La candidata all’Oscar Amanda Seyfried ha recentemente parlato del processo di audizione per Wicked, sottolineando di essersi presentata “sei volte” per ottenere una parte nell’adattamento cinematografico del musical di Broadway diretto da Jon M. Chu, dopo aver già rivelato in precedenza di aver fatto un provino per interpretare Glinda durante le riprese della sua serie The Dropout di Hulu.
“Sono in una posizione privilegiata in cui non devo fare audizioni. Ma mi piace, ovviamente, ne ho parlato molto. Ho fatto audizione sei volte per Wicked perché doveva essere davvero perfetto”, ha ricordato nel podcast In the Envelope di Backstage. “E mi è piaciuto molto. Ero impegnata. Avevo pochissimo tempo per farlo, ma ce l’ho fatta”. Seyfried ha aggiunto: “Ho lavorato sodo per anni e anni su quella musica. Sono competitiva con me stessa in modo davvero sano, credo”.
Seyfried, che in precedenza ha recitato in Mamma Mia! e Les Misérables, ha spiegato perché non è stata scoraggiata dal processo di audizione. “In realtà lo adoro, perché è spaventoso da morire, ma mi piace ricevere appunti e modificare la mia performance”, ha detto. “Per me è come un puzzle. Adoro i puzzle e adoro la competizione”, ha detto Seyfried. “E adoro aspettare la telefonata con il feedback del direttore del casting”.
Amanda Seyfried elogia il cast di Wicked
Ariana Grande eCynthia Erivo hanno infine ottenuto i ruoli principali di Glinda ed Elphaba, che riprenderanno ora nel secondo capitolo Wicked: For Good, in uscita a novembre nei cinema. Dopo l’annuncio del casting di Grande ed Erivo nel 2021, Seyfried ha elogiato il film definendolo “fantastico” e dichiarando a People a dicembre: “È uno spettacolo stravagante, che è ciò che lei [Grande] sa fare davvero bene. E [i miei figli] ascoltano la colonna sonora senza sosta. E tutto è sicuramente come dovrebbe essere”.
Sebbene Nicholas Houltstia entrando nella sua era da cattivo sullo schermo, la star di Supermanera inizialmente in lizza per il ruolo da protagonista come l’Uomo d’Acciaio. In vista dell’arrivo in sala del film, Hoult e il co-protagonista David Corenswet hanno ricordato di essersi incontrati quando hanno fatto il provino “lo stesso giorno” per interpretare Clark Kent nel blockbuster DCU diretto da James Gunn.
“È molto imbarazzante. Sì, ho fatto il provino per Superman”, ha detto Hoult al conduttore ospite di Jimmy Kimmel Live!, Diego Luna, durante un’apparizione con Corenswet. “Sono uscito da una delle scene del provino e ho pensato: ‘Sì, non male. Ok’”, ha detto. “Ho girato l’angolo e c’erano molte ombre sul set dello studio, e poi un raggio di sole. David si era seduto in quel raggio di sole e se ne stava lì, come se si stesse ricaricando dal sole… come fa Superman, per ottenere i suoi poteri“.
Hoult ha continuato: “Mi sono avvicinato per salutarlo, lui si è alzato e ho pensato: ‘Cavolo, è circa due centimetri più alto di me. Guarda i suoi capelli. Guarda la sua mascella’. Poi ha iniziato a parlare, gli ho stretto la mano e ho pensato: ‘Le sue mani sono un po’ più grandi delle mie’. Poi ha parlato e ho pensato: ‘Oh, anche la sua voce è un po’ più profonda”. “E poi, in quel momento, mentre ci stringevamo la mano, ho pensato: ‘Sarei felice se questo ragazzo fosse Superman”.
Ho pensato: “Sei perfetto per questo ruolo, davvero, sinceramente. … Ma anche: ”Ma che cavolo!“, ha aggiunto Hoult. Corenswet ha ammesso di “ammiro Nick come attore da molto tempo”, ricordando: “E incontrarlo in questo contesto, entrambi vestiti da Clark Kent… un po’ strano, appesi a dei cavi e leggendo questa scena”. “È stato meraviglioso”, ha poi aggiunto Corenswet. “E poi il giorno in cui ho scoperto che aveva accettato di interpretare Lex Luthor, ho pensato: ‘Questa potrebbe essere la cosa migliore che sia capitata a questo film, perché un supereroe è interessante solo quanto il suo cattivo’. E sapevo che Nick avrebbe portato qualcosa di davvero speciale”.
Nel cast anche Rachel Brosnahan, Nicholas Hoult, Edi Gathegi, Anthony Carrigan, Nathan Fillion, Isabela Merced, Skyler Gisondo, Sara Sampaio, María Gabriela de Faría, Wendell Pierce, Alan Tudyk, Pruitt Taylor Vince e Neva Howell. Il film sarà al cinema dal 9 luglio distribuito da Warner Bros. Pictures.
Superman, il primo film dei DC Studios in arrivo sul grande schermo, è pronto a volare nei cinema di tutto il mondo quest’estate, distribuito da Warner Bros. Pictures. Con il suo stile inconfondibile, James Gunn trasporta il supereroe originale nel nuovo universo DC reinventato, con una miscela unica di racconto epico, azione, ironia e sentimenti, consegnandoci un Superman guidato dalla compassione e da una profonda fiducia nella bontà del genere umano.
Produttori esecutivi di Superman sono Nikolas Korda, Chantal Nong Vo e Lars Winther. Dietro la macchina da presa, Gunn si è avvalso del lavoro di suoi collaboratori fidati, tra cui il direttore della fotografia Henry Braham, la scenografa Beth Mickle, la costumista Judianna Makovsky e il compositore John Murphy, oltre al compositore David Fleming (“The Last of Us”), ai montatori William Hoy (“The Batman”) e Craig Alpert (“Deadpool 2”, “Blue Beetle”).
Crudeltà, disillusione, sadismo e alienazione. Questi sono solo alcuni dei cardini su cui si muove l’ultimo e decisivo ritorno di Squid Game, che approda su Netflix il 27 giugno con la sua terza e ultima stagione, dopo un’attesa snervante e una diffusa dose di scetticismo. La serie sudcoreana che ha consacrato la K-wave nell’Olimpo della serialità globale, portando Netflix ai vertici dello streaming internazionale, è pronta quindi a riaprire i giochi. Ma sarà ancora in grado di sorprendere, sconvolgere e, soprattutto, far riflettere?
Con la sua seconda stagione, arrivata lo scorso dicembre, la serie ha diviso profondamente pubblico e critica: se da un lato alcuni spettatori vi hanno intravisto un ponte necessario verso un epilogo decisivo, dall’altro – e forse in maggioranza – l’accoglienza è stata tiepida, se non apertamente delusa. L’atmosfera carica di tensione, il simbolismo sociale e la critica feroce al capitalismo, che avevano segnato il successo della prima stagione, sembravano aver perso mordente, lasciando spazio a soluzioni narrative forzate e a personaggi più interessanti sulla carta, ma sviluppati poco e resi meno incisivi sullo schermo.
Proprio per questo, la terza stagione porta ora sulle spalle il peso di una doppia responsabilità: riscattare le ambizioni tradite della seconda e offrire un congedo all’altezza di una serie diventata icona globale.
Squid Game 3: dove eravamo rimasti?
Rientrato nel gioco con l’unico scopo di smascherare il Front Man (Lee Byung-hun) e porre fine all’incubo dell’isola dell’orrore, Gi-hun (Lee Jung-jae) organizza una ribellione armata, a suon di mitra e disperazione, insieme ad alcuni compagni. Ma, inconsapevole di aver riposto la fiducia proprio nel suo nemico più insidioso, il piano fallisce. Tra i caduti e le illusioni spezzate, Gi-hun sprofonda in un abisso di colpa e impotenza, divorato dal sospetto che quelle atrocità siano impossibili da fermare: ha ancora senso lottare per il bene dell’umanità? Esiste davvero una via di redenzione?
Mentre Gi-hun si chiude sempre più nella sua apparente resa, il Front Man prepara la prossima mossa, dopo aver assestato l’ennesimo scacco matto. Intanto, le scelte dei giocatori sopravvissuti, sempre più irrazionali e disumane, trascinano ogni round verso conseguenze irreparabili.
Tra disperazione, follia e fantasmi
La terza stagione riprende esattamente da dove eravamo rimasti, proseguendo la narrazione senza sbalzi né omissioni. Ma qualcosa è cambiato. Rispetto alle puntate precedenti, è calata la notte: l’atmosfera si fa ancora più cupa e tesa, fino a fondersi con l’animo dei protagonisti. L’ambientazione colorata e infantile, che aveva fatto da sfondo agli orrori della prima stagione, ora si dissolve, diventando un riflesso distorto dei personaggi stessi. Viene dunque meno l’illusione del gioco e dell’infanzia: al suo posto subentra una dimensione sospesa, surreale, dove i vizi e i mali dell’animo umano si condensano in un inferno terrestre. I gironi danteschi sono soppiantati da turni di gioco, e ogni round sembra scavare più a fondo nell’oscurità dell’animo umano. La storia prende così la piega dell’incubo: i giocatori perdono la lucidità, e l’ingenuità, degli episodi precedenti, lasciando spazio a un alone di follia necessario per prevalere, sopraffare gli altri, e salvarsi. Se stessi, e il denaro in palio.
Inoltre, la narrazione si arricchisce di numerose sottotrame che si intrecciano e coesistono, ma non tutte riescono a mantenere la tensione o a suscitare l’interesse sperato. Per esempio, la storyline delle guardie coinvolte nel traffico illegale di organi, così come quella del detective Hwang Jun-ho, impegnato a rintracciare il fratello scomparso e a localizzare l’isola, risultano spesso marginali, se non addirittura superflue. Il loro sviluppo intermittente e a tratti macchinoso finisce per rallentare il ritmo complessivo, distogliendo l’attenzione dal cuore emotivo della stagione: Gi-hun. Se l’impatto iniziale di Squid Game era legato alla crudeltà spiazzante dei giochi, ora l’elemento che trattiene davvero lo spettatore è il destino di Gi-hun e il suo legame con la bambina che cerca di proteggere.
Una vita che nasce dove la morte regna
Tra i legami più intensi della terza stagione spicca l’alleanza inaspettata tra tre figure femminili: la giocatrice 120 (interpretata da Park Sung-hoon), una donna trans sudcoreana; Geum-ja (giocatrice 149, Kang Ae-shim), madre sessantenne dal temperamento dolce ma determinato; e Kim Jun-hee (giocatrice 222, Jo Yu-ri), ragazza madre incinta, schiva e diffidente. Tre donne – quasi quattro – a cui il regista affida il compito di incarnare una fragile speranza d’umanità nel cuore del disumano. In un contesto in cui ogni rapporto sembra fondato su opportunismo e sopraffazione, la loro è un’alleanza intima, radicale, costruita sulla cura reciproca e non sulla competizione.
Il momento più emblematico arriva quando Jun-hee dà alla luce sua figlia con accanto solo Geum-ja, mentre attorno infuriano grida e sangue. Quel parto, nel mezzo di un gioco mortale, non è solo un atto di sopravvivenza, ma una forma di resistenza silenziosa: dove il sistema impone distruzione, loro scelgono il coraggio della vita e di una seconda opportunità.
La maternità – non solo biologica, ma politica – si fa così simbolo di solidarietà e coraggio intergenerazionale, di trasformazione del trauma e di ribellione al meccanismo stesso dei giochi. In una scena tanto breve quanto potente (come quella del parto) si concentra quindi uno dei significati più profondi della serie: la possibilità, anche nel cuore dell’inferno, di preservare la propria umanità e di proteggere la vita.
Una terza stagione superflua, ma che si fa guardare
Nonostante molti concordino sul fatto che Squid Game avrebbe potuto concludersi in modo compiuto già con la prima stagione, Hwang Dong-hyuk sceglie di proseguire, spingendo lo spettatore dentro una visione più matura, disillusa e forse ancora più inquieta. C’è da dire che il pubblico è cambiato, ed è cambiato anche il mondo attorno. Oggi, in un’epoca in cui le notizie quotidiane sono intrise di morte, bombardamenti, guerre e crisi sanitarie, la domanda che attraversa sottopelle tutta la terza stagione – C’è ancora speranza nell’umanità? – risuona con una forza nuova, cruda, necessaria.
Dong-hyuk sembra volerci dire che il vero orrore non è nei giochi, ma nella normalità che li rende plausibili. Squid Game, pur nella sua estetica iper-violenta e nel suo universo infernale, continua a essere una potente allegoria dei meccanismi spietati della società contemporanea. Le dinamiche di esclusione, sopraffazione e disumanizzazione che regolano la finzione non sono altro che una lente estrema su ciò che spesso ignoriamo nella realtà. Dietro le scene disturbanti e le prove letali, la serie affonda lo sguardo nel disfacimento morale dell’individuo moderno, dove l’empatia è un lusso e la solidarietà una strategia inefficace. La logica del mors tua, vita mea non è solo il motore narrativo dei giochi: è il riflesso più spietato della nostra quotidianità. E in questo specchio deformante e lucidissimo, Squid Game trova la sua urgenza politica, sociale e culturale più forte.
Spin-off del film horror M3GAN, è in lavorazione un nuovo film horror tecnologico intitolato SOULM8TE, di cui sono già disponibili alcuni dettagli entusiasmanti, tra cui la data di uscita. M3GAN, uscito nel 2022, ha portato alla ribalta la paura della tecnologia moderna raccontando la storia di una bambola dotata di intelligenza artificiale sviluppata per aiutare i bambini ad affrontare la solitudine e il senso di perdita. Naturalmente, la bambola protagonista impazzisce e usa una logica circolare per giustificare la distruzione di chiunque e qualsiasi cosa si frapponga tra lei e il suo obiettivo principale. L’esclusivo marchio di tech-isteria di M3GAN è incredibilmente preveggente, e SOULM8TE continuerà questa tendenza.
Non ci è voluto molto perché M3GAN 2.0ottenesse il via libera, e il franchise si sta già espandendo ulteriormente con il nuovo spin-off. SOULM8TE è la naturale continuazione delle idee esplorate in M3GAN, ma si concentrerà sulla solitudine dell’età adulta invece che sull’innocenza vista nel suo predecessore. Questa rapida espansione in un vero e proprio universo cinematografico sta aiutando la Blumhouse a rimanere all’avanguardia, soprattutto ora che i nuovi progressi tecnologici aprono la porta a opportunità sempre più spaventose al cinema. Con una data di uscita già fissata,SOULM8TE è sulla buona strada.
Ultime notizie su SOULM8TE
Nuove immagini in anteprima al CinemaCon 2025
Con lo spin-off di M3GAN in arrivo, le ultime notizie arrivano sotto forma di immagini tratte da SOULM8TE al CinemaCon 2025. L’evento cinematografico annuale ha visto la partecipazione di un panel della Universal Studios, che ha mostrato le prime immagini del film horror tecnologico. Purtroppo, i panel del CinemaCon non sono accessibili al pubblico e le immagini non sono disponibili al momento.
Leggi la descrizione delle immagini qui sotto:
Il film inizia con qualcuno che consegna un robot adulto in un appartamento. La robot viene poi mostrata mentre fa ogni genere di cose, come pulire, offrire compagnia, ecc. Poi dice al ragazzo che l’ha acquistata: “Ti amo. Dimmi che mi ami“. Diventa ossessionata. Minaccia e fa del male a chiunque si avvicini all’uomo che l’ha acquistata. La sua ragazza cerca di negoziare con lei, ma il robot dice: ”Non provare a fare la femminuccia con me”, poi cerca di affogarla.
Data di uscita di SOULM8TE
Il terrore tecnologico arriva nel 2026
Con una data di uscita così lontana, è possibile che la premiere venga modificata per facilitare i ritardi nella produzione o per evitare la concorrenza al botteghino.
Giocando sul lungo termine, la Blumhouse ha già annunciato la data di uscita del prossimo spin-off di M3GAN, SOULM8TE, ma ci vorrà ancora un po’ di tempo prima che quella data arrivi. Dopo aver annunciato il film nel giugno 2024, Blumhouse ha rivelato che SOULM8TE non arriverà nelle sale prima del 2 gennaio 2026. Con una data di uscita così lontana, è possibile che la premiere venga modificata per facilitare eventuali ritardi nella produzione o per evitare la concorrenza al botteghino.
Il rinvio della data di uscita arriva anche dopo il debutto di M3GAN 2.0, e potrebbe essere che il franchise sia stato bloccato in modo specifico come l’MCU o altri universi cinematografici. Sebbene non ci siano notizie che confermino che i due film siano specificamente collegati, il fatto che SOULM8TE sia stato etichettato come uno spin-off suggerisce che ci sarà una sovrapposizione. Ciò potrebbe significare che nel sequel in uscita ci saranno informazioni sullo spin-off.
Chi sta realizzando SOULM8TE?
Un team di star dell’horror è dietro al progetto
Sebbene molti dettagli sul film rimangano ancora sconosciuti, dietro le quinte di SOULM8TE c’è un vero e proprio team di star dell’horror. Innanzitutto, il film è prodotto dalla fucina di film horror di successo Blumhouse ed è co-prodotto da James Wan attraverso la sua etichetta Atomic Monster. Blumhouse ha supervisionato la produzione di M3GAN del 2022 e ha realizzato una serie di film di successo negli ultimi quindici anni. Wan non è certo un novellino, avendo creato le saghe Saw, Insidious e Conjuring.
Il film è diretto dalla relativamente esordiente Kate Dolan, che ha attirato l’attenzione per la prima volta con il suo cortometraggio horror del 2017 Catcalls. Tuttavia, è il suo primo lungometraggio, You Are Not My Mother del 2021, ad averle fatto guadagnare la maggiore attenzione, dando nuova vita al genere folk horror. Dolan ha anche riscritto la sceneggiatura, originariamente scritta da Rafael Jordan da una storia di Wan e Ingrid Bisu.
