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Escape Plan 2: trama, cast e sequel del film con Sylvester Stallone

Divenuto noto come il film che ha riunito sul grande schermo gli attori Sylvester Stallone e Arnold Schwarzenegger, Escape Plan – Fuga dall’inferno fu anche un grande successo al box office, spingendo i produttori a dar vita ad un sequel. Nel 2018 arriva così sul grande schermo Escape Plan 2 – Ritorno all’inferno (qui la recensione), nuovamente interpretato da Stallone con nuovi attori al suo fianco. Alla regia subentra Steven C. Miller, già affermatosi con diversi film d’azione e pronto qui a confermare il suo potenziale come regista di genere.

Torna così in scena Ray Breslin, coinvolto in nuove dinamiche vicende che lo vedono alle prese con un nuovo complesso carcerario. Azione e violenza tornano ad essere elementi centrali della storia, dopo aver già caratterizzato e reso appetibile il precedente film. Chi non torna in questo sequel è invece Schwarzenegger, il quale non si è dichiarato interessato al progetto. Questi viene allora sostituito dalla presenza di nuovi personaggi, che saranno un altrettanto degno contorno al protagonista.

Costato circa 20 milioni di dollari, il film ebbe tuttavia un successo limitato a causa della mancata uscita in sala in molti paesi chiave, tra cui gli Stati Uniti. Qui è infatti stato distribuito direttamente in home video e on demand. Ciò non ha però impedito al film di affermarsi grazie a buoni incassi, che hanno giustificato la realizzazione di un terzo film. Prima di procedere nella visione, però, proseguendo qui nella lettura si potranno approfondire ulteriori dettagli circa la trama e il cast. Si vedrà infine dove è possibile ritrovare il titolo in televisione o per una comoda visione in streaming.

Escape Plan 2: la trama del film

Protagonista del film è Ray Breslin, ingegnere esperto nel collaudare le prigioni di massima sicurezza e capace di evadere e trovare delle falle anche nei sistemi di sicurezza più complessi e all’apparenza invalicabili. Dopo essere riuscito a fuggire dalla Tomba, egli si trova ora a doversi misurare con un nuovo complesso carcerario. Per portare a termine la missione decide ora di formare un team composto da veri e propri esperti del settore. Qualcosa però va storto e uno dei suoi uomini, l’esperto di arti marziali Shu, viene improvvisamente catturato e rinchiuso nella pericolosissima prigione denominata Ade. Un luogo ai confini del mondo, da cui sembra assolutamente impossibile fuggire.

Il luogo in questione ha infatti delle coordinate geografiche che mutano nel tempo, e prevede inoltre che i prigionieri siano regolarmente chiamati in un’arena a combattere tra loro. Per salvare il suo uomo, Breslin è pronto a tutto, ma per riuscire avrà bisogno di un aiuto speciale. Si rivolge così al suo amico di vecchia data Trent DeRosa, con il quale dovrà prima di tutto riuscire ad introdursi nell’Ade. Come il nome della prigione lascia presagire, però, questo si rivela essere un vero e proprio inferno in terra. Una volta entrati, prima di poter tentare di riuscirne, i protagonisti dovranno prima di tutto riuscire a sopravvivere.

Escape Plan 2 cast

Escape Plan 2: il cast del film

A distanza di cinque anni dal precedente film della serie, Sylvester Stallone riprende i panni di Ray Breslin. Per l’occasione l’attore si è sottoposto al suo classico periodo di allenamento intensivo, grazie al quale ha potuto riconfermare la sua forma fisica, prendendo così personalmente parte a molte delle più complesse sequenze del film. Pur essendo indicato come il protagonista del film, Stallone compare in scena per un totale di soli 15 minuti, a fronte di una durata complessiva del film di circa 94. L’attore si è infatti dichiarato particolarmente insoddisfatto della realizzazione del film, limitando il più possibile la sua partecipazione in questo. Oltre a lui, l’unico altro attore che riprende il proprio personaggio dal primo film è 50 Cent.

Noto prevalentemente come rapper, egli torna qui ad interpretare il personaggio di Hush, uno degli uomini più fidati del gruppo formato da Breslin. L’attrice Jaime King, nota per diversi film d’azione, assume qui i panni di Abigail Ross, altro membro del gruppo di Breslin. Nel primo film tale personaggio era stato interpretato dall’attrice Amy Ryan, la quale viene però qui sostituita. Il principale nuovo entrato nel cast è però l’attore Dave Bautista, l’ex wrestler oggi noto come Drax in Guardiani della Galassia, è Trent DeRosa, l’uomo a cui Breslin si rivolge in cerca di aiuto. Grazie ad Escape Plan 2 l’attore ha potuto ulteriormente mettere in mostra il suo carisma di attore di film d’azione. Huang Xiaoming è invece l’interprete dell’esperto di arti marziali Shu.

Escape Plan 2: il sequel, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Dopo il buon successo del secondo film, i produttori decisero di dar vita ad un capitolo conclusivo di quella che è così diventata a tutti gli effetti una trilogia. Allo stesso tempo, però, si è cercato di evitare i problemi produttivi avuti dal film del 2018. Uscito nel 2019, Escape Plan 3 – L’ultima sfida si avvalse pertanto di un budget ridotto ma di una sceneggiatura meglio realizzata. Ciò portò il terzo film ad affermarsi come un maggior successo di critica e pubblico. In questo riprendono nuovamente i loro ruoli Stallone, Bautista, 50 Cent e la King. Anche in questo caso il film uscì direttamente in home video negli Stati Uniti, mentre in Italia ottenne una distribuzione in alcune sale cinematografiche.

Per chi desidera recuperare tale titolo, è possibile farlo alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Escape Plan 2 – Ritorno all’inferno è infatti disponibile nel catalogo di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Tim Vision e Rai Play. Per vederlo, basterà sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si ha soltanto un determinato periodo di tempo entro cui vedere il titolo. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno sabato 11 febbraio alle ore 21:20 sul canale Rai 4.

Fonte: IMDb

You 4: la recensione della quarta stagione della serie Netflix

You 4: la recensione della quarta stagione della serie Netflix

Ci sono serie televisive caratterizzate da strutture narrative talmente solide ma rigide che, una volta arrivate a compimento, rendono evidente anche la difficoltà (o in certi casi addirittura l’impossibilità) a dir vita ad un seguito che riproponga la formula del successo senza però risultare una mera copia di quanto già visto (qualcuno ha detto Tredici?). Ci sono però anche serie che riescono a cambiare identità senza necessariamente rinunciare ai propri tratti somatici di fondo. È ciò che è avvenuto con You, la serie distribuita dal 2018 su Netflix e divenuta nel tempo uno dei titoli più popolari della suddetta piattaforma streaming. Giunta ora alla sua quarta stagione (indicata anche come You 4), questa si svela ulteriormente rinnovata tanto nell’ambientazione quanto nel suo genere di riferimento.

Protagonista è ancora una volta il brillante e ossessivo Joe Goldberg (Penn Badgley), il quale ha però assunto ora l’identità di Jonathan Moore. Reduce dal trambusto della precedente stagione, dove ha quasi rischiato di soccombere alla follia della moglie Love (Victoria Pedretti), egli si trova ora a Londra, in quella che definisce una “vacanza europea“. Nella città inglese egli cerca di tenersi lontano dalle vecchie abitudini, lavorando come professore di letteratura e conducendo una vita il più tranquilla e solitaria possibile. Ma se non è lui ad andare a caccia di guai, saranno questi ultimi a raggiungerlo Ben presto, infatti, egli si troverà catapultato all’interno di un gruppo di amici ricchi e potenti, tra i quali si nasconde uno spietato assassino, il quale sembra anche a conoscenza del passato di Joe.

“Sono in uno whodunit, la forma più bassa di letteratura”

Nuova ambientazione, nuove regole. Sembra essere questo il principio alla base della nuova stagione di You, o almeno dei suoi primi cinque episodi già disponibili su Netflix (gli altri cinque arriveranno sulla piattaforma il 9 marzo). Trasferitosi a Londra, Joe/Jonathan deve infatti fare i conti con il genere britannico per eccellenza in ambito narrativo, ovvero il whodunit, codificato e reso celebre dalla scrittrice Agatha Christie, non a caso più volte citata nel corso degli episodi. You 4, come anticipato in apertura, cambia dunque nuovamente identità proprio come la cambia il suo protagonista, passando dal thriller psicologico con elementi splatter ad un giallo da risolvere prima che sia troppo tardi. Un cambiamento che non deve però spaventare i fan della serie: la formula alla base delle precedenti stagioni viene camuffata ma non eliminata.

Se è vero che il protagonista passa dall’essere stalker all’essere vittima di uno stalker, ciò non significa che smetterà di usare il proprio “superpotere”, il saper osservare, a proprio vantaggio per la risoluzione del caso. Il cambiamento di formula e tono è dunque concepito in modo intelligente e non dovrebbe far storcere il naso, perché in fondo, come afferma una delle studentesse di Joe/Jonathan, “i gialli sono divertenti, ti coinvolgono e nascondono una critica sociale dietro il rompicapo”. Questa quarta stagione si rivela infatti una piacevole “svecchiata” nei confronti di una narrazione che in alcuni momenti sembrava prendersi un po’ troppo sul serio. Le nuove avventure di Joe/Jonathan appassionano e intrigano, non mancando anche di offrire una propria critica nei confronti di una certa classe sociale sempre più ricca, viziata ed estranea ai problemi del mondo.

You-4-recensione

You 4 e quei piaceri inconfessabili

Se dunque è questo il nuovo genere all’interno del quale le vicende di You 4 prendono vita, ciò, come si diceva, non comporta la perdita di alcuni degli elementi che hanno fatto il successo della serie. Il tutto viene raccontato ancora una volta a partire dalla soggettività di Joe/Jonathan, che ci accompagna lungo gli episodi con la sua voce narrante composta da una forte acutezza di pensiero e quel tono seducente che lo ha reso ormai un’icona. Penn Badgley porta con successo alla luce nuove sfumature di questo suo complesso personaggio, il quale regala anche momenti di forte comicità quando, dialogando con sé stesso, si trova a dover tentare di frenare i propri istinti e desideri inconfessabili. Intorno a lui, invece, si muovono una serie di personaggi che, chi caratterizzato meglio chi meno, contribuiscono a tenere vivo il mistero.

In ultimo, You 4 si conferma un vero e proprio piacere da guardare, stimolando la partecipazione dello spettatore attraverso le teorie e le deduzioni del protagonista e spingendolo a fare attenzione ad ogni dettagli o dialogo, in quanto non si può mai sapere quali oggetti o battute si riveleranno indizi fondamentali per la risoluzione del caso. Ancor di più, questa quarta stagione regala colpi di scena ben congeniati e dal forte impatto, che soddisfano l’appetito dello spettatore e rendono difficile il non riprodurre subito l’episodio successivo. Certamente c’è chi potrebbe non gradire la nuova direzione intrapresa dalla serie, ma piuttosto che ripetere quando fatto con le precedenti stagioni, rischiando dunque di sfociare nell’inverosimile, questa risulta un’evoluzione non scontata ma anzi gradita.

The Last of us: il promo del sesto episodio

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The Last of us: il promo del sesto episodio

HBO MAX ha diffuso dopo la premiere di ieri notte del quinti episodio il promo del sesto episodio di The Last of Us che debutterà domenica prossima su HBO. L’episodio arriverà lunedì anche su SKY e NOW.

