Il potere dei soldi
(qui la recensione) è un thriller
tecnologico del 2013 diretto da Robert Luketic, con un
cast di grande richiamo che vede protagonisti Liam Hemsworth, Gary Oldman e Harrison Ford. Il film si inserisce nel filone
dei corporate thriller, un sottogenere che affonda le sue
radici nel cinema statunitense degli anni ’80 e ’90, aggiornandolo
ai tempi della guerra tecnologica e delle spietate dinamiche
aziendali contemporanee. Ambientato tra i grattacieli e le ombre di
una New York dominata da interessi economici e ambizioni senza
scrupoli, il film mette in scena una sfida all’ultimo segreto tra
due giganti dell’industria tecnologica, con al centro un giovane
pedone in balia del sistema.
Oltre al carisma indiscusso dei suoi
protagonisti veterani, Il potere dei soldi trova
il suo punto di forza anche nella regia ritmata e nell’atmosfera
tesa, costruita su un costante gioco di sospetti, tradimenti e
colpi di scena. Il film affronta tematiche attuali come l’etica
professionale, la sorveglianza digitale, la manipolazione delle
informazioni e il prezzo del successo, interrogandosi su quanto sia
facile perdere se stessi in un mondo in cui il potere è l’unica
vera moneta. In questo senso, il film propone una riflessione non
solo sull’ambiente ipercompetitivo delle multinazionali, ma anche
sulle fragilità e le illusioni personali che alimentano quel
sistema.
Nel corso di questo articolo, ci
concentreremo in particolare sul significato e la costruzione del
finale, analizzando come le scelte narrative e i destini dei
personaggi offrano una sintesi delle tensioni accumulate nel corso
del film. L’epilogo di Il potere dei soldi, seppur
apparentemente lineare, apre infatti a interpretazioni più profonde
legate al concetto di identità, compromesso e riscatto. Proveremo a
capire quale messaggio lascia davvero lo scontro tra ambizione e
integrità, e cosa resta al termine del gioco quando tutte le carte
sono state scoperte.
Il potere dei soldi
segue la storia di Adam Cassidy (Liam
Hemsworth), un giovane impiegato di origini umili che
lavora per una potente azienda tecnologica guidata dal carismatico
ma spietato Nicholas Wyatt (Gary
Oldman). Dopo essere stato licenziato per aver
commesso un errore, Adam viene ricattato da Wyatt: dovrà
infiltrarsi in una compagnia rivale, la Eikon, fondata da
Jock Goddard (Harrison
Ford), ex mentore di Wyatt, per rubare segreti
industriali. Costretto a scegliere tra la galera e una vita di
lusso costruita sull’inganno, Adam accetta e si ritrova coinvolto
in un gioco ad alto rischio tra due colossi dell’industria
hi-tech.
Mentre si insinua nella Eikon e
guadagna la fiducia di Goddard, Adam si rende conto di essere
diventato una pedina sacrificabile in una guerra senza scrupoli. Le
sue relazioni personali iniziano a deteriorarsi, in particolare
quella con Emma Jennings (Amber
Heard), dirigente di Eikon e suo interesse amoroso,
che intuisce che qualcosa non va. Man mano che la tensione cresce e
le bugie si moltiplicano, Adam dovrà decidere se continuare a
giocare secondo le regole dei potenti o ribellarsi per salvare se
stesso e le persone a cui tiene. Il film alterna azione, intrighi
aziendali e riflessioni morali su potere, ambizione e integrità
personale.
La spiegazione del finale
Nelle scene finali de Il
potere dei soldi, Adam riesce a ribaltare la situazione
dopo essere stato manipolato da entrambi i magnati della
tecnologia, Wyatt e Goddard. Egli sfrutta infatti le competenze
tecnologiche e le risorse apprese per mettere in atto un piano che
lo libera dall’influenza sia di Wyatt che di Goddard. Grazie
all’aiuto del suo team e a una registrazione compromettente, riesce
ad incastrare il primo, facendolo arrestare per le sue attività
illegali. Allo stesso tempo, riesce a recuperare il controllo sulla
sua vita personale e a riconciliarsi con la sua coscienza,
scegliendo di non seguire più la strada della corruzione e del
potere a ogni costo.
Il significato di questo epilogo si
radica in una riflessione sull’autonomia morale in un sistema
dominato dall’opportunismo. Adam, inizialmente attratto dall’idea
di “farcela” a ogni costo, scopre a proprie spese quanto sia facile
perdere il controllo di sé e dei propri valori quando si è esposti
alle logiche predatorie del potere economico. Il finale rappresenta
un momento di redenzione, in cui il protagonista sceglie
consapevolmente di staccarsi dal meccanismo che rischiava di
trasformarlo in una semplice pedina. L’elemento di ribellione non è
tanto nella denuncia del sistema, quanto nell’atto di sottrarsi ad
esso, rifiutando di perpetuarne la logica.
Tematicamente, Il potere dei
soldi propone quindi una critica chiara alla cultura
aziendale contemporanea, che premia l’ambizione cieca e la
disumanizzazione delle relazioni professionali. Il film mette a
confronto due archetipi: il giovane idealista tentato dalla
scorciatoia del successo e i vecchi squali dell’industria, pronti a
tutto pur di vincere. La scelta di Adam di ribellarsi segna una
rottura significativa e simbolica: è il rifiuto di diventare il
“nuovo loro”. Il finale suggerisce così che esiste una possibilità
di riscatto anche per chi è caduto nelle trame del potere, ma che
tale possibilità passa sempre da una presa di coscienza
personale.
In conclusione, dunque, il
finale chiude il cerchio narrativo su una nota etica, più che
spettacolare. Non è la vittoria su un nemico esterno a dare senso
alla vicenda, bensì il recupero dell’identità da parte del
protagonista, che smette di recitare un ruolo per diventare
finalmente se stesso. La lezione finale non è tanto che il potere
corrompe, quanto che la vera forza sta nel sapere dire “no” quando
tutto spinge a dire “sì”.
Spider-Man: Beyond the Spider-Verse riceve il
suo primo aggiornamento dal doppiatore di Miles Morales,
Shameik Moore, da quando è stata annunciata la
nuova data di uscita del film. A più di due anni dalla fine di
Spider-Man: Across the Spider-Verse, la Sony sta
finalmente per concludere la trilogia di Miles Morales, con il
prossimo film che è attualmente in produzione. Dopo la conferma che
la data di uscita del terzo film è stata ufficialmente fissata al
2027, i fan della Marvel potrebbero finalmente essere
vicini a scoprire ulteriori indizi sul finale della trilogia.
Parlando su TikTok con Liam
Saul, Moore ha infatti affermato: “Ci sarò! È
tutto quello che posso dire!“. Saul ha a quel punto aggiunto
“Ci sarà, due volte!”, ma Moore lo ha prontamente
corretto con: “Tre volte!“. I commenti di Moore su
Spider-Man: Beyond The Spider-Verse sono stati
interpretati da alcuni come un indizio sul fatto che interpreterà
tre versioni di Miles nel prossimo finale di Spider-Verse. Nel
finale del precedente, d’altronde, il Miles che conosciamo dal
primo film ha incontrato una versione malvagia di sé. Resta da
capire quale potrebbe essere la terza apparizione del
personaggio.
Sebbene, data la natura dei film,
non sarebbe troppo sorprendente se Moore interpretasse più versioni
dell’Uomo Ragno, secondo alcuni fan Moore starebbe semplicemente
facendo riferimento al fatto che questo è il terzo film della
trilogia, il che significa che ha interpretato Morales in tre
episodi separati, compreso il suo prossimo ruolo nella storia di
Spider-Man: Beyond the Spider-Verse. Il fatto che
Shameik Moore sia stato relativamente breve nei suoi commenti sul
film sottolinea anche quanto esso sia ancora avvolto nel
mistero.
Con Spider-Man: Beyond the
Spider-Verse in uscita nel 2027, sembra che gli
aggiornamenti sul prossimo film dello Spider-Verse rimarranno vaghi
almeno per il prossimo futuro, a meno che non emergano piani per
creare un hype più a lungo termine per il terzo film in risposta al
suo rinvio, rivelando dunque ai fan qualche importante dettaglio su
ciò che avverrà o sarà presente nel film.
Di cosa parlerà Spider-Man:
Beyond the Spider-Verse?
Il film affronterà le conseguenze
del finale cliffhanger di Spider-Man: Across the Spider-Verse, con Miles
Morales (Shameik Moore) bloccato in un universo
alternativo con una versione più cattiva di se stesso. “Ecco
cosa posso promettere, e l’ho detto a proposito del secondo quando
eravamo nel mezzo: Phil Lord, Chris Miller, tutti, i produttori di
questo film, i registi che porteranno… Quello che hanno fatto nel
primo è che tutti i registi sono diventati produttori esecutivi.
Quindi continuano ad aggiungersi. Quello che posso promettere è che
non si fermeranno finché non sarà eccellente”, ha confermato a
ComicBook.com l’attore di Peter B. Parker, Jake
Johnson.
“E se questo significa che
ci vuole un po’ più di tempo, se questo significa che è ancora più
grande, se questo significa che è più lungo – non giocano secondo
le regole di nessuno. Lavorano molto duramente. Come attori, siamo
sempre scioccati quando ci chiamano per registrare l’ultimo film.
Credo che sia stato un mese prima della proiezione, quando non
riuscivamo a credere che stessimo ancora registrando. Quindi non
hanno intenzione di mollare fino a quando non sarà grandioso e non
ho altro che fiducia in loro. Ma per quanto riguarda la possibilità
di svelare qualcosa [sulla storia], non posso farlo”.
Spider-Man: Beyond the
Spider-Verse arriverà al cinema il 4 giugno 2027.
Gli account social
di Netflix
hanno oggi svelato i characters poster per la Stagione 2 di
Mercoledì,
fornendo così un’ulteriore assaggio di ciò che ci si può aspettare
di vedere nei nuovi episodi. Questi poster presentano infatti
alcuni dei protagonisti della prima stagione e che riprenderanno i
rispettivi ruoli anche nella seconda, più qualche attesa new entry.
Qui di seguito, ecco il post con chacters poster in
questione:
Nella seconda stagione di
Mercoledì Jenna
Ortega riprende le iconiche vesti di Mercoledì
Addams, affiancata da Catherine Zeta-Jones, Luis Guzmán e
Isaac Ordoneznei nei ruoli rispettivamente di Morticia,
Gomez e Pugsley Addams. Tra le novità del cast della seconda
stagione vediamo l’ingresso di Steve Buscemi
(Il grande Lebowski, Boardwalk Empire – L’impero del
crimine) e la partecipazione di Christopher
Lloyd (La famiglia Addams, Ritorno al futuro)
come guest star della serie.
Le nuove aggiunte
comprendono anche Billie Piper (Scoop, I Hate
Suzie), Evie Templeton (Return to Silent Hill,
Lord of Misrule), Owen Painter (Le piccole cose
della vita, The Handmaid’s Tale) e Noah Taylor
(Law & Order: Organized Crime, Park Avenue), affiancati da
Joanna Lumley (Fool Me Once, Absolutely Fabulous),
Thandiwe Newton (Westworld, Crash – contatto
fisico), Frances O’Connor (The Missing, The
Twelve), Haley Joel Osment (Il metodo Kominsky,
Somebody I Used to Know), Heather Matarazzo
(Pretty Princess, Scream) e Joonas Suotamo.
“Siamo felici che
nella seconda stagione la Famiglia Addams tornerà alla Nevermore
Academy insieme a un cast da sogno di icone e nuove facce”
hanno commentato i creatori, scrittori e showrunners Al
Gough e Miles Millar.
Orlando Bloom ha rivelato la sua unica
condizione per tornare a interpretare l’elfo dei boschi
Legolas in Il Signore degli Anelli: The
Hunt for Gollum. Sebbene l’ultimo adattamento
cinematografico di Peter Jackson delle opere
fondamentali di J.R.R. Tolkien sia uscito più di
dieci anni fa, la Warner Bros. è pronta a riportare in vita la
Terra di Mezzo sul grande schermo. Il risultato è un film che vedrà
Andy Serkis sia alla regia che, secondo quanto
riferito, nel ruolo di protagonista in uno spin-off della storia
originale de Il Signore degli Anelli.
Sebbene non sia ancora stato
confermato quando il film sarà ambientato nella linea temporale
della Terra di Mezzo, probabilmente avrà luogo vicino a La
compagnia dell’anello, con Aragorn e
Gandalf alla ricerca di Gollum per impedirgli di
rivelare l’ubicazione dell’Unico Anello alle forze di Sauron. Se
così fosse, anche altri personaggi e membri del cast familiari
potrebbero potenzialmente tornare nella Terra di Mezzo, tra cui
Legolas interpretato da Orlando
Bloom, un membro fondamentale della compagnia che
accompagna Frodo. In un’intervista con MovieWeb, Bloom ha ora rivelato
cosa servirebbe per convincerlo a tornare nei panni di Legolas.
“Penso che prima di tutto mi
piacerebbe vedere [Legolas] della stessa età che aveva [nella
trilogia originale]. Mi piacerebbe vederlo agile, spensierato e
guerriero, quindi dovrebbe entrare in gioco l’intelligenza
artificiale. E penso che se me lo chiedessero, direi:
“Assolutamente sì!”. Sarebbe così divertente tornare in Nuova
Zelanda e trascorrere lì tutto il tempo che vorranno. Perché,
onestamente, se c’è un posto al mondo in cui vorrei essere in
questo momento, è proprio la Nuova Zelanda”.
Se il Legolas di Bloom dovesse
tornare in Il Signore degli Anelli: The Hunt for
Gollum, non sarebbe la prima volta che il personaggio
entra a far parte di una storia della Terra di Mezzo di cui
originariamente non faceva parte. Gli adattamenti de Lo
Hobbit di Jackson sono noti per essere stati ampliati da
un singolo libro a una trilogia epica (ma discutibilmente
esagerata), aggiungendo elementi narrativi per soddisfare le
esigenze di una narrazione più lunga. Sebbene Legolas non avesse un
ruolo nel libro di Tolkien, la sua inclusione nei film aveva senso
dal punto di vista tecnico, dato che Bilbo
(Martin Freeman) e i Nani viaggiavano verso la
Foresta Nera e avevano un sinistro alterco con suo padre, il Re
degli Elfi Thranduil (Lee
Pace).
Se la storia di Il Signore
degli Anelli: The Hunt for Gollum si svolge davvero in un
periodo vicino a quello della trilogia originale, come crediamo e
come sembra suggerire Orlando Bloom, allora c’è una possibilità
concreta che Legolas torni sul grande schermo. Ringiovanire i
personaggi nei film e nelle serie TV utilizzando la CGI e
l’intelligenza artificiale non è una novità. Grandi franchise come
il Marvel Cinematic Universe e
Star
Wars hanno utilizzato queste tecniche con vari gradi di
successo, così come registi leggendari come Martin
Scorsese. L’età di un attore non è più un problema
rilevante. La domanda più importante è: la Warner Bros. dovrebbe
rivisitare il passato?
Il mondo costruito da Tolkien ne
Il Signore degli Anelli è vasto e comprensivo, con
molte storie lasciate in sospeso attraverso la Prima, la Seconda e
la Terza Era. Descrivendo la regia del prossimo film come “un
sogno che si avvera“, Andy Serkis ha rivelato che il progetto è
quello di raccontare le storie non sfruttate di questo mondo.
“Abbiamo iniziato a parlarne circa otto mesi fa“, ha
ricordato l’attore. “Dicevano: ‘Andy vogliamo davvero
rinvigorire la Terra di Mezzo. Ci sono così tante storie nuove che
vogliamo coinvolgere“.
Dato che Gollum incontra la sua fine
tra le fiamme del Monte Fato verso la fine de Il ritorno del Re, è lecito aspettarsi che il film si
svolgerà prima di quegli eventi, idealmente anche prima che Frodo
intraprenda il suo viaggio. Questo suggerisce che personaggi
iconici come Aragorn, Boromir,
Gandalf e Legolas potrebbero
tornare in qualche modo, come suggerisce Serkis. Viggo Mortensen, che ha interpretato Aragorn
nella trilogia originale, si è
detto interessato se la trama è quella giusta, e anche Ian McKellen si è detto
pronto a riprendere il personaggio di Gandalf.
“28 ore dopo continua
a essere un film molto amato. Mi capita spessissimo di partecipare
a proiezioni con seguito di Q&A, e per molti spettatori il film
continua a essere rilevante. Con Alex (Garland) abbiamo parlato
spesso di realizzare un sequel, ma solo quando lui è venuto da me
con questa idea ambientata in un momento molto lontano nel tempo
rispetto all’originale, abbiamo deciso di proseguire. Gli unici
paletti erano che avremmo dovuto parlare di Brexit e dei
Teletubbies.” Ha esordito così Danny Boyle in
conferenza stampa, presentando alla stampa romana il suo ultimo
film, 28
anni dopo, co-firmato da Alex
Garland e in uscita nelle sale italiane il 18 giugno
distribuito da Eagle Pictures.
Il franchise è diventato nel
tempo uno dei racconti horror più amati di sempre dagli spettatori.
Come si spiega questo amore del pubblico per il
genere?
“Il mondo diventa sempre meno
comprensibile e l’horror è una risposta a questa confusione. Credo
che il motivo che attrae le persone verso l’horror sia proprio
l’incomprensibilità del mondo. Quando abbiamo realizzato il primo
film, abbiamo pensato che nessuna donna lo avrebbe guardato. Ora i
tempi sono cambiati. Sono molte le donne che vanno a vedere gli
horror, adesso. Le donne in particolare sono state molto loquaci
alle proiezioni di prova di 28 anni dopo, erano
molto preparate sul genere e discutevano articolatamente di questo
film, che è horror ma anche molte altre storie da raccontare.
L’horror ti aiuta a esorcizzare quello che del mondo fa molta
paura.”
E come mai oggi le donne
guardano più horror, secondo Danny Boyle?
“Credo che ora le
donne vogliano vedere i film horror perché ci stiamo liberando del
preconcetto di cosa debbano o non debbano fare le donne. Dopotutto,
chi meglio delle donne conosce il dolore e la
sofferenza?”.
Il film segue le
peripezie del dodicenne Spike. Si tratta di un viaggio di
formazione o di deformazione, visti tutti gli orrori a cui
assiste?
“La nostra idea è di
realizzare una trilogia, tre film autonomi, con questo che apre la
storia, il secondo è già stato girato, mentre per il terzo stiamo
cercando i fondi. Il viaggio di Spike è il viaggio del film. La
comunità in cui cresce si aspetta che segua le orme del padre, ma è
una comunità che rispecchia l’Inghilterra degli anni ’50, una
comunità in cui i ruoli di genere sono ben definiti, ai ragazzi si
insegna a cacciare, uccidere e difendere, le ragazze devono fare
altro. Invece vediamo che le decisioni di Spike sono informate dal
progresso e dall’andare avanti. Sceglie di non tornare a casa
proprio perché impara a far fronte a suo padre e a combattere le
sue battaglie.”
In che modo il Covid e il
post-Covid hanno influenzato la storia scritta da Alex Garland e
Danny Boyle?
“La scena di Londra
deserta che apre il primo film è diventata simbolica, quasi
profetica in tempo di lockdown. Rappresentava il pericolo e questo
sentimento ha nutrito il nuovo film, ma quello che gli ha davvero
dato forma è il modo in cui ci siamo adattati al Covid, perché il
film rispecchia proprio quello che è accaduto con il Covid.
All’inizio c’era una grande paura di quello che stava accadendo, ma
non ci si poteva aspettare che la reazione continuasse a essere di
paura e paralisi, come all’inizio. Si è cominciato a correre
qualche rischio. Dopo 28 anni che in teoria convivi con l’epidemia
di rabbia, cominci a assumerti dei rischi e questo è quello che
fanno i sopravvissuti. Portare un dodicenne sulla terra ferma è
effettivamente folle, ma si diventa familiari con il rischio. Negli
anni anche gli infetti sono cambiati, il virus si è evoluto e ha
cominciato a adattarsi, gli infetti imparano a sopravvivere e a
cacciare, non muoiono più di fame. Hanno dei leader, gli Alpha, e
lavorano in gruppo. Il Covid ha avuto una grande influenza sulla
scrittura con Alex Garland.”
