Dalla Warner Bros. Pictures arriva
Blue Beetle
(recensione),
il film che segna il debutto sul grande schermo del supereroe della
DC diretto da Ángel Manuel Soto, il protagonista è
Xolo Maridueña nel ruolo che dà il titolo al film,
Blue
Beetle, e in quello del suo alter ego, Jaime
Reyes.
Il neolaureato Jaime Reyes torna a
casa pieno di aspirazioni per il suo futuro ma scoprirà da subito
che non è proprio come l’ha lasciata. Mentre cerca il suo scopo nel
mondo, il destino fa sì che Jaime si ritrovi inaspettatamente in
possesso di un’antica reliquia di biotecnologia aliena: lo
Scarabeo. Jamie viene improvvisamente scelto dallo Scarabeo come
suo ospite simbiotico e dotato di un’incredibile armatura capace di
poteri straordinari e imprevedibili. Il suo destino cambierà per
sempre e Jamie si trasformerà nel Supereroe Blue
Beetle.
Al fianco di Maridueña (“Cobra
Kai”) troviamo, Adriana Barraza (“Rambo: Last
Blood”, “Thor”) nel ruolo della nonna di Jaime, Nana,
Damían Alcázar (“Narcos”, “Narcos: Mexico”) in
quello di suo padre, Raoul Max Trujillo (i film di
“Sicario”, “Mayans M.C.”) come Carapax, con il Premio Oscar
Susan Sarandon (“Monarch”, “Dead Man Walking”)
come Victoria Kord e George Lopez (le saghe di “Rio” e “I Puffi”)
nel ruolo di suo zio Rudy. Nel cast anche Elpidia
Carrillo (“Mayans M.C.”, la saga di “Predator”) nel ruolo
della madre, Bruna Marquezine (“Maldivas”, “God
Save the King”) in quello di Jenny Kord, Belissa
Escobedo(“American Horror Stories”, “Hocus Pocus 2”) nel
ruolo della sorella di Jaime, Milagro, e Harvey
Guillén (“What We Do in the Shadows”) che interpreta il
Dott.Sanchez.
Soto (“Charm City Kings”, “The
Farm”) dirige da una sceneggiatura di Gareth Dunnet-Alcocer (“Miss
Bala”), basata sui personaggi DC. John Rickard e ZevForeman sono i
produttori e Walter Hamada, Galen Vaisman e Garrett Grant sono i
produttori esecutivi.
Il team creativo del regista che ha
lavorato dietro le quinte include il direttore della fotografia
Pawel Pogorzelski (“Midsommar”, “Hereditary”), lo scenografoJohn
Billington (“Bad Boys for Life”), il montatore Craig Alpert
(“Deadpool 2”, “The Lost City”), la costumista candidata all’Oscar
Mayes C. Rubeo (“Jojo Rabbit”, i film di “Thor”), il supervisore
agli effetti visivi Kelvin McIlwain (“The Suicide Squad”, “Aquaman”) e il compositore Bobby Krlic (“Midsommar”,
la serie “Snowpiercer”). Una presentazione Warner Bros. Pictures,
una produzione Safran Company, “Blue Beetle” è
stato dstribuito nelle sale cinematografiche italiane da Warner
Bros. Pictures.
Disney ha
annunciato che La
Casa dei Fantasmi, il film di successo ispirato
alla classica attrazione del parco a tema, arriverà l’11 ottobre in
streaming su Disney+ e sarà disponibile
anche in digitale. La divertente avventura da brividi, che ha
debuttato nelle sale italiane il 23 agosto, è diretta da Justin
Simien ed è interpreta da un cast stellare che include
LaKeith Stanfield, Tiffany Haddish,
Owen Wilson,
Danny DeVito,
Rosario Dawson, Chase W. Dillon e Daniel Levy, con
Jamie Lee Curtis e
Jared Leto nel ruolo di The Hatbox Ghost.
L’11 ottobre i fan potranno anche aggiungere il film alla loro
collezione digitale, quando LaCasa dei Fantasmi sarà disponibile
per l’acquisto presso tutti i principali rivenditori digitali,
compresi Prime Video, Apple TV, Google Play & Rakuten TV,
con esclusivi contenuti bonus dietro le quinte. Casa
dei Fantasmi racconta di una donna e di suo
figlio che si rivolgono a un variegato gruppo di cosiddetti esperti
spirituali per aiutarli a liberare la loro casa da intrusi
soprannaturali. Il film è prodotto da Dan Lin e Jonathan Eirich,
mentre Nick Reynolds e Tom Peitzman sono i produttori
esecutivi.
Tizzoni d’inferno!
Sembra ieri ma sono passati 75 anni da quando, il 30
settembre 1948, debuttava in edicola il primo albo a
striscia di Tex, il personaggio creato
da Gianluigi Bonelli e
realizzato graficamente da Aurelio
Galleppini, destinato a diventare il più amato eroe
del fumetto italiano e uno dei più longevi del fumetto
mondiale.
Sergio Bonelli
Editore celebra questo prestigioso traguardo in compagnia di
Rinascente con la “Tex Week”: una settimana speciale dedicata al
Ranger che si svolgerà presso la Rinascente Milano
Piazza Duomo dal 3 al 9 ottobre per festeggiare
un’icona capace di travalicare i confini del suo tempo,
esaltare la bellezza della vita on the road, superare le frontiere
e coinvolgere generazioni di lettori con le sue infinite
storie.
Racconta
Davide Bonelli, presidente di Sergio Bonelli Editore:
“Quest’anno il nostro Tex compie 75 anni. Per questo
vogliamo festeggiarlo con una settimana di iniziative, allestimenti
ed eventi speciali dedicati a lui, proprio qui, a Milano,
nella città di Sergio Bonelli Editore. Assieme agli amici di
Rinascente, appassionati di fumetti e preparatissimi sul
mondo del Ranger e dei suoi pard, abbiamo pensato di
offrire a tutti i fan di Aquila della Notte
un’esperienza del tutto nuova, che speriamo possa
conquistarli. L’augurio mio e di tutta la redazione di via
Buonarroti è che durante la Tex Week chiunque visiti la Rinascente
di piazza Duomo possa, per 7 giorni, sentirsi a Casa di Tex e
celebrare con lui un compleanno sul sentiero dell’avventura.
Il Ranger è un eroe sempre in viaggio. Il suo dura da 75 anni ma,
come dimostrano i tantissimi lettori di ogni età, è un viaggio
appena iniziato, come per ogni anniversario che si
rispetti”.
Aggiunge
Pierluigi Cocchini, AD di Rinascente: ““Siamo
particolarmente orgogliosi di ospitare la Milano Tex Week e
festeggiare i 75 anni del più famoso fumetto italiano: Rinascente
Milano Duomo è il medium ideale per un magnifico take over dedicato
ad Aquila della Notte e ai suoi famosissimi pard. Tex è stato il
mio primo fumetto e ricordo perfettamente le bellissime sensazioni
nell’attesa di una nuova uscita, nell’odore della carta fresca di
stampa, nelle stupende storie che mi trascinavano nel mitico mondo
del far west: desideravo “essere” Tex Willer, non solo leggerlo. Da
adulto le emozioni continuano come e più di allora: mai avrei
pensato che Tex potesse campeggiare fiero nelle 8 vetrine della
Rinascente, occupare l’AIR SNAKE con i prodotti celebrativi
dedicati, caratterizzare come un saloon il bar del piano basement
ed organizzare un emozionante party in una delle più belle location
al mondo: le terrazze di Rinascente Duomo. TEX, insieme al vecchio
cammello KIT CARSON, il figlio KIT, l’iconico TIGER JACK e
naturalmente gli indiani Navajos, stanno per invadere Milano.
Occhio, potrebbero aggirarsi in città anche El Morisco, la Tigre
Nera, Jim Brandon, Capitan Barbanera, Tom Devlin, Lefty, El Muerto
e quei tizzoni d’inferno di Mefisto e Yama: nei prossimi giorni,
prevedo frequenti scazzottate e lunghe cavalcate nella Monument
Valley. Tanti auguri, incredibile satanasso!”.
Tre nuovi titoli entrano nel programma
della Festa del
Cinema 2023. Li annuncia la Direttrice Artistica Paola
Malanga, con Gian Luca Farinelli, Presidente della Fondazione
Cinema per Roma, Direttrice Generale, Francesca ViaNella sezione Grand Public sarà
presentato Gonzo Girl, film che
segna l’esordio alla regia di Patricia Arquette,
attrice di culto premiata con l’Oscar nel 2015 per
Boyhood di Richard
Linklater e interprete per cineasti come Tony Scott
(Una vita al massimo), Tim Burton (Ed Wood) e
David Lynch (Strade perdute). Gonzo
Girl è ispirato all’omonimo romanzo
autobiografico di Cheryl Della Pietra in cui la scrittrice racconta
la sua folle esperienza come assistente di Hunter S. Thompson
(l’autore di Paura e disgusto a Las Vegas), il padre
del cosiddetto “gonzo journalism”, stile che combina elementi di
giornalismo convenzionale, impressioni personali e artifici
narrativi. Protagonisti di Gonzo Girl sono
Willem Dafoe e Camila Morrone.
La sezione Storia del Cinema
ospiterà American Badass: A Michael Madsen
Retrospectivedi Dominique Milano. Il
documentario ripercorre la carriera di Michael Madsen dall’esordio
sul grande schermo in film come Wargames – Giochi di
guerra e Il migliore, passando per il
successo di Thelma & Louise di Ridley Scott per
giungere alle sue interpretazioni in alcuni capolavori di
Quentin Tarantino come Le Iene, la saga
di Kill Bill e The
Hateful Eight. Il lungo viaggio alla scoperta dei suoi
film, più di centosettanta, è reso possibile anche grazie alle
testimonianze di tutti coloro che hanno lavorato con lui, fra
i quali lo stesso Tarantino, John Travolta, Ron Perlman, Charlie
Sheen e Daryl Hannah.
Nella sezione Freestyle si terrà l’anteprima
diLucio Amelio di Nicolangelo
Gelormini. Lucio Amelio ha rappresentato una figura fondamentale
per la scena artistica internazionale: è stato lui che nel 1980 ha
messo Andy Warhol – il maggior esponente della pop art americana –
in contatto con l’artista tedesco Joseph Beuys; ed è stato lui che,
solo pochi mesi dopo questo memorabile incontro, ha riunito i più
famosi artisti visivi del mondo nella sua città natale, Napoli,
colpita dalle conseguenze di un terribile terremoto. Attraverso le
interviste dirette e il materiale d’archivio, il
documentarioindaga lo spirito cangiante di Lucio
Amelio: da un lato l’anfitrione devoto agli artisti, il pioniere
delle nuove correnti del Novecento, il propugnatore delle teorie e
il centro del dibattito poetico; dall’altro il businessman e genio
partenopeo che ha colto le occasioni e letto la realtà per
conquistare il mondo con Napoli e far conquistare Napoli dal
mondo.
GONZO GIRLdi Patricia Arquette, Stati Uniti,
2023, 107’
Cast:
Willem Dafoe, Camila Morrone, Patricia Arquette, Elizabeth Lail,
Ray Nicholson, Leila George, James Urbaniak –All’inizio degli anni ’90 Aley, giovane aspirante
scrittrice che si guadagna da vivere come barista, accetta di
assistere Walker Reade, il padre del giornalismo
gonzo (quello in cui giocano un ruolo decisivo e
innovativo le percezioni personali dell’autore) nella stesura del
suo nuovo romanzo, che è in panne. Ambientato nella casa dello
scrittore tra le Montagne Rocciose e ispirato al romanzo in cui
Cheryl Della Pietra racconta la sua esperienza con Hunter S.
Thompson (l’autore di Paura e disgusto a Las Vegas),
l’esordio nella regia di Patricia Arquette (bionda icona di fine
millennio con Una vita al massimo, Strade perdute,
Boyhood, la serie Medium e tanti altri) è
immerso nel caos, negli eccessi, nel carattere “bigger than life”
di Reade (Willem Dafoe), delle donne che lo circondano (Camila
Morrone è Aley, Arquette la segretaria), di amici, manager,
editori. Sulfureo, ricorda il cinema USA anni
’70.
AMERICAN BADASS: A MICHAEL
MADSEN RETROSPECTIVEdi Dominique Milano, Stati Uniti, 2022,
84’ | Doc |
La prima volta che si fece notare, tutto sommato,
era un brav’uomo, anche se non aveva capito niente della sua
compagna Louise (Thelma & Louise, 1991). Ma un anno dopo,
nel 1992, ecco lo psicopatico rilassato e molleggiato che
balla Stuck in the Middle With You degli
Stealers Wheel con un rasoio in mano, pronto a colpire il
poliziotto legato a una sedia nell’hangar di Le iene:
indimenticabile, folle Mr. Blonde, il grande Michael Madsen, volto
imperscrutabile e corpo dirompente in altri film di Tarantino (la
saga di Kill Bill, Hateful Eight) e non
solo. Il documentario di Dominique Milano ne ripercorre la
carriera, attraverso i suoi film (più di centosettanta) e le
testimonianze di tutti quelli che hanno lavorato con
lui.
LUCIO AMELIOdi Nicolangelo Gelormini, Italia,
2023, 75’ | Doc |
Lucio Amelio ha rappresentato una figura
fondamentale per la scena artistica internazionale: è stato lui che
nel 1980 ha messo Andy Warhol – il maggior esponente della pop art
americana – in contatto con l’artista tedesco Joseph Beuys; ed è
stato lui che, solo pochi mesi dopo questo memorabile incontro, ha
riunito i più famosi artisti visivi del mondo nella sua città
natale, Napoli, colpita dalle conseguenze di un terribile
terremoto. In quell’occasione, i più grandi nomi dell’arte mondiale
hanno rappresentato la tragedia e dato il loro apporto alla
ricostruzione, creando il documento di un’epoca: la mostra “Terrae
Motus”. Amelio è stato il deus-ex-machina e il genio, il mago che
ha reso possibile l’impossibile.
Il co-CEO dei DC Studios, James Gunn, ha
recentemente comunicato ai fan del franchise di aspettarsi
ulteriori annunci riguardanti l’Universo DC ora che lo sciopero della Writers Guild of
America è terminato. Rispondendo a un fan su Threads, Gunn ha infatti rivelato che
dovrebbe ora essere in grado di condividere nuove notizie sulla
DCU. “Non so nemmeno a che punto siamo con il
tutto, dato che non ho potuto parlare con gli sceneggiatori mentre
era in corso lo sciopero“, ha spiegato.
