Di recente è stato annunciato che
Spider-Man 3 è stato nuovamente posticipato (anche
se di poco): inizialmente previsto per Novembre 2021, il film
arriverà adesso a Dicembre dello stesso anno. Si dice che le
riprese inizieranno una volta che sarà terminata la produzione di
Uncharted (orientativamente, tra Settembre e Ottobre),
e che le stesse proseguiranno fino a Febbraio del 2021 (almeno,
questo è ciò che avrebbe anticipato Tom
Holland di recente).
Al momento sono ancora pochi i
personaggi dei primi due film che sono stati confermati nel sequel
di Spider-Man: Far
From Home, che non ha ancora un titolo ufficiale:
naturalmente, Tom
Holland tornerà nei panni di Peter Parker, così
come Zendaya, che sarà ancora una volta MJ.
Considerata la scena post-credit di Far
From Home, è probabile – ma non ancora
certo – che nel terzo film dedicato allo Spider-Man del MCU possa fare la
sua apparizione anche il J. Jonah Jameson di J.K.
Simmons (di
recente l’attore premio Oscar aveva anticipato che la sua
prossima apparizione era già stata girata e che ne era prevista
ancora un’altra).
Anche il regista
Jon Watts è stato riconfermato dietro la macchina
da presa, e adesso un nuovo report sembra indicare che anche uno
dei compagni di classe di Peter tornerà in Spider-Man
3. Grazie ad un nuovo report di
Deadline, infatti, apprendiamo che l’attore Tony
Revolori sarà prossimamente impegnato con le riprese della
seconda stagione della serie Servant (la serie Apple di M.
Night Shyamalan) e con il “prossimo film del franchise di
Spider-Man”: ciò significa che in Spider-Man 3
ritroveremo Eugene “Flash” Thompson (rivale di Peter), personaggio
già interpretato da Revolori sia in Homecoming sia in Far
From Home.
Cosa sappiamo di Spider-Man 3?
Di Spider-Man
3 si sa ancora molto poco, sebbene la teoria più
accredita è quella secondo cui il simpatico arrampicamuri sarà
costretto alla fuga dopo essere stato incastrato per l’omicidio di
Mysterio (e con il personaggio di Kraven il Cacciatore che sarebbe
sulle sue tracce). Naturalmente, soltanto il tempo sarà in grado di
fornirci maggiori dettagli sulla trama, ma a quanto pare il terzo
film dovrebbe catapultare il nostro Spidey in un’avventura molto
diversa dalle precedenti…
Tom
Holland si è unito al MCU nei panni
di Peter Parker nel 2016: da allora, è diventato un supereroe
chiave all’interno del franchise. Non solo è apparso in ben tre
film dedicati ai Vendicatori della Marvel, ma anche in due
standalone: Spider-Man:
Homecoming e Spider-Man: Far
From Home. La scorsa estate, un nuovo accordo siglato
tra Marvel e Sony ha permesso al
personaggio dell’Uomo Ragno di restare nel MCU per
ancora un altro film a lui dedicato –
l’annunciato Spider-Man 3 – e per un
altro film in cui lo ritroveremo al fianco degli altri eroi
del MCU.
Circa un mese fa Anthony Mackie, interprete di Falcon
nell’Universo Cinematografico Marvel, si era duramente scagliato
contro i Marvel Studios, criticando l’atteggiamento
dello studio nei confronti della diversità, non solo in riferimento
al cast dei film, ma anche e soprattutto alla troupe, quindi a
tutte le persone che lavorano sul set.
Le dichiarazioni della star (che
potete recuperare
qui) avevano ricevuto molta risonanza, tant’è che anche
Anthony e Joe Russo, registi di Avengers:
Infinity War e Avengers:
Endgame, avevano in qualche modo appoggiato il
pensiero dell’interprete di Sam Wilson nell’universo condiviso (per
recuperare le dichiarazioni dei due registi, cliccate
qui).
Adesso, in una recente intervista
con
Fatherly, Anthony Mackie è tornato proprio su
quelle dichiarazioni, cercando di chiarire meglio la sua posizione
e sottolineando che le sue parole non erano in alcun modo collegate
al razzismo: “Mi limiterò a dire questo: non penso che ciò che
sta accadendo sia un problema di razzismo.”, ha spiegato
l’attore. “Penso che sia un problema di inconsapevolezza. Credo
che la Marvel e la maggior parte delle
aziende pensano che questa sia la cosa giusta da fare. Ma questo
non basta, nella maniera più assoluta.”
Mackie – che prossimamente
ritroveremo nella serie The Falcon and the Winter Soldier – ha poi
aggiunto: “Ho una proposta: più fatti e meno parole. Non puoi
scegliere un attore nero per interpretare uno dei supereroi
principali e non aspettarti che la cosa porti ad un dibattito. È
nel mio DNA parlare di queste cose. Far parte dell’universo
Marvel è per me una grande
occasione, quindi il mio compito è assicurarmi che quest’universo
sia il migliore possibile.”
La diversificazione all’interno del
MCU
A partire da Black
Panther, i Marvel Studios hanno iniziato ad
abbracciare sempre di più il concetto di diversificazione
all’interno delle loro produzioni: a tre donne è stata affidata la
regia di tre cinecomics (Anna Boden ha co-diretto Captain
Marvel, Cate Shortland ha diretto Black
Widow e Chloé Zhao ha diretto Gli
Eterni), mentre due registi non caucasici hanno
diretto due cinecomics (di nuovo Chloé Zhao per Gli
Eterni e Destin Daniel Cretton ingaggiato invece
per Shang-Chi
and the Legend of the Ten Rings).
Andrà in onda su Rai 1 in prima
serata Scusate se esisto!, il film del 2014
diretto da Marco Milano con
protagonisti Paola
Cortellesi,
Raoul Bova, Corrado Fortuna, Lunetta Savino, Marco Bocci, Ennio
Fantastichini, Cesare Bocci, Stefania Rocca.
Il film è una commedia scritta da Paola
Cortellesi, insieme a Furio Andreotti, Riccardo
Milani e Giulia Calenda. Prodotto da Italian
International Film e Rai
Cinema.
Scusate se esisto!: la trama
Il film racconta di Serena Bruno
proviene da un paesino abruzzese, è laureata in architettura con il
massimo dei voti, ha un master e conosce molte lingue straniere.
Lavora a Londra, dove il suo talento e la sua dedizione sono
adeguatamente apprezzati. Ma la nostalgia di casa è tanta, e Serena
decide di tornare in Italia: naturalmente a Roma non trova un
impiego nemmeno lontanamente paragonabile a quello che aveva in
Inghilterra, e si arrabatta facendo tre lavori ben al di sotto
delle sue capacità e competenze – arredatrice presso il Paradiso
della cameretta, designer di cappelle funerarie per ricchi cafoni,
e cameriera in un ristorante di lusso.
Protagonisti sono Paola Cortellesi nel ruolo di Serena Bruno,
Raoul Bova come Francesco, Corrado Fortuna nel ruolo
di Pietro, Lunetta Savino nel ruolo di Michela, Marco Bocci come
Nicola, Ennio Fantastichini nel ruolo del Dott. Ripamonti, Cesare
Bocci nel ruolo di Volponi, Stefania Rocca nel ruolo di Maria e
Armando De Razza come Ennio Tintozzi.
In attesa di scoprire se Black Widow verrà
ufficialmente posticipato al 2021 o se manterrà la sua release
originale (fissata per il prossimo novembre), arriva una nuova
interessantissima conferma per quanto riguarda il cinecomic
Marvel che avrà come protagonista
Scarlett
Johansson.
Come riportato da Anton Volkov via
Twitter, in occasione di
una riunione con gli azionisti, la IMAX Corporation ha annunciato
che il cinecomic interamente dedicato al personaggio di Vedova Nera
conterrà ben 30 minuti di sequenze nel formato IMAX: ciò significa
che circa mezz’ora del film che sarà diretto da Cate
Shortland sarà nel formato 1.90:1.
È probabile che l’impiego delle
apparecchiature IMAX in Black Widow sarà
riservato alle grandi scene d’azione del cinecomic, come ad esempio
la sequenza della fuga dalla prigione che abbiamo già avuto modo di
vedere nei vari trailer diffusi fino ad ora.
Black Widow verrà posticipato al 2021?
Di recente abbiamo appreso che
Black Widow
potrebbe essere nuovamente posticipato, questa volta direttamente
al 2021. Se la cosa dovesse essere confermata, è probabile che il
film andrà ad occupare l’attuale slot pensato per Gli
Eterni: è ipotizzabile, quindi, il 12 Febbraio 2021
come nuova data di uscita. Naturalmente, ciò significherebbe un
ritardo di un intero anno, che avrebbe un effetto a catena sul
resto della Fase 4 del MCU, con ogni titolo successivo che
arriverebbe dopo circa 9/10 mesi.
La regia di Black Widow è stata
affidata a Cate Shortland, seconda donna
(dopo Anna Boden di Captain
Marvel) a dirigere un titolo dell’universo
cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è
stata riscritta nei mesi scorsi da Ned
Benson(The Disappearance of Eleanor
Rigby). Insieme a Scarlett
Johansson ci saranno anche David
Harbour, Florence
Pugh e Rachel
Weisz.
In Black Widow, quando sorgerà
una pericolosa cospirazione collegata al suo passato, Natasha
Romanoff dovrà fare i conti con il lato più oscuro delle sue
origini. Inseguita da una forza che non si fermerà davanti a nulla
pur di sconfiggerla, Natasha dovrà affrontare la sua storia in
qualità di spia e le relazioni interrotte lasciate in sospeso anni
prima che diventasse un membro degli Avengers.
Disney+ ha annunciato oggi che
l’adattamento contemporaneo del romanzo classico del XIX secolo di
Anna Sewell, Black Beauty, arriverà in
anteprima sulla piattaforma di streaming entro la fine dell’anno.
Black Beauty è una cavalla di razza
mustang nata libera nell’America occidentale. Quando viene
catturata e portata via dalla sua famiglia, la sua storia si
intreccia con quella della diciassettenne Jo Green, anche lei in
lutto per la perdita dei genitori. Le due sviluppano lentamente un
legame che si basa sull’amore, il rispetto e la cura reciproca.
La vincitrice dell’Oscar Kate Winslet (The Reader – A voce
alta) presta la voce a Black Beauty; il film è interpretato da
Mackenzie Foy (Interstellar)
nel ruolo di Jo Green; Iain Glen (Il Trono di
Spade) in quello di John Manly; e Claire
Forlani (Vi presento Joe Black) nel ruolo di Mrs.
Winthorp.
Black
Beauty è diretto da Ashley Avis
(Adolescence) che ha anche scritto la sceneggiatura.
Jeremy Bolt (Polar, Monster Hunter) di JB
Pictures e Robert Kulzer (Polar) di Constantin Film sono i
produttori, mentre Martin Moszkowicz, Edward Winters e Jon Brown
sono i produttori esecutivi. Dylan Tarason è un co-produttore e
Genevieve Hofmeyr (Mad Max: Fury Road), presidente della
Moonlighting Films, è la produttrice per il Sud Africa. Black
Beauty è prodotto da Constantin Film e JB Pictures.
Scoperta in seguito ad un provino
televisivo, l’attrice Nicole Grimaudo è oggi
un’apprezzata interprete di cinema e teatro, distintasi grazie a
ruoli e generi spesso diversi tra loro. Tra le sue collaborazioni,
si annoverano in particolare quelle avute con importanti registi o
autori, esperienze dalla quali ha dimostrato di aver appreso molto,
maturando come interprete. Oggi, attiva prevalentemente in
televisione, continua a regalare interpretazioni degne di nota.
Ecco 10 cose che non sai di
Nicole Grimaudo.
Nicole Grimaudo: i suoi film e le
serie TV
10. Ha recitato in celebri
lungometraggi. L’attrice debutta al cinema con il film
Tu ridi (1998), diretto da Paolo e
Vittorio Taviani. Negli anni successivi, si
afferma grazie alle sue partecipazioni a Jolly Blu (1998),
Ferdinando e Carolina (1999), Liberi (2003),
Perdutoamor (2003), Un giorno perfetto (2008), di
Ferzan
Özpetek, Baarìa
(2009), Mine vaganti
(2010), con Riccardo
Scamarcio, Baciato dalla
fortuna (2011), Workers – Pronti a tutto (2012),
con Francesco
Pannofino, All’ultima spiaggia (2012),
Buongiorno
papà (2013), di Edoardo
Leo con Raoul
Bova, e Le leggi del
desiderio (2015).
9. È nota per i suoi ruoli
televisivi. Particolarmente nota per i ruoli interpretati
in televisione, l’attrice debutta sul grande schermo con il film
Sorellina e il principe del sogno (1996), per poi recitare
nella miniserie Racket (1997) e nei film Ultimo
(1998), L’amore oltre la vita (1999). A consacrarla sono
però le serie Questa casa non è un albergo (2000), Il
bello delle donne (2001), Giulio Cesare (2002), e
R.I.S. – Delitti imperfetti (2005-2006), dove interpreta
il tenente Anna Giordano. Negli anni successivi ha poi recitato in
Il mostro di Firenze (2009), Medicina generale
(2007-2010), con Marco
Giallini, Dov’è mia figlia (2011),
Immaturi – La serie (2018), con Ricky
Memphis, Nero a metà (2019), Ognuno è
perfetto (2019) e Passeggeri notturni (2020), con
Claudio
Gioè.
8. Ha recitato a teatro per
un noto regista. Attiva anche a teatro, l’attrice si è
resa inizialmente nota per aver recitato nello spettacolo Il
giardino dei ciliegi, di Anton Cechov, diretto da
Gabriele Lavia. La Grimaudo vanta poi la
collaborazione con il celebre regista premio Oscar Roman
Polánski, il quale la scelse per recitare nel suo
spettacolo Amadeus, basato sulla pièce teatrale di Peter
Shaffer. L’attrice recitò per questa sia nel debutto del 1999 sia
in alcune repliche del 2001.
Nicole Grimaudo: il fidanzato e il
figlio
7. È molto
riservata. L’attrice ha in più occasioni fatto sapere di
essere particolarmente intenzionata a mantenere un netto distacco
tra la propria vita lavorativa e quella privata. Di lei, al di
fuori delle scene, si sa infatti molto poco. Solo di recente ha
rivelato il nome del compagno, Francesco, il quale lavora come
giornalista per la Rai. Dalla loro relazione è poi nato Pietro, nel
2014. Per tale occasione, l’attrice prese una pausa dai set di
circa due anni, per potersi così dedicare esclusivamente alla
famiglia.
