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Superman: Legacy, James Gunn smentisce le nuove voci sul costume di David Corenswet

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Da qui a due mesi, le riprese di Superman: Legacy avranno inizio, inaugurando una nuova era di film DC grazie a James Gunn e Peter Safran. Al centro di Superman: Legacycome noto c’è il casting di David Corenswet per il ruolo di Clark Kent/Superman, e i fan sono in attesa di avere dettagli sul design del suo iconico costume. In una serie di post su Threads, Gunn – sceneggiatore e regista del film – è dunque tornato ad affrontare il recente fervore che circonda il costume di Superman di Corenswet, spiegando in una serie di post che la recente “fuga di notizie” che sembra mostrare Corenswet in costume non è accurata.

Mi fa piacere che pensiate che sia fantastico, ma non c’è nessuna fuga di notizie“, ha scritto Gunn. “Le uniche foto scattate a David con la tuta di Superman sono sul mio telefono e sono in piedi con lui“. Gunn conferma dunque l’esistenza di foto che ritraggono Corenswet con il costume del supereroe, ma sembra anche ben attento a far sì che queste non vengano divulgate. D’altronde, Gunn ha già affermato che i fan non devono aspettarsi molto riguardo al film nel corso del 2024. Sembra ci vorrà infatti il 2025 prima di poter vedere un trailer e forse anche delle immagini ufficiali, a meno che le cose non cambino in corso d’opera.

Superman: Legacy, tutto quello che sappiamo sul film

Superman: Legacy, scritto e diretto da James Gunn, non sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e, potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo metaumano del DCU). Il casting, come già detto, ha portato alla scelta degli attori David Corenswet e Rachel Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane.

Il film è stato anche descritto come una “storia delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet. Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò non significa che la produzione non subirà alcun impatto in futuro.

“Superman: Legacy è il vero fondamento della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo Superman è una parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei personaggi preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei film precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e giochi”. Superman: Legacy uscirà nelle sale l’11 luglio 2025.

Eva Mendes ricorda le critiche al casting di Ryan Gosling come Ken: “Hanno cercato di farlo vergognare di quel ruolo”

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A seguito delle nomination agli Oscar 2024, Eva Mendes ha festeggiato la candidatura come Miglior attore non protagonista per Barbie del suo compagno Ryan Gosling, mandando a quel paese quanti si espressero contro il suo casting. Come noto, la scelta di Gosling per quel ruolo è stata inizialmente mal accolta sui social media, dando vita ad un dibattito incentrato sul fatto se Gosling fosse o meno troppo vecchio per interpretare quel personaggio. “Sono così orgogliosa del mio uomo. Ha ricevuto così tanto odio quando ha accettato questo ruolo“, ha scritto Eva Mendes su Instagram, allegando foto di articoli in cui si diceva che Gosling “fa rabbrividire” nel ruolo di Ken.

Così tante persone hanno cercato di farlo vergognare per averlo assunto questo ruolo. Nonostante tutte le prese in giro di #NotMyKen e gli articoli scritti su di lui, ha creato questo personaggio completamente originale, esilarante, straziante e ormai iconico e lo ha portato fino agli Oscar. Sono molto orgogliosa di essere la Barbie di Ken“. Lo stesso Gosling aveva reagito alle reazioni al suo casting in un’intervista con la rivista GQ pubblicata lo scorso maggio, prima dell’uscita nelle sale di “Barbie“, dichiarando all’epoca: “Se la gente non vuole giocare con il mio Ken, ci sono molti altri Ken con cui giocare. Se vi importasse davvero di Ken, sapreste che a nessuno importa di Ken”.

Il cast del film Barbie

Barbie è stato diretto da Greta Gerwig da una sceneggiatura scritta insieme a Noah Baumbach. È stato prodotto da Margot Robbie e Tom Ackerly per LuckyChap e da Robbie Brenner di Mattel Films insieme a Josey McNamara e Ynon Kreiz. Durante la sua programmazione nelle sale, il film ha ottenuto un incasso mondiale di oltre 1,4 miliardi di dollari, diventando così il film di maggior incasso del 2023. Il film è interpretato da Margot Robbie, Ryan Gosling, America Ferrera, Simu Liu, Kingsley Ben-Adir, Scott Evans, Kate McKinnon, Ariana Greenblatt, Alexandra Shipp, Emma Mackey, Issa Rae, Michael Cera, Hari Nef, Will Ferrell, Helen Mirren, Dua Lipa e altri ancora.

Povere Creature!: recensione del film di Yorgos Lanthimos #Venezia80

Che Povere Creature, il nuovo film di Yorgos Lanthimos presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2023, avrebbe fatto discutere, era già assodato. Che avrebbe presentato al pubblico una versione “twisted”, macabra e contorta del Barbie di Greta Gerwig – paragone lampante considerato che se ne parla come del “film dell’estate” per molteplici motivi – forse meno. Il suo Povere Creature è un’immersione grottesca in un world-building alla Del Toro e tra le pagine della letteratura gotica vittoriana, aggiornata alla sensibilità moderna.

Bella Baxter, tra Pinocchio e Barbie

Bella Baxter (Emma Stone) è una creatura al contempo madre e figlia: “recuperata” dallo scienziato Dr. Godwin Baxter dopo essersi suicidata buttandosi in mare, è stata riportata alla vita impiantandole il cervello del bambino che portava in grembo. La sua età fisica e mentale non coincidono: Bella assimila 15 parole al giorno, non ha filtri, deve imparare a camminare diritta, ma è imprigionata nel corpo di un’adulta. Un giorno, il giovane assistente del suo creatore (Ramy Youssef), si palesa nella loro dimora vittoriana con un compito ben preciso: dovrà annotare tutti i progressi di Bella, passo per passo. Aprendosi a questo nuovo legame e alla conoscenza di un dandy manipolatorio, Duncan Wedderburn (Mark Ruffalo), Bella scoprirà di avere un animo riflessivo e di voler partire per l’avventura alla scoperta del mondo.

Per Bella le cose sono belle da morte: la cultura della morte e della decadenza l’hanno plasmata, è stata cresciuta in una casa in cui è più normale sezionare cadaveri che interagire con persone in carne ed ossa. Con un lavoro egregio sulla messa in scena, trucco e costumi, Lanthimos ci apre al mondo di Bella, del cui progresso saremo noi spettatori a dover annotare tutto. Ci sentiamo, in quanto osservatori, un po’ padri e madri di questa creatura, proprio perché la reputiamo figlia, e ne giustifichiamo ogni modo d’essere. Si crea un livello di empatia con il personaggio interpretato magistralmente da Emma Stone, tanto da volerne giustificare ogni scelta e sfogo, da essere molto più indulgenti nei suoi confronti che nei nostri. Dopotutto, Bella rappresenta ogni possibilità, può tutto e vuole provare tutto, arrivando a sviluppare un livello di conoscenza tale per cui ogni sua considerazione potrebbe sostentare un decalogo per un nuovo mondo.

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Povere Creature: creature in divenire

Incontrando qualcuno che, almeno in una fase iniziale, sembra capire il suo linguaggio, Bella salpa all’avventura, svolta narrativa che ingloba tratti del fantasy e del fantastico nella composizione filmica elaborata da Lanthimos e la sua crew. In questo viaggio, Bella utilizzerà e disferà i precetti della “polite society” vittoriani; capirà la correlazione tra alcuni pensieri degli uomini e le loro azioni; conoscerà la letteratura e la filosofia ma, soprattutto, la sua sessualità. Ci chiederemo spesso nella parte iniziale del film se Bella arriverà mai a provare vergogna, se raggiungerà una consapevolezza tale da limitarne lo spirito avventuriero: forse, arrivata a quel punto, Bella dovrà imparare a fare una cosa inedita: (ri)pensare al suo passato, un tempo a cui non ha mai appartenuto.

Povere Creature consacra la collaborazione tra Yorgos Lanthimos in regia e Tony McNamara (La Favorita, Cruella, The Great): scrittura e cinepresa cooperano per non lasciare mai lo spettatore più indietro del livello di consapevolezza di Bella. Ciò significa non tralasciare da parte dettagli scabrosi, scene di sesso e nudi integrali, dialoghi al limite dell’inverosimile ma pregni di sincerità. Come di consueto in Lanthimos, una traccia musicale portante ritorna più e più volte in funzione di svolte narrative che richiedono riconsiderazioni, tanto da parte dei personaggi, quanto dagli spettatori: una sorta di entità intermediaria, che fa sì che la decostruzione di questa povera creatura, bambola e mostro vittoriano, sia anche la nostra. Un’opera che rende affascinanti gli aspetti più brutali della nostra esistenza, gli istinti animaleschi, dimostrandoci che, forse, c’è uno spazio di realtà in cui questa nostra radice primordiale e il raziocinio possono coesistere. Una dimensione che Bella Baxter riuscirà a trovare, in cui forse riuscirà a costruire una sua idea di famiglia, e in ci invita ad abitare se, come lei, accetteremo di essere “no territory“.

Whoopi Goldberg sulla “assenza” di Greta Gerwig e Margot Robbie agli Oscar: “Non tutti ricevono un premio”

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L’annuncio delle nomination agli Oscar svoltosi martedì ha come al solito entusiasmato per certi aspetti e sollevato perplessità per altri ancora. In particolare, sta facendo molto discutere l’assenza di Margot Robbie come Miglior attrice e Greta Gerwig come Miglior regista per il film Barbie (va però notato che la prima è candidata come produttrice nella categoria Miglior film, mentre la seconda come sceneggiatrice nella categoria Miglior sceneggiatura non originale). Al dibattito, su cui si sono espresse varie personalità dello spettacolo e non, si è ora unità anche Whoopi Goldberg (vincitrice dell’Oscar come Miglior attrice non protagonista per Ghost – Fantasma).

Nella puntata di mercoledì di The View, l’attrice ha infatti dichiarato che: “Ecco come stanno le cose: non possono vincere tutti“, prima di aggiungere: “Non sono state snobbate. Ed è questo che voglio sottolineare… I film che amate potrebbero non essere amati dalle persone che votano“. “Non è un élite, è l’intera famiglia dell’Academy che vota per le nomination al Miglior film. Tutti votiamo per il miglior film, tutti“, ha poi aggiunto Whoopi Goldberg, parlando nello specifico della categoria principale. “Non si ottiene tutto quello che si vuole ottenere“.

Dello stesso parere è anche la co-conduttrice del programma, Sara Haines, la quale ha aggiunto che “conosco il film, conosco la grandezza e i soldi, ma questo presuppone che qualcun altro non dovrebbe essere lì perché ci sono cinque persone nominate, tutti quelli al di sotto dei cinque sono stati “snobbati”“, ha aggiunto. “Ci sarà sempre la categoria dei grandi snobbati“. Sembra però che la polemica non si spegnerà tanto presto e che sarà anzi quella con cui verranno ricordati questi Oscar 2024. Polemiche che però spesso non tengono conto di numerosi fattori, a partire dall’ampio numero dei membri votanti dell’Academy.

Gli ultimi film di Gennaio: al cinema con Povere Creature!

Gli ultimi film di Gennaio: al cinema con Povere Creature!

Il primo mese dell’anno si chiude per gli amanti del cinema nel miglior modo, cioè con Povere Creature! finalmente sul grande schermo. Oggi però negli ultimi film di gennaio non troviamo solo il lungometraggio di Yorgos Lanthimos con per protagonista una formidabile Emma Stone ma anche il dramma al femminile Dieci Minuti e il toccante Appuntamento a Land’s End. Per concludere se siete stanchi del freddo e dell’inverno questo giovedì arriva anche una commedia romantica, Tutti tranne te, ambientata nella calda Australia, con i bellissimi ed “Enemies to Lovers Glen Powell e Sydney Sweeney.

Vediamo insieme gli ultimi film di Gennaio di questa quarta settimana del mese

Appuntamento a Land’s End

Appuntamento a Land's End

Il primo titolo di questi ultimi film di gennaio è Appuntamento a Land’s End del regista inglese Gillies MacKinnon. Il protagonista di questa storia è il pensionato Tom Harper, appena diventato vedovo, che di attraversare la Gran Bretagna, dalla Scozia alla Cornovaglia utilizzando solo autobus locali. Questa scelta è dovuta dopo aver promesso alla moglie ormai defunta che l’avrebbe riportata a Land’s End. L’anziano signore è interpretato dall’attore britanico Timothy Spall.

Dieci Minuti

Dieci Minuti film 2023

Maria Sole Tognazzi dirige Barbara Ronchi, Fotinì Peluso, Barbara ChichiarelliMargherita Buy in questo film da lei scritto insieme a Francesca Archibugi e liberamente ispirato al romanzo Per Dieci Minuti di Chiara Gamberale. Dieci minuti, come quelli del titolo, al giorno possono cambiare il corso della giornata e facendo qualcosa di completamente nuovo, possono cambiare il corso di un’intera vita. Questo è quello che vivrà la protagonista Bianca nel pieno di una crisi esistenziale. Nuove scoperte, nuovi legami speciali e l’ascolto di chi ci ha sempre voluto bene a volte bastano per ricominciare e rinascere al meglio.

I soliti idioti 3 – Il ritorno

Tornano al cinema, per la terza volta, i comici Fabrizio Biggio e Francesco Mandelli con i loro personaggi più iconichi e più attuali che mai. In I soliti idioti 3 – Il ritorno rivedremo quindi il vecchio Ruggero De Ceglie e il vessato figlio Gianluca, gli (im)moralisti Giampietro e Marialuce, gli “zarri” Patrick e Alexio, fino al metallaro Sebastiano alle prese con la sfiancante postina Gisella e la coppia gay di Fabio e Fabio.

La quercia e i suoi abitanti

La natura che si esprime in tutto il suo splendore in questo appassionante racconto diretto dal maestro dei documentari naturalistici Laurent Charbonnier. La quercia e i suoi abitanti è un documentario per tutta la famiglia che descrive la magia della vita e la magnificenza che nasce e si sviluppa sulla e ai piedi di una quercia centenaria. Tra gli alberi più alti e maestosi della regione francese della Sologne, quest’albero è da tempo simbolo di forza e longevità, e per molti è anche simbolo di speranza nella vita per le generazioni future. I personaggi di questo piccolo ecosistema ovviamente sono gli scoiattoli, gli insetti, i topolini che vivono tra le radici e ai funghi fino ai cervi, alle nutrie e ai cinghiali che trovano riparo all’ombra della grande quercia l’unica e vera protagnista.

