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Invasion – Stagione 3: il primo teaser trailer da Apple Tv+

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Invasion – Stagione 3: il primo teaser trailer da Apple Tv+

Apple TV+ ha svelato il teaser trailer e le prime immagini della terza stagione di Invasion, la serie di fantascienza ideata dal produttore Simon Kinberg, candidato all’Oscar® e due volte nominato agli Emmy (“X-Men“, “Deadpool”, “Sopravvissuto – The Martian“) e da David Weil (“Hunters”). La terza stagione farà il suo debutto il 22 agosto su Apple TV+ con il primo episodio dei 10 totali, seguito da un nuovo episodio ogni venerdì fino al 24 ottobre.

Invasion segue un’invasione aliena attraverso diverse prospettive da più parti del mondo. Nella terza stagione queste prospettive si scontrano per la prima volta, quando i personaggi principali vengono riuniti in una pericolosa missione per infiltrarsi nella nave madre aliena. Gli alieni più potenti sono finalmente emersi, diffondendo rapidamente i loro tentacoli letali in tutto il pianeta. Ci vorrà la collaborazione di tutti i nostri eroi, che dovranno usare tutta la propria esperienza e competenza per salvare la specie umana. Si formano nuove relazioni, quelle vecchie vengono messe alla prova e persino distrutte, mentre i nostri coraggiosi protagonisti dovranno diventare una squadra unita prima che sia troppo tardi.

La terza stagione di Invasion vede il ritorno dei membri principali del cast Golshifteh Farahani, Shioli Kutsuna, Shamier Anderson, India Brown, Shane Zaza, Enver Gjokaj e l’introduzione di una nuova protagonista fissa, Erika Alexander.

“Invasion” è stata creata da Kinberg e Weil, che sono anche produttori esecutivi insieme ad Audrey Chon, David Witz, Alik Sakharov, Dan Dietz, Katie O’Connell Marsh e Nick Nantell.

Dopo il debutto della seconda stagione, “Invasion” è stata lodata per aver “alzato la posta in gioco” in ogni stagione, offrendo un “mélange di intrighi, sviluppo dei personaggi e un ritmo che brucia a fuoco lento”, oltre a una fotografia esperta che “cattura la bellezza e l’inquietudine” di un’invasione aliena. La prima e la seconda stagione di “Invasion” sono disponibili su Apple TV+.

Washington Black: il trailer della serie originale Disney+

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Washington Black: il trailer della serie originale Disney+

Disney+ ha diffuso il trailer ufficiale e la key art della serie originale Washington Black, basata sull’omonimo romanzo bestseller e interpretata da Sterling K. Brown, che ne è anche executive producer. La serie debutterà con tutti gli otto episodi mercoledì 23 luglio su Disney+ a livello internazionale e su Hulu negli Stati Uniti.

Washington Black segue l’odissea ottocentesca di George Washington “Wash” Black, un ragazzino di undici anni nato in una piantagione di canna da zucchero delle Barbados, che grazie alla sua prodigiosa mente scientifica si incammina verso un inaspettato destino. Quando uno straziante incidente lo costringe alla fuga, Wash si ritrova coinvolto in un’avventura in giro per il mondo che mette in discussione e trasforma la sua idea di famiglia, libertà e amore. Affrontando terre inesplorate e ostacoli insormontabili, Wash trova il coraggio di immaginare un futuro oltre i confini della società in cui è nato.

La serie è interpretata da Ernest Kingsley Jr., Rupert Graves, Iola Evans, Edward Bluemel, Sharon Duncan-Brewster, Eddie Karanja, Tom Ellis e Sterling K. Brown.

Washington Black è prodotta da 20th Television Production in associazione con Indian Meadows Productions e The Gotham Group e vede come executive producer Selwyn Seyfu Hinds, Kimberly Ann Harrison, Sterling K. Brown, Ellen Goldsmith-Vein, Wanuri Kahiu, Mo Marable, Rob Seidenglanz, Jeremy Bell, Lindsay Williams, D.J. Goldberg, Jennifer Johnson e Anthony Hemingway. Hinds e Harrison sono anche showrunner. Esi Edugyan è co-produttore.

Un efficace sistema di parental control assicura che Disney+ rimanga un’esperienza di visione adatta a tutti i membri della famiglia. Oltre alla “Modalità Junior” già presente sulla piattaforma, gli abbonati possono impostare dei limiti di accesso ai contenuti per un pubblico più adulto e creare profili con accesso tramite PIN, per garantire massima tranquillità ai genitori.

Highlander: nel cast del film anche Marisa Abela

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Highlander: nel cast del film anche Marisa Abela

Marisa Abela si è unita al cast di Highlander e raggiungerà i già annunciati Henry Cavill e Russell Crowe nel cast del film.

Chad Stahelski dirigerà il film per Amazon MGM Studios e United Artists (UA), la cui direzione è affidata all’ex direttore cinematografico di Netflix Scott Stuber. Il film uscirà nelle sale. Michael Finch sta scrivendo la sceneggiatura, basata sull’omonimo classico cult degli anni ’80.

Scott Stuber e Nick Nesbitt di UA produrranno il film insieme a Neal H. Moritz, 87Eleven Entertainment, la casa di produzione di Stahelski, Josh Davis di Davis Panzer Productions e Louise Rosner. UA si è assicurata tutti i diritti dell’originale del 1986, con la possibilità di sviluppare anche una nuova serie. Il film è stato sviluppato da Lionsgate.

Marisa Abela ha recentemente vinto un BAFTA TV Award 2025 per la sua interpretazione nella terza stagione dell’acclamata serie drammatica sul mondo bancario “Industry”. Questo film segue la sua interpretazione al fianco di Michael Fassbender e Cate Blanchett nel thriller di spionaggio di Steven Soderbergh, “Black Bag“. Abela ha precedentemente interpretato Amy Winehouse nel film biografico “Back to Black“, che le è valso una nomination al BAFTA EE Rising Star Award.

L’originale “Highlander“, con Christopher Lambert e Sean Connery, racconta il culmine di un’antica battaglia tra guerrieri immortali, che si dipana attraverso intrecci narrativi tra passato e presente. Dopo aver guadagnato una popolarità sempre maggiore sin dalla sua uscita, il film ha generato diversi sequel, una serie TV e una fanbase duratura. Diretto da Russell Mulcahy, il film è stato prodotto da Peter S. Davis e William N. Panzer.

The End: recensione del film di Joshua Oppenheimer

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The End: recensione del film di Joshua Oppenheimer

A dieci anni dal suo ultimo film, il pluripremiato regista Joshua Oppenheimer torna a farci specchiare negli abissi dell’umanità, mettendo da parte la forma del documentario a cui ci aveva abituati (e che lo aveva portato alla candidatura agli Oscar per The Act of Killing e The Look of Silence) e esordendo nel cinema di finzione con un potente, disturbante, visivamente straordinario, omaggio all’epoca d’oro di Hollywood, The End.

Presentato, dopo tre anni di gestazione, al 51° Telluride Film Festival e distribuito negli Stati Uniti il ​​6 dicembre 2024, arriverà finalmente il prossimo 3 luglio anche nelle sale italiane, un musical post-apocalittico, prodotto dallo stesso Oppenheimer (che lo ha diretto e co-sceneggiato insieme a Rasmus Heisterberg) Signe Byrge Sørensen e dalla star Tilda Swinton. Oltre a quella dell’attrice britannica, la pellicola vede anche la partecipazione di George MacKay, Moses Ingram, Bronagh Gallagher, Tim McInnerny, Lennie James e Michael Shannon.

Nella distopia sotterranea di The End

Il mondo è finito. Ma l’umanità, forse, no. In un bunker sotterraneo riarredato come una casa di lusso, vivono e sopravvivono Madre (il premio Oscar Tilda Swinton), Padre (il candidato all’Oscar Michael Shannon) e Figlio (George MacKay) e cercano di mantenere la speranza e un senso di normalità aggrappandosi a piccoli rituali quotidiani. Ma l’arrivo di una ragazza dall’esterno (Moses Ingram) incrinerà il delicato equilibrio di questo apparente idillio familiare.

Pochi contro tutti

Figli di un cambio di millennio, ci accodiamo alle ataviche paure di cambiamento, facendo il nostro gioco nel ciclo di morte e rinascita che trova nell’apocalisse il suo apice supremo. E ogni giorno spegniamo i notiziari ripetendoci, come Hubert, “Fin qui tutto bene, fin qui tutto bene.” contenti di aver rimandato la fine chissà ancora per quanto. Ma cosa faremo quando arriverà il momento? Fuggiremo? Ci arrenderemo all’inevitabile? Reagiremo collettivamente o proveremo solo a metterci in salvo insieme ai nostri cari? L’Apocalisse sarà una livella? Ci donerà le stesse possibilità delle persone che guidano il mondo, o oligarchi, presidenti, proprietari di social e magnati dell’industria aerospaziale, avranno accesso a possibilità illimitate? Queste sono le domande che suscita The End nello spettatore.

Con Act of Killing e The Look of Silence, Oppenheimer ci aveva già mostrato come in Indonesia,  gli autori di genocidi governavano, impuniti. A questi sarebbe dovuto seguire un terzo film sui miliardari che sono saliti al potere grazie alla distruzione di milioni di vite, ma dopo il successo dei suoi precedenti lavori, il regista non è più riuscito a tornare in sicurezza in Indonesia.

Ha comunque continuato a immaginare un progetto su uno specifico gruppo di oligarchi che aveva incontrato, magnati del petrolio, politicamente potenti e responsabili di gravi violenze politiche, che gli avevano mostrato un bunker di lusso che stavano costruendo con l’obiettivo di rifugiarcisi  in caso di un cataclisma causato dall’uomo. All’interno c’erano un caveau d’arte e una cantina di vini, una piscina e persino dei giardini.

L’Apocalisse è un musical intimo e universale

La visione scosse il regista che per riprendersi, racconta che una volta tornato a casa dovette riguardare uno dei suoi film preferiti, il musical Les Parapluies de Cherbourg di Jacques Demy.

L’accostamento tra l’ottimismo sfrenato del musical e il nichilismo spietato degli oligarchi fece scattare la scintilla di un racconto che, partendo da un’apocalisse climatica, anzi, vent’anni dopo l’apocalisse climatica, gli avrebbe permesso di parlare di dubbi, sensi di colpa e menzogne. Di negazione e illusione, di fantasie e di tutte le false speranze che ci permettono di alleviare i nostri rimpianti, in un inno accorato sull’accettazione di sé, sull’amore, sulla capacità di cambiare e su tutto ciò che ci rende umani.

È il musical che rende questa storia universale perché quando i personaggi iniziano a cantare, l’orchestra – condotta mirabilmente dal compositore Joshua Schmidt per i testi dello stesso Oppenheimer – li accompagna e in questo modo le loro emozioni private diventano l’espressione di un sentimento collettivo. E grazie al coro, quello che inizialmente è magari solo un momento intimo tra due innamorati, si trasforma magicamente in una occasione di riflessione condivisa.

Il demone dell’autoinganno

Con i suoi 148 minuti, The End pone lo spettatore di fronte a quella che è forse la domanda più difficile a cui rispondere: cosa rimane di noi quando mentiamo a noi stessi riguardo ai nostri sogni e ai nostri desideri più inconsci? È questo il demone che logora Madre, Padre e i pochi sopravvissuti. Lo stesso demone da cui vogliono salvare, senza riuscirci, Figlio. Perché, come dice lo stesso Oppenheimer: “Quello che volevo era esplorare la logica conclusione di questo autoinganno: una famiglia rintanata in un bunker anni dopo che tutti gli altri sono morti, godendo di ogni confort, un ultimo barlume di coscienza umana circondata dagli artefatti di una specie scomparsa, ripetendosi disperatamente di essere felici e di star bene, e che quindi sia tutto a posto. È un ottimismo che nasce dalla paura. Spaventati dall’affrontare le proprie colpe, i personaggi temono il cambiamento, perché per cambiare dovrebbero riconoscere i propri errori e accettare il proprio passato. Finché non riusciranno a farlo, saranno condannati a mentire a loro stessi, persino nei loro pensieri più privati.”

Il cielo in una miniera di sale

Il film si svolge interamente in un’unica unità di luogo, le spettacolari miniere di sale di Petralia Soprana, in Sicilia. In quel sito risalente a milioni di anni fa (in cui è stato allestito il MACSS – Museo di Arte Contemporanea Sotto Sale, unico museo di arte contemporanea al mondo ospitato in una miniera di salgemma attiva), Joshua Oppenheimer e la scenografa Jette Lehmann (Melancholia) hanno lavorato spinti da un unico obiettivo: supplire alla mancanza di cielo e della luminosità delle finestre per far dimenticare al pubblico di trovarsi sempre all’interno di un bunker. Per questo l’ambiente in cui vivono Padre, Madre, Figlio e i loro pochi amici è una casa spaziosa in cui un simulacro di luce naturale entra attraverso i soffitti e si diffonde da una stanza all’altra. Al posto delle finestre, gli splendidi dipinti impressionisti e post-espressionisti portati lì da Madre, come la Ballerina di Renoir o il Diluvio di Francis Danby, per rappresentare una sorta di “finestre”, per l’appunto, sul mondo di un tempo, su quello che si è perso: come una bellissima bugia, che ricorda una realtà ormai inesistente, la cui presenza si trasforma talvolta in un monito per i sopravvissuti.

L’ammonimento come atto di speranza

A differenza di film come Don’t look up!, apparentemente simili nelle intenzioni, quella di Oppenheimer, non è una satira in cui si punta il dito contro la famiglia certamente ricca che ha certamente una responsabilità riguardo la catastrofe climatica avvenuta, bensì un’opera che mette lo spettatore di fronte a uno specchio perfettamente tirato a lucido.

Persino l’introduzione di un estraneo, un sopravvissuto, all’interno di quell’equilibrio perfetto che è la vita nel bunker, riesce quasi a non avere conseguenze, tanto che seppur cambiando gli equilibri e scardinando l’apparente perfezione di quella vita sottoterra, alla fine non cambia niente e la speranza, in fondo a quel tunnel oscuro, rimane definitivamente morta.

Quest’ultima famiglia umana sopravvissuta potrebbe essere ogni famiglia. Potrebbe essere la nostra famiglia perché The End parla di tutti noi. “Ho sempre pensato che creare un racconto di ammonimento fosse un atto di speranza, costruito sulla convinzione che non sia troppo tardi per cambiare” dice Oppenheimer. Sta a noi scegliere se essere Madre, Padre, Figlio o Sconosciuta. Se mentire su quello che vogliamo, scegliere cosa vogliamo lasciarci alle spalle e cosa potremmo essere. Se vivere o sopravvivere. Se arrenderci o fare la differenza.

E speriamo di capirlo prima di ritrovarci in un bunker sotterraneo senza più un cielo sopra le nostre teste, ma solo l’infinito sale di una miniera millenaria. Per quanto bellissima, sia chiaro.

The Last of Us – Stagione 3: Neil Druckmann lascia la guida creativa della serie HBO

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C’è un grande cambiamento creativo in atto nella serie The Last of Us della HBO, con l’inizio della produzione della terza stagione. Neil Druckmann, co-creatore e regista dei videogiochi Naughty Dog per Sony Playstation e molto coinvolto nelle prime due stagioni dell’adattamento televisivo, farà un passo indietro dal punto di vista creativo nella terza stagione, secondo quanto confermato da fonti a Deadline. Sempre secondo le fonti, Druckmann non scriverà né dirigerà alcun episodio della terza stagione. Continuerà però va ricoprire il ruolo di co-creatore e produttore esecutivo.

Ho preso la difficile decisione di allontanarmi dal mio coinvolgimento creativo in The Last of Us su HBO. Con il lavoro sulla seconda stagione completato e prima che inizi qualsiasi lavoro significativo sulla terza stagione, ora è il momento giusto per me per concentrarmi completamente su Naughty Dog e sui suoi progetti futuri, tra cui la scrittura e la regia del nostro prossimo entusiasmante gioco, Intergalactic: The Heretic Prophet, insieme alle mie responsabilità di capo dello studio e responsabile creativo“, ha dichiarato Druckmann in un comunicato.

La co-creazione dello show è stata un momento saliente della mia carriera. È stato un onore lavorare al fianco di Craig Mazin come produttore esecutivo, regista e sceneggiatore nelle ultime due stagioni. Sono profondamente grato per l’approccio attento e la dedizione che il talentuoso cast e la troupe hanno dimostrato nell’adattare The Last of Us Part I e nel continuare ad adattare The Last of Us Part II“. Ha concluso la sua dichiarazione dicendo che non vede l’ora che “HBO e PlayStation Productions continuino la storia di Ellie e Abby nella prossima stagione”.