Nicole Grimaudo non è su
Instagram
6. Non possiede un profilo
personale. Tenendo fede al suo principio di riservatezza,
l’attrice ha affermato di non possedere un profilo personale sul
social network Instagram. Sembra infatti non essere attratta dal
funzionamento della piattaforma, la quale inevitabilmente rischia
di esporre la propria vita ad un ampio numero di persone. Senza
l’utilizzo di questa, l’attrice riesce più facilmente a conciliare
il desiderio di mantenere una vita privata lontana dai
riflettori.
Nicole Grimaudo in Mine
vaganti
5. Ha sostituito un’altra
attrice. Nel film Mine vaganti, del 2010,
l’attrice ricopre il ruolo di Alba Brunetti, una delle protagoniste
principali. Originariamente, tuttavia, il ruolo era stato affidato
all’attrice Alba Rohrwacher, la quale dovette però
rinunciare per via di altri impegni precedentemente presi. Furono
dunque prese in considerazioni altre attrici come Cristiana
Capotondi e Micaela Ramazzotti, ma la
scelta ricadde infine sulla Grimaudo, che aveva già lavorato con il
regista turco nel suo precedente film.
4. Ha vinto un prestigioso
premio. Il ruolo di Ambra si è rivelato particolarmente
importante per l’attrice, poiché le ha permesso di affermarsi
ulteriormente a livello nazionale arrivando a vincere diversi premi
per la sua interpretazione. In particolare, le venne conferito
dalla stampa internazionale il prestigioso Globo d’Oro come miglior
attrice rivelazione. Fu l’unica del ricco cast a ricevere tale
premio.
Nicole Grimaudo in Non è la
Rai
3. Sostenne un provino per
caso. All’età di 15 anni l’attrice si ritrova a Roma per
fare visita alle sorelle, le quali frequentavano l’Università lì.
Girando per la capitale, la madre decide di accompagnarla ad un
provino per il programma Non è la Rai, al quale la
Grimaudo decise di partecipare desiderosa di vedere Cinecittà. Il
provino andò poi particolarmente bene, e così la giovane si ritrovò
a partecipare al programma, diventando una delle ragazze più amate
di questo. In diverse occasioni, ebbe anche l’occasione di condurre
diverse puntate di questo.
2. Ha dovuto imparare a
rimanere “con i piedi per terra”. Grazie al successo
derivato da Non è la Rai, l’attrice divenne in breve tempo
una vera e propria celebrità, con numerosi fan al suo seguito. Per
lei, all’epoca giovanissima, fu un’esperienza unica e allo stesso
tempo travolgente. La Grimaudo ha in particolare ricordato
l’episodio di un ragazzo che si tatuò il suo nome sulla fronte. Una
fama come questa poteva essere pericolosa, ma come affermato
dall’attrice, grazie al supporto della famiglia ha potuto viverla
mantenendo i piedi per terra.
Nicole Grimaudo: età e
altezza
1. Nicole Grimaudo è nata a
Caltagirone, in Sicilia, Italia, il 22 aprile del 1980.
L’attrice è alta complessivamente 170 centimetri.
Diventato famoso per il suo sguardo
sexy e glaciale, Val
Kilmer è stato uno dei Batman più amati del
grande schermo. La sua è stata una carriera lunghissima, fatta di
alti e bassi e di tanti successi.
Scopriamo insieme tutto
quello che c’è da sapere su Val Kilmer, ripercorrendo
tutte le tappe più importanti della sua carriera.
Val Kilmer film: gli inizi della
sua carriera
10. Nato a Los
Angeles, in California, Stati Uniti, Val Edward
Kilmer è il secondo di tre figli. Dopo il divorzio dei suo
genitori, a otto anni Val si trasferisce a San Fernando Valley con
il padre, il fratello maggiore Mark e il fratello minore Wesley,
mentre la madre si trasferisce in Arizona e inizia a lavorare come
hostess.
Ma la vita a San Fernando Valley
per Val diventa un vero incubo. Nel 1977 suo fratello minore muore
annegato a soli 15 anni e nel 1993 tocca a suo padre, che viene a
mancare quando Val ha poco più di trent’anni.
Val Kilmer, Meg Ryan, Kyle MacLachlan e Frank Whaley in The Doors –
Fonte: IMDB
9. E’ proprio in
questo periodo molto difficile della sua vita, dopo la morte del
fratello Wesley, che Val Kilmer si avvicina alla Chiesa
Cristiano Scientista. Oltre a frequentare lo stesso liceo
di Kevin
Spacey e Mare Winningham, dopo il
diploma, Val viene accettato alla Julliard School,
famosa scuola di arte drammatica. Qui Kilmer studiare recitazione e
comincia a sperimentare con il suo talento.
Durante i suoi anni alla Julliard,
Val Kilmer si unisce alla compagnia teatrale, scrivendo e recitando
in vari spettacoli. Grazie al suo talento di attore e giovane
autore, viene notato dal regista Francis Ford
Coppola che, nel 1983, gli offre una parte nel film
I Ragazzi della 56a Strada, ruolo che Val rifiuta
per non abbandonare il suo gruppo di teatro.
Val Kilmer nel film The Doors – Fonte: IMDB
Quello stesso anno, partecipa a uno
spettacolo a Broadway, dal titolo The Slab
Boys, insieme a Kevin
Bacon e Sean
Penn e in più appare in un episodio della serie tv
ABC Afternoon Specials al fianco di Michelle
Pfeiffer. Ispirato dall’incontro con la giovane
Michelle, qualche anno più tardi Val Kilmer pubblica un suo libro
di poesie dal titolo My Edens After
Burns, attualmente in vendita su Amazon per quasi
2500 euro.
Val Kilmer filmografia
8. Finalmente nel
1984 Val Kilmer debutta al cinema all’età di 24 anni nel film
Top secret!, commedia diretta da Jim Abrahams,
David Zucker e Jerry Zucker. Nel film Val interpreta il ruolo del
protagonista, Nick Rivers, una star del rock americano che per
sbaglio viene invitato a un festival musical nella Germania Est, in
pieno clima di Guerra Fredda.
A quel primo film, negli anni
ottanta, ne seguirono molti altri. In questo periodo Val Kilmer
recita in Scuola di Geni (1985),
Willow (1988), Killing Me Again
(1989) e ovviamente Top Gun (1985).
7. Diretto da Tony Scott e
prodotto dal grande Jerry Bruckheimer, Top
Gun è un film d’azione divenuto un vero e proprio cult del
cinema degli anni ottanta. Val Kilmer in Top Gun interpreta il
pilota Tom “Iceman” Kazinsky, e recita al fianco di Tom Cruise e
Anthony Edwards.
Val Kilmer, Rick Rossovich, Whip Hubley e Barry Tubb in Top Gun –
Fonte: IMDB
7. Diretto da Tony
Scott e prodotto dal grande Jerry
Bruckheimer, Top Gun è un film
d’azione divenuto un vero e proprio cult del cinema degli anni
ottanta. Val Kilmer in Top Gun interpreta il pilota Tom “Iceman”
Kazinsky, e recita al fianco di Tom Cruise e Anthony Edwards.
Tom Cruise, Val Kilmer, Tom Skerritt, Rick Rossovich e Adrian
Pasdar in Top Gun – Fonte: IMDB
Il film racconta la storia di Pete
‘Maverick’ Mitchell (Tom
Cruise), pilota della marina militare americana,
scelto insieme al suo Navigatore Nick ‘Goose’ Bradshaw (Anthony
Edwards) a partecipare alla famosa e prestigiosa
scuola Top Gun. La pellicola di Tony Scott segue tutte le fasi
della formazione di Mavercik, dal durissimo addestramento fino al
fatale incidente durante le esercitazioni e l’abbattimento degli
aerei nemici. A movimentare i mesi di duro lavoro di Maverick ci
sono i suoi compagni di viaggio e una storia d’amore molto speciale
con una delle sue istruttrici, Charlotte “Charlie” Blackwood
(Kelly
McGillis).
Val Kilmer in Batman Forever
6. Negli anni
novanta, Val Kilmer gira numerosi film tra cui The
Doors (1991), Cuore di Tuono (1992),
Una Vita al Massimo (1993), Una Bionda
Tutta d’Oro (1993), Tombstone (1993),
Le Ali del Coraggio (1995), Heat
(1995) e ovviamente Batman Forever.
Terzo capitolo in ordine
cronologico nella “saga” dei film dell’uomo pipistrello,
Batman
Forever, diretto nel 1995 da Joel
Schumacher, segna la svolta nella carriera di Val
Kilmer.
Val Kilmer e Pat Hingle in Batman Forever – Fonte:
IMDB
Nel film siamo in una Gotham City
funestata dall’arrivo di due nuovi malvagi criminai, Due Facce e
l’Enigmista. Il primo è l’ex procuratore distrettuale Harvey Dent
(Tommy Lee
Jones) ferito da un getto d’acido che ha lasciato il
suo volto deturpato; mentre il secondo è Edward Nygma (Jim
Carrey), ex dipendente della Wayne Enterprises, nonché
inventore di uno strano apparecchio chiamato The Box, capace di
manipolare le onde cerebrali delle persone. Entrambi hanno giurato
di distruggere Gotham City, la città che li ha fagocitati e poi
risputati, e di vendicarsi di Batman.
Val Kilmer in Batman Forever – Fonte: IMDB
Non sapendo come fermare questi due
inarrestabili criminali, il detective James Gordon (Pat
Hingle) chiede aiuto all’Uomo Pipistrello che, per
l’occasione potrà avvalersi di un aiuto in più. Si tratta di Robin,
alias Dick Grayson (Chris
O’Donnell), giovane protetto di Bruce Wayne la cui
famiglia è stata decimata dal perfido Due Facce. Il ragazzo,
aiutato dal maggiordomo di casa Wayne, Alfred (Michael
Gough), si trasforma in Robin, un secondo giustiziere
mascherato, correndo in soccorso di Batman.
Jim Carrey e Tommy Lee Jones in Batman Forever – Fonte:
IMDB
Il film, pur non essendo
all’altezza dei primi due capitoli della saga,
Batman e Batman Il
Ritorno, entrambi diretti da Tim
Burton, diventa comunque un grande successo e
quell’anno porta a casa ben tre candidature agli Oscar per miglior
fotografia, miglior sonoro e miglior montaggio sonoro.
Val Kilmer in Il Santo
5. Gli anni
novanta continuano senza sosta per Val Kilmer che continua a
passare da un progetto a un altro. In questo periodo l’attore
recita in film come Heat – La Sfida (1995),
Dead Girl (1996), L’Isola Perduta
(1996), Spiriti nelle Tenebre (1996), A
Prima Vista (1999), Joe The King (1999) e
in ultimo Il Santo.
Diretto da Phillip
Noyce nel 1997, Il Santo è un film d’azione diventato
negli anni un vero cult di genere. Il suo protagonista è ispirato
al personaggio letterario di Simon Templar, detto
appunto il Santo, nato nel 1928 dalla penna di
Leslie Charteris con il romanzo giallo
Meet The Tiger.
Val Kilmer e Elisabeth Shue in The Saint – Fonte: IMDB
Il film racconta la storia di Simon
Templar (Val Kilmer), un ladro molto astuto e dai
modi sofisticati che opera su scala internazionale ed è in grandi
di depistare chiunque lo insegua grazie alla sua straordinaria
abilità nel cambiare identità.
Lavorando su commissione, Simon è veloce e non commette errori e
passa continuamente da un lavoro all’altro viaggiando per il mondo.
In uno dei suoi lavori sotto falso nome incontra la dottoressa Emma
Russell (Elisabeth Shue) che travolgerà la sua
perfetta routine criminale.
4. Negli anni duemila Val
Kilmer continua la sua scalata dell’impero hollywoodiano,
un film alla volta. Tra i suoi progetti più importanti ricordiamo
Pollock (2000), The Missing
(2003), Nella Mente del Serial Killer (2004),
Alexander (2004), Kiss Kiss Bang
Bang (2006), Conspiracy (2008),
ll cattivo tenente – Ultima chiamata New Orleans
(2009), MacGruber (2010) – commedia in cui recita
al fianco di Will
Forte – Mister Vendetta (2010),
Twixt (2011),
Wyatt Earp – La Leggenda (2012), Song to
Song (2017), L’uomo di
neve (2017) e ovviamente Top Gun:
Maverick (2020).
Val Kilmer in Top Gun 2
3. A distanza di
trentacinque anni dal primo film Val Kilmer nel 2020 si trova
nuovamente a interpretare il ruolo di Tom “Iceman” Kazinsky nel
sequel di Top Gun, dal titolo Top Gun –
Maverick.
Jennifer Connelly and Tom Cruise in Top Gun – Maverick – Fonte:
IMDB
A più di trent’anni dalla scomparsa
di Goose, suo compagno di volo, Maverick (Tom
Cruise) è diventato uno dei nuovi istruttori della
scuola di piloti Top Gun. Tra le nuove reclute dell’accademia,
trova anche Bradley (Miles
Teller), figlio del defunto Goose, che cerca di
diventare pilota proprio come suo padre. Sarà quindi compito di
Maverick addestrarlo e fargli da mentore durante la sua
formazione.
Al cast del film, diretto da
Joseph Kosinski, oltre a Tom
Cruise e Val Kilmer che riprendono i
loro vecchi ruoli, si aggiungono anche Miles
Teller,Jennifer
Connelly, Glen Powell e il grande
Ed
Harris.
Miles Teller in Top Gun – Maverick – Fonte: IMDB
Nonostante le riprese di Top Gun –
Maverick siano finite ormai già lo scorso anno, a causa della
pandemia di Corona Virus ancora in corso, l’uscita del film,
prevista per il 2020, è stata posticipata di un altro anno, al
2 luglio del 2021.
Val Kilmer e la malattia: lotta
contro il cancro
2. Guardando alla
carriera di Vale Kilmer dagli inizi ad oggi, si nota una
sostanziale discrepanza in termini quantitativi tra gli anni
ottanta-novanta e gli anni duemila. La carriera dell’attore
‘losangelino’ ha infatti subito un rallentamento causato da una
terribile malattia.
Nel 2014, a Val Kilmer è stato
diagnosticato un tumore aggressivo alla gola,
notizia che lo stesso attore ha reso nota via social. Così come
racconta nel suo libro di memoria, dal titolo I’m Your
Huckleberry, l’attore aveva disturbi alla gola già da
tempo, segnali che ha trascurato fino quasi al punto di non
ritorno. Una notte, infatti, racconta di essersi svegliato
all’improvviso iniziando a tossire sangue; dopo aver chiamato il
911 è stato portato in ospedale dove gli esami hanno evidenziato
una massa cancerosa proprio alla gola.
