Per quanto il cinema possa essere
un’arte in grado di produrre opere complesse e intricate, talvolta
ciò che il pubblico cerca è una semplice e rassicurante storia a
lieto fine. Film come The idea of you sono
perfetti per i momenti in cui serve una commedia romantica per
evadere, anche solo per un po’, dalla realtà. Tratto dall’omonimo
romanzo dell’attrice e scrittrice Robinne
Lee (Sette
anime), The idea of you presenta un cast di
figure già ben affermate nel panorama cinematografico
internazionale.
Anne Hathaway (Oscar come miglior attrice non
protagonista per
Les Misérables) interpreta qui la protagonista Solène, mentre
l’attore Nicholas Galitzine (Bottoms)
è nel ruolo di Hayes.
The idea of you: l’amore ai tempi
del Coachella
Solène è una madre divorziata,
proprietaria di una piccola galleria d’arte contemporanea; all’alba
dei suoi quarant’anni vive per la figlia Iz, facendo una vita
tranquilla senza eccessi. Per un caso del destino si ritrova ad
accompagnare la figlia al Coachella, e qui incontra Hayes, pop star
poco più che ventenne. Tra i due si crea immediatamente un legame,
scatta un improbabile colpo di fulmine. Per quanto Solène tema i
suoi sentimenti per Hayes, e soprattutto i giudizi che
deriverebbero da una loro relazione, i due sembrano perennemente
attratti. Ma vivere sotto il continuo giudizio altrui non è facile:
semplicemente alcune volte l’amore non è abbastanza, serve anche il
giusto tempismo.
Un amore senza età
Fin dalla trama diviene chiaro al
pubblico che The idea of you non è certamente una
pellicola di alto spessore come tematiche trattate. Ciò però non
significa che non raggiunga il suo principale scopo di intrattenere
il pubblico. La commedia in sé si mantiene molto leggera, senza
però cadere nella banalità.
Le rom-com tendono a raccontare
prevalentemente storie d’amore tra teenager o giovani: ciò può
essere ricollegabile ad un preconcetto sociale per cui la passione
e l’innamoramento sono ricollegabili più alla gioventù.
L’originalità in The idea of you sta proprio nel
focus sull’età dei due personaggi: Solène ha appena compiuto
quarant’anni, ha una figlia adolescente e un matrimonio alle
spalle, mentre Hayes è nel pieno dei suoi vent’anni, con tanto
successo davanti a sé. Per quanto tra i due ci possa essere un
amore potente, la differenza d’età finisce per essere un
problema.
Solène si mostra fin da subito in
tutta la sua maturità: non riesce a fidarsi di Hayes e cerca di
chiarire dalla prima uscita il loro rapporto. Il peso delle
responsabilità verso sua figlia e gli altri sembra fermarla, finché
non trova la forza di abbandonarsi totalmente a questa folle
passione.
Il temibile giudizio dei
social
Ogni essere umano in una comunità
tende a conformarsi alle leggi sociali qui stabilite, temendo il
giudizio altrui e una forma di esclusione dal gruppo. Questo
fattore viene enormemente amplificato dai social: questi diventano
una sorta di patibolo per tutti i martiri giudicati e condannati
aspramente dalle figure già ben note come haters.
In The idea of you
questo finisce per essere un elemento di rottura: il giudizio
altrui. La paura di essere giudicata negativamente da amiche,
familiari e dalla stessa figlia ferma Solène dal rendere pubblica
la sua relazione con Hayes. Nel momento però in cui la notizia
diviene pubblica gli attacchi sui social e sui magazine diventano
continui e asfissianti, per Solène come anche per Iz.
La realtà presentata sembra sempre
falsa, superficiale: per coloro che vivono sotto i riflettori è
difficile essere visti per loro stessi, o anche solo poter essere
loro stessi. Lo stesso Hayes sottolinea come lui non riesca a
fidarsi facilmente delle persone.
E così viene da sé
bollare le celebrità per ciò che sembrano al feroce pubblico dei
social: Solène non era più una donna con un passato difficile ed un
nuovo amore davanti a sé, ma solo una signora troppo matura, troppo
avanti con l’età per poter stare con Hayes. Le critiche e gli
insulti cechi diventano continui, solo perché Solène non
corrisponde all’ideale della ragazza adatta ad una giovane pop
star.
The idea of you si
presenta come una classica commedia romantica, con un punto di
vista originale. Pur rispettando queste aspettative, la pellicola
non ha niente di più: con alcune mancanze dal punto di vista
tecnico, quali l’utilizzo quasi casuale in poche scene dello split
screen, The idea of you non è certamente un
capolavoro di cinematografia. Ciononostante incanta un pubblico
alla ricerca di una bella storia d’amore, così coinvolgente nella
sua semplicità.
Netflix
ha diffuso il primo teaser di Senna, la
miniserie in 6 episodi sul campione di Formula 1 e leggenda
dello sport, Ayrton Senna, in arrivo solo sulla
piattaforma nel 2024. Attraverso la storica telecronaca di
Galvão Bueno e il grido di vittoria di Senna a
Interlagos nel 1991, le primissime immagini di Senna ricreano il
momento epico in cui il pilota vinse per la prima volta il Gran
Premio di casa, dopo essere rimasto bloccato in sesta marcia.
Il teaser, disponibile da
oggi, racconta i pensieri e le esperienze che hanno portato Ayrton,
interpretato da Gabriel Leone, a quel punto della
sua carriera e rivela anche alcuni personaggi iconici che hanno
fatto parte della sua vita quell’anno, tra cui Xuxa (Pâmela
Tomé), Alain Prost (Matt Mella), il team
principal della McLaren, Ron Dennis (Patrick
Kennedy), e Galvão Bueno (Gabriel
Louchard).
Senna, cosa racconta la miniserie Netflix
Nel corso dei sei episodi,
Senna mostrerà, per la prima volta, il viaggio di trionfi,
delusioni, gioie e dolori di Ayrton, svelando la sua personalità e
le sue relazioni personali. La serie racconterà la storia del tre
volte campione del mondo di Formula 1 dall’inizio della carriera
automobilistica, dal trasferimento in Inghilterra per competere
nella Formula Ford, fino al tragico incidente di Imola, in Italia,
durante il Gran Premio di San Marino.
Con Vicente Amorim come
showrunner e co-regista, insieme a Julia Rezende, Senna è prodotto
da Gullane e creato in collaborazione con Senna Brands e la
famiglia del pilota. L’emozionante storia di uno dei più grandi
eroi dello sport di tutti i tempi vede protagonisti anche Alice
Wegmann (Lilian Vasconcelos, la prima moglie di Ayrton), Camila
Márdila (Vivianne Senna, sua sorella), Christian Malheiros
(Maurinho, il suo amico), Gabriel Louchard (Galvão Bueno), Hugo
Bonemer (Nelson Piquet), Julia Foti (Adriane Galisteu), Marco Ricca
(“Maurão” Senna, suo padre) e Susana Ribeiro (Zaza Senna, sua
madre), oltre a un cast internazionale: Matt Mella (Alain Prost) ,
Kaya Scodelario (una giornalista immaginaria, Laura), Arnaud Viard
(Jean-Marie Balestre), Patrick Kennedy (Ron Dennis), Joe Hurst
(Keith Sutton), Johannes Heinrichs (Niki Lauda), Keisuke Hoashi
(Osamu Goto), Leon Ockenden (James Hunt), Richard Clothier (Peter
Warr), Steven Mackintosh (Frank Williams) e Tom Mannion (Sid
Watkins), tra gli altri.
SENNA
Produttori: Fabiano Gullane e Caio Gullane
Capo Sceneggiatore: Gustavo Bragança
Scritto da: Álvaro Campos, Gustavo Bragança, Rafael
Spínola, Thais Falcão e Álvaro Mamute
Tra i film più celebri della
filmografia di Sergio Leone, e
dell’intera storia del cinema, vi è C’era una volta in
America (qui la recensione), gangster movie dai toni epici che ha consacrato Leone
come uno dei massimi autori del cinema mondiale. Malgrado lo scarso
successo di pubblico alla sua uscita, con il passare degli anni il
film è stato definito unanimemente come uno dei più belli di
sempre, posizionandosi quasi sempre nelle classifiche dei film
preferiti di pubblico e di critica.
Ecco 10 cose che forse non
sai su C’era una volta in America.
La trama di C’era una volta
in America
La vicende del film si svolgono
nell’arco di quarant’anni, e seguono le drammatiche vicissitudini
del criminale David “Noodles” Aaronson e dei suoi
amici, dal loro progressivo passaggio dal ghetto ebraico
all’ambiente della malavita organizzata nella New York del
proibizionismo e del post-proibizionismo.
C’era una volta in America è tratto da un
libro
1. C’è un’ispirazione
letteraria dietro il film.C’era una volta in
America è tratto dal romanzo The Hoods,
pubblicato dallo scrittore Harry Grey nel 1952. Il
romanzo è basato sulle esperienze dello stesso Grey, criminale nei
primi decenni del Novecento e la sua fu una delle poche
autobiografie di un gangster mai pubblicate. Leone, da tempo
desideroso di realizzare un gangster
movie, rimase molto colpito dal libro e scelse di trarne
ispirazione per il suo film, arrivando a definire quella come la
trama che andava cercando ormai da un decennio.
C’era una volta in
America: il cast del film
2. Ha un cast di grandi
attori e giovani debuttanti. Avendo a disposizione un
budget piuttosto elevato, Leone si avvalse di un cast misto,
composto da grandi stelle internazionali e da attori debuttanti.
Protagonista del film è Robert De
Niro, nel ruolo di David Aaronson, a cui si affianca
l’attore James Woods nel ruolo di Maximilian
Bercovicz. Tra gli attori che conobbero la celebrità con il film si
annoverano invece Tuesday Weld, Elizabeth
McGovern e Jennifer
Connelly. Al film partecipò anche
l’attore Joe Pesci in
un piccolo ruolo.
3. Pesci si era proprosto
per un ruolo più importante. L’attore Joe
Pesci, molto amico di De Niro, si era proposto per il
ruolo di Maximilian Bercovicz, ma Leone non lo ritenne adatto per
la parte. Gli propose così di scegliere un qualsiasi altro
personaggio e Pesci scelse così la parte di Frankie,
originariamente più ampia nella sceneggiatura e drasticamente
ridimensionata nella versione finale del film.
4. Jennifer Connelly divenne
celebre grazie al film.
Jennifer Connelly, all’epoca giovanissima, fu notata
da un addetto al casting di un altro film, il quale sapeva che il
regista italiano stava cercando una ragazza da far danzare davanti
alle cineprese. Dopo aver visto la Connelly ballare decise dunque
di proporla a Leone, che la scritturò immediatamente, avviandola
alla carriera cinematografica. Connelly è oggi una delle più
apprezzate attrici della sua generazione ed è anche una vincitrice
di premio Oscar.
5. De Niro cercò di
incontrare un vero boss della malavita. Come suo
solito, Robert
De Nirocercò di prepararsi e approfondire quanto
più possibile il suo personaggio. Per farlo, tra le altre cose,
chiese ripetutamente di poter incontrare il boss della malavita
Meyer Lansky, ma non ottenne mai una risposta
positiva e non ebbe dunque modo di conoscerlo. La sua intenzione
era quella di poter avere da lui qualche dettagli sulla sua vita,
sui suoi modi di fare, traendo così ispirazione per il carattere
del suo personaggio.
C’era una volta in
America: le location del film, dagli USA all’Italia
6. Il film è stato girato in
diverse parti del mondo. Per le riprese del film, Leone
scelse il quartiere Brooklyn di New
York, spostandosi poi anche in New Jersey
per poi andare in Florida, con alcune riprese
effettuate sulla St. Pete Beach del Don
Cesar Hotel. Le scene nell’immaginario cimitero di
Riverdale sono invece state girate nel
Woodlawn Cemetery nel Bronx. Si
annoverano poi diverse location europee: in
Francia a Parigi si è svolta la
scena in cui Noodles assiste alla partenza di Deborah in treno,
mentra in Italia sono state girate molte
scene (soprattutto quelle ambientate negli anni venti e trenta) nei
set di Cinecittà, a Roma, ma
anche al Lido di Venezia per la scena della cena
al ristorante di Noodles e Deborah all’hotel
Excelsior.
C’era una volta in
America: la colonna sonora del film
7. La colonna sonora fu
affidata ad Ennio Morricone. Leone non ebbe mai dubbi su
chi ingaggiare per realizzare la colonna sonora del film, affidando
tale ruolo ad EnnioMorricone,
suo collaboratore di lunga data. La musica del film fu
commissionata con così largo anticipo che veniva ascoltata, seppur
non nella versione orchestrata, sul set durante le riprese. Oggi,
questa è considerata tra i massimi capolavori di Morricone. Il film
contiene però anche brani composti da altri, come
Yesterday di Paul McCartney o un
brano dalla celeberrima sinfonia dell’opera La gazza ladra
di Gioachino Rossini.
C’era una volta in
America non è stato candidato agli Oscar
8. Non ha ricevuto nessuna
nomination al celebre premio. Nonostante sia ricordato
come uno dei maggiori capolavori della storia del cinema,
C’era una volta in America non ricevette nessuna
candidatura ai premi Oscar. Il film aveva ricevuto diverse
nomination ai premi BAFTA e le candidature per la Miglior regia e
la Miglior colonna sonora ai Golden Globe, lasciando immaginare che
in tali categorie il film potesse essere nominato anche agli Oscar,
ma così non fù. Questa “mancanza” nulla toglie però al valore
insindacabile del film.
9. Esistono tre versioni del
film. Versione cinematografica da 139 minuti, Versione
internazionale dal 229 minuti e Versione extended
director’s cut da 251 minuti: sono queste le copie esistenti
del film. La prima lo vede privato di moltissime scene e
caratterizzato da un montaggio che segue l’ordine cronologico degli
eventi. La seconda, distribuita in tutto il mondo tranne che negli
Stati Uniti, è universalmente riconosciuta come la vera
versione, ovvero maggiormente aderente al progetto originario di
Leone. Infine, nel 2012, è stata presentata la extended
director’scut, che include scene precedentemente
tagliate.
C’era una volta in
America: la spiegazione della Teoria del Sogno
10. Leone ha detto la sua
sulla celebre Teoria del Sogno. Il film inizia e finisce
con la stessa scena del 1933, con Noodles che si nasconde in una
fumeria d’oppio. Per questo motivo, alcuni interpretano la storia
come un sogno o una fantasia indotta dalla droga, con Noodles che
ricorda il suo passato e immagina il suo futuro. Gli oppositori di
questa teoria citano però il fatto che la sequenza del 1968 include
vari anacronismi: la musica dei Beatles, la televisione, e
riferimenti alla guerra del Vietnam, gli hippy nella stazione che
discutono su Jimi Hendrix, che ovviamente non esistevano nel 1933 e
quindi Noodles non sarebbe stato in grado di sognarli.