Nel primo film avete parlato
del virus della rabbia, che oggi sembra invece l’unica reazione
possibile a quello che succede nel mondo. Come mai dal punto di
vista di narratore?
“Nel primo film
abbiamo pensato alla rabbia comune, quella che per esempio esplode
quando sei alla guida. Ma le cose sono cambiate. La rabbia comincia
a diventare il setting di default del nostro temperamento, non ci
sono più vie di mezzo, non ci sono fasi intermedie tra l’essere
tranquillo e l’essere arrabbiato. Sono molte le teorie a riguardo.
Penso che la tecnologia deve far parte di questo cambiamento, ci ha
potenziati come individui, ma la vita non è così, non siamo il
centro del mondo. Come il film ricorda, siamo tutti destinati a
finire nello stesso posto.”
Dalle storie che racconta,
sembra che la sua visione del mondo sia molto
pessimista.
“Faccio spesso film
molto oscuri, ma la mia natura è ottimista. Sono fortunato perché
sono una persona curiosa, dicono che la unica cura per la noia sia
la curiosità e che non esiste cura per la curiosità. La curiosità è
un’infinita ricerca e un continuo porsi domande. Sono molto
fortunato, la mia infezione è la curiosità.”
Quali sono le componenti più
importanti di 28 anni dopo, secondo Danny Boyle?
“Nel primo film, i
protagonisti diventano molto rapidamente una famiglia che affronta
le cose, e così anche in questo film volevamo creare una famiglia.
Il film è un horror e uno zombie movie, doveva divertire e
intrattenere i fan del genere, ma volevamo anche che fosse un film
sulla famiglia. Sul modo in cui la famiglia si forma e si frattura,
di come il trauma ha un impatto sulla famiglia, volevamo che il
protagonista imparasse a tenere testa al padre e che imparasse
dalla madre. Che il ragazzino imparasse a seguire la sua strada.
Nelle presentazioni al pubblico, la Sony mostra solo i primi 28
minuti del film, dove l’emozione è trattenuta. Volevamo essere
ambiziosi e che il film non seguisse solo le regole di un buon
sequel, ma che avesse un respiro più ampio e speriamo di esserci
riusciti.”
Il film si inserisce
fieramente nei progetti realizzati in digitale, come ha lavorato
Danny Boyle con questa tecnologia di ripresa?
“Abbiamo usato molte
varietà di camera, molti cellulari, le macchine da presa leggere,
tante tecnologia, non volevamo lasciare un’impronta pesante,
lasciare tracce nella natura in cui ci muovevamo. Molti droni,
senza troupe sul campo, ma solo con gli attori, volevamo essere
molto leggeri, volevamo che questo aspetto tecnologico rimandasse
al primo film (che è stata la prima grande uscita al cinema di un
film in digitale, ndr.) e ora la tecnologia è così avanzata, i
telefoni ti danno grande possibilità, puoi giurare in 4k, ed è
tutto quello che ti serve per il cinema, è un impegno importante ma
vale la pena. Il regista fa un film ogni due anni, ma la crew ne fa
tanti e così per loro è una sfida lavorare in maniera così diversa
dal solito, questo metodo di riprese li ha destabilizzati. Non si
tratta di raggiungere la perfezione ma voglio mostrare proprio le
crepe delle immagini. Credo che il film abbia un aspetto
meraviglioso anche se non perfetto. C’è una scena in cui
Aaron Taylor-Johnson che corre con un telefono in
mano, si è ripreso da solo e per tanto girato che non era
utilizzabile, c’erano quei pochi secondi in cui si vede benissimo,
con nessun altro strumeto avremmo potuto realizzare quel tipo di
ripresa con quell’effetto. Non sono momenti perfetti, ma si
potevano ottenere solo così e ti danno una sensazione
unica.”
La trama di 28 anni dopo di Danny Boyle
Il regista premio Oscar®
Danny Boyle e lo sceneggiatore Alex
Garland, nominato all’Oscar®, si riuniscono per 28
Anni Dopo (28 Years Later), una nuova terrificante
storia ambientata nel mondo di 28 Giorni Dopo (28 Days
Later). Sono passati quasi tre decenni da quando il virus
della rabbia è fuoriuscito da un laboratorio di armi biologiche e
ora, ancora in una quarantena forzata e brutale, alcuni sono
riusciti a sopravvivere in mezzo agli infetti. Un gruppo di
sopravvissuti vive su una piccola isola collegata alla terraferma
da un’unica strada rialzata ed estremamente protetta. Quando uno di
questi lascia l’isola per una missione diretta nel profondo della
terraferma, scoprirà segreti, meraviglie e orrori che hanno mutato
non solo gli infetti ma anche gli altri sopravvissuti.
Apple TV+
ha svelato oggi il trailer ufficiale della terza stagione di
“Fondazione”,
l’epica saga di David S. Goyer, in arrivo l’11
luglio. Basata sui pluripremiati racconti di Isaac Asimov e
interpretata dagli attori nominati agli Emmy Jared
Harris e Lee Pace e da Lou Llobell, la
nuova stagione di 10 episodi farà il suo debutto su Apple
TV+ con il primo episodio, seguito da nuovi episodi settimanali
fino al 12 settembre. La serie Apple Original è prodotta per Apple
TV+ da Skydance Television.
“Fondazione” ha affascinato il
pubblico con la sua intricata costruzione del mondo, le sue
immagini mozzafiato, la sua narrazione audace e le sue
interpretazioni avvincenti. La terza stagione continua l’epica
cronaca di un gruppo di esuli nel loro viaggio per salvare
l’umanità e ricostruire la civiltà in mezzo alla caduta dell’Impero
Galattico.
La trama della terza stagione
Ambientata 152 anni dopo gli eventi
della seconda stagione, la Fondazione si è affermata ben oltre le
sue umili origini, mentre l’Impero della Dinastia Cleonica ha perso
potere. Mentre queste due potenze galattiche stringono un’alleanza
scomoda, una minaccia per l’intera galassia si presenta nella forma
temibile di un signore della guerra noto come “Il Mulo”, il cui
obiettivo è governare l’universo con l’uso della forza fisica e
militare, oltre che con il controllo della mente. Chi vincerà, chi
perderà, chi vivrà e chi morirà non è dato saperlo, mentre Hari
Seldon, Gaal Dornick, i Cleon e Demerzel giocano una partita di
scacchi intergalattici potenzialmente mortale.
La terza stagione di “Fondazione” introduce nuovi personaggi e
star, tra cui Cherry Jones, vincitrice di un Emmy, Brandon P. Bell,
Synnøve Karlsen, Cody Fern, Tómas Lemarquis, Alexander Siddig, il
premio Oscar® Troy Kotsur e Pilou Asbæk. La serie vede anche il
ritorno nel cast di Laura Birn, Cassian Bilton, Terrence Mann e
Rowena King.
“Fondazione” è prodotto per Apple da Skydance Television e
guidato dallo showrunner e produttore esecutivo David S. Goyer,
Bill Bost, David Ellison, Dana Goldberg, Matt Thunell, Robyn
Asimov, David Kob, Christopher J. Byrne, Leigh Dana Jackson, Jane
Espenson e Roxann Dawson anch’essi produttori esecutivi.
La Pixar ha dato una scossa
importante a Gli Incredibili 3 con l’annuncio
che Brad Bird non dirigerà il terzo film. Il
veterano della Pixar ha fatto scalpore con Gli
Incredibili nel 2004 ed è tornato a dirigere il sequel
nel 2018, portando alla conferma che stava sviluppando un terzo
capitolo per chiudere la trilogia. Disney e Pixar hanno poi
annunciato il film al D23 nel 2024. L’annuncio includeva il
riconoscimento del coinvolgimento di Bird, che non era specificato
in dettaglio, ma che aveva portato a credere che sarebbe tornato a
dirigere la famiglia Parr.
Ora è stato però rivelato che Bird
non dirigerà Gli Incredibili 3, con la Pixar che
ha scelto Peter Sohn di Elemental per dirigere il terzo capitolo,
secondo quanto riportato da The Hollywood Reporter. Bird
rimarrà coinvolto nel nuovo film, poiché sta attualmente scrivendo
la sceneggiatura e ne sarà il produttore. Sebbene non sia stata
fornita alcuna motivazione ufficiale per il cambio di regista, THR
osserva che Bird è impegnato nella pre-produzione di un nuovo film
d’animazione, Ray Gunn, che potrebbe aver causato
un conflitto di date. Sohn, dal canto suo, non è nuovo alla serie
degli Incredibili, avendo lavorato come animatore nei due film
precedenti.
Cosa significa per Gli
Incredibili 3 il fatto che Brad Bird non ne sarà il
regista
L’annuncio del cambio di regista per
Gli Incredibili 3 è un segnale significativo dello
stato di avanzamento dello sviluppo del film da parte della Pixar.
Il rapporto sottolinea che Bird sta ancora scrivendo la
sceneggiatura, quindi al momento non esiste una versione
definitiva. Tuttavia, la visione del film è già sufficientemente
chiara da consentire l’ingresso di Sohn nel team e garantire la
continuazione dello sviluppo, anche se Bird dovesse dedicare la sua
attenzione ad altri progetti. La scelta di Sohn indica che il
cambio di regista è stato probabilmente una decisione amichevole
tra Pixar e Bird, non presa esclusivamente dallo studio.
Si tratta comunque di uno sviluppo
significativo per quanto riguarda il calendario di Gli
Incredibili 3. La Pixar avrebbe potuto scegliere di
aspettare Bird se lui fosse stato convinto di voler dirigere il
terzo capitolo. Invece, sembra che questa decisione sia stata presa
per far andare avanti il film. Al momento non c’è una data di
uscita ufficiale. La sostituzione di Bird con Sohn potrebbe
indicare che la Disney vuole che il film esca il prima possibile,
ad esempio nel 2027 o nel 2028.
James Gunn ha difeso con forza la sua amata
serie di film Guardiani della Galassia, anche
contro lo studio che l’ha prodotta. In una recente intervista con
Entertainment Weekly, Gunn ha dichiarato di essersi opposto
alla linea temporale collegata dell’MCU dopo aver visto Thor unirsi ai
Guardiani nel finale di “Avengers:
Endgame”.
“Ho scritto nelle note della
sceneggiatura: ‘Non lo inserirò. Non voglio Thor nei Guardiani. Non
voglio fare un film con Thor’”, ha spiegato Gunn. “Non
capisco molto bene il personaggio. Adoro guardare i suoi film e
adoro Chris Hemsworth come persona. Ma non capisco come scrivere
quel personaggio”.
Le cose sono però andate bene anche
con l’arco narrativo di Thor con i Guardiani. Gunn ha detto che il
regista di Thor:
Love and Thunder, Taika Waititi, si è assunto l’onere di
allontanare Thor dai Guardiani, lasciando così a lui completa
libertà creativa per Guardiani della Galassia Vol. 3. “Hanno scelto di
inserire quel finale in fase di montaggio”, ha detto Gunn a
Rolling Stone all’epoca.
“E non pensavo che ci sarebbe
stato. ‘Endgame’ è uscito subito dopo che avevo deciso di fare di
nuovo ‘Guardiani’. Quindi non ho avuto molta voce in capitolo su
ciò che c’era in ‘Endgame’, e poi è uscito e mi sono detto: ‘Che
ca**o faccio adesso? È stato allora che il presidente della Marvel
Studios Kevin Feige mi ha detto che Taika avrebbe realizzato
Thor:
Love and Thunder e che ci sarebbero stati i Guardiani. Ho
detto: “Grazie a Dio!” … Ad essere sincero, Thor non sarebbe mai
stato nel mio film. Taika si è sacrificato per me. Perché io non lo
avrei inserito”.
Guardiani della Galassia Vol. 3, la
trama e il cast del film diretto da James Gunn
La sinossi ufficiale per Guardiani della Galassia Vol.
3 recita quanto segue: “in Guardiani
della Galassia Vol. 3 la nostra amata banda di disadattati ha un
aspetto un po’ diverso. Peter Quill, ancora sconvolto dalla perdita
di Gamora, deve radunare la sua squadra attorno a sé per difendere
l’universo oltre che per proteggere uno di loro. Una missione che,
se non completata con successo, potrebbe portare alla fine dei
Guardiani così come li conosciamo.“
La serie thriller di Showtime
Yellowjacketsè finalmente tornata con la sua
terza stagione nel 2025, ma la serie sarà presto rinnovata per
una quarta stagione? Sviluppata per la TV da Ashley Lyle e Bart
Nickerson, la serie racconta la storia di una squadra di calcio
femminile di liceo il cui aereo precipita nella natura selvaggia
del Canada nel 1996. Passando dagli anni ’90 al presente, la serie
racconta le conseguenze della loro terribile esperienza e ciò che
hanno dovuto fare per sopravvivere. Con alcuni misteri davvero
raccapriccianti, tra cui il cannibalismo, Yellowjackets
cammina su una corda tesa tra il brivido e l’orrore puro.
La terza stagione vede le cose
raggiungere il culmine quando ogni parvenza di civiltà viene
spazzata via dalle sopravvissute nel 1996, anche con l’arrivo
dell’estate. Nel frattempo, le donne nel 2021 devono lottare per
mantenere i loro preziosi segreti, schivando anche minacce mortali
che sono tornate a perseguitarle. Nonostante l’attesa, la terza
stagione di Yellowjackets è ancora uno dei prodotti più
attesi della TV, e questa è una buona notizia per una potenziale
quarta stagione. Anche se non c’è ancora nulla di confermato sulla
quarta stagione, è altamente probabile che Showtime rinnoverà il
thriller sanguinario per un’altra stagione.
Gli episodi della terza stagione di Yellowjackets
vanno in onda ogni giovedì su Paramount+ con Showtime prima di essere trasmessi
su Showtime ogni domenica.
La quarta stagione di
Yellowjackets non è stata confermata
Anche se a questo punto sembra una
conclusione scontata, Showtime non ha ancora rinnovato
Yellowjackets per una quarta stagione. Ciò non dovrebbe
sorprendere troppo, considerando la novità della terza stagione, ma
probabilmente non ci vorrà molto prima che il destino del thriller
venga deciso. Sebbene la lunga attesa possa essere stata
fastidiosa, è abbastanza chiaro che l’attesa per l’ultima puntata
non è diminuita di una virgola e Yellowjackets ha superato
con successo la tempesta. Ciò significa che l’audience sarà
probabilmente piuttosto alta per la terza stagione, il che fa ben
sperare per una potenziale quarta.
Anche se ci sono piani per
concludere presto la storia, Yellowjackets dovrebbe avere
almeno un altro giro, anche se è difficile indovinare quando
arriverà la notizia. Ogni stagione ha ottenuto ordini di rinnovo
sempre più rapidi, ma la terza stagione, colpita dallo sciopero,
potrebbe rendere Showtime un po’ più titubante nel muoversi troppo
rapidamente. Anche se al momento sembra improbabile un blocco
totale del settore, la rete potrebbe aspettare ancora un po’ per
prepararsi a eventuali imprevisti nel processo di produzione.
Dettagli sul cast della quarta
stagione di Yellowjackets
Come hanno dimostrato le numerose
morti raccapriccianti in Yellowjackets, nessuno è al sicuro
in nessuna delle due
linee temporali. Questo rende piuttosto difficile prevedere il
cast della quarta stagione, anche se ci sono alcuni personaggi
che devono sopravvivere nella linea temporale del 1996 perché
le loro controparti adulte fanno parte della storia attuale. Il duo
Melanie Lynskey e Sophie Nélisse interpreta rispettivamente Shauna
adulta e adolescente, e Nélisse ha almeno la garanzia di
sopravvivere. Allo stesso modo, Tawny Cypress e Jasmin Savoy Brown
interpretano Taissa adulta e adolescente, mentre Christina Ricci e
Samantha Hanratty interpretano Misty adulta e adolescente.
Sebbene la sua controparte adulta
muoia nel 2021, Sophie Thatcher tornerà nei panni della versione
più giovane di Nat, mentre Simone Kessell (2021) condividerà il
ruolo di Lottie con Courtney Eaton (1996). Lauren Ambrose e Liv
Hewson interpretano rispettivamente Van adulta e adolescente,
mentre Kevin Alves interpreta il giovane Travis, la cui controparte
adulta finisce per morire nella linea temporale attuale. Molti
altri ritorni sono molto meno certi, e i nuovi arrivati della
terza stagione come Hilary Swank e Joel McHale potrebbero anche
avere un ruolo nelle stagioni future.
Il cast presunto della quarta
stagione di Yellowjackets include:
Dettagli sulla trama della
quarta stagione di Yellowjackets
Le cose non potranno che
peggiorare nella natura selvaggia
Sebbene l’estate arrivi per il
gruppo intrappolato nella natura selvaggia nella terza stagione di
Yellowjackets, è chiaro che le cose non potranno mai tornare
come prima. Con la tensione sempre presente e misteri come
l’identità della ragazza della fossa ancora irrisolti, è probabile
che la quarta stagione avrà molto su cui lavorare. Sebbene la trama
della terza stagione probabilmente risponderà ad alcune domande, è
altrettanto probabile che ne solleverà di nuove. Detto questo, è
impossibile indovinare cosa succederà nella quarta stagione di
Yellowjackets finché non sarà nota l’intera trama
della terza stagione.
La serie thriller di Showtime
Yellowjacketsè finalmente tornata con
la sua terza stagione nel 2025, ma la serie otterrà presto il
rinnovo per una quarta stagione? Sviluppata per la TV da Ashley
Lyle e Bart Nickerson, la serie racconta la storia di una squadra
di calcio femminile di liceo il cui aereo precipita nella natura
selvaggia del Canada nel 1996. Passando dagli anni ’90 al presente,
la serie racconta le conseguenze della loro straziante esperienza e
le conseguenze di ciò che hanno dovuto fare per sopravvivere.
Svelando alcuni misteri davvero raccapriccianti, tra cui il
cannibalismo, Yellowjackets cammina su una corda tesa tra il
brivido e l’orrore puro.
La terza stagione vede le cose raggiungere il culmine quando
ogni parvenza di civiltà viene strappata alle sopravvissute nel
1996, anche con l’arrivo dell’estate. Nel frattempo, le donne nel
2021 devono lottare per impedire che i loro preziosi segreti
vengano svelati, schivando al contempo le minacce mortali che sono
tornate a perseguitarle. Nonostante l’attesa, la terza stagione di
Yellowjackets è ancora uno dei prodotti più attesi della TV,
e questa è una buona notizia per una potenziale quarta stagione.
Anche se non c’è ancora nulla di confermato sulla quarta stagione,
è molto probabile che Showtime rinnoverà il thriller sanguinario
per un’altra stagione.
Il co-creatore di The Last of Us, Neil
Druckmann ha confermato durante il panel FYC che la terza
stagione sarà incentrata sul personaggio di Kaitlyn Dever, Abby. Come
riportato da Variety, discutendo della
libertà creativa concessa dalla HBO alla serie, Druckmann ha
dichiarato: “Non riesco a credere che ci abbiano permesso di
strutturare la serie in questo modo, ovvero che abbiamo appena
concluso la seconda stagione e la terza stagione avrà come
protagonista – attenzione spoiler – Kaitlyn”.
La seconda stagione si è infatti
conclusa con un cambio di prospettiva dal personaggio di Bella Ramsey, Ellie, ad Abby.
Dever, che ha partecipato al panel virtualmente, ha anche parlato
dell’interpretazione del personaggio di Abby, considerando che
all’inizio della seconda stagione ha ucciso Joel
(Pedro
Pascal), uno dei personaggi preferiti dai fan.
