Guarda due nuove clip tratte dal
terzo e quarto episodio della serie tvI
Fantastici 5prodotta da Lux Vide, società del
gruppo Fremantle, in collaborazione con RTI, che
andrà in onda oggi, mercoledì 24 gennaio, in prima serata
su Canale 5.
Nel cast
Raoul Bova, Gianluca Gobbi, Francesca Cavallin, Gaia
Messerklinger, Chiara Bordi, Vittorio Magazzù, Fiorenza D’Antonio,
Enea Barozzi, Rachele Luschi e Giulia
Patrignani. La regia è affidata ad Alexis
Sweet e Laszlo Barbo.
https://youtu.be/eR8bA2fd4zo
https://www.youtube.com/watch?v=JdEP6EzEtD8
I Fantastici 5: la trama del terzo
episodio
Proprio prima dei campionati
italiani, Riccardo sembra aver trovato un po’ di fiducia dai suoi
atleti, ma un nuovo problema sembra subito scalfire la loro
serenità: Marzia non si presenta agli allenamenti. Trovarla sarà
una corsa contro il tempo, mentre capire cosa c’è dietro alla sua
fuga racconterà aspetti nascosti del suo passato. Nel frattempo,
mentre Laura cerca di integrarsi nel gruppo e Christian si accorge
di alcuni comportamenti strani di Isabella, Riccardo esce per la
prima volta con Alessandra. Che tra i due stia per nascere
qualcosa?
I Fantastici 5: la trama del
quarto episodio
La squadra è ormai pronta per le
gare che potrebbero garantire la qualificazione agli Europei e la
tensione è alle stelle. Ma le prestazioni sportive di Christian e
Laura sono in calo: problemi sentimentali e questioni legali li
distraggono dalla pista. Nel frattempo, Anna cerca conferme nella
sua relazione con Elia, che sembra però allontanarsi da lei e
avvicinarsi sempre di più a Giorgia, con cui ha una chiara
sintonia. Le due sorelle, il cui legame corre così su un filo
sempre più sottile, scopriranno però qualcosa che potrebbe
sconvolgere il rapporto con il padre.
“Era già dalle prove di trucco e
parrucco, che giriamo in Imax e in bianco e nero“, ha detto
Nolan. “Si inizia a vedere l’attore che dà vita a un’icona,
mettendosi il cappello, la sigaretta all’angolo della bocca. Si
inizia a vedere come si muove. È un momento emozionante. Lo è in
ogni film. Vedere Cillian mettere insieme questa iconografia mi ha
ricordato le mie prove di trucco e parrucco con
Heath Ledger per il Joker“.
Come ha reagito Cillian
Murphy alla nomination agli Oscar per Oppenheimer di
Christopher Nolan?
Cillian Murphy, nel frattempo, ha detto che si
trovava a casa sua in Irlanda quando ha saputo di aver ricevuto una
nomination all’Oscar
per il suo ruolo, affidatogli da Christopher Nolan, di Oppenheimer.
“Le parole non rendono
giustizia“, ha detto Murphy a proposito della sua
nomination. “Credo che i superlativi non bastino a questo
punto. Sono davvero onorato e un po’ sopraffatto. Ma soprattutto
orgoglioso del film e del fatto che abbia ottenuto così tanto. Ha
superato tutte le nostre aspettative, di tutti coloro che hanno
partecipato alla realizzazione di questo film. Mi capita sempre che
la gente venga da me per strada e mi dica: “Ho visto il film cinque
volte. E poi si tratta di persone anziane, giovani e
ragazzi e ragazze. È pazzesco. E poi essere riconosciuti
dall’Academy come lo siamo stati noi, è semplicemente
sbalorditivo”.
Cillian Murphy ha detto di aver festeggiato la
nomination, di cui è venuto a conoscenza mentre si trovava a casa
sua in Irlanda, con una tazza di tè e una fetta di torta. “È
stato molto bello“, ha aggiunto. “Mia madre ha fatto un
pan di Spagna. Era molto gustoso“.
Gli altri candidati all’Oscar 2024
come attore protagonista sono Bradley Cooper per
Maestro, Colman Domingo per Rustin, Paul
Giamatti per The Holdovers e Jeffrey
Wright per American Fiction.
Oppenheimer,
invece, è stato nominato anche per Miglior film, Attore non
protagonista, Attrice non protagonista, Fotografia, Costumi, Regia,
Montaggio, Trucco e acconciature, Musica (colonna sonora
originale), Scenografia, Suono e Scrittura (sceneggiatura non
originale). I vincitori saranno annunciati domenica 10 marzo
2024.
Bethel è apparso nella terza
stagione della serie DaredevilNetflix nei panni di Poindexter, e il finale
suggeriva che in futuro sarebbe diventato l’iconico cattivo dei
fumetti. La fonte sottolinea che che non è chiaro quanto sarà ampio
il suo ruolo, ma Bullseye avrà una parte nella prossima avventura
televisiva del Diavolo di Hell’s Kitchen.
Entrambi i personaggi sono già
apparsi anche nel MCU: Daredevil è apparso in
She-Hulk: Attorney at Law e brevemente in
Echo,
mentre Fisk è tornato in Hawkeye
e in un ruolo importante sempre in Echo.
Ricordiamo che non è la prima volta
che vediamo una incarnazione di Bullseye. Colin
Farrell ha portato sul grande schermo il personaggio nel
Daredevil con Ben Affleck.
America Ferrera ha dichiarato di essere “un po’ sotto
shock”, nel bene e nel male, in merito alle nomination agli Oscar
2024. L’aspetto che la rende felice è sicuramente la sua prima
nomination personale, come Migliore attrice non protagonista, per
Barbie,
che lei definisce “surreale e incredibile”; il lato negativo è il
fatto che Greta
Gerwig e Margot Robbie, le visionarie dietro
l’innovativo blockbuster, sono state snobbate, rispettivamente
nelle categorie Regia e Miglior Attrice. Il suo disappunto segue
delle
dichiarazioni simili di
Ryan Gosling.
“Sono le mie ragazze e voglio
vedere celebrato il loro incredibile, straordinario lavoro. Hanno
fatto la storia, hanno fissato un nuovo standard”, ha detto
Ferrera a Deadline. “Non solo hanno
battuto i record al botteghino, ma hanno realizzato qualcosa che ha
avuto risonanza in tutto il mondo, e l’impatto di ciò che hanno
realizzato è e continuerà a farsi sentire nella nostra cultura.
Penso di unirmi a molte persone nel volerle vedere riconosciute per
questo.”
Per America
Ferrera, ciò che ha reso Barbie un progetto così unico è stato quanto
fosse inaspettato, a partire dalla decisione della star produttrice
Margot Robbie di rivolgersi a Greta
Gerwig come co-sceneggiatrice e regista. “Penso che da
quel momento la gente si sia interessata a ciò che la mente di
Greta come regista avrebbe fatto con Barbie, e lei ha messo insieme
artisti incredibili, davanti alla macchina da presa e dietro, per
dare vita alla sua visione” ha detto l’attrice. “La
sceneggiatura era così divertente, sovversiva e irriverente, ma
osava anche avere un cuore e un messaggio.”
“È un viaggio davvero
incredibile, incredibilmente divertente e sorprendente da
intraprendere, per tornare indietro e rendersi conto che il film
parlava sempre di noi, della bellezza della vita e della vita che
vale la pena vivere. Sento che è così che mi fanno sentire i grandi
film”, ha detto Ferrera. “Quando ho visto un film
fantastico, mi sento più entusiasta non solo di ciò che è possibile
nella narrazione, ma anche di ciò che è possibile nella vita, e
sento che questo è ciò che Greta è riuscita a realizzare con questo
film.”
La cerimonia degli Oscar 2024 si
terrà domenica 10 marzo alle 16:00. PT al Dolby Theatre
dell’Ovation Hollywood di Los Angeles. Jimmy
Kimmel torna come presentatore per il secondo anno
consecutivo e per la quarta volta complessiva.
Il cinema è fatto di
sguardi. Occhi che si posano su immagini impresse su un
telaio bianco, le cui forme e colori disegnano un mondo con una
lingua tutta propria, in cui perdersi è inevitabile, e a volte
persino necessario. Perché la settima arte è la
dimensione fittizia perfetta per evadere da una realtà in cui
sentirsi scomodi o ingombranti non è evento raro. Allora si cerca
altrove, in uno spazio fatto di luci e ombre, dove il solo guardare
diventa piacere viscerale, desiderio, bramosia, anche ossessione.
Essere spettatori delle vite altrui e trarne godimento è
un’esperienza che si può vivere con l’arte cinematografica, lì dove
il pubblico diventa voyeur eccitato, e si abbandona dentro
la cornice di un’inquadratura in cui ci si appropria di personaggi,
luoghi e situazioni. Un concetto che dagli albori del cinema ha
visto la sua massima rappresentazione in La finestra
sul cortile di Alfred
Hitchcock, film-manuale in technicolor datato 1954 che
quest’anno compie settant’anni, e che non sembra invecchiato di un
giorno.
La finestra sul cortile, la “regia pura”
Un lungometraggio fondato
su un concetto di regia puro, un vero e proprio manuale
per i filmmaker. Un thriller costruito ad hoc, come lo sono in
fondo anche gli altri della filmografia del maestro del
brivido, in cui le architetture scenografiche, esaltate
dal gioco visivo di inquadrature studiate, esprimono chiaramente
quale sia il significato del cinema stesso, esaltandolo, e come noi
dall’altra parte ne assorbiamo l’essenza. Un inno, perciò, a ciò
che è il linguaggio filmico, ma in particolare a chi ne fruisce,
diventandone a sua volta protagonista.
Pur essendo una storia di detection,La finestra sul cortile
si impianta su una trama lineare visivamente stratificata: Jeff,
interpretato da un meraviglioso
James Stewart
(che aveva già lavorato con Hitchcock in
Nodo alla gola),
è un fotoreporter costretto su una sedia a rotelle a causa di un
infortunio, che passa le sue giornate a guardare il vicinato dalla
finestra, entrando nelle quotidianità degli inquilini dei palazzi
di fronte. Man mano che il suo sguardo penetra nelle abitazioni,
invadendo la loro privacy, Jeff inizia a familiarizzare con la loro
routine, fino a quando un giorno non ipotizza l’assassinio della
signora Thorwald, perpetrato dal marito. Convinto di quanto crede
di aver visto, Jeff inizia a indagare con il solo uso dello
sguardo, finché la sua fidanzata, Lisa, un’incredibile e
elegantissima
Grace Kelly,
non decide di aiutarlo.
Jeff: spettatore e regista
Truffaut aveva
spiegato bene, in un’intervista, la natura di La
finestra sul cortile: “In questo film abbiamo un
uomo immobile che guarda fuori, poi ciò che vede e poi la sua
reazione. Ciò rappresenta la più pura idea cinematografica”.
Dove per idea cinematografica si intende quel meccanismo proprio
del cinema per cui osservazione e reazione sono strettamente
legate. È il cosiddetto Effetto Kuleshov, per il
quale ogni inquadratura acquisisce di senso grazie a quella che la
segue e la precede. Un principio su cui si fonda il film di
Hitchock, per dimostrare quanto siano potenti non solo gli
strumenti del cinema, ma anche la visione spettatoriale che ne
deriva. Con Jeff, il cineasta fa un’esericizio di tecnica –
magistrale – per raccontarci due figure
chiave della settima arte: il regista con la
sua macchina da presa, e il pubblico.
Per quanto riguarda il regista,
attraverso una meticolosa scelta di inquadrature, sembra che il
fotoreporter operi allo stesso modo di un cineasta: modella la sua
storia in base a ciò che capta al di là della sua finestra, dunque
sceglie cosa osservare, e soprattutto chi, a quale porzione di
spazio dare rilievo e cosa far essere importante e incisivo.
