Uscito nel 2005,
Batman Begins è ancora un oggi argomento di accesa
discussione tra i fan del Crociato di Gotham: sebbene non si tratti
del capitolo migliore della trilogia del Cavaliere Oscuro di
Christopher Nolan, è stato sicuramente un
ottimo apripista. Focalizzandosi in particolare sulle origini di
Bruce Wayne, nel film abbiamo visto l’Uomo Pipistrello combattere
contro il suo vecchio mentore Ra’s al Ghul, che nello scontro
finale sul treno non uscirà vivo, dopo che Batman decide di non
ucciderlo ma nemmeno di salvarlo, facendolo precipitare assieme ai
vagoni.
Il finale del film è stato molto
criticato dai fan, al punto da generare una curiosa teoria: quando
Henri Ducard va incontro al suo destino, in realtà sapeva che
sarebbe sopravvissuto risorgendo attraverso il fenomeno del Pozzo
di Lazzaro. Adesso però, in una recente intervista con Collider, è
stato proprio David S. Goyer, sceneggiatore di
Batman Begins, a smentire la teoria in questione:
“Penso che siano andati un po’ oltre con la lettura della cosa.
Di sicuro, io e Chris non abbiamo mai discusso della cosa”.
Goyer ha poi parlato dell’approccio che lui e Christopher hanno
avuto nei confronti del personaggio di Batman, lasciando intendere
che l’utilizzo del Pozzo di Lazzaro non si adattava all’universo
che avevano creato.
“Se ci pensate, è stato un
approccio abbastanza realistico”, ha spiegato lo
sceneggiatore. “Penso che se avessimo introdotto qualcosa come
il Pozzo di Lazzaro nella nostra storia… Non sto dicendo che non si
può raccontare una bella storia utilizzando il Pozzo di Lazzaro,
penso che si può… Semplicemente, non credo che il Pozzo di Lazzaro
avrebbe legato con il nostro tipo di approccio a quel
mondo.”
Le parole di David S.
Goyer hanno perfettamente senso: se Ra’s al Ghul fosse
tornato, sicuramente l’avremmo rivisto ne Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno, quando Talia
al Ghul si unisce a Bane per mettere in ginocchio Batman e Gotham
City. Voi cosa ne pensate di questa fan theory?
Dopo
le speculazioni dello scorso weekend, la Warner Bros. ha
ufficializzato che Tenet,
l’attesissimo nuovo film di Christopher Nolan uscirà prima in Europa
e poi negli Stati Uniti. Il lancio internazionale del film, fissato
al 26 agosto, interesserà oltre 70 paesi europei: per quanto
riguarda gli Stati Uniti, il film arriverà il 3 settembre, soltanto
in alcune città, essendo la situazione legata all’emergenza
Coronavirus ancora critica.
Prima dell’uscita del film verranno
installate adeguate misure di sicurezza nei cinema di tutto il
mondo. Australia, Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone,
Corea, Russia, Spagna e Regno Unito sono tra i paesi che vedranno
il film alla fine del mese di agosto, mentre in Cina non è stata
ancora programmata un’uscita. Di seguito il poster IMAX ufficiale
del film:
Il futuro di Tenet al box office mondiale
Non è così inusuale che i grandi
blockbuster arrivino prima nelle sale internazionali e poi in
quelle americane (da questo punto di vista, i Marvel Studios insegnano!). Certo è che si
tratta di una strategia che non rappresenta la prassi, adottata
dalla Warner Bros. per cercare di adattarsi ad una “nuova
normalità” in cui si cerca – nei limiti del possibile e rispettando
sempre tutte le norme sanitarie – di convivere con l’emergenza.
A questo punto, sarà molto
interessante vedere come Tenet
performerà al box office mondiale: anche se in alcuni paesi la
pandemia è sotto controllo e i cinema hanno riaperto, ci sono
ancora tante persone che non si sentono sicure a tornare in sala,
cosa che potrebbe limitare il potenziale del film al
botteghino.
Il cinema italiano, dal neorealismo
in poi, si è evoluto e negli ultimi trent’anni ha dato vita a una
nuova generazione di autori, attori e registi di grande talento.
Tra questi c’è anche Paolo Virzì, uno dei registi
italiani più apprezzati in tutto il mondo.
Scopriamo insieme oggi tutto
quello che c’è da sapere su Paolo Virzì e la sua
folgorante carriera nel cinema.
Paolo Virzì film
10. Nato a Livorno
il 4 marzo del 1964, Paolo Virzì passa tutta la sua infanzia a
Torino per poi tornare nella sua città natale durante
l’adolescenza. In questi anni si appassiona alla
letteratura, sia italiana che straniera, e
soprattutto quella inglese. Inizia a leggere i classici della
letteratura con particolare attenzione ai romanzi di
Charles Dickens e Mark Twain;
grazie all’input di questi due grandi maestri, in quegli stessi
anni si diletta a scrivere sceneggiature e
testi teatrali, cimentandosi a volte anche come
attore.
9. Al liceo conosce
Francesco Bruni, celebre sceneggiatore e regista
italiano, che diventa suo amico e collega, nonché co-sceneggiatore
fidato. L’amicizia tra due sopravvive anche dopo il liceo quando
Virzì si trasferisce a Pisa per frequentare la
facoltà di lettere e filosofia.
8. Alla fine dei
suoi studi lascia Livorno per trasferirsi a Roma e
cominciare una carriera nel cinema. Qui entra al Centro
Sperimentale di Cinematografia dove frequenta il corso di
sceneggiatura fino al suo diploma nel 1987. Solo
qualche anno più tardi, Paolo Virzì comincia a lavorare attivamente
nel mondo del cinema. Nel 1989 viene arruolato da Giuliano
Montaldo per lavorare alla alla sceneggiatura del film
Tempo di Uccidere. Negli anni novanta, inoltre,
Virzì lavora a tantissime sceneggiature per film come
Turnè (1990), Condomino (1991) e
Centro Storico (1992).
Paolo Virzì Filmografia
Sabrina Ferilli e Paolo Bigagli nel film La Bella Vita di Paolo
Virzì
7. Soltanto nel
1994, Paolo Virzì finalmente debutta al cinema con
il suo primo lungometraggio dal regista, il film La Bella
Vita. Il film, sceneggiato da Paolo Virzì e Francesco
Bruni, racconta la storia di una coppia di giovani sposi, Mirella
(Sabrina
Ferilli) e Bruno (Paolo Bigagli),
alle prese con le difficoltà della vita quotidiana. Lei è una
cassiera del supermercato mentre lui è un operaio metalmeccanico; i
problemi cominciano quando Bruno perde il lavoro a causa della
crisi economica e cade in una profonda depressione.
L’esordio di Paolo Virzì raccoglie i
consensi sia del pubblico che della critica che gli assegna
David di Donatello che il Nastro
d’argento come miglior regista esordiente. Dopo un inizio
così scoppiettante, Virzì continua la sua carriera e negli anni
successiva sforna altri piccolo gioielli cinematografi come
Ferie D’Agosto (1996),
Intolerance[episodio Roma Ovest 143]
(1996) e Ovosodo (1997).
Paolo Virzì dirige Ovosodo
Edoardo Gabbriellini e Marco Cocci in Ovosodo di Paolo
Virzì
6. Uno dei film più
amati di Virzì degli anni novanta è senza dubbio
Ovosodo, girato nel 1997, e che probabilmente il
regista ha realizzato prendendo spunto dalla sua adolescenza
livornese.
Il film racconta la storia di Piero
(Edoardo Gabbriellini), soprannominato Ovosodo, un
ragazzo di un quartiere popolare di Livorno, costretto a crescere
in un contesto sociale disagiato. La scuola è la sua oasi felice e
il posto dove può trovare sostegno della professoressa Giovanna
(Nicoletta
Braschi) e nel suo amico Tommaso (Marco
Cocci). Grazie a loro, Piero continua a studiare e a
sognare un futuro migliore, lontano dalla povertà e dall’ignoranza
delle sue origini. Tuttavia, quando Tommaso decide di partire per
gli States, Piero si lascia andare e si arrende a una vita già
prestabilita, fatta di famiglia e lavoro in fabbrica.
5. Per altri
registi sarebbe difficile replicare il successo di un film come
Ovosodo ma non per Virzì. Negli anni successivi il
regista sforna altri piccoli capolavori per il grande schermo come
Baci e Abbracci (1999), My Name is
Tanino (2002), Caterina Va in
Città (2003), N – Io e Napoleone
(2006), Tutta La Vita Davanti (2008), La Prima Cosa
Bella (2010) e Tutti i Santi Giorni
(2012).
Paolo Virzì dirige Il Capitale
Umano
da Il Capitale Umano di Paolo Virzì.jpg
4. Uno dei film più
importanti di Virzì e che ha consacrato la sua carriera di regista,
è senza dubbio Il Capitale
Umano, uscito nell’ormai lontano 2014.
Ispirato all’omonimo romanzo di
Stephen Amidon, il film racconta la storia di due
famiglie della provincia brianzola i cui destini si incrociano per
caso il giorno della vigilia di Natale. Un ciclista viene, infatti,
travolto da un SUV su di una strada provinciale e la Polizia
comincia le indagini accumulando prove che porteranno i membri
delle due famiglie a scagliarsi gli uni contro gli altri. Il film è
un triste spaccato della società italiana raccontata dagli occhi di
tutti i suoi personaggi che forniscono un punto di vista sempre
diverso della vicenda.
Il Capitale
Umano di Virzì fa strage di consensi tra pubblico e
critica e quello stesso anno porta a casa 6 David di
Donatello,7 Nastri d’Argento, 4
Ciak d’Oro, un Globo d’Oro e viene scelto
per concorrere agli Oscar di 2015 per la categoria Miglior Film
Straniero. Nonostante i consensi ottenuti, però, il film di Paolo
Virzì non riesce ad arrivare nella rosa finale.
Helen Mirren e Donald Sutherland in Ella e John – The Leisure
Seeker di Paolo Virzì
3. Dopo il successo
ottenuto con il suo Capitale Umano, il regista livornese torna
all’attacco con La Pazza
Gioia (2016), Ella e John – The
Leisure Seeker (2017) – presentato alla Mostra d’Arte
Cinematografica di Venezia – e Notti
Magiche (2018), ultimo film di Paolo Virzì. Tra il
2019 e il 2020, infatti, Virzì mette da parte la sedia del regista
e si dedica alla sua attività di sceneggiatore curando lo script
dei film Vivere di Francesca Archibugi e
Tolo Tolo di Luca Medici.
Paolo Virzì vita privata
2. Virzì è sempre
stato un uomo molto riservato anche se negli anni la sua vita
sentimentale ha fatto molto discutere sui tabloid. Sappiamo,
infatti, che il primo amore di Paolo Virzì è stato Paola
Tiziana Cruciani, conosciuta dal regista durante il suo
corso di studi al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. I
due sono stati insieme per anni e hanno avuto anche una figlia,
Ottavia Virzì, prima di separarsi
definitivamente.
1. Tra
tanti flirt o presunti tali nella vita di Vìrzi, ce n’è uno che si
è ben presto trasformato in una bellissima storia d’amore. Nel 2008
il regista, impegnato sul set di Tutta La Vita
Davanti, s’innamora perdutamente di una delle sue
protagoniste, Micaela
Ramazzotti. Il colpo di fulmine, ricambiato
dall’attrice, porta la coppia dritta dritta all’altare. Solo un
anno più tardi, nel 2009, Paolo sposa la sua Micaela. Durante il
loro matrimonio, Paolo Virzì e Micaela Ramazzotti hanno
avuto due figli, Jacopo e Anna Virzì.
LEONE FILM
GROUP e RAI CINEMA presentano il
TRAILER UFFICIALE di
After 2, sequel del film campione d’incassi nei cinema
italiani dal 2 settembre 2020.
In
After 2 dopo la loro rottura, Hardin
(Hero Fiennes Tiffin) e Tessa (Josephine Langford)
cercano di andare avanti ognuno per la propria
strada. Mentre Hardin torna a perdersi in cattive
abitudini, Tessa, forte della sicurezza acquisita, inizia a
frequentare lo stage dei suoi sogni alla casa editrice Vance dove
attira l’attenzione del suo collega Trevor (Dylan
Sprouse), il ragazzo perfetto col quale intraprendere una
relazione. Trevor è intelligente, spiritoso, attraente ma
soprattutto è affidabile. Tessa, nonostante questo nuovo incontro,
non riesce a togliersi dalla testa Hardin. Dopotutto lui è l’amore
della sua vita e al di là dei loro fraintendimenti e delle
difficoltà, non può negare ciò che prova. Vorrebbe essere in grado
di andare avanti per la sua strada, ma non è così semplice.
Attraverso gli alti e i bassi della loro relazione, Tessa e Hardin
lotteranno per stare ancora insieme anche se l’intero universo
sembra tramare per tenerli separati.
Dopo il successo del primo film,
“After”, uscito ad aprile 2019, che ha incassato più di 6 milioni
di euro al boxoffice italiano, arriva prossimamente nei cinema
After 2, basato sul secondo capitolo del
romanzo best seller di Anna Todd con protagonisti Tessa Young
(Langford) e Hardin Scott (Tiffin), diventato un fenomeno
sensazionale come fan fiction su Wattpad. After 2 è diretto da Roger
Kumble e vede protagonisti
Josephine Langford, Hero
Fiennes-Tiffin, Dylan Sprouse,
Selma Blair, Charlie Weber.
Formatasi come attrice teatrale,
Galatea Ranzi ha negli anni conquistato anche il
cinema e la televisione, affermandosi come una delle migliori
interpreti della propria generazione. Grazie ai suoi ruoli in film
di particolare successo, ha infatti saputo dar prova del proprio
talento e della propria versatilità, conquistando tanto il pubblico
quanto la stessa industria. Ancora oggi non manca di distinguersi
in prodotti ricercati e con i quali può mettere in luce nuovi
aspetti di sé.
Ecco 10 cose che non sai di
Galatea Ranzi.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Galatea Ranzi: i suoi film e le
serie TV
10. Ha recitato in celebri
lungometraggi. L’attrice debutta sul grande schermo nel
1993 con il film Fiorile, per distinguersi anche in
Va’ dove ti porta il cuore (1996), di Cristina
Comencini, Un viaggio chiamato amore (2002),
Il pranzo della domenica (2003), con Rocco
Papaleo, Caterina va in città (2003), Tre
metri sopra il cielo (2004), con Riccardo
Scamarcio, La vita che vorrei (2004),
L’educazione fisica delle fanciulle (2005), Ho voglia
di te (2007) e La grande
bellezza (2013), dove recita accanto a Toni
Servillo, e grazie al quale ottiene nuovi importanti
riconoscimenti. Negli anni successivi, recita in Ma che bella
sorpresa (2015), La ragazza nella
nebbia (2017), Copperman (2019), con Luca
Argentero, e Lontano lontano (2019).
9. Ha preso parte a
produzioni televisive. Parallelamente alla carriera
cinematografica, la Ranzi non manca di recitare anche per la
televisione, partecipando inizialmente a film come L’ombra
della spia (1988) e Gli ultimi giorni dell’umanità
(1991), e in seguito a mini-serie come L’avvocato delle
donne (1997) e La freccia nera (2006). Dal 2014
al 2015 ha invece recitato nella soap opera CentoVetrine.
A partire dal 2018, invece, ricopre il ruolo di Elsa nella serie
NetflixBaby, dove
recita accanto ad Alice Pagani,
Benedetta Porcaroli,
Lorenzo
Zurzolo e Claudia
Pandolfi.
8. Ha ricevuto importanti
riconoscimenti. Per la sua attività cinematografica,
l’attrice ha in diverse occasioni ricevuto candidature ad
importanti premi cinematografici, che le hanno permesso di far
accrescere il proprio status. È stata infatti nominata ai Nastri
d’Argento nel 1994 come attrice protagonista per Fienile,
e nel 1997 come attrice non protagonista per Va’ dove ti porta
il cuore. Ottiene poi due nomination come attrice non
protagonista ai David di Donatello rispettivamente per i film
La vita che vorrei e La grande bellezza.
Galatea Ranzi e il teatro
7. Si è formata presso una
nota accademia. Prima di diventare l’apprezzata attrice
che è oggi, la Ranzi ha speso alcuni anni per formarsi presso
l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”, dove si è
poi diplomata nel 1988. La preparazione lì ottenuta le ha permesso
di diventare un nome particolarmente richiesto, arrivando a
lavorare in numerose produzioni dirette dal celebre Luca Ronconi.