 

La serie tv

The Last of Us racconta una storia che si svolge vent’anni dopo la distruzione della civiltà moderna. Joel, un sopravvissuto, viene incaricato di far uscire Ellie, una ragazzina di 14 anni, da una zona di quarantena sotto stretta sorveglianza. Un compito all’apparenza facile che si trasforma presto in un viaggio brutale e straziante, poiché i due si troveranno a dover attraversare gli Stati Uniti insieme e a dipendere l’uno dall’altra per sopravvivere.

Nel cast Pedro Pascal nel ruolo di Joel e Bella Ramsey nel ruolo di Ellie. Gabriel Luna è Tommy, Anna Torv interpreta Tess, l’attrice britannica Nico Parker è Sarah. Murray Bartlett veste i panni di Frank, Nick Offerman quelli di Bill, Storm Reid è Riley, Merle Dandridge è Marlene. Il cast include anche Jeffrey Pierce nel ruolo di Perry, Lamar Johnson in quello di Henry, Keivonn Woodard nel ruolo di Sam, Graham Greene nel ruolo di Marlon, Elaine Miles nel ruolo di Florence. E con Ashley Johnson e Troy Baker.

The Last of Us è scritta da Craig Mazin (Chernobyl) e Neil Druckmann (il videogioco The Last Of Us) che ne sono anche i produttori esecutivi. The Last Of Us è una co-produzione Sony Pictures Television con Carolyn Strauss, Evan Wells, Asad Qizilbash, Carter Swan, e Rose Lam come produttori esecutivi. La serie è prodotta da PlayStation Productions, Word Games, The Mighty Mint, e Naughty Dog.

Ciro D’Emilio racconta la sua opera seconda Per niente al mondo

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Ciro D’Emilio racconta la sua opera seconda Per niente al mondo

Protagonista del weekend della 23° edizione del Sudestival, attualmente in corso in Puglia, il regista Ciro D’Emilio presenta in concorso Per niente al mondo, il suo secondo lungometraggio che segue il successo di Un giorno all’improvviso, che già aveva stregato pubblico e critica in occasione della 75° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, dove era stato presentato nella sezione Orizzonti.

D’Emilio torna dunque a raccontare per il cinema, e sebbene, come ci tiene a sottolineare lui stesso, è difficile parlare di stile e linguaggio in merito a un autore al suo secondo film, ci sono sicuramente dei temi e dei punti di interesse che accomunano le sue due opere. La storia di Per niente al mondo ruota intorno a Bernardo (Guido Caprino), un uomo affascinante, di successo, circondato da amici e sempre alla ricerca della sua libertà. Ma nella sua vita tutto cambia quando un giorno viene arrestato con l’accusa di associazione a delinquere.

“Tutto, per me, nasce dalla storia – esordisce D’Emilio – è sempre il primo gigante con cui confrontarmi ed è stata quella che mi ha detto in che forma voleva essere raccontata. Per niente al mondo ha molti punti in comune con Un giorno all’improvviso, ma sono due film molto diversi da un punto di vista strutturale, perché è stata la storia a chiedermelo.”

Come mai hai definito questa storia “semplice ma necessaria”?

“Ci tengo prima a specificare che quando parlo di semplicità, intendo qualcosa che è molto diversa dalla facilità, perché quest’ultima sfugge da ogni tipo di profondità. Invece la semplicità è il risultato di una serie molto complessa di analisi. Quindi è una storia semplice perché si palesava tale, in cui un uomo subisce un’ingiustizia e comincia a combattere con se stesso. Credo ci fosse bisogno di raccontare una storia così, in cui il tema, che è quello della fiducia (e di mancanza di fiducia), è una delle cose che più mi spaventano della società contemporanea. Venir meno alla fiducia, alla deontologia, giornalistica, medica. E ho cercato di mettere sotto una lente di ingrandimento questo concetto.”

Il protagonista del film si auto-determina in base alle conferme che ottiene dall’esterno, vive in una condizione di finzione che gli viene strappata via nel momento in cui il suo status cambia. Come si può tornare a un grado di realtà che ci metta in comunicazione concreta?

“Gli ultimi anni, il COVID-19 hanno soltanto accelerato un percorso che era già avviato. C’è un grado di allontanamento aggregativo altissimo, un grado di disillusione anche in merito a quanto la diversità, se l’uomo riuscirà a riconquistare l’importanza dell’incontro, allora c’è una possibilità di ritrovarci, di salvarci e rinascere. Ma finché penseremo di essere imprescindibili da noi stessi e fare a meno dell’incontro, servendo a noi stessi senza aver bisogno di nessun altro, saremo destinati all’estinzione. Dobbiamo riappropriarci del bisogno del confronto.”

Come hai lavorato con Salvatore Landi, direttore della fotografia di Per niente al mondo?

“Salvatore è stato il compagno d’avventura di Un giorno all’improvviso. Fa parte di quella squadra con cui ho portato quel film a Venezia e che ha lavorato anche in questo viaggio. Con lui abbiamo lavorato su tre linee temporali, in cui da una parte avevamo immagini patinate e riprese morbide ispirandoci a Il Sospetto di Thomas Vinterberg; dopo l’arresto nella prima parte del film abbiamo optato per un cambio di paradigma, abbiamo sporcato l’immagine e usato la macchina a spalla; e poi ancora abbiamo usato le lenti anamorfiche nelle scene ambientate in cella, perché volevamo cambiare il paradigma dell’immagine all’interno dello spazio angusto. Ovviamente volevamo dare alla location del carcere la dimensione di un luogo alternativo. Abbiamo cercato di raccontare un viaggio emotivo di tre linee temporali che potessero raccontare al meglio sia la caduta che il ritorno alla vita.”

The Walking Dead: Daryl Dixon, lo spin-off aggiunge cinque nuovi attori

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La serie spin-off di The Walking Dead The Walking Dead: Daryl Dixon con Norman Reedus ha aggiunto cinque nuovi membri al cast. Anne Charrier (“The Last Deadly Mission”), Eriq Ebanouey (“Fox Hunt”), Laika Blanc Francard (“My Night”), l’esordiente Louis Puech Scigliuzzi e Romain Levi (“The Tunnel”) sono stati tutti scelti come attori regular al fianco del protagonista Reedus e alla già annunciata co protagonista Clémence Poésy.

Il logline ufficiale della serie, attualmente intitolata “The Walking Dead: Daryl Dixon“, afferma che “Daryl (Reedus) arriva sulle sponde della Francia e fatica tenta di ricostruire come ci sia arrivato e perché. La serie segue il suo viaggio attraverso una Francia spezzata ma resiliente mentre spera di trovare un modo per tornare a casa. Mentre fa il viaggio, però, le connessioni che crea lungo la strada complicano il suo piano finale.”

Charrier interpreterà Genet, mentre Ebanouey interpreterà il personaggio di Fallou. Blanc Francard interpreterà Sylvie e Levi sarà Codron. Puech Scigliuzzi interpreterà Laurent. La serie è stata originariamente annunciata a settembre 2020. Attualmente è in fase di riprese in Francia e dovrebbe debuttare su AMC e AMC+ più avanti nel 2023. David Zabel è produttore esecutivo e showrunner, con Scott M. Gimple, Angela Kang, Reedus, Greg Nicotero, Brian Bockrath e Daniel Percival sono anche produttori esecutivi per conto di AMC Studios.

The Walking Dead: Daryl Dixon” doveva originariamente essere interpretata sia da Norman Reedus che da Melissa McBride, che ha interpretato Carol nello show di punta sin dalla prima stagione. Tuttavia, è stato rivelato nell’aprile 2022 che McBride aveva abbandonato il progetto. Tuttavia, Norman Reedus ha recentemente lasciato intendere che McBride potrebbe ancora essere coinvolto.

Questo è  uno dei numerosi spin-off di “Walking Dead” attualmente in lavorazione. Oltre a questo show si attende anche lo spin-off di Maggie-Negan “The Walking Dead: Daryl Dixon” e uno spin-off incentrato su Rick e Michonne. Inoltre, la serie gemella “Fear the Walking Dead” terminerà con la sua ottava stagione. AMC ha anche recentemente mandato in onda l’antologia a episodi “Tales of the Walking Dead” e la serie di due stagioni “The Walking Dead: World Beyond“.

Widows – Eredità criminale: trama, cast e curiosità sul film

Widows – Eredità criminale: trama, cast e curiosità sul film

Con appena quattro lungometraggi in tredici anni, il regista inglese Steve McQueen si è affermato come uno dei più interessanti cineasti del panorama internazionale. I suoi primi tre film Hunger, Shame e 12 anni schiavo si concentrano sul raccontare le ferite del corpo, dell’anima e la ricerca di libertà, per la quale è molto spesso necessario opporsi ai soprusi della legge. Con il suo quarto film, un heist movie puro, McQueen sembra solo apparentemente allontanarsi da queste tematiche, raccontandole invece sotto un punto di vista nuovo. Intitolato Widows – Eredità criminale e uscito nel 2018, anche questo si è affermato come un altro gioiello del regista premio Oscar.

Scritto dallo stesso McQueen insieme a Gillian Flynn, scrittrice nota per aver sceneggiato anche Gone Girl – L’amore bugiardo, il film è basato sull’omonima serie televisiva degli anni Ottanta, in Italia conosciuta come Le vedove. Nel proporre una propria versione di quella storia, McQueen vi inserisce però anche numerose tematiche sociali come la condizione femminile, la corruzione politica e il valore della diversità. Questo suo nuovo film, coerentemente con i precedenti realizzati, si rivela dunque essere un’opera fortemente politica, capace tanto di intrattenere con i canoni del genere quanto di spingere a riflessioni particolarmente profonde.

Widows – Eredità criminale (qui la recensione) conferma dunque il talento di McQueen, il quale trova ancora una volta lo stile giusto per raccontare una storia tematicamente complessa in un modo particolarmente godibile per gli occhi. Per gli amanti del suo cinema e non, si tratta di un film imperdibile. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama di Widows – Eredità criminale

Protagonista del film è Veronica Rawlins, felicemente sposata con Harry. La sua tranquillità, tuttavia, viene tragicamente spezzata quando il marito rimane ucciso durante un tentativo di rapina nei confronti del gangster Jamal Manning. Quest’ultimo si è da poco candidato per il distretto di Chicago contro Jack Mulligan, figlio del politico corrotto Tom, e non è intenzionato a lasciarsi mettere i bastoni tra le ruote. Poiché, oltre alla morte della banda composta da Harry e i suoi uomini, i soldi di Jamal finiscono bruciati in un incendio, egli decide di chiedere un risarcimento proprio a Veronica.

Non potendosi permettere di perdere più di quanto abbia già perso con la morte del marito, Veronica decide di mettere a segno un nuovo colpo, uno che Harry stava preparando e di cui aveva lasciato solo alcuni appunti. Per farlo, deciderà di coinvolgere anche Alice e Linda, anche loro rimaste vedove per lo stesso motivo di Veronica. A loro si unisce poi anche Belle O’Reilly e insieme iniziano ad organizzare il furto. Mettendo da parte le differenze e le tensioni tra di loro, le quattro si troveranno a dover dar prova della loro forza e indipendenza, sconfiggendo quel mondo maschile che sembra volerle tagliare fuori.