Taglia, cuce, seleziona delle immagini per dare forma a un racconto
che nel frattempo si concretizza. Allo stesso tempo, però, nella
sua immobilità, Jeff diventa lo spettatore, che
esaminando l’altro si immedesima, ipotizza e si fa coinvolgere a
tal punto da farsi delle idee, senza però poter agire. Proprio come
chi è in sala, seduto sulla poltrona, che subisce gli eventi senza
poter intervenire. Un’analogia che si riscontra anche nella
funzione dello sguardo, l’unica che il protagonista può esercitare:
fra Jeff e ciò che accade c’è una distanza che non si può colmare o
accorciare, e così per lo spettatore. Nessuno dei due può
influenzare ciò che avviene, non può intervenire.
Hitchcock usa lo spazio scenico per restituire questo concetto,
avvalendosi di soli due ambienti: quello esterno, che è primario,
focalizzato sui palazzi che si vedono dalla postazione del
protagonista, dove si svolge l’omicidio e si costruisce il tono
thriller, e quello interno, la casa in cui Jeff è bloccato, il
controcampo del primo ambiente.
Per ognuno di essi riserva
un tipo di inquadratura, scegliendo le
soggettive – la ripresa favorita e primaria del
film – quando Jeff è nell’atto dell’osservare, con zoom e
raccordi sull’asse nel momento in cui ricorre alla macchina
fotografica e imposta alcuni teleobiettivi. È in quell’istante che
noi spettatori siamo Jeff a tutti gli effetti. Diventiamo una sola
cosa con il protagonista perché ci riconosciamo: guardiamo come lui
guarda, ragioniamo come lui ragiona. Maciniamo pensieri, giusti o
sbagliati che siano, e abbiamo un’opinione come Jeff. Il culmine di
tale processo è quando l’assassino – Thorwald – si rende conto di
essere guardato e guarda a sua volta, ma direttamente in camera. I
suoi occhi incrociano quelli di Jeff, ma sembrano volgersi verso
noi spettatori, che nel frattempo ci siamo identificati con lui –
l’obbiettivo primario di Hitchcock – e veniamo trascinati
totalmente nella narrazione. Ci sentiamo in trappola, colti alla
sprovvista e spaventati. Ecco che qui Hitchcock ci mostra la prima
grande abilità del cinema: inghiottirci in un racconto fittizio in
cui però il processo di elaborazione, percezione e sentimenti sono
tutto, fuorché fasulli.
Il cinema come evasione dalla
realtà
Nella costruzione del suo discorso
narrativo e del suo protagonista Jeff, Hitchcock tiene a
sottolineare il valore del cinema come sfera dentro la quale
entrare per alienarsi dalla realtà vissuta, se la condizione in cui
si è non è confortevole. Il cinema, i film, sono
l’opportunità da una parte per estraniarsi, dall’altra per
riflettere su se stessi mentre guardiamo l’altro, che può
anche diventare il nostro doppio. Come se fosse in una sala
cinematografica, in cui la finestra diventa lo schermo dove si
svolge lo spettacolo, Jeff si stacca dalla sua realtà domestica,
nella quale sente il peso della responsabilità che ha nei confronti
della sua amata Lisa, per proiettare la sua attenzione sui
condomini che gli si palesano di fronte. La ragazza, molto più
giovane di lui, nel fargli visita ogni giorno, sfrutta l’occasione
per ricordare a Jeff del loro matrimonio, e di quanto sia
necessario iniziare i preparativi per le nozze. Il fotoreporter
però non è disposto a legarsi ufficialmente a lei poiché reputa i
loro stili di vita incompatibili, e vorrebbe che la loro relazione
rimanesse così per timore che, una volta sposati, si distrugga un
equilibrio che crede intoccabile.
Per evadere da quello che è
il suo contesto quotidiano, Jeff direziona il suo
impegno mentale sulle coppie degli appartamenti di fronte a
sé, proiettando sugli altri i suoi timori per la sua
relazione e trovando, specie i coniugi Thorwald, la conferma alle
sue paure, rispetto alle varie sfumature – anche negative – che può
avere un rapporto d’amore, e a come si può trasformare in un
rapporto tanto conflittuale che può portare all’omicidio. Lo
spettatore, similmente, opera allo stesso modo. Nel racconto che si
modella sullo schermo, Jeff trova una via di fuga che lo distoglie
dalle sue dinamiche personali, ma anche uno spunto che lo spinge a
riflettere ancora di più su quello che lo affligge. Come se,
rintracciando delle affinità con quelle persone, vedesse una
rappresentazione di sé e di un suo possibile futuro. È qui, dunque,
che Hitchcock dimostra quanto la macchina del cinema ha una doppia
funzione e svolge due compiti che si intrecciano l’uno all’altro,
facendoci capire quanto, pur non accorgendocene in maniera conscia,
la materia narrativa, ma soprattutto le immagini filmiche, possano
influenzare il nostro privato e essere rivelatrici.
Rendendoci, di conseguenza, parte integrante della
storia.
Il piacere del guardare
La tematica più centrale messa in
campo da Hitchcock in La finestra sul
cortile, che si lega a doppio filo al concetto di
spettatore, è il piacere del guardare, il
voyeurismo, su cui il maestro del brivido fa una
disamina quasi filosofica. Se il cinema è evasione e universo
parallelo attraverso cui ragionare su alcuni aspetti della propria
vita (come abbiamo detto poc’anzi), è anche dimostrazione di quanto
l’essere umano sia attratto dalle esistenze altrui e provi assoluto
godimento nel guardarle. Jeff è, infatti, rapito da ciò che può
vedere dalla finestra del suo appartamento, pezzi di vita
quotidiana che gli si dipanano davanti agli occhi e di cui non
riesce a fare a meno. Il fotoreporter rappresenta un’altra
caratteristica dello spettatore al cinema, interessato ai
personaggi che si muovono sullo schermo, desideroso di fare
ingresso – pur tacitamente – nel loro intimo quotidiano e così
interpretarlo. È un’attrazione la sua, una pulsione viva, un potere
che solo lui possiede, lo stesso che accomuna il protagonista
hitchcockniano al pubblico in sala, e a cui non riesce a sottrarsi,
tanto che Stella – l’infermiera che si prende cura di Jeff – a un
certo punto gli dirà “siamo diventati una razza di
guardoni”, dichiarando la sua, ma anche la nostra, posizione
voyeuristica (e spettatoriale).
Ecco perché quando nel film Lisa si
intrufola nella casa di Thorwald, diventando oggetto di visione e
soggetto attivo della diegesi, cresce in Jeff l’interesse per lei
che prima, quando gli era accanto, non provava. La ragazza è
entrata di diritto nella narrazione, è protagonista del racconto da
lui “fruito”, e riesce a guadagnarsi la sua attenzione totale, fino
a che il suo gesto da eroina non distenderà il loro rapporto (Jeff
si renderà conto di quanto tiene a lei) e risolverà, in ultimo, la
crisi.
La finestra sul
cortile è dunque un manifesto sul cinema e lo
spettatore e, come scrive Paolo Bertetto in
L’interpretazione dei film, è “un processo che insieme
esibisce e analizza non solo l’orizzonte tecnico del cinema, ma
anche quello comunicativo, e che progressivamente ci fa vedere come
funziona la macchina cinema, come si realizza il rapporto
spettatoriale, come si costruisce la visione filmica, come si
sviluppa la narrazione e la messa in scena cinematografica.”
In definitiva, uno dei capolavori indiscussi del
cinema, da vedere, studiare, ricordare in eterno.
Star
Wars ha finalmente confermato un importante cambiamento nel Din
Djarin di Pedro Pascal all’indomani della stagione
3 di The Mandalorian, qualcosa che offre
all’amato personaggio un futuro promettente nel franchise.
Mentre la stagione 3 di The
Mandalorian è stata accolta con recensioni contrastanti,
in particolare in termini di cambiamento e per come viene messo da
parte l’arco narrativo del personaggio di Din Djarin, la sua
eredità ha infine aperto la strada al prossimo film di The
Mandalorian & Grogu. Il finale della stagione
3 definisce ancora magnificamente il futuro di Din, con Star
Wars che ora ha confermato un importante cambiamento nel suo
personaggio.
In un comunicato stampa di Hasbro,
una nuova figura di Din Djarin – modellata sulla sua apparizione
nella stagione 3 di The Mandalorian, episodio 2
“Capitolo 18: Le miniere di Mandalore” – è stata fornita una
descrizione che definisce il suo futuro di Star
Wars. Hasbro scrive che Din Djarin era “una volta un
cacciatore di taglie solitario” prima di riunirsi con Grogu e
adottarlo come suo, confermando che Din non è più un cacciatore di
taglie. Questa è la prima volta che Star Wars parla veramente di
questo cambiamento chiave del personaggio, dopo che la stessa
stagione 3 di The Mandalorian ha anticipato il suo
nuovo ruolo nella Nuova Repubblica nel finale.
Anche la descrizione di Hasbro della
loro nuova figura di Grogu enfatizza questo nuovo ruolo di Din, dal
momento che vi si può leggere che il duo “prenderà posizione
contro i residui imperiali”. Si tratta di qualcosa che è stato
parzialmente visto nella stagione 3 di The
Mandalorian, ma sarà senza dubbio al centro del film
The
Mandalorian & Grogu, così come di una potenziale
stagione 4.
Abbiamo
già segnalato quanto sia importante e storica la nomination di
Lily Gladstone agli Oscar 2024. L’attrice è
infatti la prima donna nativa americana a entrare in categoria per
la sua performance in
Killers of the Flower Moon. Dopo mesi di successo di
critica, il film ha ottenuto diverse nomination agli Oscar, tra cui
Miglior film, Miglior regista e Miglior attrice per Gladstone.
Parlando con Entertainment Weekly, Gladstone
ha espresso una risposta emotiva a questa storica nomination
all’Oscar. L’attrice ha iniziato la sua dichiarazione rendendo
omaggio alle fantastiche attrici indigene che l’hanno preceduta,
tra cui Sheila Tousey di Cuore di
tuono e Keisha Castle-Hughes di
La ragazza delle balene, che è stata “la più
giovane e la prima candidata indigena nella categoria”. Ecco la
dichiarazione completa:
“È incredibile e gran parte di
me vuole solo dire che non avrei dovuto essere io. Questo sarebbe
dovuto accadere molto tempo fa. Ho condiviso lo schermo in questo
film con Tantoo Cardinal, che viene dal Canada, un
confine che ha attraversato molti di noi. Sono cresciuta guardando
le esibizioni di Sheila Tousey, con cui ho avuto
la fortuna di condividere il palco ad un certo punto della mia
carriera. Il suo lavoro in Cuore di tuono, lo
sento, sarebbe dovuto essere nominato in ogni cosa. Non esiste
attrice viva che superi il talento di Sheila. È una delle vere
grandi.
È incredibile che ciò sia
accaduto, e ci è voluto un po’ di tempo. Ricordo quando Keisha
Castle-Hughes fu nominata per La ragazza delle
balene, e ricordo come mi sentii quando guardai questa
incredibile attrice, la più giovane e la prima candidata indigena
nella categoria, raccontare questa storia. Sembrava così universale
e così vicino alla mia educazione, al mio rapporto con la mia
terra, con la mia famiglia, con mio padre, con la mia lingua, tutto
questo. È stato incredibile vedere la sua rappresentazione, e
sembra che sia un vero onore.
Lo dico sempre, non è del tutto
mio (questo traguardo). Appartiene a così tante persone: la nazione
Osage, la nazione dei piedi Neri, la nazione Nez Perce, ogni attore
indigeno sulle cui spalle sto. È circostanziale che io sia la prima
e ne sono molto grato. So solo che non sarò l’ultima, neanche
lontanamente.”
Netflix ha confermato che la seconda stagione di
Squid Game arriverà entro la fine del 2024.