Val Kilmer ha
combattuto per anni quel cancro così aggressivo affidandosi alla
medicina e alla chemioterapia ma anche alla preghiera; l’attore è
sempre stato molto religioso e crede siano state proprio le
costanti preghiere sue e dei suoi cari a farlo guarire. Oggi Val
Kilmer, all’età di sessant’anni, ha l’aspetto segnato dal tempo e
dalle sofferenze causate dalla malattia, eppure continua a lottare
e a fare quello che gli riesce meglio, recitare.
1. Per restare
sempre aggiornati sulla vita professionale e privata di Val Kilmer,
seguite il suo profilo Instagram
ufficiale.
Il pubblico italiano, sempre più
appassionato di serie tv, fiction e soap opera straniera, sembra
avere una nuova eroina televisiva. Si tratta dell’attrice turca
Demet Özdemi conosciuta per aver interpretato il
ruolo della protagonista in alcune serie di successo come
DayDreamer, al fianco di Can
Yaman.
Ma adesso scopriamo insieme
tutto quello che c’è da sapere su Demet
Özdemi.
Demet Özdemi biografia
10. Nata a İzmit,
in Turchia, il 26 febbraio del 1992, Demet Özdemi viene da una
famiglia di origini miste. Sua nonna emigrò dalla Bulgaria alla
Turchia quando era ancora giovane per poi trasferirsi nuovamente,
insieme a suo fratello, in Germania.
Dopo il divorzio dei suoi genitori,
all’età di sette anni, Demet, la più piccola di tre figli,
si trasferisce a Istanbul con la madre, il
fratello Volkan e la sorella Derya.
9. Attratta da
sempre dal mondo dell’intrattenimento, inizia da piccola a
studiare danza. Per Demet, anche in età adulta, questa
disciplina, più che un lavoro è una vera e propria espressione
artistica ed emotiva. La sua carriera nello mondo dello spettacolo
inizia, infatti, proprio come ballerina.
8. Grazie alla
danza, Demet ottiene il suo primo lavoro come ballerina della
cantante pop turca Bengü Ergen, meglio conosciuta solo
come Bengü. In
questo periodo partecipa anche alla realizzazione del video
musicale della cantante, dal titolo Hodri
Meydan.
Questo ingaggio le dà molta
visibilità e le procura nuove opportunità lavorative.
Successivamente, infatti, si unisce ai ballerini del gruppo
Efes
Kizlari, una crew di ballo tutta al femminile il cui
look strizza l’occhio a quello alle cheerleader americane.
7. Il talento di
Demet non passa inosservato e in breve tempo la sua carriera di
ballerina prende il volo. Qualche anno dopo, infatti, la vediamo
tra il corpo di ballo del video musicale Ateş Et Ve
Unut di Mustafa Sandal,
popolare cantante turco.
Demet Özdemi serie tv
6. Dopo aver
lavorato per anni come ballerina, Demet Özdemi decide a un certo
punto di cambiare ambiente lavorativo e di provare a intraprendere
la carriera di attrice. Il suo primo ingaggio televisivo risale
solo al 2013 quando viene scelta da Fox Turchia
per la serie Sana Bir Sir Verecegim.
Demet Özdemi in Sana Bir Sir Verecegim – Fonte: IMDB
La serie, una sorta di supernatural
teen drama, racconta la storia di Aylin (Demet
Özdemi) e Tilki (Ekin Koç), due ragazzi
dotati di poteri sovrannaturali. Aylin può controllare
l’elettricità e servirsene come arma, mentre Tilki ha il dono
dell’invisibilità. Ma questi poteri causano non pochi problemi ai
ragazzi che vorrebbero solo condurre una vita normale; i due
infatti non possono avere nessun contatto diretto, non possono
abbracciarsi né tanto meno baciarsi, limitazioni che rendono
frustrante il loro rapporto.
5. L’anno
successivo al suo debutto televisivo, Demet ottiene una parte
seppur minore in un’altra serie tv turca dal titolo Kurt
Seyit ve Sura, andata in onda per 2 stagioni e 21 episodi
dal 2014 al 2015.
Kivanç Tatlitug e Farah Zeynep Abdullah in Kurt Seyit ve Sura –
Fonte: IMDB
La serie racconta della drammatica
ma intensa storia d’amore sbocciata tra Kurt Seyit (Kıvanç
Tatlıtuğ), un maggiore dell’esercito e Sura (Farah
Zeynep Abdullah), una ragazza russa di nobili origini,
durante la Prima Guerra Mondiale. A causa della rivoluzione russa,
i due amanti sono costretti a lasciarsi le loro rispettive vite e
famiglie alle spalle e fuggire verso Istanbul, in cerca di un porto
sicuro.
Demet Özdemi in DayDreamer
4. Negli anni
successivi, Demet continua la sua scalata nel mondo televisivo
turco, partecipando a serie tv come Çilek Kokusu
(2015) e Room Number: 309 (2016). Tuttavia, solo
nel 2018, Demet raggiunge il vero successo quando viene scelta per
il ruolo della protagonista nella serie DayDreamer – Le Ali
del Sogno.
Demet Özdemir e Can Yaman in DayDreamer – Fonte: IMDB
La serie racconta la storia di
Sanem Aydin (Demet Özdemir), una ragazza che sogna
di fare la scrittrice e di vivere alle Galapagos ma che, per
sfuggire a un matrimonio combinato, inizia a lavorare in un’azienda
pubblicitaria, insieme alla sorella Leyla (Öznur
Serçeler), segretaria di Emre (Birand
Tunca), secondogenito del capo Aziz (Ahmet
Somers).
Demet Özdemir e Can Yaman in DayDreamer – Fonte: IMDB
Mentre Emre è un uomo d’affari
senza scrupoli, suo fratello maggiore Can Devit (Can
Yaman) è il suo opposto; è un spirito libero e gira il
mondo facendo il fotografo. Quando Aziz scopre di essere gravemente
malato, richiama il figlio Can per affidargli le redini
dell’azienda e l’arduo compito di scovare la talpa che vende
informazioni private sulla compagnia alla sua concorrente. Essere
spodestato dal fratello maggiore rende furioso Emre che farà di
tutto per estromettere Can e continuare con i suoi loschi affari.
Nel frattempo Sanem incontra Can e tra i due nasce un rapporto che
presto diventa ben più profondo di una semplice collaborazione
lavorativa…
La serie in Turchia è andata in
onda per una sola stagione da 51 episodi, ognuno
dei quali da 120-140 minuti. Dal 10 giugno 2020,
DayDreamer è approdata anche qui in Italia,
su Canale 5, ma con una differente divisione
degli episodi che saranno 152 e da 40-50 minuti
ciascuno.
Demet Özdemi per Pantene:
curiosità e vita privata
3. Demet Özdemi in
Italia è diventata famosa grazie alla serie tv di successo
DayDreamer ma a quanto pare nella sua Turchia,
l’attrice è una vera e proprio star. Come Chiara Ferragni in
Italia, in Turchia, invece, Demet è diventata il nuovo volto
ufficiale di Pantene.
A dicembre dello scorso anno è
stato realizzato uno spot pubblicitario poi diventato virale.
https://www.youtube.com/watch?v=B0QlLqujjbA
2. Passiamo ora a
un po’ di sano gossip. La vita sentimentale di Demet, come accade
per quasi tutte le star del cinema e della televisione, è
costantemente monitorata dai giornali scandalistici.
Sappiamo che l’attrice, fidanzata
dal 2018 con l’attore e presentatore turco Seckin
Ozdemir, ha interrotto da poco la sua relazione e
cancellato ogni traccia del suo ex dai suoi account social.
Nonostante l’attrice non abbia
fornito dettagli sulla rottura don Seckin, per alcuni il motivo di
questo repentino cambio di rotta sarebbe imputabile a una
‘simpatica’ nata tra Demet e il suo collega Can
Yaman. Entrambi gli attori, però, hanno più volte
smentito chiarendo che tra loro c’è solo una bella amicizia.
Ma quindi Demet Özdemi con chi è fidanzata? Al
momento la sua vita sentimentale è avvolta nel mistero…
1. Se volete
seguire le avventure sentimentali e professionali della bella e
brava Demet Özdemi, vi consigliamo di seguire i suoi account social
e in particolare il suo profilo Instagram, sempre aggiornato
e pieno di contenuti interessanti.
La recensione di The Umbrella Academy 2 che
state per leggere è, naturalmente, senza spoiler. Tornano il 31
luglio su Netflix i fratelli Hargreeves, i sette
supereroi cresciuti dallo scienziato pazzo Reginald che formano il
gruppo noto come The Umbrella Academy e nati dalla
mente di Gerard Way
e Gabriel
Bá. La serie si conferma un buon prodotto di
intrattenimento che riesce anche a mantenere una certa coerenza
nello sviluppo dei personaggi, il che già rappresenta un elemento
di grande valore, dato il livello medio dell’ultima produzione
Netflix.
Ma andiamo con ordine. Alla fine
della prima stagione, i nostri eroi si rendono conto che Vanya,
Numero Sette, non è disarmata e senza poteri, come loro hanno
sempre creduto. Tutt’altro! Alla fine della stagione Luther, Klaus,
Diego, Allison e Ben, guidati da Numero Cinque, hanno dovuto far
fronte proprio alla sua rabbia e all’esplosione del suo potere che
causa l’Apocalisse. All’inizio della seconda stagione, i sette
eroi, fratelli non di sangue ma per circostanza, si trovano catapultati negli anni
Sessanta, ognuno in un anno diverso.
Costretti a stare da soli, ognuno
cerca di fare del proprio meglio con gli strumenti che ha. Solo
Cinque si trova di fronte ad una terribile verità: il loro
viaggiare indietro nel tempo causa la fine del mondo,
letteralmente. Dopo aver assistito alla fine del mondo, il fratello
Hargreeves rimasto bambino ma più scaltro degli altri, viaggia nel
tempo per chiamare a raccolta la famiglia e cerare di impedire che
questa seconda Apocalisse abbia luogo. Naturalmente niente è
semplice per questa famiglia sui generis e anche il compito di
Cinque viene reso difficile dalle personalità, le strade, gli
approcci diversi che gli altri fratelli hanno adottato nel corso
del tempo trascorso in solitudine in questo tempo a cui non
appartengono.
The Umbrella Academy
2 spinge i protagonisti fuori dalla loro confort zone,
ogni personaggio si trova da solo ad affrontare un mondo che non
conosce e tutti trovano una loro dimensione, cercando di sfruttare
il proprio dono o potere. Luther, che ha sempre cercato la guida di
una figura paterna, profondamente ferito dal comportamento del
padre nei suoi confronti, diventa una specie di combattente
invincibile al soldo di un uomo senza scrupoli. Allison trova
l’amore ma anche la vocazione civile, in un periodo storico, gli
anni ’60 appunto, in cui la popolazione di colore non poteva vivere
liberamente. Diego, votato all’eroismo, decide di impedire
l’assassinio di Kennedy, con il risultato di farsi rinchiudere in
una clinica psichiatrica, dove fa un incontro molto particolare.
Klaus sfrutta la sua capacità di comunicare con i morti e fonda
addirittura un culto al cui centro dell’adorazione c’è proprio lui.
Vanya, vittima di una forte amnesia, trova rifugio presso una
famiglia in una fattoria, dove si reinventa baby sitter ed instaura
un legame speciale con la moglie e madre e con suo figlio, un
bambino affetto da una forma grave di autismo. La nuova normalità
di ognuno di loro viene turbata da Cinque, che come un uragano
arriva a scuoterli dal loro torpore e a coinvolgerli nel tentativo
disperato di salvare ancora una volta il mondo.
Gli eroi si svincolano dalla paternità di Reggie
Profondamente diversa per ritmo e approccio rispetto al primo
ciclo, The Umbrella Academy 2 si concentra
principalmente sull’obiettivo unico e condiviso della squadra di
eroi. Se in un primo momento i sei fratelli hanno dovuto affrontare
la presa di coscienza della loro individualità,
l’autodeterminazione del loro essere non solo una squadra il cui
leader era l’eccentrico Reggie Hargreeves, ma anche singoli
individui con un cuore e una testa, non definiti dai loro poteri ma
dal loro essere persone a tutto tondo, la seconda stagione li mette
nella condizione di ritrovare quello spirito di squadra e questa
volta di farlo per scelta, non per imposizione da parte di un padre
padrone che, sembra, non ha voluto loro mai davvero bene.
Chiaramente le storie che si
fondano sui viaggi nel tempo pagano ad un certo punto il prezzo di
paradossi temporali, loop, “errori” e accavallamenti di linee che
potremmo anche fingere di non notare per gettarci anima e corpo
dentro questa girandola di emozioni ed avvenimenti concentrata in
soli 10 giorni, quelli che precedono l’omicidio di Kennedy.
L’evento storico diventa il filo rosso intorno al quale gravitano
gran parte delle scelte e delle decisioni prese dal gruppo, un
evento tragico nella storia di un Paese che i nostri credono di
dover impedire, dal momento che si trovano nella condizione di
poter intervenire e “fare la cosa giusta”. Tuttavia si renderanno
presto conto che il loro compito è un’altro e tra avversità,
emozioni, sensazioni e conflitti riusciranno a trovare il modo e la
motivazione per lavorare insieme e fare di nuovo gli eroi.
La squadra di The Umbrella
Academy si conferma vincente
Come nella prima stagione, il cast
di The Umbrella Academy si rivela vivace e in
parte, con un occhio di riguardo verso Aidan
Gallagher al quale viene affidato il personaggio più
complesso e consapevole, Cinque, e una nota di demerito a
Tom Hopper che sembra calcare troppo la mano su
una presunta stupidità di Luther, in contrapposizione alla sua
forza fisica. Grande rivincita invece per Diego e Ben, che
acquistano uno spazio molto più importante nella trama generale,
mentre il Klaus di Robert Sheehan perde un po’ del
brio che aveva caratterizzato la sua presenza nella prima stagione,
senza però perdere fascino. Sempre molto equilibrato e volitivo il
personaggio interpretato da Emmy Raver-Lampman, la
sua Allison è una donna solida e devota, coraggiosa e impegnata,
con le idee chiare e il cuore al posto giusto. Sboccia
definitivamente la timida Vanya di Ellen
Page; a tutti gli effetti la superstar del cast della
serie, era rimasta in ombra per la maggior parte della prima
stagione per poi trovare il suo giusto spazio alla fine della
stessa e nel corso di tutta la seconda.
Con una scrittura divertente, dei
personaggi che non si prendono mai troppo sul serio e un ritmo
coinvolgente, The Umbrella Academy 2 conferma la
buona qualità della prima stagione, replicandone il finale aperto,
agganciando la curiosità dello spettatore e fidelizzando il suo
pubblico.