Widows - Eredità criminale cast

Widows – Eredità criminale: il cast del film

Ad interpretare Veronica Rawlins vi è la premio Oscar Viola Davis, qui in uno dei suoi ruoli da protagonista più memorabili. Al momento di prepararsi per il ruolo, l’attrice ha ricordato con grande sollievo il momento in cui McQueen le comunicò che avrebbe recitato senza utilizzare parrucche o simili, potendo dunque sfoggiare finalmente i suoi veri capelli. Accanto a lei, nel ruolo di Linda vi è invece l’attrice Michelle Rodriguez. Inizialmente, tuttavia, la Rodriguez non era interessata alla parte, credendo che Widows sarebbe stato un classo film di vendetta. Dopo aver incontrato McQueen, però, cambiò idea e assunse il ruolo. Per prepararsi al ruolo, l’attrice è stata seguita da un insegnante di recitazione, che l’ha aiutata a gestire le scene più emotivamente forti. Cynthia Erivo, attrice e cantante candidata all’Oscar è è Belle O’Reilly.

Ad interpretare il personaggio di Alice vi è invece Elizabeth Debicki, la quale fu fortemente voluta da McQueen dopo che questi la vide recitare a teatro. Poiché l’attrice è alta un metro e novanta, in molte scene la si vede seduta o inquadrata in modo tale da non risultare troppo più alta delle colleghe. Nel film recitano poi Liam Neeson nei panni di Harry Rawlins, mentre Manuel Garcia-Rulfo è Carlos, marito di Linda. Jon Bernthal è Florek Gunner, marito di Alice, mentre Jacki Weaver è la madre di lei, Agnieska. Nel ruolo di Jamal Manning si ritrova Brian Tyree Henry, mentre Daniel Kaluuya è suo fratello Jatemme. In ulimo, Colin Farrel e Robert Duvall recitano nei panni di Jack e Tom Mulligan, entrambi politici di Chicago.

Widows – Eredità criminale: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Widows – Eredità criminale è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili, Google Play e Rai Play. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 10 febbraio alle ore 21:20 sul canale Rai 2.

Fonte: IMDb

Tár, recensione del film con Cate Blanchett

Tár, recensione del film con Cate Blanchett

Musica, Maestro. Le mani di Lydia Tàr si preparano a orchestrare una storia sospesa tra il reale e l’immaginifico fin dal principio di Tár. Dopo anni di assenza, Todd Field affida a Cate Blanchett e al suo Tár, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2022, il compito di imbastire una partitura musicale in cui si confonderanno i fatti con le insinuazioni, la seduzione e l’oltraggio, e che renderà chiaro che neanche la precisione di un metronomo può scandire perfettamente il tempo di esistenze incerte. Il cast di Tàr comprende anche Noémie Merlant, Nina Hoss, Sophie Kauer, Julian Glover, Allan Corduner e Mark Strong. Tár sarà distribuito negli Stati Uniti il 7 ottobre 2022 da Focus Features.

Lydia Tàr: femminilità musicale

Lydia Tár ha fatto di tutto: rinomata e stimata direttrice d’orchestra e compositrice nel mondo internazionale della musica classica, si presenta come una figura femminile impavida, che protegge il valore dell’ascolto e del sapere che ha faticato a guadagnarsi in gioventù e si trova a rimproverare i giovani per la poca curiosità che dimostrano nel sondare in profondità la materia musicale. Integerrima, esigente, estremamente seducente nella gestualità e grazie al lavoro – fuori dalla scena – del reparto costumi, Lydia è la prima direttrice di un’orchestra a tutti gli effetti, che non figura semplicemente come ospite. Lydia è anche una donna amica delle donne. Ha una collaboratrice fidata, Francesca (Merlant) una compagna con cui condivide anche una figlia (Hoss) e ha fondato un programma di borse di studio per giovani ragazze che studiano in conservatorio.

Lydia Tár deve concludere e registrare la sinfonia che porterà la sua formidabile carriera a nuove vette. La ricerca della melodia perfetta, con i primi accordi e le prime intuizioni che rincorrono Lydia nei modi più disparati durante le giornate, è però ostacolata dall’unico suono persistente nel corso del film: il toc-toc che risuona sulle porte di diverse case berlinesi – non vi diremo quali Lydia abita effettivamente – ma sono tante e diversificate. Il tempo – che Lydia non sa occupare, ma delega, lascia gestire ad altri – è scandito dalle porte che la nostra protagonista decide di aprire o tenere chiuse: sono porte su esistenze femminili, porte che aprono ai fantasmi del passato, a variazioni sul tema della femminilità e con cui Lydia non ha fatto i conti del tutto.

Un’orchestra di prospettive controverse

Una Cate Blanchett in stato di grazia prende a carico con Tár un ruolo per certi versi pionieristico nel “cinema del #metoo”, in cui le caratteristiche del villain cozzano con le responsabilità e l’importanza culturale di un’eroina tanto inquietante quanto coinvolgente. Il punto di vista di Lydia è fermo, rigoroso tanto quanto la sua impostazione professionale, ma inizia a vacillare quando deve scontrarsi con l’Altro, una variabile narrativa che assume molteplici forme: un’esibizione importante, le conseguenze di un rapporto bruscamente interrotto, le prospettive che vengono scritte e cancellate sul pentagramma in un battibaleno.

Per Lydia, la fama e il successo sono assiomi inviolabili, parte fondamentale del suo hic et nunc, che ne sanciscono le velleità autoriali. Ma Lydia non sa che oggi sei icona, domani potresti diventare lo zimbello di Twitter. Le sinfonie classiche che ne incorniciano il ritratto sono vestigia di un passato di tradizioni illustri e frutto di sacrifici e talenti, ascrivibili alla scena musicale europea, totalmente avulse dal sistema di comunicazione social, in cui qualsiasi contenuto può venire modificato prima di essere divulgato, scardinando le prospettive e manipolando la verità dei fatti. Lydia abita luoghi fisici, non virtuali. Conosce il movimento della musica, ma non quello degli utenti social. Ma Lydia è Tár, icona inconoscibile e dalla bussola morale incorrotta e, come tale, deve mantenerne la reputazione. Non c’é tempo per ripensare agli errori del passato, rifuggire dal presente o cercare una soluzione a qualcosa che ormai si reputa irrecuperabile. L’icona va avanti, vive tra e negli strumenti, estensione di un corpo che, realmente, nasconde molte pieghe.

Nell’epoca dell’informazione liquida, il personaggio regredisce a persona, se viene a galla qualcosa che era stato – consapevolmente o meno – nascosto. Cosa rimane di Lydia, se Tàr non c’é più? Qual è l’orchestra di cui ci vogliamo circondare e quali sono gli strumenti che abbiamo deciso di respingere? La risposta di Lydia Tàr vi confonderà, ma Cate Blanchett vi incanterà.

Kristen Stewart sarà protagonista del biopic su Susan Sontag

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Kristen Stewart sarà protagonista del biopic su Susan Sontag

Il prossimo ruolo di Kristen Stewart sarà ancora una volta un ritrarre di una donna influenti nella vita reale. Infatti l’attrice interpreterà Susan Sontag in “Sontag“, che sarà diretto da Kirsten Johnson. Screen Daily ha riportato per primo notizie sul progetto. Il lungometraggio è basato sulla biografia “Sontag: Her Life” di Ben Moser, e sarà scritto per il grande schermo da Johnson e Lisa Kron. Brouhaha Entertainment, con sede nel Regno Unito e in Australia, produrrà il progetto, le cui riprese inizieranno dopo che la Stewart avrà finito i suoi impegni come presidente di Giuria al Festival di Berlino.

Stiamo usando Berlino come momento per dare il via al progetto e fare riprese documentarie di Kristen come capo della giuria e parlarle di come diventerà Sontag“, ha detto Gabrielle Tana, che ha co-fondato Brouhaha Entertainment e è produttore del progetto. “Sarà un dramma, ma con un aspetto documentaristico. Kirsten ha un approccio meraviglioso alla narrazione, e questo ne è il riflesso, quindi userà il documentario in esso.”

Sontag è stata una scrittrice e intellettuale influente che spesso promuoveva idee complesse sui diritti umani e la giustizia sociale in saggi chiari. Il suo lavoro di saggistica, che ha portato alla luce questioni sociali come l’epidemia di AIDS e le critiche alla guerra del Vietnam, è stato spesso oggetto di polemiche.

Kristen Stewart ha recitato in due film biografici di alto profilo negli ultimi anni, tra cui “Seberg” del 2019, in cui interpretava l’attrice Jean Seberg, e “Spencer” del 2021, in cui interpretava la principessa Diana per la quale ha ricevuto una nomination all’Oscar. Oltre a questi ruoli, la Stewart ha anche recitato in una serie recente di film audaci, tra cui il surreale fantascientifico del 2022 “Crimes of the Future” e due progetti molto diversi per il 2020: la commovente commedia romantica lesbica “Happiest Season” e il film sulle creature “Underwater. Questa sarebbe la prima volta che Johnson dirige un dramma dopo due documentari acclamati dalla critica, “Cameraperson” del 2016 e “Dick Johnson Is Dead” del 2020.

1923 in arrivo in Italia da domenica 12 febbraiosu Paramount+

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1923 in arrivo in Italia da domenica 12 febbraiosu Paramount+

Paramount+ presenta in esclusiva 1923, la nuova attesissima serie ideata dal candidato all’Oscar Taylor Sheridan con protagonisti il candidato all’Oscar Harrison Ford e la vincitrice dell’Oscar Helen Mirren, in arrivo in Italia su Paramount+ da domenica 12 febbraio. Nei giorni scorsi, inoltre, Paramount+ ha confermato ufficialmente che la serie è stata rinnovata per una seconda stagione.

1923 introduce una nuova generazione di Dutton guidata dal patriarca Jacob (Ford) e dalla matriarca Cara (Mirren). La serie esplora i primi anni del XX secolo, quando pandemie, siccità storiche e la fine del proibizionismo affliggono le montagne dell’Ovest e i Dutton che le chiamano casa. La prima stagione di 1923 è interpretata anche da Brandon Sklenar, Darren Mann, Michelle Randolph, James Badge Dale, Marley Shelton, Brian Geraghty, Aminah Nieves, Jerome Flynn e Julia Schlaepfer.

Prodotta da MTV Entertainment Studios, 101 Studios e Bosque Ranch Productions, la serie è prodotta dal co-creatore di “Yellowstone” Taylor Sheridan, David C. Glasser, John Linson, Art Linson, Ron Burkle, David Hutkin, Bob Yari e Ben Richardson. 1923 è l’ultima aggiunta al crescente programma di Sheridan su Paramount+, che comprende 1883, MAYOR OF KINGSTOWN, TULSA KING e le prossime serie BASS REEVES, LIONESS e LAND MAN.

About Paramount+

Paramount+ è un servizio globale di streaming video digitale su abbonamento di Paramount che offre una montagna di intrattenimento premium per il pubblico di tutte le età. A livello internazionale, il servizio di streaming offre una vasta libreria di serie originali, spettacoli di successo e film popolari di ogni genere provenienti da marchi e studi di produzione di fama mondiale, tra cui SHOWTIME®, CBS, Comedy Central, MTV, Nickelodeon, Paramount Pictures e Smithsonian Channel™, oltre a una robusta offerta di contenuti locali di prima qualità. Il servizio è attualmente attivo negli Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Australia, America Latina, Caraibi, Austria, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Svizzera e Corea del Sud.

The Flash: il teaser poster del film con Ezra Miller!

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The Flash: il teaser poster del film con Ezra Miller!