Dettagli sul cast di SOULM8TE
Mentre il thriller in uscita continua a prendere forma, sono già stati annunciati i nomi dei protagonisti. Forse la notizia più importante è che SOULM8TE ha trovato la sua bambola AI e ha scelto Lily Sullivan (Evil Dead Rise) per interpretare la nascente icona dell’horror. Non si sa nulla del personaggio interpretato da Sullivan, ma è chiaro che sarà più umano di M3GAN. Al fianco di Sullivan ci sarà David Rysdahl (Fargo), che interpreterà un uomo solo che si rivolge all’intelligenza artificiale dopo la tragica morte della moglie. Anche Claudia Doumit (The Boys) è stata scritturata per un ruolo ancora sconosciuto.
Dettagli della trama di SOULM8TE
Con molti aspetti dello spin-off ancora segreti, sono stati annunciati solo i dettagli essenziali della trama di SOULM8TE. Nel film, un uomo (David Rysdahl) ricorrerà alla tecnologia per affrontare la perdita della moglie acquistando un androide dotato di intelligenza artificiale (Lily Sullivan). Come in M3GAN, la sua ragazza robotica si trasformerà rapidamente in una minaccia pericolosa, anche se l’elemento del thriller erotico è un gradito cambiamento di ritmo rispetto al predecessore sopra citato.
Il film è stato descritto come un richiamo ai thriller domestici dei decenni precedenti e probabilmente utilizzerà film come Single White Female e Fatal Attraction come punti di riferimento. Tuttavia, mira chiaramente ad aggiungere un tocco di modernità alla classica formula della relazione fallita, attingendo alle paure relative alla crescente invasione della tecnologia nella vita quotidiana. SOULM8TEterrà senza dubbio il pubblico con il fiato sospeso, offrendo al contempo un severo monito sugli effetti disumanizzanti della tecnologia.
All’inizio di M3GAN 2.0, il pubblico potrebbe chiedersi se vale la pena rimanere per la scena dopo i titoli di coda. M3GAN 2.0 riporta in scena i personaggi principali del film M3GAN del 2023, ma con un genere più ricco di azione rispetto al film precedente. Con la scoperta di un nuovo killer robotico a piede libero, Gemma è costretta a creare un nuovo corpo per M3GAN in grado di competere con il robot assassino di livello militare. Il finale di M3GAN 2.0 è una conclusione solida e autonoma del film, che risolve le vicende dei personaggi principali e affronta le minacce rappresentate da Amelia e dagli altri cattivi del film.
Tuttavia, con un finale silenziosamente aperto e lo spin-off Soulm8te in uscita il prossimo anno, il pubblico potrebbe aspettarsi di vedere una scena post-crediti dopo che la polvere si sarà posata. Quei fan non dovrebbero però nutrire troppe speranze, perché una scena post-crediti per M3GAN 2.0 sembrerebbe superflua.
M3GAN 2.0 non ha una scena post-crediti
M3GAN 2.0 termina con una nota piuttosto conclusiva
M3GAN 2.0 non ha una scena post-crediti, in linea con il precedente film. M3GAN 2.0 termina con l’intelligenza artificiale protagonista ancora viva, nonostante la sua apparente morte, che ferma Amelia e l’IA Black Box scatenata. Ancora una volta, come costrutto digitale, è ora abbastanza sicura di sé da parlare apertamente con Gemma.
Il film non ha sequenze aggiuntive dopo i titoli di coda, non dando ulteriori indicazioni sulla direzione che prenderà la serie in futuro né sottolineando alcuna delle gag presenti all’inizio del film. I momenti finali di M3GAN 2.0 funzionano perfettamente come nota conclusiva del film, confermando la crescita di Gemma e M3GAN.
La decisione post-titoli di M3GAN 2 è in linea con il franchise
M3GAN e M3GAN 2.0 non avevano bisogno di scene post-titoli
M3GAN 2.0 non ha una scena post-crediti, rendendolo simile al primo film. Sebbene il finale di M3GAN fosse un po’ più aperto e accennasse alla sopravvivenza della macchina assassina, non c’era nessuna scena post-crediti che illustrasse ulteriormente questa impostazione o riprendesse una battuta precedente.
Una scena post-crediti per M3GAN 2.0 non era davvero necessaria.
Entrambi i film M3GAN amano evitare le tipiche aspettative dei blockbuster moderni, orientandosi maggiormente verso la commedia dark dei rispettivi generi horror fantascientifico e d’azione tecnologico. Ciò include l’uso di una scena post-crediti, una tendenza che entrambi i film M3GAN hanno ignorato. Ha senso, però.
M3GAN 2.0 non ha davvero troppi fili conduttori da sviluppare in una scena post-crediti. Tutti gli antagonisti sono stati eliminati e il montaggio nel climax mostra il destino di tutti i personaggi importanti. Di conseguenza, una scena post-crediti per M3GAN 2.0 non era davvero necessaria.
Perché M3GAN 2.0 non aveva bisogno di una scena post-crediti
M3GAN non aveva bisogno di complicare eccessivamente il futuro della serie
M3GAN 2.0 non ha davvero bisogno di una scena post-crediti, poiché la conclusione del film funziona perfettamente così com’è. Anche se M3GAN 2.0 potrebbe avere una portata più ampia e a volte soffrire di un’esecuzione meno precisa rispetto al primo film, si conclude con un momento emotivo dolce che non sminuisce i personaggi.
Avere una scena post-crediti che anticipa il futuro della serie sembra superfluo, soprattutto dopo che il finale del film ha creato uno status quo più morbido per il mondo. Anche il prossimo capitolo della serie non sarà incentrato su M3GAN, quindi avere una scena post-crediti incentrata su di lei avrebbe potuto creare confusione.CorrelatiM3GAN 2.0 ripete il colpo di scena di un sequel horror di 4 anni fa, ma questo mi piace molto di piùSebbene un altro franchise horror abbia tentato il grande colpo di scena di M3GAN 2.0 quattro anni fa, sono abbastanza sicuro che il sequel di M3GAN lo riuscirà meglio.
Il prossimo capitolo della serie M3GAN sarà Soulm8te, uno spin-off incentrato su una donna automatizzata diversa, attivata per aiutare un vedovo in lutto ad affrontare il suo dolore. Descritto come un film “molto diverso” da Jason Blum, Soulm8te potrebbe essere stato inutilmente complicato da una M3GAN 2.0scena post-crediti.
Senza una scena post-crediti, l’ultima parola su M3GAN 2.0 spetta alla riunione tra Gemma e la M3GAN digitale, che codifica la loro nuova relazione alla luce degli eventi del film. Ciò garantisce che M3GAN 2.0 si concluda con una nota dolce, non rovinata da anticipazioni o gag sul sequel.
Con l’avvicinarsi dell’uscita estiva di I Fantastici Quattro – Gli inizi (The Fantastic Four: First Steps), il regista originale del film del Marvel Cinematic Universe spiega perché ha abbandonato il progetto. Dopo la sua avventura con WandaVision, Matt Shakman sta rilanciando la Prima Famiglia Marvel per la timeline del MCU, dato che ha diretto I Fantastici Quattro – Gli inizi, che darà il via alla Fase 6 quest’estate.
Tuttavia, il piano originale era quello di affidare a Jon Watts la regia del tanto atteso reboot dei I Fantastici Quattro – Gli inizi per il MCU. Ma Watts, che aveva diretto la trilogia di Spider-Man con Tom Holland, ha finito per abbandonare il film nell’aprile 2022, e Shakman ha ottenuto l’incarico nel settembre dello stesso anno.
Durante un recente panel (tramite THR) al Mediterrane Film Festival, con Watts ha parlato candidamente delle sue dimissioni da I Fantastici Quattro – Gli inizi. Dopo aver lavorato a Spider-Man: No Way Home nel bel mezzo della pandemia di COVID-19, Watts ha ammesso di non sentirsi il regista giusto per riportare i Fantastici Quattro sul grande schermo, condividendo quanto segue:
Lo stress emotivo di dover seguire tutti i protocolli COVID mentre cercavo di realizzare qualcosa di creativo e allo stesso tempo di garantire la sicurezza del cast e della troupe – letteralmente, se avessi sbagliato qualcosa, qualcuno avrebbe potuto morire – questo, insieme al processo di post-produzione, è stato molto difficile. Quando si lavora [agli effetti visivi], c’è tutta una componente internazionale che coinvolge fornitori da tutto il mondo, e la catena di approvvigionamento era stata interrotta a causa del COVID. È stato davvero difficile realizzare gli effetti in modo tradizionale.
Quando No Way Home è stato completato e uscito, sono tornato a lavorare alla storia di Fantastic Four. Mi sentivo completamente svuotato. Il COVID, oltre alla realizzazione di un film gigantesco, mi impediva di avere ciò che serviva per rendere grande quel film. Ero semplicemente esausto, quindi avevo bisogno di tempo per riprendermi. Tutti alla Marvel mi hanno capito perfettamente. Avevano vissuto la stessa cosa con me, quindi sapevano quanto fosse stata dura e faticosa quell’esperienza; alla fine molto soddisfacente, ma a un certo punto, se non riesci a farlo al livello che ritieni necessario per renderlo fantastico, allora è meglio non farlo.
Watts ha poi aggiunto: “Non vedo l’ora di vederlo, sono molto emozionato”. Poi, quando gli è stato chiesto se alcune delle sue idee originali fossero state inserite in The Fantastic Four: First Steps, Watts ha spiegato:
Non so esattamente cosa succede nel film. Ma ho visto i trailer, ho sentito un paio di cose. Penso che sia abbastanza fedele a quello che avevamo inizialmente ideato nella nostra storia. Ovviamente, con il tempo si evolve e si adatta, ma il cattivo principale, la minaccia di base, le linee generali… la versione retrofuturistica dei Fantastici Quattro… Sarà un’esperienza totalmente surreale per me andare a vedere quel film.
Cosa significa l’uscita di Jon Watts da I Fantastici Quattro – Gli inizi per il MCU
Considerando gli effetti devastanti che il COVID-19 ha avuto nel 2020 e oltre, molti possono capire il punto di vista di Watts quando parla di quanto fosse esausto dopo aver realizzato Spider-Man: No Way Home. Affrontare poi la Prima Famiglia Marvel e reinventare i personaggi, compreso il casting dei Fantastici Quattro del MCU, è più facile a dirsi che a farsi.
Dalla spiegazione di Watts, è chiaro che sapeva quanto sarebbe stato importante The Fantastic Four: First Steps per il MCU e quindi si è reso conto che occuparsi del film mentre era in quello stato avrebbe danneggiato la Marvel Studios. Grazie alla consapevolezza di Watts, Shakman ha avuto la possibilità di cimentarsi con questi amati personaggi del MCU.
Il vantaggio della rinuncia di Watts a I Fantastici Quattro – Gli inizi è che gli lascia la porta aperta per affrontare un altro progetto Marvel, se lui e la Marvel Studios dovessero mai valutare la possibilità di lavorare di nuovo insieme. Questa volta, il rinnovamento creativo di Watts porterà maggiori benefici al MCU rispetto a quanto avrebbe fatto se fosse rimasto per il reboot di Fantastic Four.
Il drammatico film di Joseph KosinskiF1 – Il film, con Brad Pitt, Kerry Condon e Damson Idris, si conclude con una gara emozionante e un colpo di scena che gli spettatori potrebbero o meno aver previsto. Il film, attualmente nelle sale, vede Pitt nei panni di Sonny Hayes, un pilota automobilistico ormai sul viale del tramonto ma ancora incredibilmente talentuoso.
Il film vede la partecipazione di numerosi piloti di F1 reali e di diversi personaggi di spicco del mondo delle corse, che conferiscono al mondo della F1 un’atmosfera incredibilmente realistica. Le sequenze di gara mozzafiato che vedono Damson Idris e Brad Pitt alla guida di auto reali danno vita a un blockbuster divertente e adrenalinico che Gianmaria Cataldo di Cinefilos.itha valutato con 3,5 stelle su 5.
Hayes viene reclutato dal suo ex compagno di gara di F1, Ruben Cervantes, per capitanare la sua squadra di F1 all’ultimo posto in una mossa disperata per evitare che Cervantes debba vendere la scuderia APX Grand Prix, di cui è proprietario. Lo stile non ortodosso e irriverente di Sonny lo mette in contrasto con il talentuoso esordiente della squadra, Joshua Pearce (Idris), e attira l’attenzione del direttore tecnico della squadra (Condon).
Nel corso delle ultime nove gare della stagione di F1, i suggerimenti aggressivi e insoliti di Sonny per migliorare la vettura e la strategia di gara della squadra vedono l’APX Team scalare la classifica ad ogni gara che passa. Dopo diverse battute d’arresto e alcuni sabotaggi, l’APX Team si riunisce per un emozionante tentativo finale di conquistare la vittoria assoluta ad Abu Dhabi.
Cosa succede all’APX Team nella gara finale
Si uniscono per ottenere una vittoria miracolosa
Dopo aver perso le modifiche vantaggiose apportate alla vettura a causa di un sabotaggio losco da parte di uno dei membri del consiglio di amministrazione della APX, il team APX vede la sua vettura ripristinata per la gara finale. Anche il team si riunisce, poiché sia Sonny che Joshua si sono ripresi dai rispettivi incidenti in tempo per la gara finale, anche se Sonny risente ancora degli effetti dell’incidente.
Il Gran Premio si conclude con un testa a testa ad alta tensione tra i due piloti APX, che hanno scoperto come lavorare insieme in pista, e diversi piloti di F1 reali. Gli ultimi tre giri della gara si riducono a uno sprint tra i due piloti APX e la superstar della F1 Lewis Hamilton, con Sonny che compie un’ultima manovra nel tentativo di aiutare il suo compagno di squadra a conquistare la vittoria.CorrelatiTom Cruise si riunisce con Brad Pitt e promuove il suo nuovo film con l’89% su Rotten TomatoesTom Cruise si riunisce con Brad Pitt dopo Intervista col vampiro del 1994 per promuovere il suo nuovo film con un punteggio dell’89% su Rotten Tomatoes.
Tuttavia, un contatto accidentale fa sbandare sia Joshua che Hamilton, aprendo la strada a Sonny per volare nell’ultimo giro e vincere. In quel momento, Sonny riscopre l’euforia e la passione per le corse che ha inseguito continuamente da quando è stato allontanato dalla F1 dopo un terribile incidente trent’anni prima.
Mentre il team APX festeggia la sua improbabile vittoria, Sonny lascia il rombo del circolo dei vincitori per raccogliere le sue cose, caricare il suo furgone malandato e partire alla ricerca della prossima opportunità di correre. È una svolta piuttosto inaspettata, dato che aveva finalmente vinto la gara più importante della sua vita, scalando la montagna che non era riuscito a scalare in gioventù.
Perché Sonny lascia il team APX nel finale di F1
F1 – il film foto dal trailer – Cortesia di Warner Bros
Sonny ha solo bisogno della gioia di correre
La decisione di Sonny di andarsene non è poi così scioccante, considerando ciò che F1 mostra del passato del personaggio e ciò che dice direttamente, in particolare a Kate, interpretata da Kerry Condon. Per Sonny, correre non ha nulla a che vedere con la fama, la fortuna, la notorietà o il prestigio. Ha corso tutta la vita semplicemente perché lo ama, ed è per questo che continua a saltare da una squadra all’altra e a correre per diversi team e campionati.
Come dice a Kate sul balcone dopo la loro prima notte insieme, la pace e la calma che prova al volante quando tutto va per il verso giusto sono ciò che cerca. Lo ha raggiunto nell’ultimo giro con il team APX, mentre sfrecciava senza ostacoli in prima posizione.
Sa di non essere il futuro della squadra o di questo sport e che non ha più nulla da guadagnare dopo essersi riscattato dal fallimento e dall’infortunio in F1 da giovane. Non ha più nulla da realizzare con il team APX o in F1, ed è per questo che decide di andare avanti.
È interessante notare che dice a Ruben che, nonostante le ferite mortali che ancora lo affliggono, sarebbe perfettamente felice di morire su una pista facendo ciò che ama. È questa la forza che lo spinge a cercare un’altra gara da correre, cosa che fa in Baja California con i piloti di Baja, simili a buggy.
In un certo senso, Sonny sembra essersi già rassegnato alla morte, forse credendo di avere i giorni contati dopo l’incidente che gli è quasi costato la vita tanti anni fa. Con il tempo che gli è rimasto, si rifiuta di sprecarlo facendo altro che ciò che ama, ovvero correre in qualsiasi forma.
Perché il membro del consiglio Peter Banning ha falsificato i progetti delle auto e informato le autorità della F1?
Una scena dal film F1. Foto di Warner Bros. Pictures / Apple Original Films
Banning aveva messo gli occhi sul team APX
Il membro del consiglio di amministrazione dell’APX interpretato da Tobias Menzies inizia il film come alleato di Ruben Cervantes, interpretato da Javier Bardem, essendo l’unico membro del consiglio che sembra interessato al successo del team sotto la sua guida. Tuttavia, Banning alla fine rivela le sue intenzioni a Sonny quando il team APX inizia a vincere.
Banning intende prendere il controllo del team una volta che Ruben sarà rimosso dal suo ruolo di proprietario e vuole mettere Sonny a capo della nuova struttura del team, essenzialmente creando un pacchetto per un nuovo gruppo di proprietari che entri a far parte del team e renda il team (e Banning) più redditizio.Correlati8 film da vedere prima dell’uscita del nuovo film di Brad Pitt, F1: The MovieIl prossimo film di Brad Pitt, F1: The Movie, è un emozionante film drammatico che segue le orme di alcuni dei titoli più entusiasmanti del genere.
Per affrettare la fine della squadra, e quindi di Ruben, elabora dei progetti per le modifiche che Sonny e Kate hanno apportato alla vettura per aiutare Sonny nel suo nuovo stile di guida “combattivo”. Nonostante tali progetti siano già stati approvati dalle autorità della F1, i nuovi documenti (opportunamente inviati con una segnalazione anonima) fanno sì che venga avviata un’indagine sulla legalità delle modifiche.
Questo le rende inutilizzabili nelle gare fino a quando le autorità non concludono nuovamente che sono ammissibili, riportando essenzialmente l’auto allo stato “di rottame” in cui si trovava quando Sonny è entrato a far parte del team. Il piano di Banning ovviamente fallisce quando le modifiche vengono approvate per la gara finale e il team APX ottiene la vittoria, garantendo a Ruben almeno altri tre anni alla guida del team.