Considerato uno dei più interessanti
registi attualmente operanti in Italia, Ferzan
Özpetek ha negli anni conquistato sempre più lodi grazie
ai suoi film ricchi di sentimenti e intrecci narrativi. Nato in
Turchia ma naturalizzato italiano, il regista ha portato la propria
cultura nel cinema del Bel Paese, dando vita ad un’unione
particolarmente apprezzata da critica e pubblico. I suoi film,
attesi con particolare entusiasmo, vantano sempre un cast di grandi
attori, attraverso i quali Özpetek lascia trasparire i temi a sé
cari.
9. Ha diretto i videoclip di
celebri cantanti. Oltre al cinema, Özpetek ha portato la
propria passione per la regia anche nella direzione di alcuni
recenti videoclip per i brani di noti cantanti italiani. Il primo
di questi è per la canzone È l’amore, del 2016, di
Mina e Adriano Celentano, per il
quale ha svolto le riprese in Turchia. Ha poi realizzato il
videoclip per Luna diamante, cantata da
Mina e Ivano Fossati, brano
presente nel suo ultimo film, La dea fortuna. Nel marzo
del 2020 ha invece firmato la regia del video di Ho amato
tutto, brano presentato da Tosca al Festiva
di Sanremo.
8. È stato aiuto regista di
Massimo Troisi. Nella sua formazione Özpetek vanta una
collaborazione con il celebre Massimo Troisi. Il
suo primo lavoro nel cinema fu infatti quello di aiuto regia per la
commedia Scusate il ritardo (1982). Negli anni successi ha
continuato a formarsi collaborando con altri noti nomi del cinema
italiano, come Maurizio Ponzi, Sergio
Citti e Francesco Nuti. Nel 1996
collabora con Ricky Tognazzi per il film Vite
strozzate, che sarà il suo ultimo lavoro come aiuto regista.
L’anno seguente, infatti, Özpetek debutta alla regia del suo primo
lungometraggio.
Ferzan Özpetek: i suoi libri
7. Ha scritto diversi
libri. Parallelamente alla carriera cinematografica, il
regista ha continuato a coltivare anche la passione per la
scrittura. Dopo aver firmato le sceneggiature dei suoi film, nel
2013 debutta con il suo primo romanzo, intitolato Rosso
Istanbul e pubblicato con Mondatori. Dato il buon successo di
questo, Özpetek porta avanti tale attività dando vita nel 2015 a
Sei la mia vita. Dopo una pausa di cinque anni, nel 2020
pubblica il suo nuovo romanzo, intitolato Come un respiro,
thriller incentrato sulla misteriosa figura di una donna fuggita
anni prima dall’Italia e ora tornata con indicibili segreti.
6. Ha tratto un film dal suo
primo romanzo. Nel 2017 il regista realizza un adattamento
cinematografico del suo primo romanzo, Rosso Istanbul.
Questo è l’occasione per tornare a girare nella sua terra natale,
con attori del luogo e nella lingua turca. La storia del film, che
segue fedelmente il romanzo, è incentrata sulle peripezie di un
giovane alle prese con un celebre regista turco e i preparativi per
il suo nuovo film. A partire da questo, però, il giovane si troverà
a dove fare i conti con il proprio passato e con quella terra
lasciata tanti anni prima.
Ferzan Özpetek: chi è il suo
compagno
5. Ha sposato il suo
compagno di lunga data. Özpetek è notoriamente riservato
circa la propria vita privata, ma è noto che dai primi anni del
2000 vive una relazione con Simone Pontesilli, che definisce il suo
“compagno di vita”. Di questi si sa ben poco, essendo una
personalità schiva, non presente sui social e lontana dai
riflettori dello spettacolo. I due, dopo anni di relazione, hanno
infine deciso di unirsi civilmente il 27 settembre del 2016, nella
sala consiliare del Campidoglio di Roma.
4. Ha dedicato a lui diverse
opere. A testimoniare il forte legame che li lega, Özpetek
ha negli anni dedicato al compagno alcune delle sue opere. Prima è
venuto il romanzo Sei la mia vita, interamente incentrato
su di lui, e il cui titolo trae ispirazione proprio da un messaggio
che l’uomo inviò al regista. In seguito, invece, gli ha dedicato il
suo ultimo film La dea fortuna, ambientato nel comune di
Palestrina, di cui Pontesilli è originario.
Ferzan Özpetek dirige La dea
fortuna
3. Ha raccontato una storia
molto personale. Nell’approcciarsi al suo nuovo film, il
regista di origini turche ha dichiarato di aver voluto realizzare
un’opera estremamente personale, riponendo in essa tutta la sua
vita e il suo mondo. Per realizzare La dea fortuna ha
infatti cercato di eliminare da sé ogni timore logico, lasciandosi
andare all’emozione e all’imprevedibilità dell’evoluzione del
progetto. Così facendo, ha raccontato di essere riuscito ad
emozionare prima di tutto sé stesso, capendo di essere riuscito a
gestire al meglio il progetto.
2. Voleva costruire una
storia sul destino. La scelta del titolo del film è un
rimando al Santuario della Fortuna Primigenia, che si trova a
Palestrina. Il regista ha raccontato di aver scelto tale titolo per
la volontà di raccontare una storia sulla fortuna e il destino di
tutti i giorni. Özpetek ha infatti raccontato come questo influenzi
molto le vite di ognuno di noi, e partendo da tale influenza ha
costruito le storie dei suoi personaggi, guidate o meno da tale
concetto filosofico.
Ferzan Özpetek: le frasi più belle
dei suoi film
1. I suoi film sono ricchi
di frasi poetiche. Dotato di grande sensibilità, Özpetek è
noto anche per le poetiche frasi scritte per i personaggi dei suoi
film. Da scrittore, infatti, ha affermato di curare molto questo
aspetto, ricercando le parole migliori per descrivere le emozioni e
farle nascere nello spettatore. Ecco alcune delle frasi più belle
tratte dai suoi film:
– Non devi avere paura di
lasciare, perché quello che conta non ti lascia mai. (Mine
vaganti)
– Resta così, non ti svegliare.
Finché dormi sei il mio segreto, da sveglio sarai vero e di
tutti. (Magnifica presenza)
– La memoria costituisce la
nostra più vera identità, ci aiuta a capire chi siamo e anche chi
saremo. (La finestra di fronte)
– L’unico modo per smettere un
vizio è iniziarne un altro. (Saturno contro)
Tra gli attori italiani più validi
della nuova generazione, Filippo Nigro è senza
dubbio uno dei pià amati sia dal pubblico che dalla critica. Molto
attivo sia al cinema che in televisione, è riuscito con il suo
talento a fare breccia nel cuore di molti spettatori.
Ma scopriamo insieme adesso
tutto quello che c’è da sapere su Filippo Nigro e
la sua incredibile carriera.
Filippo Nigro serie tv
10. Nato a Roma il
3 dicembre del 1970, Filippo Nigro è rimasto nella Capitale per
tutta la durata dei suoi studi. Dopo il liceo si iscrive
all’università La Sapienza dove studia Storia Medievale;
successivamente però si iscrive al Centro Sperimentale di
Cinematografia per studiare recitazione. Qui finalmente
trova la sua dimensione e gode di un’insegnante d’eccezione, la
grande Lina
Wertmuller.
9. I suoi primi
passi nel mondo dello spettacolo risalgono agli anni novanta quando
inizia a lavorare in televisione in varie serie tv e soap opera
come I Ragazzi del Muretto (1992), Un
Posto Al Sole (1996), La Dottoressa Giò
(1997-1998) e Il Maresciallo Rocca (1998).
Filippo Nigro in RIS Delitti Imperfetti
Ma il primo ingaggio televisivo
importante arriva nel 2005 quando viene scelto nel cast della serie
tv crime RIS – Delitti Imperfetti.
La serie, andata in onda dal 2005 al
2009 per 5 stagioni e 89 episodi, racconta la storia reparto
investigazioni scientifiche dei Carabinieri di Parma. In ogni
episodio la squadra del Capitano Riccardo Venturi (Lorenzo
Flaherty), cerca di risolvere intricati delitti partendo
dalle prove sulla scena del crimine.
Filippo Nigro in Suburra – La
Serie
8. Dopo il grande
successo di RIS – Delitti Imperfetti, nel 2017 il bel Filippo dagli
occhi azzurri entra a far parte del cast della fortunata serie
Suburra.
Filippo Nigro in Suburra – La Serie
Distribuita in Italia da
Netflix, la serie è ambientata a Roma nel
2008, anno delle dimissioni del sindaco e soprattutto anno di lotte
e contrattazioni illecite per l’assegnazione degli appalti per la
costruzione del Porto turistico di Ostia. Ci sono molti interessi
in ballo e non solo dal punto di vita edilizio; quello di Ostia è
infatti un punto strategico per il traffico di droga a cui la
criminalità organizzata non vuole rinunciare.
Nella serie, tra tanti criminali e
personaggi poco raccomandabili, Filippo Nigro interpreta Amedeo
Chinaglia, uno dei pochi politici onesti in circolazione nonché
membro della Commissione Edilizia, incorruttibile e idealista.
7.
Contemporaneamente a Suburra Filippo Nigro nel 2018 lavora anche ad
un altro progetto televisivo che ha fatto strage di ascolti. Si
tratta della serie I Medici – Lorenzo Il
Magnifico, una mega produzione italo-britannica, in cui
Filippo interpreta Luca Soderini, recitando al fianco di attore
come Richard
Madden, Dustin
Hoffman, Sean
Bean, Alessandro
Preziosi, Raoul
Bova, Alessandra
Mastronardi e molti altri ancora.
Filippo Nigro Film
6. La carriera di
Filippo Nigro, tuttavia, non si limita solo alla televisione.
L’attore, attivo sul grande schermo sin dagli anni novanta,
partecipa a tantissimi film di successo come ad esempio Le
Fate Ignoranti di Ferzan
Ozpetek (2011), regista con il quale instaura un
rapporto lavorativo assai duraturo.
Filippo Nigro in Le Fate Ignoranti – Fonte: IMDB
Il film dell’ormai lontano 2011,
racconta la storia di una donna, Antonia (Margherita
Buy), affranta per la prematura morte del marito che
scopre pian piano una lunga serie di segreti. Non solo scopre che
il suo defunto consorte aveva un amante uomo, Michele (Stefano
Accorsi), ma che per anni le ha nascosto tutto un
mondo fatto di libertà sessuale, personaggi bizzarri e pieno di
vita.
5. Due anni dopo il
successo de Le Fate Ignoranti, Ozpetek arruola nuovamente Filippo
Nigro per il suo nuovo film dal titolo La Finestra di
Fronte.
Filippo Nigro nel film La Finestra di Fronte
Il film racconta la storia di
Giovanna (Giovanna
Mezzogiorno) e Filippo (Filippo
Nigro), una giovane coppia di sposi in crisi che un giorno
incontra un uomo vecchio e solo che sembra aver perso la memoria. I
due decidono di ospitare l’uomo e aiutarlo a ritrovare la strada di
casa. In soccorso di Giovanni arriva Lorenzo (Raoul
Bova), un giovane bancario che vive di fronte e che la
donna spia in segreto da mesi. Ben presto Giovanna capisce che la
sua cotta verso Lorenzo è ricambiata e tra i due comincia una breve
ma intensa relazione.
La Finestra di Fronte, divenuto poi
un classico del cinema italiano e uno dei film di Ozpetek più amati
dal pubblico, nel 2003 fa strage di premi a porta a casa ben
quattro David di Donatello.
Filippo Nigro Filmografia
4. Negli anni
successivi la carriera di Filippo Nigro nel cinema prosegue con
film come A Luci Spente (2004), Ho voglia
di te (2007), Amore, bugie e calcetto
(2008) Un gioco da ragazze (2008), Diverso
da chi (2009), Dalla vita in poi
(2010), E La chiamano estate (2012),
In fondo al
bosco (2015), La dea fortuna
(2019) – diretto da Ferzan Özpetek – e in ultimo The Book of
Vision (2020).
Stefano Accorsi, Edoardo Leo, Filippo Nigro, Jasmine Trinca, Serra
Yilmaz e Sara Ciocca in La dea fortuna – Fonte: IMDB
Il film racconta la storia di Arturo
(Stefano
Accorsi) e Alessandro (Edoardo
Leo), insieme ormai da più di quindici anni. Arturo è
un traduttore mentre Alessandro lavora come idraulico; tra i due
ormai le cose non funzionano più e quella che sembrava una crisi
passeggera potrebbe invece essere la fine del loro rapporto. Le
cose però cambiano quando Annamaria (Jasmine
Trinca), una loro amica, chiede a entrambi di
occuparsi dei suoi figli. Questo inaspettato tuffo nella paternità
forzata, stravolgerà le carte in tavola.
Filippo Nigro è su Instagram
2. Come tantissimi
attori, anche Filippo Nigro è una persona molto riservata e
preferisce tenere privati alcuni dettagli della sua vita. Tra le
informazioni già conosciuto riguardo il suo privato, sappiamo che
l’attore è sposato ormai da tanti anni con Gina
Gardini, una produttrice cinematografica.
La coppia ha tre
figli, Alessandro di 11 anni, Olivia di 5 anni e Claudio
di 3 anni, ma pare che anni fa la povero Gina abbia perso un
bambino intorno a settimo mese di gravidanza. La tragedia, seguita
da un lungo periodo di lutto e isolamento, non è riuscita però a
distruggere la coppia oggi più salda che mai.
1. Se volete essere
sempre aggiornati sulla vita privata e professionale di Filippo
Nigro, seguiti i suoi account social, Instagram, Facebook e Twitter.
Con una carriera divisa tra il
cinema e la televisione, Benjamin Bratt ha negli
anni costruito la sua fama recitando in noti titoli per il grande e
il piccolo schermo, guadagnando le lodi della critica e del
pubblico. Ad oggi, viene in particolare apprezzato per i suoi ruoli
action, ma grazie alla versatilità sfoggiata negli anni, Bratt ha
potuto ricoprire ruoli sempre diversi e sempre con grande
naturalezza.
Ecco 10 cose che non sai di
Benjamin Bratt.
Benjamin Bratt: i suoi film e le
serie TV
10. Ha recitato in celebri
lungometraggi. L’attore inizia a farsi notare al cinema
grazie ai film Patto di sangue (1993), Sotto il segno
del pericolo (1994) e Sai che c’è di nuovo? (2003).