Nell’annuncio in merito al secondo ciclo della serie in lingua
coreana del creatore Hwang Dong-hyuk, la
piattaforma ha dichiarato:
“Guardando al futuro, nonostante
gli scioperi dello scorso anno abbiano ritardato il lancio di
alcuni titoli, abbiamo un programma ampio e audace per il 2024. Il
pubblico potrà scegliere tra serie drammatiche di grande successo
come ‘The Diplomat’ S2, ‘Bridgerton’ S3, ‘Squid
Game’ S2 e ‘L’Imperatrice’ S2; serie senza sceneggiatura come
“Tour de France: Unchained” S2, “Love is Blind” S6, “F1: Drive to
Survive” S6 e “Full Swing” S2; e nuovissimi programmi come ‘3 Body
Problem’ (basato sul romanzo più venduto e dagli showrunner di
‘Il Trono di
Spade’), ‘Griselda’ (con Sofia Vegara, in anteprima questa
settimana), ‘The Gentlemen’ (di Guy Ritchie ), ‘Eric’ (con Benedict
Cumberbach), ‘Avatar: The Last Airbender’, ‘Cien Años de Soledad’,
dalla Colombia basato sul romanzo di Gabriel García Márquez e Senna
dal Brasile.”
I dirigenti di Netflix hanno
confermato che anche la quarta stagione di “Emily in Paris” verrà lanciata entro la fine
dell’anno.
La prima stagione di nove episodi di
Squid Game di Dong-hyuk è stata lanciata nel 2021.
Il dramma su una gara mortale tra poveri concorrenti per vincere
45,6 miliardi di ₩ si è rivelato un grande successo per Netflix ed
è stato nominato per 14 Emmy, inclusa la categoria riservata alla
migliore serie drammatica (la prima per una serie non in lingua
inglese), vincendo sei riconoscimenti.
Squid Game ha fatto
la storia anche agli Screen Actors Guild Awards
2022, diventando la prima serie in lingua non inglese e la
prima serie coreana a ottenere nomination per il cast di una serie
drammatica, l’attore in una serie drammatica (Lee
Jung-jae), attrice in una serie drammatica (Jung
Ho-yeon) e in un ensemble di stunt. Lee
Jung-jae e Ho-yeon hanno vinto i premi.
Squid Game ha vinto anche tre Golden Globe,
tra cui quello per la migliore serie drammatica.
Dopo mesi di speculazioni
sull’opportunità o meno per lo show di avere una seconda stagione,
Netflix ha confermato nel gennaio 2022 che la serie sarebbe stata
rinnovata. Il CEO di Netflix, Ted Sarandos, ha
dichiarato durante una call con gli analisti: “Assolutamente.
L’universo di ‘Squid Game’ è appena iniziato.” Da allora
l’universo di Squid Game è stato ampliato con una serie unscripted,
Squid Game: La Sfida, e un videogioco di
prossima uscita.
“Non c’è Ken senza Barbie“,
così ha detto
Ryan Gosling in una dichiarazione, dopo
l’annuncio delle
nomination agli Oscar 2024. Il protagonista maschile di
Barbie, che ha ricevuto una nomination come miglior
attore non protagonista, si è espressa contro l’Academy per aver
ignorato il lavoro di attrice di Margot Robbie e quello di regista di Greta
Gerwig.
“Sono estremamente onorato di
essere nominato dai miei colleghi insieme ad artisti così
straordinari in un anno di così tanti grandi film. E non avrei mai
pensato di dirlo, ma sono anche incredibilmente onorato e
orgoglioso che sia per aver interpretato una bambola di plastica di
nome Ken”, inizia la dichiarazione di Gosling. “Ma non
esiste Ken senza Barbie, e non esiste il film ‘Barbie’ senza Greta
Gerwig e Margot Robbie, le due persone maggiormente responsabili di
questo film storico e celebrato in tutto il mondo”.
Gerwig e Robbie erano due nomi che
si davano per scontati alla vigilia di queste nomination, tanto che
qualcuno pensava che Robbie avrebbe anche potuto ambire alla
vittoria. Entrambe hanno avuto la loro nomination, Margot Robbie
per il miglior film, essendo produttrice con la sua LuckyChap, e
Greta Gerwig come sceneggiatrice, nella categoria riservata agli
script adattati. Tuttavia si immaginavano per loro delle doppie
nomination che non sono arrivate, generando lo scontento, tra gli
altri, di Ryan Gosling.
“Nessun riconoscimento sarebbe
possibile per qualcuno che ha partecipato al film senza il loro
talento, la loro grinta e il loro genio. Dire che sono deluso dal
fatto che non siano state nominate nelle rispettive categorie
sarebbe un eufemismo”, continua Gosling. “Contro ogni
previsione, con nient’altro che un paio di bambole senz’anima, poco
vestite e, per fortuna, senza genitali, ci hanno fatto ridere, ci
hanno spezzato il cuore, hanno smosso la cultura e hanno fatto la
storia. Il loro lavoro dovrebbe essere riconosciuto insieme agli
altri candidati molto meritevoli. Detto questo, sono così felice
per America Ferrera e gli altri incredibili artisti che hanno
contribuito con il loro talento a realizzare questo film così
innovativo”.
Gosling nomina Ferrera, che ha
ottenuto una nomination come migliore attrice non protagonista per
la sua interpretazione in Barbie.
La commedia ha ottenuto otto nomination in totale, tra cui costumi,
scenografia e due canzoni originali (“I’m Just Ken” e “What Was I
Made For?”). Per Ryan Gosling è la terza candidatura all’Oscar per
l’attore, dopo due precedenti candidature per “Half Nelson” (2006)
e “La La Land” (2016).
Il cinema di Maria Sole
Tognazzi è donna. La regista, che ha all’attivo cinque
lungometraggi, un documentario e un corto, ama posare gli occhi – e
la macchina da presa – su sguardi, tormenti e gioie femminili, per
affrescarne un dipinto elegante, delicato e dettagliato. Da
Viaggio da sola a
Io e lei,fino
all’ultimoDieci minuti, Tognazzi
mette al centro della sua poetica le donne, figure che, come lei
stessa dice quando era agli inizi della sua carriera, non hanno mai
ricoperto un ruolo centrale e privilegiato, ma si sono spesso
dovute accontentare di essere un supporto, comprimarie secondarie,
“costrette” a rimanere un passo indietro e mai nel cono di luce che
meritavano.
I tempi, però, stanno cambiando, non
solo nel tessuto sociale ma anche in quello cinematografico, e lo
dimostrano i recenti prodotti audiovisivi in cui non solo ci sono
più protagoniste da raccontare, ma anche più registe che esprimono
la loro unica e attenta visione. E così la cineasta si inserisce in
quella categoria di artiste che sente l’esigenza di far emergere, o
per meglio dire irrompere, voci e presenze femminili sullo schermo,
partendo da un testo di riferimento scritto da una donna,
Chiara Gamberale, e avvalendosi di una
co-sceneggiatrice, Francesca
Archibugi (La
Storia), che la aiutasse a modellare la storia di Bianca,
nel romanzo Chiara. Dieci minuti è una
produzione Indiana Production e Vision Distribution, in
collaborazione con Netflix e Sky,
ed è nelle sale dal 25 gennaio, giorno in cui –
coincidenza – debutterà un altro film che si cuce addosso a una
donna e porta sulle spalle il suo percorso di crescita e scoperta:
il Leone d’Oro Povere
Creature!
Dieci minuti, la trama
Bianca è nel periodo peggiore della
sua vita. Il marito Niccolò l’ha lasciata all’improvviso e lei non
si capacita del perché: in fondo, secondo la sua distorta visione,
andava tutto bene. Eppure lui è risentito: non si sente ascoltato e
supportato, gira tutto intorno alla moglie. Non è riuscita nemmeno
ad accorgersi che ha un’altra. Sul fronte del lavoro, le cose
procedono allo stesso modo: sul treno verso casa, Bianca viene
chiamata dal suo responsabile e licenziata in tronco. In più, in un
gioco di flashback, pare che la donna sia segnata anche da un
incidente, avvenuto poco dopo la separazione, che l’ha fatta
smettere di guidare. Tutti questi eventi l’hanno destabilizzata,
rendendola assente e inerme davanti a tutto e tutti. Non riesce a
fare molto, Bianca, se non andare dalla dottoressa Brabanti,
psicanalista che le propone una sfida per scuoterla dal suo torpore
quotidiano: tutti i giorni, una volta al giorno, Bianca deve fare
qualcosa di completamente nuovo, che fuoriesca dalla sua normalità.
Qualcosa che magari non farebbe mai. Grazie a questa terapia,
Bianca farà nuovi incontri, scoprirà legami speciali e inizierà ad
ascoltare chi le ha sempre voluto bene. Tentando di affrontare la
sua crisi.
Oltre le barriere della mente
Il quasi omonimo romanzo di Chiara
Gamberale, Per dieci minuti, è un racconto intimo e
autobiografico di una donna nel pieno della sua
(ri)fioritura. Un percorso, ma anche un processo, di ardua
rinascita che si riscontra nel film liberamente ispirato di
Tognazzi, in cui a essere messa in luce è la paura dell’abbandono e
come questa lavori sulla psiche umana tanto da disintegrarla.
Bianca è piena di fragilità, spesso immobile e cieca davanti a una
vita che le scorre e in cui c’è un crocevia di persone a cui lei
non riesce a dare la dovuta attenzione. Neppure al marito. Crede di
essere partecipe delle esistenze degli altri, ma in realtà non
ascolta, non si connette con il resto del mondo e nel frattempo,
senza accorgersene, viene risucchiata in una solitudine che, se
prima era solo prigione mentale, diventa poi fisica con la
separazione da Niccolò.
Si intersecano in lei emozioni
contrastanti, ma è l’essere inerme a dominarla nel quotidiano e a
farla sprofondare nel buio. È spenta ed egoriferita la Bianca di
una quanto più umana e tenera Barbara Ronchi, consumata dalle sue
stesse paranoie e dal timore di conoscere verità che sarebbe meglio
sigillare in un cassetto faendo finta che non esistano. Perché
spesso è più semplice crearsi una realtà immaginaria, piuttosto che
fare i conti con quella vera, più dura e complessa. Occhi smarriti,
sguardo basso e cupo, labbra spesso arricciate: rimanendo fissa sul
suo volto sofferente, la regista intercetta tutte le
sfumature di un animo travagliato, compiendo un
viaggio nelle emozioni e nei turbamenti di una donna in piena crisi
esistenziale, che tenta alla fine di tornare a galla e
rinascere dalle sue ceneri. Dandosi la possibilità di riscoprirsi e
forse proprio di conoscersi nel profondo.
Un cast ben assortito
Come dicevamo all’inizio di questa
recensione, Maria Sole Tognazzi si dedica anima corpo e cuore alle
sue protagoniste, le accarezza dolcemente, ecco perché le donne del
film, e in particolare la sua Bianca, hanno una posizione di
assoluto rilievo. Ronchi ha due comprimarie di tutto rispetto, una
più che credibile Margherita Buy nelle vesti della psicanalista,
il cui ruolo le calza a pennello, e Fotinì Peluso,
il cui personaggio è stato scritto per il film, che interpreta
Jasmine, la sorella di Bianca, una ragazza da un lato esuberante,
dall’altro bisognosa di trovare un posto (che non è un luogo bensì
una persona) da chiamare casa. Nonostante Dieci
minuti sia una storia che favorisce il punto di vista
e la solidarietà femminile, la figura maschile – in questo caso
Niccolò in primis – non è mai posta sotto la lente del
giudizio.
La regista non è intenta a fare la
morale e non vuole trasformare un racconto prevalentemente
drammatico – con deliziosi inserti divertenti – in una narrazione
femminista, tanto che empatizzare e comprendere il personaggio di
Alessandro Tedeschi è pressoché naturale. Resta sì sullo sfondo, ma
è bilanciato e ben caratterizzato e considerato, non diventando mai
oggetto di critiche. Al netto di quanto scritto, ciò che invece
sembra mancare un po’ è la completezza del gioco dei “dieci
minuti”: seppur si riesca a mostrare come una soluzione divertente
e funzionale per far uscire Bianca dall’impasse in cui si trova,
sembra che non ci si sia voluti sbilanciare troppo sui vari momenti
in cui si dedica a fare quell’altro che le fa paura, schifo o la
entusiasmi. Sarebbe stato interessante esplorare meglio questo
aspetto, e vedere fin dove la fantasia delle creatrici potesse
spingersi. Ciononostante, Dieci minuti è
un film godibile, buono, che si lascia amare nel suo essere
delicato e calibrato, e dimostra quanto Maria Sole Tognazzi si
prenda cura delle sue antieroine, facendole brillare di luce
propria nonostante le ferite che si portano addosso.