Lala

Lala è l’opera prima di Ludovica Fales, un manifesto di una generazione invisibile e dai diritti negati che si confronta con il diritto di cittadinanza. Lala, Samanta e Zaga hanno la stessa età, condividono gli stessi desideri e sogni, sono tre giovani italiane, che l’Italia non riconosce, ingiustamente, perché i loro genitori sono nati in un altro stato. Le loro storie prendono forma, e si intrecciano in un racconto collettivo tra ricerca di se stessi e affrontare gli anni complicati, quelli dell’adolescenza Questo film ha vinto il premio del pubblico mymovies alla quarantunesima edizione del Bellaria Film Festival.

Povere Creature!

Povere Creature! film

Dal regista Yorgos Lanthimos e dalla produttrice, ma anche attrice protagonista, Emma Stone arriva l’incredibile storia e la fantastica evoluzione di Bella Baxter. Un giovane del periodo vittoriano inglese riportata in vita dal brillante e poco ortodosso scienziato Dr. Godwin Baxter, l’attore Willem Dafoe. Bella desiderosa di vivere e alla ricerca della mondanità che le manca fugge con l’affascinante avvocato Duncan Wedderburn, interpretato da Mark Ruffalo, in una travolgente avventura attraverso i continenti. Povere Creature!, trasposizione dell’omonimo romanzo di Alastair Gray, è il viaggio sulla conoscenza di una eroina che sa cosa vuole e che prende in mano il suo destino diventando una donna emancipata.

Tutti tranne te

Tutti tranne te Glen Powell Sydney Sweeney

Tutti tranne te è la nuova commedia del regista americano Will Gluck che in passato ci ha fatto divertire con Easy Girl e Amici di letto. I protagonisti di questa rom-com sono Bea e Ben, Glen Powell e Sydney Sweeney, che sembrano perfetti insieme, ma dopo un primo appuntamento fantastico succede qualcosa che spegne la loro infuocata attrazione. Quando entrambi si ritrovano inaspettatamente, allo stesso matrimonio, decidono di fingere di essere una coppia, ovviamente ognuno con uno scopo diverso.

Supergirl: le attrici Milly Alcock e Meg Donnelly hanno sostenuto un provino per il ruolo

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La ricerca della Supergirl del DC Universe sembra essere sempre più prossima alla conclusione. Secondo diverse fonti, i provini per il ruolo si sono svolti ieri e il campo si è ristretto a due attrici, i cui nomi erano emersi già nelle settimane scorse. Si tratta di Milly Alcock, nota soprattutto per il suo lavoro nello spinoff della HBO Game of Thrones, House of the Dragon, dove ricopre il ruolo della principessa Rhaenyra Targaryen, e di Meg Donnelly, che ha recitato nella serie musicale di successo Zombies di Disney Channel e che ha dato la voce proprio a Supergirl nei recenti e attuali film d’animazione della DC.

Secondo quanto riportato dal The Hollywood Reporter, le due sono state entrambe provinate ad Atlanta, alla presenza dei co-CEO dei DC Studios James Gunn e Peter Safran. Ad ora è presto per sapere quale delle due potrebbe essere stata ritenuta più idonea al ruolo, ed è anche possibile che dopo questo provino Gunn, Safran e quanti coinvolti nel progetto possano decidere di valutare altre attrici. Ad ogni modo, la ricerca per del volto di questo iconico personaggio sembra essere ora più attiva che mai, quindi ci si potrebbe aspettare di avere il nome dell’attrice prescelta anche prima del previsto.

Supergirl sarà, come noto, protagonista di un film tutto suo, Supergirl: Woman of Tomorrow dopo che sarà stata introdotta nel film di Gunn, Superman: Legacy. Il film, ancora in fase di sviluppo, è collegato a una miniserie a fumetti scritta da Tom King, che cerca di ridefinire il personaggio come qualcosa di più di una semplice versione femminile di Superman. “Superman è un ragazzo mandato sulla Terra e cresciuto da genitori amorevoli, mentre Supergirl in questa storia è un personaggio cresciuto su un pezzo di Krypton. Ha visto tutti quelli che la circondavano perire in modo terribile, quindi è un personaggio molto più confuso“. L’attrice e drammaturga Ana Nogueira sta scrivendo la sceneggiatura, mentre manca ad oggi un regista al progetto.

Chris Evans, Aubrey Plaza e Margaret Qualley nel cast della commedia dark di Ethan Coen “Honey Don’t!”

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Arriverà nelle sale a marzo il film Drive-Away Dolls, che vede per la prima volta Ethan Coen alla regia di un lungometraggio senza il fratello Joel. Da tempo, però, Ethan aveva annunciato di star lavorando anche ad un’altro progetto in solitaria (prima di riunirsi con il fratello) di cui ora scopriamo qualcosa in più. Il film sarà una commedia dark intitolata Honey Don’t! e avrà come protagonisti gli attori Chris Evans, Aubrey Plaza e Margaret Qualley (già protagonista anche di Drive-Away Dolls).

Il film è scritto da Ethan Coen insieme alla moglie e collaboratrice Tricia Cooke, ma ad ora i dettagli della trama sono stati tenuti segreti. Stando a quanto riportato dal The Hollywood Reporter, Honey Don’t! dovrebbe avere un certo sapore pulp simile a Drive-Away Dollscon alcune fonti che riportano che la storia è ambientata a Bakersfield, in California, dove Qualley interpreterà un investigatrice privata, Plaza una donna misteriosa ed Evans il leader di una setta. La produzione dovrebbe iniziare a fine marzo in New Mexico.

Focus Features produrrà il film, riunendo il team di produttori già formatosi per Drive-Away Dolls, composto da Tim Bevan ed Eric Fellner della Working Title, Robert Graf e gli stessi Coen e Cooke. Non resta che ora che attendere maggiori informazioni riguardo a questo progetto e con le riprese previste da qui a due mesi ci si può attendere ulteriori novità, a partire da ulteriori membri del cast e fino ad una prima sinossi ufficiale. Come anticipato, dopo questo secondo film in solitaria Ethan Coen sembra pronto per tornare a collaborare con il fratello Joel per un progetto però ancora avvolto nel mistero.

Chicago PD 11: promo e trama dal terzo episodio “Safe Harbor”

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Chicago PD 11: promo e trama dal terzo episodio “Safe Harbor”

Il network americano della NBC ha diffuso promo e trama del terzo episodio di Chicago PD 11, l’attuale undicesima stagione di Chicago PD.

In Chicago PD 11×03 che si intitolerà “Safe Harbor” Burgess si trova nel mezzo di un attacco ai rifugiati; la squadra indaga sul caso.

La sinossi ufficiale della stagione 11 di Chicago P.D. è la seguente:

“Un avvincente dramma poliziesco sugli uomini e le donne del Distretto 21 della polizia di Chicago che mettono tutto in gioco per servire e proteggere la loro comunità”. Il Distretto 21 è composto da due gruppi distinti: i poliziotti in uniforme che pattugliano il territorio e affrontano testa a testa i crimini di strada della città e l’Unità di Intelligence che combatte i reati più importanti della città – criminalità organizzata, traffico di droga, omicidi di alto profilo e altro ancora”.

L’undicesima stagione di Chicago PD darà l’addio a Tracy Spiridakos, che nella serie interpretava il detective Hailey Upton. I restanti membri del cast Chicago P.D., tra cui Jason Beghe nel ruolo di Hank Voight, Lisseth Chavez nel ruolo di Vanessa Rojas, Patrick Flueger nel ruolo di Adam Ruzek, LaRoyce Hawkins nel ruolo di Kevin Atwater, Amy Morton nel ruolo di Trudy Platt e Marina Squerciati nel ruolo di Kim Burgess, rimangono i protagonisti dello show.

Chicago PD è il secondo capitolo della franchise di serie Chicago della Wolf Entertainment e arriva a due anni di distanza dal debutto della prima serie, Chicago Fire.  Spin-off di Chicago Fire, Chicago PD si concentra sul 21° distretto fittizio, che ospita gli agenti di pattuglia e l’unità di intelligence d’élite del dipartimento, guidata dal sergente Hank Voight (Jason Beghe). La serie segue gli agenti di pattuglia in uniforme e l’Unità di Intelligence del 21° distretto del Dipartimento di Polizia di Chicago mentre inseguono gli autori dei principali reati di strada della città.

Nell’undicesima stagione La Upton fa da ombra a una squadra di prevenzione delle crisi e si trova in contrasto con il medico di salute mentale.

Masters of the Air: una clip dalla serie evento Apple Tv+ con Austin Butler

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Apple TV+ dopo la featurette dietro le quinte ha pubblicato la prima clip di Masters of the Air, il dramma storico in arrivo che racconta il coraggio e le lotte di un gruppo di soldati dell’aviazione durante la Seconda Guerra Mondiale.

La serie dei produttori esecutivi di “Band of Brothers” e “The Pacific”, Steven Spielberg, Tom Hanks e Gary Goetzman, vanta un cast stellare guidato dal candidato all’Oscar Austin Butler, Callum Turner, Anthony Boyle, Nate Mann, Rafferty Law, il candidato all’Oscar Barry Keoghan, Josiah Cross, Branden Cook e Ncuti GatwaMasters of the Air farà il suo debutto su Apple TV+ il 26 gennaio 2024 con i primi due episodi, seguiti da un nuovo episodio ogni venerdì, fino al 15 marzo.

Basata sull’omonimo libro di Donald L. Miller e sceneggiato da John Orloff, Masters of the Air segue gli uomini del 100° Gruppo Bombardieri (il “Bloody Hundredth”) alle prese con pericolosi raid di bombardamento sulla Germania nazista in condizioni proibitive, dovute al gelo, alla mancanza di ossigeno e al terrore di un combattimento condotto a 25.000 piedi di altezza. La rappresentazione del prezzo psicologico ed emotivo pagato da questi giovani uomini che hanno contribuito a distruggere l’orrore del Terzo Reich di Hitler è al centro della storia di Masters of the Air. Alcuni furono abbattuti e catturati; altri furono feriti o uccisi. Altri ancora ebbero la fortuna di tornare a casa. Indipendentemente dal destino individuale, tutti hanno ricevuto un tributo.

Spaziando dai campi e villaggi bucolici del sud-est dell’Inghilterra, alle dure privazioni di un campo di prigionia tedesco e ritraendo un periodo unico e cruciale della storia mondiale, “Masters of the Air” è un vero e autentico successo cinematografico sia in termini di scala, che di portata.

Prodotta dagli Apple Studios, Masters of the Air è prodotta esecutivamente da Spielberg attraverso Amblin Television, e da Hanks e Goetzman per conto di Playtone. Darryl Frank e Justin Falvey della Amblin Television sono co-produttori esecutivi insieme a Steven Shareshian della Playtone. Oltre a scrivere, Orloff è co-produttore esecutivo. Anche Graham Yost è produttore esecutivo della serie. Anna Boden, Ryan Fleck, Cary Joji Fukunaga, Dee Rees e Tim Van Patten si alternano alla regia.

Chicago Fire 12: promo e trama dal terzo episodio “Trapped”

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Chicago Fire 12: promo e trama dal terzo episodio “Trapped”

Il network americano della NBC ha diffuso promo e trama del terzo episodio di Chicago Fire 12, l’attuale dodicesima stagione di Chicago Fire.

In Chicago Fire 12×03 che si intitolerà “Trapped” e andrà in onda negli USA il 31 Gennaio 2024 Mentre i coraggiosi vigili del fuoco, la squadra di soccorso e i paramedici della caserma 51 di Chicago si lanciano nel pericolo, lottando coraggiosamente per salvare gli abitanti della loro città dal pericolo, stringono anche legami profondi e indissolubili tra loro.

La dodicesima stagione di Chicago Fire

La sinossi della dodicesima stagione di Chicago Fire: “In seguito a un incendio/minaccia estremista, la vita di Mouch è in bilico. La relazione di Sylvie con Dylan si è conclusa e una nuova porta si è aperta quando Casey le ha proposto di sposarlo, nel frattempo lei stava cercando di adottare una bambina. Stella prende la decisione di lasciare Chicago nella speranza di riportare indietro Kelly”.

Oltre a Kinney, la dodicesima stagione del procedurale della NBC è interpretata anche da David Eigenberg nel ruolo del tenente Christopher Herrmann, Joe Minoso nel ruolo del pompiere Joe Cruz, Miranda Rae Mayo nel ruolo del tenente Stella Kidd, Daniel Kyri nel ruolo di Darren Ritter, Hanako Greensmith nel ruolo della paramedica Violet Mikami, Eamonn Walker nel ruolo del vice capo distretto Wallace Boden e Christian Stolte nel ruolo di Randall McHolland.

Kara Killmer, che nella serie interpretava la paramedica Sylvie Brett, lascerà Chicago Fire nel corso della 12ª stagione. D’altra parte, il Blake Gallo di Alberto Rosende ha fatto un’ultima apparizione durante la première della Stagione 12.

Doc – Nelle tue mani 3: anticipazioni dagli episodi 5 e 6

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Doc – Nelle tue mani 3: anticipazioni dagli episodi 5 e 6

Dopo la messa in onda degli episodi 3 e 4 che abbiamo recensito qui, oggi vi svegliamo le anticipazioni dei nuovi episodi di terza stagione della serie tv DOC – Nelle tue mani che andranno in onda questa sera giovedì 18 gennaio, in prima serata su Rai 1. Ecco le anticipazioni dell’episodio cinque e dell’episodio sei, che si intitolano rispettivamente “Il beneficio del dubbio” e “la vela”.

Doc – Nelle tue mani 3 EPISODIO 5 – “Il beneficio del dubbio”

Dopo un nuovo ricordo, Andrea fatica a credere a quello che la sua memoria sembra suggerirgli, al punto da chiedere a Enrico di sospendere la terapia. Anche in reparto la situazione non è certo tranquilla perché, oltre a Rita, una giovane ragazza che rifiuta la chemioterapia, Andrea e la sua squadra si trovano a doversi occupare del caso di una paziente che conoscono fin troppo bene.

Doc – Nelle tue mani 3 EPISODIO 6 – “La vela”

Dopo le ultime rivelazioni, Doc vede crollare alcune delle certezze che aveva sul suo passato. Per fare chiarezza su quanto sia successo, trascina nella sua ricerca anche Giulia, messa in crisi dall’idea che la sua relazione con Andrea fosse basata su una menzogna. Problemi con il passato sembra averli anche Angelo, un paziente ricoverato all’Ambrosiano, le cui condizioni costringono Martina a dare prova di tutto il suo talento.