Al momento non è chiaro quale impatto avrà sulla serie il mancato coinvolgimento di Druckmann nella terza stagione. Durante le prime due stagioni, egli ha lavorato al fianco dello showrunner Craig Mazin per garantire che la serie HBO conservasse il DNA dei videogiochi. È inoltre accreditato come sceneggiatore o co-sceneggiatore di cinque episodi e ne ha diretti due, tra cui il penultimo episodio della seconda stagione.

In una sua dichiarazione, Mazin ha detto: “È stato un sogno creativo lavorare con Neil e dare vita a un adattamento del suo brillante lavoro su HBO. Non avrei potuto chiedere un partner creativo più generoso. Da vero fan di Naughty Dog e del lavoro di Neil nei videogiochi, sono oltremodo entusiasta di giocare al suo prossimo gioco. Mentre lui si concentra su quello, io continuerò a lavorare con il nostro brillante cast e la nostra troupe per realizzare lo show che il nostro pubblico si aspetta“.

Siamo molto grati a Neil e Halley Gross per averci affidato l’incredibile storia di The Last of Us Part II, e siamo altrettanto grati ai milioni di persone in tutto il mondo che ci seguono“, ha poi concluso. La terza stagione, come noto, dovrebbe continuare la storia dal sequel del gioco The Last of Us Parte II. La seconda stagione si è conclusa con un finale sospeso, lasciando intendere che Abby, interpretata da Kaitlyn Dever, sarà al centro della prossima puntata. Finora, HBO non ha detto se la terza stagione sarà l’ultima.

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Di cosa parla The Last of Us 

Basato sul pluripremiato videogioco di Naughty Dog, The Last of Us è ambientato 20 anni dopo la distruzione della civiltà moderna. Joel, interpretato da Pedro Pascal, un sopravvissuto incallito, viene assunto per far uscire clandestinamente Ellie (Bella Ramsey), una ragazza di 14 anni, da una zona di quarantena oppressiva. Quello che inizia come un piccolo lavoro si trasforma presto in un viaggio brutale e straziante, poiché entrambi devono attraversare gli Stati Uniti e dipendere l’uno dall’altra per sopravvivere.

La seconda stagione riprende cinque anni dopo gli eventi della prima stagione, Joel ed Ellie sono coinvolti in un conflitto tra loro e in un mondo ancora più pericoloso e imprevedibile di quello che si sono lasciati alle spalle. A loro, come protagonista della serie si aggiunge la Abby di Kaitlyn Dever, la quale ha un conto in sospeso con Joel. Proprio quest’ultima è stata indicata come personaggio principale della prossima stagione, sulla quale vige però ancora molta segretezza.

Cash Out – I maghi del furto: la spiegazione del finale del film

Cash Out – I maghi del furto: la spiegazione del finale del film

Cash Out – I maghi del furto è un heist movie che si inserisce nel solco dei film d’azione a tema rapina, mescolando elementi di thriller, azione e commedia. Il film segue le regole classiche del genere: un colpo apparentemente perfetto, una squadra eterogenea di specialisti e una serie di colpi di scena che mettono a dura prova la riuscita dell’impresa. In questo senso, si avvicina a titoli come Now You See Me, Ocean’s Eleven o The Italian Job, ma si distingue per un tono più leggero e per un’attenzione marcata alla dinamica tra i personaggi, più che alla sola elaborazione del colpo.

Protagonista della pellicola è John Travolta, che interpreta Mason Goddard, un ladro di banche esperto e carismatico, coinvolto in un’ultima, rischiosa missione. Il film rappresenta un nuovo tassello nella filmografia recente dell’attore, che negli ultimi anni ha alternato thriller d’azione (Io sono vendetta, La rosa velenosa) a ruoli più eccentrici (The Fanatic). Travolta ha già esplorato il mondo del crimine organizzato e delle rapine in altri film, come Codice Swordfish (2001), dove interpretava un sofisticato hacker-criminale. Cash Out – I maghi del furto gli offre dunque l’opportunità di tornare a un ruolo dinamico, mescolando fascino e ambiguità morale, tratto distintivo di molte sue performance.

Il film, pur non innovando il genere, riesce a intrattenere grazie al ritmo serrato e al cast corale che arricchisce la narrazione con tensione, ironia e tradimenti incrociati. La trama si infittisce poi nel terzo atto, culminando in un finale sorprendente che mette in discussione le alleanze viste fino a quel momento. Proprio questo epilogo apre la strada a Cash Out 2: High Rollers, sequel già realizzato e distribuito negli Stati Uniti nel 2025. Nei prossimi paragrafi analizzeremo allora nel dettaglio il significato del finale del primo film e in che modo getta le basi per l’espansione del racconto.

John Travolta e Lukas Haas in Cash Out - I maghi del furto
John Travolta e Lukas Haas in Cash Out – I maghi del furto. Foto di © Saban Films

La trama di Cash Out – I maghi del furto

Cash Out – I maghi del furto segue le vicende di Mason Goddard (John Travolta), un carismatico e astuto ladro di banche, ormai prossimo al ritiro, che viene trascinato in un’ultima rapina ad alto rischio. Nonostante i dubbi iniziali, Mason accetta di tornare in azione per aiutare suo fratello Shawn (Lukas Haas), coinvolto in un colpo che si complica fin dai primi istanti. Il piano prevede di rapinare una banca ad alta sicurezza, ma presto emergono tensioni interne al gruppo e segnali che qualcosa – o qualcuno – potrebbe sabotare l’intera operazione.

La squadra è composta da figure eccentriche e specializzate, tra cui spiccano la determinata Amelia Decker (Kristin Davis), un’agente dell’FBI sulle tracce di Mason, l’hacker Link (Natali Yura) e Anton (Quavo), un membro del team con motivazioni ambigue. Mentre il piano si sviluppa, si alternano momenti di azione, suspense e doppi giochi, mantenendo lo spettatore in costante incertezza su chi sia davvero dalla parte di chi. Tra tecnologia, ingegno e una crescente tensione emotiva, il vero colpo potrebbe dunque non essere quello che si vede in superficie.

La spiegazione del finale e il sequel del film

Nel terzo atto, il piano ben orchestrato da Mason Goddard e suo fratello Shawn per rapinare una banca a Chicago precipita quando Mason scopre che Amelia Decker, sua ex e negoziatrice dell’FBI, lo tradisce. Mentre la tensione sale, appare un elicottero non registrato che li segue, rivelando che l’FBI – e forse gli organi militari – li hanno incastrati per ottenere una chiavetta preziosa contenente informazioni su Abel Salazar, un potente boss criminale. In una svolta drammatica, Mason decide d’impulso di ignorare Decker e attiva il piano B: con l’aiuto del team – tra cui Anton – cerca una via di fuga verso il fiume, fuggendo fino a seminare le autorità.

John Travolta e Kristin Davis in Cash Out - I maghi del furto
John Travolta e Kristin Davis in Cash Out – I maghi del furto. Foto di © Saban Films

Nel caos finale, Mason proclama a voce alta che il vero bottino non è il denaro, ma la chiavetta che incrimina Salazar. Nonostante siano circondati dal FBI, Mason negozia la sicurezza dei suoi alleati, sfruttando il timore verso il boss e guadagnando tempo per la fuga. Quando le forze speciali irrumpono, il gruppo sembra sacrificarsi: Mason e Link restano al loro posto, fingendo la morte nell’esplosione finale, mentre il resto della squadra evade e scompare sotto copertura della polizia. L’ultimo scena mostra però Mason insieme a suo fratello, ancora vivi e nascosti in una località isolata, pronti a vivere una nuova vita, con Amelia dimessasi dal suo ruolo che li raggiunge. 

Il finale sviluppa dunque forti temi morali: Mason, da ladro incallito, diventa un leader che protegge la sua famiglia e il suo team, dimostrando una lealtà che va oltre l’illegalità. Il colpo si trasforma così da rapina a missione di salvataggio – nei confronti del fratello e dell’ex compagna – mentre Mason utilizza la chiavetta come strumento di potere più che come merce di scambio. Il finto suicidio è una messa in scena strategica che annienta le credenziali legali degli inseguitori, alzando l’asticella sul compromesso morale tra inganno e sopravvivenza.

Inoltre, la presenza di Decker nei momenti finali suggerisce una riconsiderazione della fiducia e del sacrificio. Il tradimento si trasforma in spinta propulsiva, e Mason la integra nel suo nuovo microcosmo, suggerendo che vendetta e sentimento possono convivere in modo ambiguo. Questo finale prepara così il terreno per Cash Out 2: High Rollers (uscito nel 2025), il sequel diretto sempre da Randall Emmett e che vede la squadra di Mason coinvolta in un altro colpo – questa volta ai danni di un casinò – e sottoposta a nuove tensioni personali e criminali.

Nato il quattro luglio: la storia vera dietro il film con Tom Cruise

Nato il quattro luglio è un dramma biografico e di guerra del 1989 diretto da Oliver Stone, che prosegue idealmente il discorso critico sulla guerra del Vietnam già avviato con Platoon (1986). Il film appartiene al genere del film di guerra ma si distingue per il suo forte taglio autobiografico e politico, incentrandosi più sulle conseguenze del conflitto che sulla guerra stessa. È una storia di disillusione, patriottismo ferito e rinascita morale, che affronta temi come la disabilità, il senso di colpa e l’emarginazione sociale dei veterani. Con questo film, Stone firma uno dei suoi lavori più maturi, profondamente legato alla sua visione ideologica e personale della storia americana.

Protagonista assoluto è Tom Cruise, qui in una delle sue interpretazioni più intense e trasformative. L’attore si allontana dai ruoli glamour degli anni ’80 per incarnare Ron Kovic, un giovane patriota che parte volontario per il Vietnam e ne torna paralizzato, devastato non solo nel corpo ma soprattutto nell’anima. Cruise riesce a restituire tutte le sfumature del personaggio: l’entusiasmo ingenuo dell’adolescente, il trauma del reduce, la rabbia dell’attivista. La sua performance gli è valsa la nomination all’Oscar e ha segnato una svolta decisiva nella sua carriera, dimostrando il suo impegno in ruoli più drammatici e complessi.

Il film, come accennato, è tratto dall’omonima autobiografia scritta dallo stesso Ron Kovic, pubblicata nel 1976. La storia vera dell’ex marine statunitense è al centro del racconto, ed è proprio questo legame con la realtà storica e personale a dare al film una potenza emotiva particolare. Nel prosieguo dell’articolo, approfondiremo la biografia reale di Kovic, analizzando in che misura il film resta fedele agli eventi della sua vita e come Oliver Stone ha trasformato questa testimonianza in una potente denuncia cinematografica.

Tom Cruise in Nato il quattro luglio
Tom Cruise in Nato il quattro luglio

La trama di Nato il quattro luglio

Il film racconta la storia di Ron Kovic, un ragazzo nato proprio nel giorno in cui si festeggia l’Indipendenza degli Stati Uniti d’America. Credendo fortemente negli ideali americani egli, raggiunta la maggiore età, decide di arruolarsi nei Marines. Una volta diventato sergente, si ritrova però inviato in Vietnam e lì vede con i suoi occhi l’orrore del massacro di civili, compresi donne e bambini. La sua esperienza si conclude però quando rimane paralizzato alle gambe ed è costretto a tornare in patria. Qui intraprende una vita dissoluta, salvo poi diventare uno dei più convinti e accaniti sostenitori della pace, criticando quella guerra in cui tanto credeva.

Il libro di Ron Kovic e la storia vera dietro il film

La storia vera alla base di Nato il quattro luglio è quella di Ron Kovic, ex marine statunitense nato proprio il 4 luglio 1946, simbolicamente nel giorno dell’Indipendenza americana. Cresciuto in una famiglia patriottica e cattolica, Kovic aderì pienamente agli ideali nazionali e, influenzato dal mito dell’eroismo militare, decise di arruolarsi volontario nei Marines all’età di 18 anni. Venne inviato in Vietnam nel 1967, dove servì con convinzione e determinazione. Tuttavia, durante la sua seconda missione, nel gennaio 1968, fu gravemente ferito alla colonna vertebrale durante un’operazione militare, rimanendo paralizzato dalla vita in giù.

Dopo essere stato rimpatriato, Kovic affrontò un lungo e doloroso percorso di riabilitazione fisica e psicologica. I mesi trascorsi negli ospedali militari furono caratterizzati da condizioni sanitarie precarie, negligenza e profonda frustrazione. Al ritorno nella sua cittadina, trovò un Paese cambiato, dove i veterani venivano spesso ignorati o disprezzati. Questo senso di abbandono e di ingiustizia alimentò in lui una rabbia crescente, che lo portò gradualmente a rifiutare la retorica patriottica che lo aveva spinto a partire. Il trauma personale si trasformò così in una coscienza politica sempre più attiva.

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Tom Cruise in Nato il quattro luglio

Nel corso degli anni ’70, Kovic divenne una figura centrale del movimento pacifista americano. Partecipò a numerose manifestazioni contro la guerra, talvolta subendo arresti per disobbedienza civile. Fu anche tra i veterani che protestarono pubblicamente alla Convention Nazionale Repubblicana del 1972. Il suo attivismo culminò nella scrittura del libro Born on the Fourth of July, pubblicato nel 1976, in cui raccontò senza filtri la sua esperienza di soldato, reduce e militante. L’opera ebbe un forte impatto negli Stati Uniti, contribuendo a cambiare la percezione pubblica della guerra del Vietnam e dei veterani.

Nel presente, Ron Kovic continua ad essere una voce attiva contro la guerra e in difesa dei diritti dei disabili e dei veterani. Sebbene oggi viva in condizioni di salute fragili, non ha mai abbandonato l’impegno politico e civile. Ha collaborato a numerosi progetti documentari e ha continuato a scrivere e parlare in pubblico, raccontando la sua esperienza come strumento di consapevolezza. La sua figura resta simbolica per una generazione che ha dovuto affrontare la disillusione post-bellica e il bisogno di riscatto morale.

Il film di Oliver Stone segue con notevole fedeltà il libro autobiografico, soprattutto nei suoi passaggi più intimi e drammatici. Tuttavia, come ogni adattamento cinematografico, si prende alcune libertà narrative per rafforzare l’impatto emotivo e strutturare un arco narrativo coerente. Alcuni episodi vengono condensati o simbolicamente reinterpretati, ma il cuore della vicenda – la trasformazione di Kovic da patriota idealista a pacifista disilluso – resta intatto. La regia di Stone e l’interpretazione intensa di Cruise riescono a restituire la forza di una testimonianza vera, offrendo al pubblico un’opera che non solo rispetta il vissuto dell’uomo, ma lo amplifica attraverso il potere del cinema.

L’amore a domicilio: dal cast alle location, tutte le curiosità sul film

L’amore a domicilio è una commedia romantica italiana del 2020 diretta da Emiliano Corapi, che unisce il tono leggero della commedia sentimentale a spunti di riflessione più profondi legati alla libertà, alla fiducia e ai vincoli imposti dalla società. Il film si inserisce nel filone delle rom-com contemporanee italiane, ma lo fa con un’impostazione originale: racconta infatti una relazione sentimentale che nasce e si sviluppa in circostanze del tutto fuori dal comune, con una protagonista femminile costretta agli arresti domiciliari e un protagonista maschile che si lascia travolgere dall’attrazione e dalla curiosità.

Tra i temi affrontati troviamo l’imprevedibilità dell’amore, la difficoltà di lasciarsi andare quando si ha paura del futuro e la tensione costante tra desiderio e responsabilità. Il film riesce a toccare queste corde mantenendo però un tono brillante e vivace, grazie anche alla scrittura dei dialoghi e alla chimica tra i due attori principali. Così facendo si collega a diversi film italiani che esplorano le relazioni sentimentali in contesti quotidiani, come La finestra di fronte di Ferzan Özpetek e Scialla! di Francesco Bruni. Come questi titoli, affronta temi di solitudine, difficoltà di comunicazione e il desiderio di intimità in una società moderna e frenetica.

La storia mette infatti in luce le sfumature delle relazioni amorose, tra speranze, fragilità e imprevisti. Questa attenzione alla dimensione emotiva e sociale rende L’amore a domicilio parte di una tradizione italiana che racconta con delicatezza e profondità l’amore contemporaneo. Nel corso dell’articolo approfondiremo tutti gli aspetti principali del film: dalla trama al cast, passando per altre curiosità. Il film è infatti molto più di una semplice commedia romantica: è un racconto sull’amore come esperienza liberatoria anche quando si è, fisicamente o emotivamente, costretti in uno spazio ristretto.

