Forse uno dei progetti più
entusiasmanti dei DC Studios è Lanterns.
La serie sarà il primo grande adattamento live-action di Lanterna
Verde in oltre un decennio e presenterà al pubblico John Stewart
(Aaron Pierre) e Hal Jordan (Kyle
Chandler) del DCU. Lanterns è stato un progetto particolarmente
interessante, viste le sue influenze da True Detective e il tono
più serio rispetto ai precedenti capitoli del DCU come Superman e Peacemaker. Finora è stato rivelato poco sulla
serie, ma nuovi dettagli sono arrivati grazie al co-creatore e
showrunner Chris Mundy (True Detective,
Ozark).
In una nuova intervista con Men’s
Health, a Mundy è stato chiesto se Aaron Pierre avesse fatto
qualcosa di particolare sul set per consolidare il fatto che lui
fosse John Stewart. Mundy ha risposto elogiando la versatilità
dell’attore nell’interpretare il suo personaggio in diversi momenti
della sua vita, confermando che la serie sarà ambientata in periodi
temporali diversi:
“La nostra storia si svolge in
un paio di periodi storici diversi e quindi la sfida era che i
personaggi fossero coerenti nella loro essenza. John è una persona
diversa in uno di questi periodi rispetto all’altro. E credo che la
fisicità e il magnetismo che Aaron porta al ruolo abbiano unito
tutto questo. Quella formazione teatrale, quel desiderio di essere
presente nei minimi dettagli del lavoro e dell’arte, hanno davvero
arricchito il personaggio di John sotto tutti gli aspetti. Hanno
aggiunto dimensione al lato più fisico del ruolo e alla parte più
emotiva e creativa.”
Tenete presente che Mundy sta
parlando di mostrare i due protagonisti di Lanterns in momenti
diversi delle loro vite, non necessariamente di esplorare l’antica
storia del Corpo delle Lanterne Verdi, ad esempio. È un approccio
intelligente che sfrutta il formato narrativo lungo della
televisione, che consente ai creativi di prendersi il tempo
necessario per approfondire i loro personaggi. Per inciso,
l’approccio flashback era già stato vociferato nel 2025, quando si
era saputo che la serie stava cercando i genitori di Hal
Jordan.
Onorare le radici fumettistiche di
Lanterna Verde
Nell’intervista a Men’s Health,
Mundy ha anche parlato delle influenze dei fumetti sulla serie. Lo
showrunner ha confermato che Lanterns non si baserà su una trama di
fumetti in particolare (cosa comune per gli adattamenti di
fumetti), ma si è concentrato sul rendere John e Hal autentici
rispetto a ciò che sono sulla pagina stampata:
“Ognuno ha fatto i compiti sui
fumetti in modo più o meno autonomo, e noi [inclusi i co-creatori
Lindelof e Tom King] eravamo lì per rispondere a qualsiasi domanda.
Ma non stiamo raccontando un capitolo specifico che è già esistito
nei fumetti. I nostri personaggi sono fedeli ai fumetti, ma li
stiamo inserendo in una nuova storia. Quindi gli attori non hanno
dovuto scavare in un periodo specifico dei fumetti. Si trattava più
che altro di capire chi è John e chi è Hal.”
Ci sono state alcune preoccupazioni
tra i fan su quanto Lanterns abbraccerà la natura fuori dagli
schemi del suo materiale originale, dato quanto sembra realistico.
I commenti di Mundy sono un buon segno del fatto che la serie
aderisca alle sue radici fumettistiche e riecheggiano quanto
affermato all’inizio del 2025. In un comunicato stampa per
annunciare l’inizio della produzione, Mundy ha affermato che la
serie era concreta, ma che abbracciava comunque l’aspetto fantasy
dei fumetti:
“Fin dall’inizio, la nostra
forza trainante è stata quella di offrire un dramma stratificato,
radicato in una narrazione sfumata e in una ricca costruzione del
mondo, che bilanciasse tensione e mistero con emozioni oneste e
autentiche. L’obiettivo è creare qualcosa che sembri senza tempo e
concreto senza sacrificare la magia del materiale
originale.”
Come accennato, è passato molto
tempo da quando l’universo di Lanterna Verde ha avuto l’opportunità
di brillare in un live-action. Fortunatamente, grazie ai talentuosi
creativi e al cast dietro la serie, Lanterns
sembra prepararsi a diventare un degno e memorabile adattamento di
Lanterna Verde.
L’uscita della serie It:
Welcome to Derry (qui
la nostra recensione) ha spinto molti spettatori a chiedersi se
la serie sia tratta da un libro vero e proprio. Per i “Constant
Readers” di Stephen King la domanda può sembrare
superflua, ma è comunque legittima. La serie, infatti, funge da
prequel di It e segue
il maggiore Leroy Hanlon, un pilota
dell’aeronautica statunitense che si trasferisce con la famiglia a
Derry per lavorare a un progetto governativo segreto.
Ben presto, però, l’uomo scopre che
nella cittadina c’è qualcosa di profondamente corrotto. I bambini
del luogo iniziano a sparire, e Derry si ritrova ancora una volta
in balia della presenza maligna che da sempre vive sotto la
superficie: Pennywise il Clown. La serie è piena
di riferimenti all’universo di King e di rimandi all’opera
originale, ma molti si chiedono se sia effettivamente basata su un
libro prequel o se si tratti di un’espansione autonoma della
storia.
Non esiste un libro intitolato
Welcome to Derry, ma la serie nasce da elementi presenti
in It
La risposta alla domanda se
Welcome to Derry sia tratto da un libro è sì… ma
anche no. La serie prende spunto da dettagli e accenni che
King aveva solo suggerito nel romanzo originale.
Nel libro It, King
inserisce cinque interludi scritti dal
bibliotecario e storico locale Mike Hanlon, in cui
vengono raccontati eventi del passato di Derry, collegati ai cicli
di violenza e scomparsa che coincidono con le manifestazioni di
Pennywise nel corso dei secoli.
Tuttavia, non esiste alcun
romanzo intitolato Welcome to Derry scritto da
King, né un prequel ufficiale come nel caso di Jerusalem’s
Lot per ’Salem’s Lot. La serie nasce quindi dal
desiderio di espandere quei frammenti di storia
accennati da King e mai sviluppati.
Il regista Andy
Muschietti, che aveva già diretto i due film di
It, ha spiegato a King di voler riempire i vuoti e
svelare gli enigmi lasciati volutamente irrisolti nel
romanzo. In questo modo, Welcome to Derry costruisce una
“storia nascosta”, complementare al libro ma non direttamente
tratta da esso.
Un esempio: la storia del Black
Spot e di Dick Hallorann
Nel romanzo originale, King
menziona brevemente il Black Spot, un locale di
Derry frequentato da militari afroamericani durante gli anni della
segregazione. Il locale venne incendiato da suprematisti bianchi –
probabilmente
influenzati da Pennywise – ma Dick Hallorann,
il cuoco con la “luccicanza” de Shining, riuscì a salvare
alcune persone, tra cui Will Hanlon, padre di
Mike.
Questo episodio, solo accennato nel
libro, viene ampliato nella serie, che potrà così esplorare
il passato militare di Hallorann e il suo legame
con Derry. È uno dei molti “filoni narrativi” che It
suggeriva ma non approfondiva, e che ora vengono portati sullo
schermo.
IT: Welcome to Derry – courtesy of HBO
Una nuova linea temporale: la
serie segue i film, non il libro
Un aspetto importante da chiarire è
che It:
Welcome to Derrynon segue la cronologia
del romanzo, ma quella stabilita dai film di Muschietti.
Nel libro di King, il Club dei Perdenti affronta
Pennywise da bambini nel 1958 e poi di nuovo da
adulti nel 1985. I film, invece, aggiornano tutto
di trent’anni: la prima parte è ambientata nel
1989, e IT – Parte
2 nel 2016.
La nuova serie, quindi, si colloca
prima degli eventi del primo film, durante
l’ultimo ciclo di Pennywise precedente a quello dei protagonisti
originali. L’azione si svolge nel 1962, in piena
Guerra Fredda, due anni prima dell’escalation in Vietnam, nel pieno
del movimento per i diritti civili e poco prima dell’assassinio di
JFK. Questo contesto storico fornisce un terreno fertile per
esplorare le tensioni sociali e razziali
dell’epoca, oltre all’orrore soprannaturale che infesta Derry.
Le modifiche al canone di
King
Stephen King non ha mai considerato
la propria opera come un universo “fisso”: nel corso degli anni ha
spesso modificato, ampliato o contraddetto i
dettagli delle sue storie. Con l’evoluzione del ciclo della
Torre Nera, che collega gran parte del suo
multiverso letterario, la coerenza interna è diventata ancora più
flessibile.
Muschietti ha quindi piena libertà
di reinterpretare la mitologia di It. Nei film, ad
esempio, il rituale per sconfiggere Pennywise non
deriva più da un racconto himalayano (come nel romanzo), ma dalle
tradizioni dei nativi americani di Derry.
Welcome to Derry approfondirà ulteriormente questa
componente indigena, cercando di trattarla con maggiore rispetto e
complessità rispetto a quanto fatto in IT – Parte
2.
Altri cambiamenti, tuttavia,
potrebbero creare piccole discrepanze con l’opera originale. Ad
esempio, nel primo episodio della serie viene suggerito che
Teddy, un personaggio secondario, sia lo
zio di Stanley Uris, uno dei futuri membri del Club dei
Perdenti. Il destino tragico di Teddy, però, non viene mai
menzionato nel romanzo, cosa che in teoria creerebbe
un’incongruenza.
Tuttavia, questa dimenticanza si
inserisce perfettamente nello spirito di Derry, una città che
rimuove o distorce i propri orrori per sopravvivere
psicologicamente. È quindi plausibile che Stanley, da
adulto, non conosca o non ricordi pienamente la verità sulla
propria famiglia. In questo senso, la serie arricchisce anche la
sua tragica scelta finale di suicidarsi pur di non affrontare di
nuovo Pennywise.
L’importanza dello
spirito della storia
Alla fine, ciò che conta davvero
non è la perfetta coerenza del canone, ma lo spirito della
storia. King stesso ha sempre privilegiato la forza
tematica e simbolica delle sue opere rispetto ai dettagli
cronologici.
Se It:
Welcome to Derry riuscirà a catturare
l’orrore viscerale e la corruzione morale che
infestano la cittadina, le inevitabili modifiche rispetto al libro
saranno secondarie. L’universo di It è sempre stato
fluido, mutevole, fatto di paure archetipiche più che di date
precise.
La serie rappresenta dunque
un’occasione per espandere il mito di Derry, per
dare voce alle storie marginali – come quella dei militari neri,
dei nativi americani o delle famiglie segnate dal male – e per
esplorare ancora più a fondo le radici del terrore che Stephen King
aveva solo intravisto nel suo romanzo.
It:
Welcome to Derrynon è un adattamento
diretto, ma un’espansione creativa del mondo di
It: una serie che prende i frammenti lasciati da King e li
trasforma in un racconto autonomo, fedele non tanto ai fatti,
quanto all’anima inquieta di Derry e al male ciclico che vi
abita.
Arriva al cinema in Italia il 18
dicembre con Eagle Pictures Norimberga,
il nuovo film scritto e diretto da James
Vanderbilt, che adatta per il grande schermo The Nazi
and the Psychiatrist di Jack El-Hai. A
dare vita ai protagonisti della storia, die premi Oscar:
Russell Crowe e
Rami Malek.
All’indomani della Seconda guerra
mondiale, mentre il mondo è ancora sconvolto dagli orrori
dell’Olocausto, al tenente colonnello Douglas Kelley (il premio
Oscar Rami Malek), psichiatra dell’esercito americano,
viene affidato un incarico senza precedenti: valutare la sanità
mentale di Hermann Göring (il premio Oscar Russell Crowe), il famigerato ex braccio
destro di Hitler, e di altri alti gerarchi nazisti.
RAMI MALEK as Lt. Col. Douglas Kelley in ‘Nuremberg’ Image: Scott
Garfield. Courtesy of Sony Pictures Classics
Allo stesso tempo, gli Alleati —
guidati dal giudice Robert H. Jackson (Michael Shannon),
affrontano l’impresa titanica di istituire un tribunale
internazionale, per far sì che il regime nazista risponda dei
propri crimini di fronte alla storia. Nel silenzio delle celle,
Kelley ingaggia un intenso duello psicologico con Göring, uomo
carismatico e manipolatore.
Da quello scontro emerge una
domanda che ancora oggi tormenta la coscienza del mondo: stavano
eseguendo ordini, erano pazzi… o semplicemente malvagi? Sul
palcoscenico della storia si apre così il processo di Norimberga,
un evento che ha cambiato per sempre la storia e l’umanità.
È stato confermato che
John Williams scriverà la colonna sonora del prossimo
film di Steven Spielberg, segnando la 30°
collaborazione cinematografica tra il compositore premio Oscar e il
leggendario regista. Non si sa quasi nulla della trama del prossimo
film, la cui uscita è prevista per il 2026.
Il presidente della Juilliard
School, Damian Woetzel, ha confermato la notizia
durante un evento, “John Williams – A Composer’s Life: A Night of
Stories and Music”, ospitato lunedì presso la rinomata scuola di
arti performative. “John Williams, che è a Los Angeles per fare
quello che fa, […] sta lavorando con Steven Spielberg al prossimo
film. E questo è motivo di gioia”, ha detto Woetzel al
pubblico, secondo il giornalista Doug Adams.
La proficua collaborazione tra
Williams e Spielberg iniziò con “Sugarland
Express” del 1974 e proseguì con grandi successi come
“Lo
squalo“, “E.T. l’extraterrestre” e
“Jurassic
Park“, oltre a prestigiosi drammi come “Schindler’s
List“, “Salvate il soldato Ryan” e
“Lincoln“.
Williams, 93 anni, nel 2022 affermò
che si sarebbe ritirato dopo aver terminato la colonna sonora di
“Indiana
Jones e il Quadrante del Destino“, dichiarando
all’Associated Press che “Harrison Ford, che è molto più giovane di me,
ha annunciato che sarà il suo ultimo film. Quindi ho pensato: se
Harrison ce l’ha fatta, forse posso farcela anch’io“.
Tuttavia, in seguito ha ritrattato
questa affermazione, affermando di non escludere la possibilità di
tornare per un film che ha suscitato il suo interesse. “Non mi
interessano molto i grandi pronunciamenti, affermazioni ferme e
concluse, circondate da porte chiuse. Se ne faccio una senza
contestualizzarla, allora la ritiro“, ha dichiarato al Times
UK alla fine del 2023.
Il film di Spielberg non ha un
titolo né una sinossi, ma si dice che sia un’avventura sugli UFO.
La Universal Pictures, lo studio che distribuirà il film campione
di incassi nelle sale a giugno, ha descritto il progetto come un
“nuovo film evento originale”. Josh O’Connor, Emily Blunt, Colman Domingo, Colin Firth
ed Eve Hewson guideranno il cast, con un altro
collaboratore di Spielberg, David Koepp (“Jurassic
Park”, “La guerra dei mondi” e “Indiana Jones e il regno del
teschio di cristallo”), che scriverà la sceneggiatura.
Fackham Hall uscirà il 5
dicembre e il trailer del film, con protagonista Tom Felton di Harry
Potter, è stato ufficialmente pubblicato.
La parodia gialla che combina
Downton Abbey con Airplane! uscirà tra un paio di
mesi. La commedia è diretta da Jim O’Hanlon (noto per
Catastrophe) e finalmente ha il suo primo trailer. Sarà
ricca di alta società, omicidi e scandali. Lo slogan è semplice:
Nati nell’aristocrazia. Cresciuti nell’idiozia.
Felton apparirà nel film nei panni
di Archibald, il rivale intrigante di Eric Noone, al fianco di Ben
Radcliffe nel ruolo di Noone. Rose Davenport sarà interpretata da
Thomasin McKenzie, Damien Lewis è Lord Davenport e apparirà anche
Katherine Waterston. Il comico Jummy Carr ha
creato e co-sceneggiato la sceneggiatura insieme a Patrick Carr e
ai Dawson Brothers.
La sinossi ufficiale:
“Una parodia che incrocia
Downton Abbey con Airplane! e Monty Python, Fackham Hall segue
l’adorabile borseggiatore Eric Noone mentre ottiene un lavoro in
un’esclusiva casa padronale inglese.
Eric scala rapidamente i ranghi
e sboccia una storia d’amore proibita con la padrona di casa Rose
Davenport. Ma quando si verifica un omicidio inaspettato, Eric
viene incastrato, lasciando Rose e il futuro della sua famiglia in
una situazione pericolosamente incerta”.
Il film arriva pochi mesi dopo che
Downton Abbey ha detto il suo addio definitivo con l’uscita di
Downton Abbey: The Grand Finale. Il famoso dramma storico
britannico ha riscosso un successo mondiale ed è andato in onda per
oltre un decennio.
Il regista O’Hanlon ha parlato del
suo amore per i drammi storici grazie ai “meravigliosi valori di
produzione, le belle case, i salotti opulenti, le acconciature, i
costumi, tutti presenti e corretti in Fackham Hall.”
Felton è noto principalmente per il
suo ruolo di Draco Malfoy nell’universo di Harry Potter, che si è
concluso nel 2011 con Harry Potter e i Doni della Morte: Parte 2.
L’attore è noto anche per The
Flash, Ophelia, e reciterà in They Will Kill You al fianco
di Patricia Arquette il prossimo anno.
Fackham Hall promette di offrire
tutto ciò che i fan amano dei drammi in costume, ma con un umorismo
più crudo, che sicuramente non era presente in Downton Abbey.
O’Hanlon ha anche rivelato che ci saranno riferimenti speciali
all’interno della parodia: “aspettatevi alcune scene piuttosto
volgari che coinvolgono una visita del famoso scrittore J.R.R.
Tolkien e il nome di uno dei suoi personaggi più famosi”.
Nonostante i fan siano alla
disperata ricerca di un sostituto degno di Downton Abbey, questa è
sicuramente la soluzione perfetta per chi vuole prendersi una pausa
dal dramma e desidera un esilarante giallo.
The
Batman – Part II ha ufficialmente una data di uscita, e
Colin Farrell, che ha interpretato Oz Cobb
(Penguin) nel primo film e nella serie TV spin-off, ha parlato di
ciò che i fan possono aspettarsi dal sequel.
In un’intervista con ComicBook, Farrell ha parlato della linea temporale del
franchise e di come il nuovo film si svolgerà dopo gli eventi
dell’ultimo episodio di The Penguin. The
Batman Part II “riprenderà, più o meno, poche settimane
dopo la fine della serie”, ha dichiarato Farrell. Offrendo
ai fan un assaggio della situazione di Gotham quando rivedranno
Bruce Wayne.
The Batman, diretto da Matt
Reeves, segue il giovane Bruce Wayne (Robert Pattinson) mentre trova la sua
dimensione come Batman e protettore di Gotham City. La miniserie
The Penguin della HBO si concentra sul deformato Oz Cobb che
scala i ranghi della malavita.
The Batman – Parte II uscirà
il 1° ottobre 2027, cinque anni dopo l’uscita del primo film. Il
sequel doveva originariamente uscire quest’anno, ma alla fine è
stato rinviato. Il primo capitolo è stato molto apprezzato,
ricevendo un punteggio dell’85% su Rotten Tomatoes e valendo a
Colin Farrell il premio come miglior attore in
un film di supereroi ai Critics’ Choice Awards. Ha incassato
oltre 772 milioni di dollari al botteghino mondiale.
Farrell ha continuato l’intervista
chiarendo
se ci sarà una seconda stagione di The
Penguin. Ma i fan sono rimasti scioccati nell’apprendere
che Oz Cobb avrà un ruolo molto minore in The Batman – Parte
II.
Anche la beniamina dei fan Sofia
Falcone (interpretata da
Cristin Milioti) non avrà un ruolo nel sequel, nonostante sia
un personaggio importante in The Penguin, oltre ad essere
una Falcone e una delle principali antagoniste di Gotham. Reeves ha
confermato che la serie The Batman non fa parte dell’universo DC e
che inizialmente aveva immaginato una trilogia per il suo
adattamento del popolare supereroe.
Alla fine di The Batman,
i fan hanno intravisto uno dei cattivi più famosi del panorama dei
supereroi, Joker, interpretato da Barry Keoghan in una scena tagliata che è stata
successivamente ricaricata. Purtroppo, non è stato confermato molto
su chi sarà il cattivo principale che affronterà Batman nel
sequel.