Negli anni seguenti ha poi guadagnato sempre maggior popolarità
grazie a titoli come Catwoman
(2004), con Halle
Berry, The Great Raid – Un pugno di eroi
(2005), L’amore ai tempi del colera (2007), con Javier
Bardem, Trucker (2008), Snitch –
L’infiltrato (2013), Un poliziotto ancora in
prova (2016), con Kevin
Hart, Special Correspondents (2016), di
Ricky
Gervais, The Infiltrator (2016), Doctor
Strange (2016), con Benedict
Cumberbatch, e La fratellanza (2017).
9. È noto per i suoi ruoli
televisivi. Parallelamente all’attività per il grande
schermo, Bratt recita anche per la televisione, dove ha dato vita
ad alcuni dei suoi personaggi più noti. Il primo di questi è il
detective Ray Curtis di Law & Order – I due volti della
giustizia (1995-2009). In seguito, ha recitato anche nelle
serie E-Ring (2005-2006), The Cleaner
(2008-2010), Modern Family (2010-2020),
Private Practice (2011-2013), con Caterina
Scorsone, e in 24: Live Another Day (2014),
con Keifer
Sutherland.
8. È anche
doppiatore. Negli ultimi anni l’attore si è distinto anche
per la sua attività di doppiaggio. Ha infatti prestato la propria
voce per alcuni noti film d’animazione. Tra questi si annoverano
Piovono polpette (2009) e Piovono polpette 2 – La
rivincita degli avanzi (2013), dove interpreta Manny,
Cattivissimo Me 2 (2013), nel ruolo di El Macho, e
Coco (2017), il film della Pixar premiato con l’Oscar al
miglior film d’animazione, dove Bratt dà voce al personaggio di
Ernesto de la Cruz.
Benjamin Bratt è su Instagram
7.Ha un
account personale. L’attore è presente sul social network
Instagram con un profilo seguito da 218 mila persone. All’interno
di questo egli è solito condividere in prevalenza immagini o video
promozionali dei suoi progetti futuri come interprete. Diverse a
riguardo sono anche le foto di backstage scattate sui set a cui ha
preso parte. Non mancano però anche diversi post relativi a luoghi
visitati o momenti di svago, in compagnia di amici o colleghi.
Molto presenti sono inoltre le immagini legate alla sua
famiglia.
Benjamin Bratt: chi è sua
moglie
6. Ha sposato
un’attrice. Nell’aprile del 2002 Bratt si sposa per la
prima volta con l’attrice Talisa Soto, con cui aveva una relazione
dal 2001. I due si erano però conosciuti per la prima volta durante
i provini per il film Patto di sangue. Da quel momento,
rimasti in contatto, si sono frequentati di tanto in tanto,
arrivando però a concretizzare la loro relazione soltanto durante
le riprese del film Piñero. La coppia ha ad oggi due
figli, nati rispettivamente nel 2002 e nel 2005, di cui si possono
ritrovare alcune foto sul profilo Instagram dell’attore.
Benjamin Bratt e Julia
Roberts
5. Ha avuto una relazione
con la celebre attrice. A partire dal 1998, Bratt ha avuto
una relazione con l’attrice Julia
Roberts. I due, molto legati, si sono ben presto
affermati come una delle coppie più in voga ad Hollywood, e fu
proprio lui ad accompagnare la Roberts alla cerimonia dei premi
Oscar nel 2001, dove lei vinse il premio come miglior attrice. In
quello stesso anno, tuttavia, i due hanno annunciato la loro
separazione, senza chiarire il motivo di tale decisione.
Benjamin Bratt in Modern
Family
4. Ha interpretato un ruolo
ricorrente. Nel corso della celebre sit-comedy Modern
Family, l’attore ha partecipato a diversi episodi nel ruolo di
Javier, l’ex marito di Gloria e il padre biologico di Manny. Questi
ha fatto la sua prima comparsa nell’episodio Up All Night,
l’undicesimo della prima stagione, ed è apparso negli anni
in un totale di sei episodi, ovvero Lifetime Supply, Flip Flop,
Patriot Games, The Graduates e Dead on a Rival,
dell’undicesima stagione.
3. Ha sostituito un altro
attore per il ruolo. Originariamente, il ruolo di Javier
avrebbe dovuto essere interpretato dall’attore Alfred
Molina. Tuttavia, poiché i produttori desideravano dare al
personaggio delle origini sudamericane, il casting di questo venne
ripensato, e la parte andò infine a Bratt, il quale avendo origini
peruviane corrispondeva meglio al profilo del personaggio.
Benjamin Bratt in Law & Order
2. Ha ricevuto una
nomination ai premi Emmy. Nel 1999 Bratt ottiene una
nomination agli Emmy Awards come miglior attore non protagonista.
Diventa così uno degli unici cinque interpreti principali della
serie a ricevere tale riconoscimento. Tuttavia, ciò non fece
cambiare idea all’attore circa la sua volontà di lasciare la serie,
desideroso di lavorare maggiormente per il cinema. Tornerà però a
recitare in un episodio della serie nel 2009, apparendo come guest
star.
Benjamin Bratt: età e altezza
1. Benjamin Bratt è nato a
San Francisco, in California, Stati Uniti, il 16 dicembre
del 1963. L’attore è alto complessivamente 187 centimetri.
I film horror hanno molteplici
influenze. Alcuni sono basati su leggende, come le classiche storie
di lupi mannari, vampiri e zombi. Altri, invece, sono basati sulla
fervida ed iperattiva immaginazione degli sceneggiatori. Eppure, ci
sono molti film horror che si basano su persone realmente esistite,
in alcuni casi ancora più spaventose dei mostri iconografici che
hanno turbato i nostri sogni.
Screen Rant ha raccolto 10 cattivi di altrettanti celebri film
horror che son stati ispirati da persone della vita reale:
L’insaziabile (1999)
Nel 1999, la regista
Antonia Bird ha diretto
L’Insaziabile (in originale Ravenous),
divenuto negli anni un vero e proprio cult tra gli appassionati del
genere. Il film è interpretato da
Guy Pearce, Robert Carlyle e David
Arquette, e racconta una storia di cannibalismo ambientata
nella California del 1840.
La storia si basa
sulla vita vera dei delitti di Alfred Packer che della fallita
Spedizione Donner. Packer faceva parte di un gruppo che viaggiava
attraverso il Colorado e che venne colpito da una tempesta di neve:
per sopravvivere, ricorse al cannibalismo.
Henry, pioggia di sangue (1986)
Il film Henry,
pioggia di sangue (in originale Henry: Portrait of a
Serial Killer) vede Michael Rooker (che anni dopo avrebbe
interpretato Yondu Udonta nel franchise Guardiani
della Galassia) nei panni di un serial killer di nome
Henry.
Si tratta di un film che offre una
prospettiva davvero scomoda: anziché narrare i fatti secondo un
punto di vista oggettivo, Henry, pioggia di sangue
mostra le vicende basandosi sulle confessioni del killer. Il film è
infatti ispirato alla vita del serial killer Henry Lee Lucas,
condannato per l’omicidio di 11 persone, che confessò erroneamente
di averne uccise circa 100.
Wolf Creek (2005)
Wolf
Creek, horror australiano del 2005 che ha generato una
serie tv e anche un sequel, racconta una storia molto
efficace che la maggior parte degli spettatori ha però odiato (il
film ha anche ricevuto una F su CinemaScore), e questo a causa
delle scene cruente e dello stato di desolazione alla base della
storia.
Il film parla di tre turisti che
vengono rapiti e poi perseguitati dal serial killer Mick Taylor ed
è basato sulla storia vera di due diversi serial killer molti noti
in Australia: il primo, Ivan Milat, che negli anni ’90 uccise sette
turisti muniti di zaino e sacco a pelo; il secondo, Bradley
Murdoch, che nel 2001 che ha ucciso una persona.
Psyco (1960)
Siamo tutti d’accordo sul
fatto che Alfred Hitchcock fosse il maestro del
brivido e dei film di suspense: nel 1960 si è addirittura messo
alla prova con il genere horror. Il risultato fu
Psyco, basato sul romanzo di Robert
Bloch. Hitchcock ha usato il libro come riferimento, ma ha
fatto comunque suo il film, che è la storia di un proprietario di
un motel che in realtà è anche un serial killer.
Come molti altri film horror usciti
sia prima che dopo, anche
Psyco è stato influenzato dalla storia di Ed Gein, un
serial killer del Wisconsin, noto per essere stato anche un
profanatore di tombe. Anche Non aprite quella porta e Il silenzio
degli innocenti hanno usato la figura di Gein come
riferimento rispettivamente per Leatherface e Buffalo Bill.
Scream (1996)
Negli anni ’90, quando il
genere horror era fortemente in crisi, Wes Craven ha contribuito a rivitalizzarlo
ancora una volta dando vita alla saga di Scream. Il primo film può essere considerato a
tutti gli effetti un gioiello, soprattutto per il modo in cui ha
saputo ribaltare le regole non scritte del genere e, al tempo
stesso, prendersene gioco.
Insieme a tutti gli
omaggi ai grandi classici del genere horror, anche il personaggio
dell’iconico Ghostface è stato ispirato da una persona realmente
esistita, ossia Danny Rolling, noto come lo squartatore di
Gainesville, un serial killer che nel 1990
uccise cinque studenti in Florida.
Il silenzio degli innocenti (1991)
Prima della serie
Hannibal, c’è stato Il Silenzio degli
Innocenti, film vincitore di ben 5 premi Oscar (tutti
nelle principali categorie), ancora oggi considerato uno dei
migliori thriller della storia del cinema. Il film vede Jodie Foster nei panni di un’agente
dell’FBI che
viene incaricata di intervistare un serial killer affetto da
cannibalismo, noto come Hannibal Lecter (Anthony
Hopkins), nel tentativo di ricevere aiuto circa la
cattura di un altro omicida, Buffalo Bill.
Mentre Bill era basato sul già
citato Ed Gein, lo scrittore Thomas Harris,
creatore del personaggio di Lecter, aveva basato l’ex
psichiatra e criminologo su un medico serial killer realmente
esistito di nome Alfredo Balli Trevino, un uomo che lo stesso
Harris aveva intervistato in prigione quando era un giovane
reporter.
IT (2017/2019)
Stephen
King ha scritto il romanzo IT nel
1986, e da allora è stato adattato ben due volte: la prima volta
per la tv e la seconda per il cinema. Nel romanzo, un mostro si
presentava ogni 27 anni per uccidere i bambini nella città di
Derry, nel Maine. Nel romanzo, Pennywise, il clown ballerino, è uno
dei tanti alter ego del mostro, nonché la forma attravers cui si
mostra ai bambini per attirarli a sé ed ucciderli.
L’idea del pagliaccio assassino si
basa sul serial killer realmente esistito John Wayne Gacy, che
venne proprio soprannominato “Killer Clown”. Gacy venne condannato
a morte per aver
rapito, torturato, sodomizzato e ucciso 33
vittime, tutte adolescenti e di sesso maschile.
Dracula (1939)
Dracula
è un mostro creato nel romanzo horror seminale di Bram Stoker e da allora è diventato il più
famoso dei mostri/vampiri nei racconti di fiction e nei film.
Tuttavia, vi fu una chiara influenza sulla creazione dell’iconico
Conte, influenza con la quale il personaggio condivide persino il
nome: Vlad l’Impalatore.
Vlad era un sovrano che guidò una
grande guerra e saccheggiò i villaggi sassoni, impalando tutti
coloro che aveva catturato. Ha massacrato decine di migliaia di
persone prima della sua morte, sulla quale esistono differenti
teorie.
Misery non deve morire (1990)
Stephen
King scrisse Misery nel 1987. La storia racconta di uno
scrittore di romanzi famoso in tutto il mondo che rimane coinvolto
in un incidente e viene salvato da un’infermiera di nome Annie
Wilkes, una donna che si professa la sua “ammiratrice numero uno”,
ma che in realtà è soltanto una psicopatica che lo tiene
prigioniero e gli ordina di scrivere un nuovo libro soltanto per
lei, incapace di distinguere la realtà dalla finzione.
Il personaggio della Wilkes
(interpretato dall’immensa Kathy Bates) era basato su un infermiera
realmente esistita, Genene Jones, una donna che ha ucciso
innumerevoli persone con letali iniezioni di droghe.
Le colline hanno gli occhi (1977)
I mostri de Le colline hanno gli occhi di Wes Craven non sembrano essere basati su
persone realmente esistite. Nel film una famiglia viene catturata e
uccisa da un gruppo di persone mutate da alcune radiazioni in una
collina nel Nevada. Il film era piuttosto grottesco e pieno di
personaggi terrificanti. Tuttavia, anche questo film è stato
influenzato dalla vita reale.
La sceneggiatura, infatti, era
basata sul cannibale Sawney Bean, il capo di un clan che durante il
16° secolo uccise e cannibalizzò oltre 1.000 persone in 25 anni.
Quando l’identità e le atrocità di Bean vennero rivelate, i
cittadini locali uccisero brutalmente sia lui che la sua famiglia.
Anche se non ci sono prove sufficienti che confermano o negano
l’esistenza di Bean, il suo mito persiste ancora oggi…
EL CHICANO, diretto
da Ben Hernandez Bray (stuntman con una carriera
di 25 anni alle spalle) e scritto con Joe Carna
(regista e autore di The Grey, Narc, A- Team), sarà
disponibile dal 6 agosto (distribuito da Cloud 9
Film) sulle migliori piattaforme digitali: SKY
PRIMAFILA, CHILI, RAKUTEN, TIM VISION, APPLE TV, INFINITY TV,
GOOGLE PLAY, CG DIGITAL e THE FILM CLUB.
EL CHICANO è un
film d’azione old school, un tuffo nella Los Angeles dei latinos,
delle gang immersa nei rituali, nei combattimenti e nelle vendette
vecchio stile.
Il cast è interamente latino
americano; gli interpreti principali sono Raúl
Castillo(Quando eravamo Fratelli),Aimee
Garcia(Dexter serie TV) eGeorge
Lopez.
SINOSSI
Quando al detective del
dipartimento della polizia di Los Angeles, Diego Hernandez
(interpretato da Raul Castillo), viene assegnata un’indagine su un
pericoloso cartello della droga messicano, si scoprono i legami col
presunto suicidio di suo fratello e contemporaneamente affiora una
lotta in atto per il territorio che sta devastando il suo
quartiere. Combattuto tra il dovere di attenersi alle regole e le
ricerca della giustizia, Diego fa risorgere la leggenda di El
Chicano e innesca una sanguinosa guerra per difendere la sua città
e vendicare l’omicidio di suo fratello.
Brie Larson, l’interprete di Captain
Marvel nell’Universo Cinematografico Marvel, non ha mai nascosto di
essere una grande fan di Samus Aran, la protagonista di
Metroid, il videogioco a
piattaforme del 1986 sviluppato e pubblicato
da Nintendo per Famicom Disk System.