Simone Liberati e Miriam Leone in L'amore a domicilio
Simone Liberati e Miriam Leone in L’amore a domicilio

La trama di L’amore a domicilio

La storia di L’amore a domicilio ruota attorno a Renato (Simone Liberati), un giovane assicuratore dalla vita ordinata e prudente, che si ritrova coinvolto in una situazione imprevista quando incontra Anna (Miriam Leone), una donna affascinante e misteriosa agli arresti domiciliari. Incuriosito dalla sua personalità forte e fuori dagli schemi, Renato inizia a frequentarla, attratto da un tipo di relazione che sembra offrire emozioni nuove ma al tempo stesso sicure, grazie ai limiti imposti dalla condizione di lei. Tuttavia, la complicità tra i due cresce e il legame si fa sempre più intenso, mettendo in discussione le certezze di Renato.

Il film segue l’evolversi di questa relazione nata in circostanze insolite, alternando momenti di leggerezza e romanticismo a riflessioni più profonde sull’amore, la libertà e la paura del cambiamento. Attorno ai protagonisti si muovono personaggi secondari che arricchiscono la narrazione, come Gabriele (Fabrizio Rongione), collega e amico di Renato, e Franco (Anna Ferruzzo), agente della polizia penitenziaria che sorveglia Anna. Il tono del film resta ironico e vivace, ma non rinuncia a scavare nella psicologia dei personaggi e nella natura paradossale dei loro desideri, rendendo L’amore a domicilio una commedia romantica originale e dal tocco delicatamente malinconico.

Il cast del film

I due protagonisti principali di L’amore a domicilio sono interpretati da Miriam Leone e Simone Liberati, due volti ormai noti del cinema e della televisione italiana. Miriam Leone veste i panni di Anna, una donna carismatica, imprevedibile e sensuale, costretta agli arresti domiciliari dopo una rapina. L’attrice, ex Miss Italia, è diventata negli anni un punto di riferimento del cinema italiano contemporaneo, affermandosi grazie a ruoli significativi in serie come 1992, 1993 e 1994, e in film come Il testimone invisibile e Diabolik, dove interpreta la celebre Eva Kant.

Miriam Leone in L'amore a domicilio
Miriam Leone in L’amore a domicilio

Simone Liberati interpreta invece Renato, un giovane impiegato assicurativo dalla vita apparentemente stabile ma priva di stimoli, che si ritrova completamente travolto dall’incontro con Anna. Liberati è emerso come uno degli attori più promettenti della sua generazione grazie a ruoli in film come Cuori puri di Roberto De Paolis e La profezia dell’armadillo, tratto dai fumetti di Zerocalcare. Ha inoltre recitato in serie televisive come A casa tutti bene – La serie, consolidando la sua presenza anche sul piccolo schermo. In questo film, interpreta con sensibilità e misura il percorso emotivo di un uomo che, per amore, è costretto a rimettere in discussione ogni certezza.

Le location di L’amore a domicilio

L’amore a domicilio è stato girato prevalentemente a Roma, città che fa da sfondo alla vicenda con discrezione ma grande riconoscibilità. Le riprese si concentrano soprattutto in ambienti interni, come l’appartamento di Anna, dove si sviluppa gran parte della storia e che diventa un microcosmo emotivo e narrativo. Tuttavia, alcune scene in esterni mostrano quartieri residenziali e scorci urbani meno turistici, contribuendo a restituire una Roma quotidiana e autentica. La città non è mai protagonista, ma agisce come un contenitore silenzioso che riflette la condizione dei personaggi, tra desiderio di evasione e senso di costrizione.

Il trailer di L’amore a domicilio e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di L’amore a domicilio grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Apple iTunes, Prime Video e Rai Play. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 2 luglio alle ore 21:30 sul canale Rai 1.

Odissea: il poster italiano del film di Christopher Nolan

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Odissea: il poster italiano del film di Christopher Nolan

Universal Pictures ha diffuso il primo poster ufficiale del prossimo film di Christopher Nolan, atteso al cinema il 16 luglio 2026. Una versione di questo poster era circolata in rete già negli scorsi giorni in via non ufficiale, ma ora è stato confermato come è stato anche confermato che il titolo italiano sarà Odissea. Qui di seguito, ecco il post con il poster in versione italiana:

LEGGI ANCHE: Odissea: il primo trailer trapelato on-line. Ecco una descrizione

Quello che sappiamo sul film Odissea di Christopher Nolan

Il film vanta un ricco cast composto da Matt Damon, Tom Holland, Anne Hathaway, Zendaya, Lupita Nyong’o, Robert Pattinson, Charlize Theron, Jon Bernthal, Benny Safdie, John Leguizamo, Elliot Page, Himesh Patel, Mia Goth e Corey Hawkins. Per quanto riguarda la trama, questa segue Odisseo, il leggendario re greco di Itaca, nel suo pericoloso viaggio di ritorno a casa dopo la guerra di Troia. La narrazione descrive i suoi incontri con esseri mitici come il ciclope Polifemo, le sirene e la maga Circe, culminando nel suo tanto atteso ricongiungimento con la moglie Penelope.

Ad oggi sappiamo unicamente che Matt Damon interpreta Odisseo, mentre Tom Holland è suo figlio Telemaco e Charlize Theron è la Maga Circe. L’identità dei personaggi degli altri interpreti è ad oggi segreta. Sappiamo inoltre che Nolan ha girato il film interamente in formato IMAX, avvalendosi di nuove tecnologie realizzate appositamente per Odissea. Il regista ha inoltre limitato quanto più possibile l’uso di CGI, con l’obiettivo di ricreare quanto più possibile in modo pratico l’epico mondo descritto da Omero con il suo poema epico.

Il film sarà distribuito al cinema da Universal Pictures dal 16 luglio 2026.

Dangerous Animals: il trailer e il poster del film

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Dangerous Animals: il trailer e il poster del film

Midnight Factory, etichetta di Plaion Pictures, e Blue Swan Entertainment sono liete di annunciare l’uscita nei cinema italiani dal 20 agosto di Dangerous Animals, il nuovo disturbante incubo firmato Sean Byrne (The Loved Ones, The Devil’s Candy).

Dopo il successo di Longlegs, gli stessi produttori tornano a esplorare l’oscurità della mente umana con un film che affonda le sue radici nel thriller psicologico più perverso, unendo l’horror degli shark movies a quello del sadismo umano, dove l’oceano australiano è sfondo perfetto per una macabra messa in scena.

Nel trailer ufficiale, Zephyr (Hassie Harrison, volto di Laramie nella serie Yellowstone) è una giovane surfista in fuga da se stessa e dalle relazioni, che trova un’apparente evasione tra le onde australiane e in un’avventura notturna con un ragazzo del luogo, Moses (Josh Heuston, visto in Dune: Prophecy e Thor: Love and Thunder). Ma ciò che l’attende è un incubo oltre ogni immaginazione. Mentre si prepara a ripartire, Zephyr viene rapita da Tucker (il Jai Courtney di Terminator: Genisys, Die Hard – Un buon giorno per morire, The Suicide Squad), un serial killer metodico, fanatico e con un’ossessione per il cinema dell’orrore, che accompagna turisti ignari in elettrizzanti tour fra gli squali. Una volta al largo, la maschera cade e la sua barca si trasforma in prigione galleggiante e set di morte, lasciando dietro di sé una scia di sangue (come ben mostra il poster italiano). Il suo scopo? Filmare donne mentre vengono sbranate vive dagli squali, realizzando così personalissimi snuff movies da vedere e rivedere per soddisfare il suo folle piacere voyeuristico. Riuscirà Zephyr ad avere la meglio sul suo carnefice o sarà l’ennesima preda sacrificata agli abissi?

Dangerous Animals è un horror acuto e destabilizzante attraverso un viaggio nel terrore e nell’ossessione che può generare la mente umana, dove è l’uomo – spinto al limite dei suoi istinti più perversi – a trasformarsi nel predatore più temibile e crudele. Il concept disturbante quanto originale offre una nuova rivisitazione degli shark movies, scardinando lo stereotipo del ruolo dello squalo, qui arma e strumento di morte nelle mani di un assassino ancor più feroce dello spaventoso cacciatore marino.

Dangerous Animals è nei cinema dal 20 agosto con Midnight Factory e Blue Swan Entertainment per un’estate di puro brivido.

La trama di Dangerous Animals

Zephyr, giovane surfista ribelle, viene rapita da un misterioso serial killer che la trascina a bordo della sua barca, al largo nell’oceano. Ferita e senza via di fuga, scopre presto che il suo aguzzino non è un semplice assassino: sta preparando un macabro rituale per gli squali affamati che nuotano sotto di loro. Con il tempo che scorre inesorabile, Zephyr dovrà tramutare la sua paura in forza per affrontare il predatore più pericoloso al mondo: l’uomo.

Casa in Fiamme, il trailer del film in sala dal 17 luglio

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Casa in Fiamme, il trailer del film in sala dal 17 luglio

Movie Inspired ha diffuso il trailer di Casa in Fiamme, il nuovo film di Dani de la Orden che arriva nelle nostre sale il 17 luglio.

Cosa sappiamo di Casa in Fiamme

  • Titolo originale: Casa en llamas
  • Regia: Dani de la Orden
  • Con: Emma Vilarasau, Enric Auquer, Maria Rodriguez Soto
  • Nazione: Spagna
  • Durata: 105 min
  • Data d’uscita: 17 luglio 2025

La trama di Casa in Fiamme

Montse è molto emozionata perché sta per trascorrere un fine settimana con tutta la famiglia nella sua casa di Cadaqués, sulla Costa Brava. È divorziata da diverso tempo, il suo ex ha una nuova compagna, i suoi figli sono cresciuti e vivono la loro vita senza prestarle alcuna attenzione.

Ma niente e nessuno potrà rovinare l’umore di Montse: ha aspettato questo momento troppo a lungo, lo ha sognato troppo a lungo. Questo fine settimana sarà un fine settimana ideale… anche se dovrà bruciare tutto per fare in modo che lo sia.

Creuza de Mà – Musica per Cinema: dal 23 al 27 luglio a Carloforte

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L’estate festivaliera in Sardegna tra musica e cinema si accende con Creuza de Mà – Musica per Cinema, il festival ideato e diretto dal regista Gianfranco Cabiddu e organizzato dall’associazione culturale Backstage. La diciannovesima edizione si terrà dal 23 al 27 luglio a Carloforte, incantevole borgo dal fascino unico, situato nel sud della Sardegna sull’isola di San Pietro.

Anche quest’anno Creuza de Mà conferma la sua vocazione a intrecciare profondamente musica e cinema, in un dialogo costante tra suoni e immagini che si traduce in un’unione armoniosa e necessaria che il Festival declina nei suoi vari aspetti e formati: cinema di finzione, documentari, film d’archivio sonorizzati dal vivo, cortometraggi… Tra i momenti più attesi, spiccano il doppio omaggio a Berlinguer con il cinema di Andrea Segre e le note di Massimo Zamboni, le suggestive sonorità di Round Midnight con la pianista Rita Marcotulli, e l’emozionante concerto per arpa di Marcella Carboni: solo alcune delle esperienze imperdibili che animeranno l’isola di San Pietro.

Come ogni anno, accanto al ricco programma di proiezioni, concerti e incontri con gli ospiti, Creuza de Mà si conferma anche come spazio di crescita e confronto sulla musica e suono applicato al cinema, per le nuove generazioni di artisti. Come di consueto il festival sarà anche l’occasione per Campus – musica e suono per il cinema e per l’audiovisivo, parte integrante del festival sin dal 2017 con la  SummerSchool per registi e giovani compositori, che da allora è diventata la colonna portante di Creuza de Mà. Un percorso di alta formazione che riconnette tutti gli elementi della filiera del suono per il cinema e gli audiovisivi. A Carloforte si studia, si impara, si crea: un’opportunità concreta e unica per le ragazze e i ragazzi di tutta Italia. Oltre alle masterclass e agli incontri con i maestri, il Campus offre l’opportunità di assistere alla proiezione dei cortometraggi realizzati dagli studenti del CSC nell’ambito del progetto, testimoniando il valore formativo e creativo di questo percorso.

L’incontro tra il progetto CAMPUS – Musica e suono per il cinema e il festival Creuza de Mà rappresenta un momento fondamentale per la crescita culturale e professionale del nostro territorio. Un’unione che celebra la musica per il cinema non solo come linguaggio artistico, ma come strumento formativo e visione strategica. Come Sardegna Film Commission crediamo fortemente in questa visione. Un sogno e una rotta che parlano la lingua della qualità, del talento, della Sardegna come luogo di produzione culturale d’eccellenza. È lungo questa “Creuza de Mà” che immaginiamo il futuro del nostro cinema” dichiara Matteo Frate, Direttore Fondazione Sardegna Film Commission.

Sempre nell’ottica del rapporto tra musica e cinema tra i titoli più amati dalla critica e dal pubblico nella recente stagione cinematografica, sarà presentato a Carloforte Berlinguer – La grande ambizione, ultimo film di Andrea Segre con la straordinaria colonna sonora di Iosonouncane, al secolo Jacopo Incani talentuoso compositore originario di Buggerru ma da anni operante a livello nazionale e internazionale. Pluricandidato ai David di Donatello, con 2 vittorie, e ai Nastri d’Argento, Berlinguer – La grande ambizione è un racconto di Enrico Berlinguer tra pubblico e privato che ripercorre il periodo dal 1973 al 1978, fino al celebre discorso alla Festa Nazionale dell’Unità a Genova.  A presentare il film sarà Andrea Segre, che incontrerà il pubblico del festival per raccontare il suo cinema e il suo rapporto con la musica.

Iosonouncane firma anche la colonna sonora di un altro titolo in programma: Lirica Ucraina, documentario di Francesca Mannocchi recentemente premiato ai David di Donatello. Francesca Mannocchi, tra le migliori corrispondenti di guerra in Europa, porta lo spettatore nelle zone del conflitto attraverso le storie dei sopravvissuti.

Tra i film in programma anche Musicanti con la Pianola, documentario di Matteo Malatesta dedicato a due pietre miliari della musica per cinema nel nostro paese come Pivio Aldo De Scalzi. I due compositori, presenze consolidate del festival, tornano anche quest’anno a Creuza de Mà in questa nuova veste, protagonisti di un film dedicato alla loro vita e carriera, raccontati attraverso le testimonianze dei tanti registi con cui hanno lavorato tra cui Ferzan Ozpetek, Enzo Monteleone, Alessandro Gassmann e i Manetti bros. Ad arricchire il programma, la proiezione di Vangelo secondo Maria per la regia di Paolo Zucca, che presenterà il film insieme all’autore delle musiche Fabio Massimo Capogrosso e alla produttrice Francesca Cima.

Evento speciale di questa edizione, dedicato alla memoria di Enrico Berlinguer, sarà il cine-concerto di Massimo Zamboni, chitarrista dei CCCP – Fedeli alla Linea, con la proiezione di Arrivederci, Berlinguer!. Il film di Michele Mellara e Alessandro Rossi, realizzato con materiali d’archivio provenienti dal documentario L’addio a Enrico Berlinguer girato durante i funerali del segretario del PCI da numerosi registi italiani tra cui Scola, Pontecorvo, Rosi, Maselli, prende vita grazie alla colonna sonora eseguita dal vivo da Massimo Zamboni, trasformandosi in un coinvolgente cine-concerto.

Tra i momenti clou del festival tornano gli attesissimi live, tra cui l’imperdibile concerto al tramonto, che  quest’anno si terrà in una nuova location del festival: l’Ex Stabilimento Tonnare di Porto Paglia, luogo di grande valore storico per l’isola e simbolo della sua storia e profonda connessione con il mare. Per l’occasione, questo spazio straordinario aprirà le sue porte alla comunità e al pubblico del festival, ospitando il suggestivo concerto per arpa di Marcella Carboni.

E poi ancora Rita Marcotulli che porterà la sua musica al Giardino di Note in un suggestivo live che unisce composizioni originali e improvvisazione, con omaggi al cinema e a grandi autori della musica italiana come Domenico Modugno e Pino Daniele, il vj set di Max Viale e il Concerto Musiche da Film, apertura del festival nella piazza centrale, con inedite partiture arrangiate per banda da Pivio e Pasquale Catalano eseguite dalla Banda Musicale di Carloforte.

A chiudere la diciannovesima edizione sarà il consolidato appuntamento realizzato in collaborazione con Carloforte Music Festival, con il concerto di Anna Tifu e Romeo Scaccia. Accompagnati dalla Carloforte Festival Orchestra, diretta da Alevtina Ioffe, la celebre violinista insieme al pianista e compositore daranno vita a un suggestivo viaggio musicale tra la romantica Serenata di Čajkovskij e l’intensità cinematografica del tango. Un incontro tra Europa e Sudamerica che celebra la forza evocativa della musica come linguaggio universale.

Nell’ambito del progetto Campus saranno proiettati i cortometraggi degli allievi diplomati Centro Sperimentale di Cinematografia, musicati nell’ambito del progetto Campus 2023/24. Sarà inoltre assegnato il Premio Giovani Compositori musica per cinema ad honorem intitolato ad Alessandro Speranza, giovane compositore prematuramente scomparso.