“Anche se sono molto soddisfatto
del risultato, lo sciopero è stato sicuramente una vera scossa nel
processo, quindi dovrò vedere a che punto siamo con i vari progetti
nelle prossime due settimane. Ma sì, immagino che usciranno più
notizie in un futuro non troppo lontano.“, ha poi aggiunto il
regista, il cui Superman: Legacy
atteso in sala per l’11 luglio 2025 aprirà ufficialmente il
DCU. Con lo sciopero degli attor ancora in corso,
gli annunci di Gunn potrebbero riguardare presumibilmente la
presenza di determinati registi e/o scrittori per i progetti ad ora
annunciati.
Al momento, la maggior parte dei
progetti DCU confermati è ancora senza un
regista/sceneggiatore, eccetto per Superman: Legacy
scritto e diretto dallo stesso Gunn, Swamp Thing scritto e
diretto da James Mangold e The Brave and the
Bold diretto da Andy Muschietti.
Non resta dunque che attendere le prossime settimane per scoprire
quali annunci Gunn intende fare e quali sorprese ha dunque in serbo
per il suo chiacchieratissimo riavvio del DC
Universe al cinema.
Superman: Legacy, tutto
quello che sappiamo sul film
Superman: Legacy, scritto e
diretto da James Gunn, non
sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che
incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a
Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e,
potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che
esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo
metaumano del DCU). Il casting,
come già detto, ha portato alla scelta degli attori David Corenswet
e Rachel
Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane.
Il film è stato anche descritto come
una “storia
delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una
buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di
Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet.
Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della
sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò
non significa che la produzione non subirà alcun impatto in
futuro.
“Superman: Legacy è il vero
fondamento della nostra visione creativa per l’Universo
DC. Non solo Superman è una parte iconica della tradizione DC,
ma è anche uno dei personaggi preferiti dai lettori di fumetti,
dagli spettatori dei film precedenti e dai fan di tutto il
mondo”, ha detto Gunn durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo
l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico
potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e
giochi”. Superman:
Legacy uscirà nelle sale l’11 luglio 2025.
Da ormai più di un decennio,
Omar Sy è uno dei più popolari attori francesi in
attività, dimostratosi capace anche di oltrepassare i confini
nazionali per prendere parte a prestigiosi progetti di produzione
statunitense. È così arrivato a guadagnare una grandissima
popolarità presso pubblici diversi, che lo apprezzano per il suo
naturale talento nel passare dalla commedia al dramma, senza
dimenticare anche gli altri generi, fornendo sempre interpretazioni
di alto livello.
2. Ha lavorato come
doppiatore. Un’altra attività che Sy porta avanti da anni
è quella del doppiaggio. Ha infatti dato voce – nelle edizioni
francesi – a personaggi dei film Surf’s Up – I re delle
onde (2007), Bolt – Un eroe a quattro zampe (2008),
Arthur e la vendetta di Maltazard (2009), Mune – Il
guardiano della luna (2015), Angry Birds – Il film
(2016), Il viaggio di Norm (2016), Sahara (2017),
Arctic – Un’avventura glaciale (2019) e Soul (2020). Ha poi dato
voce al Transformers Hot Rod in Transformers – L’ultimo
cavaliere (2017).
3. È anche sceneggiatore e
produttore. Oltre a lavorare come attore, Sy ha avuto modo
anche di partecipare in qualità di scrittore ad alcune
sceneggiature. Ciò è avvenuto per la serie comedy Omar et
Fred (2001), per il film televisivo La vraie vie d’Omar &
Fred (2009) e per la serie SAV de emissions
(2010-2012). È poi invece stato produttore per i film Samba, Il
viaggio di Yao (2018) e per Io sono tuo padre. Ha
infine svolto il ruolo di produttore artistico per alcuni episodi
della serie Lupin.
Omar Sy in Quasi amici
Omar Sy in Quasi
amici
4. Il personaggio è stato
modificato per lui. Per il film Quasiamici, sebbene il “Driss” nella vita reale fosse un
giovane algerino chiamato Abdel, i registi Éric
Toledano e Olivier Nakache hanno cambiato
la nazionalità del personaggio in senegalese, poiché si erano
divertiti a lavorare con Omar Sy in Troppo amici,
e volevano davvero che interpretasse la parte. Anche Sy, in ogni
caso, ha vissuto l’esperienza di vivere nelle povere periferie
francesi, proprio come Driss, immedesimandosi dunque subito nel
personaggio.
5. Ha vinto un prestigioso
riconoscimento. Grazie alla sua interpretazione di Bakari
“Driss” Bassari in Quasi amici, Sy si è consacrato come
uno dei più brillanti attori francesi della sua generazione,
arrivando inoltre a vincere l’ambito premio César (l’Oscar
francese) come Miglior attore. In quell’edizione, quella del 2012,
egli vinse il premio battendo il candidato più favorito, ovvero
Jean Dujardin
per The Artist, il quale per la sua interpretazione in
quel film ha invece vinto il premio Oscar.
Omar Sy in Io sono tuo
padre
6. Inizialmente doveva
ricoprire un altro ruolo. Ambientato durante la prima guerra mondiale, il film racconta di un
padre che si arruola nell’esercito francese per stare con il figlio
diciassettenne, reclutato contro la sua volontà. Il progetto è
rimasto per anni in attesa di essere realizzato e inizialmente Sy
avrebbe dovuto interpretare il ruolo del figlio. Con il passare
degli anni l’attore divenne però troppo vecchio per il ruolo,
meditando dunque di abbandonare il film. Alla fine, però, accettò
di assumere il ruolo del padre.
Omar Sy in Io sono tuo padre
Omary Sy in Lupin
7. Conosceva il
personaggio. Nella serie Netflix Lupin, Sy
interpreta Assane Diop, un uomo che cerca di vendicare la morte del
padre ispirandosi alle avventure di Arsenio Lupin. L’attore ha
dichiarato che naturalmente conosceva il personaggio di Lupin prima
di recitare nella serie, specificando però che il suo primo vero
incontro con Lupin si è verificato grazie al Giappone, ai manga e
alla serie d’animazione ispirata a Lupin lì realizzate.
8. Era interessato a
raccontare Lupin oggi. Nell’approcciarsi al progetto, Sy
ha affermato che ciò che lo interessava di più era costruire un
personaggio attraverso cui poter esaltare le caratteristiche e le
problematiche del suo contesto storico, proprio come avveniva con
il personaggio di Maurice Leblanc. Ha così spinto affinché si
sviluppasse un protagonista attraverso cui far emergere temi come
la lotta di classe nella Francia dei nostri giorni.
Omar Sy: chi è sua moglie
9. È sposato. Il 5
luglio 2007, dopo dieci anni di relazione, Sy ha sposato Hélène,
madre dei suoi cinque figli, a Tremblay-sur-Mauldre. Hélène
gestisce CéKeDuBonheur, un’organizzazione no-profit che sostiene i
reparti pediatrici degli ospedali francesi, e Siyah Organics,
un’azienda senegalese-americana di integratori alimentari
biologici. La famiglia risiedeva a Montfort-l’Amaury, un comune
dell’Île-de-France, ma dal 2012 si è trasferita a Los Angeles.
Omar Sy: età e altezza
dell’attore
10. Omar Sy è nato il
20 gennaio 1978, a
Trappes, Francia.L’attore è alto 1,90 metri.
“La cosa meravigliosa di
Michael è che non era un attore con cui si parlava di
recitare“, ha detto Daniel Radcliffe. “La sua vera passione
era restaurare le pistole da duello italiane del XIX secolo.”
Daniel Radcliffeha continuato
sottolineando che la capacità di Michael Gambon di passare da un’emozione
all’altra è stata incredibile, sottolineando che “sa di dare il
meglio di sé quando è più giocoso. La sua capacità di
commuoversi non era seconda a nessuno“, ha continuato
l’attore.
Michael Gambon ha avuto una prolifica
carriera di attore
Michael Gambonn è morto la scorsa settimana
all’età di 82 anni. Per molti pubblici più giovani, sarà ricordato
soprattutto per aver interpretato Albus Silente nella serie di Harry Potter.
Tuttavia, Gambon ha avuto anche una prolifica carriera di attore
nei teatri e sul palco. La sua prima interpretazione
professionale fu una produzione del 1962 dell’Otello di William
Shakespeare.Successivamente è stato assunto dalla
National Theatre Company di Laurence Olivier e ha poi recitato in
numerose altre opere di Shakespeare, tra cui Amleto e
Macbeth. Ha vinto tre Olivier Awards nel corso della sua
carriera ed è stato nominato per un Tony Award nel 1997.
Anche il debutto
cinematografico di Gambon è stato Otello, uscito nel 1965 e diretto
da Olivier. Ha continuato a recitare negli anni ’70 e ’80,
recitando infine in film come The Insider del 1999, Sleepy Hollow
del 1999, Open Range del 2003 e Le avventure
acquatiche con Steve Zissou del 2004, tra molti altri.Gambon ha assunto il ruolo di Albus Silente dopo che
Richard Harris, che interpretava il personaggio
nei primi due film di Harry
Potter, è morto nel 2002. Dopo la sua prima
interpretazione come Silente in Harry Potter e il prigioniero di Azkaban del
2004, Gambon ha continuato a riprendere il ruolo di Albus Silente
per il resto del franchise fino all’ultimo capitolo è
Harry Potter e i Doni della Morte – Parte II del
2011.
LaParamount
Pictures ha pubblicato un altro
video di Killers
of the Flower Moon, il prossimo film
drammatico diMartin
Scorsese, con protagonisti i collaboratori di
lunga data Leonardo DiCaprioe Robert De Niro. L’uscita del
film nei cinema è prevista per il 19 ottobre, distribuita in Italia
da 01 Distribution, seguita dal suo debutto su Apple
TV+ in una data successiva non ancora
annunciata.
Il nuovo contributo mette in
risalto il personaggio di Ernest Burkhart interpretato da
Leonardo DiCaprio, che viene incaricato da suo
zio di sposare la Mollie Kyle di Lily Gladstone
nel tentativo di corteggiarla per la ricchezza della sua famiglia.
Prende in giro le cose orribili che è disposto a fare per soldi e
come ciò influenzerà il suo rapporto con sua moglie. Guarda il
video di Killers
of the Flower Moon qui sotto:
Killers of the Flower
Moon, il film
Oltre a dirigere, Martin Scorsese ha scritto la sceneggiatura
con Eric Roth, co-sceneggiatore di Dune e A
Star is Born. Leonardo
DiCaprio interpreta Ernest Burkhart, il nipote di un
potente allevatore locale interpretato da Robert De Niro, mentre Lily
Gladstone interpreta la moglie Osage Mollie e
Jesse Plemons è Tom White, l’agente dell’FBI
incaricato di indagare sugli omicidi. Il cast include anche
Brendan Fraser e John Lithgow.
Killers
of the Flower Moon riunisce ancora una volta Martin Scorsese con i collaboratori di lunga
data Leonardo DiCaprioe
Robert De Niro. Insieme a loro ci sono l’attore premio
Oscar
Brendan Fraser, Jesse Plemons, Lily Gladstone,
Tantoo Cardinal, Jason Isbell, Sturgill Simpson, Louis Cancelmi,
William Belleau, Tatanka Means, Michael Abbott Jr., Pat Healy,
Scott Shepherd e molti altri. La pellicola è
diretto e prodotto da Martin Scorsese. Il film è una produzione
di Apple Studios, Imperative Entertainment e Appian Way
Productions, con Dan Friedkin e Bradley Thomas come produttori.
Una vacanza di famiglia viene
sconvolta da due estranei sopraggiunti nel cuore della notte per
sfuggire a un cyberattacco che diventa sempre più terrificante,
obbligando tutti a venire a patti con il proprio ruolo in un mondo
prossimo al collasso.
La trama di Il mondo
dietro di te
In questo thriller apocalittico dal
premiato sceneggiatore e regista Sam Esmail (Mr. Robot), Amanda (il
premio Oscar Julia Roberts) e il marito Clay (il candidato
agli Oscar Ethan Hawke) affittano una casa di
lusso per un fine settimana con i figli Archie (Charlie Evans) e
Rose (Farrah Mackenzie). La vacanza viene subito sconvolta
dall’arrivo di notte di due sconosciuti: G.H. (il premio Oscar
Mahershala Ali ) e la figlia Ruth (Myha’la),
che li informano di un misterioso cyberattacco e vogliono
rifugiarsi nella casa di cui dicono di essere i proprietari. Le due
famiglie fanno il punto del disastro che incombe e che diventa
sempre più terrificante, obbligandoli a venire a patti con il loro
ruolo in un mondo prossimo al collasso. Il film è tratto dal
romanzo – candidato ai National Book Award – di Rumaan Alam,
Il
mondo dietro di te, ed è prodotto da Esmail Corp e Red
Om Films. La produzione esecutiva è di Higher Ground
Productions.
Oggi Apple
TV+ ha svelato il trailer di Messi Meets
America, il nuovo documentario in sei parti che racconta
il dietro le quinte di questo nuovo capitolo della carriera da
record di Messi. Dopo oltre vent’anni
indimenticabili di eccellenza calcistica, primati inarrivabili
raggiunti tra Barcellona e Paris Saint-Germain, e dopo aver vinto
la Coppa del Mondo FIFA Qatar 2022 con la nazionale di calcio
argentina, Leo Messi ha preso una decisione epocale che ha cambiato
per sempre il volto del calcio in Nord America, unendosi alla Major
League Soccer e all’Inter Miami CF. Grazie a un accesso senza
precedenti a Messi e alla sua nuova famiglia dell’Inter Miami CF,
“Messi Meets America” porta gli spettatori dietro le quinte della
vita e della carriera del più grande giocatore mai sceso in campo,
osservandolo condurre la sua nuova squadra alla conquista del
titolo in Coppa di Lega e oltre.
