un amico o confidandosi con qualcuno, riduce il rischio di mortalità precoce.
  • “Social Bridging”: partecipare ad attività comunitarie più ampie, come il volontariato o le passeggiate di gruppo, è collegato a un rallentamento del declino cognitivo.

Io e mio padre avevamo sempre parlato di fare un viaggio nel Territorio del Nord, dove la nostra famiglia aveva vissuto anni fa, ma non eravamo mai riusciti a trovare il tempo per farlo”, ha detto Chris Hemsworth. “Più recentemente, l’idea di fare quel viaggio è riemersa con maggiore urgenza. Il risultato è stato un’esperienza più profonda, più emozionante e più sorprendente di quanto avessi mai immaginato”.

Lo scorso agosto, su Disney+ ha debuttato Limitless: Live Better Now, dove Chris Hemsworth ha affrontato sfide epiche per svelare modi in cui tutti noi possiamo vivere meglio oggi. Nell’episodio “Potenza mentale”, ha affrontato una sfida per stimolare il cervello: suonare “Thinking Out Loud” sul palco con Ed Sheeran davanti a 70.000 fan a Bucarest, un momento che da allora ha totalizzato quasi 35 milioni di visualizzazioni sulle piattaforme social di Chris, Ed e National Geographic. Successo mondiale, la prima stagione di Limitless con Chris Hemsworth è la seconda serie in streaming più vista di sempre di National Geographic, con quasi la metà del suo pubblico composta da spettatori internazionali.

Chris Hemsworth: un memorabile viaggio on the road è prodotto da Protozoa, Nutopia e Wild State per National Geographic. Tom Watt-Smith, Peter Lovering, Arif Nurmohamed e Jane Root sono executive producer per Nutopia. I creatori Darren Aronofsky e Ari Handel di Protozoa tornano come executive producer, mentre Chris Hemsworth, Ben Grayson e Brandon Hill sono executive producer per Wild State. Tom Barbor-Might ha diretto il documentario. Per National Geographic, sono executive producer Bengt Anderson e Simon Raikes.

Jessica Chastain e Chris Pine nel cast del thriller My Darling California

La vincitrice dell’Oscar Jessica Chastain e Chris Pine si sono uniti al cast all star del prossimo thriller poliziesco dark-comico di Elijah Bynum intitolato My Darling California. Il film vedrà protagonisti Chastain e Pine insieme a Josh Brolin, Charles, Melton, Don Cheadle e la premio Oscar Mikey Madison. Ambientato a Los Angeles, il film racconterà come un singolo crimine colleghi le vite di un conduttore televisivo, della sua irrequieta moglie, di un idolo della musica country, di due piccoli criminali e di un ex detenuto, tutti alla ricerca di una vita migliore.

Il primo lungometraggio dello sceneggiatore e regista Elijah Bynum è stato Hot Summer Nights, con Timothée Chalamet e Maika Monroe, seguito dal titolo Magazine Dreams nel 2023 e The Deliverance ​​​​​nel 2024, entrambi presentati al Sundance. Il film è attualmente in fase di negoziazione con acquirenti internazionali in vista dell’American Film Market, dove sta già suscitando grande interesse come uno dei pochi progetti imperdibili in vendita grazie al suo cast stellare e alla combinazione sceneggiatore-regista.

Il film è prodotto da David Hinojosa della 2 AM, noto per Materialists, con Zach Nutman come produttore esecutivo. Anton (Greenland) finanzia e gestisce le vendite per l’AFM insieme alla CAA Media Finance. La produzione di My Darling California dovrebbe iniziare nel 2026.

Per Jessica Chastain, My Darling California continua una recente serie di progetti che bilanciano il prestigio con un tocco psicologico. I ruoli dell’attrice hanno spesso caratterizzato una lunga lista di personaggi complessi che sfidano la percezione della forza e della vulnerabilità femminile, da Zero Dark Thirty alla sua interpretazione vincitrice dell’Oscar in Gli occhi di Tammy Faye.

D’altra parte, Chris Pine lo si vedrà prossimamente nel film italiano intitolato Il rapimento di Arabella, dopo il suo debutto alla regia con Poolman nel 2023 e il suo ruolo di Magnifico in Wish della Disney. Per lui questo segna un passaggio da franchise di successo come Star Trek e Wonder Woman a un territorio più realistico e drammatico.

La crescente reputazione di Bynum come regista aggiunge ulteriore fascino al progetto. Il suo precedente lavoro in Magazine Dreams ha esplorato il lato oscuro dell’ambizione e dell’identità attraverso un’intensa lente psicologica. Con My Darling California, sembra esplorare ancora una volta il prezzo della fama e le contraddizioni morali, ma questa volta su una scala più ampia e multiprospettica, con un cast stellare.

Il cast e il genere lo rendono uno dei titoli più interessanti sul mercato in vista dell’AFM, attraente sia per i distributori orientati ai premi che per gli acquirenti globali alla ricerca di progetti commerciali ma di alto livello. La premessa del film è in linea con il tipo di thriller di prestigio che recentemente hanno ottenuto un buon successo sia di pubblico che di critica, come The Menu del 2022.

Con l’inizio della produzione previsto per il prossimo anno, My Darling California si preannuncia già come uno dei drammi hollywoodiani più attesi. Tra il profilo registico in ascesa di Bynum e il gruppo di protagonisti di talento, il film potrebbe facilmente diventare uno dei principali argomenti di discussione quando arriverà la stagione dei premi.

Cosa è successo a Will nel Sottosopra? Lo svelano i primi 5 minuti di Stranger Things – Stagione 5

0

Netflix celebra lo Stranger Things Day (il 6 novembre, giorno in cui, nel 1983, Will viene rapito dal Demogorgone) in grande stile con una première esclusiva per i fan, svelando cinque minuti del primo episodio della quinta stagione.

In una trasmissione in anteprima di Stranger Things – Stagione 5, Netflix ha ospitato un watch party virtuale con un red carpet, interviste al cast, apparizioni a sorpresa e un’anteprima dell’ultima stagione dell’avventura.

Ecco la clip dei primi 5 minuti della nuova stagione che ci riportano indietro nel tempo a quando Will era stato trascinato nel Sottosopra dal Demogorgone. Nella clip vediamo Will spaventato e infreddolito che cerca di nascondersi, ma viene trovato e portato da… Vecna! Qui capiamo che la mostruosa e malvagia creatura ha in serbo per il nostro piccolo eroe un piano malvagio.

Stranger Things

Stranger Things è un fenomeno globale e una delle serie di maggior successo di Netflix. Finora, la serie ha vinto numerosi Primetime Emmy Awards, con un totale di 113 vittorie e 308 nomination. Al momento dell’uscita, la quarta stagione è diventata una delle serie in lingua inglese più viste di tutti i tempi su Netflix, con 140,7 milioni di visualizzazioni e 1,8 miliardi di ore di visione.

Il cast ha parlato dei propri sentimenti riguardo all’ultima stagione, salutando i rispettivi personaggi. Finn Wolfhard, noto come Mike Wheeler, ha parlato del nuovo scopo di Mike nell’ultima stagione, e ha affermato che “si è conclusa nel modo migliore” per il suo personaggio. Il regista e produttore esecutivo Shawn Levy è intervenuto sul red carpet e ha dichiarato: “È il finale televisivo più bello che abbia mai visto“.

Caleb McLaughlin si sente un po’ più malinconico per il trauma del suo personaggio durante l’ultima stagione, quando Max rimane in coma dopo il loro scontro con Vecna ​​nella quarta stagione.

Netflix ha anche annunciato il suo spin-off, che sarà un’animazione intitolata Stranger Things: Tales from ’85 con il ritorno dei Duffer Brothers per colmare il vuoto temporale tra la seconda e la terza stagione, con Undici, Mike, Dustin, Lucas, Max e Will.

La quinta stagione di Stranger Things uscirà con il Volume 1 il 26 novembre, il Volume 2 il 25 dicembre e il finale il 31 dicembre. Il finale uscirà anche in sale selezionate, dando ai fan la possibilità di guardare i loro personaggi preferiti in un modo mai visto prima.

Guillermo del Toro ricorda la sua notte in un hotel infestato: “Non riuscivo proprio a dormire”

Guillermo del Toro ha spiegato come la ricerca delle location per il prequel de Il Signore degli Anelli, Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato, lo abbia traumatizzato. Inizialmente designato per dirigere l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo fantasy di J. R. R. Tolkien, il regista ha poi abbandonato il progetto dopo una serie di ritardi.

Sebbene del Toro non abbia finito per dirigere il film, ha comunque contribuito alla ricerca delle location per il film fantasy di successo. In un’intervista a Jimmy Kimmel Live! del Toro ha ora rivelato come ha finito per incontrare una serie di fenomeni paranormali in un inquietante hotel in Nuova Zelanda. Dopo aver chiesto al personale quale fosse la stanza più infestata del famigerato Waitomo Caves Hotel, il regista ha affermato di aver sentito “un intero omicidio” avvenire proprio nella sua stanza.

Ha detto a Kimmel che ogni volta che va in un hotel infestato, chiede sempre la stanza con la maggiore attività paranormale. “Stavamo cercando location per Lo Hobbit in un hotel vuoto a Waitomo, il Waitomo Hotel. In ogni hotel in cui vado, so qual è la stanza infestata. Chiedo: ‘Potete darmi la stanza infestata?’. Fino ad allora non era mai successo nulla”.

Secondo del Toro, stava semplicemente guardando The Wire quando ha sentito il fantasma. “Stavo guardando Stringer Bell e, all’improvviso, ho sentito un intero omicidio nel mezzo della stanza. Le urla, le coltellate e il pianto”. Ha affermato di essere stato così spaventato che “non sono riuscito a dormire affatto”.

Kimmel ha cercato di offrire al regista alcune spiegazioni più logiche dietro i suoni omicidi che aveva sentito. Tuttavia, del Toro ha respinto qualsiasi teoria non paranormale. Ha detto che non potevano essere stati altri ospiti perché lui era l’unica persona che alloggiava nell’ala est dell’hotel. “Non c’era nessun altro nell’hotel, nemmeno il direttore. Ci hanno dato le chiavi perché era bassa stagione. Io ero nell’ala est e tutti gli altri erano nell’ala ovest”.

Invece di gettare la spugna e trasferirsi nell’ala ovest come tutti gli altri, rimase nella stanza infestata per tutta la notte, anche se non chiuse occhio. “Mi rimisi le cuffie e rimasi a guardare il computer per tutta la notte”, ha ricordato. “Non volevo girarmi. C’era un balcone e mi sono detto: ‘E se guardassi e ci fosse qualcosa lì?’”. Ad ogni modo, l’esperienza non sembra esserne valsa la pena per del Toro, che non ha più diretto Lo Hobbit, poi passato all’amico Peter Jackson.

Twister: la spiegazione del finale del film del 1996

Per quanto riguarda il fattore intrattenimento, è difficile battere un buon film catastrofico. La posta in gioco è estrema, le emozioni sono intense e, se è fatto bene, le scene d’azione sono elettrizzanti. Uno dei migliori film usciti negli anni ’90, un decennio fertile per il genere (tra Independence Day e Deep Impact), è Twister. Sebbene il film sia spesso ricordato per le sequenze di tempeste violente (che ancora oggi reggono molto bene), ci sono anche alcuni filoni emotivi profondi che attraversano la narrazione.

Dopo aver visto suo padre morire in un tornado quando era bambina, la dottoressa Jo Harding (Elen Hunt) si è dedicata alla missione di migliorare l’efficacia dei sistemi di allerta tornado. Nel frattempo, il suo ex collega e futuro ex marito, il dottor Bill Harding (Bill Paxton), sta cercando di andare avanti con la sua vita e con la sua nuova fidanzata, la dottoressa Melissa Reeves (Jami Gertz). Con Melissa al seguito, Bill rintraccia Jo e il suo team nella campagna dell’Oklahoma per convincerla a firmare finalmente i documenti del divorzio.