Nel 2021 il regista e sceneggiatore
Yann
Gozlan, regista anche di Un homme idéal, Burn
Out e Visions porta al cinema un film che
da tempo desiderava realizzare: Black Box – La scatola
nera. Appassionato di aviazione civile, Gozlan si è
infatti sempre detto interessato a dar vita ad una storia su questo
tema, concentrandosi però sugli aspetti più cupi e drammatici
legati all’aviazione, ovvero quello dell’incidente aereo e di
quanto ne segue. “Questo universo, incredibilmente
cinematografico dal mio punto di vista, con una posta in gioco
finanziaria colossale, in cui coesistono interessi divergenti, mi
sembrava un’ambientazione originale ed emozionante per un
film“, ha dichiarato.
Gozlan, insieme ai tre
co-sceneggiatori Jérémie Guez, Simon
Moutaïrou e Nicolas Bouvet-Levrard dà
dunque vita ad un thriller ricco di colpi di scena, sospetti,
verità celate e la ricerca ossessiva per portarle alla luce. Ma
Black Box – La scatola nera è anche un film che vuole
riflettere sulla facilità con cui gli uomini o le aziende di potere
possano manipolare la realtà a loro piacere, scampando così alle
conseguenze dei problemi di cui sono più o meno direttamente
artefici. Offrendo tutto ciò, il film si è affermato come un grande
successo in Francia, ottenendo riscontri di pubblico e critica
particolarmente positivi.
Il film si è poi distinto per il suo
lavoro sul sonoro e il montaggio, che contribuiscono ad
un’esperienza visiva particolarmente accattivante. Per chi ha
apprezzato film simili come
Flight o Sully, Black Box – La scatola nera è dunque
un film da non perdere. Prima di intraprendere una visione del
film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori e riguardo la spiegazione del
finale. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
La trama e il cast di Black Box – La scatola nera
Quando il volo Dubai-Parigi con 300
passeggeri a bordo si schianta con una dinamica misteriosa, il
giovane Mathieu Vasseur, tecnico della BEA,
(l’autorità responsabile delle inchieste sulla sicurezza
nell’aviazione civile), viene chiamato ad occuparsi del caso.
Rinvenuta la scatola nera, questa non sembra riportare nulla di
anomalo e il caso viene chiuso in fretta. Tuttavia, Vasseur, poco
convinto dell’esito, continua le sue indagini personali. Le tracce
audio rivelano dei dettagli che gli fanno pensare a una
manomissione del contenuto della scatola nera. La sua ipotesi è
quella di attentato. Contravvenendo agli ordini del suo capo
Philippe Rénier, inizia una coraggiosa ricerca di
prove in grado di confermare la sua tesi.
Ad interpretare Mathieu Vasseur vi è
l’attore Pierre Niney, noto per i film
Yves Saint Laurent, Masquerade – Ladri
d’amore e Il
libro delle soluzioni. Per prepararsi al ruolo, Pierre
Niney ha trascorso diverse settimane lavorando a fianco degli
agenti del BEA. Per la sua interpretazione in questo film, Niney è
stato candidato al premio Cesar come Miglior attore. Accanto a lui,
nel ruolo di sua moglie Noémie vi è l’attrice Lou de
Laâge, recentemente vista anche in Un colpo di
fortuna – Coup de Chance. Recitano poi nel film gli attori
André Dussollier nel ruolo di Philippe
Rénier, capo di Mathieu, e Sébastien
Pouderoux in quelli di Xavier Renaud, capo
dell’azienda Pegase Security. Olivier
Rabourdin è infine Victor Pollock, superiore di
Mathieu.
La spiegazione del finale di
Black Box – La scatola nera
Tutto il film è dunque costruito sul
sospetto di una realtà diversa da quella che si cerca di portare
avanti. Le ricerche di Mathieu, infine, confermeranno questo
sospetto portando alla luce come le aziende operanti nel campo
della sicurezza – in questo caso in quello dell’aviazione – non
possano permettersi che avvengano incidenti che ne macchino la
reputazione. Quando questi però si verificano, l’unica soluzione
sembra essere quella di occultare le prove. Ecco allora che verso
il finale Mathieu scopre che proprio il suo superiore Victor
Pollock ha alterato le registrazioni audio dell’incidente aereo.
Arriva a tale scoperta dopo aver riascoltato le registrazioni audio
di un precedente incidente di elicottero.
In tale registrazione rileva dei
numeri che rappresentano delle coordinate GPS che conducono ad uno
stagno sul fondo del quale trova la vera registrazione della
scatola nera dell’aereo. Insieme ad essa c’è dunque un video di
Pollock che racconta di aver lavorato in segreto con Xavier Renaud,
per anni, il quale l’ha costretto a falsificare le scatole nere.
Nonostante Mathie rimanga poi ucciso in un incidente d’auto,
causato da coloro che lo tenevano d’occhio, la sua scoperta viene
comunque alla luce e durante una presentazione pubblica per la sua
azienda, Xavier viene infine arrestato per gli atti da lui commessi
contro la verità.
Black Box – La scatola nera è tratto da una storia
vera?
Il film Black Box – La scatola
nera non è ispirato ad una storia vera in particolare, ma
riprende in modo evidente elementi presenti nella realtà e propri
del mondo dell’aviazione. Il primo di questi è proprio la scatola
nera, il noto dispositivo elettronico di registrazione dei dati
installati in un aeromobile o una imbarcazione con lo scopo di
facilitare le indagini dopo un incidente. Questi apparati sono
generalmente progettati per resistere alle condizioni che si
possono creare in un incidente grave, preservando le registrazioni.
In numerosi noti casi di incidenti aerei, la scatola nera si è
infatti rivelata decisiva per stabilire cosa ha causato
l’incidente. Il film però costruisce da zero il complotto alla base
del film, non prendendo spunto in questo dalla realtà.
Il trailer di Black Box – La
scatola nera e dove vedere il film in streaming e in TV
Sfortunatamente il film non è
presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive
in Italia. È però presente presente nel palinsesto televisivo di
martedì 23 gennaio alle ore 21:20
sul canale Rai 4. Di conseguenza, per un limitato
periodo di tempo sarà presente anche sulla piattaforma Rai
Play, dove quindi lo si potrà vedere anche oltre il
momento della sua messa in onda. Basterà accedere alla piattaforma,
completamente gratuita, per trovare il film e far partire la
visione.
Dinamico film d’azione con l’attrice
Charlize
Theron, Atomica
Bionda è stato distribuito nelle sale nel 2017,
ottenendo un buon riscontro di critica e pubblico. In particolare
sono divenute memorabili l’interpretazione della protagonista, le
numerose sequenze d’azione e la regia, tutti elementi che hanno
aggiunto spessore ad una storia intrisa di toni thriller,
incentrata in contesto di spionaggio nella Berlino del 1989.
Ecco 10 cose che forse non
sai su Atomica Bionda.
Atomica Bionda: la trama del
film
1. È ambientato in un anno
cruciale. Nel 1989, alla vigilia del crollo del muro di
Berlino e del cambiamento nelle alleanze tra superpotenze, Lorraine
Broughton, una spia del massimo livello dell’MI6, viene inviata a
Berlino per recuperare una lista contenente i nomi di tutti gli
agenti occidentali in azione e i loro affari. La donna riceve
l’ordine di cooperare col direttore della sede di Berlino, David
Percival. I due formano un’incerta alleanza, scatenando tutto il
loro arsenale di abilità nel perseguire una minaccia che mette a
rischio l’intero mondo delle operazioni di spionaggio dei paesi
occidentali.
Atomica Bionda: il cast del
film
2. Ha una premio Oscar per
protagonista. Al centro del film vi è l’attrice premio
Oscar Charlize Theron, nel ruolo di Lorraine
Broughton. Accanto a lei è possibile ritrovare gli attori James
McAvoy, nel ruolo di David Percival, gli attori
John Goodman, Bill Skarsgård e EddieMarsan.
3. Charlize Theron si è
allenata duramente per il ruolo. Per essere in forma
smagliante e poter interpretare al meglio le dinamiche scene del
film, l’attrice si è allenata con otto personale trainer, che
l’hanno aiutata ad implementare le sue capacità fisiche. L’attrice
si è inoltre allenata insieme all’attore Keanu
Reeves, che stava invece lavorando al film
John Wick – Capitolo 2.
4. James McAvoy ha recitato
con una mano rotta. McAvoy si ruppe la mano sul set del
film Split, girato prima di Atomica
Bionda, e fu costretto a recitare le sue scene con la mano
ancora infortunata, cosa che si è fatta notevolmente sentire
specialmente nelle diverse sequenze d’azione.
Atomica Bionda è tratto da un
fumetto
5. Il film è la
trasposizione di un fumetto. La pellicola è l’adattamento
cinematografico della graphic novel del 2012 intitolata The
Coldest City, scritta da Antony Johnston e
illustrata da Sam Hart. La Theron, fan di tale
opera, ha speso ben 5 anni per riuscire a portare al cinema questa
storia.
Atomica Bionda: la colonna sonora
del film
6. Ha una colonna sonora
molto dinamica. Per accompagnare al meglio le sequenze più
spettacolari del film è stata scelta una colonna sonora composta da
brani di celebri artisti e musiche dai toni electro-pop. Tra i
pezzi più celebri della colonna sonora figurano Cat People
(Putting out fire) di David Bowie, 99
Luftballons dei Nena, Der Kommissar
dei After the Fire e London Calling del
gruppo The Clash.
Atomica Bionda è in streaming
7. È possibile rivedere il
film in streaming. Per gli amanti del film, è possibile
riguardare il film comodamente in streaming, grazie alla presenza
della pellicola su piattaforme come Rakuten TV,
Google Play, Apple iTunes e
Prime Video. Per vedere il film sarà
sufficiente noleggiarlo o sottoscrivere un abbonamento alla
piattaforma di riferimento.
Atomica Bionda: il finale del
film
8. Il finale ha generato
molteplici domande. Il finale del film si è rivelato
esplosivo tanto quanto il lungometraggio in sé. Esplicitamente
aperto ad un sequel, la conclusione lascia aperte numerose porte
per il futuro, introducendo nuovi elementi per un nuovo capitolo
della storia del personaggio. Molti spettatori sono rimasti confusi
dal modo in cui termina la pellicola, e gli interrogativi sollevati
potrebbero trovare risposta in futuro.
Atomica Bionda 2: il sequel è
ufficiale
9. È stato annunciato il
sequel del film. Dato l’enorme successo riportato al box
office, la Theron ha annunciato ufficialmente un sequel del film,
affermando che lo sceneggiatore del primo capitolo è già al lavoro
sulla nuova sceneggiatura. Si prevede inoltre una storia che si
svilupperà e completerà nel corso di tre film. Per anni, tuttavia,
sembrava che il progetto non dovesse concretizzarsi. Nel dicembre
del 2023, però, Theron ha confermato che Atomica Bionda 2
è in fase di sviluppo e
Colin Firth sarà il protagonista della
prossima serie originale di Sky e Peacock
“Lockerbie“, che racconta il disastro aereo del
1988 in cui persero la vita 259 passeggeri e membri
dell’equipaggio.
Il 21 dicembre 1988, il volo Pan Am
103 esplose sopra Lockerbie, in Scozia, 38 minuti dopo il decollo.
Oltre alle 259 vittime a bordo del volo, altri 11 residenti
morirono quando l’aereo cadde sopra la tranquilla cittadina.
L’attore premio Oscar Colin Firth interpreterà il dottor Jim
Swire, che ha tragicamente perso la figlia Flora in
quell’evento e che da allora lavora con la moglie Jane per cercare
di ottenere giustizia per le famiglie delle vittime.