“Credo che le polemiche su Abby non mi abbiano mai preoccupata,
vista la mia prima riunione con Craig e Neil e quanto siano
meravigliosi e talentuosi”, ha detto.
“Non mi sono mai sentita così
coinvolta su un set in vita mia”, ha continuato Dever, “So
che abbiamo appena visto l’episodio 2, girando quella scena nello
chalet… Stavo attraversando un periodo difficile a livello
personale, ma è stata una delle esperienze più belle che abbia mai
avuto come attrice, proprio perché mi è sembrato davvero un grande
lavoro di squadra”. Non resta a questo punto che attendere
maggiori dettagli sulla terza stagione di The Last of
Us e su cosa verrà raccontato di Abby.
La serie The
Last of Us racconta una storia di sopravvivenza
che si svolge vent’anni dopo che la civiltà moderna è stata
distrutta. Joel, un sopravvissuto, viene ingaggiato per far uscire
di nascosto Ellie, una ragazza di 14 anni, da un’opprimente zona di
quarantena. Quello che sembrava un incarico di poco conto diventa
presto un viaggio brutale e straziante, poiché entrambi dovranno
attraversare gli Stati Uniti e dipendere l’uno dall’altro per
riuscire a sopravvivere.
The
Last of Us è scritto e prodotto esecutivamente
da Craig Mazin e Neil Druckmann. La serie è
una co-produzione con Sony Pictures Television ed è prodotta
esecutivamente da Carolyn Strauss, Jacqueline Lesko,
Cecil O’Connor, Asad Qizilbash, Carter Swan e Evan Wells.
Società di produzione: PlayStation Productions, Word Games, The
Mighty Mint e Naughty Dog.
La serie ha per
protagonisti Pedro
Pascal, Bella
Ramsey, Gabriel
Luna e Rutina Wesley. I nuovi
membri del cast di questa stagione includono Kaitlyn
Dever nel ruolo di Abby, Jeffrey
Wright nel ruolo di Dixon, Isabela
Merced nel ruolo di Dina, Young
Mazino nel ruolo di Jesse, Ariela
Barer nel ruolo di Mel, Tati
Gabrielle nel ruolo di Nora, Spencer
Lord nel ruolo di Owen e Danny
Ramirez nel ruolo di Manny. Catherine
O’Hara è anche una guest star in un ruolo non
rivelato.
Una cosa che Mazin e Druckmann non
faranno è andare oltre il materiale di partenza esistente, come il
dramma di genere della HBO Il
Trono di Spade ha fatto dopo aver coperto i cinque
romanzi pubblicati della serie di George R.R. Martin; Martin deve
ancora finire il sesto e il settimo libro previsti. “Non esiste
un mondo in cui vorrei che il nostro show andasse oltre il
materiale di partenza che la gente conosce già“, ha detto
Mazin.
Il popolare spin-off di One
Chicago, Chicago
Med, ha già
goduto di 10 stagioni in onda e ora la serie medica è stata
rinnovata per un’undicesima stagione. Creata dalla leggenda della
TV Dick Wolf e Matt Olmstead, Chicago Med racconta le vicende dei medici, degli
infermieri e del personale del Gaffney Chicago Medical Center, uno
degli ospedali più affollati della metropoli del Midwest. Terzo
spin-off dell’universo condiviso di One Chicago, Med segue le orme
delle altre serie mediche contemporanee raccontando storie
avvincenti di drammi ospedalieri intrecciati alle vite personali
dei personaggi.
La stagione televisiva 2023-2024 è
stata complicata per il franchise One Chicago, poiché tutte e tre
le serie hanno subito importanti ritardi causati dagli scioperi di
Hollywood del 2023. Nonostante la serie di Dick Wolf abbia perso la
finestra di lancio nell’autunno 2023 e sia stata costretta a andare
in onda a metà stagione, nulla ha offuscato la popolarità di One
Chicago e Chicago Med in particolare. Mentre le altre serie di One
Chicago hanno visto importanti abbandoni nelle ultime stagioni,
Chicago Med è rimasta relativamente stabile all’inizio della
stagione 10.
Ultime notizie su Chicago Med –
Stagione 11
Una nuova stagione è in arrivo
con volti familiari
Le ultime notizie sulla stagione 11
di Chicago Med sono che i fan possono aspettarsi l’arrivo
della stagione come parte della stagione televisiva 2025. Tutti e
tre gli show di One Chicago sono stati rinnovati dalla NBC prima
dei loro finali di stagione nel maggio 2025 e torneranno nello
stesso blocco di programmazione in autunno.
Insieme alla notizia del rinnovo,
arriva anche quella che alcuni volti noti del passato dello show
potrebbero tornare nella nuova stagione. Il showrunner Allen
MacDonald ha confermatodi voler riportare alcuni membri del
cast originale che hanno già lasciato la serie:
Ho intenzione di riportare uno o due membri del cast
originale, come ho fatto con Sarah Reese, e ci sto
lavorando.
Non è ancora chiaro chi intende
riportare e per quanto tempo, ma sarà sicuramente una bella
sorpresa per i fan di lunga data della serie.
Chicago Med stagione 11 è
confermata
One Chicago ha dimostrato di
essere uno dei franchise più popolari della TV negli ultimi anni e
la NBC ha continuato a riscuotere un grande successo con i
programmi di Dick Wolf. Ora è stato confermato che Chicago Med
tornerà sulla NBC per la stagione televisiva 2025 insieme a Chicago
Fire e Chicago P.D.Chicago Med aprirà il
blocco One Chicago sul network, continuando ad andare in onda il
mercoledì sera per la stagione televisiva 2025-2026. I
nuovi episodi saranno trasmessi in anteprima in autunno.
Dettagli sul cast della
stagione 11 di Chicago Med
Sebbene non sia ancora stato
confermato nulla sul cast della stagione 11 di Chicago Med, non è
difficile indovinare chi riprenderà i propri ruoli.S.
Epatha Merkerson ha interpretato Sharon Goodwin sin dalla prima
stagioneed è molto probabile che riprenderà il ruolo.
Lo stesso vale per il veterano della TV Oliver Platt, che tornerà
nei panni del dottor Daniel Charles, e Marlyne Barrett nel ruolo di
Maggie Lockwood. Sebbene possano verificarsi diversi
cambiamenti,il resto del personale familiare dovrebbe
tornare, salvo informazioni contrarie.
Sebbene nelle ultime stagioni ci
siano stati alcuni cambiamenti nel cast di Chicago Med, la decima
stagione ha visto un aumento netto del personale del Gaffney. I
nuovi arrivati Sarah Ramos e Darren Barnet sonoentrati a
far parte del cast nella stagione 10 nei panni della dottoressa
Caitlin Lenoxe del dottor John Frost, rispettivamente, e
probabilmente torneranno anche nella stagione 11.
A causa dei nuovi casi medici in
ogni episodio della serie, il pubblico può anche aspettarsi nuovi
guest star ogni settimana. Rimane anche la domanda su quali membri
del cast originale di Chicago Med potrebbero fare la loro
comparsa dopo l’anticipazione dello showrunner sul ritorno di
personaggi del passato.
Dettagli sulla trama della
stagione 11 di Chicago Med
L’unica cosa certa è che la
stagione 11 di Chicago Med vedrà i medici, gli infermieri e il
personale del Gaffney usare le loro conoscenze mediche per
affrontare una serie di emergenze sanitarie che colpiscono la
città.
Prevedere la trama della stagione
11 di Chicago Med è difficile in questo momento perché si sa
ancora molto poco sulla prossima stagione. Come il resto dei suoi
contemporanei di One Chicago, Med non ha mai evitato
trame drammatiche che si diramano da una stagione all’altra, ma
molte delle trame della stagione 10 sono state risolte.
Quello che sappiamo della prossima
stagione è che ci sono alcuni filoni che dovranno essere ripresi.
Hannah ha scoperto di essere incinta, quindi la sua gravidanza e le
conseguenze del fatto che Archer potrebbe essere il padre del
bambino si faranno sentire quando la serie tornerà. Allo stesso
modo, Daniel si è reso conto di non conoscere molto bene le sue
figlie dopo la perdita della moglie, quindi anche la sua vita
personale avrà probabilmente un ruolo importante nella stagione 11
di Chicago Med.
Tenendo questo a mente, l’unica
cosa certa è che la stagione 11 di Chicago Med vedrà
i medici, gli infermieri e il personale del Gaffney usare le loro
conoscenze mediche per affrontare una serie di emergenze sanitarie
che colpiscono la città.
Chicago
Fireha contribuito al lancio della
popolare serie One Chicago sulla NBC, e ora la serie poliziesca sui
vigili del fuoco è stata rinnovata per la quattordicesima stagione.
Ideata dal guru della televisione Dick Wolf, Chicago Fire
segue le vicende degli uomini e delle donne coraggiosi della
caserma dei pompieri 51 della città, mentre affrontano i disastri
più gravi che la metropoli del Midwest ha da offrire. Rapidamente
trasformato in uno spin-off (Chicago
P.D. e Chicago
Med), Chicago Fire si è subito rivelato un altro
successo di Dick Wolf sulla NBC e finora ha goduto di una durata di
quasi un decennio e mezzo.
La storica tredicesima stagione
della serie è ricca di cambiamenti e Chicago Fire sta
entrando in una nuova era dopo l’addio del capo Wallace Boden
(interpretato da Eamonn Walker). Il capo Dom Pascal, interpretato
da Dermot Mulroney, ha preso il posto di Boden, ma il suo stile di
leadership irrita fin da subito la squadra della caserma 51. Questo
stato di continuo cambiamento pone la stagione 14 in una posizione
unica, ma ci sono ancora molte cose che potrebbero accadere e
influenzare il futuro della popolare serie poliziesca.
Ultime notizie suChicago Fire – Stagione 14
La serie è stata rinnovata
insieme alle serie correlate
L’ultima notizia sulla stagione 14
di Chicago Fire è che la stagione 14 arriverà sulla NBC. La
NBC ha deciso di rinnovare tutte e tre le serie attuali di One
Chicago proprio prima del finale di stagione nel maggio 2025. Tutte
e tre faranno parte della stagione televisiva 2025-2026 della NBC e
inizieranno ad andare in onda in autunno. Le tre serie saranno
trasmesse una dopo l’altra nell’ambito del palinsesto autunnale.
Chicago Med aprirà la serata, seguito da
Chicago Fire e Chicago P.D. a chiuderla.
I nuovi episodi di Chicago Fire andranno nuovamente
in onda il mercoledì sulla NBC.
Confermata la stagione 14 di
Chicago Fire
La NBC ha rinnovato tutti e tre i
programmi di One Chicago per ulteriori stagioni durante la loro
breve messa in onda all’inizio del 2024, ed è chiaro che gli
scioperi di Hollywood del 2023 non hanno intaccato la popolarità di
One Chicago. Con questo in mente, la NBC ha aspettato fino a
poco prima del
finale di stagione per rinnovare Chicago Fire per la
stagione 14. La nuova stagione di tutte e tre le serie di One
Chicago è in programma per la stagione televisiva 2025.
Gli scioperi di Hollywood del 2023
hanno ritardato la dodicesima stagione di Chicago Fire, che
andrà in onda tra gennaio e maggio 2024 con solo 13 episodi.
Dettagli sul cast di Chicago
Fire – Stagione 14
Dopo i tumultuosi cambiamenti nel
cast di Chicago Fire tra la dodicesima e la
tredicesima stagione, si sperava che le cose potessero rimanere
stabili in futuro. Tuttavia, due membri importanti del cast
lasceranno la serie dopo la tredicesima stagione: Daniel Kyri
(Darren Ritter) e Jake Lockett (Sam Carver) non torneranno per la
quattordicesima stagione. D’altra parte, sono attesi molti ritorni,
tra cui quello del nuovo arrivato Dermot Mulroney, che è stato
scelto per guidare la squadra nel ruolo del capo Dom Pascal. Allo
stesso modo, anche il personaggio preferito dai fan Kelly Severide
(Taylor
Kinney) sarà presente dopo il suo ritorno a sorpresa a tempo
pieno nella stagione 12.
La paramedica Lyla Novak,
interpretata da Jocelyn Hudon, è stata promossa a personaggio
ricorrente nella tredicesima stagione per colmare il vuoto lasciato
dalla partenza di Sylvie Brett (Kara Killmer) e probabilmente
rimarrà parte della squadra. Lo stesso vale per personaggi come il
tenente Christopher Herrmann, interpretato da David Eigenberg, e
Stella Kidd, interpretata da Miranda Rae Mayo, che hanno continuato
a essere una presenza costante nella serie poliziesca.
Il cast presunto della stagione 14
di Chicago Fire include:
Dettagli sulla trama di Chicago
Fire – Stagione 14
Prevedere i dettagli della trama
della stagione 14 di Chicago Fire è difficile
e facile allo stesso tempo, dato che gli elementi procedurali sono
rimasti costanti di anno in anno. Pertanto, la stagione 14 vedrà
l’equipaggio della caserma dei pompieri 51 rispondere a varie
emergenze potenzialmente letali, cercando di trovare un equilibrio
tra la loro vita lavorativa e quella personale. Ci sono,
tuttavia, numerosi filoni della stagione 13 di Chicago Fire che si
presteranno anche alle trame della stagione 14.
Sebbene Jake Lockett e Daniel Kyri
abbiano confermato di lasciare Chicago Fire dopo la
stagione 13, il finale di stagione non ha fatto nulla di
specifico per eliminare i loro personaggi dalla serie. La stagione
14 dovrà affrontare le ragioni della loro uscita dalla serie e
potenzialmente introdurre nuovi personaggi dopo la loro uscita.
Herrmann ha anche accettato una
retrocessione per consentire a Mouch di diventare tenente. Questo
cambiamento di status professionale avrà probabilmente un’influenza
sulle relazioni nella serie in futuro, e la stagione 14 esaminerà
sicuramente queste dinamiche in evoluzione.
C’è anche la questione di Severide
e Kidd che diventano genitori. Anche se i due hanno cercato di
adottare un bambino, il progetto è fallito nella stagione 13. Il
finale, tuttavia, ha rivelato che stanno aspettando un bambino,
quindi la stagione 14 di Chicago Fire dovrebbe vedere
i due dare il benvenuto al loro bambino, a meno che non ci siano
tragedie per i personaggi. Il modo in cui l’ampliamento della loro
famiglia influenzerà i loro personaggi sarà un filo conduttore
della stagione 14.
Il nuovo spin-off NCIS:
Origins rappresenta un cambiamento importante per la
longeva serie poliziesca, e il prequel incentrato su Gibbs tornerà
per la seconda stagione. In uscita alla fine del 2024, NCIS: Origins racconta le vicende del giovane agente
Leroy Gibbs (interpretato in origine da Mark Harmon e ora da Austin
Stowell) all’inizio della sua carriera a Camp Pendleton nel 1991
sotto la guida del suo mentore, Mike Franks (Kyle Schmid).
Esplorando i primi giorni dell’eroe più amato della serie,
Origins è il primo spin-off di NCIS ambientato in un
periodo precedente alla serie originale e che abbandona il tipico
formato procedurale degli altri spin-off.
Sebbene NCIS sia in onda dal
2003, NCIS: Origins segna la prima volta nella storia del
franchise che uno spin-off prova qualcosa di nuovo. La narrazione
incentrata sui personaggi non solo serve a dare spessore a Gibbs,
ma anche a fornire un contesto cruciale per ciò che accadrà molto
più avanti nella timeline. Invece dei casi settimanali strettamente
focalizzati di NCIS e dei suoi spin-off, Origins (e
il prossimo spin-off Tony & Ziva) mostra una strada da
seguire per NCIS, che continua a stabilire record
televisivi. Detto questo, la seconda stagione di NCIS:
Origins è solo il primo passo in una nuova direzione per
NCIS.
Ultime notizie su NCIS: Origins
– Stagione 2
CBS rinnova Origins per una
seconda stagione
Annunciato tra una serie di altri
rinnovi, l’ultima notizia conferma che NCIS: Origins
stagione 2 è stata rinnovata. La serie prequel non ha faticato a
trovare un pubblico importante durante la sua prima uscita, ed era
logico che la CBS ordinasse altri episodi. Origins è
stata rinnovata insieme alle altre serie del franchise NCIS
e NCIS: Sydney, che non hanno ancora terminato le loro
stagioni attuali. Questo rinnovo anticipato non è solo un buon
segno che NCIS sta prosperando, ma anche che le serie in
arrivo come Tony & Ziva non avranno difficoltà a trovare il
loro posto.
Tony & Ziva è uno spin-off
di NCIS incentrato sui personaggi omonimi che vivono in
Europa e cercano di crescere la loro figlia.
Confermata la seconda stagione
di NCIS: Origins
Il prequel tornerà presto con
nuovi episodi
Con tutto il clamore suscitato
dalla prima stagione di NCIS: Origins, la CBS non ha
impiegato molto a ordinare una seconda stagione. In arrivo alla
fine di febbraio 2025, il network non solo ha rinnovato
Origins, ma ha anche riportato in onda la serie di punta per
la stagione 23 e NCIS: Sydney per la stagione 3. Sebbene
molti dettagli siano ancora sconosciuti sulla seconda stagione di
Origins, è altamente probabile che debutterà come parte
della stagione autunnale 2025 della CBS.
Dettagli sul cast della seconda
stagione di NCIS: Origins
Il cast di NCIS: Origins
è pieno zeppo di personaggi familiari, anche se gli attori
che li interpretano sono cambiati rispetto ai vecchi tempi di
NCIS. Austin Stowell ha ricevuto il difficile compito di
interpretare la versione più giovane di Gibbs, e si è calato
perfettamente nel ruolo. Dato che è la sua storia delle origini a
dare il titolo allo spin-off, è logico che Stowell torni nel ruolo
principale insieme a Kyle Schmid, che interpreta il mentore di
Gibbs, l’agente Mike Franks. Sorprendentemente, Mark Harmon è
tornato a interpretare Gibbs (principalmente come narratore) nella
prima stagione, ma non è chiaro se l’attore intenda farlo diventare
un ruolo a tempo pieno.
Un altro ritorno atteso è quello di
Mariel Molino nei panni dell’agente speciale Lala Dominguez, la cui
trama sembra essere cruciale per la trama quanto quella di Gibbs.
Allo stesso modo, Tyla Abercrumbie dovrebbe tornare nei panni
dell’agente di supporto alle operazioni sul campo Mary Jo Sullivan,
e Diany Rodriguez dovrebbe riprendere il ruolo dell’agente speciale
Vera Strickland, dato che Strickland è un personaggio originale di
NCIS.
Dettagli della trama di NCIS:
Origins – Stagione 2
Allo stato attuale, è
impossibile indovinare esattamente cosa accadrà nella seconda
stagione di NCIS: Origins, dato che il finale della prima
stagione non è ancora andato in onda. A differenza delle serie
procedurali del resto del franchise, Origins probabilmente
utilizzerà narrazioni generali che cresceranno e cambieranno di
stagione in stagione. Probabilmente nella prima stagione Gibbs non
imparerà tutte le abilità fondamentali che ha messo a frutto in
NCIS, e probabilmente ci sono ancora legami importanti che
deve stringere.
La trama emotiva di Gibbs
potrebbe assumere una nuova dimensione in futuro, man mano che
impara ad affrontare il dolore per la perdita della moglie e della
figlia, uccise in un omicidio.
Inoltre, la trama emotiva di Gibbs
potrebbe assumere una nuova dimensione man mano che impara ad
affrontare il dolore per la perdita della moglie e della figlia,
uccise in un omicidio. Questo sviluppo probabilmente plasmerà il
Gibbs di Stowell nel Gibbs stoico e sicuro che gli spettatori hanno
conosciuto nella serie originale, ma NCIS: Origins ha
ancora molta strada da fare prima che l’agente affermato possa
realizzarsi pienamente.