Ma dopo che Jo rivela di aver sviluppato un nuovo dispositivo per studiare meglio i tornado, modellato sul progetto di Bill, lui viene coinvolto nell’azione quando Jo evita di firmare i documenti per inseguire le tempeste che iniziano a scoppiare tutt’intorno a loro durante la stagione dei tornado più intensa a memoria d’uomo. Se avete visto il film di recente e avete ancora qualche domanda, ecco cosa dovete sapere sul finale di Twister.

LEGGI ANCHE: Twister: alcune curiosità sul film catastrofico

Una giornata alla ricerca delle tempeste riaccende una vecchia fiamma

La maggior parte degli eventi di Twister si svolgono nel corso di un solo giorno, che inizia con Bill che dà a Jo i documenti per il divorzio da firmare al mattino e termina solo dopo che hanno rischiato più volte di perdere la vita mentre davano la caccia ai tornado. Quando arriva la notte, Jo, Bill, Melissa e il resto del team si registrano in un motel. Jo ha cercato attivamente di evitare di firmare i documenti per il divorzio di Bill, poiché collaborare nuovamente con il suo ex marito per cercare di implementare il suo nuovo sistema di monitoraggio, chiamato DOROTHY, ha rafforzato ulteriormente ciò che sospettava sin dalla loro separazione: è ancora innamorata di lui.

Purtroppo, Bill sembra deciso ad andare avanti con la sua vita, quindi lei cede e alla fine si prepara a finalizzare il divorzio. Questo, almeno fino a quando la città in cui alloggiano non viene devastata da un enorme tornado. Il tornado passa, ma lascia dietro di sé distruzione sia fisica che emotiva. Dopo essere stata trascinata in giro per lo stato e aver vissuto una serie di situazioni pericolose a causa del desiderio impulsivo di Bill di inseguire di nuovo le tempeste, Melissa si rende conto che lui e Jo hanno qualcosa che lei e Bill non avranno mai. Melissa rompe ufficialmente con Bill e torna a casa. Nel frattempo, Jo corre alla vicina casa di sua zia Meg (Lois Smith), che teme sia stata colpita dalla tempesta.

Un enorme tornado colpisce troppo vicino a casa

Quando Jo arriva a casa della zia Meg, scopre che è stata distrutta dal tornado. Meg è ferita, ma ancora viva. È chiaramente sconvolta dall’esperienza e racconta a Jo che la tempesta è arrivata così rapidamente che quando sono suonate le sirene del tornado, era già su di loro. Questo chiaramente addolora Jo. Da bambina, ha visto suo padre morire in un tornado per il quale la sua famiglia non ha avuto il tempo di prepararsi adeguatamente. Questo è stato uno dei motivi principali che l’ha spinta a dedicarsi alla ricerca sul dispositivo DOROTHY.

Spera infatti contribuirà a creare sistemi di allerta tornado in grado di rilevare le tempeste con maggiore anticipo, dando alle persone più tempo per mettersi in salvo. Il pericolo scampato dalla zia Meg è solo un altro promemoria per Jo che, finché non avrà portato a termine la sua missione, nessuno dei suoi cari sarà al sicuro. Con un rinnovato senso di determinazione, Jo apporta alcune modifiche al dispositivo DOROTHY e parte con Bill per intercettare un tornado ultra potente nelle vicinanze: il catastrofico F5. Si ritrovano in una corsa contro il tempo.

Anche il rivale di Jo, il dottor Jonas Miller (Cary Elwes), che ha creato un dispositivo simile, sta inseguendo la tempesta. Non fidandosi delle sue intenzioni, Jo vuole assicurarsi che lui non riesca a batterla sul tempo e a utilizzare il suo dispositivo copiato prima che lei possa ottenere i dati di cui ha bisogno con DOROTHY. Mentre il tornado F5 semina distruzione, entrambe le squadre corrono per posizionarsi sul percorso della tempesta.

Twister cast

Jo e Bill rischiano la vita per installare il loro dispositivo nel mezzo di un tornado di categoria F5

Mentre si avvicinano alla tempesta, entrambe le squadre cercano di installare i loro dispositivi in modo che vengano catturati dal vortice del tornado. Tuttavia, Jonas si è posizionato direttamente sulla traiettoria della tempesta e, nonostante gli avvertimenti di Jo e Bill, rimane fermo, andando incontro alla morte. Nel frattempo, Jo e Bill riescono a installare con successo un dispositivo DOROTHY, ma quando la tempesta cambia direzione, si rendono conto che sta puntando direttamente verso di loro.

Riescono ad agganciarsi ai tubi di irrigazione nel campo in cui si trovano proprio mentre arriva il tornado. Il vortice passa direttamente sopra Jo e Bill e, mentre lo fa, Jo guarda verso il centro della tempesta. È un momento di resa dei conti per lei. I tornado sono ciò attorno a cui ha strutturato la sua vita e sono la fonte della sua determinazione e forza d’animo, che sono i tratti caratteriali che più la definiscono. La loro capacità di distruggere la perseguita sin dalla morte di suo padre.

Il fatto di trovarsi letteralmente all’interno di uno di essi e sopravvivere è un momento profondo per lei. Quando la tempesta passa, Jo e Bill festeggiano il loro successo con DOROTHY e la loro sopravvivenza. L’esperienza di pre-morte ha anche fatto capire a entrambi che, nonostante le difficoltà del loro matrimonio, sono fatti l’uno per l’altra. Con i dati raccolti e i documenti per il divorzio gettati via, la coppia gode di un lieto fine dopo 24 ore intense.

LEGGI ANCHE: Twisters, la spiegazione del finale: Perché Steven Spielberg ha tagliato il bacio?

Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo – Stagione 2: il trailer!

0

È disponibile il trailer ufficiale della seconda stagione della serie originale Disney+ Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo, che preannuncia una nuova, eroica avventura in acque inesplorate. Basata su “Il mare dei mostri”, il secondo capitolo della serie di libri best-seller di Rick Riordan, pubblicata da Disney Hyperion ed edita in Italia da Mondadori, la nuova stagione promette nuovi mostri terrificanti, tanta azione e una posta in gioco più alta che mai, mentre i giovani semidei intraprendono una pericolosa missione per salvare il Campo Mezzosangue e il loro amico Grover.

La seconda stagione di Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo debutterà il 10 dicembre su Disney+ in Italia e su Hulu negli Stati Uniti, con due episodi disponibili al lancio, seguiti da un nuovo episodio ogni mercoledì.

Dopo che la barriera del Campo Mezzosangue viene infranta, Percy Jackson si imbarca in un’epica odissea nel Mare dei Mostri in cerca del suo migliore amico Grover e dell’unica cosa che potrebbe salvare il campo: il leggendario Vello d’Oro. Con l’aiuto di Annabeth, Clarisse e del suo nuovo fratellastro, il ciclope Tyson, la sopravvivenza di Percy è di vitale importanza nella lotta per fermare Luke, il Titano Crono e il loro piano imminente di abbattere il Campo Mezzosangue e, a seguire, anche l’Olimpo.

La seconda stagione è interpretata da Walker Scobell, Leah Sava Jeffries, Aryan Simhadri, Charlie Bushnell, Dior Goodjohn e Daniel Diemer, oltre che da un cast di attori ricorrenti e guest star, tra cui Lin-Manuel Miranda, Jason Mantzoukas, Glynn Turman, Timothy Simons, Virginia Kull, Courtney B. Vance, Andra Day, Adam Copeland, Sandra Bernhard, Margaret Cho, Kristen Schaal, Tamara Smart, Rosemarie DeWitt, Toby Stephens e molti altri.

Creata da Rick Riordan e Jonathan E. Steinberg, la seconda stagione di Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo vede nel ruolo di executive producer Steinberg e Dan Shotz insieme a Rick Riordan, Rebecca Riordan, Craig Silverstein, Ellen Goldsmith-Vein di Gotham Group, Bert Salke, Jeremy Bell di Gotham Group, D.J. Goldberg, James Bobin, Jim Rowe, Albert Kim, Jason Ensler e Sarah Watson.

Inoltre, a partire dal 10 dicembre, i fan potranno scoprire ulteriori contenuti legati alla seconda stagione con Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo Official Podcast, una serie di approfondimento unscripted che offre un accesso esclusivo al dietro le quinte della serie. Gli episodi del podcast saranno disponibili per la visione su Disney+ e in ascolto su varie piattaforme di podcast. Una nuova puntata sarà disponibile dopo il debutto di ciascun episodio di Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo.

La terza stagione di Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo è attualmente in produzione a Vancouver. Nel frattempo, i fan possono rivivere la prima stagione disponibile su Disney+.

Paradise City: la spiegazione del finale del film

Paradise City è l’ultimo film diretto e co-sceneggiato da Chuck Russell, acclamato per film di successo come “Nightmare 3 – I guerrieri del sogno”, The Mask – Da zero a mito”, “Il re scorpione” e molti altri. Il film vede protagonisti Bruce Willis nel ruolo di Ian Swan, Blake Jenner nel ruolo del figlio di Ian, Ryan Swan, e John Travolta nel ruolo dell’antagonista Buckley. Il film segue Ryan Swan, che viene a sapere della morte di suo padre e arriva a Maui per assicurare i killer di Ian alla giustizia. Ryan è aiutato dall’ex socio di Ian, Robbie, che non ha più avuto notizie di Ian da quando è andato a letto con sua moglie la vigilia di Natale di alcuni anni fa.

La trama di Paradise City

Il film inizia a Hannah Coast, situata a Maui, e vediamo Ian Swan trascinare un uomo sulla spiaggia per ucciderlo. Ma prima che possa portare a termine il suo gesto, arriva la cavalleria e Ian viene colpito e gravemente ferito. La scena cambia e il film ci presenta Robbie Cole, un garante di cauzioni, e Koa, un aspirante lottatore UFC con grandi capacità. Koa ha evaso la cauzione in diverse occasioni ed è ora ricercato dalle autorità, ma la sua fortuna è finalmente finita. Più tardi Robbie incontra Ryan Swan, che è il figlio di Ian, l’uomo che vediamo all’inizio del film.

A giudicare dalla conversazione, sembra che Ian sia morto e Ryan chiede l’aiuto di Robbie per assicurare i killer di suo padre alla giustizia. Ma prima di morire, Ian ha lasciato un messaggio a suo figlio, chiedendogli di trovare il suo amico Robbie. Ian lavorava come garante per la cauzione, o più precisamente come cacciatore di taglie, il migliore nel settore. Ian era anche l’ex socio di Robbie, ma Robbie aveva tagliato i ponti con lui a causa di un malinteso che aveva portato Ian a divorziare dalla moglie. Ryan ha scoperto che Ian stava dando la caccia a un pezzo grosso (Terrance Billford).

Questo voleva uccidere tre poliziotti alle Hawaii e ha perso la vita nel tentativo di catturarlo. Il giudice ha fissato la cauzione a 10 milioni, sperando che Billford non sarebbe mai stato in grado di pagare una somma così ingente, ma Terrance è uscito di prigione lo stesso giorno con la cauzione pagata interamente in contanti. Ryan è determinato a trovare Terrance, che potrebbe essere responsabile della morte di suo padre, e a portare a termine l’ultima taglia di suo padre. Robbie accetta di aiutare Ryan in cambio di una divisione al 50%, forse per redimersi da ciò che ha fatto di sbagliato.

John Travolta in Paradise City
John Travolta in Paradise City

La caccia alla balena

Robbie e Ryan sono andati nell’appartamento di Ian per cercare indizi, ma il loro arrivo è stato segnalato e ha provocato una sparatoria. Robbie e Ryan riescono a uscire dalla sparatoria, ma nel frattempo si separano. Ryan si tuffa in piscina per salvarsi la vita, ma viene presto ammanettato dalla polizia, mentre Robbie è introvabile. Ryan viene portato da Buckley, che rivela di conoscere Ian, il quale lo aveva contattato per rintracciare Terrance. Ryan comunica le sue intenzioni a Buckley e si rifiuta di lasciare l’isola finché non avrà trovato l’assassino di suo padre.