Batman e il suo costume blu e grigio: lo vedremo mai al cinema?

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Batman e il suo costume blu e grigio: lo vedremo mai al cinema?

Molti fan hanno il desiderio che Batman possa comparire sullo schermo con addosso il suo costume blu e grigio. Potremmo finalmente vedere il Cavaliere Oscuro indossare questo costume nel DCU?

Abbiamo visto diversi costumi di Batman sul grande schermo nel corso degli anni, e mentre alcuni si sono ispirati al look classico di Batman (il Cavaliere Oscuro del DCEU di Ben Affleck è stato probabilmente quello che si è avvicinato di più al design, se non alla combinazione di colori) dei fumetti, non vedevamo il costume blu e grigio in un film dal vivo dai tempi della serie TV di Adam West degli anni ’60.

Mentre molti fan ritengono che questo costume sembrerebbe un po’ troppo cartoonesco, altri credono che potrebbe funzionare, soprattutto nel DCU meno realistico e più vicino ai fumetti che presto vedremo in Superman. Al regista e co-CEO dei DC Studios, James Gunn, è stato chiesto del costume durante un’intervista con CBR e, sebbene sembri aperto all’idea, non sembra che abbia ancora preso in considerazione il nuovo Bat-costume, il che non sorprende visto che non hanno ancora scelto il cast per il ruolo.

Diremmo che Gunn è abbastanza fan da poter almeno pensare al costume blu e grigio, e ci sono buone probabilità che si allontani quantomeno dall’aspetto corazzato e militarizzato di alcuni costumi precedenti.

Probabilmente ci vorrà un po’ di tempo prima di scoprirlo con certezza, ma fateci sapere cosa pensate all’idea che Batman del DCU indossi il costume blu e grigio nei commenti.

Intanto preparatevi ad accoglie invece Superman sul grande schermo, a partire dal 9 luglio con Warner Bros.

Jonathan Bailey: 10 cose che forse non sai sull’attore

Jonathan Bailey: 10 cose che forse non sai sull’attore

Popolare grazie ad alcune celebri serie TV, l’attore Jonathan Bailey è di recente tornato sulla cresta dell’onda grazie alla serie Bridgerton, tra le più popolari su Netflix. Bailey si è però negli anni distinto grazie ad innumerevoli ruoli, grazie ai quali ha potuto dar prova delle varie sfumature del suo talento. Le sorprese che questo attore può riservare sembrano dunque ancora molte.

Ecco 10 cose che forse non sai di Jonathan Bailey.

I film e i programmi TV di Jonathan Bailey

1. È celebre per alcune serie TV. L’attore si è fatto conoscere grazie alla sua partecipazione ad alcune serie di particolare successo. Negli anni ha infatti preso parte a titoli come Baddiel’s Syndrome (2001), The Golden Hour (2005), Doctors (2007), Metropolitan Police (2008), Lewis (2010) e Leonardo (2011-2012), con cui ottiene una prima popolarità. In seguito ha recitato in titoli di particolare successo come Groove High (2012-2013), Broadchurch (2013), Doctor Who (2014), W1A (2014-2017), Crashing (2016) e Le avventure di Hooten & the Lady (2016). Nel 2018 ha invece preso parte ad alcuni episodi della serie Jack Ryan (2018), mentre dal 2020 al 2024 è tra i protagonisti di BridgertonNel 2023 ha poi recitato nella serie Compagni di viaggio.

2. Ha recitato in alcuni film. Oltre ad aver preso parte a produzioni televisive, l’attore ha negli anni avuto modo di recitare anche in alcuni film per il cinema. Il primo di questi risale al 2004 ed è 5 bambini & It. Successivamente ha recitato in Elizabeth: The Golden Age (2007), St. Trinian’s (2007) e Permanent Vacation (2007). Tra i suoi ultimi film si annoverano invece Testament of Youth (2014), Il mistero di Donald C. (2018) e Best Birthday Ever (2021). Nel 2024 recita in Wicked, mentre nel 2025 è in Jurassic World – La rinascita e Wicked – Parte 2.

3. Ha svolto anche il ruolo di doppiatore. Di recente Bailey ha avuto modo di cimentarsi anche nel doppiaggio, specialmente in quello di alcuni popolari videogiochi. Ha infatti dato voce a Gunther in Anthem (2018) e a Crystal Exarch in Final Fantasy XIV: Shadowbringers (2019). Ha poi doppiato invece G’raha Tia in Final Fantasy XIV: Endwalker (2021), mentre prossimamente darà voce a Aaron Seetow in Squadron 42.

Jonathan Bailey Bridgerton

Jonathan Bailey è su Instagram

4. Ha un account sul celebre social. L’attore ha deciso di aprire un proprio account ufficiale su questo social che è oggi seguito da qualcosa come 1,5 milioni di persone. La sua bacheca, con quasi 200 post, lo vede protagonista di momenti lavorativi, con retroscena e curiosità dai set su cui è stato. Di tanto in tanto è solito pubblicare anche qualche post relativo a momenti di svago, in compagnia di amici o di luoghi visitati. Seguendolo si può dunque rimanere aggiornati sulle sue attività.

Jonathan Bailey in Bridgerton

5. Si era presentato per un altro personaggio. Se nella prima stagione era l’attore Regé-Jean Page il protagonista della serie, a partire dalla seconda questo ruolo spetta ora a Bailey, che assume i panni del personaggio Anthony Bridgerton. Inizialmente Bailey aveva sostenuto un provino per il ruolo di Simon Basset, il Duca di Hastings, nella prima stagione. Tuttavia, dopo una discussione con i produttori, è emerso che il personaggio di Anthony Bridgerton sarebbe stato più adatto a lui. Questa scelta si è rivelata vincente, poiché Bailey ha saputo dare al Visconte una profondità emotiva che ha conquistato il pubblico.

Jonathan Bailey in Broadchurch

6. Ha avuto un ruolo ricorrente nella serie. Nella popolare serie Broadchurch, andata in onda dal 2013 al 2017, l’attore ha interpretato il personaggio di Oliver Stevens nella prima e nella seconda stagione. Oliver è un giovane reporter del giornale locale, il Broadchurch Echo, nonché il nipote di Ellie Miller, la protagonista femminile interpretata da Olivia Colman. Dopo essere stato una figura ricorrente nella serie, Bailey non ha però ripreso il ruolo a partire dalla terza stagione.

Scarlett Johansson è Zora Bennett, Mahershala Ali è Duncan Kincaid e Jonathan Bailey è il Dr. Henry Loomis in JURASSIC WORLD – LA RINASCITA, diretto da Gareth Edwards. © Universal Studios. All Rights Reserved.

Jonathan Bailey in Wicked

7. Si è esercitato nella danza. Per la sua interpretazione in Wicked del ruolo di Fiyero, l’attore si è preparato con lezioni di danza intensiva per padroneggiare le coreografie complesse del musical. Bailey ha raccontato in alcune interviste che, pur avendo esperienza teatrale, affrontare le sfide fisiche di Wicked è stato impegnativo, ma fondamentale per incarnare al meglio il carisma e la leggerezza del personaggio. Questo sforzo ha contribuito a rendere la sua performance autentica e dinamica, catturando lo spirito del musical originale e conquistando il pubblico sia sul grande schermo sia in eventuali spettacoli dal vivo.

 

Jonathan Bailey ha interpretato Leonardo Da Vinci

8. Ha interpretato il celebre inventore e artista. Nel 2011 la BBC ha trasmesso in televisione la serie Leonardo, un racconto non propriamente fedele dell’attività del giovane Leonardo Da Vinci, mentre cerca di affermarsi come pittore e inventore. Bailey ha ricoperto il ruolo per ben 26 episodi, raccontando di essersi preparato approfondendo quanto più possibile la vita di Leonardo, specialmente nei suoi aspetti meno noti ai più. Fu proprio questo ruolo a conferirgli una prima notorietà.

Jonathan Bailey è fidanzato?

9. Ha fatto coming out. Jonathan Bailey è dichiaratamente gay e mantiene una vita privata molto riservata. Nel dicembre 2023 ha confermato di essere in una relazione con un “uomo delizioso”, senza però rivelarne l’identità. Ha sottolineato l’importanza di mantenere la propria vita personale lontano dai riflettori, affermando che “non è un segreto, ma è privato”. In un’intervista con British Vogue nel dicembre 2024, ha espresso il desiderio di diventare padre in futuro, considerando la co-genitorialità come una possibilità, sia con un uomo che con una donna. Attualmente, però, non ha figli e non ha più rivelato dettagli sulla sua situazione sentimentale attuale.

L’età e l’altezza di Jonathan Bailey

10. Jonathan Bailey è nato il 25 aprile del 1988 a Wallingford, Inghilterra. L’attore è alto complessivamente 1.80 metri.

Fonte: IMDb

Ironheart: il finale include uno sguardo rapidissimo alla versione fedele ai fumetti di QUEL personaggio

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ATTENZIONE! SPOILER SUL FINALE DI STAGIONE DI IRONHEART

Nel finale di stagione di Ironheart, viene rivelato che Parker Robbins ha acquisito “The Hood” da Mefisto (Sacha Baron Cohen), il diavolo del MCU. I Marvel Studios hanno già toccato il tema del soprannaturale in passato, ma questa serie potrebbe inaugurare una nuova era di narrazione horror nella prossima fase del franchise.

Per quanto riguarda Riri Williams (Dominique Thorne), anche lei stringe un patto con il diavolo (per saperne di più), ma avete colto quell’inquadratura sfuggente che mostra la vera forma di Mefisto? Guardate attentamente a partire dal minuti 27.45 del finale di stagione di Ironheart!

Sacha Baron Cohen interpreta il cattivo come un “umano”, ma c’è un breve riflesso del suo volto demoniaco, con un make up fedele ai fumetti, in un cucchiaio. Ha la pelle rossa, gli occhi bianchi e quelli che sembrano essere dei denti piuttosto affilati. A giudicare da questa anticipazione, è un vero peccato non aver potuto vedere Mefisto in tutto il suo splendore.

È un efficace assaggio di ciò che potrebbe aspettarci in futuro, e scommettiamo che un futuro progetto MCU come i tanto chiacchierati Midnight Sons e Ghost Rider rivelerà appieno cosa si cela dietro quel volto umano.

Cohen fa un lavoro fantastico nei panni di Mefisto e si vociferava che avrebbe interpretato il personaggio per la prima volta quando Ironheart era in produzione. Ciò significa che sono passati almeno tre anni da quando ha girato queste scene, e ora resta da vedere quando e dove tornerà.

Mahershala Ali: 10 cose che forse non sai dell’attore

Mahershala Ali: 10 cose che forse non sai dell’attore

Mahershala Ali è uno di quegli attori che si è fatto una bella gavetta per trovarsi dove è ora. Dopo aver partecipato a qualche serie televisiva di successo, in ruoli prevalentemente minori, ha debuttato al cinema nel 2008 grazie a Il curioso caso di Benjamin Button. Da quel film in poi la sua carriera non si è più fermata, vincendo anche un Oscar al Miglior attore non protagonista per Moonlight e diventando uno degli interpreti più richiesti del momento.

I film e le serie TV di Mahershala Ali

1. Ha recitato in noti film. Il debutto cinematografico dell’attore avviene nel 2008, con un ruolo marginale nel film di David Fincher Il curioso caso di Benjamin Button. Da questo film in poi la sua carriera è tutta in ascesa: entra nel cast di Crossing Over (2009), Predators (2010), Come un tuono (2012) e in quello degli ultimi due film della saga di Hunger Games, ovvero Il canto della rivolta – Parte 1 (2014) e Parte 2 (2015). Nel 2016 recita in Free State of Jones e in Moonlight, consacrandosi grazie a quest’ultimo. Successivamente recita in Il diritto di contare (2016), Green Book (2018) e Alita – Angelo della battaglia (2019). Ha poi recitato in Il canto del cigno (2021), Il mondo dietro di te (2023) e Jurassic World – La rinascita (2025), con Scarlett Johansson.

2. Mahershala Ali e il legame con le serie tv. Mahershala Ali ha iniziato la sua carriera grazie alla televisione: infatti, la sua prima apparizione avviene nella serie Crossing Jordan (2001-2002), per poi continuare nel mondo delle serie con Codice Matrix (2003-2004), 4400 (2004-2007) e Lie To Me (2009). Parallelamente alla sua carriera cinematografica, Ali ha poi continuato a recitare in diverse serie tv, come Treme (2011-2012), Alcatraz (2012), Alphas (2011-2012), House of Cards – Gli intrighi del potere (2013-2016) e Marvel’s Luke Cage (2016). Nel 2019 interpreta il protagonista della terza stagione di True Detective, Wayne Hays. Nel 2020 è invece Sheikh Malik in Ramy.

Mahershala Ali in Hunger Games

3. Ha recitato nella celebre saga. Tra i primi ruoli cinematografici importanti di Ali si annovera anche quello da lui avuto negli ultimi due capitoli della saga di Hunger Games. In questi egli ha interpretato Boggs, secondo in comando del presidente Coin, il quale diviene poi il protettore di Katniss nel momento in cui questa assume il ruolo di Ghiandaia Imitatrice, simbolo della rivoluzione. È stato proprio grazie a questo ruolo che Ali ha potuto dimostrare la sua bravura come interprete, ottenendo poi sempre più attenzioni.

mahershala ali
Mahershala Ali in Moonlight

Mahersla Ali in Moonlight

4. È stato scelto per una precisa capacità.In questo film, scritto e diretto da Barry Jenkins, Ali ha interpretato il personaggio di Juan, uno spacciatore che prende a cuore Chiron, bambino tormentato che vive con una madre tossicodipendente. Il regista conosceva Ali solo per la sua interpretazione in House of Cards prima di scritturarlo per questo ruolo. “Fin dal nostro primo incontro ha capito la dualità del personaggio che avrebbe interpretato, qualcuno capace di grazia, premurosità e gentilezza, ma anche di scendere in luoghi molto oscuri”, ha dichiarato Jenkins.

Mahershala Ali non suona il piano in Green Book

5. Mahershala Ali ha dovuto imparare a comportarsi come un pianista. Per il film Green Book, in cui Ali interpreta Don Shirley, un pianista afromericano che sarà seguito nel suo tour per gli Stati Uniti dall’italoamericano Tony Lip (interpretato da Viggo Mortensen), Ali ha lavorato per alcuni mesi con Kris Bowers, che è anche l’autore della colonna sonora del film. Pur non essendo lui davvero a suonare la musica del film, Ali ha voluto imparare l’atteggiamento giusto per un pianista, il modo corretto di stare seduto al piano, e come comportarsi con lo strumento. In 3 mesi, Ali ha imparato la postura e la coreografia delle melodie da suonare.

Mahershala Ali in True Detective

6. Il personaggio è stato riscritto appositamente per lui. Il ruolo del detective Wayne Hays era inizialmente scritto per un attore bianco. Ali, dopo aver letto i primi episodi, ha deciso di proporsi come protagonista, convinto che la storia ne avrebbe guadagnato. Per convincere l’ideatore Nic Pizzolatto, gli ha inviato delle foto di suo nonno, che negli anni ’60 e ’70 era stato un agente di polizia in California, dimostrando che figure nere esistevano anche in quel contesto. Pizzolatto ha accettato la proposta, riscrivendo il personaggio per adattarlo alla nuova visione.

Mahershala Ali sarà Blade per il MCU

7. Interpreterà il vampiro della Marvel. Tra la fine degli anni Novanta e i primi del Duemila è stata realizzata una trilogia cinematografica dedicata al vampiro Blade, appartenente all’universo della Marvel. Il personaggio, interpretato da Wesley Snipes, è stato uno dei primi supereroi ad ottenere un buon successo sul grande schermo. A circa vent’anni di distanza, Blade è ora pronto a tornare al cinema con un nuovo film che lo farà ufficialmente entrare a far parte del Marvel Cinematic Universe. Ad interpretarlo ci sarà proprio Ali, giudicato dai fan come la scelta perfetta per il ruolo.

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Mahershala Ali in Green Book

 

Mahershala Ali è un due volte premio Oscar

8. Mahershala Ali ha vinto due Oscar. Nel 2016, Ali è stato lodato per la sua interpretazione in Moonlight. Per questa sua performance, l’attore è stato candidato a numerosi premi, tra cui gli Oscar. A questi ultimi ha poi vinto come Miglior Attore non Protagonista, risultando anche il primo musulmano a vincere l’ambita statuetta. Nel 2018 Ali ha poi ottenuto un secondo Oscar, nella medesima categoria, per Green Book. Questo secondo riconoscimento lo ha portato ad entrare nel più ristretto gruppo di interpreti che hanno vinto per due volte la statuetta.