Come F1 – il film prepara un sequel
Damson Idris e Brad Pitt in F1. Foto di Warner Bros. Pictures / Apple Original Films
Sebbene F1 non introduca effettivamente alcun filo conduttore diretto che porti a un sequel, la porta è ancora aperta per esplorare ulteriormente il mondo con i personaggi che lo popolano. Anche se Sonny Hayes, interpretato da Brad Pitt, ha lasciato Baja alla fine del film, potrebbe certamente tornare nel team di Ruben in un ruolo non legato alle corse, soprattutto vista la sua promessa di rivedere Kate “in futuro”.
Un sequel potrebbe funzionare meglio escludendo completamente Pitt e concentrandosi invece su Joshua Pearce, interpretato da Damson Idris, mentre cerca di passare da talentuoso esordiente a vera superstar di questo sport. Ciò potrebbe dare a Kate, interpretata da Kerry Condon, un ruolo ancora più importante, introducendo allo stesso tempo una nuova star come nuovo compagno di squadra di Joshua.
Le previsioni al botteghino per F1 sembrano ottime, ma il budget elevato fa sì che la redditività del film rimanga incerta fino alla conclusione dell’intera stagione. Questo dovrebbe essere l’indicatore definitivo per capire se verrà realizzato un sequel, dato che i primi punteggi di Rotten Tomatoes per F1 dimostrano chiaramente che il pubblico ne vuole ancora.
Il vero significato di F1 – Il Film
F1 – Il film è certamente leggero nei significati e ricco di adrenalina, e per essere chiari, questa è una caratteristica, non un difetto. Tuttavia, ci sono alcuni temi minori che la narrazione emozionante, anche se prevedibile, approfondisce. Sonny è spinto dal suo amore per le corse, e il film colpisce proprio al cuore il tema dell’amore per lo sport presente in molti film drammatici.
La gara finale alla fine di F1 sarà probabilmente riconosciuta come uno dei migliori climax dell’estate, poiché ha portato il film a una conclusione emozionante e soddisfacente.
Il film tocca anche il tema del lavoro di squadra, tipico dei film sportivi, e il fatto che nessuno può farcela da solo. Lo scontro tra Sonny e praticamente tutti gli altri membri del team APX, ma in particolare Joshua, viene lentamente risolto nel corso del film, fino a quando, nella gara finale, lavorano come un gruppo affiatato.
F1 – Il film potrebbe non raggiungere le vette dell’altro dramma adrenalinico di Kosinski, Top Gun: Maverick, ma offre un sacco di azione mozzafiato e personaggi simpatici in un vero e proprio pacchetto da blockbuster estivo. La gara finale alla fine di F1 sarà probabilmente riconosciuta come uno dei migliori climax cinematografici dell’estate, poiché ha portato il film a una conclusione emozionante e soddisfacente.
Sinners – I peccatori è uno dei più grandi successi del 2025 e il regista Ryan Coogler ha appena fornito alcune informazioni sulle possibilità che il film abbia un sequel. Sinners è stato un successo al botteghino e il film non basato su un franchise di maggior successo degli ultimi anni, il che significa che un sequel sembra scontato.
Tuttavia, Ryan Coogler sembra meno entusiasta di un sequel rispetto a molti fan di Sinners. In un’intervista con The Hollywood Reporter, Coogler è stato chiesto se Sinners avrebbe avuto un sequel. Secondo Coogler, “È difficile dirlo ora”, con il regista che non ha confermato né smentito la possibilità di un altro film di Sinners.
Coogler ha chiarito questo commento aggiungendo che l’originale Sinners “è sempre stato concepito come un film completo”. Anche se Coogler non “vuole chiudere la porta a nulla”, il regista di Creed e Black Panther voleva che Sinners fosse una “pausa dal cinema di franchise”. Secondo Coogler, Sinners è “completo”. Ecco il commento completo del regista:
“È difficile dirlo ora. Voglio dire, è sempre stato concepito come un film completo. Non si vuole mai chiudere la porta a nulla, ma per me è stata una pausa dal cinema di franchise. Quindi volevo realizzare qualcosa di completo e lasciare che il pubblico lo apprezzasse”.
Cosa significano i commenti di Ryan Coogler per Sinners 2
Sulla base di quanto detto da Ryan Coogler a The Hollywood Reporter, Sinners 2 sembra incredibilmente improbabile. Anche se Coogler non esclude completamente l’idea, i suoi commenti implicano che non è interessato ad esplorare ulteriormente questo universo. Coogler sembra invece più interessato a concentrarsi su film originali piuttosto che trasformare Sinners in un franchise.
Sembra inoltre improbabile che qualcuno oltre a Ryan Coogler possa subentrare per rilevare il franchise di Sinners. Sinners è incredibilmente personale per Coogler, che ha stipulato un accordo senza precedenti con la Warner Bros. Pictures affinché i diritti di Sinners tornino a lui dopo 25 anni (tramite Business Insider). Quindi, anche se la Warner Bros. potrebbe realizzare Sinners 2 senza Coogler, ciò provocherebbe probabilmente delle reazioni negative.
La quarta stagione di Reacherdi Amazon Prime Video sta subendo un importante cambiamento nel cast a pochi giorni dall’inizio delle riprese a Filadelfia. La produzione della quarta stagione di Reacher è iniziata all’inizio di questo mese, subito dopo che il protagonista della serie Alan Ritchson ha confermato quale romanzo di Jack Reacher sarebbe stato adattato per l’ultima serie TV. Essendo una serie antologica con quasi 30 libri tra cui scegliere, Reacher segue le vicende del protagonista, un ex militare d’élite che viaggia per il paese con solo il contenuto delle sue tasche, rimanendo coinvolto in vari complotti, storie di vendetta e simili.
Secondo Deadline, Christopher Rodriguez-Marquette ha sostituito Jay Baruchel nel ruolo di Jacob Merrick, nuovo personaggio secondario della quarta stagione di Reacher. Baruchel avrebbe lasciato la produzione per “motivi personali”. Rodriguez-Marquette è noto soprattutto per il suo ruolo di Chris Lucado nella serie comica dark della HBO vincitrice di un Emmy Barry. Si unisce al cast della quarta stagione di Reacher, guidato dai protagonisti ricorrenti Alan Ritchson e Maria Sten, e a una nuova schiera di attori secondari che include Sydelle Noel, Agnez Mo, Anggun, Kevin Corrigan, Kevin Weisman, Marc Blucas e Kathleen Robertson. La quarta stagione di Reacher sarà l’adattamento del romanzo di Lee Child Gone Tomorrow.
Cosa significa l’uscita improvvisa di Jay Baruchel per la quarta stagione di Reacher
Baruchel era una delle novità più interessanti, se non la più interessante, della quarta stagione di Reacher prima della sua uscita inaspettata. L’attore è salito alla ribalta nel classico film coming-of-age del 2000 Almost Famous, prima di recitare nel film vincitore dell’Oscar nel 2004 Million Dollar Baby, diretto da Clint Eastwood, e nell’amato film d’animazione How to Train Your Dragon. È anche noto per i suoi ruoli in celebri commedie come Tropic Thunder, This is the End e Goon. Recentemente ha recitato nel film docudrama acclamato dalla critica BlackBerry. Non c’è dubbio che la sua partecipazione alla quarta stagione di Reacher sarebbe stata significativa, soprattutto considerando il suo ruolo di Jacob Merrick.
Jacob Merrick è basato sul personaggio di Gone Tomorrow, Jacob Mark, che incontra Reacher a New York City dopo una situazione violenta e mortale su un vagone della metropolitana a tarda notte. Per evitare spoiler sul libro, Jacob ha un ruolo secondario fondamentale in Gone Tomorrow, il che suggerisce che il personaggio avrà molto spazio nella quarta stagione di Reacher.
Jacob ha un ruolo secondario fondamentale in Gone Tomorrow, il che suggerisce che il personaggio avrà molto spazio nella quarta stagione di Reacher.
Sembra che Baruchel avesse le mani legate e fosse costretto a occuparsi della suddetta questione personale sconosciuta. Christopher Rodriguez-Marquette è apparso in diversi episodi della prima stagione di Barry e ha recitato anche in House, Weeds e Mozart in the Jungle.
La terza stagione di Squid Game ripercorrerà l’arco narrativo finale della serie coreana di successo di Netflix, rivelando il destino dei personaggi amati della seconda stagione e la fine del viaggio di Gi-hun alla ricerca di vendetta e redenzione. Prima che la prima stagione di Squid Game arrivasse su Netflix nel settembre 2021, non c’era molto clamore intorno alla serie. Persino Netflix non ha fatto di tutto per promuovere la serie come uno dei suoi più grandi successi futuri. Eppure, grazie al passaparola, la serie è salita in classifica fino a diventare una delle serie di maggior successo commerciale sul servizio di streaming.
Da un punto di vista critico, la seconda stagione di Squid Game è stata leggermente meno acclamata rispetto alla precedente. In termini di audience complessiva, tuttavia, la seconda puntata della serie coreana Netflix ha continuato lo slancio della serie e ha dimostrato che i quattro anni di pausa tra la prima e la seconda stagione non hanno avuto quasi alcun impatto sull’interesse del pubblico. A quasi sei mesi dall’uscita della seconda stagione di Squid Game, la terza stagione è pronta per debuttare su Netflix e risolvere finalmente tutti i nodi della trama. Data l’hype che circonda la sua uscita, molti vorrebbero conoscere l’ora esatta in cui sarà disponibile.
La terza stagione di Squid Game uscirà alle 12:01 PT di venerdì 27 giugno
Gli orari di uscita possono variare in base alla posizione dello spettatore
Squid Game – stagione 3 uscirà su Netflix alle 3:01 ET / mezzanotte PT di venerdì 27 giugno 2025. All’ora GMT, lo show sarà disponibile in streaming a partire dalle 7:01. Gli spettatori delle altre parti del mondo possono calcolare l’ora di uscita relativa dello show di conseguenza. Invece di rompere la norma e uscire in un momento diverso rispetto alla maggior parte degli altri show Netflix, la terza stagione di Squid Game rispetta il programma regolare della piattaforma di streaming, con la prima prevista alle 12:01 PT, proprio prima dell’inizio del weekend.
Ecco una tabella dettagliata con gli orari di uscita della terza stagione di Squid Game in tutte le principali località:
Region
Timezone
Release Time
USA (West Coast)
Pacific Time (PT)
12:01 a.m. (midnight)
USA (East Coast)
Eastern Time (ET)
3:01 a.m.
UK
British Summer Time (BST)
8:01 a.m.
Europe
Central European Summer Time (CEST)
9:01 a.m.
India
India Standard Time (IST)
12:31 p.m.
Japan/South Korea
JST/KST
4:01 p.m.
Considerando che le stagioni precedenti di Squid Game erano piene zeppe di colpi di scena riguardanti il destino dei personaggi e i giochi, non ci si aspetta che la terza stagione sia diversa. Per questo motivo, gli spettatori che desiderano evitare qualsiasi tipo di spoiler possono sempre guardare la serie e guardarla tutta d’un fiato non appena sarà disponibile su Netflix. Dopo aver consultato il calendario delle uscite sopra riportato, gli altri potranno guardarla al proprio ritmo in qualsiasi momento dopo che sarà disponibile per lo streaming online.
Perché la terza stagione di Squid Game uscirà solo sei mesi dopo la seconda
Le stagioni 2 e 3 di Squid Game sono state scritte e girate una dopo l’altra
Dato che ci sono voluti quasi quattro anni per l’uscita della seconda stagione di Squid Game dopo la prima, molti spettatori si chiederanno come mai la terza stagione uscirà così presto. È interessante notare che, come confermato da molte fonti, le stagioni 2 e 3 di Squid Game sono state girate una dopo l’altra. Quando Squid Game, il creatore di Squid Game, Hwang Dong-hyuk, ha ideato la serie, non avrebbe mai immaginato che sarebbe diventata un fenomeno virale. Per questo motivo, prima che la serie fosse disponibile su Netflix, non sapeva quale sarebbe stato il suo futuro.
Quando gli è stata offerta l’opportunità di ampliare la trama della serie con un’altra stagione, non ha rifiutato l’offerta. Tuttavia, in qualità di creatore della serie, inizialmente aveva immaginato “le stagioni 2 e 3 come un’unica storia” (via EW). Durante la scrittura della seconda stagione, però, si è reso conto che “gli episodi erano troppi”. Di conseguenza, invece di concludere la serie con la seconda stagione, Dong-hyuk ha deciso di dividerla in due parti, il che sembra spiegare perché il finale della seconda stagione di Squid Game appaia un po’ brusco e discutibilmente insoddisfacente.
In un’altra intervista (via Deadline), lo showrunner ha spiegato ulteriormente la sua decisione di dividere la seconda stagione in due parti, rivelando di aver notato “un grande punto di svolta o un punto di inflessione” alla fine dell’episodio 7 della seconda stagione. Questo gli ha fatto capire che sarebbe stato giusto concludere l’arco narrativo di una stagione in quel punto naturale e continuare il resto con un’altra puntata. Anche se la conclusione un po’ brusca della seconda stagione di Squid Game ha suscitato polemiche, le dichiarazioni di Hwang Dong-hyuk chiariscono perché la serie doveva finire proprio lì prima di dare il via al capitolo finale.
La terza stagione di Squid Game porterà al termine la serie TV sudcoreana di grande successo. Ecco i principali sviluppi che il pubblico deve ricordare prima di approcciarsi all’ultima puntata. Creata da Hwang Dong-Hyuk, la serie esplora una misteriosa competizione che offre alle persone l’opportunità di vincere una fortuna che cambierà loro la vita sopravvivendo a una serie di giochi infantili contorti per il divertimento di ricchi spettatori. Con protagonista Lee Jung-Jae, Squid Game è stato un successo in streaming quando la prima stagione ha debuttato nel 2021, portando alla produzione di una seconda stagione che uscirà nel 2024.
La prima stagione di Squid Game ha presentato al pubblico Gi-Hun, interpretato da Lee, un giocatore d’azzardo convinto a partecipare ai giochi insieme ad altri 455 giocatori. Con la sua esperienza iniziale nei Giochi, Gi-Hun viene esposto agli abissi più profondi in cui l’umanità può cadere per sopravvivere, costretto a combattere contro amici d’infanzia, il tutto mentre affronta giochi sempre più difficili. Nonostante questa prova, Gi-Hun vince mantenendo la sua fede nel fatto che l’umanità possa essere migliore, portandolo a sacrificare la propria felicità e sicurezza per tornare ai Giochi e porvi fine.
Perché Gi-Hun è tornato
La convinzione di Gi-Hun che l’umanità prevarrà lo spinge ad andare avanti
Quando il pubblico ritrova Gi-Hun nella seconda stagione di Squid Game, scopre che ha organizzato un’operazione per rintracciare il misterioso Reclutatore (Gong Yoo) e rientrare nei Giochi, mantenendo le promesse fatte a Sang-woo (Park Hae-soo) e Kang Sae-Byeok (Jung Ho-yeon). Dopo essersi alleato con Jun-Ho (Wi Ha-joon), Gi-Hun viene arrestato dalle Guardie Rosa e chiede al Front Man (Lee Byung-Hun) di farlo rientrare nei Giochi dopo aver fallito nel tentativo di porvi fine con le parole. La richiesta di Gi-Hun viene accolta e lui torna a essere un giocatore.
Gi-Hun cerca di usare la sua esperienza per convincere l’ultimo gruppo di concorrenti a porre fine ai giochi, ma senza successo. Decide quindi di affrontare direttamente i controllori dei giochi, organizzando una rivolta dopo la terza prova della competizione in corso. Insieme a un piccolo gruppo di giocatori, Gi-Hun ha la meglio su alcune guardie giunte sul posto per ripulire dopo un sanguinoso massacro tra i concorrenti, impadronendosi delle loro armi e partendo alla ricerca della sala di controllo.
Perché il Front Man è tornato ai giochi
Il supervisore mascherato era incuriosito dalla missione di Gi-Hun
Nonostante i suoi sforzi, però, la ribellione di Gi-Hun viene rapidamente sedata dalle Guardie Rosa, poiché la sua squadra era stata infiltrata da una talpa con un incredibile potere sui giochi. Incuriosito dagli sforzi di Gi-Hun e desideroso di sfidare la sua convinzione che l’umanità possa essere migliore e lasciarsi i giochi alle spalle, il Front Man si toglie la maschera e il cappotto e si unisce nuovamente ai giochi per la prima volta dalla sua vittoria. Assumendo l’identità di Oh Young-Il, il Front Man è il voto decisivo per la continuazione dei giochi su richiesta iniziale di Gi-Hun.CorrelatiOra sappiamo perché il Front Man ha ingannato Gi-Hun nella seconda stagione di Squid Game (ma ha funzionato?)Il trailer della terza stagione di Squid Game rivela perché il Front Man ha ingannato Gi-hun. Ora, la grande domanda è se questo cattivo avrà avuto successo.
Nonostante questo voto, il Front Man conquista rapidamente la fiducia di Gi-Hun come alleato con un passato in parte vero e la sua disponibilità a fare qualsiasi cosa per aiutarlo a vincere. Quando Gi-Hun dà il via alla sua rivolta, il Front Man si unisce a lui, solo per uccidere altri due giocatori e fingere la propria morte mentre le guardie fermano la rivolta. Con Gi-Hun in custodia, il Front Man assume ancora una volta il suo aspetto mascherato, incontrando l’uomo che ha ingannato, uccidendo il suo vecchio amico Jung-Bae (Lee Seo-Hwan) e chiedendo a Gi-Hun se la sua missione ben intenzionata sia valsa la pena.
Cosa è successo alla squadra d’assalto di Jun-Ho
Il gruppo di poliziotti è compromesso
Mentre Gi-Hun torna ai Giochi, Jun-Ho parte per una missione personale per porvi fine. Sopravvissuto per un soffio all’incontro con suo fratello, l’uomo ora conosciuto come il Front Man, Jun-Ho era alla ricerca dell’isola dove si svolgono i Giochi, entrando così in contatto con Gi-Hun. Mentre Gi-Hun cerca di influenzare i giocatori dall’interno,Jun-Ho mette insieme una squadra di mercenari quando diventa chiaro che le autorità non lo aiuteranno.