Buckley è un uomo influente e ha grandi progetti per le Hawaii. La testa calva, la barba ben curata e l’abito costoso gli conferiscono un’aria molto antagonistica, e potrebbe aver avuto un ruolo nella morte di Ian. Il film procede e scopriamo di più sul personaggio. Con il suo denaro e la sua influenza, Buckley ha corrotto gli anziani del clan, responsabili del controllo delle risorse dell’isola, in modo da poter portare avanti le sue attività minerarie illegali. Non ci pensa due volte a gettare nei vulcani le persone che non rispettano le sue regole.

La vera identità di Buckley

Gerry, socio di Ryan, lo porta sul luogo della morte di suo padre e trova il cellulare di Ian. Nel frattempo, Robbie è vivo e vegeto e riceve la visita di Buckley, lo stesso uomo che lo ha liberato dalla polizia. Buckley ha fatto fare ai suoi mercenari un controllo sui precedenti di Robbie e gli chiede perché abbia lasciato la polizia e la pensione per diventare un cacciatore di taglie. Robbie fa il cacciatore di taglie da un anno; ama il rischio, il brivido, il pericolo e la ricompensa. L’espressione tranquilla di Buckley cambia quando Robbie rivela che circolano voci sul suo legame con Terrance Billford.

Ma ci sono anche le voci secondo cui sta conducendo la campagna elettorale con il denaro riciclato proveniente dal traffico di droga. Da un’altra parte, Ryan e Gerry hanno decriptato il telefono di Ian, ma si sono trovati di fronte a un vicolo cieco. Ian è annegato dopo essere stato colpito da un proiettile ed è stato sbranato da squali assassini fino a renderlo irriconoscibile. Quindi, c’è la possibilità che i rapporti visti da Ryan fossero falsi e fossero stati inseriti da qualcuno per chiudere il caso. Ma chi? Forse Buckley! E se così fosse, forse Ian è vivo ed è stato rapito da Buckley.

Gerry porta Ryan da una donna anziana che vive a Paradise City. In realtà, Paradise City è un rifugio sicuro per i coloni dell’isola che hanno rifiutato di farsi corrompere da Buckley. In città, Ryan viene sfidato da un abitante del posto di nome Charlie, che gli chiede di dimostrare di essere il figlio di Ian attraverso una serie di prove. Ryan supera la prova e vede Ian vivo, in piedi dietro di loro, ma pensa di avere le allucinazioni a causa delle droghe di Charlie. Ian conosceva le vere intenzioni di Buckley, che voleva spogliare le Hawaii delle loro risorse, quindi quest’ultimo aveva deciso di zittirlo per sempre.

Gli abitanti di Paradise City hanno salvato Ian e lo hanno aiutato a fingere la sua morte per aiutarlo a sconfiggere Buckley. In realtà, Buckley non è altro che Terrance Billford, che ha cambiato aspetto grazie alla chirurgia plastica ed è lo stesso uomo che Ian trascinava sulla spiaggia. Buckley è più di un semplice politico corrotto che abusa del proprio potere per arricchirsi; è anche legato al cartello della droga ed è un killer spietato. Buckley intende controllare Maui e trasformarla in un porto internazionale per il traffico di droga.

Bruce Willis in Paradise City
Bruce Willis in Paradise City

La spiegazione del finale di Paradise City

Gerry riceve un messaggio dalla sua informatrice Nikki che le comunica che Bucky tiene Robbie in ostaggio al Golden Throne, il regno isolato di Buckley. Pochi istanti dopo che Ian, Gerry e Ryan se ne sono andati, la città paradisiaca viene invasa e ridotta in cenere dagli uomini di Buckley. Grazie alla sua influenza, Buckley ha persino etichettato il massacro come un’esplosione di gas. Il duo padre-figlio arriva al Golden Throne e si divide per liberare Robbie e assicurare Buckley alla giustizia.

Un servizio televisivo suggerisce che il burattino di Buckley abbia vinto le elezioni senatoriali, conferendogli un potere illimitato su Maui e la sua popolazione. Ryan chiede aiuto a Koa, che rivela che Buckley sta nascondendo Robbie sottoterra. Ryan trova Ian e insieme salvano Robbie. Robbie si scusa per essere andato a letto con la moglie di Ian, e i due amici trovano finalmente un terreno comune dopo anni e decidono di portare a termine il lavoro. Il trio si fa strada sparando fino a Terrance, che sta fuggendo con suo figlio. Ryan cerca di fermare Terrance, ma viene colpito e ferito. Ian raggiunge Terrance e rivela a suo figlio che è lui l’assassino di sua madre.

Terrance spara a Ian e si precipita verso la sua barca, ma Ryan lo mette fuori combattimento e Buckley viene arrestato dalle autorità quando scoprono la sua vera identità. Ian ha cercato Terrance per anni e la sua ricerca è terminata quando ha incontrato Buckley, che governava Maui con pugno di ferro. Si prende cura dei suoi cari, ma disprezza i suoi avversari con la stessa intensità. Il suo unico desiderio è quello di vedersi in cima al mondo e non si fermerà davanti a nulla finché non avrà conquistato quel posto. Ma, grazie a Ryan e Ian, Maui è stata liberata da Buckley, che ha anche donato la loro parte della taglia per ricostruire Paradise City.

Hunger Games: la spiegazione del finale del film

In Hunger Games (qui la recensione), tratto dai libri di Suzanne Collins, veniamo catapultati nel mondo di Panem, una terra distopica desolata e fin troppo realistica ambientata in un lontano futuro. Il Capitol, dove vivono i ricchi e benestanti, è sostenuto dai dodici distretti poveri e affamati del paese, popolati da lavoratori costretti a lavorare senza sosta per fornire alla città i beni e i servizi necessari per condurre una vita lunga, agiata e lussuosa. Entriamo in questo mondo attraverso gli occhi di Katniss Everdeen (Jennifer Lawrence) proveniente dal distretto più trascurato di Panem: il Distretto 12.

Per salvare sua sorella Prim (Willow Shields), che viene estratta dalla lista dei nomi nonostante le probabilità siano a suo favore, Katniss ha la sfortuna di ritrovarsi a partecipare alla 74ª edizione degli Hunger Games, un evento annuale in cui due tributi di età compresa tra i 12 e i 18 anni, un maschio e una femmina, sono costretti a competere in una battaglia all’ultimo sangue per il divertimento del Capitol, come promemoria del loro potere e punizione per la ribellione fallita dei distretti. L’altro tributo scelto è Peeta Mellark (Josh Hutcherson), un ragazzo della classe mercantile che è follemente innamorato di Katniss, cosa che i due tributi sfruttano a loro vantaggio durante i giochi.

Nel corso del film, con il geniale supporto del loro mentore Haymitch (Woody Harrelson), Katniss e Peeta riescono ad affascinare il pubblico come gli sfortunati amanti del Distretto 12. Si preparano alla competizione con eventi e interviste esagerati, oltre ad alcune sessioni di allenamento fondamentali. L’ex vincitore degli Hunger Games Haymitch li istruisce su come vendersi al pubblico nella speranza di ottenere sponsor, indicando loro al contempo le cose di cui avranno bisogno per sopravvivere. Man mano che la pressione aumenta, Katniss e Peeta si allontanano l’uno dall’altra (poiché può esserci un solo vincitore), quindi questa recita da amanti sfortunati non può durare per sempre. Nell’arena, dopo aver ottenuto il punteggio più alto nell’allenamento, Katniss è il bersaglio del branco dei Professionisti, rendendo necessarie le sue abilità di furtività.

È confusa e si sente tradita quando scopre che Peeta sta collaborando con le minacce più grandi, poiché non sa che lui sta cercando attivamente di proteggerla, rischiando di morire mentre lo fa dopo l’incidente con il tracker jacker. Katniss si allea poi con Rue (Amandla Stenberg), ma alla fine Marvel (Jack Quaid) del Distretto 1 la trafigge con una lancia proprio mentre Katniss lo abbatte con una freccia. È solo quando, a metà della competizione, cambia il regolamento, offrendo a Katniss e Peeta l’opportunità di vincere insieme, che le cose si fanno davvero interessanti. Ma a quel punto Peeta è in fin di vita. Quando Katniss finalmente lo trova, è costretta a mettersi ancora più in pericolo per salvarlo e riportarli entrambi a casa.

LEGGI ANCHE: Hunger Games: i film e le curiosità della saga con Jennifer Lawrence

Hunger Games cast

Come finisce il film Hunger Games

Dopo essere sopravvissuta al cosiddetto banchetto e aver ottenuto con successo la medicina per Peeta, grazie a Thresh (Dayo Okeniyi), Katniss torna nella loro piccola caverna per curarlo e riprendersi dalla sua esperienza di morte imminente con Clove (Isabelle Fuhrman). Quando Peeta si riprende dalla ferita, i due lasciano la sicurezza della caverna per cercare cibo. Katniss si allontana per cacciare, mentre Peeta raccoglie piante commestibili, sperando di recuperare le forze prima dello scontro finale con i tributi rimasti. Tuttavia, quando viene sparato un colpo di cannone, Katniss torna ansiosamente dove ha lasciato Peeta, gridando il suo nome senza ricevere risposta.

Trova un mucchio di bacche, riconoscendole come belladonna mortale, prima di trovare Peeta che ne porta altre. Gli strappa frettolosamente le bacche dalle mani e gli spiega cosa sono, sollevata che lui sia al sicuro. Ma chi è morto? Dopo lo shock iniziale, trovano Foxface (Jacquelyn Emerson) morta lì vicino con le bacche in mano. Si scopre che stava seguendo Peeta ed è morta perché ha sopravvalutato le conoscenze di Peeta. Prima di lasciare il suo corpo, Katniss mette in tasca le bacche rimanenti di Foxface e suggerisce che potrebbe essere un metodo per eliminare anche Cato (Alexander Ludwig).

Katniss e Peeta vincono entrambi la 74ª edizione degli Hunger Games

Con solo Cato e Thresh a ostacolare la loro incoronazione come vincitori, Peeta e Katniss vagano nella foresta mentre il mondo intorno a loro si trasforma in notte nonostante sia solo mezzogiorno. Immediatamente, si rendono conto che i Gamemaker sono pronti a porre fine alla competizione. Si fanno strada con cautela attraverso il bosco e sentono Thresh che viene aggredito in lontananza. Un cannone spara e il suo volto viene proiettato nel cielo, lasciando solo Cato. Ora consapevoli del “gran finale”, Katniss e Peeta continuano ad avanzare, ma presto si ritrovano inseguiti dai mutanti fino a quando raggiungono la cornucopia al centro dell’arena e vi si arrampicano sopra.

Senza un attimo di tregua, ha inizio una lotta. Cato afferra Peeta, mettendolo in una presa di testa, e si prepara a dargli il colpo di grazia. È senza speranza, rendendosi conto di quanto fosse sciocco a pensare che qualcuno potesse mai “vincere” i giochi. Prima che possa uccidere Peeta, Katniss e Peeta collaborano per spingerlo nelle fauci dei mutanti, che iniziano a malmenarlo. Katniss spara a Cato con una delle sue frecce, ponendo fine alle sue sofferenze. Tuttavia, quando non vengono immediatamente incoronati vincitori, l’annunciatore spiega che la precedente modifica secondo cui due tributi dello stesso distretto avrebbero vinto è stata revocata.

Hunger Games film

Peeta spiega a Katniss che lei dovrebbe ucciderlo, dimostrando una volta per tutte quanto lui la ama e che hanno bisogno del loro vincitore. Katniss non è d’accordo e condivide il nightlock con Peeta, chiedendogli di fidarsi di lei. Portano le bacche alla bocca, ma la minaccia di uccidersi e non lasciare alcun vincitore è troppo forte. Katniss e Peeta vengono proclamati vincitori, il che significa che possono tornare a casa e lasciarsi alle spalle questi terribili ricordi. O almeno così pensavano. Dopo la competizione, mentre il film The Hunger Games volge al termine, Haymitch offre a Katniss una necessaria visione realistica di quanto il Capitol sia scontento di lei per averlo messo in imbarazzo.