La moglie di Mahershala Ali

9. Mahershala Ali è sposato ed è padre di una figlia. Maheshala Ali ha una relazione con Amatus Sami-Karim, un’artista e compositrice. I due si sono conosciuti mentre frequentavano la New York University e si sono sposati nel 2013. La coppia ha poi avuto la loro prima figlia il 22 febbraio del 2017, giusto qualche giorno prima che l’attore conquistasse il suo primo Oscar. Mahershala e sua moglie non sono poi soliti condividere dettagli sulla loro vita privata, preferendo tenere questa lontana dai riflettori.

L’età e l’altezza di Mahershala Ali

10. Mahershala Ali è nato il 16 febbraio del 1974 a Oakland, in California, Stati Uniti. L’attore è alto complessivamente 1.88 metri.

Fonti: IMDb, Biography

The Sandman Stagione 2: Sogno ha un messaggio per Lucifero in una nuova clip

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I primi sei episodi di The Sandman Stagione 2 arrivano domani e Netflix ha pubblicato due nuove clip, una delle quali presenta il ritorno di Gwendoline Christie nei panni di Lucifero. La prima introduce l’inevitabile confronto tra Sogno e Lucifero, mentre Caino consegna un messaggio al sovrano dell’Inferno: Morfeo sta tornando negli inferi per liberare Nada, con o senza permesso.

Abbiamo anche una breve anteprima di una scena di “Brief Lives“, in cui Delirio fa visita al fratello maggiore nella speranza di convincerlo ad aiutarla a cercare un altro membro della famiglia degli Eterni che ha abbandonato la sua posizione molti anni fa, Distruzione.

La trama di The Sandman Stagione 2

Una sinossi aggiornata recita: “Dopo un fatidico ricongiungimento con la sua famiglia, Sogno degli Eterni (Tom Sturridge) deve affrontare una decisione impossibile dopo l’altra mentre cerca di salvare se stesso, il suo regno e il mondo della veglia dalle epiche conseguenze delle sue malefatte passate. Per fare ammenda, Sogno deve confrontarsi con amici e nemici di lunga data, divinità, mostri e mortali. Ma il cammino verso il perdono è pieno di colpi di scena inaspettati, e la vera assoluzione potrebbe costargli tutto. Basata sull’amata e pluripremiata serie di fumetti DC, la seconda stagione di “The Sandman” racconterà l’arco narrativo di Sogno per intero fino alla sua emozionante conclusione”.

La seconda stagione vede protagonisti Tom Sturridge, Kirby Howell-Baptiste, Mason Alexander Park, Donna Preston, Esmé Creed-Miles, Adrian Lester, Barry Sloane, Patton Oswalt, Vivienne Acheampong, Gwendoline Christie, Jenna Coleman, Ferdinand Kingsley, Stephen Fry, Asim Chaudhry, Sanjeev Bhaskar, Razane Jammal, Ruairi O’Connor, Freddie Fox, Clive Russell, Laurence O’Fuarain, Ann Skelly, Douglas Booth, Jack Gleeson, Indya Moore e Steve Coogan.

Street Fighter: il cast prende forma e assomiglia molto al gioco!

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In quella che dev’essere l’aggiunta più sorprendente al film live-action di Street Fighter, la star di The Suicide Squad, David Dastmalchian, si è unito al cast nel ruolo del cattivo principale, il formidabile M. Bison!

L’attore è diventato un pilastro del cinema e della televisione grazie a memorabili ruoli secondari, ma questo segnerà il suo ruolo più importante fino ad oggi. Dastmalchian è apparso di recente in The Life of Chuck e ha ricevuto ampi elogi per il suo lavoro in Late Night with the Devil. Gli appassionati di fumetti lo conosceranno soprattutto per aver interpretato Kurt nella serie Ant-Man e l’Uomo a Pois in The Suicide Squad. Ha anche doppiato diversi personaggi DC, tra cui Calendar Man e il Pinguino, e ha interpretato Abra Kadabra in The Flash.

I prossimi impegni di Dastmalchian sono Dexter: Resurrection e la seconda stagione della serie di successo Netflix One Piece, dove interpreterà il malvagio Mr. 3.

Tornando a M. Bison, è il principale antagonista della serie di videogiochi Street Fighter. Il tirannico leader dell’organizzazione criminale Shadaloo, desideroso di dominare il mondo, Bison esercita il suo potere psicotico, un’energia oscura che aumenta la sua forza e gli permette di controllare la mente.

David Dastmalchian filmDeadline (tramite GameFragger.com) ha rivelato che David Dastmalchian si è unito al cast del film live-action di Street Fighter della Legendary Entertainment nel ruolo del cattivo principale, M. Bison. Segue a ruota anche un altro annuncio di casting, Nexus Point News che riporta che Cody Rhodes, il wrestler statunitense sotto contratto con la WWE, è ora in trattative per interpretare Guile.

È stato poi recentemente confermato che la superstar della WWE Roman Reigns interpreterà il malvagio Akuma nel prossimo film di Street Fighter della Legendary Entertainment.

A completare il cast ci sono Andrew Koji nei panni di Ryu, Noah Centineo nei panni di Ken, Callina Liang nei panni di Chun-Li, 50 Cent nei panni di Balrog, Jason Momoa nei panni di Blanka e Orville Peck nei panni di Vega. Kitao Sakurai (Bad Trip) dirige il film da una sceneggiatura di Dalan Musson (Captain America: Brave New World).

Dal lancio di Street Fighter nel 1987, la serie ha venduto oltre 49 milioni di copie in tutto il mondo, diventando uno dei franchise di videogiochi più noti e di maggior incasso di tutti i tempi.

Oltre ai film basati su IP originali, Legendary vanta una comprovata esperienza di successo negli adattamenti, inclusi franchise di videogiochi di spicco. Tra i titoli recenti figurano Dune, vincitore di sei premi Oscar, per non parlare dei numerosi capitoli del suo Monsterverse cinematografico, e film come Detective Pikachu ed Enola Holmes.

Hollywood ha tentato di adattare Street Fighter in passato, incluso un film del 1994 che si è rivelato un fiasco. Il film vedeva tra i suoi interpreti Jean-Claude Van Damme, Kylie Minogue, Ming-Na Wen e il compianto Raul Julia, tra gli altri, mentre un film del 2009, Street Fighter: The Legend Of Chun-Li, con l’ex star di Smallville Kristin Kreuk, è stato anch’esso un flop.

Quando abbiamo parlato con Dastmalchian per Batman: Il lungo Halloween, gli abbiamo chiesto quale dei suoi numerosi ruoli nei fumetti fosse il suo preferito.

“[Ride] Oh, è impossibile scegliere. Se guardi nel mio ufficio o se avessi guardato nella mia stanza molti anni fa, e ora sono un ‘adulto’, tra virgolette, è un ufficio, ma ora ho sistemato le migliaia di fumetti che ho collezionato”, ha esordito l’attore. “Posso passare dalla Justice League a Detective Comics, fino al mio amore per la Marvel, la Dark Horse, l’Image e la Boom, e chi più ne ha più ne metta!”

“Per me, c’è così tanto lavoro magnifico e così tanti personaggi che persone brillanti hanno immaginato nel tempo, per me è difficile quantificare esattamente quale personaggio mi piaccia di più. Ognuno di loro è unico e sono come i tuoi figli o qualcosa del genere quando riesci a dargli vita”, ha continuato Dastmalchian. “Dirò anche che è stata una sfida pensare a Tim Sheridan nell’adattare uno dei più grandi successi del fumetto di tutti i tempi. Pensa a quello che hanno fatto Jeph Loeb e Tim Sale e scopri che ha ispirato così tanti fumetti. È diventato canonico e i dialoghi e la sceneggiatura sono fatti così bene. È così bello e la sceneggiatura è davvero splendida, quindi è stato molto divertente affondarci i denti.”

Street Fighter non ha una data di uscita confermata. Restate sintonizzati per gli aggiornamenti non appena li avremo.

The Old Guard: la spiegazione del finale del film Netflix

The Old Guard: la spiegazione del finale del film Netflix

The Old Guard (qui la recensione) di Netflix si è concluso con scene d’azione davvero emozionanti e un colpo di scena che prepara perfettamente il terreno per il sequel: ecco quindi una sintesi di tutto ciò che è accaduto nel finale. Ideata da Greg Rucka e Leandro Fernández, la storia è nata come serie a fumetti. Pubblicato nel 2017, The Old Guard Vol 1: Opening Fire è stato edito da Image Comics e ha avuto cinque numeri. Accolta con favore sia dalla critica che dagli appassionati di fumetti, Rucka e Fernández hanno poi prodotto un seguito, The Old Guard Vol 2: Force Multiplied. Estremamente fedele al materiale originale, il film The Old Guard realizzato per Netflix ruota attorno a un gruppo di immortali.

Guidato da Andromaca di Scizia, alias Andy (Charlize Theron), il gruppo ha trascorso secoli a combattere per l’umanità. Dopo innumerevoli guerre, il film riprende ai giorni nostri con il gruppo eterogeneo che lavora generalmente come mercenari. Contro il parere di Andy, accettano una missione di salvataggio dall’ex agente della CIA James Copley (Chiwetel Ejiofor). Sfortunatamente, la missione si rivela una trappola che espone le loro abilità a Steven Merrick (Harry Melling), un uomo d’affari spietato che cerca di sfruttarli per guadagno finanziario. La missione del gruppo di evitare la cattura è ulteriormente complicata dall’emergere di un nuovo immortale: Nile Freeman (KiKi Layne).

Inoltre, nel terzo atto del film si scopre che Andy ha perso i suoi poteri. Nonostante ciò, rimane determinata a sconfiggere Merrick e a salvare i suoi amici catturati. Allo stesso modo, Nile supera la sua esitazione a lasciarsi alle spalle il mondo che conosce e consolida la sua posizione nella squadra combattendo al fianco di Andy. A loro si uniscono Copley e Booker (Matthias Schoenaerts), entrambi desiderosi di espiare i loro tradimenti passati. Uscita vittoriosa e nuovamente libera dalla persecuzione, la squadra passa a un nuovo status quo con un rinnovato senso di scopo. Tuttavia, con un colpo di scena finale che rivela il ritorno di una figura perduta da tempo del passato di Andy, rimangono diverse domande aperte per un potenziale sequel.

Charlize Theron in The Old Guard
Charlize Theron in The Old Guard. Foto di Eli Joshua Ade/Netflix © 2025 – © 2025 Netflix, Inc.

Come e perché Andy perde la sua immortalità

A metà di The Old Guard, Andy si rende conto che una ferita da taglio che ha subito non sta guarendo. Il fatto che abbia perso la sua immortalità le viene ribadito quando viene colpita da Booker. Sebbene stia tradendo la squadra, lui crede ancora che lei guarirà. Quando ciò non accade, Copley le chiede come abbia perso i suoi poteri. Il film non offre una risposta a questa domanda; si afferma solo che gli immortali perdono il loro potere in modo casuale, così come lo ottengono. Ciò non è determinato dall’età, dal numero di immortali nel mondo, dal numero di ferite accumulate o da qualsiasi altra cosa. I personaggi credono di avere un tempo prestabilito e che sia solo questione di arrivare a quel momento.

Rucka ha creato il fumetto originale senza alcun desiderio di approfondire come funziona tutto questo, ma piuttosto per affrontare le conseguenze emotive e il tumulto che l’immortalità provoca. Pertanto, il modo in cui Andy ha perso i suoi poteri probabilmente non verrà esplorato, a meno che un nemico incombente non abbia trovato un modo per disattivare l’abilità nel mondo dell’adattamento cinematografico. Il perché di tutto ciò, tuttavia, può essere facilmente scoperto nei temi del film. All’inizio del film, Andy esprime la sua stanchezza della vita e la convinzione che il mondo sia ormai irrecuperabile. In breve, Andy aveva perso la fede, sia nell’umanità che nella sua missione.

Tuttavia, diventando mortale, ha nuovamente capito quanto sia preziosa la vita. Come afferma un personaggio, “la vita non ha senso se non vale la pena di essere vissuta”. Perdendo il suo potere di vivere per sempre, Andy riscopre la sua voglia di vivere. Inoltre, decide di vivere al massimo, sapendo che ora la sua vita è finita. Questo cambiamento di atteggiamento è ulteriormente rafforzato dalla nuova consapevolezza di come le sue azioni abbiano aiutato. Essendo stata immersa nelle battaglie e poi essendo andata avanti, Andy non era mai stata a conoscenza del quadro generale. Alla fine viene introdotta a questo da Copley, che le rivela come ogni persona che ha salvato abbia portato a sua volta un beneficio monumentale all’umanità.

Anche se la vera fonte dell’immortalità della squadra non verrà rivelata completamente, rimane chiaro che c’è un potere superiore all’opera e un elemento di destino in gioco. In quanto tale, la perdita dell’immortalità da parte di Andy è probabilmente parte di questo destino, uno sviluppo necessario per portarla dove deve andare. Questo fatto è reso ancora più evidente nella scena con il chimico, durante la quale Andy viene trattata con gentilezza e compassione. Il suo nuovo stato di vulnerabilità la porta direttamente a un momento che le ricorda ulteriormente il bene di cui l’umanità è capace. A sua volta, lei giura ancora una volta di combattere per loro.

The Old Guard film 2020
Foto di © 2020 Netflix, Inc.

La nuova squadra di The Old Guard e l’esilio di Booker

Dopo la morte di Merrick e la sconfitta delle sue forze, il gruppo ottenne finalmente la libertà di rivalutare la situazione. Sebbene Booker fosse stato coinvolto nell’operazione per salvare i loro amici, il suo tradimento nei confronti della squadra non era stato dimenticato. Allo stesso modo, ad eccezione della disponibilità di Nile a lasciar perdere con delle scuse, non era stato perdonato. Normalmente, Andy lo avrebbe giustiziato. Tuttavia, dato che Booker era immortale, la squadra ha invece votato per esiliarlo per 100 anni. Anche se gli immortali non sanno mai quando torneranno mortali, si prevede che Booker vivrà facilmente fino a quel momento, avendo solo pochi secoli di vita rispetto agli altri.

Dato che Andy non è più immortale, lei e Booker si sono separati credendo che fosse l’ultima volta che si sarebbero visti. Nile stessa ha scelto di rimanere con la squadra e di prendere effettivamente il suo posto. Anche se per tutto il film ha desiderato tornare dalla sua famiglia e alla sua vecchia vita, tutto è cambiato nel terzo atto di The Old Guard. Vedendo con i propri occhi i segni di un potere superiore che agisce attraverso le azioni degli immortali, ha deciso di unirsi a loro. A tal fine, si unirà a loro anche Copley.

Egli fungerà da responsabile del gruppo man mano che questo diventerà una squadra di operazioni segrete attiva e indipendente. Pertanto, in un possibile sequel, la squadra sarà composta da Andy, Joe, Nicky, Nile e Copley. Tuttavia, data la scena dei titoli di coda, è probabile che Booker torni nel gruppo molto prima di quanto previsto dall’esilio, oppure finisca per lavorare di nuovo contro di loro, se il tempo trascorso sott’acqua ha reso Quyhn malvagia. C’è anche la possibilità che nei film futuri emergano altri immortali.

Perché Copley ha davvero cambiato schieramento

Il retroscena di Copley è stato approfondito maggiormente sullo schermo. Mentre il tradimento del suo omologo nei fumetti era motivato semplicemente dal denaro, la versione di Ejiofor è infinitamente più tragica. Dopo aver perso la moglie a causa della SLA, il suo dolore lo ha spinto a cercare di liberare l’umanità dalla malattia e di evitare alle persone di dover passare ciò che ha passato lui. Nel perseguire questo obiettivo, ha aiutato a consegnare gli immortali a Merrick. Tuttavia, Copley si rese conto che gli obiettivi di Merrick non erano affatto altruistici come i suoi, ma semplicemente motivati dal potenziale profitto.

Inoltre, assistette in prima persona alla natura immorale dei medici che conducevano gli esperimenti su Joe (Marwan Kenzari) e Nicky (Luca Marinelli) e al sadismo smisurato di Merrick quando li pugnalò per puro divertimento personale. A questo punto, Copely aveva già accumulato una grande quantità di prove riguardo al bene che Andy e il suo team avevano compiuto. Affermò che il bene nato dalle azioni del gruppo era cresciuto in modo esponenziale nel corso dei secoli. Sebbene avesse tentato di accelerare le cose costringendo gli immortali ad aiutare l’umanità, ribadì che c’era uno scopo più alto nei loro viaggi.