Nello stesso 1988 vinse inoltre il Premio Ubu come miglior attrice
giovane, mentre nel 2012 le venne assegnato il prestigioso Premio
Eleonora Duse.
6. Ha recitato in numerosi
spettacoli di successo. Nel corso degli anni l’attrice ha
avuto modo di prendere parte a spettacoli teatrali particolarmente
apprezzati da critica e pubblico. Tra questi si annoverano i titoli
Amor nello specchio (1987), Mirra (1988),
Strano interludio (1989), L’uomo difficile
(1990), Gli ultimi giorni dell’umanità (1991), Re
Lear (1994), Il sogno (1999), Lolita (2000),
Il candelaio (2000), Quel che sapeva Maisie
(2001), Le Baccanti (2001), Prometeo incatenato
(2002), Vecchi tempi (2005) e Un’ora di
tranquillità (2016).
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Galatea Ranzi: il marito e i
figli
5. Ha sposato un suo
compagno di corsi. Frequentando l’Accademia Silvio
d’Amico, l’attrice conosce Marco Andriolo, che frequentava i corsi
insieme a lei. I due, innamoratisi, decidono poi di sposarsi ancor
prima di diplomarsi. Dalla loro relazione nasceranno poi tre figli,
rispettivamente nel 1996, nel 1999 e nel 2007. Contrariamente alla
moglie, Andriolo si è poi specializzato in regia, lavorando
prevalentemente dietro la macchina da presa.
Galatea Ranzi in La grande
bellezza
4. Ha recitato nel film
premio Oscar. Nel 2013 l’attrice torna al cinema recitando
nel film La grande bellezza, diretto da Paolo
Sorrentino. Nella pellicola, che ha poi vinto il Premio
Oscar al miglior film straniero, la Ranzi interpreta Stefania, una
delle amiche radical chic del protagonista Jep Gambardella. In
particolare, è rimasta nota la sua scena dove si trova a subire uno
spietato monologo di questi, dove la sua vita fatta di apparenza
viene smontata pezzo per pezzo.
Galatea Ranzi in Baby
3. È la madre della
protagonista. In Baby, serie italiana
targata Netflix, l’attrice recita nel ruolo di Elsa Altieri. Questa
è la madre di Chiara, la giovane protagonista della storia. Nel
corso della vicenda, la donna si troverà a dover fare i conti con
la sua vita tutt’altro che perfetta, ma retta in piedi soltanto da
menzogne e segreti. Nel raccontare del suo personaggio, la Ranzi ha
affermato di aver talvolta avuto difficoltà nell’immedesimarsi in
esso, ma di aver sempre ricercato il modo più umano per dar vita
alle sue emozioni.
Galatea Ranzi non è su
Instagram
2. Non ha un profilo sul
social. L’attrice ha in diverse occasioni confermato di
non possedere un profilo sul social network Instagram, non
apprezzando tanto il suo funzionamento quanto l’esposizione
mediatica a cui inevitabilmente questo espone. La Ranzi ha infatti
sempre cercato di mantenere un certo distacco tra la propria vita
privata e quella lavorativa, evitando che l’una possa influenzare
l’altra.
Galatea Ranzi: età e altezza
1. Galatea Ranzi è nata a
Roma, Italia, il 24 gennaio del 1967. L’attrice è alta
complessivamente 170 centimetri.
Il panorama italiano cinematografico
e televisivo, vanta alcune incredibili attrici la cui carriera
sembra inarrestabile. Tra queste c’è senza dubbio Sabrina
Impacciatore, amata per i suoi ruoli comici e
impareggiabile in quelli drammatici.
Scopriamo insieme oggi tutto
quello che c’è da sapere su Sabrina Impacciatore.
Sabrina Impacciatore film e tv: tra
cinema e televisione
10. Nata il 29
marzo del 1968 a Roma, Sabrina comincia subito a manifestare
interesse per il mondo dello spettacolo. La Impacciatore, infatti,
ha la possibilità durante la sua formazione attoriale di seguire
dei corsi di recitazione al prestigioso Actor
Studio di New York.
9. Dopo aver
studiato recitazione nella Grande Mela, Sabrina torna a Roma dove
continua la sua formazione. Qui viene scoperta da Gianni
Boncompagni, famoso autore e regista televisivo, che la
‘arruola’ per il suo nuovo programma, Non è la
Rai.
Sabrina Impacciatore in Non è la
Rai
8. Chi è cresciuto
negli anni novanta, ricorda benissimo Non è la Rai
e tutti i suoi personaggi, compresa Sabrina
Impacciatore.
Non è la Rai è un
programma televisivo creato da Gianni Boncompagni
e Irene Gherdo, andato in onda dal 1991 al 1995,
per quattro edizioni. Si tratta di una sorta di varietà con tanto
di balletti e canzoni, giochi telefonici, tutti eseguiti da un
enorme gruppo di adolescenti o poco più che ventenni. Inizialmente
condotto da Enrica Bonaccorti e poi da
Paolo Bonolis, il programma è poi passato nelle
mani di Ambra
Angolini.
La trasmissione, oltre alla
Impacciatore e alla Angolini, diventa il trampolino di lancio di
moltissime attrici e soubrette italiane come Nicole Grimaudo, Lucia
Ocone, Romina Mondello,
Antonella Elia, Miriana Trevisan
e molte altre ancora.
Sabrina
Impacciatore a Non è la Rai si occupava
di intrattenere il pubblico a casa con piccoli sketch divertenti e
che toccavano argomenti vicino al mondo femminile e delle
adolescenti. Eccone un piccolo esempio:
Dopo il successo ottenuto in tv, la
Impacciatore resta nell’universo Boncompagni, e qualche anno dopo
partecipa a Rock n Roll, spinoff preserale di Non
è la Rai.
Sabrina Impacciatore in tv: tra
fiction e varietà
7. Ormai
lanciatissima in televisione grazie a Boncompagni, Sabrina
Impacciatore comincia a lavorare in alcune trasmissioni
d’intrattenimento come Macao (1997), Ciro,
il figlio di Target (1999) e Convenscion
(1999).
6. Negli anni
novanta e più precisamente nel 1997, prende parte anche alla sua
prima serie tv, dal titolo Disokkupati.
La serie racconta la storia di
Amelio Spina (Paolo Ferrari), un uomo anziano che,
per arrotondare, decide di subaffittare una stanza di casa sua a
tre giovani, Caterina (Sabrina Impacciarore),
Ignazio Settimo Porcu (Pier Francesco Loche) e
Speranzo Zammattaro (Adolfo Margiotta). I ragazzi sono tutti alla
ricerca di un lavoro stabile e si arrangiano in qualunque modo per
pagare l’affitto e vivere nella Capitale.
5. Negli anni
duemila, Sabrina Impacciatore è molto attiva in tv con trasmissioni
come Raiot- Armi di distrazione di massa (2003),
La Valigia dei Sogni (2005) e Mai Dire
Grande Fratello (2006), uno dei programmi più amati al
pubblico, ancora oggi.
Nello stesso periodo, però, la
Impacciatore partecipa anche a molte serie e miniserie tv come
Le Ragioni del Cuore (2002), Doppio
Agguato (2003), Liberi di Giocare (2007),
Donne Assassine (2008), Due Mamme di
Troppo (2009), L’amore Non Basta(Quasi Mai…) (2011) e Immaturi – La
Serie (2018).
Sabrina Impacciatore e Alberto
Sordi
4. In occasione del
centenario della nascita del grande Alberto
Sordi, la Rai manda in onda il 13 giugno
2020 un documentario di Silvio Governi,
dal titolo Alberto Sordi, Un
Italiano Come Noi. Nel documentario,
Sabrina Impacciatore racconta della vita privata e
professionale di Alberto Sordi, dagli esordi fino ai suoi ultimi
progetti, senza dimenticare storie inedite, aneddoti, testimonianze
e piccoli spezzoni di film mai visti prima.
Il documentario non è attualmente
disponibile in streaming sul sito della Rai ma su RayPlay, potrete
trovare tantissimi contenuti dedicati al grande Alberto Sordi
3. Sin dagli anni
novanta, Sabrina Impacciatore è sempre stata molto
attiva anche sul grande schermo. Al suo primo film, Il
Compagno (1999), ne sono infatti seguiti molti altri. Tra
i suoi film più famosi ricordiamo L’Ultimo
Bacio (2001), Concorrenza Sleale
(2001), Gente di Roma (2003), La Passione di
Cristo (2004), Manuale d’Amore
(2005), N (io e Napoleone) (2006), Baciami
Ancora (2010) – sequel de L’Ultimo Bacio -,
Una Donna per la Vita (2011), Pane e
Burlesque (2014), Sei Mai Stata
Sulla Luna? (2015), A Casa Tutti
Bene (2018) e Amiche da
Morire (2013).
2. Nel 2013 Sabrina
Impacciatore partecipa come protagonista al film scritto e diretto
da Giorgia Farina, dal titolo Amiche da
Morire.
Il film racconta la storia di tre
donne siciliane, molto diverse tra loro; Gilda è una prostituita
(Claudia
Gerini), Crocetta è una donna che tutti credono porti
sfortuna (Sabrina Impacciatore) e Olivia (Cristiana
Capotondi) è la più invidiata del paese perché
bellissima e sposata con un aitante pescatore. Quando Olivia scopre
i traffici illeciti del marito e in un impeto di rabbia lo uccide,
le tre donne faranno di tutto per custodire quel segreto e
proteggersi a vicenda.
1. Negli anni i
media hanno seguito molto da vicino la vita sentimentale della
Impacciatore, cercando sempre di individuare l’ultima fiamma
dell’attrice. A oggi, però, Sabrina Impacciatore non ha un
compagno né tanto meno un marito e dei figli.
Sabrina è single e felice di esserlo perché una
donna non ha bisogno di un uomo accanto per sentirsi completa.
Per restare sempre aggiornati sulla
vita privata e professionale dell’attrice, seguito il profilo
Instagram ufficiale di
Sabrina Impacciatore.
Apprezzata e pluripremiata,
Isabella Ferrari è considerata una delle grandi
interpreti della sua generazione. Distintasi grazi a ruoli in film
di particolare successo, l’attrice ha negli anni guadagnato sempre
più consensi, affermandosi per carisma e versatilità. Nel corso
della sua carriera, non ha mancato di recitare anche per la
televisione, in alcune note serie televisive.
Ecco 10 cose che non sai di
Isabella Ferrari.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Isabella Ferrari: i suoi film e le
serie TV
10. Ha recitato in celebri
lungometraggi. L’attrice debutta al cinema con Sapore
di mare (1983), con cui diventa subito una celebrità. Negli
anni successivi continua a confermare il proprio talento con titoli
come Dagobert (1984), Appuntamento a
Liverpool (1988), Willy signori e vengo da lontano
(1990), Romanzo di un giovane povero (1995), con cui si
consacra. Negli anni successivi recita in Vite in sospeso
(1998), La lingua del santo (2000), Saturno
contro (2006), con PierfrancescoFavino, Caos calmo (2008), Due
partite (2008), con Paola
Cortellesi, E la chiamano
estate (2012), La grande
bellezza (2013), con Toni
Servillo, La vita
oscena (2014), con Cristiano
Caccamo, Diva!
(2017), Napoli velata (2017), con Alessandro
Borghi, Euforia (2018) e Sotto il sole di
Riccione (2020), con Ludovica
Martino.
9. Ha preso parte a
produzioni televisive. La Ferrari ottiene popolarità in
televisione ricoprendo il ruolo del commissario Giovanna Scalise in
Distretto di polizia (2000), Distretto di polizia
2 (2001) e Distretto di polizia 3 (2002), con
Ricky
Memphis. In seguito, ha recitato nella serie Cuore
contro cuore (2004-2005), nei film Liberi di giocare
(2007), Nel bianco (2010), Storia di Laura (2011)
e nella terza stagione di Una grande famiglia (2015), con
Alessandro
Gassmann. Dal 2018 ricopre il ruolo di Simonetta nella
serie NetflixBaby,
recitando accanto ad Alice Pagani,
Benedetta Porcaroli,
Claudia
Pandolfi e Lorenzo
Zurzolo.
8. Ha ottenuto importanti
riconoscimenti. Nel corso della sua carriera la Ferrari ha
ottenuto alcuni tra i più prestigiosi riconoscimenti
cinematografici a livello italiano. Il primo di questi, vinto nel
1995 alla Mostra del Cinema di Venezia, è la Coppa Volpi come
miglior attrice non protagonista per Romanzo di un giovane
povero. È stata poi nominata ai David di Donatello come
miglior attrice non protagonista per i film Arrivederci amore,
ciao e Caos calmo. Nel 2008, di nuovo alla
Mostra di Venezia, le viene invece conferito il Premio Pasinetti
alla miglior attrice per Un giorno perfetto.
Isabella Ferrari è su
Instagram
7. Ha un profilo
personale. L’attrice è presente sul social network
Instagram con un profilo attualmente seguito da 181 mila persone.
Qui la Ferrari, ad oggi, ha pubblicato oltre 600 post,
principalmente relativi a propri momenti di svago o di luoghi da
lei visitati. Non mancano però anche su curiosità e fotografie
scattate sui set di film in cui ha partecipato. Così facendo,
l’attrice ha anche modo di promuovere il proprio lavoro tramite il
social, aggiornando i propri fan sui suoi attuali e futuri
progetti.
Isabella Ferrari ha dei figli
6. È mamma di tre
figli. Nel 2002 l’attrice si è sposata con il regista
Renato De Maria, conosciuto grazie al film
Hotel paura (1996) e con il quale ha poi lavorato anche
per Amatemi, La vita oscena e la prima stagione di
Distretto di polizia. Dalla loro relazione sono poi nati
due figli. La Ferrari aveva però già avuto una figlia, chiamata
Teresa, da una precedente relazione con l’imprenditore Massimo
Osti. L’attrice si è sempre dimostrata giustamente protettiva nei
confronti dei figli, evitando che potessero essere soggetti ad
un’eccessiva esposizione mediatica.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Isabella Ferrari in Baby
5. Non condivide l’umanità
del suo personaggio. Nell’acclamata serie Baby, l’attrice
ricopre il ruolo di Simonetta, madre di Ludovica. Nel raccontare il
proprio personaggio, da lei molto amato, l’attrice non ha nascosto
di aver particolarmente faticato nel comprendere il suo concetto di
umanità. Dal momento in cui rimane muta davanti alle prove della
prostituzione della figlia, tra l’attrice e il personaggio si è
infatti generato un divario incolmabile, che ha richiesto alla
Ferrari un grande sforzo di immedesimazione.
4. Accettò il ruolo convinta
dal regista. Tra i principali motivi che l’attrice ha
indicato per la sua scelta di accettare il ruolo nella serie vi è
stata la possibilità di lavorare con il regista Andrea De
Sica. La Ferrari aveva infatti visto il suo film
d’esordio, I figli della notte, rimanendone
particolarmente colpita. Dopo aver incontrato il regista, e aver
letto la sceneggiatura, si convinse inoltre della qualità del
progetto, decidendo perciò di ricoprire il ruolo di Simonetta.
Isabella Ferrari in Sotto il sole
di Riccione
3. Ha un ruolo nel nuovo
film italiano di Netflix. A luglio 2020 arriva sulla
piattaforma Netflix il film Sotto il sole di Riccione,
scritto da Enrico Vanzina, che è un omaggio ai
film balneari degli anni Ottanta, in primis a quel Sapore di
mare, che segnò proprio il debutto della Ferrari. In questa
nuova pellicola l’attrice interpreta Irene, madre possessiva di
Vincenzo, che finirà poi per vivere la sua storia d’amore con il
bodyguard Lucio, interpretato da Luca Ward.
2. Il personaggio le ha
ricordato il suo ruolo in Sapore di mare. Nel dar
vita ad Irene in Sotto il sole di Riccione, l’attrice ha
affermato di aver ritrovato in lei molto della sua Selvaggia,
personaggio da lei ricoperto in Sapore di mare. Per la
Ferrari, infatti, entrambi condividono uno sguardo malinconico.
Nonostante le somiglianze, le è stato però più semplice
interpretare Irene, ritrovandosi nel suo carattere di madre
ossessiva e apprensiva.
Isabella Ferrari: età e
altezza
1. Isabella Ferrari è nata a
Ponte dell’Olio, in Emilia-Romagna, Italia, il 31 marzo
1964. L’attrice è alta complessivamente 162 centimetri.
La Mostra Internazionale
d’Arte Cinematografica della Biennale di
Venezia è lieta di condividere la presentazione, con i
Festival di Toronto, Telluride e New
York, di Nomadland,
il terzo lungometraggio della regista ChloéZhao (Songs my Brothers Taughtme, The Rider – Il sogno di un cowboy), prodotto
e interpretato dall’attrice premio Oscar®
FrancesMcDormand, tratto dal
libro Nomadland: un racconto d’inchiesta (2017) della
giornalista Jessica Bruder. Searchlight Pictures
ha acquisito i diritti internazionali del film.
