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Emanuela Fanelli condurrà le serate di apertura e chiusura di Venezia 82

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L’attrice e autrice Emanuela Fanelli, tra le interpreti oggi più originali e innovative del panorama cinematografico e televisivo italiano, condurrà le serate di apertura e di chiusura dell’82. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia (27 agosto – 6 settembre 2025).

Emanuela Fanelli guiderà la cerimonia di inaugurazione dell’82. Mostra nella serata di mercoledì 27 agosto sul palco della Sala Grande (Palazzo del Cinema al Lido), nonché la cerimonia di chiusura di sabato 6 settembre, in occasione della quale saranno annunciati i Leoni e gli altri premi ufficiali dell’82. Mostra.

Attrice versatile e profonda, Emanuela Fanelli è capace di passare con naturalezza dalla comicità al dramma senza mai perdere coerenza espressiva. Il suo lavoro è apprezzato non solo per le doti interpretative, ma anche per la capacità di raccontare, con sguardo personale e profondo, le ironie e le contraddizioni del presente. È autrice dei suoi stessi monologhi.

The Running Man: il trailer e il teaser poster del film di Edgar Wright

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Ecco il primo trailer di The Running Man è disponibile on-line. Il film di Edgar Wright uscirà il 6 novembre distribuito da Eagle Pictures e vede nel cast Glen Powell, William H. Macy, Lee Pace, Emilia Jones, Michael Cera, Daniel Ezra, Jayme Lawson con Colman Domingo e Josh Brolin.

L’originale adattamento di L’Uomo in Fuga di Stephen King, del 1987 vedeva Arnold Schwarzenegger nei panni di Ben Richards, un poliziotto condannato ingiustamente in un’America distopica.

La trama di The Running Man

The Running Man è il programma televisivo più seguito al mondo: un reality show estremo in cui i concorrenti, chiamati “Runner”, devono rispettare una sola regola per restare vivi: fuggire per 30 giorni, in diretta TV, braccati da killer professionisti, detti “Cacciatori”, mentre il pubblico, incollato agli schermi, esulta a ogni esecuzione.

Ben Richards (Glen Powell) non è un eroe. È un uomo qualunque, costretto a una scelta impossibile: entrare nel gioco per salvare la figlia malata. A convincerlo è Dan Killian (Josh Brolin), il carismatico e spietato produttore dello spettacolo, maestro nel trasformare la sofferenza in spettacolo, la paura in share, la morte in intrattenimento.

Ma Ben non segue il copione. Corre, lotta, resiste. E contro ogni previsione diventa un idolo: il pubblico lo acclama, gli ascolti volano. Più il successo cresce, più il gioco si fa mortale. Ora Ben non deve affrontare solo i suoi inseguitori… ma un’intera nazione che vuole vederlo cadere.

Infinite: le differenze tra il libro e il film

Infinite: le differenze tra il libro e il film

Il regista Antoine Fuqua si è affermato negli anni come uno dei registi più talentuosi per quanto riguarda i film d’azione a tinte crime. Tra i suoi titoli più celebri si annoverano Training Day, Brooklyn’s Finest, la trilogia di The Equalizer e Attacco al Potere – Olympus Has Fallen. Nel tempo ha comunque sperimentato anche altri generi, dallo storico King Arthur al film di pugilato con Southpaw, dal western I magnifici 7 fino al dramma Emancipation. Nel 2021 si è invece confrontato per la prima volta con la fantascienza, realizzando Infinite (qui la recensione).

Tratto dal romanzo intitolato The Reincarnationist Papers di D. Eric Maikranz, il film mantiene sì una forte attenzione nei confronti dell’azione e delle sparatorie tanto care a Fuqua, ma presenta tutto ciò in una cornice fantascientifica. Non si tratta di un film ambientato in particolari futuri o in contesti distopici, ma affronta invece il tema della reincarnazione e di come questa può diventare lo strumento per fare del bene o del male, a seconda degli obiettivi che si hanno. Si costruisce così un’intricata rete di vicende che ora, grazie all’arrivo su Netflix del film, sta entusiasmando numerosi spettatori.

Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Si forniranno poi alcuni chiarimenti sulla timeline del film e le differenze che ci sono tra questo e il libro da cui è tratto. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Infinite Chiwetel Ejiofor

La trama e il cast di Infinite

Il film racconta la storia di Evan McCauley, un uomo perseguitato da alcune allucinazioni, che scopre essere visioni di un lontano passato. L’uomo, infatti, ha ricordi che non ha mai vissuto e conosce posti che non ha mai visitato. Mentre cerca di capire perché questi flashback lo perseguitano, scopre anche l’esistenza di una sette segreta, denominata Infiniti, composta da persone che riescono a controllare gli eventi che segnano o hanno segnato la storia dell’umanità. Proprio ad Evans questi si rivolgono affinché egli salvi l’umanità da Bathurst, un ex membro della setta che vuole distruggere il mondo.

 Ad interpretare Evan McCauley, protagonista del film, vi è l’attore Mark Wahlberg. Il ruolo, inizialmente, era stato pensato per Chris Evans, il quale dovette però rinunciarvi per via di altri impegni. Wahlberg è così tornato a recitare per Fuqua dopo il loro primo film insieme, Shooter. In Infinite recitano poi anche Chiwetel Ejiofor nei panni del Bathurst del 2020, personaggio interpretato da Rupert Friend nella versione del 1985. Dylan O’Brien è Heinrich Treadway, mentre Sophie Cookson interpreta Nora Brightman. Completano il cast Jason Mantzoukas nel ruolo dell’Artigiano e Toby Jones in quello di Bryan Porter.

Infinite timeline

Le differenze tra il film e il libro

Come anticipato, Infinite è basato sul romanzo di fantascienza intitolato The Reincarnationist Papers di D. Eric Maikranz. Il film, tuttavia, presenta delle notevoli differenze rispetto al libro. In The Reincarnationist Papers, ad esempio, il protagonista Evan Michaels non sa di essersi reincarnato ed è tormentato dai ricordi delle sue due vite passate. Ciò si è trasformato nel fatto che Evan McCauley è stato istituzionalizzato come schizofrenico nel retroscena del film. Nel libro, inoltre, Evan incontra una donna reincarnata di nome Poppy, che è stata trasformata in Nora Brightman nel film, sebbene Poppy ricordi solo sette vite mentre Nora ne dichiara dozzine.

Come in Infinite, Poppy invita Evan in una società segreta di altre 28 persone reincarnate chiamate Cognomina. Il film ha però aumentato la portata del concetto, ampliando il numero degli Infiniti a centinaia e trasformando la Cognomina in una guerra di fazioni tra i Credenti, che vogliono usare le loro abilità per migliorare l’umanità, e i Nichilisti, che vogliono invece porre fine al mondo. Mentre il romanzo esplora completamente le gioie e i pericoli derivanti dal rivivere continuamente le proprie vite passate, Infinite ha toccato solo di sfuggita questi temi concentrandosi sull’azione e una trama molto più standard di un eroe che cerca di salvare il mondo da un supercriminale.

Il trailer di Infinite e dove vederlo in streaming

È possibile fruire di Infinite grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Apple iTunes, Prime Video e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video.

Infinite: la spiegazione della timeline e del finale del film

Infinite: la spiegazione della timeline e del finale del film

Infinite (qui la recensione) si conclude con l’eroe d’azione reincarnato del film, Evan McCauley, che salva il mondo, ma pone anche le basi per un sequel che potrebbe espandere l’universo senza Mark Wahlberg come protagonista. Diretto da Antoine Fuqua, è questo un film di fantascienza e azione che racconta la storia di un ramo della razza umana chiamato Infiniti, che si reincarna nel corso della storia conservando intatti tutti i ricordi delle vite passate. Evan si unisce alla fazione eroica degli Infiniti chiamata i Credenti per impedire ai Nichilisti, guidati dal maniaco Bathurst (Chiwetel Ejiofor), di uccidere tutti gli abitanti del mondo.

Nell’atto finale di Infinite, Bathurst conquista la base segreta dei Credenti, The Hub, e recupera la fonte di energia per la sua arma apocalittica, l’Uovo, dal cadavere di Heinrich Treadway (Dylan O’Brien), che era la vita precedente di Evan McCauley. I Nichilisti attaccano anche il rifugio di Artisan (Jason Mantzoukas), dove Bathurst spara a Evan alla testa con il suo Dethroner, una pistola che spara proiettili speciali in grado di estrarre l’anima da un Infinite, impedendogli di reincarnarsi. Tuttavia, Evan sopravvive e segue la sua alleata, Nora Brightman (Sophie Cookson), nella tenuta di Bathurst in Scozia.

Con l’Uovo completato, Bathurst era finalmente pronto a realizzare il suo obiettivo di genocidio di massa, in modo da potersi liberare dalla “maledizione” della reincarnazione perpetua. Ciò ha portato a uno scontro ricco di azione tra i Credenti Evan e Nora contro Bathurst e la sua scagnozza nichilista, l’agente Shin (Wallis Day), con in gioco il destino del mondo e la vita di tutti gli Infiniti. Alla luce di ciò, Infinite ha dunque introdotto alcuni concetti stimolanti e ha presentato idee intriganti su cosa significherebbe se una persona potesse reincarnarsi in un nuovo corpo conservando tutti i propri ricordi.

Tuttavia, essendo un film d’azione fantascientifico ad alto budget, le riflessioni di Infinite sulla reincarnazione sono passate in secondo piano rispetto ai cliché dei film d’azione e alla trama stereotipata dei buoni che cercano di impedire ai cattivi di distruggere il mondo. Per cercare di fare chiarezza, in questo approfondimento proponiamo un’analisi del finale di Infinite, di come prepara il terreno per un altro film e del più vasto mondo qui descritto, passando anche per una spiegazione della timeline della storia.

infinite recensione

Come Evan ha fermato il piano di Bathurst per distruggere il mondo

Il piano di Bathurst era quello di volare dalla sua tenuta a Glasgow per far esplodere l’Uovo, che avrebbe poi avuto un effetto a cascata in tutto il mondo e avrebbe accelerato uccidendo sempre più persone. In realtà, l’Uovo è così letale che ucciderebbe anche tutte le piante e gli animali del mondo. Bathurst è così folle che, anche se uccidere tutti gli esseri umani gli avrebbe permesso di raggiungere il suo obiettivo di non lasciare nessuno in cui potersi reincarnare, voleva comunque che ogni forma di vita sulla Terra morisse. Tuttavia, Evan riusce a lanciarsi con la moto da una scogliera e ad atterrare sull’ala dell’aereo di Bathurst, dove ha usato la sua spada da samurai per evitare di essere sbalzato dal veicolo.

Grazie al serbatoio di memoria di Artisan, Evan ha qui finalmente sbloccato tutti i suoi ricordi, soprattutto quelli di Heinrich Treadway. Evan è anche sopravvissuto al colpo alla testa di Bathurst con il Dethroner perché aveva una placca d’acciaio nella testa a causa di un incidente d’auto avvenuto in gioventù. Ora che ha pieno accesso ai ricordi di Treadway, Evan scarica anche i poteri soprannaturali che Treadway ha imparato a padroneggiare, tra cui la capacità di influenzare il mondo che lo circonda sfidando le leggi della fisica. McCauley riuscì a camminare sull’ala dell’aereo senza essere scaraventato via ed entrò nell’aereo per combattere Bathurst.

Ora che Evan è diventato Treadway, è anche in grado di tagliare i proiettili di Bathurst a mezz’aria con la sua spada. L’aereo viene danneggiato dalla battaglia tra Evan e Bathurst e l’Uovo viene espulso dal velivolo. Entrambi gli Infiniti si lanciano all’inseguimento e combattono a mezz’aria, ma Evan riusce a disarmare il dispositivo. Per finire Bathurst, Evan lo trapassa con la sua katana, prende il Dethroner e spara a Bathurst alla testa, uccidendo il cattivo e impedendogli di reincarnarsi. Quindi, in un certo senso, Bathurst ottiene comunque ciò che voleva, poiché finalmente si libera della maledizione della vita eterna. Tuttavia, Evan non sopravvive alla caduta nell’oceano, ma muore eroicamente salvando il mondo e fermando Bathurst.

Nora libera le anime intrappolate

Mentre Evan ferma Bathurst, il compito di Nora è quello di liberare il muro di anime infinite che Bathurst aveva accumulato. Bathurst ha trascorso innumerevoli anni sparando ai Credenti con il suo Dethroner e l’anima di ogni persona che uccideva con i suoi proiettili speciali veniva scaricata in un microchip che il cattivo esponeva in un muro nella sua tenuta in Scozia. Una delle anime nel muro apparteneva ad Abel Trask (Tom Hughes), l’amante di Nora nelle loro numerose vite insieme. Fortunatamente, per liberare le 200 anime infinite raccolte da Bathurst è bastato usare degli esplosivi per distruggere il muro.

Infinite Chiwetel Ejiofor

Tuttavia, Nora rimane ferita mortalmente nella lotta per raggiungere la villa di Bathurst, quindi ha detto ad Artisan di andarsene mentre lei rimaneva indietro per far esplodere il muro e liberare le anime degli Infiniti. Nora è poi morta nell’esplosione, ma è felice di poter ricongiungersi con Abel nella loro prossima vita. Inoltre, dato che Bathurst è stato colpito dal Dethroner di Evan, il cattivo potrebbe essere l’unico Infinito ora definitivamente morto, poiché Nora ha distrutto la sua unità di stoccaggio delle anime e non c’è alcun microchip sopravvissuto in cui l’anima di Bathurst può essere scaricata.

Infinite prepara un sequel senza Mark Wahlberg

Con l’Uovo distrutto e le 200 anime liberate, tutti gli Infiniti (eccetto Bathurst) sono stati in grado di reincarnarsi e sono tornati in vita contemporaneamente in tutto il mondo sotto forma di neonati. Infinite fa poi un salto in avanti di anni nel futuro, dove un Artigiano più anziano trova Treadway/Evan reincarnato a Giacarta, in Indonesia (L’Artigiano lo chiama “Treadway” perché lo conosceva come Treadway, mentre con Evan McCauley aveva avuto solo un incontro relativamente breve). Dopo aver dato al padre del rinato Treadway il suo biglietto da visita, restituisce la spada samurai di Treadway al suo giovane proprietario.

Tuttavia, il nuovo Treadway non solo possiede tutte le sue abilità precedenti, ma ha anche tutti i suoi ricordi, dato che chiede ad Artisan: “Perché ci hai messo così tanto?”. Nel frattempo, l’eterna storia d’amore tra Nora e Abel continuava e gli amanti reincarnati si ritrovano ancora una volta nel “Principio”, ovvero Angkor Wat in Cambogia, il loro tradizionale luogo d’incontro. La rinata Nora e Abel sembrano adolescenti, ma hanno tutti i loro ricordi e si riconoscono immediatamente nonostante abbiano nuovi corpi. Stranamente, Abel si riferisce alla sua amata come “Nora”, nonostante non la conoscesse con quell’identità perché era rimasto intrappolato nel muro dell’anima di Bathurst durante tutta la sua vita come Nora Brightman.

Probabilmente questo era solo per chiarire al pubblico che si trattava della reincarnazione di Abel e Nora. Il finale di Infinite chiarisce anche che i personaggi specifici interpretati da Mark Wahlberg e Sophie Cookson sono morti, quindi gli attori non sarebbero tornati per un sequel sul nuovo Treadway e Nora. Dovrebbero essere nuovi attori a interpretare i loro ruoli reincarnati, compreso un protagonista maschile asiatico nel ruolo di Treadway in un Infinite 2. In alternativa, il film ha tutta la storia da utilizzare per un prequel, ma anche in questo caso Wahlberg non potrebbe recitare, poiché ha scoperto di essere una reincarnazione solo nel corso del film. Un’altra possibilità sarebbe quella di espandere l’universo di Infinite e realizzare un altro film su personaggi completamente diversi, ma utilizzando comunque Artisan come collegamento comune tra i film.