Sono anni che l’attrice premio
Oscar per Room sostiene la realizzazione di un adattamento
cinematografico, sostenuta anche dai fan che la vorrebbero nel
ruolo dell’eroina protagonista. L’interesse dell’attrice nei
confronti del ruolo ha ovviamente fatto il giro del mondo, tanto da
spingere il celebre artista Boss Logic a realizzare una
fan-art che ha permesso ai fan di volare con la fantasia e di
immaginare come apparirebbe Larson nelle vesti di Samus
Aran.
Adesso, è stata la stessa attrice,
attraverso il suo account
Twitter, ha ricondividere la fan-art in questione e a suggerire
nuovamente che sarebbe disponibile per un eventuale adattamento.
Nella didascalia che ha accompagnato il post, infatti, Larson ha
scritto: “Facciamo in modo che accada!”.
Brie Larson su Metroid: “Samus
Aran era il mio personaggio preferito quando giocavo a Super Smash
Bros.”
In una recente
intervista, l’attrice aveva così parlato della possibilità di
interpretare Samus Aran al cinema: “Mi
piacerebbe tantissimo. Era il personaggio che interpretavo sempre
quando giocavo a Super Smash Bros., e l’amavo. Mi piacerebbe
davvero fare quel film. Assolutamente, mi piacerebbe partecipare.
Quindi, Nintendo, ancora una volta, sappi che amerei fare quel
film.”
Purtroppo, non ci sono notizie di
alcun tipo circa un possibile film basato su
Metroid in questo momento. Tuttavia, Nintendo sta
attualmente lavorando con Illumination ad un nuovo film dedicato a
Super Mario. Ciò non significa necessariamente che un film su
Metroid arriverà: semplicemente, il fatto che Nintendo sia al
lavoro su un nuovo film di Mario potrebbe spingere per
l’adattamento di altri franchise videoludici. Se Brie Larson dovesse davvero interpretare
Samus, questo potrebbe diventare il ruolo più importante
dell’attrice al di là di Captain Marvel.
Quello di Carol Danvers è stato
certamente un ruolo che ha cambiato la vita sia privata che
professionale diBrie
Larson. Più volte l’attrice ha dichiarato di aver inizialmente
nutrito dei dubbi in merito alla parte, ma dopo aver accettato di
entrare a far parte della grande famiglia Marvel ha anche spiegato che il
personaggio l’ha aiutata a diventare più forte. Ricordiamo che
l’attrice tornerà nei panni dell’eroina nell’annunciato Captain
Marvel 2, di cui però non si hanno ancora molti
dettagli: sappiamo soltanto che il film arriverà al cinema l’8
luglio 2022.
Come riportato da
Deadline, alcuni dipendenti della IMAX Corporation hanno già
avuto la possibilità di vedere Tenet,
il nuovo attesissimo film di Christopher Nolan che arriverà prima in
Europa (a partire dal 26 agosto) e poi in alcune città selezionate
degli Stati Uniti (a partire dal 3 settembre). Il fatto che alcuni
dipendenti della compagnia abbiano già avuto modo di vedere il film
non dovrebbe sorprendere: i fan di Nolan, infatti, sapranno bene
quanto sia profondo il legame tra il regista britannico, la società
e il sistema di proiezione.
Così Richard
Gelfond, CEO di IMAX Corporation, durante
una conference call con alcuni analisti di Wall Street, ha
spiegato: “Molte persone che lavorano per IMAX sono state
coinvolte nella fase di post-produzione di Tenet.
La loro reazione è stata comune: ‘Oh santo cielo, avevo dimenticato
quanto fosse bello stare al cinema!’. Tenet è una pellicola girata
in maniera perfetta, realizzata meravigliosamente… è un film
grandioso. E non è una cosa che è stata detta da una singola
persona, di una data età… ma da un numero eterogeneo di dipendenti
IMAX che me lo hanno riferito in maniera del tutto
spontanea.”
Il futuro delle sale IMAX e
l’esperienza cinematografica offerta da Tenet
IMAX prevede che circa il 90% della
sua rete globale, composta da circa 1.400 sale, sarà di nuovo
agibile entro la fine di Agosto. Tenet,
che è stato posticipato più volte dalla Warner Bros. nel corso
degli ultimi mesi, debutterà adesso in circa 70 paesi europei e
anche in Canada, prima di arrivare negli Stati Uniti e in altri
paesi a Settembre. Il film è stato interamente realizzato con
apparecchiature IMAX e Nolan ha da sempre sostenuto l’esperienza di
vederlo nei cinema della compagnia, dove le dimensioni dello
schermo e delle sale in generale sono notevolmente superiori.
La Universal e i cinema della catena
AMC hanno annunciato un accordo pluriennale in cui i film
distribuiti con i marchi Universal Pictures e Focus Features
saranno distribuito nei cinema AMC negli Stati Uniti con una
finestra di esclusiva di 17 giorni. Fino ad ora, la finestra
cinematografica era di 90 giorni. Il nuovo accordo prevede che i
film distribuiti da Universal Pictures e Focus
Features possano essere proiettati nei cinema
AMC per tre fine settimana prima di essere
proiettati su piattaforme video on demand premium, tra cui
AMC Theatres On Demand. Per quello che riguarda
gli accordi internazionali, le due parti non si sono ancora
esposte.
“L’esperienza cinematografica
continua ad essere la pietra angolare della nostra attività –
ha dichiarato Donna Langley, presidente della
Universal Filmed Entertainment Group – La partnership che
abbiamo stretto con AMC è guidata dal nostro desiderio collettivo
di garantire un futuro fiorente per l’ecosistema di distribuzione
cinematografica e di soddisfare la domanda dei consumatori con
flessibilità e opzionalità”.
Peter Levinsohn,
vicepresidente della Universal e Chief Distribution Officer, ha
aggiunto: “L’impegno di Universal per l’innovazione nel modo in
cui forniamo contenuti al pubblico è ciò che tutti i nostri
artisti, partner e azionisti si aspettano da noi, e siamo
entusiasti dell’opportunità che questo nuovo accordo presenta per
far crescere la nostro attività commerciale. Siamo grati ad AMC per
la collaborazione e la leadership che hanno dimostrato nel lavorare
con noi per raggiungere questo storico accordo.”
L’accordo rivoluzionario segue le
turbolente vicende del 2020 che hanno visto opporsi proprio
Universal e AMC Theatres. La compagnia ha
annunciato ad aprile che stava considerando l’idea di mettere al
bando i titoli della Universal Pictures dopo che lo studio stesso
aveva distribuito Trolls World Tour direttamente su piattaforme
PVOD, con un successo notevole. Lo studio ha anche infranto la
finestra cinematografica dei 90 giorni per rendere disponibili film
come The Invisible Man, The Hunt ed Emma sulle piattaforme, dato che le uscite
cinematografiche erano state falsate dalla pandemia.
L’esperienza positiva degli incassi
di Trolls World Tour, direttamente in PVOD, ha
dato sicurezza allo studio e ha inasprito un rapporto che alla luce
dell’accordo annunciato oggi da Indiewire sembra
essersi ricucito. La sigla a questo contratto lascia aperto un
panorama decisamente nuovo per la fruizione cinematografica i cui
sviluppi potrebbero cambiare definitivamente il profilo della
distribuzione delle grandi major.
Durante il panel di è discusso della
genesi di quella scena, che nella versione cinematografica non è
presente (o meglio, nel film uscito al cinema Superman indossa il
costume classico). Secondo quanto raccontato da Snyder, la Warner
Bros. era contraria all’idea di inserire il costume nero di
Superman in Justice
League perché dava l’impressione di un film
estremamente dark, cosa che lo studio voleva accuratamente evitare.
All’epoca, quindi, non c’è mai stato un vero costume nero che
Henry Cavill ha
indossato sul set: per la
Snyder Cut, quindi, è stato usato il classico abito
rosso e blu, che è stato poi colorato di nero durante i lavori
sulla nuova versione. Un processo che non è stato facile come
sembra…
Come ha ricordato Snyder, sono stati
aggiunti “alcuni piccoli accorgimenti al costume originale in
modo da poterlo rimaneggiare con più facilità, e creare un maggiore
effetto di contrasto”. Per assicurarsi che avrebbero potuto
facilmente cambiare il colore dell’abito senza farlo apparire
troppo modificato, hanno persino fatto degli esprimenti privati in
vista del lavoro riservato alla post-produzione. A giudicare da ciò
che i fan hanno visto nella clip rilasciata pochi giorni fa, è
giusto affermare che Snyder e il suo team dei VFX sono stati in
grado di trovare il giusto modo per garantire che ciò che volevano
realizzare fosse assolutamente credibile.
Vi ricordiamo che
la Snyder
Cut di Justice
League uscirà nel 2021 sulla piattaforma
streaming di Warner Bros HBO Max che è disponibile negli USA
dall’Aprile scorso. Attualmente non sappiamo se in Italia la
versione debutterà su qualche piattaforma streaming dato che HBO
MAX non è disponibile nel nostro paese. Ma sappiamo che HBO in
Italia ha un accordo in esclusiva con SKY, dunque potrebbe essere
una valida teoria pensare che in Italia il film possa essere
programmato su SKY CINEMA o su SKY ATLANTIC. Tuttavia, quest’ultima
è solo una supposizione dunque non ci resta che aspettare ulteriori
notizie.
CBS ALL ACCESS e
Netflix hanno rivelato la data di uscita di
Star Trek: Discovery 3, l’attesissima
terza stagione di Star
Trek: Discovery.
I primi episodi di Star
Trek: Discovery 3 debutteranno giovedì 15 ottobre 2020
come annunciato dal nuovo inedito promo:
https://youtu.be/Rxn8imp7yBA
Star Trek: Discovery 3
Star Trek: Discovery
3 è la terza attesa stagione della serie tv
Star
Trek: Discovery creata da Bryan
Fuller e Alex Kurtzman per il network
americano della CBS, in Italia trasmessa
da Netflix.
La terza stagione della serie televisiva americana Star
Trek: Discovery segue l’equipaggio della USS Discovery
mentre viaggiano per il futuro, oltre 900 anni dopo gli eventi del
originale di Star Trek serie . La stagione è prodotta da CBS
Television Studios in associazione con Secret Hideout e Roddenberry
Entertainment, con Alex Kurtzman e Michelle Paradise come showrunner .
In Star Trek: Discovery
3protagonisti sono Sonequa Martin-Green come Michael Burnham,
Doug Jones nel ruolo di Saru, Anthony
Rapp come Paul Stamets, Mary Wiseman nel
ruolo di Sylvia Tilly, Wilson Cruz nel ruolo di
Hugh Culber, David Ajala nel ruolo di Cleveland
“Book” Booker. Nei ruoli ricorrenti troviamo Adil
Hussain, mentre tra le guest star confermata Michelle Yeoh come Philippa Georgiou.
Start Trek, uno degli show
più iconici del mondo televisivo mondiale, torna 50 anni
dopo la première di Star
Trek: Discovery. Nella serie vedremo una nuova
navicella, nuovi personaggi e missioni, ritrovando però gli stessi
valori e la stessa speranza per il futuro che ha ispirato una
generazione intera di sognatori.
Star
Trek: Discovery è prodotta da CBS Television Studios in
associazione con Secret Hideout di Alex Kurtzman, Living Dead Guy
Production di Bryan Fuller e Roddenberry Entertainment. Alex
Kurtzman, Bryan Fuller, Heather Kadin, Gretchen J. Berg & Aaron
Harberts, Akiva Goldsman, Rod Roddenberry e Trever Roth sono i
produttori esecutivi.
L’atteso Shang-Chi and the Legend of the Ten Rings dei
Marvel sarà estremamente importante
per la comuncità asiatica. Creato da Jim Starlin e Steve Englehart,
l’eroe dei fumetti è stato presentato per la prima volta nella
“Special Marvel Edition #15” del 1973,
durante il picco dei film sulle arti marziali negli Stati
Uniti.
Il “Maestro del Kung-Fu” è un
potente guerriero che ha sconfitto avversari come Wolverine e
persino Spider-Man. Il live action del MCU sarà la prima apparizione
dell’eroe sul grande schermo. Il personaggio del titolo sarà
interpretato da Simu Liu, mentre
l’antagonista della storia, il Mandarino, sarà interpretato da
Tony Leung.
Un film di Shang-Chi era in sviluppo già dal 2006, anche
prima di Iron Man. Purtroppo, si è dovuto attendere il
2019 prima che il film venisse annunciato ufficialmente. Questo non
sarà solo il primo film di supereroi con protagonista un eroe
asiatico, ma anche il primo film di supereroi il cui cast è
composto per il 98% da attori appartenenti alla comunità. Nel corso
della storia del cinema e della televisione americana, ci sono
stati solo una manciata di film o serie tv con protagonista un cast
prevalentemente asiatico.
Adesso Mariko
Carpenter, vicepresidente
della Strategic Community Alliances di Nielsen,
ha parlato con
Screen Rant della rappresentanza asioamericana al cinema e in
tv, discutendo nello specifico del significarto e dell’importanza
di un film come Shang-Chi and the Legend of the Ten Rings:
“Non biasimo le persone per la loro ignoranza, soprattutto se
non appartengono ad una minoranza. Ma spero davvero che capiranno
quanto è importante”, ha spiegato Carpenter. “Significa
molto per la nostra comunità avere un’opportunità del genere.
Quando si tratta del primo film a fare una cosa del genere, è
chiaro che venga esaminato attentamente. Perché sei il primo, non
c’è stato nessun altro prima, quindi ci si aspetta significhi
molto, per tutti.”
Carpenter ha anche parlato del
valore che un film come Shang-Chi possa rappresentare per gli
spettatori più piccoli. “Se qualcuno è interessato a diventare
un’artista nel campo dell’animazione o a diventare attori, deve
poter sapere che c’è qualcuno che li assomiglia e che ce l’ha
fatta. Se non hai dei modelli, pensi che non potrai
riuscirci.”
I primi dettagli sulla trama di
Shang-Chi
Stando ai primi dettagli sulla
trama, Shang-Chi non sarà soltanto il Maestro delle arti marziali
che i fan hanno imparato a conoscere grazie ai fumetti: sembra,
infatti, che il protagonista avrà l’abilità di dare vita ad una
serie di cloni di se stesso (un potere simile a ciò che è già in
grado di fare nei fumetti), e sarà proprio quest’abilità a metterlo
nel radar del Mandarino. Cresciuto in uno speciale orfanotrofio
dov’è stato addestrato al combattimento, Shang-Chi decide di
fuggire per poi finire, anni dopo, di nuovo nelle grinfie del
villain. Il Mandarino promette a Shang-Chi soldi, potere e – cosa
ancora più importante – la libertà, se accetterà di combattere in
un torneo dove al vincitore verranno consegnati i Dieci Anelli a
cui fa riferimento il titolo.