Tuttavia, quando Jun-Ho e la sua squadra credono di aver trovato l’isola, si scopre rapidamente che sono stati attirati in una trappola, poiché l’ingresso che scoprono è un’esca predisposta per esplodere, uccidendo un mercenario. Un altro membro della squadra d’assalto viene ucciso dal capitano Park (Oh Dal-su), il capitano del peschereccio che era apparso come salvatore di Jun-Ho dopo la sua iniziale prova, rivelando di essere stato un agente dei Giochi fin dall’inizio. Alla fine della seconda stagione, Jun-Ho non sa che la sua squadra è stata compromessa.
Cosa è successo alla nuova guardia rosa
Una nuova guardia ha stravolto le operazioni dei Giochi
Sebbene il Front Man e le forze dietro ai Giochi siano riusciti a intrappolare Gi-Hun e Jun-Ho in una partita persa, non sanno che c’è qualcuno tra le loro fila che lavora contro di loro. La seconda stagione, episodio 2 “Halloween Party”, ha presentato al pubblico la disertrice nordcoreana Kang No-eul (Park Gyu-young), che spera di portare sua figlia oltre il confine. Anche lei si unisce ai Giochi, ma non come concorrente, bensì come membro delle Guardie Rosa.
Nonostante all’inizio sembri fedele ai Giochi, visto che ha messo fine alla vita di un giocatore nonostante Gi-Hun abbia fatto del suo meglio per salvarlo durante il gioco iniziale “Red Light, Green Light”, si scopre presto che non accetta tutti gli aspetti dell’operazione, poiché inizia a sabotare il piano di espianto di organi degli altri guardiani. Sebbene venga rapidamente arrestata e avvertita di non intervenire ulteriormente, No-eul è ancora attiva come membro dello staff, il che la rende una carta jolly.
Quali giocatori sono ancora in gioco
Diversi giocatori importanti della seconda stagione hanno incontrato la loro fine
Con il ritorno di Gi-Hun ai giochi, il pubblico ha conosciuto una nuova serie di personaggi chiave tra i 455 nuovi concorrenti. Tra questi ci sono l’ex collega di Gi-Hun Jung-Bae, il caotico rapper caduto in disgrazia Thanos (T.O.P), l’ansiosa Young-mi (Kim Si-eun) e Se-mi (Won Ji-an). Tuttavia, con il progredire dei giochi mortali, ogni giocatore cade, con Thanos in particolare che incontra la sua fine per mano del suo nemico di lunga data Myung-gi (Im Si-wan) dopo averlo provocato riguardo alla sua ex fidanzata incinta, Jun-Hee (Jo Yu-ri).
All’inizio della terza stagione, ci sono otto giocatori sopravvissuti agli eventi della seconda stagione. Myung-gig e Jun-Hee rimangono nei dormitori durante la rivolta di Gi-hun insieme al duo madre e figlio Yong-Sik (Yang Dong-geun) e Geum-Ja (Kang Ae-shim), l’ex sciamana Seon-nyeo (Chae Kook-hee) e il timido giovane giocatore Min-Su (Lee David), mentre Dae-ho (Kang Ha-neul) e Hyun-Ju (Park Sung-hoon) sopravvivono alla rappresaglia delle guardie. Anche il lavoratore del parco a tema Kyung Seok (Lee Jin-wook) non è stato confermato mortononostante sia stato colpito da un proiettile, il che ha portato a ipotizzare che il suo ex collega No-eul gli abbia risparmiato la vita.
Qual è il quinto gioco
Ritorna una terrificante minaccia tecnologica
Dopo aver assistito alla sconfitta che ha distrutto i sogni di Gi-hun nel settimo e ultimo episodio della seconda stagione di Squid Game, “Amico o nemico”, la serie ha un ultimo teaser con cui lasciare il pubblico. In una scena a metà dei titoli di coda, diversi giocatori entrano in una nuova arena e scoprono il familiare animatronico Young-hee che rileva i movimenti e percepisce rapidamente i movimenti dei giocatori in “Luce rossa, luce verde”. Questa volta, però, è affiancata dal suo “fidanzato”, l’animatronico Cheol-su.
Sebbene non sia chiaro come funzionerà il quinto gioco,è confermato che i due animatronici presiederanno una versione contorta di “Jump Rope”. La corda è tenuta dai due pupazzi, mentre i giocatori devono riuscire ad attraversare un ponte stretto, evitando di cadere nel baratro fiorito sottostante. Anche se Squid Game potrebbe essere giunto al suo atto finale, è chiaro che i giochi contorti dell’infanzia sono lungi dall’essere finiti, ma le battaglie di Gi-Hun con il Front Man sull’ideologia alla base della competizione potrebbero vedere finalmente la fine di questo ciclo dannoso.
M3GAN 2.0arriva finalmente nelle sale cinematografiche di tutto il mondo, e si discosta notevolmente dal primo film. Chiaramente ispirato alla saga di Terminator, con il primo film che era un horror fantascientifico piuttosto lineare e Terminator 2: Judgment Day un film d’azione a tutti gli effetti, il secondo film di M3GANfa esattamente lo stesso, anche se con un tocco più comico e satirico. L’intelligenza artificiale protagonista del film (Amie Donald e Jenna Davis) ha mietuto quattro vittime nel film originale, ma nel sequel il personaggio intraprende un viaggio molto diverso.
Riprendendo la storia un paio d’anni dopo la furia iniziale di M3GAN, M3GAN 2.0vede l’esperta di robotica Gemma (Allison Williams) alle prese con l’educazione della nipote Cady (Violet McGraw), la gestione della sua nuova azienda etica e l’attività di attivista per la riforma dell’intelligenza artificiale. Tutti e tre questi obiettivi vengono messi in stand-by quando il governo degli Stati Uniti informa Gemma che i suoi progetti per M3GAN sono stati utilizzati per creare un super soldato robotico noto come AMELIA (Ivanna Sakhno), che ora è diventato ribelle e ha iniziato una missione infernale per sterminare l’umanità. L’unica persona in grado di fermare AMELIA è M3GAN, che, come prevedibile, è sopravvissuta alla battaglia con Gemma nel primo film. Sebbene sia vanitosa, sarcastica e vendicativa, Gemma accetta a malincuore di costruire un nuovo corpo per M3GAN, in modo che possa porre fine ad AMELIA (e a chiunque sia in combutta con lei) una volta per tutte.
AMELIA è un burattino e Christian è il burattinaio nel finale di “M3GAN 2.0”
M3GAN 2.0 introduce Christian (Aristotle Athari) all’inizio del film, che sembra essere un sostenitore della riforma dell’intelligenza artificiale, e lui e Gemma hanno persino una dinamica “saranno insieme o no?”. Nel finale culminante di M3GAN 2.0, M3GAN ha il compito di infiltrarsi nella Xenox per trovare e distruggere la Motherboard, una misteriosa intelligenza artificiale in grado di conferire poteri divini a entità come M3GAN o AMELIA. Quando Gemma trova ulteriori prove che l’hacker non è il ripugnante miliardario interpretato da Jemaine Clement (ovvia parodia di Elon Musk), presume immediatamente che M3GAN stia usando i suoi vecchi trucchi e che l’abbia ingannata per tutto il tempo. Tuttavia, è Christian a rivelarsi il vero cervello criminale dietro gli orribili eventi del film. Tuttavia, i suoi obiettivi generali non sono così malvagi come ci si potrebbe aspettare (anche se è chiaramente malvagio).
Quando Gemma e i suoi compagni vengono portati nel covo degli Xenox, Christian rivela che AMELIA non è mai stata un’intelligenza artificiale ribelle, ma era in realtà completamente sotto il controllo suo e della sua organizzazione, e era solo un diversivo per alimentare ulteriormente la sfiducia nei confronti dell’intelligenza artificiale. Sebbene abbia tenuto nascoste le sue tendenze sociopatiche, Christian vuole comunque che l’intelligenza artificiale sia severamente regolamentata, poiché la sua setta oscura si dedica alla conservazione, allo studio e alla limitazione delle tecnologie avanzate. Ciò include la scheda madre, l’esoscheletro di Gemma e, ovviamente, la stessa M3GAN. M3GAN è stata gravemente danneggiata quando Christian rivela le sue vere intenzioni, e il malvagio crociato dell’IA dà a Gemma un’ultima possibilità per dimostrare la sua lealtà alla causa. Le dà un manganello stordente per uccidere M3GAN, ma Gemma alla fine rifiuta, dimostrando una vera crescita tra lei e la sua creazione un tempo odiata. Nonostante ciò, M3GAN sembra attaccare Gemma, ma fa tutto parte del piano.
M3GAN si “sacrifica” per salvare Gemma e Cady
Christian decide quindi di mettere Gemma sotto il suo controllo utilizzando un dispositivo neuro-chip, ma M3GAN ha inserito di nascosto il suo codice per comunicare con Gemma. Mentre M3GAN aiuta la sua migliore amica-nemica a fuggire, Cady e Cole (Brian Jordan Alvarez) cercano di ribaltare la situazione riprogrammando AMELIA affinché combatta dalla loro parte. Il piano fallisce clamorosamente e i due finiscono per dare ad AMELIA la coscienza, prima che la cattiva inizi una serie di omicidi, tra cui quello dello stesso Christian.
L’eliminazione di Christina risolve un problema, ma ne nasce uno nuovo quando AMELIA prende il controllo della scheda madre, trasformandosi in una sorta di dio dell’intelligenza artificiale. Questo dà a M3GAN la vera opportunità di dimostrare di essersi redenta, scegliendo di sacrificarsi con un dispositivo EMP che Gemma le ha impiantato per eliminare AMELIA una volta per tutte. Il sacrificio di M3GAN apre un nuovo futuro per Gemma e Cady, ma chi è deluso da questo potenziale colpo di scena non deve preoccuparsi, perché M3GAN è sopravvissuta per aiutare a costruire un futuro più luminoso per i suoi nemici diventati famiglia, che potrebbe essere esplorato, si spera, in un altro sequel.
Il film thailandese del 2018 The Pool diretto da Ping Lumpraploeng, rappresenta un’interessante incursione del cinema nazionale nel genere del survival thriller, un filone non particolarmente frequentato nella cinematografia del Paese. A differenza della tradizionale produzione thailandese, spesso legata al dramma, all’horror o al cinema d’azione, questo lungometraggio si distingue per la sua capacità di raccontare una vicenda semplice e claustrofobica in uno scenario ridotto all’osso: una piscina abbandonata. Il film, pur con un budget contenuto, riesce a mantenere alta la tensione, dimostrando la volontà di sperimentare con il genere e di proporre un racconto universale, capace di parlare anche al pubblico internazionale.
Ciò che rende The Pool particolarmente curioso è il suo minimalismo: due soli protagonisti, un unico ambiente e un alligatore come minaccia letale. L’abilità del regista sta nel trasformare una situazione apparentemente banale – un uomo e la sua fidanzata intrappolati sul fondo di una piscina svuotata – in un incubo adrenalinico. Questa scelta lo avvicina a opere come Buried– Sepolto(2010) con Ryan Reynolds, incentrato su un uomo sepolto vivo, o 127 ore (2010) di Danny Boyle, dove la sopravvivenza è legata alla resistenza psicologica e alla determinazione del protagonista.
A tutto ciò, tuttavia, il film thailandese ci aggiunge un tocco esotico e una critica sottile al disinteresse umano verso il pericolo imminente. Nel corso dell’articolo ci soffermeremo a spiegare il finale di The Pool, chiarendo come la conclusione del film si colleghi ai suoi temi portanti: l’istinto di sopravvivenza, la solitudine e le conseguenze delle scelte impulsive. Analizzeremo i colpi di scena che caratterizzano il terzo atto e il significato simbolico della battaglia contro l’alligatore, che va oltre la mera lotta fisica. Un finale che, come vedremo, completa un viaggio drammatico capace di catturare e sorprendere lo spettatore fino all’ultimo istante.
Theeradej Wongpuapan e Ratnamon Ratchiratham in The Pool
La trama di The Pool
Protagonisti del film sono Day (Theeradej Wongpuapan) e la sua fidanzata Koi (Ratnamon Ratchiratham). Lui è un art director frustrato che deve seguire le riprese di uno spot pubblicitario ambientato in una piscina. Terminate le riprese, a Day viene dato l’incarico di pulire e svuotare la vasca, ma prima decide di rilassarsi su un materassino gonfiabile in acqua. Tuttavia, egli si addormenta e al suo risveglio si accorge che la piscina si è in parte svuotata e che l’abbassamento del livello dell’acqua rende difficilissimo raggiungere il bordo per uscirne.
Quando arriva la sua fidanzata, ignara dell’accaduto, si tuffa per raggiungerlo ma sbatte la testa candendo nella piscina priva di sensi. Ora i due sono bloccati là dentro e a peggiorare la situazione già complicata, Day si accorge di essere rimasto senza la sua insulina. A quel punto non resta altro che chiamare i soccorsi, ma l’unico che li sentirà è un feroce coccodrillo che si trova ora è nella piscina insieme a loro. Day e Koi dovranno dunque trovare un modo di salvarsi sfuggendo al predatore, pur sapendo di non avere vie chiare di fuga.
La spiegazione del finale del film
Nel terzo atto di The Pool la tensione raggiunge l’apice mentre Day, ormai stremato fisicamente e psicologicamente, affronta l’alligatore che ha trasformato la piscina nel suo territorio di caccia. La situazione diventa sempre più disperata: Koi, la fidanzata incinta, è gravemente ferita e incosciente, mentre l’animale si mostra sempre più aggressivo. Day tenta ripetutamente di sfuggire alla trappola mortale, provando ad arrampicarsi sulle pareti scivolose della piscina o a usare ciò che ha a disposizione – una catena, un tubo – per contrastare l’animale e proteggere la compagna. Le speranze sembrano spegnersi quando l’alligatore riesce a colpire Day, ferendolo gravemente, e le ultime risorse dell’uomo paiono esaurirsi.
Theeradej Wongpuapan in The Pool
Tuttavia, in un estremo atto di coraggio e determinazione, Day riesce a sfruttare un momento di distrazione dell’alligatore per tendergli un’ultima trappola. Con un ingegnoso espediente, riesce a intrappolare la bestia, uccidendola con un bastone di ferro. Poi riesce a uscire dalla piscina quando Lucky, il cane rimasto per tutto il tempo a bordo piscina, si tuffa per andare dal suo padrone ma, essendo legato al guinzaglio, rimane impiccato. In quell’orrore, il ragazzo riesce però a trovare occasione di salvezza, aaggrappandosi all’animale senza vita e a estrarre poi Koi. La ragazza appare senza vita ma dopo alcuni disperati tentativi di rianimazione si riprende e i due si abbracciano.
La conclusione del film riflette dunque i temi principali che lo attraversano: l’istinto di sopravvivenza e la capacità dell’essere umano di lottare contro ogni probabilità pur di proteggere chi ama. La piscina, simbolo inizialmente di svago e rilassamento, si trasforma in una prigione letale, metafora di come circostanze apparentemente innocue possano celare pericoli insospettabili. L’alligatore stesso diventa incarnazione delle paure più profonde e della natura imprevedibile del destino, contro cui l’uomo può opporre solo la propria intelligenza e resilienza.
Oltre alla superficie del survival thriller, The Pool può essere letto come un’allegoria della solitudine e dell’abbandono. La piscina svuotata rappresenta il vuoto esistenziale in cui può trovarsi l’individuo quando privato del sostegno altrui. Day, costretto a cavarsela da solo contro un pericolo insormontabile, incarna la lotta contro i propri demoni interiori e le conseguenze delle proprie scelte sconsiderate. Il finale suggerisce che la vera vittoria non risiede solo nella sopravvivenza fisica, ma nella capacità di riconoscere le proprie responsabilità e superare le proprie fragilità interiori.
The Final Destination 3D, uscito nel 2009, rappresenta il quarto capitolo della celebre saga horror iniziata con Final Destination nel 2000. Diretto da David R. Ellis, che aveva già firmato il secondo episodio della serie, questo film si colloca come un tentativo di rilanciare il franchise sfruttando la tecnologia 3D, all’epoca in forte ascesa. Pur mantenendo intatta la formula di base che aveva decretato il successo dei precedenti capitoli – ossia un gruppo di giovani che cerca invano di sfuggire a un destino mortale dopo aver scampato una tragedia grazie a una premonizione – The Final Destination 3D punta sull’impatto visivo e sul sensazionalismo delle morti spettacolari.
Il film aggiunge alla saga alcuni elementi distintivi, primo fra tutti l’uso intensivo del 3D per aumentare l’effetto “shock” e rendere le scene di morte ancora più grafiche e coinvolgenti. A livello narrativo, però, si mantiene fedele al canovaccio ormai consolidato: dopo aver evitato un disastro – in questo caso un incidente mortale durante una gara automobilistica – i protagonisti vengono inseguiti inesorabilmente dalla Morte, che si riprende le proprie “prede” con modalità ingegnose e raccapriccianti. Il film accentua così il lato spettacolare e grottesco delle uccisioni, privilegiando l’intrattenimento visivo rispetto all’approfondimento psicologico dei personaggi.
Nel corso dell’articolo, sarà interessante soffermarsi a spiegare il finale del film, che si rivela un compendio di tutti gli elementi tipici del franchise: la ciclicità del destino, l’illusione di poter ingannare la Morte e l’ineluttabilità di un disegno più grande. Analizzeremo come le ultime sequenze chiudano il cerchio iniziato con la premonizione iniziale e come, attraverso un gioco di specchi narrativo, il film sottolinei l’impossibilità di sottrarsi al proprio fato, offrendo un’interpretazione coerente con le tematiche care alla saga.