Timeline

La spiegazione della confusa linea temporale di Infinite

I fan dei film sui guerrieri immortali come The Old Guard, Highlander ed Eternals della Marvel potrebbero trovare Infinite un po’ confuso, poiché non è lo stesso personaggio fisico che continua nel tempo, ma solo le loro anime in nuovi corpi, che richiedono attori diversi per interpretarli una volta reincarnati. Il film può anche essere fonte di confusione per il modo in cui il film presenta la vita dei personaggi principali e il momento in cui si svolgono gli eventi del film. Sebbene ci siano occasionali scorci delle vite passate di Treadway, Bathurst e Nora, la storia principale di Infinite è ambientata in tre diversi momenti temporali.

Il prologo che coinvolge Treadway, Abel e la precedente incarnazione di Nora, Leona (Joana Ribiero), che combatte contro Bathurst (Rupert Friend) a Città del Messico, è ambientato nel 1985. La storia principale di Infinite si svolge nel 2020, il che significa che, dato che Treadway e Leona sono morti nella stessa notte nel 1985, sia Evan McCauley che Nora Brightman hanno 35 anni. La situazione diventa ancora più confusa poiché non è stato chiaramente stabilito che il Bathurst del 1985 sia morto anche lui quell’anno.

Tuttavia, il Bathurst del 2020, interpretato da Chiwetel Ejiofor, sembra più vecchio di 35 anni, ma ha la stessa età o potrebbe anche essere più giovane di Evan McCauley. Infine, le scene finali di Infinite sono un flashforward ambientato almeno 15 anni dopo, dato che Treadway, Nora e Abel reincarnati sono adolescenti, quindi deve essere ambientato intorno al 2035, cosa che si riflette anche nell’invecchiamento di Artisan. Per comprendere il film, occorre dunque tenere a mente queste tre date, pur sapendo che non necessariamente vengono rispettate con assoluta precisione.

Jurassic World – La Rinascita: recensione del film con Scarlett Johansson

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Dopo il deludente epilogo della trilogia nuova trilogia, Jurassic WorldLa Rinascita riporta finalmente la saga creata da Steven Spielberg nel 1993 alle sue radici più nobili. Con questo ambizioso progetto, il regista Gareth Edwards (Godzilla, Rogue One) e lo sceneggiatore David Koepp (già autore del primo Jurassic Park) costruiscono un film d’avventura potente e avvincente, capace di emozionare, divertire e spaventare nel modo giusto.

Senza ricorrere al fan service più banale, Edwards rifiuta la deriva kitsch delle ultime tre pellicole e dirige con rigore e intelligenza, ispirandosi al modello originale di Spielberg, sia nei toni che nel ritmo narrativo. Niente cast storico, niente cameo forzati: La Rinascita è un soft reboot che riparte da zero, con un nuovo gruppo di personaggi credibili e ben scritti, impegnati in una missione impossibile su un’isola misteriosa dove i dinosauri – e non solo – dominano incontrastati.

Jurassic WorldLa Rinascita ha trama d’avventura classica con personaggi forti e ben delineati

Il film prende il via con una missione al limite del suicidio: Martin Krebs (Rupert Friend), dirigente senza scrupoli di una multinazionale farmaceutica, recluta Zora Bennett (Scarlett Johansson), ex soldatessa dei corpi speciali, e Henry Loomis (Jonathan Bailey), un giovane paleontologo allievo del Dr. Alan Grant, per prelevare campioni di sangue da tre dinosauri colossali – un Mosasaurus, un Titanosaurus e un Quetzalcoatlus – sull’isola proibita di Ile Saint-Hubert, dove il tempo sembra essersi fermato.

Johansson è perfetta nel ruolo della leader dura e senza compromessi, un deciso passo avanti rispetto alla Bryce Dallas Howard della trilogia precedente. La sua Zora ha grinta e spirito, ma anche il cuore al posto giusto. Bailey, invece, interpreta un personaggio che fonde l’intelligenza di Ian Malcolm con la meraviglia di Alan Grant, restituendo allo spettatore il punto di vista dello scienziato affascinato dalla natura selvaggia, e anche un certo sex appeal che non guasta mai. A bordo della nave Essex, guidata da Duncan Kincaid (Mahershala Ali), il gruppo affronta pericoli crescenti e svela i segreti dell’isola, dove esperimenti genetici fuori controllo hanno dato vita a nuove creature ibride, come il terrificante Distortus Rex.

Scarlett Johansson è Zora Bennett, Mahershala Ali è Duncan Kincaid e Jonathan Bailey è il Dr. Henry Loomis in JURASSIC WORLD – LA RINASCITA, diretto da Gareth Edwards.
© Universal Studios. All Rights Reserved.

Un omaggio sentito a Steven Spielberg e al cinema d’avventura di un tempo

Uno degli aspetti più riusciti di La Rinascita è il suo spirito da film d’avventura d’altri tempi. Edwards cita e omaggia non solo Jurassic Park, ma anche Jaws, Indiana Jones e perfino King Kong, con un gusto visivo che preferisce la tensione alla spettacolarità fine a sé stessa. La scelta di girare in pellicola e in location reali, limitando l’uso della CGI, restituisce un realismo che mancava ai recenti episodi della saga.

Le sequenze d’azione sono orchestrate con grande maestria. Indimenticabile la scena d’attacco del Mosasaurus al largo dell’isola, che riecheggia direttamente Lo Squalo per costruzione e tensione. In un’altra sequenza memorabile, il gruppo si imbatte in una mandria di Titanosauri intenti in un rituale di corteggiamento: Edwards rallenta il ritmo e ci ricorda che i dinosauri, prima che mostri, sono creature vive, dotate di comportamenti e rituali che meritano rispetto e contemplazione.

Xavier Dobbs (David Iacono), Reuben Delgado (Manuel Garcia-Rulfo), Zora Bennett (Scarlett Johansson), Duncan Kincaid (Mahershala Ali) e Dr. Henry Loomis (Jonathan Bailey) in JURASSIC WORLD – LA RINASCITA, diretto da Gareth Edwards.
© Universal Studios. All Rights Reserved.

Un cast brillante e un sottotesto sorprendente

Oltre alla trama principale, La Rinascita introduce un secondo gruppo di personaggi: una famiglia in vacanza (Manuel Garcia-Rulfo, Luna Blaise, Audrina Miranda e David Iacono) naufragata sull’isola dopo un attacco marino. La loro presenza, inizialmente superflua, si rivela funzionale: ogni membro affronta, nel proprio percorso, uno dei dinosauri iconici del primo film, in una sorta di pellegrinaggio attraverso la memoria collettiva del pubblico.

Anche se alcune dinamiche familiari appaiono forzate, il film trova il modo di raccontare l’esperienza dei “normali” di fronte al meraviglioso e al mostruoso. Ed è proprio attraverso questi personaggi che il film introduce un’idea nuova: forse i dinosauri meritano di sopravvivere, nonostante gli errori umani del passato. Questa riflessione, che va oltre l’azione, arricchisce il film di un sottotesto inaspettato, più maturo rispetto alla media dei blockbuster.

Mahershala Ali è Duncan Kincaid in JURASSIC WORLD – LA RINASCITA, diretto da Gareth Edwards.
© Universal Studios. All Rights Reserved.

Un grande intrattenimento, tra tensione, meraviglia e musica epica

La colonna sonora, firmata da Alexandre Desplat, fonde abilmente i suoi temi originali con gli iconici motivi di John Williams, creando un impatto emotivo fortissimo in più momenti chiave. La musica diventa parte integrante dell’esperienza, un ponte tra passato e presente che accresce la forza delle immagini.

Tra battaglie spettacolari, creature spaventose, e momenti di meraviglia pura, Jurassic World – La Rinascita riesce a essere un grande film d’intrattenimento, che diverte e coinvolge senza risultare mai stupido o ripetitivo. Certo, non è rivoluzionario, e non offre una direzione chiara per il futuro del franchise, ma è un degno ritorno alle origini. E soprattutto, è un film che ci ricorda perché ci siamo innamorati dei dinosauri, del cinema, e di quel celebre ruggito che ancora oggi ci mette i brividi.

Superman e Batman si sono già incontrati nel DCU? Ecco cosa dice James Gunn

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Secondo il co-presidente dei DC Studios, James Gunn, Superman e Batman hanno più probabilità di essere alleati nel DCU piuttosto che nemici o alleati riluttanti. Il rapporto tra Batman e Superman varia nei fumetti. A volte è piuttosto conflittuale, come si vede in Batman v Superman: Dawn of Justice, e in altri casi i due sono quasi fratelli.

Secondo il co-presidente dei DC Studios e regista di Superman, James Gunn, nel DCU è probabile che l’Uomo d’Acciaio e il Cavaliere Oscuro abbiano un rapporto più simile a quest’ultimo. Inoltre, dato che Superman ha già tre anni di esperienza nel film, è probabile che i migliori del mondo si siano già incontrati.

L’argomento è stato sollevato specificamente in un’intervista tra Gunn ed ExtraTV, dove al regista della trilogia dei Guardiani della Galassia è stato chiesto come avrebbe reagito Superman all’incontro con il protettore di Gotham. La risposta di Gunn ha sicuramente rallegrato l’intervistatore, ma non sono stati forniti ulteriori dettagli al riguardo.

“Beh, innanzitutto, non sappiamo se abbia già visto un uomo vestito da pipistrello”, ha detto Gunn quando gli è stato chiesto del loro primo incontro. Ha aggiunto: “Ma penso che probabilmente vedrebbe un’anima gemella in quell’altra persona pazza che indossa un costume pazzesco, [anche se] con un intento molto diverso”.

Nei fumetti, la prima volta che Batman e Superman appaiono insieme è in All-Star Comics n. 7 (1941); tuttavia, canonicamente si conoscevano già, essendo entrambi membri di riserva della Justice Society of America.

Gli storici dei fumetti generalmente ritengono che il loro primo incontro sia avvenuto in Superman n. 76 (1952), dove Bruce Wayne e Clark Kent sono casualmente entrambi passeggeri di una nave da crociera. Quando emerge una crisi, entrambi finiscono per indossare i loro costumi a distanza ravvicinata, rivelandosi reciprocamente le loro identità segrete.

Altre versioni retcon del loro primo incontro includono Post-Crisis on Infinite Earths (1986): Man of Steel #3, dove Superman è un nuovo eroe che decide di andare a Gotham e affrontare un Batman veterano, descritto dai media come un folle fuorilegge vigilante. Con Batman che ha molta più esperienza, l’incontro non va bene per Superman.

Anche The New 52 del 2011 ha riproposto il loro primo incontro, questa volta concentrando l’evento sulla formazione della Justice League, mentre vari eroi DC indagavano sull’arrivo di tubi radioattivi e parademoni sulla Terra. Questa serie a fumetti è stata d’ispirazione per Justice League di Zack Snyder.

Superman introduce gli spettatori in un universo DC in cui i metaumani esistono da generazioni e Clark Kent ha già tre anni di esperienza come il più forte protettore della Terra. Quindi, come dovrebbe svolgersi il suo primo incontro con Batman? Condividete le vostre opinioni nei commenti qui sotto.

Obi-Wan Kenobi, la seconda stagione ORA “in fase di sviluppo” grazie alla richiesta dei fan?

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Un altro scontro tra Ben Kenobi e Darth Vader potrebbe essere all’orizzonte? Secondo una nuova indiscrezione, Lucasfilm avrebbe finalmente preso atto della richiesta dei fan e ora starebbe procedendo con la seconda stagione di Obi-Wan Kenobi

Obi-Wan Kenobi era stato originariamente concepito come un film e sarebbe rientrato nella categoria “A Star Wars Story“. Gli scarsi incassi di Solo hanno messo fine a questa possibilità e, con la Disney desiderosa di rafforzare la sua offerta streaming, è diventato una serie TV in sei parti.

Nonostante alcune idee e personaggi controversi, la serie è stata un successo ed è stata elogiata per aver colmato le lacune tra gli eventi di “La vendetta dei Sith” e “Una nuova speranza“. Lucasfilm ha persino trovato il modo di offrire ai fan una rivincita tra Obi-Wan e Darth Vader, dando vita a quella scena ormai iconica in cui abbiamo intravisto ciò che rimane di Anakin Skywalker sotto l’elmo del Signore dei Sith.

Nonostante il continuo entusiasmo di Ewan McGregor, abbiamo sentito ripetutamente dalla presidente di Lucasfilm, Kathleen Kennedy, che non ci sono piani per una seconda stagione. Ora, però, qualcosa potrebbe essere cambiato.

Secondo l’indiscreto Daniel Richtman (tramite SFFGazette.com), “Una seconda stagione di Obi-Wan Kenobi è in fase di sviluppo presso Lucasfilm”. Non sono stati forniti ulteriori dettagli, ma dopo che The Acolyte ha diviso le opinioni e Skeleton Crew è stato ignorato da molte persone, concentrarsi su un personaggio noto e amato sembra saggio.

Al Comic-Con di Los Angeles dello scorso ottobre, Ewan McGregor ha partecipato a una sessione di domande e risposte con i fan e ha confermato che lo studio stava “esplorando” idee per altri personaggi di Obi-Wan Kenobi. Si dice che l’attore abbia rivelato il suo desiderio di indossare l’armatura di Obi-Wan di Clone Wars e di riunirsi con Hayden Christensen.

“La verità è che ho parlato per anni di dover coprire la realizzazione della stagione di Obi-Wan, ho dovuto mentire al riguardo e non lo farò ora”, aveva precedentemente dichiarato McGregor riguardo al futuro della serie. “Non lo so. Non ho ricevuto nessuna telefonata da Lucasfilm o dalla Disney che mi dicesse ‘Facciamolo un altro’. Obi-Wan è stato realizzato come miniserie, è uscito e piace alla gente, e ne sono molto, molto contento.”

Obi-Wan Kenobi inizia 10 anni dopo i drammatici eventi di Star Wars: La vendetta dei Sith, in cui Obi-Wan Kenobi ha dovuto affrontare la sua più grande sconfitta: la caduta e la corruzione del suo migliore amico e apprendista Jedi, Anakin Skywalker, passato al lato oscuro nei panni del malvagio Signore dei Sith Darth Vader.

La serie vede Ewan McGregor riprendere il ruolo dell’iconico Maestro Jedi e segna anche il ritorno di Hayden Christensen nel ruolo di Darth Vader, ruolo che ha poi ripreso anche in Ahsoka. Si uniscono al cast anche Moses Ingram, Joel Edgerton, Bonnie Piesse, Kumail Nanjiani, Indira Varma, Rupert Friend, O’Shea Jackson Jr., Sung Kang, Simone Kessell e Benny Safdie. Obi-Wan Kenobi è attualmente disponibile in streaming su Disney+.

Jurassic World – La Rinascita, ecco il primo punteggio di Rotten Tomatoes

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Sono arrivate le prime recensioni di Jurassic World – La Rinascita e, con i critici discordanti sul nuovo inizio pianificato dal regista Gareth Edwards per il franchise, il film ha debuttato con un punteggio “Rotten” (Marcio).

Come riportato per la prima volta su SFFGazette.com, sono arrivate le recensioni di Jurassic World – La Rinascita. Sfortunatamente, sembra che la prossima parte della stagione estiva dei blockbuster avrà un inizio turbolento.

Luglio si preannuncia un mese impegnativo per le sale cinematografiche, con questo film, Superman, I Puffi e I Fantastici Quattro: Gli Inizi, tutti in competizione per l’attenzione degli spettatori. Tuttavia, le cattive notizie per Jurassic World – La Rinascita potrebbero essere buone notizie per l’Uomo di Domani se la prima ondata di recensioni contrastanti dovesse avere un impatto negativo sulle prospettive di incassi del nuovo inizio di Gareth Edwards per il franchise.