Nomadland
sarà presentato alla 77. Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica di Venezia venerdì 11
settembre in Sala Grande al
Palazzo del Cinema del Lido.
“Le strade americane mi
affascinano. Sono di una bellezza sconvolgente e complessa.” – ha
dichiarato la regista ChloéZhao
– Le ho percorse per molti anni nei miei viaggi e ho sempre
sperato di poterne catturare una visione particolare. Sono molto
felice di aver potuto realizzare Nomadland, ed emozionata
che il pubblico potrà seguire Fern (Frances McDormand) nelle sue
avventure”.
“È un grande piacere oltre che un
onore contribuire a dar visibilità internazionale al nuovo,
sorprendente film di Chloé Zhao – ha dichiarato il direttore
artistico della Mostra di Venezia, Alberto Barbera
– Nomadland è un viaggio coraggioso e toccante
dentro un mondo sconosciuto, lontano dalla nostra coscienza
sociale, che acquista un significato del tutto particolare in
questo periodo di isolamento causato dalla pandemia, e che dimostra
come alcuni valori quali la solidarietà reciproca e il forte senso
di comunità possono salvarci dalla solitudine, dal fallimento e
dalla disperazione. Sono felice di condividere l’opportunità di
supportare questo film eccezionale assieme agli amici dei festival
di Telluride, Toronto e New York: è questo un segno concreto di
solidarietà e collaborazione in un periodo di grande
difficoltà”.
“Nomadland è un autentica scoperta” –
dichiarano i presidenti di Searchlight Pictures Nancy Utley
e Steve Gilula – “Siamo grati a Chloé e a tutta la troupe
di Nomadland, oltre alla comunità dei festival che è di
fondamentale importanza per il successo dei film indipendenti”.
Nomadland
segue Fern (McDormand), una donna che, dopo il collasso economico
di una cittadina rurale nel Nevada, fa i bagagli e parte nel suo
van per provare la vita on-the-road, fuori dalla società
convenzionale, da moderna nomade. Il film include i nomadi veri
Linda May, Swankie e Bob Wells che fanno da mentori e compagni a
Fern nel suo viaggio attraverso il vasto paesaggio dell’Ovest
americano.
Nomadland
è prodotto da Frances McDormand (Olive Kitteridge su HBO),
Peter Spears (Chiamami col tuo nome), Molly Asher (The
Rider), Dan Janvey (Re della Terra Selvaggia), e
Chloé Zhao (The Rider– Il sogno di un cowboy).
Protagonista del film, oltre a McDormand, è David Strathairn
(Good Night, and Good Luck.). Zhao torna a lavorare con il
suo direttore della fotografia per The Rider, Joshua James
Richards (La terra di Dio). Le musiche nel film sono del
compositore italiano Ludovico Maria Enrico Einaudi e il montaggio
di Zhao. Alla Searchlight, il film è stato coordinato dai
presidenti della produzione Matthew Greenfield e David Greenbaum e
dal vice presidente della produzione Taylor Friedman.
ChloéZhao è una regista, sceneggiatrice, montatrice, e
produttrice rinomata per il suo lavoro nel suo film d’esordio,
Songs My Brothers Taught Me (2015), presentato in prima
mondiale al Sundance Film Festival. Il suo secondo lungometraggio,
The Rider (2017), ha ricevuto diversi riconoscimenti fra i
quali le candidature agli Independent Spirit Awards per miglior
film e miglior regista. Zhao ha diretto il film di prossima uscita
dei Marvel StudiosEternals, programmato per il 2021 e distribuito
da Walt Disney Studios.
Nei giorni scorsi è arrivata la
notizia – chiaramente non confermata – che i Marvel Studios avrebbe intenzione di
realizzare un film dedicato agli Illuminati, il gruppo di personaggi della
Marvel Comics creati da Brian Michael
Bendis (testi) e Steve McNiven (disegni). È innegabile quanto un
ipotetico Avengers 5 possa trasformarsi nell’occasione
ideale per introdurre i personaggi, o almeno scoprire quali eroi
del MCU potrebbero segretamente far
parte della società segreta.
The Direct ha ipotizzato quali personaggi del MCU potrebbero far parte degli
Illuminati nel quinto film dedicato Vendicatori:
Doctor Strange
Nei fumetti, Tony Stark è
stato colui che ha formato gli Illuminati a causa della sua mente
futurista e della sua tendenza a prepararsi per potenziali minacce.
Tuttavia, con Stark ormai morto, è una scommessa aperta che
Doctor Strange (Benedict
Cumberbatch) potrebbe eventualmente prendere il posto di Stark
nel condurre il gruppo contro minacce imminenti. Vale la pena
sottolineare che il Maestro delle Arti Mistiche è stato colto di
sorpresa dell’attacco di Thanos sulla Terra durante Infinity
War: perciò avrebbe senso che Strange abbia voluto
escogitare un piano per evitare di sperimentare la stessa cosa.
A questo punto, Strange ha acquisito
familiarità con la maggior parte degli eroi più potenti della
Terra. Detto questo, Strange potrebbe benissimo reclutare gli eroi
che ritiene degni di prendere parte agli Illuminati. Le conoscenze
dello stregone circa il regno mistico dovrebbe rivelarsi utile agli
scopi generali della squadra, con il Sanctum di New York che
potrebbe facilmente essere la sede del team per le loro riunioni
segrete. Inoltre, l’avventura dello stregone nel sequel The Multiverse
of Madness potrebbe addirittura fornire ulteriore supporto
dietro la formazione della squadra. Tutto sommato, il
coinvolgimento e la potenziale leadership di Stephen Strange
rappresentano la combinazione perfetta per una squadra segreta come
gli Illuminati.
Captain Marvel
Un altro ipotetico eroe che
potrebbe avere far parte degli Illuminati è Carol Danvers (Brie
Larson). La familiarità del personaggio con il cosmo dovrebbe
rivelarsi utile al gruppo nascosto per identificare e sottomettere
terrificanti minacce aliene. Inoltre, la lunga esperienza
dell’eroina nello spazio potrebbe giustificare il fatto che la
stessa è stata esposta a diversi cattivi e a diverse guerre. In un
certo senso, Danvers potrebbe aiutare gli eroi della Terra ad avere
la meglio nelle battaglie contro nemici sconosciuti, mettendo in
atto una strategia basata su una risposta coordinata.
Parte del divertimento nel vedere
insieme grandi eroi è la presenza di conflitti, e gli Illuminati
non ne sono certamente estranei. In diverse occasioni, i membri del
gruppo non sono stati d’accordo, con alcune discussioni che hanno
persino portato ad uno scontro fisico. La relazione di Danvers con
gli Skrull potrebbe essere vitale se il MCU decidesse di portare avanti la
trama di “Secret Invasion”: una storyline molto
interessante che potrebbe essere affrontata tra le fila degli
Illuminati e che potrebbe anche portare all’inevitabile scontro tra
gli eroi.
Sersi
Gli
Eterni introdurrà un nuovo ed intrigante set di eroi ai
fan del MCU. Il team di esseri simili a Dio
fornirà risposte alla storia dell’universo raccontato nel MCU, fornendo anche le basi per
storie future e connessioni passate con la mitologia del franchise.
In questo caso, c’è motivo di credere che un membro degli Eterni
alla fine si unirà agli Illuminati. Tra la lunga lista dei suoi
membri, Sersi (Gemma
Chan) è la prima candidata a far parte della squadra segreta
grazie alla sua connessione con la squadra dei Vendicatori e alla
vasta esperienza del personaggio nella storia della Terra.
È interessante notare che Sersi,
insieme a Dane Whitman, si dice che sarà la protagonista de
Gli
Eterni in termini di trama, suggerendo che un ruolo enorme
sarà in serbo in futuro per il personaggio. Le foto sul set hanno
rivelato che Sersi si è mescolata con gli umani, e questo potrebbe
significare che è più che consapevole dei principali eventi che nel
MCU sono già stati affrontata.
Unendosi agli Illuminati, la conoscenza della storia da parte di
Sersi potrebbe essere considerata utile, mentre la passione del
personaggio per gli umani dovrebbe servire da bussola morale per
questo gruppo di eroi clandestino.
Bestia
In ogni iterazione degli
Illuminati, il Professor X è stato il rappresentante dei mutanti.
Nonostante ciò, il MCU è noto per cambiare alcuni
elementi dai fumetti, come evidenziato da alcune scelte fatte in
alcuni film, come ad esempio Stark che ha creato Ultron al posto di
Hank Pym o l’assenza del personaggio di Morte durante la vittoria
di Thanos. Tenendo ben in mente ciò, è ipotizzabile che Charles
Xavier non si unirà agli Illuminati (o almeno, non all’inizio!), e
che un degno sostituto possa essere Hank McCoy/Bestia.
Non dovrebbe sorprendere troppo che
l’intelletto così geniale di McCoy e l’esperienza con i mutanti
possano rivelarsi utili nel gestire minacce incombenti. Semmai, il
ruolo attivo di McCoy nella promozione dei diritti dei mutanti ha
il potenziale per ampliare la prospettiva della squadra quando si
tratta di proteggere degli ostili incompresi.
Shuri
Il coinvolgimento di Shuri
con gli Illuminati potrebbe risultare discutibile per alcuni, che
magari preferirebbero vedere T’Challa al suo posto. Tuttavia,
l’inclusione di Shuri ha davvero senso poiché si tratta dell’eroe
più intelligente del MCU. Insieme alla grande quantità
di risorse a Wakanda a cui Shuri ha accesso, Doctor Strange
potrebbe reclutarla per affidarle il compito di principale mente
scientifica del gruppo.
Anche se è sorprendente che un
giovane eroe come Shuri possa prendere parte a una società segreta
come quella degli Illuminati, la cosa potrebbe spianare la strada
ad un ruolo più ampio per il personaggio nel futuro dell’universo
condiviso. L’aggiunta di una mente più giovane e profondamente
intelligente al gruppo potrebbe spostare le dinamiche della squadra
in diversi modi, e questo offrirebbe a Shuri l’opportunità di
professarsi come rappresentante delle giovani generazioni di eroi
che arriveranno nel MCU.
Falcon
Un’aggiunta interessante
alla versione del MCU degli Illuminati potrebbe
essere Sam Wilson. Con il personaggio che diventerà il nuovo
Captain America del franchise, non è così assurdo immaginare il
coinvolgimento di Wilson nella squadra. Con così tanti conflitti
che si troverà ad affrontare in futuro, la bussola morale e
l’integrità dell’eroe potrebbero giovare un ruolo chiave nel
processo decisionale del gruppo, soprattutto quando si tratterà di
dover trovare la soluzione giusta per tutti.
Non si sa ancora molto del ruolo di
Wilson nel più ampio quadro narrativo del MCU, ma è un dato di fatto che
emulerà ciò che Steve Rogers ha fatto con il personaggio di Captain
America. In un certo senso, Wilson che funge da rappresentante dei
Vendicatori (e degli eroi legati alla Terra) offre al personaggio
l’opportunità di farsi avanti e prendere il comando della squadra.
Se Wilson dovesse davvero assumere il ruolo di guida degli Avengers
durante il quinto film dedicato al team, è probabile che il destino
del personaggio sarà già scritto, anche in termini di sicurezza
della Terra; a questo punto, il suo coinvolgimento con gli
Illuminati potrebbe rivelarsi essenziale.
In occasione del Comic-Con@Home è
stato organizzato un panel dedicato al 15esimo anniversario di
Constantine, il film di Francis
Lawrence del 2005, basato sull’omonimo personaggio della
DC e interpretato da
Keanu Reeves. Al panel hanno partecipato sia Lawrence
sia Reeves che il produttore Akiva Goldsman: i tre – via Collider
– hanno rivelato un sacco di dettagli inediti sulla lavorazione del
film.
Francis Lawrence
ha parlato del rating imposto al film dall’MPAA e di quanto la
notizia del divieto venne accolta male dalla produzione: “La
Warner decise che doveva essere un film vietato ai minori di 13
anni per tutti i soldi che erano stati spesi. Per questo motivo
seguimmo alcune linee guida relativa a ciò che era consentito o
meno in un film PG-13. Seguimmo quelle regole alla lettera: quante
volte potevi dire “ca**o”, la nudità, il sangue, la violenza… tutte
queste cose. Mostrammo il film all’MPAA: ricordo che dopo soli
cinque minuti scrissero nei loro appunti che il film era
assolutamente da vietare ai minori per il ‘tono’. Un aspetto che,
tra l’altro, non era in quelle linee guida.”
Il regista ha poi aggiunto:
“Credo che avessero giustificato la cosa con un ‘senso di
timore opprimente’ dalla scena di apertura in poi. Non credevano
che potessimo fare nulla per cambiare le cose. Praticamente avevamo
tra le mani un film PG-13 con un visto censura R. La cosa mi
uccise, perché se avessi saputo del divieto ai minori, avrei girato
un film davvero vietato ai minori. Avremmo potuto insistere con
l’intensità, la violenza, il linguaggio, e invece da quel punto di
vista restammo praticamente fregati. Cercammo di lottare, ma non
vincemmo la battaglia.”
Il regista e Akiva Goldsman hanno poi rivelato che esiste
una scena dei titoli di coda alternativa, rivelando che quella
originale – in cui il personaggio di Shia LaBeouf esce dalla sua tomba – non
era stata girata durante le riprese principali. Si è poi parlato
del taglio del personaggio che avrebbe dovuto interpretare Michelle Monaghan, ossia Ellie, un mezzo
demone che avrebbe intrapreso una relazione con John
Constantine:
“Abbiamo avuto alcune buone
ragioni per farlo, soprattutto pratiche. L’interpretazione di
Michelle Monaghan non c’entra assolutamente nulla con il taglio del
personaggio: lei è un’attrice fantastica e aveva apprezzato davvero
tanto il lavoro che aveva fatto. Abbiamo però deciso che
Constantine stava meglio da solo, senza una compagna a cui
appoggiarsi in qualche modo, sia in termini emotivi sia
passionali.”
Un sequel di Constantine vedrà mai la luce?
Sempre nel corso del panel,
Goldsman ha confermato che tutti e tre hanno sempre voluto
realizzare un sequel vietato
ai minori,
come confermato in passato già dallo stesso Lawrence:
“Volevamo fare un sequel fin dall’inizio in realtà, un sequel
vietato ai minori”, ha spiegato il produttore. “Penso che,
dopo tutti questi anni, lo faremmo anche domani se ne avessimo la
possibilità. Credo che per gli studi che lo hanno realizzato,
ovvero Village Roadshow e Warner Bros., fu un film davvero strano.
Non aveva l’azione che si aspettavano, forse. Non è un film di
genere: aveva diverse sfumature, e forse è stata questa
caratteristica a far sì che comunque si distinguesse. Per quanto
riguarda il sequel, ne abbiamo parlato e abbiamo avuto diverse
idee. Avevamo pensato anche ad un incontro fra Constantine e Gesù…
Abbiamo davvero approfondito l’idea di un sequel”.
La leggendaria attrice
Olivia de Havilland, star di Via col vento e due volte vincitrice del
premio Oscar, è morta all’età di 104 anni. La notizia è stata
riportata da
Variety. De Havilland era l’unica dei quattro attori
protagonisti del capolavoro di Victor Fleming ancora in vita,
nonché una delle ultime star dell’era d’oro di Hollywood.
L’attrice si è spenta il 26 luglio a
Parigi, per cause naturali. Sorella maggiore di Joan
Fontaine, ha esordito al cinema nel 1935 in Sogno di
una notte di mezza estate, per poi prendere parte ad una serie
di film diretti da Michael Curtiz, tra cui Capitan
Blood, La carica dei seicento e La leggenda
di Robin Hood. Nel 1939 arriva la fama a livello mondiale
grazie al ruolo della dolce e coraggiosa Melania Hamilton in
Via col vento, accanto a Clark Gable, Vivien
Leigh e Leslie Howard.
Quel ruolo resterà la sua
interpretazione più celebre e ricordata, nonostante i due Oscar
vinti come migliore attrice nel 1947 e nel 1950, rispettivamente
per A ciascuno il suo destino e L’ereditiera. Nel
1949 aveva ricevuto la Coppa Volpi per la miglior interpretazione
femminile grazie a La fossa dei serpenti. De Havilland si
ritirò definitivamente dal cinema nel 1979, mentre la sua ultima
partecipazione in un film televisivo risale al 1988.