I sostenitori affermano che varie
scene avvalorano la teoria del sogno: per esempio il telefono che
squilla ossessivamente nella mente di Noodles è il sintomo di una
allucinazione ossessiva provocata dall’oppio ed egli viene
immediatamente soccorso da un inserviente della fumeria che gli
passa nuovamente la pipa facendolo immergere nuovamente nella
storia. Alla fine del film, il sorriso di Noodles viene
interpretato come il sollievo, nell’accorgersi di aver solo
sognato, anche se Noodles sorride poco, dopo aver iniziato a fumare
oppio. Lo stesso Leone affermò che secondo la sua visione del
racconto Noodles, grazie all’oppio, ha effettivamente una visione
del suo futuro.
C’era una volta in
America: le frasi più belle del film
Il film è divenuto celebre anche per
le sue numerose frasi entrate nella storia del cinema, che sanno
racchiudere il senso e l’atmosfera del film e dei suoi personaggi.
Ecco alcune delle frasi più belle.
– Nessuno t’amerà mai come ti ho
amato io. C’erano momenti disperati che non ne potevo più e allora
pensavo a te e mi dicevo: “Deborah esiste, è là fuori, esiste!”. E
con quello superavo tutto. Capisci ora cosa sei per me?
(Noodles)
– Il tempo non può
scalfire. (Noodles)
– A me piace da matti la puzza
della strada, mi si aprono i polmoni quando la sento. E mi tira
anche di più. (Noodles)
– Ho rubato la tua vita e l’ho
vissuta al tuo posto. T’ho preso tutto. Ho preso i tuoi soldi, la
tua donna, ti ho lasciato solo 35 anni di rimorso. Per la mia
morte. Rimorso sprecato. (Max)
– Noodles, ci rimangono solo dei
bei ricordi e se adesso uscirai da quella porta nemmeno quelli ti
rimarranno. (Deborah)
– Noodles, cos’hai fatto in
tutti questi anni? – Sono andato a letto presto. (Fat Moe e
Noodles)
Il trailer di C’era una
volta in America e dove vederlo in streaming e in TV
È possibile fruire di C’era
una volta in America grazie alla sua presenza su alcune
delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete.
Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV,
Google Play, Apple TV, Now, Netflixe Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 30
aprile alle ore 21:20 sul canale
Rai 4.
Emmanuel Carrère è generalmente
noto come scrittore, autore di celebri romanzi quali
L’avversario e Limonov. Tuttavia, non tutti sanno
che il suo primo lavoro è stato come critico cinematografico. La
passione per il cinema si è poi ripresentata nel tempo, portandolo
a realizzare come regista tre lungometraggi. Il suo ultimo,
risalente al 2021, è Tra due mondi, presentato in
anteprima alla Quinzaine des Réalisateurs del
74º Festival
di Cannes e incentrato su un noto romanzo-inchiesta
della scrittrice e giornalista Florence Aubenas.
In esso si racconta la vita degli “invisibili”, di coloro che
svolgono lavori umilissimi e vivono alla giornata.
Dopo molti anni di trattative tra
varie case di produzione e Florence Aubenas,
quest’ultima ha finalmente accettato, nel 2015, che fosse
Emmanuel Carrère – scrittore e regista – a
adattare il suo libro al cinema. Carrère, la cui maggior parte
delle opere è incentrate sulla riflessione su sé stessi e sul nesso
fra illusioni e realtà, è infatti risultato essere il regista
giusto per trasporre l’indagine svolta da Aubenas sul grande
schermo. Ha così preso forma un film incentrato su un tema delicato
e particolarmente importante, che permette di mostrare realtà che
troppo spesso vengono ignorate, composte da persone la cui voce
passa continuamente inascoltata.
È però anche un film sull’amicizia e
i sinceri legami di solidarietà che possono nascere in situazioni
di difficoltà, dove l’unione può realmente fare la differenza. Tra
buoni sentimenti e commento sociale, è dunque questo un film da non
perdere. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle
principali curiosità relative a Tra due mondi.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e al libro e
lastoria vera che racconta. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama e il cast di Tra due mondi
Protagonista del film è
Marianne Winckler, una nota scrittrice che decide
di iniziare a lavorare a un romanzo, che tratti il lavoro precario
nella società francese. Per documentarsi sull’argomento, la donna
decide di vivere lei stessa questa realtà e inizia a lavorare come
“infiltrata” per alcuni mesi, come addetta alle pulizie sui
traghetti che solcano la Manica. Quello che scopre va oltre il
problema della precarietà, infatti le donne sono costrette a
lavorare per pochi spicci in condizioni misere e ritmi massacranti,
che restano invisibili agli occhi della società. Nonostante il
lavoro sia umiliante, tra le sue compagne c’è una grande
solidarietà, che le unisce in questa situazione delicata.
Per preservare l’aspetto
documentaristico della storia di Aubenas, Carrère stabilì sin da
subito che, fatta eccezione per la celebre attrice Juliette Binoche nel ruolo di Marianne
Winckler, tutti gli altri interpreti del film sarebbero stati
attori non professionisti. Egli costruisce dunque secondo questo
principio il suo cast, a partire da Hélène Lambert
nel ruolo di Christèle Thomassin, donna che sviluppa un forte
legame di amicizia con Marianne. Tra gli altri ruoli di spicco si
annoverano Lèa Carne nei panni di Marilou,
Émily Madeleine in quello di Justine Leroy,
Patricia Prieur in quello di Michèle e
Évelyne Porée in quello di Nadège
Porteur.
Il libro e la storia vera che racconta
Il film, come anticipato, è tratto
dal libro Le Quai de
Ouistreham, racconto autobiografico della giornalista
Florence Aubenas pubblicato nel 2010. Questo è il
culmine di un lavoro di indagine in cui, per sei mesi, la
giornalista è stata pienamente impegnata nel vivere la vita dei più
poveri, di coloro che passano da un lavoro umile all’altro, da un
lavoro insicuro a uno part-time che non permette di guadagnarsi da
vivere. Aubenas ha iniziato questo libro con una domanda: come
definire e chiarire l’impatto della crisi economica sulla vita
quotidiana delle persone più svantaggiate, che non sono state
viziate dalla vita e che spesso non hanno conosciuto altro che
lavoro temporaneo e disoccupazione?
L’autrice vuole capire i meccanismi
dell’esclusione sociale e il vero significato della parola “crisi”
per questa fetta di popolazione, e vuole darne testimonianza reale.
Per diversi mesi si è dunque messa in gioco e ha indossato i panni
di una donna di quarant’anni, senza formazione, senza esperienza
professionale, che svolge lavori precari e che è semplicemente
“invisibile” agli occhi dei più fortunati. Per far ciò sceglie
Caen, una città di medie dimensioni senza particolari difficoltà,
dove non ha legami, per cercare un lavoro, confrontarsi con i
limiti e le incongruenze del sistema socio-economico e scoprire un
sistema di agenzie di collocamento sopraffatte dalla portata delle
richieste.
Uno dei numerosi lavori svolti dalla
giornalista consisteva nel pulire i traghetti tra Caen-Ouistreham e
Portsmouth quando attraccavano, da cui il titolo del libro. Nel
corso della sua storia, l’autrice incontra persone ossessionate
dalla sopravvivenza quotidiana, senza sapere cosa riserverà il
domani. Ha ad esempio conosciuto le difficoltà e le umiliazioni di
una donna divenuta sua amica che passa da lavori duri e poco
interessanti che le permettevano a malapena di sopravvivere al
doversi sacrificare per ottenere anche il più piccolo lavoro
part-time ed essere costretta a non rispondere alle provocazioni.
Questo ha permesso alla giornalista di tracciare bellissimi
ritratti di donne, sopraffatte o trascese dalla loro
condizione.
Il trailer di Tra due
mondi e dove vedere il fim in streaming e in TV
È possibile fruire di Tra
due mondi grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Google Play,
Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 30
aprile alle ore 21:20 sul canale
Rai 2.
L’attore Chris Hemsworth ha rivelato che uno dei suoi
figli porta il nome di un amato personaggio interpretato in passato
da Brad Pitt. Chris Hemsworth ha recentemente confermato che
suo figlio, Tristan, prende il nome da un personaggio di Brad Pitt del 1994, Vento di
passioni.
Il figlio di Chris
Hemsworth si chiama come Tristan Ludlow
Tutti e tre i figli di Chris Hemsworth hanno nomi con ispirazioni
significative. Tra i due gemelli, Tristan prende il nome dal
personaggio del tormentato ranchero di Brad Pitt in Vento di
passioni, Tristan Ludlow.
In un’intervista con Karen
Valby di Vanity Fair, Chris Hemsworth ha parlato del prossimo film
Furiosa,
della sua delusione per Thor: Love and Thunder e
della storia del nome di Tristan.
Ha rivelato che lui e sua moglie,
Elsa Pataky, hanno scelto il nome mentre
rivedevano Vento di passioni quando la Pataky era incinta dei gemelli. Parlando del
personaggio di Brad Pitt, ha detto:
“Non c’è mai stato un uomo più
bello sullo schermo“. Inoltre, ha detto a Pataky: “Non è
il personaggio più bello del mondo? Penso che uno dei nostri figli
debba chiamarsi Tristan“.
D’altra parte, il secondo gemello,
Sasha, sarebbe stato chiamato come uno stuntman
amico della famiglia Hemsworth. Come riporta Metro, Chris Hemsworth ha anche rivelato che la sua
prima figlia, India Rose, è stata chiamata come il paese
sud-asiatico in una passata intervista con l’agenzia di stampa
IANS. Durante la promozione di Men in Black:
International nel 2019, ha dichiarato all’agenzia:
“Mia moglie ha trascorso molto tempo in India e da lì è nato il
nome“.
I prossimi film con Chris
Hemsworth
Chris Hemsworth dovrebbe tornare in un
potenziale quinto capitolo di Thor, oltre ai due prossimi
film sugli Avengers. Inoltre, nel 2024, sarà
protagonista di altri due film. Il primo sarà Furiosa: A Mad Max
Saga, dove interpreterà l’antagonista, il Dr.
Dementus. A seguire, il film d’animazione Transformers
One. In questo film, Transformers
One darà voce a una versione più giovane di Optimus
Prime, Orion Pax.
Furiosa: A Mad Max Saga, quello
che sappiamo sul film
In Furiosa: A Mad
Max Saga,Anya Taylor-Joy
assume il ruolo che è stato di Charlize Theron
in Mad Max: Fury Road. La
sinossi ufficiale recita: mentre
il mondo va in rovina, la giovane Furiosa viene strappata dal Luogo
Verde delle Molte Madri, e cade nelle mani di una grande Orda di
Motociclisti guidata dal Signore della Guerra Dementus.
Attraversando le Terre Desolate, si imbattono nella Cittadella
presieduta da Immortan Joe. Mentre i due tiranni si battono per il
predominio, Furiosa deve sopravvivere a molte prove e mettere
insieme i mezzi per trovare la strada di casa.
Taylor-Joy ha rivelato che il film
è molto diverso da Fury
Road. Mentre quest’ultimo era un “road movie” che si
svolge in pochi giorni, questo nuovo film è invece descritto come
un racconto più “epico, che si svolgesu un
piùlungo periodo di tempo, e in un certo senso impari a
conoscere Furiosa meglio in questo modo“. Atteso da molti anni
e a lungo bloccato da una disputa legale tra Miller e la Warner
Bros. il film è ora in fase di post-produzione. Furiosa è
scritto, diretto e prodotto da George
Miller insieme al suo partner di produzione di lunga
data Doug Mitchell. Oltre a Taylor-Joy, nel film
ci sarà anche Chris Hemsworth nel
ruolo del villain. Furiosa
debutterà nelle sale il 24 maggio 2024.
Tilda Swinton si unirà a Colin Farrell in The Ballad of a
Small Player di Edward Berger per
Netflix. La storia segue un giocatore d’azzardo ad
alto rischio che, dopo essere stato tormentato dal suo passato e
dai suoi debiti, decide di restare nascosto a Macao e incontra uno
spirito affine che potrebbe contenere la chiave della sua salvezza.
La produzione dovrebbe iniziare entro la fine dell’anno. Il film
segna il primo progetto nato dalla partnership creativa di Berger e
dall’accordo globale per un film first look con Netflix, tramite la
sua società Nine Hours.
Rowan Joffe
adatterà la sceneggiatura, basata sul romanzo di Lawrence
Osborne. Mike Goodridge produrrà
attraverso la sua Good Chaos insieme a Berger per Nine Hours e
Matthew James Wilkin. Swinton ha recentemente
lavorato alla produzione di The Room Next Door di
Pedro Almodovar e prevede il lancio di The
End di Joshua Oppenheimer entro la fine dell’anno.
Colin Farrell continua a lavorare tanto sia
sul grande che sul piccolo schermo. E’ appena uscita su Apple TV+ la sua serie
Sugar e entro la fine dell’anno, uscirà
l’attesissima serie Max, The
Penguin, in cui riprende il suo ruolo acclamato dalla
critica nei panni del gangster più famigerato di Gotham City già
visto in The
Batman.
Dal 24 al 26 maggio 2024,
a Roma, negli spazi della Pelanda al Mattatoio e della Città
dell’Altra Economia, torna ARF! Festival, la festa di chi ama, scrive,
disegna, legge e respira fumetti, che celebra il traguardo della
sua decima edizione.
Ideato e organizzato da
Daniele “Gud” Bonomo, Paolo “Ottokin” Campana, Stefano
“S3Keno” Piccoli, Mauro Uzzeo e Fabrizio
Verrocchi, ARF! offre tre giorni di
“Storie, Segni & Disegni”: un’immersione totale nel
Fumetto nel cuore del Testaccio, quartiere-simbolo del fermento
creativo della Capitale.
In questa decima edizione
di ARF! sarà possibile visitare ben 9 mostre super
esclusive, che vedranno la presenza di tutti gli artisti. La prima
Più di 100 proiettili della superstar
argentina Eduardo Risso, organizzata
da ARF! e l’Instituto
Cervantes di Roma con inaugurazione il 17 maggio
presso la Sala Dalì di Piazza Navona. Dal 24 al 26 maggio, nei
luoghi del Festival (Mattatoio + CAE), troveremo
Xtraordinarie! dedicata all’Arte di
Silvio Camboni; O partigiano, portami
via che celebra l’intera carriera artistica di
Baru; l’immaginifica I dreamed a
dream di Dave McKean; Slice of
Summer della giovane mangaka vietnamita Lâm
Hoàng Trúc; la potenza lisergica di
Hurricane e del suo Euforico
Hangover (nella Self Area); il talento della
fumettista e illustratrice Iris Biasio (Premio
Bartoli di ARF! 2023 “Miglior promessa del Fumetto italiano”) e
Avatar (dalla celebre serie USA creata da
Michael Dante DiMartino e Bryan Konietzko) un percorso espositivo
allestito nell’Area Kids. In mostra anche i due street artist
SOLO & Diamond, autori dell’opera
murale (che rappresenta anche la versione variant del
manifesto di ARF! 2024) realizzata a Testaccio, lo storico rione
che ospita il festival, per celebrare i 10 anni di ARF!.