Instagram presenta il primo teaser poster di The Flash, il film con Ezra Miller che arriverà al cinema il 23 giugno 2023. Il film, a cui è stato affidato un reset parziale del DCEU per far confluire le storie nel nascente DCU, vedrà il Velocista Scarlatto confrontarsi con il Cavaliere Oscuro di Gotham, come si vede bene dall’immagine:

Il film The Flash

The Flash arriverà finalmente nelle sale il 23 giugno 2023. Il film vede Ezra Miller riprendere il ruolo di Barry Allen da Justice League. Ricordiamo che The Flash arriverà al cinema il 23 giugno 2023. Il film sarà diretto da Andy Muschietti, regista di IT e IT – Capitolo Due. Ezra Miller tornerà a vestire i panni del Velocista Scarlatto dopo essere apparso in un cameo in Batman v Superman: Dawn of Justice e in Justice League.

Il Signore delle formiche: arriva in prima tv su Sky il film di Gianni Amelio

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Presentato al Festival di Venezia 2022, arriva in prima tv su Sky Il Signore delle formiche, pellicola di Gianni Amelio che ricostruisce il caso Braibanti e il bigottismo dell’Italia degli anni ’60, lunedì 13 febbraio alle 21.15 su Sky Cinema Uno (alle 21.45 anche su Sky Cinema Drama), in streaming su NOW e disponibile on demand, anche in qualità 4K.

Nel cast Luigi Lo Cascio ed Elio Germano, affiancati dal giovane Leonardo Maltese, al suo debutto al cinema, e da Sara Serraiocco e Anna Caterina Antonacci. La sceneggiatura è di Gianni Amelio, Edoardo Petti e Federico Fava

La trama del film Il Signore delle formiche

Alla fine degli anni 60 si celebrò a Roma un processo che fece scalpore. Il drammaturgo e poeta Aldo Braibanti fu condannato a nove anni di reclusione con l’accusa di plagio, cioè di aver sottomesso alla sua volontà, in senso fisico e psicologico, un suo studente e amico da poco maggiorenne. Il ragazzo, per volere della famiglia, venne rinchiuso in un ospedale psichiatrico e sottoposto a una serie di devastanti elettroshock, perché “guarisse” da quell’influsso “diabolico”. Alcuni anni dopo, il reato di plagio venne cancellato dal codice penale. Ma in realtà era servito per mettere sotto accusa i “diversi” di ogni genere, i fuorilegge della norma. Prendendo spunto da fatti realmente accaduti, il film racconta una storia a più voci, dove, accanto all’imputato, prendono corpo i famigliari e gli amici, gli accusatori e i sostenitori, e un’opinione pubblica per lo più distratta o indifferente. Solo un giornalista s’impegna a ricostruire la verità, affrontando sospetti e censure.

Lunedì 13 febbraio in prima tv alle 21.15 su Sky Cinema Uno (alle 21,45 anche su Sky Cinema Drama), in streaming su NOW e disponibile on demand, anche in qualità 4K.

Carlos Saura, addio al regista spagnolo, aveva 91 anni

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Carlos Saura, addio al regista spagnolo, aveva 91 anni

Arriva da Deadline la notizia che Carlos Saura, celebre regista spagnolo, è scomparso all’età di 91 anni. Saura è uno dei nomi più noti e prestigiosi della cinematografia iberica, al livello di Luis Buñuel e Pedro Almodóvar.

Ad annunciare la morte è stata l’Accademia del cinema spagnolo, che ha riferito che il regista è morto nella sua casa, circondato dall’affetto dei suoi cari. L’istituzione lo ha descritto come “uno dei più importanti filmmaker nella storia del cinema spagnolo”.

Trai suoi titoli più importanti, ricordiamo Cría cuervos… (1976), La caccia (1966), Frappè alla menta (1967), ¡Ay, Carmela! (1990), La cugina Angelica (1974), In fretta, in fretta (1981) e molti altri che hanno contribuito a formare l’immaginario del suo Paese e a dare all’Europa e al mondo una lettura personale e distintiva della Spagna.

Ritrovarsi in Rye Lane: trailer del film Searchlight Pictures

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Ritrovarsi in Rye Lane: trailer del film Searchlight Pictures

È disponibile il trailer di Ritrovarsi in Rye Lane, film di successo del Sundance targato Searchlight Pictures che debutterà il 31 marzo in esclusiva su Disney+ in Italia.

Dalla regista Raine Allen-Miller, Ritrovarsi in Rye Lane è una commedia romantica che vede protagonisti David Jonsson (Industry, Deep State) e Vivian Oparah (Class, The Rebel), nei panni di Dom e Yas, due ventenni entrambi reduci da brutte rotture, che entrano in sintonia nel corso di una giornata movimentata nel sud di Londra, aiutandosi a vicenda ad affrontare i loro ex da incubo e, potenzialmente, a ritrovare la fiducia nel romanticismo.

Searchlight Pictures, BBC Film e BFI presentano Ritrovarsi in Rye Lane, una produzione DJ Films e Turnover Films. Scritto da Nathan Bryon e Tom Melia e diretto da Raine Allen-Miller, il film è prodotto da Yvonne Isimeme Ibazebo e Damian Jones. Kharmel Cochrane è la direttrice del casting, Olan Collardy è il direttore della fotografia, Victoria Boydell è la montatrice, Anna Rhodes è la scenografa, con i costumi di Cynthia Lawrence-John, le acconciature e il trucco di Bianca Simone Scott e la colonna sonora originale di Kwes. Il film è stato sviluppato con l’assistenza di BBC Film e finanziato da Searchlight Pictures, BBC Film e BFI (che ha concesso i fondi della National Lottery). Gli executive producer sono Eva Yates e Rose Garnett per BBC Film, Kristin Irving per BFI oltre a Sophie Meyer, Paul Grindey e Charles Moore.

Fast and Furious 10, ecco il trailer!

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Fast and Furious 10, ecco il trailer!

Ecco il trailer di Fast and Furious 10, la prima parte dell’ultimo capitolo del finale della saga familiare di Torello.

Fast and Furious 10, quello che sappiamo

Vi ricordiamo che Fast X (Fast and Furious 10) non sarà più diretto da Justin Lin come annunciato in precedenza. Confermati nel cast al momento ci sono Nathalie Emmanuel nei panni di Ramsey, Vin Diesel come Dominic Toretto, Michelle Rodriguez che riprende i panni di Letty Ortiz, Jordana Brewster, Tyrese Gibson, Ludacris, Helen Mirren e Sung Kang che riprende il suo ruolo di Han. Tra le new entry, Jason Momoa nel ruolo del villain e Brie Larson.

Fast X  (Fast and Furious 10) è diretto dal  regista di Transporter  Louis Leterrier, che ha assunto il ruolo di Justin Lin dopo che Lin ha improvvisamente abbandonato il progetto a causa di differenze creative. Il film è scritto da Lin e Dan Mazeau, con Lin ancora impegnato come produttore.

Vin Diesel , Tyrese Gibson, Michelle Rodriguez, Brie Larson, Ludacris, Nathalie Emmanuel, Sung Kang e Scott Eastwood riprenderanno i rispettivi ruoli nel film. Il decimo capitolo includerà anche le aggiunte dei nuovi arrivati ​​in franchising Jason Momoa (Aquaman), Daniela Melchior (The Suicide Squad), Brie Larson (Captain Marvel) e Alan Ritchson (Reacher), con Momoa che dovrebbe interpretare l’antagonista.

Till, la recensione del film con Danielle Deadwyler

Till, la recensione del film con Danielle Deadwyler

“Per non dimenticare”. Una frase che si sente spesso quando si parla dell’Olocausto e che prendiamo in prestito per introdurre Till, il nuovo film di Chinonye Chckwu. La regista sceglie di tornare in sala con una storia vera che scosse l’America degli anni ’50. Nel 1955 un bambino afroamericano, Emmett Till, fu linciato, torturato e ucciso per motivi razziali nel Mississippi, e poi gettato in un fiume dove fu ritrovato qualche giorno dopo completamente sfigurato. Till, lo diciamo subito, è una storia dolorosa, pesante e purtroppo ancora attuale.

Eppure, nonostante l’impatto emotivo forte, questa pellicola diventa necessaria in una società ancora non del tutto guarita dal razzismo. L’omicidio di Emmett Till è un fardello di cui l’America si dovrà per sempre fare carico, ma grazie al quale ad oggi gli afroamericani possono vantare diritti e libertà che quel periodo storico aveva loro negato. L’attivismo di Mamie Till e la sua lotta per la giustizia hanno fatto nascere un movimento che portò all’approvazione di quello che si conosce come Civil Rights Act del 1957. Till è in sala dal 16 febbraio.

Till, la trama

1955. Mamie (Danielle Deadwyler) e suo figlio Emmett (Jalyn Hall) vivono una vita tranquilla a Chicago, dove il colore della loro pelle sembra essere quasi tollerato. La situazione però è molto più grave a Sud, in particolare nel Mississippi, dove il quattordicenne è mandato per un periodo da zii e cugini. Seppur Mamie sia dubbiosa su questo viaggio, viene convinta da sua madre Alma (Whoopi Goldberg) e così Emmett arriva nella cittadina di Money per trascorrere una bella vacanza in famiglia.

I problemi arrivano quando, dopo una giornata nei campi di cotone, il ragazzo si reca con i cugini in un negozio di alimentari e incontra una donna bianca, alla quale fa un fischio di apprezzamento. Tre giorni dopo, il marito di lei si reca a casa dei Mobley e rapisce Emmett, il quale verrà ritrovato morto nel fiume Tallahtchie. La violenza usata dai suprematisti bianchi contro il quattordicenne sfigurato e linciato, porterà Mamie a diventare attivista nel Movimento per i diritti civili degli afroamericani.

Una forte rappresentazione del dolore

Non si può iniziare a parlare di Till senza fare questa premessa: il titolo confonde. Chukwu ha ben chiaro ciò che vuole portare sullo schermo e non è il coraggio di una madre, come si legge all’inizio, bensì il dolore e la disamina del lutto. Questi gli elementi da cui si parte e che costituiscono la cifra dominante di tutto il film. Till, sin dalla prima inquadratura, sceglie come mostrare al suo spettatore la sofferenza di cui si fa consapevole portatore, e che lo accompagnerà fino ai titoli di coda. Lo fa costruendo un doppio rapporto con la protagonista Mamie: intimo e, quando necessario, distaccato. Per permettere una completa identificazione e, al tempo stesso, un riguardo verso la storia che sta raccontando, la regista si focalizza totalmente sul filmico, al quale affida il compito di condurci nel tormento di Mamie.

Essa comincia il racconto dosando da subito i movimenti di macchina, con una cura al dettaglio che non lascia spazio a interpretazioni. Ogni frame è calibrato, ogni angolatura ponderata, in un’operazione attenta e quanto più meticolosa possibile. Conosciamo il cinema come universo sfaccettato in grado di essere sia abile affabulatore che impeccabile trasposizione del reale, e Till è proprio su quest’ultimo aspetto che gioca il suo discorso narrativo. Il focus, in questo caso, è sulla donna in quanto madre. Mamie è seguita con cautela per tutta la durata del film; la macchina da presa considera i suoi tempi e i suoi spazi per non restituire la spettacolarizzazione del dolore ma il totale rispetto per esso.