Dal record di sold out registrato
in tutta l’America a una velocità impressionante, all’incredibile
gol vincente segnato all’ultimo minuto della sua prima partita, ai
momenti trascorsi con i suoi compagni di squadra dell’Inter Miami
CF, la serie racconta l’immersione di Leo in America, la
trasformazione dell’Inter Miami CF e, soprattutto, l’impatto che
sta attualmente avendo sul calcio in Nord America, mentre la “Messi
Mania” attraversa l’intero continente.
Messi Meets
America è prodotto esecutivamente dal vincitore dell’Emmy
Tim Pastore (“Free Solo – Sfida estrema”, “Jane”), dai vincitori
dell’Emmy e del Tony Award Patrick Milling Smith e Brian Carmody, e
dal vincitore dell’Emmy Matt Renner (“Free – Sfida estrema”,
“Limitless con
Chris Hemsworth“) di SMUGGLER Entertainment, insieme a Scott
Boggins (“The Circus”, “24/7”). La serie è prodotta per Apple da
SMUGGLER Entertainment e realizzata in associazione con la Major
League Soccer.
Uno dei generi più popolari su
Netflix è senza dubbio
quello del thriller. Solo di recente, titoli come Fair Play, Il morso del coniglio, Infiesto o Paradise si sono affermati
come tra i più visti di questo genere sulla piattaforma. Ad essi si
aggiunge ora anche Reptile (qui la recensione), debutto alla
regia di un lungometraggio di Grant Singer, il
quale si era però già distinti per aver diretto diversi video
musicali e un film documentario, Shawn Mendes: In Wonder
(2020). Con questo suo primo film di fiction, Singer porta ora lo
spettatore a confrontarsi con un caso dove le apparenze non fanno
che ingannare nel corso dell’intero racconto.
Il film, una storia originale che ma
presenta alcune somiglianze con l’omicidio irrisolto dell’agente
immobiliare canadese Lindsay Buziak, presenta
infatti una situazione apparentemente canonica, la quale va però
poi ad arricchirsi di sempre più dettagli ed elementi che spingono
a mettere in discussione quanto fino a quel momento visto. Per
tutti gli appassionati di questo genere, Reptile è dunque
il film da vedere in questo momento, che oltre alla sua storia
ambigua offre anche interpretazioni di ottimo livello da parte di
interpreti eccezionali.
Prima di intraprendere una visione
del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori. Per chi ha già visto il film o per chi non teme
gli spoiler, si entrerà poi nel dettaglio del racconto per una
spiegazione del finale. Infine, si elencheranno
anche le procedure da seguire per poter vedere Reptile in
streaming su Netflix.
La trama e il cast di Reptile
Il racconto del film si svolge in
una tranquilla città del New England, dove però un giorno una
giovane agente immobiliare di nome Summer
viene assassinata. I principali indiziati sono tre: Will
Grady, collega e fidanzato della vittima; Sam
Gifford, il suo ex con cui era ancora sposata e che fa lo
spacciatore; e infine Eli Phillips, un uomo
inquietante e dai comportamenti ossessivi nei confronti di Will. Il
caso si rivela particolarmente complesso e viene dunque affidato al
detective Tom Nichols, il quale però nel tentativo
di arrivare alla verità, si troverà a dover mettere dura prova
tutte le sue certezze.
Ad interpretare il protagonista, vi
è l’attore premio Oscar Benicio del
Toro, il quale ha anche partecipato al processo di
scrittura del film, venendone dunque accreditato come
co-sceneggiatore. Accanto a lui, nel ruolo di sua moglie Judy vi è
invece l’attrice Alicia Silverstone. Summer è
interpretata dall’attrice italiana con cittadinanza statunitense
Matilde Lutz, mentre i sospettati Will, Sam ed Eli
sono rispettivamente interpretati da Justin
Timberlake, Karl Glusman e
Michael Pitt. Recitano poi nel film gli attori
Eric Bogosian nei panni del capitano di polizia
Robert Allen e Domenick Lombardozzi in quelli
dell’agente Wally.
La spiegazione del finale di
Reptile e il significato del titolo
Il finale del film offre una
risposta alla domanda “Chi ha ucciso Summer?”, lasciando
però volutamente irrisolte alcune questioni, così da fornire allo
spettatore un finale ambiguo sui cui riflettere e cercare di
costruirsi una propria opinione. Ma andiamo con ordine. Nel terzo
atto di Reptile, viene rivelato che Summer è stata uccisa
da Will per impedirle di parlare all’FBI di
una truffa che coinvolge ogni livello del dipartimento di polizia a
cui fa capo Nichols. La cosa viene allo scoperto quando Nichols
inizia a trovare sospetto Summer vendesse case per un’agenzia
immobiliare senza però ricevere alcuna commissione per le
vendite.
Queste vendite facevano infatti
parte di un piano di riciclaggio di droga architettato dall’agente
Wally e dalla maggior parte della polizia del dipartimento. Summer
aveva però iniziato a chiamare l’FBI per prepararsi a dire loro la
verità sul fatto che la White Fish era una società di comodo ma
Will, scoprendo cosa aveva intenzione di fare, la uccide prima che
possa rivelare quel sistema corrotto. Nichols scopre infine la
truffa quando riconosce un pacco di eroina sequestrato nella
proprietà dell’ex marito di Summer come lo stesso apparso in
un’altra operazione antidroga.
Ben presto deduce quindi che Summer
era l’intermediario dei Grady e che una telefonata da lei fatta
all’FBI era un tentativo di informare sul suo ragazzo e sua madre,
senza coinvolgere il dipartimento di polizia, a sua volta complice.
Scoprendo ciò, Nichols può dunque procedere alla risoluzione del
caso, smontando il giro di riciclaggio che Summer aveva cercato di
denunciare. Nei momenti finali del film, dunque la sessione di golf
di Grady viene interrotta dai federali, che lo arrestano e pongono
fine alla vicenda una volta per tutte.
Alla luce di ciò, perché il film si
chiama Reptile? La risposta ce la fornisce lo stesso
regista, che ha dichiarato che “nel film i personaggi vengono
introdotti come una cosa e si rivelano essere qualcos’altro. Si
verifica una mutazione della loro pelle e dunque Reptile, rettile,
sembrava una metafora appropriata“. Allo stesso tempo, come
qualsiasi cosa abbia che sangue freddo, questi personaggi-rettili
risultano essere degli abili strateghi, capaci di operare in modo
malvagio senza la minima preoccupazione morale.
Il trailer di Reptile e
come vedere il film su Netflix
Come anticipato, è possibile fruire
di Reptile unicamente grazie alla sua
presenza nel catalogo di Netflix, dove attualmente
è al 2° posto della Top 10 dei film più
visti sulla piattaforma in Italia. Per vederlo, basterà
dunque sottoscrivere un abbonamento generale alla piattaforma
scegliendo tra le opzioni possibili. Si avrà così modo di accedere
al catalogo e di guardare il titolo in totale comodità e al meglio
della qualità video, avendo poi anche accesso a tutti gli altri
prodotti presenti nella piattaforma.
Ad alcuni il nome Allison
Janney potrà non dire molto, ma è bene sapere che si parla
di una delle più talentuose attrici della sua generazione, che
vanta una lunga carriera ricca di titoli di successo tra cinema e
TV, oltre ad innumerevoli premi di grande prestigio vinti, tra cui
un Oscar. Negli ultimi anni Janney ha poi conosciuto una sempre
maggior popolarità anche grazie ad opere più commerciali che le
hanno permesso di farsi conoscere presso un pubblico sempre più
vasto. Ruolo dopo ruolo, inoltre, l’attrice continua a dimostrare
di essere un puro talento della recitazione.
Ecco 10 cose che forse non sai di Allison
Janney.
Allison Janney: i suoi film e le serie TV
1. Ha recitato in celebri
film. L’attrice ha iniziato a recitare per il cinema negli
anni Novanta, apparendo in film come Wolf – La belva è
fuori (1994), Miracolo nella 34ª strada (1994),
Celebrity (1998) e American Beauty (1999).
In seguito ha preso parte a film come The Hours (2002),
Hairspray – Grasso è bello
(2007), Juno (2007), The Help (2011),
Una bugia di troppo (2012), Professore per amore
(2014), Tammy (2014), La ragazza del treno
(2016) e Tonya (2017), grazie a
cui si consacra. In seguito ha recitato in Ma (2019), Bombshell – La voce dello
scandalo (2019), To Leslie (2022),
Lou (2022) e The Creator (2023).
2. È nota per alcune
popolari serie TV. Oltre che al cinema, Janney si è
dedicata molto anche alla televisione, recitando in diverse celebri
serie TV. In particolare si ricorda la sua partecipazione a
West Wing – Tutti gli uomini del Presidente (1999-2006),
grazie alla quale ha ottenuto grande popolarità, vincendo
importanti premi. Ha in seguito preso parte in qualità di guest
star ad episodi di serie quali Due uomini e mezzo (2007),
Lost (2010), Masters of Sex (2013-2016) e Il
metodo Kominsky (2019). Un’altra serie per cui è nota è però
Mom, dove ha recitato dal 2013 al 2021.
3. È anche
doppiatrice. Nel corso del tempo l’attrice ha però avuto
modo di recitare non solo in carne ed ossa davanti la macchina da
presa, ma anche con la semplice voce, partecipando al doppiaggio di
diversi film animati. Ha infatti doppiato il personaggio Diva in
Alla ricerca di Nemo
(2003), Gladys Sharp in La gang del bosco (2006), Mrs.
Grunion in Mr. Peabody e Sherman (2014), Madge
Nelson in Minions (2015) e di nuovo
Diva in Alla ricerca di Dory
(2016). Nel 2019 ha invece fornito la propria voce al personaggio
Margaux Needler in La famiglia Addams.
Allison Janney in Tonya
Allison Janney in Mom
4. È l’unico membro del
cast a recitare in ogni episodio. Nella popolare serie
Mom, l’attrice ricopre il ruolo di Bonnie Plunkett, madre
della protagonista Christy, con la quale ha però un rapporto
piuttosto complicato. La serie si compone di 8 stagioni per un
totale di 170 episodi, con Janney che compare in ognuno di essi,
senza averne mai saltato uno. Ciò fa di lei l’unico membro del cast
di Mom ad aver recitato in ogni episodio, un traguardo che
neanche l’iniziale protagonista, Anna Faris,
interprete di Christy può vantare, avendo lasciato la serie alla
fine della settima stagione.
5. Per la sua
interpretazione ha ricevuto importanti riconoscimenti.
Grazie alla sua interpretazione, Janney ha potuto guadagnare ancor
più popolarità e riconoscimenti di quelli fino a quel momento già
in suo possesso. Ha infatti vinto due Primetime Emmy Awards
consecutivi come Miglior attrice non protagonista in una serie
comedy nel 2014 e 2015, venendo poi nominata nel 2016 nella
medesima categoria, mentre nel 2017 e nel 2018 è stata nominata
come Miglior attrice protagonista in una serie comedy.
Allison Janney in Lost
6. È apparsa in un episodio
della celebre serie. Nel maggio del 2010 l’attrice è
apparsa nel quattordicesimo episodio della sesta stagione della
serie televisiva ABC Lost, interpretando la madre adottiva
di Jacob e dell’Uomo in nero. Si tratta di un personaggio quantomai
misterioso e importante ai fini della comprensione del finale della
serie. La stessa Janney ha in seguito ammesso di essere rimasta
confusa dalla natura del suo personaggio e dal finale stesso di
Lost, pur avendo avuto un ruolo attivo nella definizione
di esso.
Allison Janney in Lou
Allison Janney in Lou
7. Lou è il film
che attendeva da tempo. Nel corso della sua carriera
Janney si è distinta per interpretazioni molto diverse in opere
altrettanto diverse. Eppure, quando le è stato proposto di recitare
da protagonista nel thriller d’azione Lou, l’attrice ha
capito di aver atteso quel tipo di progetto da molto tempo. Questo
perché il film le ha dato l’occasione di cimentarsi con un vero e
proprio ruolo d’azione, con un personaggio di poche parole ma
azioni concrete. Per il ruolo, si è inoltre addestrata nel
combattimento e nell’uso di armi da fuoco.
Allison Janney, premio Oscar per Tonya
8. Ha vinto un
Oscar. Nel film Tonya, dedicato alla
vita dell’omonima pattinatrice su ghiaccio, l’attrice interpreta la
madre di Tonya, LaVona, ruolo scritto appositamente per Janney.
L’interprete ha in seguito dichiarato di essersi approcciata a tale
personaggio cercando di non giudicarlo. Questo è stato per lei il
ruolo più complesso della sua carriera, richiedendole una
caratterizzazione particolarmente complessa. L’interpretazione le è
però valsa la sua prima nomination all’Oscar, da lei poi vinto come
Miglior attrice non protagonista.
Allison Janney ha un marito?
9. Non si è mai
sposata. Come da lei affermato, l’attirce non si è mai
stata sposata e non ha figli. “Non ho mai avuto l’istinto di
avere figli e sono in pace con ciò“, ha infatti dichiarato.
Nel tempo Janney è stata legata ad alcune personalità dello
spettacolo, come l’attore Richard Jenik, ma
nessuna di queste relazioni ha mai spinto l’attrice a compiere il
passo verso l’altare. Ad oggi, invece, non è noto se sia impegnata
o meno in una nuova relazione.
Allison Janney: età e altezza dell’attrice
10. Allison Janney è nata
il 19 novembre del 1959,
Boston, Massachusetts, Stati Uniti.L’attrice è alta complessivamente 1,83
metri.
Continua a far parlare
di sé la pellicola horror fenomeno dell’anno Talk to
Me , diretta dagli
emergenti e
talentuosi gemelli Danny e Michael Philippou. Fresco del suo
ottimo primo weekend in sala in Italia in ben 250 copie grazie a
Midnight Factory, Talk to
Meè stato vietato ai minori di 18 anni dalla
Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche
incaricata dalla Direzione generale Cinema e audiovisivo del
Ministero della Cultura.
Le emozioni forti e le
scene disturbanti, unite ad un’atmosfera angosciante e inquietante
che caratterizzano il film hanno evidentemente impressionato la
Commissione a tal punto da reputarlo non adatto ai minori perché
“la violenza è mostrata in maniera esplicita e insistita in
numerose scene e può essere pericolosa per gli individui; inoltre,
essendo mostrata e contestualizzata nell’ambito di un gruppo di
amici che si divertono di fronte al pericolo che corrono alcuni di
essi, tale violenza può generare emulazione ed apparire come
desiderabile”. Da qui la decisione di alzare il divieto per la
visione ai maggiorenni.