Al momento in cui scriviamo, su Rotten Tomatoes sono state contate 73 recensioni per il film, che attualmente si attesta su un “Rotten” del 58%. Il lato positivo è che il punteggio lo rende ben lontano dall’episodio con le peggiori recensioni del franchise.

Jurassic World Dominion del 2022 ha un misero 29%, mentre Jurassic World: Il regno distrutto ha il 47%. Seguono Jurassic Park III (49%), Il mondo perduto: Jurassic Park (52%), Jurassic World (72%) e Jurassic Park, l’unico “Certified Fresh” con il 91%.

Vale la pena notare che il franchise di Jurassic è in genere a prova di critica, il che significa che ci sono buone probabilità che La Rinascita sia ancora uno dei più grandi successi dell’estate. “È improbabile che Jurassic World – La Rinascita sia in cima alla classifica di qualcuno”, scrive The Hollywood Reporter. “Ma i fan di lunga data (me compreso) dovrebbero divertirsi.” Variety osserva: Gareth Edwards rifiuta la superficialità dei tre film precedenti, dirigendo Scarlett Johansson e Jonathan Bailey attraverso una serie di scene tese ed emozionanti che si avvicinano di più al classico del 1993 di Steven Spielberg”.

IGN è stato meno entusiasta, spiegando: “Per un film che promette una ‘Rinascita’, l’ultimo Jurassic World gioca sulla frustrante sicurezza, rifacendosi al progetto del film originale, ma senza eliminare nessuno dei problemi dei film più recenti”. IndieWire ha fatto eco a questo sentimento affermando: “Inutile dire che ‘Rinascita’ non si fa alcun favore rifacendosi così spesso all’originale. Per quanto brutti siano stati alcuni dei sequel precedenti, nessuno di loro è stato così desideroso di misurarsi con il capolavoro di Spielberg”.

Suggerendo che i critici siano divisi, The Guardian ribatte: “Sembra rilassato e sicuro nel suo pastiche di Spielberg, nei suoi grandi momenti di pericolo con i dinosauri e nel suo dispiegamento di emozioni e risate. Forse la serie non può e non dovrebbe andare avanti all’infinito: abbiamo bisogno di idee nuove e originali. Questa sarebbe fantastica da realizzare”.

Entertainment Weekly aggiunge: “Jurassic Park – La Rinascita è uno dei capitoli più riusciti e soddisfacenti del franchise proprio perché, ehm, trova il modo di mantenere vivo il mantra di Loomis, mettendo in primo piano il senso di meraviglia del film rispetto a una mera e palese ricerca di denaro”.

Infine, Rohan Patel di ComicBookMovie.com afferma: Jurassic World – La Rinascita inaugura una nuova era audace per il franchise, un’era che privilegia tensione, paura e spettacolo rispetto alla tradizione e all’esposizione. È un film adrenalinico che piace al pubblico e che capisce esattamente di cosa si tratta e mantiene esattamente ciò che promette”.

Superman: la Hall of Justice nel nuovo spot tv

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Superman: la Hall of Justice nel nuovo spot tv

L’uscita di Superman nei cinema è ormai alle porte e il film sta decisamente intensificando gli sforzi promozionali, tanto che oggi arriva anche la prima occhiata alla Hall of Justice. Quando le riprese si sono spostate da Cleveland e Cincinnati nel febbraio 2024, erano già iniziate le speculazioni sulla possibile inclusione del quartier generale della Justice League.

Diamo un primo sguardo a come apparirà la Hall of Justice in Superman, grazie a uno spot/promozione Toyota. “Vedi la Hall of Justice e ti accorgi che non è ancora finita”, ha detto James Gunn in una precedente intervista. “È di proprietà di Maxwell Lord, e lui è il proprietario della Justice Gang.”

Il quartier generale della DCU è ancora in costruzione, il che spiega il suo aspetto semplice per ora, come afferma Gunn. Ha anche precedentemente confermato che la Justice League non si è ancora formata, nonostante Superman sia attivo da tre anni.

Il cast di Superman

Superman è il primo film dei DC Studios scritto e diretto da James Gunn, con David Corenswet nei panni di Superman/Clark Kent.

Nel cast anche Rachel Brosnahan, Nicholas Hoult, Edi Gathegi, Anthony Carrigan, Nathan Fillion, Isabela Merced, Skyler Gisondo, Sara Sampaio, María Gabriela de Faría, Wendell Pierce, Alan Tudyk, Pruitt Taylor Vince e Neva Howell. Il film sarà al cinema dal 9 luglio distribuito da Warner Bros. Pictures.

Superman”, il primo film dei DC Studios in arrivo sul grande schermo, è pronto a volare nei cinema di tutto il mondo quest’estate, distribuito da Warner Bros. Pictures. Con il suo stile inconfondibile, James Gunn trasporta il supereroe originale nel nuovo universo DC reinventato, con una miscela unica di racconto epico, azione, ironia e sentimenti, consegnandoci un Superman guidato dalla compassione e da una profonda fiducia nella bontà del genere umano.

Produttori esecutivi di “Superman” sono Nikolas Korda, Chantal Nong Vo e Lars Winther. Dietro la macchina da presa, Gunn si è avvalso del lavoro di suoi collaboratori fidati, tra cui il direttore della fotografia Henry Braham, la scenografa Beth Mickle, la costumista Judianna Makovsky e il compositore John Murphy, oltre al compositore David Fleming (“The Last of Us”), ai montatori William Hoy (“The Batman”) e Craig Alpert (“Deadpool 2”, “Blue Beetle”).

F1 – Il film: il regista svela il finale alternativo del film

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F1 – Il film: il regista svela il finale alternativo del film

Il regista di F1 – Il film (qui la recensione) Joseph Kosinski ha rivelato che a un certo punto era stato girato un finale alternativo per la gara finale del film, che vedeva un vincitore completamente diverso. Nel finale che possiamo oggi vedere al cinema, il veterano Sonny apre la strada al suo compagno di squadra per portarlo al primo posto e vincere la gara, ma un incidente permette poi proprio a Sonny di correre verso la vittoria. In un’intervista con GQ, il regista Joseph Kosinski ha ora però rivelato che nel finale alternativo è invece Joshua a vincere la gara.

In realtà abbiamo girato anche un finale in cui Damson vince… Dove sale sul podio e solleva il trofeo”, dice il regista Kosinski, prima di interrogarsi. “L’abbiamo girato con le telecamere? Mi sembra che l’abbiamo girato solo per confondere le idee. Probabilmente i fan avrebbero comunque indovinato che Sonny avrebbe vinto la gara finale: è praticamente la regola di qualsiasi film sportivo soddisfacente e adatto al grande schermo che l’eroe superi le difficoltà e ne esca vittorioso… Ma chi se ne importa?

“I film riguardano più il viaggio che la destinazione. È lì che sta il divertimento. Voglio dire, chiunque può indovinare il finale di un film”, ha concluso Kosinski. Anche se non è mai stato effettivamente girato, è importante notare che Kosinski e il suo team sono arrivati al punto di inscenare il finale, il che significa che c’è stata almeno una certa valutazione di quello che doveva essere il risultato finale, invece di cercare semplicemente di ingannare gli spettatori. Tuttavia, sulla base dei commenti di Kosinski, sembra che la vittoria di Sonny Hayes fosse già stata decisa sin da subito.

F1 – Il film è la storia della redenzione di Sonny Hayes

La storia di Sonny Hayes in F1 – Il film è una storia di redenzione. La sua carriera, un tempo promettente, è stata interrotta da un incidente devastante, basato su un incidente realmente accaduto, e negli ultimi trent’anni ha inseguito il brivido delle corse ad alta velocità, anche se lontano dai riflettori che un tempo lo illuminavano. La vittoria di Sonny nella gara finale, sebbene prevedibile come esito scontato di qualsiasi dramma sportivo, rappresenta per Sonny una conquista catartica. Grazie alla fortuna e alle circostanze, è riuscito a tornare in Formula Uno, considerata la competizione automobilistica di più alto livello.

La sua vittoria offre un finale necessario all’arco narrativo del suo personaggio. Il finale alternativo lo avrebbe probabilmente visto sacrificarsi (metaforicamente) nella gara finale affinché il suo giovane compagno di squadra, la cui carriera è appena agli inizi, potesse ottenere la vittoria e intraprendere il percorso che Sonny non è mai riuscito a completare. Sarebbe stata una svolta ammirevole per il suo personaggio e avrebbe avuto perfettamente senso dal punto di vista narrativo, dato che il tempo di Sonny era finito e il momento apparteneva a Joshua.

Tuttavia, il colpo di scena finale nella gara che permette a Sonny di vincere fornisce una misura di definitività che il suo personaggio sembra aver inseguito sin da quando era giovane. Anche se Sonny ha vinto molte altre gare nella sua carriera di pilota, la vittoria in un Gran Premio di Formula Uno è stata il punto esclamativo che ha riscattato il suo infortunio di tanto tempo fa che aveva posto fine alla sua carriera.

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Adria Arjona, per James Gunn sarebbe “una grande Wonder Woman”

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Adria Arjona, per James Gunn sarebbe “una grande Wonder Woman”

James Gunn ha risposto alle voci secondo cui starebbe valutando la possibilità di affidare ad Adria Arjona il ruolo di Wonder Woman nell’Universo DC. In una nuova intervista, al co-capo dei DC Studios è stato infatti chiesto del suo seguire Arjona sui social media, cosa che ha spinto i fan a chiedersi se le avrebbe offerto il ruolo della supereroina. “Seguo Adria su Instagram, ma tutti sono usciti fuori dicendo: ‘L’ha appena seguita, significa che è Wonder Woman’”, ha detto Gunn in un’intervista a Extra.

Sarebbe una grande Wonder Woman, comunque”. Gunn ha poi continuato: “Era in un film che ho fatto sette anni fa. Siamo amici e ci conosciamo da allora. L’ho seguita allora, non ho iniziato a seguirla solo ora”. Per il momento, dunque, Gunn non si sbilancia. Sappiamo che un nuovo film su Wonder Woman è attualmente in fase di sviluppo, dunque quando la sceneggiatura sarà completa potrà iniziare il processo di casting e scopriremo se Adria Arjona otterrà davvero il ruolo.

Adria Arjona è la preferita dei fan per interpretare Wonder Woman

Il film in cui Arjona ha recitato è stato The Belko Experiment del 2016, diretto da Greg McLean e scritto da James Gunn, che lo ha anche prodotto insieme al partner dei DC Studios Peter Safran. Per quanto riguarda l’attrice, in un’intervista rilasciata all’inizio di quest’anno, alla Arjona è stato chiesto del fatto che è la favorita dai fan per il ruolo diWonder Woman. “Amo James Gunn”, ha detto l’attrice in quell’occasione. “Mi ha dato il mio primo film in assoluto, che era tipo il mio primo film in studio, quindi gli devo molto”.

Quando le è poi stato chiesto se il follow di Gunn sui social media significasse qualcosa, Arjona ha risposto: “Non lo so” e ha incrociato le dita. C’è dunque ancora molto mistero sull’attrice che otterrà il ruolo di Wonder Woman nel progetto ora confermato. Un ruolo che verrà ereditato da Gal Gadot, che l’ha interpretato per la prima volta il ruolo in Batman v Superman: Dawn of Justice del 2016, riprendendolo poi in Wonder Woman del 2017, Justice League del 2017, Wonder Woman 1984 del 2020 e con un cameo in Shazam! La furia degli Dei e The Flash del 2023.

Hot Summer Nights: la spiegazione del finale del film

Hot Summer Nights: la spiegazione del finale del film

Hot Summer Nights è un film del 2017 diretto da Elijah Bynum, che si inserisce all’interno del filone coming of age con una forte impronta neo-noir e crime drama. Ambientato durante un’afosa estate del 1991 a Cape Cod, Massachusetts, il film mescola romanticismo adolescenziale, droga, criminalità e una costante tensione emotiva che cresce fino a un epilogo drammatico. Attraverso un’estetica visiva marcata, una colonna sonora rétro e una regia stilizzata, il film propone dunque un racconto di formazione distorto, sensuale e pericoloso, in cui l’innocenza svanisce sotto il sole cocente e tra i fumi della marijuana.

Hot Summer Nights si inserisce così nel solco di film di formazione ambientati in contesti estivi densi di tensione, desiderio e pericolo, come Come un tuono, Chiamami col tuo nome (con lo stesso Chalamet) o A Bigger Splash. Tutti questi titoli condividono una narrazione che intreccia crescita personale, eros e violenza latente, spesso sullo sfondo di paesaggi assolati e isolati. Come già detto, il film di Elijah Bynum si distingue poi per il suo mix tra crime e romanticismo malinconico, avvicinandosi anche al tono cupo e nostalgico di American Honey o Thirteen, raccontando una giovinezza bruciata troppo in fretta, in un’estate destinata a non finire mai davvero.

Il film ha ricevuto reazioni contrastanti per il suo stile volutamente eccessivo e per la trama che alterna momenti di pura adrenalina a pause più introspettive. Tuttavia, è proprio il suo finale ambiguo e malinconico ad aver colpito e spiazzato molti spettatori. Nel prosieguo dell’articolo ci soffermeremo proprio su questo: analizzeremo cosa accade nel terzo atto e cosa suggerisce il destino dei personaggi principali, cercando di fornire una spiegazione chiara e approfondita del significato ultimo del film.

Maika Monroe e Timothée Chalamet in Hot Summer Nights
Maika Monroe e Timothée Chalamet in Hot Summer Nights

La trama di Hot Summer Nights

Il film è ambientato nel 1991 e racconta la storia di Daniel (Timothée Chalamet), un adolescente impacciato, riservato e solitario, la cui vita cambierà radicalmente nel corso di una calda estate. La madre di Daniel, in seguito alla morte del padre, decide di mandare il figlio a trascorrere l’estate a casa di una zia sull’isola di Cape Cod, sperando che possa trovare un po’ di serenità. Il giovane fa però fatica ad integrarsi, vivendo giornate anonime e senza direzione, fino a che non si imbatte nel ribelle della zona, Hunter Strawberry (Alex Roe). Daniel accetta di coprirlo nascondendo per lui delle bustine di marijuana mentre il delinquente è braccato da un poliziotto locale.

Entra così nelle grazie di Hunter e diventa suo socio nello spaccio di droga. Complice l’adrenalina del rischio e la sete di affermazione, Daniel comincia così a ottenere una nuova consapevolezza di se stesso, cambiando progressivamente atteggiamento e modo di vivere, arrivando anche a innamorarsi dell’enigmatica sorella del suo collega, McKayla (Maika Monroe). Ma il brio di infrangere le regole e l’ambizione crescente di Daniel porteranno presto a conseguenze drammatiche, irreversibili e fuori dal suo controllo.

La spiegazione del finale

Così, nel terzo e drammatico atto di Hot Summer Nights, l’arresto del sogno malavitoso dei protagonisti avviene con ritmo incalzante. Daniel e Hunter incontrano Dex (Emory Cohen) per un affare di cocaina, un passo che supera i limiti del loro traffico di marijuana. L’attività clandestina precipita quando però Dex scopre che i due vendono la droga senza passare per lui. Ordina così a Hunter l’omicidio di Daniel. Con un ultimo atto di lealtà, Huner avverte però l’amico di scappare e non tornare mai più. Ma l’inevitabile accade: Dex, indignato da questo ennesimo tradimento, intercetta Hunter e lo uccide brutalmente.

Alex Roe, Emory Cohen e Timothée Chalamet in Hot Summer Nights
Alex Roe, Emory Cohen e Timothée Chalamet in Hot Summer Nights

Il tutto avviene durante l’arrivo dell’uragano Bob, che diventa metafora distruttiva del caos imminente. In piena tempesta, Daniel si precipita da McKayla, ma trova la sua casa vuota e distrutta. Scopre così il corpo di Hunter, orribilmente ucciso, e la giovane, sconvolta, salta su un autobus, congedandosi per sempre da Cape Cod insieme a Daniel. Il narratore, un ragazzino testimone, chiude la storia sussurrando che nessuno dei due è mai più stato visto, forse diretti verso una nuova vita altrove.