“Sulla scia del disastro e
della morte di sua figlia Flora, il dottor Jim Swire (Firth) è
nominato portavoce delle famiglie delle vittime del Regno Unito,
che si sono unite per chiedere verità e giustizia“, si legge
nella descrizione ufficiale dello show. “Viaggiando attraverso
i continenti e le divisioni politiche, Jim intraprende un viaggio
implacabile che non solo mette a repentaglio la sua stabilità, la
sua famiglia e la sua vita, ma che ribalta completamente la sua
fiducia nel sistema giudiziario. Mentre la verità si sposta sotto i
piedi di Jim, la sua visione del mondo viene lasciata per sempre
sporca. Esplorando gli eventi del disastro e le sue conseguenze,
Lockerbie fornisce un resoconto intimo di un uomo, un marito e un
padre che rischia tutto in memoria di sua figlia e nella ricerca
incessante della verità e della giustizia.”
Basata sul libro di Swire e Peter
Biddulph “The Lockerbie Bombing: A Father’s Search for
Justice“, la serie limitata Lockerbie in cinque parti è una
coproduzione tra i produttori di “Downton Abbey”
Carnival Films, che fa parte degli Universal
International Studios, e Sky Studios. Il drammaturgo scozzese
David Harrower (“Blackbird”, “Knives in Hens”)
sarà lo scrittore principale, mentre Maryam Hamidi
(“Vigil”) sarà la scrittrice ospite di un episodio. Otto
Bathurst, regista di “Peaky
Blinders“, sarà il regista principale, mentre Jim Loach (“Save
Me”) dirigerà un episodio.
La produzione di
“Lockerbie” inizierà all’inizio dell’anno. Tra i
produttori esecutivi figurano Gareth Neame e Nigel
Marchant per Carnival Films, Sam Hoyle
per Sky Studios e David Harrower, Liz Trubridge, Jim
Sheridan, Kirsten Sheridan e Oskar Slingerland. Hamidi è
produttore associato e Brian Kaczynski è produttore.
Lockerbie sarà
disponibile su Sky e sul servizio di streaming NOW
nel Regno Unito, in Irlanda, Italia, Germania, Svizzera e Austria,
e su Peacock negli Stati Uniti. NBCUniversal Global TV Distribution
si occupa delle vendite internazionali.
Netflix
ha battuto la rivale Apple
nella corsa al maggior numero di
nomination agli Oscar, ottenendo 18
nomination, tra cui quella per il miglior film per Maestro.
Questo totale ha superato Apple, che
ha ottenuto 13 nomination.
In effetti, il bottino di Netflix
è stato rafforzato soprattutto dal film biografico su Leonard
Bernstein diretto da Bradley Cooper, che ha ottenuto sette
nomination, tra cui quella per il miglior film. Apple è
riuscita a conquistare il titolo con una serie di nomination per
“Killers
of the Flower Moon” e “Napoleon“.
Complessivamente, la Walt Disney Company ha ottenuto 20 nomination
attraverso i suoi vari marchi e piattaforme di contenuti che
rappresentano 20th Century Studios, Disney+, Hulu, Lucasfilm Ltd., Marvel Studios, National Geographic
Documentary Films, Pixar Animation Studios e Searchlight,
ma bisogna contare ogni etichetta separatamente.
Il grande giorno di
Netflix
e Apple ha
coronato un anno di spese stravaganti per la stagione dei premi da
parte di tutti gli studios, con alcuni film che si sono dati da
fare con budget a otto cifre. Gli scioperi della WGA e della
SAG-AFTRA dello scorso anno hanno costretto gli studios a tagliare
molte campagne di marketing, dato che i talenti non potevano
promuovere i film. Questo ha lasciato sul tavolo denaro extra da
destinare alle spese della stagione dei premi, tra cui proiezioni e
tavole rotonde. “Barbie“,
“Killers
of the Flower Moon“, “Maestro”
e “Oppenheimer”
sono stati tra i film che hanno speso di più e tutti hanno ottenuto
importanti riconoscimenti questa mattina, in particolare “Oppenheimer”
della Universal, che ha guidato il gruppo con 13 candidature e si è
assicurato le categorie principali di miglior film e regia per
Christopher Nolan.
Una volta terminato lo sciopero
della SAG-AFTRA a novembre, le star hanno recuperato il tempo
perduto con la campagna di candidature.
Cooper è stato particolarmente visibile con “Maestro“,
più di quanto non lo sia stato quando ha promosso il suo film
drammatico del 2018 “A Star Is
Born” per la Warner Bros. L’attore, notoriamente riservato, ha
sollevato delle perplessità quando ha portato la figlia Lea de
Seine, di 6 anni, alla proiezione di “Maestro”
all’Academy Museum a dicembre.
L’impressionante mattinata di Netflix si è rivelata un momento agrodolce per il
responsabile del settore cinematografico Scott
Stuber, che ieri ha annunciato di voler lasciare lo
studio. Ma le nomination agli Oscar saranno probabilmente un
argomento di conversazione quando Netflix
terrà la consueta conferenza con gli azionisti.
La candidatura di Lily Gladstonearriva
quattro anni dopo che Yalitza Aparicio, indigena
messicana, ha ricevuto una nomination come miglior attrice agli
Oscar 2019. Aparicio
ha recitato nel film “Roma”
di Alfonso Cuarón del 2018 nel ruolo della
governante Cleodegaria “Cleo” Gutiérrez. Oltre ad
Aparicio, altre due donne indigene – Merle Oberon
per “L’angelo nero” del 1933, che si ritiene abbia origini
māori oltre che sud-asiatiche, e Keisha
Castle-Hughes per “Whale Rider” del 2003 – sono state
nominate per il premio di miglior attrice nella storia degli
Oscar. Oberon è
inglese, mentre Castle-Hughes è kiwi.
Killers of the Flower Moon si è assicurato anche
diverse altre nomination agli Oscar, tra cui quelle per il miglior
film, la regia e l’attore non protagonista per Robert De Niro. In precedenza era stato
candidato per il miglior trucco e acconciatura, il miglior suono,
la miglior musica – colonna sonora originale e la miglior musica –
canzone originale per “Wazhazhe (A Song for My People)”
La Gladstone ha
recentemente vinto il premio come miglior attrice in un film
drammatico ai Golden Globes. È la prima donna indigena a
vincere il premio. Durante il suo discorso ai Globes, ha
sottolineato l’importanza del momento, dicendo: “Questa è una
vittoria storica. Non appartiene solo a me. La sto tenendo in mano
in questo momento. Lo sto tenendo con tutte le mie bellissime
sorelle del film al tavolo laggiù, e con mia madre, in piedi sulle
vostre spalle“.
“Questo è per ogni piccolo
ragazzo rez, ogni piccolo ragazzo urbano, ogni piccolo ragazzo
nativo là fuori che ha un sogno e si vede rappresentato nelle
nostre storie raccontate da noi stessi, con le nostre parole, con
enormi alleati e un’enorme fiducia dall’interno, gli uni dagli
altri“, ha continuato.
Sebbene
Killers of the Flower Moon sia stato candidato a
sette premi ai Globes, Gladstone ha ricevuto
l’unico riconoscimento del film. L’attrice di
Killers of the Flower Moon ha avuto molto
successo in questa stagione dei premi, nonostante sia stata
recentemente snobbata ai BAFTA. Oltre ai Globes,
la Gladstone è stata nominata nelle categorie di miglior attrice
per premi come i Critics’ Choice Awards e gli Screen Actors Guild
Awards.
Basato sull’amata serie animata di
Nickelodeon,
Avatar – La leggenda di Aang (Avatar: The Last
Airbender) è stato ideato da Albert Kim di
Sleepy Hollow, che ne è showrunner, sceneggiatore e produttore
esecutivo. La serie sarà guidata dall’attore filippino-canadese
Gordon Cormier nel ruolo di Aang,
Kiawentiio in quello di Katara, Ian
Ousley in quello di Sokka e Dallas Liu in
quello di Zuko. A loro si aggiungono Daniel Dae
Kim nel ruolo del Signore del Fuoco Ozai, Paul
Sun-Hyung Lee nel ruolo dello zio Iroh, Lim Kay
Siu nel ruolo di Gyatso e Ken Leung nel
ruolo del Comandante Zhao.
Il cast aggiuntivo comprende
Elizabeth Yu nel ruolo della Principessa Azula,
Maria Zhang nel ruolo della guerriera Kyoshi Suki,
C.S. Lee nel ruolo dell’Avatar Roku, Amber
Midthunder nel ruolo della Principessa Yue, A
Martinez nel ruolo di Pakku, Yvonne
Chapman nel ruolo dell’Avatar Kyoshi, Tamlyn
Tomita nel ruolo di Yukari e Casey Camp-Horinek nel ruolo
di Gran Gran.
Di cosa parla Avatar: The Last
Airbender?
Acqua. Terra. Fuoco. Aria. Una
volta le quattro nazioni vivevano in armonia e l’Avatar, il
dominatore di tutti e quattro gli elementi, manteneva la pace tra
loro. Ma tutto è cambiato quando la Nazione del Fuoco ha attaccato
i Nomadi dell’Aria annientandoli e compiendo così il primo passo
verso la conquista del mondo. L’attuale incarnazione dell’Avatar
non è ancora emersa e il mondo ha perso la speranza.
Ma come un bagliore nell’oscurità,
la speranza si riaccende quando Aang (Gordon Cormier), un giovane
Nomade dell’Aria nonché l’ultimo della sua specie, si risveglia per
assumere il ruolo che gli spetta come prossimo Avatar. Insieme ai
suoi nuovi amici Sokka (Ian Ousley) e Katara (Kiawentiio), fratelli
e membri della Tribù dell’Acqua del Sud, Aang intraprende una
missione fantastica e ricca di azione per salvare il mondo e
contrastare il temibile assalto del Signore del Fuoco Ozai (Daniel
Dae Kim). Ma non sarà un compito facile, dal momento che il
principe ereditario Zuko (Dallas Liu) è determinato a catturarli.
Avranno infatti bisogno dell’aiuto dei numerosi alleati e dei
pittoreschi personaggi che incontreranno lungo il cammino.
Recentemente abbiamo appreso che
Godzilla
e Kong – Il nuovo Impero arriverà nelle sale due
settimane prima di quanto precedentemente annunciato, il 29 marzo,
e la Legendary ha ora rilasciato un trailer cinesi per l’ultimo
film del MonsterVerse.
Il promo riutilizza alcune immagini
del primo teaser, ma contiene anche una nuova fantastica
inquadratura di Kong che brandisce la sua nuova
arma simile a un guanto.
Non abbiamo ancora idea di come
l’abbia ottenuta, ma si ipotizza che si tratti di una sorta di
tutore di cui Kong è dotato dopo essersi fatto rompere il braccio
dal Re Skar in un incontro precedente.
Come Kong, il Re Scar è un’altra
scimmia gigante proveniente dalla Terra Cava, ma avevamo sentito
voci che anche Godzilla avrebbe avuto una controparte
malvagia con cui confrontarsi, e alcuni recenti gadget lo hanno
reso ufficiale.
Queste nuove action figure non solo
ci hanno dato la nostra migliore visione del Re Cicatrice, ma hanno
anche rivelato una creatura albina, apparentemente basata sul gelo,
nota come Shimo, che potete vedere qui sotto insieme al
trailer.
Shimo feels like its gonna be squarly in the
category “the base design is decent, but there is a fan design
that’s slightly different but 10× better” https://t.co/W53ZBtjVZs
Godzilla
e Kong – Il nuovo Impero approfondisce ulteriormente
le storie e le origini di questi due Titani, nonché i misteri di
Skull Island, tra gli altri, svelando la mitica battaglia che ha
contribuito a forgiare questi esseri straordinari e li ha legati
per sempre all’umanità. Adam Wingard torna a dirigere il film,
interpretato da
Rebecca Hall (“Godzilla vs. Kong”, The Night
House – la casa oscura”), Brian Tyree Henry
(“Godzilla vs. Kong”, “Bullet Train”), Dan Stevens
(la serie TV “Gaslit”, “Legion”, “La Bella e la Bestia”), Kaylee
Hottle (“Godzilla vs. Kong”), Alex Ferns
(“The
Batman”, “La furia di un uomo – Wrath of Man”, “Chernobyl”) e
Fala Chen (“Irma Vep”, “Shang Chi e la leggenda
dei Dieci Anelli”).