James Gunn ha condiviso un nuovo aggiornamento
su The
Batman – Parte 2, mentre il sequel DC di Matt
Reeves è ancora in lavorazione. Sebbene l’universo DC di
Gunn sia una delle maggiori priorità della DC Studios, si stanno
ancora esplorando i franchise Elseworlds, tra cui l’universo di
The
Batman, che continuerà a concentrarsi sulla versione
di Reeves del Cavaliere Oscuro. A seguito delle voci secondo cui
Reeves non dirigerà il sequel, che Gunn ha poi smentito la cosa, ma
sono in molti a chiedersi ancora quale direzione prenderà il
sequel.
In una nuova intervista con Entertainment Weekly, Gunn ha
nuovamente parlato dello stato di The Batman – Parte
2 con Robert Pattinson, poiché ci sono state molte
domande su cosa sta succedendo con il film DC del 2027. Senza
fornire troppi dettagli, Gunn ha assicurato che Reeves sta
lavorando attivamente al film, affermando: “Ciò che Matt sta
facendo è ancora molto importante, nonostante tutte le voci
contrarie. Dovremmo vedere la sceneggiatura a breve e non vedo
l’ora”.
Cosa significa l’aggiornamento di
James Gunn su The Batman – Parte 2
Sono passati più di tre anni da
The Batman e quel film del 2022 è stato un enorme
successo per lo studio, ma con il modo in cui Reeves opera come
regista, è comprensibile che il sequel stia richiedendo più tempo
del previsto. Con un seguito, l’obiettivo è quello di aumentare la
posta in gioco e rendere la storia più grande, il che giustifica
completamente lo sviluppo accurato di The Batman – Parte
2. Dalle sole dichiarazioni di Gunn, è chiaro che
l’universo del Cavaliere Oscuro rimane una priorità per loro,
indipendentemente dal tempo necessario per realizzare il
sequel.
Considerando che Pattinson ha
dichiarato all’inizio di quest’anno che le riprese di The
Batman – Parte 2 avranno luogo alla fine del 2025 e che,
secondo Gunn, la DC Studios riceverà presto la sceneggiatura di
Reeves, sembra chiaro che le cose stiano andando nella giusta
direzione. Se la sceneggiatura verrà approvata in tempi rapidi, ciò
significa che il casting inizierà sicuramente nel corso dell’anno,
in vista delle riprese principali. C’è però sempre la possibilità
che Reeves apporti alcune modifiche alla sua sceneggiatura, ma solo
il tempo potrà dirlo.
Tutto quello che sappiamo su
The Batman – Parte 2
Come già sottolineato, The
Batman – Parte 2 ha dovuto fare i conti con una serie
di rallentamenti sulla produzione. L’inizio delle riprese del
sequel era previsto per il novembre 2023, con un’uscita prevista
per l’ottobre 2025. Tuttavia, in seguito agli scioperi della WGA e
della SAG-AFTRA del 2023, il tutto era stato rinviato all’ottobre
2026, con le riprese del sequel che avrebbero dovuto avere luogo
all’inizio del 2025. Un ennesimo slittamento ha però ora idealmente
fissato le riprese sul finire del 2025 e un’uscita in sala fissata
all’ottobre 2027.
Lo studio spera naturalmente che il
prossimo film su Batman abbia lo stesso successo del primo.
The Batman del 2022 ha avuto un’ottima performance
al botteghino, incassando oltre 772 milioni di dollari in tutto il
mondo e ottenendo un ampio consenso da parte della critica. Queste
recensioni entusiastiche sono state portate avanti nella stagione
dei premi, visto che il film ha ottenuto quattro nomination agli
Oscar. Nel frattempo, Reeves si è dimostrato interessato ad
espandere la serie DC Elseworlds, con la serie
spin-off di Batman, Il Pinguino, con Colin Farrell nei panni del boss della mafia,
che ha ottenuto ottimi riscontri.
Andy Serkis ha finalmente rivelato quando
inizieranno le riprese di Il Signore degli Anelli: The Hunt
for Gollum. Ambientato tra Lo Hobbit e La
compagnia dell’anello, il film esplorerà più a fondo il
viaggio del personaggio titolare prima dell’incontro con Frodo e
della sua fatidica fine ne Il ritorno del re. Con Serkis
che riprende il suo iconico ruolo dai film de Il Signore degli
Anelli, il pubblico vedrà l’attore interpretare Gollum per la
prima volta dal 2012, quando uscì Lo Hobbit: Un viaggio inaspettato.
Parlando con Collider della realizzazione di
The Hunt for Gollum, AndySerkis ha rivelato che il film è nelle prime fasi
di produzione e che le riprese avranno luogo “tra l’inizio e la
metà del prossimo anno”. Sebbene Serkis affermi ch si tratta
di un “film di notevoli dimensioni”, è entusiasta di iniziare a
lavorarci e sostiene che sarà pronto per l’uscita nel dicembre
2027. “Sono incredibilmente entusiasta di tornare a lavorare
con i miei amici e la mia famiglia in Nuova Zelanda e di realizzare
qualcosa che, credo, sarà sorprendente, ma che allo stesso tempo
sarà parte integrante della tradizione e dell’atmosfera della
trilogia“, ha affermato l’attore.
“La sensibilità del film sarà,
credo, simile a quella della trilogia, ma stiamo approfondendo il
personaggio precedentemente noto come Smeagol, ma più comunemente
conosciuto come Gollum”, ha concluso. Nel complesso, The
Hunt for Gollum sembra essere sulla buona strada con il suo
programma di produzione. Anche se l’uscita del film su Gollum è
stata posticipata di un anno, sembra che il team dietro al progetto
sia quasi pronto per iniziare le riprese. Spesso ci vogliono uno o
due anni per girare e montare un blockbuster hollywoodiano, quindi
iniziare in qualsiasi momento tra gennaio e giugno 2026 dovrebbe
dare ai registi abbastanza tempo per finire Il Signore
degli Anelli: The Hunt for Gollum.
I commenti di Serkis suggeriscono
anche che la storia rimarrà fedele alla tradizione e all’estetica
della trilogia Il Signore degli Anelli di Peter
Jackson, soprattutto perché le riprese si svolgeranno in
Nuova Zelanda, come i precedenti film della serie. Allo stesso
modo, Serkis ha lasciato intendere che il film esplorerà il
personaggio di Smeagol/Gollum in un modo che nessun altro film ha
mai fatto prima. Questo dovrebbe contribuire a rendere Il
Signore degli Anelli: The Hunt for Gollum uno studio epico
e unico di uno dei personaggi più affascinanti della saga.
Il mondo costruito da Tolkien ne
Il Signore degli Anelli è vasto e comprensivo, con
molte storie lasciate in sospeso attraverso la Prima, la Seconda e
la Terza Era. Descrivendo la regia del prossimo film come “un
sogno che si avvera“, Andy Serkis ha rivelato che il progetto è
quello di raccontare le storie non sfruttate di questo mondo.
“Abbiamo iniziato a parlarne circa otto mesi fa“, ha
ricordato l’attore. “Dicevano: ‘Andy vogliamo davvero
rinvigorire la Terra di Mezzo. Ci sono così tante storie nuove che
vogliamo coinvolgere“.
Dato che Gollum incontra la sua fine
tra le fiamme del Monte Fato verso la fine de Il ritorno del Re, è lecito aspettarsi che il film si
svolgerà prima di quegli eventi, idealmente anche prima che Frodo
intraprenda il suo viaggio. Questo suggerisce che personaggi
iconici come Aragorn, Boromir,
Gandalf e Legolas potrebbero
tornare in qualche modo, come suggerisce Serkis. Viggo Mortensen, che ha interpretato Aragorn
nella trilogia originale, si è
detto interessato se la trama è quella giusta, e anche Ian McKellen si è detto
pronto a riprendere il personaggio di Gandalf.
Dal mondo di John Wick:
Ballerina apre un nuovo capitolo della
saga di John Wick, che riesce comunque a collegare la missione
di Eve, volta a salvare una ragazzina da una setta misteriosa, alla
trama già consolidata di John. Ambientato durante gli eventi dei
film precedenti della saga di John Wick, Ballerina
segue le vicende di un’altra allieva della Roma Ruska, Eve Macarro.
Figlia di un assassino professionista morto per proteggerla da una
setta misteriosa, Eve è stata cresciuta principalmente dal
Direttore, ma sfida gli ordini di indagare sulla setta, rischiando
di scatenare una guerra tra le due fazioni.
I personaggi di Ballerina
sono tutti avvincenti a modo loro, e si ritagliano un proprio
spazio nella trama generale di
John Wick. Eve e John si incrociano anche in due occasioni,
arrivando alle mani (e collaborando) la seconda volta. Ecco come si
svolge la battaglia di Eve Macarro contro la setta in
Ballerina, come si intreccia con John Wick: Capitolo 3 – Parabellum e come prepara il
futuro di Eve nella serie John Wick.
La setta mette una taglia su
Eve Macarro: come si prepara il sequel di Ballerina
Il misterioso culto al centro di
From the World of John Wick: Ballerina conclude il film
mettendo una taglia enorme su Eve Macarro, mettendo in pericolo la
sua vita e preparando le sue prossime avventure. Alla fine di
Ballerina, Eve si è fatta strada attraverso la base del
Culto a Hallstatt, massacrando tutti i membri del Culto che
incontra lungo il percorso. Ha persino eliminato il Cancelliere,
apparentemente evitando una guerra con i Ruska Roma (e placando il
desiderio del Direttore di vederla morta). Tuttavia, il Culto si
vendica offrendo una ricompensa enorme per la sua morte.
Ballerina termina con Eve
che si avvia verso un futuro incerto. Eve è ora effettivamente
sola, anche se conserva alcuni alleati come Winston. Qualsiasi
storia futura che coinvolga Eve potrebbe ruotare attorno ai suoi
sforzi per stare un passo avanti agli assassini che la cercano e
alle misure che dovrà prendere per evitarli, soprattutto dopo che
il suo legame con i Ruska Roma è stato così danneggiato dalla sua
sfida al Direttore. Eve potrebbe nascondersi, fuggire o persino
passare all’offensiva per combattere il Culto prima che loro la
prendano.
John Wick fa il suo lavoro a
Hallstatt?
Quando il Cancelliere minaccia di
scatenare una guerra che potrebbe spazzare via i Ruska Roma a causa
delle azioni di Eve, il Direttore gli offre i servizi di John
Wick per eliminare la giovane agente. John ha poco tempo per
ucciderla e inizialmente sembra avere un vantaggio su di lei.
Tuttavia, John simpatizza con Eve e alla fine le concede tutto il
tempo a sua disposizione per completare la sua missione. Se ci
riesce, lui non dovrà portare a termine il proprio compito e
ucciderla, ma per preservare i Ruska Roma, la ucciderà se il tempo
a sua disposizione finirà.
Nonostante la promessa fatta al
direttore di uccidere Eve, John la salva durante la sparatoria con
il Culto, offrendole i suoi servizi come cecchino e aiutandola
contro alcuni dei soldati più duri del Cancelliere. Alla fine, Eve
porta a termine la sua missione e salva la propria vita, mentre
John (e di conseguenza i Ruska Roma) sono soddisfatti che il
conflitto sia stato risolto. Sebbene John tecnicamente non abbia
svolto il suo lavoro durante la missione a Hallstatt, ha
comunque raggiunto lo stesso obiettivo (evitando alla Ruska Roma
una guerra con il Culto) aiutando Eve a sconfiggerli.
Come la storia di Ballerina si
inserisce nella cronologia di John Wick
Mentre la sequenza iniziale della
storia di Eve si svolge molto prima degli eventi dei film di
John Wick, gran parte di Ballerina si svolge
parallelamente agli eventi di John Wick 3:
Parabellum. Durante il suo addestramento con i Ruska
Roma, Eve assiste a John che “paga il suo debito” con
l’organizzazione per cercare di evitare l’Alto Consiglio. Eve parla
anche brevemente con John prima che lui parta per Casablanca per
incontrare Sofia. Il film fa poi un piccolo salto in avanti per
mostrare Eve sul campo e infine impegnata nella sua missione per
sconfiggere il Culto.
Ballerina si svolge in gran
parte durante gli eventi di John Wick 3: Parabellum, con il
regista che sembra chiedere un favore a John qualche tempo dopo che
lui ha “pagato il suo debito”. È difficile collocare questo evento
nella cronologia esatta, ma potrebbe essere durante quel breve
lasso di tempo dopo che John ha giurato fedeltà all’Anziano, ma
prima di disobbedire al suo ordine di uccidere Winston. Questo
collocherebbe gran parte di Ballerina nella settimana in cui
si svolge la maggior parte del terzo film di John Wick.
Ciò suggerisce che un sequel di Ballerina potrebbe
riprendere durante o dopo gli eventi di John Wick: Capitolo
4.
Chi è a capo del Culto dopo la
morte del Cancelliere?
Il Cancelliere è presentato come
l’antagonista principale di Ballerina fin dall’inizio del
film, quando arriva per affrontare Javier riguardo alla sua
defezione dal Culto insieme a Eve. La sua morte (così come la
distruzione totale di Hallstatt) sembrerebbe essere un grave colpo
per il Culto. Tuttavia, Ballerina suggerisce che il Culto
abbia operato dietro le quinte per secoli, con il finale del film
che dimostra che il Culto ha ancora abbastanza influenza e
potere da mettere una taglia molto alta su Eve.
In tutto il film Ballerina
si accenna al fatto che il Culto sia un’antica cospirazione vecchia
quanto l’Alto Tavolo, se non di più.
La nuova leadership del Culto
rimane un mistero per il pubblico, sollevando interrogativi su
come potrebbe influire sulle trame future della serie John
Wick. Il Culto stesso è avvolto nel mistero, tanto che nemmeno
il vero nome dell’organizzazione viene rivelato. Con l’Alto
Tavolo che sembra fare un passo indietro come antagonista
principale nel futuro di John Wick, il mistero della sua
nuova leadership e il suo desiderio di vendetta contro Eve e coloro
che l’hanno aiutata potrebbero diventare il motore narrativo della
serie.
I genitori di Eve sono entrambi
personaggi minori ma importanti in Ballerina, anche se il
padre non appare nel film. La madre di Eve era membro del Culto e
alla fine ha sposato Javier nonostante fosse un “estraneo”.
Accettati nel loro stile di vita,
la coppia ha avuto due figlie: Lena ed Eve. Alla fine, stanco della
setta e dei suoi metodi, Javier è fuggito portando con sé Eve,
ancora innocente. Javier ha lasciato Lena con la setta, temendo che
la figlia maggiore fosse troppo indottrinata e potesse minacciare
Eve.
Mentre il destino della madre di
Eve rimane oscuro, il Cancelliere suggerisce che lei abbia “pagato
il prezzo” per la sua defezione. Javier viene ucciso nella prima
sequenza di Ballerina, mentre salva Eve dalle grinfie della
setta, ma a costo della propria vita. Anche se Javier non c’è più,
c’è la possibilità che la madre di Eve e Lena sia ancora là
fuori e collegata alla setta, il che potrebbe preparare il
terreno per la sua apparizione in un futuro sequel di
Ballerina.
Il vero significato di
Ballerina
Ballerina è in definitiva un
film su una donna che sceglie di essere una guardiana vendicatrice
piuttosto che ciò che il mondo vuole da lei. Invece di essere un
membro fedele della Roma Ruska o un’innocente come sperava suo
padre, Eve sceglie di indagare sulla setta e poi salvare Ella
dalle loro grinfie. Eve rifiuta di unirsi al Culto e diventare
una delle loro soldatesse, sfidando il Cancelliere semplicemente
sopravvivendo ai suoi tentativi di ucciderla. Ballerina è un
film divertente che punta più sull’azione creativa che su grandi
temi.
Tuttavia, la resilienza di Eve e
il suo ruolo di guardiana di fronte al mondo pericoloso che la
circonda sono il grande insegnamento morale del film. Eve
lavora per onorare suo padre e aiutare un uomo che sta vivendo la
stessa esperienza che ha vissuto lui, salvando una bambina
dall’essere orfana proprio come lei un tempo. Tutto questo dipende
dalle scelte di Eve, una scelta che la separa da sua sorella Lena,
che tragicamente non ha mai avuto una scelta del genere prima di
diventare un braccio del Culto. Ballerina è in
definitiva la storia di una donna che sceglie di essere una
guardiana invece che una semplice soldatessa.
La serie crime drama britannica
originale Paramount+MobLand
è diventata un successo per la piattaforma di streaming all’inizio
del 2025, ma la serie verrà rinnovata per una seconda stagione?
Sviluppata per il piccolo schermo da Ronan Bennett (con Guy Ritchie
come produttore), MobLand racconta la storia della famiglia
Harrigan, il cui “facilitatore”, Harry Da Souza (Tom
Hardy), ha il compito di porre fine alla faida con gli
Stevenson. Con un cast stellare composto dai migliori talenti
britannici, MobLand continua la tradizione di serie come
Peaky
Blinders, ma con il ritmo serrato e incisivo di una
produzione di Guy Ritchie.
Il percorso di MobLand verso
il piccolo schermo è stato insolito, poiché originariamente era
stato sviluppato come uno spin-off della popolare serie Showtime,
Ray Donovan. Tuttavia, ben presto si è discostato dal
concetto originale ed è diventato la serie autonoma che abbiamo
visto nella prima stagione. Questo cambiamento ha permesso a
MobLand di prosperare e la serie, ancora agli esordi, ha ora
la possibilità di costruirsi una propria eredità senza il peso di
un franchise già affermato. Ora, con la guerra tra gli Harrigan e
gli Stevenson terminata dopo la fine della prima stagione di MobLand, ma con minacce
più grandi da affrontare, la storia di Harry è pronta per una
seconda stagione.
Tom Hardy ha parlato del
potenziale della seconda stagione
Con la prima stagione che continua
a regalare episodi emozionanti ogni settimana, le ultime notizie
vedono
Tom Hardy parlare della seconda stagione di MobLand.
Sebbene non sia ancora stato confermato nulla, l’attore ha rivelato
che c’è un piano per continuare la storia oltre la prima stagione.
Dopo aver confermato che MobLand non è destinato a essere una
miniserie, il pluripremiato attore ha iniziato a speculare su cosa
potrebbe succedere nella serie poliziesca londinese. “Diventerà
internazionale?”, ha riflettuto Hardy, prima di aggiungere: “Ci
sono elementi internazionali nel crimine organizzato, che vengono
accennati nella prima stagione”.
Sarebbe il passo successivo più
logico per la serie, e una serie come MobLand non potrà
che aumentare la tensione, senza mai allentarla. Ciò sarebbe in
linea con la prima stagione, che ha introdotto Jaime come leader di
una gang messicana e l’arrivo dell’americana Kat McAllister, che
sembra essere il personaggio più potente dell’intera serie. La
storia tra lei e Harry è lungi dall’essere finita, quindi avrebbe
senso spingersi ancora più lontano.
Leggi qui sotto il commento
completo di Hardy:
Il piano è sicuramente quello di
realizzare altre stagioni. La domanda è: diventerà internazionale?
Ci sono elementi internazionali nella criminalità organizzata, che
sono stati accennati nella prima stagione. Il controllo della
droga, delle munizioni, delle armi, delle persone e di ogni genere
di cose che passano attraverso l’Europa e dall’Africa al Sud
America, al Pakistan… e le merci variabili che circolano in
Europa.
In ogni paese europeo ci sono
famiglie coinvolte che lottano per il potere e per ottenere lo
status che permette loro di movimentare questo tipo di merci. E chi
controlla tutto questo e come si inserisce nel contesto
mondiale?
La seconda stagione di
MobLand non è stata confermata
Paramount+ non ha ancora
rinnovato la serie
Nonostante il fatto che MobLand
abbia ottenuto finora risultati eccezionali per la piattaforma di
streaming,Paramount+ non ha ancora rinnovato la
serie. Ciò non è particolarmente sorprendente,
soprattutto se si considera la miriade di parametri che determinano
il successo o il fallimento delle moderne serie TV in streaming. A
differenza delle serie televisive tradizionali, che dipendono in
gran parte dagli indici di ascolto in diretta,Paramount+
valuta probabilmente le statistiche a lungo termine per determinare
se il pubblico è davvero coinvolto nella serie.