L’uscita nelle sale di Shang-Chi
and the Legend of the Ten Rings è fissata
al 7 maggio 2021. Destin Daniel Cretton,
acclamato regista di Short Term
12 e The Glass Castle (di recente è
uscito il suo ultimo lavoro Il
Diritto di Opporsi, con Michael B. Jordan, Jamie Foxx
e Brie
Larson) è stato scelto per dirigere il film che vanta la
sceneggiatura di Dave Callaham (The
Expendables, Godzilla,Wonder
Woman 1984).
Vi ricordiamo che nei panni del
protagonista ci sarà l’attore canadese Simu
Liu, visto di recente nella commedia di NetflixKim’s Convenience. Insieme a
lui, nel cast, figureranno anche Tony
LeungChiu-wai nei panni del
Mandarino, e Awkwafina,
che dovrebbe interpretare un “leale soldato” del Mandarino, e se è
vero che il villain qui sarà il padre di Shang-Chi, in tal caso ci
sono ottime possibilità che si tratti di Fah Lo Suee. Chi ha letto
i fumetti saprà che è la sorella dell’eroe del titolo e che il suo
superpotere è l’ipnosi.
In una recente intervista, il
regista di The
New Mutants, Josh Boone, ha rivelato
che il film conterrà un riferimento al personaggio di Charles
Xavier e che, nella prima bozza della sceneggiatura, era presente
anche il personaggio di Tempesta. Al momento la data di uscita del
film è ancora fissata per il prossimo 28 agosto nelle sale
americane.
Intervistato da Slash Film,
Boone ha discusso del modo in cui The
New Mutants si sarebbe collegato all’universo più
ampio degli
X-Men. Il regista ha spiegato che inizialmente, nel film, erano
previste le apparizioni sia di Tempesta che di Charles Xavier,
sottolineando che nel film sono ancora presenti dei riferimenti al
Professor X: “Nel film vedremo i protagonist che parlano di
Charles, della scuola, dei mutanti… ma non ci sarà alcun cameo del
personaggio”, ha spiegato il regista.
Boone ha poi spiegato che, nei piani
originali, il film doveva essere ambientato negli anni ’80 e che la
sua linea temporale si sarebbe intersecata con quella di X-Men:
Apocalisse, in cui era stata introdotta la versione di
Tempesta interpretata da Alexandra Shipp. Tuttavia, quando quel
film si rivelò un flop al box office e arrivò un nuovo capo a guida
della Fox, le cose cambiarono e l’ambientazione del film venne
spostata ai giorni nostri. Ciò ha portato Boone a tagliare il
personaggio di Tempesta dal film.
“Nelle prime
bozze la storia era ambientata nella stessa linea temporale di
Apocalisse, quindi originariamente il film era ambientato negli
anni ’80. Inizialmente erano presenti sia il Professor X che
Tempesta, con quest’ultima recitava molto il ruolo che Alice Braga
ha nella versione definitiva. Nel corso dei mesi, è arrivato un
nuovo capo dello studio e hanno detto che non volevano più film di
X-Men ambientati nel passato… come se fosse stato quello il
motivo per cui Apocalisse
ha fallito.”
Le collocazione di The New Mutants nell’universo X-Men
Le dichiarazioni di Boone lasciano
intendere che, sin dall’inizio, The
New Mutants ha faticato a trovare una propria
specifica collocazione nell’universo
X-Men. Anche se alcuni dei problemi del film sono ben noti e
documentati, ora è chiaro che gli stessi sono iniziati molto prima
che la produzione partisse ufficialmente. Tuttavia, dato che ora la
Disney detiene i diritti sui celebri mutanti, la mancanza di
personaggi dell’universo già noti al grande pubblico potrebbe
certamente rivelarsi un vantaggio per il film.
The
New Mutants è un thriller con sfumature horror,
originale e ambientato in un ospedale isolato dove un gruppo di
giovani mutanti è rinchiuso per cure psichiatriche. Quando iniziano
ad avere luogo degli strani episodi, le loro nuove abilità mutanti
e la loro amicizia saranno messe alla prova, mentre cercano di
fuggire. Diretto da Josh Boone e scritto
da Boone e Knate Lee, il film vede nel
cast la presenza di Maisie
Williams, Anya
Taylor-Joy, Charlie Heaton, Alice Braga, Blu
Hunt e Henry Zaga.
Il creatore di Metal Gear
Solid, Hideo Kojima, ha dichiarato che
Luca Marinelli, visto di recente in The Old
Guard al fianco di Charlize Theron, sarebbe un perfetto
Solid Snake. Rilasciato nel 1987 per i computer,
l’originale Metal Gear ha dato il via ad un longevo
franchise di giochi d’azione e avventura stealth che sarebbe
cresciuto fino a diventare uno dei più grandi e conosciuti al
mondo. Con il rilascio di Metal Gear Solid su Playstation,
la serie è ufficialmente entrata nel mondo dei giochi 3D ed è
diventata ancora più amata.
Naturalmente, gran parte del
successo della serie è dovuto al suo personaggio principale, ossia
Solid Snake, un’unità per le operazioni speciali modellata sul
personaggio di Jena Plissken interpretato da Kurt
Russell dal classico cult di John
Carpenter,1977: Fuga da New York. Data la natura
estremamente cinematografica del gameplay di Metal Gear Solid,
oltre allo status iconico dello stesso Solid Snake, i fan hanno
sempre chiesto che la serie di videogiochi venisse adattata per il
grande schermo. Un grande fan della serie sembra essere Jordan Vogt-Roberts, regista di Kong: Skull
Island, che fin dal lontano 2014 era al lavoro su un film
ispirato al videogioco, che però non ha ancora ricevuto il via
libera.
Da parte sua, il leggendario
creatore di Metal Gear, Hideo Kojima, ha
recentemente parlato di chi potrebbe interpretare Solid Snake in un
eventuale adattamento cinematografico della serie di videogiochi, e
bisogna riconoscere che la sua idea è davvero molto intrigante.
Kojima, infatti, ha suggerito via Instagram
che l’attore Luca Marinelli possiede l’aspetto giusto per
interpretare il protagonista principale di un film basato su Metal
Gear Solid: “Ci sono molti attori che seguo. Di
recente Luca Marinelli ha attirato la mia attenzione dopo aver
visto
Martin Eden e The Old
Guard. Ha interpretato un malvagio impressionante in Lo
Chiamavano Jeeg Robot, ma penso che la sua fama e la sua
popolarità aumenteranno. Inoltre, penso che se indossasse una
bandana, sarebbe l’immagine sputata di Solid
Snake!”
Il talento di Luca Marinelli,
apprezzato tanto in Italia quanto all’estero
In effetti, molte più persone – a
livello internazionale – sono ora a conoscenza del talento di
Luca Marinelli grazie alla sua
interpretazione di Nicky in The Old
Guard. Prima di unirsi a Charlize Theron nel cast
dell’adattamento della graphic novel, Marinelli ha recitato in
diverse grandi produzioni italiane, tra cui La grande
bellezza, il film con cui Paolo Sorrentino ha vinto il premio
Oscar. Nel suo discorso, Kojima ha anche fatto riferimento al ruolo
che ha definitivamente consacrato Marinelli nel nostro paese, ossia
quello dello Zingaro in Lo
Chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti. Prima di
The
Old Guard, Marinelli era apparso anche nella miniserie
Trust, diretta da Danny Boyle e incentrata sul
rapimento di John Paul Getty III.
Subito dopo la dichiarazione di
Kojima, il celebre artista BossLogic ha prontamente realizzato una nuova
fan-art che immagina come sarebbe Marinelli nei panni del
soldato/agente segreto.
La riuscita fusione della Disney con
la Fox dello scorso anno ha significato che il tanto atteso debutto
degli X-Men e dei Fantastici
Quattro nell’Universo Cinematografico Marvel arriverà presto. Al momento
non è chiaro in che modo i personaggi saranno adeguatamente
integrati nell’universo condiviso; quel che è certo è che i
Marvel Studios sono già al lavoro per
preparare il loro debutto. Tra la lunga lista di personaggi che
dovrebbe essere integrati nel MCU, il Deadpool
di Ryan Reynolds sembra rappresentare un caso
speciale.
Il Mercenario Chiacchierone è già
stato protagonista di ben due film di successo – entrambi vietati
ai minori – sotto l’egida della Fox, ma non è ancora certo che i
Marvel Studios si atteneranno a
quella tipologia di narrativa e, soprattutto, di toni una volta che
il personaggio avrà debuttato nel franchise. Nonostante ciò,
Reynolds ha ammesso che avere Deadpool nel MCU sarebbe una “vittoria per
tutti”, suggerendo anche che ci sarebbere “infinite
possibilità” per il personaggio nell’universo condiviso.
Adesso Ryan Reynolds continua a prendersi gioco del
debutto del suo Deadpool nel franchise
miliardario, com’è naturalmente nel suo stile ironico al quale ci
ha abituati in tutti questi anni. Via
Twitter, infatti, Reynolds ha voluto celebrare il
“leakaversary” del test-footage del primo film trapelato
online diversi anni fa. Per l’occasione, l’attore ha condiviso un
video che fa il verso al programma tv di criminologia “Unsolved
Mysteries” (disponibile anche su Netflix”. Nella didascalia che ha accompagnato il
video, Reynolds ha scritto: “È per questo che il prossimo film
di Deadpool ci sta mettendo così tanto tempo. Stiamo ancora
cercando di risolvere questo mistero”. Potete vederlo
cliccando sull’immagine di seguito:
Deadpool 3: realtà o miraggio?
Prima dell’enorme
successo del franchise di Deadpool,
il primo film vietato ai minori ha dovuto lottare parecchio per
ottenere il via libera da parte della Fox. Le cose sono cambiate
proprio quando è trapelato online quel test-footage, che ha
generato ampie discussioni sulla possibilità di un ipotetico film e
ha spinto la Fox ad approvare il progetto. Adesso, il video
condiviso da Reynolds potrebbe aver fatto luce sulla debacle che
sembra riguardare Deadpool
3.
Per un po’ di tempo, il creatore del
personaggio di Deadpool, Rob Liefeld, è stato abbastanza categorico sul
destino del personaggio nel MCU, sottolineando più volte quanto
in realtà la Marvel non abbia intenzione di
integrare il personaggio all’interno del suo universo. A questo
punto, non esiste ancora nulla di ufficiale sul modo in cui
l’anti-eroe debutterà nel monumentale franchise. Forse le continue
prese in giro di Reynolds attireranno prima o poi l’attenzione dei
Marvel Studios.
Presentato nel 2003 alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
di Venezia, il film 21 grammi è
l’opera seconda del regista pluripremiato agli Oscar
Alejandro Gonzáles Iñárritu. Si tratta inoltre del
suo primo lungometraggio in lingua inglese composto da un cast di
grandi stelle del cinema statunitense. La pellicola, caratterizzata
da una narrazione non lineare, è il secondo film della Trilogia
sulla morte, composta dal precedente Amores perros e dal
successivo Babel.
Il titolo si riferisce alla teoria
del medico Duncan MacDougall, il quale agli inizi
del ventesimo secolo tentò di stabilire l’ipotetico peso
dell’anima. Dalle sue ricerche, dove misurò la massa persa da un
essere umano al momento del trapasso, questi arrivò a stabilire un
peso di circa 21 grammi. Benché tali studi siano stati ritenuti non
scientifici per mancanza di dettagli sul metodo, tale teoria è oggi
entrata a far parte dell’immaginario collettivo, ed è stata lo
spunto per il film del regista messicano.
Scritto
da Iñárritu insieme al fidato
Guillermo Arriaga, il film si è affermato come uno
dei maggiori successi di critica dell’anno. Vinse inoltre numerosi
premi di prestigio come la Coppa Volpi per la migliore
interpretazione a Sean
Penn. Ottenne poi cinque nomination ai Bafta Awards e
due nomination al premio Oscar per gli attori Naomi
Watts e Benicio del
Toro. Anche da un punto di vista commerciale il film
fu ben recepito. Complessivamente, guadagnò più di 60 milioni di
dollari in tutto il mondo, a fronte di un budget di 20 milioni.
21 grammi: la trama del film
La storia del film si compone di
continui salti indietro e in avanti nel tempo, e intreccia le
drammatiche vite di tre persone completamente differenti tra
loro.
Questi sono Jack Jordan (Benicio Del Toro), un ex
detenuto che ha abbracciato la fede religiosa in modo cieco e
integralista, tentando di riprendersi dalla tossicodipendenza e
dall’alcolismo; Paul Rivers (Sean Penn), un
professore di matematica con una patologia cardiaca letale in
attesa di un trapianto di cuore per riuscire a sopravvivere; e
Cristina Peck (Naomi Watts) una ex
tossicodipendente che si è ricostruita una vita grazie al marito e
le due figlie.
Le loro storie si incrociano in
modo tragico e inaspettato quando Jack uccide la famiglia di
Cristina in un incidente stradale. Il cuore del marito viene in
seguito donato a Paul. Desideroso di scoprire da chi ha avuto il
cuore, riuscendo infine a rintracciare Cristiana. Dalla donna,
distrutta dal dolore e tornata a far uso di droghe, apprende
dell’incidente. Insieme, decideranno di cercare Jack Jordan per
ucciderlo e vendicare la famiglia della donna. Compiere tale gesto,
tuttavia, si rivelerà più complesso del previsto.
21 grammi: il cast del film
Nel film, l’attrice Naomi
Watts ricopre la parte di Cristina Peck, oggi considerato
uno dei suoi ruoli più importanti. Il regista Iñárritu la contattò
per il ruolo andandola a trovare sul set del film The
Ring, dove la Watts stava in quel momento recitando. L’attrice
era tuttavia preoccupata per quell’incontro, temendo che facendosi
trovare con il costume e l’acconciatura di scena non avrebbe avuto
un aspetto consono. Il regista messicano, invece, dichiarò che
proprio vedendola così conciata si convinse che era l’attrice che
cercava. La Watts accettò poi il ruolo senza neanche voler leggere
la sceneggiatura, e per la sua interpretazione fu nominata al
premio Oscar.
Il due volte premio Oscar
Sean Penn ricopre invece il ruolo di Paul Rivers.