Questo drammatico finale ribalta l’illusione di libertà che aveva animato Daniel e Hunter: la tempesta, simbolo potente della stagione e delle loro vite, devasta non solo la costa, ma anche i loro sogni. Hunter, l’esemplare selvaggio e ribelle, muore per aiutare Daniel, il timido outsider. Questo atto di sacrificio rappresenta il culmine della lealtà maschile e della loro profonda amicizia, ma soprattutto scuote Daniel, segnando un passaggio catartico verso l’età adulta .

McKayla, specchio emotivo del racconto, esce invece dalla tragedia con forza rinnovata. La morte del fratello la spinge verso un cambiamento radicale, ribadendo un’interpretazione femminista del film: le donne non sono semplici figure sullo sfondo; diventano artefici del proprio destino. Il finale aperto – con Daniel e McKayla in fuga, mai visti di nuovo – rimanda invece al desiderio di liberazione, ma anche all’incertezza radicale che caratterizza le scelte estreme. La storia diventa così un’indagine sulla responsabilità personale e sulla violenza implicita del crescere sotto pressione, in una stagione breve ma devastante.

Asher: la spiegazione del finale del film

Asher: la spiegazione del finale del film

Asher, film del 2018 diretto da Michael Caton-Jones, segna un interessante ritorno del regista britannico a un cinema più essenziale, quasi da camera, dopo un percorso variegato che lo ha visto affrontare generi e registri differenti, da Rob Roy a The Jackal. Lontano dai fasti hollywoodiani dei suoi lavori più noti, Caton-Jones costruisce con questo film un noir crepuscolare, asciutto, intimo, che si muove tra i codici del thriller e del dramma psicologico. Il film racconta la storia di un sicario ormai in là con gli anni che si trova, inaspettatamente, a desiderare un riscatto esistenziale proprio mentre il suo mondo inizia a sgretolarsi.

A dare volto e corpo al protagonista troviamo un intenso Ron Perlman, che interpreta Asher con un equilibrio calibrato di durezza e vulnerabilità. Accanto a lui, Famke Janssen regala una prova delicata nel ruolo di Sophie, una donna che entra inaspettatamente nella vita del killer, offrendo una possibilità di redenzione. Il cast si completa con attori solidi come Richard Dreyfuss, Peter Facinelli e Jacqueline Bisset. La sceneggiatura, firmata da Jay Zaretsky, privilegia i silenzi e i gesti rispetto ai dialoghi esplicativi, costruendo così una narrazione che punta all’atmosfera più che alla tensione tradizionale.

Il film si inserisce nel solco di un cinema neo-noir esistenziale, vicino per temi e stile a titoli come A Beautiful Day (You Were Never Really Here) di Lynne Ramsay o The American con George Clooney. Come in quei film, anche in Asher la figura del killer diventa una metafora per riflettere sull’identità, il tempo che passa e la possibilità di cambiare. Ma mentre questi elementi si intrecciano alla trama con sobrietà, il film si avvia verso un finale che pone interrogativi profondi e inaspettati. Proprio il finale sarà oggetto di analisi e spiegazione nei paragrafi successivi dell’articolo.

Ron Perlman in Asher
Ron Perlman in Asher

La trama di Asher

Protagonista del film è un ex agente del Mossad, Asher (Ron Perlman), che ha passato tutta la sua vita a svolgere incarichi da sicario per il boss Avi (Richard Dreyfuss). Stanco di dover uccidere per mantenersi, privo ormai di illusioni su un possibile futuro migliore e con il corpo che inizia a cedere, Asher accetta gli ultimi tre lavori da Avi prima di ritirarsi del tutto da quella vita. Ma a causa di un improvviso svenimento un colpo va storto ed è però così che il killer incontra la bellissima insegnante di danza Sophie (Famke Janssen).

I due si conoscono per caso e Asher, sebbene non possa condividere nulla del suo passato violento e solitario, è deciso per la prima volta nella sua vita a non voltare le spalle a qualcosa di buono e puro come l’amore. Quando però le cose vanno male durante un colpo insieme al suo apprendista Uziel (Peter Facinelli), Asher si ritrova con un bersaglio sulla testa, che minaccerà di portargli via tutto ciò che ha appena scoperto di voler proteggere.  Costretto a fare i conti con le sue scelte, dovrà affrontare una resa dei conti definitiva.

La spiegazione del finale

Nel terzo atto di Asher, la tensione accumulata nel corso del film giunge a un punto di rottura. Dopo una lunga carriera come sicario per conto di un’organizzazione criminale, Asher capisce che il suo tempo è finito. La scelta di disobbedire agli ordini, legata al crescente desiderio di una vita diversa accanto a Sophie, lo rende però un bersaglio. Quando l’organizzazione decide di eliminarlo, Asher si ritrova in una spirale di violenza che culmina in un confronto diretto con il suo ex mentore e amico Avi. In un combattimento finale, carico di silenzi e colpi lenti ma definitivi, Asher riesce ad avere la meglio, ma il prezzo è altissimo.

Ron Perlman e Famke Janssen in Asher
Ron Perlman e Famke Janssen in Asher

La sua sopravvivenza resta incerta, il suo corpo ferito e la sua mente logorata. Nel finale vero e proprio, Asher torna da Sophie. Il loro ultimo incontro è segnato da un silenzio intenso e da uno sguardo che dice più di qualsiasi parola. Non c’è lieto fine esplicito, né una chiusura rassicurante: il film si conclude con una cena in casa di Sophie, dove Asher si presenta vestito con abiti civili, come se volesse affermare un’identità nuova. Ma la scena è ambigua: non è chiaro se ciò che vediamo sia reale o solo una proiezione del desiderio del protagonista. La macchina da presa indugia su dettagli quotidiani, quasi a voler suggerire che, per un attimo, anche un uomo come Asher può immaginare un’esistenza normale.

Tematicamente, il finale di Asher rappresenta la tensione irrisolta tra redenzione e condanna. Il protagonista è consapevole che il suo passato non può essere cancellato, ma tenta comunque un atto finale di trasformazione. Il suo ritorno da Sophie non è solo il desiderio di un amore possibile, ma anche la ricerca di un’identità che vada oltre quella del killer. Il fatto che il film scelga di non mostrare apertamente la sua sorte definitiva riflette l’idea che il cambiamento non è mai garantito: può essere tentato, forse sognato, ma raramente raggiunto.

In questo senso, Asher si avvicina a un certo cinema noir esistenziale in cui il protagonista non trova una vera via d’uscita, ma solo un’illusione di salvezza. Il finale è volutamente sospeso, malinconico, segnato da una quiete che non sa se essere pace o resa. Non è tanto la morte o la sopravvivenza di Asher a contare, quanto l’intensità dell’ultimo gesto: un uomo che ha vissuto nell’ombra prova, per un breve momento, a camminare nella luce.

Interceptor – Il guerriero della strada: la spiegazione del finale del film

Interceptor – Il guerriero della strada rappresenta un capitolo fondamentale nella saga post-apocalittica diretta da George Miller, posizionandosi come sequel diretto del primo Mad Max – Interceptor (1979). A differenza dell’esordio, che presentava un mondo ancora in bilico tra ordine e caos, il secondo film ci immerge in un’Australia ormai completamente collassata, dominata dalla legge del più forte e da bande di predoni motorizzati. Questo salto temporale e narrativo contribuisce a ridefinire il tono della saga, rendendola un punto di riferimento per l’estetica e l’immaginario del cinema post-apocalittico.

Il film introduce diversi elementi destinati a diventare iconici all’interno del franchise: l’immaginario visivo fatto di deserti sterminati, costumi punk, veicoli corazzati e inseguimenti mozzafiato. Ma Interceptor – Il guerriero della strada segna anche un’evoluzione nel personaggio di Max, interpretato da Mel Gibson, che da ex poliziotto devastato dalla perdita della famiglia diventa un solitario disilluso, apparentemente senza più alcuna motivazione se non la sopravvivenza. Il film bilancia perfettamente l’azione adrenalinica con momenti di introspezione, offrendo un racconto secco ed essenziale che ha ispirato numerose produzioni successive, da Waterworld a The Book of Eli.

Accolto con entusiasmo da critica e pubblico, Interceptor – Il guerriero della strada consolidò la fama internazionale di Miller e trasformò Mad Max in un’icona globale. Il film fu lodato per il suo ritmo serrato, la regia inventiva e la capacità di costruire un mondo credibile e originale con risorse limitate. Parte del suo successo risiede anche in un finale potente e sorprendente, che rilegge il ruolo dell’eroe solitario e della comunità in un contesto di distruzione e rinascita. Nel resto dell’articolo analizzeremo proprio questo finale, fornendo una spiegazione approfondita del suo significato simbolico e narrativo.

Interceptor - Il guerriero della strada Mel Gibson

La trama di Interceptor – Il guerriero della strada

A seguito di una terza guerra mondiale, il mondo vive ora una serie di regressioni. Numerose sono le risorse ormai prossime all’estinzione, con la conseguenza che interi popoli si ritrovano a vivere in uno stato brado. A complicare la situazione, vi la totale scomparsa della legge e dell’ordine, con il naturale proliferare della criminalità e della violenza. In questo contesto, l’ex agente di polizia Max Rockatansky vaga a bordo della sua V8 Interceptor alla ricerca di cibo e carburante. Nel corso dei suoi viaggi, egli finisce con l’imbattersi nella Tribù del Nord, capeggiata da Pappagallo.

Da loro, Max viene a conoscenza dei continui soprusi che sono costretti a subire da una banda criminale. Questa è guidata dal sanguinario Lord Humungus, un uomo muscolo dal viso sfigurato, che copre dunque con una maschera da hockey. Proprio mentre Max si trova lì, la Tribù riceve un ultimatum dal gruppo di banditi. Se lasceranno loro l’impianto di carburante, potranno lasciare indenni quella che è ora rinominata la Valle della Morte. A quel punto, Max si offrirà di proteggerli ma il compito si rivelerà molto più pericoloso del previsto.

La spiegazione del finale del film

Nel terzo atto di Interceptor – Il guerriero della strada, Max accetta di aiutare la comunità di sopravvissuti che custodisce una preziosa riserva di carburante, insidiata dalla violenta gang di Humungus. Dopo un primo tentativo fallito di fuga, Max propone un piano rischioso: distrarre i predoni lanciandosi in una corsa disperata alla guida di un’autocisterna, mentre gli altri membri della comunità fuggono attraverso un percorso secondario. Ne nasce un lungo e spettacolare inseguimento nel deserto, dove Max affronta un assalto brutale e adrenalinico, contrastando gli aggressori con ogni mezzo. Durante l’attacco finale, Wez, il feroce braccio destro di Humungus, riesce ad aggrapparsi alla cisterna, ma viene ucciso nello scontro. Anche Humungus trova la morte schiantandosi frontalmente contro il veicolo guidato da Max.

Interceptor - Il guerriero della strada sequel

 

Dopo la carneficina, Max esce gravemente ferito dal relitto dell’autocisterna. È in quel momento che il film svela il suo colpo di scena: il camion che Max ha rischiato la vita per proteggere non trasportava carburante, ma sabbia. Il vero carburante era stato caricato sui veicoli con cui gli altri membri della comunità si erano messi in salvo, all’insaputa dei predoni e degli spettatori. Il narratore, che si rivela essere il giovane “Ragazzo Selvaggio” ormai adulto, racconta che Max non si unì mai alla loro nuova colonia, ma divenne una leggenda, il guerriero solitario che li aveva aiutati a iniziare una nuova vita.

Il finale di Interceptor – Il guerriero della strada rafforza uno dei temi centrali della saga: l’eroismo involontario e la redenzione di un uomo che non cerca gloria né riconoscenza. Max rimane un outsider, segnato dal trauma, ma la sua scelta di rischiare tutto per aiutare gli altri rappresenta una rinascita morale. In un mondo dove l’umanità sembra perduta, la solidarietà e il sacrificio assumono un valore rivoluzionario. Il colpo di scena finale non è solo narrativo, ma etico: Max diventa l’esempio di un eroe che agisce nonostante la sfiducia, spinto da un istinto di giustizia che nemmeno l’apocalisse ha cancellato.

Inoltre, il film chiude con una nota ambigua e malinconica, ma al tempo stesso aperta. Max sopravvive, ma non si unisce alla nuova civiltà: la sua missione è finita, e la sua solitudine continua. Questo epilogo anticipa perfettamente Mad Max oltre la sfera del tuono, il terzo capitolo della saga, dove Max sarà nuovamente coinvolto – suo malgrado – nei destini di una nuova comunità, confermando il suo ruolo di figura messianica e tragica, condannata a vagare nel deserto ma incapace di voltare le spalle a chi ha bisogno di aiuto.

Al via la 14ª edizione di Ciné – Giornate di Cinema

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Al via la 14ª edizione di Ciné – Giornate di Cinema

Al via la 14ª edizione di Ciné – Giornate di Cinema, manifestazione promossa da ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Digitali) in collaborazione con ANEC (Associazione Nazionale Esercenti Cinematografici), con la partecipazione di ACEC (Associazione Cattolica Esercenti Cinema), sostenuta dal MiC, dalla Regione Emilia-Romagna, dalla Emilia-Romagna Film Commission e dal Comune di Riccione, prodotta e organizzata da Cineventi.

Dopo aver inaugurato gli appuntamenti riccionesi per il pubblico con il palinsesto di Ciné in Città, martedì 1 luglio entra nel vivo la convention business che proseguirà fino al 4 luglio all’interno del Palazzo dei Congressi.

Ad aprire i lavori di Ciné (ore 14.45, Sala Polissena) sarà il consueto appuntamento con il convegno a cura di Box Office, incentrato quest’anno su Produzione italiana e nuovi linguaggi narrativi. Il convegno, moderato da Paolo Sinopoli (Responsabile Box Office), sarà l’occasione per riflettere sull’evoluzione del cinema nazionale, tra modelli produttivi emergenti e forme espressive in trasformazione, con interventi di: Isabel Aguilar (Sceneggiatrice), Paolo Del Brocco (Amministratore Delegato di Rai Cinema), Marta Donzelli (Produttrice di Vivo Film), Giampaolo Letta (Vicepresidente e Amministratore Delegato di Medusa Film), Annamaria Morelli (Ceo di The Apartment), Massimo Proietti (Ceo di Vision Distribution e Deputy Managing Director di Universal Pictures International Italy).

La Sala Concordia aprirà le porte alle ore 16.45 con la Cerimonia di inaugurazione della 14 edizione alla presenza di Alessandro Usai (Presidente ANICA), Luigi Lonigro (Presidente Unione Editori e Distributori Cinematografici ANICA), Benedetto Habib (Presidente Unione Produttori ANICA), Mario Lorini (Presidente ANEC), Fabio Abagnato (Direttore Emilia-Romagna Film Commission), Daniela Angelini (Sindaca Comune di Riccione).

Le convention, momento centrale della manifestazione, prenderanno il via alle ore 17.30 con Universal Pictures, seguita da I Wonder Pictures (ore 18.45), che presenteranno i loro listini per la prossima stagione.

Tantissimi saranno i registi e i protagonisti che durante la manifestazione si daranno appuntamento a Riccione per mostrare e raccontare ciò che arriverà in sala nei prossimi mesi. Accanto ai nomi già annunciati, tra cui Diego Abatantuono, Geppi Cucciari, Andrea Di Stefano, Pierfrancesco Favino, Paolo Virzì, Valerio Mastandrea, Michele Riondino, Massimiliano Bruno e Edoardo Leo, nuovi ospiti si aggiungono alla manifestazione. Saranno infatti presenti all’interno della convention di Notorious Pictures Monica Guerritore per AnnaDiego Abatantuono, Max Angioni e il regista Volfango De Biasi per Esprimi un desiderio, mentre per PiperFilm arriveranno Lillo PetroloNaska e Maurizio Lastrico per Tutta colpa del rock di Andrea Jublin, Claudio Amendola per Fuori la verità di Davide Minnella e Edoardo Leo per Per te di Alessandro Aronadio.