Plaion Pictures, che
distribuisce in Italia il film attraverso la propria etichetta
horror Midnight Factory, ha appreso con stupore la nuova richiesta
di classificazione e annuncia che intende fare ricorso. Commenta la
direttrice marketing Frida Romano: “Ci dispiace che al
pubblico più giovane venga in questo modo negata la possibilità,
attraverso un film di intrattenimento horror, di fruire di temi
importanti e di crescita, che sono indirizzati invece proprio agli
adolescenti”.
Nel weekend intanto sono
stati numerosi gli spettatori che hanno scelto di recarsi nei
cinema a vedere Talk to
Me, che si posiziona primo tra le nuove uscite, con la
media copia più alta (2.996 euro), conquistando la seconda
posizione assoluta al box office nel fine settimana e totalizzando
a oggi un totale di incasso pari a 737.081 euro per 94.000
spettatori.
Un esordio che lascia
decisamente il segno per Talk to
Me, che – dopo aver conquistato critica e pubblico
negli Stati Uniti – anche in Italia si conferma
come un prodotto cinematografico di alta qualità ed estremamente
efficace nel portare a termine la sua missione di terrificare lo
spettatore, ma allo stesso tempo di trasmettere con originalità e
freschezza valori e tematiche profonde e di attualità.
Talk to
Me è nelle sale italiane (con divieto VM 18)
con Midnight Factory, etichetta horror di Plaion
Pictures.
Talk To Me, la trama
Un gruppo di giovani
amici scopre come evocare i demoni facendo uso di un’antica mano
imbalsamata, finché uno di loro si spinge troppo oltre aprendo
irrimediabilmente le porte al mondo degli spiriti. Perseguitato
così da visioni soprannaturali, il gruppo si trova
inconsapevolmente al centro di una possessione devastante che
porterà a porsi una domanda importante: meglio fidarsi dei vivi o
dei morti?
Negli ultimi anni le produzioni
spagnole, grazie soprattutto alle piattaforme streaming, si sono
moltiplicate, anche per via del grande successo ottenuto in termini
di critica e pubblico. Titoli come La casa di carta, Dalla mia finestra: Al di là del
mare,Élite,Fenómenas – Indagini
occulte o Tin & Tina sono solo
alcuni degli esempi più noti di come la produzione – di film o
serie TV – spagnola abbia invaso gli schermi di tutto il mondo.
Dalla penisola iberica, è ora arrivato sul Netflix un altro titolo
immediatamente divenuto un grande successo, ovvero il thriller
Nowhere.
A dirigerlo vi è il regista
Albert Pintó, già distintosi per aver diretto un
episodio della serie La casa di carta (il settimo della
quinta stagione) e alcuni episodi della serie Sky Rojo,
entrambe disponibili su Netflix. Con Nowhere egli dà invece vita ad
un thriller claustrofobico, che pone la protagonista in una
situazione al limite eppure non irrealistica. Il film si basa
infatti su vere testimonianze di quanti si sono trovati in
situazioni simili e così facendo offre non solo una visione ricca
di suspence ma che invita anche lo spettatore a porsi nei panni di
coloro che quelle condizioni le hanno vissute davvero.
Prima di intraprendere una visione
del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e alle location utilizzate. Si
entrerà nel dettaglio del racconto per svelare se esso sia o meno
ispirato ad una storia vera. Infine, si
elencheranno anche le procedure da seguire per poter vedere
Nowhere in streaming su Netflix.
La trama e il cast di Nowhere
Protagonista del film è
Mia, una giovane donna incinta che vive con suo
marito Nico in un Paese sotto dittatura e in
guerra. Con l’obiettivo di far nascere la loro figlia in un posto
migliore, la coppia decide di scappare da quel contesto. Durante la
fuga, però, i due vengono separati con la forza e Mia si nasconde
in un container di una nave mercantile. Quando poi il container
viene scaraventato in acqua da una violenta tempesta e finisce alla
deriva, Mia si trova a dover tentare di sopravvive a quelle
condizioni estreme e apparentemente senza via di fuga.
Ad interpretare Mia vi è l’attrice
Anna Castillo, attrice spagnola nota per le serie
Club Super 3, Amar en tiempos revueltos e
Estoy vivo, ma anche per i film Open Arms – La legge del
mare e Girasoles silvestres. Sulla sua
performance, svolta per lo più in solitaria, si basa naturalmente
buona parte del film. Accanto a lei, nel ruolo del marito
Nico, vi è invece Tamar Novas, noto per i film
Mare dentro e Gli abbracci spezzati. Recitano poi
nel film Tony Corvillo nel ruolo di Gil,
Mariam Torres in quelli di Lucia e Irina
Bravo in quelli di Angela.
Le location di Nowhere:
ecco dove è stato girato il film
Nowhere è stato girato
interamente in Spagna, in particolare nella provincia di
Tarragona, sede di numerosi siti Patrimonio
dell’Umanità (Acquedotto di Ferreres, monastero cistercense di
Poblet, il Santes Creus e la vicina Vila-Seca, tanto per citarne
alcuni). Questa offre anche una vista pittoresca sul mare aperto,
il quale si è rivelato ideale per una produzione come questa,
prevalentemente ambientata in mare aperto. In particolare, il porto
di Tarragona e le zone circostanti sono stati trasformati in set
cinematografici per diverse sequenze cruciali girate proprio sul
posto.
Per ritrarre Tarragona come un paese
totalitario, invece, la troupe ha ridipinto diverse strade e
quartieri della provincia. Per quanto riguarda le scene del
container che coinvolgono la protagonista, queste sembrano essere
state registrate all’interno di un set costruito su un palcoscenico
di uno degli studi cinematografici situati nella provincia di
Tarragona e nei suoi dintorni. D’altra parte, le riprese aeree ed
esterne del container che galleggia in mezzo al mare aperto
sarebbero state effettuate da qualche parte nel Mar
Mediterraneo.
La vera storia dietro Nowhere
La risposta a sé Nowhere
sia ispirato ad una storia vera in particolare è no, ma sebbene il
film non sia basato su di un preciso evento o su specifiche
persone, la sceneggiatrice Indiana Lista ha
rivelato di essersi ispirata alle esperienze di vita reale degli
immigrati per formare la trama di base del racconto. Ciò è stato
poi ribadito da Pintó nel corso di un’intervista, dove ha
dichiarato che Lista conosceva una coppia di migranti messicani che
hanno tentato di attraversare la frontiera nascondendosi
all’interno di container e camion.
Per scrivere il film sono dunque poi
stati intervistati i migranti e le loro storie hanno in parte
ispirato quella proposta dal film. Pintó ha inoltre rivelato che il
team di produzione ha studiato le rotte del traffico di esseri
umani in Guatemala, Honduras, El Salvador e Nicaragua durante le
ricerche per la sceneggiatura del film. Il regista ha anche notato
che i naufragi sono comuni in Spagna e che la drammaticità di tali
incidenti è stata incorporata nella sceneggiatura del film.
Sebbene la narrazione sia dunque
fortemente influenzata da numerosi reali incidenti ed esperienze
personali dei migranti, il film è però ambientato in un ambiente
distopico del tutto immaginario, dove la protagonista, Mia, e suo
marito devono fuggire da un paese totalitario in guerra. Il film
non specifica le circostanze di questa guerra, ed è solo vagamente
implicito che il paese in guerra sia la Spagna. Di conseguenza, in
ogni caso, gli eventi sociopolitici che fanno da sfondo alla storia
sono del tutto fittizi.
Il trailer di Nowhere e
come vederlo in streaming su Netflix
Come anticipato, è possibile fruire
di Nowhere unicamente grazie alla sua
presenza nel catalogo di Netflix, dove attualmente
è al 1° posto della Top 10 dei film più
visti sulla piattaforma in Italia. Per vederlo, basterà
dunque sottoscrivere un abbonamento generale alla piattaforma
scegliendo tra le opzioni possibili. Si avrà così modo di accedere
al catalogo e di guardare il titolo in totale comodità e al meglio
della qualità video, avendo poi anche accesso a tutti gli altri
prodotti presenti nella piattaforma.
Disney+ ha diffuso il trailer
ufficiale della serie originale italianaI
Leoni di Siciliacon il nuovo singolo
di Laura Pausini, l’artista italiana più premiata
del mondo, reduce dalla vittoria di un Golden Globe, una nomination
agli Oscar e in attesa di ricevere il prestigioso riconoscimento di
Persona dell’Anno 2023 dalla Latin Recording Academy, nell’anno del
suo trentennale di carriera, alle porte di un nuovo album di
inediti e del suo decimo tour mondiale. Il singolo “Durare”, uscito
il 15 settembre, è una potente ballad dedicata all’amore che scorre
insieme alle varie tappe di due vite che si fondono in una sola, e
sarà la end credit song di tutti gli otto episodi della serie, saga
familiare tratta dall’omonimo bestseller di Stefania Auci.
Il brano sarà inoltre disponibile
anche nella sua versione spagnola, intitolata “Durar”, selezionando
l’audio degli episodi in spagnolo. “Conoscevo il libro di
Stefania Auci” – racconta Laura Pausini – “e
trovo sia meraviglioso il lavoro fatto da Paolo Genovese, gli
sceneggiatori, gli attori e tutta la produzione, per trasformarla
in una saga così avvincente. Sono veramente felice che la serie sia
accompagnata dal mio brano, Durare. Credo ci sia un forte legame
col significato del testo, la storia di questa famiglia è fatta di
legami, relazioni intense, che resistono al passare del tempo e si
fortificano. Racconta di passione e di testardaggine, coppie che
credono nella possibilità di inventare un proprio destino, un
futuro, una vita, avverando così i loro sogni. ‘Una vita pensata ed
una da pensare insieme, una da inventare, una da impazzire e una da
durare’. Questo è esattamente ciò che canto e trovo si sposi
perfettamente con il mondo de ‘I
Leoni di Sicilia’ ”.
I
Leoni di Sicilia debutterà il 25 ottobre in
esclusiva su Disney+ in Italia con i primi quattro
episodi, mentre i restanti quattro saranno disponibili a partire
dal 1° novembre. I
Leoni di Sicilia sarà disponibile su Hulu
negli Stati Uniti, su Star+ in America Latina e su Disney+ in tutti gli altri territori.
La nuova serie originale italiana Disney+ sarà presentata in anteprima
alla diciottesima edizione della Festa del Cinema di Roma. Dal
regista Paolo Genovese, che ne è anche produttore creativo, la
serie in otto episodi è prodotta da Francesco e Federico
Scardamaglia per Compagnia Leone Cinematografica e da Raffaella
Leone e Marco Belardi per Lotus Production, una società Leone Film
Group. I
Leoni di Sicilia è una serie scritta
da Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo.
I
Leoni di Sicilia è l’avvincente storia della
famiglia Florio. I fratelli Paolo e Ignazio sono due piccoli
commercianti di spezie fuggiti da una Calabria ancorata al passato
e in cerca di riscatto sociale. In Sicilia s’inventano un futuro,
dove a partire da una bottega malmessa danno vita a un’attività
florida che il giovane figlio di Paolo, Vincenzo, con le sue idee
rivoluzionarie, trasformerà poi in un impero. Tuttavia, a
travolgere la vita di Vincenzo, e quella di tutta la famiglia, è
l’arrivo dirompente di Giulia, una donna forte e intelligente, in
contrasto con le rigide regole della società del tempo.
I Leoni di Sicilia è un’epopea
fatta di amore, famiglia, successi, guerre e rivoluzioni, che si
svolge nella Sicilia dell’Ottocento fino all’Unità d’Italia del
1861.
La serie è interpretata
da Michele Riondino nel ruolo di Vincenzo
Florio, Miriam Leone in quello di Giulia
Portalupi, Donatella Finocchiaro in quello di
Giuseppina, Vinicio Marchioni nei panni di Paolo
Florio, Eduardo Scarpetta nel ruolo di Ignazio Florio
(figlio di Vincenzo), Paolo Briguglia in quello di
Ignazio Florio, Ester Pantano nel ruolo di Giuseppina
giovane e Adele Cammarata in quello di Giovanna
D’Ondes.
Una delle componenti
necessarie perché la fantascienza distopica funzioni è l’attenzione
ai dettagli che la rendano credibile, ovvero dettagli magari anche
non percepiti che, se mancanti,possano distrarre l’attenzione
dello spettatore costretto a quel punto alla ricerca di
verosimiglianza. Foe, il nuovo film Garth Davis –
il suo precedente Lion con Nicole Kidman e Dev Patel ha addirittura ottenuto la
nomination all’Oscar come miglior film dell’anno – dimostra
immediatamente di non possedere questo requisito importante, se non
addirittura fondamentale.
Foe si
apre infatti con la didascalia che setta la storia nel Midwest
americano, mentre in nemmeno cinque minuti di film ci si rende
perfettamente conto che il film è stato girato nelle immense
pianure dell’Australia. Trattandosi principalmente di raccontare
una storia d’amore e della sua complessità, qualsiasi ambientazione
che desse il senso di desolazione che i due protagonisti stanno
vivendo sarebbe andata bene. Perché dunque sceglie di dare un
setting preciso per poi smentirsi spudoratamente con le immagini
stesse? Il Midwest americano è ben sedimentato nell’immaginario
cinematografico mondiale, no?
Un melodramma “arricchito” dal
genere
Questo chiaro errore di
sottovalutazione è purtroppo soltanto il primo di una serie di
difetti che il film targato Amazon evidenzia nel corso del proprio
sviluppo. Adattamento del romanzo omonimo scritto da Ian
Reid, Foe possiede il fardello che tanto
cinema cosiddetto “alto” oggi possiede. Ovvero l’utilizzo di un
genere per “arricchire” teoricamente quello che è in tutto e per
tutto un melodramma amoroso, con il risultato di rendere l’intera
operazione macchinosa, spesso confusa e peggio di tutto grondante
retorica.
In un momento in cui il
cinema a stelle e strisce e non soltanto si sta impegnando nella
ricerca di una narrazione maggiormente veritiera del rapporto
uomo-donna nel mondo contemporaneo – riguardo questo argomento vi
rimandiamo alla recensione del notevole Fair Play in uscita su
Netflix il 6 ottobre – il film di Davis al contrario cade
dentro paludose schematicità nel mettere in scena l’insoddisfazione
della protagonista, proponendo al pubblico un discorso che, senza
voler fare spoiler, a nostro avviso alla fine diventa forse anche
fuorviante.