DOC – Nelle tue mani è una produzione Lux Vide, società del gruppo Fremantle, in collaborazione con Rai Fiction. Tra partenze e nuovi arrivi in DOC – Nelle tue mani, nuove sfide attendono la squadra del Policlinico Ambrosiano di Milano, guidata dall’amatissimo dottor Andrea Fanti (Luca Argentero), che torna finalmente a rivestire il ruolo di primario mentre prova a recuperare quei ricordi che ormai tutti (o quasi) ritenevano perduti per sempre.

DOC – Nelle tue mani, la serie

DOC – Nelle tue mani è la serie tv prodotta da RAI FICTION scritta da Francesco Arlanch e Viola Rispoli. Una produzione Lux Vide, società del gruppo Fremantle, in collaborazione con Rai Fiction

Nel cast di DOC – Nelle tue mani Luca Argentero, Matilde Gioli, Pierpaolo Spollon, Sara Lazzaro, Marco Rossetti, Laura Cravedi, Giacomo Giorgio, Elisa Wong, Elisa Di Eusanio, Giovanni Scifoni, Aurora Peres e Diego Ribon. La regia è affidata a Jan Maria Michelini (ep. 1-4), Nicola Abbatangelo (ep. 5-10) e Matteo Oleotto (ep. 11-16).

Le riprese della serie si sono svolte tra Roma, Milano e Formello; per la location ospedaliera il Policlinico Universitario Campus Bio-Medico e l’Università Campus Bio-Medico di Roma hanno messo a disposizione spazi e tecnologie.

Point Blank – Conto alla rovescia: recensione del film con Anthony Mackie

Gli amanti delle sparatorie e delle scene mozzafiato godranno solo a metà con la visione di Point Blank – Conto alla rovescia, il film diretto nel 2019 da Joe Lynch, regista di horror e action movie con un’incursione nel mondo della commedia per la pellicola I nerd che fecero l’impresa. Il film inizia infatti all’insegna della violenza con un’esplosione e uno spettacolare inseguimento in media res e, certo, non mancano sangue e ferite d’arma da fuoco, ma la dimensione del thriller viene abbandonata piuttosto velocemente per approdare a una commedia dei buoni sentimenti, pur condita da scene acrobatiche. 

Point Blank – Conto alla rovescia è un thriller-action movie che si trasforma in commedia dei buoni sentimenti

Il film è interpretato da Captain America, aka Anthony Mackie, e Frank Grillo, già insieme a lui sul set di Avengers: Endgame, per la regia di Anthony e Joe Russo. In Point Blank – Conto alla rovescia Mackie interpreta Paul, un infermiere in procinto di diventare padre che il destino pone sulla rotta di Abe, interpretato da Grillo, un criminale di professione gravemente ferito dopo un’azione finita diversamente dai piani iniziali. Diciamolo pure: la premessa non è delle più originali per un thriller d’azione, ma è nello sviluppo che si può trovare una chiave di lettura distintiva e più intrigante per un film che diventa una sorta di road movie tra le strade cittadine mentre l’interazione tra due personaggi costretti in una convivenza forzata finisce per diventare l’elemento principale della sceneggiatura.

A far scattare l’azione è il ricatto di Mateo, interpretato da Christian Cook, che rapisce la moglie di Paul, interpretata da Teyonah Parris, incinta al nono mese, per ottenere la liberazione del fratello Abe, costretto sotto sorveglianza nell’ospedale in cui l’uomo lavora. L’infermiere riesce a far evadere il criminale dall’edificio e la strana coppia che si viene a creare comincia così un percorso ad ostacoli che all’insegna di una guida spericolata deve evitare poliziotti corrotti e trappole della malavita per arrivare alla salvezza e che finisce per fare squadra ben al di là della contingenza iniziale.

Tra un’azione spettacolare e l’altra, infatti, l’attenzione del protagonista sembra addirittura più concentrata sul destino del compagno di sodalizio Abe che su quello della moglie Taryn. Come nel più tradizionale dei meccanismi di sceneggiatura che guida attraverso il viaggio l’evoluzione dei personaggi, anche qui vediamo nascere frame dopo frame un rapporto diverso tra i protagonisti, così come accade in parallelo anche alla coppia Cook – Parris, in cui la dimensione della cura si sostituisce alla tensione che ahimè, a metà film è ormai materia del passato. 

Mackie interpreta ‘l’eroe discreto della porta accanto’

Point Blank - Conto alla rovescia Anthony Mackie
Foto di Patti Perret © Netflix

In Point blank – Conto alla rovescia Mackie non fa sfoggio di muscoli come per i personaggi dei suoi precedenti film ma la sua interpretazione è quella di un eroe discreto, che consente invece l’identificazione con il tranquillo uomo della porta accanto che da un momento all’altro si trova catapultato in un incubo, in cui ogni punto di riferimento risulta compromesso. Un ruolo incisivo è rappresentato nel film da Marcia G. Harden, convincente villain al femminile che in fatto di cattiveria non ha niente da invidiare ai più classici antagonisti maschili, anche se il suo ruolo risulta limitato e delineato più come un espediente della trama che come un personaggio a tutto tondo con una storia alle spalle a creare spessore e proprie motivazioni.

Point Blank – Conto alla rovescia è il remake della pellicola francese A bout portant di Fred Cavayé, girata nel 2010 e revisionata per il progetto Netflix sulla base della sceneggiatura di Adam G. Simon. La sua scrittura non arriva veramente a concretizzare l’effetto sorpresa che ci si attende da un film del genere thriller e, certo, non aiuta la colonna sonora di Mitch Lee, che naviga sulla scia di motivetti orecchiabili e rassicuranti anche nelle scene in cui l’azione dovrebbe tenere lo spettatore col fiato sospeso. L’appiattimento della trama potrebbe rischiare di far passare inosservate alcune scelte di regia con angolazioni particolarmente originali che, tuttavia, non si rivelano realmente funzionali allo scorrimento dell’azione.

Quando Hitler rubò il coniglio rosa: il libro e la storia vera dietro il film

In occasione della Giornata della Memoria, il 27 gennaio, sono numerosi i film che ci aiutano a ricordare o a sapere com’era vivere ai tempi della Seconda guerra mondiale, delle leggi razziali e di tutte le altre atrocità verificatesi in quegli anni bui. Da un classico come Schindler’s List passando per il nostrano La vita è bella e fino a titoli più recenti come Il figlio di Saul, Il bambino con il pigiama a righe, La chiave di Sara o il satirico Jo Jo Rabbit. Ognuno di essi affronta un determinato aspetto di quel periodo, sempre con toni e atmosfere diverse ma con un unico obiettivo: aiutare a non dimenticare quanto accaduto. A questa causa si unisce anche Quando Hitler rubò il coniglio rosa.

Uscito nel 2019, questo film è diretto dalla regista tedesca Caroline Link, che dopo essersi affermata nel 1996 con Al di là del silenzio, nel 2002 vinse l’Oscar al Miglior film straniero con Nowhere in Africa, anch’esso incentrato su una vicenda che si svolge all’alba della Seconda guerra mondiale. La regista torna dunque sul tema che l’ha consacrata a livello internazionale adattando l’omonimo romanzo di Judith Kerr. Prende così vita un film profondamente drammatico ma che grazie al punto di vista della sua giovane protagonista garantisce anche quell’ottimismo e quella convinzione nell’esistenza di una nuova speranza tipici dei bambini.

Il passaggio televisivo di Quando Hitler rubò il coniglio rosa, ispirato a vicende realmente avvenute, è dunque un’ottima occasione per confrontarsi con un nuovo film che aiuta a ricordare e a far sì che accaduto non si verifichi mai più. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Si parlerà poi anche del libro da cui è tratto e della storia vera dietro di esso. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Quando Hitler rubò il coniglio rosa Riva Krymalowski

La trama e il cast di Quando Hitler rubò il coniglio rosa

Protagonista della storia è una ragazzina tedesca di origine ebraica di nome Anna che, nel 1933 a soli 9 anni, con l’ascesa al potere di Hitler, è costretta a lasciare Berlino insieme alla famiglia per sfuggire ai nazisti. Durante il viaggio attraverso l’Europa alla ricerca di un posto sicuro dove rifugiarsi, Anna dovrà lasciare tutto ciò che ha, compreso il suo amato coniglio rosa di peluche e la sua vita non sarà mai più la stessa. La piccola Anna, insieme alla sua famiglia, dovrà da quel momento venire a patti con le sfide che la vita da rifugiati impone, ma senza abbandonare mai la speranza e la fiducia di un futuro migliore.

Ad interpretare la protagonista Anna Kemper vi è l’attrice Riva Krymalowski, qui al suo primo ruolo cinematografico. In seguito, ha recitato nella serie Babylon Berlin e nel film Silver e il libro dei sogni. Oliver Masucci (che ha interpretato Adolf Hitler in Lui è tornato, ma è anche noto per il ruolo di Ulrich Nielsen nella serie Dark) ricopre qui il ruolo del padre Arthur Kemper. Carla Juri (la dottoressa Anna Stelline in Blade Runner 2049) interpreta invece la madre Dorothea Kemper, mentre Marinus Hohmann è presente nel ruolo di Max, fratello di Anna. Completano il cast Ursula Werner nel ruolo della governante Heimpi e Justus von Dohnányi in quello dello zio Julius).

Quando Hitler rubò il coniglio rosa libro

Quando Hitler rubò il coniglio rosa: il libro di Judith Kerr, la sua storia vera e il suo significato

Come anticipato, Quando Hitler rubò il coniglio rosa è un romanzo per ragazzi di Judith Kerr, pubblicato per la prima volta nel 1971 e tradotto in Italia nel 1976 nella collana “BUR dei Ragazzi” dalla casa editrice Rizzoli. Si tratta però anche di un romanzo che, oltre al contesto storico in cui è ambientato, si pone come racconto semi-autobiografico della sua scrittrice. Nata nel 1923 in Germania, come la protagonista del suo romanzo Kerr all’età di dieci anni Kerr si trasferì con la sua famiglia, tutti rifugiati ebrei, nel Regno Unito, sfuggendo così all’affermazione del nazismo. In particolare, lei e la sua famiglia furono obbligati a partire poiché il padre, il noto critico teatrale Alfred Kerr, era ricercato dalle autorità.

Insieme viaggiarono prima in Svizzera, poi in Francia, e infine si stabilirono appunto nel Regno Unito nel 1935. Qui, crescendo, Kerr divenne nota per i suoi libri per bambini, da lei anche illustrati, come la serie del gatto Mog o La tigre che venne per il tè, e romanzi autobiografici come La stagione delle bombe e – appunto – Quando Hitler rubò il coniglio rosa, che narrano appunto la storia dell’ascesa al potere del nazismo nella Germania degli anni Trenta dal punto di vista di una bambina. Con quest’ultimo, in particolare, la scrittrice utilizza la metafora del coniglio peluche di colore rosa quale simbolo dell’infanzia rubata ad ogni bambino cresciuto in quegli anni.

Il trailer di Quando Hitler rubò il coniglio rosa e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Seven grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Google Play, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 24 gennaio alle ore 21:25 sul canale Rai 1.

Deadpool 3 termina le riprese, Ryan Reynolds annuncia: “Sono soprattutto lacrime”

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Dopo un lungo ritardo causato dallo sciopero SAG-AFTRA, le riprese di Deadpool 3 dei Marvel Studios sono terminate, ha annunciato oggi su Instagram la star Ryan Reynolds.

Reynolds ha ringraziato il cast e la troupe di Deadpool 3 e il regista Shawn Levy, prendendo in giro il suo co-protagonista Hugh Jackman. Il messaggio toccante, al limite del sentito, è stato compensato – nel classico modo di Reynolds e Deadpool – da una foto del cavallo in spandex del supereroe.

Il costume nasconde il sangue. Anche il sudore… Ma oggi, con la confezione di ‘Deadpool’, sono soprattutto lacrime. Un gigantesco e perenne ringraziamento al cast e alla troupe del nostro film che hanno combattuto contro il vento, la pioggia, gli scioperi e @thehughjackman, il tutto sotto la strenua guida di @slevydirect”, ha scritto Reynolds su Instagram. “Ho avuto modo di fare un film con i miei amici più cari e questo non accade molto spesso. Ci vediamo il 26 luglio… ⚔️🥺⚔️“.

 

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Deadpool 3 doveva originariamente uscire nelle sale il 3 maggio 2024, ma è stato ritardato, insieme a molti altri film, durante lo sciopero della SAG-AFTRA dello scorso anno. La nuova data è il 26 luglio e segnerà l’ingresso ufficiale di Deadpool nel Marvel Cinematic Universe dopo l’acquisizione della Fox da parte della Disney. I due precedenti film di “Deadpool“, insieme all’intero franchise degli “X-Men“, erano di proprietà e distribuiti dalla Fox prima dell’acquisizione da 71,3 miliardi di dollari, completata dalla Disney nel 2019.

Chi c’è in Deadpool 3?

Deadpool 3 riunisce il protagonista Ryan Reynolds con Shawn Levy, regista di Free Guy e The Adam Project, che ha firmato la regia dell’atteso progetto. Hugh Jackman uscirà finalmente dal suo pensionamento da supereroi per riprendere il ruolo di Wolverine. Sebbene i dettagli ufficiali della storia di Deadpool 3, con protagonista Ryan Reynolds, non siano infatti ancora stati rivelati, si presume che la trama riguarderà il Multiverso. Il modo più semplice per i Marvel Studios di unire la serie di film di Deadpool – l’unica parte del franchise degli X-Men sopravvissuta all’acquisizione della Fox da parte della Disney – è stabilire che i film di Reynolds si siano svolti in un universo diverso.

Ciò preserva i film degli X-Men della Fox nel loro universo, consentendo al contempo a Deadpool e Wolverine, di nuovo interpretato da Hugh Jackman, viaggiare nell’universo principale dell’MCU. Nel film saranno poi presenti anche personaggi presenti nei primi due film di Deadpool, come Colossus e Testata Mutante Negasonica. Da tempo, però, si vocifera che anche altri X-Men possano fare la loro comparsa nel film, come anche alcuni altri supereroi della Marvel comparsi sul grande schermo nei primi anni Duemila, in particolare il Daredevil di Ben Affleck.

Una voce recente afferma che anche Liev Schreiber sia presente riprendendo il suo ruolo Sabretooth. Di certo, Morena Baccarin (Vanessa), Karan Soni (Dopinder), Leslie Uggams (Blind Al), Rob Delaney (Peter) e Shioli Kutsuna (Yukio) torneranno tutti nei panni dei rispettivi personaggi, e a loro si uniranno i nuovi arrivati in franchising Emma Corrin (The Crown) e Matthew Macfadyen (Succession), i cui ruoli sono ancora segreti. Un recente report afferma inoltre che la TVA di Loki, incluso l’agente Mobius (Owen Wilson) e Miss Minutes, saranno coinvolti nel film. Deadpool 3 uscirà nei cinema il 26 luglio 2024.