La premiere della prima stagione
di MobLand è stata vista da 2,2 milioni di spettatoriil
giorno della sua uscita, un record per Paramount+.
Tuttavia, MobLand probabilmente
non sta faticando in queste categorie, soprattutto grazie al
carisma dei suoi protagonisti. I drammi polizieschi stanno
spopolando in streaming e MobLand è l’ennesimo esempio della loro
popolarità. La piattaforma di streaming non è nuova al genere, con
serie come Tulsa King, Mayor of Kingstown e Dexter: Original Sin, che costituiscono alcune
dellemigliori serie originali di Paramount+.
Considerando che la premiere di MobLand ha segnato un debutto
record per il servizio e che la serie continua ad avere ottimi
risultati, è probabile che la seconda stagione venga
confermata.
Dettagli sul cast della
seconda stagione di MobLand
Sebbene la prima stagione si
concluda con lui pugnalato dalla moglie Jan,è altamente
probabile che Harry tornerà come protagonista della seconda
stagione di MobLand. Allo stesso modo, anche se
potrebbero non avere il pieno controllo del loro impero, Pierce
Brosnan e Helen Mirren torneranno probabilmente nei panni di Conrad
e Maeve.
Anche la maggior parte degli
altri membri della famiglia Harrigan dovrebbe tornare, con
ulteriori sviluppi dopo la rivelazione della vera identità dei
genitori di Eddie e i piani di Kevin di prendere il controllo
dell’azienda.
Anche la maggior parte degli
altri membri della famiglia Harrigan dovrebbe tornare, con
ulteriori sviluppi dopo la rivelazione della vera identità dei
genitori di Eddie e i piani di Kevin di prendere il controllo
dell’azienda. Tuttavia, alcuni attori non torneranno dopo diverse
morti nel finale della prima stagione di MobLand, in particolare la
scomparsa di Richie Stevenson, interpretato da Geoff Bell.
Tom Hardy ha già anticipato un
colpo di scena internazionale per una potenziale seconda stagione,
il che significa che il cast futuro diMobLand includerà
anche un sacco di nuovi nomi. Tuttavia, è impossibile
sapere chi saranno questi nuovi attori fino a quando non saranno
disponibili ulteriori informazioni.
Dettagli sulla trama della
seconda stagione di MobLand
Il finale della prima stagione di
MobLand è stato drammatico, con diversi colpi di scena e
diverse morti, mentre Harry ha messo fine alla guerra tra Harrigan
e Stevenson. Usando O’Hara, che aveva lavorato con Richie, ha
incastrato gli Stevenson, che sono caduti nella trappola. Richie e
i suoi uomini sono stati tutti eliminati, mentre Harry ha anche
ucciso O’Hara per sicurezza.
Harry riuscirà anche a liberare
Conrad e Maeve dalla prigione, ma questo non significa che le cose
torneranno alla normalità. Il segreto che Eddie è il figlio di
Conrad è stato svelato, Eddie stesso ha quasi ucciso Bella, e Kev e
Bella sono più uniti che mai, con il primo determinato a prendere
il controllo dell’impero.
Dopo aver rifiutato Kat
McAllister, [Harry] dovrà ora affrontare qualsiasi vendetta lei
abbia in serbo per lui, che potrebbe costituire il fulcro della
trama della seconda stagione.
Le cose non sembrano andare bene
per Harry all’inizio della seconda stagione di
MobLand. Jan ha finalmente deciso di lasciarlo… prima
di pugnalarlo accidentalmente al petto, con ciò che accadrà dopo
ancora da confermare. Supponendo che non sia fatale, avranno dei
problemi seri da risolvere, ma questo non è nemmeno il problema più
grande per lui. Dopo aver rifiutato Kat McAllister, dovrà ora
affrontare qualsiasi vendetta lei abbia pianificato, che potrebbe
costituire il fulcro della trama della seconda stagione.
Il finale di stagione di MobLand
di Ronan Bennett ha visto la guerra tra gli Harrigan e gli
Stevenson giungere a una fine improvvisa e violenta, e nel
frattempo i membri chiave dell’organizzazione criminale degli
Harrigan sono entrati in un mondo più grande e pericoloso. Con
Conrad e Maeve dietro le sbarre, Harry Da Souza ha messo in atto il
suo colpo da maestro per porre fine alla guerra con gli Stevenson
una volta per tutte.
Verso il finale esplosivo, sono
stati risolti diversi misteri chiave che circondavano la cerchia
ristretta degli Harrigan, in particolare l’identità del traditore
che da mesi forniva informazioni a Richie. Harry ha sfruttato la
fiducia di Richie nell’avvocato degli Harrigan, O’Hara Delaney, per
incastrare il boss della malavita del sud di Londra e tutti i suoi
soldati, consentendo a Harry, Kevin, Paul, Zosia e Kiko di
eliminarli tutti in un’imboscata simultanea.
Altrove, Kevin rivendica il trono
dell’impero criminale degli Harrigan, rifocalizzato dall’esorcismo
del suo tormentatore di lunga data, la guardia carceraria Alan
Rusby. Dopo aver confermato che Eddie era in realtà il figlio di
Conrad e di sua moglie Bella, Kevin ha completamente rinnegato
Eddie, designandolo come un problema di Conrad e non suo.
Sebbene molti dei misteri della
prima stagione di MobLand siano stati risolti e il conflitto con
gli Stevenson sia giunto al termine, il finale ha fatto molto per
preparare una seconda stagione ancora non confermata. Gli eventi
della prima stagione hanno inavvertitamente trascinato gli Harrigan
in un mondo criminale molto più vasto rispetto ai territori
londinesi che condividevano con gli Stevenson. Ci sono molte storie
da esplorare nella prossima fase di crescita dei membri
dell’organizzazione criminale Harrigan, insieme alla prossima serie
di nemici che hanno provocato la loro ira.
Harry, interpretato da Tom
Hardy, sopravviverà dopo essere stato pugnalato da Jan?
La sua frustrazione si
manifesta in un breve momento di violenza
La scena finale della prima
stagione di MobLand è stata molto più intima rispetto alle
grandi scene d’azione che hanno dominato la parte centrale
dell’episodio finale. Harry è tornato da Jan nel rifugio sicuro,
dove lei ha finalmente dato sfogo alla sua rabbia, paura e
frustrazione per la situazione in cui lei e Gina si trovano,
intrappolate nel loro attuale stile di vita pericoloso. Nella sua
frustrazione, Jan ha commesso un piccolo lapsus freudiano e ha
accidentalmente pugnalato Harry al petto con un coltello da
cucina.
Data la prevalenza di
Tom Hardy nella serie e la sua reazione calma e
misurata alla pugnalata, è quasi certo che non morirà per la
ferita (anche se tecnicamente il suo destino è lasciato
incerto). Francamente, il cliffhanger è probabilmente una
precauzione nel caso in cui Tom Hardy non torni o non possa tornare
per un’altra stagione di MobLand. Ora hanno un modo semplice per
eliminarlo dalla serie e dare a Jan, interpretata da Joanne
Froggatt, un conflitto da risolvere.
Alla fine dell’episodio, Conrad
esce dalla sua cella, circondato dagli altri detenuti della
prigione. Lo accolgono con applausi e acclamazioni, che Conrad
assorbe completamente, perché, come è stato chiarito in diverse
occasioni, tiene alla sua reputazione più di ogni altra cosa. Come
Conrad “100 Guns” Harrigan, era il signore del crimine più temuto
di Londra e si era guadagnato senza dubbio il rispetto e
l’ammirazione dei criminali di tutta la città. Ora in prigione con
tutti gli altri, Conrad viene celebrato per i suoi decenni di
famigerata malvagità.
Spiegata la motivazione di
Maeve nel corso della serie
Certo, la ragione delle incessanti
macchinazioni di Maeve è un po’ inconsistente e sembra quasi che se
la sia inventata sul momento. Tuttavia, quando lei e Conrad parlano
al telefono che hanno contrabbandato nelle loro celle, Maeve
osserva che tutto ciò che ha fatto, compreso aizzare Eddie contro
Tommy Stevenson e scatenare una guerra, chiamare anonimamente la
polizia per metterli sulle tracce di Harry o fornire la posizione
di Seraphina a Richie Stevenson in persona, faceva tutto parte di
una sua prova personale. In poche parole, Maeve voleva vedere
quali membri della famiglia valevano la pena di costruire un
futuro.
Il finale fornisce anche alcune
informazioni fondamentali sul perché Maeve fosse così affezionata a
Eddie e odiasse Seraphina. Maeve ha sempre saputo che Eddie non era
realmente suo nipote e lo ha conquistato quando era ancora un
ragazzino. Lo ha praticamente cresciuto come l’erede dell’impero
Harrigan, a cui tiene più di ogni altra cosa. Con Eddie al suo
posto, Maeve ha anche in mente di diventare la regina del suo
regno, in modo da poter continuare a governare per procura; ciò non
sarebbe stato possibile con un’adulta Seraphina a capo della
famiglia.
Kevin è ora a capo dell’impero
Harrigan?
La vita di Kevin Harrigan è stata
senza dubbio tragica, essendo cresciuto con Conrad e Maeve come
genitori in un’organizzazione criminale. In prigione fin da
giovane, è stato violentato molte volte, il che lo ha reso ancora
più vulnerabile alla volontà del suo malvagio padre. Kevin è stato
ingannato per anni sulla vera identità del suo presunto figlio e ha
vissuto con una moglie che alle sue spalle corteggiava il suo
migliore amico. Il finale di MobLand ha visto Kevin
iniziare a riprendersi ciò che gli spetta di diritto, non solo
in termini di controllo sull’organizzazione criminale degli
Harrigan, ma anche sulla propria vita.
Il suo cognome lo porterà
solo fino a un certo punto; Kevin deve guadagnarsi il controllo
dell’impero criminale degli Harrigan.
Con Conrad e Maeve ancora vivi, il
percorso di Kevin verso il trono non sarà facile. Ha l’amore e il
rispetto di Harry, ma dovrà guadagnarseli da tutti i soldati
dell’organizzazione criminale Harrigan se vuole davvero governare
l’impero. Non solo, spetterà a Kevin farsi rispettare e temere dai
suoi nemici e rivali. Richie potrebbe essere morto, ma Kevin ora ha
a che fare con personaggi più importanti come Jaime Lopez e Kat
McAllister. Il suo cognome lo porterà solo fino a un certo punto;
Kevin dovrà guadagnarsi il controllo dell’impero criminale degli
Harrigan.
Il finale di MobLand rivela la
vera storia di Bella
La frustrante mancanza di dettagli
sul piano di Bella che coinvolgeva suo padre, il ministro
dell’Interno, il francese Antoine e il suo cliente (un trafficante
d’armi siriano sotto sanzioni) è finalmente stata risolta nel
finale di stagione. Attraverso una serie di notizie di cronaca
trasmesse sul telefono e sul computer di Bella, abbiamo appreso che
suo padre era stato arrestato con l’accusa di ricatto o lobbying
illegale. Bella ha organizzato l’incontro con il trafficante d’armi
per poter incastrare suo padre con prove video dei suoi affari
loschi, tutto per vendicarsi dello stupro e dei tormenti subiti da
bambina.
Perché Harry rifiuta Kat e come
si vendicherà lei?
Harry si è seduto a tu per tu con
Kat nel finale di stagione di MobLand, e come previsto lei
ha chiesto a Harry di ripagare il favore che lui le aveva fatto
salvando la vita a Seraphina ad Anversa e organizzando l’incontro
tra Conrad e Jaime. Sfortunatamente, quel favore consisteva
nell’aiutarla a eliminare i restanti Harrigan in modo che Kat
potesse prendere il controllo del traffico di droga e armi a
Londra. Harry rifiuta categoricamente per pura lealtà verso gli
Harrigan in generale, ma in particolare verso il suo migliore amico
Kevin, che era nella lista delle persone da uccidere di Kat.
Come è stato stabilito, Kat
McAllister è una delle persone più potenti al mondo nel mondo della
criminalità, anche se la natura del suo ruolo o delle sue
connessioni rimane sconcertante e poco chiara. È stata avanzata
l’ipotesi popolare che fosse una sorta di agente segreto della CIA,
dell’MI6, ecc., ma il fatto che volesse entrare nel traffico di
droga e armi di Londra indica che lei stessa è un’importante
signora del crimine. È ormai assodato che essere in debito con
lei è un grave errore, ma ora anche Harry si è messo un bersaglio
sulla schiena.
È interessante notare che Kat ha
contattato Seraphina Harrigan durante il finale di stagione, il che
potrebbe essere la sua mossa ora che Harry le ha voltato le spalle.
Invece di spazzare via gli Harrigan, Kat potrebbe cercare di
mettere Seraphina a capo della famiglia come suo burattino.
Seraphina è una donna d’affari intelligente e risoluta, con il
cognome giusto e una buona reputazione a Londra, quindi ha
perfettamente senso come alleata di Kat. Potrebbe essere lo
strumento definitivo di Kat per vendicarsi di Harry, minando
l’impero degli Harrigan dall’interno.
Ci sarà una seconda stagione di
MobLand?
MobLand è stato un successo
in streaming per Paramount+ fin dall’inizio. La settimana della
prima ha attirato 8,8 milioni di spettatori (con 2,2 milioni di
spettatori il giorno della prima), rendendolail più grande
lancio di sempre per una serie sulla piattaforma, superando
grandi successi come 1923, Tulsa King e
Landman. La serie ha continuato ad accumulare numeri di
streaming ogni settimana e, in previsione del finale di stagione,
ha conquistato i primi tre posti nella classifica di streaming di
Samba TV, secondo
Yahoo. I numeri giustificano sicuramente una seconda stagione
di questo crudo dramma poliziesco.
Tom Hardy ha
dichiarato a The Hollywood Reporter che “il piano è
sicuramente quello di vedere altre stagioni”. Il modo in cui
finisce la prima stagione indica chiaramente che la narrazione
generale è solo all’inizio per i membri della cerchia ristretta di
Harrigan, che hanno acquisito un nemico ancora più temibile di
Richie Stevenson nella pericolosa Kat McAllister interpretata da
Janet McTeer. Sebbene la seconda stagione non sia ancora stata
confermata, è prassi comune attendere la fine della stagione
televisiva prima di fare annunci del genere, e sembra lecito
supporre che sia così anche in questo caso.
1917 di
Sam Mendes ha una trama relativamente semplice per
gran parte della sua durata, ma il finale del film è più complesso
di quanto alcuni potrebbero pensare. Il film di Mendes è un’epopea
bellica coinvolgente ed emozionante, con lo stile
cinematografico in piano sequenza di 1917 che coinvolge il
pubblico a un livello più profondo. Anche se il film sembra girato
in un’unica ripresa, i tagli segreti di 1917 sono
sapientemente nascosti. Questo stile di produzione ha fatto sì che
il film di guerra diventasse rapidamente uno dei favoriti ai premi,
così come il fantastico cast corale di 1917.
1917 segue due soldati
britannici, i caporali Will Schofield (George
MacKay) e Tom Blake (Dean-Charles Chapman), incaricati
di consegnare un messaggio al Secondo Battaglione del Reggimento
del Devonshire. Devono dire al colonnello Mackenzie, interpretato
da Benedict Cumberbatch, di annullare un attacco pianificato; i
tedeschi non sono fuggiti come si credeva, ma hanno invece
effettuato una ritirata tattica, in attesa di tendere un’imboscata
alle truppe britanniche. Ispirato
a una storia vera, il recente successo online di 1917 ha
attirato l’attenzione sul suo finale, un climax emozionante e ricco
di significati e temi nascosti più profondi.
Cosa succede nel finale di
1917
Nell’atto finale di 1917,
Schofield viene mostrato mentre fugge dall’inseguimento tedesco
attraverso un villaggio bombardato dopo aver trovato una giovane
donna francese e un bambino piccolo nascosti tra le macerie. Alla
fine, trova il Secondo Devons in una foresta vicina, dove un membro
del battaglione sta cantando una canzone mentre si preparano a
marciare in battaglia. Con suo grande sgomento, Schofield scopre
che questa è l’ultima ondata dell’attacco e che deve raggiungere il
fronte per arrivare al colonnello Mackenzie prima dell’imminente
bagno di sangue.
Schofield si fa strada tra i
soldati, spingendo e spintonando nelle trincee, con i 1917‘s
secret cuts perfettamente utilizzati in tutto il film. Chiede a
diversi soldati dove può trovare il colonnello Mackenzie, ma questi
continuano a indicargli di andare sempre più avanti lungo la linea
delle trincee. Quando l’attacco ha inizio, Schofield capisce che
deve abbandonare la relativa sicurezza delle trincee e correre
attraverso il campo di battaglia per avere qualche possibilità di
trovare Mackenzie in tempo. Alla fine ci riesce e consegna a
Mackenzie gli ordini scritti a mano per annullare l’attacco.
1917 si conclude con
un’ultima inquadratura di Schofield seduto in un prato, in
un’inquadratura parallela a quella di apertura del
film…
Dopo che le cose si sono calmate,
Schofield è determinato a trovare il fratello di Blake, Joseph, per
assicurarsi che sia in grado di fermare l’attacco prima che Joseph
entri in battaglia. Schofield alla fine lo trova, che ascolta con
orrore quando viene a sapere che suo fratello è morto. Schofield dà
a Joseph alcuni oggetti personali di Blake, tra cui degli anelli e
una piastrina di riconoscimento, poi gli chiede di scrivere a sua
madre per informarla che Blake è morto da eroe. 1917 si
conclude con un’ultima inquadratura di Schofield seduto in un
prato, in una ripresa parallela all’inizio del film.
“Come Back To Us”: spiegazione
delle foto di famiglia di Schofield in 1917
Uno degli elementi più sorprendenti
del finale di 1917 viene rivelato quando Schofield si ritira
dopo aver parlato con Joseph. La scena finale vede Schofield che
scatta una foto a una donna e dei bambini fuori dalla sua uniforme,
accompagnata da una nota che recita “Torna da noi”. Questa
scena rivela che Schofield ha una famiglia a casa, cosa che Mendes
ha scelto di non rivelare al pubblico fino agli ultimi momenti di
1917. Sebbene questo concluda il film con una nota emotiva,
fornisce anche un contesto per diversi momenti chiave del film,
rendendo completo l’arco narrativo del personaggio di
Schofield.
In una scena precedente, Schofield
e Blake discutono della loro recente licenza. In uno dei pochi
momenti di lucidità emotiva di Schofield, egli afferma di aver
odiato la licenza perché alla fine sarebbe dovuto tornare sul campo
di battaglia e mettere nuovamente in pericolo la propria vita.
Questo momento diventa molto più complesso quando viene rivelata la
famiglia di Schofield. Il concetto di Schofield che odia il tempo
trascorso a casa diventa più toccante quando il pubblico si rende
conto che dovrebbe godersi il tempo con loro, ma lui riesce a
pensare solo a cosa succederà quando tornerà al fronte.
Un altro momento chiave di
1917, che viene cambiato a posteriori dopo la rivelazione
della famiglia di Schofield, è la sequenza a Écoust-Saint-Mein.
Nella città francese distrutta, Schofield si imbatte in una donna
francese che si nasconde dai soldati tedeschi. Lei sta accudendo
un neonato e Schofield le dà il cibo in scatola e il latte che ha
trovato nella fattoria abbandonata dove è morto Blake. La donna
chiede a Schofield di restare con lei, ma lui rifiuta, perché deve
proseguire e portare a termine la sua missione.
L’emozione profonda, il
dolore e il turbamento che Schofield prova nel dover lasciare la
donna e il bambino sono resi molto più toccanti e semplicemente più
comprensibili dopo la rivelazione che Schofield ha dei figli a
casa.