Foe, una fantascienza gratuita
La sceneggiatura di
Foe avrebbe funzionato molto meglio se si fosse
allora concentrata sul lato sci-fi della storia e sulle sue
implicazioni etiche, questione che se anche tentata viene soffocata
dalla messa in scena di Davis che invece punta esplicitamente a
farne un melodramma d’autore. A questo punto la componente di
fantascienza si fa realmente inutile, anzi appesantisce
l’operazione con una serie di spunti narrativi che non migliorano
la trama né rendono i personaggi maggiormente profondi o
interessanti.
In questa confusione
totale di intenti e idee su come realizzarli i due attori
principali Saoirse Ronan e Paul
Mescal possono fare davvero poco per salvare la
situazione. Se però l’attore molto apprezzato in All of Us Strangers, anch’esso presentato a
questa edizione del New York Film Festival, riesce
a tratti a rendere denso il ruolo di Junior, la sorpresa negativa
di Foe arriva purtroppo dall’attrice già candidata
per ben quattro volte all’Oscar prima di raggiungere i
trent’anni.
Ronan si “rifugia” dentro
un repertorio di istrionismo minimalista per cercare di
interpretare una Hen che risulta fin dal principio una figura
femminile schematica, sia nella sua insoddisfazione esistenziale
che nel modo in cui cerca di combatterla. Una figura sviluppata
senza spessore, che speriamo davvero rappresenti per la Ronan una
scelta sbagliata, un incidente di percorso in una carriera che
vorremmo sempre all’altezza delle sue grandi doti di attrice,
dimostrate fin dai tempi di Espiazione.
Questo nuovo
lungometraggio di Garth Davis si presenta come un
prodotto confuso nella progettazione e approssimativo nella
realizzazione. Un film di fantascienza distopica che
invece fantascienza proprio non è. Perché allora non scegliere la
via della semplicità e raccontare una storia d’amore e di
incomprensione, di passione e frustrazione? Un interrogativo a cui
Foe e i suoi realizzatori proprio non hanno saputo
rispondere.
Con l’avvicinarsi della fine del
vecchio mondo DC, James Gunn ha
suscitato entusiasmo per il film che darà il via al nuovo universo,
Superman: Legacy,
rivelando le principali influenze fumettistiche alla base del
progetto. In un paio di tweet, Gunn ha indicato
Superman for All Seasons e
All-Star Superman come le principali
influenze del nuovo progetto su Superman. Pubblicati
rispettivamente nel 1998 e nel 2005, sono due delle pubblicazioni
di Superman più singolari e al contempo meglio accolte, il che è un
segnale promettente per le prospettive di Superman: Legacy. Tenendo conto di ciò, si possono
facilmente trarre alcune ipotesi dal fatto che queste storie a
fumetti sono state apparentemente scelte come colonna portante del
film per dare il via al DCU.
Superman: Legacy sarà
probabilmente colorato e vivace
Visti i precedenti di James
Gunn con i film di supereroi, una delle rivelazioni meno
sorprendenti di Superman: Legacy potrebbe essere la rappresentazione
di un Universo DC più colorato e vivace. Le influenze fumettistiche
di Gunn lo confermano, dato che la vivace grafica di
Superman for All Seasons e All-Star
Superman è particolarmente degna di nota. Si tratterebbe
di una gradita boccata d’aria fresca per il supereroe, la cui
uscita più recente è stata decisamente tenue per quanto riguarda la
tavolozza dei colori, nonostante abbia sfoggiato una nuova versione
del costume ampiamente apprezzata.
La tuta adotterà uno stile
classico
Mentre il costume di
Superman in Man of Steel della DC è popolare, l’iconico ensemble
della vecchia scuola riapparirà probabilmente in Superman: Legacy, dato che entrambe le influenze
fumettistiche di Gunn presentano il costume in tutta la sua gloria
classica. Questo si sposerà bene con un universo più colorato, dato
che la vibrante tuta rosso-blu di Superman dovrebbe essere
sorprendente. Continuerà la tendenza dei film su Superman, iniziata
fin dai primi giorni con una rappresentazione dell’armatura fedele
ai fumetti, a differenza delle numerose iterazioni dell’armatura di
Batman viste nelle sue varie uscite sul grande schermo.
Lex Luthor potrebbe avere un ruolo
centrale
In entrambe le influenze
fumettistiche, l’arcinemico di Superman, Lex Luthor, svolge un ruolo fondamentale,
fungendo persino da voce narrante in una delle puntate di Superman
For All Seasons. In quella stessa pubblicazione, Lex Luthor
combatte essenzialmente contro Superman per il controllo di
Metropolis, un’azione che lui definisce “una
storia d’amore”. Non sarebbe sorprendente, visti i precedenti dei
film di Superman, che Luthor apparisse ancora una volta in un ruolo
di cattivo centrale. Anche se il ruolo non è ancora stato scelto,
la conferma di Corenswet come Superman ha dato maggior credito alla
voce che Nicolas Hoult potrebbe interpretare Lex
Luthor.
Superman: Legacy potrebbe
contenere le 12 fatiche di Superman
Anche se Gunn ha dichiarato che
Superman: Legacy non sarà un adattamento del fumetto
All-Star Superman, ciò non significa che non prenderà in
prestito dalle sue pagine. Non adattare il fumetto è probabilmente
la cosa migliore, perché introdurre sul grande schermo solo una
delle 12 fatiche di Superman introdurrà una posta
in gioco eccezionalmente alta, dato che include imprese come creare
la vita, rispondere alla Domanda senza risposta e sconfiggere la
morte. Tuttavia, sarebbe sicuramente un inizio col botto per il
DC, vista l’importanza delle 12 fatiche.
Superman: Legacy sarà
probabilmente più divertente
Una critica di lunga data nel
vecchio universo DC è stata la sua tendenza a
privilegiare motivi cupi e tristi, in netto contrasto con
l’approccio più spensierato del MCU a circostanze altrettanto tumultuose.
Superman in All-Star Superman, in particolare, mostra un carattere
molto più gioviale rispetto alle recenti rappresentazioni
cinematografiche, anche di fronte alle terribili circostanze in cui
si trova. Inoltre, sarebbe in linea con la capacità di Gunn di
iniettare umorismo nei franchise di supereroi, come dimostrano
Guardiani della Galassia e Suicide Squad. Questo renderà rinfrescante la nuova
interpretazione di Clark Kent, che potrebbe anche lasciarsi
sfuggire una o due battute mentre si accinge a salvare Metropolis
dalla prima minaccia del DCU.
L’umanità di Clark Kent potrebbe
essere esplorata più a fondo
Gran parte delle precedenti
iterazioni di Clark Kent si sono concentrate sui suoi poteri divini
e su quanto siano miseri i mortali al confronto. Superman
For All Seasons contrasta questa tendenza concentrandosi
sull’umanità di Clark Kent, sui suoi tentativi di affrontare le
lotte e le relazioni umane e sulla sua volontà di fornire
assistenza a Metropolis. Peter Safran ha già confermato i piani per
Superman: Legacy, così come la scelta di un Clark Kent
più giovane, che probabilmente dovrà fare i conti con i suoi
poteri.
Superman: Legacy potrebbe
spingersi verso la fantascienza
Uno degli aspetti più singolari di
All-Star Superman è il suo tema fantascientifico:
trascorre molto tempo nello spazio, esplora i viaggi nel tempo e
presenta persino la stella artificiale Solaris. Si tratta di una
strada ben battuta da Gunn, che ha affrontato con abilità i
crossover tra supereroi e fantascienza nel suo incarico con
Guardiani della Galassia. Il sole gioca un ruolo
importante nella storia di Superman e in particolare in All-Star
Superman, dove essenzialmente condanna a morte l’eroe titolare,
anche se è estremamente improbabile che il nuovo universo
DC si apra con questa linea di trama.
Superman: Legacy darà
priorità alle relazioni e alla storia
Mentre Man of Steel vedeva Superman radere al suolo
Metropolis nella sua tumultuosa lotta con Zod,
Superman: Legacy si concentrerà più probabilmente
sulla storia di Superman e sulle relazioni che intrattiene con
figure centrali come Lois Lane. Entrambe le influenze fumettistiche
citate da James
Gunn danno priorità al rapporto di Clark Kent con la
sua famiglia, i suoi colleghi e i suoi amici, compresi alcuni
strazianti momenti finali con Lois in All-Star Superman. Anche Lana
Lang potrebbe avere un ruolo più importante in Superman: Legacy, dato il suo ruolo di primo piano in
Superman for All Seasons e nella prima vita di Clark Kent.
Un fortissimo scroscio di applausi
ha interrotto il silenzio assordante durato tutti i 99 minuti della
proiezione pomeridiana del documentario 20 Days in
Mariupol diretto da Mstyslav Chernov – con
il supporto del collega di una vita Evgeniy
Maloletka – presentato durante
Mondovisioni, la rassegna di documentari su
attualità, diritti umani e informazione (all’interno della quale è
stato presentato anche Praying forArmageddon) curata da CineAgenzia per
il Festival di Internazionale a
Ferrara, che si è svolto nella città
dell’Emilia-Romagna dal 29 settembre al 1 ottobre.
Film, continua a filmare
“Filma, continua a
filmare”, queste sono le parole che vengono ripetute più
spesso all’interno di 20 Days in Mariupol. Continua a
filmare, perché il mondo ha bisogno di sapere quello che sta
accadendo qui; continua a filmare perché i colpevoli di questo
scempio vedano gli occhi di chi stanno uccidendo; continua a
filmare affinché non ci si volti dall’altra parte. A pronunciare
queste frasi sono militari, civili, medici che esortano i
giornalisti dietro le videocamere per paura che ad un certo punto
essi smettano, per pudore, per l’orrore, per il dubbio che la
testimonianza sfoci in voyeurismo e pornografia del dolore. Ma in
questo caso non c’è scelta, e lo sanno bene i reporter di The
Associated Press, infatti non si esimono mai dal puntare i loro
obiettivi in direzione di donne incinte col bacino frantumato,
bambini neonati in arresto cardiaco, ragazzi di neanche vent’anni
con le gambe esplose mentre giocavano a pallone per la città prima
di un raid aereo improvviso.
Mstyslav e Evgeniy sono gli unici
due giornalisti rimasti nella città di Mariupol durante tutti i
primi venti giorni dell’assedio, quindi le immagini che ci vengono
proposte all’interno del doc le abbiamo viste e riviste, sui
giornali, in TV, sui social media. Ma mai in questo modo, non con
questa forza narrativa ed emotiva, mai con questa devastante
percezione di mancanza di senso. Significativa in questo caso è
l’immagine di una donna che non riesce più a reggersi in piedi dopo
aver appreso che suo figlio di appena 18 mesi non ce l’ha fatta,
che i medici non sono riusciti a rianimarlo. La donna sostenuta dal
marito urla verso il cielo “Perché? Perché?” Non riesce a
darsi una spiegazione a tutto quel male e a quel dolore.
I due reporter si trovano più volte
in situazioni di pericolo, sono costretti a nascondersi nelle case,
nei seminterrati, si trovano schiacciati contro le pareti assieme a
decine di persone sfollate, assistono in prima persone all’attacco
scellerato contro un ospedale che ospitava un reparto maternità.
Eppure non si tirano mai indietro, sono pronti, sempre pronti a
rialzarsi, a gettarsi ancora più dentro al pericolo, forse nella
speranza di far arrivare quelle riprese, quelle foto, questo
documentario, alle persone responsabili di quello scempio e far
balenare in loro l’idea che basta così, che non c’è motivo di fare
ancora peggio. Ovviamente, come sappiamo, quel momento, ad oltre un
anno dallo scoppio del conflitto, non è ancora arrivato.
Radiografia di una guerra
Vedere 20 Days in Mariupol
è come essere gettati in prima persona nell’orrore della guerra. Lo
spettatore non può far altro che guardare, guardare e ancora
guardare. Non c’è neanche il tempo di pensare, di immagazzinare
tutte quelle informazioni. Da un certo punto in poi gli occhi
diventano pesanti, hai la testa che ronza e sei teso come se anche
tu fossi in pericolo di vita. Vorresti che la cosa finisse presto o
che ci fosse un lieto fine. Ma come i due giornalisti di AP hanno
continuato a filmare, lo spettatore non può far altro che guardare.
E così come se lo chiedono i due reporter, anche chi guarda
comodamente seduto sulla poltrona del cinema si chiederà, posso
fare di più? Ci si sente inutili e in colpa. Si vorrebbe riuscire a
fare di più. Ed è dura, è veramente dura.
“La guerra è come una
radiografia, fa vedere l’interno degli esseri umani. Chi è buono
diventa più buono, chi è cattivo, diventa più cattivo” afferma
uno dei medici dell’ospedale da campo della città e 20 Days in
Mariupol riesce in un compito ancora più difficile, ci
consegna una radiografia della guerra. Uno scenario agghiacciante,
immagini fortissime, le voci delle persone che sono state vittime
di quell’inferno; tutto, ogni momento, lascia con un senso di vuoto
e di tristezza senza precedenti.
Il film del 1976 Rocky
è una delle più celebri pellicole della storia del cinema, un
classico intramontabile del genere sportivo capace di vincere
l’Oscar come miglior film e lanciare la carriera del suo attore e
sceneggiatore Sylvester
Stallone. Il successo fu tale che i produttori
decisero poi di dar vita ad un sequel nel 1979, Rocky II, il quale fu
poi seguito nel 1982 da Rocky III. Come
per il precedente, anche in questo caso Stallone firmò la
sceneggiatura e si occupò della regia, dando così vita ad un nuovo
capitolo della storia di Rocky, reduce dalla vittoria di campione
dei pesi massimi avvenuta nel precedente film.
Se nei primi due l’avversario
principale di Rocky era stato l’iconico Apollo Creed, il
protagonista si trova stavolta di fronte ad un nuovo avversario.
Stallone sentiva infatti il bisogno per questo terzo film di dar
vita a qualcosa di nuovo, pur mantenendosi fedele all’impostazione
dei primi due film. Atteso da molti, questo terzo film si affermò
come un successo anche maggiore di Rocky II, confermando
l’influenza culturale ormai esercitata da questa serie di film.