The Batman – Parte
2 vedrà il ritorno di Pattinson nei panni di Wayne/Batman.
Anche se non è stato confermato, è probabile che anche
Zoë
Kravitz, Andy
Serkis e Jeffrey Wright riprenderanno i loro
ruoli. Keoghan ha detto che riprenderà il ruolo di Joker nel
sequel, ma poi ha dichiarato: “Non sono stato contattato e non
ho saputo nulla”.
Il film L’esorcista
del Papa(qui
la recensione) è
basato sulla vita e sugli scritti di padre Gabriele
Amorth, interpretato nel film da Russell Crowe. Amorth era un sacerdote
cattolico italiano che negli anni ’80 ricoprì il ruolo di esorcista
nominato dal Papa per il Vaticano. Ha documentato le migliaia di
esorcismi che ha eseguito in una serie di libri, tra cui
An Exorcist Tells His Storye
An Exorcist: More Stories, su cui il film
è direttamente basato.
Il film segue Amorth mentre cerca
di aiutare una famiglia americana traumatizzata che vive in Spagna,
poiché il loro giovane figlio, Henry (Peter
DeSouza-Feighoney), è posseduto da un demone malvagio. Nel
corso del film accadono molte cose, dai demoni che saltano da un
corpo all’altro a una serie di credenze religiose. Se vi siete
trovati coinvolti nel caos del finale e avete bisogno di qualche
chiarimento sui dettagli, in questo approfondimento c’è tutto
quello che è successo nel finale di L’esorcista del
Papa.
La trama
di L’esorcista del Papa
Julia (Alex Essoe)
è una madre single che ha perso il marito solo un anno fa in un
incidente stradale in cui è rimasto impalato, sotto gli occhi del
loro giovane figlio Henry, che da allora non ha più parlato. Amy
(Laurel Marsden) è la sorella adolescente ribelle
che preferirebbe morire piuttosto che trasferirsi in Spagna. Si
stanno trasferendo a San Sebastian Abbey, un castello abbandonato
che è stato lasciato alla famiglia dal defunto marito (appartiene
alla sua famiglia da generazioni, i dettagli sono vaghi). Hanno
intenzione di rimanere solo il tempo necessario per ristrutturare
la casa e venderla.
Facile, no? Non ci vuole molto
prima che la famiglia si renda conto che l’Abbazia nasconde più di
quanto si aspettassero. Quando un operaio edile rimane ferito in
modo inspiegabile, l’intera squadra evacua per paura. Nel
frattempo, ci viene presentato padre Gabriele Amorth. Dopo aver
eseguito un esorcismo che includeva il sacrificio di animali, viene
richiamato dal Vaticano, che mette in discussione i suoi metodi
tradizionalisti. È chiaro che Amorth è un uomo di fede orgoglioso e
non è disposto a piegare le sue convinzioni o i suoi metodi a
nessuno.
Egli sostiene che i suoi metodi
sono efficaci sia negli esorcismi autentici che nei casi di psicosi
estrema. Il riferimento a un caso passato è doloroso per tutti i
presenti nella stanza e preannuncia un importante colpo di scena.
Padre Sullivan (Ryan O’Grady), che sembra avere
circa 14 anni, è indignato dalla sfida di Amorth e gli ricorda a
chi deve rispondere, ma Amorth se ne va infuriato prima di essere
congedato, poiché accetterà di essere interrogato solo dal Papa in
persona (Franco Nero).
Henry, che è muto da un anno,
inizia a dire cose assurde e sessuali a sua madre. L’undicenne ha
ora una voce mostruosa, più vecchia (e britannica), e dopo che lui
si è graffiato il viso, lei lo porta di corsa all’ospedale, ma i
suoi segni vitali dicono che sta bene. Julia chiede aiuto al prete
locale, padre Esquibel (Daniel Zovatto). Tuttavia,
Esquibel non è il prete che il demone richiede: vuole qualcuno di
più importante! Amorth viene quindi incoraggiato dal Papa ad
aiutare questa famiglia, e così sale sulla sua piccola Vespa per
cercare di aiutare questa famiglia senza speranza.
I traumi del passato sono un
demone potente in L’esorcista del Papa
Amorth ottiene più di quanto si
aspettasse, poiché il male di questo demone è più profondo e arriva
fino al Vaticano. Il demone dentro Henry conosce il nome di Amorth
e lo schernisce sui suoi traumi passati. Amorth esplora più a fondo
l’Abbazia di San Sebastian e conclude che non si tratta di un caso
ordinario. Una metafora piuttosto ovvia a cui il film si attiene è
che questi demoni satanici rappresentano i demoni figurativi del
passato di una persona. Amorth non riesce a dimenticare una giovane
donna di nome Rosaria (Bianca Bardoe).
Rosaria sosteneva di essere
posseduta, ma Amorth capì che non era così e la lasciò a prendersi
cura di sé stessa, poiché era “solo” malata di mente. Rosaria si è
poi suicidata gettandosi da una torre proprio davanti ad Amorth,
che ancora non riesce a perdonarsi perché sente di aver deluso una
devota parrocchiana. Esquibel si è innamorato di una donna e alla
fine ha scelto il suo amore per Dio piuttosto che lei, ma prova
ancora il senso di colpa per aver momentaneamente tradito Dio e i
voti che aveva fatto.
Anche Henry è tormentato dal
passato, incapace di parlare dopo aver visto suo padre impalato. I
sacerdoti concludono che i traumi del passato costituiscono un
terreno fertile per i demoni e quindi devono affidarsi alla
speranza, alla fede e alla preghiera per sconfiggerli. Devono anche
imparare il loro nome, poiché è questo che dà loro il potere di
distruggerli.
Chi è Asmodeo?
Nelle catacombe dell’abbazia, i
sacerdoti cercano di trovare materiale o indizi che possano
aiutarli a sconfiggere il demone. Trovano reperti dell’Inquisizione
spagnola e scheletri di membri del Vaticano che si sono sacrificati
per cercare di contenere il demone malvagio che è fuggito. Si
imbattono nello scheletro di fra Alonso de Ojeda, uno dei più
famosi esorcisti e che aiutò la regina Isabella durante
l’Inquisizione. Dai suoi diari scoprono che un tempo era posseduto
da un demone così malvagio che si rinchiuse nei sotterranei
dell’Abbazia per proteggere il resto del mondo dalla malvagità
implacabile dello spirito.
Padre Esquibel deduce che è per
questo che il demone ha chiamato Amorth: voleva un ospite il più
potente possibile da possedere. Entrambi i sacerdoti scendono nei
sotterranei dell’abbazia dove finalmente scoprono il nome del
demone, “Asmodeus”. Hanno una conversazione intensa in cui
ammettono i loro passati tormentati, e Amorth insegna a Esquibel le
frasi in latino che deve ricordare per sconfiggere il demone.
Come fanno Amorth ed Esquibel a
sconfiggere Asmodeo?
Tornati nella stanza di Henry,
Amorth dice a Julia che deve chiamare suo figlio, poiché l’amore di
una madre aiuterà a sconfiggere tale male. Henry assomiglia sempre
più a Satana in persona e, quando ogni speranza sembra perduta,
Henry si libera del demone… Psicologia! Il demone sembra essersi
diviso in due e sta possedendo sia Amy che Henry allo stesso tempo.
Amy si trasforma in un ragno umano e inizia a strisciare sul
pavimento e sul soffitto. Il demone poi mette Julia ed Esquibel in
una presa soffocante.
Amorth capisce cosa deve fare per
salvare il suo nuovo migliore amico e la famiglia terrorizzata, e
così si sacrifica. Dice a Esquibel di fuggire con la famiglia.
Amorth fa del suo meglio per impedire al demone di impossessarsi
del suo corpo, ma la situazione non sembra rosea! Torna nelle
catacombe per distruggere se stesso e il demone, ponendo fine al
suo regno tirannico per sempre. E poi, dal nulla, la Vergine Maria,
nel suo iconico abito bianco e blu, emerge dalla spaventosa pozza
d’acqua al centro del terreno.
Proprio quando pensi che sia lì per
salvare la situazione, si trasforma rapidamente in uno spirito
mostruoso. Esquibel torna per aiutare il suo amico, ma sembra che
il demone abbia preso il sopravvento. Ma poi si ricorda le frasi in
latino che Gabriele gli ha insegnato in precedenza! Man mano che
Asmodeo si indebolisce a causa delle preghiere in latino, si
reincarna nelle donne del passato di entrambi i sacerdoti. Rosaria,
come una killer maniacale, attacca Amorth, mentre l’ex amore di
Esquibel appare nuda e coperta di sangue dalla testa ai piedi. Alla
fine i due uomini le sconfiggono e Asmodeo viene finalmente
distrutto.
Ci sarà un sequel di
L’esorcista del Papa?
I due uomini si recano in Vaticano,
dove vengono lodati dal Papa per il loro coraggio. Scopriamo anche
che Julia, Amy e Henry sono tornati sani e salvi negli Stati Uniti
e che Henry sta molto meglio! Uno dei pochi alleati che Gabriele
aveva in Vaticano, il vescovo Lumumba (Cornell John), ha ottenuto
una promozione. Lumumba li accompagna in un tour e spiega che
l’Abbazia di San Sebastiano è stato uno dei luoghi in cui 200
angeli sono caduti dal cielo e si sono trasformati in demoni,
spiegando la nascita di Asmodeo.
Il film termina dunque con un
accenno a un possibile sequel e, dato che il sequel è già stato
approvato, sembra che in futuro avremo altri episodi di
L’esorcista del Papa. I nuovi migliori amici
sacerdoti diventeranno una coppia stile Holmes e Watson certificata
dal Vaticano? L’intenzione sembra proprio quella, con ogni film che
potrebbe raccontare di un caso di esorcismo diverso. Al momento non
ci sono indicazioni sui tempi di realizzazione del prossimo film,
per cui non resta che attendere novità a riguardo.
The Hunting Party, uscito nel 2007, è un film
diretto da Richard Shepard che mescola
dramma,
guerra e satira politica, offrendo uno sguardo irriverente sul
giornalismo di guerra e sulle sue implicazioni etiche. La
sceneggiatura, basata su eventi realmente accaduti e sulle
esperienze di reporter in zone di conflitto, si ispira liberamente
a vicende di giornalisti e soldati durante la guerra in Bosnia, pur
con licenze narrative che amplificano il dramma e il tono
avventuroso del racconto. Il film esplora così i confini tra verità
giornalistica e spettacolarizzazione della guerra.
Il
cast principale vede protagonisti Terrence Howard,
Richard Gere e Jesse Eisenberg, che interpretano
rispettivamente un giornalista veterano, un reporter stanco della
routine e un giovane cronista ambizioso. La regia di Shepard
conferisce al film un ritmo incalzante, alternando momenti di
tensione reale a sequenze quasi comiche, sottolineando la
dissonanza tra la gravità degli eventi e l’approccio talvolta
sensazionalistico dei media. Il film si colloca quindi a metà tra
thriller e satira, offrendo al pubblico riflessioni sulla
responsabilità di chi racconta la guerra.
I temi centrali del film
riguardano la ricerca della verità, l’eroismo e la codardia, ma
anche il conflitto tra morale e ambizione personale. Shepard pone
lo spettatore di fronte a dilemmi etici, mostrando come la brama di
scoop e la fama possano compromettere giudizio e sicurezza. In
questo contesto, il film mescola tensione, umorismo nero e critica
sociale, creando un racconto stimolante e provocatorio. Nel resto
dell’articolo ci concentreremo sul finale del film, spiegando come
si risolve la caccia al criminale di guerra e il destino dei
protagonisti.
La trama di The Hunting Party
Il film segue le vicende di alcuni
giornalisti americani in missione. Corre l’anno 2000 quando il noto
presentatore Franklin Harris (James
Brolin), il cameraman
Duck (Terrence Howard) e
l’aspirante reporter Benjamin
Strauss (Jesse
Eisenberg) si recano in Bosnia per riprendere la
commemorazione del quinto anniversario dalla fine della guerra. Lì
incontrano Simon Hunt (Richard
Gere), un tempo uno dei più acclamati giornalisti
statunitensi, ora ridotto a lavorare per piccole reti televisive, a
causa di un incidente avvenuto nel 1994 che gli troncò la
carriera.
In seguito all’incidente, Simon
viene licenziato, mentre Duck – che era stato il suo cameraman per
molto tempo – viene promosso e ottiene un posto di prestigio a New
York. Nonostante ciò, il giornalista considera il suo ex collega un
grande amico e gli propone di unirsi a lui per accaparrarsi uno
scoop di rilevanza internazionale: Simon infatti è sulle tracce di
Dragoslav Bogdanovic – meglio conosciuto come La
Volpe – il più ricercato criminale della guerra bosniaca, e intende
farsi rilasciare un’intervista esclusiva. Duck accetta la proposta,
ma non sa che le intenzioni di Simon non si limitano a un semplice
reportage.
La spiegazione del finale del
film
Nel
terzo atto di The Hunting Party, Simon Hunt, Duck
e Benjamin si avventurano nel territorio bosniaco per catturare
Dragoslav Bogdanović, noto come “La Volpe”, senza la copertura
ufficiale di alcuna organizzazione. Dopo una serie di
fraintendimenti e pericoli, i tre vengono catturati dalle guardie
della Volpe e portati in un fienile per essere giustiziati. La
tensione raggiunge il culmine quando Srđan, il capo delle guardie
con un tatuaggio inquietante sulla fronte, sta per infliggere la
morte. Tuttavia, all’ultimo momento, una squadra di assassini della
CIA, avvertita da Boris, irrompe e libera i giornalisti, anche se
Bogdanović riesce a fuggire.
Successivamente, i tre protagonisti decidono di non tornare negli
Stati Uniti come ordinato dalla CIA e portano avanti il loro piano.
Localizzano la Volpe mentre caccia nei boschi, senza scorta, e lo
catturano personalmente. Decidono di consegnarlo simbolicamente ai
familiari delle sue vittime nel villaggio di Polje, dove la
giustizia popolare prende il sopravvento e la comunità lo lincia.
La sequenza finale alterna momenti di tensione e liberazione, con i
giornalisti che assistono alla vendetta collettiva, chiudendo il
racconto con un gesto estremo di responsabilità morale e coraggio
personale.
Il finale del film funziona come compimento dei temi principali,
mostrando il conflitto tra giustizia istituzionale e giustizia
privata. La Volpe, rappresentante dell’impunità e della crudeltà,
sfugge alla legge internazionale e alla polizia, mentre i
giornalisti assumono un ruolo attivo, mettendo in discussione le
norme etiche della professione e della comunità globale. La
decisione di affidare la punizione ai familiari delle vittime mette
in luce il limite dell’azione legale e l’urgenza di una risposta
immediata e concreta di fronte al male, evidenziando il rischio
personale e il senso di responsabilità morale dei protagonisti.
Inoltre, il finale sottolinea l’ipocrisia e l’inefficacia delle
istituzioni internazionali. Nonostante la presenza di agenzie come
la CIA, le Nazioni Unite e l’UE, il film mostra come gli individui
siano spesso costretti ad agire fuori dai protocolli ufficiali per
affrontare crimini atroci. L’atto di cattura e consegna della Volpe
alla giustizia popolare diventa un commento satirico sulla
burocrazia globale e sull’indifferenza delle autorità, rafforzando
la tensione tra dovere professionale, etica personale e giustizia
reale, che costituiscono il nucleo tematico del film.
Il messaggio finale di
The Hunting Party riguarda il coraggio morale e il
potere dell’azione individuale di fronte all’ingiustizia.
Nonostante il rischio e le conseguenze personali, Simon e i suoi
compagni dimostrano che il senso di giustizia e la responsabilità
etica possono prevalere dove le istituzioni falliscono. Il film
suggerisce che il vero coraggio non è solo fisico ma anche etico:
affrontare il male e proteggere chi è impotente, pur sapendo che la
giustizia ufficiale potrebbe non arrivare mai, rappresenta un atto
di integrità fondamentale in contesti di conflitto e impunità.
La star di TerrifierCatherine Corcoran ha intentato una causa contro
la serie di film horror, contenente accuse di abuso e frode
finanziaria. Corcoran ha interpretato Dawn nel film Terrifier del 2018, la migliore amica di Tara e una
delle prime persone uccise da Art the Clown. Il suo personaggio è
stato appeso a testa in giù e segato nella sequenza più viscerale e
cruenta del primo film.
Ora un articolo di Entertainment
Weekly rivela che Corcoran ha intentato una causa presso la
corte federale della California domenica 26 ottobre. La causa
sostiene che il suo contratto per il primo film Terrifier
non è stato rispettato, causandole molestie sessuali e frodi
finanziarie.
La causa sostiene che Corcoran
aveva concordato con il regista Damien Leone, il produttore Phil
Falcone e le società di produzione del film che avrebbe ricevuto
l’1% dei profitti di tutti i film Terrifier e del
merchandising, anche nei film in cui non appariva. Nonostante
l’enorme successo al botteghino di Terrifier sin dal suo
primo episodio, Corcoran avrebbe ricevuto solo 8.000 dollari per il
suo lavoro fino ad oggi.
L’accordo è stato stipulato dopo
che la Corcoran ha accettato di essere pagata il minimo giornaliero
di 100 dollari previsto dalla Screen Actors Guild per il suo
lavoro, dato il budget ridotto del film. Inoltre, la sua causa
sostiene che Leone e Falcone non hanno ottenuto il suo consenso
scritto per diverse scene di nudo, nonostante tale consenso fosse
parte del suo contratto.
Le accuse di abuso contenute nella
causa vanno dalle riprese di Corcoran in edifici “gelidi”, a
volte senza bagni, al fatto di essere rimasta dolorosamente
intrappolata su un pezzo di compensato mentre le veniva realizzato
un calco in silicone per la scena della sua morte, fino al fatto
che Leone le abbia “applicato delle protesi con vere feci di
ratto” mentre le tappava la bocca con del vero nastro adesivo.
Sempre senza il suo consenso sarebbero state scattate anche
“numerose fotografie” di lei nuda.
Inoltre, la causa sostiene che alla
Corcoran è stato detto che era “obbligata” a girare la scena
della sua morte in topless, ma non le è stato offerto il consenso
scritto per farlo. La sua sospensione a testa in giù durante la
sessione di riprese di 10 ore ha provocato un gonfiore cerebrale e
danni al timpano. Sono stati anche venduti prodotti con l’immagine
del suo personaggio nudo, cosa che secondo la causa è avvenuta
senza il suo consenso scritto.
La causa sostiene che i creativi
coinvolti abbiano violato il codice civile della California per la
distribuzione di immagini di nudo e sessuali senza aver prima
ottenuto il consenso della Corcoran. La membro del cast di
Terrifier non ha rivelato l’importo per cui ha intentato la
causa. La causa richiede di ottenere un rendiconto dei profitti del
franchise prima di quantificarlo.
Oltre alla mancanza di un consenso
adeguato per le scene di nudo nel primo film, le affermazioni della
Corcoran indicano anche che è stata pagata molto meno del dovuto
per il suo lavoro. Terrifier 2 ha incassato 15,8 milioni di
dollari al botteghino a fronte di un budget di 250.000 dollari,
mentre Terrifier 3 ha incassato 90,3 milioni di dollari a
fronte di un budget di 2 milioni di dollari. Il
prossimo Terrifier 4 si aggiungerebbe a questa
cifra.
La Corcoran chiede un risarcimento
non solo per il denaro che le è dovuto per aver recitato in
Terrifier, ma anche per aver girato scene di nudo
senza il suo consenso. Anche se non è stata ancora fissata una
cifra, è garantito che sarà superiore al suo accordo di profitto
dell’1% a causa delle altre violazioni del contratto avvenute
durante le riprese.
Il regista Damien Leone con
Terrifier 3 ha portato la già sanguinosa saga slasher a
nuovi livelli nauseanti, e ora Art the Clown tornerà a seminare il
caos in Terrifier 4. Appartendo con l’uscita del
cortometraggio di Leone del 2008, The 9th Circle, Art the Clown è
diventato una vera e propria icona della cultura pop, e lo slasher
che induce coulrofobia ha caratterizzato l’intera filmografia del
regista. La serie di film Terrifier non sta reinventando la
ruota quando si tratta di sangue e budella, ma è estremamente
popolare tra gli appassionati di horror grazie alla sua esecuzione
semplice ma efficace che rifugge dall’horror intellettuale degli
anni 2010 e 2020.