Netflix non rilascerà il film di fantascienza quasi completato The Mothership di Halle Berry

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Netflix avrebbe cancellato il piano di distribuzione per il  thriller fantascientifico quasi completato con Halle Berry, The Mothership.

Secondo The InSneider di Jeff Sneider, Netflix non ha più intenzione di distribuire The Mothership, un film di fantascienza diretto da Matt Charman e girato nel 2021. Oltre alla Berry, il film era interpretato da Omari Hardwick, Molly Parker, John Ortiz e Paul Guilfoyle.

Perché The Mothership non verrà distribuito?

Secondo il rapporto di Sneider, The Mothership richiedeva “significative riprese” aggiuntive che Netflix ha deciso di non effettuare. Questi rimaneggiamenti sarebbero stati difficili da portare a termine, dato che il film ha come protagonisti diversi bambini che sono notevolmente invecchiati da quando sono state completate le riprese principali.

Secondo quanto riferito, inoltre, The Mothership ha avuto un “lungo processo di post-produzione” e “ripetuti ritardi”, che hanno influito sulla decisione di Netflix.

Un insider di Netflix ha dichiarato che tali decisioni non sono mai facili da prendere, né vengono prese alla leggera, e che lo streamer è grato a tutti coloro che hanno lavorato al film“, si legge nell’articolo.

Questo sembra significare che la piattaforma di streaming non ha staccato la spina a The Mothership per ottenere una detrazione fiscale, cosa che David Zaslav della Warner Bros. Discovery è solito fare. Avendo già eliminato Batgirl e Scoob! Holiday Haunt, l’anno scorso la Warner Bros. Discovery è balzata agli onori della cronaca per aver intascato un’ingente somma di denaro dopo aver cancellato l’uscita del già completato Coyote vs. Acme.

Un anno dopo la misteriosa scomparsa del marito dalla loro fattoria rurale, la madre single Sara Morse e i suoi figli scoprono uno strano oggetto extraterrestre sotto la loro casa, che li porta a intraprendere una corsa alla ricerca del marito, del padre e soprattutto della verità“, si legge nella sinossi di The Mothership.

Charman, già co-sceneggiatore de Il ponte delle Spie del 2015 con i fratelli Coen, ha scritto e diretto The Mothership. Fred Berger e Brian Kavanaugh-Jones sono stati i produttori.

Halle Berry sta ancora lavorando con Netflix a The Union, un nuovo thriller diretto da Julian Farino e interpretato da Mark Wahlberg, J.K. Simmons e Jackie Earle Haley. The Union non ha ancora una data di uscita.

Ted Lasso potrebbe tornare: “Ci sono sempre conversazioni in corso”

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Channing Dungey è entrato a far parte del Warner Bros. TV Group in qualità di presidente alla fine del 2020, proprio nel bel mezzo della pandemia COVID-19, che ha reso interessante il primo anno di lavoro. Poi è arrivata la fusione Warner Media-Discovery nel 2022 e la ristrutturazione che ne è conseguita. Nel 2023, gli scioperi di Hollywood sconvolsero nuovamente l’attività. In questi giorni Dungey ha rilasciato una lunga intervista a Variety nel quale ha fatto un po’ il punto e ha parlato anche del destino di Ted Lasso.

Ci sono state molte turbolenze da quando ho assunto questo ruolo“, ha dichiarato recentemente Dungey a Variety. “Spero – e sto battendo il legno mentre lo dico – che mentre giriamo l’angolo verso il 2024, ci siamo lasciati alle spalle alcune delle sfide più grandi. Sono sicura che ci sarà qualcosa di nuovo all’orizzonte, ma spero che il 2024 segni un ritorno all’attività di sempre“.

Oltre a fornire freschi aggiornamenti sullo stato dello sviluppo dell’annunciata e già attesissima serie tv su Harry Potter, il dirigente ha avuto modo di parlare come anticipato anche di Ted Lasso, una serie di successo prodotta da Warner e trasmessa da Apple TV+, vincitore di un Emmy, “Ted Lasso“, che potrebbe essersi concluso dopo tre stagioni – ma mai dire mai su una sorta di evoluzione o revival. Ancora oggi, la star e co-creatore della serie Jason Sudeikis non vuole confermare se sia davvero finita.

Voglio dire, avete visto il finale, c’è una piccola porta che potrebbe essere riaperta se necessario”, ha detto Dungey. “Non metterei ancora il punto alla fine della frase. C’è ancora molto amore per ‘Ted Lasso’. E credo che ci sia ancora molto entusiasmo da parte di Apple per ‘Ted Lasso’. Se dovesse presentarsi l’opportunità, saremmo entusiasti di tornare a produrre altri ….. Ci sono sempre conversazioni in corso, ma niente di ufficiale“.

Ted Lasso è stato sviluppato da Jason Sudeikis, Bill Lawrence, Brendan Hunt e Joe Kelly. I produttori esecutivi erano Sudeikis, Lawrence, Jeff Ingold e Liza Katzer. Il film è stato prodotto da Warner Bros. Television e Universal Television.

Ted Lasso è interpretato da Sudeikis (Saturday Night Live), Hannah Waddingham (Game of Thrones), Brendan Hunt (We’re the Millers), Jeremy Swift (Downton Abbey), Juno Temple (The Other Boleyn Girl), Brett Goldstein (Derek), Phil Dunster (The Good Liar) e Nick Mohammed (Intelligence).

Shōgun: trailer vietato ai minori della serie in arrivo su Disney+

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FX ha rilasciato un nuovo trailer red band di Shōgun, il suo prossimo dramma epico, che si svolge durante il periodo Edo del Giappone.

Il video mette in evidenza le sequenze di combattimento ricche d’azione ed emozionanti dello show Shōgun,  mentre i personaggi principali si preparano ad andare in guerra. Il debutto della serie è previsto per il 27 febbraio su FX e Hulu. In Italia in esclusiva su Disney+

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La serie composta da 10 episodi è ambientata in Giappone nell’anno 1600, all’alba di una guerra civile che segnerà un secolo. Il produttore Hiroyuki Sanada interpreta il ruolo di “Lord Yoshii Toranaga” che sta lottando per la sua vita mentre i suoi nemici nel Consiglio dei Reggenti si coalizzano contro di lui. Quando una misteriosa nave europea viene ritrovata abbandonata in un vicino villaggio di pescatori, il suo pilota inglese, “John Blackthorne” (Cosmo Jarvis), arriva portando con sé segreti che potrebbero aiutare Toranaga a ribaltare le sorti del potere e a distruggere la temibile presenza dei nemici di Blackthorne, i preti gesuiti e i mercanti portoghesi.

I destini di Toranaga e Blackthorne diventano inestricabilmente legati alla loro interprete, “Toda Mariko” (Anna Sawai), una misteriosa nobildonna cristiana, ultima di una stirpe caduta in disgrazia. Mentre serve il suo signore in questo scenario politico difficile, Mariko deve conciliare il suo legame ritrovato con Blackthorne, il suo impegno verso la fede che l’ha salvata e il suo dovere nei confronti del padre defunto.

La serie Shōgun si avvale di un cast giapponese di alto livello, senza precedenti per una produzione americana, tra cui Tadanobu Asano nel ruolo di “Kashigi Yabushige”, un noto traditore e stretto alleato di Toranaga; Hiroto Kanai nei panni di “Kashigi Omi”, il giovane leader del villaggio di pescatori dove viene trovata la nave di Blackthorne; Takehiro Hira nel ruolo di “Ishido Kazunari”, un potente burocrate che è il principale rivale di Toranaga; Moeka Hoshi in quello di “Usami Fuji”, una vedova che deve trovare un nuovo scopo nel mezzo della guerra del suo signore; Tokuma Nishioka nel ruolo di “Toda Hiromatsu”, il generale fidato e il più caro amico di Toranaga; Shinnosuke Abe nei panni di “Toda Hirokatsu” (“Buntaro”), il geloso marito di Mariko; Yuki Kura in quelli di “Yoshii Nagakado”, lo sfacciato figlio di Toranaga che ha un forte desiderio di mettersi in gioco; e Fumi Nikaido nel ruolo di “Ochiba no Kata”, la venerata madre dell’erede che non si fermerà davanti a nulla pur di porre fine a Toranaga e alla sua minaccia al potere del figlio.

Shōgun è stata creata per la televisione da Rachel Kondo e Justin Marks, con Marks in veste di showrunner e produttore esecutivo. I produttori esecutivi sono Michaela Clavell, Edward L. McDonnell, Michael De Luca e Kondo. Hiroyuki Sanada è produttore. La serie è prodotta da FX Productions.

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La Storia: recensione degli ultimi episodi della fiction Rai

La Storia: recensione degli ultimi episodi della fiction Rai

Continua su Rai 1 La Storia, fiction firmata Francesca Archibugi e adattamento dell’omonimo romanzo di Elsa Morante, che con gli ultimi episodi del 22 e 23 gennaio vince per share e telespettatori, consolidando il proprio successo e decretandosi vincitrice della serata sulle reti generaliste. Negli episodi finali (quinto, sesto, settimo e ottavo) subentrano nuovi personaggi, uno fra questi la prostituta Santina di Asia Argento e il nuovo amore di Nino, Patrizia, interpretata da Romana Maggiora Vergano (la Marcella di C’è ancora domani), e si completano gli archi narrativi dei protagonisti, in particolare quelli di Ida, Useppe e Nino. Ricordiamo, inoltre, che per chi non avesse avuto modo di seguirla in diretta, La Storia può essere recuperata sulla piattaforma Rai Play.

La Storia, trama degli ultimi episodi

Nella puntata andata in onda il 15 gennaio, avevamo visto Ida e Useppe abbandonare il caseificio di Pietralata dove hanno trascorso diverso tempo con i Mille. La donna è riuscita a trovare una camera in affitto dalla famiglia Marocco, in zona Testaccio, ma la condizione di povertà in cui riversa le fa patire la fame. Nel mentre, Useppe inizia a manifestare delle assenze, seguite da alcune convulsioni, che portano alla diagnosi di epilessia infantile, stessa patologia che aveva afflitto Ida da piccola. Nel frattempo, lontano da Roma, Nino è impegnato nel contrabbando e inizia a guadagnare soldi sporchi, potendo così permettere alla sua famiglia di trovarsi una casa tutta propria. Sfortuna vorrà che, in un viaggio per trasportare la merce, sarà coinvolto in un incidente e morirà. Intanto, la patologia di Useppe sembra non migliorare…

La Storia

I difetti delle ultime due puntate

In questi ultimi episodi andati in onda di La Storia, si riscontra quasi nell’immediato una maggiore falla all’interno della sceneggiatura e dei piani temporali, qualcosa che avevamo già accennato nella recensione del terzo e quarto episodio, che qui però diventano più evidenti. Alcuni si presentano come dei veri e propri buchi di trama, in cui a essere compromessa è anche un po’ la linearità del racconto. Altri invece sembrano delle disattenzioni in fase di montaggio, con alcune sequenze narrative in cui non si distingue bene il cambiamento in corso e che possono confondere gli spettatori.

Fra queste incrinature a essere più evidente è in primis il tempo che passa su tutti i personaggi tranne che sul piccolo Useppe, un comunque bravissimo Mattia Basciani, che sembra essere graziato dalla giovinezza eterna. Nei volti e nei corpi di Ida e degli altri comprimari è invece ben rappresentato con un considerevole lavoro su trucco e parrucco, il quale chiarisce gli anni che scorrono, e dà un’idea di quanto gli orrori della guerra abbiano segnato e stravolto. Inoltre, gli ultimi episodi appaiono ingolfati di inserti tragici, provocando una reazione a catena che non permette di prendere un respiro e dare la dovuta importanza a quanto sta accadendo, pur riuscendo comunque ad essere emotivamente impattanti. La regia, invece, risulta sempre raffinata ed elegante, improntata a mettere in risalto ogni minimo dettaglio di uno spazio scenografico curato minuziosamente.

Jasmine Trinca in stato di grazia

Al netto di qualche problema strutturale, non si può non lodare ancora una volta la performance di Jasmine Trinca, che raggiunge lo stato di grazia in questi ultimi episodi in cui il livello drammatico si alza enormemente, riempiendo la scena e sorreggendo il racconto, sempre più pesante e complesso, sulle proprie spalle. Trinca ingloba alla perfezione dentro di sé rabbia, preoccupazione, terrore, timori e coraggio di una madre che, se prima doveva proteggere il figlio dai nazifascisti, ora si ritrova a doverne affrontare gli strascichi.

La fame, la povertà e la malattia galoppante di Useppe, traumatizzato e scosso dalla guerra, si fanno sempre più presenti nella narrazione, diventando primari, e servono a risaltare le capacità recitative di Trinca, la quale esprime con il solo uso dello sguardo lo stato d’animo di una donna in frantumi, spezzata dagli agghiaccianti eventi, che cerca in ogni modo possibile di non soccombere al dolore e sollevarsi. Apparsi i titoli di coda dell’ultima puntata, quello che resta da dire è: Jasmine Trinca è stata davvero meravigliosa.

Tutti tranne te: recensione del film con Sydney Sweeney e Glen Powell

“Qui ha molto a che fare con l’odio, ma ancor di più con l’amore”, scriveva William Shakespeare in Romeo & Giulietta. Frase che il regista Will Gluck inserisce anche all’interno del suo nuovo film, Tutti tranne te, a mo’ di dichiarazione d’intenti. Ma in realtà l’intero film ha molto a che fare con l’iconico drammaturgo inglese, essendo un adattamento in chiave contemporanea della sua opera Molto rumore per nulla. Gluck, già regista di note rom-com come Easy Girl e Amici di letto, riprende gli elementi base di quel racconto per dar vita ad un nuovo film di questo genere con cui offrire nulla più che puro intrattenimento, dove umorismo scorretto e buoni sentimenti vanno a braccetto.

Tutti tranne te vuole infatti dichiaratamente essere quel tipo di commedia senza peli sulla lingua da primi anni Duemila (di cui proprio Easy Girl è un ottimo esempio), capace con il suo umorismo di divertire ma anche, all’occorrenza, di generare quel gradito disagio nello spettatore. Il tutto includendo in modo naturale elementi propri delle nuove sensibilità culturali, dando così vita ad un sorprendente risultato. Con il coraggio di far ciò senza rinunciare ad una classificazione “R” (ovvero vietato negli Stati Uniti ai minori di 17 anni non accompagnati da adulto), il film – da cui non ci si dovrebbe aspettare chissà che originalità o intenti – è dunque del tutto piacevole per una visione spensierata.