Spazio anche alle anteprime con La famiglia Leroy di Florent Bernard (ore 20.00, Cinepalace, proiezione aperta anche al pubblico), commedia francese con protagonista Charlotte Gainsbourg, al cinema a settembre con Wanted Cinema, e Warfare – Tempo di guerra (ore 22.00, Cinepalace, proiezione riservata a esercenti e stampa, con prenotazione), film A24 di Alex Garland e Ray Mendoza, esperienza immersiva nella sconvolgente realtà dei conflitti moderni, in uscita ad agosto con I Wonder Pictures.

La serata proseguirà con Ciné in città, il programma di appuntamenti gratuiti per il pubblico che trasformerà Riccione in una sala cinematografica a cielo aperto. Protagonista della serata sarà Anna Foglietta, attrice e Presidente della Onlus Every Child Is My Child, che presenterà  il suo nuovo progetto video È come sembra, realizzato nell’ambito del laboratorio artistico promosso dalla Fondazione Una Nessuna Centomila e prodotto da AssoConcerti, sul tema della violenza di genere. Il talk sarà moderato da Piera Detassis (giornalista e Presidente e Direttrice Artistica dell’Accademia del Cinema Italiano – Premi David di Donatello), cui seguirà la proiezione di Questi fantasmi!, adattamento dell’omonima commedia di Eduardo De Filippo interpretato da Anna Foglietta e Massimiliano Gallo per la regia di Alessandro Gassmann.

Martedì 1 luglio prende il via anche Ciné Camp – Il camp di cinema per gli under 18, la sezione di cinema di Ciné dedicata a ragazzi e ragazze dai 10 ai 17 anni, in collaborazione con Giffoni Film Festival, con film, laboratori e incontri con le star. I giovani appassionati avranno la possibilità di partecipare ai laboratori di Set cinematografico (a cura di Almost Famous Produzione), di Improvvisazione scenica (a cura di Giffoni Film Festival) e di Animazione (a cura di Movimenti Productions), oltre che di rivedere sul grande schermo un classico dell’animazione come Lilli e il Vagabondo di Hamilton Luske, Clyde Geronimi e Wilfred Jackson (ore 19.30, Arena).

Il diavolo veste Prada 2: confermato il cast originale. Anche Kenneth Branagh a bordo

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La produzione dell’attesissimo Il diavolo veste Prada 2 della 20th Century Studios è in pieno svolgimento, e i quattro attori principali Meryl Streep, Anne Hathaway, Emily Blunt e Stanley Tucci sono stati ufficialmente annunciati dalla Disney, ma c’è un’aggiunta: il premio Oscar Kenneth Branagh che interpreterà il marito di Miranda Priestly, la regina di ghiaccio della Streep e direttrice della rivista di moda.

Un tempismo perfetto per la 20th Century Studios per quanto riguarda l’uscita definitiva di questo film, dato che l’industria della moda si trova ora in un’epoca in cui la caporedattrice di Vogue Anna Wintour si è appena dimessa dopo 37 anni (si vocifera che l’autrice originale del bestseller del New York Times, Lauren Weisberger, si sia ispirata a Wintour, di cui era l’assistente personale).

Downton Abbey: Il Gran Finale, nuovo trailer esteso del film!

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Downton Abbey: Il Gran Finale, nuovo trailer esteso del film!

Focus Features ha pubblicato un nuovo trailer ufficiale ed esteso di Downton Abbey: Il Grand Finale, il terzo e ultimo film della serie cinematografica basata sulla serie televisiva in costume della PBS creata da Julian Fellowes. Il film uscirà nelle sale il 12 settembre.

La trama e il cast di Downton Abbey: Il Gran Finale

Questo nuovo capitolo segue la famiglia Crawley e il suo personale all’inizio degli anni ’30. Quando Mary si ritrova al centro di uno scandalo pubblico e la famiglia deve affrontare difficoltà finanziarie, l’intera famiglia deve fare i conti con la minaccia del disonore sociale. I Crawley devono accettare il cambiamento mentre il personale si prepara a un nuovo capitolo con la prossima generazione che guiderà Downton Abbey verso il futuro.

Simon Curtis torna alla regia dell’ultimo capitolo dopo aver diretto Una Nuova Era. Fellowes ha scritto tutti e tre i film.

Il cast familiare torna anche per Downton Abbey: Il Grand Finale, che include Michelle Dockery, Hugh Bonneville, Laura Carmichael, Jim Carter, Raquel Cassidy, Brendan Coyle, Michelle Dockery, Kevin Doyle, Michael Fox, Joanne Froggatt, Paul Giamatti, Harry Hadden-Paton, Robert James-Collier, Allen Leech, Phyllis Logan, Elizabeth McGovern, Sophie McShera, Lesley Nicol, Dominic West, Penelope Wilton, Joely Richardson, Paul Copley e Douglas Reith.

Nel cast del franchise compaiono anche Joely Richardson, Alessandro Nivola, Simon Russell Beale e Arty Froushan. I produttori sono Gareth Neame, Fellowes e Liz Trubridge. Nigel Marchant è il produttore esecutivo.

L’ultima missione: Project Hail Mary, trailer e poster del nuovo film di Phil Lord e Christopher Miller

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Le prime immagini di L’ultima missione: Project Hail Mary, il nuovo film Sony Pictures diretto dai premi Oscar® Phil Lord e Christopher Miller (Spider-Man – Un nuovo universo) con i candidati al  premio Oscar® Ryan Gosling (Barbie, La La Land) e Sandra Hüller (Anatomia di una caduta, La zona d’interesse).

Il film è basato sul romanzo “Project Hail Mary” di Andy Weir, autore di “The Martian”. Nel cast anche Lionel Boyce (The Bear), Ken Leung (A.I. – Intelligenza artificiale), Milana Vayntrub (A cena con il lupo – Werewolves Within). L’ultima missione: Project Hail Mary sarà nelle sale italiane da marzo 2026 distribuito da Eagle Pictures.

La trama di L’ultima missione: Project Hail Mary

L’insegnante di scienze Ryland Grace (Ryan Gosling) si sveglia su un’astronave lontano da casa anni luce e senza alcun ricordo di chi sia o di come sia arrivato lì. Con il riaffiorare della sua memoria, torna alla luce lo scopo della sua missione: risolvere l’enigma della misteriosa sostanza che sta causando il collasso del Sole. Dovrà fare affidamento sia sulle sue conoscenze scientifiche che sulle sue capacità di pensare fuori dagli schemi per salvare dall’estinzione la vita sulla Terra… ma un’inaspettata amicizia gli farà capire che non è solo in questa impresa.

Il dio dell’amore: concluse le riprese del film di Francesco Lagi

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Si sono appena concluse, dopo sette settimane a Roma, le riprese di Il Dio dell’amore la nuova commedia sull’amore contemporaneo raccontato attraverso gli occhi “storici”, curiosi e indagatori di un padrino d’eccezione, il grande letterato, maestro di seduzione, poeta esperto d’amore: Ovidio, interpretato da Francesco Colella. Nel cast Benedetta Cimatti, Francesco Colella, Corrado Fortuna, Vinicio Marchioni, Isabella Ragonese, Vanessa Scalera.

Il Dio dell’Amore è un viaggio, o un’esplorazione, nelle relazioni amorose. Una storia sui destini sentimentali di alcune persone, sui loro modi di amarsi, di sfiorarsi, di entrare in contatto uno con l’altro. È un racconto corale dal tono ironico, sorridente ma anche amaro, che disegna una umanità impelagata nel caos dei sentimenti che da sempre ci agitano e ci meravigliano. I personaggi sono tutti collegati da relazioni amorose e, se visti tutti insieme, tutti parte di un fitto disegno, una tessitura dove ognuno è un nodo, un inizio e una fine. Il loro destino è in mano al Dio dell’Amore, una creatura capricciosa e imprevedibile, a volte benevolo e mite e a volte invece agguerrito e battagliero. A condurci in questo viaggio è il poeta Ovidio, l’eterno cantore dell’amore che, al di là di ogni sentimentalismo e di ogni morale, torna dalla Roma Imperiale direttamente nella nostra contemporaneità per raccontarci questa storia.

Il dio dell’amore – foto di Emanuela Scarpa

Il film, scritto da Enrico Audenino e Francesco Lagi, è diretto da Francesco Lagi ed è una produzione Cattleya – parte di ITV Studios – BartlebyFilm e Vision Distribution in collaborazione con SKY. Girato interamente a Roma vede tra gli altri interpreti Anna Bellato, Enrico Borello, Chiara Ferrara e Elia Nuzzolo. Il film uscirà al cinema prossimamente distribuito da Vision Distribution.

Squid Game – Stagione 3: la verità sul perché In-ho è diventato il Front Man

Dopo aver alimentato il mistero nel corso della serie, la terza stagione di Squid Game (leggi qui la recensione della Stagione 3) rivela finalmente il vero motivo per cui In-ho è diventato il Front Man, e la verità mette in luce la dolorosa realtà del trauma. Uno dei nuovi personaggi più interessanti della seconda stagione (qui la recensione), In-ho, l’uomo dietro la maschera del Front Man, si unisce ai giochi insieme a Gi-hun per la seconda volta. Prima di questo, il pubblico aveva saputo di lui attraverso Jun-ho, suo fratello, che lo aveva cercato per anni dopo che In-ho era partito per partecipare ai giochi.

Nonostante In-ho appaia in tutta la seconda stagione (qui la spiegazione del finale di stagione) di Squid Game, la serie non fa nulla per rispondere alla domanda più urgente sul personaggio: come è diventato il Front Man. Fortunatamente, il pubblico scopre la verità su ciò che ha portato l’ex campione a diventarlo grazie ai flashback della terza stagione.

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I flashback di In-ho nella terza stagione di Squid Game rivelano come ha vinto i giochi

Dopo la seconda e la terza stagione di Squid Game, In-ho è forse il personaggio più interessante e moralmente complesso della serie. Sebbene si comporti in modo calcolato e freddo, nella seconda stagione sembra anche avere un codice morale e un briciolo di umanità. Ciò è particolarmente evidente quando si tratta di proteggere Jun-hee. Ciò solleva la domanda su come abbia vinto il 28° Squid Game. L’empatia renderebbe senza dubbio la vittoria in Squid Game incredibilmente difficile. Fortunatamente, la vittoria di In-ho ha molto più senso dopo aver visto il flashback nella terza stagione.

Il suo forte codice morale e la sua umanità sembrano essere stati solo una recita. Invece di vincere il premio in denaro in modo onesto, In-ho ha vinto senza giocare la partita finale. Invece, In-ho ha scelto la via codarda e ha barato. Nel flashback dell’episodio 5 della terza stagione di Squid Game, Oh Il-nam gli parla mentre indossa la maschera VIP. Offre a In-ho un coltello per tagliare la gola a tutti i suoi concorrenti, in modo che possa vincere i miliardi di won senza dover giocare l’ultima partita. In-ho accetta questa proposta, il primo passo verso la sua trasformazione in Front Man.

Squid Game In-ho

In-ho ha dovuto rinunciare alla sua umanità per vincere i giochi prima del round finale

L’accordo di In-ho di uccidere gli altri giocatori con il coltello erode la sua ultima goccia di compassione. Si potrebbe sostenere, tuttavia, che fosse disperato di prendersi cura di sua moglie, una scelta radicata nell’amore. Tuttavia, il colpo di grazia alla sua umanità è il coltello che lui stesso conficca nel petto dei suoi concorrenti. Il suggerimento era semplicemente quello di tagliare la gola ai concorrenti, ma In-ho fa un passo in più. Quando uccide un giocatore, la telecamera fa una panoramica per mostrare che i corpi dei concorrenti sono brutalmente pugnalati e squarciati.

Sembra essere in uno stato di frenesia, vista la velocità con cui pugnalata l’altro giocatore e il suo linguaggio del corpo. Sebbene non sia spiegato esplicitamente perché abbia fatto di tutto invece di limitarsi a tagliare loro la gola, possiamo dedurre dal contesto che il trauma dei giochi lo ha fatto scattare. Questo rende ancora più interessanti i parallelismi e le differenze tra In-ho e Gi-hun, perché entrambi avevano motivazioni relativamente simili e hanno vissuto esperienze relativamente analoghe durante i giochi, ma con esiti diversi.

Gi-hun e In-ho avevano entrambi una persona cara con spese mediche che non potevano coprire. Entrambi sono arrivati fino alla fine, vedendo morire le persone intorno a loro. Tuttavia, In-ho ha ceduto al sistema che lo ha traumatizzato, perdendo la sua umanità e diventando l’incarnazione della frase “le persone ferite feriscono gli altri”. Nel frattempo, Gi-hun ha mantenuto la sua umanità, anche se ha avuto momenti più bui nella terza stagione di Squid Game. Ha messo a rischio la sua vita per combattere contro i giochi, dimostrando che non tutti coloro che subiscono traumi orribili fanno subire agli altri la stessa cosa.

In-ho uccide spietatamente gli altri concorrenti e dimostra a Il-nam di essere speciale

Sebbene il pubblico veda come In-ho vince il suo round di Squid Game, non viene mostrato mentre assume il comando del Front Man. Viene spontaneo chiedersi perché Il-nam abbia scelto In-ho come nuovo Front Man invece di scegliere un vincitore di un altro anno. La risposta potrebbe trovarsi nella spietatezza con cui In-ho uccide gli altri giocatori. Il fatto che la stessa proposta venga offerta sia nella 28ª che nella 27ª edizione di Squid Game suggerisce che ai concorrenti più promettenti venga fatta esattamente la stessa offerta prima della partita finale.

Squid Game Front Man

In-ho probabilmente non è il primo a dire di sì all’idea di uccidere gli altri giocatori con un coltello per poter avere tutti i soldi. Tuttavia, quando si tratta di uccidere, va ben oltre, dimostrando involontariamente a Il-nam che sarebbe un membro prezioso del team. Considerando il modo estremo in cui ha ucciso i suoi concorrenti, non avrebbe alcuna remora a dare l’ordine alle guardie rosa di sparare ai concorrenti con mitragliatrici.

Il-nam ha fatto a In-ho ciò che In-ho ha cercato di fare a Gi-hun nella terza stagione di Squid Game

Come spiegato, Gi-hun è riuscito a mantenere la sua umanità durante le stagioni 2 e 3 di Squid Game, ma non è stato facile. La sua scelta di uccidere Dae-ho potrebbe essere stata pratica, dato che doveva passare al gioco successivo, ma è stato anche un atto di vendetta molto personale. Ciò ha prefigurato la possibilità che Gi-hun superasse il punto di non ritorno per quanto riguarda la sua umanità.

Poi, alla fine della terza stagione di Squid Game, In-ho fa a Gi-hun la stessa offerta che lui stesso ha ricevuto. Vedendo come si è comportato con Dae-ho, In-ho potrebbe aver sperato che i giochi avessero annientato la sua umanità. Come spettatori, viene da chiedersi se sarebbe passato all’oscurità. In-ho sperava che Gi-hun prendesse la stessa decisione, rendendolo insensibile alla vita umana.

Fortunatamente, quando ne ha più bisogno, Gi-hun vede Sae-byeok. Lei gli disse di non uccidere Sang-woo a sangue freddo nella stagione 1 di Squid Game perché non è quello che lui è come persona. Questo ricordo o allucinazione (non è chiaro quale dei due) gli ricorda chi era prima che i giochi lo indurissero. È la sveglia di cui ha bisogno. Se avesse ucciso i suoi avversari, avrebbe potuto trasformarsi in qualcuno in grado di assumere il ruolo di Front Man negli anni futuri. L’ultimo gesto di Sae-byeok nella storia, molto tempo dopo la sua morte, è dunque quello di salvare Gi-hun.