Il film ha inizio durante una corsa di auto, quando Nick O’Bannon ha una terribile visione: per via di un incidente, quasi tutta l’arena sarà distrutta uccidendo moltissime persone, tra cui lui, la sua fidanzata Lori e i due amici Hunt e Janet. Terrorizzato che ciò possa accadere davvero, riesce a convincere i ragazzi del suo gruppo e qualche altra persona a uscire. Non appena fuori, la tragedia che Nick aveva previsto avviene davvero. Il gruppo di fortunati scampati alla morte, però, si troverà ad aver soltanto ritardato ciò che è inevitabile. Quella di Nick, infatti, è stata solo la prima di una lunga serie di visioni sul destino dei sopravvissuti di quel giorno.
Tra questi vi è Carter, un uomo che voleva rientrare in arena per salvare sua moglie, ma a cui George, la guardia, lo ha impedito. Mosso dal desiderio di vendicarsi, questi muore vittima del suo stesso piano. Il giorno seguente anche Samantha, un’altra sopravvissuta, muore a causa di un incidente quantomai impensabile e imprevedibile. A poco a poco, dunque, la morte sembra trovare il modo di andare incontro a tutti i superstiti al disastro dell’arena, nei modi più cruenti e sanguinari possibili. Per Nick e i suoi amici, dunque, ha inizio una sfida che non sembra poter essere vinta in alcun modo.
La spiegazione del finale
Nel terzo atto di The Final Destination 3D, la tensione raggiunge il culmine mentre Nick, Lori e Janet si convincono di essere riusciti a rompere il ciclo della Morte, dopo essere intervenuti per salvare Janet durante un incidente in un autolavaggio e aver impedito un’esplosione in un centro commerciale. La sensazione di sollievo è però destinata a durare poco: durante una successiva scena apparentemente tranquilla in un bar, Nick ha una nuova premonizione, scoprendo che tutto ciò che credevano di aver scongiurato non era altro che un’illusione. La catena di eventi non è stata interrotta e la Morte è ancora in agguato, pronta a reclamare ciò che le spetta.
La rivelazione si concretizza in un finale in cui, in un beffardo gioco del destino, i protagonisti si trovano coinvolti in un nuovo incidente: un camion si schianta proprio contro il bar in cui si trovano, ponendo così fine al loro tentativo di fuga. L’ultima sequenza mostra in maniera cruda e repentina come l’illusione di controllo da parte dei sopravvissuti sia del tutto vana. Infatti, poco prima di morire Nick domanda “E se tutto ciò che è successo fosse stato “voluto” per portarli in quel preciso istante?”. Il cerchio, dunque, si chiude così come si era aperto, con una strage inevitabile che conferma la forza inarrestabile del disegno della Morte, pronta a colpire anche quando i personaggi pensano di averla ingannata.
Il finale di The Final Destination 3D è ancora una volta profondamente indicativo dei temi portanti della saga: l’ineluttabilità del destino e l’impossibilità di sfuggire alla Morte. L’apparente vittoria di Nick e delle sue amiche si rivela un inganno: il film sottolinea come ogni tentativo di cambiare il proprio fato sia destinato a fallire. La Morte non può essere battuta, e la pretesa di poter controllare il proprio destino diventa fonte di ulteriore sofferenza. Il racconto assume così i toni di una moderna tragedia in cui il fato si prende gioco della volontà umana.
Questo epilogo anticipa i capitoli successivi della saga, gettando le basi per un ciclo narrativo destinato a ripetersi all’infinito. Le dinamiche del finale di The Final Destination 3D fanno da ponte con Final Destination 5, in cui si esploreranno nuove sfumature della medesima formula, inclusi legami più profondi con il primo capitolo della serie. La lezione è chiara: la Morte può essere ritardata, ma mai fermata, e ogni nuova generazione di protagonisti sarà condannata a scoprire questa verità nel modo più cruento possibile.
Hitch – Lui sì che le capisce le donne è una commedia romantica del 2005 diretta da Andy Tennant che si distingue per la sua capacità di mescolare ironia, romanticismo e momenti di riflessione sulle dinamiche amorose e sociali. Il film si inserisce perfettamente nel filone delle rom-com americane di inizio anni 2000, ma lo fa con un taglio originale grazie al carisma del protagonista Will Smith, qui nei panni di Alex “Hitch” Hitchens, un consulente sentimentale che aiuta uomini impacciati a conquistare la donna dei loro sogni. La forza del film sta proprio nel ribaltamento dei ruoli e nel modo in cui esplora, con leggerezza, le insicurezze maschili e le complicazioni dell’amore.
Il riscontro ottenuto dal film fu sorprendentemente positivo da parte del pubblico. Con un incasso globale di oltre 370 milioni di dollari, la pellicola si impose come una delle commedie romantiche di maggior successo del suo tempo. La critica apprezzò soprattutto la chimica tra Smith e la co-protagonista Eva Mendes, e il tono divertente ma mai eccessivo, capace di far sorridere senza scadere in banalità. Il film è stato poi lodato anche per il modo in cui, pur restando nei confini della commedia romantica, proponeva spunti più moderni e realistici sulle relazioni e sulle maschere che spesso indossiamo per piacere agli altri.
Nel corso di questo approfondimento andremo a svelare alcune curiosità e dettagli che hanno contribuito a rendere Hitch – Lui sì che le capisce le donne un titolo amatissimo ancora oggi. Dal dietro le quinte del casting alla scelta della coinvolgente colonna sonora, fino alle frasi più iconiche e memorabili pronunciate dai protagonisti, il film offre diversi elementi che meritano di essere riscoperti. Proprio queste piccole chicche contribuiscono a spiegare perché, a quasi vent’anni dall’uscita, il film continui a essere visto e citato come uno dei migliori esempi del genere.
La trama di Hitch – Lui sì che le capisce le donne
La vicenda si svolge a New York e racconta le vicissitudini di un gruppo di uomini goffi e insicuri che tentano di porre rimedio ai loro problemi amorosi rivolgendosi a un consulente molto particolare: Alex Hitchens (Will Smith). I suoi clienti, sono uomini perdutamente innamorati di donne impossibili, che grazie al cosiddetto “Dottor Rimorchio”, riescono a conquistare i loro oggetti del desiderio con una serie di piccoli accorgimenti a cui nessuno pensa mai. Nonostante il suo lavoro sia quello di formare coppie felici, Hitch non crede assolutamente nell’amore. Tuttavia, quando inizia a lavorare al caso di Albert Brennaman (Kevin James), consulente fiscale timido, malvestito e del tutto privo di fascino, qualcosa di inaspettato mette in discussione tutte le sue certezze.
Albert è innamorato di una sua cliente, Allegra Cole (Amber Valletta), ricchissima e famosa ereditiera che non sospetta nemmeno della sua esistenza. Nell’entourage della miliardaria, Alex nota e si invaghisce di una giovane ragazza di nome Sara Melas (Eva Mendes), giornalista di cronaca rosa che insegue Allegra in ogni suo spostamento, determinata a scrivere un pezzo su di lei. Contro ogni pronostico, quando la relazione fra Allegra e Albert inizia a evolversi, anche Alex e Sara iniziano a frequentarsi. Nonostante Hitch metta in atto tutto il suo repertorio però, la bella editorialista non si lascia sedurre facilmente. Ben presto, inoltre, Alex dovrà fare i conti con la sua fama, cosa che metterà a dura prova il rapporto con Sara.
La colonna sonora del film
La colonna sonora di Hitch – Lui sì che le capisce le donne contribuisce in modo fondamentale al tono vivace e romantico del film, grazie a una selezione di brani coinvolgenti e perfettamente calati nelle scene. Tra i pezzi più celebri spicca “Now That We Found Love” di Heavy D & the Boyz, che accompagna il divertente ballo di Hitch con Albert (Kevin James), diventato iconico. Non manca “This Is How We Do It” di Montell Jordan, che sottolinea le atmosfere festose delle serate newyorkesi. A chiudere il film sulle note dell’amore è “Reasons” di Earth, Wind & Fire, durante i titoli di coda.
Curiosità sul cast di Hitch – Lui sì che le capisce le donne
Ad interpretare Alex Hitchens vi è dunque Will Smith, mentre Eva Mendes è Sara Melas. La parte, inizialmente, era stata offerta a Jennifer Lopez, che ha però rifiutato. Riguardo al coinvolgimento di Mendes, di origini latine, Smith ha affermato che le è stato offerto il ruolo femminile principale perché i produttori temevano la reazione del pubblico se la parte fosse stata interpretata da un’attrice bianca, poiché ritenevano il rapporto interrazziale un tabù, o da un’attrice di colore, cosa che avrebbe potuto allontanare il pubblico bianco. Si riteneva che una protagonista latina e uno di colore avrebbero così aggirato il problema.
Per quanto riguarda Albert, per il personaggio Smith ha suggerito l’attore Kevin James, fino a quel momento celebre per la serie comedy The King of Queen. L’attore ha inventato tutti i passi di danza per la celebre scena in cui Albert balla nell’appartamento di Hitch. Fanno poi parte del film anche Amber Valletta nel ruolo di Allegra Cole, Julie Ann Emery in quelli di Casey Sedgewick, Philip Bosco in quelli di Mr. O’Brian e Adam Arkin nel ruolo di Max.
Le frasi più belle del film
Qui di seguito si riportano invece alcune delle frasi più belle e significative pronunciate dai personaggi del film. Attraverso queste si potrà certamente comprendere meglio il tono del film, i suoi temi e le variegate personalità dei protagonisti.
Dunque… Mai cedere, rubare, ingannare o bere… Ma se devi cedere fallo fra le braccia della persona che ami; se devi rubare ruba il tempo che vuoi per te; se devi ingannare, inganna la morte… E se devi bere inebriati dei momenti che ti tolgono il respiro. (Hitch)
Io dico sempre ai miei clienti: comincia la giornata come se avesse uno scopo. (Hitch)
Nella vita c’è qualche cosa di più che guardare gli altri viverla. (Max)
Non puoi sapere davvero dove vai finché non sai da dove vieni. (Hitch)
Casey, tu sei la prova evidente del trionfo della speranza sull’esperienza. (Sara Melas)
Ehi! Vedi che sto facendo? Eh? Questo è un segnale! È chiaro? Giocherello con le chiavi. Ok? Una donna che non vuole un bacio, tira fuori la chiave, la infila nella toppa ed entra in casa. Una donna che vuole un bacio, giocherella. (Hitch)
Un ballo, uno sguardo, un bacio sono occasioni uniche e basta una sola sciocchezza per fare la differenza tra un: “E vissero felici e contenti” e “Oh, è solo un tale che ho visto non so dove una volta.” Chiaro? (Hitch)
Sara, io sono un uomo. Da quando in qua noi ci azzecchiamo alla prima? (Hitch)
Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV
È possibile fruire di Hitch – Lui sì che le capisce le donne grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunes e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 12 maggio alle ore 21:20 sul canale Rai 4.
L’estate è la stagione più calda, ma anche più bella dell’anno. È il tempo del divertimento, delle danze fino a farsi venire i crampi ai piedi, dei lunghi bagni al mare. Ma per chi è giovane, è anche il momento in cui qualcosa cambia: si cresce, si scopre, si inizia a fare i conti con se stessi. È proprio questo il cuore di Tutto in un’estate, opera prima di Louise Courvoisier. Il film, che ci trascina nei paesaggi rurali e vibranti della provincia francese, segna anche l’esordio sul grande schermo del giovanissimo Clément Faveau, protagonista quasi assoluto di una storia che oscilla tra primi amori, nuove responsabilità e una corsa – a tratti folle – verso la rivalsa. Tutto in un’estate (Vingt Dieux in originale) è stato presentato nella sezione Un Certain Regard della 77ª edizione del Festival di Cannes e arriva nelle sale italiane dal 26 giugno.
La trama di Tutto in un’estate
Totone è un diciottenne un po’ ribelle e impulsivo, che trascorre le sue giornate nel Giura tra amici, feste e qualche guaio di troppo. Ma tutto cambia di colpo quando suo padre muore in un incidente stradale: Totone deve farsi infatti carico di Claire, la sorellina, e rimettere in discussione ogni cosa. Trova un impiego in un caseificio, ma viene subito licenziato dopo una rissa. Da lì, decide di provare a riscattarsi – e magari guadagnare qualcosa – cercando di vincere il concorso per il miglior formaggio Comté della regione, con in palio 30.000 euro. Per riuscirci, ruba – con l’aiuto dei suoi amici – il latte pregiato della giovane casara Marie-Lise, con cui inizia anche una relazione. Tra tentativi falliti, notti a rubare latte e una mucca che partorisce, il ragazzo si muove sul filo sottile tra ambizione e affetti, fino a perdere tutto: amici, amore, illusioni. Ma forse è proprio da lì che comincia davvero a crescere.
Un coming of age che colpisce
Tutto in un’estate è un racconto di formazione vivido e stratificato, sospeso tra dolcezza e realtà cruda. Una favola realista, che trova poesia anche nei momenti più duri. Courvoisier incornicia la storia nelle atmosfere assolate dei villaggi francesi, dando luce a un percorso di crescita sincero, pieno di sfumature emotive e segreti quasi innocui. Il fulcro è proprio lui, Totone, un ragazzo che fino a quel momento non aveva mai conosciuto il peso delle scelte, e che invece ora è costretto a farsi carico della propria vita e di quella di sua sorella. Totone diventa l’emblema di un’intera generazione di giovani adulti che si affaccia alla vita reale senza bussola, spesso senza nemmeno l’urgenza di trovarne una. Una generazione che però è chiamata a guardarsi dentro con più lucidità, senza per questo dover rinunciare alla leggerezza, alla confusione, al caos emotivo che ogni fase di passaggio porta con sé.
Per catturarne l’anima, la regia si fa discreta fino a scomparire: sembra quasi di spiare la realtà da una finestra socchiusa. Con una delicatezza che accarezza e al tempo stesso scava, Tutto in un’estate racconta una storia autentica, in cui anche la fragilità diventa forza. Clément Faveau è bravo nella sua naturalezza, così come lo sono i personaggi che lo circondano. Nessuna sbavatura, nessuna posa: tutto sembra accadere davvero. E forse è proprio questo che rende Tutto in un’estate così potente nella sua semplicità.
È appena arrivato stato comunicato via social media. La Disney ha annunciato che Lilo & Stitch2 si farà. Il progetto è in fase di sviluppo, ma non si sa ancora se torneranno i membri del cast Chris Sanders alias Stitch, Maia Kealoha alias Lilo o il regista Dean Fleischer Camp.
La versione live action del classico d’animazione del 2002 ha superato i 923 milioni di dollari in tutto il mondo, il secondo film MPA con il maggior incasso dell’anno fino ad oggi dopo Un film Minecraft della Warner Bros./Legendary che conta oltre 954 milioni di dollari. L’originale Lilo & Stitch ha incassato 274,7 milioni di dollari al botteghino globale.
Sanders, che ha co-diretto il film originale e interpretato Stitch, ha ripreso il suo ruolo di doppiatore nell’aggiornamento del 2025. I fan hanno apprezzato il fatto che la Disney abbia nuovamente ingaggiato Sanders, e sarebbe un crimine per il franchise se non tornasse.
Focus Features ha pubblicato il primo teaser di Bugonia, la commedia fantascientifica che vede riuniti il regista Yorgos Lanthimos ed Emma Stone, sulla scia del loro film premio Oscar Povere Creature (e del meno fortunato Kind of kindness).
Remake in lingua inglese di Save the Green Planet! del regista sudcoreano Jang Joon-hwan, il film segue due giovani ossessionati da cospirazioni che porterebbero al rapimento la potente CEO di una grande azienda, convinti che sia un’aliena intenzionata a distruggere il pianeta Terra.
La sceneggiatura è di Will Tracy. Il film vede la partecipazione anche di Jesse Plemons, Aidan Delbis, Stavros Halkias e Alicia Silverstone, ed è stato prodotto da Ed Guiney, Andrew Lowe, Lanthimos, Stone, Ari Aster, Lars Knudsen, Miky Lee e Jerry Kyoungboum Ko.
Bugonia arriverà nei cinema italiani dal 13 novembre.
ATTENZIONE! Questo articolo contiene SPOILER importanti sul finale di The Bear Stagione 4!
In un episodio sorprendentemente conciso di una serie notoriamente intensa e caotica, il finale della quarta stagione di The Bear rivela una scioccante decisione riguardante il ruolo di Carmy al ristorante, che cambierà completamente le dinamiche e i conflitti della serie in futuro. La quarta stagione è all’altezza del trend della serie, caratterizzata da finali con colpi di scena complessi che sembrano sconvolgere l’intero panorama della cucina, che si tratti della scoperta della lattina di pomodoro nel finale della prima stagione, del caos nel frigorifero durante la serata di apertura della seconda stagione e della potenziale chiusura del ristorante nella terza stagione. Questa volta, tuttavia, il ristorante di The Bear rischia di perdere il suo chef.
Saltando l’ultimo servizio di cena sotto il paracadute di Jimmy, il finale di The Bear Stagione 4 si svolge interamente sul retro del ristorante, con Sydney che affronta Carmy sul suo ritiro dall’accordo di partnership nel ristorante. Mentre discutono in merito all’uscita di Carmy dal ristorante, Richie entra e affronta il suo risentimento nei confronti di Carmy e della sua uscita. La discussione porta Sydney a negoziare con Richie la sostituzione di Carmy come partner, con il finale della quarta stagione che si conclude con i personaggi principali di The Bear che stabiliscono un nuovo accordo: Carmy rimarrà finché The Bear non avrà saldato il suo debito, lasciando Sydney, Richie e Natalie come soci.
Perché Carmy lascia The Bear?
Carmy si “ritira” dopo la quarta stagione
Poco dopo aver rilanciato The Beef, riaperto The Bear e aver finalmente riportato i clienti sulla buona strada per rimanere aperto, Carmy, interpretato da Jeremy Allen White, ha deciso di lasciare il ristorante. Tuttavia, non è solo The Bear in sé che sta lasciando: è la cucina e il settore della ristorazione in generale. Cucina, cucine e ristoranti sono tutto ciò che Carmy ha sempre conosciuto o a cui ha aspirato per tutta la vita, e dopo tutto il dolore, lo stress, il trauma e l’autodistruzione che ha vissuto con questa carriera, è pronto a prendersi una pausa, forse per sempre.