Lei spiega che nemmeno lei è molto contenta del Capitol, ma Haymitch la supplica di capire la gravità di ciò che ha fatto. Nel frattempo, il capo dei Gamemaker Seneca Crane (Wes Bentley) viene condotto in una stanza da guardie armate, che viene chiusa a chiave dietro di lui. Nella stanza c’è una ciotola di bacche velenose, il che implica che anche il Capitol è furioso con lui per aver permesso a Katniss di metterli in ridicolo. Tornando a Katniss, Haymitch le insegna cosa dire e come comportarsi, dicendole di giustificare il suo gesto con le bacche come un momentaneo squilibrio mentale dovuto al suo amore eterno per Peeta, che è esattamente ciò che lei fa nell’intervista post-gioco con Caesar Flickerman (Stanley Tucci).

Sul treno che li riporta a casa, Katniss suggerisce di cercare di dimenticare ciò che hanno passato, ma Peeta dichiara di non voler dimenticare, dimostrando quanto sia forte il suo amore per Katniss e quanto desideri disperatamente che lei provi lo stesso. Poi, vengono accolti al loro ritorno nel Distretto 12 da una folla festante. Nel frattempo, al Capitol, il presidente Snow (Donald Sutherland) ribolle di rabbia mentre guarda il loro ritorno a casa, prima di lasciare minacciosamente la sala di controllo.

Stanley Tucci Hunger Games

Cosa significa il finale?

Sebbene Katniss e Peeta siano sopravvissuti ai giochi, sono più in pericolo che mai. In particolare Katniss, poiché è lei ad essere incolpata per la trovata con il nightlock. Il Capitol li sta osservando da vicino, poiché hanno il potenziale per diventare una grave minaccia. Ciò che Katniss ha fatto nell’arena ha già iniziato a causare ribellioni. Dopo la morte di Rue, Katniss la seppellisce con cura ricoprendola di fiori. Poi, vediamo la popolazione del Distretto 11 indignata e in lotta contro i Pacificatori, che versano cibo e sangue fino a quando un esercito di Pacificatori marcia per fermarli. Quel piccolo gesto ha causato un terremoto così grande, ma le bacche e i due vincitori sono una questione ancora più importante.

Mai prima d’ora qualcuno aveva sfidato il Capitol con così tanto orgoglio e su un palcoscenico così pubblico. (E, dato ciò che apprendiamo nel prequel, Hunger Games: La ballata dell’usignolo e del serpente, è perfettamente comprensibile perché Snow si senta così minacciato da Katniss e dalla sua stella nascente). In breve, Katniss ha dato inizio a qualcosa che è già diventato molto più grande di lei e delle azioni di cui è effettivamente responsabile. Ha fatto pendere la bilancia dalla parte della speranza per il popolo, dimostrando che è possibile sfidare il Capitol.

Come suggerisce Haymitch, Katniss deve recitare la parte della studentessa infatuata se vuole sperare di sopravvivere nei giorni a venire, cosa che le risulta molto difficile in Hunger Games: La ragazza di fuoco. Per quanto riguarda Katniss e Peeta, il finale non si sforza molto di spiegare come evolverà la loro relazione. Nel bene e nel male, sono legati l’uno all’altra, ma hanno idee molto diverse su come affrontare il trauma che hanno appena subito e ciò che è sbocciato nel mezzo di esso. Il film riesce sicuramente a stuzzicare la curiosità su ciò che accadrà, preparando Katniss e Peeta ad affrontare nuovamente una dura prova.

LEGGI ANCHE: Hunger Games: libro, cast e curiosità sul film con Jennifer Lawrence

In che modo Predator: Badlands interrompe un trend del franchise

0

Il regista di Predator: Badlands, Dan Trachtenberg, spiega come un aspetto del film rompa gli schemi della serie. In uscita ufficiale il 6 novembre, Predator: Badlands ha l’opportunità di mostrare di cosa è fatto il franchise questo fine settimana. È la prima uscita nelle sale cinematografiche per la serie da The Predator del 2018.

Badlands è destinato al successo sotto vari aspetti, con la nota e apprezzata attrice Elle Fanning che interpreta una nuova protagonista in una serie ricca di personaggi già noti come Yautja. Anche i due film di Trachtenberg su Predator per Hulu, Prey e Predator: Killer of Killers, sono stati accolti molto bene.

In una discussione moderata da Todd Gilchrist durante la proiezione in anteprima IMAX di Predator: Badlands, Trachtenberg spiega come l’ambientazione del film lo distingua. Nella domanda di Todd, ha osservato che gli altri film tendono a concentrarsi sull’influenza degli Yautja sui luoghi tropicali. Trachtenberg spiega di considerare gli Yautja come “una cultura nomade”.

Questo ha reso Predator: Badlands più adatto a realizzare un film ambientato in un paesaggio “arido” e pieno di “polvere”. Ha ritenuto che si trattasse di “un progetto completamente diverso”. La location delle riprese in Nuova Zelanda, con paesaggi molto diversi, ha contribuito a rendere tutto ciò possibile. Ecco la citazione completa di Trachtenberg qui sotto:

Todd: Sembra che il franchise si sia un po’ allontanato da questo, ma i primi film in particolare si concentravano molto sul fatto di trovarsi in un luogo tropicale e di vederli comparire lì. Quanto, se non del tutto, questo ha influenzato la tua concezione del mondo natale degli Yautja? Perché guardi i primi 10 minuti di questo film e pensi: “Oh, wow, è davvero qualcosa che non avevo mai visto qui”. In che modo questo aspetto della mitologia ha forse influenzato la tua decisione di creare questo paesaggio arido e spietato, che li spingerebbe a lasciare il pianeta per uccidere le persone altrove?

Dan Trachtenberg: Credo di aver avuto la sensazione che fossero una cultura nomade, come quella del Western, solitaria, arida, polverosa e diversa dai pianeti in cui si recano. Hai ragione a sottolineare che spesso si recano in un luogo che è giungla. Anche in Predators, quando vanno su un pianeta diverso, anche quello era giungla. Quindi volevo che fosse il più distinto possibile e dare al film una portata e una scala tali da dare davvero la sensazione di attraversare un pianeta da un altro a un altro completamente diverso. In effetti, ero davvero concentrato, andando in Nuova Zelanda, sul fatto che non ci trovassimo in una giungla come tante altre. Credo che a volte tendiamo ad associare le foreste al fantasy e la giungla alla fantascienza. Ciò che rendeva davvero unica la Nuova Zelanda è la sua interessante combinazione di entrambi. Ambientare una sequenza in campo aperto con quei pazzeschi baccelli chiodati e il rasoio, tutte quelle cose che esteticamente erano un po’ più distintive, interessanti e pericolose.

Se c’è qualcosa che i recenti film di Predator hanno lasciato intendere, è questo: gli Yautja sono ovunque. Predator: Killer of Killers lo ha chiarito in particolare, tracciando la presenza degli Yautja in diverse epoche storiche e in diversi paesi, tra cui il Giappone feudale, l’era vichinga e gli Stati Uniti degli anni ’40.

Trachtenberg ha anche cercato, più in generale, di cambiare il volto del franchise di Predator. Nel suo primo tentativo, Prey, Trachtenberg ha scelto di incentrare la storia attraverso la lente di un guerriero della nazione Comache.

Ora, Predator: Badlands si spinge oltre, attraverso il suo paesaggio. Allontanandosi dall’atmosfera tropicale, come fa riferimento a Trachtenberg, si crea un film che è “esteticamente” un po’ più distinto rispetto ai suoi predecessori. Pur con elementi ricorrenti come gli Yautja, l’ambientazione permette a Badlands di apparire come un film completamente diverso dagli altri.

Finché Trachtenberg continuerà a realizzare film di Predator, è sicuro che ne farà qualcosa di unico. Ha già dato alla saga il suo primo lungometraggio d’animazione e l’ha rivitalizzata con Prey. Ora, si ispira allo stile nomade degli Yautja con l’ambiente arido di Predator: Badlands.

Avatar: Fuoco e Cenere, annunciato il tour mondiale – ecco le tappe

0

Preparatevi, la Disney alza il volume per il terzo capitolo della saga di James Cameron, Avatar: Fuoco e Cenere, prodotto da 20th Century Studios, con un’anteprima mondiale che inizierà a Hollywood lunedì 1° dicembre al Dolby Theater. Consultate il programma del tour più avanti. Cameron e il cast voleranno in tutto il mondo, con un pubblico numeroso.

Il terzo capitolo della saga, vincitrice di 4 premi Oscar, candidata a 13 premi Oscar e con un incasso di 5,3 miliardi di dollari, è il film di punta del Natale di quest’anno, in uscita il 19 dicembre. Parigi è stata scelta per l’anteprima europea il 5 dicembre a La Seine Musicale, che per la prima volta in assoluto sarà trasformata per un evento di anteprima. Per l’occasione, la location sarà dotata di una tecnologia di proiezione all’avanguardia per un realismo visivo che porterà il mondo di Pandora a un livello di immersione completamente nuovo.

  • Lunedì 8 dicembre – Anteprima cinese a Sanya
  • Martedì 9 dicembre – Anteprima italiana a Milano e anteprima spagnola a Madrid
  • Mercoledì 10 dicembre – Anteprima giapponese a Tokyo
  • Giovedì 11 dicembre – Anteprima britannica a Londra
  • Sabato 13 dicembre – Anteprima neozelandese a Wellington
  • Lunedì 15 dicembre – Anteprima australiana a Sydney e anteprima messicana a Città del Messico
  • Mercoledì 17 dicembre – Anteprima canadese a Toronto

I partner del tour mondiale di Avatar: Fuoco e Cenere includono Dolby, Meta, Enterprise e Coca-Cola. Le proiezioni dei premi per i gruppi di voto si terranno simultaneamente in tutto il mondo.

Avatar: Fuoco e cenereIl primo Avatar, uscito nel 2009, rimane il film con il maggior incasso di tutti i tempi, con 2,92 miliardi di dollari, con un incasso nazionale di 785,2 milioni di dollari (il quarto film con il maggior incasso di tutti i tempi negli Stati Uniti). Avatar ha ricevuto nomination agli Oscar per miglior film, regia, montaggio, colonna sonora, missaggio audio e montaggio, e ha vinto per fotografia, effetti visivi e direzione artistica. Il film è stato anche premiato con i Golden Globe come miglior film drammatico e miglior regista.

Tredici anni dopo, nel 2022, Avatar: La via dell’acqua è uscito nelle sale ed è diventato il terzo film con il maggior incasso di sempre al botteghino mondiale con 2,34 miliardi di dollari. Il film ha ottenuto quattro nomination agli Oscar, tra cui miglior film, e ha vinto un Oscar per i migliori effetti visivi.

In Avatar: Fuoco e Cenere, la famiglia di Jake e Neytiri affronta il dolore dopo la morte di Neteyam. Incontrano una nuova e aggressiva tribù Na’vi, il Popolo della Cenere, guidata dal focoso Varang, mentre il conflitto su Pandora si intensifica e un nuovo orientamento morale emerge.

Gremlins 3, confermata la data d’uscita e il regista!

0

Gremlins 3 conferma la sua data di uscita con un regista di Harry Potter a bordo del sequel, attualmente in fase di sviluppo presso la Warner Bros. Lo sviluppo di un possibile Gremlins 3 è in corso dal 2013, con notizie sporadiche nel corso degli ultimi otto anni. Nel gennaio 2025, un rapporto ha confermato che la Warner Bros. sta ancora lavorando al sequel.

Ora, Variety riporta che Gremlins 3 uscirà nel novembre 2027, con Chris Columbus, regista dei primi due film di Harry Potter, che dirigerà e produrrà il film. La finestra di uscita del film è stata confermata dal CEO e presidente di Warner Bros. Discovery, David Zaslav, durante una call con gli investitori. Steven Spielberg tornerà come produttore esecutivo.

Columbus aveva già scritto il primo Gremlins nel 1984, mentre sia il primo che il suo sequel del 1990, Gremlins 2: La nuova stirpe, erano stati prodotti dalla Amblin Entertainment di Spielberg. Nel 2017, Chris Columbus era stato incaricato di scrivere il nuovo capitolo. Tuttavia, queste ultime notizie da Zaslav non specificano se abbia scritto la sceneggiatura del sequel.