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Daredevil: Rinascita, Vincent D’Onofrio risponde alle accuse sull’indebolimento di Kingpin

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Daredevil: Rinascita (qui la recensione) era stata originariamente concepita come un nuovo inizio per l’Uomo senza paura. Come nel caso della DCU, la serie avrebbe dovuto mantenere alcuni degli attori della serie Netflix Daredevil, ma ignorare in gran parte ciò che era accaduto in precedenza. Poi, però, è avvenuta una revisione creativa. La serie Disney+ è diventata essenzialmente la quarta stagione, riportando in scena personaggi che in precedenza sarebbero stati accantonati, tra cui Karen Page e Foggy Nelson.

Nella nuova stagione, inoltre, Wilson Fisk diventa sindaco e prende il controllo della città. Nel finale, schiaccia poi la testa del commissario della polizia di New York a mani nude, probabilmente la scena più cruenta mai vista nell’MCU. Nonostante ciò, un fan ha recentemente scritto su X all’interprete di Fisk, Vincent D’Onofrio, affermando che la Disney ha “indebolito” la sua versione del Kingpin del crimine. Come ci si poteva aspettare, l’attore non è d’accordo.

Devo dire che non sono d’accordo con tutto ciò che dici. Ad essere sincero, le mie interpretazioni sono state definite in molti modi, ma mai indebolite”, ha affermato D’Onofrio. “Tuttavia, non recito la parte solo per te, e tu non guardi la TV solo per me. Quindi siamo pari, e accetto la tua critica. Non importa la mancanza di sportività, correttezza e legittimità”.

Il fan in questione ha continuato a insistere sulla questione, spingendo la star di Daredevil: Rinascita a rispondere: “Sono io a controllare la performance del mio personaggio. Lei è un po’ inesperto quando si tratta di realizzare uno show. I dettagli, la sceneggiatura, le tecnologie e la struttura e l’architettura complessiva nella definizione della trama e nell’esecuzione delle performance”.

Continua a dire che il problema è la sceneggiatura. Forse non le piace. A molti invece piace. Non possiamo accontentare tutti, ma possiamo accontentare milioni di persone, e loro lo hanno detto. I nostri fan sono molto rumorosi“. “Mettiamo che io fossi al tuo posto e odiassi la rappresentazione di Kingpin tanto quanto te”, ha continuato D’Onofrio. “Ne starei alla larga. Sosterrei la narrazione che amo invece di criticare gli sceneggiatori e la performance di qualcuno”, ha concluso l’attore.

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La trama e il cast di Daredevil: Rinascita

In Daredevil: Rinascita della Marvel Television, Matt Murdock (Charlie Cox), un avvocato cieco con capacità straordinarie, lotta per ottenere giustizia nel suo vivace studio legale, mentre l’ex boss mafioso Wilson Fisk (Vincent D’Onofrio) persegue le sue iniziative politiche a New York. Quando le loro identità passate iniziano a emergere, entrambi gli uomini si ritrovano inevitabilmente su una rotta di collisione. Entrambi torneranno nella Stagione 2.

La serie vede la partecipazione anche di Margarita Levieva, Deborah Ann Woll, Elden Henson, Zabryna Guevara, Nikki James, Genneya Walton, Arty Froushan, Clark Johnson, Michael Gandolfini, con Ayelet Zurer e Jon Bernthal. Dario Scardapane è lo showrunner.

La prima stagione è disponibile su Disney+.

James Gunn rivela se anche il Batman del DCU avrà i mutandoni

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James Gunn rivela se anche il Batman del DCU avrà i mutandoni

In una recente intervista, la costumista di Superman Judianna Makovsky ha rivelato che la decisione di far indossare all’Uomo d’Acciaio interpretato da David Corenswet gli iconici slip rossi è stata presa all’ultimo minuto e che lo stesso James Gunn era molto indeciso a riguardo. “C’erano molte persone che non volevano gli slip e molte altre che invece li volevano. James era molto indeciso. E devo dire che mi sono rifiutata di arrendermi”, ha dichiarato Makovsky.

Alla fine, si è deciso di optare per il look classico, ma questo significa che Superman ha creato un precedente? I fan devono aspettarsi che anche Batman, Lanterna Verde, Martian Manhunter e altri eroi DC seguano la scelta adoperata per l’Ultimo Figlio di Krypton? “Non abbiamo ancora deciso. Le mutande vanno bene. Vedremo cosa succederà”, ha detto Gunn a Comicbook. Ha poi aggiunto: “Penso che sia meno probabile che alcuni degli altri personaggi indossino i pantaloncini”.

A riguardo, concentrandosi su Batman, ha dichiarato: “Sono più parte del costume di Superman che di quello di Batman, anche se nei fumetti Batman li ha indossati spesso”. Sembra poi che nel film Superman ci sarà un motivo specifico che spiega perché Superman indossa i mutandoni rossi sopra il costume, ma la discussione ha preso un’altra piega per evitare spoiler.

Come noto, il primo sguardo al costume di David Corenswet è stato rivelato nel maggio 2024 e ci sono state molte discussioni su questi dettagli, incentrate sulla decisione di includere i pantaloncini. A più di un anno di distanza, l’opinione pubblica è notevolmente cambiata e molti fan ora vedono il costume in modo più positivo. Per quanto riguarda Batman, però, sembra che possiamo aspettarci un costume senza questo particolare dettaglio.

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Tutto quello che sappiamo su The Brave and the Bold

Parlando l’anno scorso dei piani dei DC Studios per The Brave and the Bold, James Gunn ha detto: “Questa è l’introduzione del Batman del DCU. È la storia di Damian Wayne, il vero figlio di Batman, di cui non conoscevamo l’esistenza per i primi otto-dieci anni della sua vita. È stato cresciuto come un piccolo assassino e assassina. È un piccolo figlio di puttana. È il mio Robin preferito“. “È basato sulla run di Grant Morrison, che è una delle mie run preferite di Batman, e la stiamo mettendo insieme proprio in questi giorni“.

Il co-CEO dei DC Studios, Peter Safran, ha aggiunto: “Ovviamente si tratta di un lungometraggio che vedrà la presenza di altri membri della ‘Bat-famiglia’ allargata, proprio perché riteniamo che siano stati lasciati fuori dalle storie di Batman al cinema per troppo tempo“. Il film sarà scritto e diretto da Andy Muschietti. Alla sceneggiatura, oltre a Muschietti, dovrebbe esserci anche Rodo Sayagues, noto per aver firmato le sceneggiature di La casa, Man in the DarkAlien: Romulus.

Squid Game: un deludente aggiornamento sul presunto spin-off americano

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Sebbene non ci siano ancora dichiarazioni ufficiali sullo spin-off, il finale della terza stagione di Squid Game (leggi qui la recensione della Stagione 3) vede il Front Man imbattersi in una reclutatrice nel centro di Los Angeles, interpretata dalla star hollywoodiana Cate Blanchett, che sta giocando a ddakji con un uomo, il che sembra suggerire la possibilità di uno spin-off. Nonostante questa premessa, secondo Variety, Netflix non ha attualmente intenzione di annunciare ufficialmente uno spin-off. Tuttavia, dato il successo della serie e la partecipazione di un cameo di alto profilo, l’azienda sembra evidentemente voler lasciare le porte aperte per il futuro dell’IP.

Questo aggiornamento getta però ulteriore incertezza sul futuro di Squid Game dopo la terza stagione. Secondo alcune indiscrezioni, lo spin-off occidentale sarebbe in fase di sviluppo dal 2023. Tuttavia, il capo di Netflix ha già smentito l’idea, insistendo sul fatto che si trattava solo di una voce. Hwang ha già dichiarato che non intende tornare alla serie dopo la terza e ultima stagione. Ha anche affermato di non essere stato ufficialmente informato di uno spin-off. Sebbene Squid Game abbia immediatamente conquistato la vetta della classifica di Netflix dopo l’arrivo della terza stagione, la nuova stagione ha ulteriormente diviso il pubblico e la critica.

La terza stagione di Squid Game riporta infatti un punteggio dell’83% da parte dei critici e del 52% da parte del pubblico su Rotten Tomatoes. Sebbene la maggior parte abbia avuto un’ottima esperienza di visione, alcuni hanno criticato il finale e la maggiore attenzione della serie ai personaggi secondari. Al momento, dunque, il cameo della Blanchett potrebbe anche semplicemente lasciar intendere che l’esperienza di Squid Game si svolge anche in altre parti del mondo, ma che non necessariamente vedremo racconti su di esse. Non resta dunque che attendere notizie ufficiali da parte di Netflix.

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La trama di Squid Game – stagione 3

Nella terza e ultima stagione di Squid Game, ritroviamo Gi-hun (Lee Jung-jae) dopo che ha perso il suo miglior amico nel gioco ed è stato portato alla completa disperazione dal Front Man (Lee Byung-hun), che ha nascosto la sua vera identità per infiltrarsi nel gioco. Gi-hun non demorde nel suo obiettivo di porre fine ai giochi, mentre il Front Man prosegue con la sua prossima mossa e le scelte dei giocatori sopravvissuti causano gravi conseguenze a ogni round. Il mondo attende con ansia di vedere l’incredibile finale scritto e diretto da Hwang Dong-hyuk, che ha promesso di portare la storia alla sua meritata conclusione. Ci sarà un barlume di speranza per l’umanità sullo sfondo della realtà più crudele?

Il regista Hwang Dong-hyuk, che ha fatto la storia alla 74a edizione dei Primetime Emmy diventando il primo asiatico a vincere il premio come Miglior regia di una serie drammatica, è ancora una volta al timone della serie come regista, sceneggiatore e produttore. Nel cast della terza stagione troviamo Lee Jung-jae, Lee Byung-hun, Yim Si-wan, Kang Ha-neul, Wi Ha-jun, Park Gyu-young, Park Sung-hoon, Yang Dong-geun, Kang Ae-sim, Jo Yu-ri, Chae Kuk-hee, Lee David, Roh Jae-won, e Jun Suk-ho, con la partecipazione speciale di Park Hee-soon.

Star Wars: Gli ultimi Jedi, Mark Hamill rivela la tragica storia concepita per Luke Skywalker

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In Star Wars: Gli ultimi Jedi (qui la recensione), Luke Skywalker si allontana dagli eventi galattici e si rifugia sul remoto pianeta Ahch-To, oppresso da un profondo senso di fallimento, rimorso e disillusione nei confronti dell’eredità Jedi e dei propri fallimenti. Il suo ritiro è in gran parte determinato da un momento cruciale di debolezza, la sua reazione istintiva all’oscurità che percepiva crescere in suo nipote, Ben Solo.

Sebbene non abbia mai agito sull’impulso di colpire Ben, il solo pensiero è stato sufficiente a distruggere il loro legame e a far precipitare Ben nella sua identità di Kylo Ren. Per Luke, questo incidente ha cristallizzato una convinzione più profonda: che l’Ordine Jedi non fosse una soluzione, ma parte di un ciclo ripetitivo di arroganza e collasso.

Piuttosto che tentare di ricostruire quello che considerava un sistema fallimentare, Luke ha scelto di allontanarsi completamente, cercando la solitudine nel luogo del primo Tempio Jedi, non per proteggere la sua eredità, ma per assicurarsi che i Jedi finissero con lui. Il regista Rian Johnson ha voluto che questa trama mostrasse che anche gli eroi leggendari sono vulnerabili al dubbio e alla disperazione, e che il fallimento può plasmare una persona tanto quanto il trionfo.

Nonostante questa ambizione tematica, la scelta creativa si è rivelata polarizzante. Molti fan di lunga data hanno ritenuto che questa rappresentazione fosse in contrasto con il carattere di Luke. Si aspettavano che affrontasse le avversità con speranza, non con l’isolamento, che cercasse di salvare Ben piuttosto che abbandonare la galassia al suo destino.

Mark Hamill rivela il retroscena inizialmente ideato per Luke Skywalker

Mark Hamill, che ha dato vita a Luke, ha espresso le stesse riserve, dichiarandosi in più occasioni deluso da come il personaggio è stato sviluppato. Durante la produzione, ha dunque concepito un’interpretazione personale alternativa dell’evoluzione del personaggio per conciliare la sceneggiatura con la sua visione di chi fosse diventato Luke. Durante la sua apparizione al podcast Bullseye with Jess Hord, Hamill ha però elogiato Johnson e ha ammesso che avrebbe preferito tacere le sue riserve sul motivo dell’isolamento di Luke.

Tuttavia, ha rivelato di aver detto a Rian che, secondo lui, ciò che era successo a Ben e al resto dei suoi allievi avrebbe spinto Luke a raddoppiare i suoi sforzi per ripristinare l’Ordine Jedi. “Rian, ho visto interi pianeti essere spazzati via. Semmai, Luke raddoppia la sua determinazione e rafforza la sua risolutezza di fronte alle avversità”.

Ha poi aggiunto: “Ho pensato: cosa potrebbe spingere qualcuno a rinunciare alla devozione a quella che è fondamentalmente un’entità religiosa… a rinunciare a essere un Jedi? Beh, l’amore di una donna. Quindi lui si innamora di una donna. Rinuncia a essere un Jedi. Hanno un figlio insieme. A un certo punto il bambino, ancora piccolo, prende una spada laser incustodita, preme il pulsante e muore all’istante… La moglie è così piena di dolore che si suicida“.

Un retroscena decisamente tragico, che avrebbe sì potuto spingere Luke ad allontanarsi dal proprio ruolo di Jedi per vivere in solitudine il proprio dolore. Un risvolto però probabilmente fin troppo drammatico, che avrebbe necessitato di più tempo per essere esplorato in tutte le sue conseguenze. Motivo per cui Hamill sembra aver compreso che forse quanto proposto da Johnson non è interamente da rimuovere dalla memoria.

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Charlize Theron rivela il suo ruolo in Odissea

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Charlize Theron rivela il suo ruolo in Odissea

Come ormai noto, l’attrice premio Oscar Charlize Theron fa parte del cast di Odissea, il nuovo film di Christopher Nolan. Mentre i ruoli di alcuni membri del cast sono ad oggi stati confermati (Matt Damon sarà Odisseo, Tom Holland sarà Telemaco), il personaggio che Theron interpreterà nel film è fino ad ora rimasto un mistero. Proprio l’attrice, però, ha spezzato questo segreto rivelando il suo ruolo.

In un’intervista sul red carpet con Variety, la Theron ha infatti confermato che interpreterà la dea della stregoneria, Circe. Circe è una delle principali “antagoniste” dell’Odissea, una potente maga che intrappola l’eroe protagonista e i suoi uomini sulla sua isola e trasforma parte dell’equipaggio in animali. Sebbene non ci sia stato alcun annuncio ufficiale da parte di Nolan o della Universal, la risposta di Theron nell’intervista conferma che interpreterà effettivamente Circe.

Quale ruolo avrà la Circe di Charlize Theron in Odissea?

Circe, nella narrazione, ostacola dunque Odisseo nel suo viaggio di ritorno a casa per più di un anno. Oltre a trasformare metà dei suoi uomini in animali con vino e formaggio drogati, seduce l’eroe e, nella mitologia ampliata, dà alla luce un figlio con lui di nome Telegono. Dopo aver soggiornato sull’isola di Circe per un anno, Odisseo e i suoi uomini (che sono stati trasformati nuovamente in esseri umani) partono e vengono consigliati/aiutati da Circe per il resto del loro viaggio.