La trama di Tutti tranne te: odiarsi fino ad amarsi

Protagonisti di questo film sono Bea (Sydney Sweeney) e Ben (Glen Powell). I due potrebbero essere una coppia perfetta, ma dopo un primo appuntamento fantastico una serie di incomprensioni spengono la loro infuocata attrazione. Tempo dopo, tuttavia, i due si ritrovano al matrimonio in Australia della sorella di Bea, obbligati dunque ad una convivenza forzata. Con gli occhi di tutti puntati su di loro, si vedranno ben presto costretti a fingere di essere una coppia, ognuno con uno scopo diverso. Ma sarà difficile fingere di piacersi con tutto l’odio che scorre tra di loro e i problemi non tarderanno ad arrivare.

Tutti tranne te Sydney Sweeney Glen Powell

Una commedia di continui inganni

Considerata la sua premessa, è facile immaginare a quale conclusione giungerà il film. Ma come spesso avviene per questo genere di opere, l’importante è ciò che avviene nel mentre e il modo in cui si giunge a quel finale. Difficile però non notare come diverse delle situazioni previste per portare avanti il racconto avvengano in modo un po’ artificioso, a partire dal motivo del litigio tra i due protagonisti. Quando però la vicenda si sposta in Australia, si avverte un leggero distendersi di quelle forzature iniziali. Siamo dove il regista – anche co-sceneggiatore insieme a Ilana Wolpert – voleva portarci e da lì hanno inizio le rocambolesche avventure di Bea e Ben.

La scrittura del film è dunque, almeno in certi momenti, da intendersi come il suo principale limite, anche se – come si accennava in apertura – probabilmente non c’è mai stato l’intento di puntare ad un livello di maggiore originalità o distintività. Eppure, c’è un aspetto di questa narrazione che risulta affascinante ed è il gioco che si genera tra i vari personaggi, dove ognuno cerca di far credere agli altri qualcosa che in realtà non è, costruendo così un sempre più alto castello di inganni destinato naturalmente prima o poi a crollare. Si tratta di una dinamica non sempre portata avanti, ma che quando proposta fa acquisire ad un racconto altrimenti banale un fascino in più.

Il disagio di una generazione

Uno dei pregi maggiori del film è però da ritrovarsi nella sua volontà di affrontare tutta una serie di tematiche proprie dell’odierno mondo delle relazioni. Piano piano che si impara a conoscere Bea e Ben, i due si svelano essere a loro modo cantori di una certa incapacità a gestire le proprie emozioni e, di conseguenza, le relazioni. È allora solo attraverso un percorso inverso, durante il quale sembrano intenzionati a stare alla larga dall’amore che scopriranno cosa davvero li frena nei confronti di esso, permettendogli a quel punto di accoglierlo nelle proprie vite. Tutti tranne te, da questo punto di vista, si apre ad un niente affatto scontato dialogo con la contemporaneità.

Tutti tranne te Glen Powell Sydney Sweeney

 

Sydney Sweeney e Glen Powell sono la forza di Tutti tranne te

Ma se pure Tutti tranne te non si distingue per la scrittura, lo fa certamente grazie ai suoi due protagonisti. Sydney Sweeney e Glen Powell sono tra i più promettenti interpreti della loro generazione: lei ha conquistato tutti grazie alla serie Euphoria ed è ora tra le protagoniste del cinecomic Madame Web, mentre lui ha conquistato grande popolarità grazie a Top Gun: Maverick ed è il protagonista della nuova intelligentissima (quella sì) commedia di Richard Linklater, Hit Man. I due dimostrano qui di essere credibili protagonisti, capaci di misurarsi con la commedia e di poter far divertire scena dopo scena, rimanendo sempre al completo servizio dei propri personaggi.

Con due interpreti primari (ma anche i secondari sanno farsi notare) dotati di una così forte chimica di coppia e di un tale livello di carica erotica, lo spettatore può anche non preoccuparsi troppo delle pecche di scrittura né di alcuni dialoghi certamente discutibili in quanto a didascalismo. Grazie a loro e alle diverse e divertenti situazioni in cui il regista li pone (due su tutte: i goffi tentativi di palpeggiamento durante l’escursione e il salvataggio in mare) prende forma una commedia che arriva sì dove ci si immagina arriverà, ma lo fa con un percorso dalla gioiosità contagiosa (e la colonna sonora guidata da Unwritten di Natasha Bedingfield offre a tal riguardo il suo contribuito), capace di avere un certo eco nello spettatore.

Povere Creature! da domani al cinema il film con Emma Stone

Povere Creature! da domani al cinema il film con Emma Stone

Il film Searchlight Pictures di Yorgos Lanthimos Povere Creature!, vincitore di due Golden Globe come Miglior film musical o comedy e Miglior attrice in un film musical o comedy (Emma Stone), arriverà il 25 gennaio nelle sale italiane, distribuito da The Walt Disney Company Italia.

Povere Creature! ha inoltre ottenuto il Leone d’Oro all’80esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e 11 nomination alla 96° edizione degli Academy Awards.

Dal regista Yorgos Lanthimos e dalla produttrice Emma Stone arriva l’incredibile storia e la fantastica evoluzione di Bella Baxter (Emma Stone), una giovane donna riportata in vita dal brillante e poco ortodosso scienziato Dr. Godwin Baxter (Willem Dafoe). Sotto la protezione di Baxter, Bella è desiderosa di imparare. Affamata della mondanità che le manca, Bella fugge con Duncan Wedderburn (Mark Ruffalo), un abile e dissoluto avvocato, in una travolgente avventura attraverso i continenti. Libera dai pregiudizi del suo tempo, Bella è sempre più decisa nel suo proposito di difendere l’uguaglianza e l’emancipazione.

Searchlight Pictures in associazione con Film4 e TSG Entertainment, una produzione Element Pictures, presenta Povere Creature!, diretto dal candidato all’Academy Award Yorgos Lanthimos (La favorita, The Lobster). Con una sceneggiatura scritta dal candidato all’Academy Award Tony McNamara (La favorita), basata sul romanzo di Alasdair Gray, il film è prodotto dal candidato all’Oscar Ed Guiney p.g.a. (La favorita, Room), Andrew Lowe p.g.a. (The Eternal Daughter, The Souvenir: Part II), Yorgos Lanthimos p.g.a. ed Emma Stone p.g.a..

La vincitrice dell’Academy Award® Emma Stone, (La favorita, La La Land), è protagonista insieme al candidato all’Academy Award® Willem Dafoe (The Lighthouse, The French Dispatch), al candidato all’Academy Award® Mark Ruffalo (Il caso Spotlight, Foxcatcher – Una storia americana), al vincitore del Golden Globe® Ramy Youssef (Ramy, Mr. Robot), Christopher Abbott (Black Bear, Possessor), il vincitore del Primetime Emmy® Award Jerrod Carmichael (The Carmichael Show), Hanna Schygulla (Ai confini del paradiso), Kathryn Hunter (Macbeth) e la candidata al Primetime Emmy® Award Margaret Qualley (C’era una volta a… Hollywood, Maid).

Il direttore della fotografia è il candidato all’Oscar® Robbie Ryan, BSC, ISC (La favorita, C’mon C’mon), gli scenografi sono James Price (Judy) e Shona Heath, con i costumi di Holly Waddington (Lady Macbeth, War Horse), e le acconciature e il trucco prostetico della candidata all’Oscar® Nadia Stacey (La favorita, Crudelia). La colonna sonora originale è composta da Jerskin Fendrix, il montatore è il candidato all’Oscar® Yorgos Mavropsaridis, ACE (La favorita, The Lobster) e la set decorator è Zsuzsa Mihalek (La talpa).

Marvel Zombies potrebbe avere un Moon Knight diverso da Marc Spector

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Marvel Zombies è stato rivelato per la prima volta al Comic-Con di San Diego del 2022 come parte della rivelazione dello slate “Marvel Animation” dei Marvel Studios. Da allora è stato rivelato ben poco e, sebbene la serie sia ancora in cantiere, non si sa se uscirà quest’anno o nel 2025.

Nel frattempo, si sta diffondendo una nuova intrigante voce che suggerisce che Moon Knight sarà uno degli eroi che avranno un ruolo nella serie animata. Lo scooper @CanWeGetToast ha condiviso la notizia oggi, rivelando che Marvel Zombies vedrà un nuovo personaggio diventare il Pugno di Khonshu.

Non sono stati forniti ulteriori dettagli, quindi non sappiamo se sarà un eroe o un cattivo esistente a ereditare il mantello o se sarà una creazione originale a sostituire Marc Spector; in ogni caso, siamo sorpresi che Oscar Isaac non stia tornando nei panni di Marc Spector/Steven Grant/Jake Lockley.

L’attore ha già prestato la voce a Poe Dameron nel film animato Star Wars Resistance, quindi sarebbe sicuramente disposto a farlo. In ogni caso, non dobbiamo necessariamente considerare questo fatto come un’indicazione del fatto che l’attore non tornerà a vestire i panni di Moon Knight nel MCU.

Dopotutto, potrebbe esserci un motivo convincente per non includere Marc in questo seguito dell’episodio What If…?What If…? Zombi?!“. Ricordiamo che questa storia si svolge in una realtà post-apocalittica, quindi un eroe come Moon Knight che cade a causa della piaga degli zombie e viene poi sostituito ha senso. Con un po’ di fortuna, anche Khonshu entrerà a far parte di questa storia cruenta.

Cosa sappiamo su Marvel Zombies?

“Sarà pazzesco”, ha detto di recente Bryan Andrews, regista e produttore di What If…?, a proposito di Marvel Zombies. “Sì, [è] completamente TV-MA. Nasce da ciò che è stato fatto in Episodio [105]. L’idea era che c’è una certa ispirazione dal fumetto, il fatto che siano zombie, ma non stiamo facendo il fumetto, in nessun modo“.

Abbiamo una nostra interpretazione, e molte di quelle cose sono state messe a punto dai nostri talentuosi scrittori di [What If…?] all’inizio, quindi, abbiamo solo preso questo e… esplorato un po’ di più quella mitologia in quell’episodio. Quindi, sì, è pazzesco“.

La serie animata reimmagina l’Universo Marvel mentre una nuova generazione di eroi combatte contro una piaga zombie sempre più diffusa. Nei fumetti, Marvel Zombies è nata come una serie limitata di cinque numeri pubblicata per la prima volta nel 2005.

Povere Creature!, Willem Dafoe: “È stato un set molto felice”

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Povere Creature!, Willem Dafoe: “È stato un set molto felice”

Prossimamente al cinema con Povere Creature!, nuovo film di Yorgos Lanthimos Leone D’Oro a Venezia 80 (qui la nostra recensione), Willem Dafoe racconta la genesi del suo personaggio, Godwin, un moderno Frankenstein che si lascia trascinare dai sentimenti. Il suo viaggio nel mondo del cinema inizia negli anni Ottanta e dopo oltre quarant’anni ottiene finalmente la sua stella sulla Walk of Fame. Questo riconoscimento tanto ambito lo ha condiviso con amici e colleghi che sono stati al suo fianco durante la cerimonia:

È stato un bel momento pieno di amici e di persone con cui ho lavorato che sono venuti per me. Pedro Pascal, con il quale avevo lavorato come attore, e Patricia Arquette hanno tenuto discorsi meravigliosi, mi sono sentito parte di una comunità. Il fatto di avere una stella è una cosa universalmente riconosciuta, è difficile pensare che quella mattonella vivrà più di me“.

Il lavoro con Povere Creature!

Povere Creature! sarà al cinema dal 25 gennaio. Willem Dafoe interpreta una versione moderna di Frankenstein che si discosta moltissimo però dall’idea di orrore e repulsione. Il merito è ovviamente del regista Yorgos Lanthimos e di Emma Stone, protagonista indiscussa della scena: “Lanthimos è veramente un regista che ha la capacità di creare fantistici mondi. Il teso era molto forto e noi attori entravamo in scena senza una guida poi era lui a guardarci e dare tutte le indicazioni e gli aggiustamenti. Emma [Stone] è fantastica, il film è incentrato su di lei, e noi eravamo lì per darle supporto. Ho visto il bellissimo rapporto che ha con Yorgos. È stato un set molto felice“.

I personaggi che interpretato negli anni hanno sempre una cosa in comune: quello di trasformare Dafoe in un uomo completamente nuovo. Che sia il Goblin in Spider-Man o Godwin di Povere Creature! passare il tempo nella sala trucco non è un problema: “L’ho fatto in passato e probabilmente lo farò ancora, è un fantastico mezzo perché hai la possibilità di lavorare con una maschera. Puoi guardarti allo specchio e ti vedi scomparire ma allo stesso tempo vedi apparire altro. È uno strumento meraviglioso dove scopri che puoi provare altri tipi di sentimenti. Non è comodo ma ne vale la pena“.

Nel film si parla tanto di libertà soprattutto dal punto di vista femminile: “La rappresentazione degli uomini in questo film è che sono oppressivi nei confronti delle donne, però nel film viene mostrato anche che le donne hanno una grande forma di libertà. Ma siamo ora in un momento dove c’è un cambio di posizione delle donne rispetto al rapporto con gli uomini nel passato. Questo film esprime una liberazione attiva ed è un qualcosa che vediamo attraverso gli occhi di una donna“.

Povere Creature! Emma Stone

Il futuro di Willem Dafoe

Dopo la stella sulla Walk of Fame e il tour promozionale per Povere Creature! ci si chiede se Willem Dafoe abbia ancora sogni nel cassetto, ruoli che vorrebbe interpretare: “Non ho una risposta a questa domanda. Ho sempre progetti o ruoli che mi piacerebbe interpretare che sono legati a proposte o persone. Ma allo stesso tempo do il meglio di me quando ci sono personaggi da creare. il processo di creazione che faccio con i personaggi che interpreto è la parte del lavoro che conta di più per me”.

Lungo la sua carriera ha lavorato con ogni genere di autori e registi che hanno contribuito a formare il suo punto di vista cinematografico: “I registi sono sempre stati importanti per me. Perché come attore è fondamentale concedersi alla persona che ha una visione così forte di un film. Quello che mi piace molto è avere a che fare con una persona che ha una visione molto chiara e te la spiega, tu poi fai il resto: cerchi in tutti i modi di abitare quella sensazione di farla tua. Non deve essere qualcosa che capisco immediatamente ma qualcosa che mi viene presentato e che poi posso trasformare a dare vita all’idea del personaggio“.