Nessun dettaglio sulla trama del sequel è stato rivelato durante la chiamata con gli investitori. Altri dettagli precedenti sul film includono che non utilizzerà la CGI per i mogwai e i gremlins, optando invece per gli effetti speciali che hanno caratterizzato i primi due film. Sebbene non sia chiaro se questo piano cambierà, l’inclusione di Columbus e Spielberg indica che il sequel cercherà di catturare l’atmosfera dell’originale il più fedelmente possibile.

Ora che novembre 2027 è stato confermato come finestra di uscita per Gremlins 3, è probabile che ulteriori notizie sul sequel emergeranno man mano che il suo sviluppo entrerà a pieno regime. Con Columbus a capo del progetto, è probabile che il film sarà molto simile all’originale, con tocchi di modernizzazione che si intrecciano con la sua trama nostalgica e da commedia horror.

Predator: Badlands, recensione: il ritorno (inaspettato) di un’icona anni ’80

A volte le saghe più longeve trovano nuova vita nei modi più impensabili. È il caso di Predator: Badlands, che abbiamo visto in anteprima in sala. L’ultimo capitolo dello storico franchise è passato da qualche anno nelle mani di Dan Trachtenberg, e dopo aver ridato smalto alla serie con Prey e sperimentato con l’antologia animata Killer of Killers, decide di fare il salto più audace di tutti: portare il Predator nello spazio e trasformarlo nel protagonista positivo della storia.

Sì, avete letto bene: il cacciatore più spietato della galassia, l’icona anni ’80 dal sangue verde e le mandibole minacciose, diventa qui l’eroe per cui tifare. Una mossa rischiosa, quasi sacrilega per i fan della prima ora, ma che Trachtenberg gestisce con sorprendente leggerezza, mescolando ironia, spettacolo e persino un pizzico di sentimento.

Il risultato è un film che non rinnega le radici action e pulp della saga, ma le piega a un tono più giocoso e avventuroso, quasi da romanzo sci-fi degli anni Sessanta portato sullo schermo con la tecnologia e la sensibilità del 2025. Non è più una caccia brutale nella giungla, ma un viaggio di formazione tra creature aliene, flora mortale e improbabili compagni di viaggio. E soprattutto, è la conferma di quanto Trachtenberg sappia fare ciò che Hollywood fatica ancora a realizzare: reinventare una proprietà intellettuale senza distruggerne il mito.

Cortesia Disney

Dek, l’alieno che voleva solo essere amato

Il cuore pulsante di Predator: Badlands è Dek, giovane membro della razza Yautja (i Predator, per i meno ferrati), interpretato con sorprendente presenza fisica e carisma da Dimitrius Schuster-Koloamatangi. È un “cucciolo” di Predator — due metri e mezzo di muscoli e orgoglio — ma per il suo tirannico padre non sarà mai abbastanza. Per dimostrare il suo valore, Dek viene mandato su Genna, pianeta ostile dove ogni cosa — dall’erba alle zanzare — può ucciderti. Qui inizia un’avventura tanto pericolosa quanto colorata, con un obiettivo semplice e quasi mitologico: uccidere la creatura più temuta dell’universo, l’“inammazzabile Kalisk”, e tornare a casa da eroe.

Ma Badlands non è un semplice racconto di sopravvivenza. È soprattutto una storia di crescita, empatia e scoperta di sé, in cui il giovane Predator impara che la forza non è solo potenza, ma anche sensibilità e collaborazione. L’incontro con Thia, androide della Weyland-Yutani interpretata da una brillante Elle Fanning, ribalta del tutto le aspettative. Lei è sarcastica, pragmatica e — per metà film — letteralmente priva di gambe. Insieme formano una coppia tanto improbabile quanto irresistibile: lui è il bruto dal cuore tenero, lei la voce razionale che lo guida verso una nuova consapevolezza. E quando al duo si aggiunge un piccolo alieno blu, scimmiesco e adorabile (il Baby Yoda che non sapevamo di desiderare), il film abbraccia del tutto la sua anima da buddy movie spaziale, sospeso tra azione sfrenata e umorismo affettuoso.

Trachtenberg e lo sceneggiatore Patrick Aison non si limitano a parodiare la saga: la riscrivono dall’interno, immaginando cosa succederebbe se il mostro da sempre temuto fosse invece il nostro punto di vista, il nostro eroe. È un’idea folle ma coerente con la direzione più “umanista” che il regista aveva già intrapreso in Prey. Qui, però, la posta è più alta, e il tono più libero: Predator: Badlands è quasi una fiaba di formazione in salsa sci-fi, dove il sangue (bianco, per esigenze di rating Disney) scorre accanto a momenti di autentica tenerezza.

Elle Fanning in Predator: BadlandsUn universo di sangue bianco, humor e cuore

Visivamente, Predator: Badlands è una festa di colori e creature. Trachtenberg costruisce un ecosistema alieno credibile e pericoloso, popolato da mostri che sembrano usciti da un manuale di zoologia psichedelica: piante carnivore che si muovono come tentacoli, insetti con gusci esplosivi, e distese di sabbia che inghiottono tutto ciò che si muove. Nonostante qualche eccesso di CGI — specialmente nelle battaglie finali, un po’ troppo digitali — il film riesce a mantenere una dimensione fisica e “artigianale” grazie a un uso intelligente degli effetti pratici e delle ambientazioni reali.

Trachtenberg alterna momenti di pura adrenalina a parentesi di ironia disarmante. Non mancano i riferimenti affettuosi all’universo Alien, dalla comparsa del celebre fucile a impulsi di Aliens a una scena d’azione memorabile in cui il protagonista si scontra con un “fratello” dell’iconico Power Loader, fino, ovviamente, alla presenza della Weyland-Yutani. È un cinema pop che abbraccia la sua natura, capace di passare dal citazionismo più sfacciato alla malinconia più sincera.

E poi c’è l’elemento più sorprendente: il cuore. Tra una battaglia e l’altra, Predator: Badlands parla di accettazione, di diversità, di identità non conformi — senza mai farlo in modo predicatorio o artificiale. Il viaggio di Dek diventa una metafora limpida della crescita e della ricerca di sé, tra ribellione e riconciliazione. C’è chi ha ironizzato sul fatto che questo Predator sembri “queer” o “addolcito”, ma in realtà Badlands è semplicemente un film che osa guardare il suo mostro negli occhi e vederci dentro qualcosa di umano. E in un panorama di blockbuster sempre più cinici, è quasi rivoluzionario.

Cortesia Disney

Predator: Badlands segna un nuovo corso per la saga: coraggio, ironia e futuro

Con Predator: Badlands, Dan Trachtenberg firma il capitolo più personale e sperimentale della saga. Lontano anni luce dal machismo sudato dell’originale di John McTiernan, questo film trova la propria identità in un equilibrio fragile ma riuscito tra spettacolo e sensibilità. È come se il regista avesse deciso di usare il linguaggio della fantascienza per raccontare una storia universale: quella di un ragazzo (o meglio, di un alieno) che impara a conoscersi e a scegliere da che parte stare.

Non tutto funziona alla perfezione: la seconda metà rallenta, alcune sequenze digitali tolgono un po’ di tensione, e il tono a tratti “YA” potrà far storcere il naso ai puristi. Ma il film compensa con una scrittura coerente, una regia vivace e personaggi che funzionano. Elle Fanning è straordinaria nel dare umanità al suo androide mutilato, mentre Schuster-Koloamatangi infonde a Dek una fisicità imponente e al tempo stesso dolce, quasi infantile. Il risultato è un’avventura che diverte, emoziona e, soprattutto, fa respirare nuova aria a una saga che sembrava condannata al passato.

Predator: Badlands non è solo un esperimento riuscito: è una dichiarazione d’amore per il cinema di genere, per la fantascienza come terreno di libertà narrativa, per i mostri che diventano eroi e per gli eroi che imparano a essere vulnerabili.

Predator: Badlands, svelato il sorprendente cameo dal mondo di Stranger Things

0

In un’intervista con ScreenRant, Dan Trachtenberg spiega come Predator: Badlands abbia il cameo perfetto in Stranger Things. In uscita questo fine settimana, Badlands è il primo film di Predator per il cinema di Trachtenberg, che ha già lavorato a Prey e Predator: Killer of Killers. Il ruolo principale è interpretato da Elle Fanning.

Trachtenberg ha diretto diversi altri progetti, tra cui un episodio televisivo di The Boys su Prime Video, ma non è stato coinvolto in Stranger Things. L’amata serie fantascientifica di Netflix ha avuto quattro stagioni di grande successo e la quinta stagione uscirà a partire dalla fine di questo mese. In una discussione moderata da Todd Gilchrist durante l’anteprima di Predator: Badlands su ScreenRant, Dan Trachtenberg spiega come il film abbia il cameo perfetto legato a Stranger Things. Trachtenberg ha rivelato che la voce della nave di Kwei (Michael Homick) è in realtà quella di Matt e Ross Duffer, meglio conosciuti come i fratelli Duffer, creatori di Stranger Things.

Trachtenberg ha spiegato che questo cameo si è verificato a causa di un’occasione mancata. In una linea temporale alternativa, il regista di Badlands avrebbe anche diretto un episodio dell’ultima stagione di Stranger Things. Si è trovato ad affrontare conflitti di programmazione a causa di Badlands, quindi ha “coinvolto” i fratelli Duffer in un cameo. Ecco la citazione completa qui sotto:

“Ma c’è un cameo dei fratelli Duffer… come voce della nave di Kwei, la voce del computer Yautja. Stavano mixando Stranger Things nello stesso periodo in cui noi mixavamo Badlands. Avrei dovuto fare un episodio di Stranger Things e non ho potuto perché Badlands e Killers si svolgevano contemporaneamente. Così li ho convinti: “Sarà divertentissimo. Fate un cameo”. “Oh, sarebbe fantastico”, e poi ho dato loro un pezzo di carta con un sacco di parole in yautja. Erano in delirio. Ci siamo divertiti un mondo. Il punto è che stavamo manipolando le loro voci così tanto, computerizzandole e tutto il resto, che alla fine ha funzionato. Ma parlare yautja, nel modo vero, è stato molto difficile. Quindi, sì, Dimitrius interpreta sia Dek che Father vocalmente.”

Foto di Chiara Guida

Per quanto riguarda il cameo in sé, Trachtenberg non ha reso le cose facili ai fratelli Duffer. Invece, ha dato loro “un pezzo di carta con un sacco di parole in yautja“. Nonostante questa difficoltà, la cosa ha funzionato grazie a quanto Trachtenberg e il suo team hanno modificato le voci nel mixaggio audio.

Questo spiega anche perché Trachtenberg, astro nascente come regista di fantascienza, non sia mai intervenuto per Stranger Things. Sarebbe stata una scelta sensata, ma ha dovuto continuare a costruire l’universo di Predator del XXI secolo.

A causa del finale di Stranger Things, Dan Trachtenberg purtroppo perderà l’opportunità di lavorare a questo progetto dei Duffer Brothers. Ciò non significa, tuttavia, che il creativo di Predator: Badlands si allontanerà dalla televisione.

Traqués – La caccia, il trailer del thriller in lingua francese

0

Apple TV ha svelato le prime immagini di “Traqués – La caccia“, il nuovo thriller in lingua francese del creatore e regista candidato al César Award Cédric Anger (“Next Time I’ll Aim for the Heart”) e dei produttori esecutivi Isabelle Degeorges, Clémentine Vaudaux, Alexis Barqueiro e Sidonie Dumas per Gaumont (“Lupin”, “Becoming Karl Lagerfeld”, “Totems – Conto alla rovescia”). La dramedy vede protagonisti il vincitore del premio come Miglior attore a Cannes e tre volte vincitore del César Benoît Magimel (“Pacifiction – Un mondo sommerso”, “De son vivant”) e la due volte vincitrice del César Mélanie Laurent (“Bastardi senza gloria”, “Le ladre”), insieme a Damien Bonnard, Manuel Guillot, Cédric Appietto e Frédéric Maranber. “Traqués – La caccia” farà il suo debutto su Apple TV il 3 dicembre con i primi due episodi dei sei totali, seguiti da un episodio settimanale fino al 31 dicembre.