Degna di nota la sequenza in cui Mamie scopre la morte del figlio Emmett. Una carrellata lentissima in avanti ne mostra il viso sconvolto, soffermandosi sul suo sguardo per pochi secondi. La drammaticità della scena ha già raggiunto il suo picco massimo senza che il dialogo o un musica di commento arrivino per corroborarlo. Dopo aver catturato quel sentimento, con una Deadwyler magistrale, una carrellata all’indietro riprende Mamie di spalle, per lasciarle la privacy di cui necessita. La regista decide così di fotografare solo l’accaduto, anche quando si tratta di momenti di maggior pathos: non conta quanto ci si soffermi su quello strazio, ma come questo riesca a scuotere nell’immediato grazie alla potenza di poche ma giuste immagini.

Il mea culpa di Hollywood

Till, dietro la tragica vicenda che colpì la famiglia Bradley, si impregna di tematiche ancora purtroppo contemporanee. Quella dalla risonanza più forte è il razzismo: nel contesto storico in cui il film si svolge, gli afroamericani non avevano alcun diritto, i bianchi si imponevano politicamente e socialmente. È il tema su cui Chuckwu si sofferma di più, proprio perché fa da cornice e da motore scatenante alla storia. La regista non si fa scrupoli ad esporre la condizione limitante e remissiva delle persone di colore, insistendo su quell’odio che si diffondeva in maniera insensata, proprio come un virus, tra la popolazione americana.

L’omicidio di Emmett, per volere di Chuckwu, ci ricorda quanto in realtà gli americani non siano stati poi così tanto diversi dai nazisti all’epoca della Seconda Guerra Mondiale. La domanda che sorge, mentre si osserva il corpo linciato e il viso malridotto del quattordicenne, è questa: qual era la differenza con i tedeschi? Un ennesimo bagno di vergogna di Hollywood per quel che è stato e per quel che, seppur in forma più lieve, ancora è. La storia non si può cambiare, ma insistere su alcuni temi è necessario per cercare di spingere sempre più al margine un’ideologia cieca.

Till, perciò, vuole essere ennesima testimonianza di un odio basato sull’ego degli uomini, sulla loro credenza di essere superiori ad altri solo perché in una posizione di vantaggio, e sulla loro brama continua di potere. Till è un film che non cambia mai tono, se non nelle ultime battute in tribunale, in cui il dramma si sostituisce alla lotta per la giustizia e per i propri diritti. Un mea culpa fra i tanti che il cinema sente di dover ancora fare, nonostante non basti questo a cancellare quel che è stato.

To Leslie, recensione del film con Andrea Riseborough

To Leslie, recensione del film con Andrea Riseborough

To Leslie, il piccolo film indipendente di Michael Morris, che ha incassato solo 27.000 dollari al botteghino, ha fatto notizia nelle ultime settimane per la sua campagna inusuale per arrivare agli Oscar. Cate Blanchett ha elogiato la grandiosa interpretazione della protagonista Andrea Riseborough mentre è stata premiata per il suo film Tár ai Critics’ Choice Awards 2022. Edward Norton ha scritto un intero thread su Twitter sulla sua interpretazione “fisicamente straziante” e Kate Winslet ha definito la performance della Riseboroughla più grande interpretazione femminile sullo schermo che abbia mai visto in vita mia“.

Forte di questo consenso da parte di illustri colleghi, Andrea Riseborough si è assicurata una nomination come miglior attrice protagonista agli Oscar 2023, notizia inaspettata che ha fatto parecchio discutere e ha portato l’Academy ha effettuare un’analisi circa le tattiche adottate per la campagna del film, che hanno “suscitato preoccupazioni“, ma senza ritirare la candidatura alla Riseborough, come inizialmente si temeva.

To Leslie, la trama: una vittoria sfortunata

Quando si è resa conta di aver vinto 190.000 dollari alla lotteria, Leslie (Andrea Riseborough) sapeva che la sua vita stava per cambiare per sempre. E così è stato, ma non nel modo in cui si aspettava. La storia di To Leslie di Michael Morris comincia esattamente sette anni dopo la grande vincita di Leslie quando, dopo aver dilapidato tutti i soldi, la donna è sola, trasandandata, sprofondata nell’alcool e sta per essere cacciata dalla sua nuova casa: uno squallido motel sul ciglio dell’autostrada del Texas occidentale.

Non sapendo a chi rivolgersi, Leslie chiede un appoggio al figlio che aveva abbandonato anni prima, il diciannovenne James (Owen Teague), che sembra subito a disagio per la sua presenza. Sa bene che, quando la mamma viene a trovarlo, significa che qualcosa è andato storto. Per la prima volta riusciamo a capire cosa è successo ai soldi di Leslie quando James stabilisce le regole di base per il suo soggiorno. Non puoi restare qui per sempre, dice, e soprattutto non devi bere. Quest’ultima richiesta si rivela un po’ eccessiva per Leslie, che finisce rapidamente per tornare in strada. Non avendo più alternative, torna a malincuore nella sua squallida città natale. Lì si imbarca in un’odissea cupa e straziante che la costringe a confrontarsi con le realtà opprimenti dell’alcolismo, del senso di colpa e del rimpianto.

Andrea Riseborough in To Leslie

La complessità caratteriale di Leslie

Il viaggio di Leslie è allo stesso tempo intimo, doloroso e malinconico, caratteristiche accentuate dalla fotografia di Larkin Seiple, che assume la forma di un cupo diario di viaggio. Quando si realizza un ritratto ravvicinato di due ore delle sofferenze raccapriccianti di un tossicodipendente, è difficile non risultare condiscendenti o fin troppo sentimentali, Ma To Leslie non cade in questa trappola. Non si tratta infatti della solita storia di disagio di una classe inferiore. Per la maggior parte del film, Leslie non si comporta come ci aspettiamo. Usa costantemente la sua arguzia e la sua sagacia per togliersi dalla strada, ma si rifiuta di agire in modo da rimanerne fuori. Che cosa vuole esattamente Leslie? È difficile dirlo ma, qualunque cosa sia, la desidera con tutto il cuore.

La rinfrescante complessità della protagonista di To Leslie è sostenuta dalla notevole interpretazione della Riseborough, che può essere ritenuta a pieno titolo una delle migliori dell’anno. In ogni assordante primo piano, l’attrice trasmette una complessa sequenza di emozioni. La cinepresa si concentra sulle sue reazioni quando James è coinvolto in una rissa nel corridoio del suo appartamento; il volto di Leslie comunica paura, scongiuro e senso di colpa, il tutto in pochi secondi. Più tardi, quando chiede all’affascinante sconosciuto al bar di dirle che è una brava persona, la sua espressione è contemporaneamente di vergogna, frustrazione e speranza.

Leslie è “l’evento”

Invece di costruire la sceneggiatura attorno a un grande evento catartico (scoprire cosa ha fatto Leslie per sperperare i suoi guadagni al lotto, per esempio, o magari un alterco epico), il film di Michael Morris ci assicura in ogni frangente che è Leslie – con tutti i suoi difetti e le sue incoerenze – ad essere l’evento. Questo non significa che la storia funzioni sempre. Un gran numero di drammi sulla povertà della classe operaia e dell’America centrale ha già fatto questo lavoro. A volte si ha l’impressione che si tratti di un film ripetitivo: c’è la caduta in disgrazia; c’è il momento in cui si tocca il fondo; c’è il monologo in cui la protagonista si rende conto che deve rimettersi in sesto; c’è il salvatore che ha pietà dell’eroe sfortunato e gli offre una piattaforma per risorgere. I punti fermi sono tutti presenti e ben definiti.

Ma To Leslie fa qualcosa di leggermente diverso: non c’è nessuna sdolcinatezza. Leslie è un disastro, sì, ma lo è anche il mondo che la circonda. Dutch (Stephen Root) e Nancy (Allison Janney) sono persone sinceramente arrabbiate e amareggiate, prive di qualsiasi empatia, che creano un ambiente ostile in cui Leslie non può avere alcuna speranza di guarire. Gli amici di James, lungi dal cercare di aiutare la madre, ne favoriscono il comportamento. Un gran numero di uomini moralmente falliti si avvicinano a Leslie nei bar, individuando una preda facile, e tentano di rimorchiarla con battute da far accapponare la pelle, come “io, tra un’ora“, quando lei chiede loro cosa ci trovino in lei. Non c’è un mondo da favola, non ci sono valori americani di provincia in mostra. Piuttosto che un semplice arco di redenzione, Leslie deve rialzarsi e cadere in diverse occasioni prima che le cose inizino ad andare anche solo leggermente nella sua direzione.

Una scena di To Leslie

Un’interpretazione da Oscar?

Al centro del realismo di To Leslie c’è il personaggio stesso. Il modo in cui la Riseborough affronta il personaggio è assolutamente privo di vanità e il regista Michael Morris non si tira indietro nel mostrare quanto Leslie possa essere crudele e rapace, ma prova anche una profonda empatia nei suoi confronti. La riprende attraverso la grana dello skyline texano, la spinge nelle viscere della società in cui vive – attraverso motel e lavanderie a gettoni, bettole e binari ferroviari – ma per tutto il tempo è determinato a mantenere la sua umanità. La cinepresa riesce sempre a individuare i momenti in cui Leslie si sente di nuovo umana, e questo basta a mantenere alto il livello di coinvolgimento dello spettatore. Raccontare la storia di una protagonista innegabilmente imperfetta senza offrire molti commenti al riguardo è di per sé un’impresa eroica: forse è proprio Morris ad aver vinto la lotteria assicurandosi Andrea Riseborough come Leslie.

Tramite Amicizia, recensione del film di e con Alessandro Siani

Tramite Amicizia, recensione del film di e con Alessandro Siani

Dopo Il giorno piu bello del mondo e Chi ha incastrato Babbo Natale, dal 14 febbraio al cinema Tramite Amicizia, il sesto film di Alessandro Siani, che si fa di nuovo in tre: è regista, attore e sceneggiatore, assieme a Gianluca Ansanelli, di una commedia su amicizia e solitudine.

Tramite Amicizia, la trama

Lorenzo Monaco, Alessandro Siani, fa l’amico a noleggio presso la sua agenzia, Tramite amicizia, appunto. Interviene a pagamento ogni volta che qualcuno ha bisogno di un amico e non sa a chi rivolgersi. Un giorno sua cugina Filomena, Maria Di Biase, e il marito Ernesto, Yari Gugliucci, coi quali vive, gli comunicano che Ernesto sta per essere licenziato, poiché l’azienda dolciaria per cui lavora sarà presto ceduta in mani straniere. Il titolare dell’azienda, l’industriale Alberto Dessè, Max Tortora, è infatti un uomo solo, stanco e disilluso. Ecco allora che il mestiere di Monaco torna utile. Fingerà di diventare amico di Dessè per convincerlo a non vendere. Ad aiutarlo nel portare avanti il piano, Filomena e Maya, Matilde Gioli, una ragazza conosciuta per caso, che vive alla giornata ed è in cerca di un’opportunità.

Una commedia sull’amicizia, per San Valentino

Iniziamo col dire che chi si aspetta una commedia romantica, vista l’uscita il 14 febbraio, giorno di San Valentino, rimarrà deluso. Tramite Amicizia, infatti, è piuttosto un film sulla solitudine ai tempi dei social e delle connessioni. Un film sull’amicizia, come suggerisce il titolo, non esattamente accattivante. Vi è qualche cenno all’amore qua e là, ma il tema non è mai al centro. L’inevitabile innamoramento tra il protagonista e la bella e stravagante Myriam cala dall’alto a un certo punto della narrazione, viene risolto con una o due scene, un paio di battute, risultando così giustapposto. C’è anche un vecchio amore vagheggiato e la tenera vicenda parallela dell’anziano signore interpretato da Pippo Santonastaso. Si tratta però, solo di cenni.