I matrimoni di Olivia de Havilland
e la causa contro FX
Olivia de Havilland
è stata sposata due volte: nel 1946 con lo scrittore Marcus
Goodrich e nel 1955 con il giornalista francese Pierre Galante. Dal
2004, dopo la morte dell’attrice Luise Rainer, De Havilland era la
più anziana vincitrice dell’Oscar ancora in vita. Nel 2017 era
balzata all’attenzione dei media per aver fatto causa all’emittente
tv FX: l’attrice sosteneva di essere stata ritratta in maniera
fuorviante nella serie Feud creata da Ryan Murphy, in cui il
suo personaggio era interpretato da
Catherine Zeta Jones.
Sono passati sette anni da quando
L’Uomo d’Acciaio è arrivato al cinema, ma
ancora oggi i fan discutono a proposito del finale del film in cui
Superman si trova costretto a spezzare il collo del generale Zod –
uccidendolo! – per fermare il cattivo una volta per tutte. Mentre
in Batman v Superman: Dawn of Justice abbiamo
visto che il corpo del villain è stato utilizzato per dare vita a
Doomsday, nulla è stato invece rivelato o spiegato a proposito
delle motivazioni che hanno spinto Kal-El a compiere un tale
gesto.
Durante un’intervista con
Collider, lo sceneggiatore de
L’Uomo d’Acciaio,David S. Goyer, ha
spiegato che Superman, costretto ad uccidere Zod, avrebbe dovuto
dimostrare che l’eroe era stato messo alle strette, incapace di
poter optare per un’altra soluzione. Spiegando che si trattava di
un Superman che aveva da poco abbracciato la sua vera natura, Goyer
ha chiarito che l’eroe non era ancora sceso a patti con le regole
che da sempre contraddistinguono la sua morale (a differenza della
sua controparte fumettistica).
“Non è affatto consapevole
dell’entità dei suoi poteri”, ha spiegato Goyer. “Si è
imbattuto in qualcuno che ha detto:” Non mi fermerò. Non puoi
mandarmi in prigione. Non mi fermerò mai’. Volevamo metterlo in
stallo”. Per quanto controversa possa essere stata, la morte
di Zod avrebbe dovuto significare che Superman non avrebbe mai più
ucciso. “Si trovava in una posizione terribile e ha giurato di
non poterlo fare mai più. Non è uscito dalla rabbia, è stato
costretto a farlo.”
La Fortezza della Solitudine nel
finale alternativo de L’Uomo D’Acciaio
Goyer ha anche parlato di un finale
alternativo, che è stato scritto ma che alla fine è stato scartato:
“L’idea era che Superman avrebbe… c’era uno di quei tipi di
criptopod sulla nave che si sarebbe trasformata nella Fortezza
della Solitudine. Superman avrebbe messo Zod dentro a questo Pod
per poi rispedirlo nello spazio”, ha spiegato. “Ne abbiamo
parlato e forse alcune persone ne sarebbero state anche felici, ma
mi è sembrato soltanto un pretesto in riferimento alla storia che
stavamo raccontando”.
Guillermo del Toro, leggenda dei monster
movie, ha rivelato che se gli fosse stato offerto il giusto
sostegno finanziario, avrebbe già iniziato a lavorare su una
trilogia dedicato a Frankenstein, il celeberrimo
romanzo di Mary Shelley entrato nell’immaginario collettivo
anche grazie ai numerosi adattamenti sia cinematografici sia
televisivi.
L’opera immortale di Mary
Shelley è uno dei libri preferiti di Del Toro e negli anni
il regista de La Forma dell’Acqua – The Shape of Water non
ha mai nascosto il suo desiderio di trasporre il romanzo in un
film. Ci sono stati almeno 75 adattamenti cinematografici basati
sulla classica storia horror fantascientifica, molti dei quali non
sono mai stati in grado di coprire l’intera portata del romanzo
originale. Del Toro desidera avere l’opportunità di coprire tutte
quelle parti inesplorate del testo originale che nei vai film non
sono mai state raccontate, realizzando una vera e propria
trilogia.
Durante un panel
dedicato al film Antlers
in occasione del Comic-Con@Home a cui ha partecipato insieme al
regista Scott Cooper, a Guillermo del Toro è stato chiesto su quale
film avrebbero immediatamente iniziato a lavorare se avesse avuto
il budget necessario a disposizione. Del Toro ha dato due risposte:
la prima è stata l’adattamento di “Le Montagne della
Follia” di H.P. Lovecraft (che il regista stava per
portare al cinema anni fa); la seconda è stata proprio
“Frankenstein“. Del Toro ha spiegato che avrebbe
realizzato il film in due o tre parti perché “per afferrare
totalmente il senso di un libro come quello, si deve
necessariamente cambiare il punto di vista. Si tratta di un
processo complicato, di un esercizio difficile.”
Guillermo del Toro aggiorna sulle
riprese di Nightmare Alley, il suo prossimo film
Sempre in occasione del medesimo
panel, Guillermo del Toro ha avuto anche la
possibilità di aggiornare su Nightmare Alley, il suo nuovo film le cui
riprese sono state interrotte a causa della pandemia di Covid-19:
“Fortunatamente abbiamo un cast meraviglioso, ma le difficoltà
di riorganizzare il calendario sono davvero enormi, perché ogni
attore ha le sue richieste e bisogna lavorare tenendo conto degli
impegni di tutti. Penso che per ogni problema, in un film, ci sia
sempre un’ottima soluzione. A volte, però, non riusciamo a vederla.
Credo di aver trovato la soluzione giusta, anche se non è facile.
Non è semplice riuscire a prevedere come si sposterà il set, anche
per via delle precauzioni. In pratica è come se lavorassimo in una
sala operatoria. Bisogna creare ambienti sterili, far sì che tutte
le persone coinvolte siano disinfettate… e poi bisogna anche
mettere in scena il film. È un approccio totalmente
diverso.”
Come tutti ricorderete, nella scena
finale di Shazam! appare
il personaggio di Superman per fare una sorpresa al piccolo Freddy.
L’eroe kryptoniano in questione non è interpretato da Henry Cavill, ma da uno stunt, ed il
personaggio infatti viene inquadrato soltanto dal collo in giù.
Nella scena in questione, però, si sente in sottofondo il tema di
Superman realizzato da John Williams, e non quello
più recente di Hans Zimmer.
Di recente, è stato proprio chiesto
al regista di Shazam!,David F. Sandberg, come mai nel suo film abbia
deciso di utilizzare il tema originale del supereroe e non quello
che si sente nei film del DCEU con protagonista Cavill. La risposta
di Sandberg – via
Twitter – è stata la seguente: “È un tema fantastico che ti
dà la carica, ma pensavo che non fosse riconoscibile per il
pubblico quanto quello di Williams. Specialmente quando devi usare
soltanto poche note. Se ci fosse stata un’intera scena con Superman
che arrivava per combattere, allora avrebbe spaccato con
Zimmer.”
Sandberg ha poi aggiunto: “Ad
essere sinceri, quando ho fatto quel video sul collo lungo per
scherzo e ho usato il tema di Zimmer, ho davvero apprezzato le
sensazioni che ha scatenato, ma avremmo avuto bisogno di Cavill per
dargli davvero un senso”. Il video sul “collo lungo” a
cui fa riferimento il regista è uno
scherzo realizzato tempo fa su Twitter, in risposta alle
numerose richieste da parte dei fan di aggiungere il Superman di
Henry Cavill alla sequenza finale di
Shazam!.
Ricordiamo che Shazam! avrà
ufficialmente un sequel, che arriverà nelle sale americane il 1
aprile 2022. Il sequel sarà sceneggiato da Henry
Gayden e vedrà di nuovo David S. Sandberg impegnato dietro la macchina
da presa e
Zachary Levi nei panni dell’eroe protagonista. Al
momento non sappiamo quando partiranno le riprese.
Tutto quello che c’è da sapere su Shazam!
Shazam!è
uscito nelle sale ad aprile 2019. Nel cast Zachary
Levi, Asher Angel, Mark
Strong, Jack Dylan Grazer, Grace Fulton, Faithe Herman, Ian
Chen, Jovan Armand, Cooper Andrews, Marta
Milans e Djimon
Hounsou.
Abbiamo tutti un supereroe dentro di
noi, ci vuole solo un po’ di magia per tirarlo fuori. Nel caso di
Billy Batson, basterà gridare una sola parola – SHAZAM! – affinché questo ragazzo adottato di 14 anni
si trasformi nel Supereroe per gentile concessione di un antico
mago. Ancora bambino all’interno di un corpo divino, Shazam si
diverte nella versione adulta di se stesso facendo ciò che
qualsiasi adolescente farebbe con i superpoteri: divertirsi!
Volare? Vedere a raggi X? Saltare i compiti a scuola? Shazam vuole
testare i limiti delle sue capacità con la gioiosa imprudenza di un
bambino, ma dovrà padroneggiare rapidamente questi poteri per
combattere le forze mortali del male controllate dal Dr. Thaddeus
Sivana.
Katherine Langford ha interpretato la versione
adulta di Morgan, la figlia di Tony Stark, in una scena di Avengers:
Endgame che è stata poi tagliata dal montaggio
finale del film. Adesso, l’attrice di Tredici ha parlato
del suo coinvolgimento nell’Universo Cinematografico Marvel in una recente intervista
con Smallzy.
Quando è stato chiesto alla giovane
attrice cosa provasse per essere stata tagliata dal cinecomic di
Anthony e Joe Russo, Langford
non è apparsa turbata dalla cosa: “Anche se sono stata tagliata
dal film… alla fine posso comunque dire di essere stata tagliata
dall’ultimo cinecomic sui Vendicatori”, ha spiegato l’attrice.
“Sono semplicemente felice di aver fatto quell’esperienza.
Soltanto girare quella scena è stato incredibile. Poi Disney+ l’ha comunque distribuita, e
devo ammettere che è stata una delle cose più cool che abbia mai
fatto. Quindi sono felice ugualmente.”
Katherine Langford, che di recente abbiamo
visto in
Cursed, nuova serie targata Netflix, ha poi ribadito che le piacerebbe tornare ad
interpretare Morgan Stark in un nuovo film del MCU. A quel punto le è stato
chiesto se ci fossero delle trattative in atto, ma l’attrice ha
spiegato che, anche se qualcosa fosse davvero in corso, non
potrebbe comunque rivelarlo: “L’universo Marvel è qualcosa di veramente
segreto ed ero spaventata dopo aver girato la mia scena perché non
potevo veramente dirlo a nessuno. Se tornassi, non so se mi sarebbe
concesso dirlo. Sicuramente mi piacerebbe.”
Il significato della scena con Tony
e Morgan Stark tagliata da Avengers: Endgame
La scena con protagonista Robert Downey Jr. e Katherine Langford è molto toccante, perché
mostra un Tony Stark tanto speranzoso quanto disilluso, e per lui,
trovare la figlia adulta, conoscerla, e sentirle dire che è felice,
vale tutti i patrimoni del mondo. In questa scena c’è la
consacrazione di Tony ad eroe ma anche a uomo, a padre, e non c’è
niente di più lontano da quel playboy filantropo che abbiamo
conosciuto all’inizio dell’avventura del MCU.
Avengers:
Endgame è arrivato nelle nostre sale il 24 aprile
2019. Nel cast del film Robert
Downey Jr., Chris
Evans, Mark
Ruffalo, Chris
Hemsworth e Scarlett
Johansson. Dopo gli eventi devastanti di Avengers:
Infinity War, l’universo è in rovina a causa
degli sforzi del Titano Pazzo, Thanos. Con l’aiuto degli alleati
rimasti in vita dopo lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi
ancora una volta per annullare le azioni del villain e ripristinare
l’ordine nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle
conseguenze che potrebbero esserci.
Durante una diretta Instagram in
compagnia di Serena Williams, la Portman ha parlato del suo ritorno
nell’Universo Cinematografico Marvel e di quanto sia entusiasta
all’idea di tornare a vestire i panni di Janes Foster che, come
sappiamo ormai da diverso tempo, nel nuovo film raccoglierà
l’eredità del figlio di Odino e solleverà il Mjolnir. L’attrice ha
inoltre confermato che le riprese del film partiranno in Australia
all’inizio del 2021.
A parte il fatto che
Jane Foster assumerà l’identità di Mighty Thor proprio come nei
fumetti, i dettagli sulla trama di Thor: Love and
Thunder sono ancora piuttosto scarsi.
Secondo quanto riferito negli ultimi mesi il
premio Oscar Christian Bale interpreterà l’antagonista
principale del film; inoltre, è stato confermato che il personaggio
di Valchiria interpretato da Tessa
Thompson andrà alla ricerca della sua “Regina” dopo
essere stata nominata nuovo re di Asgard.
In Thor: Love and Thunder si
parlerà anche della malattia di Jane Foster?
Sempre a proposito dell’amore
terreno del Dio del Tuono, al momento non sappiamo neanche se
Thor: Love and
Thunder affronterà il tema del cancro al seno
di Jane Foster, come accaduto nei fumetti. Tempo fa, in merito alla
questione,
Taika Waititi aveva dichiarato: “Non lo sappiamo.
Quell’arco narrativo nei fumetti è stato di grande ispirazione e ha
influenzato le prime bozze della sceneggiatura. Ma alla Marvel, cambiamo sempre tutto.
Potrei dire una cosa adesso, e tra due anni sarebbe completamente
l’opposto, addirittura quella cosa potrebbe non esistere più.
Continuiamo a scrivere anche in fase di
post-produzione.”
Thor: Love and
Thunder è il titolo ufficiale del quarto capitolo
sulle avventure del Dio del Tuono nel MCU, ma ad impugnare il Mjolnir
stavolta sarà Jane Foster, interpretata di nuovo
daNatalie
Portman, come confermato sabato durante il
panel dei Marvel Studios al Comic-Con. L’uscita nelle
sale è fissata invece al 11 febbraio 2022.
Taika Waitititornerà alla regia di un film dei
Marvel Studios
dopo Thor:
Ragnarok, così come Chris
HemswortheTessa
Thompson riprenderanno i rispettivi ruoli di Thor
e Valchiria dopo l’ultima apparizione in Avengers:
Endgame. L’ispirazione del progetto arriva dal
fumetto “The Mighty Thor”, descritto da Waititi come “la
perfetta combinazione di emozioni, amore, tuono e storie
appassionanti con la prima Thor femmina dell’universo“.
Sono state
definite le composizioni delle
quattro Giurie internazionali
(Venezia
77, Orizzonti, Premio
Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”, Venice Virtual
Reality) della 77. Mostra Internazionale
d’Arte Cinematografica (2–12 settembre 2020), diretta
da Alberto Barbera e organizzata
dalla Biennaledi
Venezia.
Le personalità
chiamate a fare parte della Giuria del
Concorso di Venezia 77 sono:
Cate
Blanchett– presidente (Australia),
attrice internazionalmente acclamata e pluripremiata, nonché
produttrice, filantropa e attiva protagonista della comunità
artistica. Le sue numerose, straordinarie interpretazioni
cinematografiche le hanno fatto ottenere due Oscar (The
Aviator, 2004, e Blue Jasmine, 2013), tre Golden
Globe (Elizabeth, 1998, Io non sono qui,
2007, Blue Jasmine, 2013), tre premi Bafta e numerose
altre nomination. Alla Mostra di Venezia è stata interprete dei
film Elizabeth (1998) di Shekhar Kapur
e Io non sono qui (2007) di Todd Haynes, che le
valse la Coppa Volpi come miglior attrice. Il suo più recente
successo è Che fine ha fatto Bernadette? (2019)
di Richard Linklater.
Veronika
Franz (Austria), regista e
sceneggiatrice, inizia come giornalista di cinema per il quotidiano
viennese Tageszeitung Kurier. Dal 1997 segue il lavoro del regista
Ulrich Seidl come collaboratrice artistica, di cui è
co-sceneggiatrice per Dog
Days (Hundstage, 2001), Import
Export (2007) e la trilogia PARADISE (2012/3). Il
documentario Kern (2012) è sia il suo debutto
come regista, sia il primo film realizzato insieme al regista
Severin Fiala, a cui segue il suo primo lungometraggio di
finzione, Goodnight Mommy (Ich seh Ich
seh, 2014), co-diretto insieme a Fiala e presentato a Venezia
Orizzonti. Il film ottiene numerosi premi e rappresenta l’Austria
agli Oscar. I due registi realizzano poi il loro primo film in
inglese, The Lodge, presentato al Sundance Film
Festival 2019.
