L’8 maggio alle 21:15 verrà
trasmessa su Sky Atlantic in prima visione una nuova serie tv
completamente made in Italy. Il Miracolo segnerà
probabilmente l’ennesimo traguardo per le produzioni Sky, che da
dieci anni a questa parte hanno permesso la realizzazione di ottimi
prodotti come Romanzo
Criminale – La Serie e Gomorra
– La Serie. Questa mini serie tv consta di 8 puntate
totali, ed è stata scritta da Niccolò Ammaniti, Francesca
Manieri, Francesca Marciano e Stefano
Bises. L’eccezionalità è che stavolta lo scrittore
italiano si cimenta anche nel lavoro dietro la macchina da presa,
affiancato da due veterani del mestiere: Francesco
Munzi e Lucio Pellegrini.
Un cast di incredibili
professionisti completa questa grande produzione, annoverando nomi
come Guido Caprino,
Alba Rohrwacher, Lorenza Indovina e Tommaso
Ragno. Il Miracolo parte da un’idea
molto semplice e affatto sconosciuta alle nostre orecchie: la
statuetta di una Madonnina che comincia a perdere sangue.
Scansando abilmente i facili richiami alle vicende di
Civitavecchia, Ammaniti si dedica da subito a ciò che ama
maggiormente: concentrarsi sulla natura umana. La serie tv è pregna
di questa impronta letteraria (come potrebbe altrimenti?) tale che
ogni personaggio viene tratteggiato a 360 gradi. Psicologia, umori,
emozioni e persino gesti (la peculiare stretta di mano del Premier)
sono indagati da una macchina da presa che ama indugiare sui
soggetti prendendosi i suoi tempi.
Parte lenta, Il
Miracolo. È una serie tv che si rifiuta di entrare entro
dei canoni precisi, a partire appunto dalla volontaria negazione
delle tempistiche incalzanti alle quali ormai siamo tanto
abituati. Nelle prime due puntate – che abbiamo visto e che
verranno trasmesse insieme l’8 maggio su Sky Atlantic – assistiamo
a quella che sembra la preparazione ad una storia
complessa. In una Roma affetta da un male profondo, si
alternano le vite di un Premier preoccupato per il suo futuro
politico (Guido
Caprino), di una biologa (Alba
Rohrwacher) ossessionata dal proprio passato, di un
prete corrotto (Tommaso Ragno) e di un generale
dell’Esercito (Sergio Albelli). Attorno a loro
gravitano anime più o meno tormentate, ma nulla al confronto di ciò
che si spalancherà dentro i quattro protagonisti, gli unici che
verranno in contatto diretto con “Il Miracolo”: la statuina di una
Madonna, del peso di due chili e mezzo, che perde inspiegabilmente
9 litri di sangue l’ora.
L’artefatto –
segretissimo ed isolato all’interno di una suggestiva piscina
svuotata – viene subito controllato, analizzato e monitorato. Ma
piuttosto che dare risposte susciterà una serie di domande e di
stravolgimenti. Sembra che le nuove serie tv non possano fare
a meno di tirare in ballo la religione cristiana e il Vaticano (si
vedano ad esempio
Suburra – La Serie e
The Young Pope), le cui supposte azioni
pruriginose sono alla base della cronaca mondiale ormai da diversi
anni. E sembrano funzionare anche su celluloide per catturare
l’attenzione del pubblico. Cavalcando questa onda, Ammaniti si
butta in una storia dove però non si punta il dito contro nulla di
preciso (almeno sino alle prime due puntate), e i temi trattati
sono molto più aleatori, rifiutandosi per il momento di
generalizzare su tematiche di così ampio respiro, ma limitandosi
alla caratterizzazione – certo talvolta morbosa – di determinati
esseri umani.
Una manciata di individui
estremamente diversi eppure così simili tra loro, come spesso
evidenziano i parallelismi resi col taglio di scene ad hoc
(l’accostamento iniziale tra la prostituzione per disperazione di
una tossica e quella per noia della first lady).La Roma bellissima
à la Sorrentino lascia il posto ad una città buia, quasi
costantemente notturna, perché oscuro è l’animo di chi la abita.
Criminali di tutte le specie sopra i quali spicca quello
interpretato da un Tommaso Ragno incredibilmente
in parte, che riecheggia anche nella capigliatura (e nella
freddezza) lo
Javier Bardem dei fratelli
Cohen.
Tantissimi gli omaggi al cinema,
soprattutto quello di matrice kubrickiana, e al neo-mondo delle
serie tv che ormai hanno surclassato quello del grande schermo. Tra
un rimando a The Leftovers e uno a True
Detective, Il Miracolo si caratterizza per essere un
ottimo prodotto di intrattenimento, a metà strada tra il dramma
fantascientifico e il thriller psicologico, che non ha paura di
mostrare quegli aspetti più morbosi della natura umana, finanche a
sfiorare il lato ossessivo e orrorifico (diciamo pure splatter) dei
singoli individui. In questo perfetto quadro cinematografico,
dove nulla è lasciato al caso, si inserisce anche la minuziosa
scelta di una colonna sonora estremamente presente (per volere
dello stesso Ammaniti) che spazia da Jimmy Fontana
ad Umberto Tozzi incastrandosi però perfettamente
in un puzzle la cui cornice è composta dalle musiche originali di
Murcof.
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