La sceneggiatura di Godzilla
e Kong – Il nuovo Impero è di Terry Rossio
(“Godzilla vs. Kong”, la serie “Pirati dei Caraibi”), Simon
Barrett (“You’re Next”) e Jeremy Slater
(“Moon
Knight”), da una storia di Rossio, Wingard e Barrett, basato
sul personaggio “Godzilla” di proprietà e creato da TOHO Co.,
Ltd..
Il film è prodotto da Mary
Parent, Alex Garcia, Eric Mcleod, Thomas Tull, Jon Jashni e Brian
Rogers, mentre i produttori esecutivi sono Wingard, Jen
Conroy, Jay Ashenfelter, Yoshimitsu Banno, Kenji Okuhira. Wingard
torna a collaborare con il direttore della fotografia Ben Seresin
(“Godzilla vs. Kong”, “World War Z”), lo scenografo Tom Hammock
(“Godzilla vs. Kong”, “X: A Sexy Horror Story”, “The Guest”), il
montatore Josh Schaeffer (“Godzilla vs. Kong”, “Molly’s Game”), la
costumista Emily Seresin (“L’uomo invisibile”, “Top of the Lake –
Il mistero del lago”). Le musiche del film sono opera dei
compositori Tom Holkenborg (“Godzilla vs. Kong”, “Mad Max: Fury
Road”) e Antonio Di Iorio (musica aggiuntiva su “Godzilla vs.
Kong”, i film “Sonic”). Warner Bros. Pictures e Legendary Pictures
presentano una produzione Legendary Pictures, un film di Adam
Wingard: “Godzilla e Kong – Il nuovo Impero”.
Mortal
Kombat è uscito contemporaneamente nelle sale e su
Max nel 2021, ed è stato l’anno successivo che
abbiamo appreso per la prima volta dei piani per un sequel del film
Mortal
Kombat 2.
Dopo i ritardi causati dagli
scioperi SAG-AFTRA dello scorso anno, i lavori per il seguito sono
ripresi di recente e il produttore del franchise Todd Garner e la
star Lewis Tan hanno confermato che le riprese sono terminate.
Anche Max Huang, che interpreta Kung Lao, ha condiviso su Instagram
una foto della festa di fine riprese.
Questo significa che Mortal
Kombat 2 può finalmente iniziare la
post-produzione in vista di un’uscita nelle sale prevista per il
2025. “Per me Mortal Kombat è finito“, dice Garner nel
video qui sotto. “È stato un viaggio incredibile, incredibile.
Non vedo l’ora che tutti voi vediate quello che abbiamo fatto. Ci
vorrà un po’ di tempo, abbiamo molto lavoro da fare“.
“So che inizierò a ricevere un
sacco di messaggi del tipo: ‘Quando c’è il trailer? Quando c’è il
trailer?”. Ci vorrà un po’ di tempo”, ammette. “Lavoreremo sodo, lo
porteremo a termine. Penso che abbiamo creato qualcosa di speciale.
Spero che voi siate d’accordo“.
Questo arriva solo pochi giorni
dopo che Garner è andato su X per stuzzicare ancora una volta il
Johnny Cage di Karl Urban (che potete vedere anche qui
sotto).
“[La Warner Bros. Discovery] è
molto soddisfatta del film, che ovviamente è andato molto bene”,
aveva detto Tan a proposito dei piani di sequel un paio di anni fa.
“È uno dei film più visti del loro Warner Bros. Slate, anche se è
uscito nel peggior momento possibile. Ma no, andiamo avanti a tutta
forza. E ora abbiamo con noi anche Ed Boon, quindi abbiamo il
timbro di approvazione della leggenda in persona. Il secondo sarà
assolutamente folle. Molto più grande“.
Mortal Kombat
2 è diretto da Simon
McQuoid da una sceneggiatura scritta
dallo sceneggiatore di Moon
KnightJeremy Slater. Il sequel vedrà il
ritorno di Lewis Tan come Cole Young,
Jessica McNamee come Sonya Blade, Josh
Lawson come Kano, Tadanobu Asano come
Lord Raiden, Mehcad Brooks come Jax, Ludi
Lin come Liu Kang, Chin Han come Shang
Tsung, Joe Taslim come Bi-Han e Sub-Zero,
Hiroyuki Sanada nei panni di Hanzo Hasashi e
Scorpion e Max Huang nei panni di Kung Lao.
Il sequel d’azione introdurrà anche
una serie di nuovi personaggi oltre Johnny Cage, ovvero
Adeline Rudolph (Resident Evil) nei panni
di Kitana, Tati Gabrielle (You) nei panni
di Jade, Martyn Ford (F9) nei panni
dell’imperatore Shao Kahn, Damon Herriman di
Mindhunter nei panni del demone di Netherrealm Quan Chi,
Desmond Chiam (The
Falcon and the Winter Soldier) nei panni del Re Edeniano
Jerrod e Ana Thu Nguyen (Get Free) nei
panni della Regina Sindel. Ulteriori dettagli sulla trama sono
ancora tenuti nascosti. Il film è prodotto da James Wan,
Michael Clear, Todd Garner e E. Bennet Walsh.
Paramount+
e Levante annunciano oggi l’uscita di “Levante Ventitré –
Anni di voli pindarici”, il racconto su e giù dal
palco di un anno straordinario. Saranno le parole e le immagini,
istantanee del 2023 appena concluso, al centro del racconto che la
cantautrice e scrittrice Levante porterà in esclusiva sul
servizio di streaming in Italia dal 23 febbraio.
Ad accompagnare
l’uscita di “Levante Ventitré – Anni di voli pindarici”
sarà “Mi Manchi” in versione live dall’Arena di Verona
(in uscita il 26 gennaio), uno dei brani più importanti del suo
ultimo album “Opera Futura”, un brano che ha segnato
uno sliding doors nell’ultimo anno dell’artista.
Attraverso documenti
inediti, foto, video, stralci di momenti intimi e preziosi
strappati dal dietro le quinte che raccontano riflessioni,
retroscena, riti scaramantici, momenti di gioia ma anche momenti di
smarrimento, il pubblico potrà ripercorrere gli ultimi 12 mesi
della vita di Levante, un anno che ha segnato in modo indelebile
questa straordinaria artista della parola.
Sarà un viaggio tra
gli stati d’animo che hanno guidato le parole della cantautrice che
si racconterà in una lunga intervista scavando dentro di sé e
raccontando per la prima volta la profonda trasformazione,
esteriore e interiore, che l’ha attraversata, portandola a un nuovo
modo di concepire il futuro, che oggi Levante guarda con occhi
curiosi in attesa di altri traguardi da raggiungere.
Durante la
lavorazione di questo racconto per immagini Levante si è resa conto
di come il numero 23 sia stato così straordinariamente ricorrente
non solo nella sua vita in generale ma soprattutto nell’ultimo
anno.
23 è il giorno
del compleanno di Claudia Lagona. 23 sono i suoi anni di
carriera, dalla prima apparizione pubblica ancora adolescente ad
oggi. L’anno appena concluso, il 2023 è stato un anno di
grandi soddisfazioni, ma anche di terremoti e di nuove
ricostruzioni: ha compreso il significato di essere madre dopo un
inizio avvolto nel buio dopo la nascita di sua figlia Alma Futura,
ha pubblicato un album necessario e complesso che guarda al futuro
(“Opera futura”), ha partecipato per la seconda volta al
Festival di Sanremo arrivando alla posizione n. 23 con un
brano che è stato un rischio ma anche una grande opportunità
(quella “VIVO” che è stata giudicata a volte più
dall’aspetto e dal “nuovo look” della sua autrice, più che dal
brano in sé) è salita per la prima volta sul palco dell’Arena di
Verona per chiudere un cerchio, un decennale importante (segnato da
un altro 23 ossia quello del suo primo Forum di Assago), e
aprire un nuovo capitolo che la porterà questa primavera a calcare
i palchi di 23 teatri italiani. Ma non è tutto: il 23
tornerà in alcuni dei momenti più complessi della vita di Levante
che l’artista siciliana troverà la forza di raccontare in
“Levante Ventitré – Anni di voli
pindarici”.
In questo racconto
non saranno solo le parole al centro ma ci sarà soprattutto la
musica di LEVANTE che, aldilà di quello che sceglie di mostrare
ogni giorno attraverso i suoi social network, aprirà per la prima
volta al pubblico le porte dell’Arena di Verona per raccontare le
paure, le emozioni che hanno avvolto il suo ritorno live
accompagnata da una band che è stata nel tempo una famiglia da
proteggere e una “carovana gipsy” che la accompagna sin dai suoi
esordi, in quella Torino in cui Claudia serviva cappuccini e
caffè per pagarsi la musica, tempi lontani da guardare oggi con un
misto di orgoglio e tenerezza perché la Levante di oggi è il frutto
di quei sacrifici, di quelle serate in studio a comporre e suonare,
di quei sogni in cui credere e a cui aggrapparsi nelle
difficoltà.
Su e giù dal palco
Levante accoglierà il pubblico a braccia aperte camminando insieme
ai suoi fan sulle note di canzoni che sono entrate ormai nel cuore
della gente come “Invincibile”, “Vivo, “Alfonso”, “Alma Futura”
e “Magmamemoria”.
I 4 atti dello
show dell’Arena di Verona (Autunno, inverno, primavera ed estate)
saranno per il pubblico anche l’occasione per rivivere quella
indimenticabile serata e scoprire una Levante nuova, una donna
capace di ridere di sé stessa, guardare con maggiore leggerezza e
spontaneità alla vita e abbracciare l’amore per la sua famiglia in
un modo nuovo, più consapevole.
Levante
Ventitré – Anni di voli pindarici è l’istantanea di un
momento di serenità non intaccato dalla nostalgia, uno degli stati
d’animo che da sempre accompagna Claudia. Alla fine del racconto
che si sviluppa in questi 60 minuti di video, troveremo una
Levante per la prima volta completamente proiettata in avanti,
concentrata sul futuro, senza avere più lo sguardo ancorato al
passato. Un passato che è memoria da non dimenticare ma che non è
più catena che la lega.
Se Levante Ventitré – Anni di
voli pindarici da una parte racconta LEVANTE, dall’altra è
Claudia a farsi strada fino a fare capolino tra le parole, gli
sguardi e le risate.
Claudia è una donna e un artista
volitiva e autodeterminata, consapevole oggi del suo ruolo pubblico
(di cui ha studiato e testato sulla sua pelle le dinamiche e le
gabbie social) e privato, una donna capace di riflettere sui temi
della contemporaneità e sulle sue emozioni, convinta che la musica
debba “emozionare e non impressionare”, un principio che è
alla base anche del suo modo di vivere e di pensare ogni sua
esibizione live. Levante è una cantautrice che ha sicuramente
qualcosa da dire che ha Claudia a guardarle le spalle, a
contagiarla con una risata e una carica di energia positiva fuori
dal comune.
Levante
Ventitré – Anni di voli pindarici è una produzione
VIVO Concerti, in collaborazione con Metatron, TAIGA e Warner Music
Italy; in collaborazione con Paramount+;
la regia e il montaggio sono di Giacomo Triglia; la scrittura è di
Katamashi; la produzione esecutiva è di deAntartica.
Levante
Ventitré – Anni di voli pindarici chiude un cerchio e lascia
spazio ad un nuovo capitolo:il 10 marzo, infatti, sarà il
momento di tornare sul palco con “OPERA FUTURA LIVE NEI TEATRI”, il
tour (prodotto e distribuito da Vivo Concerti) che la porterà nei
principali teatri italiani.
Dal regista Tim Burton (Nightmare
Before Christmas;Beetlejuice – Spiritello porcello) e dai creatori
Alfred Gough e Miles Millar
(“Smallville“), il 28 marzo 2024 arriva in DVD la
stravagante e spettrale prima stagione di Mercoledì,
la serie TV di successo basata sul personaggio di Mercoledì
Addams dell’iconica Famiglia Addams. La serie è trasmessa in
streaming su Netflix e
prodotta da MGM Television, una divisione di Amazon MGM Studios. La
prima stagione di Mercoledì sarà
acquistabile presso i principali rivenditori, online sui maggiori
siti di e-commerce ed è già disponbile per il pre-order.