Come ogni anno non
mancheranno gli attesissimi incontri della Sala
Talk, la Job ARF!, format di successo
che, attraverso colloqui di lavoro tra autrici, autori esordienti e
case editrici, crea vere opportunità professionali,
l’ARFist Alley per incontrare decine di
stelle del comicdom nazionale e internazionale
(Rafael Albuquerque, Ivàn
Brandon, Otto Schmidt, Sara
Pichelli, il Collettivo Moleste e
Rita Petruccioli solo per citarne alcune).
Inoltre le due aree a ingresso gratuito: la Self
ARF!, un “festival nel Festival” interamente dedicato al
mondo delle autoproduzioni e della microeditoria indipendente e
l’ARF! Kids, l’area pensata per i giovanissimi,
che si conferma come uno degli appuntamenti più attesi con i suoi
laboratori creativi non-stop di qualità, gli incontri con i libri,
le letture e il disegno sotto la guida dei migliori talenti
dell’editoria italiana per l’infanzia.
Completano il programma
le attesissime Lectio Magistralis tenute dai
Maestri Vittorio Giardino e Baru,
indiscutibili veterani del Fumetto italiano e
franco-belga.
Nato nel 2015, in dieci
anni il festival è diventato un punto di riferimento nel panorama
delle manifestazioni italiane, posizionandosi efficacemente nel
calendario nazionale degli eventi di settore con carattere e
identità. ARF! è anche co-fondatore di RIFF • Rete Italiana
Festival Fumetto, l’Associazione nazionale di categoria
dell’intero comparto, di cui Stefano Piccoli (direttore di ARF!) è
presidente.
La decima edizione di
ARF! Festival è promossa da Assessorato alla
Cultura di Roma Capitale e
Azienda Speciale Palaexpo e le partnership di
ATAC, PressUp e
Koh-I-Noor.
VARIANT
POSTER di ARF! X realizzato dagli street artist SOLO &
DIAMOND
La serie di Prime Video, Fallout,
è – come noto – l’adattamento dell’omonimo franchise videoludico e
naturalmente non poteva non presentare al proprio interno numerosi
riferimenti proprio ai vari titoli che lo compongono. Nonostante
sia perfettamente fruibile anche da chi non ha mai giocato ad uno
dei vari capitoli di Fallout, la serie offre a quanti invece sono
avvezzi ai vari videogiochi diversi easter eggs,
provenienti tanto dal Fallout del 1997 quanto
anche da capitoli successivi come Fallout: New
Vegas, Fallout 3 e Fallout
4. Alcuni di questi easter eggs sono solo esempi di come
la serie sia rimasta fedele al gioco, mentre altri ancora hanno un
certo peso ai fini della trama e del futuro della serie. Scopriamo
allora i 10 easter eggs più interessanti!
La serie Fallout svela le origini
del pollice in sù di Vault Boy
Non sorprende che Vault
Boy, la mascotte della Vault-Tec, appaia in Fallout.
Personaggio dei cartoni animati che appare nel materiale
promozionale della Vault-Tec, sui Pip Boys e sui poster e altrove,
Vault Boy cattura il look retro-futuristico della serie con il suo
design. Spesso visto ammiccare e fare il pollice in su, Vault Boy è
fondamentale anche per l’interfaccia del videogioco. Tuttavia, la
serie di Fallout si spinge un po’ più in là dei poster, offrendo
agli spettatori la storia delle origini dell’iconico pollice in sù
del personaggio.
Nel primo episodio della stagione 1
di Fallout, la storia si apre nel 2077. Il Cooper
Howard pre-Ghoul di Walton Goggins, allora attore di
Hollywood, si esibisce in trucchi di corda da cowboy alla festa di
compleanno di un bambino ricco. La figlia di Cooper, Janey
(Teagan Meredith), non riesce a smettere di
pensare all’imminente catastrofe nucleare che si presume avverrà da
un giorno all’altro. Ex soldato, Cooper spiega a Janey il trucco
del pollice: se la nuvola a fungo di un’esplosione nucleare è più
piccola del suo pollice, deve scappare. Se è più grande, scappare
non serve a niente.
Altri flashback raccontano l’uso del
pollice in su da parte di Cooper come testimonial nelle pubblicità
della Vault-Tec. Il coinvolgimento dell’attore nella società
malintenzionata deriva in parte dalla moglie, Barb
Howard (Frances Turner), che è una
dirigente della Vault-Tec. Nel corso della serie, i progettisti
della produzione hanno abilmente nascosto i bobblehead di Vault
Boy, un riferimento agli oggetti da collezione della serie di
videogiochi. Il Vault 33 vanta persino un biliardino con le
figurine dei Vault Boy.
L’episodio pilota di Fallout fa
riferimento alla storia di Fallout 3
“La guerra. La guerra non cambia
mai“, secondo l’iconica frase di apertura dei videogiochi.
Sebbene questo particolare riferimento non emerge nella serie fino
all’episodio 8, Fallout
fa riferimento ad alcune apparenti somiglianze con le narrazioni
dei giochi nell’episodio pilota. Jonathan
Nolan – autore e regista dei primi episodi – è un fan
dichiarato del terzo capitolo della serie e rende omaggio
all’episodio che ha rilanciato la serie di giochi post-apocalittici
facendo in modo che Lucy lasci il Vault per rintracciare suo padre.
All’inizio, l’azione incitante sembra familiare, ma lo show si
allontana drasticamente da qualsiasi vibrazione di Fallout
3 facendo di Hank un antagonista chiave nel finale della
stagione 1.
Di tanto in tanto entrano in gioco
altri elementi narrativi tratti dai giochi esistenti della serie.
Ad esempio, il punto della trama relativo al congelamento
criogenico – Hank e altri dipendenti devoti della Vault-Tec sono
stati congelati nel 2077 per poter portare avanti i piani della
Vault-Tec in futuro – deriva da Fallout 4. In
effetti, persino l’apertura della serie con una festa di compleanno
per bambini è un sottile riferimento all’apertura di
Fallout 3, in cui il personaggio del giocatore
festeggia il suo decimo compleanno.
La serie Fallout è ricca di
elementi RPG
Ella Purnell (Lucy) in Fallout. Courtesy of Prime
Video.
Una delle parti migliori di Fallout
di Prime Video sono tutti i riferimenti agli elementi di gioco
della serie. Invece di ignorare il fatto che sta adattando un gioco
a favore di una tecnologia e di un’azione realistiche, Fallout
abbraccia il suo materiale di partenza. Quando Lucy viene
introdotta per la prima volta, sta esaminando le sue statistiche
per il consiglio del Vault 33. Menzionando le sue abilità di
riparazione, scienza e linguaggio, Lucy fa un riferimento banale
alle regole S.P.E.C.I.A.L. di Fallout. Dalle sfide
di hacking e dagli Stimpak al negozio di articoli vari che vanta
“Salvage, Buy, Sell, or Trade” (recupero, acquisto, vendita o
commercio) in riferimento al menu di azione degli oggetti di
Fallout.
L’iconico Grognak il barbaro di
Bethesda appare in Fallout
Nel corso della prima stagione di 8
episodi, si fa anche riferimento a diversi oggetti tecnologici del
mondo e a linee di media popolari. Nell’episodio 1, si vedono i
bambini guardare spezzoni di Grognak il Barbaro,
una serie ricorrente di cartoni animati e fumetti che appare nei
giochi di Bethesda. In seguito, si vedono spezzoni di Cooper Howard
giocare su un televisore marchiato Radiation King,
che compare nei giochi. Il fratello di Lucy, Norm (Moisés
Arias), gioca persino a Atomic Command
sul suo Pip Boy, mentre sullo sfondo delle inquadrature compaiono
riviste in-universe come Tesla Science Magazine e
Capital Post.
“Orange Colored Sky” di
Nat King Cole diventa un tema chiave della serie
Ella Purnell (Lucy) in “Fallout”. Courtesy of Prime
Video.
Una canzone chiave della serie
Fallout è
“Orange Colored Sky“, eseguita da
Nat King Cole e dalla Stan Kenton
Orchestra. Il motivo compare nell’episodio 1 della serie
di Prime Video, ma è stato utilizzato anche nelle pubblicità
televisive di diversi giochi di Bethesda, tra cui Fallout:
New Vegas, Fallout 4 e Fallout
76. L’utilizzo di musica degli anni ’40 e ’50 rende
l’ambientazione unica e retrofuturistica.
Fallout anticipa altri personaggi e
trame di gioco
Sebbene la stagione 1 non possa
racchiudere ogni singolo riferimento ai videogiochi essa lascia
intendere molti elementi interessanti che potrebbero concretizzarsi
nella stagione 2. Ad esempio, in una scena, una barella passa
davanti al dottor Wilzig. Sebbene il corpo sia coperto da un
lenzuolo, un braccio floscio di colore verdognolo sporge dalla
copertura. Questa è simile a quella dei Super
Mutanti della serie. Il dettaglio potrebbe anche fare
riferimento all’esistenza del Virus Evolutivo Forzato dell’Enclave.
La serie presenta anche un Assaultron delle RobCo Industries
ricoperto di sabbia e il teschio di un Deathclaw.
Oltre all’immancabile
Nuka-Cola di Fallout, la serie TV
presenta numerose immagini di marche e prodotti alimentari noti
nell’universo videoludico. Anche in questo caso, questo tipo di
easter egg deriva dall’insistenza con cui lo show si appoggia agli
elementi RPG dei giochi: nella serie Fallout,
i giocatori consumano ogni sorta di oggetti per curarsi o aumentare
altre statistiche. Per quanto riguarda gli alimenti, nella prima
stagione di Fallout si vedono i cereali Sugar
Bombs, le torte Fancy Lads, i Mac
& Cheese della Blamco e persino l’iguana
su bastoncino e la carne secca misteriosa. Anche
RadAway, il detergente Abraxo fa
una fugace apparizione.
Le armi sono per lo più tratte dai
giochi
Il Cavaliere Titus e Maximus in Fallout. Foto: JoJo Whilden/Prime
Video.
Tutti i fan dei videogiochi
speravano che l’arsenale della serie TV fosse paragonabile a quello
del materiale di partenza. Dopotutto, parte del divertimento di
Fallout consiste nel curare una serie di armi pratiche e
fantastiche. Sebbene Lucy inizi la serie con una pistola a dardi,
alla fine impugna armi familiari del franchise, come una pistola da
10 mm che ricorda Fallout 4 e lo Squartatore, un
vibroblade portatile che lacera la carne e spezza le ossa. Mentre
la Colt 6520 in stile revolver di Maximus è un riferimento ai primi
giochi della serie, Moldaver (Sarita Choudhury)
sfoggia l’elegante pistola laser nel finale. Anche il Junk Jet di
Fallout 4 compare nel primo episodio.
Il codice di Hank è un riferimento
al videogioco originale
Ella Purnell e Kyle MacLachlan in Fallout. Courtesy of Prime
Video
Nel finale della prima stagione,
Hank MacLean sblocca il ricercatissimo reattore a
fusione fredda inserendo un codice fondamentale:
101097. Il codice a sei cifre è in realtà uno dei
riferimenti più inventivi della serie: Il 10 ottobre
1997 è la data di uscita del primo titolo della serie
videoludica. Dal momento che lo show televisivo di Fallout è
il più lontano nel futuro di tutti i titoli attuali, non sorprende
che la maggior parte dei suoi riferimenti si riferisca a
Fallout 3 e 4. Tuttavia, è bello
vedere la serie rendere omaggio al luogo in cui tutto è iniziato.
All’inizio della stagione, lo fa rendendo il Vault-Tec Water Chip –
il MacGuffin che dà il via alla storia del primo gioco – un punto
chiave della trama.
La serie anticipa la città di New
Vegas
Interpretato da Rafi
Silver, Robert Edwin House – spesso chiamato semplicemente
Mr. House – fa un cameo nell’episodio finale della stagione 1.
Fondatore della RobCo, Mr. House è legato a una delle società
chiave del franchise con cui la Vault-Tec collabora segretamente.
Alla fine, il personaggio diventa il sovrano di New Vegas. È chiaro
che New Vegas sarà collegata alla seconda stagione di Fallout,
dato che Hank si dirige verso la città nel finale della stagione.
Detto questo, ha senso che lo show parli di Mr. House, anche se il
suo ruolo rimane poco chiaro visti i molteplici finali potenziali
di Fallout: New Vegas.
Christian Bale è stato avvistato per
la prima volta sul set del film. L’attore premio Oscar ha
ricevuto alcuni suggerimenti dalla regista Maggie
Gyllenhaal mentre si preparavano a girare le scene di
The
Bride lunedì (29 aprile) a New York City.
Christian è stato visto
completamente coperto con uno sporco trench di pelle nera e con una
sciarpa nera avvolta intorno al viso mentre indossava minuscoli
occhiali da sole e un cappello nero mentre trasportava due
valigie.
The
Bride è ambientato nella Chicago degli anni ’30 e
offre una rilettura all’iconica tradizione di Frankenstein. Il
film è il secondo impegno da regista di Gyllenhaal. Il suo primo è
stato La Figlia Oscura, che Netflix ha distribuito nel 2021. Il film ha ottenuto
tre nomination ai 94esimi Academy Awards: migliore attrice
(Olivia
Colman), migliore attrice non protagonista
(Buckley) e migliore sceneggiatura adattata.
The
Bride di Gyllenhaal non è l’unico film di Frankenstein
in arrivo. Guillermo del Toro sta attualmente
girando il suo Frankenstein, con Jacob Elordi nei
panni dell’iconico mostro. Il film di Del Toro è supportato da
Netflix e vede protagonisti Oscar Isaac, Mia Goth, Lars
Mikkelsen, David Bradley Christian Convery, Charles Dance
e Christoph Waltz.
La Warner Bros. pubblicherà
The Bride di Maggie
Gyllenhaal nelle sale e Imax il 2 ottobre
2025.