Terrifier 3 del 2024 non ha deluso
quando si è trattato di offrire un numero raccapricciante di
uccisioni da incubo, ma ha anche spinto la serie ulteriormente
verso la fantasia, dato che la storia di Art il Clown diventa più
complessa con ogni sequel successivo. Con le voci su Terrifier
4 che iniziano già a circolare nella comunità horror,
il finale sospeso di Terrifier 3 sta praticamente
implorando Leone e il resto della sua troupe di resuscitare Art per
un’altra serie di omicidi. Anche se il progetto è ancora nelle fasi
iniziali, è solo questione di tempo prima che scoppi un
altro caos.
Ultime notizie su Terrifier
4
Con le notizie che iniziano
lentamente a trapelare sul prossimo capolavoro horror, l’ultima
arriva sotto forma di un aggiornamento sulla sceneggiatura da parte
di Damien Leone. L’esperto di horror ha condiviso un aggiornamento
sulla sceneggiatura di Terrifier 4 sul suo account
ufficiale X (precedentemente Twitter) e ha annunciato che il
lavoro sulla sceneggiatura è finalmente iniziato. Accompagnato
da una foto macchiata di sangue della pagina del titolo della
sceneggiatura, Leone ha rivelato che il film avrà un “finale
epico, emozionante, crudele, terrificante, commovente e
assolutamente soddisfacente.”
Sebbene la prospettiva di
conoscere le origini di Art sia eccitante, c’è il rischio di
alienare i fan se non sarà adeguatamente esagerato come il resto
della serie.
Forse la cosa più emozionante di
tutte è che Leone ha rivelato che Terrifier 4 svelerà
finalmente le origini di Art il Clown. Il misterioso clown
assassino è stato a lungo avvolto nel mistero e ogni sua
apparizione ha aggiunto nuovi dettagli alle sue origini chiaramente
soprannaturali. Sebbene la prospettiva di conoscere le origini di
Art sia eccitante, c’è il rischio di alienare i fan se non sarà
adeguatamente esagerata come il resto della serie.
Terrifier 4 è attualmente in
fase di sviluppo
Ancor prima che Terrifier 3
arrivasse nelle sale, è stato riferito che Terrifier 4 era
stato confermato dal regista e sceneggiatore Damien Leone. La
notizia è stata diffusa da diversi fan che hanno assistito alla
proiezione del terzo film, i quali hanno pubblicato su X e
hanno riferito che Leone ha svelato il segreto. Tuttavia, il
regista horror, solitamente loquace, non ha confermato Terrifier 4
fino all’inizio del 2025. Leone ha annunciato nel gennaio 2025 che
la sceneggiatura era in fase di lavorazione, ma non è del tutto
chiaro se il sequel horror abbia ricevuto il via libera o se sia
solo in fase di sviluppo.
Dettagli sul cast di Terrifier
4
Sebbene il cast di Terrifier
3 sia stato il più vivace finora, solo una manciata di
attori potrebbe tornare in Terrifier 4. Dato che è
sopravvissuta ancora una volta, l’ultima ragazza della serie,
Sienna Shaw, dovrà essere presente per sbarazzarsi di Art il
Clown.
Ciò significa che Lauren LaVera
sarà probabilmente la protagonista del cast di Terrifier 4al fianco
di David Howard Thornton nel ruolo del clown diabolico Art. Anche
Victoria Heyes, interpretata da Samantha Scaffidi, potrebbe tornare
per aiutare Art nella sua vendetta contro Sienna, ma la sua morte
alla fine di Terrifier 3 sembrava piuttosto convincente.
Antonella Rose dovrebbe tornare nel
ruolo di Gabbie Shaw, poiché ha bisogno di essere salvata da Sienna
dall’inferno. L’unico grande punto interrogativo è Elliot Fullam
nel ruolo del fratello di Sienna, Jonathan, e anche se il terzo
film suggerisce fortemente che sia morto, la serie non è nota per
tenere fuori dallo schermo gli orribili omicidi di Art. Inoltre, se
il terzo film è indicativo, Terrifier 4 potrebbe presentare
una serie di cameo provenienti da vari ambiti, anche se la maggior
parte dei cameo di Terrifier 3 provenivano dal mondo
dell’horror.
Disney+ ha annunciato che la serie
comedy originale premiata agli Emmy® Only Murders
in the Building, con Steve Martin, Martin Short e
Selena Gomez, è stata rinnovata per una sesta stagione composta da
10 episodi. La serie, per la prima volta oltreoceano, vedrà l’amato
trio di investigatori lasciare New York City per indagare sul nuovo
mistero di Londra.
La serie è ora disponibile in
esclusiva su Disney+ in Italia e su Hulu negli Stati
Uniti, con il finale della quinta stagione che ha debuttato oggi
sulla piattaforma streaming.
La quinta stagione vanta un cast
stellare, che include il ritorno della pluripremiata Meryl Streep, vincitrice di Oscar® ed Emmy®, e
Da’Vine Joy Randolph, Richard Kind, Nathan Lane, Bobby
Cannavale,
Renée Zellweger,
Logan Lerman,
Christoph Waltz, Téa Leoni, Keegan-Michael Key, Beanie
Feldstein, Dianne Wiest e Jermaine Fowler,
Meryl Streep. Oltre alle star Steve Martin,
Martin Short,Selena
Gomez e Michael Cyril
Creighton.
Only Murders in the
Building è opera dei co-creatori e sceneggiatori Steve
Martin e John Hoffman (Grace and
Frankie, Looking). Tra gli executive producer
della quinta stagione figurano John Hoffman, Steve Martin, Martin
Short, Selena Gomez, Dan Fogelman, Jess Rosenthal, Ben Smith e JJ
Philbin.
Un efficace sistema di parental
control assicura che Disney+ rimanga un’esperienza di
visione adatta a tutti i membri della famiglia. Oltre al “Profilo
Bambini” già presente sulla piattaforma, gli abbonati possono
impostare dei limiti di accesso ai contenuti per un pubblico più
adulto e creare profili con accesso tramite PIN, per garantire
massima tranquillità ai genitori.
La serie Terrifier di Damien
Leone ha raggiunto nuovi livelli in termini di violenza e brutalità
in Terrifier 3, ma ha anche lasciato il pubblico con
la voglia di vedere ancora di più grazie al suo finale sospeso, sia
in senso metaforico che letterale. La serie slasher incentrata sul
clown demoniaco di nome Art ha fatto notizia per il suo livello
scioccante di violenza e gore, che secondo quanto riferito ha fatto
vomitare alcuni spettatori. Tuttavia, la genialità della serie non
sta nel suo contenuto inquietante, ma nella tradizione che si è
costantemente costruita nel corso di tre film.
Terrifier 3 riprende cinque
anni dopo gli eventi di Terrifier 2, in cui Sienna Shaw
(Lauren LaVera) ha finalmente ucciso Art il Clown con una spada
magica dopo un viaggio letterale all’inferno. Sienna porta ancora i
segni del suo incontro sia sul corpo che nella mente e, pochi
giorni dopo essere stata dimessa dall’ultima degenza in una
struttura psichiatrica, si ritrova di nuovo faccia a faccia con
Art. Questa volta, lui è accompagnato dalla Terrifier
franchise’s original final girl Victoria Heyes, che ora è posseduta
da qualcosa che eguaglia il sadismo di Art, ma ha un potere
soprannaturale maggiore.
Il duo malvagio cattura Sienna dopo
aver ucciso la zia e lo zio con cui lei vive e minaccia di uccidere
anche il suo giovane cugino che la idolatra, a meno che Sienna non
accetti di essere corrotta dalla presenza demoniaca che attualmente
risiede nel corpo devastato di Vicky. Dopo un astuto inganno da
parte di sua cugina Gabbie, Sienna riesce a riprendere la sua spada
e riesce a decapitare Vicky e a trafiggere Art, mettendo
apparentemente fine a entrambi. Tuttavia, mentre il sangue di Vicky
scorre sul terreno, si apre un portale che sembra condurre proprio
all’inferno da cui proviene il demone.
Gabbie cade nella fossa, ma riesce
ad aggrapparsi al bordo abbastanza a lungo da permettere a Sienna
di salvarla, tendendole la spada affinché lei la afferri. Tuttavia,
Gabbie finisce per cadere nella fossa, portando con sé la spada,
che taglia le mani di Sienna. In seguito, Sienna decide di trovare
e salvare Gabbie mentre le sue mani guariscono magicamente. Nella
mischia, Art fugge da una finestra e sale su un autobus, ancora
vivo nonostante sia stato trafitto e Vicky sia apparentemente
morta.
Cosa succede a Gabbie dopo che
è caduta dalla scogliera all’inferno
Gabbie probabilmente non è
morta
Come rivelato nel corso di una
conversazione tra Jonathan e Sienna all’inizio del film, Art il
Clown, la Piccola Ragazza Pallida di Terrifier 2 e ora
Victoria Heyes non sono più umani. Tutti e tre sono infatti
corrotti dai demoni che li hanno usati essenzialmente come una
porta per passare dall’inferno letterale alla Terra. Anche se non
viene mai detto esplicitamente, l’implicazione è che dopo che Vicky
viene decapitata, il demone fugge dal suo corpo e apre il portale
per tornare all’inferno. È in questo portale che Gabbie cade,
portando con sé la spada di Sienna.
Il destino di Gabbie è rivelato dal
voto di Sienna di trovarla; una promessa del genere non avrebbe
senso se Gabbie fosse perduta per sempre. Sienna ovviamente sa che
è possibile tornare dall’inferno, avendolo già fatto una volta.
Alla fine di Terrifier 2, Art uccide Sienna e la manda al
Clown Café, che sembra essere il suo angolo personale dell’inferno.
Con Terrifier 4 praticamente garantito, dati i Terrifier
3 punteggi record su Rotten Tomatoes e le proiezioni redditizie
al botteghino, il prossimo capitolo potrebbe vederla mantenere la
promessa fatta a Gabbie.
Jonathan è davvero
morto?
La sua presunta morte avviene
fuori dallo schermo
Anche il fratello di Sienna,
Jonathan, è sopravvissuto (a malapena) al suo primo incontro con
Art in Terrifier 2 e, come sua sorella, porta i segni
psicologici di quell’esperienza. A differenza di sua sorella, è
riuscito almeno in parte a andare avanti con la sua vita, dato che
ora frequenta un college nelle vicinanze. Tuttavia, quando Sienna
si rende conto che Art è tornato, gli chiede di tornare a casa,
sapendo che non è al sicuro fuori. Manda lo zio a prenderlo al
college, ma da una sottile alterazione della voce durante la
telefonata tra Jonathan e lo zio si deduce che Vicky e Art lo hanno
raggiunto per primi.
Mentre Sienna è legata dal duo
diabolico, le mostrano una testa rosicchiata dai topi in una
gabbia, che all’inizio sostengono essere quella di sua cugina
Gabbie. Una volta rivelata la vera Gabbie, Vicky mette gli occhiali
di Jonathan sulla testa, sostenendo che in realtà si tratta della
sua testa. Anche se è certamente possibile che Jonathan sia stato
ucciso fuori campo e che quella sia la sua testa, Vicky ha già
mentito una volta sull’identità della testa. È possibile che abbia
mentito di nuovo e che Jonathan sia ancora vivo da qualche parte,
ma il fatto che Vicky abbia i suoi occhiali non fa ben sperare per
la sua longevità, se così fosse.
Perché il demone vuole così
tanto Sienna
Sienna rappresenta una vera
sfida
Il demone (o i demoni) ha trovato
la strada per la Terra attraverso Art, che, come Sienna ha
menzionato in Terrifier 3, era un serial killer anche prima
che il demone lo corrompesse ulteriormente, e Vicky, una donna
completamente distrutta e depravata che era già stata corrotta dal
male di Art. Ora che sono sulla Terra, cercano di fare ciò che
fanno i demoni: causare dolore, morte, umiliazione e paura.
Tormento e tortura, nelle loro forme più pure e infernali. Questo
obiettivo è ciò che rende Sienna così interessante per loro e il
motivo per cui è riuscita a sopravvivere fino ad ora.
Nel 2025, Lauren LaVera avrà un
ruolo ancora sconosciuto in The Life Of Chuck, un
adattamento dell’omonimo romanzo breve di Stephen King diretto da Mike Flanagan, al fianco
di Tom Hiddleston, Chiwetel Ejiafor e Karen
Gillan.
Mentre Art e Vicky sono posseduti
dai demoni, c’è qualcosa dentro Sienna che la rende potente contro
di loro. Per semplificare, si potrebbe dire che Sienna è posseduta
da un angelo se Art è posseduto da un demone. Il personaggio che
suo padre (Jason Patric) ha creato per lei da bambina era un
“angelo guerriero”, più forte di qualsiasi eroe o cattivo. Sienna
ha già affrontato due volte la violenza estrema di Art ed è
riuscita a guarire magicamente le ferite alle mani. È diventata il
personaggio creato da suo padre, completa di spada magica e
poteri.
C’è qualcosa in Sienna che è puro e
buono e, soprattutto, potente. I demoni che possiedono Art e Vicky
la desiderano ardentemente perché sarebbe la vittoria definitiva
per un demone: corrompere il ricettacolo di un angelo. Sienna è una
vera sfida per le entità ossessionate dal caos e dal dolore che
spingono Art e Vicky nelle loro furie omicide, ma è anche possibile
che, possedendo qualcuno con il suo potere, il demone raggiunga
nuovi livelli di potere.
Il simbolismo religioso in
Terrifier 3 spiegato
Ci sono alcuni simboli
decisamente poco sottili sparsi nel film
Il concetto di angeli e demoni che
combattono per le anime dei mortali è molto antico, e
indipendentemente dalla religione che si esamina, ci sono esempi di
entità simili nella maggior parte delle fedi. Terrifier 3
presenta alcuni esempi più evidenti di simbolismo religioso, il più
notevole dei quali è la corona di spine che Vicky indossa prima di
infilarla a Sienna nel momento culminante del film. È un
riferimento diretto alla corona di spine che Gesù Cristo indossò
sulla via della sua crocifissione, ed è intesa come una punizione
dolorosa, proprio come lo fu per Sienna.
Art completò l’immagine della
crocifissione inchiodando lo zio decapitato di Sienna al muro nello
stesso modo di una crocifissione tradizionale, e corruppe anche
l’angelo che tipicamente siede in cima all’albero di Natale
sostituendolo con la testa dello zio. La spada in sé è un simbolo
religioso nel contesto giusto. Nel cristianesimo, nell’ebraismo e
nell’islam, l’arcangelo Michele è riconosciuto come un angelo
guerriero, proprio come Sienna. È famoso per aver portato una spada
fiammeggiante ed è tipicamente riconosciuto come il capo delle
armate di Dio contro il diavolo stesso.
Come il finale di Terrifier 3
prepara Terrifier 4
C’è una direzione molto chiara
per Sienna
Come accennato in precedenza,
Sienna giura di salvare sua cugina Gabbie da qualunque luogo sia
intrappolata alla fine di Terrifier 3. Con i suoi nuovi
poteri curativi, Sienna potrebbe avere gli strumenti necessari non
solo per trovare la strada verso l’angolo dell’inferno di Art e
Vicky, ma anche per sopravvivere e tornare come ha fatto una volta.
Al posto di una scena post-crediti di Terrifier 3, The
9th Circle viene citato attraverso il libro del passeggero
dell’autobus alla fine del film, e questo potrebbe essere un
indizio su dove Art fosse diretto e dove Sienna debba andare.
The 9th Circle è anche il
nome del cortometraggio del 2008 del regista Damien Leone in cui
Art the Clown è apparso per la prima volta.
The 9th Circle è un
riferimento all’Inferno di Dante, che esplora i diversi
livelli dell’Inferno stesso. Ci sono nove “cerchi” dell’Inferno,
ciascuno riservato a un diverso tipo di peccatore. Il 9° cerchio si
trova nelle profondità dell’Inferno ed è la dimora di Satana
stesso. L’immortalità di Art e il suo piacere nel causare dolore
potrebbero significare che lui è il diavolo in persona, e Sienna
potrebbe dover combattere in diversi luoghi da incubo come il Clown
Café per salvare Gabbie. Indipendentemente da come andrà a finire,
sembra quasi certo che lei affronterà Art nel prossimo film.
Il vero significato di
Terrifier 3
Il tema generale è legato alle
cicatrici
Dopo aver scavato tra tutto il
sangue, gli arti smembrati e le interiora umane, emerge un tema
comune per Terrifier 3. Gabbie è affascinata dalle cicatrici
sul viso di Sienna quando arriva per la prima volta, e anche se
quelle sono le uniche visibili, Sienna porta senza dubbio delle
cicatrici sulla schiena per essere stata frustata con l’arma
demenziale di Art, il gatto a nove code, nel climax di Terrifier
2. Ma soprattutto, porta con sé le cicatrici mentali della sua
terrificante esperienza di pre-morte.
Sienna deve ancora affrontare gli
echi traumatici della violenza che lui le ha inflitto e la sua
esperienza infernale al Clown Café; non mangia nemmeno più i
cereali perché le ricordano i cereali “Art Crispies”. Sienna porta
anche il peso di un enorme senso di colpa, poiché si sente
personalmente responsabile per la morte dei suoi amici e dei suoi
cari, vittime di Art nella notte di Halloween di cinque anni prima.
Che abbia ragione o meno a sentirsi così, è qualcosa che la
tormenta da cinque anni, costringendola a entrare e uscire da
strutture psichiatriche e a seguire una terapia farmacologica
costante.
Oltre a tutto ciò, l’arco emotivo
di Sienna riguarda il trauma del dolore che porta con sé ogni
giorno. Ha perso sua madre il giorno della strage di Art, ma tutta
la sua famiglia ha portato il peso del dolore per la morte di suo
padre. Come Sienna racconta a sua zia in Terrifier 3,
sua madre era una persona diversa, più dolce, prima che suo padre
morisse. L’intero arco narrativo di Sienna in due film è stato il
modo in cui ha elaborato il dolore e la perdita, che è un tema
universale per l’umanità.
L’attesa è finita!
One
Piece: verso la rotta maggiore
arriverà solo su Netflix il 10 marzo 2026. Disponibili oggi anche le
nuove immagini della serie interpretata da Iñaki Godoy,
Mackenyu, Taz Skylar, Emily Rudd e Jacob Romero.
L’epica avventura
piratesca di Netflix, ONE PIECE, torna con la seconda stagione —
portando sfide ancora più agguerrite e missioni tra le più
pericolose. Luffy e la sua ciurma salpano verso la straordinaria
Grand Line: un leggendario tratto di mare dove meraviglia e
pericolo si incontrano a ogni angolo. Nel loro viaggio alla ricerca
del più grande tesoro del mondo, visiteranno isole bizzarre e
affronteranno nuovi nemici formidabili.
ONE PIECE è una serie
live action creata in collaborazione con Shueisha e prodotta da
Tomorrow Studios (partner di ITV Studios) e Netflix.
Informazioni su ONE
PIECE
L’adattamento live-action
di ONE PIECE firmato Netflix è tratto dalla serie manga più venduta
di tutti i tempi in Giappone e scritta da Eiichiro Oda, con oltre
100 volumi e 500 milioni di copie vendute in tutto il mondo.
L’epica avventura in alto mare segue Monkey D. Luffy nella sua
missione per trovare il leggendario tesoro ONE PIECE e diventare il
Re dei Pirati.
Il franchise, amatissimo
e intergenerazionale, vanta una fanbase globale vastissima. Al
debutto nel 2023, la serie live action Netflix è diventata un vero
fenomeno mondiale: ha trascorso otto settimane nella Global Top 10,
raggiungendo il primo posto in oltre 75 Paesi e diventando la prima
serie Netflix in lingua inglese a debuttare al #1 in Giappone. La
serie ha totalizzato quasi 100 milioni di visualizzazioni ed è tra
i titoli più scaricati di sempre su Netflix.
ONE PIECE ha ottenuto 11
nomination ai Children’s & Family Emmy Awards, tra cui Outstanding
Young Teen Series. L’amato adattamento offre ai fan nuovi modi per
rimanere coinvolti tutto l’anno anche fuori dallo schermo, grazie a
una nuovissima esperienza immersiva in arrivo alla Netflix House e
al merchandising internazionale — da LEGO a Moose Toys e molto
altro — acquistabile sul Netflix Shop e presso rivenditori in tutto
il mondo.