Inoltre, era colpito dal fatto che Andy avesse perso i suoi poteri ma continuasse comunque a lottare per fare la cosa giusta ed eroica. Era commosso dal fatto che Andy continuasse a combattere e a mettersi in gioco per l’umanità, anche da mortale. Di conseguenza, senza dubbio era diventata una scelta su come onorare al meglio la memoria di sua moglie e aiutare il mondo allo stesso modo. In base a questi presupposti, aiutare Andy e il suo gruppo era la decisione più in linea con la morale di Copley. Allo stesso modo, era il modo più sincero per redimersi dal suo iniziale tradimento.

Chiwetel Ejiofor in The Old Guard
Chiwetel Ejiofor in The Old Guard. Foto di © 2020 Netflix, Inc.

Come Quynh è fuggita e qual è il suo piano

In uno dei momenti più strazianti di The Old Guard, è stato rivelato che la storia di Quynh (Veronica Ngo) era culminata in un destino peggiore della morte. Dopo aver trascorso secoli insieme, Quynh e Andromache furono catturate e processate come streghe. Furono uccise insieme in diversi modi, ma continuavano a tornare in vita. Sebbene inizialmente le due credessero che sarebbero state bruciate sul rogo, un destino molto più crudele attendeva Quynh quando la porta della loro cella fu aperta. Accolta dalla vista del dispositivo di tortura medievale noto come vergine di ferro, l’eterna guerriera fu rinchiusa al suo interno e gettata in mare. Lì, era condannata ad annegare più e più volte.

Non è chiaro perché Andy non abbia subito lo stesso destino, ma lei ha rivelato di essere fuggita poco dopo. Nonostante gli sforzi di Andy, non è mai riuscita a ritrovare la sua compagna perduta. La fine del film ha rivelato, tuttavia, che Quynh era in realtà libera dalla sua prigione infernale e stava ora perseguendo un proprio obiettivo. La cronologia della libertà di Quynh è volutamente confusa. Quando Nile è emersa per la prima volta come immortale, ha fatto dei sogni sugli altri. Dato che anche loro avevano sogni simili su di lei, Andy afferma che i sogni segnalano la presenza di un nuovo immortale e che devono trovarsi l’un l’altro.

Niles menziona che Quynh faceva parte del suo sogno: poteva vederla ancora rinchiusa nella sua bara e sentire la follia che aveva devastato la guerriera caduta. Pertanto, a meno che la visione non fosse più metaforica delle altre, Quynh era ancora intrappolata per la maggior parte degli eventi del film. Tuttavia, il fatto che beva acqua con disinvoltura implica che abbia superato da tempo qualsiasi residuo di trauma che il liquido potrebbe comprensibilmente provocare. Altrettanto poco chiaro è come Quynh sia sfuggita al suo destino. Sebbene i fumetti potessero fornire un indizio al riguardo, il film ha apportato diverse modifiche al personaggio. In primo luogo, il personaggio era inizialmente giapponese e si chiamava Noriko.

Quando Ngo è stata scelta per il ruolo, tuttavia, il personaggio è stato reso vietnamita e il nome è stato cambiato di conseguenza. In secondo luogo, il fumetto stabiliva che era stata semplicemente spazzata via durante una tempesta, piuttosto che intrappolata consapevolmente sott’acqua. Di conseguenza, i dettagli della fuga di Quynh saranno interamente frutto della versione cinematografica e probabilmente saranno rivelati nel sequel. Nile ha anche menzionato, tuttavia, di aver visto Quynh colpire la sua prigionia con pugni e ginocchia. Pertanto, è possibile che il deterioramento del metallo e la sua incessante determinazione nel corso di 500 anni abbiano alla fine dato i loro frutti.

Date le modifiche rispetto al materiale originale, anche la natura esatta del piano di Quynh potrebbe subire molteplici cambiamenti. Tuttavia, le ragioni alla base di esso saranno probabilmente le stesse. Nel materiale originale, lei arriva a credere che lo scopo degli immortali sia quello di punire e tormentare gli esseri umani piuttosto che proteggerli e guidarli. Questa ideologia si adatta bene al dettaglio aggiuntivo del film secondo cui Quynh ha sofferto per mano dell’umanità. Tra uno scontro e l’altro, cerca persino di convincere Andy ad aderire al suo modo di pensare. Rivolgendosi a Booker, è chiaro che Quynh sta cercando un modo per arrivare ad Andy, sia per vendicarsi direttamente per non essere mai stata salvata, sia per creare una squadra di immortali più in linea con i suoi obiettivi per l’umanità.

The Old Guard
Charlize Theron, Matthias Schoenaerts e Luca Marinelli in The Old Guard. Foto di AIMEE SPINKS/NETFLIX.

Come The Old Guard prepara il terreno per un sequel

Il potenziale per futuri sequel è apparentemente infinito come la vita degli immortali. Per molti versi, The Old Guard potrebbe essere interpretato come una sorta di storia delle origini. Ora che i personaggi e le dinamiche sono stati stabiliti, un sequel potrebbe offrire un’avventura davvero personale fin dall’inizio. Il ritorno di Quynh si presterà sicuramente alla natura personale della storia. Allo stesso modo, il fatto di essere riuscita a rintracciare Booker implica che lei abbia delle risorse considerevoli alle spalle. Pertanto, qualunque sia la versione cinematografica del suo piano, sarà altrettanto esplosiva. L’inclusione di Quynh offre anche l’opportunità di avere un cattivo più sfumato rispetto a Merrick.

Come ha detto la stessa regista Gina Prince-Bythewood a Collider: “La sequenza di Quynh, per me, è stata davvero emozionante e mi sono affezionata a questa donna intrappolata in questa orribile esistenza di annegamento per 500 anni. La psicologia di questo fatto da sola… volevo sapere cosa fosse successo”. La maggior parte dei fan sarà probabilmente d’accordo e quindi sarà combattuta dalle opinioni in qualche modo comprensibili di Quynh, anche se lei si oppone agli eroi. Il finale del primo film prepara anche una vera e propria redenzione per Booker. Basandosi sui fumetti, avrà un momento difficile per mano di Quynh mentre lei cerca di rintracciare Andy.

Con Copley ora a bordo, ci sono anche ampie opportunità per nuove missioni che possono nascere grazie a lui e ai suoi contatti, consentendo l’emergere di ancora più azione ed elementi esplosivi. Prince-Bythewood ha anche affermato che “c’è sicuramente altro da raccontare” e che “Greg [Rucka] ha sempre immaginato questa storia come una trilogia”. Considerando tutto ciò, è chiaro che ci sono già molti elementi in atto per i futuri capitoli di The Old Guard, oltre a molti intrighi che circondano sia i secoli di storia non raccontata sia il tipo di mondo che la squadra di Andy finirà per creare. Il primo dei sequel, The Old Guard 2 è ora su Netflix dal 2 luglio.

Ironheart, la spiegazione del finale: la Marvel stringe un patto con il diavolo

Attenzione! Questo articolo contiene SPOILER sulla prima stagione di Ironheart, episodi 4-6.

Ironheart (qui la nostra recensione completa) si è concluso con grandi sorprese, e una di queste fa finalmente avverare i desideri dei fan del Marvel Cinematic Universe dopo una lunga attesa. L’ultima serie TV del MCU ha avuto un programma di uscita diverso da quello che ci si aspetta. Mentre Echo ha distribuito in una volta sola, Ironheart li ha pubblicati in due momenti.

La prima serie di tre episodi ha introdotto il mondo della serie. Il cast di personaggi di Ironheart, come Hood e la sua squadra, Zeke Stane (figlio di Obadiah Stake, alias il primo cattivo del MCU), Natalie e altri personaggi chiave hanno avuto un ruolo quando Riri Williams (Dominique Thorne) è stata espulsa dal MIT ed è entrata nel mondo criminale per denaro.

Gli ultimi tre episodi di Ironheart sono tutti incentrati su Riri che affronta le conseguenze delle sue azioni. I nuovi episodi portano anche la trama di Natalie lungo due percorsi diversi ma ugualmente sconvolgenti, e pongono fine alla minaccia di Hood con il debutto di un villain più grande. La vita di Riri cambia per sempre mentre Ironheart si addentra ulteriormente nella magia e nel soprannaturale del MCU.

Mefisto entra finalmente nel MCU con un colpo di scena sorprendente

Le voci sul debutto del villain erano vere, dopotutto

MefistoIl finale della prima stagione di Ironheart, forse anche il finale della serie, ha visto Mefisto entrare nel MCU. Sebbene il personaggio abbia debuttato solo ora, si ipotizzava che il diavolo si unisse al MCU fin da WandaVision del 2021, quando le teorie sul debutto di Mefisto si susseguivano. Si vociferava anche di un suo possibile arrivo in Agatha All Along e Spider-Man: No Way Home.

Dopo un’attesa di quattro anni, Mefisto è finalmente arrivato, e le indiscrezioni secondo cui sarebbe stato interpretato da Sacha Baron Cohen (Borat) si sono rivelate accurate. Il personaggio è apparso per la prima volta per spiegare la storia passata di Hood. L’episodio 6 di Ironheart rivela come Mefisto abbia stretto un patto con Parker Robbins (Anthony Ramos). Il cattivo lo ha salvato da una rapina.

Poi, Mefisto si è offerto di dare a Parker gli strumenti per diventare un “re”, chiedendo in cambio qualcosa che non avrebbe perso. Nel presente, Mefisto si mostra a Riri Williams, confermando di non essere Dormammu come lei aveva pensato. Mefisto riesce quindi a stringere un patto con Riri, riportando in vita la vera Natalie e sfregiandola come accaduto a Hood.

Hood cerca aiuto con la “magia pesante”

Ironheart continua la tradizione Marvel delle scene post-credit

Dopo che la prima metà della stagione lo ha preparato a esplodere contro Riri, gli episodi finali di Ironheart hanno visto Hood affrontare direttamente l’eroe. Prima, ha mandato la sua squadra a ucciderla. Tuttavia, la lotta non si è conclusa con la sua morte. L’episodio finale di Ironheart ha visto uno scontro tra i due soli personaggi. La tuta di Riri era stata potenziata con la magia.

Questo le ha permesso di essere alla pari con Hood. Ora che aveva la magia dalla sua parte, Riri ha usato il suo intelletto geniale per superare in astuzia il cattivo, sconfiggendolo con relativa facilità, fingendo che la sua tuta fosse stata distrutta prima di sconfiggerlo. Quando Riri toglie il cappuccio a Parker, lui dice che gli fa male. Il cattivo rimane segnato.

La scena post-credit di Ironheart fa riapparire Hood per una sorpresa. Incontra Zelma Stanton nel suo negozio per farsi aiutare con la “magia pesante”. A giudicare dall’anticipazione, sembra che Parker voglia liberarsi delle cicatrici o affrontare Mefisto. La sua moralità è stata messa in discussione per tutta la stagione, quindi potrebbe verificarsi una svolta.

Cosa significa questo colpo di scena per il futuro di Natalie nel MCU

La migliore amica di Riri Williams torna nella Terra dei Vivi

Sebbene il debutto di Mefisto nel MCU sia certamente il punto di discussione più importante negli episodi finali di Ironheart, una delle sue azioni è quasi altrettanto importante. Alla fine dell’episodio 6, viene rivelato che Mefisto ha riportato in vita Natalie. Inizialmente, si pensa che possa trattarsi dell’IA di NATALIE, eliminata nell’episodio 5 dopo che la tuta di Riri si è fusa con la magia.

Tuttavia, Riri aveva detto a Mefisto, quando le aveva offerto un accordo, che ciò che voleva “non si poteva fare“. Ebbene, il cattivo ha poi mostrato all’eroe che il diavolo può fare ciò che vuole nel MCU. Mentre si abbracciano, cosa che non poteva fare con l’IA di NATALIE, Riri e il pubblico si rendono conto che Mefisto ha apparentemente resuscitato Natalie.

È così che finisce la serie, con Riri che porta le stesse cicatrici di The Hood e la vera Natalie tornata in vita. Se la seconda stagione di Ironheart dovesse realizzarsi, la serie MCU esplorerebbe senza dubbio ulteriormente il patto di Riri con Mefisto e come sia possibile che Natalie sia viva. Per quanto riguarda l’IA di NATALIE, la resurrezione dell’originale riduce le sue possibilità di ritorno.

Ironheart dà al MCU il successore del primo cattivo del franchise

Riri Williams crea un suo cattivo

Infine, Joe, interpretato da Alden Ehrenreich, era stato piuttosto chiaro con Riri sul fatto che l’avrebbe aiutata con la sua bio-mesh se non fosse stato possibile risalire a lui. Ciò si è ritorto contro di lui, con l’episodio 4 di Ironheart che mostra come il segreto del personaggio è stato rivelato al mondo. Mandato in prigione, Zeke Stane si è unito al Hood per abbattere Riri e ciò lo porta a scontrarsi contro Riri nell’episodio 5, che si conclude con lui che la lascia in andare invece di ucciderla.

Zeke in definitiva vorrebbe essere se stesso, ma Hood lo costringe a fare da guardia nel caso in cui Riri bussi alla sua porta. Dopo averlo sconfitto nel finale, Riri resetta completamente Zeke, liberandolo da Parker.

Alla fine, Riri e Zeke non sono ancora in buoni rapporti nonostante lei lo abbia aiutato e Stane le abbia risparmiato la vita. Con il suo segreto ora svelato, il suo corpo potenziato con la bionica per diventare un’arma vivente e Riri che ha stretto un patto col diavolo, i personaggi dovrebbero combattere di nuovo in futuro. Questo se Ironheart verrà rinnovato.

Ciné 14: secondo giorno con 01 Distribution, Eagle Pictures e molto altro!

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Entra nel vivo il programma di Ciné, che anche per la giornata di mercoledì 2 luglio promette un palinsesto ricchissimo di convention, eventi, proiezioni e ospiti a Riccione.

La giornata di mercoledì 2 si aprirà in sala Concordia alle ore 9.30 dove, prima dell’avvio delle convention della giornata, il pubblico di accreditati e addetti ai lavori sarà accolto da uno speciale contenuto a sorpresa. Si entra poi nel vivo delle convention con 01 Distribution (ore 9.45) seguita da Eagle Pictures (ore 11.30) e dalle presentazioni dei listini di Notorious Pictures alla presenza di Monica Guerritore per Anna e Diego Abatantuono, Max Angioni e Volfango De Biasi per Esprimi un desiderio (ore 12.45) e FilmClub Distribuzione (ore 13.15). Le convention proseguono nel pomeriggio con Lucky Red (ore 15.30), BiM Distribuzione (ore 17.00), per concludersi con i listini di Plaion Pictures (ore 17.45) e Wanted Cinema(ore 18.15).

Convegni e panel

ACEC – SdC propone il convegno Proiezioni future: tre idee – tra AI e creatività umana – per guardare con ottimismo allo sviluppo dell’esercizio cinematografico (ore 14.30, Sala Polissena), realizzato con il media partner The Hot Corn. Condotto da Don Gianluca Bernardini (Presidente ACEC-SdC), il convegno vedrà gli interventi di Giulio Base (Regista e Direttore del Torino Film Festival), Lucia Cereda (Responsabile Sviluppo Medusa Film), Carlo Rodomonti (Head of Marketing & Innovation Rai Cinema e Presidente Unione Editori e Creators Digitali ANICA).

Tanti anche gli eventi speciali per la giornata con la presentazione della terza edizione di LED – Leader Esercenti Donne, il programma di mentoring dedicato alle professioniste dell’esercizio cinematografico promosso da ANEC – Associazione Nazionale Esercenti Cinema (ore 18.30, Terrazza Cinecittà News) seguito dalla presentazione di ANICA Empower Lab, progetto di mentorship dell’Unione Editori e Distributori Cinematografici dell’ANICA dedicata alle professioniste del settore (ore 19.00) e dall’aperitivo a cura di Cinetel per brindare a 30 anni di innovazione nella raccolta e nell’analisi dei dati del mercato theatrical in Italia (ore 19.30).

Le anteprime

In programma l’anteprima, riservata agli esercenti, di Tutto quello che resta di te (All that’s left of you) di Cherien Dabis (ore 21.15, Cinepalace), un dramma familiare che attraversa tre generazioni sotto l’occupazione israeliana in Palestina, in sala da settembre con Officine UBU.

The Bear rinnovata per una stagione 5

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The Bear rinnovata per una stagione 5

Le cucine del “The Bear” non hanno ancora finito di cucinare. FX ha rinnovato la serie per la quinta stagione.

La quarta stagione di “The Bear” (qui la nostra recensione), i cui 10 episodi sono stati pubblicati su Disney+ il 25 giugno, segue Carmy (Jeremy Allen White), Sydney (Ayo Edebiri) e Richie (Ebon Moss-Bachrach) mentre continuano ad affrontare le sfide della gestione del loro raffinato ristorante. Il cast include anche Lionel Boyce, Liza Colón-Zayas, Oliver Platt, Abby Elliott e Matty Matheson.