Alejandro Amenábar
torna sul set con Il
Prigioniero un film che racconta le avventure
del giovane Miguel de Cervantes, interpretato da Julio Peña
(La Casa di Carta: Berlino)
imprigionato nella città pirata di Algeri sotto il controllo del
tiranno Hasán, interpretato da
Alessandro Borghi (Le
Otto Montagne).
Santa Pola, 30 aprile
2024. Nelle scorse settimane sono iniziate a Santa Pola le
riprese de Il
Prigioniero di Alejandro Amenábar. A maggio
il set si sposterà al Castello di Santa Barbara ad Alicante, e
negli studi Ciudad de la Luz, per proseguire in diverse località
della provincia di Valencia e per concludersi a metà giugno nel
Real Alcazar di Siviglia.
Il Prigioniero – la
trama
Anno 1575. Il giovane Miguel de
Cervantes, ferito in uno scontro navale, durante il suo ritorno in
Spagna, viene catturato in mare aperto dai corsari algerini.
Consapevole che una morte crudele lo attende ad Algeri se il suo
riscatto non sarà pagato al più presto, Miguel trova rifugio nella
sua passione per il racconto di storie. I suoi affascinanti
racconti ridanno speranza anche ai suoi compagni di prigionia e
attirano l’attenzione di Hasán, il misterioso e temuto governatore
di Algeri, con il quale inizia a sviluppare una strana affinità.
Mentre i conflitti crescono tra i suoi disperati compagni, Miguel,
guidato dal suo incrollabile ottimismo, inizia a pianificare un
audace piano di fuga.
Il regista e autore
Alejandro Amenábar dichiara, “In
questo film, come nei precedenti, giocherò con i contrasti:
dall’oscura realtà in cui viveva Miguel de Cervantes al potere
delle sue storie, i suoi epici tentativi di fuga, le dure
condizioni di prigionia, la crudeltà dei suoi carcerieri, il
paradiso e la lussureggiante esuberanza dell’hamam, o l’allegria
delle strade di Algeri. Miguel de Cervantes ha vissuto tutto
questo, ed è esattamente ciò che ha plasmato l’umanismo e la
complessità della sua opera.
Si sa che uno dei suoi
racconti nel Don Chisciotte, intitolato Il prigioniero, contiene
numerosi riferimenti autobiografici. Miguel de Cervantes ha
lasciato una grande storia non raccontata: la sua. È tempo di
conoscerla.”
Il
Prigioniero è una coproduzione Spagna – Italia
realizzata da Mod Producciones, Himenóptero (produttori di
The Others, Mare Dentro e Agorà), Misent Produzioni e Propaganda Italia, con la
partecipazione di Netflix, RTVE, RAI Cinema e il supporto di
ICAA-Ministero della Cultura, Generalitat Valenciana, Lazio Cinema
International ed Eurimages.
La produzione esecutiva è affidata
a Fernando Bovaira, produttore di tutti i film di Alejandro
Amenábar e di serie di successo come I Farad,La Fortuna, Crematorio e El día de mañana. Il team tecnico è composto da capi
reparto che hanno già un sodalizio con il regista come: Álex
Catalán, direttore della fotografia, lo scenografo Juan Pedro de
Gaspare il tecnico del suono Gabriel Gutiérrez, a cui si aggiungono
la costumista italiana Nicoletta Taranta (nominata ai David di Donatello per L’isola delle Rose, 5 è il
numero perfetto e Agadah e vincitrice per Romanzo Criminale), e
al trucco e acconciature Ana López Puigcerver e Belen López
Puigcerver (nominate agli Oscar® per La Società della
Neve). La colonna sonora sarà composta dallo stesso Alejandro
Amenábar.
Dopo l’uscita di Cenerentola’s Revenge nei cinema USA,
arriverà anche un film su una delle due sorellastre dell’amato
personaggio reso immortale da Disney, rigorosamente in chiave
horror. Secondo quanto riferito, Memento
International ha aderito al progetto, intitolato
The Ugly Stepsister, che seguirà la feroce ricerca
di Elvira per trovare un modo di eclissare la sua bella
sorellastra. Il film, descritto come una combinazione di commedia e
horror, sarà guidato dall’attrice esordiente norvegese Lea
Myren.
Oltre a Myren nel ruolo di Elvira,
il debutto alla regia della regista norvegese Emilie
Blichfeldt vedrà nel cast anche Thea Sofie Loch
Naess (The Last Kingdom) e Ane DahlTorp (The Wave). Oltre ai nomi coinvolti nel
progetto, le altre informazioni su The Ugly
Stepsister sono ancora relativamente scarse. Tuttavia,
l’outlet ha condiviso che il film seguirà “Elvira mentre
combatte per competere con la sua bellissima sorellastra in un
regno dove la bellezza è un affare brutale. Farà di tutto per
catturare l’attenzione del principe”, pronto a dare al
pubblico una versione contorta dell’amata storia attraverso il
punto di vista inedito della sorellastra di
Cenerentola. Memento International avvierà le vendite
di The Ugly stepsister a Cannes questo maggio.
Una delle sorprese arrivate con il
primo trailer di Mufasa:
Il Re Leone è stata la rivelazione che Blue
Ivy Carter farà il suo debutto come doppiatrice nel film.
Nella storia interpreterà nientemeno che… la figlia di Beyoncé.
Darà la voce all’erede di Simba (Donald Glover) e
Nala (Beyoncé Knowles-Carter), e durante
un’intervista con Empire il regista del film Barry
Jenkins (Moonlight) ha rivelato perché la
decisione di scegliere Blue Ivy Carter per il ruolo di Kiara è
stata una “no-brainer”, ovvero una decisione semplice e quasi
scontata.
Jenkins ha commentato che il talento
vocale di Blue Ivy ha attirato la sua attenzione
per la prima volta quando ha ascoltato la versione audiolibro del
libro per bambini Hair Love. Jenkins ha definito
il lavoro della ragazza “assolutamente straordinario“, e
questo alla fine gli ha fatto pensare che avere madre e figlia che
interpretavano una madre e una figlia sullo schermo avrebbe aiutato
a trasmettere questo tipo di connessione che a volte è difficile da
trasmettere sullo schermo. Il premio Oscar non sembra pentirsi
della sua decisione:
“Guardare [Beyoncé] convivere
con sua figlia, e quanto sia adorabile, gentile e incoraggiante è
stato davvero speciale. Penso che abbia influenzato anche le
performance che hanno offerto. Penso che questa sarà davvero una
bellissima capsula del tempo per loro due, in questo momento in cui
potranno condividere questa parte della loro relazione come questi
personaggi.”
Mufasa:
Il Re Leone, il nuovo film in arrivo il 19 dicembre
nelle sale italiane, che esplora l’ascesa dell’amato re delle Terre
del Branco. È stato annunciato anche il cast stellare che darà voce
ai nuovi personaggi e a quelli più amati nella versione originale
del film. Inoltre, il pluripremiato compositore Lin-Manuel
Miranda firma le canzoni del film, prodotte da Mark
Mancina e Miranda, con musiche aggiuntive e performance di Lebo
M.
Miranda ha
affermato: “Elton John. Tim Rice. Hans Zimmer. Lebo M. Mark
Mancina. Beyoncé, Labrinth, Ilya Salmanzadeh. Beau Black, Ford
Riley, l’incredibile team musicale di The Lion Guard e
tanti altri collaboratori musicali nel corso degli anni. Il Re
Leone ha un’eredità musicale incredibile, con brani di alcuni
dei più grandi compositori in circolazione, e sono onorato e
orgoglioso di farne parte. È stata una gioia lavorare al fianco di
Barry Jenkins per dare vita alla storia di Mufasa e non vediamo
l’ora che il pubblico possa vedere questo film al cinema”.
Mufasa:
Il Re Leone racconta, attraverso Rafiki, la leggenda
di Mufasa alla giovane cucciola di leone Kiara, figlia di Simba e
Nala, con Timon e Pumbaa che offrono il loro caratteristico
spettacolo. Raccontata attraverso flashback, la storia presenta
Mufasa, un cucciolo orfano, perso e solo fino a quando incontra un
leone comprensivo di nome Taka, erede di una stirpe reale.
L’incontro casuale dà il via al viaggio di uno straordinario gruppo
di sventurati alla ricerca del proprio destino: i loro legami
saranno messi alla prova mentre lavorano insieme per sfuggire a un
nemico minaccioso e letale.
Nella versione originale del film
prestano le proprie voci:
– Aaron Pierre nel ruolo di Mufasa
– Kelvin Harrison Jr. nel ruolo di Taka, un principe leone dal
futuro radioso che accoglie Mufasa nella sua famiglia come un
fratello
– Tiffany Boone nel ruolo di Sarabi
– Kagiso Lediga nel ruolo del giovane Rafiki
– Preston Nyman nel ruolo di Zazu
– Mads Mikkelsen nel ruolo di Kiros, un leone straordinario con
grandi progetti per il suo branco
– Thandiwe Newton nel ruolo della madre di Taka, Eshe
– Lennie James nel ruolo del padre di Taka, Obasi
– Anika Noni Rose nel ruolo della madre di Mufasa, Afia
– Keith David nel ruolo del padre di Mufasa, Masego
– John Kani nel ruolo di Rafiki
– Seth Rogen nel ruolo di Pumbaa
– Billy Eichner nel ruolo di Timon
– Donald Glover nel ruolo di Simba
– Blue Ivy Carter nel ruolo di Kiara, figlia di Re Simba e della
Regina Nala
– Beyoncé Knowles-Carter nel ruolo di Nala
Il cast di voci originali comprende
anche Braelyn Rankins, Theo Somolu, Folake Olowofoyeku,
Joanna Jones, Thuso Mbedu, Sheila Atim, Abdul Salis e Dominique
Jennings. Unendo tecniche cinematografiche live-action con
immagini fotorealistiche generate al computer, Mufasa:
Il Re Leone è diretto da Barry Jenkins e prodotto
da Adele Romanski & Mark Ceryak, mentre Peter Tobyansen è il
produttore esecutivo.
In esclusiva per Vanity Fair, ecco la prima foto
di
Adam Driver in Megalopolis
di Francis Ford Coppola. Il film, che il regista
sognava di realizzare da oltre un decennio, parteciperà in Concorso
al prossimo
Festival di Cannes 2024.
L’idea di Megalopolis è
stata ispirata dalla seconda Congiura di Catilina. Tuttavia, il
film sarà caratterizzato da un’ambientazione futuristica e sarà
incentrato su un ambizioso architetto che cova l’idea innovativa di
ricostruire New York City come un’utopia all’indomani di un
disastro naturale che ha rovinato le infrastrutture della città. Il
pubblico può aspettarsi immagini straordinarie poiché si dice che
il film sia girato utilizzando una tecnologia rivoluzionaria che
impiega nuove tecniche simili a quelle utilizzate
per The Mandalorian.
Coppolla, che scrive e dirige il
film, ha riunito un emozionante cast costellato di star per quello
che potrebbe essere il suo canto del cigno. Oltre
a Adam
Driver, nel cast compaiono anche Forest
Whitaker, Nathalie
Emmanuel, Jon Voight, Laurence
Fishburne, Aubrey Plaza, Talia Shire, Shia
LaBeouf, Jason Schwartzman, Grace Vanderwaal, Kathryn
Hunter e James Remar. Ad oggi
non si hanno però notizie sulla data di uscita del film, che
potrebbe però arrivare in sala nel corso del 2024.
Il team di Let It
Be, il film originale del 1970 sui
Beatles del regista Michael Lindsay-Hogg
meticolosamente restaurato dal team di Peter
Jackson alla Park Road Post Production, ha partecipato a
una proiezione speciale a New York che si è tenuta ieri al Lincoln
Square Cinema di AMC. Michael Lindsay-Hogg e Jonathan Clyde di
Apple Corps Ltd. erano presenti al Q&A moderato dal giornalista
e autore musicale Alan Light insieme agli ospiti dell’evento, tra
cui Sean Lennon ed Elvis Costello.
Let it Be debutterà l’8
maggio in esclusiva su
Disney+. È la prima volta che il film torna disponibile dopo
oltre 50 anni.
Uscito nel maggio del 1970, nel
pieno dello scompiglio per lo scioglimento dei
Beatles, Let It Be occupa ora il posto che gli
spetta nella storia della band. Visto in passato attraverso
una lente più oscura, il film viene ora riportato alla luce
grazie al restauro e nel contesto delle rivelazioni fatte
in The Beatles: Get Back di Peter Jackson.
Uscita su Disney+ nel 2021, la docuserie
vincitrice di diversi Emmy Award® mostra il calore e l’affiatamento
dell’iconico quartetto, catturando un momento cruciale della storia
della musica.
Let It Be contiene filmati
non inclusi in The Beatles: Get Back, portando gli
spettatori negli studi e sul tetto della Apple Corps a Londra nel
gennaio 1969. Qui, i Beatles, insieme a Billy Preston, scrivono e
registrano l’album Let It Be, vincitore del GRAMMY Award®, e la
canzone omonima, premiata con l’Oscar®. È anche il momento
dell’ultima esibizione dal vivo del gruppo. Con l’uscita di
The Beatles: Get Back, i fan hanno
manifestato un forte desiderio di vedere il film
originale Let It Be. Con il pieno sostegno di
Lindsay-Hogg, la Apple Corps ha incaricato la Park Road Post
Production di Peter Jackson di eseguire un meticoloso restauro del
film dal negativo originale in 16 mm. Questo processo ha incluso la
rimasterizzazione del suono utilizzando la stessa tecnologia di
de-mix MAL applicata alla docuserie The Beatles: Get Back di Peter
Jackson.
Let It Be, diretto da
Michael Lindsay-Hogg, ha come protagonisti John Lennon, Paul
McCartney, George Harrison e Ringo Starr, con un’apparizione
speciale di Billy Preston. Il film è stato prodotto da Neil
Aspinall con i Beatles in qualità di produttori esecutivi. Il
direttore della fotografia è Anthony B Richmond. Let It Be
debutterà in esclusiva su
Disney+ l’8 maggio 2024.
In concomitanza con il centenario
della nascita dell’iconico Marcello Mastroianni
nel 1924, il lungometraggio esplora momenti iconici della sua vita
e della sua filmografia attraverso la figura di Chiara
Mastroianni. Secondo la sinossi ufficiale: il film è
la storia di una donna di nome Chiara. È un’attrice, figlia di
Marcello Mastroianni e Catherine Deneuve, che un’estate in cui la
sua vita è in subbuglio, dice a se stessa che preferirebbe vivere
la vita di suo padre.Si veste come lui, parla come lui,
respira come lui, con tale forza che chi le sta intorno inizia a
crederci e comincia a chiamarla “Marcello”.