Joanna Hogg (Gran
Bretagna), regista e sceneggiatrice, considerata oggi fra le più
importanti del suo Paese. Il primo
lungometraggio, Unrelated (2008), con Tom
Hiddleston, vince il premio della Fipresci al Festival di Londra.
Il secondo film, Archipelago (2010), ottiene una
Menzione speciale al Festival di Londra e un considerevole successo
di pubblico. Nel 2013 realizza Exhibition, con il
chitarrista degli Slits, Viv Albertine, e l’artista britannico Liam
Gillick. Il più recente The Souvenir, produttore
esecutivo Martin Scorsese, viene presentato al Sundance Film
Festival 2019 dove vince il Gran premio della Giuria.
Nicola
Lagioia (Italia), scrittore, dal 2016 è direttore del
Salone Internazionale del Libro di Torino. Ha pubblicato i
romanzi Tre sistemi per sbarazzarsi di Tolstoj (senza
risparmiare se stessi) (minimum fax 2001, premio Lo
Straniero), Occidente per principianti (Einaudi
2004), Riportando tutto a casa (Einaudi 2009,
premio Vittorini, premio Volponi, premio Viareggio), La
Ferocia (Einaudi 2014, Premio Strega, Premio Mondello). È
una delle voci di Pagina3, rassegna stampa quotidiana di Radio3.
Scrive per testate quali «Repubblica», «Il Venerdì»,
«Internazionale», «La Stampa». I suoi libri sono tradotti in 15
Paesi.
Christian
Petzold (Germania), regista e sceneggiatore fra
i più significativi del cinema tedesco, è stato premiato tre volte
dai critici tedeschi per il miglior film con Die innere
Sicherheit (2000), presentato a
Venezia, Gespenster (2005)
e Yella (2007), presentati a Berlino. Nel 2008 è
a Venezia in concorso con Jerichow, per cui nel 2009
vince il Deutscher Filmpreis come miglior regista. Con La
scelta diBarbara nel 2012 ottiene l’Orso
d’argento a Berlino, dove nel 2018 consegue un grande successo
critico con La donna dello
scrittore (Transit). Sempre a Berlino, nel 2020
vince il premio della Fipresci con Undine.
Cristi Puiu (Romania),
regista e sceneggiatore, debutta nella regia nel 2001 con il
road-movie a basso costo Marfa şi
bani (Stuff and Dough), presentato alla
Quinzaines a Cannes e considerato il film che dà inizio al Nuovo
cinema rumeno. Nel 2005 il suo secondo lungometraggio, la commedia
nera La morte del signor Lazarescu, è un successo
critico e ottiene il Prix Un certain Regard a
Cannes. Analogo successo consegue Sieranevada,
presentato nel 2016 in concorso a Cannes. Nel
2020 Malmkrog vince il Premio per la miglior
regia nella sezione Encounters della
Berlinale.
Ludivine
Sagnier (Francia), attrice, appare per la prima volta
sul grande schermo nel 1989 in Voglio tornare a
casa! di Alain Resnais. Nel 1990 partecipa al
kolossal Cyrano de Bergerac. Nel 2003 è protagonista
di due film presentati a Cannes, La petite
Lili e Swimming Pool, e interpreta
in Peter Pan di P. J. Hogan il personaggio di
Campanellino. Recita spesso nei film del regista francese François
Ozon: Gocce d’acqua su pietre roventi, 8
donne e un mistero e Swimming Pool,
diventando una delle attrici francesi più apprezzate e note al
pubblico. Fra le sue ultime interpretazioni, La
vérité di Hirokazu Koreeda, film d’apertura della Mostra
di Venezia 2019, e la seconda serie di Paolo
Sorrentino The New Pope.
La
Giuria Venezia 77 assegnerà ai
lungometraggi in Concorso i seguenti premi
ufficiali: Leone d’Oro per il miglior
film, Leone d’Argento – Gran Premio
della Giuria, Leone d’Argento – Premio
per la migliore regia, Coppa Volpi per
la migliore interpretazione maschile, Coppa
Volpi per la migliore interpretazione
femminile, Premio per la migliore sceneggiatura,
Premio Speciale della Giuria, Premio Marcello
Mastroianni a un giovane attore o attrice
emergente.
La Giuria internazionale della
sezione Orizzonti è composta da:
Claire
Denis – presidente (Francia),
regista, sceneggiatrice e attrice francese, nasce a Parigi ma
cresce in Africa fino ai 13 anni. Si laurea nel 1972 all’IDHEC e
lavora come assistente di Jacques Rivette, Costa-Gavras, Jim
Jarmusch, Wim Wenders. Il suo film
d’esordio Chocolat (1988), riflessione sul
colonialismo, conquista la critica. Seguono Al diavolo la
morte (S’en fout la mort) (1990), in concorso a
Venezia, US Go Home (1994), Nénette e
Boni (Nénette et Boni) (1996), Beau
Travail (1999), presentato a Venezia, Cannibal
Love – Mangiata viva (2001) e Venerdì
sera (Vendredi soir) (2002). Il
successivo White Material (2009) è in concorso a
Venezia. Nel 2018, High Life viene premiato al
Festival di San Sebastián.
Oskar
Alegria (Spagna), regista spagnolo, dal 2013 al 2016
è stato direttore della rassegna Punto de Vista di Pamplona. Il suo
primo film, La casaEmak
Bakia (2012), documentario alla ricerca della casa sulla
costa basca dove Man Ray girò il suo Emak Bakia,
viene presentato in numerosi festival internazionali, tra cui
Telluride e San Sebastián, ottenendo molti riconoscimenti. Nel 2019
ha presentato in Orizzonti a Venezia il
documentario Zumiriki, sulla propria esperienza di
quattro mesi vissuta in una capanna isolata su un fiume.
Francesca
Comencini (Italia), regista, sceneggiatrice,
scrittrice, figlia del grande regista Luigi e sorella di Paola e
Cristina. Dirige in Francia, dove vive per 18 anni, il suo primo
film Pianoforte (1984), storia di due giovani
tossicodipendenti, vincitore del Premio De Sica a Venezia.
Collabora col padre alla sceneggiatura di Un ragazzo di
Calabria. Si avvicina al documentario con Elsa
Morante (1995), Shakespeare a
Palermo (1997), Carlo Giuliani,
ragazzo (2002), presentato a Cannes, e In
fabbrica (2007). Tra i suoi film di finzione, Le
parole di mio padre (2001), Lo spazio
bianco (2009) e Un giorno
speciale (2012) in concorso a Venezia, Amori che
non sanno stare al mondo (2017), presentato a Locarno.
Dal 2014 dirige 15 episodi di Gomorra – La serie,
trasposizione tv dell’omonimo romanzo di Roberto Saviano.
Katriel
Schory (Israele), produttore israeliano, fonda nel
1974 la compagnia Belfilms, che ha prodotto più di 150 film e
spettacoli televisivi, inclusi lungometraggi, documentari e
coproduzioni internazionali. Dal 1999 al 2019 è Direttore esecutivo
dell’Israel Film Fund, dove ha autorizzato più di 300
lungometraggi, molti dei quali sono stati selezionati nei maggiori
festival vincendo prestigiosi premi, fra i quali Leoni d’oro e
d’argento a Venezia, Orsi d’oro e d’argento a Berlino, Camera d’or
a Cannes e quattro nomination agli Oscar.
Christine
Vachon (Usa), produttrice statunitense vincitrice
dell’Independent Spirit Award e del Producer Award del Gotham
Independent Film Award. Ottiene il suo primo successo con la
produzione del film d’esordio di Todd Haynes, Poison,
Gran Premio della Giuria al Sundance. Nel 1995 fonda, insieme a
Pamela Koffler, la compagnia di produzione cinematografica e
televisiva Killer Film, che vince l’Oscar con Boys Don’t
Cry di Kimberley Peirce. Produce alcuni dei film
indipendenti più acclamati, ottenendo nomination agli Oscar con i
capolavori di Todd Haynes Lontano dal Paradiso, Io non
sono qui e Carol.
La
Giuria Orizzonti assegnerà – senza
possibilità di ex-aequo – i seguenti premi: Premio
Orizzonti per il miglior film, Premio
Orizzonti per la migliore regia, Premio
Speciale della Giuria Orizzonti, Premio Orizzonti per
la miglior interpretazione maschile, Premio
Orizzonti per la migliore interpretazione
femminile, Premio Orizzonti per la
miglior sceneggiatura, Premio
Orizzonti per il miglior cortometraggio.
La Giuria internazionale
del Premio Venezia Opera
Prima “Luigi De Laurentiis”- Leone del
Futuro, è composta da:
Claudio
Giovannesi – presidente (Italia),
regista, sceneggiatore e musicista. Il suo film La paranza
dei bambini (2019), tratto dall’omonimo romanzo di
Roberto Saviano e presentato in concorso a Berlino, ha vinto l’Orso
d’argento per la migliore sceneggiatura ed è stato distribuito in
oltre 20 Paesi. Fiore (2016), in concorso
nella Quinzaine a Cannes, ha ricevuto il Nastro
d’argento speciale. Alì ha gli occhi
azzurri (2012), Premio Speciale della Giuria al Festival
di Roma, è stato presentato in concorso al Tribeca. Il
documentario Fratelli d’Italia (2009), ha avuto
la Menzione speciale della giuria al Festival di Roma. Per la
televisione ha diretto due episodi della seconda stagione della
serie Gomorra.
Remi
Bonhomme (Francia), direttore e programmatore di
festival internazionali, è il nuovo direttore artistico del
Festival del film di Marrakech e direttore degli Atlas Workshops,
la piattaforma industriale del Festival che sostiene il cinema del
continente africano e del Medio Oriente. Dal 2009 al 2020 è stato
coordinatore generale della Semaine de la Critique al Festival
di Cannes e direttore di Next Step, un workshop per registi di
cortometraggi che si accingono a girare il loro primo
lungometraggio.
Dora
Bouchoucha (Tunisia), produttrice e direttrice di
festival, dal 1994 ha prodotto numerosi lungometraggi,
cortometraggi e documentari tunisini e di altri Paesi con la sua
società Nomadis Images. I suoi film sono stati selezionati ai
festival di Venezia, Cannes e Berlino. Ha
creato l’Atelier de Projets alle Giornate cinematografiche di
Cartagine, di cui è stata direttrice nel 2008, 2010 e 2014. Nel
2017 ha fatto parte della Giuria internazionale del Festival di
Berlino. Dal 2018 è direttrice del festival mediterraneo di
Manarat.
La Giuria
del Premio Venezia Opera Prima assegnerà
senza possibilità di ex aequo, tra tutte le opere prime di
lungometraggio presenti nelle diverse sezioni competitive della
Mostra (Selezione ufficiale e Sezioni Autonome e Parallele),
il Leonedel Futuro – Premio
Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”, e un premio di
100.000 USD, messi a disposizione da Filmauro, che sarà suddiviso
in parti uguali tra il regista e il produttore.
La Giuria internazionale della
sezione Venice Virtual Reality è
composta da:
Celine
Tricart – presidente (USA),
regista e sceneggiatrice, esperta di Realtà virtuale e 3D nota in
tutto il mondo per la forza emotiva delle sue storie e il
particolare stile visivo. I suoi lavori sono stati presentati in
festival internazionali quali Venezia, Sundance, Tribeca, SXSW. A
Venezia nel 2019 ha vinto con The Key il Gran
premio della Giuria per la migliore opera Vr immersiva. Al Tribeca
ha ottenuto lo Storyscapes Award. Ha fondato la Lucid Dreams
Productions, specializzata nell’utilizzo delle nuove tecnologie per
creare storie innovative e per incrementare il ruolo delle donne e
delle voci minoritarie nel fare cinema.
Asif Kapadia (Gran
Bretagna) è un regista di film e documentari noto per lo stile
visuale e per le scelte di personaggi estremi da raccontare. Il
suo Amy, presentato in prima mondiale a Cannes nel
2015, che narra la storia della cantante Amy Winehouse, ha vinto
l’Oscar come migliore documentario. Il film è stato il più grande
successo al box office in Gran Bretagna per un documentario,
vincendo anche il Bafta, l’Efa e un Grammy. Nel 2001 ha
co-sceneggiato e diretto il proprio debutto nel film
narrativo, The Warrior, girato nel deserto del
Rajasthan e fra le nevi dell’Himalaya. Nel 2010, nel
documentario Senna, ha raccontato la storia del
campione brasiliano di Formula Uno Ayrton Senna. Nel 2017 ha
diretto due episodi della serie NetflixMidhunter. Nel 2019 ha
presentato a Cannes il documentario Maradona,
nominato ai Bafta.
Hideo
Kojima (Giappone) è un autore di videogiochi noto in
tutto il mondo per aver allargato i confini della creatività in
questo campo. E’ considerato il padre del
genere stealth, videogioco d’azione basato
sull’abilità del giocatore di evitare di essere rilevato dal
nemico. Nel 2015 fonda la società Kojima Productions, adottando il
motto From sapiens to ludens. Nel 2019 la società
realizza il suo primo titolo, Death Stranding, per
PlayStation 4. Dalla sua uscita,Death
Stranding ha ottenuto numerosi premi e un
successo mondiale.
La
Giuria Venice Virtual Reality assegnerà
i seguenti premi: Gran Premio della
Giuria per la Migliore opera VR
immersiva, Migliore esperienza
VR immersiva e Migliore storia
VR immersiva.
Divenuto celebre grazie ad una
serie di titoli di buon successo, l’attore Lorenzo
Zurzolo è oggi principalmente noto per il ruolo di Niccolò
nella serie NetflixBaby. In attesa di poterlo rivedere nella terza ed
ultima stagione, il giovane interprete ha continuato a recitare in
film che gli hanno permesso di ottenere una sempre maggior
visibilità, in attesa del ruolo che possa consacrarlo
definitivamente. Ecco 10 cose che non sai su Lorenzo
Zurzolo.
9. È noto per i suoi ruoli
televisivi. All’inizio della carriera dell’attore si
annoverano partecipazioni a serie come Don Matteo (2008),
I liceali (2009), Ho sposato uno sbirro (2010) e
Un passo dal cielo (2012). Ottiene poi grande notorietà
recitando nel ruolo di Nino Ferrari nella miniserie Questo è il
mio paese (2015), mentre nel 2018 torna in televisione per
Una pallottola nel cuore. La sua fama è però dovuta al
ruolo di Niccolò Rossi Govender nella serie Netflix Baby, dove
dal 2018 recita accanto a Benedetta Porcaroli,
Alice Pagani
e Claudia
Pandolfi.
8. Ha recitato in uno spot
con Francesco Totti. La carriera dell’attore ha avuto
inizio nel momento in cui, all’età di 7 anni, viene selezionato
dopo numerosi provini per recitare in uno spot pubblicitario con il
celebre calciatore romano Francesco Totti. Per il
giovane Zurzolo, da sempre tifoso della Roma, è stata un’occasione
unica, che ha consacrato il suo amore per la squadra e gli ha
permesso di scoprire il fascino del mondo dello spettacolo.
Lorenzo Zurzolo è su
Instagram
7. Ha un account
personale. L’attore è presente sul social network
Instagram con un profilo seguito da 837 mila persone. All’interno
di questo Zurzolo è solito condividere diversi post relativi a suoi
momenti di svago, come anche curiosità a lui legate o luoghi
visitati. Essendo lui anche modello, non mancano poi diverse
immagini relative a suoi lavori a riguardo, che lo vedono
immortalato per copertine di riviste o più generici servizi
fotografici.
6. Promuove il proprio
lavoro tramite il social. Instagram si è rivelato negli
anni un ottimo canale attraverso cui promuovere il proprio lavoro,
e anche l’attore di Baby non si è lasciato sfuggire tale
occasione. Nel suo profilo si possono infatti ritrovare diverse
foto relative ai suoi progetti da interprete, siano esse poster,
trailer o semplici scatti realizzati sui set a cui ha preso parte.
Così facendo, Zurzolo permette ai suoi fan di rimanere
continuamente aggiornati sulle sue novità lavorative.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
Lorenzo Zurzolo non è
fidanzato
5. È single. Da
quando è diventato particolarmente famoso e seguito sui social,
l’attore ha sempre dimostrato una certa attenzione nei confronti di
ciò che condivide della propria vita privata. Sui suoi profili
social traspare infatti molto poco a riguardo, ed è pertanto
difficile stabilire se egli sia o meno impegnato in una relazione
sentimentale. Attualmente, tuttavia, sembra certo il suo essere
single, ma nessun’affermazione è arrivata da parte dell’attore a
riguardo.