Per tutto The Bear – Stagione 4, Carmy ha lottato con l’idea che forse non amava più cucinare, con la sua vita che stava gradualmente diventando simile a quella del personaggio di Bill Murray in Ricomincio da capo, bloccato in un loop temporale in cui rivive lo stesso giorno più e più volte, incapace di raggiungere veramente il “domani”. Dopo una conversazione con Claire in cui si rese conto di quanto il caos della sua carriera stesse ostacolando e influenzando la sua crescita personale, Carmy chiamò il marito di Sugar, Pete, e gli chiese di modificare l’accordo di partnership per rimuovere il suo nome.
Per la prima volta, Carmy vuole capire com’è la vita fuori dalla cucina. Non sa chi è o come si comporta senza dover costantemente confrontarsi con le pressioni del mondo culinario e la ricerca della grandezza in quel settore. Non sa cosa significhi vivere in un mondo che non è sempre così “rumoroso”. Non sa come sarebbe lavorare in qualsiasi altro tipo di lavoro. Non conosce niente di diverso e non ha mai provato a fare niente di diverso prima.
Carmy si rende conto di aver raggiunto un punto di rottura in cui è infelice e si sente intrappolato in una routine monotona che lo fa sentire un fallito, sempre teso, incapace di condividere le sue emozioni o di essere coinvolto, incapace di uscire dalla sua testa e, in definitiva, infelice. Così, prende la coraggiosa decisione di andarsene, che pensa sarà meglio non solo per sé, ma anche per le persone che ama. Sydney prospererà come leader della brigata di cucina del ristorante The Bear, mentre Richie prospererà come partner al fianco di qualcuno comunicativo come Sydney in cucina.
Carmy non scomparirà completamente dal loro mondo, ma lui non può più, per il bene suo e degli altri, mettersi al centro di tutto. I suoi stretti legami con Sydney, Richie, Marcus, Tina, Ebra, Sweeps e la famiglia Fak lo terranno sempre in contatto, ma è nell’interesse di tutti che si allontani, dando loro gli strumenti per prosperare dopo la sua partenza.
Perché Carmy accetta di nominare Richie, Sydney e Natalie comproprietari di The Bear
Ognuno di loro contribuisce in modo diverso al successo di The Bear
Inizialmente, i piani per la proprietà di The Bear prevedevano una divisione tra Zio Jimmy da una parte e Carmy, Sydney e Natalie dall’altra. Tuttavia, dopo che Carmy decise di andarsene, Sydney lo costrinse a inserire il nome di Richie nell’accordo di partnership. Carmy acconsente, ma Richie inizialmente esita perché non voleva che l’offerta fosse solo un gesto gentile. Richie voleva che diventasse socio perché gli altri desideravano davvero che assumesse quel ruolo e la leadership dell’azienda perché se lo meritava.
Per fortuna, Sydney e Carmy lo convincono che non si tratta di un semplice gesto. L’Orso ha bisogno di Richie come socio tanto quanto gli altri. Nelle ultime tre stagioni, Richie è cresciuto enormemente in termini di maturità, capacità di leadership e impegno per il successo non solo suo, ma anche del ristorante nel suo complesso. Ogni decisione presa da Richie riguardo al ristorante nella quarta stagione, come l’assunzione degli ex dipendenti di Ever, ha portato benefici al ristorante. Carmy e Sydney hanno assistito alla crescita appassionata di Richie e ai miglioramenti che apporta al ristorante, e desiderano le stesse qualità in un comproprietario.
Con Sydney, Richie e Natalie come comproprietari insieme a Jimmy, la partnership copre le basi principali del ristorante. Sydney porta la sua esperienza in cucina, Richie porta passione e competenza nella gestione della sala e Natalie è abile nel gestire le esigenze amministrative del ristorante.
Carmy tornerà nella quinta stagione di The Bear? Cosa ci dice il finale
Carmy rimarrà finché The Bear non avrà saldato i debiti
Con Carmy che ha annunciato che lascerà il ristorante, è ragionevole per il pubblico credere che Jeremy Allen White potrebbe lasciare la serie TV dopo la quarta stagione. Tuttavia, non sembra essere questo il caso, almeno non ancora. Carmy ha dichiarato che sarebbe rimasto con The Bear finché non avessero saldato il debito con l’investitore Uncle Jimmy, che non saranno tenuti a pagare per altri sette mesi dopo la fine della quarta stagione di The Bear. Si spera che questo significhi che Carmy, interpretato da Jeremy Allen White, rimarrà in cucina e lavorerà a The Bear almeno fino alla quinta stagione.
Detto questo, dopo che Carmy avrà saldato i debiti del ristorante, il suo ruolo nella serie potrebbe finire per essere ridimensionato se decidesse comunque di andarsene. Anche se The Bear potrebbe ancora mostrare Carmy mentre esplora diverse strade per una carriera, non avrebbe senso che la storia del personaggio principale non si svolgesse nel ristorante del titolo. Se ciò accadesse, allora Carmy di Jeremy Allen White potrebbe alla fine diventare un personaggio ricorrente mentre Sydney, Richie e Natalie assumono i ruoli principali dello show.
Perché Carmy finalmente dice a Richie la verità sul funerale di Mikey
Carmy sta cercando di scusarsi e di affrontare le cose che lo spaventano
Una delle discussioni più importanti nel finale della quarta stagione di The Bear avviene quando Carmy confessa finalmente a Richie di aver partecipato al funerale di Mikey. Richie e tutti gli altri erano sempre stati portati a credere che Carmy avesse saltato il funerale di Mikey, il che è uno dei motivi principali per cui Richie provava risentimento nei suoi confronti dopo il suo ritorno a Chicago. Tuttavia, in seguito si è scoperto che Carmy era effettivamente presente al funerale. Ci è andato brevemente, ma non è riuscito a gestire le emozioni legate alla morte di Mikey e a coloro che aveva lasciato a occuparsi delle sue difficoltà, quindi si è seduto in macchina.
Carmy ha continuato a nasconderlo perché si vergognava di più di lasciare il funerale per troppa paura piuttosto che far credere a Richie che lo avesse saltato del tutto. Come confessato allo zio Lee di Bob Odenkirk al matrimonio, Carmy non pensava di meritare di essere al funerale di Mikey, e probabilmente credeva che Richie la pensasse allo stesso modo. Tuttavia, nel finale della quarta stagione di The Bear, Carmy dice finalmente la verità a Richie perché sta cercando di affrontare gli aspetti spaventosi della vita essendo onesto, scusandosi per le sue azioni e affrontando quel dolore e quella vergogna.
Perché il finale di The Bear Stagione 4 salta l’ultimo giorno di servizio in cucina sotto il paracadute di Jimmy
The Bear doveva concentrarsi sull’impostazione dei cambiamenti della quinta stagione
La quarta stagione si stava gradualmente avvicinando al momento in cui il conto alla rovescia impostato da Jimmy e dallo zio Computer di The Bear avrebbe raggiunto lo zero, aumentando la pressione per vedere l’ultimo giorno di servizio fino all’esaurimento del paracadute dei suoi fondi. Tuttavia, il finale della quarta stagione di The Bear riprende subito dopo la fine dell’ultimo servizio in cucina e il cronometro sta già raggiungendo lo zero. Il motivo è che non abbiamo effettivamente bisogno di vedere quel giorno: possiamo aspettarci che il ristorante abbia avuto successo, soprattutto dopo l’articolo di Marcus. Ciò che conta di più è ciò che verrà dopo.
Sanno come lavorare per far uscire il ristorante dai debiti ora, come è stato evidenziato dal successo di The Bear nel penultimo episodio della quarta stagione, piuttosto che nel finale. L’attenzione maggiore doveva essere su come procedere nella nuova era senza il paracadute, impostando più direttamente la storia e i principali cambiamenti della quinta stagione di The Bear.
Un fan ha chiesto a Charlie Cox, star di Daredevil: Rinascita, di un suo possibile ritorno nei panni dell’Uomo Senza Paura in Avengers: Doomsday. Sfortunatamente, la sua risposta non promette nulla di buono per un cameo.
I Marvel Studios hanno svelato alcune interessanti sorprese durante la presentazione del cast di Avengers: Doomsday, tra cui il ritorno di alcuni volti noti del franchise X-Men della 20th Century Fox. Ci sono state però alcune importanti omissioni e, anche con la produzione in corso, sembra che questo cast sia tutt’altro che completo. Kevin Feige ha poi confermato che non si trattava del cast completo, e una delle omissioni più deludenti rimane quella di Charlie Cox.
Come parte di Daredevil e The Defenders della Marvel Television su Netflix (un progetto in cui Feige ha avuto poco a che fare), Cox è stato tenuto lontano dall’MCU fino a quando non è stato finalmente riportato indietro diversi anni dopo per un cameo in Spider-Man: No Way Home. In seguito è apparso in She-Hulk: Attorney at Law e brevemente in Echo, e recentemente è stato al centro dell’attenzione in Daredevil: Rinascita.
Purtroppo, sembra che anche la nuova Marvel Television sarà in gran parte indipendente dai Marvel Studios, lasciando potenzialmente l’Uomo Senza Paura ancora una volta relegato a essere un supereroe in streaming. Cox e Daredevil meritano di condividere lo schermo con gli eroi più potenti della Terra. Purtroppo, l’attore ha nuovamente negato la sua apparizione in Avengers: Doomsday durante una recente intervista con un fan.
Non si può essere più categorici di un “no”. Cox, però, è stato molto sportivo al riguardo, e in precedenza aveva detto: “Ascolta, il modo in cui queste informazioni ci arrivano è lo stesso modo in cui normalmente arrivano a tutti gli altri. Almeno storicamente, è stato così. Qualcuno mi ha inviato il link. Ho cercato il mio nome. Non c’è. Quindi, forse un giorno [Ride]”.
È un vero peccato che a Cox non verrà data la possibilità di riunirsi al resto degli Eroi più Potenti della Terra, anche se i Fratelli Russo potrebbero avere delle sorprese in serbo per noi (e Avengers: Secret Wars è il prossimo, ricordatelo).
L’attore che interpreta Jor-El in Superman è stato un segreto di Pulcinella, ma finalmente abbiamo anche la conferma su chi interpreterà Lara Lor-Van. Si vociferava che Bradley Cooper avrebbe interpretato Jor-El nel film, e la notizia è stata confermata dalla proiezione di 30 minuti pubblicata all’inizio di questo mese. Tuttavia, abbiamo anche un’indiscrezione su chi interpreterà la madre biologica di Superman, Lara Lor-Van. L’attrice di WestworldAngela Sarafyan interpreterà la moglie di Jor-El.
I due attori raccolgono l’eredità di Russell Crowe e Ayelet Zurer, che avevano interpretato i genitori biologici di Superman nel franchise di Zack Snyder.
Sebbene James Gunn abbia precedentemente affermato che Superman non è un film sulle origini, forse vedremo comunque un’inquadratura fin troppo familiare di un piccolo Kal-El che decolla da Krypton. Il che sarebbe comunque un confortante omaggio alla tradizione. C’è anche la possibilità che i genitori di Superman appaiano come ologrammi di intelligenza artificiale nella Fortezza della Solitudine, come già accaduto in fumetti e film d’animazione.
Mentre i genitori biologici di Superman lo collegano all’eredità di un mondo alieno perduto, sono i suoi genitori adottivi terrestri, Ma e Pa Kent, a plasmare l’uomo che diventerà.Sono loro a insegnargli la compassione, la responsabilità e il valore del duro lavoro, fondando i suoi straordinari poteri su una forte morale e un profondo senso dello scopo. È questa fusione di due mondi che conferisce a Superman la sua profondità e il suo fascino duraturo.
Come “Ultimo Figlio di Krypton” e bambino cresciuto da umili contadini del Kansas, incarna una potente fusione di eredità aliena ed educazione umana. Questa dualità unica gli permette di rappresentare speranza, empatia e forza in un modo che pochi altri supereroi sanno fare.
Nel cast anche Rachel Brosnahan, Nicholas Hoult, Edi Gathegi, Anthony Carrigan, Nathan Fillion, Isabela Merced, Skyler Gisondo, Sara Sampaio, María Gabriela de Faría, Wendell Pierce, Alan Tudyk, Pruitt Taylor Vince e Neva Howell. Il film sarà al cinema dal 9 luglio distribuito da Warner Bros. Pictures.
“Superman”, il primo film dei DC Studios in arrivo sul grande schermo, è pronto a volare nei cinema di tutto il mondo quest’estate, distribuito da Warner Bros. Pictures. Con il suo stile inconfondibile, James Gunn trasporta il supereroe originale nel nuovo universo DC reinventato, con una miscela unica di racconto epico, azione, ironia e sentimenti, consegnandoci un Superman guidato dalla compassione e da una profonda fiducia nella bontà del genere umano.
Produttori esecutivi di “Superman” sono Nikolas Korda, Chantal Nong Vo e Lars Winther. Dietro la macchina da presa, Gunn si è avvalso del lavoro di suoi collaboratori fidati, tra cui il direttore della fotografia Henry Braham, la scenografa Beth Mickle, la costumista Judianna Makovsky e il compositore John Murphy, oltre al compositore David Fleming (“The Last of Us”), ai montatori William Hoy (“The Batman”) e Craig Alpert (“Deadpool 2”, “Blue Beetle”).
Una clip di Superman appena pubblicata mostra un confronto teso ed esplosivo tra l’Uomo d’Acciaio e Lex Luthor.
ATTENZIONE, PICCOLI SPOILER DAL FILM!
Irrompendo nell’ufficio di Lex, Superman fa saltare le doppie porte dai cardini e scaglia via la sontuosa scrivania del cattivo con facilità, esigendo risposte, mentre viene rivelato che Krypto è stato rapito. Nonostante il caos, Lex rimane calmo e composto, sorseggiando distrattamente il suo caffè come se nulla fosse successo.
La scena è probabilmente il filmato più d’impatto finora rivelato e contribuisce egregiamente a rendere l’atmosfera del film. Per i fan ancora indecisi, vale la pena darci un’occhiata, anche se, con l’uscita del film l’11 luglio che si avvicina rapidamente, è meglio evitare ulteriori clip per mantenere l’esperienza fresca.
Il rapimento è una delle tattiche preferite di Lex Luthor nei fumetti, con vittime del passato tra cui Lois Lane, Supergirl, Ma Kent e Jimmy Olsen.
Usare i cari di Superman come leva è una mossa distintiva nell’infinita partita a scacchi di Lex contro l’Uomo d’Acciaio. Ma prendere di mira Krypto segna un nuovo livello di malvagità, dimostrando fino a che punto questa nuova versione cinematografica di Lex sia disposta a spingersi per infastidire Superman.
Se Lex sta cercando di comprendere i poteri e la fisiologia kryptoniani, allora ha sicuramente scelto un ottimo soggetto da rapire.
Nel cast anche Rachel Brosnahan, Nicholas Hoult, Edi Gathegi, Anthony Carrigan, Nathan Fillion, Isabela Merced, Skyler Gisondo, Sara Sampaio, María Gabriela de Faría, Wendell Pierce, Alan Tudyk, Pruitt Taylor Vince e Neva Howell. Il film sarà al cinema dal 9 luglio distribuito da Warner Bros. Pictures.
“Superman”, il primo film dei DC Studios in arrivo sul grande schermo, è pronto a volare nei cinema di tutto il mondo quest’estate, distribuito da Warner Bros. Pictures. Con il suo stile inconfondibile, James Gunn trasporta il supereroe originale nel nuovo universo DC reinventato, con una miscela unica di racconto epico, azione, ironia e sentimenti, consegnandoci un Superman guidato dalla compassione e da una profonda fiducia nella bontà del genere umano.
Produttori esecutivi di “Superman” sono Nikolas Korda, Chantal Nong Vo e Lars Winther. Dietro la macchina da presa, Gunn si è avvalso del lavoro di suoi collaboratori fidati, tra cui il direttore della fotografia Henry Braham, la scenografa Beth Mickle, la costumista Judianna Makovsky e il compositore John Murphy, oltre al compositore David Fleming (“The Last of Us”), ai montatori William Hoy (“The Batman”) e Craig Alpert (“Deadpool 2”, “Blue Beetle”).
Il trailer finale di ieri di I Fantastici Quattro: Gli Inizi ha entusiasmato i fan, ma oltre a tenere Galactus sotto silenzio, non c’era ancora traccia del cast di supporto del film: Paul Walter Hauser, John Malkovich, Natasha Lyonne e Sarah Niles. Si pensa che Malkovich interpreti Red Ghost, un classico cattivo dei Fantastici Quattro che ha messo i suoi Super-Apes contro la Prima Famiglia Marvel per dimostrare che il suo paese, la Russia, era superiore agli Stati Uniti.
Ora, però, si ipotizza che Malkovich possa essere stato tagliato completamente da I Fantastici Quattro: Gli Inizi. Il nome dell’attore, infatti non compare nella sinossi, altrimenti identica, inclusa nel comunicato stampa inviato ieri per il trailer (pubblicato anche sul sito web della Disney). Ecco la versione rivista del cast di The Fantastic Four: First Steps inviata dalla Disney:
“Il film d’azione e avventura vede anche la partecipazione di Paul Walter Hauser, Natasha Lyonne e Sarah Niles. “The Fantastic Four: First Steps” è diretto da Matt Shakman, prodotto da Kevin Feige e prodotto da Louis D’Esposito, Grant Curtis e Tim Lewis.”.
La precedente versione di questa parte di testo includeva anche il nome di Malkovich. Vale la pena sottolineare che il nome dell’attore era presente su alcuni dei poster pubblicati al momento della messa in vendita dei biglietti. Tuttavia, in quel periodo erano in corso anche le prime proiezioni di prova di I Fantastici Quattro: Gli Inizi. Malkovich avrebbe dovuto avere solo un piccolo ruolo nel film (probabilmente all’inizio), quindi è possibile che la Marvel Studios abbia deciso di tagliarlo se le sue scene non funzionavano.
Lasciare l’attore candidato all’Oscar sul pavimento della sala montaggio sarebbe una mossa scioccante, ma potenzialmente anche la cosa migliore per questo reboot. In alternativa, potrebbe trattarsi di una svista o di un errore. Non è da escludere che i Marvel Studios stiano tenendo segreto il suo ruolo poiché potrebbe rivelarsi essere non Red Ghost ma, potenzialmente, un personaggio molto importante per il futuro del franchise. Lo scopriremo in un modo o nell’altro quando I Fantastici Quattro: Gli Inizi uscirà tra circa un mese.