Franck (Magimel) e i suoi amici di lunga data amano trascorrere i fine settimana a caccia insieme, ma una domenica incontrano un altro gruppo di cacciatori che inizia a prenderli di mira senza alcuna spiegazione. Quando uno di loro viene colpito, gli amici di Franck reagiscono, mettendo al tappeto uno degli aggressori. Riuscendo a malapena a fuggire, i quattro amici mantengono segreto l’accaduto. Franck cerca di tornare alla sua vita normale insieme alla moglie Krystel (Laurent), ma nei giorni successivi inizia a sentire che lui e i suoi amici sono osservati, o peggio, seguiti dai cacciatori che ora sono decisi a vendicarsi.

Completano il cast della serie, Angelyna Danabe-Mignot, Paul Beaurepaire, Yann Goven, Sarah Pachoud e Patrick De Vallette.  “Traqués – La caccia”, creata e diretta da Cédric Anger, è prodotta dallo studio Gaumont, con Sidonie Dumas, Isabelle Degeorges, Clémentine Vaudaux, Alexis Barqueiro come produttori esecutivi, attraverso Gaumont.

La serie è l’ultima novità nella programmazione francese di Apple TV, che include anche la serie drammatica vincitrice dell’International Emmy Award “Nettare degli dei”, una serie multilingue franco-giapponese con Fleur Geffrier e Tomohisa Yamashita, recentemente rinnovata per una seconda stagione; “Carême”, la storia avvincente del primo chef famoso al mondo, Antonin Carême, con Benjamin Voisin; e “Liaison”, un thriller contemporaneo ad alta tensione con Vincent Cassel ed Eva Green che esplora come gli errori del nostro passato possano distruggere il nostro futuro.

Apple TV annuncia La Décision, il nuovo thriller politico con Diane Kruger

0

Apple TV ha annunciato “La Décision”, il nuovo thriller in lingua francese di sette episodi con il candidato al César Award Raphaël Personnaz (“The French Minister”, “The Richest Woman in the World”) e Diane Kruger, vincitrice del SAG Award (“Bastardi senza gloria”, “Saint-Exupéry”), diretto da Martin Bourboulon (“I tre moschettieri”) e Louis Farge (“Culte”, “Eldorado”). Si aggiungono al cast anche i vincitori del César Award Sami Bouajila (“Rapinatori: La Serie”, “Un figlio”), Marina Hands della Comédie Française (“Lady Chatterley”, “Off Season”) e Fanny Sidney (“Call My Agent!”).

In questa avvincente corsa contro il tempo, la vita del presidente francese (Personnaz) viene stravolta dalla scomparsa di una bambina di otto anni. Mentre l’opinione pubblica è sconvolta dalla scomparsa della piccola, la tragedia colpisce personalmente il presidente, padre illegittimo della bimba, nata da una relazione segreta all’insaputa della moglie e della sua confidente Nora (Kruger). Quando il rapimento diventa una questione di Stato, l’intero apparato dell’Eliseo interviene per ritrovare la bambina, ma di chi può fidarsi il presidente dietro le porte chiuse del palazzo? È salito al vertice del potere grazie alla sua onestà e integrità e ora si trova a dover decidere se tradire proprio quei valori ai quali deve la sua elezione. Diviso tra la sua vita privata e le responsabilità pubbliche, il presidente si ritrova immerso in un vortice di false amicizie, amori non corrisposti, lotte di potere, giochi politici e spionaggio.

Prodotta per Apple TV da Solab Films, dalla pluripremiata White Lion Films, una società Mediawan, e da M Films, “La Décision” è prodotta dal candidato al César Award Nicolas Tiry (“Atlantic Bar”), da Noor Sadar (“Machine”, “Malditos”) e Martin Bourboulon. Basata su un’idea originale di Bourboulon e Tiry, la serie è stata creata da Marc Dugain e Corinne Garfin (“Coeurs Noirs”), Lamara Leprêtre Habib (“Dans l’Ombre”) e Xabi Molia (“Les Sentinelles”).

La serie è l’ultima novità nella programmazione francese di Apple TV, che include anche “Traqués – La caccia”, il nuovo thriller con Benoît Magimel e Mélanie Laurent in arrivo il 3 dicembre; la dramedy vincitrice dell’International Emmy Award “Nettare degli dei”, una serie multilingue franco-giapponese con Fleur Geffrier e Tomohisa Yamashita, recentemente rinnovata per una seconda stagione; “Carême”, la storia avvincente del primo chef famoso al mondo, Antonin Carême, con Benjamin Voisin, e “Liaison”, un thriller contemporaneo ad alta tensione con Vincent Cassel ed Eva Green che esplora come gli errori del nostro passato possano distruggere il nostro futuro.

Nguyen Kitchen: il trailer e il poster ufficiali del film in sala dal 4 dicembre con Kitchenfilm

0

KITCHENFILM ha diffuso il trailer e il poster ufficiale di Nguyen Kitchen, un film di Stéphane Ly-Cuong con Clotilde Chevalier, Anh Tran Nghia, Gael Kamilindi, Thomas Jolly, Leanna Chea, Vincitore del Premio Foglia d’Oro Speciale a France Odeon – Festival del Cinema Francese 2025. Il film arriverà nelle sale italiane dal 4 dicembre con KITCHENFILM.

La trama di Nguyen Kitchen

Yvonne Nguyen, un’attrice franco-vietnamita, sogna una carriera di successo nei musical, con grande disappunto della madre che preferirebbe per lei un percorso più serio. Costretta a tornare a casa della madre, le due donne si accorgono di essere diventate ormai due sconosciute. Ma nell’intimità della cucina del ristorante vietnamita di famiglia, iniziano a ritrovare un legame. Nel frattempo, Yvonne continua a inseguire i suoi sogni e finalmente ottiene l’occasione di fare un’audizione per un grande spettacolo.

Nguyen Kitchen di Stéphane Ly-Cuong arriverà nelle sale italiane distribuito da Kitchenfilm dal 4 dicembre 2025.

Vita privata: il trailer del nuovo film con Jodie Foster

0

Europictures è lieta di annunciare l’uscita italiana di Vita privata (qui la nostra recensione), il nuovo film della regista francese Rebecca Zlotowski, dopo il debutto mondiale al Festival di Cannes e la partecipazione come alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Gran Public. Il film, che segna il ritorno di Jodie Foster al cinema francese a vent’anni da Una lunga domenica di passioni, sarà distribuito nelle sale italiane da Europictures dall’11 dicembre.

Quando la celebre psichiatra Lilian Steiner (Jodie Foster) scopre la morte improvvisa di una sua paziente, la tranquillità borghese della sua vita viene scossa dalle fondamenta. Convinta che non si tratti di suicidio, Lilian si lascia trascinare – anche grazie all’inatteso ritorno dell’ex marito (Daniel Auteuil)– in un’indagine che diventa presto una discesa nel proprio inconscio. Tra tensione psicologica e ironia malinconica, Vita privata si muove con eleganza tra thriller psicologico e commedia sentimentale, indagando i confini fragili tra responsabilità, desiderio e senso di colpa.

Per Rebecca Zlotowski, una delle voci più raffinate del nuovo cinema francese (Planetarium, I figli degli altri), Vita privata, girato a Parigi e tra le coste normanne, è “una riflessione sul limite tra la vita intima e quella pubblica, tra ciò che mostriamo e ciò che nascondiamo, dove la psicanalisi diventa una forma di indagine interiore e anche di messa in scena”. Accanto a Jodie Foster, che definisce il suo ruolo nel film come “uno dei più ricchi e intellettualmente stimolanti della mia carriera”, un cast straordinario del calibro di: Daniel Auteuil, Virginie Efira, Mathieu Amalric, Vincent Lacoste, Luàna Bajrami e Noam Morgensztern.

Vita privata sarà nelle sale italiane grazie ad Europictures dall’11 dicembre.

Michael: il trailer ufficiale del biopic sul Re del Pop

0

Diffuso il trailer italiano ufficiale di Michael, il film diretto da Antoine Fuqua con Jaafar Jackson, Nia Long, Juliano Krue Valdi, Colman Domingo, Miles Teller

La trama di Michael

Michael è la rappresentazione cinematografica della vita e dell’eredità di uno degli artisti più influenti che il mondo abbia mai conosciuto. Il film racconta la storia della vita di Michael Jackson al di là della musica, ripercorrendo il suo percorso dalla scoperta del suo straordinario talento come leader dei Jackson Five, fino a diventare un artista visionario la cui ambizione creativa ha alimentato una ricerca incessante per diventare il più grande performer del mondo.

Mettendo in risalto sia la sua vita fuori dal palcoscenico che alcune delle performance più iconiche della sua prima carriera da solista, il film offre al pubblico un posto in prima fila per vedere Michael Jackson come mai prima d’ora. È qui che inizia la sua storia. Michael vede protagonisti Jaafar Jackson al suo debutto cinematografico, Nia Long (Empire, la serie The Best Man), Laura Harrier (BlacKkKlansman, Spider-Man: Homecoming) e Juliano Krue Valdi (The Loud House, Arco), con Miles Teller (Top Gun: Maverick, Whiplash) e Colman Domingo (Sing Sing, Rustin), due volte candidato all’Oscar®.

Diretto da Antoine Fuqua, pluripremiato regista di Training Day, Olympus Has Fallen e della serie The Equalizer, con una sceneggiatura del tre volte candidato all’Oscar® John Logan (Il gladiatore, The Aviator), il film è prodotto dal vincitore dell’Oscar® Graham King (The Departed, Bohemian Rhapsody), John Branca (produttore esecutivo di This Is It, Thriller 40) e John McClain (produttore esecutivo di This Is It, Michael Jackson Live at Wembley July 16, 1988).

La sposa cadavere: la spiegazione del finale del film di Tim Burton

Alla fine di La sposa cadavere, Barkis viene ucciso, Emily si trasforma in farfalle e Victor e Victoria si sposano, ma come e perché è successo tutto questo? Il film d’animazione in stop-motion del 2005 diretto da Tim Burton e Mike Johnson e interpretato da Johnny Depp e Helena Bonham Carter. La sposa cadavere è ispirato a un’antica leggenda ebraica chiamata “Il dito”, in cui un uomo commette accidentalmente il voto nuziale con un dito morto che spunta dal terreno, solo che la storia originale viene rapidamente risolta da alcune rapide formalità legali relative alle usanze ebraiche, mentre La sposa cadavere ha alcuni colpi di scena in più nella sua trama.

Victor Van Dort (Johnny Depp), un giovane goffo, è destinato a sposare la tranquilla Victoria Everglot (Emily Watson), ma è troppo nervoso per ricordare i suoi voti durante le prove. Quando fa una passeggiata nella foresta, finalmente riesce a ricordarli, ma accidentalmente giura di sposare il cadavere di Emily (Helena Bonham Carter). Lord Barkis (Richard E. Grant) coglie l’occasione per sposare Victoria, con l’intenzione di ucciderla e impossessarsi della fortuna della sua famiglia (che in realtà non esiste). Victor deve trovare un modo per uscire dal suo nuovo matrimonio con Emily e rompere quello tra Victoria e Barkis.CorrelatiCast vocale e guida ai personaggi di La sposa cadavereLa sposa cadavere di Tim Burton è un classico intramontabile dei film di Halloween, ma chi sono i doppiatori che danno vita a questa storia spettrale?

Perché Victor avrebbe dovuto sposare Victoria?

Helena Bonham Carter in La sposa cadavere (2005)

Victor e Victoria si incontrano per la prima volta nei primi minuti del film, dopo essersi già promessi di sposarsi. La famiglia di Victor è composta da commercianti di pesce che hanno denaro, ma non uno status sociale, mentre la famiglia di Victoria ha uno status sociale, ma le sue finanze si sono esaurite. Un matrimonio combinato tra Victor e Victoria potrebbe risolvere i problemi di entrambe le famiglie, anche se Victor e Victoria non hanno voce in capitolo a causa del tempo e del luogo in cui vivono. La canzone “According to Plan” parla dei piani dei genitori di usare i propri figli per i propri fini sociali e finanziari.