Questo terzo, inoltre, è il primo film in cui compare la celebre
statua di bronzo raffigurante Rocky.
Per chi ha amato i primi due film,
anche questo terzo è un capitolo assolutamente imperdibile, che
offre nuove sfide, nuovi attori e nuovi ostacoli che il
protagonista è chiamato a superare. Prima di intraprendere una
visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune
delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori. Si forniranno poi anche alcune informazioni sui
successivi tre sequel. Infine, si elencheranno
anche le principali piattaforme streaming
contenenti il film nel proprio catalogo.
Rocky III: la trama del
film
Divenuto campione mondiale dopo aver
sconfitto Apollo Creed, Rocky
Balboa difende con successo il titolo in numerose
occasioni, dimostrandosi dominante come non mai. Fuori dal ring,
egli conduce invece una vita da vero e proprio divo, insieme alla
moglie Adriana e al loro figlio. Capendo di essere
all’apice della carriera e di non poter reggere ancora a lungo a
quel livello, Rocky annuncia il suo ritiro nel giorno in cui gli
viene dedicata una statua fuori il Philadelphia Museum of Art.
Prima di poter appendere definitivamente i guantoni al chiodo,
però, si vede sfidato per un’ultima volta.
A presentarsi come suo nuovo
sfidante, infatti, arriva un mastodontico pugile afroamericano di
nome Clubber Lang. Contro il parere del suo
allenatore Mickey Goldmill, Rocky accetta
l’incontro, per il quale si prepara però in modo blando e
svogliato. Il giorno in cui si trova a salire sul ring con Clubber,
accade dunque qualcosa di inaspettato, che segnerà la vita di Rocky
per sempre. Da quel momento, il campione capirà cosa è davvero
importante e rinunciando ai falsi amici della celebrità tenterà di
riconquistare il suo furore giovanile, l’unica cosa che può
riportarlo ad essere il pugile straordinario che era un tempo.
Rocky III: il cast del
film
Sylvester Stallone
riprende per la terza volta il ruolo di Rocky Balboa, inserendo
anche in questo film alcuni elementi biografici. In particolare,
Stallone si concentrò sul mostrare il modo in cui Rocky si
relaziona con la celebrità, proprio come l’attore si trovava a fare
nella realtà in quello che era il suo momento di massima
popolarità. Per il film, inoltre, Stallone si è allenato duramente
al fine di poter sfoggiare lo stesso fisico mostrato nel precedente
film. Allo stesso tempo, però, per far sì che il personaggio di
Clubber Lang risultasse più massiccio di lui, Stallone perse circa
20 chili con una dieta particolarmente severa.
Per il ruolo di Clubber, Stallone
incontrò numerosissimi candidati, ma la scelta ricadde infine su
Mr. T, divenuto celebre dopo aver vinto la
competizione America’s Toughest Bouncer. Oggi noto anche
per la serie A-Team, Mr. T si allenò duramente per quello
che era il suo primo ruolo cinematografico, sfoggiando una presenza
fisica impressionante. Nel film ritornano poi anche Talia
Shire nei panni di Adriana, Carl Weathers
in quelli di Apollo Creed e Burgess Meredith per
il ruolo di Mickey. Rocky III segna anche il debutto
cinematografico del celebre wrestler Hulk Hogan,
qui presente nei panni di Labbra Tonanti, uno degli avversari di
Rocky.
Rocky III: i sequel, il
trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
Come anticipato, Rocky III
è stato poi seguito da altri tre sequel. Il primo di questi,
Rocky IV (1985), è celebre per lo scontro tra Rocky e il
pugile russo Ivan Drago, una delle rivalità più memorabili della
saga. Nel 1990 è invece stato realizzato Rocky V, dove un
Rocky ormai costretto al ritiro per problemi medici si trova a
dover difendere il suo onore contro Tommy Gunn, pugile che proprio
Rocky aveva aiutato negli allenamenti. A distanza di sedici anni,
nel 2006, è infine arrivato l’ultimo capitolo della saga: Rocky
Balboa, incentrato su un Rocky sessantenne e vedovo che
accetta di combattere contro il campione in carica dei massimi
Mason “The Line” Dixon.
Prima di vedere questi sequel, è
possibile fruire di Rocky III grazie alla
sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Apple iTunes eAmazon Prime Video. Per vederlo,
una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare
il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà
così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
sabato 30 settembre alle ore
21:25 sul canale Rete 4.
Tra i personaggi più celebri della
mitologia greca e roma vi è certamente Hercules, noto per la sua
forza sovrumana e per le sue tante eroiche imprese. Ad aver
contribuito ulteriormente alla sua popolarità vi sono oggi i tanti
film a lui dedicati, che ne hanno nel corso degli anni proposto
riletture e nuove versioni sempre più spettacolari. Dai tanti
peplum realizzati a partire dagli anni Sessanta, fino al film
animato della Disney uscito nel 1997. Più recentemente, sono usciti
nello stesso 2014 ben due film dedicati al personagggio: Hercules – La leggenda ha
inizio e Hercules – Il
guerriero (qui la recensione), interpretato
da DwayneJohnson.
Mentre La leggenda ha
inizio si configura come una origin story del
personaggio, facendo dunque forte riferimento a quanto narrato
dalla mitologia, Hercules – Il guerriero è invece basato
sulla graphic novel Hercules: La guerra dei Traci, di
Admira Wijaya e Steve Moore. Il
modo in cui tale opera riscrive il celebre personaggio mitologico
ha portato il fumetto ad essere un grande successo editoriale e a
guadagnare le attenzioni di Hollywood. Non è dunque passato troppo
tempo prima che i diritti dell’opera venissero acquistati per farne
un film. Diretto da Brett Ratner, questo titolo si
è poi affermato come un grande successo.
Ancora oggi per i fan di questo
genere di film, dove fantasy e avventura si combinano a
spettacolari sequenze action, Hercules – Il guerriero è
una pellicola di grosso richiamo. Inoltre, l’interpretazione di
Johnson del personaggio è già di per sé un motivo per non perdere
il film. Prima di intraprenderne una visione, però, sarà certamente
utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a
questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile
ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e
al cast di attori. Infine, si elencheranno anche
le principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Hercules – Il guerriero: la trama del film
Tutti conoscono la leggenda di
Ercole e delle sue dodici fatiche. La storia di questo film
comincia però dopo tali eventi. Ossessionato da un errore del suo
passato, Hercules ha voltato le spalle all’Olimpo ed è diventato un
mercenario senza pietà, sempre impegnato in battaglie sanguinarie.
Nel corso degli anni, egli è inoltre riuscito a formare una squadra
di imbattibili guerrieri, composta dal cugino
Iolaus, il veggente Amphiaraus,
il combattivo Tydeus, il ladro
Autolycus e l’amazzone Atalanta.
Insieme ai suoi cinque fedeli compagni, viaggia dunque in lungo e
in largo nell’antica Grecia vendendo i suoi servizi per l’oro
grazie alla sua leggendaria reputazione di intimidire i nemici.
Per lui tutto cambierà però quando
il sovrano della Tracia, Cotys, e sua figlia
cercheranno il suo aiuto. Ad Hercules chiedono di addestrare
il loro esercito in vista dell’imminente guerra contro le legioni
del fratello di Cotys, Rhesus, composte da
temibili centauri. Colpito dalla tenacia di quel popolo, Hercules
acconsente a dare loro il suo aiuto e il suo sapere in battaglia.
Quando lo scontro si avvicinerà, però, il semidio si troverà a
dover fare i conti con il suo passato una volta per tutte. Ben
presto, ogni certezza cadrà e Hercules dovrà farsi carico delle
scelte fatte e assumersi la responsabilità di quanto è ora chiamato
a compiere.
Hercules – Il guerriero: il cast del film
Come anticipato, ad interpretare
Hercules vi è l’attore Dwayne Johnson. Per
prepararsi al ruolo, egli ha intrapreso una routine di allenamento
estenuante, affermando: “Mi sono allenato più duramente che mai
per 8 mesi per questo ruolo. Ho vissuto da solo e mi sono rinchiuso
(come un lunatico monaco di 260 libbre) a Budapest per 6 mesi
durante le riprese. L’obiettivo era trasformarmi completamente in
questo personaggio. Scomparire nel ruolo.” Alla domanda se
avrebbe rifatto tutto ciò per questo personaggio, Johnson ha dato
risposta affermativa, chiarendo di essere sempre stato affascinato
dalla figura di Hercules e dai suoi crucci interiori.
Nel film, nei panni dei compagni di
guerra di Hercules compaiono gli attori Rufus Sewell per
Autolycus, Reece Ritchie per Iolaus e
Aksel Hennie per Tideus. L’attore Ian
McShane, celebre anche per la serie American
Gods, interpreta Amphiaraus, mentre l’attrice norvegese
Ingrid Bolso Berdal è l’amazzone Atalanta. Nel
ruolo di Cotys, re della Tracia, vi è invece il celebre attore
John Hurt, mentre Rebecca
Ferguson è Ergenia, principessa della Tracia. Sono poi
presenti gli attori Joseph Fiennes
nei panni di re Euristeo e Peter Mullan in quelli
del generale Sitacle. Ad interpretare il pericoloso Rhesus vi è
Tobias Santelmann, mentre l’attrice e modella
Irina Shayk compare nel ruolo di Megara, moglie di
Hercules.
Hercules – Il guerriero:
il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Hercules – Il guerriero grazie alla sua
presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Google Play, Apple iTunes, Now e
Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
domenica 1 ottobre alle ore 21:20
sul canale Rai 4.
Sala affollata per la proiezione
serale del documentario Praying for
Armageddon di Tonje Hessen Schei e
Michael Rowley, presentato durante
Mondovisioni, la rassegna di documentari su
attualità, diritti umani e informazione curata da
CineAgenzia all’interno del Festival di Internazionale a
Ferrara, che si svolge nella città dell’Emilia-Romagna
dal 29 settembre al 1 ottobre.
Praying for Armageddon:
una nuova ansia per tutti
In un periodo storico in cui nessuno
di noi si sente troppo al sicuro, in cui ogni giorno siamo
bombardati con notizie sui cambiamenti climatici, sulle crisi
politiche, su alluvioni, su guerre e su malattie, Praying for
Armageddon è pronto a generarvi una nuova ansia, quella di una
setta religiosa molto vicina ai massimi poteri americani che
inneggiano all’apocalisse (e che probabilmente hanno tutti i mezzi
per scatenarla).
Il film segue passo passo
l’inchiesta di Lee Fang, un giornalista di The
Intercept, che sta cercando di capire cosa stiano combinando
gli evangelisti – sia nel microscopico che nel macroscpico –
all’interno della nazione americana, ma dedica anche tempo
sufficiente ai pastori delle chiese indipendenti, ai politici del
Partito Repubblicano, agli osservatori israeliani e palestinesi,
nonché a Mission: M25, una sorta di gang
evangelica che attraversa il paese su motociclette dalle dimensioni
di auto compatte per fare proselitismo e talvolta anche per
nominarsi “cavalieri” con spade (esemplare a riguardo è la scena in
cui degli omoni tatuati e in giacca di pelle si proclamano
cavalieri in stile medievale).
Il film di Schei e del co-direttore
e direttore della fotografia Rowley può sembrare un po’ dispersivo,
poiché affronta la questione da molti punti di vista e salta
continuamente dagli Stati Uniti a Israele e viceversa inserendo
sempre nuovi personaggi e tasselli alla sua tesi il che non lo
rende un film di facile fruizione.
La tesi fondamentale su cui si basa
il film è tuttavia chiara e terribile: ci sono un numero crescente
di individui in posizioni di potere di rilievo nella politica
statunitense e nella società in generale che stanno lavorando
attivamente per provocare la fine del mondo così come lo
conosciamo. Non è una situazione tranquillizzante poiché mentre il
termine “fondamentalista cristiano” di solito si riferisce
a qualcuno che crede che ogni parola della Bibbia sia letteralmente
vera, questo gruppo sembra interessato solo all’Apocalisse, senza
preoccuparsi delle parti più pacifiche che parlano di “porgere
l’altra guancia” e “amare il prossimo”.
Follie e tesi portate alla luce da
Schei e Rowley
Burd, ovvero il
capo della setta di motociclisti, suggerisce che l’abbraccio del
pensiero apocalittico sia una reazione all’incertezza dei tempi.
“Stiamo entrando in un periodo della nostra storia in cui non
sappiamo cosa ci aspetta“, afferma. È una dichiarazione
retorica, vuota e priva di senso, poiché quando abbiamo mai saputo
cosa stava per accadere? Le sue tesi, le sue idee sono come quelle
di tutti gli altri fanatici applicabili a qualsiasi momento della
storia contemporanea o lontana… Alluvioni, guerre, incendi e
terremoti arrivano ciclicamente come sostenuto ad esempio da
Jared Diamond in Armi, acciaio e
malattie.
Un’altra affermazione abbastanza
ridicola e priva di senso risulta essere quella di Lauren
Boebart quando, intervistata da Fang a Washington, afferma
che “ci sono solo due nazioni create per onorare Dio: Israele e
gli Stati Uniti d’America” (affermazione che ha
inevitabilmente scaturito una forte risata in sala) o quando
Ralph Drollinger indica come demoni del mondo
contemporaneo “il movimento omosessuale, l’ammissione dei
transgender nelle nostre forze armate, la questione
dell’aborto“.
Molte teorie dei fanatici
all’interno del film possono dunque sembrare ridicole, ma è
importante ricordare che sottovalutare un’entità politica solo
perché appare eccentrica e facilmente ridicolizzabile non ha
portato a buoni risultati negli ultimi anni. Il fanatismo trova
conferme ovunque. Ne è un esempio la sequenza dell’incidente in
moto di Burd, che rischia di non raggiungere l’evento a cui doveva
presenziare a Lebanon. L’incidente non è però visto come un segno
divino per impedirgli di andare avanti, anzi, l’uomo sposta
l’attenzione sulla sua rapida guarigione che gli permette alla fine
di partecipare. Il messaggio di Dio è chiaro: Burd deve andare
avanti.