Lorenzo Zurzolo non è in Skam
4. Non recita nella celebre
serie. Per via della sua frequente partecipazione a film o
serie di carattere “teen”, l’attore viene spesso associato a
prodotti nei quali non ha in realtà mai recitato. Il più noto di
questi è probabilmente la serie Skam Italia, distribuita
anch’essa sulla piattaforma Netflix. Zurzolo viene spesso
erroneamente scambiato con l’attore Ludovico
Tersigni, protagonista e personaggio ricorrente della
serie nel ruolo di Giovanni, ma ad oggi non ha ancora mai
partecipato neanche ad uno solo degli episodi di questa.
Lorenzo Zurzolo in Baby
3. Si riconosce nel proprio
personaggio. Divenuto celebre per il ruolo di Niccolò, uno
dei protagonisti della serie Baby, l’attore ha in più
occasioni affermato di apprezzare molto il suo personaggio,
giudicandolo complesso e con continui aspetti da scoprire. In
particolare, Zurzolo ha dichiarato come, pur con le dovute
differenze, riesca a riconoscersi in molte delle caratteristiche di
Niccolò, condividendo la consapevolezza di possedere aspetti
privati di sé e di volere che questi restino tali.
Lorenzo Zurzolo non è realmente
cieco
2. Ha interpretato un
ragazzo non vedente. Nel nuovo film italiano targato
Netflix, Sotto il sole di Riccione, l’attore ha
interpretato il ruolo di Vincenzo. Questi è un ragazzo non vedente
che grazie ad un suo amico ha modo di scoprire l’amore per la prima
volta. Zurzolo non è realmente non vedente, ma la sua performance è
stata così convincente da spingere molti a pensare che lo fosse.
L’attore si è dichiarato grato per questo ruolo, nel quale ha
riposto molta preparazione, affermando che permette ulteriormente
di avvicinarsi al “diverso”, che tale in realtà non è.
Lorenzo Zurzolo: età e
altezza
1. Lorenzo Zurzolo è nato a
Roma, Italia, il 21 marzo del 2000. L’attore è alto
complessivamente 180 centimetri.
Oggi popolarissima, la giovane
Ludovica Martino è diventata in breve tempo una
dei volti di riferimento per l’adolescenza al cinema e in
televisione. Interprete di titoli di grande successo, ha dimostrato
doti da attrice che la rendono spontanea e incisiva, in grado di
catturare l’attenzione di un pubblico variegato. Attualmente
impegnata in diversi progetti di rilievo, il suo è sicuramente uno
dei nomi su cui puntare per il futuro.
Ecco 10 cose che non sai di
Ludovica Martino.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Ludovica Martino: i suoi film e le
serie TV
10. Ha recitato per un film
targato Netflix. L’esordio sul grande schermo per
l’attrice arriva nel 2019, quando ricopre il ruolo di Alessia nel
film Il campione, con Stefano
Accorsi. Ulteriore notorietà arriva però grazie a
Sotto il sole di
Riccione, film distribuito nel luglio del 2020 sulla
piattaforma Netflix, dove ha modo di recitare accanto a
Cristiano Caccamo e Lorenzo
Zurzolo. Prossimamente, l’attrice tornerà invece sul
grande schermo per recitare nel thriller Security, con
Giovanna
Mezzogiorno,Fabrizio
Bentivoglio e Marco
D’Amore.
9. È celebre per i suoi
ruoli televisivi. La carriera dell’attrice ha inizio
grazie alla serie di Rai Uno Tutto può succedere, andata
in onda dal 2015 al 2018. Qui l’attrice ha recitato nel ruolo di
Emilia accanto agli attori Pietro
Sermonti, Benedetta
Porcaroli e Matilda De
Angelis. Successivamente, recita in due episodi della
fiction Che Dio ci aiuti (2017), con Elena Sofia
Ricci, e in uno di Don Matteo (2018). Il vero
successo arriva però grazie alla serie Skam (2018-in corso),
dove interpreta il ruolo di Eva Brighi. Nel 2019 ricopre ruoli di
rilievo anche nelle serie Liberi tutti e Passeggeri
notturni, con Claudio
Gioè.
8. Ha iniziato recitando in
alcuni spot. Da sempre appassionata di recitazione,
l’attrice inizia sin da giovanissima a frequentare stage e corsi
per poter perfezionare il proprio talento. Le prime occasioni
lavorative arrivano nel 2013, quando ha morto di comparire in
alcuni spot pubblicitari per gli Internazionali d’Italia. Nel 2016,
invece, quando è già un volto ben più noto, ottiene di recitare
accanto a Pif
per due spot pubblicitari per la TIM.
Ludovica Martino è su
Instagram
7. Ha un account
personale. L’attrice è presente sul social network
Instagram con un profilo seguito da 559 mila persone. All’interno
di questo la Martino è solita condividere diversi post relativi a
suoi momenti di svago, come anche curiosità a lei legate o luoghi
visitati. Non mancano poi anche diverse immagini relative alla sua
attività di modella, che la vedono immortalata per copertine di
riviste o più generici servizi fotografici.
6. Promuove il proprio
lavoro tramite il social. Instagram si è rivelato negli
anni un ottimo canale attraverso cui promuovere il proprio lavoro,
e anche l’attrice di Skam non si è lasciata sfuggire
tale occasione. Nel suo profilo si possono infatti ritrovare
diverse foto relative ai suoi progetti da interprete, siano esse
poster, trailer o semplici scatti realizzati sui set a cui ha preso
parte. Così facendo, la Martino permette ai suoi fan di rimanere
continuamente aggiornati sulle sue novità lavorative.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Ludovica Martino è laureata
5. Ha portato a termine i
suoi studi. L’attività di attrice non ha impedito alla
Martino di portare avanti anche i propri studi, iniziati dapprima
con il liceo classico e proseguiti poi all’Università. Qui,
l’attrice si è laureata in interpretariato e traduzione, sua altra
grande passione. Sul suo profilo Instagram, a riguardo, si possono
ritrovare le immagini relative a quell’evento, condiviso dalla
Martino insieme ai suoi cari.
Ludovica Martino è fidanzata?
4. Ha avuto una relazione
con un collega. Grazie al set della serie Skam,
l’attrice conosce Luca Grispini, che ricopre il
ruolo di Federico, e con il quale intraprende poi una relazione.
Benché molto riservati, i due non hanno mancato di condividere
diversi scatti che li ritraggono insieme, come ad esempio quelli
relativi alla laurea di lei. Ad oggi, tuttavia, non si hanno
notizie su di loro, lasciando intendere una possibile separazione.
Se così fosse, l’attrice potrebbe essere adesso single.
Ludovica Martino in Sotto il sole
di Riccione
3. Ha studiato molto per il
suo personaggio. Per prepararsi al ruolo di Camilla in
Sotto il sole di Riccione, l’attrice ha raccontato di aver
studiato a lungo il personaggio, ricercando i suoi obiettivi più
profondi e sperimentando nell’improvvisazione delle sue scene.
Insieme alla sua coach di recitazione, ha così avuto modo di
identificare le caratteristiche del ruolo, facendole proprie.
Inoltre, ha raccontato di aver visto molti film da cui poter trarre
ispirazione.
2. È rimasta entusiasta dal
valore del film. Raccontando del film, l’attrice ha
affermato di aver particolarmente apprezzato il modo in cui il film
tratta la gioventù di oggi, ritrovandosi in molti degli aspetti e
delle tematiche affrontate. L’idea di assumere un’eredità come
quella dei film balneari di Vanzina, inoltre, è stata da lei
accolta con quanta più “incoscienza” possibile, poiché, come da lei
dichiarato, era necessario non sentire il peso dell’influenza di
tali film affinché si potesse realizzare la nuova versione di
quelle storie balneari.
Ludovica Martino: età e
altezza
1. Ludovica Martino è nata
a Roma, Italia, il 26 febbraio 1997. L’attrice è alta
complessivamente 165 centimetri.
Tra i momenti più curiosi ed
esilaranti della Justice Con, la video call con
Zack Snyder in merito alla sua Justice League c’è stato il momento
in cui gli è stato chiesto se userà anche qualche scende del fim
girata da Joss Whedon.
Zack nel
rispondere non ci è andato troppo leggero e probabilmente ne ha
tutte le ragioni: “Non c’è alcuna possibilità che
io utilizzi inquadrature che non siano state girate da me.
Distruggerei l’intero film e gli darei fuoco se ci fosse anche solo
una scena non girata da me. Farei saltare tutto, letteralmente. Ma
sappiate che qualsiasi cosa vi ricordi il film uscito nel 2017 (che
io non ho MAI visto), in qualche modo vi tornerà alla memoria,
perché originariamente l’avevo girata io così. Al cinema è uscito
una specie di mostro di Frankenstein.” QUI TUTTI I DETTAGLI RIVELATI DAL REGISTA NELLA
VIDEOCALL
Chiaramente, questa è la prova che
qualsiasi tipo di influenza che Joss Whedon ha
avuto sul film di Snyder sarà cancellata dalla storia una volta per
tutte da questa versione originale di Justice
League che sarà pubblicata su HBO Max all’inizio
della metà del 2021.
Vi ricordiamo che
la Snyder
Cut di Justice
League uscirà nel 2021 sulla piattaforma
streaming di Warner Bros HBO Max che è disponibile negli USA
dall’Aprile scorso. Attualmente non sappiamo se in Italia la
versione debutterà su qualche piattaforma streaming dato che HBO
MAX non è disponibile nel nostro paese. Ma sappiamo che HBO in
Italia ha un accordo in esclusiva con SKY, dunque potrebbe essere
una valida teoria pensare che in Italia il film possa essere
programmato su SKY CINEMA o su SKY ATLANTIC. Tuttavia, quest’ultima
è solo una supposizione dunque non ci resta che aspettare ulteriori
notizie.
Durante il panel della notte alla
Justice Con, la live tenutasi con il regista
Zack Snyder e dedicata alla sua versione della
Justice League in arrivo su
HBO MAX nel 2021, oltre a
svelare una clip dal film, il regista ha commentato e svelato
numerosi dettagli sul film.
Prima di tutto ha confermato che il
montaggio a cui stanno lavorando è il suo editing ultimato alla
fine del 2017. Ha poi aggiunto che è una versione superlunga e nei
mesi successivi insieme al team lavorarono ad accorciare la durata
secondo le indicazioni della Warner, ma quel taglio non fu mai
applicato. Quindi ora secondo le sue indicazioni sono tornati a
lavorare su quel gigantesco montaggio originale.
Ha poi aggiunto che: “Ogni
giorno lavora al montaggio. Reinserire Steppenwolf comporta
tantissimo lavoro. Ad ogni inquadratura originale bisogna valutare
come cambiare gli effetti visivi, quindi si tratta quasi di un
restauro perché ci sono così tanti effetti visivi. Ci sono
moltissime scene aggiuntive che hanno molti effetti da fare da
zero.” Ha inoltre ammesso di divertirsi moltissimo in questo
processo perché è come ritrovare il film originale e già all’epoca
pensava a come mostre quella lunga versione, perché un film di 4
ore non era poi così necessario uscisse al cinema.
Nella video call ha poi confermato
che Steppnwolf avrà il design originale che trova
un personaggio davvero spaventoso e figo. Inoltre avendolo già
usato nei materiali della previsualizzazione non è difficile
reperirlo nel montaggio. “Non sarà umanoide e non avrà alcuna
empatia e farà ciò che vuole per raggiungere il suo
scopo”.
Riguardo al titolo ha ammesso che è
d’accordo con i fan: “Zack Snyder’s Justice
League“, e il regista sta lavorando in questo senso:
“Anche noi vorremmo chiamarlo Zack Snyder’s Justice
League, ma c’è un impedimento legale per cui non sarà
possibile. Stiamo cercando una soluzione per aggirare questa cosa.
In merito a JunkieXL: “Sta
lavorando tantissimo proprio in questo momento. Diverse parti le
avevamo già fatte, ma moltissime scene vanno musicate da zero. Ho
parlato con lui questa mattina, lavoriamo benissimo insieme e siamo
perfettamente allineati.
In merito al formato invece ha
rivelato che il primo estratto pubblicato di HBO MAX è il suo film
originale, ovvero quello girato in un formato inedito: 1.43:1. La
sua intenzione era quella di rendere possibile la proiezioni nelle
sale IMAX. Il restauro a cui faceva riferimento verte proprio su
questo, recuperare quelle scene danneggiate dal crop fatto per la
versione finale non pensata come è stata girata. Secondo il regista
si tratta di un’estetica completamente diversa e nelle scene viste
nelle versione in 35 molte porzioni dell’immagine sono state
semplicemente tagliate.
Vi ricordiamo che
la Snyder
Cut di Justice
League uscirà nel 2021 sulla piattaforma
streaming di Warner Bros HBO Max che è disponibile negli USA
dall’Aprile scorso. Attualmente non sappiamo se in Italia la
versione debutterà su qualche piattaforma streaming dato che HBO
MAX non è disponibile nel nostro paese. Ma sappiamo che HBO in
Italia ha un accordo in esclusiva con SKY, dunque potrebbe essere
una valida teoria pensare che in Italia il film possa essere
programmato su SKY CINEMA o su SKY ATLANTIC. Tuttavia, quest’ultima
è solo una supposizione dunque non ci resta che aspettare ulteriori
notizie.
Come anticipato nei giorni scorsi
il regista Zack Snyder ha partecipato alla
Justice con nel quale ha mostrato un breve
estratto dalla Snyder
Cut di Justice League. Nella brevissima clip
possiamo vedere Superman indossare il famoso costume nero.
La scena è una sequenza tagliata
nel quale Superman incontra Alfred. La clip è stata già vista ma
nella sequenza mostra Superman indossava il vestito classico, ora
nella Snyder Jut lo vediamo invece in nero:
Vi ricordiamo che
la Snyder
Cut di Justice
League uscirà nel 2021 sulla piattaforma
streaming di Warner Bros HBO Max che è disponibile negli USA
dall’Aprile scorso. Attualmente non sappiamo se in Italia la
versione debutterà su qualche piattaforma streaming dato che HBO
MAX non è disponibile nel nostro paese. Ma sappiamo che HBO in
Italia ha un accordo in esclusiva con SKY, dunque potrebbe essere
una valida teoria pensare che in Italia il film possa essere
programmato su SKY CINEMA o su SKY ATLANTIC. Tuttavia, quest’ultima
è solo una supposizione dunque non ci resta che aspettare ulteriori
notizie.
Il nuovo film del regista veneziano
Andrea Segre (Io sono Li, L’ordine
delle cose, Il pianeta in mare), il documentario
Molecole (68’) realizzato nella Venezia
chiusa per il coronavirus, sarà proiettato nella serata di
Pre-apertura di martedì1settembre della 77.
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della
Biennale di Venezia, in Sala
Darsena (Palazzo del Cinema) al Lido.
Tra febbraio e aprile 2020 il
regista Andrea Segre, mentre preparava due
progetti per il teatro e per il cinema, è rimasto bloccato a
Venezia a causa della diffusione del coronavirus e delle
conseguenti misure di quarantena nazionale. Venezia è la città che
ha ospitato e che ospita molti dei suoi progetti lavorativi, era la
città di suo padre, una città complessa sotto molteplici aspetti.
Questa pandemia ha “congelato” e svuotato il capoluogo veneto,
riconsegnandolo alla sua natura e alla sua storia, ma anche – a
livello personale – alle memorie familiari del regista, che in quei
giorni ha raccolto appunti visivi e storie nel documentario
Molecole. Riemerge così il legame con il
padre veneziano, scienziato chimico-fisico e vero protagonista del
film, morto dieci anni fa. Si mescolano in questo modo l’isolamento
della città e quello più intimo e personale del regista, autore
anche della sceneggiatura originale. Il film uscirà nelle sale
cinematografiche a partire dal 3 settembre 2020.
“Per fare un film bisogna pensarlo,
scriverlo, organizzarlo, girarlo. Per MOLECOLE non c’è stato nulla
di tutto ciò. Non mi sono nemmeno accorto di girarlo. L’ho vissuto
ed è uscito da solo, in un tempo e una dimensione che non potevo
prevedere. MOLECOLE è sgorgato. Come l’acqua. Poterlo presentare
come film di pre-apertura della Mostra è per me un grande onore, il
modo migliore per ringraziare la città che lo ha fatto
nascere.”