Appuntamento a Land’s End: recensione del film con Timothy Spall

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Appuntamento a Land’s End: recensione del film con Timothy Spall

Appuntamento a Land’s End di Gillies MacKinnon è il tipico film inglese. Ovvero, quello che possiede in genere una storia piuttosto semplice, piena di momenti toccanti e anche bizzarri e non prevede sequenze d’azione ma si basa e si vanta su una solida recitazione. Questo lungometraggio racconta di un anziano che intraprende un viaggio in autobus, attraverso la Gran Bretagna dalla Scozia alla Cornovaglia, per mantenere una promessa fatta alla moglie defunta. Non è esattamente un’idea che può attirare a prima vista, ma grazie al suo protagonista, invecchiato per il ruolo e interpretato dall’attore britannico Timothy Spall, questo titolo possiede i suoi momenti che emozioneranno chiunque lo vedrà.

La trama di Appuntamento a Land’s End

Tom Harper è da poco vedovo, è un uomo di ben 90 anni, ex soldato che ha combattuto la Seconda Guerra Mondiale e che ha deciso d’intrapprendere forse il suo ultimo viaggio. Questo signore che ha passato la vita lavorando come meccanico, decide quindi di lasciare la sua casa, quella degli ultimi 50 anni in cui ha vissuto con il suo amore Mary, situata in una zona remota di una piccola città nel Nord della Scozia, pianificando un intero viaggio in autobus locali. Portando con se il minimo disponsabile, una valigetta che contiene i suoi affetti, tra cui anche le ceneri della moglie custodite in una scatola e la sua tessera abbonamento per viaggiare gratis sui bus parte per il luogo in cui è nato.

L’anziano è consapevole che questo percorso non sarà di certo una passeggiata ma con lo spirito che da sempre lo distingue come la costanza, la fedeltà e la serietà parte e per fortuna incontrerà, soprattutto, gente che l’aiuterà nella sua impresa. Inizia così questo viaggio di ben 1348 km fatto di splendidi paesaggi di natura incontaminata della Scozia e quelli più metropolitani inglesi. Tom Harper durante il film mostrerà anche tutto il suo carattere pieno di forza, del tutto in contrasto con la sua vecchiaia, come quando difenderà una ragazza musulmana molestata da un giovane razzista. Un aspetto che sarà notato e poi postato su instagram da alcuni ragazzi, tanto da far diventare virale questo indomito vecchietto in missione.

I primi che soccoreranno in Appuntamento a Land’s End il vecchio Tom saranno una giovane coppia di ritorno da una serata a teatro, che ospiterà l’uomo a casa loro, durante la sua prima notte di viaggio, dopo averlo trovato stanco e confuso in strada e alla ricerca del Bed and Breakfast che aveva prenotato. La mattina dopo ovviamente l’uomo lascia l’appartamento dei suoi gentili salvatori e ripartirà alla via d’altre lunghe giornate in autobus. Dopo un brutto episodio, in cui un controllore inglese butterà giù da un pulmam il protagonista perchè il suo abbonamento gratuito vale solo in Scozia, ovviamente la sua storia inizierà a girare sui social, ancora di più, arrivando pure sulle frequenze di una radio e nessuno più ostacolerà il suo viaggio.

Il signor Harper arriverà quindi a Land’s End in Cornovaglia, il punto più occidentale della terraferma d’Inghilterra, dove dopo aver visitato da solo la tomba del figlia morta di un anno Margaret, il protagonista viene accolto dagli applausi della gente corsa ad accoglierlo. Per Tom però c’è un ultimo passo da fare per concludere la sua promessa, quella di distribuire le ceneri di Mary nel mare e anche questa missione la concluderà al molo con l’aiuto di un bastone e della sua forza d’animo che da sempre possiede.

Timothy Spall come non l’aspetti

Timothy Spall è un volto noto del cinema, a lui sono sempre riservati quei ruoli da caratterista o spalla del cattivo di turno in saghe fantasy celebri come per citarne una quella di Harry Potter. Quest’attore britannico però è molto di più e in questo ruolo da protagonista ne conferma ancora una volta il suo talento, premiato a Cannes nel 2014 con Il Prix d’interprétation masculine per sua interpretazione del pittore Turner.

Appuntamento a Land’s End è molte cose, ma soprattutto è una commovente meditazione sulla vita, sull’amore e sugli impegni che prendiamo nei confronti delle persone a noi più care. È anche un bellissimo viaggio della memoria quella di Tom fatta di flashback ben gestiti dei momenti chiave con Mary, gli alti e bassi di un grande amore, che hanno definito il loro  matrimonio. Sono incorniciati come ricordi riportati alla mente di Tom durante le diverse tappe del suo pellegrinaggio meticolosamente pianificato per onorare una promessa alla sua amata moglie.

Griselda: recensione della serie Netflix con Sofía Vergara

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Griselda: recensione della serie Netflix con Sofía Vergara

“L’unico uomo di cui abbia mai avuto paura è stata una donna, chiamata Griselda Blanco”. Si apre con questa eloquente frase, attribuita a Pablo Escobar, la serie Netflix in sei episodi, disponibile dal 25 gennaio sulla piattaforma. Protagonista assoluta è Sofía Vergara, in una inedita veste drammatica, chiamata a dare corpo e anima alla Madrina del narcotraffico colombiano che negli anni ’70 e ’80 era in totale possesso dello spaccio in tutta Miami.

Griselda: l’Impero nato dalla fuga

Un impero, quello di Griselda, nato dalla fuga e dalla paura. Non c’è grande approfondimento nei fatti che la riguardano avvenuti a Medellín, ma la storia prende le mosse da quando la donna trova il modo di ribellarsi e scappare da suo marito Alberto, narcotrafficante leader nel settore, che controllava i flussi dal centro colombiano fino a New York. Intuiamo che l’infanzia e la prima giovinezza di Griselda sono state dure, è stata picchiata, forse violentata e costretta a prostituirsi, ma in qualche modo è sopravvissuta e, quando il marito le ha chiesto l’indicibile, lei ha trovato il coraggio di scappare, non senza regalargli un colpo quasi letale, prima.

La troviamo in fuga a Miami, sola, con un chilo chi cocaina purissima e tre figli. Quel panetto è la chiave per la sua libertà, il primo mattone di un impero che lei già immagina, e disegna nell’aria con la punta della sua sigaretta, un gesto quasi rituale che l’accompagnerà fino alla fine dei suoi giorni: tratteggiare i suoi possedimenti, che siano esse case, persone, cose desiderate e che arriveranno.

Da questo punto in poi, Griselda mette in atto il suo piano che la porterà a governare letteralmente la città di Miami, mentre con pungo di ferro, ferocia e determinazione costruisce il suo impero e la sua ricchezza, facendosi strada, sola, in un mondo di uomini.

Un tentativo di empatizzare con un mostro

Creata da Eric Newman, Doug Miro, Ingrid Escajeda e Carlo Bernard, la serie sembra porsi l’obbiettivo di raccontare un personaggio sicuramente affascinante ma anche controverso e oggettivamente malvagio, crudele. Tuttavia, forse perché si fatica ancora a raccontare le donne con la stessa onestà con cui si raccontano gli uomini, la scrittura e la regia tentano costantemente di innalzare in qualche modo la figura di Griselda.

Non è solo un’aspirante narcotrafficante, è anche una donna in fuga, vittima di violenza, non è solo una crudele mandante di omicidi efferati, è una donna che combatte per il suo posto nel mondo, non è la Madrina della droga di tutta Miami, è anche colei che tiene alla cura e alla protezione di chi lavora per lei. E se da una parte è vero che uomini e donne nelle stesso posizioni di potere possono avere priorità e atteggiamenti differenti, è altrettanto vero che raccontare una figura femminile così efferata e terribile, sembra mentalmente ancora difficile, perché la donna è prima di tutto “cura e rifugio” nel sentire comune. E quindi gli sceneggiatori decidono di far leva sulla maternità di Griselda, l’elemento che la tiene ancorata all’umanità, che dovrebbe creare empatia con il pubblico e essere la chiave per la sua comprensione.

Griselda serie tv 2024Griselda Madre e Madrina

Proprio su questo elemento si fonda il punto di svolta nella trama della serie: quando un bambino molto piccolo muore, vittima involontaria di omicidi da lei ordinati, Griselda sembra avere una crisi di identità e tutto quel valore che lei per prima attribuiva al suo essere non solo madre amorevole per i suoi figli, ma anche madrina protettrice per chi dipende da lei, sembra ritorcersi contro di lei. Paranoia, insicurezza, mancanza di fiducia in se stessa deflagrano nell’intimità del personaggio che si lascia cadere in una spirale di autodistruzione che, ancora una volta, trova la giustificazione in un trauma. Di nuovo, per essere “così cattiva” una donna criminale ha bisogno di una causa scatenante indotta. Sembra che sia ancora impossibile raccontare figure femminili genuinamente cattive e negative (cosa che nessuno trova difficile nei confronti invece di un uomo). Le conseguenze dello stilnovismo, si potrebbe dire!

Due donne: una contro l’altra e l’altra contro il mondo

Parallelamente alla vita della protagonista, la serie ci racconta anche un’altra storia, quella di June Hawkins (interpretata da Juliana Aidén Martinez), detective della polizia di Miami che ha fatto della caccia a Griselda la sua ragione di vita. Sarebbe improprio però dire che le due donne sono l’una contro l’altra, perché non hanno le stesse priorità né condividono gli stessi obbiettivi, pur se lo loro storie partono dallo stesso presupposto: se da una parte le accomuna la fatica di dover emergere in un mondo che non le vede capaci di fare il loro lavoro, le allontana il fatto che la poliziotta dedica la sua vita alla caccia della criminale, mentre quest’ultima è sola contro il mondo, e June, per lei, rappresenta solo un’altra difficoltà, l’ennesima.

La contrapposizione con il personaggio di June concede a Sofía Vergara la possibilità di lavorare anche per contrasto con una figura così inquadrata e equilibrata, decisa e focalizzata sul suo obbiettivo. Griselda alterna invece momenti di estrema lucidità e capacità di calcolo, con eccessi di ferocia e disordine, permettendo all’attrice, che tutti amiamo nei panni di Gloria Pritchett, di offrire una gamma di emozioni molto intense, spesso esagerate, ma efficaci a restituire questo personaggio così complesso.

Sofía Vergara si trasforma in Griselda

Il regista Andrés Baiz e il suo team hanno chiaramente lavorato con grande affinità con Vergara che si è immedesimata nel ruolo anche grazie a un lavoro di mimesi e costruzione del personaggio, dal trucco e parrucco, alle movenze, al guardaroba fino alle sottilissime sopracciglia e alle sigarette che Griselda fumava di continuo. Per non parlare poi del contesto storico: Vergara stessa ha raccontato che essendo cresciuta nel mondo della Colombia degli anni ’70-’80 conosce in prima persona il mondo di Griselda, e non le è stato troppo difficile doverlo immaginare.

Pur essendo una potente esplorazione della vita di uno dei personaggi più significativi della storia del narcotraffico sudamericano, Griselda denuncia il fatto che i narratori contemporanei faticano ancora ad attribuire caratteristiche completamente negative a un personaggio femminile protagonista. La storia è solida, il ruolo offre mille sfide, i riferimenti reali ricchi di possibilità, eppure il mondo non è ancora pronto per un villain donna, anche se è passata alla storia come l’unica ad aver mai intimorito Pablo Escobar.

Griselda. Sofia Vergara as Griselda in episode 105 of Griselda. Cr. Courtesy of Netflix © 2023

Sudestival 2024, dal 26 gennaio al 15 marzo, annunciato il programma

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Dal 26 gennaio al 15 marzo 2024 torna il Sudestival, il festival della Città di Monopoli, progetto dell’Associazione Culturale Sguardi, fondato e diretto da Michele Suma. Il festival è espressione dell’Apulia Cinefestival Network, afferisce all’AFIC ed è componente della Rete dei Festival dell’Adriatico.

Giunto alla sua 24esima edizione, il Sudestival è il punto di riferimento del cinema italiano di qualità in Puglia, grande schermo delle opere prime del cinema italiano, della recente produzione di DOC e di cortometraggi italiani, nella splendida cornice della città di Monopoli.  Il tema dell’imprevisto, del caso, dell’instabilità della vita sarà il fil rouge dell’edizione, che vedrà il fulcro come sempre nel concorso dei lungometraggi, con due anteprime nazionali, a cui si affiancherà il concorso dei documentari – a cura di Maurizio Di Rienzo -, la sezione Gli Imprescindibili, le Masterclass, Corta è la notte – selezione di cortometraggi a cura de La Rete dei festival dell’Adriatico – e il cinema per i più piccoli con la sezione Kids – a cura di Marino Guarnieri. A chiudere il ricco programma l’Omaggio a Carlo Delle Piane e l’Omaggio a Walter Chiari nel centenario della sua nascita.

Primo e unico festival di cinema italiano a svolgersi lungo un inverno, il Sudestival inaugura la sua 24esima edizione sabato 27 gennaio con la tradizionale Sezione “L’attore/attrice dietro la macchina da presa”. Due gli appuntamenti: la sera del 27 gennaio con Alessandro Roja, ospite in sala, e la sua opera prima, Con la grazia di un Dio, che vede protagonisti Tommaso Ragno e Maya Sansa; la sera del 28 gennaio con Kasia Smutniak, ospite in sala con il suo Mur, debutto dietro alla macchina da presa dell’attrice sulle tragiche conseguenze sociali, culturali e politiche del muro tra Polonia e Bielorussia.

Il ricco weekend d’apertura sarà impreziosito dall’evento speciale, in occasione della Giornata della Memoria, che vede protagonista Marco Belpoliti e la sua lectio magistralis su “Leggere Se questo è un uomo di Primo Levi, a cui seguirà la proiezione de La strada di Levi di Davide Ferrario, che celebra l’appena trascorso sessantennale della pubblicazione de La tregua di Primo Levi, testimoniando la consueta attenzione del festival anche alla storia, alla letteratura e alla formazione.

Si entra nel vivo del concorso lungometraggi il 2 febbraio con Come pecore in mezzo ai lupi, proiettato alla presenza della regista Lyda Patitucci. A seguire, il 9 febbraio sarà la volta di Castelrotto di Damiano Giacomelli – presentato in anteprima, e la settimana successiva di Doppio Passo di Lorenzo Borghini.  Il 23 febbraio il quarto film in concorso, Gli ospiti, diretto da Svevo Moltrasio e il 1° marzo, seconda anteprima della sestina, Roma Blues di Gianluca Manzetti. Ultimo titolo in concorso, l’8 marzo, Denti da squalo di Davide Gentile.