La serie vede tra i protagonisti
Jenna Ortega nel ruolo di Mercoledì, Gwendoline Christie che interpreta la preside
Larissa Weems, Jamie McShane nel ruolo dello
sceriffo Donovan Galpin, Hunter Doohan è Tyler
Galpin, Percy Hynes White nel ruolo di Xavier
Thorpe, Emma Myers intepreta Enid Sinclair e
Joy Sunday nel ruolo di Bianca Barclay. Nel cast
anche Catherine Zeta-Jones che interpreta Morticia
Addams, Luis Guzmán nel ruolo di Gomez Addams,
Isaac Ordonez è Pugsley Addams e Fred
Armisen interpreta lo Zio Fester.
La serie Mercoledì,
acclamata da critica e pubblico, ha ricevuto ben 12 nomination agli
Emmy nel 2023 tra cui Miglior Serie Comica, Miglior Regia in una
serie comedy per Tim Burton e Miglior attrice protagonista in una
serie comedy per Jenna Ortega – rendendola la seconda più giovane
interprete femminile ad essere nominata nella categoria nonché la
terza attrice latina dopo Rita Moreno e America Ferrera. Mercoledì
ha registrato risultati sensazionali e conquistato numerosi record
a livello globale e rimane ad oggi la serie televisiva inglese più
popolare di tutti i tempi.
Mercoledì è
una commedia horror di tipo investigativo e soprannaturale che
esplora gli anni di Mercoledì Addams come studentessa della
Nevermore Academy. Mercoledì tenta di dominare le sue emergenti
abilità psichiche, di indagare su una mostruosa serie di omicidi
che sta terrorizzando la città, e di risolvere il mistero
soprannaturale che ha coinvolto i suoi genitori 25 anni prima, il
tutto mentre si trova a gestire le sue nuove e intricate relazioni
alla Nevermore Academy.
Io
Capitano, intensa pellicola firmata da Matteo
Garrone, in corsa per l’Oscar per il miglior film
internazionale, arriva in prima tv in versione originale con
sottotitoli lunedì 29 gennaio alle 21.15 su Sky Cinema Uno (alle
21.45 anche su Sky Cinema Drama), in streaming su NOW è disponibile
on demand. Su Sky il film sarà disponibile on demand anche in
4K.
Presentato in concorso
all’80ª edizione della Mostra
Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e
vincitore del Leone d’argento per la miglior regia e del Premio
Marcello Mastroianni al protagonista Seydou Sarr, Io
Capitano, è stato inoltre candidato come Miglior Film
straniero ai Golden Globes 2024.
La pellicola, interpretata
da Seydou Sarr e Moustapha Fall, è il racconto di un’odissea
contemporanea che segue i passi di due giovani migranti senegalesi,
Seydou e Moussa, che attraversano l’Africa con tutti i suoi
pericoli per inseguire un sogno chiamato Europa. Il film è scritto
da Matteo Garrone, Massimo Ceccherini, Massimo Gaudioso e Andrea
Tagliaferri.
La trama di Io
Capitano
Il film racconta il
viaggio avventuroso di due giovani, Seydou e Moussa, che lasciano
Dakar per raggiungere l’Europa. Un’Odissea contemporanea attraverso
le insidie del deserto, gli orrori dei centri di detenzione in
Libia e i pericoli del mare.
Io
Capitano – In prima tv lunedì 29 gennaio alle 21.15 su
Sky Cinema Uno, (alle 21.45 anche su Sky Cinema Drama), in
streaming su NOW e disponibile on demand. Su Sky il film sarà
disponibile on demand, anche in 4K per i clienti Sky Q o Sky Glass
con pacchetto Sky Cinema e con servizio opzione Sky HD/Sky Ultra HD
attivo.
La cerimonia degli Oscar 2024 si
terrà domenica 10 marzo alle 16:00. PT al Dolby Theatre
dell’Ovation Hollywood di Los Angeles. Jimmy Kimmel torna come
presentatore per il secondo anno consecutivo e per la quarta volta
complessiva.
Io Capitano – il film
Io
Capitano racconta il viaggio avventuroso di due
giovani, Seydou e Moussa, che lasciano Dakar per raggiungere
l’Europa. Un’Odissea contemporanea attraverso le insidie del
deserto, gli orrori dei centri di detenzione in Libia e i pericoli
del mare.
Ospiti sui canali ufficiali
dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, Zazie
Beetz e Jack Quaid hanno annunciato le
nomination agli Oscar 2024. Nell’anno che ha visto
per la prima volta il declino dei Marvel Studios, almeno al botteghino, e lo
scontro tra Barbie
e Oppenheimer,
le nomination all’96esima edizione hanno sancito in qualche modo la
vittoria del secondo, che si è aggiudicato ben 13 nomination,
mentre il primo “solo” 8.
La cerimonia degli Oscar 2024 si
terrà domenica 10 marzo alle 16:00. PT al Dolby Theatre
dell’Ovation Hollywood di Los Angeles. Jimmy
Kimmel torna come presentatore per il secondo anno
consecutivo e per la quarta volta complessiva.
The
Fire Inside – Flamin’ Hot
I’m Just Ken – Barbie
It Never Went Away – American Symphony
Wahzhazhe (A Song for My People) – Killers
of the Flower Moon
What Was I Made For? – Barbie
La cronologia degli eventi
dell’MCU è stata costruita nel corso
degli anni con film quali Thor,Guardiani
della Galassia, Avengers,Black
Panther ed Eternals,
ma ora è stata ufficialmente confermata.
Come riportato da The Direct, i Marvel Studios hanno realizzato un’impresa
senza eguali rispetto ad altre società di produzione di Hollywood.
Con 24 serie e 33 film distribuiti (fino a Echo e
The
Marvels), l’arazzo di storie del MCU ha finora accumulato l’enorme
durata di 121,9 ore (o 7.315 minuti). Recentemente lo Studio ha
confermato che le sei serie Netflix sono canoniche, il che aggiunge altre 161 ore
alla serie per una durata totale di 282,9 ore o 11,79 giorni,
rendendo l’MCU uno dei franchise di
intrattenimento più elaborati ed espansivi fino ad oggi. È giusto
che alla fine sia stato stabilito un canone di eventi cronologici,
qualcosa che The Marvel Cinematic Universe – An
Official Timeline dei Marvel Studios ha
tracciato nei minimi dettagli.
Il libro è una guida definitiva al
MCU e ai suoi numerosi eventi
canonici e, come previsto, molti sono probabilmente curiosi di
scoprire prima la genesi dell’intero universo. Il libro lo conferma
in una voce intitolata “L’opera dei Celestiali”, che descrive gli
esseri come “una delle forme di vita più antiche e potenti mai
esistite”. I Celestiali sono stati brevemente citati nei
Guardiani della Galassia del 2014 prima di essere
incarnati da Ego (interpretato da Kurt
Russell) in Guardiani della Galassia Vol. 2 e
dall’apparizione di Arishem in Eternals.
Il libro ha inoltre confermato
l’ordine cronologico degli eventi che hanno plasmato l’universo
cinematografico Marvel, dalla creazione delle Gemme
dell’Infinito dopo il Big Bang alla formazione della Terra, Asgard
e Yggdrasil, l’Albero del Mondo a cui si fa riferimento in
Thor e Thor:
The Dark World (lo stesso albero è stato recentemente
menzionato nel finale della seconda stagione di
Loki). La sequenza temporale evidenzia anche il ruolo
significativo degli Eterni negli eventi a livello cosmico;
Eternals del
2021 ha esplorato le loro origini e il loro scopo come contromisura
contro i Devianti. Quel film confermava che la Terra ospitava il
concepimento di Tiamut, uno dei tanti Celestiali che Arishem ha
impiantato in innumerevoli altri pianeti.
Essendo una guida onnicomprensiva a
tutto ciò che è accaduto finora nel MCU, il libro riesce a fornire un
contesto al retroscena di molti film Marvel. La creazione del Monte
Wundagore collega la profezia di Scarlet Witch al multiverso, come
esplorato in WandaVision e Doctor Strange nel Multiverso della Follia.
Sono stati menzionati altri eventi canonici come l’arrivo del
Vibranio sulla Terra, con riferimento alla genesi di Wakanda e
Atlantide. Il libro funge da riferimento per il canone del MCU mentre il franchise si
avventura ulteriormente nel multiverso.
Prime Video ha
svelato oggi il poster della nuova serie
dramedy Antonia. La serie, ideata
da Chiara Martegiani, diretta da Chiara
Malta e scritta da Elisa Casseri, Carlotta
Corradi e Chiara Martegiani con la
supervisione creativa di Valerio
Mastandrea, ha per protagonisti Chiara
Martegiani e Valerio Mastandrea. Nel cast
anche Barbara Chichiarelli, Emanuele Linfatti,
Leonardo Lidi e Chiara Caselli. Una
produzione Fidelio e Groenlandia (una società del Gruppo Banijay)
in collaborazione con Prime Video, in
collaborazione con Rai Fiction, Antonia
sarà disponibile in esclusiva su Prime Video dal 4 marzo.
Antonia è
un’ironica serie dramedy in sei episodi che ruota intorno a una
giovane donna in fuga dal dolore e da se stessa. Dopo aver lasciato
la sua famiglia poco più che adolescente, Antonia ha trovato una
sorta di equilibrio a Roma, una giungla urbana ed emotiva perfetta
per integrarsi senza dover fornire troppe spiegazioni. Ma al suo
33esimo compleanno, il suo piano di difesa fallisce: litiga con
tutti, viene licenziata e finisce in ospedale, dove scopre di avere
l’endometriosi, malattia cronica che, senza che Antonia se ne
rendesse conto, ha influenzato tutta la sua vita. Attraverso uno
strano percorso di psicoterapia, la scoperta della malattia
diventerà però un’occasione per conoscersi e smettere di scappare,
iniziando ad affrontare i nodi della sua vita.
Margot Robbie e lo stilista Andrew
Mukamal hanno realizzato una campagna promozionale per
Barbie davvero stravagante e approfondita,
cominciata nell’aprile del 2022 al CinemaCon, quando fu presentato
il primo sguardo al film di Greta
Gerwig.
Questa collaborazione è andata
avanti per lo straordinario tour promozionale del film, fino a
mostrare gli ultimi scampoli sul red carpet della stagione dei
premi, con Margot Robbie ancora in rosa, e con il
culmine nella notte del Golden Globes con un abito
che omaggiava Barbie Superstar del 1977.
Tutto questo lavoro è stato
organizzato e raccolto in un libro fotografico dal titolo
Barbie: The World Tour.
“Questo libro è stata un’idea
che ho avuto nel mio soggiorno quando ho iniziato a sognare il
guardaroba di Margot per il tour stampa di ‘Barbie’ nel marzo
2023”, ha scritto Mukamal in un post su Instagram rivelando la copertina del libro, che
presenta una Margot Robbie vestita come Barbie, in
un abito rosa di Chanel. “Non avrei mai immaginato che solo
pochi mesi dopo saremmo stati in studio a girare questo progetto
con il team dei nostri sogni… Questo libro è un lavoro d’amore,
dedicato a tutti gli amanti di Barbie e agli appassionati di moda
di tutto il mondo.”
Il tour stampa di
Barbie ha portato Robbie, la sceneggiatrice e
regista Greta Gerwig e il cast in un tour estivo
mondiale, con tappe a Toronto, in Canada; Sydney, Australia (Robbie
è del Queensland); Seul, Corea del Sud; Città del Messico, Messico;
Los Angeles, California; e Londra, Inghilterra. In ciascuna di
queste tappe – e negli aeroporti – Mukamal ha acquistato o
commissionato dozzine di abiti che facevano riferimento a un look
indossato dalla bambola originale.
Ma quando il tour stampa è stato
interrotto a causa dell’inizio dello sciopero del SAG-AFTRA a
luglio, Robbie e Mukamal “hanno lavorato con il famoso
fotografo di moda Craig McDean per fotografare i look esattamente
così come sono stati curati: Schiaparelli a Los Angeles, Vivienne
Westwood a Londra, Chanel vintage con valigie Streamline abbinate
all’aeroporto e oltre.”