Questa scena viene completamente
ricontestualizzata con l’aggiunta dell’informazione che Schofield
ha dei figli. L’emozione profonda, il dolore e il turbamento che
Schofield prova nel dover lasciare la donna e suo figlio diventano
molto più toccanti e semplicemente più sensati dopo la rivelazione
che Schofield ha dei figli a casa. L’istinto paterno di Schofield
lo spinge ad aiutare questa donna e suo figlio, ma deve andare
avanti, altrimenti moriranno molte altre persone. La scena è ricca
di sottigliezze, che rimandano alla rivelazione finale del finale
di 1917, e interpretata alla perfezione dal membro del cast
George MacKay.
Forse ancora più importante, la
rivelazione della famiglia di Schofield aumenta la posta in gioco
della missione centrale di 1917. Gli spettatori comprendono
le motivazioni di Blake fin dall’inizio di 1917: vuole
salvare suo fratello e non si fermerà davanti a nulla per farlo.
Schofield sembra più esitante per tutto il film e, dopo aver
rischiato di morire a causa del filo spinato nel bunker tedesco,
vuole tornare indietro. Sapendo che ha una famiglia che lo aspetta
a casa, questo ha molto più senso.
Tuttavia, quando Blake muore, la
missione diventa più importante per Schofield a livello personale.
Sa che la famiglia Blake ha già perso un figlio e deve riuscire
nella sua impresa per salvare l’altro. Questo si ricollega agli
ideali della famiglia, collegandosi alla rivelazione finale di
Schofield e al suo eroismo, poiché continua nonostante l’immenso
costo personale che dovrebbe pagare se gli succedesse qualcosa.
L’ultima inquadratura di
Schofield in 1917 è parallela all’inizio del film: cosa
significa
L’inizio di1917 mostra
Schofield appoggiato a un albero, prima di essere svegliato da
Blake che riceve la missione centrale del film. Dopo la straziante
ricerca, 1917 termina con un parallelo diretto, mostrando
Schofield appoggiato a un albero per guardare la foto della sua
famiglia. In 1917, gli alberi sono un simbolo
importante in quanto appaiono solo nei momenti di pace.
La scena iniziale riflette questo
aspetto, poiché i personaggi sono beatamente ignari della loro
missione. Poco prima del climax, un gruppo di soldati è mostrato
sparso in un campo alberato, mentre ascolta un commilitone cantare
la canzone Wayfaring Stranger di 1917. Infine, la scena finale mostra un’inquadratura
simile di Schofield contro l’albero, una volta che l’attacco è
stato annullato e centinaia di vite sono state salvate. Oltre a
questi esempi, 1917 mostra principalmente i tragici scenari
della Francia devastata dalla guerra, dalle trincee infinite ai
villaggi desolati.
Gli alberi potrebbero essere
una metafora della resistenza della vita in mezzo alla durezza
della guerra…
È interessante notare che gli
alberi sono anche oggetto di una conversazione tra Blake e
Schofield. All’inizio del loro viaggio, i soldati passano davanti a
un campo di ciliegi bruciati e Schofield lamenta la loro
distruzione. Tuttavia, Blake spiega che alla fine ricresceranno,
più numerosi di prima.
Gli alberi potrebbero essere una
metafora della resistenza della vita in mezzo alla durezza della
guerra; Schofield vuole la pace, ma capisce che prima deve portare
a termine una missione per assicurarsi che ci sia qualcosa per cui
vivere dopo che sarà finita. La guerra può essere spietata, ma è
una lotta per creare un futuro migliore.
Infine, il fatto che la prima e
l’ultima scena di 1917 siano identiche potrebbe essere un
commento sull’inutilità della guerra. Alla fine di 1917,
Schofield si ritrova esattamente nello stesso posto in cui si
trovava all’inizio del film. Nonostante ciò, ha intrapreso un
viaggio pieno di morte, distruzione ed eroismo, tutto in nome di
una guerra in cui non avrebbe mai voluto combattere. L’inizio e la
fine di 1917 sono identici e riflettono questo concetto,
poiché il viaggio che ha causato tanto tumulto ha lo stesso punto
di partenza e di arrivo.
Cosa ha detto lo sceneggiatore
di 1917 sul finale del film
In un’intervista con
Collider poco dopo l’uscita di 1917, la
co-sceneggiatrice Krysty Wilson-Cairns ha spiegato alcune delle
scelte fatte nei momenti finali del film. Dal modo in cui l’ultima
inquadratura di 1917 riflette l’inizio e l’evoluzione del
personaggio di Schofield, il finale di 1917 è stato
incredibilmente importante per gli sceneggiatori nel trasmettere
molti dei temi e dei significati più profondi del film. Alla
domanda sul perché la rivelazione della famiglia di Schofield sia
stata lasciata agli ultimi secondi, Wilson-Cairns ha
dichiarato:
“Ha trascorso almeno sei mesi con Blake, quindi non si
sveglierà la mattina accanto a Blake nella prima scena e dirà: ‘Oh,
mi mancano mia moglie e i miei figli’. Perché non è così che
parlano le persone… non è la realtà, non è così che ci
comportiamo”.
Come dimostrano le parole di
Wilson-Cairns, la scelta di lasciare la famiglia di Schofield fino
alla fine del film è legata esclusivamente al realismo. Nel bel
mezzo di una guerra con soldati con cui Schofield ha trascorso
molti mesi o anni, è improbabile che l’argomento venga fuori in una
conversazione. Più realisticamente, Schofield ha pensato alla sua
famiglia in un momento di tranquillità dopo la missione, come
farebbe qualsiasi persona normale.
Krysty Wilson-Cairns ha scritto
anche Last Night in Soho, The Good Nurse e Penny Dreadful.
Un altro elemento su cui ha
commentato Wilson-Cairns è l’evoluzione del personaggio di
Schofield. La sceneggiatrice di 1917 ha notato che, all’inizio del
film, Schofield non è turbato dagli orrori della guerra. Nella
sequenza della terra di nessuno, Blake osserva la scena
circostante, dai cavalli e dai soldati morti ai corvi e ai ratti
che banchettano. Schofield, invece, scruta l’orizzonte,
concentrandosi sulla sua missione. Wilson-Cairns ha spiegato che
questa scelta è stata fatta per mostrare quanto Schofield sia
diventato chiuso al mondo, in contrasto con la sua situazione alla
fine di 1917, dove è più simile a Blake:
“Blake diventa parte di lui. Quindi, quando attraversa tutta
la seconda metà del film, è più simile a Blake che mai. Corre dei
rischi, scappa, fa tutto il possibile perché ha fatto una promessa
al suo amico morente. E quindi volevamo che l’ultima scena del film
rendesse davvero l’idea che lì è solo un po’ più simile a Blake.
Anche se è ancora con le spalle contro l’albero… ora è un uomo
cambiato”.
La vera storia di 1917
rivela una triste realtà sul finale di Schofield
Un tragicofatto dietro
le quinte di 1917è legato alla cronologia della prima
guerra mondiale. Il film è ambientato il 6 aprile 1917 e termina il
giorno dopo con Schofield che si ritira sul campo. Sebbene la scena
finale del film abbia alcuni temi e messaggi di speranza, la
cronologia reale della guerra solleva un fatto straziante e
realistico per Schofield. La prima guerra mondiale non finì fino al
novembre 1918, oltre 18 mesi dopo la missione di Schofield. Questo
mette in luce la straziante realtà che Schofield sarà
inevitabilmente inviato in un’altra missione, potenzialmente più
pericolosa della precedente.
Sebbene la missione completata
nel finale di 1917 sia stata una vittoria personale per Schofield,
la guerra intorno a lui infuria e le tragedie di un conflitto del
genere sono lungi dall’essere finite. Ciò è simboleggiato dalla
prima e dall’ultima inquadratura di 1917, che aggiungono un
ulteriore livello di profondità al film. Come accennato, Schofield
è tornato nella stessa posizione in cui si trovava all’inizio del
film, in attesa di un fugace momento di pace prima di essere
inevitabilmente chiamato per un altro incarico.
Il vero significato del
finale di 1917
1917 è un film insolitamente
teso e mozzafiato che alla fine ruota attorno a un unico obiettivo:
fermare un attacco, in un solo giorno, che salverà 1.600 vite. C’è
un momento di grande sollievo quando il colonnello Mackenzie
ascolta gli ordini e alla fine ferma l’attacco prima che si
verifichino vittime importanti. Ma prima che Schofield e Mackenzie
si separino, il colonnello dice che, anche se l’imboscata sarà
evitata, probabilmente riceverà l’ordine di attaccare di nuovo
entro una settimana. Anche se questa missione può essere
considerata un successo, è probabile che la pace sarà solo
temporanea.
La storia di1917può essere stata una vittoria, ma la guerra è
lungi dall’essere finita. Si stima che durante la guerra siano
morti nove milioni di soldati e, sebbene salvare 1.600 vite non sia
un’impresa da poco, è una goccia nel mare di una guerra senza
senso.
Mendes e il direttore della
fotografia Roger Deakins fanno un lavoro fantastico nel rendere
tutto così urgente in questa missione – e lo era sicuramente,
all’epoca – ma attraverso i commenti di Mackenzie, è chiaro quante
altre persone sono state colpite da questo conflitto e come ognuna
delle nove milioni di vite perse avesse una storia proprio come
questa.
Secondo capitolo della trilogia
cinematografica dedicata al celebre personaggio dei fumetti creato
dalle sorelle Angela e Luciana
Giussani, Diabolik –
Ginko all’attacco! (qui
la recensione) prosegue il racconto iniziato con Diabolik (2021), espandendo l’universo
narrativo e concentrandosi sul conflitto tra il ladro mascherato e
l’ispettore Ginko. Diretto ancora una volta dai Manetti
Bros., il film conferma l’approccio stilizzato e fedele
all’estetica noir del fumetto, con ambientazioni retrò e una forte
attenzione alla costruzione visiva. Rispetto al primo capitolo,
questa seconda parte sceglie di addentrarsi maggiormente nella
psicologia dei personaggi e nel rapporto ambiguo tra legge e
crimine.
Il film si ispira direttamente al
fumetto Ginko all’attacco! del 1964,
quattordicesimo albo della serie originale, che rappresenta una
delle prime volte in cui l’ispettore riesce a mettere realmente
alle strette Diabolik. Questa scelta non è casuale: il soggetto
offre un’occasione perfetta per portare sul grande schermo la
tensione e l’intelligenza strategica dei due principali
protagonisti maschili, approfondendo il gioco del gatto col topo
che li ha sempre contraddistinti. Al contempo, anche Eva
Kant, interpretata da Miriam Leone, mantiene un ruolo centrale e
autonomo, diventando co-protagonista a tutti gli effetti della
narrazione.
Uno degli elementi più discussi
dell’uscita è stata la sostituzione del protagonista: al posto di
Luca Marinelli, che aveva interpretato
Diabolik nel primo film, troviamo Giacomo
Gianniotti, noto al pubblico internazionale per la sua
partecipazione a Grey’s Anatomy. La scelta, pur rischiosa,
si rivela coerente con il tentativo di dare al personaggio una
fisicità diversa e un approccio leggermente più spigoloso e freddo.
Nel corso dell’articolo, andremo ad analizzare come si conclude
questo secondo capitolo della saga e cosa rivela il suo finale sui
rapporti tra i personaggi, sulle tematiche del tradimento e della
lealtà e su ciò che ci aspetta nel terzo film della trilogia.
Protagonista del film sono ancora
una volta Diabolik e la sua amata complice
Eva Kant, impegnati in una nuova avventura. I due
sembrano avere un piano apparentemente perfetto per un colpo molto
importante, ma non sanno che
l’ispettore Ginko è pronto a tendergli
una trappola e a mettere a dura prova il loro legame. Nel mentre,
l’arrivo di Altea, duchessa di Vallenberg, eterna
fidanzata dell’ispettore, nobildonna stravagante e
anticonvenzionale, dal carattere forte e dal grande carisma,
scombinerà ancor di più le carte in tavola.
La spiegazione del finale del
film
Nelle ultime scene di
Diabolik – Ginko all’attacco!, il conflitto tra il
ladro e l’ispettore giunge a un punto di massima tensione. Dopo un
elaborato piano che coinvolge furti, travestimenti e depistaggi,
Diabolik riesce ancora una volta a sfuggire alla trappola di Ginko,
ma non senza conseguenze. L’ispettore, più determinato che mai, si
avvicina pericolosamente al suo nemico, arrivando quasi a
catturarlo. Tuttavia, il colpo di scena finale avviene quando si
scopre che l’agente Roller era in realtà Diabolik, sostituitosi a
lui durante l’assalto alla centrale operativa. A questo punto il
criminale si ricongiunge inoltre con Eva.
L’intera vicenda non era quindi che
un piano orchestrato dai due per sfuggire a Ginko e successivamente
recuperare il bottino. Avevano quindi solo finto di separarsi
durante la fuga, con Eva che aveva anche finto di tradire Diabolik
che, nei panni di Roller, l’aveva aiutata a scappare e liberarsi
del bracciale radioattivo. Così facendo Diabolik aveva potuto
prevenire la trappola di Ginko; nel frattempo Eva, nei panni di una
truccatrice, rubava la collana del Grifone Nero ad Altea. I due
vengono però sorpresi da Elena Vanel, che ferisce Diabolik
sparandogli. Eva però la distrae e Diabolik, ripresosi, riesce a
neutralizzarla. I due scappano poi indisturbati.
Valerio Mastandrea nel ruolo di Ginko in Diabolik – Ginko
all’attacco!
La scena si chiude con Diabolik e
Eva che, pur feriti e provati, riescono a fuggire insieme, mentre
Ginko osserva impotente, ma con uno sguardo che non esprime
sconfitta, bensì ostinazione, sapendo che la sua battaglia con
Diabolik non avrà mai fine. C’è però il rammarico per non aver
pensato a proteggere adeguatamente Altea. La duchessa, ferita da
quanto accaduto, saluta Ginko prima di tornare nel Beglait,
lasciando però intendere che lo ha perdonato. Questo epilogo ha
dunque una doppia funzione narrativa. Da un lato, rafforza il
legame tra Diabolik ed Eva, che non è soltanto una complice ma una
vera e propria partner in ogni senso, anche morale.
Le azioni conclusive di Diabolik
rompono con la sua proverbiale freddezza e rivela una dimensione
più umana del personaggio, già suggerita in alcune sequenze
precedenti. Dall’altro, consolida la figura di Ginko come
antagonista non tanto per rabbia o vendetta, quanto per una
concezione personale e rigida della giustizia: è disposto a tutto,
persino a violare i limiti imposti dalla legge, pur di fermare chi
considera una minaccia all’ordine. Il finale si innesta così nei
temi portanti della saga: la moralità ambigua, la lealtà tra
criminali, l’inseguimento come dinamica eterna tra i due personaggi
principali.
Ma soprattutto, getta le basi per
Diabolik
– Chi sei?, terzo e ultimo capitolo della trilogia. Il
titolo del sequel, che pone direttamente una domanda identitaria, è
già suggerito dalle ultime inquadrature di questo film, in cui
emerge la sensazione che Ginko sia vicino a scoprire qualcosa di
più profondo sul passato del ladro. L’apertura lasciata dal finale
non è solo narrativa, ma anche esistenziale: chi è davvero
Diabolik, oltre la maschera? Il secondo film introduce dubbi,
affondi psicologici e accenni di passato che verranno poi esplorati
nel terzo capitolo. La tensione accumulata tra i personaggi
principali non si risolve, ma si trasforma in attesa: l’attesa di
una verità che potrebbe cambiare tutto.
Il primo film del nuovo DC
Universe è un reboot dell’Uomo d’Acciaio, Superman.
Il film ha riscosso un grande successo online, portando a
previsioni ottimistiche sui risultati che potrebbe ottenere al
botteghino. A un mese dall’uscita del film di James Gunn, questa fiducia sembra tradursi in
una continuazione della storia incentrata su Clark Kent,
(interpretato da David Corenswet) almeno in un certo senso,
dato che Gunn ha condiviso un entusiasmante aggiornamento sul
possibile sequel del film.
Parlando con
Entertainment Weekly, Gunn ha anticipato che il suo prossimo
film DCU sarà una sorta di sequel di Superman. Il regista aveva già
rivelato che stava già facendo quella che lui chiama
“pre-sceneggiatura” per il suo prossimo progetto all’interno del
Capitolo Uno della DCU. Ora, Gunn conferma che si tratterà di un
sequel del film. Tuttavia, a quanto pare non sarà un sequel
diretto, poiché Gunn afferma che non sarà necessariamente solo
Superman 2. “Quello a cui sto lavorando è in qualche modo…
Voglio dire, sì, sì, sì, sì. Ma è un sequel diretto di Superman?
Non necessariamente, direi”, sono le parole del regista.
Cosa significano i commenti di
James Gunn su un Superman 2
I commenti di Gunn sono sicuramente
interessanti. Sulla base della risposta positiva a ogni nuovo
trailer e rivelazione del film di Superman, sembra
che la DC abbia un successo tra le mani. Ecco perché l’ingresso di
Gunn in un sequel di Superman per la DCU sarebbe una mossa logica,
anche se potrebbe essere vista come prematura, dato che il film
The Brave and the Bold e
il film DCU di Wonder Woman recentemente annunciato sono ancora
in fase di scrittura. Tuttavia, la formulazione della rivelazione
di Gunn potrebbe spiegare perché sta accadendo ora nella timeline
dei film DCU.
Sebbene Gunn abbia confermato che il
suo prossimo film DCU è un sequel di Superman,
potrebbe esserlo più in termini di trama o di inclusione del
personaggio principale che di ruotare solo attorno all’Uomo
d’Acciaio. In un’altra parte dell’intervista, Gunn ha anticipato
che la Justice League fa parte dei suoi piani per il
Capitolo Uno della DCU. Anticipando che il suo prossimo progetto
non è solo un semplice sequel del film Superman, potrebbe
significare che si tratta di un team-up che nasce dal film. Un film
sulla Justice League con Superman in un ruolo di primo piano o un
World’s Finest con Batman sarebbe perfetto.
Il film epico sulla Prima guerra
mondiale candidato all’Oscar 1917 (qui
la recensione) di Sam Mendes racconta una
corsa disperata contro il tempo durante la Prima guerra mondiale e,
sebbene i dettagli della missione nel film possano non essere del
tutto reali, l’intera pellicola è radicata in esperienze reali
della Prima guerra mondiale. Il film offre infatti un quadro breve
ma realistico della vita in trincea, della terra di nessuno e dei
combattimenti reali avvenuti durante la Grande Guerra, ed è chiaro
che è stata prestata quanta più attenzione possibile
all’accuratezza storica. Il film dimostra così efficacemente la
monotonia della guerra di trincea, punteggiata da momenti di
estrema violenza.
La missione intrapresa dal caporale
WillSchofield, interpretato da
George MacKay, e da Tom
Blake, interpretato da Dean-Charles Chapman, al centro di
1917 sembra perfettamente realistica, ma in realtà
non è avvenuta durante la prima guerra mondiale. Tuttavia, i
personaggi coinvolti, le manovre militari al centro della trama e i
luoghi raffigurati nel film sono tutti basati su eventi e soldati
reali della prima guerra mondiale. Se anche sono stati effettuati
cambiamenti rispetto ad alcuni dettagli storici, le storie e le
battaglie che hanno ispirato il film non sono state meno strazianti
e intense di quelle rappresentate sul grande schermo.
Will Schofield e Tom Blake non sono
persone reali, ma sono ispirati alle esperienze di soldati
reali
Secondo TIME, il Blake di Chapman e lo Schofield di MacKay
sono personaggi basati sui veri messaggeri della Prima guerra
mondiale. Anche se inviare uomini attraverso la terra di nessuno
non era cosa frequente a causa della sua bassa probabilità di
successo (anche con un esercito nemico in ritirata), l’idea di
inviare una coppia di messaggeri era una pratica reale nella Prima
guerra mondiale. La minaccia di morte causata dal fuoco
dell’artiglieria, dai gas velenosi, dalle mine terrestri e dai
cecchini era così alta che venivano inviati due messaggeri in modo
che, se uno fosse stato ucciso, l’altro potesse comunque portare a
termine la missione.