Ciò che è molto più spaventoso è
come queste persone influenzino in modo subdolo la geopolitica,
specialmente per quanto riguarda Israele, allo scopo di creare le
condizioni favorevoli all’Armageddon (che si prevede avverrà su una
vasta pianura vicino a Meggido, nel nord del paese). Infine uno
degli intervistati più affascinanti di Fang è il pastore
televangelista Robert Jeffress, un commentatore
regolare su Fox News e leader di una delle più grandi comunità
ecclesiali indipendenti della nazione, il quale ci assicura che
“la fine del mondo non è motivo di paura”.
Un pensiero quanto meno audace.
Tuttavia, per coloro che sono restii all’idea, Praying for
Armageddon rappresenta una rivelazione che mette in luce
l’entità finora inimmaginabile di un tipo di follia politica che
affiderebbe il destino del mondo e dell’umanità a coloro che
sembrano desiderare che non ci sia affatto un futuro.
La trilogia cinematografica di
Beverly Hills
Cop è una delle più apprezzate di sempre, in
particolare per la sua capacità di mescolare crime e commedia in
modo originale e brillante. Con guadagni elevatissimi in tutto il
mondo, i film della serie si sono affermati come veri e propri
cult, merito soprattutto dell’indomabile protagonista Alex Foley,
interpretato dall’attore Eddie Murphy. Il terzo, e ad oggi conclusivo,
film, Beverly Hills Cop III – Un piedipiatti a Beverly
Hills III, uscito nel 1994 e diretto da John
Landis, ha infine rappresentato un punto di svolta nella
vicenda, andando a rappresentare una maturazione tanto nei temi
quanto nell’approccio dei personaggi.
Per Murphy, infatti, il film doveva
segnare un netto distacco rispetto ai precedenti, con il
protagonista ormai cresciuto e non più in vena di dar vita a certi
siparietti comici. Proprio per tale volontà, realizzare il terzo
capitolo fu un’esperienza strana per tutti. Il regista Landis, che
aveva già lavorato con Murphy per Una poltrona per due,
ha raccontato di aver avuto in più occasioni contrasti con Murphy
proprio riguardo al tono che il film avrebbe dovuto avere. Questo e
l’assenza di alcune delle caratteristiche dei primi due film resero
Beverly Hills Cop III il titolo di minor successo della
trilogia.
Eppure, il desiderio di far
prevalere l’aspetto crime della vicenda lascia intravedere alcuni
aspetti interessanti, che avrebbero forse meritato un maggior
sviluppo. Pur con i suoi difetti, il film rappresenta una
conclusione piacevole della trilogia, anche se un quarto capitolo
sembra essere ad un passo dall’essere realizzato. Prima di
intraprendere una visione di questo terzo film, però, sarà
certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità
relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori, alla
sua colonna sonora e al probabile
sequel. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Beverly Hills Cop III: la
trama del film
Nella terza delle sue avventure, il
poliziotto Alex Foley deve fare i conti con
l’assassinio del suo storico capo, l’ispettore Douglas
Todd. Questi viene infatti ucciso da un misterioso
criminale, coinvolto nelle losche operazioni di cui aveva scoperto
qualcosa di troppo. Ancora una volta, Foley desidera fare
giustizia, e le sue ricerche lo condurranno nuovamente a Los
Angeles. Qui incontra il vecchio collega Billy
Rosenwood, ora divenuto vicedirettore del comando
speciale. I due devono però fare i conti con il pensionamento di
Taggart, e ad affiancarli avranno ora un nuovo
collega, chiamato Jon Flint. Conducendo delle
indagini, questi vengono indirizzati verso il parco divertimenti
Wonder World.
Qui Foley riconosce il capo della
sicurezza Ellis De Wald come responsabile della
morte di Todd. Sfortunatamente, non ha prove per incastrarlo e deve
dunque trovare una via alternativa per riuscirvi. Intrufolatosi nel
parco, riesce ad esplorare delle attrazioni ancora in fase di
progettazione. All’interno di una di esse si imbatte però in una
stamperia segreta di banconote false. Foley ha ora le prove che
cercava, ma dovrà studiare molto attentamente il suo piano. Il
minimo errore rischierebbe di compromettere la missione, la sua
vita e anche quella dei suoi colleghi. Per rendere giustizia al suo
vecchio capo, dovrà per una volta seguire i consigli di questi e
agire come un vero poliziotto. Foley, però, non farà di certo
mancare la sua irruenza nel tentare di risolvere il caso.
Beverly Hills Cop III: il
cast del film
Ad interpretare il celebre
poliziotto Alex Foley, come anticipato, vi è nuovamente l’attore
Eddie Murphy. Questi, che in quel periodo aveva
visto molti dei suoi film andare male al box office, decise di
smettere di puntare solo sulla commedia. Per questo motivo
insistette per rendere più maturo il suo personaggio. Accanto a lui
torna l’attore Judge Reihold, il quale riprende
per la terza volta il personaggio di Billy Rosenwood, ora divenuto
sergente. Sono poi presenti gli attori Gilbert R.
Hill nei panni del capo della polizia Douglas Todd, e
Héctor Elizondo in quelli del nuovo collega Jon
Flint. Timothy Carhart è il controverso Ellis De
Wald, mentre Theresa Randle è Janice, impiegata
del parco giochi, di cui Alex si infatuerà. Nel film è inoltre
presente un cameo del celebre George Lucas, padre
di Star
Wars, che compare nei panni di un anonimo signore in cui
Alex si imbatté al luna park.
Beverly Hills Cop III: il
sequel del film
Un quarto capitolo della serie era
stato inizialmente annunciato già in seguito all’uscita del terzo,
nella metà degli anni Novanta. Tuttavia, per anni il progetto è
finito in un limbo, con innumerevoli tentativi di realizzarlo
davvero ma senza che nulla avvenisse davvero. Beverly Hills Cop
IV sembrava dunque essere destinato a non vedere mai la sua
realizzazione. Nel 2019, tuttavia, Murphy ha annunciato che una
nuova sceneggiatura era stata scritta e che le riprese sarebbero
iniziate subito dopo la conclusione di quelli di Il principe
cerca figlio. Il film, inoltre, sarebbe stato realizzato con
il supporto di Netflix, che l’avrebbe poi distribuito tramite la
propria piattaforma. A causa della pandemia di Covid-19, tuttavia,
il progetto si è fermato e ad oggi non ci sono novità in
merito.
Beverly Hills Cop III: la
colonna sonora, il trailer e dove vedere il film in streaming e in
TV
Anche il terzo capitolo della
trilogia si è naturalmente avvalso di una grande colonna sonora che
ne supportasse il ritmo e le scene. Tale soundtrack, in
particolare, è composta da brani di genere R&B e Hip Hop, tra
cui spiccano The Right Kinda Lover di Patty LaBelle,
Luv 4 Dem Gangsta’z di Eazy-E e The Place Where You
Belong di Shai. Altri brani sono Mood di Chanté Moore
e Axel F di Nile Rodgers e Richard Hamilton. Al
momento del suo rilascio, l’album raggiunge la posizione numero 158
della prestigiosa Billboard 200, e negli anni è una
colonna sonora che i fan del film ricercano continuamente.
Ad oggi è possibile fruire di
Beverly Hills Cop III grazie alla sua
presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Chili Cinema e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
domenica 1ottobre alle
ore 21:10 sul canale
TwentySeven.
Netflix arricchisce il suo catalogo
per questo mese di ottobre, aprendo ufficialmente la stagione
autunnale. Tante le novità, fra queste l’attesissima terza parte di
Lupin e Fair
Play, thriller erotico con Phoebe
Dynevor, e molti ritorni imperdibili e amati dai fan come
American Beauty, il franchise di Mission Impossible, The
Amazing Spider-Man e Dune. Ma quali
sono tutti i prodotti che si potranno fruire sulla piattaforma
della N rossa? Scopriamolo insieme con le tutte le uscite del
mese.
Durante il Comic-Con del 2022 a San
Diego, i Marvel Studios hanno presentato le
sue prossime offerte animate in un panel specificamente dedicato ai
prossimi progetti Disney+. Da allora, gli aggiornamenti
sono stati pochi e rari, portando i fan a pensare che titoli come
Spider-Man: Freshman
Year e Marvel Zombies
potrebbero essere caduti nel dimenticatoio. Al
memento i più ottimisti pensano ancora che la seconda stagione di
What If? eX-Men
’97arriveranno nel 2024, ma oltre a ciò,
possiamo solo supporre che il resto rimanga in varie fasi della
produzione. The Cosmic Circus
ha recentemente condiviso un aggiornamento dopo aver scavato
e portato alla luce una serie di società di produzione fondate dai
Marvel Studios.
Questi sono tutti per i prossimi
progetti animati, incluso uno chiamato “Maglev
Train” che sta lavorando su “Golden
City“. Quelli erano precedentemente riservati a quella che
si pensava fosse la serie spin-off ambientata a
Wakanda del regista di Black
Panther Ryan Coogler, ma il progetto live-action
sarà ora animato. Questo potrebbe essere stato il piano fin
dall’inizio, ovviamente, dato che ci si basata solo ed
esclusivamente sulle voci arrivate online, e questa è oggi la voce
più recente sul progetto. In merito alla serie si dice che la
Dora Milaje sia il punto focale di uno spettacolo che riprenderà
dopo gli eventi di Black Panther: Wakanda
Forevere
speriamo di avere ragione nel supporre che Coogler utilizzerà uno
stile di animazione unico che rende omaggio alle opere d’arte
africane.
Altrove, il sito ipotizza che
“Great Pumpkin” possa essere un cenno
a Spider-Man: Freshman
Year o Marvel Zombies, anche
se non sono sicuri a cosa potrebbe fare riferimento “Rock the
Bells” trovato nei documenti di Battle Anybody Productions LLC. È
qui che le cose si fanno davvero interessanti, però; il sito
ritiene che “Mortlach” della Speyside Productions LLC potrebbe
essere legato a X-Men
’97, forse indicando che uno spin-off è in
lavorazione. Sembra che i Marvel Studios stiano puntando
tutto sul seguito di X-Men: La serie
animata , quindi potrebbero avere in programma
di espandere il franchise (forse, come suggerisce il sito, con uno
spettacolo basato sui Morlock, un clan
underground). società dei mutanti). Al momento ovviamente si tratta
solo di voci, dunque dovremo aspettare una conferma, ma sembra che
l’animazione avrà un posto nel MCU in futuro!
Il
prequel Predatordi Dan Trachtenberg, nominato agli Emmy,Prey, è arrivato
su Hulu (in Italia su Disney+) lo scorso anno e non
ha impiegato molto tempo a diventare il titolo più visto sul
servizio di streaming HULU fino ad oggi, compresi tutti i debutti
di film e serie TV.Il film è stato anche un grande
successo di critica, con un impressionante 94% su Rotten
Tomatoes.La decisione di Disney/20th Century Studios
di far debuttare il film in streaming invece che nelle sale è stata
ampiamente criticata, ma è giusto dire che la mossa ha dato i suoi
frutti, e ora abbiamo appreso che Prey 2, un
sequel è in sviluppo per Hulu.
Non c’è stato alcun annuncio
ufficiale, ma World of
Reel ha attirato l’attenzione su un
elenco di Production Weekly che afferma
che Prey 2è
effettivamente in lavorazione. Il primo film si
concludeva con la protagonista Naru (Amber
Midthunder) che sconfiggeva il quasi inarrestabile
cacciatore di alieni (con l’aiuto del suo amico) e tornava alla sua
tribù.Tuttavia, l’artwork dei titoli di coda sembrava
suggerire che altri Predator sarebbero presto arrivati per
vendicare il loro compagno caduto.Ci sono state molte
speculazioni sul fatto che un altro film di Prey potrebbe
spostare l’azione su una sequenza temporale diversa, ma abbandonare
Midthunder come protagonista sarebbe davvero una buona idea dopo
che la star di Legion ha dato al franchise uno dei suoi migliori
protagonisti? Che dire non resta che aspettare ulteriori sviluppi e
magari un annuncio ufficiale su un sequel di Prey. Nell’attesa date
un’occhiata a una clip da una delle featurette che saranno incluse
nel Blu-ray.
Film dopo film, l’attore
Jason Schwartzman si è costruito una carriera di
tutto rispetto, distinguendosi sempre per scelte coraggiose che lo
hanno portato a variare continuamente tra generi, toni e personaggi
molto diversi tra loro. Oggi è uno dei più interessanti attori in
circolazione, capace di aggiungere sempre qualcosa in più ai propri
ruoli, rimanendo impresso nella memoria degli spettatori.
2. Ha preso parte a
progetti televisivi. Oltre che al cinema, Schwartzman ha
avuto modo di recitare anche per il piccolo schermo, comparendo ad
esempio in serie come Sabrina, vita da strega (1998),
Cracking Up (2004-2006), Bored to Death
(2009-2011), Parks and Recreation (2013), Mozart in
the Jungle (2014-2016), Wet Hot American Summer: First Day
of Camp (2015), Wet Hot American Summer: Ten Years
Later (2017) e Fargo (2020).
3. È anche doppiatore e
sceneggiatore. Oltre ad aver recitato davanti la macchina
da presa, Schwartzman si è in diverse occasioni cimentato anche con
il doppiaggio, in particolare per il film Fantastic Mr. Fox
(2009), Klaus – I segreti del Natale (2019) e Spider-Man: Across the
Spider-Verse (2023), dove dà voce all’antagonista,
La Macchia. Ma Schwartzman ha
ricoperto ruoli anche diversi da quello dell’attore, ad esempio
partecipando alla scrittura delle sceneggiature di Il treno per
Darjeeling e Mozart in the Jungle e firmando il
soggetto dei film L’isola dei cani e
The French Dispatch.
Jason Schwartzman in
Rushmore, Grand Budapest Hotel e Asteroid
City di Wes Anderson
4. Rushmore ha
segnato l’inizio della sua collaborazione con Wes
Anderson. Nel 1998 Schwartzman viene scelto per il ruolo
del protagonista nel film Rushmore, diretto da Wes
Anderson. L’attore ha ricordato di essersi presentato alla
sua audizione indossando un blazer da scuola elementare che
sfoggiava una toppa Rushmore che aveva realizzato da solo. Anderson
rimase colpito dalla sua dedizione e lo scelse per il film. In
seguito, i due hanno ad oggi collaborato per altri 6 film e tre
cortometraggi, tra cui Hotel Chevalier e Castello
Cavalcanti.