Vogue ha recentemente pubblicizzato
il guardaroba “Barbie” di Robbie come conferma che “questo modo
di vestirsi non sarà passeggero”, ma, per la recente storia di
copertina di Variety che saluta LuckyChap come showperson dell’anno
2023, la rivista ha ipotizzato che i look fossero un’estensione di
la sua visione di produttrice. “Ho partecipato volentieri
perché era in linea con tutto ciò che volevo”, ha risposto
Robbie. “L’esperienza di Barbie non è iniziata semplicemente
quando qualcuno si è seduto al suo posto e ha guardato il film, e
non volevo che finisse quando il film finiva.”
“La nostra visione di Barbie,
sia come personaggio che come film, è gioiosa e impenitente”,
ha concluso Robbie. “Quindi, ecco questi look grandi, audaci e
gioiosi. Hanno anche molta abilità artigianale e sono radicati
nella storia, e i designer brillanti hanno lavorato davvero
duramente”.
Il libro arriverà sugli scaffali l’8
marzo, edito da Rizzoli, e presenta una prefazione di
Edward Enninful, un’introduzione di
Margaret Zhang e una postfazione della regista di
“Barbie” Greta
Gerwig.
Chi c’era nel film di Barbie?
Barbie è stato diretto da Greta
Gerwig da una sceneggiatura scritta insieme a
Noah Baumbach. È stato prodotto da Margot Robbie e Tom Ackerly per LuckyChap e da
Robbie Brenner di Mattel Films insieme a Josey McNamara e Ynon
Kreiz. Durante la sua programmazione nelle sale, il film ha
ottenuto un incasso mondiale di oltre 1,4 miliardi di
dollari, diventando così il film di maggior incasso del
2023.
Il film è interpretato da Margot Robbie,
Ryan Gosling, America Ferrera, Simu Liu, Kingsley Ben-Adir,
Scott Evans, Kate McKinnon, Ariana Greenblatt, Alexandra Shipp,
Emma Mackey, Issa Rae, Michael Cera, Hari Nef, Will Ferrell,
Helen Mirren, Dua Lipa e altri ancora.
Sappiamo già che David Corenswet
indosserà un costume nuovo di zecca quando debutterà come nuovo
Uomo d’Acciaio in Superman:
Legacy. Ma sappiamo anche, come lo stesso
James
Gunn ha confermato, che ogni attore che fa il
provino per diventare Superman, fa un provino in cui indossa il
costume del Superman precedente. E pare che per Corenswet sia stato
complicato entrare dentro alla tuta fatta per Henry Cavill.
Il regista James
Gunn ha rivelato che l’attore, insieme a tutti
gli altri che hanno fatto il provino per il ruolo, lo ha fatto nel
“vestito precedente” che Henry Cavill indossava
per le sue apparizioni nel DCEU. Tuttavia, il regista nota che
Corenswet “ha avuto difficoltà ad adattarsi al
costume”.
A quanto pare, il suo metro e 93,
era un po’ troppo rispetto agli appena 185 cm di Cavill. Gunn non
ha dato alcun suggerimento sul nuovo costume, ma ha risposto a un
commento spiegando che il costume “non sarà quello che ci
aspettiamo”. Non possiamo immaginare che Gunn si allontanerà troppo
dal classico schema di colori blu e rosso, ma potrebbe correre
qualche rischio con il design generale.
David Corenswet screen tested in the
previous Superman suit (presumably Cavill’s) and had a “hard time
fitting as he’s so tall”
“Yes everyone who screen tested was screen tested in the
previous suit (although David had a hard time fitting as he’s so
tall!)” – James
Gunnpic.twitter.com/LNhVXgHPps
Superman: Legacy, tutto quello che sappiamo sul
film
Superman:
Legacy, scritto e diretto da James Gunn, non
sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che
incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a
Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e,
potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che
esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo
metaumano del DCU). Il casting,
come già detto, ha portato alla scelta degli attori David Corenswet
e Rachel
Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane.
Il film è stato anche descritto come
una “storia
delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una
buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di
Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet.
Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della
sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò
non significa che la produzione non subirà alcun impatto in
futuro.
“Superman: Legacy è il vero
fondamento della nostra visione creativa per l’Universo
DC. Non solo Superman è una parte iconica della tradizione DC,
ma è anche uno dei personaggi preferiti dai lettori di fumetti,
dagli spettatori dei film precedenti e dai fan di tutto il
mondo”, ha detto Gunn durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo
l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico
potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e
giochi”. Superman:
Legacy uscirà nelle sale l’11 luglio 2025.
Paul Atreides può essere visto
cavalcare un verme della sabbia prima di un faccia a faccia con
Feyd-Rautha di Austin Butler, ed è chiaro che la posta in
gioco in questo film sarà incredibilmente alta. Sono presenti anche
Lady Jessica (Rebecca
Ferguson) e l’Imperatore di Christopher
Walken, così come i Fremen mentre si radunano attorno a
Paul.
“Questo film successivo
esplorerà il mitico viaggio di Paul Atreides mentre si unisce a
Chani e ai Fremen mentre è su un sentiero di guerra di vendetta
contro i cospiratori che hanno distrutto la sua famiglia“, si
legge nella sinossi ufficiale. “Di fronte alla scelta tra
l’amore della sua vita e il destino dell’universo conosciuto, tenta
di prevenire un futuro terribile che solo lui può
prevedere.”
Dune – Parte
Due è diretto da Villeneuve da una sceneggiatura
che ha scritto insieme a Jon Spaihts. Il film è basato
sull’innovativo romanzo di fantascienza Dune del 1965 di Frank
Herbert ed uscirà nei cinema il 28 Febbraio
2024.
Il secondo capitolo continuerà la
storia di Dune – Parte
Uno, che, nonostante la sua controversa uscita, è
stato un solido successo al botteghino nel 2021, incassando oltre
402 milioni di dollari su un budget di produzione stimato di 165
milioni di dollari. Tuttavia, WB ha sicuramente maggiori speranze
per il sequel, che potrà trarre vantaggio da un’uscita globale su
larga scala in formati standard e premium, incluso IMAX.
È stata diffusa on line la prima
clip di Madame
Web e mostra Cassandra “Cassie” Webb che salva
tre future supereroine dal malvagio Ezekiel mentre i suoi poteri
psichici entrano in azione durante un viaggio in metropolitana.
La rappresentazione dei poteri della
protagonista è innegabilmente intrigante. Durante la sua
apparizione al The Tonight Show, Dakota Johnson ha ribadito che
Madame
Web è un “film a sé stante”. Presumibilmente,
Sony è ansiosa di spargere la voce che questa storia non è
ambientata nel MCU e nemmeno nella stessa realtà
di Venom e Morbius, e forse
potrebbe essere una buona idea tenere queste storie separate.
Sempre in merito a Madame Web,
l’affidabile leaker @Cryptic4KQual ha condiviso
alcuni nuovi e intriganti dettagli su ciò che accadrà nel debutto
live-action del chiaroveggente il prossimo mese. Apparentemente nel
film viene menzionato Spider-Man, ma “non nel modo in cui
penseresti”. Si tratta chiaramente di un rumor non confermato, ma
staremo a vedere cosa accadrà nel film.
Per quanto riguarda la trama, sembra
che la mamma di Cassie stia facendo ricerche sui ragni in
Amazzonia, cercando una cura per una malattia chiamata Miastenia
Gravis. La stessa malattia di cui soffre Madame Web nei fumetti
(che la lascia cieca e collegata a una macchina di supporto
vitale). La versione del Multiverso di Madame
Web è presumibilmente chiamata “rete
spazio-temporale”, mentre Ezekiel ha il potere di avvelenare le
persone con il suo tocco. Si tratta di una deviazione dai fumetti
ma in linea con ciò che abbiamo visto nei trailer del film.
Madame Web è la storia delle origini
di una delle eroine più enigmatiche dei fumetti Marvel.
Dakota Johnson interpreta la protagonista,
Cassandra Webb, un paramedico di Manhattan con poteri di
chiaroveggenza. Costretta a confrontarsi con alcune rivelazioni del
suo passato, stringe un legame con tre giovani donne destinate a un
futuro straordinario ma che dovranno sopravvivere a un presente
pieno di minacce.
Madame
Web è basato su un personaggio del mondo dei
fumetti Marvel creato da
Dennis O’Neil e John Romita Jr.
Il film è diretto da S. J. Clarkson
(Orange Is the New Black, Jessica
Jones, Anatomy of a Scandal) da una
sceneggiatura di Claire Parker e S. J.
Clarkson e interpretato da Dakota Johnson, nel ruolo di protagonista,
insieme a
Sydney Sweeney, Celeste O’Connor, Isabela
Merced, Tahar Rahim, Mike Epps,
Emma Roberts e Adam Scott. Madame
Web sarà nelle sale italiane dal 14 febbraio 2024
prodotto da Sony Pictures e distribuito da Eagle Pictures.
L’ultimo capitolo del
DCEU – Aquaman e il
Regno Perduto – ufficializza un risultato deludente
del progetto al botteghino, portando questo universo
cinematografico a concludersi con un tonfo invece che con il
botto.
Il DCEU sta per essere riavviato nel
DCU da James
Gunn e Peter Safran, e il 2023 ha
dimostrato che il riavvio sta avvenendo al momento giusto. Shazam: Fury
of the Gods, The
Flash e Blue
Beetle hanno tutti fallito al botteghino, costando a
DC e Warner Bros. centinaia di milioni di dollari. Aquaman e il
Regno Perduto era l’ultima speranza del box
office DCEU e non è riuscito da solo a fare il miracolo.
Gli incassi del film hanno superato
tutti gli incassi dei precedenti film DC del 2023, compreso
Black
Adam, ma hanno comunque sottoperformato, soprattutto
se paragonati agli incassi del primo film. Questi ultimi risultati
certificano purtroppo un fallimento dell’intero progetto che chiude
il suo mandato con un solo film che supera una certa soglia di
incassi.
La sequenza temporale del DCEU è
iniziata con L’Uomo
d’Acciaio nel 2013. Sebbene il film guidato da
Henry Cavill non abbia fatto scintille al
botteghino, ha comunque dimostrato che c’era del materiale e tutte
le premesse per raccontare delle storie avvincenti.
Sfortunatamente, l’universo è andato in pezzi piuttosto
rapidamente. Batman V. Superman: Dawn of Justice è
andato bene al botteghino, ma ha ricevuto recensioni negative e
molti hanno criticato il suo tono cupo. Suicide
Squad ha avuto similmente dei problemi di produzione,
poiché memore delle critiche al film precedente, la DC ha cercato
di aggiustare il tono del film per dargli un’atmosfera più leggera,
intervento che alla fine ha però rovinato il progetto.
Quando è arrivato il momento di
Justice
League, si era già di fronte a un DCEU in difficoltà,
che non riusciva a equiparare gli incassi effettivi alle
aspettative. I momenti più alti di questo universo sono stati
Wonder
Woman e Aquaman.
Entrambi avevano eroi simpatici e storie divertenti e, sebbene
Aquaman abbia ricevuto recensioni critiche
contrastanti, il pubblico gli ha fatto guadagnare 1,15 miliardi di
dollari in tutto il mondo. Sfortunatamente, dopo Aquaman lo studio
non ha mai più superato la soglia del miliardo di dollari.
Solo altri tre film hanno avuto la
possibilità di raggiungere il miliardo di dollari nel DCEU.
Batman V. Superman: Dawn of Justice è arrivato
il più vicino, incassando 874,3 milioni di dollari, con Wonder
Woman al secondo posto e Suicide
Squad al terzo. Altri due film, L’Uomo
d’Acciaioe Justice
League, hanno incassato oltre 650 milioni di dollari
ma non si sono avvicinati al miliardo di dollari. Joker
e The
Batman hanno performato bene, ma questi film esistono
al di fuori del DCEU. Oltre a questi, lo studio non ha altri film
che hanno raggiunto i 500 milioni di dollari, un’impresa che fa
sembrare i risultati al botteghino del DCEU ancora peggiori.