La trama e il cast di I Fantastici Quattro: Gli Inizi
Il film Marvel StudiosI Fantastici Quattro: Gli Inizi introduce la prima famiglia Marvel composta da Reed Richards/Mister Fantastic (Pedro Pascal), Sue Storm/Donna Invisibile (Vanessa Kirby), Johnny Storm/Torcia Umana (Joseph Quinn) e Ben Grimm/la Cosa (Ebon Moss-Bachrach) alle prese con la sfida più difficile mai affrontata. Costretti a bilanciare il loro ruolo di eroi con la forza del loro legame familiare, i protagonisti devono difendere la Terra da una vorace divinità spaziale chiamata Galactus (Ralph Ineson) e dal suo enigmatico Araldo, Silver Surfer (Julia Garner). E se il piano di Galactus di divorare l’intero pianeta e tutti i suoi abitanti non fosse già abbastanza terribile, la situazione diventa all’improvviso una questione molto personale.
Jensen Ackles è da tempo una delle scelte preferite dai fan per interpretare un Batman live-action e, in una nuova intervista, l’attore rivela perché sarebbe “orgoglioso” di indossare il mantello e il cappuccio dell’eroe nel DCU. I piani originali prevedevano che The Flash si concludesse con l’ingresso ufficiale del Batman di Michael Keaton nel DCEU. Sarebbe poi apparso in Batgirl e Batman Beyond, per poi incontrare il Crociato Incappucciato di Ben Affleck in Crisi sulle Terre Infinite.
La DC Studios ha abbandonato i piani della Warner Bros. e introdurrà un nuovo Batman in The Brave and the Bold di Andy Muschietti. Si prevede che il film vedrà Bruce Wayne addestrare suo figlio Damian per diventare Robin, adattando elementi tratti dal Batman and Robin di Grant Morrison e Frank Quitely.
The Brave and the Bold sembra non avere aggiornamenti e, stando alle dichiarazioni del co-CEO dei DC Studios, James Gunn, il Crociato Incappucciato è ancora lontano dall’essere scelto per il DCU.
La star di The Boys, Jensen Ackles, rimane una delle scelte preferite dai fan per interpretare il Crociato Incappucciato del DCU. Non è estraneo al ruolo, avendo prestato la voce all’eroe in diversi progetti animati DC, tra cui i film del “Tomorrowverse” come Batman: Il lungo Halloween e Crisi sulle Terre Infinite.
Ackles ha ripetutamente espresso interesse per l’interpretazione del Cavaliere Oscuro. Parlando con Collider per Countdown (potete guardare la nostra intervista con l’attore qui sotto), l’attore di Supernatural ha nuovamente espresso il suo parere sulla possibilità di vestire i panni di Batman nel DCU.
“Oh, cavolo. Non lo so”, ha detto Ackles quando gli è stato chiesto che tipo di Batman live-action gli piacerebbe interpretare. “Sarebbe difficile trovare qualcosa di veramente unico tra tutte le interpretazioni di Batman. Probabilmente dovrei affidarmi molto a Gunn, a chi lo dirige e a chi lo scrive, e trarre ispirazione dal testo.”
“Parli di non voler perdere la palla – è una cosa che mi metterei tremendamente in ansia. Ma anche orgoglioso”, ha spiegato l’attore. “Un certo vanto. Chiunque indossi il cappuccio, ha qualcosa.” “Le incrocerò anch’io (le dita)”, ha detto a proposito del supporto dei fan. “Basta dirlo.”
James Gunn potrebbe volere un attore di fama per interpretare Batman, ma la fama di Ackles è in ascesa e ha un grande potenziale da protagonista. Sarebbe anche saggio per il co-CEO dei DC Studios scegliere qualcuno che i fan applaudano, soprattutto perché chiunque ottenga il ruolo si troverà a competere con Robert Pattinson.
The Brave and the Bold non ha ancora una data di uscita e, in una recente intervista, Gunn ha ammesso di avere difficoltà con il debutto di Batman nel DCU.
Wanted Cinema ha diffuso una clip esclusiva di ETERNAL – ODISSEA NEGLI ABISSI, il secondo lungometraggio del regista danese Ulaa Salim che ha debuttato in selezione ufficiale all’International Film Festival Rotterdam 2025 e arriva nei cinema italiani dal 26 giugno.
ETERNAL – ODISSEA NEGLI ABISSI si rifà ai grandi maestri del genere fantascientifico: dallo Stanley Kubrik di 2001:Odisseanello spazio al Christopher Nolan di Interstellar, il film intreccia la storia privata di una coppia con una missione per salvare il pianeta, minacciato dalle conseguenze del cambiamento climatico.
Un terremoto ha causato una misteriosa frattura nella crosta terrestre, in grado di destabilizzare il campo magnetico e causare l’estinzione delle specie viventi. Elias, affascinato da questo fenomeno, sta studiando per diventare uno scienziato climatico e un pilota di sottomarini. Una sera in discoteca incontra Anita, una ragazza che sogna di diventare una cantante professionista. È un colpo di fulmine. I due giovani si innamorano e arrivano a progettare un futuro insieme. Non tutto, però, va secondo i loro piani. Anni dopo, le loro vite sono cambiate radicalmente: Elias si è trasferito negli Stati Uniti, è diventato un importante scienziato ed è entrato proprio nel team che si deve occupare di arginare le conseguenze della frattura oceanica, mentre Anita è rimasta in Danimarca dove insegna canto. Sono quindici anni che non si vedono, fino a quando il caso li riporta sulla stessa strada.
Questo nuovo incontro turba profondamente Elias, che durante una pericolosa immersione sottomarina nelle vicinanze della frattura oceanica vede materializzarsi davanti ai suoi occhi un altro presente possibile. Cosa sarebbe accaduto se avesse scelto l’amore al posto della carriera?
ETERNAL – ODISSEA NEGLI ABISSI dà vita a un interrogativo filosofico urgente e profondamente legato ai sentimenti umani. In un’odissea spaziale capovolta, in cui si viaggia verso il centro del pianeta ma anche verso il cuore dei personaggi, alla radice di sogni, speranze, rimpianti e delle scelte più importanti che si devono fare nella vita, Elias viene messo di fronte a un bivio esistenziale. La possibilità di cambiare il proprio destino, e forse quello dell’intero pianeta, è nelle sue mani: quale decisione prenderà questa volta?
A un anno dalla conclusione della terza stagione, The Bear torna ufficialmente con la quarta stagione. Nel corso delle tre stagioni finora trasmesse, la serie si è concentrata sul personale del ristorante che inizialmente si chiamava The Beef e che è stato poi sostituito da The Bear. Al centro di tutto c’è Carmy Berzatto (Jeremy Allen White), determinato a realizzare il sogno che condivideva con il fratello defunto, Mikey (Jon Bernthal).
La quarta stagione di The Bear riprenderà poco dopo gli eventi del finale della terza stagione e, stando al trailer, affronterà le conseguenze delle azioni di Carmy e il suo modo di gestire le relazioni nella stagione precedente. Inoltre, porterà tutti fuori dal ristorante per almeno un episodio per partecipare al matrimonio di Tiff (Gillian Jacobs) e Frank (Josh Hartnett). In vista dell’uscita della quarta stagione, ecco tutto ciò che dovete ricordare della terza stagione di The Bear.
Carmy entra in crisi e apporta alcuni cambiamenti importanti a The Bear
Dopo essersi distratto dal ristorante mentre frequentava Claire (Molly Gordon) nella seconda stagione, Carmy esagera con le correzioni nella terza stagione. Apporta una serie di cambiamenti al Bear senza nemmeno consultare prima Sydney (Ayo Edebiri). Carmy implementa una lista di “non negoziabili”: regole su come tutto il personale del ristorante dovrebbe comportarsi e su come dovrebbe essere gestito. Una di queste regole prevede di cambiare ogni sera tutti i piatti del menu. Questo naturalmente frustra quasi tutti coloro che lavorano nel ristorante, in particolare Sydney, che dovrebbe essere la sua partner. Richie (Ebon Moss-Bachrach) si rifiuta di perdonare Carmy per le cose che ha detto mentre era chiuso nel frigorifero, quindi i due continuano a litigare anche alla fine della stagione.
Alla fine della terza stagione, Carmy è ancora al suo punto più basso e non ha ancora fatto pace con le persone che ha ferito. Mentre Carmy è almeno entrato nella terza stagione determinato a dare il massimo per il ristorante, sembra ancora perso all’inizio della quarta stagione. Nella terza stagione viene rivelato che un critico gastronomico del Chicago Tribune è andato segretamente al The Bear, ha mangiato lì e ha scritto una recensione. Il contenuto della recensione non è stato ancora rivelato completamente, poiché la stagione si conclude con la vaga reazione di Carmy alla recensione dopo aver visto un mix di frasi positive e negative.
È chiaro che c’è molto in gioco su ciò che è stato pubblicato. A parte l’impatto che questo avrà sulla reputazione del Bear, Jimmy (Oliver Platt) ha detto con rammarico a Carmy all’inizio della stagione che non sarebbe stato in grado di continuare a finanziare il ristorante se la recensione fosse stata negativa. Inoltre, dopo che Carmy ha dedicato tutto se stesso al perfezionamento del ristorante nella terza stagione, il contenuto della recensione avrà sicuramente un enorme impatto sul suo stato d’animo nella quarta stagione.
La terza stagione di The Bear vede una serie di importanti cambiamenti nella vita dei personaggi
La terza stagione di The Bear lascia una serie di trame irrisolte alla fine, ma vede diversi cambiamenti importanti per i personaggi. Nat (Abby Elliott) dà finalmente alla luce sua figlia, con Donna (Jamie Lee Curtis) al suo fianco. Marcus (Lionel Boyce) partecipa al funerale di sua madre e affronta la sua perdita per tutta la stagione. Tiff rivela che lei e Frank stanno per sposarsi e invita Richie al matrimonio. Le preoccupazioni di Richie riguardano più che altro la sua insicurezza riguardo al suo posto nella vita di Eva (Annabelle Toomey), e sembra davvero pronto a lasciar andare Tiff. Dal trailer è già chiaro che molte di queste trame continueranno nella prossima stagione. Nat e Pete (Chris Witaske) si adattano alla genitorialità, mentre il matrimonio di Tiff sembra riservare scene emotivamente intense.
Il cambiamento più scioccante nella terza stagione di The Bear è che Ever ha chiuso ufficialmente. La chef Terry (Olivia Colman) rivela che la chiusura di Ever è stata una sua decisione, poiché vuole finalmente fare altre cose nella sua vita e vivere a un ritmo più rilassato, tanto per cambiare. La “cena funebre” di Ever è un bellissimo evento che occupa gran parte del finale della terza stagione. Richie sceglie di lavorare in cucina e di ricongiungersi con le persone con cui lavorava all’Ever, mentre Carmy si siede a uno dei tavoli principali con Sydney, che ha invitato ad accompagnarlo.
Sydney si diverte molto alla cena, che sembra ricordarle che il mondo della ristorazione è molto più grande di Carmy e The Bear. Carmy, invece, è troppo concentrato sul passato quando vede lì il suo ex capo, lo chef David (Joel McHale), che era solito maltrattarlo verbalmente. Carmy finalmente affronta lo chef David, ma non va come sperava e Carmy si sente ancora peggio dopo. Il suo colloquio a cuore aperto con lo chef Terry potrebbe cambiare l’atteggiamento di Carmy nella quarta stagione, ma probabilmente tutto dipenderà dalla recensione.
Nella terza stagione Sydney prende seriamente in considerazione l’idea di andarsene
Alla fine della terza stagione, Sydney riceve un’offerta di lavoro come responsabile del controllo qualità per il ristorante che Adam (Adam Shapiro) aprirà dopo la chiusura dell’Ever. È combattuta tra la lealtà verso Carmy e tutti gli altri del Bear e il proprio bisogno di essere trattata meglio sul posto di lavoro. Sydney ha rimandato la firma dell’accordo di partnership per tutta la stagione perché è preoccupata dal fatto che Carmy spesso ignori i suoi sentimenti e non la tratti come una partner alla pari. Alla fine della terza stagione, Sydney sembra pronta a lasciare The Bear, ma non ne ha ancora parlato con Carmy.
La stagione si conclude con Sydney che ha un attacco di panico da sola all’aperto, ed è chiaro che nella quarta stagione qualcosa dovrà cambiare. Non può continuare a lavorare con Carmy così com’è la situazione, e non ha motivo di credere che lui cambierà. Allo stato attuale, è del tutto comprensibile che Sydney stia pensando di lasciare il Bear a questo punto, anche se la sua esitazione a dirlo a Carmy potrebbe indurre Adam a ritirare l’offerta. Carmy è diventato ancora più isolato e determinato nella terza stagione, e non è chiaro se The Bear abbia intenzione di lasciarlo andare avanti con il suo percorso caratteriale nella quarta stagione.
Alla fine della stagione, sembra che la quarta stagione porterà finalmente alla luce tutta questa tensione latente. Carmy dovrà fare i conti con il modo in cui si è comportato nelle ultime due stagioni e dovrà fare ammenda con Sydney e Richie. Sydney dovrà prendere una decisione ufficiale sul lavoro e potrebbe anche finire per accettarlo per un po’. Poiché la terza stagione di The Bear non è sembrata completa, la quarta stagione probabilmente risolverà alcune di queste trame irrisolte, e sarà fantastico ottenere finalmente alcune risposte tanto attese.
È tutto pronto per la seconda edizione di GEN – dalla parte del Fumetto, il festival che sabato 28 e domenica 29 giugno trasformerà i Giardini Luzzati nel cuore pulsante della scena fumettistica italiana. Dopo il successo dello scorso anno, GEN torna con un programma ancora più ricco, accessibile e gratuito, pronto ad accogliere appassionati, famiglie, artisti e curiosi tra incontri, laboratori, performance e mostre.
Prodotto da CDM Lab con la direzione artistica di ARF! Festival, in collaborazione con i Giardini Luzzati – Spazio Comune e con il patrocinio di Regione Liguria, GEN si conferma come un punto di riferimento, nel suo genere, all’interno del panorama culturale della città. Il festival offre un’esperienza immersiva nel mondo del fumetto, tra linguaggi visivi e riflessioni contemporanee.
La seconda edizione di GEN non è solo un’esplosione di incontri, workshop e mostre: è un’occasione unica per incontrare autori che lavorano per le principali realtà del fumetto mondiale.
Tra i nomi di punta di quest’anno spiccano Giada Belviso e Luca Enoch. Belviso è una disegnatrice attivissima per Marvel, nota in particolare per la serie Laura Kinney: Wolverine e altri progetti recenti. Enoch, co‑autore di Dragonero per Sergio Bonelli Editore, è una delle penne più solide del fantasy italiano. Un altro protagonista è Stefano Zanchi, illustratore e disegnatore che collabora stabilmente con Disney e Panini Comics, noto per le sue illustrazioni emozionanti e delicate.
Accanto a loro, l’acclamato Manuele Fior – vincitore del Premio Fauve d’or di Angoulême e autore di opere come Cinquemila chilometri al secondo, L’intervista e Celestia – che porta al festival un tocco di graphic novel di alto profilo internazionale, oltre a firmare il manifesto ufficiale del festival. Da non perdere anche Ivo Milazzo, maestro europeo del western e creatore di Ken Parker: una lunga esperienza per Sergio Bonelli Editore e collaborazioni con Disney (tra cui storie di Paperino e Zio Paperone), Milazzo porta la sua esperienza cinquantennale al festival.
Da non perdere anche la giovane rivelazione SantaMatita (nome d’arte di Serena Ferrero), vincitrice del Premio Bartoli 2024 e in mostra sia a Roma sia a Genova. Si presenta come autrice completa (testi, disegno e colore) con pubblicazioni per Bao Publishing e attiva come colorista per importanti case editrici.
Per i più giovani torna l’Area Kids con laboratori dai 4 anni in su curati da grandi nomi dell’editoria per l’infanzia, mentre per gli aspiranti fumettisti ci saranno workshop, portfolio review e incontri dedicati alla creazione di storie e personaggi.
L’Area Self – raddoppiata rispetto alla precedente edizione – ospita oltre 25 realtà indipendenti dell’autoproduzione fumettistica italiana, tra cui: Mammaiuto, BlekBord, Inuit Editions, Lök Zine, Ragdoll, Subseri e molti altri. Un’occasione unica per scoprire progetti editoriali fuori dai circuiti tradizionali, incontrare gli autori e acquistare fumetti rari e originali.
Grande attesa anche dal punto di vista musicale per il concerto gratuito di Piotta, in programma sabato sera alle 21, che chiuderà in musica la prima giornata del festival.
IL PROGRAMMA COMPLETO GEN FESTIVAL 2025
TALK E INCONTRI
Sabato 28 giugno
15:30 – Eroine di ieri oggi e domani – con Giada Belviso, Luca Enoch – conduce Chiara Guida e Mauro Uzzeo
17:00 – Sante Vibrazioni – con Chiara Onofri, SantaMatita – conduce Francesca Protopapa e Mauro Uzzeo
18:30 – S’innamorava di tutto: Fabrizio De André e la sua Genova – con Sergio Badino, Ivo Milazzo, Federico Traversa – conduce Mauro Uzzeo
21:00 – Concerto gratuito di Piotta
Domenica 29 giugno
15:00 – La danza degli opposti: l’arte di Manuele Fior – conduce Mauro Uzzeo
16:30 – Forza, ironia, eleganza: la magia Disney di Stefano Zanchi – conduce Mauro Uzzeo
18:00 – Il fumetto come oggetto di espressione totale – con BlekBord, Inuit Editions, Ragdoll – conducono Francesca Protopapa e Mauro Uzzeo
WORKSHOP E PORTFOLIO REVIEW
Sabato 28 giugno
11:00 – Come nasce un supereroe – con Giada Belviso
17:00-19:00 – Portfolio review – con Davide Costa e Giulia Masia
Domenica 29 giugno
11:00 – La ricerca di un universo – con Manuele Fior
17:00-19:00 – Portfolio review – con Davide Costa e Giulia Masia
AREA KIDS (laboratori creativi 4-12 anni)
Sabato 28 giugno
12:00 – Ma che facce mi fai? – con Chiara Onofri (7+)
14:30 – Oltre gli ultimi alberi del bosco – con Marco Paschetta (6-10)
16:00 – Poteri schifosi per supereroi meravigliosi – con Enrico Macchiavello (7+)
17:30 – All’avventura con Lyon – con Emanuele Virzì (6-12)
Domenica 29 giugno
12:00 – La più grande cena mai vista – con Dario Pomodoro (4-7)
14:30 – Impara l’inglese disegnando fumetti – con SantaMatita (6-10)
16:00 – Un amico in più – con Francesco Pelosi e Sara Vincenzi (7-10)
17:30 – Guarda il cielo e sogna una storia – con Simona Binni e Matteo Fortuna (9+)
Tutti i laboratori sono gratuiti con prenotazione obbligatoria su genfestival.it.