ONE PIECE tornerà con
l’attesissima seconda stagione nel 2026, ed è già stata rinnovata
per una terza stagione. La serie è stata creata in collaborazione
con Shueisha ed è prodotta da Tomorrow Studios (partner di ITV
Studios) e Netflix.
Creata da Harlan Coben e Danny
Brocklehurst, la serie Prime VideoLazarus ci presenta lo psichiatra forense Joel
“Laz” Lazarus (Sam
Claflin), la cui vita è immersa in una complessa rete di morte,
oscurità e segreti. Quando scopre il suicidio di suo padre, lo
psichiatra Jonathan Lazarus (Bill
Nighy), la vita del protagonista viene sconvolta. È anche
profondamente turbato dalla morte irrisolta di sua sorella Sutton
(Eloise Little), morta quasi 25 anni prima.
Ha inquietanti visioni del suo
omicidio da parte di un aggressore sconosciuto. Turbato dalle morti
nella sua famiglia, la presa di Laz sulla realtà si allenta
ulteriormente quando inizia a “vedere” suo padre defunto, come se
fosse ancora vivo. Tormentato dal passato e dal presente, il futuro
del protagonista è avvolto nell’incertezza in questa serie thriller
psicologica britannica. Se la trama complessa, i personaggi
contorti, i temi oscuri e il tono visivo della serie ti hanno
colpito, questi programmi, simili a “Lazarus”, ti
intratterranno.
Freud (2020)
“Freud” di Netflix segue le avventure del neurologo
Sigmund Freud (Robert Finster) in un periodo difficile della sua
vita nella Vienna del 1886. Si trova ad affrontare problemi nella
sua vita professionale a causa dei suoi esperimenti ritenuti
pericolosi e dell’uso dell’ipnosi sulle persone. Per riscattarsi,
decide di risolvere una serie di omicidi che sconvolgono l’élite
viennese. In questo processo, viene affiancato da una donna di nome
Fleur Salomé (Ella Rumpf), che ha la capacità di comunicare con le
anime dei defunti, e da un poliziotto veterano di nome Alfred Kiss
(Georg Friedrich). Creata da Marvin Kren, Stefan Brunner e Benjamin
Hessler, questa serie thriller poliziesca austro-tedesca esplora i
temi della suspense e dell’intelligenza. Sulla falsariga di
“Lazarus”, esplora le complessità di un protagonista nel campo
della salute mentale, affrontando anche il tema della morte e dei
suoi effetti. Le storie contengono anche toni visivi cupi e
inquietanti.
Baptiste (2019-2021)
Creata da Henry e Jack Williams,
“Baptiste” segue la vita del detective Julien Baptiste (Tchéky
Karyo). Basata su un personaggio che appare in “The Missing” degli
stessi creatori, la serie racconta il viaggio del protagonista
lontano dal pensionamento. Grazie alle sue capacità, viene
contattato da un vecchio amico per aiutare la polizia olandese a
localizzare una prostituta ad Amsterdam. Mentre si districa tra
intricati misteri, incontra varie sfide che mettono alla prova sia
la sua vita personale che quella professionale. La serie drammatica
britannica della BBC, simile a “Lazarus”, racconta la vita di un
complicato protagonista maschile che indaga sui crimini. Entrambe
le serie presentano commenti sulla salute, concentrandosi in
particolare sulla salute mentale degli individui.
The Sinner (2017-2021)
“The Sinner” è una serie drammatica
antologica che racconta il viaggio di vari personaggi in quattro
stagioni. La prima stagione è incentrata sulla vita di Cora
Tannetti (Jessica
Biel), il cui ruolo in un omicidio viene indagato dal
protagonista, il detective Harry Ambrose (Bill Pullman). La
stagione successiva tratta delle indagini sulle azioni di un
ragazzino apparentemente coinvolto in un omicidio. La terza
stagione riguarda un brutale incidente stradale, mentre l’ultima
stagione esplora le azioni di Harry mentre gestisce un caso tragico
che coinvolge una famiglia. Creata da Derek Simonds, la serie
esplora il concetto di famiglia in modo simile a “Lazarus”. Le
serie esplorano la mentalità dei personaggi accusati, che negano il
loro coinvolgimento nell’omicidio.
Broadchurch (2013-2017)
“Broadchurch” segue le indagini
sull’omicidio di un ragazzino in una pittoresca cittadina balneare.
La serie poliziesca britannica creata da Chris Chibnall vede
protagonisti due agenti di polizia, Alec Hardy (David Tennant) ed
Ellie Miller (Olivia
Colman), i cui punti di vista contrastanti sul caso portano
alla luce misteri sempre più profondi. Senza risposte a portata di
mano e con gli abitanti della città che diventano sempre più
sospettosi gli uni degli altri, spetta ai due detective salvare in
qualche modo la comunità. Gli elementi dell’indagine, i segreti e i
temi oscuri collegano la storia al mondo di “Lazarus” e ai suoi
personaggi unici.
The Fall (2013-2016)
Creata da Allan Cubitt, “The Fall”
è ambientata a Belfast e si concentra sulle intricate indagini su
diversi omicidi. La narrazione è incentrata sulla detective Stella
Gibson (Gillian
Anderson), un’agente di polizia chiamata ad assistere in un
caso di omicidio. Il suo coinvolgimento porta a una caccia senza
sosta a un serial killer. Man mano che la protagonista
approfondisce le indagini nella serie poliziesca
irlandese-britannica, incontra ostacoli e minacce impreviste che
potrebbero determinare la sua sopravvivenza. Simile a “Lazarus”, la
serie esamina le motivazioni alla base della violenza e il modo in
cui questa mette alla prova chi indaga sui crimini, come gli
omicidi. Anche gli elementi visivi e i misteri psicologici delle
serie le collegano a livello spirituale.
Hannibal (2013-2015)
“Hannibal” della NBC esplora il
legame che si sviluppa tra il famoso psichiatra Hannibal Lecter
(Mads
Mikkelsen) e Will Graham (Hugh Dancy), un giovane profiler
dell’FBI. Graham è tormentato dalla sua capacità di entrare in
empatia con i serial killer, mentre affronta anche complicazioni
nel suo legame con Hannibal. I due uomini intraprendono un viaggio
selvaggio e complesso nel regno della violenza e dello spargimento
di sangue. Creata da Bryan Fuller, la serie thriller psicologica è
basata sulla serie di libri “Red Dragon” di Thomas Harris ed
esplora un’amicizia brutale. Le idee di manipolazione psicologica,
violenza e morti misteriose collegano la serie a livello tematico
al mondo di “Lazarus” e ai suoi personaggi.
Reckoning (2019)
Creata da David Hubbard,
“Reckoning” racconta le vite complesse di Leo Doyle (Sam Trammell)
e Mike Serrato (Aden Young), che lottano per proteggere le loro
famiglie. Per fare il meglio per i loro cari, sono disposti a fare
sacrifici, ma trovano difficile reprimere i loro sentimenti più
oscuri e violenti. Quando un adolescente viene ucciso nel loro
quartiere suburbano, i due intraprendono un percorso che li porta
verso la distruzione. Questo thriller psicologico australiano segue
anche l’ossessione per un killer enigmatico che rappresenta un
pericolo per la comunità. Come “Lazarus”, affronta i temi della
famiglia, della violenza e del mistero. Entrambe le serie
presentano personaggi che si trovano coinvolti in pericoli più
grandi di quanto immaginassero.
Sharp Objects (2018)
“Sharp Objects” della HBO racconta
il viaggio di una giornalista di nome Camille Preaker (Amy
Adams). Si trova ad affrontare una sfida unica quando le viene
assegnato il compito di seguire il caso dell’omicidio di due
ragazze adolescenti nella sua piccola città natale. Appena dimessa
da una struttura psichiatrica, è costretta a confrontarsi con la
madre emotivamente distante e una sorellastra che conosce a
malapena, ma che in qualche modo esercita un’influenza unica sulla
città. Mentre Camille risiede nella villa vittoriana della sua
infanzia, entra in contatto spirituale con le giovani vittime,
sulla cui morte sta indagando.
Man mano che il mistero si
infittisce, deve sopravvivere alle sfide poste dalla sua stessa
mente. Basata sull’omonimo romanzo di Gillian Flynn, la serie
thriller psicologica creata da Marti Noxon approfondisce la
condizione umana in modo simile a “Lazarus”. Le narrazioni
presentano personaggi ossessionati dai casi di omicidio, esplorando
al contempo i loro problemi psicologici interiori.
Waking the Dead (2000-2011)
“Waking the Dead” racconta le
vicissitudini del detective sovrintendente Peter Boyd (Trevor Eve),
che guida un’unità delle forze dell’ordine dedicata al
perseguimento di casi irrisolti del passato. Anche la profiler
psicologica Grace Foley (Sue Johnston) e l’ispettore Spencer Jordan
(Wil Johnson) fanno parte del gruppo e apportano le loro
prospettive, cercando di utilizzare nuovi metodi e prodotti
tecnologici per risolvere i casi irrisolti a causa
dell’indisponibilità di tali tecnologie in passato. Creata da
Barbara Machin, la serie poliziesca britannica della BBC One
esplora i concetti di intelligenza e suspense. Assomiglia al mondo
agghiacciante di “Lazarus” per la sua rappresentazione delle
indagini, la natura dei misteriosi omicidi e le motivazioni dei
personaggi.
Wire in the Blood (2002-2008)
“Wire in the Blood” segue le
vicende dello psicologo clinico Dr. Tony Hill, che lavora come
profiler criminale per il dipartimento di polizia della città di
Bardfield. I metodi insoliti e inquietanti di Hill e la sua
profonda comprensione della mente criminale lo aiutano a stringere
una partnership con l’ispettore capo Carol Jordan per dare la
caccia a violenti serial killer e risolvere crimini efferati.
Scritta da Alan Whiting e altri, questa serie televisiva poliziesca
britannica approfondisce gli intrighi della mente umana. Basata
sulla serie di romanzi “Tony Hill” e “Carol Jordan” di Val
McDermid, è spiritualmente e tematicamente simile a “Lazarus”. Le
storie esaminano l’intersezione tra crimine e psicologia, indagando
al contempo il concetto di violenza da una prospettiva sfumata.
Diretto da Samanou Acheche
Sahlstrøm e Kasper Barfoed,
The Asset di Netflix, originariamente intitolato
“Legenden”, racconta la storia di Tea Lind, che collabora con i
servizi segreti danesi in un’operazione sotto copertura contro un
misterioso signore della droga di nome Miran Shahrani. Assumendo un
nuovo nome e una nuova identità, Tea si infiltra nella cerchia
sociale della fidanzata di Miran, Ashley, ma le cose non vanno come
previsto. In poco tempo, l’agente segreta scopre una dimensione
completamente nuova del caso, basata sulla sofferenza
silenziosamente sopportata dalla famiglia del suo obiettivo. Man
mano che la convinzione di Tea comincia a vacillare, lei non sa più
da che parte stare. Questa serie
thriller danese sulle spie riprende le convenzioni del genere e
le rielabora da una prospettiva profondamente umana. Mentre la
partita a scacchi tra Tea e Miran infuria, la sua navigazione
attraverso le complesse dinamiche diventa il fulcro della
narrazione.
The Asset è un’analisi romanzata
del mondo dello spionaggio
“The Asset” è una storia romanzata
scritta dal team di sceneggiatori della serie, guidato da Samanou
Acheche Sahlstrøm e Adam August. Sahlstrøm, che ha anche co-diretto
la serie, ha dichiarato in una conversazione con Netflix di essere
stato attratto da questa storia per la sua intricata esplorazione
dell’identità e della lealtà. Ha continuato dicendo che il viaggio
di Tea traccia fino a che punto una persona può seguire la propria
convinzione di giustizia, anche quando la distinzione tra bene e
male si confonde. Sahlstrøm ha inoltre rivelato di aver sempre
desiderato lavorare a una serie poliziesca come “The Asset”, che
pone i personaggi, i loro sviluppi e le relazioni tra loro al
centro della narrazione. In una clip mostrata al Copenhagen TV
Festival, il regista ha affrontato la narrazione da una prospettiva
diversa, inquadrandola come una ricerca dell’identità che
essenzialmente affronta chi siamo, cosa desideriamo essere e come
gli altri ci vedono.
Sebbene i temi affrontati dai
personaggi nella serie abbiano un fondamento nella vita reale, la
storia stessa è di natura inventata e utilizza lo stile, la
struttura e il tono di un thriller poliziesco per aggiungere
ulteriore intrigo a ciò che viene rappresentato. In particolare, il
titolo della serie è simile a quello della serie della ABC “The
Assets”, anch’essa una narrazione thriller di spionaggio. Tuttavia,
a differenza della serie danese, questa serie drammatizza la storia
di Aldrich Ames, un ex agente della CIA realmente esistito che è
stato condannato per spionaggio. Pertanto, le due serie non sono
collegate in alcun modo e la somiglianza dei nomi deriva
probabilmente dal significato del termine “asset” nel campo dello
spionaggio. Inoltre, “The Asset” è probabilmente una storia
contemporanea, che attinge alle ansie del mondo moderno attraverso
la lente di un’operazione segreta. In quanto tale, la storia
utilizza la sua premessa iniziale come trampolino di lancio per
approfondire una serie di altre questioni sociali e familiari.
The Asset è potenzialmente
ispirato a casi reali di traffico di droga in Danimarca
Cortesia di @ Netflix
Dato che “The Asset” affronta il
crescente traffico di droga nella malavita danese, è possibile che
alcuni casi reali abbiano ispirato la trama. Negli ultimi anni, la
Danimarca ha registrato un numero considerevole di incidenti legati
alla droga e la risposta delle autorità giudiziarie è stata rapida
in materia. Secondo il progetto di segnalazione della criminalità
organizzata e della corruzione, un’indagine transfrontaliera
sostenuta da Eurojust
ha rilevato che tra il 2019 e il 2024 le autorità danesi hanno
condannato 69 autori di reati all’interno della rete di traffico di
droga. Questo numero impressionante riflette molte storie non
raccontate su come la polizia abbia arrestato i colpevoli, ed è
probabile che “The Asset” sia vagamente ispirato a una combinazione
di questi arresti per droga. Tuttavia, l’uso di operazioni sotto
copertura come espediente narrativo è probabilmente un’aggiunta
creativa degli sceneggiatori, senza antecedenti diretti nella vita
reale.
Nel corso della stagione, il PET
diventa un elemento di collegamento, non solo supervisionando le
eroiche imprese di Tea Lind come agente sotto copertura, ma anche
orchestrando molti dei colpi di scena. Il PET, noto anche come
Servizio di sicurezza e intelligence danese, è un’agenzia reale in
Danimarca che si occupa di sicurezza nazionale. Secondo alcuni
studi, alcune unità operative speciali del PET hanno l’autorità di
reclutare civili come agenti sotto copertura per infiltrarsi nei
gruppi criminali e ottenere informazioni. Secondo quanto riferito,
nel 2009 l’unità HUMINT (Human Intelligence) del PET si è
infiltrata in una rete di traffico di cocaina che trasportava droga
dal Sud America all’Europa. Sebbene questo caso presenti una
sorprendente somiglianza con quello descritto in “The Asset”, le
analogie sono in gran parte di natura superficiale. È quindi più
probabile che la serie abbia sviluppato una propria interpretazione
del PET basata su informazioni reali, pur mantenendo un tocco
creativo.
Co-diretto da Samanou Acheche
Sahlstrøm e Kasper Barfoed, The Asset di Netflix,
originariamente intitolato “Legenden”, segue il percorso di Tea
Lind da aspirante poliziotta a agente sotto copertura incaricata di
smantellare la malavita criminale. Dopo una serie di fallimenti, il
Servizio di sicurezza e intelligence danese adotta una nuova
tattica per catturare Miran Shahrani, un famigerato trafficante di
droga: prendere di mira la sua ragazza, Ashley. Tuttavia, quando
Tea indossa una maschera e si avventura nella loro rete familiare,
si rende conto che le cose non sono così bianche o nere come si
aspettava, portando la storia verso alcuni punti critici. Questo
thriller di spionaggio danese affronta le complessità degli
abusi familiari e le sfide della lotta per la giustizia. Nel corso
della trama, tutti i conflitti narrativi raggiungono il culmine,
trasformando lo scontro di prospettive in una battaglia per la
sopravvivenza. SPOILER IN ARRIVO.
Cosa succede in The Asset
The Asset inizia con un viaggio in
aereo che prende una brutta piega, quando un passeggero confessa di
essere un corriere della droga, prima di morire a causa di
un’emorragia interna. Questo passeggero si rivela essere un agente
segreto di lunga data, il che fa rivedere la sua morte come un
messaggio inviato dai criminali. Folke, un capo dei servizi segreti
del PET, il servizio di sicurezza e intelligence danese, viene
costretto a reclutare un nuovo agente segreto e sceglie Tea Lind
per il ruolo. Allieva dell’accademia di polizia, Tea ha un passato
di droga e abusi, il che la rende perfetta per il ruolo di
smantellare il traffico di droga di Miran Shahrani dall’interno.
Tuttavia, invece di affrontare direttamente il criminale, Folke
rivolge la sua attenzione alla fidanzata di Miran, Ashley, e Tea
assume l’identità di una gioielliera di nome Sarah Linnemann per
avvicinarsi a lei. Anche se le due diventano subito amiche, i
sospetti di Miran mettono la squadra in difficoltà.
Mettendo a frutto la sua
esperienza, Tea capisce che il modo per placare Miran è assecondare
i suoi impulsi, e ben presto diventa il suo principale mezzo per
trasferire illegalmente il suo denaro in tutto il mondo. Quello che
inizia come un semplice falso di documenti relativi a gioielli,
tuttavia, prende rapidamente una piega oscura quando Tea si rende
conto che lui intende usare la sua ragazza e i suoi figli come
corrieri, trasportando gioielli illegali fino in Spagna. Il piano
viene però interrotto quando Ashley trova i gioielli nascosti nella
sua valigia, scatenando una lite tra i due che rischia di diventare
violenta. Allo stesso tempo, Miran deve affrontare le pressioni dei
suoi superiori per portare i soldi, e quando le parole non
funzionano, sembrano uccidere suo fratello minore, Bambi, per far
capire il messaggio. La morte di Bambi cambia per sempre la
famiglia, e gli effetti dannosi delle operazioni di Miran sono più
evidenti su sua figlia Sofia, i cui cambiamenti di comportamento
sono così gravi da richiedere l’intervento dei servizi sociali.
Quando i servizi sociali prendono
Sofia in custodia, sia Ashley che Miran rimangono con il cuore
spezzato e le vere conseguenze delle sue attività criminali
diventano cristalline. Tuttavia, Tea rimane scioccata quando scopre
che Folke ha orchestrato l’intera vicenda come tattica di pressione
per far parlare Ashley. Allo stesso tempo, la vita di Miran tocca
un nuovo minimo quando cede alla rabbia e uccide Monroe, il
superiore responsabile della morte di suo fratello. Ashley, ora
pienamente consapevole della minaccia che il suo partner
rappresenta per la famiglia, riflette sulla possibilità di
confessare tutto alla polizia, spingendo Tea a rivelare la sua vera
identità. Mentre Ashley parla con la polizia, incriminandosi nel
processo, Tea scopre che Folke intende mettere la coppia dietro le
sbarre. Le cose precipitano rapidamente quando Ashley rivela la
verità anche a Miran, scatenando un ultimo inseguimento al gatto e
al topo tra la polizia e il loro obiettivo.
Il finale di The Asset: chi ha
sparato a Tea? È viva o morta?
Nei momenti finali della prima
stagione di “The Asset”, Tea viene colpita a bruciapelo da un
gruppo di aggressori che le tendono un agguato dal nulla. Questo
avviene subito dopo una conversazione sul futuro con il suo ex
responsabile, Yasin, creando un contorto senso di ironia. Anche se
Tea riesce ad anticipare l’attacco e ad avvertire Yasin, ormai è
troppo tardi, poiché una raffica di proiettili perfora il
finestrino della sua auto. Tuttavia, la prontezza di spirito di
Yasin li aiuta a fuggire dalla scena appena in tempo, garantendole
quei preziosi istanti che alla fine le salvano la vita. Nella scena
successiva, Tea si sveglia in un letto d’ospedale, con Yasin e
Folke al suo fianco. Tuttavia, nessuno dei due è in grado di
identificare l’aggressore, il che apre la strada a una lista di
sospetti troppo ampia. Tuttavia, alcuni indizi dalla scena e dal
contesto suggeriscono che il tentativo di omicidio sia stato
motivato da ragioni emotive.