Oltre la quarta parete

alessandro siani e matilde gioli seduti sul divanoCon Tramite Amicizia Siani vuole proporre una riflessione sociologica allo spettatore. L’obiettivo appare forse troppo ambizioso per un attore e regista a spiccata vocazione comica e rischia di sviarlo dall’intento principale di intrattenere e divertire il pubblico. Siani tenta comunque l’impresa, rivolgendosi direttamente in camera, guardando lo spettatore dritto negli occhi, con un espediente difficile da utilizzare, che non aggiunge nulla al film, se non un carattere eccessivamente didascalico. Abbattere la quarta parete è rischioso, e Siani dimostra di non possedere la maestria necessaria per farlo con eleganza ed efficacia.

Una scrittura sciatta e meccanica

Il problema principale di Tramite Amicizia è però la scrittura. La sceneggiatura, curata dallo stesso Alessandro Siani con Gianluca Ansanelli, procede in maniera meccanica, con presupposti e risvolti spesso scarsamente plausibili, ma Siani sembra non preoccuparsene, convinto che la sua verve comica possa sostenere il film, affiancata di volta in volta da quella di Max Tortora o di Maria Di Biase – già nota con il duo Nuzzo e Di Biase. La cosa importante è far procedere la trama. L’attore e regista, poi, non rinuncia a richiami al mondo della favola, come mostra la parabola dell’imprenditore Dessè, inaridito e chiuso ai rapporti umani, che dopo alcuni incontri avrà un’evoluzione largamente prevedibile. Siani però, punta soprattutto sulle gag, sul dialetto napoletano, anche esasperato in una chiave che vorrebbe essere autoironica, ma finisce per essere autoreferenziale. Purtoppo, le gag che possono funzionare a teatro, spesso non funzionano altrettanto al cinema, o non sono sufficienti a determinare la riuscita di un film, che ha ben altre esigenze.

Poche risate inTramite Amicizia

Infine, per un attore e regista che punta tutto sulla comicità, il film lascia con l’amaro in bocca, perché le battute, come la comicità di situazione, risultano scontate e ripetitive, non riescono davvero a divertire. Così, il film non avvince. Novanta minuti sembrano lenti a trascorrere, nonostante discrete caratterizzazioni offerte da Tortora e Gioli. Nel cast anche Cecilia Dazzi, Debora Villa, Pippo Santonastaso e Teresa Del Vecchio. È la scrittura dei personaggi, come detto, a non consentire agli attori di esprimersi al meglio. Siani si autocelebra ma non cattura il pubblico. Gioverebbe certo un team di sceneggiatura più solido e creativo, che sapesse costruire storie verosimili e coinvolgenti, non solo contenitori di gag comiche, a volte anche forzate. Tramite Amicizia delude, essendo un lavoro che lascia assai poco allo spettatore e neppure lo diverte come ci si aspetterebbe.

Dove e quando vedere Tramite Amicizia

Prodotto da Fulvio e Federica Lucisano, Tramite Amicizia arriva al cinema dal 14 febbraio.

Brendan Fraser è pronto per La Mummia 4 con Michelle Yeoh

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Brendan Fraser è pronto per La Mummia 4 con Michelle Yeoh

Brendan Fraser dice che sarebbe per lui divertente riunirsi con Michelle Yeoh per La Mummia 4. Fraser è diventato una star dei film d’azione con il suo ruolo nel film di successo del 1999 La Mummia. Successivamente è tornato per un paio di sequel, tra cui La Mummia: la tomba dell’imperatore dragone del 2008, in cui recitava anche Michelle Yeoh.

Sia Fraser che Yeoh stanno condividendo molto tempo insieme, in queste settimane, dal momento che sono i protagonisti della stagione dei premi a Hollywood e entrambi sono trai favoriti per gli Oscar 2023. Dato questo momento di grande successo per Brendan Fraser, che raccoglie i frutti della sua toccante interpretazione in The Whale, di Darren Aronofsky, non sorprende che le voci intorno a La Mummia 4 si stiano moltiplicando.

Da parte sua, Fraser sembra disponibile a realizzare il sequel. Alla domanda durante un’apparizione al podcast The Awardist (tramite EW) sulla possibilità che lui e l’attuale candidata all’Oscar Yeoh si riuniscano per un altro capitolo della serie, Fraser non ha espresso altro che entusiasmo. “Sembra divertente. Cerco sempre un lavoro. Se qualcuno ha la presunzione giusta. Penso di non essere mai stato così famoso e di non essere mai stato così poco remunerato al momento come lo sono adesso. Quindi spargi la voce.”

Fantastici Quattro: i film MCU saranno molto più fedeli al fumetto della versione del 2005

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Il produttore dei Marvel Studios Stephen Broussard ha parlato della prossima trasposizione di Fantastici Quattro all’interno del MCU, spiegando che lo studio ha imparato dagli errori altrui. I Fantastici Quattro sono una delle squadre di supereroi più importanti della Marvel Comics, ma devono ancora trovare un vero e proprio successo sul grande schermo. Farne un film, per il MCU, è quindi un’opportunità per cambiare le sorti del franchise, rendendolo potenzialmente il prossimo team di punta dopo Avengers e Guardians of the Galaxy.

In un’intervista esclusiva con Screen Rant in occasione della promozione di Ant-Man and the Wasp: Quantumania, Broussard ha spiegato come i Fantastici Quattro della Marvel saranno diversi dal film del 2005. Ha discusso i principi fondanti dei film dei Marvel Studios e ha anche spiegato come è cambiato il panorama dei film sui supereroi e cosa la Marvel ha imparato negli ultimi vent’anni che si può applicare ai Fantastici Quattro della Marvel.

“Non presumo di sapere tutto di quel film; non ci sto necessariamente lavorando. Ma uno dei principi fondanti della Marvel, tornando a Iron Man e al casting di Tony che penso abbia funzionato fino a oggi, è quello di abbracciare il materiale originale e questi fumetti che esistono da sempre. Sono più grandi di me e immagino che siano anche più grandi di te. Sono in giro da un po’ per un motivo, [quindi] ci appoggiamo a quello.

Penso che il mondo sia cambiato un po’, la gente ora lo capisce. Ma nel 2005, forse c’era una reticenza ad abbracciare pienamente quello che erano i fumetti. In ogni cosa; a partire dall’incarnazione di Galactus fino ad altre cose del genere. Qualunque forma prenda la storia, qualunque personaggio appaia o meno, quel principio fondante sarà abbracciato e li accoglierà nell’MCU.”

I fumetti, dunque, come unica bussola che possa rendere giustizia alle storie dei Fantastici Quattro al cinema.

Matt Shakman dirigerà il reboot da una sceneggiatura di Jeff Kaplan e Ian Springer. I dettagli della trama sono ancora un mistero, ma Kevin Feige ha confermato che questa non sarà un’altra storia sulle origini del super team. Il pubblico ha avuto il primo assaggio dei Fantastici Quattro in Doctor Strange nel Multiverso della Follia. John Krasinski interpreta il Reed Richards multiversale in quel film, ma è improbabile che continuerà a interpretare il ruolo e il casting per il film è ancora avvolto nel mistero. Fantastici Quattro uscirà nelle sale il 14 febbraio 2025.

Patrick Stewart potrebbe tornare a essere il Professor X in Deadpool 3?

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Patrick Stewart commenta un potenziale ritorno nei panni di Charles Xavier aka Professor X in occasione di Deadpool 3. Stewart ha una lunga storia come leader dei mutanti della Marvel, avendo interpretato per la prima volta il ruolo in X-Men del 2000, diretto da Bryan Singer. L’attore è anche recentemente apparso nel Marvel Cinematic Universe come una variante multiversale del Professor X (finita però molto male!) e potrebbe fare un’altra apparizione nel prossimo Deadpool 3.

Durante un’intervista con ComicBook.com, a Patrick Stewart è stato chiesto cosa sapesse di un possibile ritorno al suo ruolo iconico in Deadpool 3 dei Marvel Studios. L’attore ha detto: “Mi è stato detto di aspettare. Non so altro, onestamente”. La morte del Professor X multiversale in Doctor Strange 2 potrebbe significare che la versione del personaggio non sarà in Deadpool 3, ma il commento di Stewart implica che l’attore possa aver intercettato un possibile ritorno, dato anche il fatto che nel film tornerà Hugh Jackman.

Deadpool 3, quello che sappiamo

Shawn Levy dirigerà Deadpool 3. Rhett Reese e Paul Wernick, che hanno già firmato i primi due film sul Mercenario Chiacchierone, scriveranno anche Deadpool 3, basandosi sui fumetti creati da Rob Liefeld, confermandosi nella squadra creativa del progetto, dopo che per un breve periodo erano stati sostituiti da Lizzie Molyneux-Loeglin e Wendy Molyneux.

Oltre a Ryan Reynolds non ci sono nomi confermati nel cast del film. In Deadpool 2 c’erano Josh Brolin nel ruolo di Cable e Zazie Beetz in quello di Domino, mentre il primo film vedeva la presenza di Morena Baccarin come Vanessa e T.J. Miller come Weasel. Nel cast è stato anche confermato Hugh Jackman, che torna a rivestire i panni di Wolverine/Logan, dopo la sua gloriosa uscita di scena nel 2017 in Logan, di James Mangold.

Paul Wernick e Rhett Reese hanno dichiarato sul film: “È una meravigliosa opportunità per i pesci fuor d’acqua. Deadpool è un pazzo al centro di un film. Far cadere un pazzo in un mondo molto sano di mente, è oro puro. Sarà davvero divertente.” Deadpool 3 uscirà il 6 settembre 2024.

Zach Braff: 10 cose che non sai sull’attore

Zach Braff: 10 cose che non sai sull’attore

L’attore Zach Braff si è negli anni distinto come una delle personalità più intelligenti del mondo dello spettacolo statunitense. Dotato di grandi capacità comiche, egli ha dato vita a progetti, gag e personaggi entrati a far parte dell’immaginario collettivo. In seguito si è dimostrato capace anche di buone doti drammatiche, dando dunque prova di essere un interprete completo e capace di grandi cose.

Ecco 10 cose che non sai di Zach Braff.

Zach Braff: i suoi film e le serie TV

1. È noto per alcuni ruoli in progetti televisivi. La popolarità di Braff si deve primariamente alla serie Scrubs – Medici ai primi ferri, di genere commedia ma con alcuni episodi molto drammatici. Qui Braff recita dal 2001 al 2010, per un totale di 175 episodi. In seguito è apparso anche in alcuni episodi di serie come Arrested Development (2005), Cougar Town (2012), The Exes (2012) e Undateable (2015). Nel 2018 è protagonista della serie Alex, Inc., mentre nel 2022 ha un cameo nella serie Obi-Wan Kenobi, con Ewan McGregor.

2. Ha recitato anche per il cinema. Oltre ad essere noto per i suoi ruoli televisivi, Braff ha avuto modo di distinguersi anche sul grande schermo. Ha compiuto il suo debutto in un film nel 1993 in Misterioso omicidio a Manhattan, per poi recitare in Il club dei cuori infranti (2000), La mia vita a Garden State (2004), The Last Kiss (2006), con Casey Affleck, Il grande e potente Oz (2013), Wish I Was Here (2014), In Dubious Battle – Il coraggio degli ultimi (2016), di James Franco, C’era una truffa a Hollywood (2020), con Robert De Niro, Il processo Percy (2020), Un’altra scatenata dozzina (2022) e Sognando Marte (2022).