Andrea Segre
Molecole
regia: Andrea Segre
sceneggiatura: Andrea Segre interpreti: Gigi
Divari, Elena Almansi, Maurizio Calligaro, Giulia Tagliapietra,
Patrizia Zanella musica: Teho Teardo produzione:
ZaLab Film con Rai Cinema, in associazione con Vulcano e Istituto
Luce Cinecittà, in collaborazione con Teatro Stabile del Veneto
Carlo Goldoni distribuzione: ZaLab Film Italia
2020, 68’
La 77. Mostra Internazionale
d’Arte Cinematografica si terrà al Lido di Venezia dal
2 al 12 settembre 2020 diretta da Alberto
Barbera e organizzata dalla Biennale di
Venezia.
Andrea Segre (Dolo,
Italia, 1976) è regista di film e documentari. Il pianeta in
mare (2019) è stato presentato Fuori Concorso alla Mostra del
Cinema di Venezia 2019. Il suo primo lungometraggio di finzione,
Io sono Li (2011), è stato presentato a Venezia alle
Giornate degli Autori, La prima neve (2013) ha partecipato
alla sezione competitiva Orizzonti alla Mostra di Venezia,
L’ordine delle cose (2017) è stato presentato alla Mostra
come Proiezione Speciale. Tra i documentari, ha realizzato Lo
sterminio dei popoli zingari (1998, film d’esordio),
Marghera Canale Nord (2003, Proiezione Speciale a
Venezia), Come un uomo sulla terra (2008), Il sangue
verde (2010, presentato alle Giornate degli Autori), Mare
Chiuso (co-diretto con Stefano Liberti, 2012, Evento
Collaterale del Consiglio d’Europa a Venezia) e I sogni del
lago salato (2015, Progetto Speciale alle Giornate degli
Autori).
Non sappiamo ancora con certezza
quali siano i piani della Sony Pictures per i personaggi dei
Sinistri Sei, così come non sappiamo se il gruppo
di supercriminali farà prima o poi il suo esordio nell’Universo Cinematografico
Marvel. In attesa di una qualche conferma ufficiale,
ComicBookMovie ha raccolto 10 villain della formazione che in
un ipotetico film non dovrebbero mancare:
Uomo Sabbia
Uomo Sabbia è ben lungi
dall’essere il membro più brillante dei Sinistri Sei, ma la sua
dose di muscoli potrebbe sicuramente essere un punto a suo favore!
Il tormentato Flint Marko ha combattuto dalla parte sia del bene
sia del male nel corso degli anni, ma quasi sempre si è
ritrovato ad aiutare i suoi compagni criminali nelle battaglie
contro Spider-Man.
L’unico aspetto
negativo nel riportare Uomo Sabbia al cinema è che Sam Raimi è riuscito a
coprire tutta la storia del personaggio quando lo ha portato sul
grande schermo nel 2007 in Spider-Man 3, e quindi su di
lui non ci sarebbe molto altro da raccontare. Tuttavia, alcuni
recenti fumetti gli hanno dato la possibilità di creare più
versioni di se stesso, e questo potrebbe rappresentare senza dubbio
una sfida abbastanza interessante per l’Uomo
Ragno.
Rhino
The
Amazing Spider-Man 2 ci ha fatto conoscere una versione
terribilmente deludente di Rhino, interpretato da
Paul Giamatti. In poche parole, Marc Webb ha sprecato una
grande occasione con il personaggio.
Rhino è tendenzialmente stupido, ma
è un vero bruto dotato di forza straordinaria e capace di incutere
davvero paura. Tuttavia, negli ultimi anni, gli è stata attribuita
anche una certa personalità, cosa che gli ha permesso di non essere
considerato più come l’ennesimo nemico di Spider-Man. Avere la
possibilità di unirsi ai Sinistri Sei darebbe finalmente al
personaggio la possibilità di brillare sul grande schermo.
Camaleonte
Indipendentemente dal fatto
che si affrontino con Spider-Man in un film a loro interamente
dedicato o in una nuova avventura in solitaria per l’Uomo Ragno, è
importante che la squadra non sia troppo potente. Ecco perché è
importante che la formazione includa qualcuno come Camaleonte; un
essere umano normale con un potere che può essere ancora
estremamente utile alla sua squadra.
Dmitri Smerdyakov è stato il primo
cattivo che Spidey ha combattuto e utilizza una combinazione di
tecnologie diverse per mascherarsi con mezzi nefasti. Camaleotone
si è persino travestito da Peter Parker, provocando il caos nella
del ragazzo, senza mai rendersi conto che in realtà era il vero
Uomo Ragno! Il personaggio, come Dmitri Smerdyakov, è già apparso
nel film Spider-Man:
Far from Home.
Electro
Nel corso degli anni,
Electro è stato uno dei membri più fedeli dei Sinistri Sei,
apparendo in quasi tutte le iterazioni del gruppo. Sfortunatamente,
la Sony Pictures ha perso una grande occasione con il personaggio
in The Amazing Spider-Man 2, anche a causa di
Jamie Foxx che ha offerto una performance davvero
deludente.
Ciò non significa che Max Dillon non
possa essere riscattato al cinema: se i Marvel Studios volessero davvero ribaltare le
cose, potrebbero addirittura usare la versione femminile del
villain, ossia Francine Frye. Al di là del genere, sarebbe comunque
doverosa un’accurata rappresentazione del costume di Electro più
fedele ai fumetti.
Avvoltoio
Avvoltoio è un altro membro
del team che è apparso in quasi tutte le iterazioni dei Sinistri
Sei, e vedere Spidey combattere contro il nemico sui grattacieli di
New York sarebbe davvero qualcosa di speciale (anche in
considerazione di ciò che abbiamo visto in Spider-Man:
Homecoming).
Avvoltio è stato un
nemico formidabile nel corso degli anni: ad un certo punto ha anche
catturato un Spidey ferito dal suo letto d’ospedale, smascherandolo
e rendendosi conto che non aveva idea di chi fosse il ragazzo sotto
la maschera. Sappiamo già che Morbius
includerà l’Adrian Toomes del MCU, quindi è chiaro che la Sony ha
grandi progetti per il personaggio.
Kraven il Cacciatore
Quando i fan hanno discusso
su quale cattivo avrebbero voluto vedere in Spider-Man
3, il nome di Kraven il Cacciatore è quello che è emerso
più e più volte, così come non è un segreto che il regista Jon
Watts sia un fan del personaggio.
Naturalmente, il fatto che la sua
battaglia finale con il simpatico arrampicamuri nella run “L’Ultima
Caccia di Kraven” sia considerata un classico dei fumetti, potrebbe
essere alla base dell’amore dei fan nei confronti del villain. È
una storia certamente oscura, ma sarebbe bello vederlo portato sul
grande schermo grazie ai Marvel Studios.
Mysterio
Mysterio potrebbe essere
“morto” alla fine di Spider-Man:
Far from Home, ma data la sua padronanza nel
creare illusioni, l’uomo che ha svelato l’identità segreta
dell’Uomo Ragno potrebbe tranquillamente fare ritorno in qualche
modo. In effetti, sembra proprio inevitabile che tornerà dopo
quello che ha fatto a Peter Parker.
Onestamente, non sarebbe troppo
sorprendente se il Mysterio del MCU dovesse davvero guidare la
nuova iterazione dei Sinistri Sei, dal momento che il personaggio
detiene, ad oggi, la più grande vittoria su Spidey.
Venom
Nonostante ci siano alcuni
collegamenti tra l’Universo Cinematografico Marvel e l’Universo dei personaggi
Marvel ad opera della Sony
Pictures, è difficile dire, ad oggi, se i Marvel Studios faranno mai uso di
Venom.
Naturalmente, se la Sony dovesse
decidere di andare avanti con il proprio spin-off dedicato ai
Sinistri Sei, è inevitabile che l’Eddie Brock di
Tom Hardy ne faccia parte (anche se la storia del personaggio
con la squadra è parecchio limitata). D’altra parte, questa
potrebbe essere l’occasione per la Sony di far incontrare
finalmente Spider-Man e Venom sul grande schermo.
Dottor Octopus
Per anni, Green Goblin è
stato considerato il più grande cattivo di Spider-Man, ma quel
titolo probabilmente appartiene ora al Dottor Octopus, dal momento
che alcuni anni fa riuscì addirittura ad uccidere Peter Parker
scambiando le loro menti: il ragazzo morì nel corpo di Otto
Octavius, mentre il villain divenne un nuovo Spider-Man, più
violento e scontroso.
Il personaggio
potrebbe essere stato interpretato perfettamente da Alfred Molina
in
Spider-Man 2, ma si trattava comunque di una versione
piuttosto originale del personaggio: i Marvel Studios hanno ora la
possibilità di scegliere tra un’infinità di storie dei fumetti per
dare vita ad un’iterazione molto diversa.
Green Goblin
Nel corso degli anni, Green
Goblin non è stato molto coinvolto nelle avventure dei Sinistri
Sei, ma una volta ha guidato una squadra composta da dodici cattivi
assetati del sangue di Spidey! Nell’universo Ultimate, tuttavia, ha
guidarto il gruppo di criminali nella ricerca per uccidere Peter
Parker (costringendolo anche ad unirsi a loro ad un certo punto),
con la tensione tra Goblin e il resto della squadra è stata spesso
affascinante da vedere.
Questo è sicuramente una trama sulla
quale potrebbe concentrarsi un possibile film: anche se il
personaggio è già apparso diverse volte al cinema, è necessaria una
nuova iterazione. Con un po ‘di fortuna, un nuovo film potrebbe
significare anche un costume molto più accurato e fedele ai
fumetti, senza considerare il fatto che si tratta di un cattivo
talmente iconico che potrebbe avere un futuro sullo schermo – e nel
MCU – al di là dei Sinistri
Sei.
Ryan
Reynolds e gli sceneggiatori dei primi due film sono
piuttosto certi che Deadpool 3 si farà, anche se ad oggi non
sappiamo ancora quali siano i piani della Disney e della Marvel in merito all’eventuale
ingresso del Mercenario Chiacchierone nel MCU. Chi ha invece sempre sostenuto
che il film potrebbe non vedere mai la luce è Rob Liefeld, creatore del personaggio di Wade
Wilson.
In una recente intervista con
IGN in occasione del Comic-Con@Home, Liefeld è tornato a
parlare proprio del futuro di Deadpool sul
grande schermo, rivolgendosi ai fan e attaccando senza troppi giri
di parole la Disney e il suo modello produttivo: “Lo sto per
dire: f*****o i film! F*****o tutto questo discorso sul prossimo
film di Deadpool, va bene?”, ha dichiarato Liefeld. “Ecco
cosa direi io: ‘Hey, Disney. Ciao, sono Rob. Hai speso 70 miliardi
di dollari per compare la Fox. Ok? Hai speso 70 miliardi di
dollari. Non riesci più a gestire i tuoi parchi a tema, che
rappresentano il 50% dei tuoi guadagni complessivi, e sono anche
stati chiusi per cinque mesi. Non hai neanche modo di portare in
sala i tuoi film da tre miliardi di dollari. Nessun Mulan, nessun
Black Widow, nessun Gli Eterni. Gli animatori
possono lavorare da casa. Gli artisti digitale anche. I cartoni
animati di Deadpool, i videogiochi di Deadpool: è su questo che vi
dovreste concentrare. Iger, chiunque stia guidando adesso la nave…
cosa state facendo per ottenere un ritorno concreto da questi 70
miliardi?”
Il fumettista statunitense continua:
“Certo che dovrebbero creare più videogiochi di Deadpool, certo
che dovrebbero creare più serie animate di Deadpool. Che diavolo!
Kevin Feige, ti voglio bene amico mio, sei un genio, ma ne esistono
anche altri di geni. I ragazzi che hanno realizzato Spider-Man: Un
Nuovo Universo, ad esempio. Sono dei geni! E la Disney non ha avuto
nulla a che fare con quel film. La Disney non ha avuto nulla a che
vedere con Deadpool, Deadpool 2, Logan. Lascia che questi altri
luogotenenti ti rendano un ritorno nei tuoi investimenti. Non ho
bisogno di un altro film su Deadpool, né io né i fan. Ne abbiamo
già due fantastici. Sono perfetti. Naturalmente c’è una richiesta,
e spero che riescano a soddisfarla, ma non sono certo che lo
faranno.”
Per Rob Liefeld la Disney non
dovrebbe puntare a Deadpool 3, ma bensì ad uno spin-off su
Cable
Di recente Rob Liefeld aveva anche dichiarato che la
Disney dovrebbe concentrarsi su
uno spin-off dedicato a Cable, personaggio
interpretato da
Josh Brolin in Deadpool
2 che il fumettista considera assolutamente
meritevole di un film in solitaria: “Se Deadpool è stato in
circa 330 fumetti, Cable è stato in circa 520. Sì, ho
contato!”, aveva spiegato Liefeld. “Durante la lavorazione
di Deadpool 2, sia durante la pre-produzione che durante la
post-produzione, mi sono avvicinato molto a Josh. Ed era molto
entusiasta all’idea di esplorare Cable in possibili
sequel.”
Come tutti ormai sapranno,
l’industria cinematografica di trova a fronteggiare una situazione
parecchio complicata, dal momento che la pandemia di Covid-19 ha
costretto non soltanto i cinema alla chiusura ma anche le case di
distribuzione a rivedere continuamente il calendario delle uscite
in sala. Numerosi sono i grandi blockbuster che sono stati più e
più volte posticipati: proprio ieri abbiamo appreso delle
nuove date di uscita di Star Wars e di
Avatar, e adesso la medesima sorte potrebbe toccare anche
a Black Widow,
l’atteso cinecomic Marvel che inaugurerà ufficialmente
la Fase 4 del MCU.
Il film interamente dedicato a
Vedova Nera, atteso da anni da parte dei fan del personaggio
interpretato da Scarlett
Johansson, sarebbe dovuto arrivare in sala lo scorso
Maggio, ma l’uscita è stata poi posticipata al prossimo novembre:
trattandosi del film che darà il via alla Fase 4, ovviamente
l’intero calendario delle uscite Marvel ha subito delle profonde
variazioni, con Gli
Eterni – ad esempio – che è stato posticipato da Novembre
2020 a Febbraio 2021. Ora che però la situazione in merito alla
riapertura delle sale negli Stati Uniti continua ad essere sempre
più incerta, sembra proprio che i Marvel Studios stiano valutando la possibilità
di far uscire Black
Widow direttamente il prossimo anno.
L’indiscrezione è stata riportata su
Twitter (via
We Got This Covered) da Grace Randolph, creatrice del format
YouTube Beyond the Trailer, secondo la quale il cinecomic Marvel potrebbe essere posticipato
al 2021, insieme ad una serie di altri titoli molto attesi, tra qui
Wonder Woman
1984, Dune e
No Time
to Die, il 25esimo capitolo della saga di James
Bond. Anche se dovesse arrivare a novembre, l’uscita di
Black
Widow segnerà comunque il più ampio divario tra
le release di due film del MCU, dal momento che l’ultimo
titolo in ordine di uscita, ossia Spider-Man:
Far From Home, risale a luglio dello scorso anno.
Black Widow potrebbe andare ad
occupare l’attuale slot pensato per Gli Eterni?
Se Black Widow dovesse
essere nuovamente posticipato, è probabile che il film andrà ad
occupare l’attuale slot pensato per Gli
Eterni: è ipotizzabile, quindi, il 12 Febbraio 2021
come nuova data di uscita. Naturalmente, ciò significherebbe un
ritardo di un intero anno, che avrebbe un effetto a catena sul
resto della Fase 4 del MCU, con ogni titolo successivo che
arriverebbe dopo circa 9/10 mesi. Non ci resta che attendere una
conferma ufficiale dai parte dei Marvel Studios.
La regia di Black Widow è stata
affidata a Cate Shortland, seconda donna
(dopo Anna Boden di Captain
Marvel) a dirigere un titolo dell’universo
cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è
stata riscritta nei mesi scorsi da Ned
Benson(The Disappearance of Eleanor
Rigby). Insieme a Scarlett
Johansson ci saranno anche David
Harbour, Florence
Pugh e Rachel
Weisz.
In Black Widow, quando sorgerà
una pericolosa cospirazione collegata al suo passato, Natasha
Romanoff dovrà fare i conti con il lato più oscuro delle sue
origini. Inseguita da una forza che non si fermerà davanti a nulla
pur di sconfiggerla, Natasha dovrà affrontare la sua storia in
qualità di spia e le relazioni interrotte lasciate in sospeso anni
prima che diventasse un membro degli Avengers.
Il 24 luglio di quattro anni fa, in
occasione del Comic-Con di San Diego, veniva rivelato che
Brie Larson avrebbe interpretato
Captain
Marvel nell’Universo Cinematografico Marvel. Due anni dopo, il cinecomic
sarebbe arrivato ufficialmente nelle sale, riscuotendo un ottimo
successo di critica e pubblico, arrivando ad incassare oltre un
miliardo di dollari al box office mondiale.