Dato che Tea ha appena concluso la
missione segreta che ha smantellato l’intera operazione illegale di
Miran, è molto probabile che gli assassini appartengano a quella
cerchia, sperando di ottenere vendetta. Questa idea è supportata
dalle scene precedenti, in cui il padre di Miran incontra Sofia e
Ashley con sentimenti contrastanti. Con i suoi legami con la
malavita, il patriarca è un probabile sospettato nel tentato
omicidio di Tea. Allo stesso tempo, però, la scena ricorda
direttamente anche la morte di Bambi, il fratello di Miran,
avvenuta proprio davanti a Tea. Anche se non sapremo mai con
certezza chi ci sia dietro l’omicidio, è possibile che anche Tea
sia considerata un nemico e che si voglia ucciderla prima che la
situazione peggiori ulteriormente. Inoltre, i legami di Miran con
la mafia significano che l’elenco delle persone pericolose è
infinito. Quindi, anche se non c’è una risposta chiara nel finale,
è probabile che l’aggressione a Tea sia motivata da ragioni
emotive.
Sebbene Tea si risvegli in
ospedale, non c’è una conferma chiara sul fatto che si riprenderà
dalle ferite. Dato che vediamo un proiettile che le perfora
direttamente il collo, c’è un’alta possibilità che una ferita grave
le costi la vita. Tuttavia, il fatto che Tea non solo riprenda
conoscenza, ma parli anche, indica che il proiettile probabilmente
ha mancato tutti i suoi organi vitali. Pertanto, in caso di una
guarigione miracolosa, è possibile che Tea stessa diventi colei che
rintraccerà i suoi aggressori, anche se ciò significa mettersi
nuovamente in pericolo. Inoltre, questo significa anche che il
lavoro dei suoi aggressori non è ancora finito e che potrebbe
esserci un secondo scontro in arrivo. Tuttavia, Tea è ora
un’avversaria più temibile che mai e la sua conoscenza dei
meccanismi interni delle reti criminali di Miran la rende la
giocatrice più preziosa in gioco.
Miran finirà in prigione? Perché
risparmia Tea?
Cortesia di @ Netflix
Quando Miran viene a sapere del
tradimento di Ashley, pianifica immediatamente una via di fuga, che
prevede di usare la sua ragazza come esca per i poliziotti.
Tuttavia, un passo importante in questo senso è vendicarsi dei suoi
traditori, e questo lo porta faccia a faccia con Tea, che è sola e
disarmata. Lui e Nikki la costringono a salire in macchina e poi
guidano nell’oscurità, rispecchiando in modo inquietante le altre
due volte in cui lei ha condiviso un viaggio con loro. Mentre le
precedenti paure si sono rivelate tutte nella sua testa, questa
volta la minaccia è molto reale, poiché Miran le avvolge un
sacchetto di plastica intorno alla testa e inizia a soffocarla fino
alla morte. Invece di implorare per la sua vita, Tea dedica il suo
tempo limitato a salvare Ashley, riferendo a Miran ciò che la
polizia intende fare. Dopo aver appreso che Sofia potrebbe non
rivedere mai più nessuno dei suoi genitori, Miran è costretto a
fare un passo indietro e riflettere sulle sue azioni, prima di
decidere infine di consegnarsi alla polizia.
Tuttavia, prima di consegnarsi,
Miran telefona alle autorità, dichiarandosi l’unico responsabile.
Facendo un ulteriore passo avanti, afferma che Ashley era sua
prigioniera e che era stata costretta a compiere una missione
pericolosa dopo l’altra, pena il rischio di subire danni. Questo
alleggerisce la pressione su Ashley, garantendo a Sofia un futuro
relativamente più sereno. Tuttavia, la questione del destino di Tea
rimane aperta e Miran riflette se ucciderla o lasciarla andare.
Nella scena seguente, la polizia lo arresta sotto gli occhi di Tea,
confermando che ha scelto la seconda opzione, probabilmente sia per
gratitudine che per interesse personale. Sebbene il suo tentativo
di scagionare Ashley sia un misto di realtà e finzione, riassume
efficacemente gli abusi che le ha inflitto in tutti questi anni.
Pertanto, sebbene la sua libertà sia offuscata dalla perdita della
famiglia, ha comunque un effetto catartico.
Tea diventa un’agente del
PET?
Nonostante abbia smascherato Miran
e salvato la vita di Ashley, Tea non si sente soddisfatta del suo
lavoro di agente di polizia, e gran parte di ciò ha a che fare con
la fatica psicologica che ha dovuto sopportare. Quello che era
iniziato come un semplice stratagemma per guadagnarsi la fiducia di
Ashley e ottenere informazioni privilegiate diventa un viaggio di
tradimenti e manipolazioni in cui ogni passo rende sempre più
sfocata la linea di demarcazione tra giusto e sbagliato. Col
passare del tempo, Tea inizia a vedere Ashley come una vera amica
che ha bisogno di aiuto, e questo rende ancora più difficile
sfruttarla per ottenere informazioni. A tal fine, Tea è sorpresa
quando Folke le offre un posto a tempo pieno nella PET, nonostante
i numerosi errori che ha commesso nella sua prima missione. Dopo
averci riflettuto, Tea rifiuta l’offerta di lavoro, sostenendo di
non essere adatta al lavoro richiesto. In particolare, la sua
risposta non fa riferimento alle esigenze fisiche e cognitive del
lavoro, ma ai dilemmi morali ed etici in cui si trova.
All’inizio della serie, Tea è una
delle studentesse dell’accademia più desiderose di ottenere un
lavoro nelle forze dell’ordine a causa del suo background
particolarmente complicato. Alla fine della stagione, tuttavia, ha
sperimentato in prima persona le insidie di questa professione e
gli ambienti difficili in cui sono costretti a lavorare i suoi
agenti. Pertanto, il suo rifiuto dell’offerta di lavoro è anche un
ultimo tentativo di salvare la sua umanità, anche se ciò comporta
una compromissione della sua stabilità e del suo reddito. Le cose
cambiano con il tentativo di assassinio e, con Tea ora in ospedale,
è possibile, se non probabile, che il PET le dedichi tutta la sua
attenzione. Sia Folke che Yasin sostengono che, nonostante le sue
convinzioni, lei è in realtà ciò di cui l’agenzia ha bisogno e,
data la traiettoria narrativa in atto, Tea potrebbe ritrovarsi a
immergersi sempre più profondamente nella tana del bianconiglio
contro la sua volontà.
Chi ha dato la chiave ad Ashley?
Cosa trova nella stanza?
In un colpo di scena a sorpresa nel
finale, Ashley, che ora vive con sua figlia in un piccolo
appartamento, scopre un giocattolo che non ha comprato. Dopo averlo
aperto, scopre una chiave che conduce a una stanza piena zeppa di
mazzette di contanti e droga. È evidente che si tratta della scorta
nascosta di Miran, e ora Ashley è l’unica ad avervi accesso. Il
fatto che sia riuscita a individuare la stanza esatta non fa che
rafforzare questa ipotesi, poiché probabilmente richiama i suoi
precedenti legami con la malavita. Sebbene non sappiamo chi abbia
messo lì la chiave, è probabile che Miran l’abbia nascosta ben
prima che le indagini della polizia prendessero il centro della
scena. Ciò è coerente con la sua abitudine di nascondere oggetti di
valore tra gli effetti personali dei suoi cari, come dimostrano il
denaro nascosto nel materasso di Bambi e i diamanti rossi nascosti
nella valigia di Ashley. Nascondere la chiave letterale della droga
in un giocattolo per bambini è anche simbolicamente significativo,
poiché indica il futuro della storia.
Nella scena precedente, Ashley
affronta Tea non solo per aver distrutto la famiglia, ma anche per
aver privato tutti del loro lusso. Fin dall’inizio della serie, la
sua ossessione per i piaceri materiali è stata centrale nel suo
personaggio, e il suo attuale stile di vita frugale è destinato a
lasciare un’impronta psicologica. Dato l’improvviso e completo
accesso a ricchezze e droga inesplorate, un cambiamento potrebbe
essere all’ordine del giorno per Ashley, che potrebbe continuare
l’attività di famiglia come nuova responsabile. Questa possibilità
aggiunge una nuova dimensione al suo conflitto con Tea, che
attualmente si trova a metà strada tra l’alleanza e l’inimicizia.
Tuttavia, nello scenario in cui Ashley cede alla tentazione della
ricchezza illegale, potrebbe trovarsi di nuovo faccia a faccia con
il PET e, per estensione, con la sua ex amica.
Il finale di Rosemary’s
Baby contribuisce a consolidarne la fama come uno dei
migliori film horror di tutti i tempi e lascia lo spettatore
con un brivido finale. Basato sul romanzo di Ira Levin,
Rosemary’s Baby vede Mia Farrow nei panni dell’aspirante
madre Rosemary Woodhouse, che si trasferisce in un vecchio
condominio in stile rinascimentale a New York City chiamato
Bramford con il marito manipolatore Guy (John Cassavetes). Dopo
essere rimasta incinta, Rosemary inizia a sospettare dei suoi
vicini e crede che abbiano intenzioni malvagie nei confronti del
suo bambino non ancora nato, spingendola a lottare per riprendere
il controllo mentre tutti le dicono che è solo frutto della sua
immaginazione.
Fino al finale iconico del film
horror, Rosemary sembra immaginarsi gli inquietanti avvenimenti al
Bramford: le sue teorie sono così inverosimili che sarebbe logico
smontarle. È più probabile che sia la sua immaginazione a
scatenarsi piuttosto che la verità che il suo condominio sia pieno
di satanisti dell’alta società. Poi, le teorie di Rosemary
vengono confermate in uno dei finali più agghiaccianti della storia
del cinema. Tuttavia, dal canto satanico agli occhi demoniaci
allo sguardo inquietante d’amore che Rosemary rivolge al suo
bambino, gran parte del finale del film è aperto
all’interpretazione.
Cosa succede nel finale di
Rosemary’s Baby
Rosemary prende la scioccante
decisione di diventare madre del figlio del diavolo
Alla fine di Rosemary’s
Baby, i sospetti paranoici della protagonista vengono
finalmente confermati quando scopre che la congrega dei suoi vicini
sta adorando il suo neonato sotto una croce capovolta, cantando con
entusiasmo “Hail Satan!” Quando Rosemary partorisce, viene
immobilizzata e sedata dai membri della congrega. Più tardi,
riprende conoscenza e le viene detto che il suo bambino è nato
morto. Tuttavia, scopre che il suo latte materno è stato
conservato, quindi, ancora una volta, sospetta che le abbiano
mentito.
Convinta che il suo bambino sia
ancora vivo, Rosemary trova un passaggio segreto che conduce
all’appartamento dei vicini, lo stesso passaggio che la congrega ha
usato per infiltrarsi nella stanza quando lei ha cercato di
chiuderli fuori. Rosemary attraversa questo passaggio e trova
suo figlio, Adrian, disteso in una culla avvolta nel nero,
circondato da entusiasti adoratori di Satana, tra cui Guy, riuniti
per festeggiare la sua nascita. Stanno tutti dando una festa
perversa.
Guy dice a Rosemary che se
crescerà il bambino, sarà ricompensata. Non dovrà diventare un
membro ufficiale della setta di adoratori di Satana, dovrà solo
essere una madre amorevole per Adrian.
Quando Rosemary guarda dentro la
culla, è inorridita da ciò che vede. Guy dice a Rosemary che se
crescerà il bambino, sarà ricompensata. Non deve diventare un
membro ufficiale della setta che adora Satana, deve solo essere una
madre amorevole per Adrian. Inizialmente rifiuta l’offerta e sputa
in faccia a suo marito. Tuttavia, quando sente il pianto del
neonato, il suo istinto materno prende il sopravvento, cambia idea
e decide di prendere con sé il bambino anche sapendo che è
l’Anticristo.
Cosa voleva la congrega dal
bambino di Rosemary?
Rosemary è stata
inconsapevolmente scelta per dare alla luce l’Anticristo
La congrega satanista è così
desiderosa di mettere le mani sul bambino di Rosemary perché è la
loro divinità malvagia, l’Anticristo. Inizialmente la congrega
aveva scelto Terry Gionoffrio, un tossicodipendente in fase di
recupero, per portare in grembo l’Anticristo. La storia inedita di
Terry è raccontata in modo più approfondito nel prequel di
Rosemary’s Baby, Apartment 7A, in streaming su
Paramount +. Dopo la sua morte, per mano sua, la congrega ha
rivolto la propria attenzione a Rosemary.
Il suo incubo di essere aggredita
da una presenza demoniaca era un’esperienza reale in cui era stata
ingravidata dal figlio di Satana. La nascita dell’Anticristo ha
conseguenze globali per le anime dell’umanità. Nella Bibbia,
l’Anticristo è profetizzato per opporsi a Gesù Cristo e
prendere il suo posto prima della Seconda Venuta.
Cosa c’è che non va negli occhi
del bambino di Rosemary?
Rosemary chiede alla congrega:
“Cosa avete fatto ai suoi occhi?” e il leader della setta
Roman Castevet (Sidney Blackmer) risponde allegramente: “Ha gli
occhi di suo padre”. Il padre non è Guy, ma il diavolo.
Adrian ha gli stessi occhi terrificanti descritti nella Bibbia
per Satana. Il pubblico non vede il bambino, ma il terrore di
Rosemary alla vista dei suoi occhi demoniaci suggerisce che il
bambino sia un mostro disumano.
Ciò che gli spettatori vedono
nella loro mente quando Rosemary, spaventata, sbircia nella culla è
senza dubbio molto più terrificante di qualsiasi cosa i registi
potrebbero mostrare.
Nel finale inquietante del film,
l’aspetto dell’Anticristo è lasciato all’immaginazione del
pubblico. Ciò che gli spettatori vedono nella loro mente quando
Rosemary, spaventata, sbircia nella culla è senza dubbio molto più
terrificante di qualsiasi cosa i registi potrebbero mostrare. Gli
occhi luminosi del demone che inizialmente ha attaccato Rosemary e
l’ha ingravidata dell’Anticristo danno un’idea agghiacciante di
come potrebbero essere gli occhi del suo bambino.
Perché Guy si è unito alla
congrega di Minnie e Roman e cosa ha fatto a Rosemary
La congrega non sarebbe stata in
grado di arrivare a Rosemary così facilmente se suo marito Guy non
fosse stato segretamente in combutta con loro. Guy era un attore in
difficoltà che non riusciva a ottenere il ruolo che lo avrebbe reso
una star. Minnie e Roman sono riusciti a convincerlo a unirsi alla
loro congrega e a tradire sua moglie promettendogli fama e successo
come attore. Non appena lo ha incontrato, Roman ha capito che i
maggiori punti deboli di Guy erano la sua vanità e la sua ambizione
di diventare una star, quindi ha sfruttato questo aspetto per
convincere il marito di Rosemary a unirsi al culto satanico.
Nel primo incontro di Guy con
Minnie e Roman, è chiaro che questo è l’approccio di Roman. Adula
Guy dicendogli che ha un talento immenso e che avrebbe già dovuto
avere la sua grande occasione. Roman alla fine convinse Guy a
unirsi alla loro setta e a provocare l’arrivo dell’Anticristo
promettendogli la fama e il successo che aveva sempre desiderato.
Questa è una delle tre tentazioni che il Diavolo usò per cercare di
influenzare Gesù. Dopo aver fallito nel tentare Gesù placando la
sua fame e mettendo in discussione l’amore di Dio, Satana tentò
Gesù con una scorciatoia verso il potere e la gloria.
Guy è complice della manipolazione
e dello sfruttamento di Rosemary da parte della setta. Ogni volta
che lei mette in discussione le motivazioni nascoste di Minnie e
Roman o le strane miscele che il suo medico la costringe a bere,
Guy manipola Rosemary facendogli credere che i suoi sospetti
sono infondati. Sapendo benissimo che la paranoia di Rosemary è
fondata, Guy la convince che è tutta una sua fissazione.
Rosemary abbraccia la
maternità
Quando Rosemary sente piangere il
suo bambino, decide di abbracciare il ruolo di madre che ha tanto
desiderato, nonostante la natura satanica del figlio. Tutto
ciò che Rosemary ha sempre desiderato era diventare madre,
e la nascita di Adrian le permette di farlo. È stata ingannata e
manipolata per servire il Principe delle Tenebre e preparare la
strada alla sua invasione della Terra, ma alla fine ha ottenuto ciò
che voleva. Rosemary è così desiderosa di diventare madre e
prendersi cura di un bambino che è disposta persino a crescere
l’Anticristo con tutto l’amore e le cure che riserverebbe a
qualsiasi altro bambino.
Il vero significato del finale
di Rosemary’s Baby
Sebbene la sua storia tratti
ampiamente temi religiosi e occulti, Rosemary’s
Baby riguarda principalmente la difficile battaglia del
femminismo. Rosemary vuole prendere in mano la propria vita, ma
suo marito e il suo medico non le permettono di prendere alcuna
decisione da sola. Quando si taglia i capelli per riconquistare un
po’ dell’indipendenza che sente sfuggirle, Guy le dice che “è
orribile”.
Quando cede alla congrega e
cresce l’Anticristo come suo figlio, è certamente una decisione
oscura e inquietante, ma almeno è una decisione che prende da
sola.
Quando Rosemary perde la fiducia
nel suo medico, Guy non le permette di consultarne un altro. Quando
lei si sveglia con dei graffi sul corpo, Guy insinua con
nonchalance di averla aggredita mentre dormiva, e questo per
nascondere una verità ancora più oscura. Uscito all’inizio del
movimento di liberazione delle donne, cinque anni prima della
sentenza Roe contro Wade, la trama di Rosemary’s Baby è una
metafora estrema del controllo sul corpo delle donne e della lotta
delle donne per forgiare la propria identità in una società
patriarcale oppressiva. È parte di ciò che lo rende uno dei
film horror più influenti di tutti i tempi.
Tutte le decisioni di Rosemary sono
prese dagli uomini, compreso suo marito. Come molte donne della sua
epoca, Rosemary vuole prendere le proprie decisioni ed è frustrata
dalla sua incapacità di farlo. Quando cede alla congrega e cresce
l’Anticristo come suo figlio, è certamente una decisione oscura e
inquietante, ma almeno è una decisione che prende per se
stessa.
Come il finale di Rosemary’s
Baby regge il confronto con altri grandi finali horror
Rosemary’s Baby è stato
un grande successo quando è uscito nel 1968 e ha contribuito a
inaugurare una nuova era di film horror mainstream. Gran
parte della sua reputazione deriva dalla potente scena finale, che
è ancora considerata uno dei finali più belli del genere. La
conclusione della storia lega insieme tutti i fili e porta i temi
del film al culmine, risultando allo stesso tempo terrificante e
lasciando il pubblico con un pensiero cupo mentre iniziano a
scorrere i titoli di coda. È un finale cupo che ha influenzato
molti altri film horror successivi.
Rosemary’s Baby e The
Omen sono spesso considerati film horror simili, poiché
entrambi trattano il tema di un bambino che sarebbe il figlio del
diavolo. Il presagio è uscito dopo Rosemary’s Baby e offre
un finale altrettanto agghiacciante. Si conclude con il
protagonista diplomatico interpretato da Gregory Peck che
accetta che suo figlio Damien sia l’anticristo e tenta di
ucciderlo, solo per essere ucciso dalla polizia. La scena finale
mostra che Damien è stato adottato dall’amico di Peck, il
presidente degli Stati Uniti. Come Rosemary’s Baby, i
momenti finali suggeriscono conseguenze agghiaccianti.
Anche altri film horror
moderni hanno offerto alcuni dei finali più impactanti, pur essendo
simili a Rosemary’s Baby.