La serie è stata creata da Christopher Storer, che è produttore esecutivo insieme a Josh Senior, Joanna Calo, Cooper Wehde, Tyson Bidner, Matheson, Hiro Murai e Rene Gube. Courtney Storer è co-produttrice esecutiva e produttrice culinaria. La serie è prodotta da FX Productions.

“‘The Bear’ continua a essere uno dei programmi preferiti dai fan di tutto il mondo e la risposta a questa stagione, come dimostrato dall’incredibile numero di ascolti, è stata spettacolare come quella di tutte le stagioni precedenti”, ha dichiarato John Landgraf, presidente di FX. “Anno dopo anno, Chris Storer, i produttori, il cast e la troupe rendono ‘The Bear’ uno dei migliori show televisivi e siamo entusiasti che continueranno a raccontare questa magnifica storia”.

Si erano fatte speculazioni sulla possibilità che la serie continuasse nonostante l’ascesa fulminea del suo cast e i suoi impegni contrastanti. White, Edebiri e Moss-Bachrach stanno tutti gestendo un calendario fitto di impegni.

Jeremy Allen White interpreterà Bruce Springsteen nel film biografico Springsteen – Liberami dal Nulla, Ebon Moss-Bachrach è ora un membro ufficiale della prima famiglia Marvel e Ayo Edebiri reciterà nel prossimo film dell’acclamato regista Luca Guadagnino, al fianco della star di Hollywood Julia Roberts. È comprensibile che questi attori vogliano passare ad altri progetti, e non sarebbero i primi a farlo.

Odissea: il primo trailer trapelato on-line. Ecco una descrizione

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Il primo teaser di Odissea di Christopher Nolan e Universal, che sta iniziando a essere proiettato esclusivamente nei cinema, è trapelato online su X e TikTok. Come molti dei precedenti blockbuster di Nolan, il più recente dei quali è stato Oppenheimer nel 2023, il regista ha pubblicato un breve teaser con più di un anno di anticipo. Il teaser di Odissea dovrebbe essere proiettato in testa alle proiezioni di Jurassic World – La Rinascitae della Universal.

L’esclusività del filmato per le sale cinematografiche è in linea con la priorità data da Nolan alla proiezione nelle sale. Il regista è passato dalla Warner Bros., suo partner di lunga data, alla Universal per “Oppenheimer“, dopo aver espresso sgomento per il fatto che il suo vecchio studio avrebbe distribuito l’intero programma cinematografico del 2021 contemporaneamente su HBO Max.

Ma ancor prima che il teaser di Odissea potesse essere trasmesso negli Stati Uniti, martedì pomeriggio sono iniziate a spuntare fughe di notizie, molte delle quali sono state rapidamente rimosse per violazione del copyright.

Il teaser, della durata di 70 secondi, mostra brevemente il personaggio principale di Matt Damon, Odisseo, suo figlio Telemaco (interpretato da Tom Holland) e un personaggio misterioso interpretato da Jon Bernthal. Inizia con una narrazione di quello che sembra essere Robert Pattinson, che interpreta anche lui un personaggio sconosciuto.

“Oscurità. Le leggi di Zeus infrante. Un regno senza re dalla morte del mio signore”, dice su inquadrature di un oceano blu scuro e onde che si infrangono sulla riva sabbiosa. “Sapeva che era una guerra impossibile da vincere, e poi in qualche modo… in qualche modo l’ha vinta.”

Ci sono due inquadrature di quello che sembra essere il famoso Cavallo di Troia: il piano geniale di Odisseo di infiltrare i soldati greci a Troia, massacrare e saccheggiare la città per vincere la guerra. L’ombra del cavallo di legno si estende sulla spiaggia, poi il cavallo stesso è visto in lontananza, semisommerso dall’acqua, mentre le onde si infrangono. Nel poema epico di Omero, il viaggio di ritorno di Odisseo dura dieci anni dopo che la sua nave è stata deviata dalla rotta e lui incontra mostri come i Ciclopi, è tenuto prigioniero dalla ninfa Calipso e ha scontri con diverse divinità greche.

Il teaser passa poi a una conversazione tesa tra Telemaco e il personaggio di Bernthal, dove quest’ultimo spiega di non sapere dove si trovi Odisseo. “Non so nulla di Odisseo, da quando è morto Troia”, dice Bernthal mentre una tempesta oscura si abbatte sul mare.

“Devo scoprire cos’è successo a mio padre. Quando l’hai visto l’ultima volta?” risponde Holland. Lui e Bernthal sono uno accanto all’altro, con altri personaggi seduti sullo sfondo, illuminati da fioche fiamme arancioni. “Interessati alle voci, eh? Ai pettegolezzi. Chi ha una storia su Odisseo, eh?” inizia a gridare Bernthal agli altri vicini. “Tu? Hai una storia?”. Si vede un’inquadratura di soldati greci in armatura e con torce in mano che marciano per una strada cittadina di notte.

La scritta bianca “Tra un anno” appare sullo schermo nero, anticipando la lontana data di uscita del film. “Alcuni dicono che sia ricco, altri che sia povero“, continua, mentre un’inquadratura in lontananza mostra un soldato greco che varca un ingresso cavernoso e sguaina la spada. Sullo schermo appare “Un Viaggio Comincia”.

Alcuni dicono che sia morto. Altri dicono che sia imprigionato. E voi cosa ne dite?” chiede Bernthal su un’inquadratura di uomini che camminano verso una città di notte, mentre una bandiera lacera sventola. “Imprigionato?” chiede Telemaco.

Che tipo di prigione? Un buon vecchio così“, dice Bernthal. Ci sono un altro paio di inquadrature di onde scure, e poi si scopre che Odisseo è bloccato in mezzo all’oceano su alcuni pezzi di legno. Odissea e “17. 07. 26” lampeggiano sullo schermo, concludendo il teaser.

Il cast di Odissea è vasto e costellato di star. Il cast include anche Matt Damon, Tom Holland, Anne Hathaway, Zendaya, Lupita Nyong’o, Robert Pattinson, Charlize Theron, Jon Bernthal, Benny Safdie, John Leguizamo, Elliot Page, Himesh Patel, Mia Goth e Corey Hawkins.

Il film è attualmente in produzione e sarà la prima produzione su larga scala ad essere girata interamente con telecamere IMAX. Come per i precedenti film di Nolan, il teaser dovrebbe essere pubblicato online entro la fine dell’anno.

Smokin’ Aces: la spiegazione del finale del film

Smokin’ Aces: la spiegazione del finale del film

Smokin’ Aces è un action-thriller del 2006 diretto da Joe Carnahan, che si inserisce nel filone del cinema pulp post-Pulp Fiction, mischiando violenza stilizzata, humour nero e una narrazione corale ad alta tensione. Il film si distingue per un ritmo frenetico, una colonna sonora martellante e una costruzione narrativa che alterna punti di vista differenti, seguendo molteplici personaggi coinvolti in una caccia spietata. Ambientato in gran parte in un hotel-casinò di Lake Tahoe, Smokin’ Aces fa del caos controllato e delle improvvise esplosioni di violenza la sua cifra stilistica, ponendosi come un esempio brillante di cinema di genere intelligente e sopra le righe.

La trama ruota attorno a Buddy “Aces” Israel, un illusionista e informatore del crimine organizzato che diventa l’obiettivo di numerosi sicari professionisti, ognuno con le proprie motivazioni e stili di uccisione, dopo che l’FBI lo mette sotto protezione. Il cast è ricchissimo e variegato: Jeremy Piven interpreta il protagonista, affiancato da attori del calibro di Ryan Reynolds, Ray Liotta, Ben Affleck, Common, Taraji P. Henson, Chris Pine, Alicia Keys e Andy Garcia. Ognuno dei personaggi principali ha una propria backstory e dinamica, contribuendo a creare un mosaico narrativo tanto dinamico quanto esplosivo.

Il film ha avuto una ricezione critica divisa, ma ha guadagnato negli anni lo status di cult grazie al suo stile visivo marcato, al montaggio serrato e alla commistione tra azione brutale e ironia grottesca. Il finale, sorprendente e ambiguo, ha lasciato molti spettatori spiazzati e ha gettato le basi per un prequel, Smokin’ Aces 2: Assassins’ Ball, uscito nel 2010. Nei prossimi paragrafi analizzeremo nel dettaglio proprio il significato del finale del film originale e vedremo in che modo apre la strada alla continuazione della storia, tra tradimenti, rivelazioni e vendette incrociate.

Common e Jeremy Piven in Smokin' Aces
Common e Jeremy Piven in Smokin’ Aces

La trama di Smokin’ Aces

Smokin’ Aces segue una corsa contro il tempo ambientata a Lake Tahoe, dove il mago e showman Buddy “Aces” Israel (Jeremy Piven), divenuto informatore dell’FBI, si nasconde in una suite d’hotel sotto protezione in attesa di testimoniare contro la mafia. La sua decisione scatena un effetto domino micidiale: una taglia viene messa sulla sua testa e una lunga serie di assassini professionisti – dai più metodici ai più folli – si mettono in marcia per ucciderlo e incassare la taglia. Parallelamente, due agenti dell’FBI, Messner (Ryan Reynolds) e Carruthers (Ray Liotta), cercano di proteggere Israel e di anticipare le mosse dei criminali che lo vogliono morto.

La narrazione si sviluppa attraverso numerosi punti di vista, tra cui quelli di una letale cecchina di professione, Georgia Sykes (Alicia Keys), e della sua partner, Sharice Watters (Taraji P. Henson), ma anche di tre fratelli neonazisti (tra cui Darwin Tremor, interpretato da Chris Pine), noti per la loro imprevedibilità e brutalità. Nel frattempo, Donald Carruthers (Ben Affleck) guida una squadra di cacciatori di taglie incaricati di catturare Aces. Ogni personaggio ha un’agenda propria, e il film costruisce la tensione facendo convergere tutti verso lo stesso obiettivo: una notte fatale all’interno del casinò.

La spiegazione del finale e il prequel del film

Nel terzo atto di Smokin’ Aces, tutte le linee narrative convergono all’interno del casinò di Lake Tahoe dove Buddy “Aces” Israel si nasconde sotto protezione. L’atmosfera diventa sempre più tesa e caotica mentre i vari sicari – ognuno con il proprio metodo e motivazione – entrano in azione. Georgia Sykes e Sharice Watters riescono a infiltrarsi nella struttura per compiere il loro incarico, mentre i fratelli Tremor, guidati da Darwin, seminano distruzione brutale con il loro stile anarchico. Contemporaneamente, gli agenti dell’FBI Messner e Carruthers tentano di mantenere il controllo, ma quest’ultimo viene gravemente ferito durante la confusione.

Mentre il caos esplode e le forze convergono su Aces, la situazione sfugge rapidamente di mano, culminando in una sparatoria multipla e sanguinosa. La svolta finale arriva quando l’agente Messner riesce a penetrare nell’area protetta dove Buddy è tenuto sotto custodia, scoprendo un segreto scioccante: Israel è legato biologicamente a un misterioso boss mafioso, Primo Sparazza (Joseph Ruskin), e il suo valore per l’FBI va ben oltre la semplice testimonianza. Con un colpo di scena, viene dunque rivelato che l’intera operazione di protezione e i vari omicidi incrociati erano il risultato di una manipolazione interna da parte dell’FBI stessa.

Ryan Reynolds e Ray Liotta in Smokin' Aces
Ryan Reynolds e Ray Liotta in Smokin’ Aces

Dopo aver assistito a una serie di decisioni moralmente discutibili da parte dei suoi superiori e profondamente colpito dalla brutalità e dal tradimento, Messner prende una decisione radicale e carica di simbolismo: disattiva le apparecchiature mediche che tengono in vita sia Israel che Sparazza, ponendo fine a tutto con un atto di giustizia sommaria e personale. Il significato del finale di Smokin’ Aces risiede dunque nella totale dissoluzione della distinzione tra legge e crimine. I personaggi, seppur collocati su fronti apparentemente opposti, agiscono spesso con la stessa brutalità e opacità morale.

L’FBI, che dovrebbe garantire giustizia, appare manipolatore e privo di scrupoli, mentre i criminali – per quanto violenti – agiscono mossi da motivazioni comprensibili. L’azione di Messner diventa dunque una rottura netta con questo sistema corrotto: la sua scelta di staccare la spina rappresenta una forma estrema di rifiuto dell’ambiguità etica che ha permeato tutta la vicenda. Questo epilogo cupo e privo di redenzione apre idealmente la strada a Smokin’ Aces 2: Assassins’ Ball (2010).

Il film è in realtà un prequel che esplora le origini della violenza organizzata e del programma segreto del governo che coinvolge i sicari. Sebbene il sequel adotti una narrazione diversa e personaggi nuovi, si fonda sullo stesso universo narrativo corrotto, dove i confini tra vendetta, potere e giustizia si fanno sempre più sfumati. Il finale del primo film, con la sua carica nichilista e critica verso le istituzioni, diventa così il punto d’origine ideale per un’espansione del racconto, mantenendo intatti stile, tono e tematiche.

Eyes of Wakanda: il teaser trailer ci riporta indietro alle atmosfere di Black Panther

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I Marvel Studios sono stati spesso criticati per quello che è sembrato un approccio poco attento al marketing delle loro offerte streaming. Il primo trailer di Ironheart, ad esempio, è stato pubblicato solo il 14 maggio, poco più di un mese prima della première della serie su Disney+.

Potrebbe essere stata una lezione imparata, visto che è appena stata pubblicata un’anteprima ufficiale di 30 secondi di Eyes of Wakanda. Rivela finalmente scene tratte dallo spin-off di Black Panther della Marvel Animation, e tutto ciò che vediamo sembra a dir poco incredibile. Non scopriamo molto sulla storia o sui suoi protagonisti, ma diamo un’occhiata a quello che promette di essere un approfondimento sul ruolo del Wakanda nella storia dell’MCU.

All’inizio di quest’anno, lo storyboard artist di Black Panther, Todd Harris, showrunner e regista di Eyes of Wakanda, ha anticipato un’avventura che si snoda attraverso la storia e che segue gli Hatut Zaraze, i “Mastini della Guerra” del Wakanda, un gruppo di difesa simile alla CIA incaricato di recuperare manufatti in Vibranio dai nemici del Wakanda.

“Mi è piaciuta molto l’idea di dare a ognuno la propria visione della storia”, ha detto Harris. “La storia inizia alla fine dell’Età del Bronzo Occidentale, e da quella scintilla nasce questa gigantesca storia di spionaggio che riecheggia nel tempo. Si ottiene un James Bond degno del Wakanda, e a volte una Jane Bond, sullo sfondo di tutta la magnificenza del Wakanda.”

“Quando un incidente scatenante rilascia alcune di queste cose in natura, devono, in modo molto riservato, assicurarsi che queste cose non si trasformino in un problema più grande”, ha continuato. “Abbiamo visto cosa è successo quando un disco è finito nelle mani di un Super Soldato: ha cambiato il corso del mondo”.

Harris ha descritto Eyes of Wakanda come “adiacente all’antologia“, con una narrazione continua che avrà un impatto sull’intero MCU. È stato confermato in alcune occasioni che apparirà Iron Fist, ma non sarà Danny Rand.

Nel corso della storia del Wakanda, coraggiosi guerrieri sono stati incaricati di viaggiare per il mondo alla ricerca di pericolosi manufatti di Vibranio. Eyes of Wakanda è la loro storia e debutterà su Disney+ il 6 agosto. Guarda il teaser trailer di seguito:

The Hurt Locker: la storia vera dietro il film

The Hurt Locker: la storia vera dietro il film

The Hurt Locker è uno dei titoli più significativi nella filmografia di Kathryn Bigelow, nonché il film che ne ha definitivamente consacrato il talento a livello internazionale. Uscito nel 2008 e scritto dal giornalista e sceneggiatore Mark Boal, il film segna una svolta nella carriera della regista, già nota per aver diretto opere cult come Point Break e Strange Days. Con The Hurt Locker, Bigelow si confronta infatti per la prima volta in modo diretto con il genere bellico, adottando uno stile realistico e asciutto, lontano dalle convenzioni spettacolari tipiche di molti war movie hollywoodiani. La regista si concentra invece sul microcosmo umano e psicologico dei soldati impegnati nella guerra in Iraq, rinunciando a un’impostazione ideologica per immergere lo spettatore nella tensione quotidiana e nei gesti minimi della sopravvivenza.

