Il nuovo film di Andrea
Papini, I nostri ieri,
presentato ad
Alice nella città, nella diciassettesima edizione
della Festa del Cinema di Roma lo scorso ottobre,
è in uscita il 9 febbraio. Dopo un thriller e un noir, il regista
sceglie una storia di riscatto e seconde possibilità, ambientata
all’interno di un carcere, e affida ancora un ruolo centrale a
Peppino Mazzotta (Anime
nere, Il commissario
Montalbano), come nei suoi precedenti lavori
La misura del confine e La
velocità della luce. Papini
cura anche il soggetto e la sceneggiatura, quest’ultima con
Emanuela Tovo, oltre a produrre il lavoro con la
sua Atomo Film.
La trama de I nostri
ieri
Luca, Peppino
Mazzotta, è un documentarista prestato all’insegnamento in
carcere. In questo contesto nasce l’idea di coinvolgere un gruppo
di detenuti in prima persona, come attori, in un film che
ricostruisca le vicende che hanno portato ciascuno di loro dietro
le sbarre. Il primo a dover raccontare e mettere in scena la sua
storia è il nuovo arrivato, Beppe,
Francesco di Leva. È così che questo detenuto schivo
si apre al racconto di quanto commesso, l’omicidio di una ragazza,
descrivendo luoghi e persone.
Sulla scorta di questo racconto,
Luca si reca a fare le riprese in esterna nelle location indicate.
Qui, incontra per caso Lara, Daphne
Scoccia, che scopre essere la sorella della vittima,
oltre che una talentuosa fotografa. Luca conosce poi la moglie di
Beppe,
Teresa Saponangelo, e la sua famiglia, che non ha più
avuto contatti con lui da quando è in carcere. Nel frattempo, Luca
riceve anche la visita di sua figlia Greta, Denise
Tantucci, che non vede da molto e che gli annuncia la
volontà di andare a studiare in America. Ecco che il film in
lavorazione diventa un’occasione per il protagonista, Beppe, per il
regista Luca, e per tutti quanti sono coinvolti nel progetto, per
riannodare i fili con il proprio passato, magari rileggendolo alla
luce di ciò che sono oggi.
Il potere catartico del cinema
Ne I nostri
ieri Papini mette in scena una visione del cinema
come elemento catartico. I protagonisti, in particolare Beppe,
rappresentando le vicende che li riguardano si riconciliano col
loro passato. Beppe riesce a restituire il proprio punto di vista
su ciò che accadde nel giorno che segnò la sua vita per sempre. Non
è in discussione la sua colpevolezza, ma Beppe riesce in qualche
modo a rappacificarsi col passato. Anche Lara, la sorella della
ragazza uccisa da Beppe, lo fa, grazie a quell’incontro casuale con
Luca. Il film è un’occasione per rielaborare il suo dolore.
Accostarsi per la prima volta alla
realtà del carcere, le fa capire che questo dolore lo condivide in
qualche modo con loro, che non è l’unica a soffrire. Lì c’è una
sofferenza che non può ignorare e che non vale meno della sua. La
moglie di Beppe, invece, grazie a questo progetto, trova finalmente
il coraggio di parlare col marito dopo tanto tempo. Anche Luca, il
regista, fa un passo in più nella sua storia personale. Quel passo
che non era riuscito a fare con il suo film autobiografico. Questo
lo aiuta anche nel rapporto con la figlia.
Un universo carcerario non
stereotipato ne I nostri ieri
I nostri
ieri è il secondo film che in questo periodo approda
nelle sale per affrontare il tema del carcere in modo non
convenzionale, dopo
Grazie Ragazzi di Riccardo
Milani. Questi due lavori raccontano il mondo del carcere
in modi diversi, con budget diversi, essendo il primo un film
indipendente, con due registri diversi, uno comico, l’altro
drammatico, ma entrambi danno la parola ai detenuti. Entrambi
attraverso la recitazione fanno sì che il mondo del carcere non
resti chiuso fra quattro mura, ma si apra all’esterno e che lo
spettatore possa entrarvi in contatto.
Entrambi non giudicano e invitano a
non giudicare, a guardare a queste storie cercando di capire.
Perché anche chi è in carcere è persona, con debolezze, errori che
sta pagando, ma pur sempre persona. Con I nostri
ieri il cinema si conferma finestra sul mondo, anche
mondi chiusi. In particolare, qui si insiste sul mondo “fuori” che
entra all’interno del carcere, mentre nel lavoro di Milani sono i
detenuti ad uscire. Fa piacere, ad ogni modo, che entrambi i film
affrontino il tema del carcere distaccandosi dallo stereotipo del
mondo carcerario come luogo truce, di violenza e umanità perdute,
per abbracciare una visione più umanamente autentica.
Un dramma minimalista e un cast ben
scelto
La scelta di Papini
nel raccontare il dramma e il delitto è quella di farlo con molta
delicatezza e pudore, tanto che il momento dell’omicidio commesso
da Beppe non viene mostrato, ma lasciato all’immaginazione dello
spettatore. Una corsa sulla spiaggia è tutto ciò che egli vede. È
una forma di rispetto da apprezzare. Non si cerca la
spettacolarizzazione. Papini, che viene dal noir e dal thriller,
poi, riesce bene a creare curiosità e aspettativa.
Lo spettatore vuole sapere cosa è
successo davvero, man mano che si ricostruisce la vicenda. Poi, il
regista scioglie efficacemente la tensione in maniera elegante e
minimalista. Si avvale poi di un cast ben scelto e in particolare,
oltre alle interpretazioni solide di Mazzotta,
Saponangelo e Di Leva, da
segnalare sono le caratterizzazioni dei detenuti, cui danno corpo,
tra gli altri, Marta Pizzigallo e Domenico
Gennaro. Anche Daphne Scoccia
caratterizza bene il ruolo di Lara. I nostri
ieri non è solo una riflessione sul potere catartico
del cinema, ma anche un invito allo spettatore a guardare senza
pregiudizi al mondo del carcere e ad affrontare i propri traumi,
anziché metterli da parte o rimuoverli. Solo così è possibile
superarli e iniziare un nuovo percorso di vita.
Dove e quando vedere I nostri
ieri
I nostri
ieri è al cinema dal 9 febbraio, prodotto da
Atomo Film del regista Andrea
Papini con il sostegno di MiC Direzione Generale
Cinema e Audiovisivo, Emilia Romagna Film
Commission, Regione Lazio Fondo Regionale per il
Cinema e l’Audiovisivo.