Chiara Mastroianni
offre una performance spavalda mentre adotta la personalità e
l’aspetto di suo padre con stupore di coloro che la circondano, tra
cui madre Deneuve, Fabrice Luchini, Melvil Poupaud,
Benjamin Biolay, Nicole Garica e Hugh
Skinner, che interpretano anche versioni in parte reali e
in parte romanzate di se stessi.
«È come se mi perseguitasse,
anzi, sono diventata il fantasma di mio padre», dichiara a un
certo punto Mastroianni. Questo viaggio porta Mastroianni a Roma,
città natale di suo padre, dove rivisita vecchi luoghi di ritrovo e
scenari chiave della sua filmografia, saltando anche nella Fontana
di Trevi per replicare l’iconica scena de La Dolce
Vita.
Il film è stato girato a Parigi,
Roma e nella località balneare di Formia, la scorsa estate. Honoré
e Mastroianni avevano già collaborato in On A Magical
Night (Chambre 212), presentato in
anteprima a Un certain Regard e vincitore del
premio come migliore attrice per Mastroianni.
Nonostante la controparte a fumetti
ha riscritto il panorama delle storie Marvel, il film ha principalmente
introdotto nel universo condiviso Black Panther e Spider-Man. E
proprio il giovane uomo ragno di Tom Holland è il protagonista di
alcune rare foto dal dietro le quinte del film che sono riemerse in
rete e stanno creando polemica.
Il design del costume è in gran
parte lo stesso che abbiamo visto in
Captain America: Civil War, anche se con alcune
differenze fondamentali. Per cominciare, questo è un abito reale
che Tom Holland ha indossato sul set; nel
montaggio finale, è stata presa la decisione di mettere l’eroe in
un costume VFX e, da allora, l’attore ha indossato principalmente
un completo da mo-cap.
Ci sono altre differenze
significative; per cominciare, le linee delle regnatele sul costume
di Spidey sono molto più scure e molto più pronunciate (portandole
più in linea con ciò che siamo abituati a vedere sulla pagina).
Anche il logo sul petto è completamente diverso, quindi cosa è
successo?
Spider-Man è stato aggiunto a
Captain America: Civil War in una fase
relativamente avanzata della produzione a causa di un accordo con
Sony Pictures, il che significa che questa tuta
era probabilmente lontana dal progetto finale fino a quando i
Marvel Studios non avrebbero potuto
ultimare il lavoro sul personaggio con gli effetti visivi.
Tornando al motivo per cui
condividiamo ancora una volta queste foto, i fan sono divisi sul
fatto se la tuta sia migliore del risultato in computer grafica che
da allora ha ampiamente dominato le apparizioni di Spider-Man. Cosa
ne pensate?
Alden Ehrenreich (Fair
Play) è la nuova aggiunta al cast di
Weapons, il thriller horror prodotto da New Line
dello sceneggiatore-regista Zach Cregger.
Mentre i dettagli sulla trama del
film e sul ruolo di Alden Ehrenreich sono per ora nascosti,
l’attore si unisce a un cast che comprende anche Julia
Garner e Josh Brolin.
I dettagli della trama non sono stati al
momento resi noti, ma Weapons è descritto come un’epopea
horror a più livelli interconnessa e ricorda dal punto di vista dei
toni Magnolia del regista Paul Thomas Anderson. I
dettagli del personaggio per Pascal non sono stati rivelati. Le
riprese dovrebbero iniziare in autunno.
Weapons è
stato oggetto di un’intensa guerra di offerte a gennaio, quando gli
studi e gli streamer di Hollywood hanno combattuto per avere la
possibilità di lavorare con Cregger, il cui
Barbarian, prodotto per soli 4,5 milioni di dollari, è
diventato un successo non solo di pubblico e di critica ma anche
all’interno della stessa industria. La New Line ha vinto l’asta che
si è venuta a creare concludendo un accordo che includeva, tra
le altre clausole, un via libera garantito e un’uscita nelle sale
garantita.
Alden Ehrenreich è reduce dall’acclamato
dramma romantico di Chloe Domont
Fair Play, che Netflix ha acquistato dopo il suo debutto al
Sundance, e da Oppenheimer
di Christopher Nolan, vincitore del miglior film
agli Oscar. Sempre nel 2023, l’attore ha recitato in Cocainorso
di Elizabeth Banks per la Universal, al fianco di
Keri Russell e del compianto Ray
Liotta.
Dopo che
J.A.R.V.I.S. è diventato Visione
in
Avengers: Age of Ultron del 2015, Iron Man ha trovato
una nuova A.I. assistente in F.R.I.D.A.Y. Lei
rimane al suo fianco fino a quando Tony Stark non compì l’estremo
sacrificio quattro anni dopo in Avengers:
Endgame.
“(F.R.I.D.A.Y.)
Vive ancora nei parchi a tema e quant’altro, ma la cosa abbastanza
divertente è che ho incontrato
Robert Downey Jr. solo per la prima volta qualche
mese fa,” ha detto dopo che le era stato chiesto se ci fossero
possibilità per lei di riprendere il ruolo. “E’ stato folle
perché sono stata la sua assistente a tutti gli effetti e non ci
eravamo mai incontrati prima!”
“È stato davvero surreale e più
divertente di ogni altra cosa perché pensavo: ‘Sono io, ero quella
voce tutto il tempo! È stata un’esperienza pazzesca e fortunata per
me perché non avrei mai pensato che ci sarebbero stati così tanti
film”, Condon continuò. “Pensavo solo che sarebbe stato
‘Age Of Ultron’.”
Dopo aver parlato di quanto le sia
piaciuto entrare nella cabina di registrazione per il suo ruolo
nell’MCU, Kerry Condon
ha rivelato com’era essere una delle ultime voci che Iron Man sente
quando F.R.I.D.A.Y. dichiara: “Funzioni
vitali critiche”.“È divertente perché non capisco la
sceneggiatura; non me l’hanno fatta leggere perché è top secret,
giuro su Dio, è tanto frustrante che vuoi solo bere”, ha detto
ridendo. “E io ho pensato, ‘Ma non è davvero morto, vero? Non è
completamente morto?’ e non hanno risposto, perché non vogliono
rispondere nel caso in cui andassi a dirlo a tutti, e tutti mi
hanno guardato con tristezza e hanno detto: ‘Dì solo che è la cosa
più triste che tu abbia mai detto.’ “
Si dice che Iron Man ritorni in
Avengers:
Secret Wars, con
Robert Downey Jr. che riprenderà il ruolo. Tuttavia,
il presidente dei Marvel StudiosKevin Feige ha
fortemente lasciato intendere che Tony Stark rimarrà morto, il che
potrebbe significare che l’attore interpreterà una variante. Il
destino futuro di F.R.I.D.A.Y. è certamente
legato alla eventuale apparizione di Tony!
Sembra che Oceania
2, la cui uscita nelle sale è prevista per il
27 novembre 2024, stia ora procedendo con la
registrazione delle voci dei talent.
Dwayne Johnson ha recentemente condiviso alcuni
post su Instagram e X/Twitter delle sue sessioni di registrazione
per doppiare Maui, scrivendo: “È così divertente diventare di
nuovo MAUI – un personaggio che ha cambiato la mia vita in molti
modi – incluso il fatto che il personaggio di MAUI è ispirato dal
mio defunto nonno, l’Alto Capo Peter Maivia.”
“Il significato culturale
polinesiano del ruolo e della nostra storia ha toccato famiglie in
tutto il mondo ed è diventato facilmente uno degli onori più
autentici da portare in vita e condividere. Sono entusiasta che voi
e le vostre famiglie in tutto il mondo vi uniate a noi in questo
viaggio.”
Oceania
2, l’epico musical animato dei Walt Disney Animation
Studios, porta il pubblico in un nuovo viaggio con Vaiana, Maui e
un nuovo equipaggio di improbabili marinai. Dopo aver ricevuto
un’inaspettata chiamata dai suoi antenati, Vaiana deve viaggiare
verso i mari lontani dell’Oceania e in acque pericolose e lontane
per un’avventura diversa da qualsiasi altra che abbia mai
affrontato. Diretto da Dave Derrick Jr. con le
musiche dei vincitori del Grammy Abigail Barlow ed
Emily Bear, del candidato al Grammy
Opetaia Foa’i e del tre volte vincitore del Grammy
Mark Mancina (Lin-Manuel Miranda
non tornerà nel ruolo), Oceania
2 uscirà nelle sale il 27 novembre 2024.
Gli attori Auli’i
Cravalho e Dwayne
Johnson riprenderanno i loro ruoli da doppiatori
rispettivamente per Vaiana e Maui. Sappiamo però che inizialmente
la Disney aveva previsto di continuare la storia di
Oceania come
serie in streaming su Disney+. Tuttavia, quando il progetto ha
iniziato a prendere forma e la popolarità dell’originale è
aumentata, la Disney ha deciso di trasformare la serie in un
lungometraggio per le sale cinematografiche. È dunque stato
annunciato che Oceania
2 arriverà nelle sale il 27 novembre,
rispettando la tradizione di distribuire ogni anno un film
d’animazione nel giorno del Ringraziamento.
Anche se stiamo ancora aspettando un
annuncio ufficiale, sappiamo che sono in atto i piani per uno
Spider-Man 4, con Tom Holland e Zendaya che
riprenderanno i rispettivi ruoli di Peter Parker e MJ.
Dopo essere apparso nei tre film
precedenti e aver interpretato un ruolo fondamentale in
Spider-Man:
No Way Home, si potrebbe supporre che anche l’amico di
Peter Parker, Ned Leeds, avrà un ruolo nella
storia, ma l’attore che lo interpreta Jacob
Batalon dice che non ha ancora ricevuto la chiamata.
“Voglio dire, io lo spero,” ha detto l’attore a
The Direct quando gli è stato chiesto se è pronto
a tornare per Spider-Man 4. “Penso che
chiunque abbia lavorato per la Marvel sappia che ti piace
aspettare una chiamata. Forse succede, forse no. Ma è qualcosa che
sicuramente puoi solo sperare e aspettare.”
A Batalon è stato poi chiesto se
avesse parlato con Holland di come la storia potrebbe continuare, e
la sua risposta sembra indicare che sta cercando di non rivelare
troppo. “Ancora una volta, ci sono alcune cose che potrebbero
accadere, ma onestamente non ne sono sicuro.”
In passato ci sono state alcune
speculazioni sul fatto che Ned potesse eventualmente diventare
Hobgoblin come succede alla sua controparte dei fumetti, voce che
si è riaccesa quando è arrivato on line un concept art che lo
vedeva nel ruolo. Tuttavia, l’artista Phil
Saunders ha spiegato in un’intervista del 2023, che il suo
era solo un omaggio alla storia a fumetti del personaggio.
Il prossimo film di Spider-Man
potrebbe ovviamente funzionare senza Ned, ma sarebbe un peccato se
non tornasse dopo che l’incantesimo del Dottor Strange gli ha fatto
dimenticare che Peter/Spider-Man sia mai esistito, alla fine di
No Way Home.
Jeff Bridges tornerà in griglia. L’attore
74enne ha dichiarato al podcast Film Comment (tramite The Playlist)
che apparirà in Tron:
Ares, il terzo film della lunga serie di fantascienza
che Bridges ha inaugurato nel 1982 con
Tron e ripreso con Tron: Legacy
nel 2010. Il nuovo film vede Jared Leto nel ruolo del personaggio
principale Ares, con Joachim Rønning
(Maleficent
– Signora del male) alla regia su una
sceneggiatura di Jesse Wigutow e Jack
Thorne.
“Partirò questo sabato per
recitare una parte nel terzo capitolo della storia di Tron”,
ha detto Bridges. “Jared Leto è il protagonista di questo
terzo. Sono davvero ansioso di lavorare con lui. Ho ammirato il suo
lavoro.” Contattato da Variety, un rappresentante di Bridges
ha detto che l’attore ha registrato il podcast “qualche tempo fa” e
aveva già concluso il suo lavoro su Tron:
Ares. Bridges ha aggiunto di aver sentito che “ci
saranno ancora meno elementi legati all’intelligenza artificiale”
nel film e che la produzione sta utilizzando più “set pratici” per
il nuovo progetto. “Ci sono dei set bellissimi che ho
visto” ha detto.
L’attore non ha fornito ulteriori
dettagli sul suo personaggio e non c’è alcuna garanzia che sarà
Kevin Flynn. Alla fine di Tron: Legacy, Flynn
riassorbe Clu e li cancella entrambi dal mondo virtuale,
permettendo al figlio di Flynn, Sam (Garrett
Hedlund), e Quorra (Olivia
Wilde), un essere umano digitale senziente, di fuggire
nel mondo reale.
Cosa sappiamo su Tron: Ares?
Interpretato da Jared Leto, Tron:
Ares segue un programma altamente sofisticato, Ares,
che viene inviato dal mondo digitale a quello reale per una
missione pericolosa, segnando il primo incontro dell’umanità con
esseri A.I.. Alla regia di Tron:
Ares c’è Joachim Rønning, che ha
diretto sia Pirati dei Caraibi – La vendetta di
Salazar che Maleficent
– Signora del male per la Disney dopo il suo
successo con Kon-Tiki del 2012.
Jared Leto,
Evan Peters, Jodie Turner-Smith e Greta
Lee completano il cast del film scritto da Jesse
Wigutow e Jack Thorne, la cui produzione
dovrebbe iniziare ad agosto (dipendentemente dallo sciopero degli
attori SAG-AFTRA). Emma Ludbrook, Jeffrey Springer
e Leto produrranno, con Russell
Allen come produttore esecutivo.
Jesse Wigutow e Jack
Thorne hanno scritto la sceneggiatura di Tron:
Ares, mentre Sean Bailey, Jeffrey Silver, Justin
Springer, Leto, Emma Ludbrook e Steven Lisberger hanno prodotto
insieme al produttore esecutivo Russell Allen. L’uscita del film è
prevista per il 2025.
Il franchise di
Tron è stato lanciato con l’omonimo film del 1982 con
Jeff Bridges nei panni del creatore di
videogiochi Kevin Flynn, che è stato lodato per i suoi
effetti visivi e ha sviluppato un classico di culto dopo una
difficile uscita nelle sale. A questo ha fatto seguito il sequel
Tron: Legacy del 2010, che ha introdotto nel cast
Garrett Hedlund e
Olivia Wilde e che ha ottenuto poco più di 400 milioni
di dollari al suo debutto durante le festività natalizie.
Stando a quanto dichiarato da
Variety, Netflix sarebbe al lavoro su una serie live-action
dedicata a Scooby-Doo. Si dice che il progetto sia
vicino a un accordo con lo streamer. I dettagli esatti della trama
sono tenuti nascosti, a parte il fatto che sarà basato sul cartone
animato di Hanna-Barbera. La Warner Bros.
Television produrrà la serie, come seguito di un accordo che ha già
visto il lancio della serie Dead Boys Detectives su Netflix.