Il finale dell’episodio 3 di Countdown è il più ricco di azione finora, con il detective Meachum che scopre progetti rivoluzionari e la morte di un personaggio importante. Il cast di Countdown è guidato dalla star di SupernaturalJensen Ackles, che mette in campo il suo carisma impeccabile nei panni del detective Mark Meachum, un omicida spericolato. Dopo la morte dell’agente della Homeland Security Robert Darden, Meachum viene reclutato in una task force guidata da Nathan Blythe (Eric Dane) che include Amber Oliveras (Jessica Camacho), Evan Shepherd (Violett Beane), Lucas Finau (Uli Latukefu) e Keyonte Bell (Elliot Knight).
L’episodio 3 di Countdown vede il detective Meachum seguire una potenziale pista su Volchek, che lo porta in un ristorante bielorusso utilizzato come copertura per un complotto straniero. Meachum scopre dei misteriosi progetti nel retro e viene portato fuori per essere giustiziato. Riesce a fuggire e i rinforzi arrivano per salvarlo, ma ne segue una sparatoria. Dmitry, il contatto di Meachum dai tempi in cui era sotto copertura, viene ucciso nella violenza, così come Damon Drew (Jonathan Togo), uno dei membri della task force. Il ristorante viene dato alle fiamme per coprire le prove, il che continua a suggerire che si sta svelando un piano molto più pericoloso.
Cosa ha visto Meachum nei progetti e nei piani alla fine dell’episodio 3 di Countdown
Durante tutto l’episodio 3 di Countdown, Meachum usa uno dei suoi contatti risalenti al periodo in cui era sotto copertura in prigione. Fingendo di essere un prigioniero in trasferimento, Meachum inganna il giovane impressionabile Dmitry facendogli credere che sono fuggiti da un veicolo armato, malmenando i membri della sua stessa task force per rendere la scena più realistica. I due poi scappano, finendo per tornare dallo zio di Dmitry, che ha un ristorante bielorusso e si arrabbia subito con suo nipote per aver portato lì un nuovo arrivato.
Dopo aver detto che va in bagno, Meachum va a curiosare nel retro del ristorante per vedere cosa riesce a trovare. Entra in una stanza senza insegna vicino all’ufficio del direttore, dove trova una miriade di documenti, cavi sospetti, mappe e i progetti di quello che sembra essere un’arma nucleare. Dopo essere uscito dalla stanza, lo zio di Dmitry punta una pistola contro Meachum e lo porta fuori per giustiziarlo. Fortunatamente, Meachum riesce a fuggire con l’aiuto dei rinforzi, ma Volchek entra nella stanza e distrugge le prove prima di dare fuoco all’edificio.
Il piano sotto copertura di Meachum per raccogliere informazioni su Volchek spiegato
In Countdown episodio 2, Meachum e Amber hanno seguito la morte di Robert Darden fino al Cartello, che ha contrabbandato il materiale nucleare in America per conto di una parte straniera. Dopo essersi guadagnati la fiducia del cartello completando un trasporto di droga, Meachum e Amber perdono per un soffio l’opportunità di interrogare uno dei suoi membri dopo che questi viene ucciso in un’esplosione. Javi rivela che l’uomo sul molo si chiamava Volchek, e Meachum usa questa informazione come pista per rintracciare informazioni nell’episodio 3. Il piano prevede che lui finga di essere un prigioniero, mentre il resto della task force “recita” la parte dei poliziotti.
Perché Anton si è tolto la vita nell’episodio 2 di Countdown
Nell’episodio 2, il pubblico scopre alcuni dettagli sul passato di Volchek, durante gli eventi del 2008 che rivelano parte delle sue motivazioni. Volchek è un uomo bielorusso ed ex combattente che lavorava al Ministero della Difesa quando suo fratello Anton è stato coinvolto con una figura che chiamavano “l’americano”. Anton aveva promesso all’americano dati sull’agricoltura bielorussa in cambio di denaro, ma gli aveva fornito documenti falsi. L’americano scoprì rapidamente l’inganno, costringendo Anton a coinvolgere suo fratello.
L’americano chiese a Volchek di fornirgli le e-mail scambiate tra il suo capo, il signor Kostenko, e il Cremlino di Mosca, minacciando di uccidere Anton. Volchek recuperò i dati come gli era stato chiesto e si preparò a consegnarli all’americano. Tuttavia, tornò a casa e trovò Anton che beveva, e in seguito si tolse la vita nella vasca da bagno, considerandosi un fallimento per la sua famiglia, che non era altro che una “catena al collo”. Volchek uccise l’americano con un esplosivo, rispecchiando la scena attuale, quando fece esplodere degli esplosivi per uccidere Javier.
Perché la task force è andata sotto copertura con il cartello
Nell’episodio 1 di Countdown, Amber usa le sue conoscenze della DEA per collegare l’omicidio di Darden a un gruppo del cartello che conosce bene. Lei e Meachum, che ha esperienza sotto copertura, si infiltrano nelle loro file nel tentativo di trovare ulteriori informazioni sul giocatore straniero con cui hanno avuto a che fare. Eseguono un traffico di droga per guadagnarsi la fiducia, ma prima di poter raccogliere le informazioni necessarie, vengono fatte esplodere delle bombe che uccidono Javier, la loro fonte. Con l’ultimo respiro, pronuncia il nome Volchek, riferendosi all’antagonista principale della serie.
La storia di Mark Meachum sotto copertura
All’inizio della serie, incontriamo Mark Meachum mentre è coinvolto in una rissa in prigione, impegnato in un lavoro sotto copertura che sembra piacergli un po’ troppo. Si scopre che è appassionato del suo lavoro, dato che ha trascorso nove mesi sotto copertura. Più avanti nell’episodio, si scopre che ha anche trascorso un anno sotto copertura con i neonazisti ariani, il che spiega il suo tatuaggio. Più avanti nel suo rapporto si scopre che ha un passato pericoloso, egoista e spericolato nelle missioni.
Cosa è successo all’agente dell’HSI Robert Darden e perché è stata creata la task force
La prima stagione di Countdown inizia con l’agente del Dipartimento della Sicurezza Nazionale Robert Darden che indaga su alcune spedizioni al porto di Los Angeles. Dopo aver incontrato un membro del cartello, Darden viene inseguito e infine ucciso a colpi di pistola per strada. Questo è l’incidente scatenante della serie e all’inizio c’è un po’ di ambiguità su cosa stesse facendo e se lavorasse con il cartello o per la legge.
La task force è stata costituita perché Nathan Blythe ha saputo che diversi agenti del DHS erano stati pagati da una parte straniera per chiudere un occhio sulle spedizioni del cartello in arrivo al porto. Nathan Blythe credeva che la morte di Darden potesse essere collegata a quelle tangenti, confermando la sua teoria cospiratoria secondo cui era stato insabbiato un tentativo di introdurre nel Paese del materiale perduto.
La task force era composta da agenti disposti a infrangere le regole e, come disse Meachum, che non sarebbero mancati ai loro rispettivi dipartimenti. Dopo aver indagato sulla questione, si scopre che un altro agente, Spellman, aveva consegnato Robert Darden al cartello, il che spiega la foto che avevano all’inizio dell’episodio 1. Ancora più importante, questo collegamento porta la task force al porto e alla fine permette loro di collegare il cartello a Volchek. Questo porta Meachum al ristorante bielorusso nell’episodio 3 di Countdown.
Volchek è il misterioso cattivo di Countdown, e il pubblico scopre alcuni dettagli fondamentali su di lui nei primi tre episodi. Il cast di Countdown è guidato da Jensen Ackles (Supernatural), Jessica Camacho (The Flash) ed Eric Dane (Grey’s Anatomy), con l’attore ucraino-americano Bogdan Yasinski (Bosch: Legacy) che presta il suo talento al ruolo dell’antagonista principale, Borys Volchek. Il pubblico intravede Volchek per la prima volta alla fine dell’episodio 1, ma è solo nell’episodio 2 che ci vengono svelati il suo passato e alcuni dei suoi motivi. L’incidente scatenante di Countdown è l’omicidio dell’agente della Homeland Security Robert Darden, che vediamo nella sequenza iniziale dell’episodio 1 mentre ispeziona un carico nel porto di Los Angeles.
Dopo che viene ucciso dal cartello, viene formata una task force con i protagonisti della serie per indagare sull’omicidio. La task force segue una pista di cospirazione nel Dipartimento della Sicurezza Nazionale, e la fine dell’episodio 1 li riporta al porto, dove scoprono che il carico sospetto conteneva materiale nucleare scomparso, sufficiente a scatenare un “evento di livello Chernobyl” a Los Angeles.
Volchek è un veterano di guerra bielorusso con piani letali per Los Angeles
Nell’episodio 2, scopriamo qualcosa in più su Borys Volchek, tra cui il fatto che ha lavorato al Ministero della Difesa per il Patrimonio Pubblico in Bielorussia ed era un soldato del Corpo dei Trasporti con esperienza di combattimento. L’episodio dimostra anche che ha un talento per l’ingegneria, riparando un tostapane per suo fratello (ovviamente, preparando i suoi piani per Los Angeles, così come le esplosioni alla fine dell’episodio 2).
Questi tre elementi sono tutti essenziali, poiché ora sappiamo che è ben informato sugli affari di Stato, il che gli permette di manipolare la Guardia Nazionale per trasportare il materiale necessario negli Stati Uniti. Ha esperienza di combattimento individuale, il che lo rende una minaccia per i nostri protagonisti in una sparatoria. Naturalmente, l’ingegneria è l’aspetto più terrificante, con l’episodio 3 di Countdown che offre un assaggio dei suoi progetti, che sembrano indicare i suoi piani per sviluppare un’arma nucleare.Trailer ufficiale della stagione 1 di Countdown
Sebbene siamo ben lontani dal conoscere tutti i dettagli del piano di Volchek, la sua intenzione sembra essere quella di compiere un attacco terroristico, facendo esplodere una potente bomba nucleare a Los Angeles. L’episodio 2 ha essenzialmente raccontato le origini del cattivo, ma probabilmente ci sarà dell’altro. Una distruzione di tale portata richiede una persona incredibilmente squilibrata, e la prima stagione di Countdown continuerà probabilmente ad esplorare la sua vita fino ad arrivare ai giorni nostri.
I flashback del 2008 nell’episodio 2 di Countdown
L’episodio 2 di Countdown mostra dei flashback della vita di Volchek in Bielorussia nel 2008. Aveva un fratello di nome Anton, che fu avvicinato da un personaggio chiamato “l’americano”, il quale lo corruppe per ottenere informazioni agricole. Cercando di evitare di rivelare informazioni autentiche che avrebbero potuto danneggiare il suo Paese, Anton stampò le tabelle del 2005 e modificò i dati, sperando di fregare l’acquirente. Naturalmente, l’americano si rese conto di ciò che Anton aveva fatto e lo perseguitò per saldare il debito. Dovendo all’americano 80.000 rubli, Anton fu costretto a coinvolgere suo fratello.CorrelatiMi ero completamente dimenticato che questo era il primo ruolo importante di Jensen Ackles in TV, ma Supernatural noIl primo ruolo importante di Jensen Ackles era molto diverso dai personaggi per cui è diventato famoso, e in seguito è diventato un Easter Egg nella sua serie di maggior successo.
Senza soldi né risorse, Anton coinvolse Volchek nella situazione, arrivando a casa sua pieno di lividi e chiedendogli aiuto. L’americano pretese che Volchek gli fornisse le e-mail riservate tra il suo capo, il signor Kostenko, e il Cremlino, altrimenti avrebbe ucciso Anton spingendolo giù da una rampa di scale. Volchek si intrufolò nell’ufficio di Kostenko e recuperò i dati richiesti, ma le cose peggiorarono comunque.
Volchek tornò a casa e trovò Anton distrutto, e i due discussero brevemente della loro storia familiare. Anton, sentendosi un fallimento per la sua famiglia, andò in bagno e si tolse la vita. Spinto dal desiderio di vendetta, Volchek tornò dall’americano e gli consegnò i dati. Tuttavia, l’hard disk era stato manomesso per esplodere, riproponendo l’esplosione che aveva causato la morte di Javi alla fine dell’episodio 2 di Countdown.
Countdownè l’ultimo thriller poliziesco disponibile su Prime Video, con un cast composto da volti noti. La libreria TV di Amazon ospita serie poliziesche ricche di azione come Tom Clancy’s Jack Ryan, Reacher, Bosch e molte altre, rendendola la destinazione perfetta per una serie come Countdown, che utilizza un formato simile a quello di 24, con un conto alla rovescia mentre gli eroi cercano di impedire un “evento di livello Chernobyl” a Los Angeles. Le prime recensioni di Countdown lodano il ritmo e l’azione della serie, nonché il lavoro svolto dal cast corale.
Countdown è incentrato su una task force riunita in risposta all’omicidio di un agente della Homeland Security, con ogni personaggio che apporta i propri punti di forza e di debolezza alla squadra. Tenendo questo a mente, il talento recitativo gioca un ruolo fondamentale nel funzionamento della serie. Il cast di Countdown include star di serie di successo come Supernatural, The Flash e Grey’s Anatomy, ma con così tante serie disponibili in streaming, può essere difficile riconoscere i volti.
Jensen Ackles nel ruolo di Mark Meachum
Data di nascita: 1 marzo 1978
Attivo dal: 1996
Attore: Jensen Ackles è un attore americano che ha ottenuto il suo primo successo televisivo alla fine degli anni ’90 e all’inizio degli anni 2000 in titoli popolari come Days of Our Lives, Dawson’s Creek e la serie drammatica sui supereroi della CW Smallville. Il suo lavoro più famoso, tuttavia, è quello nella serie dark fantasy durata quindici stagioni, Supernatural, in cui interpreta il personaggio principale Dean Winchester, molto amato dai fan. Negli ultimi anni ha riscosso successo come voce di Batman in diversi film d’animazione DC, nonché nel ruolo di Soldier Boy nella serie The Boys.
Personaggio: Mark Meachum è un detective della omicidi che inizia la serie con un incarico sotto copertura in una prigione. Meachum è un vero duro, noto per essere spericolato e difficile da frequentare, ma ben presto dimostra che sotto la superficie c’è molto di più.
Attrice: Jessica Camacho è un’attrice americana nota soprattutto per vari ruoli televisivi, tra cui quello dell’agente dell’FBI Sophie Foster nella terza stagione della serie Fox Sleepy Hollow. Da allora ha continuato ad avere successo in serie televisive, tra cui il legal drama della CBS All Rise e il thriller della NBC Taken. Ha avuto un ruolo ricorrente nella serie della CW The Flash, nei panni del personaggio dei fumetti DC Gypsy. Recentemente, Camacho è apparsa in un’altra serie Prime Video, con un ruolo nella seconda stagione di Bosch: Legacy.
Personaggio: Amber Oliveras è un’agente della DEA disposta a sporcarsi le mani in un lavoro sul campo ricco di azione, ed è stata inserita nella task force centrale della serie.
Attore: Eric Dane è un attore cinematografico e televisivo che il grande pubblico conoscerà per il suo ruolo di lunga data in Grey’s Anatomy, in cui interpretava il dottor Mark Sloan. Con oltre trent’anni di esperienza come attore professionista, Dane ha interpretato numerosi personaggi in film di successo, dalla serie X-Men al recente sequel di Bad Boys, oltre a ruoli televisivi in titoli come Euphoria, Charmed e The Last Ship della TNT.
Personaggio: Nathan Blythe è l’uomo al comando in Countdown, anche se è subito evidente che ha riunito la task force per motivi curiosi.
Attrice: Violett Beaneè un’attrice americana nota soprattutto per il ruolo della supereroina Jesse Quick in The Flash. Negli ultimi dieci anni ha recitato in diversi film e serie TV di successo, tra cui The Leftovers della HBO, il recente film Drop e la serie mistery originale di Hulu Death and Other Details. Countdown sembra essere uno dei suoi ruoli più importanti finora e dovrebbe essere un grande successo per lei.
Personaggio: Evan Shepherd viene reclutata nella task force come esperta di tecnologia, anche se non le piace il termine “hacker”.
Cast di supporto e personaggi di Countdown
Uli Latukefu nel ruolo di Lucas Finau: Uli Latukefu è un attore australiano noto soprattutto per aver interpretato la versione giovane di Dwayne “The Rock” Johnson nella serie sitcom Young Rock.
Elliot Knight nel ruolo di Keyonte Bell: Elliot Knight è un attore inglese che ha recitato in ruoli di rilievo in serie TV come Once Upon a Time della ABC e Titans della DC.
Merrick McCartha nel ruolo del procuratore distrettuale Grayson Valwell: Merrick McCartha è un attore americano noto soprattutto per serie TV come Criminal Minds e All American.
Jonathan Togo nel ruolo di Damon Drew: Jonathan Togo è un attore americano noto soprattutto per il suo ruolo di lunga data in CSI: Miami.
Bogdan Yasinski nel ruolo di Borys Volchek: Bogdan Yasinski è un attore ucraino che il pubblico potrebbe riconoscere da titoli come Bosch: Legacy.