Nonostante il matrimonio combinato, Victor e Victoria condividono un legame quando si incontrano per un breve momento prima delle prove. Victor e Victoria sono entrambi timidi e solitari, il che è uno dei motivi per cui i loro genitori desiderano combinare un matrimonio, oltre ai rispettivi piani sociali ed economici. Victor e Victoria ovviamente non hanno abbastanza tempo nel film per formare un legame emotivo profondo, ma hanno sicuramente più chimica insieme di quanta ne abbia Victor per Emily o Victoria per Barkis nei loro altri matrimoni.

Perché Barkis ha ucciso Emily?

Richard E. Grant in La sposa cadavere (2005)

Si scopre che è stato Lord Barkis a uccidere Emily. La storia completa della morte di Emily (senza rivelare l’identità di Barkis) è raccontata nella canzone “Remains of the Day”, cantata dallo scheletro Bonejangles (Danny Elfman). La canzone racconta come Emily, proveniente da una famiglia ricca, si innamorò di uno sconosciuto povero proveniente da fuori città, ma i suoi genitori si opposero al loro matrimonio.

Per sfida, lui la convinse a fuggire con lui, dicendole di portare i “gioielli di famiglia e una borsa piena d’oro” per incontrarlo vicino al cimitero. Qualcuno la sorprese e la uccise, e quando lei si svegliò i gioielli e l’oro erano spariti.

Barkis ovviamente voleva i soldi della famiglia, ma perché uccise Emily invece di fuggire con lei come previsto? Il suo piano di sposare Victoria potrebbe fornire la risposta a questa domanda, e non è poi così diverso dagli obiettivi della famiglia Van Dort. Barkis non voleva solo soldi, ma anche uno status sociale. Anche se la famiglia di Emily era ricca, lui non poteva ereditare la loro classe sociale attraverso il matrimonio. Si aspettava anche di ottenere dei soldi da Victoria, pensando che la sua famiglia fosse ricca, ma il matrimonio con la famiglia Everglot gli avrebbe dato lo status sociale elevato che desiderava.

Perché Emily si è trasformata in farfalle?

Dopo che Barkis le rubò i gioielli e la lasciò morire, Emily giurò che sarebbe rimasta sepolta sotto l’albero fino a quando il suo vero amore non fosse venuto a sposarla. Questo le impedì di passare nell’aldilà mentre aspettava il marito dei suoi sogni, anche se non è del tutto chiaro come funzioni la logica del mondo dei morti in La sposa cadavere. C’è un’intera città di zombie, scheletri e altri esseri morti sottoterra, ma il voto di Emily di aspettare il suo vero amore, che la trattiene sul piano materiale, sembra essere unico, poiché nessuno degli altri esseri morti sembra essere “bloccato” in modo simile in attesa di una risoluzione della propria vita.

Indipendentemente da ciò, dopo aver restituito a Victor la sua fede nuziale in modo che possa sposare Victoria, Emily si trasforma in farfalle e apparentemente parte per un altro tipo di aldilà. È del tutto possibile che torni semplicemente a vivere con gli altri morti nel sottosuolo e che le farfalle siano solo una licenza artistica per rappresentare la sua liberazione, anche se la trasformazione in farfalle sembra di natura mistica, e il modo in cui volano verso la luna mentre la scena sfuma nel nero suggerisce che lei stia lasciando il mondo mortale per sempre. Ai fini della storia, il momento non dovrebbe essere vincolato da alcuna “tradizione” consolidata nel film e dovrebbe essere visto semplicemente come la liberazione di Emily.

Perché Victor non ha sposato Emily?

Nonostante abbia pronunciato i voti nuziali e abbia messo l’anello al dito di Emily, Victor non era tecnicamente sposato con Victoria poiché lei era morta e lui era ancora vivo. Dopo aver scoperto che Victoria era già sposata con Lord Barkis, Victor accetta di morire per poter sposare Emily in modo regolare. Sebbene questo sia un passo piuttosto estremo da compiere, secondo la logica del film, lui ha già un legame molto più profondo con Emily rispetto a quello che aveva con Victoria, e non c’è nulla di evidentemente sbagliato in Emily, a parte il fatto che è morta (il che è solo un dettaglio minore). Per molti versi, potrebbe effettivamente avere più senso che Victor finisca con Emily, anche se Victoria non dovrebbe certamente stare con Barkis.

Allora perché Victor finisce con Victoria invece che con Emily alla fine di La sposa cadavere? Dopo la morte di Barkis, lui si offre di mantenere la promessa di sposare Emily, ma lei dice che la sua promessa è già stata mantenuta perché lui l’ha liberata. Emily lo libera dal suo impegno in modo che lui possa sposare Victoria e rimanere con i vivi, dove appartiene, e lei possa passare nell’aldilà, dove appartiene.

Come morì Emily e quanti anni aveva in La sposa cadavere

Emily, la protagonista di La sposa cadavere, era già morta all’inizio del film di Tim Burton, ma man mano che la storia di Victor si svolge, i dettagli della sua morte diventano chiari. L’abbigliamento del cadavere indica che è stata uccisa il giorno del suo matrimonio, e il numero musicale “Remains of the Day” lo conferma. Si scopre che è stata uccisa dal suo stesso fidanzato, che ha rubato i gioielli della sua famiglia e ha lasciato il suo cadavere a marcire nella foresta. Tuttavia, solo alla fine di La sposa cadavere viene rivelata l’identità del suo assassino.

Ambientato nell’Inghilterra vittoriana, La sposa cadavere (2005) di Tim Burton segue Victor Van Dort (Johnny Depp), che inconsapevolmente sposa un cadavere. La sua nuova sposa, Emily (Helena Bonham Carter), lo porta con sé negli inferi, dove spera che potranno trascorrere i loro giorni “vivendo” felici e contenti. Naturalmente, Victor si era già innamorato di un’altra persona: Victoria Everglot (Emily Watson), che era ancora viva. Il suo viaggio per tornare dalla sua amata incontrò diversi ostacoli, tra cui il fidanzamento di Victoria con Lord Barkis Bittern (Richard E. Grant). Tuttavia, gli eventi di questa macabra storia divennero ancora più complicati.

Emily fu uccisa dal suo fidanzato, Barkis, in La sposa cadavere

La Sposa Cadavere (2012)

L’inizio di La sposa cadavere  rivelò che Emily era stata una delle donne più belle della città prima della sua morte. Avrebbe potuto sposare chiunque, ma si innamorò di un uomo misterioso che suo padre disapprovava. Quando a Emily fu proibito di sposare quest’uomo, la coppia progettò di fuggire insieme, sopravvivendo grazie a una piccola fortuna che la sposa avrebbe rubato alla sua famiglia. Tragicamente, durante il loro incontro nella foresta, Emily fu uccisa dal suo promesso sposo, che le rubò la fortuna e la lasciò morire.

Naturalmente, La sposa cadavere alla fine rivelò che quest’uomo non era altro che Lord Barkis, anche se non è chiaro esattamente come l’abbia uccisa. Considerando la ferita sul fianco di Emily e il fatto che lui abbia tentato di uccidere Victor con una spada, è stato ipotizzato che lui l’abbia pugnalata. A peggiorare le cose, Emily afferma, dopo aver capito l’identità di Barkis, che lui l’aveva lasciata “per morta”, indicando che era ancora viva quando Barkis fuggì dalla foresta con la fortuna della sua famiglia.

Emily aveva probabilmente circa 19 anni quando morì

L’età di Emily non viene mai confermata in La sposa cadavere. Tutto ciò che sappiamo con certezza è che Barkis l’ha uccisa nove anni prima di tentare di sposare Victoria. Tuttavia, dato che Emily era una ragazza non sposata appartenente a una ricca famiglia vittoriana, si può supporre che fosse poco più che adolescente. Ciò è supportato dal fatto che Victor e Victoria hanno entrambi 19 anni durante gli eventi del film di Tim Burton, dato che Emily sembra avere più o meno la stessa età dei suoi compagni personaggi di La sposa cadavere. Naturalmente, ciò significherebbe che è rimasta diciannovenne per quasi un decennio, aggiungendosi alla tragedia del suo spregevole omicidio.

La sposa cadavere: la straziante storia vera che ha ispirato il film di Tim Burton

La storia originale di La sposa cadavere è ispirata a una leggenda ashkenazita che ha tragici collegamenti con eventi realmente accaduti. Il film fantasy dark di Tim Burton del 2005 è basato sulla storia di una persona vivente che sposa accidentalmente il fantasma di una futura sposa assassinata. Tuttavia, la narrazione agrodolce de La sposa cadavere ha aggiunto significative espansioni alla trama e modifiche all’ambientazione e ai personaggi. Sia La sposa cadavere di Tim Burton che il folklore ebraico che lo ha ispirato hanno purtroppo origine nei pogrom russi di inizio secolo, in cui i matrimoni finivano in tragedia.

La sposa cadavere, ambientato nell’Inghilterra vittoriana, racconta la macabra storia di Victor Van Dort, che inavvertitamente si fidanza con Emily, una vittima non morta di uno spietato serial killer. Con Victor diviso tra la sua simpatia per Emily e il suo amore sincero per la sua fidanzata vivente Victoria Everglot, le cose si complicano ulteriormente quando l’assassino di Emily riappare e trama di sposare, uccidere e derubare Victoria. Il finale agrodolce del film vede il complotto dell’assassino di Emily sventato ed Emily che permette a Victor e Victoria di rimanere insieme piuttosto che negare loro la vita che lei stessa aveva perso.

La storia che ha ispirato La sposa cadavere

La Sposa Cadavere (2012)

La storia originale di La sposa cadavere è vagamente ispirata alla fiaba ebraica conosciuta come “Il dito”. La storia narra di alcuni uomini che, mentre camminavano nel bosco, videro quello che pensavano fosse un ramo che spuntava dal terreno. Quando si avvicinarono, videro che si trattava di un dito e uno di loro scherzò chiedendo chi avrebbe messo un anello su quel dito. Il più anziano dei ragazzi, che stava per sposarsi, scherzò dicendo che lo avrebbe fatto lui e, quando lo fece, il dito cominciò a contrarsi e il corpo di una donna morta si alzò e reclamò il suo marito.

La versione originale era, curiosamente, una storia molto più cupa, con la sposa non morta priva di nome o di tragica storia personale, il cui matrimonio accidentale viene annullato alla fine della storia, portandola a dissolversi in un mucchio di ossa, anche se alcune versioni della storia finiscono con una nota più felice, con la moglie vivente dello sposo che le promette che lei e la vita che non ha mai avuto saranno onorate dai vivi. Sebbene Il dito non specifichi perché il corpo di una futura sposa sia stato trovato in mezzo al bosco, l’ambientazione suggerisce che fosse vittima di un pogrom, un evento tragicamente comune nell’Impero russo all’inizio del secolo.

Come Il dito è diventato La sposa cadavere

Mentre i pogrom hanno devastato le comunità ebraiche durante la loro storia di diaspora in Russia, l’inizio del XX secolo ha visto un’ondata di attacchi particolarmente raccapriccianti, con le future spose spesso uccise e gettate in tombe poco profonde, ancora nei loro abiti da sposa. Il film di Tim Burton conserva vagamente questo dettaglio facendo di Emily la vittima di un serial killer, ma la nuova ambientazione del film e i personaggi reinventati sono privi del significato implicito di The Finger. Il messaggio del finale alternativo più felice di The Finger potrebbe essere quello di ricordare le vite stroncate da questi orribili pogrom, ma la nuova ambientazione di La sposa cadavere, purtroppo, rende impossibile questo messaggio, anche se i personaggi sono amati e simpatici.

Sebbene la storia originale di Corpse Bride fosse ispirata a The Finger, Burton ha deciso di rimuovere i personaggi religiosi ed etnici ebraici della fiaba ambientando La sposa cadavere nell’Inghilterra vittoriana, con personaggi bianchi e cristiani. Burton voleva rendere La sposa cadavere una moderna “fiaba”, quindi, invece di rappresentare una popolazione levantina dell’Europa orientale, l’ha modificata per conformarla alla sensibilità più tipica dell’Europa occidentale e cristiana. La sposa cadavere è tanto commovente quanto tragico, ma il folklore e la storia ebraici che lo hanno ispirato lo rendono ancora più straziante.