Ad affiancare il concorso dei lunghi, l’immancabile sezione DOC, che porta per la prima volta in Puglia alcuni dei titoli più interessanti nello scenario dei documentari italiani. La sezione concorsuale, curata da Maurizio Di Rienzo, si apre il 1° febbraio con Adesso vinco io di Herbert Simone Paragnani e Paolo Geremei (anteprima), e prosegue l’8 febbraio con Roma Santa e dannata di Daniele Ciprì; il 15 febbraio con Semidei di Fabio Mollo e Alessandra Cataleta (anteprima), Mimmo Lumano di Vincenzo Caricari il 22 febbraio (anteprima), Profondo Argento di Giancarlo Rolandi e Steve Della Casa il 29 febbraio e, infine, il 7 marzo Posso entrare? An ode to Naples, di Trudie Styler.

Primo in Italia, alla luce della recente scomparsa, il Sudestival dedica la propria tradizionale retrospettiva “Gli imprescindibili” a Giuliano Montaldo, regista e attore pietra miliare della storia del cinema italiano. Si parte domenica 28 gennaio con Sacco e Vanzetti, accompagnato dalla presenza del regista Inti Carboni (nipote di Montaldo), che inaugurerà lo sguardo retrospettivo della sezione. La retrospettiva proporrà Giordano Bruno il 3 febbraio, il 10 febbraio L’Agnese va a morire, il 17 febbraio I demoni di San Pietroburgo e, infine, L’industriale il 24 febbraio.

Unico festival di cinema in Italia che ha come cuore pulsante un gruppo di docenti di istituti superiori, il Sudestival dedica grande attenzione ed energie alle Masterclass, sezione che coinvolge con grande entusiasmo centinaia di giovani studenti del territorio. È un momento di arricchimento e di confronto del “cinema che ti parla”, che anche quest’anno vedrà protagonisti nomi di fama internazionale interloquire con i giovani delle scuole superiori. Ad aprire la sezione, fiore all’occhiello del Festival, il direttore della fotografia Luca Bigazzi sul tema “Il ruolo strategico della luce nell’opera filmica: Amusia” insieme al regista Marescotti Ruspoli. Un ritorno al Sudestival per Fabio Mollo, che presentò la sua opera prima nel lontano 7 marzo 2014. L’autore terrà l’incontro, il 27 gennaio, intitolato “Dalla pagina allo schermo: la regia di Nata per te”. Il 2 febbraio Pippo Mezzapesa e Antonella Gaeta proporranno il tema “Regia e scrittura cinematografica tra finzione e realtà: Ti mangio il cuore”. Il 23 febbraio Ciro D’Emilio, altro esordio del Sudestival, sarà protagonista de “La regia tra narrazione e visione”. L’ultimo weekend del Festival vedrà il 14 marzo il montatore Marco Spoletini con “Le strategie di montaggio in Io capitano” e il 15 marzo lo sceneggiatore Salvatore De Mola che illustrerà “La scrittura della storia in Fango e Gloria”.

Insieme alle masterclass pensate per i più giovani, la sezione Kids è invece dedicata ai giovanissimi, ai bambini delle scuole primarie della città, con la direzione artistica di Marino Guarnieri, regista e illustratore, già presidente di ASIFA Italia, e i laboratori curati da Jacopo Selicati, dell’Allegra Brigata di Monopoli. Si parte il 9 febbraio con il laboratorio didattico a cura di Marino Guarnieri, incentrato sul linguaggio del cinema d’animazione e sulle tecniche di lavorazione adoperate nei film in concorso.

In occasione del centenario della nascita, il Sudestival dedicata un omaggio a Walter Chiari, con la presentazione in anteprima al Sud di 100% Walter. Biografia di un genio irregolare (Baldini e Castoldi) di Simone Annichiarico e Michele Sancisi, entrambi ospiti in sala. Ad affiancare il libro anche la proiezione del doc Meglio esser chiari di Cecilia Formenti, con Simone Annichiarico, e del famoso Walter e i suoi cugini di Marino Girolami. Il 26 gennaio sarà inoltre presentato in anteprima regionale il libro Carlo Delle Piane, l’uomo che ho amato (Martin Eden) a cura di Anna Crispino Delle Piane, scrittrice e moglie dell’attore, ospite in sala.

Il festival vivrà anche la propria dimensione internazionale grazie al gemellaggio con il Golden Apricot International Film Festival di Jerevan (Armenia), dedicando la giornata del 14 marzo alla proiezione di due opere armene selezionate dal GAIFF: Luka di Jessika Woodworth e Tonratun di Inna Sahakyan. Chiuderà la giornata l’Omaggio a Charles Aznavour, in occasione del centenario della nascita, con la proiezione di Tirate sul pianista di Francois Truffaut.

Ben 10 sono i premi che saranno assegnati in questa edizione: il Faro d’Autore della Città di Monopoli e il Premio “Masseria Santa Teresa Resort” al miglior lungometraggio indicato dalla Giuria Nazionale Lungometraggi, composta da Claudio Cupellini, Michela Andreozzi, Alessandro Aronadio, Anne Ritta Ciccone e presieduta da Giorgio Diritti; il Premio “900 – Albea”, assegnato dalla Giuria del Pubblico al miglior lungometraggio; la  Giuria Giovani Sudestival School assegnerà il Premio “Monholiday” al miglior lungometraggio; confermati anche quest’anno il CD d’argento per il Premio “Gianni Lenoci” alla Miglior Colonna Sonora – la cui Giuria presieduta da Francesco Conversano si compone di Gianpaolo Schiavo, Paolo Vivaldi, Paolo Carlomè e Daniela Nasti; il Premio Apulia Film Commission “Carlo Delle Piane” alla Miglior Sceneggiatura, assegnato dalla Giuria composta da Antonella W. Gaeta, Salvatore De Mola e Anna Crispino Delle Piane, presidente. Il Premio “Albergo Diffuso”, sarà attribuito dalla Giuria Nazionale DOC, composta da Viviana Del Bianco (presidente) con Michele Sancisi e Alessandro Boschi, al miglior documentario, a cui si affiancherà il Premio Giuria Giovani al miglior DOC; il Premio “Rete dei Festival dell’Adriatico” sarà assegnato al miglior cortometraggio. Infine, la Giuria KIDS Sudestival School assegnerà il Premio al Miglior Film di Animazione e l’ospite d’onore della Serata delle Premiazioni del 15 marzo riceverà il Premio “Eccellenti Visioni”, che sarà aperta dalla proiezione di Ballatoio n. 5 di Chiara De Angelis, Premio “Raffaella Carrà” del Pop Corn – Festival del Corto di Porto Santo Stefano.

LE SEZIONI

MASTERCLASS

  • 26 gennaio – Luca Bigazzi: “Il ruolo strategico della luce nell’opera filmica: Amusia
  • 27 gennaio – Fabio Mollo: “Dalla pagina allo schermo: la regia di Nata per te”
  • 2 febbraio – Pippo Mezzapesa e Antonella Gaeta: “Regia e scrittura cinematografica tra finzione e realtà: Ti mangio il cuore
  • 23 febbraio – Ciro d’Emilio: “La regia tra narrazione e visione: Un giorno all’improvviso
  • 14 marzo – Marco Spoletini: “Le strategie di montaggio in Io capitano
  • 15 marzo – Salvatore De Mola: “Le scelte di sceneggiatura di Fango e Gloria

GLI IMPRESCINDIBILI_ LA RETROSPETTIVA DEDICATA A GIULIANO MONTALDO

  • 28 gennaio – Sacco e Vanzetti (1971)
  • 3 febbraio – Giordano Bruno (1973)
  • 10 febbraio – L’Agnese va a morire (1976)
  • 17 febbraio – I demoni di San Pietroburgo (2008)
  • 24 febbraio – L’industriale (2011)

CONCORSO LUNGOMETRAGGIO

  • 2 febbraio – Come pecore in mezzo ai lupi, di Lyda Patitucci
  • 9 febbraio – Castelrotto, di Giuliano Giacomelli (ANTEPRIMA)
  • 16 febbraio – Doppio passo, di Lorenzo Borghini
  • 23 febbraio – Gli ospiti, di Svevo Moltrasio
  • 1 marzo – Roma Blues, di Gianluca Manzetti (ANTEPRIMA)
  • 8 marzo – Denti da squalo, di Davide Gentile

CONCORSO DOC

  • 1 febbraio – Adesso vinco io, di Herbert Simone Paragnani e Paolo Geremei
  • 8 febbraio – Roma santa e dannata, di Daniele Ciprì
  • 15 febbraio – Semidei, di Fabio Mollo e Alessandra Cataleta
  • 22 febbraio – Mimmo Lumano, di Vincenzo Caricari (ANTEPRIMA)
  • 29 febbraio – Profondo Argento, di Giancarlo Rolandi e Steve della Casa
  • 7 marzo – Posso entrare? An ode to Naples, di Trudie Styler

CORTA È LA NOTTE2 MARZO

  • Un bacio di troppo, di Vincenzo Lamagna
  • Due battiti, di Marino Guarnieri
  • Beati i puri di cuore, di Matteo Giampetruzzi
  • La nocchiera, di Martina Briglia
  • Happy New Year, di Andrea Gatopoulos
  • Mariposa, di Maurizio Forcella
  • Stanza 5, di Rosario Capozzolo
  • Tu Quoque, di Luca Fattori Giombi

SUDESTIVAL KIDS

  • 9 febbraio – Laboratorio a cura di Marino Guarnieri
  • 16 febbraio – Mary e lo spirito di mezzanotte, di Enzo d’Alò
  • 1 marzo – Manodopera, di Alain Ughetto
  • 8 marzo – Argonuts missione Olimpo, di David Alaux
  • 14 marzo – Titina, di Kajsa Naess

Il Gladiatore 2: girare il film è stato come se fosse teatro, secondo Fred Hechinger

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Ridley Scott ha appena concluso le riprese del suo prossimo film, il molto atteso Il gladiatore 2. Il regista, che ha raggiunto uno status di maestro dell’arte della regia sul campo, ha impiegato uno stile molto particolare per le riprese di questo film, tecniche di ripresa che, secondo lui, contribuiscono enormemente all’esperienza cinematografica dei suoi film, oltre a dargli più scelta e varietà nel processo di montaggio. Un aspetto notevole del suo approccio è l’uso di più macchine da presa durante le riprese.

Scott utilizza spesso più camere, fino a otto, contemporaneamente per catturare vari angoli e prospettive, migliorando la narrazione visiva. Questa tecnica consente una maggiore copertura di una scena, fornendo una ricca gamma di inquadrature tra cui scegliere durante il montaggio, e contribuisce alla qualità dinamica e coinvolgente dei suoi film. Questo approccio è stato utilizzato ne Il gladiatore 2.

Uno degli attori del film, Fred Hechinger, ha parlato della recitazione per Scott e della sua esperienza complessiva in Il Gladiatore 2 durante un’intervista con Steve Weintraub di Collider, durante il percorso promozionale per il suo nuovo progetto, Thelma, insieme a June Squibb e Clark Gregg. Mentre parlava alla première del film al Sundance, Hechinger ha descritto il processo di Scott associandolo a quello teatrale:

“È fantastico. Voglio dire, le otto camere mi hanno ricordato il teatro perché hai un intero ambiente creato nella macchina da presa. Ma devo dire che ciò che è sorprendente è anche che quando qualcosa sembra vivo, sembra vivo in modi unici ma connettivi. Quindi, si crea qualcosa di veramente speciale, quello che stai facendo in quel momento e inizi a trovare un ritmo… se sei fortunato, ti senti connesso a quella sensazione di quando hai iniziato a fare teatro. Dai il nome che preferisci a questa sensazione strana, ma ne avrai solo un’idea.”

Chi c’è nel cast de Il gladiatore 2?

Il gladiatore 2 è diretto da Ridley Scott e si basa su una sceneggiatura scritta da David Scarpa. A guidare l’atteso sequel è Paul Mescal nel ruolo di Lucio, il figlio di Lucilla e nipote dell’imperatore Commodo del primo capitolo. A Paul Mescal si aggiungono i membri del cast Connie Nielsen nel ruolo di Lucilla e Derek Jacobi in quello di Gracco. Nel cast ci saranno anche Denzel Washington, Pedro Pascal, Joseph Quinn, Fred Hechinger, May Calamawy, Lior Raz e altri ancora.

Il gladiatore 2  è prodotto da Ridley Scott, Michael Pruss, Douglas Wick e Lucy Fisher. Il film è considerato una produzione in joint-venture tra Paramount, Universal Pictures, Scott Free Productions e Parkes/MacDonald Productions. Ricordiamo che Russell Crowe non è coinvolto in alcun modo nel progetto, specialmente alla luce del fatto che il suo Massimo muore, appunto, al termine del primo film. La produzione de Il gladiatore 2 è ripresa all’inizio del mese dopo la fine degli scioperi a Hollywood. Attualmente il film dovrebbe arrivare nelle sale il 22 novembre 2024.

Oscar 2024: questi tre film hanno contribuito a stabilire un nuovo record

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Da quando gli Academy Awards sono stati accusati di ignorare le registe donne e non bianche in ogni cerimonia, la reazione e il cambiamento è emerso, lentamente, ma ogni anno con maggiore forza e con sempre nuovi record infranti: gli Oscar 2024 non fanno eccezione.

Anatomia di una caduta, Past Lives e Barbie sono tre dei dieci film nominati per il miglior lungometraggio: è la prima volta che tre autrici vengono nominate contemporaneamente nella categoria.

Tutte le nomination agli Oscar 2024

La denominazione “autore” sta a indicare registi hanno anche scritto o co-scritto i propri film, il che suggerisce che avevano un maggiore controllo creativo sul materiale. Anatomia di una caduta è diretto dalla regista francese Justine Triet, Past Lives è diretto da Celine Song (al suo debutto cinematografico) e Barbie da Greta Gerwig. E, per fortuna, questa non è l’unica categoria in cui gli Academy Awards celebrano il lavoro delle tre donne.

Con altre sette nomination, Barbie è diventato uno dei film più nominati agli Oscar quest’anno. Ha ricevuto nomination nella categoria Miglior sceneggiatura non originale, nonché Miglior attore e attrice non protagonista – per Ryan Gosling e America Ferrera –  Miglior scenografia, Costumi e due nomination per la canzone originale: ballata di successo “I’m Just Ken” e “Per cosa sono stata creata” di Billie Eilish.