5. Ha avuto un piccolo
ruolo in Grand Budapest Hotel. Nel film
pluripremiato del 2014 di Wes Anderson, Schwartzman interpreta M.
Jean, il concierge del Grand Budapest Hotel nel 1968. Si tratta di
un ruolo non particolarmente esteso all’interno del film, ma che ha
permesso all’attore e al regista di collaborare nuovamente insieme,
con Schwartzman che ha potuto così dar vita ad un altro
particolarissimo personaggio del cinema di Anderson.
6. Asteroid City
lo ha aiutato a riflettere sul proprio passato. In
Asteroid City, Schwartzman interpreta Augie Steenbeck, un
fotografo di guerra che deve dare la notizia ai suoi figli che la
loro madre è morta. Nell’apprendere di tale compito del suo
personaggio, Schwartzman si è trovato a fare nuovamente i conti con
la propria giovinezza, quando a 13 anni è rimasto orfano di padre.
L’attore ha poi dichiarato: “Quando mio padre morì, mia madre
disse: “Ricorda, non esiste un modo sbagliato di sentirsi a
riguardo”. All’epoca avevo 13 anni e non capivo, ma Asteroid City
mi ha aiutato a capire cosa intendesse”.
Jason Schwartzman in Scott
Pilgrim vs. The World
7. È stato l’antagonista
del film. Nel film Scott Pilgrim vs. The
World Schwartzman ha interpretato Gideon Graves, il leader
della Lega dei malvagi ex, nonché il principale antagonista della
serie, capace di manipolare la mente dei suoi nemici con i suoi
poteri. A distanza di oltre dieci anni da quel ruolo, Schwartzman
ha confermato che tornerà in quei panni come doppiatore del
personaggio per Scott Pilgrim: La serie, nuovo progetto
animato per Netflix.
Jason Schwartzman in Hunger
Games
8. Reciterà nel film
prequel della nota saga. Nell’atteso Hunger Games: La
ballata dell’usignolo e del serpente, Schwartzman interpreterà
Lucretius “Lucky” Flickerman, il primo conduttore televisivo della
decima edizione degli Hunger Games e presunto antenato di Caesar
Flickerman, il personaggio interpretato da Stanley Tucci
nei film principali della saga, che condurrà le edizioni successive
dei Giochi.
Jason Schwartzman e i Phantom
Planet: California
9. È stato il batterista
del noto gruppo. Prima di intraprendere a pieno regime la
carriera d’attore, Schwartzman è stato batterista dei
Phantom Planet, gruppo del quale è stato uno dei
fondatori e che ha poi lasciato proprio per dare priorità alla
recitazione. Prima di tale separazione, però, Schwartzman ha avuto
modo di essere il batterista della canzone più famosa del gruppo,
California, la quale è poi stata utilizzata come sigla della
serie The O.C.
Jason Schwartzman: età e altezza
dell’attore
10. Jason Schwartzman è
nato il 26 giugno 1980 a
Los Angeles, California, StatiUniti. L’attore è
alto complessivamente 1,68 metri.
Jennifer
Lee, direttrice creativa dei Walt
Disney Animation Studios, ha in programma di lanciare
un film d’animazione su Tron.Parlando con Collider,
a Jennifer Lee è stato chiesto se un film
d’animazione su
Tron potrà mai vedere la luce. Lee ha
rivelato che lei e un certo numero di altri direttori dei
Walt Disney Animation Studios si incontrano
regolarmente per discutere di idee e ha detto che ne parlerà la
prossima volta che saranno tutti insieme.
“Prometterò di farlo al mio
prossimo pranzo con i registi. Una volta al mese pranzo
insieme con tutti i registi e dico: “C’è stata una
richiesta”. C’è qualcuno qui che ha sognato che ciò
accadesse?’ Siamo guidati dai registi, quindi posso
biasimarli, se ciò non accade. No, sto scherzando… lo scriverò
e glielo porterò. Ingiustamente non l’ho ancora fatto, quindi
lo farò. Lo amo.”
A che punto è il franchise
Tron?
Steven
Lisberger ha dato vita al franchise di
Tron nel 1982 con un film con Jeff
Bridges, Bruce Boxleitner e David
Warner. Sebbene all’epoca non fosse un grande
successo al botteghino, da allora ha sviluppato un seguito che lo
ha redo un vero e proprio cult e ha continuato a ispirare diversi
videogiochi, fumetti e altro ancora.Un
seguito, Tron: Legacy, è arrivato
nel 2010 dal regista Joseph
Kosinski. Jeff Bridges, e
Boxleitner hanno entrambi ripreso i loro ruoli insieme ai nuovi
arrivati Garrett
Hedlund e Olivia
Wilde. Spesso celebrato per la sua colonna
sonora composta dai Daft Punk, il film ha incassato 400 milioni di
dollari al botteghino mondiale con un budget di 170 milioni di
dollari.
Una serie televisiva animata,
Tron: Uspiring, ha debuttato su Disney XD nel
2012. Ambientata tra gli eventi di Tron
e
Tron: Legacy, la serie è durata 19 episodi e
comprendeva performance vocali di Boxleitner,
Elijah Wood e
Mandy Moore.Un altro film di
Tron, Tron:
Ares, è attualmente in
lavorazione; tuttavia, ha avuto una storia di produzione lunga
e travagliata, poiché il progetto è stato inizialmente annunciato
nel 2010. Joachim Rønning dirige il film, con
protagonistiJared
Leto e Evan
Peters. Tron:
Ares avrebbe dovuto iniziare la produzione
nell’agosto 2023, ma le riprese sono state ritardate a causa dello
sciopero SAG-AFTRA in corso.
Nonostante i rapporti affermino che
potrebbe essere stato demolito, sembra che il
film Star
Wars di
Taika Waititi sia ancora in
lavorazione. L’insider del settore Jeff Sneider ha parlato del
prossimo film di Star Wars di Taika Waititi nell’episodio di oggi
di The Hot
Mic. Voci recenti sul film affermavano che fosse morto
dopo essere stato annunciato per la prima volta nel 2020, spingendo
Sneider a rivelare sul podcast che quelle voci non sono
vere. L’insider ha notato che dopo aver verificato il film con
le sue fonti, ha appreso che è attualmente prevista una bozza della
sceneggiatura e ha affermato specificamente che il progetto non è
morto.
“L’ho sicuramente
verificato”, ha dichiarato Sneider. “Si prevede una
bozza. Non è morto.”Guarda l’episodio qui
sotto:
Lo scorso luglio,Waititi ha detto che non
aveva ancora lavorato molto sul film. Il
presidente dellaLucasfilmKathleen
Kennedy ha anche rivelato
all’inizio di quest’anno che il regista è
l’unico autore del progetto,
sottolineando che avrebbero realizzato il film “un
giorno“. La menzione più recente del
film è arrivata da Waititi che scherzava su
quanto tempo ci è voluto per finire la sceneggiatura mentre era ai
TIFF Tribute Awards all’inizio di questo mese.
Quali altri film di Star Wars stanno per
uscire?
Il futuro dei film diStar Wars
è stato un argomento di conversazione molto caldo negli
ultimi tempi. Oltre al film di Waititi, Lucasfilm ha annunciato lo
sviluppo di tre film di Star
Wars, che include un
progetto con il ritorno di Daisy Ridley nei panni di Rey
Skywalker. Il film senza titolo di Ridley sarà diretto da
Sharmeen Obaid-Chinoy (Ms. Marvel), e si baserà su una
sceneggiatura scritta dal creatore di Peaky Blinders
Steven Knight. Ambientato 15 anni dopo gli eventi
di
The Rise of Skywalker, il film seguirà Rey mentre ricostruisce
un nuovo Ordine Jedi.
Il secondo film senza titolo è
annunciato come un evento crossover, che concluderà storie
interconnesse raccontate in The
Mandalorian, The
Book of Boba Fett e altri
imminenti spettacoli Disney+. Sarà diretto da Dave
Filoni, meglio conosciuto per aver creato i famosi
spettacoli animati Star Wars: The Clone Wars e Star
Wars Rebels. Entrambe le serie hanno introdotto una serie
di personaggi preferiti dai fan, tra cui Ahsoka
Tano e Bo Khatan.
Lucasfilm ha anche
arruolato il regista di Logan James Mangold per dirigere un
film incentrato sull’alba degli Jedi. Sarà ambientato migliaia di
anni prima di Una nuova speranza. Oltre ai tre nuovi progetti, i
film di Star
Wars di Taika Waititi e Rian
Johnson sono ancora in fase di sviluppo attivo.
Killers of the Flower
Moon di Martin
Scorsese è attualmente in corsa per incassare più di
20 milioni di dollari al botteghino durante il primo fine settimana
di apertura.Secondo Deadline,
si prevede che il film possa guadagnare circa 24 milioni di dollari
quando il film uscirà nei cinema di tutti gli Stati Uniti il 20
ottobre 2023. Deadline riporta inoltre che il film sta avendo un
buon riscontro sul target uomini e donne sopra i 25 anni.
Killers
of the Flower Moon è costato circa 200 milioni di
dollari.
L’ultimo film di Martin Scorsese prima di Killers of the Flower Moon è statoThe Irishman, che ha ricevuto solo
un’uscita cinematografica limitata dato che era un film Originale
Netflix. Ha incassato circa 7 milioni di
dollari nelle sale nordamericane e un altro milione di dollari in
altri territori.In precedenza, The
Wolf of Wall Streetdi Martin Scorsese ha incassato 19,4 milioni
di dollari al botteghino degli Stati Uniti nel fine settimana di
apertura. Alla fine della corsa ha incassato 406,9 milioni di
dollari al botteghino mondiale ed è il film di Martin
Scorsese con i maggiori incassi, il che significa che
Killers of the Flower Moon potrebbe
batterlo dato che le proiezioni del fine settimana di apertura sono
ancora più alte.
Di cosa
parla Killers of the Flower Moon?
Basato sul best-seller di David
Grann, è ambientato nell’Oklahoma degli anni ’20 e racconta la
storia dell’assassinio di numerosi membri della Osage Nation, una
zona ricca di insediamenti petroliferi; una misteriosa serie di
crimini brutali che divennero noti come “il regno del terrore di
Osage”. Oltre a dirigere, Martin Scorsese ha scritto la sceneggiatura
con Eric Roth, co-sceneggiatore di Dune e A
Star is Born. Leonardo
DiCaprio interpreta Ernest Burkhart, il nipote di un
potente allevatore locale interpretato da Robert De Niro, mentre Lily
Gladstone interpreta la moglie Osage Mollie e
Jesse Plemons è Tom White, l’agente dell’FBI
incaricato di indagare sugli omicidi. Il cast include anche
Brendan Fraser e John
Lithgow.
Killers
of the Flower Moon riunisce ancora una volta Martin Scorsese con i collaboratori di lunga
data Leonardo DiCaprioe
Robert De Niro. Insieme a loro ci sono l’attore premio
Oscar
Brendan Fraser, Jesse Plemons, Lily Gladstone,
Tantoo Cardinal, Jason Isbell, Sturgill Simpson, Louis Cancelmi,
William Belleau, Tatanka Means, Michael Abbott Jr., Pat Healy,
Scott Shepherd e molti altri. La pellicola è
diretto e prodotto da Martin Scorsese. Il film è una produzione
di Apple Studios, Imperative Entertainment e Appian Way
Productions, con Dan Friedkin e Bradley Thomas come produttori.
Con lo sciopero della
WGA
ufficialmente terminato,i Marvel Studios stanno
iniziando a incontrare gli scrittori per presentare proposte per
un film degli
X-Men. Ovviamente oltre ai
titoli più attenzionati che vi abbiamo segnalato con la riprese
degli sviluppi ci sono anche tutti i vari progetti in seno ai
Marvel Studios. Secondo un
nuovo rapporto di Deadline,
i Marvel Studios organizzeranno
incontri con gli scrittori nei prossimi mesi per presentare
proposte per l’attesissimo film.Il rapporto afferma tuttavia
che “non c’è fretta” per ricoprire il ruolo. La decisione finale su
chi scriverà il prossimo film sui mutanti Marvel probabilmente non arriverà
prima dell’inizio del 2024.
Anche se ci vorrà ancora un
po’ prima che un film degli
X-Men arrivi nei cinema, la notizia
che la Marvel ha iniziato lo sviluppo
del film live-action entusiasmerà sicuramente i
fan del franchise che hanno chiesto un nuovo film
dopo l’acquisizione della Disney. della 20th Century Fox e della
sua libreria nel 2019. L’ universo degli
X-Men è stato di gran lunga l’IP
Marvel più popolare e redditizio
che Fox controllava con sette film e un franchise spin-off di
successo
di Wolverine che
ne ha prodotti altri tre. Dopo la deludente uscita
di Dark
Phoenixnel 2019, tuttavia, l’IP
X-Men aveva bisogno di un restyling.
Cosa può accadere agli X-Men ora che lo sciopero è
concluso?
In seguito all’acquisizione della Fox,
il presidente dei Marvel Studios Kevin
Feige ha supervisionato il processo di
sviluppo, ma non c’è stata alcuna fretta di riavviare il franchise
con così tanti altri progetti più avanti nello sviluppo. Detto
questo, la Marvel si è divertita con i fan,
stuzzicando il fatto che un film sugli
X-Menfosse all’orizzonte lasciando
indizi nei suoi film e programmi TV – in particolare alla fine
della serie Ms.
Marvel, dove un personaggio nella scena dei
crediti ha eliminato la parola “mutante”. Questa scena sembrava
segnalare l’emergere dei mutanti che compongono la squadra degli
X-Men.
La Marvel si sta già tuffando nel
mondo degli
X-Mencon un
ritorno alla classica serie animata degli anni
’90; l’animazione X-Men
’97 debutterà all’inizio del 2024 su
Disney+.Una
volta concluso l’accordo tra WGA e AMPTP, si prevede che gli
incarichi di scrittura pioveranno e quindi con annunci di ingaggi
di sceneggiatori che dovrebbero aumentare nelle prossime settimane.
Mentre gli scrittori già assegnati a determinati progetti hanno
ripreso in mano la penna, altre aree e soprattutto le produzioni
rimarranno bloccate o in sospeso finché lo sciopero SAG-AFTRA non
sarà risolto.