È dunque un personaggio complesso nel contesto dell’Odissea di Omero, e lo è ancora di più dato che suo figlio avuto da Ulisse finisce per uccidere accidentalmente suo padre. Il fatto che un’attrice del calibro della Theron sia stata scelta per interpretare Circe potrebbe fornire alcuni indizi su ciò che includerà la trama di Odissea di Nolan. Il poema epico originale comprende 24 “libri” in totale e per adattare accuratamente l’intera opera sarebbe necessaria una serie TV di più stagioni, non un singolo film (anche se della durata di tre ore).

Sembra che la sosta di Odisseo ad Eea (l’isola di Circe) sarà un arco narrativo importante nel film, che non potrà includere tutte le deviazioni del viaggio ventennale di Ulisse verso casa. Circe potrebbe quindi finire per essere la cosa più vicina a una vera e propria nemica all’interno del film, dato il suo coinvolgimento continuo nel viaggio di Ulisse, anche se questo non è esattamente il suo ruolo nel poema originale per cui è lecito aspettarsi ulteriori sfumature di questo personaggio.

F1 – Il film: la scena post-credits anticipa un sequel? Ecco la risposta del regista!

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Il regista Joseph Kosinski ha parlato del finale adrenalinico di F1 – Il film (qui la recensione) e ha fatto luce sulla scena post-credits. Il film d’azione sportivo con Brad Pitt e Damson Idris ha già battuto diversi record al botteghino, e le ottime recensioni e i punteggi del pubblico dovrebbero garantirgli un buon successo nelle prossime settimane nelle sale. Con momenti drammatici ispirati a incidenti reali di Formula 1, personaggi simpatici e gare mozzafiato, F1 – Il film intrattiene fino al suo emozionante finale. Tuttavia, c’è un’interessante scena post-credits che ha lasciato il pubblico a chiedersi se sia in programma un sequel.

In un’intervista con GQ, Kosinski ha dunque parlato della scena finale ambientata nel deserto, in cui Sonny corre nella Baja 1000, una gara fuoristrada annuale che si tiene in Messico. GQ osserva che la scena era in realtà pensata per l’inizio del film, prima che Ruben Cervantes (Javier Bardem) proponesse a Sonny di entrare a far parte del team APX. Riguardo a se questa scena può anticipare un sequel, Kosinski ha detto:

Questo sta al pubblico deciderlo. Penso che abbiamo lasciato un finale davvero aperto per Sonny, per Kate [interpretata da Kerry Condon] e per Joshua. Quindi sì, penso che ci sia sicuramente altro da raccontare sul team APXGP e su dove andrà Sonny Hayes da qui in poi. Ma non è una decisione che spetta a me”.

Il produttore (e famoso pilota di F1) Lewis Hamilton e il CEO della Mercedes Toto Wolff hanno deciso di inserire questa gara fuoristrada solo al termine del film poiché non c’era “nulla di traducibile” tra questo stile di corsa e quello della Formula 1. Invece della Baja 1000, all’inizio del film Sonny viene dunque mostrato mentre partecipa alla Rolex 24 a Daytona, la famosa gara di endurance. Il suo passaggio ad un diverso ramo dell’automobilismo potrebbe dunque effettivamente lasciare aperta la porta ad un sequel.

Possiamo aspettarci un sequel di F1 – Il film?

Il film, come noto, vede Pitt nei panni dell’ex pilota di Formula 1 Sonny Hayes, la cui carriera è stata interrotta da un grave infortunio più di 30 anni prima degli eventi di F1 – Il film. Su richiesta del suo ex compagno di squadra (Bardem), aiuta un talentuoso esordiente (Idris) e il resto del team APX Grand Prix, ultimo in classifica, a trovare il loro posto nel mondo ad alto rischio della Formula 1. Sebbene Sonny sembri aver chiuso con la Formula Uno per il momento, il fatto che Kosinski abbia incluso una scena in cui lui continua a correre in qualche modo indica che la storia di Sonny non è finita.

In realtà, questo dipinge essenzialmente l’intera esperienza nella Formula 1 come poco più che un’altra tappa nel percorso nomade di Sonny come pilota a contratto. È del tutto possibile che Sonny torni nel team APX in un sequel, ma come tecnico o team principal. Con la sua relazione con Kate McKenna, interpretata da Kerry Condon, lasciata in sospeso, ha comunque una motivazione per tornare in futuro.

Sonny ha anche chiarito perfettamente a Ruben che preferirebbe morire piuttosto che non poter guidare. Nonostante il suo ritiro forzato dal team APX, c’è sicuramente una possibilità che torni come pilota di riserva o anche come pilota a contratto per un altro team interessato al suo talento al volante. Stando a quanto dichiarato da Kosinski, però, tutto dipenderà dai risultati del film al box office e dal grado di apprezzamento del pubblico.

Fast & Furious 11: Vin Diesel svela la data d’uscita e anticipa il ritorno di Brian O’Conner

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Vin Diesel ha sorpreso il pubblico sabato al FuelFest nella California meridionale, annunciando che l’ultimo film della serie Fast & Furious uscirà nelle sale nell’aprile 2027. Diesel, che ha recitato in tutti i film della serie tranne uno dal 2001, ha rivelato altre novità durante il suo intervento sul palco, confermando che Fast & Furious 11 sarà ambientato a Los Angeles e che vedrà il ritorno del personaggio di Dominic Toretto, interpretato da Diesel, insieme a Brian O’Conner, interpretato da Paul Walker.

Walker, come noto, ha recitato con Diesel in cinque film della saga prima di morire tragicamente in un incidente stradale nel novembre 2013 all’età di 40 anni. Le scene rimaste in sospeso per Fast & Furious 7 sono dunque state girate con l’aiuto dei fratelli di Walker e con la sovrapposizione del volto dell’attore sui loro corpi. È probabile che, per far comparire in scena Brian O’Conner per quello che potrebbe essere semplicemente un cameo conclusivo che riunisce i due amici, verrà utilizzata la stessa tecnica.

Diesel aveva già utilizzato i suoi canali social per sollecitare la Universal Pictures a fissare la data di uscita di Fast & Furious 11, il seguito di Fast X del 2023 che ha incassato oltre 700 milioni di dollari al botteghino mondiale. Il sequel è stato annunciato come l’ultimo film della serie, ma bisognerà dunque attendere ancora due anni prima di poterlo vedere. Non resta dunque che attenderer maggiori novità a riguardo, sapendo però che il ritorno di O’Conner in scena potrebbe dar vita ad un finale di saga particolarmente emozionante.

Dove eravamo rimasti con Fast X?

Alla conclusione di Fast X, siamo rimasti con un cliffhanger quando Dante di Jason Momoa sembrava andarsene con il sopravvento su Dominic Toretto di Vin Diesel, dopo aver tentato di raggiungere il figlio di Dom, Brian, tramite l’aiuto del voltagabbana Aimes ( Alan Ritchson). Il fratello di Dom, Jakob (John Cena), si sacrifica per salvare Brian e portarlo in salvo. Dom e Brian si gettano in acqua, ovviamente, da una diga e sopravvivono a malapena. Nel frattempo, Letty (Michelle Rodriguez) si ritrova in una prigione artica insieme a Cipher di Charlize Theron, prima che Gisele di Gal Gadot, presumibilmente morta dopo gli eventi di Fast and Furious 6, arrivi in ​​un sottomarino per aiutare.

Una scena a metà titoli rivela che anche Dwayne Johnson tornerà nel franchise per il finale. Dopo essere stato etichettato come criminale, Hobbs è stato al lavoro per rintracciare i suoi obiettivi e scoprire una delle reti di sorveglianza di Dante. Dante promette che anche Hobbs sarà un obiettivo, creando una potenziale faida che potrebbe estendersi anche a un altro film spin-off in cui Dwayne Johnson sarà il protagonista, una volta che la sua attuale storia in WWE sarà terminata.

The Bear – Stagione 4: recensione della serie con Jeremy Allen White

Contrariamente a quanto ha detto una parte consistente della critica, la terza stagione di The Bear aveva molti aspetti positivi. Tra tutti, la “stasi” degli episodi, ovvero l’impossibilità di sviluppare un arco narrativo preciso. Carmy prima di tutto, ma in fondo anche Sydney e Richie, continuano a rimanere impantanati nei propri problemi personali, e questo restituiva il sapore della vita vera, dove dalle proprie gabbie psicologiche si esce con molta fatica e tempo impiegato, o addirittura proprio non se ne esce.

La sfida di The Bear Stagione 4

Il problema è che la finzione, quando realizzata con lucidità come nel caso di The Bear, può avvicinarsi alla realtà, ma non restituirla. A un certo punto bisogna necessariamente che storie e personaggi percorrano un processo di evoluzione (o involuzione) che generi una narrazione, ed era quindi questa la sfida della quarta stagione. Per le prime sei puntate, ciò non succede, e questo si rivela un periodo di tempo troppo lungo perché la serie non perda una certa efficacia, continuando a offrire psicologie e situazioni che sono sempre le stesse, messe in scena con cura ma non in maniera diversa da quanto già visto in precedenza. Certamente ci sono in questi episodi momenti commoventi, come ad esempio il toccante finale della terza puntata, ma nel complesso si ha la sensazione che il blocco non abbia molto da raccontare, o almeno nulla di particolarmente interessante.

Poi arriva la settima puntata da un’ora abbondante, specchio del tanto celebrato sesto episodio della Season 2. Ma la nuova, gigantesca riunione familiare di The Bear Stagione 4 al contrario possiede una finezza di racconto, una gentilezza nel tocco che sa andare in profondità. E infatti si rivela il momento in cui alcune delle figure fondamentali dello show iniziano veramente a fare i conti con i propri scheletri nell’armadio. Non ci sono colpi di scena radicali, e questo rende lo spettacolo ancor più reale e toccante. Davvero un gran momento di televisione seriale, esplicitato dalla scena che vede protagonista Jeremy Allen White e un altro attore che ritorna in un cammeo prezioso (no spoiler).

Se The Bear Stagione 4 fosse finita in quel momento, la considerazione complessiva sull’intera stagione sarebbe stata molto migliore. Invece il creator e regista Christopher Stoter doveva arrivare a dieci episodi. Dopo averne regalati un altro paio di buon effetto e tenuta narrativa accettabile, sceglie di chiudere il tutto con una sorta di kammerspiel che vede protagonisti i personaggi principali, i quali vengono quasi costretti dall’unità di luogo a confrontarsi, ad aprirsi in maniera anche drammatica. Se sulla carte questa poteva essere un’idea vincente, la sua realizzazione ottiene purtroppo l’effetto contrario. L’ultimo episodio di The Bear Stagione 4 risulta infatti forzato, eccessivamente “urlato” (quando invece la quasi totale assenza di momenti “over the top” si era rivelata una scelta intelligente), e una certa retorica fa capolino sia nei dialoghi che nell’arco narrativo che viene proposto per chiudere i conti. Un finale piuttosto artefatto, non in linea con la coerenza interna apprezzabile o meno dei precedenti episodi, ma comunque tangibile.

La stagione più ondivaga

Della stagioni di The Bear realizzate fino a oggi, quest’ultima è decisamente quella maggiormente ondivaga, spesso potente ma anche talvolta imprecisa. L’ipotesi è che Storer stia iniziando leggermente ad allungare il filo della narrazione affidandosi un po’ troppo alla tensione drammatica insita nei personaggi, o nelle atmosfere spesso intime del set principale, ovvero la cucina del ristorante. Una eventuale Stagione 5 – ancora non confermata – potrebbe portare novità sostanziali, le quali pur lasciando incerti i fan dello show potrebbero al contrario rappresentare un toccasana per la sua continuazione. Staremo a vedere. Intanto Carmy, Sydney Richie e gli altri “orsi” continuano a farci soffrire come la buona televisione sa fare…

Squid Game – Stagione 3, la spiegazione del finale della serie cult

Squid Game conclude finalmente la sua corsa con la terza stagione, non solo risolvendo tutti i punti fondamentali, ma anche con un cameo intrigante nei momenti finali. L’ultima puntata della serie coreana di successo Netflix inizia con il ritorno di Gi-hun nella sala comune dei giochi e il ricongiungimento con i sopravvissuti. Tuttavia, dopo aver perso il suo amico Jung-bae e ritenendosi responsabile della morte di molti innocenti, Gi-hun si sente distrutto e senza speranza. Il suo lato oscuro emerge quando uccide Dae-ho durante il primo gioco della terza stagione di Squid Game, sperando che dare la colpa a qualcun altro lo faccia sentire un po’ meglio.

L’uccisione di Dae-ho rende Gi-hun ancora più disilluso ed emotivamente vuoto, ma alla fine riesce a liberarsi dalla spirale discendente quando sia Geum-ja che Jun-hee gli affidano la responsabilità di prendersi cura del neonato di Jun-hee. Determinato a garantire la sopravvivenza del bambino, Gi-hun entra nell’arena del gioco finale, dove tutto, dalla sua moralità alla sua capacità di sopravvivere, viene messo alla prova.

In più di un senso, Gi-hun alla fine esce vittorioso, ma paga un prezzo molto alto per trovare la pace e la redenzione.

Perché Gi-hun si sacrifica per far vincere il bambino nel finale della terza stagione di Squid Game

Gi-hun capisce il suo vero scopo

La seconda stagione di Squid Game presentava una scena confusa ma apparentemente significativa in cui la sciamana diceva a Gi-hun che era arrivato così lontano solo perché aveva uno scopo da compiere. Guardava persino Jun-hee mentre parlava dello scopo di Gi-hun, suggerendo che la fine della sua storia avrebbe avuto qualcosa a che fare con lei. Per la maggior parte della serie, la sciamana Seon-nyeo sembrava solo delirante. Tuttavia, la sua previsione sulla profezia che Gi-hun doveva compiere si è avverata quando Gi-hun ha salvato il bambino di Jun-hee mettendo a rischio la propria vita.

All’inizio della terza stagione, Gi-hun era sul punto di diventare spietato come il Front Man. Ha persino sfiorato l’immoralità quando ha ucciso Dae-ho durante il gioco a nascondino. Tuttavia, a differenza del Front Man, Gi-hun ha conservato ciò che restava della sua umanità non scatenando una carneficina contro gli altri giocatori sopravvissuti quando il Front Man gli ha dato l’opportunità di farlo. Se avesse accettato l’offerta del Front Man e ucciso i suoi avversari nel sonno, non sarebbe stato diverso da Myeong-gi, disposto a uccidere suo figlio per vincere.

È stato proprio il suo senso di umanità a dare a Gi-hun la forza di sacrificarsi per il bambino.

È stato proprio il suo senso di umanità a dare a Gi-hun la forza di sacrificarsi per il bambino. Verso la fine, Gi-hun sembra anche rendersi conto che non potrà mai vivere in pace con se stesso dopo tutto quello che ha fatto e vissuto. Il bambino, tuttavia, potrebbe finalmente rompere il ciclo di violenza perpetuato dai giochi e crescere in un mondo molto migliore di quello in cui ha vissuto Gi-hun. Squid Game – stagione 3 ha un finale simile a quello della stagione 1 per diversi motivi, dato che, come Sang-woo, Gi-hun si rende conto del prezzo delle sue azioni e permette a qualcun altro di vincere il premio.

Il cameo di Cate Blanchett nel finale della terza stagione di Squid Game spiegato

Il cameo di Cate Blanchett nella terza stagione di Squid Game

L’attrice hollywoodiana potrebbe sostituire Gong Yoo

Prima che inizino i titoli di coda della terza stagione di Squid Game, una sequenza mostra Cate Blanchett vestita come l’iconico venditore interpretato da Gong Yoo. Interpreta il gioco di reclutamento di Squid Game, Ddakji, con un uomo e lo schiaffeggia ogni volta che non riesce a capovolgere le buste nel gioco. Questa scena sembra suggerire che il rumored spin-off americano di Netflix di Squid Game sia già in lavorazione. Solo il tempo dirà se Cate Blanchett avrà un ruolo nella prossima serie, ma la scena finale potrebbe significare che lei è la nuova venditrice.LO SAPEVATE CHE: Il creatore di Squid Game, Hwang Dong-hyuk, ha anche un’idea per uno spin-off che si svolgerebbe tra la prima e la seconda stagione e descriverebbe “cosa facevano i reclutatori, il capitano Park (Oh Dal-su), gli ufficiali o gli uomini mascherati in quel periodo”.