3. È anche regista e sceneggiatore. Oltre ad essersi distinto come attore, Braff ha negli anni portato avanti anche una carriera da regista e sceneggiatore. Ha infatti debuttato dietro la macchina da presa nel 2004 con La mia vita a Garden State, con Natalie Portman. Ha poi diretto Wish I Was Here (2014), Insospettabili sospetti (2017), con Michael Caine, e A Good Person (2023), con Morgan Freeman. I primi due di questi film sono stati da lui anche sceneggiati. Braff ha poi anche diretto sette episodi di Scrubs e il secondo della prima stagione della serie Ted Lasso.

Zach-Braff-Scrubs

Zach Braff in Scrubs

4. Ha contribuito ad alcuni particolari della serie. La serie Scrubs, dove Braff interpreta il giovane medico JD, è ciò per cui l’attore è maggiormente noto. Particolarmente devoto ad essa, Braff ha nel corso del tempo contribuito a molti dettagli poi divenuti celebri, dalla canzone della sigla da lui suggerita, all’interprete che ricopre il ruolo di suo padre e fino ad alcune gag, come la celebre “Eagle”. Per la sua interpretazione, Braff ha poi ricevuto anche tre candidature ai Golden Globe e una agli Emmy Awards.

5. Non voleva tornare dopo l’ottava stagione. Arrivato all’ottava stagione della serie, Braff affermò di non essere interessato a recitare in una nuova eventuale stagione. L’ideatore della serie, Bill Lawrence, dovette così preparare un finale per il suo personaggio nella conclusione dell’ottava stagione. Lawrence voleva però andare avanti con Scrubs, decidendo dunque di dar vita ad una nona stagione con un nuovo cast e alcuni camei sporadici degli interpreti delle precedenti stagioni. Braff acconsentì a comparire in alcuni episodi di questa stagione, ma ha affermato di non aver mai voluto vedere questa nona stagione.

Zach Braff nella serie di Star Wars Obi-Wan Kenobi

6. Ha avuto un ruolo nascosto nella serie. Nel terzo episodio della serie di Star Wars Obi-Wan Kenobi, guardando i titoli di coda, si può ritrovare anche il nome di Braff, interprete di un ruolo misterioso. L’attore, interrogato a riguardo, ha potuto rivelare e confermare la sua partecipazione solo ad episodio rilasciato. In esso, egli interpreta l’alieno Freck, il doppiogiochista che inizialmente aiuta Obi-Wan e Lelia a fuggire, rivelando però poi la loro posizione agli Stormtroopers e rendendo così evidente la sua fedeltà all’Impero. Non era dunque stato possibile riconoscere Braff in quanto nascosto dietro un personaggio dalle fattezze non umane.

Zach-Braff-fidanzata

Zach Braff in BoJack Horseman

7. Ha doppiato sé stesso nella nota serie animata. Tra il 2017 e il 2020 Braff ha anche doppiato una versione animata di sé stesso nella serie BoJack Horseman. Ciò è avvenuto per il settimo episodio della quarta stagione e per il quindicesimo della sesta. La versione animata di Braff che compare nella serie, pur essendo basato sul vero attore, è una versione estremizzata di lui, dove si esagerano in modo comico alcune caratteristiche dell’attore. Braff ha raccontato di essersi prestato con grande piacere al doppiaggio di questo personaggio, dimostrando di possedere una forte autoironia.

Zach Braff, Florence Pugh e le altre fidanzate

8. Ha avuto una relazione con la nota attrice. Nel 2019 Braff ha intrapreso una relazione con l’attrice candidata agli Oscar Florence Pugh. I due hanno cercato di mantenere il più riservata possibile la loro storia, evitando di apparire insieme sui social o ad eventi pubblici. Non sono infatti mancate critiche sulla loro differenza d’età, di circa vent’anni, a cui la Pugh ha in alcune occasioni risposto affermando che ciò non rappresentava un problema per lei e non dovrebbe rappresentarlo neanche per gli altri. Braff ha poi anche diretto la compagna nel film A Good Person. Nel 2022, tuttavia, i due si sono separati rimanendo però in buoni rapporti.

9. Ha avuto anche altre note fidanzate. Prima della Pugh, Braff era stato sentimentalmente legato, intorno al 2004, alla cantante e attrice Mandy Moore, oggi nota per la serie This Is Us. La loro prima apparizione pubblica avvenne in un party per la raccolta fondi del Partito Democratico degli Stati Uniti prima delle elezioni del novembre 2004. In seguito, dal 2009 al 2014, ha avuto una relazione con la modella Taylor Bagley.

Zach Braff: età e altezza dell’attore

10. Zach Braff è nato a South Orange, nel New Jersey, Stati Uniti, il 6 aprile del 1975. L’attore è alto complessivamente 1,82 metri.

Fonte: IMDb

Lo Snyderverse su Netflix: James Gunn risponde a un fan

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Lo Snyderverse su Netflix: James Gunn risponde a un fan

Il progetto del DC Studios guidato da James Gunn e Peter Safran ha definitivamente troncato qualsiasi tentativo ulteriore di procedere con lo Snyderverse. L’immaginario di Zack Snyder applicato all’universo DC ha avuto per un periodo un certo appeal, salvo poi schiantarsi contro una serie di difficoltà e impedimenti.

Tuttavia ci sono dei fan ancora desiderosi di vedere applicata quella visione, tanto che su Twitter ha cominciato timidamente a circolare un Hashtag che invoca l’intervento di Netflix per salvare la visione di Snyder: #sellthesnyderversetonetflix. Per fortuna però James Gunn è molto attento a ciò che accade in rete e ha subito intercettato l’impavido fan, replicando a tono.

“Devo dire che questo è davvero l’hashtag più stravagante che io abbia mai letto, dal momento che 1) Netflix non ha espresso alcun interesse (anche se abbiamo discusso di altre cose) e 2) Zack non ha espresso alcun interesse e sembra essere felice di fare quello che sta facendo (e, sì, anche noi abbiamo parlato).”

Dwayne Johnson nel backstage di Red One contro un Krampus

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Dwayne Johnson nel backstage di Red One contro un Krampus

Dwayne Johnson affronta Krampus in una nuova immagine dal dietro le quinte di Red One. Johnson ha anticipato il film sui social media per mesi, evidenziando elementi unici del suo prossimo film natalizio. Il film presenta un cast stellare, con Johnson affiancato da Chris Evans, J.K. Simmons, Lucy Liu, Kiernan Shipka e Bonnie Hunt.

Il film riunisce anche l’attore con il regista Jake Kasdan, che era al timone di Jumanji: Welcome to the Jungle e Jumanji: The Next Level. Gran parte della trama è ancora nascosta, ma i dettagli suggeriscono una commedia in cui un gruppo di amici dà una svolta inaspettata alla tradizione che circonda Babbo Natale.

Johnson è andato su Instagram per condividere una nuova immagine dietro le quinte di Red One che lo vede in una resa dei conti con Krampus:

Batgirl: Brendan Fraser descrive in dettaglio il suo cattivo Firefly

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Brendan Fraser che è tornato alla ribalta di recente avrebbe dovuto recitare nel film Batgirl, cancellato dalla WARNER BROS DISCOVERY, in cui interpretava il cattivo, Firefly. In un’intervista a The Howard Stern Show, l’attore si è lamentato della cancellazione del film e ha dettagliato come sarebbe stato il suo cattivo. Seduto con Stern, Brendan Fraser ha definito il film “fantastico” e ha elogiato i registi Adil El Arbi e Bilall Fallah per ciò che hanno cercato di apportare al film, in particolare quando si è trattato di trasformare Glasgow, in Scozia, in Gotham City.

“Sì, è stato fantastico”, ha detto Fraser. “Adil [El Arbi] e Bilall [Fallah], che hanno fatto il film Bad Boys , sono davvero bravi a far esplodere la merda e adorano farlo. Sai, come gli effetti pratici del fuoco che fanno esplodere le cose, sono dappertutto, e quindi Firefly è proprio nella loro timoniera. Gotham non ha mai avuto un cast migliore come Glasgow, in Scozia. Sai che sta decadendo ed è semplicemente stupendo. Sembra che sia Gotham City. È perfettamente fuso. Ci credi ovunque guardi la città, se la illumini nel modo giusto”.

Quando si è trattato di Firefly, Fraser ha dettagliato come sarebbe stato il suo personaggio. Secondo l’attore, la storia di Firefly si sarebbe concentrata su un veterano che ha perso i suoi benefici e si è arrabbiato con il sistema. Fraser ha detto che anche lui ha “apprezzato” il ruolo e lo ha fortemente voluto la parte.

“Era la storia di un ragazzo che era stato in servizio e  quando gli vengono tagliati i suoi benefici si arrabbia molto con il sistema e cos’altro avrebbe fatto se non bruciarlo a terra“, ha detto Fraser. “Questo è tutto quello che avete bisogno di sapere. Quello è un supercriminale proprio lì. Hai una certa simpatia per lui perché c’è un po’ di umanità in lui e per di più una come se fosse una vite allentata perché sai che è il cattivo, ma sai anche che è spinto da un senso di rivalsa e, sai un po’ ti piacciono questo tipo di cose. Quello era questo ruolo. Sulla carta molto molto buono. Ho apprezzato questa parte.”

Infine, Fraser ha anche accennato alla cancellazione del film, con l’attore che ha affermato di non averlo visto e di non sapere se qualcuno lo vedrà mai. Tuttavia, l’attore si è opposto alle voci secondo cui il film è stato testato male, attribuendolo alla natura incompiuta del film che interpreta un ruolo importante. “Non l’ho fatto“, ha detto Brendan Fraser quando gli è stato chiesto se avesse visto il film. “Ho amici, colleghi e colleghi che l’hanno visto. Dicono tutti cose davvero positive al riguardo. Ma il fatto è che è stato proiettato in uno screening del test di varie nature. Era un director’s cut, first cut. Non era finito. Non so voi, ma io non mangio qualcosa se è cotto a metà. Non voglio vedere qualcosa che non è ancora pronto. La cosa triste è che non so se è stato giudicato in base al merito. Non è stato mostrato nella luce migliore che avrebbe potuto essere.” Di seguito l’intervista:

Love to hate you: recensione della nuova serie Netflix

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Love to hate you: recensione della nuova serie Netflix

Approda sulla nota piattaforma streaming statunitense un nuovissimo k-drama, Love to hate you. Si tratta di una serie formata al momento da una sola stagione di dieci episodi, ognuno di circa sessanta minuti. Diretta dal regista sudcoreano Kim Jung-kwon, e scritta da Choi Soo-young, Love to hate you è stata prodotta dalla casa di produzione asiatica Binge Works. Nel cast si ritrovano figure abbastanza affermate nel cinema nazionale: Kim Ok-vin, una nota attrice nel panorama sudcoreana, vincitrice al Sitges film festival ed agli MBC film awards, interpreta Yeoh Mir-an. Ritroviamo Kim Chi-Hun (Decision to leave), un attore sudcoreano emergente anche a livello internazionale, nel ruolo del protagonista maschile Nam Kang-ho.

Love to hate you: un rapporto amore-odio

Yeoh Mir-an è una giovane avvocatessa di Seul, uno spirito libero e femminista. Abbandona la casa dei suoi genitori, contro il volere del padre, per essere più indipendente e vivere con l’amica Shin Na-eun. Avendo avuto dei problemi nel vecchio studio in cui lavorava, Mir-an viene assunta alla Gilmu: si tratta di un prestigioso studio legale che si occupa delle pratiche legali degli attori, in cui vengono solitamente assunti solo uomini.