Anche altri film horror moderni
hanno offerto alcuni dei finali più impactanti, pur essendo simili
a Rosemary’s Baby.Midsommar è un altro film
incentrato su una setta mortale, ma che affronta anche temi
come le relazioni tossiche e l’ascesa al potere di una donna. Alla
fine, Dani (Florence Pugh) viene incoronata regina della
festa di mezza estate, mentre scopre che il suo ragazzo l’ha
tradita e che la setta ha ucciso tutti gli altri visitatori. I
momenti finali di Midsommar vedono Dani guardare mentre
bruciano vivo il suo ragazzo, sorridendo gradualmente e, come
Rosemary, accettando questa nuova realtà.
Il finale di Rosemary’s
Baby è al pari di tanti altri grandi finali di film horror
che dimostrano quanto possa essere efficace concludere il film con
un’idea oscura e inquietante. Mentre ci sono film horror che
sembrano più trionfanti e ottimisti nei loro momenti finali, altri
classici come L’invasione degli ultracorpi, The Wicker Man,
The Blair Witch Project e persino film horror più
realistici come The Vanishingrimangono impressi nella
mente del pubblico con l’idea che il male vince.
Shelby Oaks –
Paranormal Paranoids è un
film horror tragico che non allenta il tono cupo una volta
rivelato il destino di Riley Brennan. Diretto e scritto da Chris
Stuckmann, Shelby Oaks – Paranormal Paranoids è un
mix di convenzioni e influenze di genere incentrato sulla scomparsa
di una giovane investigatrice del paranormale e sugli sforzi di sua
sorella per ritrovarla.
La capacità del film di passare da
uno stile all’altro è encomiabile, soprattutto perché svela sempre
più il mistero e ciò che è realmente accaduto a Riley Brennan.
Tuttavia, tra tutti i generi presenti, il film prende alcune pieghe
inaspettatamente pesanti, arrivando a un climax brutale che ricorda
la storia del genere horror nel suo complesso.
Cosa è successo a Riley
Brennan?
Il mistero che circonda Riley
Brennan è al centro di Shelby Oaks – Paranormal
Paranoids, ma il film prende una piega ancora più oscura
dopo che lei viene ritrovata. Riley viene rapidamente identificata
da un documentario ambientato nell’universo del film come una
persona diventata famosa quando lei e i suoi colleghi del
Paranormal Paranoids, un team di investigatori del paranormale su
YouTube, sono scomparsi a Shelby Oaks.
Mentre gli altri sono stati uccisi,
il destino di Riley è rimasto un mistero fino a quando Wilson Miles
si è tolto la vita davanti alla sorella di Riley, Mia. Mia ha
seguito le tracce da Miles a Riley, trovandola infine prigioniera
nella casa della madre di Wilson, Norma. Si scopre che Norma era
al servizio di un’entità demoniaca, che controllava Wilson.
Mentre questa trama si svolge a
Shelby Oaks, c’è anche la costante riflessione di Mia sul fatto che
Riley fosse apparentemente perseguitata da un amico immaginario
demoniaco durante la loro giovinezza. Vedendo di nuovo i segni
dell’entità nel presente (tra cui un branco di cani infernali) e
ammettendo alla fine di averla vista anche lei una volta, questo
collegamento si rivela essere il motivo per cui Riley è stata
rapita.
Norma ha tenuto Riley e Wilson
nella sua casa simile a una prigione e ha costretto suo figlio a
violentare ripetutamente Riley fino alla nascita di un bambino.
Anche se le circostanze e le intenzioni della nascita non vengono
rivelate, le immagini demoniache e gli oggetti rituali nella stanza
di Norma suggeriscono che erano cruciali per i piani del demone
per Riley e il bambino.
Dopo aver salvato Riley e il
bambino, Mia è inorridita quando Riley cerca di soffocare suo
figlio neonato. Questo porta a una lotta in cui Riley viene spinta
fuori da una finestra e sbranata a morte dai cani infernali.
È un finale brutale per Riley, con poco che possa mitigare la pura
brutalità della situazione.
Rimane ambiguo ciò che rendeva
Riley speciale per Tario, il che non fa che aumentare il
terrore sottinteso suggerendo un certo grado di casualità o di
destino sconosciuto alla narrazione. In definitiva, il film non
riguarda realmente Riley, che serve principalmente come retroscena
e motivazione per l’indagine di Mia.
Perché Mia salva il figlio di
Riley
Gli sforzi di Mia per trovare Riley
dominano gran parte del film, con l’ovvio costo del suo matrimonio
con Robert e, alla fine, della vita di sua sorella. Tuttavia, la
sua decisione di salvare il bambino a costo della vita di Riley
soddisfa anche un desiderio del personaggio espresso all’inizio del
film: avere un figlio suo.
Nonostante i loro sforzi, il
documentario all’interno dell’universo del film stabilisce che Mia
e Robert hanno cercato di avere un bambino ma non sono riusciti a
concepirlo. La tristezza persistente per questo fatto, come
dimostra la culla vuota nella loro casa, suggerisce che lo
stress coniugale va ben oltre la ricerca di Riley da parte di
Mia. Le sue affermazioni sui demoni si rivelano essere l’ultima
goccia per Robert.
Sebbene lei possa aver salvato il
bambino apparentemente innocente, gli indizi del film sulla forza
demoniaca che opera dietro le quinte suggeriscono che questo è
esattamente ciò che l’entità voleva fin dall’inizio. Conosciuto
come Tario, il demone ha rivelato di aver voluto un bambino mortale
e ora si è assicurato un nuovo guardiano che ha sempre desiderato
un figlio proprio.
È una svolta cupa per Mia, che
conclude il film urlando mentre Tario la abbraccia come sua nuova
vassalla. Questo potrebbe portarla a diventare come Norma, una
madre corrotta disposta a sacrificare la propria famiglia per
obbedire ai comandi del demone. La scomparsa di Norma lascia questo
punto volutamente ambiguo, aggiungendo un terrificante velo di
mistero alle intenzioni del demone.
Il vero significato di
Shelby Oaks – Paranormal Paranoids
Shelby Oaks – Paranormal
Paranoids è un film cupo, disposto ad abbracciare una
trama tetra e la tragedia dei suoi personaggi principali. Per molti
versi, il film si basa sull’eredità di altri film horror come
Rosemary’s Baby e The Omen, che vedevano anch’essi
entità demoniache prendere di mira dei bambini. In quei film,
l’entità demoniaca alla fine trionfa.
C’è una sottile corrente di
aspettative sociali e commenti nell’approccio di Stuckmann ai tropi
dell’horror. Il circo mediatico che esplode intorno a Riley alla
fine si placa, accettandola come un altro caso di persona
scomparsa. Lei era importante per il grande pubblico quasi quanto
lo era per il demone, entrambi accettando la sua scomparsa con
nonchalance.
Simile al
sottotesto di Rosemary’s Baby su una giovane donna
costretta ad abbracciare una vita domestica che non voleva,
filtrata attraverso la lente dell’horror, Shelby Oaks
evidenzia come donne come Riley e Mia possano essere utilizzate
nei disegni altrui (come madri, mogli, strumenti, serve) senza
alcuna preoccupazione per la loro autonomia.
Alla fine, nessuna delle due
donne è riuscita a ottenere la propria libertà, sia dalle
aspettative di un marito dal cuore spezzato che dalla forza
demoniaca che le ha perseguitate per tutta la vita. È un finale
cupo per entrambi i personaggi, con la conclusione di Shelby
Oaks – Paranormal Paranoids che dà a Tario la vittoria
finale.
Il finale di Biancaneve è
una modernizzazione appropriata della narrazione originale,
coerente con la storia originale ma ampliata in modo intelligente e
moderno. Basato sul
primo lungometraggio della Disney Animation,
Biancaneve (la
nostra recensione) riprende la classica fiaba e la aggiorna
per il pubblico moderno. Il cast di Snow White vanta star
come
Rachel Zelger e
Gal Gadot, che aggiungono nuovi livelli alle loro
interpretazioni fedeli di Biancaneve e della Regina Cattiva.
Tuttavia, mentre gran parte delle
linee generali di Biancaneve sono molto simili a
Biancaneve e i sette nani, alcuni elementi specifici del
terzo atto e del finale del film sono stati modificati e aggiornati
in modo intelligente. I nuovi dettagli cambiano una delle morti più
importanti della storia, danno a Biancaneve più potere nel climax e
creano persino una nuova rivisitazione di un elemento chiave del
film originale. Ecco cosa succede nel finale di Biancaneve e
in che modo è diverso dal classico film d’animazione originale.
Biancaneve diventa
ufficialmente regina nel nuovo finale
Biancaneve viene accolta come
una sovrana giusta
Il climax di Biancaneve
trasforma la principessa titolare nella regina del suo regno,
ampliando in modo significativo la portata del finale. Come nella
storia originale, Biancaneve viene umiliata dalla Regina Cattiva.
Travestita da strega, la Regina inganna Biancaneve facendogli
mangiare una mela avvelenata. Tuttavia, il bacio del vero amore è
in grado di riportarla in vita, permettendo a Jonathan di
riportarla nel mondo dei vivi. Il film rivela poi come
Biancaneve sia tornata nel suo regno e abbia affrontato la
Regina per i suoi crimini davanti al pubblico.
Il film si conclude con Biancaneve
che trionfa nel riunire il regno e viene posta al comando dopo la
morte della Regina Cattiva. Biancaneve termina con una nota
inequivocabilmente positiva, con Biancaneve e i nani che
festeggiano con il regno in una ripresa del felice numero musicale
che ha aperto il film. Biancaneve sembra essere incontrastata
nella sua nuova autorità, con il regno che festeggia
gioiosamente intorno a lei. Questo si inserisce nei temi e nei toni
più dolci del film, concludendo una storia luminosa con un finale
adeguatamente dolce.
La morte della Regina Cattiva e
cosa le succede in Biancaneve spiegato
La nuova morte della Regina
Cattiva è molto diversa dal film originale
L’unica morte sullo schermo nel
film è quella della
Regina Cattiva interpretata da Gal Gadot, che trascorre gran
parte del film cercando di far uccidere Biancaneve. Come nel film
originale, la Regina è invidiosa del fatto che Biancaneve sia
diventata “la più bella del reame”, un titolo che ha alimentato la
vanità della Regina. Quando la Regina Cattiva viene affrontata da
Biancaneve e sfidata dai suoi sudditi, va su tutte le furie e rompe
lo specchio magico. La distruzione dell’oggetto magico uccide
rapidamente la Regina Cattiva. Il suo corpo si trasforma in
cenere e la donna si sbriciola rapidamente in mille pezzi.
Sebbene la morte della Regina
sia evidente, il finale accenna a un mondo magico più profondo che
non si vede nel film.
L’aspetto più misterioso di questo
evento è ciò che si trova oltre lo specchio. I frammenti di vetro
non cadono semplicemente a terra, ma ricompongono rapidamente lo
specchio. Le ceneri vengono trascinate dall’altra parte dello
specchio, che Biancaneve (e il pubblico) riescono a intravedere
brevemente. In quello spazio c’è un vuoto oscuro, un piano
misterioso lontano dal mondo corporeo. Con la stessa rapidità con
cui appare, il passaggio si chiude e lo specchio si ripara da solo.
Sebbene la morte della Regina sia evidente, il finale suggerisce
l’esistenza di un mondo magico più profondo, non visibile nel
film.
In che modo il finale di
Biancaneve live-action differisce dal film d’animazione
La Biancaneve moderna si basa
sul finale del film d’animazione
Biancaneve è simile a
Biancaneve e i sette nani nelle linee generali, ma alcuni
dettagli, come l’interesse amoroso di Biancaneve e il ruolo di
Dopey nella storia, sono stati modificati. I cambiamenti più
significativi al finale si hanno nel terzo atto, che continua oltre
la fine del film d’animazione originale. In Biancaneve e i sette
nani, la Regina Cattiva viene uccisa poco dopo aver sconfitto
Biancaneve, cadendo da una scogliera mentre si preparava a tendere
un’imboscata ai nani. Il principe che risveglia Biancaneve con un
bacio era il finale del film d’animazione.
Il live-action Biancaneve
si discosta dal punto del bacio, con la Regina Cattiva che
torna trionfante nel suo regno invece di essere inseguita dai nani.
Questo prepara il confronto di Biancaneve con lei e il destino
inglorioso della Regina Cattiva.
Si tratta di un cambiamento
avvincente alla storia, poiché conferisce a Biancaneve il ruolo di
protagonista nel climax. Ciò permette al film di valorizzare gli
elementi del suo personaggio che sono stati ampliati, come la sua
dedizione al suo popolo e la sua empatia per i soldati che la hanno
cacciata. Si tratta di un lieto fine simile dal punto di vista
funzionale, ma con elementi ampliati.
Cosa significa davvero “la più
bella del reame” in Biancaneve
Biancaneve è più di un semplice
bel viso nel nuovo film
“La più bella del reame” è un
ritornello frequente in Biancaneve e assume due
significati nel corso del film. Nel film d’animazione
originale, “la più bella” si riferiva solo all’aspetto fisico di
una persona. Questo vale anche per Biancaneve, con la Regina
Cattiva che viene lodata per la sua bellezza e spinta a una gelosia
omicida dalla scoperta che Biancaneve è diventata una donna “più
bella”. Tuttavia, c’è un elemento secondario del personaggio che
diventa più pronunciato man mano che il film procede e assume un
significato diverso per la crescita di Biancaneve.
Una delle lezioni chiave che
Biancaneve ha ricevuto dai suoi genitori era la loro convinzione di
essere un sovrano “giusto” nei confronti dei propri sudditi. Sotto
il loro governo, c’era un senso di comunità, carità ed empatia che
è assente nel regno della Regina Cattiva. Biancaneve è in grado
di unire il popolo dietro di sé grazie al suo impegno nei confronti
di questi valori. Biancaneve è la “più bella” di tutte, quindi
i commenti dello Specchio su di lei potrebbero riferirsi non solo
alla sua bellezza, ma anche al suo valore come sovrana. Questo dà
alla Regina Cattiva un motivo in più per temere la sua ascesa e
alimentare il suo odio.
Cosa succede ai nani nel finale
di Biancaneve
I nani hanno un lieto fine in
Biancaneve
I nani sono personaggi secondari in
Biancaneve, che fungono principalmente da personaggi di
supporto nella storia di Biancaneve. Tuttavia, c’è una chiara
crescita per il gruppo nel suo insieme e per Dopey in
particolare. I nani, descritti come creature magiche che vivono
nei boschi da secoli, hanno evitato gli esseri umani per molto
tempo. Alla fine del film, le loro interazioni con Biancaneve e la
compagnia di Jonathan li portano fuori dall’isolamento. Prendono
parte al numero musicale finale del film, consolidando il loro
posto come membri del regno.
Biancaneve ha affrontato
polemiche prima dell’uscita per la rappresentazione dei nani, il
che spiega probabilmente perché il film chiarisce che i personaggi
sono una razza fantastica a sé stante.
L’arco narrativo di Dopey è quello
più legato tematicamente al resto della narrazione, poiché parla
per la prima volta a sostegno di Snow e della sua missione di
abbattere la Regina per i suoi crimini. Nel finale si scopre che
Dopey è stato il narratore fin dall’inizio, raccontando alla
folla la storia di Biancaneve che il pubblico ha visto. Questo dà
ai nani un lieto fine, permettendo loro di diventare parte della
comunità che hanno a lungo evitato a causa dei loro sospetti sugli
esseri umani.
Biancaneve prepara un
sequel?
Sebbene ci possa essere un seguito
a Biancaneve, il film non prepara un cliffhanger naturale o
un punto da riprendere in un sequel. La storia di Biancaneve si
conclude in modo sostanzialmente conclusivo, con la sconfitta della
Regina Cattiva e la riunificazione del suo regno. Biancaneve
ottiene anche un lieto fine per la sua storia d’amore e fa in modo
che anche i nani entrino a far parte della loro comunità. Il film
conclude la storia con una ripresa della canzone “Good Things
Grow”, che simboleggia il ritorno alla prosperità del regno. Il
film utilizza anche l’immagine della chiusura del libro di fiabe di
Biancaneve, simile all’originale.
L’apertura e la chiusura di
Biancaneve con la chiusura del suo libro di fiabe è un
chiaro riferimento al fatto che Biancaneve e i sette nani
iniziava e finiva in modo simile.
Questo non significa che non ci
siano alcuni elementi del mondo più ampio che potrebbero essere
ampliati per un sequel. Si potrebbe riprendere l’idea di un regno
rivale a sud, esplorando le “minacce” che la Regina Cattiva ha
usato per giustificare la trappola che ha usato per uccidere il Re.
Questo potrebbe costringere Biancaneve a confrontarsi con il modo
in cui altri sovrani controllano le loro terre mentre lei stessa è
in una posizione di potere. C’è anche l’opportunità di esplorare le
regole della magia nel mondo di Biancaneve e cosa succede
esattamente dietro lo specchio magico.
Il vero significato del film
live-action della Disney Biancaneve
Al centro della storia di
Biancaneve c’è l’idea centrale che la “giustizia” significa
più della bellezza. L’empatia e l’impegno di Biancaneve verso la
“giustizia” come sovrana la rendono capace di unire le persone in
un modo che la magia, la bellezza e la volontà della Regina Cattiva
non potranno mai eguagliare. Gli sforzi di Biancaneve finiscono per
unire l’intero regno, mettendo in evidenza le qualità che rendono
un buon sovrano. Quell’empatia, quando condivisa con gli altri,
si rivela trasformativa nelle loro vite. I nani diventano più
uniti, Cucciolo trova il coraggio di parlare grazie
all’incoraggiamento di Biancaneve e la sua influenza trasforma
Jonathan in un eroe.
La generosità di spirito e la
resilienza di Biancaneve di fronte alle avversità la rendono la
protagonista ideale per il film e una versione moderna e
appropriata della principessa Disney.
La generosità di spirito e la
resilienza di Biancaneve di fronte alle avversità la rendono una
protagonista ideale per il film e una versione moderna e
appropriata della principessa Disney. Questa gentilezza le
conferisce anche un tratto caratteriale migliore rispetto alla
crudele e fredda Regina Cattiva. Ciò conferisce una profondità
gratificante alla loro animosità e gioca a favore del tema centrale
del film. Il vero significato di Biancaneve riguarda
l’importanza dell’empatia e del cameratismo come leader.
Ideato nel 2016 da
Gianni Canova e
Giorgio Gosetti
(che oggi lo dirige con Giulio Sangiorgio) e organizzato dal
Noir in Festival
in collaborazione con Università IULM e Cinecittà News, il Premio Caligari mette in vetrina sei titoli
italiani di genere
usciti in sala tra novembre
2024 e ottobre 2025. Nel suo albo d’oro compaiono autori
ormai affermati come Alessandro Rak, Claudio Giovannesi, Renato De Maria, i
Fratelli D’Innocenzo, Paolo Strippoli, Francesco Costabile, Andrea
Di Stefano, Brando De Sica: un percorso che ha reso il
riconoscimento un riferimento per la produzione mystery/noir italiana, sostenuto in
modo speciale da Cinecittà News.
Le proiezioni dei sei finalisti si terranno dall’1 al 5 dicembre a
Milano, nella
Sala dei 146 di IULM
6 (via Carlo Bo
7). Come di consueto, è prevista la partecipazione dei
registi, protagonisti di uno speciale incontro venerdì 5 dicembre. Il
film vincitore
sarà annunciato durante la serata di premiazione del 5 dicembre alla Cineteca Milano Arlecchino. Nella stessa
giornata sarà consegnato un premio speciale al regista Pupi Avati per L’orto
americano, tratto dal suo romanzo.
Fuori concorso:L’ORTO AMERICANO di
Pupi Avati
(premio speciale).
«Il Premio Caligari rinnova l’interesse per il cinema di genere
Made in Italy – dichiara Giorgio Gosetti – e lo mette al centro della scena
internazionale che del festival è caratteristica. Abbiamo scelto
sei titoli-radiografia del noir italiano di oggi, prodotti di
un’industria in costante espansione e che sa valorizzare i talenti.
Quest’anno poi, con Giulio Sangiorgio abbiamo deciso di attribuire un
premio speciale fuori
concorso a Pupi Avati per segnalare la sua costante
passione per il genere e la particolare vicenda, tra libro e film,
da cui è nato L’orto
americano.»