Josh Appelbaum e
Scott Rosenberg saranno gli sceneggiatori e
saranno anche i produttori esecutivi insieme ad André
Nemec e Jeff Pinkner sotto la loro banner
Midnight Radio. Greg Berlanti, Sarah
Schechter e Leigh London Redman saranno i
produttori esecutivi tramite Berlanti Productions (la società ha
attualmente un accordo globale con WBTV). Jonathan
Gabay della Berlanti Productions e Adrienne
Erickson saranno i co-produttori esecutivi.
Se il progetto andasse avanti, non
sarebbe il primo adattamento in live action di Scooby-Doo. Il più
famoso è “Scooby-Doo”
uscito nel 2002 e interpretato da Freddie Prinze Jr., Sarah
Michelle Gellar, Matthew Lillard e Linda
Cardellini, con Neil Fanning che doppiava
Scooby. Il film è stato un successo al botteghino, generando oltre
250 milioni di dollari in tutto il mondo. Un sequel con lo stesso
cast, “Scooby-Doo: Monsters Unleashed”, è uscito
nel 2004 e ha incassato oltre 180 milioni di dollari. C’era anche
il film televisivo live-action “Scooby-Doo! The Mystery
Begins” e il suo seguito usciti nel 2009 e nel 2010.
Nel corso degli anni ci sono stati
anche numerosi progetti animati di Scooby-Doo, a
cominciare dalla serie di cartoni animati originale della fine
degli anni ’60. Nel corso degli anni si sono susseguite varie
incarnazioni, con molteplici serie animate e film.
Il primo maggio arriva in sala
The
Fall Guy, film del regista statunitense David
Leitch, che torna al cinema due anni dopo Bullet Train,
action movie con protagonista Brad Pitt. Scritto
da Drew Pearce e ispirato alla serie televisiva
anni ’80 Professione Pericolo – nella quale lo stuntman Colt
Seavers (Lee Majors) interpretava un cascatore di
Hollywood e cacciatore di taglie – l’opera di
Leitch affida invece il ruolo a Ryan Gosling,
fresco dell’esperienza di Barbie che lo
ha ulteriormente consacrato agli occhi del grande pubblico.
A fianco dell’attore canadese
figurano anche la vincitrice del Golden Globe Emily Blunt,
Hannah Waddingham, Aaron
Taylor-Johnson, Stephanie Hsu,
Teresa Palmer, Winston Duke e lo
stesso Lee Majors. Per un film che, fotografato da
Jonathan Sela e musicato da Dominc
Lewis, è stato girato presso i Disney Studios
Australia.
The Fall Guy: la trama
Colt Seavers, un temerario stuntman
interpretato da Ryan Gosling, si ritrova
nuovamente catapultato nel mondo del cinema dopo un periodo di
pausa dovuto a un brutto incidente su un set. Il suo ritorno
avviene quando la celebre star Tom Ryder (Aaron
Taylor-Johnson) svanisce nel nulla durante le riprese di
un film diretto dalla ex di Colt Jody Moreno (Emily
Blunt).
Colt, spinto dal desiderio di
riconquistare Jody – infuriata con lui per essere sparito da tempo
– e dalla sfida di sostituire il divo scomparso, si getta a
capofitto nelle indagini, tra le più spericolate acrobazie. Ma la
sua duplice missione, ritrovare Ryder e ottenere il perdono
dell’amata, si complica quando lo stuntman si accorge che qualcuno
sta facendo di tutto per mettergli i bastoni tra le ruote.
Tra stunt mozzafiato e tristi
canzoni d’amore, Colt – ragazzo loquace e casinista spiritualmente
agli antipodi dal “pilota” di Drive (un altro Ryan
Gosling) – prova in tutti i modi a risolvere il mistero,
ma si troverà presto invischiato in un losco complotto che metterà
a repentaglio la sua carriera e la sua vita.
The Fall Guy: una lettera
d’amore fin troppo scritta
Li avevamo lasciati là, sul palco
del Dolby Theatre di Los Angeles; a bisticciare
affettuosamente su chi dei due, in rappresentanza dei rispettivi
film, avesse trascinato l’altro nel successo conseguito dal
Barbenheimer. Li ritroviamo oggi – a lanciarsi
nuove frecciatine “da copione” – sul set dell’ultima fatica di
David LeitchThe Fall Guy,
rom-com action che ben si inserisce all’interno del percorso
stilistico del suo autore e che, innanzitutto, rappresenta una
lettera d’amore al mondo degli stuntman.
Il film, sesto lungometraggio del
regista statunitense (ex cascatore) con protagonisti Ryan
Gosling ed Emily Blunt, si propone
infatti di raccontare quegli invisibili che abbiamo sempre davanti
agli occhi, ma la cui missione, per l’appunto, è quella di celarsi
dietro ai meccanismi della finzione cinematografica.
Per farlo Leitch si affida
nuovamente a quei codici narrativi con cui tanto ha sperimentato a
partire da John Wick (pur non
comparendo accreditato); riproducendo però, in particolare, la
vivacità un po’ cazzara e coloratissima del precedente
Bullet Train (2022) – del quale tra l’altro, con
esiti non eccelsi, sceglie di ricalcare l’artificiosità di
scrittura.
The Fall Guy: perdere il
controllo
Se un paio d’anni fa vi raccontavamo
infatti di un’opera volutamente priva di particolari sotto testi e
per lo più concentrata sul proprio ruolo di puro intrattenimento
spettatoriale, The Fall Guy è una pellicola che,
almeno nelle intenzioni, vorrebbe quantomeno suggerire una
riflessione più strutturata (anche se dai toni leggeri)
relativamente alle dinamiche di preparazione e realizzazione del
prodotto film. Ragione per cui l’attenzione spasmodica rivolta a
soggetto e sceneggiatura – anche dal punto di vista grafico (titoli
di testa e coda) e ancora più che in Bullet Train
– appare in questo senso una sorta di vezzo fuori contesto,
responsabile della creazione di un lungometraggio che, sebbene
potrebbe e dovrebbe spingere su una sregolatezza specificatamente
“corporea”, appare invece rigidamente iper-controllato,
imprigionato da ragionamenti meta piuttosto convenzionali e da
ghirigori di trama francamente non richiesti – oltre che
inutilmente elaborati.
A risollevare le sorti del film e
trasformarlo in un’opera perfettamente godibile, al di là di un
minutaggio comunque fin troppo esteso, cooperano fortunatamente la
chimica tra i due principali interpreti del racconto e alcune
preziose intuizioni del regista. Tra le quali Metalstorm, film nel
film completamente nonsense e palese parodia di Dune, e la
sequenza di pestaggio con protagonista Emily
Blunt, durante la quale l’attrice, atomica bionda della
situazione, malmena malamente il personaggio di
Gosling in pieno stile “wickiano”.
Frangenti di lucidità che preparano
ad un finale altrettanto liberatorio, con cui il cineasta dà
finalmente sfogo alle tensioni inespresse per tutto il film;
rivolgendo un convinto dito medio al sistema e distruggendo il set
per mano dell’entità che ne costituisce la linfa vitale: lo
stuntman. Anche se, lo sottolineiamo, era lecito
aspettarsi qualche cosa di più.
La stagione 1 di Fallout
ha lasciato in sospeso molte domande, dando dunque alla già
confermata stagione 2 molte risposte da dover fornire. La storia
principale della stagione 1 era incentrata su tre personaggi:
Lucy MacLean, Maximus e il
Ghoul. Al termine della stagione, le storie di
tutti e tre i personaggi si sono intrecciate e hanno fornito
risposte a diverse questioni che la misteriosa storia dello show
aveva presentato. Lucy, interpretata da Ella Purnell, ha finalmente trovato
suo padre dopo che era stato rapito da una donna di nome
Moldaver.
Tuttavia, Moldaver si rivela come
una persona che vuole semplicemente il meglio per gli abitanti
delle Terre Desolate, mentre Hank lavora per favorire i piani
sinistri della Vault-Tec. Il Ghoul, conoscendo i
piani di Vault-Tec da prima dell’apocalisse nucleare, cerca invece
Hank per trovare la sua famiglia. Nel frattempo, Maximus e la
Confraternita d’Acciaio attaccano il complesso di
Moldaver per prendere il controllo del suo esperimento sulla
fusione fredda che fornirà energia quasi illimitata alle Terre
Desolata. Il finale di Fallout intreccia perfettamente tutte queste trame
nel finale, come avviene nella linea temporale dei videogiochi di
Fallout.
Lucy scopre la verità sui piani del
padre con la Vault-Tec e Hank sfugge alle grinfie di lei e del
Ghoul. Quest’ultimo si mette sulle sue tracce con Lucy al seguito,
mentre Moldaver muore a causa dell’attacco della Confraternita
d’Acciaio. Maximus viene dunque promosso cavaliere della
Confraternita e la stagione 1 di Fallout
si conclude. Sebbene il finale abbia dunque fornito molte risposte,
la sua natura misteriosa fa sì che la stagione 2 avrà ancora molte
domande da risolvere riguardo le Terre Desolate di questo mondo
post-nucleare e sui suoi abitanti.
Che fine ha fatto la famiglia del
Ghoul?
Walton Goggins (The Ghoul) in “Fallout”. Courtesy of Prime Video
Come accennato, il
Ghoul si chiamava Cooper Howard,
un attore che lavorava a Los Angeles nel 2070. Dopo l’apocalisse
nucleare della serie Fallout,
le radiazioni hanno trasformato Cooper, insieme a molte altre
persone negli Stati Uniti, in Ghoul. Alcuni Ghoul, come Cooper,
possono mantenere la loro umanità con l’aiuto di droghe provenienti
dalle Terre Desolate, mentre altri si trasformano in mostri simil
zombie. Cooper/Ghoul è uno dei pochi fortunati che ha mantenuto la
sua personalità per oltre 200 anni, spinto dall’unico obiettivo di
ritrovare la sua famiglia di prima dell’apocalisse.
Gran parte della storia di Cooper
riguarda la sua famiglia: sua figlia Janey e sua
moglie Barb. Cooper scopre che Barb lavora per la
Vault-Tec ed è stata in qualche modo coinvolta nell’orchestrazione
di una guerra nucleare per favorire i piani della società per il
controllo assoluto degli Stati Uniti. Tuttavia, dopo l’apocalisse
nucleare, Cooper perde in qualche modo la sua famiglia e inizia a
rintracciare i resti della Vault-Tec per ritrovarli. Alla fine
della stagione 1, Cooper non riesce a trovarli e Hank fugge, per
cui la stagione 2 di Fallout
deve rivelare il destino di Barb e Janey.
Cosa è successo a Norm nel Vault
31?
Moisés Aria in “Fallout”. Foto: JoJo Whilden/Prime
Video
Un’altra sottotrama della stagione 1
di Fallout
coinvolge Norm, il fratello di
Lucy, e la sua indagine sui Vault 31, 32 e 33.
Norm alla fine scopre che il Vault 31 è pieno di dipendenti della
Vault-Tec che si sono conservati in capsule prima della Grande
Guerra. Norm alla fine scopre che il Vault 31 è pieno di dipendenti
della Vault-Tec che si sono conservati in capsule prima della
Grande Guerra. Questi baccelli si aprivano sistematicamente per
consentire ai dipendenti della Vault-Tec di entrare nei Vault 32 e
33, riproducendosi con gli abitanti per creare una comunità
orchestrata dall’organizzazione. Hank, il padre di
Norm e Lucy, era uno di questi dipendenti.
Nel finale della stagione 1, Norm
scopre queste capsule ma è ora rinchiuso nel Vault 31. Gli viene
detto da un residuo di un gruppo di persone che si è fatto avanti e
che ha trovato la sua famiglia. Un residuo di Bud
Askins, un altro dipendente della Vault-Tec, gli dice che
l’unico modo per Norm di sopravvivere è entrare nella vecchia
capsula di stasi di suo padre. Non viene mai rivelato cosa sia
successo a Norm, il che rende questa una domanda importante a cui
la storia della seconda stagione di Fallout
deve rispondere riguardo a un membro fondamentale del cast della
serie.
Che ruolo ha New Vegas nella storia
di Fallout?
Nelle riprese finali della stagione
1, Hank viene mostrato mentre vola via dalla Repubblica della Nuova
California. Arriva in un luogo sconosciuto prima che la telecamera
si sposti verso l’alto per rivelare New Vegas. Si
tratta del luogo in cui è ambientato uno dei giochi principali del
franchise, Fallout: New Vegas, il che porta a chiedersi
quale ruolo importante avrà nel futuro della serie TV di Prime
Video. Mentre i giochi di Fallout
hanno finali diversi a seconda della scelta del giocatore, New
Vegas era una località contesa dalla Repubblica della Nuova
California e da diverse altre fazioni.
Alla fine della stagione 1, non è
chiaro cosa aspetti Hank a New Vegas. Il Ghoul ha lasciato
intendere che ci sono persone al di sopra di Hank e degli abitanti
del Vault 31 che impartiscono ordini, suggerendo ulteriori segreti
Vault-Tec per la stagione 2. Sembra che questi segreti siano legati
alla città di New Vegas, ma la prossima stagione di Fallout
dovrà fornire queste risposte.
L’intera Nuova Repubblica
Californiana è distrutta?
Nel finale della stagione 1,
Moldaver viene uccisa insieme ai suoi alleati nel nascondiglio
dell’Osservatorio Griffith. Questo, insieme alla distruzione di
Shady Sands, lascia intendere che la Repubblica della Nuova
California è praticamente distrutta. Tuttavia, una cosa
che l’episodio 6 di Fallout
e i giochi della serie chiariscono è che la Repubblica della Nuova
California è stata a un certo punto la più grande potenza economica
e politica delle Terre Desolate.
Visti gli eventi della stagione 1,
il futuro della Repubblica della Nuova California è incerto. Questo
rende il destino della fazione una delle domande più urgenti a cui
la stagione 2 deve rispondere. A seconda del finale di Fallout:
New Vegas scelto come canone della serie televisiva, potrebbe
accadere che la Repubblica della Nuova California abbia una
roccaforte a New Vegas. In ogni caso, il destino di essa deve
essere confermato nella seconda stagione, in un modo o
nell’altro.
Cosa farà la Confraternita
d’Acciaio con il suo nuovo potere?
Le tute armate della Confraternita d’Acciaio in “Fallout”. Courtesy
of Prime Video
Per quanto riguarda la Confraternita
d’Acciaio, la fazione ha ora il controllo del reattore a fusione
fredda di Moldaver. La morte di Moldaver e l’uccisione dei suoi
alleati dell’NCR significa che la Fratellanza ha preso
l’Osservatorio di Griffith e il reattore che ora fornisce energia
alle Terre Desolate. Per tutta la stagione 1, i leader della
Confraternita d’Acciaio parlano continuamente di togliere il potere
a chi li circonda, lasciando intendere un futuro oscuro per loro e
per Maximus.