Altri film di Tim Burton sono ispirati a storie?

Tim Burton Regista
Tim Burton arriva alla prima mondiale di “Mercoledì” di Netflix. Foto di Image Press Agency via Depositphotos.com

Tim Burton è uno dei registi più creativi della sua epoca, ma se c’è una cosa che ha fatto diventare un’abitudine, è quella di prendere vecchie storie e dar loro un tocco gotico. Il folklore ebraico di La sposa cadavere ne è un esempio, ma ce ne sono molti altri. Il film d’esordio di Burton, Pee-Wee’s Big Adventure, era in realtà basato sul classico dramma italiano Ladri di biciclette, ma come parodia di quel film magistrale. Con Batman, Burton ha preso il personaggio dei fumetti e ha trasformato Gotham City in un paesaggio gotico che ha resistito alla prova del tempo.

Sleepy Hollow era la rivisitazione di Burton del classico racconto breve di Washington Irving sul cavaliere senza testa, mentre Alice in Wonderland era una rivisitazione dell’iconico romanzo di Lewis Carroll, Alice’s Adventures in Wonderland. Burton non si è tirato indietro nemmeno quando si è trattato di prendere vecchi film e programmi televisivi e aggiungervi il suo tocco personale. Lo ha fatto con il remake di Planet of the Apes e Dark Shadows, entrambi racconti familiari che hanno riportato i classici sul grande schermo. Per Charlie e la fabbrica di cioccolato, Burton si è ispirato più al racconto originale di Roald Dahl che al film di Gene Wilder, ma la storia era comunque simile.

Tim Burton ha realizzato un musical nel 2007 con Sweeney Todd: Il diabolico barbiere di Fleet Street, basato sul musical teatrale di Stephen Sondheim e Hugh Wheeler, a sua volta ispirato all’opera teatrale di Christopher Bond. Mentre Frankenweenie è stato influenzato dal romanzo di Mary Shelley Frankenstein, Miss Peregrine’s Home for Peculiar Children è stato tratto da un romanzo più recente di Ransom Riggs, pubblicato nel 2011. Anche se il legame con il folklore ebraico di La sposa cadavere non era chiaro in quel film, il più delle volte i film di Tim Burton mostrano chiaramente le influenze delle loro storie.

Daredevil: Rinascita – Stagione 2: un primo sguardo al costume di Bullseye

Prima della sua revisione creativa, la prima stagione di Daredevil: Rinascita non includeva Bullseye interpretato da Wilson Bethel. Foggy Nelson sarebbe morto fuori dallo schermo, con alcuni poliziotti corrotti di Hell’s Kitchen che alla fine sarebbero stati rivelati come gli autori del suo omicidio. La serie Disney+ si è invece conclusa rivelando che Vanessa Fisk aveva manipolato Dex affinché uccidesse l’avvocato, ed è chiaro che ora lui è in cerca di vendetta.

Anche se i video girati durante la seconda stagione hanno suggerito che Bullseye avrebbe collaborato con Daredevil, di certo non sembra un grande “eroe” in questa foto trapelata del suo costume. La tuta tattica di Dex ha subito alcune modifiche e ora presenta le familiari strisce bianche a forma di occhio di bue intorno al collo. Anche se lo stile della maschera del cattivo rimarrà sostanzialmente lo stesso in Daredevil: Rinascita Stagione 2, abbiamo motivo di credere che anche questa includerà il logo dell’occhio di bue.

Da dove provengono queste foto dei costumi? Beh, anche se sono autentiche, è un po’ un mistero. Tuttavia, sembra che i fan abbiano ottenuto scatti simili da Avengers: Doomsday, e vi forniremo alcuni dettagli al riguardo nel corso della giornata. Durante una recente apparizione a una convention, Bethel ha parlato della continuazione della storia del cattivo. “Ci sono aspetti completamente nuovi dell’interessante e contorta psiche di Dex che potremo esplorare, e ci sono cose davvero molto divertenti in arrivo per Bullseye e Dex”.

Penso che la sequenza di combattimento di Bullseye più bella che abbiamo ancora da vedere nella serie faccia parte della [stagione 2]”, ha aggiunto l’attore, “una sequenza davvero fottutamente fantastica”. Commentando la terza stagione, ora confermata, Bethel ha anticipato: “Come alcuni di voi forse sapranno, abbiamo già ottenuto il rinnovo per un’altra nuova stagione che inizieremo a girare il prossimo anno. Ci saranno altri episodi con Bullseye, Kingpin e tutti gli altri”.

LEGGI ANCHE: 

La trama e il cast di Daredevil: Rinascita

In Daredevil: Rinascita della Marvel Television, Matt Murdock (Charlie Cox), un avvocato cieco con capacità straordinarie, lotta per ottenere giustizia nel suo vivace studio legale, mentre l’ex boss mafioso Wilson Fisk (Vincent D’Onofrio) persegue le sue iniziative politiche a New York. Quando le loro identità passate iniziano a emergere, entrambi gli uomini si ritrovano inevitabilmente su una rotta di collisione. Entrambi torneranno nella Stagione 2.

La serie vede la partecipazione anche di Margarita Levieva, Deborah Ann Woll, Elden Henson, Zabryna Guevara, Nikki James, Genneya Walton, Arty Froushan, Clark Johnson, Michael Gandolfini, con Ayelet Zurer e Jon Bernthal. Dario Scardapane è lo showrunner.

La prima stagione è disponibile su Disney+.

Predator: Badlands, svelato il budget del film. Com’è in confronto agli altri film?

0

È stato svelato il budget di Predator: Badlands, una cifra record rispetto agli altri film della saga di fantascienza. La storia di Predator: Badlands sta portando la saga a livelli mai visti prima, concentrandosi su Dek, un giovane Yautja emarginato che dà la caccia a una creatura impossibile da uccidere. Il film è ambientato su un pianeta alieno, caratterizzato da diverse minacce disumane.

Ora, Variety ha pubblicato un rapporto che conferma che Predator: Badlands ha un budget di produzione di 105 milioni di dollari. Questo rende l’ultimo film il più costoso della saga. Si prevede che il thriller d’azione fantascientifico incasserà 60 milioni di dollari in tutto il mondo durante il suo weekend di apertura, circa la metà del budget dichiarato, esclusi i costi pubblicitari.

Il budget dichiarato per Predator: Badlands supera il precedente detentore del record per il film Predator più costoso, che era The Predator del 2018 con 88 milioni di dollari. È anche il film più costoso del franchise diretto da Dan Trachtenberg, i cui altri capitoli includono Prey del 2022 (65 milioni di dollari) e Predator: Killer of Killers del 2025 (50 milioni di dollari).

Film di Predator Budget (Senza aggiustamenti all’inflazione)
Predator (1987) $15-18 million
Predator 2 (1990) $20-30 million
Alien vs. Predator (2004) $60-70 million
Alien vs. Predator: Requiem (2007) $40 million
Predators (2010) $40 million
The Predator (2018) $88 million
Prey (2022) $65 million
Predator: Killer of Killers (2025) $50 million
Predator: Badlands (2025) $105 million

Considerando le recensioni positive per Predator: Badlands, sembra che finora siano stati soldi ben spesi. Al momento in cui scrivo, il film ha un Certified Fresh 90% su Rotten Tomatoes basato su 80 recensioni di critici. Le aspettative di 60 milioni di dollari per il weekend di apertura sono anche al di sotto di quelli che potrebbero diventare 68 milioni di dollari di guadagni in tutto il mondo.

Sebbene non sia chiaro quanto sia stato investito nel marketing del film, una buona regola pratica è che, affinché un film vada in pareggio, deve raddoppiare il suo budget. Questo significa che Predator: Badlands potrebbe aver bisogno di 210 milioni di dollari al botteghino prima di poter iniziare a generare profitti. Fortunatamente, un buon passaparola potrebbe contribuire ad aumentare le sue possibilità.

Il film beneficia anche del fatto di essere il primo film di Predator PG-13 della saga. Questo lo apre a un mercato più ampio, a differenza di quanto sarebbe stato se fosse stato classificato come vietato ai minori di 17 anni. La sua classificazione potrebbe contribuire a rafforzare il suo pubblico, rendendo così il suo budget più elevato non solo giustificato, ma anche facilmente recuperabile attraverso la sua rappresentazione cinematografica globale.

Con un budget così elevato, sembra che Predator: Badlands rappresenterà un rischio significativo per il franchise. Fortunatamente, questa svolta verso un’avventura fantascientifica sembra aver convinto i critici di quanto la serie possa evolversi in vari modi. Se il film avrà successo, potrebbe portare ad altri film con budget altrettanto elevati.

Noir in Festival: la cinquina dei finalisti per il Premio Giorgio Scerbanenco 2025

0

Si è chiusa la votazione delle due giurie, dei lettori sul sito del Noir in festival e della Giuria Letteraria, composta da Cecilia Scerbanenco (Presidente), Valerio Calzolaio, Maria Teresa Carbone, Liborio Conca, Luca Crovi, Cecilia Lavopa, Sergio Pent, Sebastiano Triulzi e John Vignola.

La somma ponderata dei voti delle due giurie ha determinato la seguente cinquina finalista del Premio Giorgio Scerbanenco per il miglior romanzo noir italiano edito nell’anno 2025 (in ordine alfabetico di autore):

  • Barbara Baraldi, Gli omicidi dei tarocchi, Giunti
  • Giorgia Lepore, Forse è così che si diventa uomini, Edizioni E/O
  • Davide Longo, La donna della mansarda, Einaudi
  • Alessandro Robecchi, Il tallone da killer, Sellerio
  • Mirko Zilahy, La stanza delle ombre, Mondadori

I cinque romanzi finalisti saranno presentati mercoledì 3 dicembre alle ore 17.30 alla Casa del Manzoni a Milano dove, in serata, avverrà la premiazione del vincitore, scelto quest’anno dalla Giuria Letteraria a cui si affiancheranno Isabella Fava, Alessandra Tedesco e i 5 giurati del Circolo dei Lettori di Milano: Bianca Battagion, Serena Caprara, Eugenio Gaslini, Christian Hill e Chiara Mariani.

Il romanzo più votato sul sito del Noir in Festival è risultato L’Educatore, di Antonio Lanzetta, Newton Compton. L’autore riceverà, nella stessa serata del 3 dicembre a Casa Manzoni, il Premio dei Lettori – Premio Città di Lignano Sabbiadoro dalle mani dell’Assessore alla cultura del Comune di Lignano Sabbiadoro.

Ringraziamo per la preziosa collaborazione all’edizione 2025 del Premio Scerbanenco il Sistema Bibliotecario di Milano, il Circolo dei Lettori di Milano, Casa Manzoni e il Comune di Lignano Sabbiadoro.

La giornata del 3 dicembre, dedicata al Premio Giorgio Scerbanenco 2025, si aprirà quest’anno con la proiezione alle ore 15:30 al Cinema Arlecchino di Milano di un inedito omaggio documentario agli scrittori di genere noir italiani, Chi è senza colpa, di Katiuscia Magliarisi con la regia di Riccardo Alessandri, una produzione Rai – Contenuti Digitali e Transmediali, in cui compaiono molti scrittori già ospiti del Noir in festival e legati al Premio, come ad esempio il “narratore-inviato” nel film Orso Tosco, vincitore dell’edizione 2024 del Premio, o come il giurato Luca Crovi, i già premiati o finalisti Massimo Carlotto, Piero Colaprico, Maurizio De Giovanni, Gabriella Genisi, Gaetano Savatteri, tra gli altri, e per finire Antonio Lanzetta, vincitore del Premio dei Lettori – Premio Città di Lignano Sabbiadoro 2025. Infine, alle 16.45, alla Casa del Manzoni, prima dell’incontro con i finalisti e della consegna del Premio, sarà presentato il libro di Alberto Pezzotta, Il nero italiano e Scerbanenco (Mimesis).