La giuria e il voto
Il vincitore sarà scelto da una giuria popolare composta da 70 giovani studenti e appassionati,
guidata da professionisti del settore. Dopo la discussione collettiva al termine
di ogni proiezione, i giurati depositeranno la scheda con il
proprio giudizio in un’urna dedicata. La graduatoria finale decreterà il titolo
premiato; il voto di ciascuno dei professionisti che guidano la giuria
varrà per
tre.
A
Lucca si alza il
sipario sul community event
più grande d’Occidente: da mercoledì 29 ottobre a domenica 2 novembre
2025 la città toscana si trasforma in un’unica, enorme
festa della creatività tra fumetti, giochi, manga, cosplay, cinema, serie, musica e
videogiochi. Tema 2025: “French Kiss”, omaggio alla Francia e ai valori
Liberté, Créativité,
Diversité, in dialogo con i cinque valori del festival
(Community, Inclusion, Discovery, Respect, Gratitude).
Cerimonia d’apertura al Teatro del Giglio (ore 11)
Sul palco del Teatro del
Giglio “Giacomo Puccini” la cerimonia inaugurale accoglie
gli ospiti d’onore Rébecca Dautremer (autrice del poster 2025) e il
regista Luc
Besson, che entrano nella Walk of Fame di Lucca C&G.
Intervengono, tra gli altri, il Ministro della Cultura Alessandro Giuli,
l’Ambasciatore di Francia
a Roma Martin Briens, il Presidente Regione Toscana Eugenio Giani,
il Sindaco di Lucca Mario
Pardini, il Direttore Emanuele Vietina e l’AD di Lucca Crea Nicola Lucchesi.
In programma l’emissione
del francobollo per i 50 anni di Goldrake e la
presentazione della
medaglia d’argento dei Pokémon realizzata da Poste
Italiane.
Rébecca Dautremer: “The Artist is In” alla Limonaia di Palazzo
Guinigi
Debutta la mostra-residenza d’artista: Dautremer trasferisce
il suo studio
reale nel cuore del festival, lavorando
dal vivo davanti
al pubblico. In esposizione gli originali inediti di “Bise Ruby” (romanzo grafico
atteso nel 2026) e i materiali del manifesto “French Kiss 2025”. Un
progetto-dichiarazione sul valore umano dell’atto creativo nell’era dei
modelli generativi.
Palais de France e grandi mostre
La Fondazione Banca del Monte di Lucca
diventa Palais de
France. Tra le mostre: L’HEXAGONE (a cura di Luca Raffaelli con Donato
Larotonda, in collab. con Huberty & Breyne) con tavole di
Moebius, Claire
Bretécher, Wolinski, Reiser, Druillet, Baudoin, Florence
Cestac; Alfred –
Viaggio in Italia e Les enfants? Terribles!
Area Comics: editori, autori e un record di presenze asiatiche
Novità editoriali, indipendente e underground, 90 editori italiani e stranieri,
con 10 mangaka
giapponesi, 5 autori taiwanesi, 3 dalla Cina e 6 dalla
Corea. Dalla Francia, oltre a Dautremer, Edmond Baudoin, Alfred, Jérémie Almanza, David B., Sylvain Repos, Julien Blondel, Shonen, Tony Valente e altri.
Imperdibili
day-1:
Maxi Showcase di Kevin Eastman (13:00,
Auditorium San Romano) per i 40 anni delle TMNT e mostra monografica a Palazzo
Guinigi.
Oscar Grillo in dialogo con
Luca Raffaelli
(13:00, Sala Tobino).
Guy Delisle (16:00, Auditorium San Romano)
tra live drawing, aneddoti e graphic journalism.
Legalità a fumetti con Pietro Grasso e autori (16:00, Sala
Tobino).
Mercato e lettori: panel AIE “I fumetti
sulle montagne russe” (16:00, Chiesetta dell’Agorà).
Area Movie: masterclass con Luc Besson e Notti Horror
Alle 15:00
masterclass di Luc
Besson (Teatro del Giglio); alle 18:00 al Cinema Astra presenta “Dracula
– L’amore perduto” con Matilda De
Angelis. Nelle Notti Horror: anteprima “The Ugly Stepsister” e talk
“Il freak oggi al
cinema” a cura di TheGiornaliste.
Musica: French Touch e grandi ritorni
Party di apertura all’eSport Stadium (Palatagliate) con
Étienne De Crecy
e Venin Carmin,
MC Andrea Rock.
Max Pezzali
(12:00, Auditorium San Francesco) presenta il quinto
“Max Forever”;
alle 18:30Elio e le Storie Tese in…
“Foto” (Rizzoli Lizard). Debutta il Palco di Piazzale Verdi con
Living Park
(tribute Linkin Park) e Pax Side of the Moon.
Videogiochi: creatività, anteprime e leggende
Ospiti Hideo
Kojima (finale Death Stranding World Strand Tour 2),
Keiichirō Toyama
e John Romero.
Nintendo (Piazza
Bernardini) con oltre 50 postazioni e preview per
Switch 2.
Bandai Namco
Palace alla Palestra Ducale Maria Luisa;
Samsung in
Piazza dell’Anfiteatro con ecosistema gaming e prova esclusiva
Riot Games 2XKO.
MediaWorld Gaming
Village con tornei e family-experience,
Red Bull Tetris
e lo shop con Plaion
Replai.
Games & GdR: Carducci e Games Café
Al Padiglione
Carducci debutta il TCG “Riftbound” (mondo di League of Legends). Al
Games Café torna
Lucca RPG Old
School. Alle 9:30 partono le Ruolimpiadi (Auditorium del Suffragio). Panel in
Sala Ingellis su
D&D Scatola
Rossa e 50 anni
di Games Workshop.
Mostre
tematiche:
Forging the Myth (Palazzo Guinigi): 50
anni di Games
Workshop, con opere di John Blanche, Iain McCaig, Brian Bolland, Jim Burns, John
Sibbick, Paul Bonner, Gary Chalk, Karl Kopinski e oggetti
di Ian
Livingstone.
LIBROGAME40: Il protagonista sei tu!
(Family Palace, Real Collegio), a cura di Mauro Longo e Roberto Irace.
Fantasy & Young Adult
Al padiglione San
Martino arrivano Rick Riordan, Cassandra Clare, Holly Black, Glenn
Cooper con Audible, Longanesi, Fazi, Il Castoro OFF. Alla
Chiesa di Santa
Caterina si celebrano le “nozze” simboliche Twilight con l’audiolibro Audible.
Cronache di
Narnia: incontro con i curatori-traduttori
Edoardo Rialti e
Stefano
Giorgianni (16:45).
Cosplay: 80 eventi e community village
Quartier generale nel Giardino degli Osservanti con parate, contest
(Anime Vocal), live show e raduni. Day-1:Raduno e Parata “Mythology” (14:00, Piazza San
Michele → Giardino degli Osservanti).
Japan Town (Polo Fiere)
Madrina Akemi
Takada (Creamy, Orange Road, Patlabor): inaugurazione
mostra e attività dal 29/10 al 1/11 con incontri e firmacopie.
Junior & famiglie: 20 anni di Lucca Junior
Accesso gratuito
per under 10
(nati dal 01/01/2016 in poi, accompagnati). In
Sala Tobino
(29/10, 11:30) presentazione de “La goccia” (Protezione Civile), sessioni
Sisma VR,
laboratori LEGO®
(Orange Team LUG), evento Topolino party #ioleggotopolino (Auditorium San
Romano, 11:30) e Il
musical dell’Ape Maia (Auditorium San Girolamo).
App ufficiale e Welcome Desk
Torna l’app
LuccaCGAssistant (Android/iOS): profili personalizzabili,
esperienze su misura, design dinamico nei momenti speciali,
notifiche e
mappa. Welcome
Desk in Baluardo
San Regolo, Baluardo Santa Croce, Piazzale Ricasoli (stazione),
Via Vincenzo
Consani, Polo
Fiere; aperti 29/10–2/11 dalle 6:30 alle 18:30 (San Regolo aperto anche
mar 28/10
16:00–19:00).
Mescolando cuore, umorismo e un
pizzico di magia, il film Disney Quel pazzo venerdì, sempre più
pazzo segna un nuovo capitolo per Jamie Lee
Curtis (Tess Coleman) e Lindsay Lohan (Anna Coleman),
madre e figlia sullo schermo, mentre la storia della famiglia
Coleman entra in una nuova generazione.
Definito “un ritorno al passato
ben fatto: spassoso, divertente e pieno di cuore” (Kylie
Mar, Complex), il film Disney Quel pazzo
venerdì, sempre più pazzo è il film perfetto da guardare
insieme a tutti i componenti della famiglia, che abbiano o meno mai
immaginato di scambiarsi i ruoli o di mettersi nei panni di qualcun
altro.
Quel pazzo venerdì, sempre più
pazzo
Jamie Lee Curtis e Lindsay Lohan
tornano nei loro ruoli in questo sequel esilarante. La figlia di
Tess, Anna, ha ora una figlia e una futura figliastra. Mentre
affrontano le gioie e le sfide che si presentano quando due
famiglie si uniscono, Tess e Anna scoprono che la fortuna potrebbe
davvero colpire due volte.
Netflix sta
infrangendo la sua regola numero uno per Stranger Things e KPop Demon
Hunters, ed ecco perché. Sebbene il servizio di streaming sia
da tempo contrario alle distribuzioni cinematografiche su larga
scala, una versione karaoke di KPop Demon Hunters è stata
distribuita nelle sale cinematografiche USA per due giorni, dal 23
al 24 agosto, diventando il film numero uno al botteghino, e sarà
riproposto nelle sale durante il weekend di Halloween.
Inoltre, è stato recentemente
rivelato che il finale di due ore di Stranger
Things uscirà nelle sale la vigilia di Capodanno, lo stesso
giorno in cui l’episodio sarà trasmesso in anteprima su Netflix.
In un’intervista a Variety, l’analista Alicia Reese, vicepresidente della
ricerca azionaria presso Wedbush Securities, ha spiegato perché
Netflix sta infrangendo la sua regola numero uno distribuendo
Stranger Things e KPop Demon Hunters nelle sale cinematografiche. In
passato, Netflix distribuiva i film in sale selezionate
esclusivamente per poter partecipare alle premiazioni, ma ora il
suo obiettivo è quello di raggiungere un pubblico più ampio.
Leggi la spiegazione completa di Reese qui sotto:
Per molto tempo, l’interesse principale di Netflix
nel portare i propri film nelle sale cinematografiche era quello di
ottenere riconoscimenti o di accontentare i talenti. Ora Netflix è
più interessata a cercare di massimizzare la propria
portata.
Netflix è stata a lungo contraria
alle uscite nelle sale cinematografiche. All’inizio di quest’anno,
il CEO di Netflix Ted Sarandos ha persino descritto il concetto di
uscita nelle sale cinematografiche come un’idea antiquata.
Tuttavia, dopo quella dichiarazione, Netflix sembra aver cambiato
approccio. Negli ultimi mesi, diversi film Netflix sono stati
destinati alla distribuzione nelle sale cinematografiche.
Stranger Things Stagione 5 Foto Credits Netflix
Questa line-up include
Frankenstein di Guillermo Del Toro, uscito in distribuzione
limitata nelle sale il 17 ottobre, e Wake Up Dead Man: A Knives Out
Mystery, la cui uscita nelle sale è prevista per il 26 novembre.
Entrambi saranno proiettati nelle sale per un periodo limitato
prima di essere trasmessi in streaming su Netflix rispettivamente
il 7 novembre e il 12 dicembre.
Anche il film Narnia di Greta Gerwig uscirà nelle sale IMAX per due
settimane nel 2026. Inoltre, Netflix sta valutando un’ampia
distribuzione nelle sale per
Adventures of Cliff Booth di David Fincher, lo spin-off di
C’era una volta a Hollywood di Quentin Tarantino con Brad
Pitt.
Netflix sembra aver abbracciato le
uscite nelle sale cinematografiche, riflettendo apparentemente la
tardiva consapevolezza che i film proiettati nei cinema hanno
spesso un maggiore impatto culturale. Tuttavia, a differenza degli
studi tradizionali, Netflix non considera i cinema come una
fonte di guadagno. Al contrario, considera le uscite nelle sale
come uno strumento di marketing per stimolare il pubblico e, in
ultima analisi, riportarlo sulla piattaforma di streaming.
Il regista del prossimo reboot
cinematografico The
Toxic Avengeranticipa la violenza
unica del film. The Toxic Avenger è un remake dell’omonimo
film d’azione del 1984, la cui trama è incentrata su un nuovo eroe
mostruoso che si trasforma in “The Toxic Avenger” dopo un incidente
chimico tossico. The Toxic Avenger è diretto da Macon Blair
e vede protagonisti Kevin Bacon, Peter Dinklage, Jacob Tremblay ed
Elijah Wood.
In vista dell’uscita del film,
Blair anticipa la violenza unica di The Toxic Avenger,
accennata nel trailer. In un’intervista con Empire, il regista ha descritto la violenza del film
come “violenza tipo Itchy and Scratchy”. Blair ha citato
ad esempio:
Abbiamo un tizio che viene
infilato con la testa nel motore di un’auto e questa gli schiaccia
la testa. Era una gag che mi piaceva molto.
La violenza di The Toxic
Avenger lo rende difficile da vendere
La versione del 1984 di The Toxic
Avenger nasce dalla tradizione delle commedie horror di serie B.
Sebbene fosse uno dei film più popolari della sua casa di
produzione, la Troma Entertainment, The Toxic Avenger non ebbe
successo al botteghino al momento della sua uscita. Da allora,
tuttavia, la sua esilarante rivisitazione della storia delle
origini dei supereroi lo ha portato a diventare oggi un classico di
culto, dando infine vita al prossimo reboot.
Forse a causa della sua
anticonformità, The Toxic Avenger è un po’ difficile da vendere ad
alcuni spettatori al di fuori del suo pubblico di culto. Di
conseguenza, il film ha trascorso oltre un decennio in fase di
sviluppo, dopo essere stato annunciato per la prima volta nel 2010.
Lentamente, The Toxic Avenger ha aggiunto i membri del cast e ha
iniziato le riprese prima di essere finalmente presentato in
anteprima quest’anno al Fantastic Fest. Il film non ha ancora una
data di uscita ufficiale. Confrontando la violenza con quella
dei Simpson in Itchy and Scratchy, è chiaro che il gore sarà
sicuramente esagerato.
Anche se la violenza nel film
potrebbe essere controversa, la descrizione di Blair della violenza
di “Itchy and Scratchy” e la descrizione delle scene rendono il
film ancora più emozionante. Con scene come quella del motore
dell’auto, The Toxic Avenger si è guadagnato chiaramente la
classificazione R. Anche l’originale ha scioccato gli spettatori
con la sua violenza, ma con effetti speciali più potenti, il
gore di The Toxic Avenger del 2023 scioccherà sicuramente
ancora di più il pubblico.
Stiamo ancora aspettando notizie sul rinnovo di Alien: Pianeta
Terra di FX/Hulu per una seconda stagione (anche se la
serie è stata piuttosto apprezzata dai fan e dalla critica, i dati
indicano che gli ascolti non sono stati particolarmente elevati),
ma sembra che lo showrunner Noah Hawley abbia le
idee piuttosto chiare su come vorrebbe che la storia procedesse se
avesse l’opportunità di continuare la serie.
Il
finale della prima stagione si è concluso con Wendy, Hermit e
gli altri ibridi – insieme a una coppia di xenomorfi – che hanno
preso il controllo del centro di ricerca Prodigy e imprigionato Boy
Kavalier, Kirsh, Dame Sylvia, Atom Eins e Morrow. Una vittoria, ma
forse di breve durata. “Quel momento in cui si dice ‘Ora
comandiamo noi’ è davvero esaltante per il pubblico. E poi la
domanda è… beh, è stato esaltante anche quando Dustin Hoffman è
corso fuori dalla chiesa e sono saliti sull’autobus in Il
laureato.
“Ma cosa succede dopo?”,
dice Hawley a Empire. “Le navi
Weyland-Yutani stanno arrivando e tutto ciò che hanno sono
problemi”. Oltre a concentrarsi sulle immediate conseguenze
del colpo di stato ibrido, Hawley spera di poter andare oltre
l’isola ed esplorare maggiormente il pianeta governato dalle
corporazioni. “Mi interessa esplorare la politica
aziendale”, aggiunge.
“Come abbiamo visto, c’è
un’irresistibile attrazione gravitazionale verso il monopolio che
hanno le aziende e i miliardari. C’è un po’ di Game Of Thrones nel mondo aziendale che trovo
interessante. Penso che la storia dell’autonomia di questi bambini
continui ad essere il cuore della serie, ma Alien
riguarda sempre i livelli di contenimento. L’isola è un livello di
contenimento, ma cosa succede quando si supera quel
livello?”
“In definitiva, la serie si
chiama Alien: Pianeta Terra. So che, dato il canone,
non posso far saltare in aria la Terra, ma penso che il
contenimento sarà molto difficile da mantenere. Perché è una storia
sull’umanità intrappolata tra la natura che cerca di ucciderci e la
tecnologia che abbiamo creato e che sembra cercare di ucciderci,
che assomiglia molto al mondo in cui vivo”, aggiunge, “e
quindi mi sembra che ci sia molto con cui confrontarsi”.
Frankenstein segue la
vicenda di Victor Frankenstein (interpretato da
Oscar Isaac), un brillante scienziato e
chirurgo ossessionato dal desiderio di sconfiggere la
morte dopo la perdita della madre, morta di parto mentre
dava alla luce il suo fratellino William. Alla fine, Victor riesce
a dare vita a una Creatura senziente (interpretata
da Jacob Elordi), assemblata con arti e
organi prelevati da diversi cadaveri. Tuttavia, subito dopo averla
creata, la abbandona e tenta di distruggerla,
condannando entrambi a un destino di disperazione e
distruzione.
Per la maggior parte, il film si
sviluppa in modo simile alle numerose altre versioni della storia
viste nel corso degli anni. Tuttavia, in questa rilettura,
Victor è rappresentato come un uomo molto più crudele e
illuso rispetto al suo corrispettivo letterario, e la sua
indifferenza verso chi lo circonda porta alla morte di
Elizabeth Lavenza (interpretata da Mia
Goth), che in questa versione sviluppa un
legame profondo con la Creatura.
Nel romanzo, è la Creatura a
uccidere Elizabeth la notte delle sue nozze con Victor. Nel film di
del Toro, invece, Frankenstein la uccide
accidentalmente, sparandole mentre lei abbraccia
la sua creazione.
Con creatore e
creatura ormai impazziti per il dolore e accecati dal
desiderio di vendetta, la Creatura rintraccia Victor al
Polo Nord, dove l’uomo, gravemente
ferito, si trova a bordo di una nave dopo aver raccontato
la sua storia al capitano Anderson. Nel romanzo, Frankenstein muore
prima che la Creatura arrivi, ma nel film i due condividono
un ultimo momento insieme: Victor si scusa per le
proprie azioni e implora — e ottiene — il
perdono dal suo “figlio”.
Invece di scegliere di morire
accanto al suo creatore, come avviene nel libro, la Creatura
decide di abbracciare la vita, allontanandosi
lentamente nell’orizzonte ghiacciato, verso un
destino incerto.
L’oltraggioso remake di Macon Blair
del classico cult del 1984 The Toxic Avenger si
guadagna la classificazione “Unrated” (senza classificazione)
grazie al suo stile esagerato e raccapricciante che ha reso
l’originale così memorabile. Con
Peter Dinklage e Luisa Guerreiro nei panni del
doppiatore e dell’attore che interpreta l’eroe mutante,
The Toxic Avenger rompe gli
stereotipi dei supereroi in ogni modo immaginabile.
Sebbene The Toxic
Avenger del 2023 (con data di uscita nel 2025) sia tecnicamente
un remake dell’originale del 1984, in realtà è un reboot
dell’intera serie Toxic Avenger (la
nostra recensione), che comprende quattro lungometraggi, una
serie di fumetti, una serie TV animata e persino un musical
teatrale. Blair ha preso in prestito gli elementi centrali
dell’eroe e della storia originali, ma ha aggiunto il suo tocco
deliziosamente folle a tutto.
Forse il filo conduttore principale
tra le versioni del 1984 e del 2023 di The Toxic Avenger è
l’incessante ondata di sangue e violenza. Entrambi i film,
orgogliosamente etichettati come splatter, assicurano che lo
schermo sia intriso di sangue e visceri per gran parte della
narrazione, lasciando la moralità sullo sfondo a favore di scene
raccapriccianti. Abbiamo classificato i momenti più cruenti di
The Toxic Avenger, dal meno al più disgustoso, proprio per
evitare che lo facciate voi.