Adesso, in occasione
dell’anniversario di quel grande annuncio, è stata proprio
Brie Larson a celebrare la cosa
condividendo attraverso il suo account Twitter dei nuovi scatti dal
backstage del film diretto da Anna Boden e
Ryan Fleck: tra le varie immagini diffuse
dall’attrice, un selfie con l’elmetto di Carol Danvers, un
dispenser di dolci a tema Captain Marvel, una toppa con il nome
dell’attrice, una serie di scatti dalla première del film, un
poster ufficiale e anche una foto di Larson insieme ad alcuni
Skrull.
Brie Larson sarà ancora Carol Danvers in Captain Marvel 2
Quello di Captain
Marvel è stato certamente un ruolo che ha cambiato la
vita sia privata che professionale di
Brie Larson. Più volte l’attrice ha dichiarato di
aver inizialmente nutrito dei dubbi in merito alla parte, ma dopo
aver accettato di entrare a far parte della grande famiglia
Marvel ha anche spiegato che il
personaggio l’ha aiutata a diventare più forte. Ricordiamo che
l’attrice tornerà nei panni di Carol Danvers nell’annunciato
Captain
Marvel 2, di cui però non si hanno ancora molti
dettagli: sappiamo soltanto che il film arriverà al cinema l’8
luglio 2022.
Glen Mazzara ha rivelato i dettagli sulla trama
di Overlook Hotel, prequel di Shining che non è mai stato realizzato. Il
progetto risale al lontano 2013, quando venne rivelato che lo
sceneggiatore e il produttore esecutivo di serie come The
Shield e The Walking Dead aveva scritto un prequel
del celeberissimo film di Stanley Kubrick basato
sul romanzo omonimo di Stephen King.
Overlook Hotel era
basato su un prologo inedito del romanzo originale di King,
intitolato “Before the Play”: tal prologo delineava la storia
dell’Overlook e degli eventi che lo avevano portato ad essere
occupato Jack, Wendy e Danny Torrance in Shining. Nonostante l’interesse per il
progetto nel corso degli anni, alla fine la Warner Bros. ha deciso
di cancellare il film e di realizzare al suo posto Doctor
Sleep, basato sull’omonimo romanzo sequel e
interpretato da
Ewan McGregor nei panni di un Danny Torrance
ormai adulto (il film è uscito nelle sale lo scorso anno, e
nonostante sia stato accolto particolarmente bene dalla critica,
non è stato un grande successo di pubblico).
In una recente intervista con
Bloody Disgusting, Mazzara ha approfondito i dettagli della sua
sceneggiatura e del perché crede che al progetto non sia ancora
stato dato il via libera. Overlook Hotel,
ambientato all’inizio del XX secolo, seguiva la storia di Bob T.
Watson, un ricco barone che parte con la sua famiglia e una squadra
di costruttori per realizzare il suo progetto da sogno: un grande
hotel sulle Montagne Rocciose. Il figlio più giovane di Bob,
Richard (che sembra possedere la Luccicanza, anche se nella
sceneggiatura il suo potere non viene indicato come tale), iniziava
a vedere i fantasmi della famiglia di Delbert Grady dopo essersi
addentrato nel bosco, cosa che scatena una serie di eventi a dir
poco strazianti, tra cui una pioggia torrenziale che uccide quasi
l’intera squadra di costruttori.
Il resto della sceneggiatura
descrive una serie di eventi raccapriccianti che avvengono durante
i primi giorni di apertura dell’hotel, tra cui la tragica morte del
figlio maggiore di Bob, Boyd, durante una tracheotomia mal
riuscita, e sua moglie Sarah che cade da una scala e si paralizza
dopo aver visto il fantasma del figlio morto. Col passare del tempo
e con l’arrivo dell’inverno, il resto della famiglia Watson vive
isolata nell’hotel e per Bob inizia una discesa nella follia simile
a quella che colpirà Jack Torrance di
Shining: affoga la moglie paralizzata nella vasca da bagno
della stanza 217 (modificata in 237 nell’adattamento di Kubrick) e
tenta di uccidere suo figlio minore prima che entrambi muoiano
apparentemente a causa di un incendio che sembra distruggere
l’hotel. Nell’epilogo, l’Overlook è riaperto e aperto sotto una
nuova gestione, con i fantasmi della famiglia Watson intrappolati
nell’edificio sotto forma di fattorini, cameriere e servitori.
Glen Mazzara e la sfida più grande
in relazione al prequel mai realizzato di Shining
Durante
l’intervista, Glen Mazzara ha parlato anche di
quanto sia stato importante restare fedele al romanzo di King sia
al film di Kubrick (nonostante lo stesso King abbia più volte
ammesso di non aver mai amato l’adattamento del regista!), e al
tempo stesso provare a creare una storia originale ed avvincente
con personaggi completamente nuovi. Le difficoltà che atto di
bilanciamento come questo possono comportare sono state una delle
principali critiche mosse contro il Doctor
Sleep di Mike Flanagan, in
particolare al terzo atto del film, troppo votato alla nostalgia e
all’omaggio.
Di recente è stato annunciato che
HBO Max produrrà una serie ambientata nel famoso Overlook Hotel,
affidata a J.J. Abrams e intitolata semplicemente
Overlook. L’esatta natura dello show non è
ancora stata rivelata, così come non sono stati confermate
eventuali somiglianze con la sceneggiatura di Mazzara.
Dopo Intervista col vampiro
del 1994, Tom Cruise e Brad Pitt sarebbero potuti tornare a lavorare
insieme in
Le Mans ’66 – La grande sfida. Uscito lo scorso anno,
il film di James Mangold che racconta della rivalità tra
le scuderie Ford e Ferrari nella fatidica gara, è stato un
grandissimo successo di critica e pubblico, arrivando ad incassare
225 milioni di dollari a livello mondiale e ottenendo anche quattro
candidature agli Oscar 2020 (e vincendo nelle categorie miglior
montaggio e miglior montaggio sonoro).
Naturalmente, uno dei motivi che
hanno contribuito al grande successo del film è stata la presenza
nel cast di due fuoriclasse come
Matt Damon e
Christian Bale. Durante gli anni in cui
Le Mans ’66 era ancora in sviluppo, quindi molto prima che
il film arrivasse sul grande schermo, né Mangold né Damon e Bale
erano coinvolti nel progetto: inizialmente, la regia del film era
stata affidata a Joseph Kosinski, regista di
Tron: Legacy, Oblivion e dell’attesissimo
Top Gun:
Maverick, il quale aveva in mente altri due attori nei
panni dei due protagonisti.
Intervistato da Collider in
occasione del Comic-Con@Home,
Kosinski ha spiegato che all’epoca del suo coinvolgimento in
Le Mans ’66 – La grande sfida avrebbe voluto nel cast
Tom Cruise e Brad Pitt: “Un progetto a cui penso sempre
e che alla fine non ho realizzato è Go Like Hell, che poi è stato
realizzato ed uscito in sala come Ford v Ferrari (titolo
originale di Le Mans ’66, NdR). Ho sempre voluto fare
un film sulle corse, ma purtroppo per giustificare la realizzazione
di un film del genere c’è bisogno di una storia a dir poco
straordinaria alla base.”
Tom Cruise e Brad Pitt protagonisti
ideali di Le Mans ’66 per il regista Joseph Kosinski
Il regista ha poi aggiunto: “In
quel caso si trattava di una grande storia d’amicizia, di
un’amicizia e al tempo stesso di una rivalità incredibili. Non ci
siamo mai avvicinati alla produzione del film, ma siamo arrivati al
punto in cui una volta ci siamo ritrovati al tavolo con Tom Cruise
e Brad Pitt, che hanno letto la sceneggiatura insieme. È stato un
momento davvero fantastico. Purtroppo non siamo riusciti ad
ottenere il budget necessario.”
Vincitore di due premi Oscar per il
miglior montaggio e il miglior montaggio sonoro,
Le Mans ’66 – La grande sfida ha conquistato in pieno
sia il pubblico che la critica, raccontando con successo una storia
realmente accaduta. Il film è basato sull’incredibile storia vera
del visionario designer di automobili Carroll Shelby
(Matt
Damon) e dell’intrepido pilota britannico Ken Miles
(Christian
Bale), che insieme si batterono contro l’interferenza
delle corporation, le leggi della fisica e i loro demoni personali
per costruire una rivoluzionaria auto da corsa per la Ford Motor
Company e sfidare le imbattibili auto di Enzo Ferrari alla 24 Ore
di Le Mans in Francia nel 1966.
Una nuova generazioni di talentuosi
attori si sta affermando nel panorama cinematografico italiano. Tra
questi nuovi talenti in ascesa c’è anche Andrea
Carpenzano, un giovanissimo attore romagnolo diventato
famoso per la serie Immaturi.
Ma adesso scopriamo insieme
tutto quello che c’è da sapere su Andrea
Carpenzano.
Andrea Carpenzano filmografia
10. Nato il 24
agosto 1995 a Lugo, in provincia di Ravenna, in Emilia Romagna,
Andrea Carpenzano intraprende la sua carriera nel mondo del cinema
e della tv quasi per caso. Nel 2015 accompagna un’amica alle
audizioni per un ruolo minore in un film e viene notato dal
regista che offre invece a lui una parte.
9. Il suo primo
vero ingaggio, infatti, risale proprio al 2015 quando viene scelto
dal regista Francesco Bruni per il suo nuovo film
Tutto Quello Che Vuoi.
Andrea Carpenzano in Tutto Quello Che Vuoi
Il film, tratto dal romanzo
Poco Più di Niente di Cosimo Calamini,
racconta la storia di Alessandro (Andrea
Carpenzano), un ragazzo di ventidue anni, che accetta il
lavoro di accompagnatore di un anziano poeta di ottantacinque anni,
Giorgio (Giuliano Montaldo), malato di Alzheimer.
I due hanno più di sessant’anni di differenza, appartengono a
generazioni lontane anni luce tra loro e vedono il mondo in modo
completamente diverso. Eppure, nonostante siano così
anagraficamente lontani, i due trovano il modo di comunicare,
trovando affetto e conforto l’uno nell’altro. Alessandro grazie ai
consigli di Giorgio riesce a riavvicinarsi al padre e Giorgio
trascorre serenamente gli ultimi giorni di vita che gli
restano.
Quella di Tutto Quello Che Vuoi è
una storia dolce e struggente, un ottimo debutto per Andrea
Carpenzano che per la sua interpretazione, riceve il Premio
Guglielmo Biraghi ai Nastri D’argento
2017.
Andrea Carpenzano film e serie
tv
8. Nello stesso
anno d’uscita di Tutto Quello Che Vuoi (2017), il
giovane Andrea lavora anche a un altro progetto molto importante.
Viene infatti scelto da Claudio Amendola in persona per partecipare
al suo nuovo film dal titolo Il Permesso – 48 Ore Fuori.
Il film racconta la storia di Luigi
(Claudio
Amendola), Donato (Luca
Argentero), Rossana (Valentina Bellè)
e Angelo (Giacomo Ferrara), quattro detenuti che,
ottenuto un permesso speciale, escono dal carcere di Civitavecchia
per sole 48 ore allo scadere delle quali dovranno tornare dietro le
sbarre; se non lo faranno saranno considerati degli evasi. Durante
questi due giorni di libertà, impariamo a conoscere le loro storie,
i loro drammi familiari, gli amici e gli amori perduti e sopratutto
il motivo per cui sono finiti al fresco.
Andrea Carpenzano e Max Tortora in La Terra
dell’Abbastanza
7. Nel 2018, un
anno dopo il suo debutto cinematografico, Andrea Carpenzano recita
in altre due produzioni italiane. La prima riguarda un
cortometraggio, diretto da Valerio Rufo, dal
titolo Via Lattea; il secondo progetto è invece un
film, dal titolo La Terra dell’Abbastanza, diretto da
Fabio e Damiano D’Innocenzo.
Opera prima dei fratello
D’Innocenzo, presentata a Festival di Berlino 2018 nella sezione
Panorama, la pellicola racconta la storia di Mirko (Matteo
Olivetti) e Manolo (Andrea Carpenzano),
due migliori amici che vivono alla periferia di Roma. Vivono
entrambi con genitori single e in condizioni ai limiti della
povertà; vanno ancora a scuola e si arrangiano con lavoretti
occasionali per sbarcare il lunario. Tuttavia i ragazzi condividono
lo stesso sogno, una vita fatta di agi, piena di soldi e donne
bellissime, una vita completamente diversa da quella che sembrano
destinati a vivere. Una sera, tuttavia, i ragazzi si trovano
invischiati in un brutto affare; mentre fanno una rapina a mano
armata, uccidono un uomo e vengono coinvolti con la mafia locale.
Quell’omicidio consegna i due ragazzi nelle mani del boss di zona
che li usa per i suoi loschi affari. La loro vita quindi cambia ma
in peggio e presto i ragazzi si ritrovano intrappolati in una
spirale di sangue e oscurità.
Andrea Carpenzano in Il
Campione
Andrea Carpenzano nel film Il Campione
6. L’ultimo
progetto cinematografico a cui Andrea Carpenzano ha lavorato è il
film Il
Campione, del 2019, esordio alla regia di
Leonardo D’Agostini.
Il film racconta la storia di
Christian (Andrea Carpenzano), un giovane
calciatore di talento ma dal temperamento assai imprevedibile. Dopo
il suo ultimo colpo di testa, il coach decide di assegnargli un
tutor che lo assista e tenga a bada il suo brutto carattere. Ecco
che a Christian viene assegnato Valerio (Stefano
Accorsi), un professore un po’ timido e solitario,
l’esatto opposto del giovane campione. Tra i due, così diversi tra
loro, volano subito scintille ma ben presto la loro relazione si
trasforma il reciproco affetto e rispetto.
Questo è senza dubbio il ruolo che
ha consacrato il talento cinematografico di Andrea, nonché quello
più amato dal pubblico, soprattutto dai giovani. Si tratta,
infatti, di un film di formazione, profondo ed emotivo, un film che
parla d’amicizia e di crescita interiore.
Andrea Carpenzano in Immaturi
Andrea Carpenzano in Immaturi – La Serie
5. Oltre a essere
diventato una delle nuove stelle del cinema italiano, Andrea è
riuscito a sfondare anche sul piccolo schermo. Nel 2018 ha
partecipato alla serie televisiva Immaturi – La
Serie, diretta da Rolando Ravello.
Ispirata al primo film
Immaturi,
diretto da Paolo
Genovese, la serie racconta di un gruppo di ex
compagni di scuola che alla soglia degli quarantanni si trova a
dover ripete l’esame di maturità, annullato dal Ministero della
Pubblica Istruzione. L’intera classe dovrà quindi rifrequentare
l’anno scolastico e prepararsi all’esame, mantenendo allo stesso
tempo immutate le proprie vite. Il gruppo di quarantenni si trova
quindi a dover fare un tuffo obbligato nel passato e a dover anche
interagire con le nuove generazioni di adolescenti.
4. Nonostante la
sua giovane età, Andrea Carpenzano è molto diverso dai suoi
coetanei. All’età di soli 25 anni, Andrea ama la
tranquillità e il silenzio; se l’idea di svago dei ragazzi
della sua età è la discoteca, per il giovane Carpenzano non c’è
niente di meglio di una lunga passeggiata nella natura.
3. Sappiamo che la
sua carriera è iniziata un po’ per caso ma in realtà ad Andrea il
mondo del cinema è sempre piaciuto. In più di un’occasione,
infatti, l’attore ha dichiarato di non aver mai pensato di poter
fare un giorno l’attore ma di aver immaginato invece di finire a
lavorare dietro la macchina da presa. Andrea da ragazzo
sognava di lavorare come montatore.
2. Un po’ come
tutti gli artisti, anche Andrea non ha mai avuto un bel
rapporto con la scuola. Nonostante abbia sempre fatto in
modo di superare l’anno scolastico, studiare non è mai stato nelle
sue corde. Ciò che l’ha aiutato ad arrivare al diploma è stato
principalmente il rapporto con i professori; nonostante non fosse
una cima a scuola, ha sempre avuto insegnanti dediti al proprio
lavoro che l’hanno aiutato a superare i momenti difficili.
1. Tra le sue
passione, oltre ovviamente al cinema, c’è il calcio e la Roma.
Andrea Carpenzano è un tifosissimo della Magica e
ovviamente dell’ex capitano Totti, suo unico grande eroe.
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