Considerando che Gong Yoo è stato uno degli attori più famosi del cast di Squid Game, avrebbe senso che il remake americano avesse un’attrice famosa come Cate Blanchett nel ruolo della Venditrice. Il futuro del franchise di Squid Game rimarrà incerto fino a quando Netflix non farà annunci ufficiali su ciò che ci aspetta. Tuttavia, anche se i remake di serie acclamate dalla critica possono spesso rivelarsi difficili, il potenziale coinvolgimento di Cate Blanchett nello spin-off rende il progetto molto interessante.

“Non siamo cavalli. Siamo esseri umani. Gli esseri umani sono…”: spiegazione delle ultime parole di Gi-hun

Gi-Hun Squid Game

Gi-hun sembra in conflitto con se stesso nei suoi ultimi istanti

Fin dai primi momenti, Squid Game ha utilizzato i cavalli come metafore efficaci per i giocatori dei giochi che danno il titolo alla serie. Nell’arco narrativo iniziale, Gi-hun investe molto in una corsa di cavalli, sperando di vincere alla grande e risolvere definitivamente i suoi problemi finanziari. Tuttavia, ben presto, diventa lui stesso un cavallo quando i VIP scommettono su di lui e sugli altri giocatori mentre compete per vincere una corsa per il loro divertimento.

Voi scommettete sui cavalli. Qui è lo stesso, ma noi scommettiamo sugli esseri umani. Voi siete i nostri cavalli”, dice il Front Man nella prima stagione, ricordando a Gi-hun come le persone come lui siano ridotte a semplici strumenti di intrattenimento dai ricchi. Come i cavalli, anche Gi-hun e gli altri giocatori si conformano e lottano per partecipare ai giochi senza considerare i loro diritti e la loro autonomia come esseri umani. Tuttavia, verso la fine della serie, Gi-hun usa le sue ultime forze per protestare contro gli organizzatori del gioco e ricordare loro che non sono cavalli, ma esseri umani.

Nella prima stagione, Gi-hun risponde con sicurezza al Front Man e gli dice: “Ascolta attentamente. Non sono un cavallo. Sono una persona. Ecco perché voglio sapere chi siete… e come potete commettere tali atrocità contro le persone.“ Purtroppo, dopo aver visto il meglio e il peggio dell’umanità durante i giochi, il personaggio si sente in conflitto su ciò che pensa degli esseri umani. Pertanto, si ferma a ”gli esseri umani sono…” invece di dire qualcosa di più o di meno.

Chi prende il premio vinto da Gi-hun nella prima stagione dalla camera d’albergo (e perché)

The Front Man Squid Game

Il Front Man lo passa a qualcuno che lo merita

Una figura misteriosa irrompe nella camera d’albergo dove Gi-hun aveva conservato tutto il denaro vinto nella prima stagione, e Woo-seok fatica a capire chi possa averlo preso. Nei momenti finali della serie, il Front Man, In-ho, si presenta a casa della figlia di Gi-hun e le dice che conosceva suo padre. La figlia sembra arrabbiata con suo padre e afferma di non voler avere nulla a che fare con lui. Tuttavia, il suo cuore si scioglie quando In-ho le rivela che suo padre è morto.

Ha lasciato tutta la ricchezza di Gi-hun a sua figlia perché ha capito che era ciò che Gi-hun avrebbe voluto.

In-ho se ne va subito dopo averle lasciato una scatola piena degli effetti personali del padre. Oltre alla tuta da ginnastica di Squid Game, la scatola contiene una piccola busta con una carta di debito, che sembra dare alla figlia accesso al premio in denaro di Gi-hun. Questo conferma che In-ho ha preso i soldi di Gi-hun e li ha messi al sicuro in una banca. Ha lasciato tutta la ricchezza di Gi-hun alla figlia perché ha capito che era quello che avrebbe voluto Gi-hun.

Perché il front man lascia il bambino a suo fratello

Si rende conto che Jun-ho darà al bambino una vita migliore di quella che lui potrà mai dargli

Come suggeriscono le storie di Jun-ho e In-ho, In-ho ha sempre tenuto molto al suo fratellastro minore, Jun-ho, e gli ha persino donato uno dei suoi reni. Tuttavia, si è allontanato da lui dopo che le difficoltà finanziarie e l’impossibilità di curare la moglie malata lo hanno costretto a partecipare alla 28ª edizione di Squid Game. La terza stagione di Squid Game rivela anche che, per vincere i giochi, In-ho ha sgozzato tutti i suoi concorrenti mentre dormivano.

Nell’arco finale di Squid Game, In-ho si rende conto che non tutti gli esseri umani sono egoisti e freddi come i giochi gli hanno fatto credere. Capisce che, anche se le circostanze lo hanno fatto perdere il senso della moralità, c’è ancora del buono in persone come suo fratello e Gi-hun. Il sacrificio di Gi-hun lo aiuta a capire che gli esseri umani meritano una seconda possibilità e non possono essere trattati come pedine in un sistema creato dall’élite corrotta. Pertanto, decide di allontanare la bambina dal suo mondo distorto, lasciandola a casa di suo fratello.

Squid Game non approfondisce troppo la vita del Front Man dopo i giochi, ma lui sembra preoccupato quando vede il personaggio interpretato da Cate Blanchett reclutare nuovi giocatori per una sede negli Stati Uniti.

Rendendosi conto che suo fratello è un brav’uomo, gli lascia persino il premio in denaro della bambina. Squid Game non approfondisce troppo la vita del Front Man dopo i giochi, ma lui sembra preoccupato quando vede il personaggio interpretato da Cate Blanchett reclutare nuovi giocatori per una sede negli Stati Uniti. Questo suggerisce che, dopo aver visto il sacrificio di Gi-hun, In-ho ha capito che i giochi non dovrebbero esistere.

No-eul riuscirà a riunirsi con sua figlia in Cina?

Il futuro di No-eul rimane incerto

Quando No-eul esamina i registri delle guardie nella sede dei giochi, trova alcuni documenti su se stessa. I suoi documenti rivelano che sua figlia è morta. Dopo aver appreso il destino di sua figlia, No-eul si sente distrutta, ma il sacrificio di Gi-hun la incoraggia a vivere e a tornare nel mondo esterno. Con sua grande sorpresa, il suo investigatore privato le rivela di aver trovato qualcuno in Cina che sembra corrispondere alla descrizione di sua figlia.

Con una nuova speranza, No-eul si reca in Cina, credendo di poter finalmente riunirsi con sua figlia. La serie lascia la sua storia un po’ in sospeso, non rivelando se lei riesca a rivedere sua figlia. Tuttavia, come spettatori, è difficile non sperare che tutto finisca bene per il personaggio di Park Gyu-young in Squid Game.

Perché Jun-ho non spara a suo fratello In-ho

Ricorda come suo fratello lo ha risparmiato

Jun-ho arriva al luogo dei giochi proprio prima che In-ho stia per andarsene con il bambino. Questo offre a Jun-ho l’occasione perfetta per fermare suo fratello uccidendolo. Tuttavia, sceglie comunque di risparmiarlo perché suo fratello ha fatto lo stesso nella prima stagione. Nonostante sia diventato freddo dopo aver partecipato ai giochi e averli infine organizzati come Front Man, In-ho sembra non aver mai perso il suo affetto complicato ma profondo per il suo fratellastro. Anche Jun-ho se ne rende conto, ed è per questo che fatica a premere il grilletto nel finale della terza stagione di Squid Game.

Quali personaggi principali di Squid Game sono ancora vivi dopo la fine della terza stagione

Solo due giocatori sopravvivono

Tra i giocatori, il bambino (giocatore 222) sopravvive perché Gi-hun garantisce la sua incolumità sacrificando la propria vita. Anche Kyung-seok (giocatore 246) finisce per sopravvivere perché No-eul lo protegge. Lei gli spara intenzionalmente in una zona non vitale e finge di stare al gioco delle altre guardie che trafficano in esseri umani. Tuttavia, non appena lo portano dal medico per asportargli gli organi, lei uccide le guardie e chiede al medico di curare la ferita del giocatore 246.

Poi ricatta l’ufficiale per ottenere una barca per lei e il Giocatore 246. Anche se il Giocatore 246 rischia di essere ucciso durante il viaggio di ritorno, Jun-ho e i suoi uomini lo salvano all’ultimo momento. No-eul lo fa perché in precedenza ha incontrato sua figlia nel mondo esterno e ha persino scoperto che sta combattendo contro il cancro. Rendendosi conto che Kyung-seok era ai giochi solo per ottenere i soldi per le cure di sua figlia, lei prova empatia per lui e decide di intraprendere una missione per riunirlo con sua figlia. In questo modo, spera di redimersi per aver lasciato suo figlio in Corea del Nord.

Il vero significato dell’intera storia di Squid Game spiegato

La serie presenta una metafora inquietante per molte questioni del mondo reale

Per molto tempo è stato difficile non vedere il Front Man come il cattivo principale della serie. Tuttavia, l’arco narrativo finale di Squid Game mostra come anche In-ho fosse un tempo un giocatore disperato, determinato a creare una vita migliore per sé stesso e la sua famiglia. Vedeva i giochi come una fonte di salvezza piuttosto che di crudeltà, ma la sua disperazione si è presto trasformata in distacco. Alla fine, ha perso se stesso nel sistema generale, evidenziando quanto sia facile cadere preda degli schemi dei potenti quando viene offerta una parvenza di controllo in cambio della propria moralità e coscienza.CorrelatiSpiegata la durata scioccante della terza stagione di Squid GameLa terza stagione di Squid Game è la più breve della serie, con solo sei episodi, uno in meno della già breve seconda stagione, ma c’è una buona ragione per questo.

Mentre le vicende di In-ho e di molti altri personaggi sono un monito su come la caduta morale di una persona raramente sia improvvisa e spesso sia guidata dal semplice desiderio di sopravvivere, la storia di Gi-hun e il suo sacrificio finale mostrano come un singolo giocatore possa portare ondate di cambiamento e sfidare le fondamenta di un sistema basato sullo sfruttamento.

Squid Game può anche essere visto come un gioco sull’illusione del libero arbitrio che spesso esiste nei sistemi capitalistici. Come i giocatori, gli individui sono portati a credere di essere liberi di plasmare il proprio destino e vincere un grande premio in denaro, ma sono ostacolati dalle disuguaglianze e dalle divisioni di classe.

Squid Game – Stagione 3: la spiegazione del cameo della Stagione 1 – Perché Gi-hun vede quella persona?

Un personaggio significativo della prima stagione fa un cameo nella terza stagione di Squid Game, influenzando notevolmente la storia di Gi-hun. Dopo tre stagioni, il thriller horror distopico di successo di Netflix è giunto al termine, concludendo la serie TV coreana e preparando il terreno per lo spin-off americano Squid Game. La terza stagione di Squid Game, che purtroppo è la più controversa tra i fan e la critica, riprende da dove la storia si era interrotta. Gi-hun è costretto a tornare ai giochi e viene ammanettato nel tempo libero per impedire ulteriori tentativi di ribellione.

Poiché Gi-hun è stato il personaggio principale di Squid Game fin dall’inizio, sembrava scontato che sarebbe arrivato alla finale, anche se alla fine fosse morto. Tuttavia, il suo percorso per arrivarci è stato sicuramente interessante.

Uno dei momenti più significativi lo vede faccia a faccia con un personaggio della prima stagione di Squid Game, che gli offre un consiglio molto utile.

Jung Ho-yeon riprende il ruolo di Sae-byeok nella terza stagione di Squid Game

Sae-byeok appare nella terza stagione di Squid Game, episodio 5, “Circle Triangle Square”

Durante tutta la prima stagione di Squid Game, Jung Ho-yeon interpreta il personaggio stanco ma adorabile di Kang Sae-byeok, alias Giocatore 067. Grazie alla sua astuzia e alla sua grinta, riesce ad arrivare fino alla finale a tre, prima di soccombere a una ferita causata dai vetri frantumati del ponte. Dopo la morte di Sae-byeok nella prima stagione di Squid Game, Jung Ho-yeon non era prevista per il ritorno. Tuttavia, il regista Hwang Dong-hyeok ha accennato alla possibilità di un suo ritorno ai SAG Awards 2022 (tramite RFA), dicendo: “Molti personaggi sono morti nella prima stagione, ma stiamo cercando di riportarli in vita nella seconda. Forse Sae-byeok ha una sorella gemella”.

Il suo personaggio rimane morto, ma appare come un ricordo o una visione a Gi-hun nel momento in cui ne ha più bisogno.

La possibilità che Jung Ho-yeon apparisse è diventata ancora più remota quando non ha avuto alcun ruolo di rilievo nella seconda stagione. Tuttavia, hanno trovato un modo per riportarla in vita, dato che l’attrice ha ripreso il ruolo di Sae-byeok nella terza stagione di Squid Game. Fortunatamente, non hanno fatto un colpo di scena alla Oh Il-nam rendendola una dei VIP o riportandola in vita. Sarebbe stato imperdonabile, considerando che è uno dei personaggi più amati di Squid Game. Invece, il suo personaggio rimane morto, apparendo solo come un ricordo o una visione a Gi-hun nel momento in cui ne aveva più bisogno.

Perché Gi-hun vede davvero Sae-byeok prima della partita finale

Gi-Hun aveva bisogno di un promemoria di chi è

Gi-hun la vede prima della partita finale, dopo aver avuto l’opportunità di uccidere gli altri concorrenti. Non è chiaro se stia ricordando la loro interazione passata o se creda che lei sia davvero nella stanza con lui. In ogni caso, l’apparizione di Sae-byeok è probabilmente indotta dallo stress, dai sentimenti contrastanti e dalla mancanza di sonno. Nel momento in cui sta per uccidere il giocatore 100, lei gli dice la stessa cosa che gli aveva detto prima della partita finale nella prima stagione di Squid Game: “Non farlo. Tu non sei così”.

Questa frase lo ha riportato all’umanità a cui aveva cercato di aggrapparsi dopo la ribellione fallita. La terza stagione di Squid Game ha portato Gi-hun in un luogo oscuro, ma Sae-byeok lo ha riportato alla luce. Da quel momento in poi, sembra che stia cercando di rimanere l’uomo che Sae-byeok credeva che fosse. Forse non riuscirà a sfuggire al trauma e alla rabbia causati dalla partecipazione ai giochi, ma può aggrapparsi a quel piccolo barlume di chi era prima.

La scena di Sae-byeok nella terza stagione di Squid Game chiude il cerchio

Sae-byeok gli ha dato il consiglio di cui aveva bisogno in una situazione quasi identica

Oltre a regalare ai fan un cameo felice, la breve scena di Sae-byeok nella terza stagione di Squid Game ha contribuito a chiudere il cerchio della narrazione. Gi-hun aveva la possibilità di porre fine ai giochi nella prima stagione uccidendo Cho Sang-woo mentre il suo amico dormiva prima della partita finale. Lui e Sae-byeok avrebbero potuto potenzialmente uscirne vivi. Tuttavia, ciò avrebbe richiesto che lui tradisse uno dei suoi valori fondamentali, trasformandolo in qualcuno che non è. Sae-byeok lo capiva.

Alla fine, Gi-hun si ritrova praticamente nella stessa posizione alla fine della terza stagione di Squid Game. Aveva i mezzi e l’opportunità di tagliare la gola a tutti gli altri membri per salvare se stesso e il bambino.

Tuttavia, le sue azioni lo avrebbero spinto oltre il limite, perché avrebbe dovuto diventare un assassino a sangue freddo. È giusto che Sae-byeok gli ricordi ancora una volta chi è nella stagione finale di Squid Game.