Quel livello di pericolo elevato
significava che i messaggeri venivano utilizzati solo nelle
circostanze più disperate. La missione al centro di
1917 rientra sicuramente in questa categoria e,
come era molto comune che avvenisse per i veri messaggeri della
Prima guerra mondiale, uno dei due giovani muore durante la
consegna del messaggio. Schofield e Blake non saranno stati soldati
reali, ma il viaggio che hanno intrapreso descrive comunque in modo
accurato la vera esperienza collettiva dei messaggeri in prima
linea durante la Prima guerra mondiale.
Il nonno di Sam Mendes ha ispirato
la missione di 1917
Alfred Mendes, il
nonno del regista Sam Mendes, era proprio uno di quei “corrieri”, e
sono state le sue storie sulla sua esperienza nella Prima guerra
mondiale a ispirare Sam Mendes nella realizzazione di
1917. Alfred era un soldato dell’esercito
britannico di 19 anni che prestò servizio sul fronte occidentale,
dove si svolgono gli eventi del film. Sebbene questo non sia
ovviamente un racconto diretto della sua esperienza, frammenti
delle storie che Alfred ha raccontato a suo nipote sono serviti da
ispirazione per la missione al centro del film.
Alfred, come riportato dal regista,
è infatti stato ferito e intossicato dal gas mentre attraversava la
terra di nessuno con dei messaggi durante la guerra, ed è chiaro
come quell’esperienza abbia influenzato ciò che accade a Blake e
Schofield durante il loro viaggio. Secondo la rivista Smithsonian Magazine,
l’autobiografia di Alfred Mendes contiene il suo resoconto di una
missione simile in cui doveva rintracciare tre compagnie che
avevano perso i contatti con la sua, in modo da poter attuare una
strategia coerente. Ha partecipato alla vera battaglia di
Passchendaele, che ha a sua volta contribuito a
ispirare gli eventi di 1917.
L’impulso per la missione al centro
di 1917 è stata poi una manovra molto astuta
dell’esercito tedesco: un ritiro pianificato che sembrava una
ritirata, ma in realtà aveva lo scopo di attirare le forze
britanniche all’inseguimento come una trappola. Questa strategia
deriva da un’operazione tedesca reale avvenuta tra febbraio e marzo
del 1917 chiamata Operazione Alberich. Tale
operazione includeva un ritiro strategico simile a quello visto nel
film, con l’obiettivo finale di accorciare il fronte.
L’esercito tedesco si ritirò in una
posizione molto più fortificata, nota come Linea
Hindenburg, che consentì loro di accorciare il fronte e
concentrare le truppe. Durante la ritirata, devastarono l’area che
si lasciavano alle spalle, disseminando mine terrestri e trappole
esplosive. La scena del 1917 in cui Blake e
Schofield sopravvivono a stento a una trappola esplosiva innescata
da un ratto lasciata in una trincea tedesca abbandonata riflette
questo elemento dell’Operazione Alberich. Nonostante la cattiva
pubblicità che l’esercito tedesco si guadagnò distruggendo la
campagna mentre si ritirava, l’operazione sconvolse gravemente i
piani degli Alleati nella primavera del 1917.
L’operazione del 1917 si basava sul
falso presupposto di una ritirata tedesca
La realtà dell’Operazione Alberich
ha quindi chiaramente ispirato l’operazione tedesca in
1917, che prevedeva anch’essa una finta ritirata
tedesca. Nel film, viene interpretata come un inganno volto ad
attirare le forze britanniche all’inseguimento, in modo che le
posizioni tedesche, ora fortemente fortificate, potessero colpire
le truppe esposte. Il caporale Schofield riesce a malapena ad
arrivare in tempo al fronte con il messaggio del generale Erinmore
di annullare l’attacco, ma durante la vera operazione Alberich non
c’era tutta questa urgenza. La vera operazione militare era
incentrata sulla difesa, non sull’attacco.
L’accuratezza della “Terra di
nessuno” rispetto alle vere battaglie della Prima guerra
mondiale
Alexander
Falbo-Wild, presidente della Western Front Association, ha
scritto nella sua recensione del film che 1917 ha
riproposto fedelmente molte delle “realtà importanti” della Prima
guerra mondiale e menziona specificamente la “Terra di Nessuno” in
quella valutazione. La devastazione causata sulla terra dal
bombardamento incessante di entrambe le parti, riflette infatti la
realtà affrontata da coloro che desideravano attraversare questo
tratto di territorio. Chilometri di filo spinato e altri ostacoli,
crateri di bombe e doline profonde decine di metri e un mare di
fango insondabile sono tutti elementi accurati basati su resoconti
storici.
In particolare, la battaglia di
Passchendaele, che è stata la vera battaglia principale che ha
contribuito a ispirare gli eventi di 1917, era
nota per l’eccessivo fango che ricopriva la terra di nessuno e le
trincee di entrambe le parti. Dopo che il fuoco dell’artiglieria
distrusse praticamente tutta la vegetazione, la vasta distesa di
terra arida si trasformò in fango dopo un diluvio di pioggia.
Secondo History Crunch, in alcuni punti il fango era così profondo
da intrappolare e annegare i soldati, e poteva persino soffocare i
proiettili di artiglieria prima che avessero la possibilità di
esplodere. A questo proposito, la “Terra di Nessuno” raffigurata in
1917 è quindi estremamente accurata.
Cosa accadde realmente nella Prima
guerra mondiale il 6 aprile 1917
La data designata degli eventi
descritti in 1917 è intenzionale. La corsa contro
il tempo di Schofield in prima linea avvenne la mattina del
6 aprile 1917, una delle date più importanti
dell’intera guerra. Dopo quasi tre anni di sforzi per mantenere la
neutralità degli Stati Uniti, il 2 aprile il presidente
Woodrow Wilson chiese una dichiarazione di guerra
alla Germania in una sessione congiunta del Congresso. Quattro
giorni dopo, il 6 aprile 1917, gli Stati Uniti entrarono
ufficialmente in guerra, dopo che il Congresso e la Camera dei
Rappresentanti votarono a stragrande maggioranza a favore. Questo
evento permise di accelerare il raggiungimento del termine del
conflitto.
I DC Studios stanno ufficialmente
sviluppando un nuovo film su Wonder Woman,
presumibilmente come parte dell’universo DC. Attualmente,
l’universo DC di James Gunn sta lavorando al Capitolo
1: “Gods and Monsters” con vari film e serie TV in
lavorazione basati sugli amati personaggi DC. Tuttavia, un’eroina
che molti si stanno chiedendo quando tornerà sullo schermo è Wonder
Woman. Con l’arrivo di Superman
di David Corenswet a luglio e il reboot di
Batman,
The Brave and The Bold, in fase di sviluppo,
finalmente ci sono grandi novità per l’eroina di Themyscira.
In una nuova intervista con
Entertainment Weekly, Gunn ha parlato dello status dell’eroina
nel franchise DCU, così come della serie prequel, Paradise
Lost, in fase di sviluppo dal 2023. Ora, sembra che un
vero e proprio film su Wonder Woman stia
finalmente prendendo forma. Gunn ha infatti confermato: “Stiamo
lavorando su Wonder Woman. La sceneggiatura di Wonder Woman è in
fase di scrittura”. Il co-CEO della DC Studios ha poi fornito
un aggiornamento su Paradise Lost, affermando che
i progressi sono “lenti, ma ci sono”.
Cosa significa la conferma di James
Gunn del film su Wonder Woman
Per quanto sia entusiasmante che un
film DCU su Wonder Woman sia nelle prime fasi di
sviluppo, ci sono diversi fattori chiave da tenere in
considerazione su ciò che questo significa per il franchise DCU. Da
quanto Gunn ha condiviso in precedenza, un film non va avanti fino
a quando la sceneggiatura non è stata finalizzata, quando hanno una
visione creativa chiara di ciò che vogliono fare con il personaggio
e la sua storia. Sebbene il progetto sia attualmente in fase di
scrittura, al momento non c’è un regista assegnato al progetto, il
che significa anche che il casting non avverrà a breve, dato che
potrebbero volerci un paio d’anni prima che il film venga
realizzato.
Dato che si tratta di uno degli eroi
più popolari di tutti i tempi della DC, la DC Studios non
affretterà la realizzazione di un film dedicato a lei, soprattutto
dopo che molti progetti sui supereroi non sono stati sviluppati
adeguatamente durante l’era dei film DCEU. Questo rende l’attesa
per il ritorno di Diana sul grande schermo ancora più degna, poiché
sarà più gratificante vedere un film forte realizzato appositamente
per lei. Tuttavia, è comunque fantastico avere finalmente la
conferma da parte di Gunn che un film su Wonder
Woman fa parte dei piani della DCU.
Pacific
Rim (qui la recensione) è il film del
2013 diretto da Guillermo del Toro,
tratto da una sceneggiatura scritta da del Toro e Travis
Beacham, con Charlie Hunnam, Idris Elba, Charlie Day,
Ron Pearlman, Rinko Kikuchi e
altri. In questo blockbuster dai grandi effetti speciali, i mostri
noti come Kaiju hanno iniziato ad attraversare una fenditura
nell’Oceano Pacifico attaccando la terra ferma. Questo ha spinto il
mondo ad unirsi per creare il Programma Jaeger, costruendo robot
giganti per combattere l’avanzata di questi mostri. Nonostante
alcuni successi ottenuti con i Jaeger, il programma viene però
chiuso a favore della costruzione di un muro di confine, ma un
aumento degli attacchi dei Kaiju dimostra che il muro non
funzionerà.
Richiamando il pilota di Jaeger in
pensione Raleigh Becket (Hunnam), Stacker
Pentecost (Elba) spera quindi di dare un’ultima
possibilità al programma Jaeger. Gli attacchi dei Kaiju stanno
diventando sempre più violenti, quindi Pentecost lancia un piano
per sigillare definitivamente la fenditura e fermare i Kaiju per
sempre. Alla fine del film, Raleigh Becket
e Mako Mori (Kikuchi) impediscono
l’apocalisse riuscendo a sigillare la breccia in modo che nessun
altro Kaiju possa attraversarla, ma cosa volevano questi
giganteschi mostri e come hanno fatto gli umani a capire come
fermarli?
Inizialmente sembra che gli attacchi
dei Kaiju siano casuali, ma il costante aumento della frequenza di
essi come anche delle dimensioni dei Kaiju inizia a sembrare
qualcosa di un po’ più sofisticato di semplici mostri che vengono a
conquistare il mondo. Dopo che il dottor Gottlieb
(Burn Gorman) e il dottor
Geiszler (Charlie Day) si sono
connessi con la mente di un Kaiju, scoprono che tutto fa parte di
un massiccio piano di invasione orchestrato da esseri
extradimensionali che va avanti da secoli. Geizler afferma che
questi altri esseri sono “coloni” che consumano un mondo dopo
l’altro. I dinosauri erano la loro “prova generale”, ma la Terra
non era pronta, quindi hanno semplicemente aspettato che
l’atmosfera cambiasse abbastanza da lanciare il loro attacco su
larga scala.
Una volta che Raleigh porta lo
Jaeger Gipsy Danger attraverso la breccia, si
intravede brevemente la portata dell’attacco pianificato da questi
esseri, con molti altri Kaiju in agguato. Secondo Geiszler, i Kaiju
di categoria da I a IV erano “niente”, solo una prima ondata. Egli
afferma che l’ondata successiva che avevano pianificato sarebbe
stata quella degli “sterminatori”, progettati per “finire il
lavoro” prima che i “nuovi inquilini prendessero possesso”. Nella
breccia, queste creature sembrano più simili a insetti e solo un
po’ più grandi degli esseri umani. Non è chiaro quanto siano
pericolosi da soli, ma quando i Kaju fanno il loro sporco lavoro,
loro sono poi più che capaci di distruggere il pianeta.
Perché un Jaeger richiede due
piloti per “driftare”
A causa dell’enorme “carico neurale”
richiesto, i Jaeger necessitano di due piloti, collegati
neuralmente attraverso il “drift” per azionare l’emisfero destro e
l’emisfero sinistro del cervello. Inoltre, solo alcuni piloti erano
“drift compatibili” tra loro, a causa delle diverse esperienze,
personalità e temperamenti, il che significa che un abbinamento di
successo tra i piloti è essenziale per pilotare un Jaeger, cosa
incredibilmente rara. Questo è il motivo per cui Raleigh e suo
fratello Yancy hanno pilotato insieme Gipsy Danger
e Herc e Chuck Hansen hanno
pilotato insieme Striker Eureka, ed è ciò che
rende così speciale il legame tra Raleigh e Mako Mori.
Stacker Pentecost e Raleigh Becket
sono anche gli unici due ranger ad aver mai pilotato un Jaeger da
soli. Mettere l’intero carico neurale su una sola persona è uno
sforzo enorme, quindi, oltre al fatto che i Jaeger Mark I avevano
una scarsa protezione dalle radiazioni, il fatto che Pentecost
abbia trascorso tre ore pilotando da solo nella battaglia di Tokyo
lo ha messo a rischio di morte se avesse pilotato di nuovo un
Jaeger. La capacità di Stacker e Raleigh di pilotare da soli
potrebbe anche spiegare perché sono in grado di entrare in sintonia
con più di una persona, anche se Stacker dice anche che “non porta
nulla nella sintonia”, il che gli permette di collegarsi con Chuck
Hansen per pilotare Strike Eureka nella battaglia finale sopra la
breccia.
Perché Raleigh e Gipsy Danger hanno
dovuto distruggere la breccia al posto di Stacker
Il piano originale per la battaglia
finale prevedeva che Stacker Pentecost e Chuck Hansen pilotassero
Strike Eureka fino alla breccia e sganciassero una bomba nucleare
in essa, mentre Gipsy Danger forniva supporto, ma tutto è andato
storto e la vittoria finale si è dovuta configurare in modo
diverso. Innanzitutto, mentre inizialmente solo due Kaiju di
categoria IV erano passati attraverso la breccia, dopo l’arrivo dei
Jaeger, un terzo Kaiju, di categoria V, attraversa la breccia,
rendendo la battaglia il primo evento triplo in assoluto e la prima
apparizione in assoluto di un Kaiju di categoria V.
In secondo luogo, Strike Eureka
subisce danni durante la battaglia che bloccano il sistema di
lancio del carico, il che significa che il Jaeger non può comunque
lanciare la bomba. In terzo luogo, quando Strike Eureka ha la
meglio sul Kaiju di categoria IV, quest’ultimo chiama i rinforzi,
bloccando Strike Eureka per il braccio, quindi Stacker decide di
far esplodere il carico in modo che Raleigh e Mako autodistruggano
invece il reattore nucleare di Gipsy Danger. In quarto luogo, dopo
che il dottor Gottlieb e il dottor Geiszler si sono allontanati con
il Kaiju, scoprono che la breccia bloccherà tutto ciò che non
rileva come Kaiju, il che significa che Pentecost e Hansen non
possono semplicemente far sganciare la bomba da Strike Eureka nella
breccia come previsto.
Alla fine di Pacific
Rim, dopo che Gipsy Danger riesce quindi ad entrare nella
breccia camuffandosi cone una carcassa di Kaiju, il sovraccarico
del reattore dello Jaeger richiede un’attivazione manuale, il che
significa che Raleigh non può espellersi fino a quando non attiva
lui stesso il sovraccarico. Prima di farlo, riesce a espellere
Mako, ma deve aspettare fino all’ultimo secondo per la propria
espulsione, quando è già a un livello critico di ossigeno.
Fortunatamente, riesce a espellersi in tempo per uscire dalla
breccia prima che Gipsy Danger esploda e sigilli il portale. Riesce
così a tornare in superficie e riunirsi a Mako. I due vengono poi
raggiunti dai soccorsi, mentre il portale sembra essersi chiuso
definitivamente.
Moon Knight ha debuttato su Disney+ nel 2022 e, sebbene la
maggior parte dei fan sembrasse apprezzare la serie, a tratti è
stata caotica quanto la psiche di Marc Spector. Le scene ambientate
nel manicomio non avevano molto senso (forse era proprio questo il
punto), e Arthur Harrow di Ethan Hawke era ben
lungi dall’essere il miglior cattivo che abbiamo visto
nell’MCU.
Il lavoro di Hawke è stato stellare,
però, così come quello di Oscar Isaac.
Moon Knight si è concluso con l’emergere di una
terza personalità, Jake Lockley, ma il personaggio non è più stato
visto da allora e al momento non si prevede che venga preso in
considerazione in Avengers: Doomsday.
Se la variante di Kang Rama-Tut
fosse ancora in gioco, probabilmente lo avrebbe fatto. Tuttavia, i
piani cambiano, cosa che Jeremy Slater, sceneggiatore capo di
Moon Knight, ha chiarito in una recente intervista
con ComicBook.com. A quanto pare, il Moon
Knight che ha scritto era molto diverso da quello che
abbiamo visto tre anni fa.
“Alla fine, [Marvel] ha preso
una direzione diversa e il regista ha messo insieme il suo team di
sceneggiatori”, ha spiegato. “Sai quando ti ritrovi a
giocare in un mondo così grande che… prendi in prestito i
giocattoli di qualcun altro per un breve periodo di tempo e, alla
fine, non ti appartengono. Lo sai già, quindi non è stata una
sorpresa.”
“L’obiettivo era che se Marc
Spector fosse stato l’Avatar di Khonshu, avremmo preso Bushman e lo
avremmo trasformato nell’avatar di una divinità egizia diversa,
lasciando che se la vedessero”, ha detto lo sceneggiatore a
proposito dei piani abbandonati per uno dei nemici più popolari di
Moon Knight.
Ha aggiunto: “Il problema che
continuavamo a incontrare era che Black Panther era appena uscito e
Michael B. Jordan era così dannatamente bravo nei panni di
Killmonger in quel film, che proiettava un’ombra così grande… che
tutto ciò che scrivevamo finiva per sembrare un po’
derivativo”.
Il personaggio di Bushman era stato
accennato in Moon Knight, quindi la porta è aperta alla
possibilità che i Marvel Studios rivisitino il personaggio in
futuro. Tuttavia, se e quando ciò accadrà, Slater non ha alcuna
intenzione di essere coinvolto.
“Se ci sarà un altro Moon
Knight, la palla sarà nel campo di Kevin Feige e Oscar Isaac”,
ha osservato lo sceneggiatore. “Una volta che Kevin avrà capito
il modo migliore per usare quel personaggio, qual è la storia
giusta e chi sono i narratori giusti per darle vita, sarei
scioccato se non lo rivedessimo a un certo punto”. Ha poi
aggiunto che, per ora, è più concentrato sulla regia e non ha
intenzione di tornare nell’MCU.
Sebbene molti saranno delusi
dall’assenza di Bushman, sembra che Slater non sia riuscito a
trovare un nuovo approccio al villain. Questo è probabilmente uno
dei motivi per cui è stato reclutato un nuovo team di
sceneggiatori, una mossa arrivata in un momento in cui i Marvel
Studios stavano ancora cercando di adottare un approccio
cinematografico per lo sviluppo della serie.
Tutti glòi episodi di Moon Knight sono disponibili in streaming su
Disney+.
Ci sono novità sul periodo di
riprese di Clayface. Daniel
Richtman ha appreso che Clayface,
un’aggiunta inaspettata al programma del DCU, dovrebbe iniziare le riprese a settembre.
Questo dopo che gli scambi hanno
confermato le voci su Jack O’Connell, Tom Blythe,
George MacKay e Leo Woodall in lizza per
interpretare il cattivo di Batman.