Mel Ferd viene arpionato fuori
dalla finestra
Il film inizia con un giornalista
di nome Mel Ferd (un omaggio, poiché è il vero nome dell’originale
Toxic Avenger) e il suo collega informatore che cercano di
scaricare dati compromettenti che distruggeranno la società che ha
avvelenato i cittadini di St. Roma’s Village. Sfortunatamente per
Ferd, i teppisti mostruosi della società, i Killer Nutz, li
rintracciano e lo affrontano nel suo ufficio.
Ferd viene colpito più volte, ma
ogni volta si rialza con aria di sfida. I Nutz finalmente portano a
termine il lavoro lanciandolo fuori dalla finestra con un enorme
arpione, infilzandolo e facendo precipitare il suo corpo sul
marciapiede sottostante. Non è certo il momento più disgustoso del
film, ma è un sanguinoso presagio della violenza che seguirà.
Toxie usa le maniere forti con un
esecutore di basso livello
La prima uccisione di Toxie è stata
mostrata nel
trailer vietato ai minori di The Toxic Avenger, che
mette subito in mostra la forza bruta di livello superiore
dell’eroe mutante. Dopo aver quasi avuto uno scontro con un
teppista aziendale che intimidiva il suo anziano vicino, Toxie lo
incontra in un vicolo subito dopo la sua trasformazione.
Dopo aver ricevuto una pallottola
nel braccio e essersi immediatamente guarito, Toxie, infuriato, si
precipita sull’uomo e gli strappa il braccio dalla spalla,
provocando un getto di sangue degno di un film splatter. È una
scena particolarmente cruenta, ma l’uomo sopravvive all’incontro,
rendendola decisamente meno disgustosa rispetto ad altri
momenti.
Bozo morde la mano che lo
nutre
Verso la
fine di The Toxic Avenger, Bob Garbinger, l’uomo
d’affari corrotto interpretato da Kevin Bacon, cerca di potenziarsi
con un siero che imita la composizione genetica unica di Winston
Gooze, che gli ha permesso di sopravvivere dopo essere stato
gettato nei rifiuti tossici. Naturalmente, il piano fallisce e
trasforma il personaggio, che era il sostituto del comico cattivo
“Bozo” del film originale, in una bestia pelosa e deforme.
Bozo incontra suo padre, che
gestisce l’azienda che avvelena la città di St. Roma’s Village, e
nella sua forma mostruosa attacca suo padre, strappandogli il cuoio
capelluto e massacrando i suoi soci. È un momento raccapricciante
mostrato in tutta la sua gloria di scuoiamento del cuoio
capelluto.
Toxie offre uno spuntino al
chitarrista dei Killer Nutz
Perché non continuare con il tema
dello scorticamento? Nel corso del massacro sul palco dei Killer
Nutz, Toxie arriva al punto di placcare il chitarrista e
strappargli la barba, pelle compresa. Poi lo soffoca infilandogli
la sua stessa barba in gola, e anche se questo non lo uccide sul
colpo, come invece accade a tante altre vittime di Toxie, è un
momento disgustoso perché indubbiamente doloroso.
Un doppio lancio di Toxie Mop
Il massacro di Toxie ai danni della
folle rock band/banda di teppisti aziendali The Killer Nutz è una
delle scene salienti del film, ma ai fini di questa lista abbiamo
suddiviso il conflitto in uccisioni distinte. Una delle più
divertenti avviene verso la fine della lotta, quando Toxie lancia
il suo mocio acido e sempre infuocato come una lancia.
Attraversa un membro della band,
facendolo esplodere in una pioggia di sangue, e atterra sui
giradischi della DJ della band, friggendola immediatamente mentre i
giradischi esplodono con l’elettricità. È un momento comico ma
estremamente cruento che farà alzare in piedi e applaudire chi sta
dalla parte di Toxie.
Toxie dà al pilota un vantaggio
iniziale
Photo courtesy of Yana Blajeva – Legendary Pictures e Eagle
Pictures
Dopo aver strappato il braccio al
teppista all’inizio del film, Toxie viene attaccato da alcuni dei
suoi complici. Muoiono tutti in modo brutale, ma l’autista
dell’auto ha l’onore di vedersi staccare la testa dalle spalle da
Toxie in uno spettacolare spruzzo di sangue. La testa viene
scartata, cade sotto le ruote e viene poi investita con uno
schiocco e uno schizzo disgustosi. È una delle uccisioni più
semplici, ma comunque perfettamente disgustosa.
Il mocio di Toxie lascia senza
parole un rapinatore
Un altro omicidio anticipato nel
trailer vietato ai minori è avvenuto durante la difesa del
ristorante da parte di Toxie, in una versione aggiornata di una
scena tratta direttamente dall’originale del 1984. Mentre diversi
rapinatori tengono sotto tiro l’intero ristorante, Toxie sfonda
letteralmente la porta sul retro per affrontarli. Il primo teppista
ha la sfortuna di non rendersi conto di quale minaccia sia Toxie e
ne paga le conseguenze.
Un ampio colpo con il suo scopa
acida strappa via la parte inferiore della bocca del rapinatore e
crea un orribile pasticcio di carne della guancia, del mento e del
collo che non si stacca. La lingua morta che pende senza vita,
senza mascella a tenerla al suo posto, rende l’intera immagine
decisamente ripugnante ed è una delle prime dimostrazioni della
potenza della scopa di Toxie. È quasi un peccato che sia stata
realizzata in CGI e non con effetti pratici.
Toxie (più o meno) decapita il
cantante dei Killer Nutz
La morte più raccapricciante del
massacro dei Killer Nutz è senza dubbio quella del loro cantante,
Budd Berserk. Toxie riesce a strappare solo la metà superiore del
cranio di Budd, in una sorta di inversione del momento del
rapinatore del ristorante. Il cervello esposto di Budd esplode
rapidamente a causa dell’acido bruciante della scopa di Toxie.
Ciò che rende il momento ancora più
disgustoso è che Budd, inspiegabilmente, non muore subito.
Sopravvive con solo la parte inferiore della testa e il cervello
intatti, con il corpo che si muove come, perdonate il gioco di
parole, un pollo con la testa tagliata. È una delle uccisioni più
raccapriccianti del film, ma è anche uno dei momenti più puramente
“Toxie”.
Toxie mette Bozo in un
frullatore
Photo courtesy of Yana Blajeva – Legendary Pictures e Eagle
Pictures
The Toxic Avenger si
conclude con uno scontro in stile film di supereroi tra l’eroe,
Toxie, e il suo nemico Bob Garbinger, che si è trasformato in un
mostro selvaggio. Al culmine del loro combattimento, Toxie solleva
Bob e lo sbatte a testa in giù contro il motore di un’auto.
Toxie invita il suo alleato J.J.
Doherty ad accendere l’auto, il che trasforma il motore in modo
esilarante/disgustoso in un frullatore, facendo a pezzi Garbinger e
spruzzando sangue e interiora in tutte le direzioni. È un’uccisione
finale appropriatamente disgustosa per Toxie, che conclude il film
con un sanguinoso punto esclamativo.
Lo stile alternativo di
sventramento di Toxie
Il motivo per cui questo momento è
in cima alla lista è che era così disgustoso che nemmeno i creatori
del film hanno lasciato che la telecamera si soffermasse troppo a
lungo su di esso. Durante il salvataggio al ristorante, Toxie
distrugge tutti i cattivi che incontra, spruzzando sangue e
interiora sul pavimento e sulle finestre del ristorante (e sui
clienti terrorizzati).
Un cattivo però se la cava peggio
di tutti gli altri. Nella sua furia omicida, Toxie infila la mano
nel sedere scoperto dell’uomo e tira fuori una massa filamentosa di
interiora come se stesse svuotando una zucca per intagliarla. È il
momento più disgustoso di The Toxic Avenger con un
discreto margine, ma a causa del concetto piuttosto che della
quantità di sangue.
Lo scorso agosto abbiamo appreso
che
Lucasfilm/Disney aveva deciso di non procedere con una seconda
stagione di The Acolyte, nonostante diverse
trame principali e archi narrativi dei personaggi fossero rimasti
irrisolti alla fine del finale della prima stagione. L’annuncio è
stato accolto con un misto di indifferenza e delusione, ma ben
presto è diventato chiaro che molti fan di Star
Wars – e alcuni degli attori coinvolti nella serie – erano
rimasti sorpresi da questo sviluppo.
La stagione si è conclusa con Osha
(Amandla Stenberg) che uccide il Maestro Jedi Sol
(Lee Jung-jae) e abbraccia il Lato Oscuro unendosi
a Qimir/The Stranger (Manny Jacinto), mentre
Darth Plagueis viene rivelato come il misterioso
maestro Sith dietro la missione di Qimir di abbattere l’ordine
Jedi. Ora, un nuovo libro, The Art of The Acolyte,
rivela quale destino avrebbe atteso Qimir e il suo maestro se la
storia fosse continuata oltre una sola stagione.
Secondo la showrunner
Leslye Headland, Qimir sarebbe diventato il primo
Cavaliere di Ren, il culto Sith guidato (e alla fine distrutto) da
Kylo Ren nella trilogia sequel. “Era nel disegno del
personaggio, oltre al fatto che sapevamo che avremmo introdotto
Darth Plagueis, che alla fine avrebbe avuto Palpatine come suo
apprendista. Seguendo la Regola dei Due – un precetto che limitava
i Sith a solo due in un dato momento, un maestro e un apprendista –
un modo per mantenerla in vigore è che lo Straniero sia il primo
Cavaliere di Ren, parte di un culto adiacente ai Sith che sappiamo
sopravvivere alla fine“.
Questa era in realtà una delle
tante teorie dei fan che circolavano durante la serie, e sarebbe
stato sicuramente un modo interessante per collegare l’era
dell’Alta Repubblica alla trilogia sequel, fornendo al contempo ai
fan qualche informazione in più sul passato dei Cavalieri di Ren,
di cui abbiamo saputo così poco in Il risveglio della Forza, Gli
ultimi Jedi e L’ascesa di Skywalker.
Dopo una serie di delusioni al
botteghino (l’ultima delle quali è TRON:
Ares), la Disney spera di tornare ai suoi punti di forza
con le prossime uscite cinematografiche. Questo significa
sequel, e ancora sequel — e infatti
Toy Story
5 arriverà nelle sale il prossimo
anno.
Il nuovo film metterà i giocattoli
contro la tecnologia: dopotutto, come possono
Woody e Buzz competere con un tablet?
All’inizio della storia,
Jessie sarà responsabile della stanza di Bonnie,
ma la comparsa di un tablet a forma di rana chiamato
Lilypad darà il via a una nuova avventura che riporterà
Woody nel gruppo. Nel frattempo, alcune immagini di concept
art mostrano un esercito di 50 Buzz Lightyear
bloccati in modalità “gioco”, che causeranno parecchi
problemi agli eroi.
Nonostante ciò, c’è
comprensibilmente scetticismo riguardo alla
decisione della Disney di realizzare un altro capitolo della saga,
dato che la serie ha già avuto due perfetti finali
con Toy Story 3 e Toy Story 4.
Tuttavia, arrivano notizie
incoraggianti: secondo Skyler Shuler di The
DisInsider (via Toonado.com), “A quanto
pare, la settimana scorsa si è tenuta una proiezione di prova di
Toy Story 5, e i presenti l’hanno adorato. Una persona ha
detto: ‘Ancora una volta, un altro film toccante in questa
saga.’”
Sembra dunque che la Casa
di Topolino abbia finalmente tra le mani un successo
potenziale, in un periodo in cui ne ha decisamente bisogno. Toy
Story 5 potrebbe esplorare un tema nuovo ed entusiasmante,
l’impatto della tecnologia sui bambini, e mettere
Woody, Buzz e Jessie contro Lilypad rappresenta
una direzione fresca e originale per la saga.
Il co-direttore creativo della
Pixar, Pete Docter, ha dichiarato a The
Hollywood Reporter all’inizio dell’anno: “Penso che [lo
sceneggiatore e regista] Andrew abbia fatto un lavoro davvero
eccellente nel lasciare che certi momenti respirino in modi
inaspettati. Ci sono cose che ti fanno pensare: ‘Aspetta, questo è
davvero un film di Toy Story?’ E penso che sia proprio ciò
di cui abbiamo bisogno a questo punto. Ne abbiamo già fatti
quattro. Dobbiamo continuare a sorprendere il pubblico, e sarà
divertente.”
Docter ha aggiunto: “Era importante
per noi, ai tempi in cui uscì Toy Story, fare qualcosa che
non si vedeva spesso. C’erano molti film per bambini, ma pochi che
potessero essere apprezzati anche dagli adulti, se non forse alcuni
provenienti dal Giappone. Il nostro obiettivo era, nello stesso
modo in cui [Steven] Spielberg fece con Indiana Jones e
Star
Wars insieme a George Lucas, portare l’animazione verso
qualcosa che anche noi, ventenni o trentenni, potessimo amare.”
Scritto e diretto da Andrew
Stanton, Toy Story
5 vedrà nel cast vocale: Tom
Hanks
nel ruolo di Woody,
Tim Allen
come Buzz Lightyear,
Joan Cusack
come Jessie,
Ernie Hudson
come Combat Carl,
Tony Hale
come Forky,
Conan O’Brien
come Smarty Pants,Anna
Faris
come Lilypad. Toy Story 5 uscirà nei cinema
il 19 giugno 2026.
Bugonia,
il nuovo
film del regista Yorgos Lanthimos,
non lascia molti punti oscuri al suo pubblico. La storia,
adattamento di un film sudcoreano del 2003 intitolato Save the
Green Planet!, segue Teddy (Jesse
Plemons) e suo cugino Don
(Aidan Delbis), che rapiscono Michelle
Fuller (Emma
Stone), la celebre amministratrice delegata di una
grande azienda farmaceutica. Teddy, ossessionato dalle teorie del
complotto, è convinto che Fuller sia in realtà un’aliena che lavora
segretamente per distruggere il pianeta.
Il teso confronto tra Teddy e
Michelle solleva molte domande, e per la maggior parte il film
offre delle risposte. Tuttavia, una cosa che Bugonia non
spiega è proprio il titolo – e non è stato scelto
soltanto perché “suona bene”.
Il significato letterale di
Bugonia e perché i cineasti l’hanno scelto
La parola “bugonia”, che in greco
antico significa letteralmente “nascita dal bue”, si
riferisce a un rituale descritto in alcuni testi del Mediterraneo
antico, tra cui il poema Georgiche di Virgilio. Il rito
consisteva nel sacrificare una mucca affinché dal suo corpo
potessero generarsi spontaneamente delle api.
Secondo un commento alle
Georgiche scritto da Elizabeth Manwell
per il Dickinson College, la bugonia ha una qualità
misteriosa: è descritta nei testi agricoli come una pratica
istruttiva e concreta per aiutare gli apicoltori a ripopolare gli
alveari, anche se è improbabile che persone così attente alla
natura credessero davvero nella sua efficacia. Inoltre, a
differenza della maggior parte dei sacrifici animali, questo non
prevedeva lo spargimento di sangue, e per questo comportava una
grande sofferenza per l’animale.
Foto di Courtesy of Focus Features
Perché scegliere questo titolo per
il film? Il collegamento con le preoccupazioni di Teddy per
la moria delle api è evidente, e in un’intervista con
The Independent, lo sceneggiatore Will
Tracy conferma che il termine può essere letto anche in
senso metaforico:
“Si può considerare come una
metafora della vita contemporanea — certamente americana — o, se si
vuole, della civiltà umana in generale. Qualcosa di nuovo, una
nuova forma di vita, potrebbe sorgere dalle ceneri di ciò che è
corrotto. È un modo possibile di vederla.”
Nella stessa intervista, Tracy
ammette però che la parola aveva anche un valore estetico per i
cineasti, indipendentemente dal suo significato. Come titolo,
l’assenza di una conoscenza diffusa del termine gli conferisce un
fascino particolare:
“Penso che ci piacesse anche
l’ambiguità del titolo. Sembra un insetto, o forse un fiore, o
qualcosa di alieno, ma anche un luogo che potrebbe trovarsi sulla
Terra. Potrebbe perfino sembrare il nome di una malattia. Quindi
sì, la sua vaghezza ci attirava molto.”
In un certo senso, dunque, Bugonia è
stato scelto anche perché “suona bene”. Ma l’ambiguità di cui parla
Tracy è parte integrante del suo fascino. È comunque interessante
riflettere sul legame tra il titolo e la trama del film,
soprattutto in relazione al rituale che esso descrive, perché può
offrire una chiave di lettura per il finale.
Il finale di Bugonia non
è così cupo come sembra
Attenzione: seguono importanti
spoiler sul finale di Bugonia
Il titolo si collega in modo
diretto all’interesse del film per le api e per il
fenomeno del collasso delle colonie, che Teddy
attribuisce a un complotto alieno proveniente dalla galassia di
Andromeda, attuato attraverso un composto chimico prodotto
dall’azienda di Michelle. Quest’ultima respinge l’accusa,
sostenendo invece che la colpa sia dell’umanità e
della sua indifferenza verso l’ambiente, aggiungendo che la
situazione delle api sta migliorando proprio grazie ai suoi
interventi.
Nonostante sia difficile stabilire
quanto delle sue parole sia vero, la rivelazione che Michelle sia
davvero un’aliena dà una certa credibilità alla sua versione dei
fatti. Dopo aver tentato di dare agli esseri umani la possibilità
di cambiare e convivere in armonia con la natura, gli
Andromedani decidono infine che la nostra specie
non merita di essere salvata. Il film si conclude
con l’eliminazione simultanea di ogni essere umano sulla Terra, i
cui corpi collassano dovunque si trovino.
Molti spettatori hanno interpretato
Bugonia come un film dal messaggio particolarmente
cupo, e questo finale ne sarebbe la prova principale. In
questa lettura, l’annientamento della specie umana appare quasi
una speranza per il resto della vita sulla Terra:
un sacrificio incruento, simile alla bugonia, attraverso
cui le api e la natura possono rigenerarsi. In fondo, sembra dire
il film, ce la siamo cercata.
Foto di Courtesy of Focus Features
Tuttavia, il film potrebbe non
essere così pessimista come appare. Il commento di Manwell alle
Georgiche contiene un passaggio che sottolinea non solo
l’impossibilità del rituale, ma anche la sua natura di
illusione:
“Solo in questa terra del mai i
problemi umani del lavoro e della fatica che definiscono la vita
del contadino potrebbero risolversi così facilmente. Per
l’agricoltore reale che perde le sue colonie di api, non esiste una
soluzione magica. Il lavoro è duro, il tempo è lungo, e le tempeste
e le pestilenze dei libri precedenti mostrano che ciò che Giove
dona è altrettanto facile che lo riprenda. E, come hanno notato più
studiosi, se hai la fortuna di possedere un vitello forte e sano,
perché mai dovresti sacrificarlo per un alveare?”
Bugonia è profondamente
immerso nel mondo delle teorie del complotto, e la
convinzione di Teddy riguardo a un piano alieno può rappresentare
tutti i falsi nemici cui le persone attribuiscono la colpa dei
propri mali. Egli crede che basti negoziare la pace con un
impero intergalattico per fermare il cambiamento
climatico. Tuttavia, facendolo avere ragione su quasi tutto alla
fine, il film rafforza l’irrealismo del suo punto di
vista.
Nel mondo reale, non esiste una
soluzione semplice a un problema tanto complesso. Anzi, come
suggerisce Lanthimos, la soluzione più “semplice” per il pianeta
sarebbe la sparizione improvvisa dell’umanità — ma
neppure questo accadrà.
In definitiva, Bugonia non
vuole dirci che siamo condannati, bensì che cedendo al
pensiero magico invece di affrontare la realtà, rischiamo
di condannarci da soli.
Nella
nostra recensione, scriviamo di Bugonia:
“Le tinte da thriller cospirazionale, già parzialmente
esplorate nel secondo segmento di Kinds of Kindness, diventano in
Bugonia spunto di indagine emotiva: dietro a ogni complotto
intravisto, a ogni manipolazione effettuata, si nasconde in realtà
un’enorme sofferenza, almeno da parte di chi inizialmente avremmo
solo disprezzato.”