Con la stagione 2 di Fallout,
viene richiesta una risposta su cosa ne sarà della Confraternita. È
possibile che questa usi il suo nuovo potere per prendere il posto
dell’NCR nella sezione delle Terre Desolate mostrata nella serie
televisiva di Fallout.
Resta da vedere se utilizzeranno questo potere per scopi benevoli o
malevoli, cosa a cui la seconda stagione deve dare una
risposta.
Maximus cercherà Lucy o resterà con
la Confraternita?
Aaron Moten (Maximus) in “Fallout”. Courtesy of Prime
Video.
La seconda stagione di Fallout
non deve solo rispondere a ciò che accade alla Confraternita nel
suo complesso, ma anche a ciò che accade a
Maximus. Il
finale della stagione 1 lo ha visto elevato al rango di
cavaliere dopo che è stato scambiato per l’assassino di Moldaver e
la messa in sicurezza del reattore a fusione fredda. Tuttavia, la
storia di Maximus prima di questo momento vedeva lui e Lucy
impegnarsi a voler vivere in pace insieme in un Vault.
Ci si chiede quindi quale scelta
farà Maximus. Potrebbe rimanere con la Confraternita e abbracciare
il suo nuovo titolo di cavaliere, aiutando la fazione a portare
avanti i nuovi piani che hanno escogitato. Al contrario, Maximus
potrebbe andarsene e cercare Lucy per vivere con lei come hanno
progettato insieme. Tuttavia, Maximus è stato avvertito di quanto
possa essere difficile lasciare la Confraternita d’Acciaio, il che
significa che la seconda stagione di Fallout
ha diverse domande a cui rispondere riguardo al suo destino.
L’Enclave cercherà di vendicarsi
del tradimento di Wilzig?
Michael Emerson in Fallout. Foto: JoJo Whilden/Prime
Video
Il personaggio del dottor Wilzig è
parte integrante della storia della stagione 1 di Fallout.
L’impianto nella sua testa rendeva possibile la fusione fredda,
anche se lavorava per una fazione nota come l’Enclave. Wilzig tradì
l’Enclave a favore della Nuova Repubblica di California, portando
la capsula della fusione fredda a Moldaver.
Nonostante questa sia una parte
importante della stagione 1, non è mai stato rivelato quali passi
abbia fatto l’Enclave per consegnare Wilzig alla giustizia.
L’Enclave era quasi inesistente nella storia della stagione 1 di
Fallout,
eppure si pensava che avrebbe cercato di rimediare al tradimento di
Wilzig, data l’importanza di ciò che aveva rubato. Data la loro
scarsa presenza, è probabile che l’Enclave possa avere un ruolo
maggiore nella seconda stagione di Fallout.
La loro reazione al tradimento di Wilzig potrebbe essere importante
per il futuro, fornendo alla stagione 2 ancora più domande a cui
rispondere.
Lucy e il Ghoul sono ora
alleati?
Walton Goggins (The Ghoul) in “Fallout”. Courtesy of Prime
Video
Per gran parte della stagione 1 di
Fallout,
Lucy e il Ghoul hanno avuto un rapporto antagonistico. Il Ghoul
veniva spesso mostrato mentre la usava per il proprio tornaconto,
preoccupandosi poco di ciò che ne sarebbe stato di lei. Sebbene la
bontà intrinseca di Lucy la rendesse più comprensiva nei confronti
del Ghoul, non sarebbe corretto etichettare i due come alleati
durante la storia della stagione 1 di Fallout.
Detto questo, nel finale della prima
stagione i due si sono imbarcati insieme in una missione. Lucy si è
unita a The Ghoul per seguire Hank e scoprire qualcosa di più sul
suo complotto Vault-Tec, facendo sembrare i due una squadra.
Sebbene questo sia abbastanza chiaro, la seconda stagione deve
stabilire se i due sono veri alleati. È improbabile che i loro
trascorsi ostili vengano dimenticati e la domanda se Lucy e il
Ghoul di Walton Goggins possano diventare veri
alleati è una risposta che deve essere fornita nella stagione di
Fallout.
I Vault 32 e 33 scopriranno la
verità sul Vault-Tec?
Ella Purnell (Lucy) e Kyle MacLachlan (Hank) in “Fallout”. Courtesy
of Prime Video.
Con Norm
intrappolato nel Vault 31 alla fine della stagione 1 di Fallout,
gli abitanti dei Vault 32 e 33 non sanno in che modo sono
controllati dal Vault 31. Allo stesso modo, Lucy non mostra alcun
intenzione di voler ritorna al Vault 33 nel prossimo futuro, il che
significa che è improbabile che la verità venga a galla presto. Per
questo motivo, una delle domande principali a cui la seconda
stagione deve dare una risposta è cosa ne sarà dei Vault 32 e
33.
Chet, il cugino di Lucy e Norm, è un
personaggio in qualche modo consapevole del fatto che qualcosa non
va nei Vault 32 e 33. Questo potrebbe portarlo ad assumere un ruolo
più importante, più attivo nella seconda stagione di Fallout
e a indagare sulla scomparsa di Norm. Questo potrebbe essere uno
dei modi in cui la seconda stagione di Fallout esplorerà i segreti
della Vault-Tec, rispondendo potenzialmente alla domanda su cosa ne
sarà dei Vault 32 e 33.
Quali altre fazioni potrebbero
essere introdotte nella stagione 2 di Fallout?
La Fratellanza d’Acciaio e i Vertibirds in “Fallout”. Courtesy of
Prime Video
Infine, l’ultima grande domanda a
cui la seconda stagione di Fallout
può rispondere è quali altre fazioni saranno introdotte nella
serie. Dalla Confraternita d’Acciaio
all’Enclave e fino alla Nuova Repubblica
Californiana, le fazioni della stagione 1 sono state parte
integrante di diversi giochi di Fallout. Detto questo, l’ampia
storia di Fallout
significa che diverse fazioni importanti non sono ancora apparse, e
la stagione 2 offre l’opportunità di rispondere a quali potrebbero
apparire in futuro.
Il coinvolgimento di New Vegas nella
storia della serie televisiva di Fallout
potrebbe significare la comparsa di fazioni tratte dall’omonimo
gioco. Una di queste fazioni è la Legione di
Cesare, uno dei gruppi in lotta per il controllo di New
Vegas. Un’altra potenziale fazione che potrebbe apparire è quella
dei Sotterranei, una massiccia organizzazione
criminale che opera da una città chiamata The Hub nella Repubblica
della Nuova California. Resta da vedere se queste fazioni
appariranno o meno.
Dopo i film
Special Delivery,
Fuga da Mogadiscio e Blind War, il ciclo Orient Express,
dedicato al miglior cinema asiatico contemporaneo, giunge al
termine con The Beast, film thriller d’azione
diretto da Lee Jung-ho, regista
qui al suo lungometraggio d’esordio. Si tratta di una rivisitazione
in chiave dark del polar 36 Quai des Orfèvres, il
film francese del 2004 interpretato da Daniel
Auteuil e Gérard Depardieu, il cui titolo
è dato dall’indirizzo della sede storica del comando della polizia
giudiziaria a Parigi e trae spunto da fatti realmente accaduti
intorno alla metà degli anni ’80.
Diretto da Olivier
Marchal, un ex ufficiale di polizia che ha trascorso 12
anni nella polizia francese, questo si basa infatti sulla celebre
Gang des postiches, squadra di rapinatori che ha operato a Parigi
tra il 1981 e il 1986, rapinando una trentina di banche. Il film
The Beast, ambientato in una Seoul buia e piovosa,
pur basandosi sul lungometraggio francese, offre una coppia di
poliziotti in competizione feroce tra loro alle prese con un
pericoloso e sadico serial killer miete vittime. L’atmosfera è
dunque molto più cupa e feroce dell’originale francese.
Per gli appassionati del genere si
tratta dunque di un film da non perdere, che per atmosfere e
dinamiche ricorda un altro classico coreano di questo genere quale
Memories of a Murder di Bong
Joon-ho. In questo articolo, approfondiamo dunque
alcune delle principali curiosità relative a The
Beast. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama di The Beast
Protagonisti di The
Beast sono due detective in conflitto tra loro che devono
fare squadra per risolvere un macabro omicidio. Dopo il
ritrovamento del corpo mutilato di una ragazza scomparsa sulle rive
di Incheon, Han-soo e Min-tae,
rivali da anni, sono ora incaricati di trovare il colpevole. Il
caso sembra destinato a risolversi rapidamente con un sospetto in
custodia, ma le cose prendono una piega oscura quando Han-soo
incontra un informatore che insiste nel dire di sapere chi è
l’assassino. Mentre si susseguono insabbiamenti e accordi segreti,
le tensioni tra i due detective aumentano quando la pressione per
la risoluzione del crimine, che sta scuotendo la penisola coreana,
arriva al culmine.
Il cast del film
Ad interpretare il detective Han-soo
vi è l’attore Lee Sung-Min, noto soprattutto per i
suoi ruoli di supporto in televisione e al cinema, in particolare
per le sue apprezzate interpretazioni in Golden Time
(2012), Broken (2014), Misaeng: Incomplete Life
(2014) e Reborn Rich (2022). YooJae-Myung, invece, interpreta il detective Mn-tae.
Egli è invece noto per i suoi ruoli nelle serie Reply 1988
(2015), Stranger (2017), Life (2018), Itaewon
Class (2020) e Voice of Silence (2020). Recitano poi
nel film gli attori Jeon Hye-Jin nel ruolo di
Choon-bae, Choi Daniel in quello del
detective Jong-chan e Kim Ho-jung in quello
di Madame Oh.
Il trailer di The
Beast e dove vedere il film in streaming e in TV
Sfortunatamente The
Beast non è presente su nessuna delle piattaforme
streaming attualmente attive in Italia. È però presente nel
palinsesto televisivo di lunedì 29 aprile alle ore
21:20 sul canale Rai 4. Di
conseguenza, per un limitato periodo di tempo sarà presente anche
sulla piattaforma Rai Play, dove quindi lo si
potrà vedere anche oltre il momento della sua messa in onda.
Basterà accedere alla piattaforma, completamente gratuita, per
trovare il film e far partire la visione.
Il film vincitore di più
premiOscar 2024, tra cui
Miglior Film, arriva in prima TV
su Sky: Oppenheimer,
in onda lunedì 29 aprile alle 21:15 su Sky
Cinema Uno (e alle 21:45 anche su Sky Cinema Collection),
in streaming su NOW
e disponibile on demand. Su Sky il film sarà disponibile
on demand anche in 4K.
Scritto e diretto da Christopher Nolan, vincitore del premio
Oscar per la Miglior Regia,
Oppenheimer
è un thriller epico girato in IMAX che catapulta il pubblico
nell’adrenalinico paradosso dell’enigmatico uomo che per salvare il
mondo è costretto a metterlo a rischio. Il film è tratto dal libro
vincitore del Premio Pulitzer Robert Oppenheimer – Il Padre della Bomba Atomica –
American Prometheus: The Triumph and Tragedy of J. Robert
Oppenheimer di Kai Bird e del compianto Martin J. Sherwin, e
racconta la vita e il lascito del fisico teorico J. Robert
Oppenheimer, il cui epocale lavoro come direttore del Progetto
Manhattan al laboratorio di Los Alamos, ha portato alla creazione
della prima bomba atomica.
Oppenheimer in streaming è disponibile sulle seguenti
piattaforme:
Il film vede Cillian Murphy, premiato con
l’Oscar come Miglior Attore
Protagonista, nel ruolo di J. Robert Oppenheimer ed
Emily Blunt nei panni di sua moglie, la
biologa e botanica Kitty Oppenheimer. Matt Damon interpreta Leslie
Groves, direttore del Progetto Manhattan e
Robert Downey Jr., premiato con
l’Oscar come Miglior Attore Non
Protagonista, ha il ruolo di Lewis Strauss, membro
fondatore della Commissione per l’Energia Atomica degli Stati
Uniti. Florence Pugh veste i panni della psichiatra
Jean Tatlock, Josh Hartnett quelli del
pionieristico scienziato nucleare americano Ernest Lawrence e
Casey Affleck interpreta Boris Pash, capo del
controspionaggio dell’esercito al Presidio di San Francisco. Del
cast fanno parte anche Rami Malek nel ruolo di David Hill e Kenneth Branagh in quello del fisico Niels
Bohr.
Epica e avvincente, la storia di
Oppenheimer scorre
su due binari paralleli: da una parte scava in profondità nella
psiche di una mente americana pressoché unica – il brillante
scienziato dietro l’invenzione che ha sconvolto il mondo e che allo
stesso tempo ha rappresentato il culmine dell’ingenuità umana,
un’invenzione che avrebbe potuto rimodellare il concetto di civiltà
e allo stesso tempo minacciare definitivamente il futuro
dell’umanità; dall’altra viene raccontata l’eredità di Oppenheimer
negli anni successivi al Progetto Manhattan centrando il racconto
su Lewis Strauss, un altro dei protagonisti della politica nucleare
degli Stati Uniti dopo la Seconda Guerra Mondiale, al quale, nel
1959, è stato assegnato il ruolo di Segretario di Commercio dal
Presidente Dwight D. Eisenhower.
Oltre ai già citati premi
Oscar, ai quali si aggiungono quello per la
Miglior Fotografia, Miglior Montaggio e Miglior Colonna Sonora
Originale, Oppenheimer è
stato premiato anche con cinque Golden
Globe e sette premi BAFTA.
SKY CINEMA COLLECTION –
CHRISTOPHER NOLAN MANIA
In occasione della prima TV di
OPPENHEIMER, saranno programmati su Sky
Cinema Collection, da sabato 27 aprile a venerdì 3 maggio
e sempre disponibili on demand, altre otto pellicole firmate dal
grande regista Christopher Nolan: MEMENTO, il film
che si dirama nei labirinti della mente con Guy Pearce; il thriller
INSOMNIA con Al Pacino, Robin Williams e Hilary
Swank; la pellicola sui misteri dell’illusionismo THE
PRESTIGE, con Hugh Jackman e Christian Bale; il visionario
INCEPTION, vincitore di 4 premi Oscar®, con
Leonardo DiCaprio e Joseph Gordon-Levitt; il kolossal sci-fi,
vincitore dell’Oscar® agli effetti speciali,INTERSTELLAR, con un grande cast
capitanato da Matthew McConaughey e Jessica Chastain; e la trilogia
sull’Uomo pipistrello, interpretato da Christian Bale,
BATMAN BEGINS, IL CAVALIERE
OSCURO e IL CAVALIERE OSCURO – IL
RITORNO.