“Non so cosa stiano facendo con
Clayface. Non lo dirigerò io, e quel regista dovrà farlo suo”,
ha recentemente dichiarato lo sceneggiatore Mike
Flanagan. “So che stanno lavorando alla sceneggiatura.
Ora sono impegnato in altre cose, spero davvero che rimanga fedele
allo spirito di ciò che volevo che fosse. Ma non è il mio film,
quindi sarò tra il pubblico con voi, ansioso di vedere come
verrà.”
Dopo che James
Gunn si è dilungato sulla visione dei registi che
vengono prima di tutto, è un po’ strano sentire che Flanagan si
terrà così alla larga da quello che è stato descritto come un
progetto appassionante. In ogni caso, scopriremo come si evolverà
la situazione quando il film uscirà l’anno prossimo.
Abbiamo importanti aggiornamenti sui
piani di DC Studios per Sgt. Rock, e il film
potrebbe non essere così morto come alcuni vorrebbero farci
credere. Il mese scorso è emersa la notizia che DC Studios ha
deciso di accantonare Sgt. Rock. Si è parlato di
riprese del film nel 2026, ma il regista Luca Guadagnino è già passato a un altro progetto,
Artificial.
La sua inesperienza nella regia di
film ad alto budget è stata indicata come una delle possibili
ragioni del rinvio di Sgt. Rock, così come le
preoccupazioni per il meteo britannico (le riprese erano previste
per l’estate, ma diversi ritardi hanno messo in dubbio la
fattibilità). Il co-CEO di DC Studios, James
Gunn, non ha ancora rotto il silenzio sull’apparente
cancellazione di Sgt. Rock, e i piani per
un’uscita per l’anno prossimo sono stati ovviamente
accantonati.
L’indiscreto Daniel
Richtman è intervenuto oggi, affermando di aver
“confermato” che Sgt. Rock si farà ancora…
“per ora“. A quanto pare, la produzione rimarrà in pausa
fino al prossimo anno, quindi immaginiamo che DC Studios non
prenderà decisioni affrettate al riguardo.
Molti fan hanno messo in dubbio la
necessità di un film sulla Seconda Guerra Mondiale ambientato nel
DCU, soprattutto perché non presenterebbe
supereroi e non sembra necessariamente il miglior uso dell’epoca di
questo franchise, quando così tanti altri personaggi devono essere
introdotti e ambientati ai giorni nostri.
Abbiamo appreso di recente che
Sgt. Rock avrebbe seguito la protagonista,
Mademoiselle Marie, e la Easy Company mentre combattono i nazisti
in una battaglia per recuperare la Lancia del Destino.
Il kdrama NetflixMercy for None (originariamente
intitolato “Gwang-jang“) traccia un percorso ricco di
azione verso vendetta e ritorsione, dove un singolo uomo minaccia
di rovesciare due imperi. La serie ruota attorno a Nam Gi-jun, un
uomo da tempo in pensione dal mondo criminale di Seul. Tuttavia, è
costretto a lasciare il suo esilio quando suo fratello, Gi-seok del
gruppo Juwoon, finisce brutalmente assassinato. Di conseguenza, il
fratello sopravvissuto si lancia in una sanguinosa furia per
rendere giustizia all’assassino del fratello. Inevitabilmente,
questo rappresenta un grosso problema per il presidente Ju-woon e
il presidente Bongsan, che rischiano di perdere il lavoro di una
vita. Tuttavia, mentre Gi-jun viene accecato dalla sua sete di
vendetta, si ritrova inconsapevolmente coinvolto in una
cospirazione che cova nell’ombra da sempre. Questa storia di
regolamenti di conti e segreti protetti rimane ricca di mistero,
con un esercito di un solo uomo che ne consegna molti alla loro
amara fine.
La trama di Mercy for None
Tutto inizia quando il giovane e
maleducato figlio di Bongsan, Gu Jun-mo, insegue uno dei manager
del gruppo con sicari assoldati dall’estero. La sua reputazione in
azienda è già carente di rispetto. Pertanto, questa palese
violazione delle tradizioni e delle regole non promette nulla di
buono per lui. Dato che Bong-san non può gestire la situazione
direttamente, stringe un accordo con Ju-woon per risolvere la
questione al posto suo. A sua volta, l’altro boss criminale assegna
la responsabilità al suo fidato successore in formazione, Gi-seok.
Nello scontro che segue, Jun-mo si ritrova umiliato e ansioso di
vendicarsi dell’erede dell’altra azienda. Poco dopo, il cadavere di
Gi-seok viene trovato nel garage della sua galleria d’arte, con un
giovane delinquente arrestato per l’omicidio. Tuttavia, il
famigerato fratello di Gi-seok, Gi-jun, è riluttante ad accettare
la stessa storia.
Gi-jun era una delle armi più temute
nell’arsenale di Ju-woon e Bong-san quando lavoravano fianco a
fianco sotto la guida del Presidente Oh. Pur avendoli aiutati a
organizzare un colpo di stato contro l’altro, nel farlo ha infranto
una delle regole cardine dell’azienda. Sebbene la punizione per il
suo crimine avrebbe dovuto essere la morte, gli hanno concesso il
semplice esilio per tutto ciò che aveva fatto per loro.
Ciononostante, uno dei suoi tendini d’Achille è stato tagliato per
renderlo inabile come combattente. Ciononostante, sembra che,
nonostante la sua postura claudicante, Gi-jun continui a essere un
combattente incredibile. Di conseguenza, è in grado di scoprire
parte della verità, rintracciando Jun-mo come il benefattore dietro
l’attacco che si ritiene abbia ucciso Gi-seok. Inizialmente, si
aspetta che Ju-woon e Bong-san rispettino le regole fondamentali
della loro azienda e consegnino il giovane alla giusta punizione:
una vita per una vita.
Ciò nonostante, Bong-san desidera
disperatamente proteggere suo figlio, e il senso di giustizia di
Ju-woon è facilmente corruttibile. Ciononostante, Gi-jun non si
lascia fermare da questo e decide di intraprendere una crociata
personale con Jun-mo come bersaglio. Al contrario, quest’ultimo,
privo di esperienza e conoscenza della storia del suo avversario,
rimane arrogante. Eppure, per quanti uomini assuma per affrontare
Gi-jun, li elimina tutti quanti. Nel frattempo, Bong-san, che
rimane scettico sull’idea che un gruppo di delinquenti possa
uccidere Gi-seok, indaga più a fondo sulla questione. Di
conseguenza, il Presidente scopre che, sebbene gli uomini assoldati
da Jun-mo abbiano effettivamente attaccato Gi-seok, qualcun altro
ha consegnato l’uomo al suo destino.
Tuttavia, la sua indagine dà i suoi
frutti troppo tardi: suo figlio muore per mano del fratello
vendicativo. In seguito, Bong-san segue il denaro e scopre un
collegamento tra il Gruppo Juwoon e il detective che ha insabbiato
la vera causa dell’omicidio di Gi-seok. Questo scatena una guerra
aperta tra i due gruppi, in cui il secondo prevale. Tuttavia, non
sa che qualcun altro ha mosso i fili da dietro le quinte per tutto
il tempo. A quanto pare, la morte dei successori del Gruppo e la
guerra totale tra Bongsan e Juwoon sono stati tutti parte di un
piano più ampio e complesso. Alla fine, la morte di Gi-jun rimane
l’ultimo, impossibile passo da compiere.
Finale di Mercy for None: Gi-jun è morto?
Nel corso della storia, Gi-jun
affronta una fine quasi certa in numerose occasioni. Si scontra
ripetutamente con un’armata di abili assassini e a un certo punto
viene persino creduto morto. Ciononostante, sembra che nessuna
forza sia abbastanza potente da uccidere quell’uomo, almeno non
prima che abbia portato a termine ciò che si era prefissato di
realizzare. Con l’aiuto di Ju-woon, identifica le menti dietro
l’intero complotto, iniziato con la morte di Gi-seok. Il signor
Kim, un poliziotto corrotto che aiuta la malavita di Seul da
decenni, e Geum-Son, il figlio di Ju-woon, diventato pubblico
ministero dopo essere stato trascurato come successore nell’azienda
del padre, hanno orchestrato tutto dietro le quinte per tutto
questo tempo. Proprio come Gi-jun si è scagliato ferocemente contro
Jun-mo, anche lui si scaglia contro questi due uomini. Alla fine,
si ritrova nell’ufficio di Ju-woon, a fronteggiare Geum-son, armato
di pistola. Ciononostante, anche se dovrebbe avere l’avviso
In questo scenario, è ancora lui a
dover pagare il prezzo più basso. Pochi istanti prima di questo
scontro, il procuratore era al settimo cielo. Aveva superato
l’impero del padre e si era fuso con l’unico altro concorrente in
città. Pertanto, era pronto a dare il benvenuto alla nuova era
della criminalità a Seul, proprio come aveva desiderato fare per
tutta la vita. Tuttavia, poco dopo, Gi-jun propone la sua mossa
vincente. Alla fine, ottiene la sua vendetta con diversi colpi
mortali, tra cui un proiettile schiacciante al petto. Alla fine,
Gi-jun si trascina lontano dalle viscere e dal sangue della città e
torna al suo campeggio, l’ultimo posto in cui lui e Gi-seok erano
stati insieme prima di morire.
Tutta questa lotta per la vendetta
non ha certo riportato in vita suo fratello. Eppure, i responsabili
della morte di Gi-seok hanno pagato a caro prezzo l’affronto con la
vita. Lungo la strada, Gi-jun ha anche inavvertitamente eliminato i
peggiori traditori e cospiratori delle bande cittadine. Sebbene la
violenza e l’ingiustizia prevarranno inevitabilmente, Gi-jun ha
fatto la sua parte e ha cancellato i peccati di coloro che lo
accompagnavano. Alla fine, siede nel suo accampamento, insanguinato
e ferito, ripensando al ricordo di suo fratello e alla vita che
avrebbero potuto avere se fossero fuggiti prima. Muore nello stesso
punto, fortunatamente circondato dalla natura piuttosto che dai
corridoi e dai vicoli bui dove perirono i suoi nemici.
Chi ha ucciso Gi-Seok? Perché?
L’omicidio di Gi-Seok è
il mistero centrale che tiene insieme l’intera storia.
Inizialmente, sembra che Jun-mo possa essere facilmente collegato
alla sua morte. Aveva un conto in sospeso con l’uomo e lo ha
persino assassinato la stessa notte in cui è morto. Pertanto,
quando la polizia cattura lo stesso individuo che ha risposto
all’ordine di assassinio dell’erede di Bongsan, è facile collegare
i puntini. Tuttavia, la scena nasconde molto di più di quanto
sembri. Come molti ipotizzano, Gi-seok è effettivamente troppo
forte per essere eliminato da un gruppo di giovani criminali.
Quando avviene l’attacco, riesce a respingere i suoi aggressori e
ad andarsene sano e salvo.
Tuttavia, un altro sicario lo
attende dall’altra parte della porta. A quanto pare, la morte di
Gi-seok è sempre stata parte di una cospirazione più grande. Il
signor Kim ha aiutato i gruppi Juwoon e Bongsan a mantenere i loro
affari senza finire nei guai con la legge per molto tempo. Come
poliziotto corrotto, è stato in grado di fornire loro informazioni
riservate e di mantenere la pace tra i due gruppi in qualità di
consulente neutrale. Inevitabilmente, col tempo, è diventato più
avido. Allo stesso tempo, anche Geum-son, il figlio di Jwoon, è
diventato nervoso all’idea di continuare a vivere ai margini. Suo
padre si rifiutò categoricamente di permettergli di partecipare ai
suoi affari illegali, nonostante il figlio avesse sempre desiderato
essere come lui. Alla fine, questo creò una frattura tra i due,
quando Geum-son divenne procuratore e iniziò a provare risentimento
nei confronti del padre.
Così, Geum-son e il signor Kim
iniziarono a collaborare per far cadere Juwoon e Bongsan e
annunciare una nuova era per la malavita di Seul. Eppure, invece di
intraprendere direttamente una guerra sconsiderata contro i due
capibanda, escogitarono un piano manipolativo. Mossero le cose per
creare una rivalità tra Gi-seok e Jun-mo. In seguito, fecero
assassinare il primo e usarono il secondo come capro espiatorio.
Questo di fatto spinse Gi-jun fuori dai guai per scatenare una
furia omicida alimentata dalla vendetta, che eliminò i giocatori
chiave del gioco. Di conseguenza, Geum-son riuscì a rilevare
l’azienda del padre e a fonderla con il Gruppo Bongsan, rimasto
senza leader, per assumere il pieno controllo della città.
Ciononostante, i due si trovano ad affrontare la loro trappola
quando finalmente Gi-jun deve essere rimosso.
Gi-jun uccide l’assassino di suo fratello?
Il desiderio di vendetta di Gi-jun
lo porta a intraprendere un lungo viaggio intriso del sangue dei
suoi nemici. Alla fine, lo conduce al signor Kim, a Geum-son e a
Shimane, il sicario che ha commesso l’omicidio. Non gli ci vuole
molto per eliminare il sicario e il poliziotto, che ricevono
entrambi la giusta punizione dalle sue mani. Infine, il procuratore
è l’ultimo rimasto. Con l’aiuto di Hae-Beom, fedele subordinata di
Gi-seok, fa trapelare le registrazioni delle telefonate tra
Geum-son e il signor Kim, recuperate dall’ufficio segreto di
quest’ultimo. Queste registrazioni incriminano direttamente il
procuratore per cospirazione e favoreggiamento degli omicidi di
vari individui.
Di conseguenza, quando Gi-jun si
scontra con Geum-son, quest’ultimo ha già perso tutto ciò che gli è
caro nella vita. Suo padre è morto a causa dell’operato del suo
complice golpista. Inoltre, la sua reputazione è stata per sempre
macchiata sia come pubblico ministero che come boss del crimine.
Peggio ancora, nonostante abbia ricevuto una pallottola al petto,
il suo avversario gli sta ancora di fronte vivo, bruciando dal
desiderio di vendetta. Alla fine, Geum-son tenta di togliersi la
vita per darsi una morte rapida e facile. Ciononostante, Gi-jun non
può permetterlo. Così, usa la sua stessa lama per tagliare il polso
del pubblico ministero e il collo, lasciandolo soffocare fino alla
morte, tutto solo nell’ufficio del padre defunto.
Perché Gi-jun ha
rifiutato la carica di Presidente?
Il nocciolo della questione che
spinge Geum-son a complottare la morte del padre deriva dalla
riluttanza di Ju-woon a formarlo come suo successore. Per tutta la
vita, il figlio aveva solo desiderato seguire le orme del padre.
Ciononostante, il boss criminale conosceva la natura impegnativa
del suo lavoro. Non voleva che Geum-son portasse i suoi stessi
pesi. Piuttosto, voleva che il giovane avesse una vita propria al
di fuori del mondo del crimine. Eppure, tutto ciò non fa che creare
una distanza incolmabile tra il duo padre-figlio, mentre
quest’ultimo cresce nel suo disprezzo per Ju-woon.
Geum-son desidera disperatamente
esercitare lo stesso potere e ottenere lo stesso rispetto di suo
padre. Ha in programma di rivoluzionare il ventre criminale di Seul
e vuole farlo come capo dell’azienda di Ju-woon. Per lo stesso
motivo, decide di prendere il titolo con la forza, visto che suo
padre si rifiuta di concederglielo volontariamente. In alternativa,
questo è anche il motivo per cui nutre rancore nei confronti dei
fratelli Nam. Gi-seok era il successore scelto da Ju-woon, ma era
ancora riluttante a ricevere il titolo con orgoglio. Anzi, stava
pensando di lasciare completamente l’azienda. Allo stesso modo,
anche Gi-jun ha rifiutato l’offerta più volte. A differenza di
Geum-son, i fratelli conoscevano il vero costo che comportava la
carica di presidente. Conoscevano il sangue, il sudore e le lacrime
che si celano dietro la guida di un cartello. Pertanto, erano
riluttanti a fare questi sacrifici, preferendo piuttosto la vita di
un anonimo campeggiatore. Ciononostante, alla fine, nonostante i
loro sforzi per evitare un destino crudele, il loro legame con la
malavita li porta inevitabilmente a una fine brutale,
indipendentemente dalla loro accettazione della carica di
presidente. Chi ha davvero ucciso il figlio del presidente Oh?
Uno degli aspetti sospetti
dell’omicidio di Gi-seok è la sua somiglianza con un altro omicidio
che ha sconvolto la malavita cittadina 11 anni fa. Quando il
presidente Oh era a capo della singolare gang che governava Seul,
Ju-woon e Bong-san organizzarono un colpo di stato contro di lui.
Tuttavia, questa presa di potere derivò da una morte specifica. Oh
era incredibilmente affezionato ai suoi due braccio destro, che lo
aiutavano a tenere sotto controllo i suoi affari. Pertanto, stava
pensando di cedere loro l’azienda una volta in pensione.
Naturalmente, la cosa non andò giù a suo figlio, Oh Seung-won.
Di conseguenza, si sparse la voce
che stesse progettando di uccidere Ju-woon e Bong-san.
Contemporaneamente, Kim, che cercava di ampliare i suoi orizzonti
finanziari, fornì delle informazioni errate a Gi-seok. Il
poliziotto disse a Gi-seok che anche Seung-won avrebbe preso di
mira Gi-jun. Così, il primo finì per uccidere il figlio del
Presidente per salvare la vita del fratello. Alla fine, Gi-jun si
assunse la responsabilità dell’incidente, non volendo che il
fratello pagasse il prezzo brutale del crimine. Di conseguenza, il
signor Kim usa i due fratelli per controllare le bande a proprio
vantaggio.
Disney+ ha diffuso un nuovo trailer e
un’immagine inedita di Ironheart,
la serie Marvel Television che in Italia
debutterà il 25 giugno in esclusiva sulla piattaforma
streaming.
“Ho trovato interessante notare
quanto la storia di Riri e il suo ingresso nel Marvel Cinematic
Universe fossero diversi rispetto ad altri personaggi” ha
dichiarato
Dominique Thorne, che veste i panni della giovane e
geniale inventrice, Riri Williams. “Dopo aver dato vita a Riri
nel mondo del Wakanda, abbiamo avuto la splendida occasione di
portare avanti la sua storia con un approfondimento del
personaggio, esplorando le sue origini. Non si tratta
necessariamente di tornare indietro nel tempo, ma piuttosto di
ripercorrere e di vedere che effetto hanno avuto su di lei quei
primi momenti cruciali della sua vita, scoprendo come l’abbiano
plasmata e che tipo di persona stia cercando di
diventare”.
Ambientata dopo gli eventi di
Black
Panther: Wakanda Forever, la serie Ironheart
di Marvel Television mette a confronto la tecnologia con la magia
quando Riri Williams (Dominique
Thorne), una giovane e geniale inventrice determinata
a lasciare il segno nel mondo, torna nella sua città natale,
Chicago.
La sua innovativa interpretazione
della costruzione di armature di ferro è brillante, ma nel
perseguire le sue ambizioni, si ritrova coinvolta con il misterioso
ma affascinante Parker Robbins, alias “The Hood” (Anthony
Ramos).
La serie vede la partecipazione
anche di Lyric Ross, Alden Ehrenreich, Regan Aliyah, Manny
Montana, Matthew Elam e Anji White.
Chinaka Hodge è la sceneggiatrice e produttrice
esecutiva; gli episodi sono diretti da Sam Bailey
e Angela Barnes.
I primi tre episodi di Ironheart debutteranno
su Disney+ il 24 giugno 2025.
Da oggi è ufficiale, la
collaborazione tra Netflix e Zerocalcare continua con un nuovo progetto, in
arrivo nel 2026.
A confermarlo sono proprio
loro, Zerocalcare, autore e regista e
Valerio Mastandrea, che tornerà a prestare la voce
all’Armadillo, l’immancabile coscienza di Zero.
Dopo Strappare lungo i
bordi e Questo mondo non mi renderà cattivo, un nuovo
viaggio animato nel mondo del fumettista di Rebibbia.