Contemporaneamente, Mir-an ascolta per caso una conversazione tra Nam Kang-ho, star del cinema, ed il suo manager, in cui il primo esprime tutte le sue critiche nei confronti del gnere femminile, visto solo come manipolatore, superficiale ed opportunista. I pregiudizi di Mir-an derivanti da queste affermazioni la porteranno a crearsi un’idea particolarmente negativa dell’attore, tanto da volerlo in qualche modo punire o smascherare. Essendo Kang-ho cliente della Gilmu, i due inizieranno a lavorare insieme, sempre più a stretto contatto: Mir-an avrà la  possibilità di conoscere il giovane  meglio e di poter scoprire la verità sul suo conto.

Una colorata commedia romantica

Love to hate you è caratterizzata da una particolare allegria e comicità che percorre tutti gli episodi; anche momenti più drammatici tendono in alcuni casi ad essere sdrammatizzati in vari modi. Interessante è, ad esempio, la presenza di disegni in stile fumetto in alcune delle scene clou della serie, come i cuoricini durante i baci tra i personaggi. Altro elemento che tende a dare una certa tinta di colore è la musica: durante tutti gli episodi sono presenti canzoni come background musicale appartenenti al genere k pop, molto simili come melodia ai brani della nota band coreana BTS.

Dal punto di vista tematico, in love to hate you emergono, attraverso alcuni dettagli, alcuni particolari della cultura sudcoreana, primo fra tutti, la concezione della donna. Viene presentata la società come ancora fortemente patriarcale; a fianco di questa concezione sociale, si accostano anche alcune tradizioni tipiche, ad esempio il consumo di liquori tipici, come il Soju, affiancati sempre da alcuni piatti tipici. Dalla serie emerge anche una certa chiusura mentale ed austerità riguardo al tema del nudo e della sessualità. Mentre in moltissimi film e serie occidentali sono presenti, se non addirittura frequenti, scene di nudo anche solo parziale, in Love to hate you l’unica scena in cui sarebbero risultati visibili i seni del personaggio di Yeoh Mir-an viene censurata, o più precisamente potremmo dire pixellata.

Yeoh Mir-an: l’eroina di una società patriarcale

Un fattore focale in Love to hate you è la contrapposizione tra la protagonista Mir-an e la società sudcoreana. Lei è una figura molto indipendente, forte e combattiva; vive la sua vita amorosa e sessuale in maniera molto flessibile, frequentando moltissimi ragazzi, molti per poi finire per punirli in qualche modo. Grazie alla sua velocità ed alla sua conoscenza di numerose arti marziali, combatte contro ladri, molestatori e uomini ingiusti per riportare la giustizia. La società, rappresentata da figure come suo padre, non riesce a vederla per quello che è, ma solo come una donna sbagliata, che non rispetta le regole della società e del buon costume.

In questa società fortemente patriarcale la donna è vista solo come un essere fragile, emotivo e superficiale, destinata in fin dei conti solo per il matrimonio. Lo afferma lo stesso Kang-ho: anche le donne che lavorano lo fanno solo per aumentare il loro “potenziale” in vista di un matrimonio. Un altro caso in cui si esterna la chiusura mentale della società sudcoreana è il dilagarsi di forti pregiudizi verso la figura di Mir-an solamente per aver frequentato più uomini, e quindi vista come non degna di affiancarsi a Kang-ho.

Benedetta, il trailer italiano del film di Paul Verhoeven

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Ecco il trailer italiano di Benedetta, il nuovo film diretto da Paul Verhoeven, con Virginie Efira e Charlotte Rampling, uscirà nelle sale italiane il 2 marzo 2023.

Benedetta è stato presentato in anteprima al 74° Festival di Cannes, in Concorso. Il film è liberamente ispirato al saggio “Atti impuri: Vita di una monaca lesbica nell’Italia del Rinascimento”, della Prof. Judith C. Brown, che a sua volta documenta il processo a Benedetta Carlini, Badessa del monastero di Pescia all’inizio del Seicento, mistica e visionaria, accusata di omosessualità ed eresia.

Il film sarà distribuito in Italia da Movies Inspired dal 2 marzo 2023.

Fast X: prime foto ufficiali, ecco Jason Momoa e Brie Larson!

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Fast X: prime foto ufficiali, ecco Jason Momoa e Brie Larson!

Dopo avervi rivelato un teaser trailer ecco che arrivano online le prime foto ufficiali di Fast X (Fast and Furious 10)  che mostrano alcuni nuovi volti del franchise come il malvagio Dante di Jason Momoa e Brie Larson. Abbiamo anche un nuovo sguardo al Dom Toretto di Vin Diesel.

Fast and Furious 10, quello che sappiamo

Vi ricordiamo che Fast X (Fast and Furious 10) non sarà più diretto da Justin Lin come annunciato in precedenza. Confermati nel cast al momento ci sono Nathalie Emmanuel nei panni di Ramsey, Vin Diesel come Dominic Toretto, Michelle Rodriguez che riprende i panni di Letty Ortiz, Jordana Brewster, Tyrese Gibson, Ludacris, Helen Mirren e Sung Kang che riprende il suo ruolo di Han. Tra le new entry, Jason Momoa nel ruolo del villain e Brie Larson.

Fast X  (Fast and Furious 10) è diretto dal  regista di Transporter  Louis Leterrier, che ha assunto il ruolo di Justin Lin dopo che Lin ha improvvisamente abbandonato il progetto a causa di differenze creative. Il film è scritto da Lin e Dan Mazeau, con Lin ancora impegnato come produttore.

Vin Diesel , Tyrese Gibson, Michelle Rodriguez, Brie Larson, Ludacris, Nathalie Emmanuel, Sung Kang e Scott Eastwood riprenderanno i rispettivi ruoli nel film. Il decimo capitolo includerà anche le aggiunte dei nuovi arrivati ​​in franchising Jason Momoa (Aquaman), Daniela Melchior (The Suicide Squad), Brie Larson (Captain Marvel) e Alan Ritchson (Reacher), con Momoa che dovrebbe interpretare l’antagonista.

Wytches: Amazon Studios dà al via la serie animata sul fumetto horror

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Amazon Studios ha ufficialmente ordinato una serie animata come adattamento televisivo animato di Wytches, basato sulla serie di fumetti horror di Image Comics creata da Scott Snyder e Jock. La storia è incentrata su un’adolescente che scopre gli oscuri segreti della nuova città in cui la sua famiglia si era appena trasferita.

Spinto dalla coppia di Scott e Jock insieme ai nostri partner di Plan B e Project 51 Productions, Wytches fonde horror pungente e dramma evocativo mentre porta alla luce l’oscura tradizione che circonda un’antica tana di streghe“, Melissa Wolfe, responsabile dell’animazione di Amazon Studios. detto in un comunicato. “Data la natura inquietante e intima della serie a fumetti ben considerata di Scott e Jock, non vediamo l’ora di offrire la loro visione creativa al nostro pubblico globale e di espandere il nostro crescente elenco di serie animate” (tramite Variety.)

I produttori esecutivi di Wytches saranno Snyder e Jock insieme a Kevin Kolde di Project 51 Productions, Amazon Studios e Plan B Entertainment, che ha acquisito i diritti per il libro poco dopo il suo lancio nel 2014. Plan B inizialmente prevedeva di adattare la storia in un film. La serie racconta la storia della diciassettenne Sailor Rooks, la cui famiglia si trasferisce in una remota città del New England dopo un tragico incidente, solo per scoprire che si nasconde una tana di mostri, antiche creature che depredano le nostre paure e i nostri desideri più oscuri. sotto la città”, si legge nella sinossi. Wytches sarà presentato in anteprima su Prime Video. Si unirà all’attuale elenco di spettacoli animati dello streamer che include la serie di supereroi Invincible e il fantasy d’azione The Legend of Vox Machina , entrambi già rinnovati.

Perry Mason: trailer della seconda stagione della serie HBO

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Perry Mason: trailer della seconda stagione della serie HBO

HBO ha rivelato il trailer completo della seconda stagione di Perry Mason per l’imminente ritorno dell’acclamato dramma, con Matthew Rhys nei panni dell’avvocato titolare. La prossima puntata sarà presentata in anteprima il 6 marzo, esclusivamente su HBO e HBO Max.In Italia la serie sarà programmata da SKY, in streaming su NOW.

Il video presenta Perry Mason, che, nonostante non si sia ancora ripreso dagli effetti del suo precedente caso di omicidio, affronta un caso di alto profilo che lo metterà contro la città. Lui, insieme a Della e Paul, deve trovare un modo per provare l’innocenza di due giovani messicani. Dai un’occhiata al trailer della seconda stagione di Perry Mason qui sotto:

https://www.youtube.com/watch?v=VkM_TNfB-gA

Basato sulla serie di romanzi di Erle Stanley Gardner, Perry Mason è scritto e prodotto da Jack Amiel e Michael Begler, entrambi showrunner. Nel cast il vincitore dell’Emmy Matthew Rhys, Juliet Rylance, Chris Chalk, Shea Whigham, Eric Lange e Justin KirkMesi dopo la conclusione del caso Dodson, il rampollo di una potente famiglia petrolifera viene brutalmente assassinato“, si legge nella sinossi. “Quando il procuratore distrettuale si reca a Hoovervilles per individuare il più ovvio dei sospetti, Perry, Della e Paul si trovano al centro di un caso che svelerà cospirazioni di vasta portata e li costringerà a fare i conti con cosa significhi veramente essere colpevoli. .”

La seconda stagione introduce i nuovi membri del cast Katherine Waterston (Animali fantastici), Hope Davis (Your Honor), Jon Chaffin (BMF), Fabrizio Guido ( Mr. Iglesias ), Peter Mendoza (NCIS), Onahoua Rodriguez (Veronica Mars) e Jee Young HanDiarra Kilpatrick, che ha interpretato il ruolo di Clara Drake durante la prima stagione, è stata ora promossa da ricorrente a personaggio regolare della serie. Perry Mason è prodotto da Rhys, Robert Downey Jr., Susan Downey, Joe Horacek e Regina Heyman.

Luther: Verso l’inferno, trailer del film Netflix con Idris Elba

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Luther: Verso l’inferno, trailer del film Netflix con Idris Elba

Netflix ha rilasciato il trailer ufficiale di Luther: Verso l’inferno, l’imminente film sequel del thriller poliziesco britannico di successo della BBC. Il video presenta John Luther di Idris Elba mentre scappa di prigione per dare la caccia al famigerato serial killer interpretato da Andy Serkis, che ha terrorizzato Londra. Il film debutterà in UK in sale selezionate il 24 febbraio, a cui seguirà il suo debutto in streaming il 10 marzo a livello globale.

In Luther: Verso l’inferno, epica continuazione della premiata saga televisiva reimmaginata per il cinema, un cruento serial killer terrorizza Londra mentre il brillante detective caduto in disgrazia John Luther (Idris Elba) si trova dietro le sbarre. Tormentato per non essere riuscito a catturare l’efferato cyberpsicopatico che ora lo perseguita, Luther decide di evadere di prigione per portare a termine il lavoro con ogni mezzo necessario. Nel film recitano anche Cynthia Erivo, Andy Serkis e Dermot Crowley, che torna nel ruolo di Martin Schenk. Dai un’occhiata al trailer in lingua originale di Luther: The Fallen Sun qui sotto:

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