Sebbene non si sappia molto su
The White Lotus – stagione 3, la
prossima stagione dell’acclamata serie The
White Lotus della HBO, la star Carrie
Coon ha dichiarato che il tema centrale dello show è
quello della morte.
Parlando con Vanity Fair, la
Carrie Coon ha dichiarato di non poter dire molto
sulla serie, ma ha elogiato il suo “cast internazionale” e
ha detto che lo show gioca con molte dinamiche interessanti. Una in
particolare, come già toccato in precedenza, è la morte.
“È un cast enorme. È un
cast internazionale. E penso che stia giocando con alcune dinamiche
davvero interessanti“, ha detto Coon.
“Penso che sia qualcosa che continuerebbe a fare se
glielo permettessero, perché credo che gli piacerebbe diventare più
grande e più internazionale e mettere insieme gruppi di persone più
strani – è questo che lo appassiona. E penso che sia importante in
questo mondo, vedere persone che si scontrano tra loro in questo
modo“.
Coon ha detto che lo show continua
a fare satira sul mondo degli ultra-ricchi, e mentre le ultime due
stagioni hanno riguardato i soldi e il sesso, questa si concentra
completamente sulla morte.
“Ovviamente sta facendo
satira sui ricchi bianchi, e lo sta facendo molto bene. Sta
parlando a persone che hanno bisogno di essere ascoltate in un modo
davvero interessante“, ha detto Coon. “Ha
avuto una stagione sui soldi e una sul sesso. E questa è la sua
stagione sulla morte. Quindi ci troviamo in questo Paese buddista.
Si scontra con alcune cose della mia vita in questo momento che
sono davvero interessanti da pensare, e quindi mi sento
incredibilmente gratificato. E la mia famiglia è incredibilmente
stressata“.
Oltre a Coon, The White
Lotus – Stagione 3 sarà interpretato anche da
Leslie Bibb, Nicholas Duvernay, Arnas Fedaravičius,
Christian Friedel, Walton Goggins, Scott Glenn, Sarah Catherine
Hook e altri ancora.
Chi c’è nella terza stagione di
The White Lotus?
Altri dettagli sulla terza stagione
della serie antologica di successo di Mike White The
White Lotus rimangono segreti. Secondo quanto
riportato in precedenza, nella proprietà del White
Lotus entrerà “una banda multigenerazionale”, tra cui
“un patriarca, una donna dirigente d’azienda, un’attrice, una
coppia di madri, una moglie di un country club, un disadattato e
uno yogi“.
Charlotte Le Bon
interpreterà un ruolo precedentemente affidato a Francesca
Corney. Anche Julian Kostov sarà
protagonista della serie, in un ruolo ancora non rivelato, dopo che
la HBO ha interrotto i legami con Miloš
Biković.
Lo show, attualmente in produzione
in Thailandia, accoglierà anche nuovi membri del cast, tra cui
Jason Isaacs, Christian Friedel, Dom Hetrakul, Morgana
O’Reilly, Lek Patravadi, Shalini Peiris, Tayme Thapthimthong,
Nicholas Duvernay, Arnas Fedaravičius e Lisa delle
BLACKPINK.
Sono state diffuse le prime
immagini di The
Instigators. The
Instigators è un nuovo film thriller diretto da
Doug Liman e interpretato da
Matt Damon,
Casey Affleck e Hong Chau. Entertainment Weekly ha
condiviso le prime immagini del film in uscita ad agosto.
Le immagini, tramite un post di
Discussing Film, sono riportate di seguito:
First look at Doug Liman’s ‘THE
INSTIGIATORS’, starring Matt Damon, Casey Affleck and Hong
Chau.
The heist thriller follows a father who joins an ex-con to pull
off a robbery of the ill-gained earnings of a corrupt
politician.
“Una rapina mal riuscita spinge
due ladri a darsi alla fuga, trascinando con sé uno dei loro
terapisti“, si legge nella sinossi del film. The
Instigators è co-scritto da
Casey Affleck e Chuck Maclean.
Matt Damon produce il film insieme a
Ben Affleck, Jeff Robinov, John Graham e Kevin J.
Walsh.
“Casey Affleck e Chuck MacLean
avevano creato dei personaggi fantastici e un mondo davvero
divertente“, ha dichiarato Damon a Entertainment Weekly.
“Più di ogni altra cosa, era la possibilità di lavorare con
Doug e Casey insieme che mi entusiasmava di più. Ed è sempre bello
tornare a Boston“.
Matt Damon, che non lavora con Liman dai tempi di
The Bourne Identity del 2002, ha aggiunto:
“Adoro lavorare con Doug. Non posso credere che ci siano voluti
20 anni per trovare qualcosa da fare insieme. Doug è una delle
persone più creativamente tenaci che abbia mai conosciuto. Non si
fermerà finché il film non sarà al massimo delle sue possibilità, e
questa è la cosa migliore che si possa sentire da un regista. Mi
fido completamente di lui“.
Casey Affleck ha paragonato il film a Fuga di
mezzanotte del 1988 e a Butch Cassidey and the
Sundance Kid del 1969. Ha anche sottolineato che ha sempre
“voluto fare una commedia d’azione tra
amici“.Il film è interpretato anche da Paul
Walter Hauser, Michael Stuhlbarg, Ving Rhames, Alfred Molina, Ron
Perlman e Jack Harlow.The Instigators
uscirà in sale selezionate degli Stati Uniti il 2 agosto 2024. Poi
inizierà a essere trasmesso in streaming a livello globale su
Apple
TV+ il 9 agosto 2024.
La star di Yellowstone,
Ian Bohen, che interpreta il ranchista
Ryan, ha anticipato l’imminente conclusione del
popolare dramma western di Paramount Network. Parlando con
Entertainment Tonight, Bohen ha promesso ai fan in
attesa che il finale della quinta stagione di Yellowstone
sarà uno dei “migliori finali di serie” della storia della
televisione. La serie Yellowstonedovrebbe
tornare nel novembre 2024 per la seconda parte della quinta e
ultima stagione.
“I fan avranno la
[migliore] conclusione che si possa scrivere. Tutto si svolgerà in
modo perfetto. Molti show finiscono… e non ti soddisfano. Questo
sarà completato in un modo che avrà senso. Non so se nessuna serie
sia mai stata completata in modo così efficace“, ha
proseguito. “Ci aspettiamo di avere il miglior finale
di serie della storia. Forse sono troppo sicuro di me, ma credo che
sarà così. Ringraziamo tutti per la pazienza… Varrà la pena
aspettare, lo prometto“.
La quinta parte della stagione di
Yellowstone non
avrà come protagonista KevinCostner
L’anno scorso è stato riferito che
la star principale Kevin Costner non riprenderà il suo ruolo di
John Dutton III nella seconda parte della quinta stagione di
Yellowstone. La sua uscita di scena sarebbe stata
dovuta a conflitti di programmazione con il progetto
cinematografico di Kevin Costner e a divergenze creative.
Nonostante la sua imminente conclusione, è stato confermato che un
sequel di Yellowstone è
attualmente in fase di sviluppo.
“La serie racconta la
storia della famiglia Dutton, guidata da John Dutton, che controlla
il più grande ranch di bestiame contiguo degli Stati
Uniti“, si legge nella sinossi. “Tra
alleanze mutevoli, omicidi irrisolti, ferite aperte e un rispetto
duramente guadagnato, il ranch è in costante conflitto con coloro
che confinano con lui: una città in espansione, una riserva indiana
e il primo parco nazionale americano“.
Il network ha annunciato in
precedenza che la seconda metà della quinta stagione di Yellowstone,
che chiuderà la serie principale, sarà trasmessa in
anteprima a novembre. Anche se al momento non è chiaro se
questo obiettivo sarà ancora realizzabile.
I precedenti commenti di Kevin Costner sulla situazione di stallo sono
stati fatti durante la sua testimonianza all’udienza di divorzio
alla fine del 2023, in cui ha affermato di essere in debito di 12
milioni di dollari per la seconda parte della quinta
stagione, non ancora girata, dopo che la Paramount ha
“abbandonato” le trattative. Il vincitore del Golden Globe
ha anche detto che potrebbe portare lo show in tribunale per
risolvere le loro divergenze.
Nel corso della sua carriera
l’attore e regista premio Oscar Kevin Costner ha preso parte ad ogni genere di
film possibile, dal western al fantascientifico. Accanto a grandi
successi come Balla coi lupi o
Un mondo perfetto, si
ritrovano poi anche film meno apprezzati, ma che negli anni hanno
guadagnato la fama di cult. Uno di questi è il titolo del
1997 L’uomo del giorno dopo, diretto dallo
stesso Costner e scritto da Eric
Roth e Brian Helgeland. È
questa la seconda regia per Costner, che torna a misurarsi con il
genere post-apocalittico dopo il film del
1995 Waterworld, ricordato anch’esso in modo
contrastante.
L’uomo del giorno
dopo è l’adattamento del romanzo di fantascienza Il
simbolo della rinascita, scritto 1985 da David
Brin, noto scrittore di diverse opere di questo genere.
Costner rimase particolarmente affascinato dal messaggio di
speranza che il libro lanciava, dove si configurava un’America
futura dilaniata dagli scontri sociali e razziali, ma dove la
rinascita di una nuova civiltà risulta ancora possibile. Brin, in
particolare, voleva che la trasposizione del suo romanzo
assomigliasse più ad un film L’uomo dei sogni (interpretato da Costner nel 1989)
che non a Mad Max, dove invece ogni forma di speranza viene a
mancare.
Nonostante le sue buone intenzioni,
L’uomo del giorno dopo venne massacrato al momento
della sua uscita, ottenendo incassi bassissimi e giudizi critici
altrettanto negativi. Nel corso degli anni ha però ottenuto lo
status di cult, dimostrandosi anche anticipatore di diverse
tematiche oggi molto presenti negli Stati Uniti e nel mondo. Prima
di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama e al
cast di attori. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
La trama di L’uomo del giorno dopo
La storia si apre nel 2013, in un
territorio statunitense dove quindici anni prima si è verificato un
conflitto che ha causato il crollo della società globale, decimando
la popolazione e costringendo i sopravvissuti a dividersi in
piccole comunità isolate. In questo nuovo contesto, bande di
anarchici terrorizzano continuamente quanti vorrebbero invece poter
tornare ad una pacifica normalità. La lotta per la sopravvivenza
continua ad essere dunque l’unico valore ancora valido, che porta a
scontrarsi tra loro anche quanti non vorrebbero essere costretti a
farlo. A dettare regole e terrore, in particolare, vi è il gruppo
degli Holnisti, miliziani armati comandati dal violento Generale
Bethlehem.
In questo contesto si muove anche un
misterioso straniero vestito da postino e per questo chiamato
Portalettere. Sotto gli occhi increduli della
gente, ormai avvezza alla diffidenza e al sospetto, l’uomo afferma
di essere stato inviato dal nuovo governo nazionale per
ripristinare le vie di comunicazione all’interno del Paese, a
partire dalle vecchie lettere arretrate. Ben presto il Portalettere
diventa un simbolo di speranza per un futuro migliore, tanto da
ispirare le comunità a riprendere in mano la loro vita. Un
cambiamento che Bethlehem non può però permettersi di far accadere,
iniziando a contrastare con ogni mezzo le azioni del
Portalettere.
Il cast del film
Sin da quando si iniziò a parlare di
un adattamento cinematografico del libro di Brin, l’autore stesso
indicò il premio Oscar Kevin Costner
come attore da lui prediletto per il ruolo del protagonista.
Rimasto affascinato dal progetto e dalle sue tematiche, Costner
decise non solo di recitare nel film, ma anche di farne la sua
seconda regia cinematografica. Per l’occasione, egli ebbe modo
anche di sfoggiare le sue abilità equestri, destreggiandosi a
cavallo in diverse scene. Costner in realtà si allenò al fine di
poter interpretare quanti più stunt possibili, senza ricorrere così
a controfigure. Nel film compaiono per la prima volta sul grande
schermo i due figli dell’attore.
Nel ruolo dello spietato generale
Bethlehem vi è invece l’attore Will Patton. Attore
noto anche per film come Armageddon – Giudizio finale e
Fuori orario. Egli aveva già recitato nei panni
dell’antagonista di Costner nel film Senza via di scampo.
Larenz Tate è Ford Lincoln Mercury, un giovane che
si sentirà particolarmente ispirato dal Portalettere, affiancandolo
nelle sue avventure. Olivia Wiliams è invece Abby,
donna rapita da Bethlehem e che il Portalettere tenterà di salvare.
Nei panni del sindaco di Bridge City compare invece il noto
musicista Tom Petty. Proprio una decina di anni
prima del film egli aveva dichiarato che avrebbe tanto voluto
recitare in un film post-apocalittico.
Le differenze tra il film e il libro
Oltre a condensare le trame, il
film L’uomo del giorno dopo elimina anche
alcuni personaggi ed elementi di fantascienza dalla storia. Una
trama significativa nel libro è rappresentata dagli sforzi degli
scienziati di Corvallis, nell’Oregon, di utilizzare un
supercomputer artificialmente intelligente per aiutare a
ricostruire la società. Allo stesso modo, nel libro i leader degli
Holnisti sono super soldati che sono stati sottoposti a esperimenti
militari per aumentare la loro forza e velocità. Il film elimina
anche lo “Scudiero del Pan di Zucchero”, un leader di una comunità
locale che il Postino cerca di arruolare per aiutarlo nella lotta
contro gli Holnisti. Nel film, inoltre, il nome del protagonista
non viene rivelato, mentre nel libro è Gordon Krantz.
Altre differenze sono che nel
romanzo le principali città degli Stati Uniti sono state distrutte
da diversi EMP e dal rilascio di armi biologiche. Nel film, poi,
Nathan Holn, il fondatore degli Holnisti, è stato giustiziato
qualche tempo prima degli eventi del romanzo. Gordon si allea con
un tenace gruppo tribale composto da discendenti di allevatori,
taglialegna e nativi americani, guidato da un veterano delle forze
speciali nativo-americane, contro gli Holnisti, loro acerrimi
nemici. Il romanzo si conclude con Gordon che scopre che gli
Holnisti hanno un altro nemico organizzato a sud e identifica il
loro simbolo: La Bandiera dell’Orso e gli Holnisti e i loro nemici
si uniscono per far rinascere la civiltà.
Il trailer di L’uomo
del giorno dopo e dove vedere il film in streaming e in
TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. L’uomo del giorno
dopo è infatti disponibile nei cataloghi di
Rakuten TV, Google Play, Apple TV e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 29
aprile alle ore 21:00 sul canale
Iris.