Anche se i film usciti all’inizio dell’anno faticano a essere ricordati dagli elettori durante le nomination agli Academy Awards, Past Lives è riuscito a ottenere due nomination: Miglior Film e Miglior Sceneggiatura Originale, e questo è certamente successo perché del film si è parlato molto in generale. Tuttavia, i fan del lavoro di Song sono già furiosi per l’affronto nei confronti della protagonista Greta Lee e per l’assenza di Celine Song nella categoria Miglior regia.

Ultimo ma non meno importante, Anatomia di una caduta ha rivendicato una volta per tutte il titolo di uno dei migliori film usciti nel 2023 e questo si è tradotto in cinque nomination: oltre a quello per il miglior film, ha ottenuto nomination per la migliore regia per Triet, e anche per la migliore sceneggiatura originale per lei e il suo partner di sceneggiatura Arthur Harari, miglior montaggio e migliore attrice protagonista per Sandra Hüller.

César Awards 2024: tutte le nomination

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César Awards 2024: tutte le nomination

Continua la spola tra Stati Uniti e Europa per la stagione dei premi in corso con l’annuncio delle nomination ai César Awards 2024. Dopo i SAG negli USA, i BAFTA nel Regno Unito, ieri gli Oscar da Los Angeles, si torna nel Vecchio Continente con i riconoscimenti al cinema francese che quest’anno è protagonista anche della scena internazionale con Anatomia di una caduta che ha ricevuto ben 5 candidature agli Oscar 2024. In patria viene però battuto dal dramma fantasy di Thomas Cailley, The Animal Kingdom, che è in cima alle nomination per i César Awards 2024, annunciati nelle ultime ore a Parigi. Il dramma ha ottenuto 13 nomination, tra cui quella per miglior regista, film e sceneggiatura originale.

Il film candidato all’Oscar di Justine Triet è arrivato secondo con “sole” 12 nomination, seguito da All Your Faces di Jeanne Herry, con nove, e The Goldman Case, con otto.

Come annunciato in precedenza, Christopher Nolan e la regista francese Agnès Jaoui riceveranno quest’anno i Césars onorari.

Ecco tutte le nomination ai César Awards 2024

Miglior film

  • Anatomia di una caduta, prodotto da Marie-Ange Luciani, David Thion, diretto da Justine Triet
  • Chien de la casse, prodotto da Anais Bertrand, diretto da Jean-Baptiste Durand
  • Je verrai toujours vos visages, prodotto da Hugo Selignac, Alain Attal, diretto da Jeanne Herry
  • Le Procès Goldman, prodotto da Benjamin Elalouf, diretto da Cédric Kahn
  • The Animal Kingdom, prodotto da Pierre Guyard, diretto da Thomas Cailley

Miglior regista

  • Justine Triet per Anatomia di una caduta
  • Catherine Breillat per L’Été Dernier
  • Jeanne Herry per Je verrai toujours vos visages
  • Cédric Khan per Le Procès Goldman
  • Thomas Cailley per The Animal Kingdom

Miglior attrice

  • Marion Cotillard per Little Girl Blue
  • Léa Drucker per L’Été Dernier
  • Virginie Efira per Il coraggio di Blanche
  • Hafsia Herzi per The Rapture
  • Sandra Hüller per Anatomia di una caduta

Miglior attore

  • Romain Duris per The Animal Kingdom
  • Benjamin Lavernhe per L’Abbé Pierre – Une vie de combats
  • Melvil Poupaud per Il coraggio di Blanche
  • Raphaël Quenard per Yannick – La rivincita dello spettatore
  • Arieh Worthalter per Le Procès Goldman

Miglior attrice non protagonista

  • Leïla Bekhti per Je verrai toujours vos visages
  • Galatea Bellugi per Chien de la casse
  • Élodie Bouchez per Je verrai toujours vos visages
  • Adèle Exarchopoulos per Je verrai toujours vos visages
  • Miou Miou per Je verrai toujours vos visages

Miglior attore non protagonista

  • Swann Arlaud per Anatomia di una caduta
  • Anthony Bajon per Chien de la casse
  • Arthur Harari per Le Procès Goldman
  • Pio Marmaï per Yannick – La rivincita dello spettatore
  • Antoine Reinartz per Anatomia di una caduta

Miglior attrice esordiente

  • Céleste Brunnquell per La fille de son père
  • Kim Higelin per Le Consentementement
  • Suzanne Jouannet per La Voie Royale
  • Rebecca Marder per Grand Expectations
  • Ella Rumpf per Le Théorème de Marguerite

Miglior attore esordiente

  • Julien Frison in Le Théorème de Marguerite
  • Paul Kircher per The Animal Kingdom
  • Samuel Kircher per L’Été Dernier
  • Ivilo Machado-Graner per Anatomia di una caduta
  • Raphaël Quenard per Chien de la casse

Miglior sceneggiatura originale

  • Justine Triet, Arthur Harari per Anatomia di una caduta
  • Jean-Baptiste Durand per Chien de la casse
  • Jeanne Herry per Je verrai toujours vos visages
  • Nathalie Hertzberg, Cédric Kahn per Le Procès Goldman
  • Thomas Cailley, Pauline Munier per The Animal Kingdom

Miglior sceneggiatura non originale

  • Valerie Donzelli, Audrey Diwan per Il coraggio di Blanche
  • Vanessa Filho per Le Consentement
  • Catherine Breillat per L’Été Dernier

Miglior colonna sonora originale

  • Gabriel Yared per Il coraggio di Blanche
  • Delphine Malaussena per Chien de la casse
  • Vitalic per Disco Boy
  • Andrea Laszlo de Simone per The Animal Kingdom
  • Guillaume Roussel per I tre moschettieri (Parte 1: D’Artagnan / Parte 2: Milady)

Miglior sonoro

  • Julien Sicart, Fanny Martin, Jeanne Delplancq, Olivier Goinard per Anatomia di una caduta
  • Remi Daru, Guadalupe Cassius, Loic Prian, Marc Doisne per Je verrai toujours vos visages
  • Erwan Kerzanet, Sylvian Malbrant, Olivier Guillaume per Le Procès Goldman
  • Fabrice Osinkski, Raphael Sohier, Matthieu Fichet, Niels Barletta per The Animal Kingdom
  • David Rit, Gwennole le Borgne, Oliver Touche, Cyril Holtz, Niels Barletta per I tre moschettieri (Parte 1: D’Artagnan / Parte 2: Milady)

Miglior fotografia

  • Slivion Beaufils per Anatomia di una caduta
  • Jonathan Ricquebourg per La passion de Dodin Bouffant
  • Patrick Ghiringhelli per Le Procès Goldman
  • Davio Cailley per The Animal Kingdom
  • Nicolas Bolduc per I tre moschettieri (Parte 1: D’Artagnan / Parte 2: Milady)

Miglior montaggio

  • Laurent Sénéchal per Anatomia di una caduta
  • Francis Vesin per Je verrai toujours vos visages
  • Valérie Loiseleux per Little Girl Blue
  • Yann Dedet per Le Procès Goldman
  • Lilian Corbeille per The Animal Kingdom

Migliori costumi

  • Jürgen Doering per Jeanne Du Barry – La Favorita del Re
  • Pascaline Chavanne per Mon Crime – La colpevole sono io
  • Tran Nu Yên Khê per La passion de Dodin Bouffant
  • Ariane Daurat per The Animal Kingdom
  • Thierry Delettre per I tre moschettieri (Parte 1: D’Artagnan / Parte 2: Milady)

Miglior scenografia

  • Emmanuelle Ouplay per Anatomia di una caduta
  • Angelo Zamparutti per Jeanne Du Barry – La Favorita del Re
  • Toma Baquéni per La passion de Dodin Bouffant
  • Julia Lemaire per The Animal Kingdom
  • Stéphane Taillasson per I tre moschettieri (Parte 1: D’Artagnan / Parte 2: Milady)

Miglior effetti visivi

  • Thomas Duval per Acide
  • Lise Fischer, Cédric Fayolle per La Montagne
  • Cyrille Bonjean, Bruno Sommier, Jean-Louis Autret per The Animal Kingdom
  • Olivier Cauwet per I tre moschettieri (Parte 1: D’Artagnan / Parte 2: Milady)
  • Léo Ewald per Vermines

Miglior cortometraggio

  • L’Attente, diretto da Alice Douard, prodotto da Marie Boitard, Alice Douaro
  • Bolero, diretto da Nans Laborde-Jourdaa, prodotto da Margaux Lorier
  • Rapide, diretto da Paul Rigoux, prodotto da Anne Luthaud
  • Les Silencieux diretto da Basile Vuillemin, prodotto da Thomas Guent Ch

Miglior film d’animazione

  • Manodopera diretto da Alain Ughetto, prodotto da Alexandre Cornu, Jean-François Le Corre, Mathieu Courtois
  • Linda e il pollo, diretto da Chiara Malta, Sébastien Laudenbach, prodotto da Marc Irmer, Emmanuel-Alain Raynal, Pierre Baussaron
  • Mars Express diretto da Jérémie Périn, prodotto da Didier Creste

Miglior documentario

  • Atlantic Bar diretto da Fanny Molins, prodotto da Chloé Servel, Nicolas Tiry
  • Les Filles d’Olfa diretto da Kaouther Ben Hania, prodotto da Nadim Cheikhrouha
  • Little Girl Blue diretto da Mona Achache, prodotto da Laetitia Gonzalez, Yaël Fogiel
  • Notre corps diretto da Claire Simon, prodotto da Kristina Larsen
  • Sur l’Adamant diretto da Nicolas Philibert, prodotto da Miléna Poylo, Gilles Sacuto, Céline Loiseau

Miglior opera prima

  • Bernadette diretto da Léa Domenach, prodotto da Antoine Rein, Fabrice Goldstein
  • Chien de la casse diretto da Jean-Baptiste Ourand, prodotto da Anaïs Bertrand
  • The Rapture diretto da Iris Kaltenbäck, prodotto da Alice Bloch, Thierry de Clermont-Tonnerre
  • Vermines diretto da Sébastien Vanicek, prodotto da Harry Tordjman
  • Vincent doit mourir diretto da Stephan Casting, prodotto da Thierry Lounas, Claire Bonnefoy

Miglior film straniero

  • Rapito diretto da Marco Bellocchio
  • Foglie al vento diretto da Aki Kaurismaki
  • Oppenheimer diretto da Christopher Nolan
  • Perfect Days diretto da Wim Wenders
  • La natura dell’amore diretto da Monia Chokri
  • Traduzione di Nadia Cazzaniga

Thanos potrebbe tornare nel MCU? Quali possibilità ci sono per il grande villain?

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Anche se Thanos è morto in Avengers: Endgame, in molti si chiedono se tornerà mai nel MCU, visto che nei fumetti nessuno muore davvero (a parte Iron Man…) e che il personaggio è trai più amati dell’universo condiviso.

La grande popolarità del personaggio potrebbe infatti spingere i Marvel Studios a ritirare fuori Thanos per un film spin-off o magari una serie incentrata tutta su di lui. Ma avrebbe davvero senso un racconto unico su un villain che, pur avendo una statura tragica e delle ragioni dalla sua, è pur sempre considerato un cattivo che difficilmente può essere trasformato in anti-eroe, come sempre succede ai cattivi raccontati come protagonisti?

Ma dove potrebbe mai rispuntare Thanos? Una possibilità è rappresentata da un eventuale sequel di Eternals, visto che il Titano Pazzo ha già un legame stabilito con la squadra tramite suo fratello Eros, alias Starfox. Forse il personaggio interpretato da Josh Brolin potrebbe tornare in quel film tramite un cameo o un flashback se il film decidesse di esplorare il retroscena di Eros.

Tuttavia, la risposta più ovvia sarebbe senza dubbio Avengers: Secret Wars poiché si dice che quel film conterrà praticamente tutti i personaggi Marvel (eroi e villain) che sono apparsi in progetti sia ambientati all’interno che all’esterno del MCU.

Ricordiamo anche una cosa fondamentale: se è vero che Thanos è morto nella linea temporale principale del MCU, potrebbe essere vivo nel multiverso. Già What If…? lo ha riportato in scena, e le possibilità di modi paralleli sono infinite e tutte plausibili! (Almeno) Un cameo di Thanos, nel futuro del MCU, è più che probabile.

Argylle: la nuova featurette definisce il film “folle” e “sconvolgente”

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Il cast di Argylle ha annunciato che il thriller di spionaggio di Matthew Vaughn è “folle” e “sconvolgente” in una nuova featurette.

Condivisa sulla pagina YouTube della Universal Pictures, la featurette di Argylle vede Bryce Dallas Howard Henry Cavill, Sam Rockwell, Bryan Cranston e Dua Lipa e altre star del film discutere su come i fan di Vaughn dovrebbero prepararsi a un thriller “senza sosta” e “leggermente folle“.

Nel film, Elly Conway è un’autrice solitaria di una serie di romanzi di spionaggio best-seller, la cui idea di felicità è una notte a casa con il suo computer e il suo gatto, Alfie.” si legge  sulla sinossi. “Ma quando le trame dei libri di fantasia di Elly, incentrati sull’agente segreto Argylle e sulla sua missione di svelare un sindacato di spionaggio globale, iniziano a rispecchiare le azioni segrete di un’organizzazione di spionaggio nella vita reale, le serate tranquille a casa diventano un ricordo del passato. Accompagnata da Aiden (Rockwell), una spia allergica ai gatti, Elly (portando Alfie nel suo zaino) corre attraverso il mondo per stare un passo avanti agli assassini mentre il confine tra il mondo immaginario di Elly e quello reale inizia a confondersi.

Oltre al cast già citato, Argylle – La super spia è interpretato da Sam Rockwell, John Cena, Ariana DeBose, Catherine O’Hara, Sofia Boutella e Samuel L. Jackson. Il gatto Alfie è invece interpretato da Chip, il felino realmente esistito che appartiene alla top model Claudia Vaughn.

Argylle – La super spia è stato scritto da Jason Fuchs, che produce il film insieme a Vaughn e David Reid. Tra i produttori esecutivi figurano Adam Fishbach, Zygi Kamasa, Carlos Peres e Claudia Vaughn.

Vaughn è noto per aver diretto Layer Cake del 2004, Stardust del 2007, Kick-Ass del 2010, X-Men: L’Inizio del 2011, Kingsman: The Secret Service del 2014, Kingsman: Il cerchio d’oro del 2017 e The King’s Man del 2021. Il film è classificato PG-13, il che significa che è il primo film di Vaughn non classificato R dopo X-Men: First Class.

Argylle – La super spia uscirà in Italia l’01 febbraio 2024, mentre nelle sale statunitensi il 2 febbraio 2024, distribuito da Universal Pictures e Apple Original Films. Verrà presentato in anteprima su Apple TV+ in un secondo momento.

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