Il film segue una squadra di artificieri dell’esercito americano e, in particolare, il sergente William James (interpretato da Jeremy Renner), il cui comportamento spericolato e borderline mette in crisi l’equilibrio del gruppo. La guerra viene raccontata come esperienza soggettiva, viscerale e destabilizzante, un luogo di alienazione ma anche di dipendenza emotiva. Questo approccio ha avvicinato The Hurt Locker a film come Platoon, Full Metal Jacket, Jarhead o American Sniper, pur distinguendosi per uno sguardo più ravvicinato e intimo, quasi documentaristico. Bigelow sceglie una messa in scena nervosa, fatta di camera a mano, ritmo frammentato e assenza di musica invadente, che contribuiscono a costruire una tensione costante, quasi soffocante.

Il successo del film è stato straordinario: vincitore di sei premi Oscar, tra cui Miglior Film e Miglior Regia – con Bigelow prima donna a ottenere questo riconoscimento – The Hurt Locker è stato acclamato per la sua capacità di rinnovare il genere bellico e di offrire una riflessione potente sulla guerra moderna. Proprio in virtù della sua autenticità e del suo stile realistico, molti spettatori si sono chiesti se il film sia basato su una storia vera. Nei prossimi paragrafi risponderemo a questa domanda, analizzando l’origine del soggetto e il legame tra realtà e finzione nel film.

Jeremy Renner e Anthony Mackie in The Hurt Locker
Jeremy Renner e Anthony Mackie in The Hurt Locker. Foto di © 2008 Summit Entertainment.

La trama di The Hurt Locker

La vicenda del film si svolge in Iraq, dove un gruppo di artificieri dell’esercito americano si trova a svolgere vari compiti al fine di preservare la sicurezza del luogo loro assegnato. Ognuno di loro è addestrato per affrontare qualsiasi tipo di pericoloso, gestendo lo stress e la paura che da questi possono generarsi. A capo dell’unità di soldati protagonisti vi è il sergente Will James. Questi, insieme ai compagni Sanborn ed Eldrige si destreggiano in operazioni incentrate sul disinnescare le numerose mine disseminate in tutto il territorio. Tra le opposizioni dei civili e gli affetti rimasti negli Stati Uniti, la loro esistenza risulta essere tutt’altro che tranquilla.

I tre uomini sanno bene che ogni loro missione potrebbe essere l’ultima e che un loro errore potrebbe costare la vita a più uomini di quanti se ne potrebbe immaginare. Le vite di questi soldati sono letteralmente appese ad un filo, costrette a ripetersi attraverso ordini e compiti sempre uguali. Sarà in questo contesto di malsana routine che inizieranno a riflettere sul senso delle loro azioni e su ciò che stanno lasciando alle loro spalle. L’assenza di un vero obiettivo è ciò che sembra turbarli di più, ma missione dopo missione capiscono anche di essere ormai assuefatti da quell’ambiente. Il verificarsi di una serie di incidenti li costringerà ancor di più a confrontarsi con questa realtà.

La storia vera dietro il film

Il film si apre con una citazione del giornalista e corrispondente di guerra Chris Hedges: “L‘adrenalina della battaglia è spesso una dipendenza potente e letale, perché la guerra è una droga”. Alla fine del film, sono proprio le situazioni di vita o di morte l’unica cosa che può far sentire il protagonista ancora vivo, in quanto la guerra è l’unica cosa che conosce. Si tratta dunqe di una storia incredibilmente potente e straziante, con un finale altrettanto tragico e futile. Dopo averlo visto, non si può dunque fare a meno di chiedersi se la storia di James in The Hurt Locker sia basata sulle esperienze di una persona reale. E, in un certo senso, lo è.

Secondo un articolo del 2009 del New Yorker, il giornalista/sceneggiatore/produttore cinematografico Mark Boal ha modellato la sceneggiatura del film su un articolo di Playboy che aveva scritto sulle sue esperienze di osservazione di una vera unità EOD a Baghdad nel 2004. Ha partecipato alle missioni quotidiane con la squadra e in seguito ha dichiarato: “Mi sono reso conto che se ci fosse stato un modo per riprodurre l’ambiente della guerra, anche a un livello molto basilare, solo le immagini e i suoni, sarebbe stato rivelatore per le persone”. Con The Hurt Locker, ha fatto proprio questo.

The Hurt Locker cast
Jeremy Renner in The Hurt Locker. Foto di © 2008 Summit Entertainment.

Pur non essendo basato su una persona reale o una specifica vicenda realmente accaduta, il film con Jeremy Renner è un resoconto veritiero di quello che vivono molti soldati, ispirato dalle esperienze di guerra che Boal aveva percepito negli altri durante il suo soggiorno in Iraq.Ma, nonostante ciò, la realizzazione del film ha anche incontrato una serie di problemi. È stato ampiamente documentato che il sergente Jeffrey Sarver, un vero artificiere dell’esercito che Boal aveva intervistato mentre era all’estero, ha tentato di citare in giudizio i produttori di The Hurt Locker nel 2010 per aver presumibilmente utilizzato la sua immagine nella creazione del personaggio di James.

È stato anche riportato, da fonti come ABC News, che Sarver ha inoltre affermato di aver coniato la frase del titolo del film e di aver usato il nome in codice “Blaster One” mentre prestava servizio in guerra, lo stesso nome in codice che James usa nel film. Alla fine, i produttori del film hanno avuto la meglio e la causa intentata da Sarver contro il film di guerra basato su una storia parzialmente vera è stata respinta e archiviata nel 2011. Indipendentemente dall’opinione che si possa avere sulla questione della causa, The Hurt Locker è un film innegabilmente efficace, allo stesso tempo inquietante e commovente.

Come ogni film di guerra, nel corso degli anni ha suscitato critiche da parte dei veterani per il modo in cui alcuni dei suoi temi sono stati rappresentati. Tuttavia, l’opera esamina gli effetti psicologici della guerra da una prospettiva leggermente diversa da quella comunemente rappresentata, affrontandola dal punto di vista della dipendenza dall’adrenalina e dal caos. Che il film piaccia o meno agli spettatori, la sua storia inquietante rimane impressa nella mente a lungo dopo la fine dei titoli di coda.

Il Gatto col Cappello: trailer del film d’animazione Warner Bros. Pictures Animation

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Scopri Il Gatto col Cappello come non l’hai mai visto prima! Dal meraviglioso e stravagante mondo di Dr. Seuss, Il Gatto col Cappello arriva per la prima volta sul grande schermo da protagonista di un film d’animazione: un’avventura epica, inedita e piena di brio, dove regnano magia, caos e tanta allegria. Facendo ciò che gli riesce meglio, il Gatto – doppiato in originale da Bill Hader – porta gioia ai bambini con il suo umorismo esilarante, unico e irriverente, trasportandoli in un viaggio fantastico verso un mondo mai visto prima.

Nel film, il nostro eroe affronta la sua missione più difficile di sempre per conto dell’I.I.I.I. (Istituto per l’Istituzione dell’Immaginazione e dell’Ispirazione Srl): rallegrare Gabby e Sebastian, due fratelli alle prese con il trasferimento in una nuova città. Famoso per esagerare sempre un po’ troppo, questa potrebbe essere l’ultima occasione per il nostro agente del caos di dimostrare il suo valore… o rischiare di perdere il suo magico cappello!

Accanto a Bill Hader, nel cast vocale originale troviamo Xochitl Gomez, Matt Berry, Quinta Brunson e Paula Pell, insieme a Tiago Martinez, Giancarlo Esposito, America Ferrera, Bowen Yang e Tituss Burgess.

Diretto da Alessandro Carloni ed Erica Rivinoja, Il Gatto col Cappello è il primo lungometraggio animato di Warner Bros. Pictures Animation e arriverà nelle sale italiane dal 26 febbraio 2026, distribuito da Warner Bros. Pictures.

Un amore regale: dal cast alle location, le curiosità sul film

Un amore regale: dal cast alle location, le curiosità sul film

Un amore regale (il cui titolo originale è The Royal We) è una commedia romantica dal tono fiabesco che rientra a pieno titolo nella tradizione dei romance reali, quei film che mescolano sogno, protocollo e passione proibita tra ceti sociali diversi. Diretto da , il film segue le vicende di Rebecca “Bex” Porter, una ragazza americana qualunque che si ritrova, quasi per caso, coinvolta in una storia d’amore con Nicholas, il futuro re d’Inghilterra. Come in molte moderne favole romantiche, il film gioca con l’idea del “sogno di Cenerentola”, ma lo fa con uno sguardo più consapevole e ironico rispetto alle convenzioni del genere.

Uno degli elementi distintivi di Un amore regale è la capacità di coniugare leggerezza narrativa e riflessione contemporanea. Oltre alla componente romantica, il film affronta tematiche come il peso delle aspettative sociali, l’invadenza dei media, le difficoltà di conciliare amore e doveri pubblici, e la pressione costante esercitata dalla monarchia sulle vite private. A emergere è anche la trasformazione del personaggio di Bex, che da outsider americana deve imparare a muoversi in un mondo rigidamente codificato, trovando una propria voce senza rinunciare alla propria identità.

Il tono del film resta comunque scorrevole e brillante, ricco di momenti teneri, situazioni imbarazzanti e dialoghi frizzanti che piaceranno ai fan di pellicole come The Princess Diaries, Detective a passo di danza o Natale a Londra. Con un’estetica elegante e un ritmo narrativo coinvolgente, Un amore regale si conferma un perfetto esempio di escapismo romantico contemporaneo. Nel corso dell’articolo andremo a scoprire alcune curiosità legate alla produzione, ai riferimenti reali che hanno ispirato la storia e agli aspetti meno noti del film, che ne arricchiscono ulteriormente il fascino.

Charlie Carrick e Mallory Jansen in Un amore regale
Charlie Carrick e Mallory Jansen in Un amore regale

La trama di Un amore regale

Il film  racconta la storia di Beatrix (Mallory Jansen), secondogenita della famiglia reale di Vostiary, che dopo anni trascorsi a Boston sotto falso nome, è costretta a tornare a corte, lasciando alle spalle una vita tranquilla e autonoma. Sua sorella maggiore Coralina (Nicola Posener) è scappata con un uomo comune mandando all’aria il matrimonio combinato con il principe Desmond (Charlie Carrick) di Androvia. L’unione era stata progettata da generazioni per sanare un’antica disputa tra i due Regni, ponendo fine a tensioni mai sopite. Ora, con l’equilibrio diplomatico in bilico e le alleanze politiche minacciate, l’unica soluzione sembra essere un nuovo matrimonio, quello tra Desmond e Beatrix.

La giovane principessa, conduce però ormai una vita indipendente e riservata dirigendo una fondazione per l’emancipazione femminile, fondata con determinazione, e ha costruito la propria identità lontano dai doveri della monarchia. L’idea di sposare uno sconosciuto freddo e distante è dunque per lei fonte di grande nervosismo. Ma sotto la pressione della famiglia e con il destino di due nazioni sulle spalle, si vede costretta ad accettare, pur mantenendo dentro di sé un senso di frustrazione crescente. Ciò che però inizia come un accordo politico si trasforma lentamente in qualcosa di più profondo. Ma la strada verso l’amore non è semplice e Bea si troverò a fronteggiare situazioni molto delicate.

Il cast del film

Il cast di Un amore regale è guidato da Mallory Jansen, che interpreta Bea. L’attrice è conosciuta per i suoi ruoli in serie come Galavant, Young & Hungry e Agents of S.H.I.E.L.D.. Al suo fianco c’è poi Charlie Carrick nel ruolo di Desmond, l’affascinante principe ereditario, già visto in Reign e Departure. Nicola Posener, apparsa in The Bold and the Beautiful, veste i panni della sofisticata principessa Coralina, mentre Rae Lim interpreta Chloe Hargrave, fidata amica di Bea. Completano il cast Michael Howe e Carolyn Backhouse nei ruoli di re Richmond e della regina Leupinia.

Charlie Carrick in Un amore regale
Charlie Carrick in Un amore regale

Le location di Un amore regale

Per quanto riguarda le location, Un amore regale è stato interamente girato in Bulgaria, con la capitale Sofia protagonista degli ambienti urbani e molti scorci storici. La città è stata scelta per la sua architettura europea d’epoca e per l’equilibrio tra ambientazioni medievali e contesto moderno. Nella pellicola, Sofia sostituisce la capitale di un regno immaginario: le eleganti piazze, i palazzi e le strade storiche fungono da cornice perfetta per gli interni reali, i corridoi dei palazzi e le passeggiate raffinate dei protagonisti. Molte scene intime e scenografie da “corte reale” sono state girate all’interno di edifici storici, sfruttando la luce calda e i dettagli architettonici per conferire un’atmosfera fiabesca e credibile.

L’utilizzo di set reali ha indubbiamente contribuito alla magia visiva del film, rendendo immediatamente percepibile il contrasto tra la vita ordinaria di Rebecca e il lusso nobiliare in cui viene immersa. I paesaggi urbani di Sofia sono stati così valorizzati da vetrate affrescate, cortili interni e sale nobiliari, utilizzati come scenografie naturali per ricreare la vita di corte. Non è dunque stato necessario costruire costosi set in studio: la produzione ha colto la disponibilità di architetture autentiche, rendendo il film visivamente coerente e, al tempo stesso, economicamente vantaggioso.

La storia vera dietro il film

Infine, notiamo come Un amore regale prende ispirazione da dinamiche e figure reali legate al mondo delle monarchie europee contemporanee, pur mantenendo un tono da commedia romantica e una narrazione dichiaratamente di finzione. Il personaggio di Bea, una donna americana che si innamora di un principe, richiama inevitabilmente la storia di Meghan Markle e il Principe Harry, con il tema del confronto tra un outsider e l’etichetta di corte. Anche la pressione mediatica, i vincoli istituzionali e le tensioni tra dovere e sentimento richiamano numerose vicende vissute realmente da membri delle famiglie reali, pur rielaborate in chiave leggera e romanzata.

Dove vedere Un amore regale in streaming e in TV

Sfortunatamente il film non è presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive in Italia. È però presente nel palinsesto televisivo di martedì 1 luglio alle ore 21:30 sul canale Rai 1. Di conseguenza, per un limitato periodo di tempo sarà presente anche sulla piattaforma Rai Play, dove quindi lo si potrà vedere anche oltre il momento della sua messa in onda. Basterà accedere alla piattaforma, completamente gratuita, per trovare il film e far partire la visione.

Emanuela Fanelli condurrà le serate di apertura e chiusura di Venezia 82

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L’attrice e autrice Emanuela Fanelli, tra le interpreti oggi più originali e innovative del panorama cinematografico e televisivo italiano, condurrà le serate di apertura e di chiusura dell’82. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia (27 agosto – 6 settembre 2025).

Emanuela Fanelli guiderà la cerimonia di inaugurazione dell’82. Mostra nella serata di mercoledì 27 agosto sul palco della Sala Grande (Palazzo del Cinema al Lido), nonché la cerimonia di chiusura di sabato 6 settembre, in occasione della quale saranno annunciati i Leoni e gli altri premi ufficiali dell’82. Mostra.

Attrice versatile e profonda, Emanuela Fanelli è capace di passare con naturalezza dalla comicità al dramma senza mai perdere coerenza espressiva. Il suo lavoro è apprezzato non solo per le doti interpretative, ma anche per la capacità di raccontare, con sguardo personale e profondo, le ironie e le contraddizioni del presente. È autrice dei suoi stessi monologhi.

The Running Man: il trailer e il teaser poster del film di Edgar Wright

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Ecco il primo trailer di The Running Man è disponibile on-line. Il film di Edgar Wright uscirà il 6 novembre distribuito da Eagle Pictures e vede nel cast Glen Powell, William H. Macy, Lee Pace, Emilia Jones, Michael Cera, Daniel Ezra, Jayme Lawson con Colman Domingo e Josh Brolin.

L’originale adattamento di L’Uomo in Fuga di Stephen King, del 1987 vedeva Arnold Schwarzenegger nei panni di Ben Richards, un poliziotto condannato ingiustamente in un’America distopica.

La trama di The Running Man

The Running Man è il programma televisivo più seguito al mondo: un reality show estremo in cui i concorrenti, chiamati “Runner”, devono rispettare una sola regola per restare vivi: fuggire per 30 giorni, in diretta TV, braccati da killer professionisti, detti “Cacciatori”, mentre il pubblico, incollato agli schermi, esulta a ogni esecuzione.

Ben Richards (Glen Powell) non è un eroe. È un uomo qualunque, costretto a una scelta impossibile: entrare nel gioco per salvare la figlia malata. A convincerlo è Dan Killian (Josh Brolin), il carismatico e spietato produttore dello spettacolo, maestro nel trasformare la sofferenza in spettacolo, la paura in share, la morte in intrattenimento.

Ma Ben non segue il copione. Corre, lotta, resiste. E contro ogni previsione diventa un idolo: il pubblico lo acclama, gli ascolti volano. Più il successo cresce, più il gioco si fa mortale. Ora Ben non deve affrontare solo i suoi inseguitori… ma un’intera nazione che vuole vederlo cadere.