Penn si era dichiarato particolarmente attratto dalle opere di
Iñárritu e accettò ben volentieri di ricoprire la parte di uno dei
protagonisti nel film. L’esperienza fu per lui particolarmente
entusiasmante, e diede vita all’amicizia che ancora oggi lo lega al
regista. In quello stesso anno, l’attore era anche impegnato nelle
riprese del film Mystic River, di Clint
Eastwood, e nel corso della stagione dei premi ottenne
numerose nomination grazie ad entrambi i film. Nell’edizione del
2004 dei premi Oscar, in cui i suoi due colleghi vennero nominati
per 21 grammi, Penn ha invece ottenuto la nomination per
Mystic River, vincendo poi il premio.
Per il ruolo dell’ex galeotto Jack,
il regista indicò da subito Benicio Del Toro come
sua prima ed unica scelta. Per l’autore di Birdman,
l’attore messicano era l’interprete migliore per un ruolo tanto
emotivamente intenso. Del Toro, che era reduce dall’Oscar vinto nel
2001 con Traffic, del regista Steven
Soderbergh, si dichiarò entusiasta della parte,
iniziando da subito a costruire una personale idea del personaggio
e della sua psicologia. Il suo intenso lavoro lo portò infine a dar
vita ad uno dei ruoli più apprezzati della sua carriera, che gli
permise di ottenere una nuova nomination all’Oscar come attore non
protagonista.
21 grammi: il trailer e dove
vedere il film in streaming
Per gli appassionati del film, o
per chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne
grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali
piattaforme streaming oggi disponibili. 21 grammi è
infatti presente su Rakuten TV, Google Play, Apple iTunes e
Amazon Prime Video. In base alla piattaforma
scelta, sarà possibile noleggiare il singolo film o sottoscrivere
un abbonamento generale al catalogo. In questo modo sarà poi
possibile fruire del titolo in tutta comodità e al meglio della
qualità video.
Distintasi per la sua attività
artistica tanto in Italia quanto negli Stati Uniti, l’attrice
Valentina Cervi ha negli anni collezionato una
serie di importanti ruoli con i quali ha potuto sfoggiare tutto il
suo carisma e la sua versatilità. Apprezzata in generi spesso
diversi tra di loro, la Cervi non ha mancato di portare il suo
fascino e il talento anche sul piccolo schermo, dove ha recitato
per alcune delle principali serie italiane degli ultimi anni,
conquistando così ulteriormente le simpatie del grande
pubblico.
Ecco 10 cose che non sai di
Valentina Cervi.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Valentina Cervi: i suoi film e le
serie TV
10. Ha recitato in noti
lungometraggi italiani. L’attrice debutta sui grandi
schermi italiani nel 1988 con il film Mignon è partita,
per poi affermarsi grazie a titoli come Oasi (1994),
La notte e il momento (1995), Escoriandoli
(1996), Figli di Annibale (1998) e La via degli
angeli (1999). Inizia poi a recitare anche a livello
internazionale, senza però dimenticare l’Italia. Continuerà infatti
a recitare nel Bel Paese per apprezzati film come L’anima
gemella (2002), di Sergio
Rubini, Mundo civilizado (2003),
Provincia meccanica (2005), Fine pena mai (2007),
Il resto della notte (2008), Sleepless (200),
Mi rifaccio vivo
(2013), Senza lasciare
traccia (2016), Dove non ho mai
abitato (2017), Euforia (2018), di Valeria
Golino, Vivere (2019), con Micaela
Ramazzotti, e Gli infedeli (2020), con
Riccardo
Scamarcio.
9. Ha preso parte anche a
film statunitensi. Nel 1996 l’attrice recita per la prima
volta al di fuori dell’Italia per Ritratto di signora
(1996), con Nicole
Kidman. Da quel momento, inizia così a recitare anche
per film di altre nazionalità, e prevalentemente per la Francia e
gli Stati Uniti. Tra i titoli a riguardo si annoverano dunque
Artemisia – Passione estrema (1997), Rien sur
Robert (1999), Hotel (2001), Le valigie di Tulse
Luper – La storia di Moab (2003), Miracolo a
Sant’Anna (2008), e Jane Eyre (2011), con
Mia
Wasikowska.
8. È nota per i suoi ruoli
televisivi. Nel corso della sua carriera, diversi sono
anche i titoli televisivi a cui l’attrice ha preso parte tra
l’Italia e gli Stati Uniti. Tra questi si annoverano il film
James Dean – La storia vera (2001), con James
Franco, Guerra e pace (2007), con Clémence
Poésy, Le inchieste dell’ispettore Zen
(2011), Distretto di polizia (2011-2012), Una grande
famiglia (2012-2015), con Alessandro
Gassmann, e True Blood (2012), dove
interpreta la vampira Salome Agrippa recitando accanto ad
Alexander
Skarsgård. Negli anni successivi ha invece recitato
nelle celebri serie italiane I Borgia (2012), Solo per
amore (2015-2017), I Medici (2016) e nel film I
ragazzi dello Zecchino d’Oro (2019), con Matilda de
Angelis.
Valentina Cervi: chi è suo
padre
7. È figlia di un noto
regista. Come suggerisce il cognome, l’attrice è figlia
del regista e produttore Tonino Cervi, noto in
particolare per aver prodotto alcuni dei film dei più grandi autori
del cinema italiano, da Antonioni a Rosi, da Bertolucci a
Bolognini, come anche per la sua collaborazione con grandi
interpreti del panorama cinematografico nazionale come Sordi,
Gassmann e Villaggio. A sua volta, Tonino era figlio dei celebri
attori Gino Cervi e Ninì Gordini
Cervi, nonni dunque di Valentina, che si affermarono come
grandi e versatili interpreti della prima metà del Novecento.
Valentina Cervi: il marito e i
figli
6. Ha sposato un
regista. Nel 2005 l’attrice recita nel ruolo della
protagonista per il film Provincia meccanica, opera prima
del regista Stefano Mordini. Con questi, poi,
l’attrice intraprende una relazione, da cui nascerà la figlia
Margherita e pochi anni dopo un secondo figlio. L’esperienza della
maternità è stata da lei descritta come «l’esperienza più
folgorante che potessi vivere». Nel 2020, infine, l’attrice
torna a collaborare con Mordini per il suo nuovo film da regista,
Gli infedeli, distribuita sulla piattaforma Netflix.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Valentina Cervi in I Medici
5. Ha interpretato un noto
personaggio. Comparsa in tre episodi della celebre serie
di carattere storico, l’attrice ha impersonato qui la parte di
Alessandra degli Albizzi. Personaggio influente, questa è membro
dell’importante famiglia degli Albizzi, nobili che acquisendo
potere nella città di Firenze hanno contribuito ad orientarne la
cultura e la politica locale. Ella è la moglie del capofamiglia,
Rinaldo, nonché madre di Ormanno. Per l’attrice, si è inoltre
trattando di un ritorno al costume, avendo già in precedenza
recitato in film e serie ambientate in epoche passate.
4. Ha condotto diverse
ricerche sul personaggio. Per prepararsi al ruolo di
Alessandra degli Albizzi, l’attrice ha raccontato di aver studiato
il personaggio svolgendo diverse ricerche su di esso.
Documentandosi, ha infatti potuto scoprire aspetti inediti, non
accennati nella sceneggiatura, ma che le sono tornati utili per
costruire la psicologia del personaggio. Pur essendo comparsa
soltanto in tre episodi della prima stagione, l’attrice ha avuto
modo di portare in scena un’apprezzata versione della
nobildonna.
Valentina Cervi in True Blood
3. Si è totalmente affidata
al giudizio del regista per il suo ruolo. Spesso sono gli
stessi attori a proporre modifiche o varianti per quanto riguarda
il carattere o l’aspetto dei personaggi che dovranno interpretare.
Per la sua partecipazione alla serie True Blood, dove
interpreta la vampira di oltre duemila anni Salomè Agrippa, la
Cervi ha invece deciso di affidarsi totalmente alle scelte del
regista. L’attrice infatti aveva in mente di proporre una versione
del personaggio che ricordasse un’epoca passata, ma il regista
volle invece dar risalto alla modernità del personaggio,
cambiandovi perfino look. La Cervi si affidò a queste nuove
indicazioni, e costruì il personaggio poi visto sullo schermo e
tanto apprezzato.
2. È affascinata dalla
tragicità del personaggio. Parlando del suo ruolo, la
Cervi ha raccontato di come si sentisse particolarmente attratta
dalla sua psicologia e dal suo credo. In particolare, era
affascinata dalla tragicità intrinseca alla sua natura, e ha
cercato pertanto di rendere il personaggio il più umano possibile.
Ha dunque lavorato per spogliarlo di qualsiasi egocentrismo
rispetto alle sue azioni, ricercando un fondo di verità e umanità
in esse. Altro aspetto che l’attrice avrebbe poi desiderato
approfondire è il coinvolgimento politico della vampira, nella
serie soltanto accennato.
Valentina Cervi: età e
altezza
1. Valentina Cervi è nata a
Roma, Italia, il 13 aprile 1974. L’attrice è alta
complessivamente 170 centimetri.
Celebre interprete italiana,
Lina Sastri ha conosciuto grande popolarità nel
corso degli anni Ottanta, decennio in cui partecipò a film di
importanti autori che le permisero di ottenere prestigiosi
riconoscimenti di critica e pubblico. Affermatasi anche come
cantante, la Sastri è una delle grandi interpreti della canzone
napoletana, tramandata attraverso una serie di album di successo.
Ancora oggi continua a guadagnare apprezzamenti per il suo lavoro
cinematografico e musicale.
Ecco 10 cose che non sai di
Lina Sastri.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Lina Sastri: i suoi film e le serie
televisive
10. Ha recitato in celebri
lungometraggi. L’attrice debutta al cinema recitando nel
film Il prefetto di ferro (1977), per poi affermarsi con i
titoli Ecce bombo (1978), Café Express (1980), e
Mi manda Picone (1984). Negli anni seguenti recita in
Segreti segreti (1985), L’inchiesta (1987),
La posta in gioco (1988), Piccoli equivoci
(1989), Celluloide (1995), Vite strozzate (1996),
Lascia perdere, Johnny! (2007), di FabrizioBentivoglio, Baarìa
(2009), Passione
(2010), di John
Turturro, To Rome with
Love (2012), con Roberto
Benigni, e Napoli velata (2017), con Giovanna
Mezzogiorno e Alessandro
Borghi.
9. Ha preso parte a
produzioni televisive. Nel corso della sua carriera, la
Sastri ha più volte recitato anche per il piccolo schermo,
comparendo in diversi film, mini-serie o serie televisive. Tra i
titoli più noti si annoverano Gli ultimi tre giorni
(1977), Vita di Antonio Gramsci (1981), I giudici
– Excellent Cadavers (1999), Don Bosco (2004),
San Pietro (2005), Assunta Spina (2006),
L’onore e il rispetto (2015), Con il sole negli
occhi (2015), con Laura
Morante, Le nozze di Laura (2015), Il
bello delle donne… alcuni anni dopo (2017) e La vita
promessa (2018), con Luisa
Ranieri.
8. Ha ottenuto importanti
riconoscimenti. Grazie ai primi film in cui ha recitato,
l’attrice ha potuto dare particolare prova delle proprie capacità,
conquistando tanto il pubblico quanto l’industria. Quest’ultima
l’ha infatti riconosciuta facendole vincere ben tre David di
Donatello, due come miglior attrice protagonista per i film Mi
manda Picone e Segreti segreti, e uno come attrice
non protagonista per L’inchiesta.
Lina Sastri: i suoi album e le sue
canzoni
7. Ha inciso numerosi
album. Dal 1989 la Sastri ha intrapreso una florida
attività nel campo musicale, arrivando a pubblicare un totale di 15
album, la maggior parte dei quali è dedicato alla canzone
napoletana. Alcuni dei titoli di maggior successo sono Lina
Sastri (1989), Tutta pe’ mme (1995), Concerto
napoletano (2004), Live in Japan (2005),
Reginella (2008) e Canzoni napoletane (2010). Nel
corso della sua attività come cantante, vanta inoltre diverse
importanti collaborazioni con nomi quali Gigi D’Alessio e Peppe
Barra, con i quali ha inciso il brano Sole, Cielo e
Mare.
6. Ha partecipato al
Festival di Sanremo. Nel 1992, l’attrice partecipa per la
prima volta nel concorso del Festival di Sanremo, presentando il
brano Femmene ‘e mare, incluso poi nell’album Live on
Broadway, dello stesso anno. La canzone, tuttavia, non si
classificò tra i finalisti, ma permise comunque alla Sestri di
ottenere una buona notorietà come cantante. Ad oggi quella rimane
l’unica partecipazione dell’attrice e cantante al popolare Festival
della musica italiana.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Lina Sastri: il marito e i
figli
5. Ha sposato un
ballerino. Particolarmente riservata riguardo la sua vita
privata, l’attrice è però nota per aver sposato nel 1994 il
ballerino argentino Ruben Celiberti, con il quale non ha però avuto
figli. Dopo sette anni di matrimonio, la coppia ha annunciato la
separazione, rimanendo però in buoni rapporti. Da quel momento, la
vita privata della Sastri si è ulteriormente fatta misteriosa, e
l’attrice evita in tutti i modi di mischiare lavoro e privato.
Motivo per cui non è possibile stabilire se abbia o meno un nuovo
legame sentimentale.
Lina Sastri è su Instagram
4. Ha un account
personale. L’attrice è presente sul social network
Instagram con un profilo seguito da 5.950 persone. All’interno di
questo, la Sastri è solita condividere prevalentemente immagini
relative al suo lavoro di interprete e musicista, condividendo
articoli di giornale, dietro le quinte e altre curiosità varie sui
suoi lavori. Così facendo, mantiene aggiornati i propri follower
sui suoi lavori attuali e futuri, evitando di condividere
particolari informazioni sulla sua vita privata.
Lina Sastri in Napoli velata
3. Ha recitato nel film di
Özpetek. In Napoli velata, l’attrice ha ricoperto
il ruolo di Ludovica, che insieme a Valeria, interpretata da
Isabella
Ferrari, forma un duo di ambigue antiquarie che
metteranno in guardia la protagonista dall’addentrarsi troppo nelle
ricerche del caso che la ossessiona. Per la Sastri, da sempre
innamorata e legata alla città di Napoli, recitare nel film è stata
un’esperienza unica, che le ha permesso di ricongiungersi con
aspetti del celebre capoluogo che credeva di aver dimenticato.
2. Ha dovuto modificare il
proprio look. Recitare nel film non è però stato per lei
semplice. Il regista di origini turche le ha infatti richiesto un
radicale cambiamento nel proprio look, privandola così delle
comodità a cui la Sestri ha sempre fatto affidamento. L’esperienza,
stando alle sue parole, non è stata affatto semplice. L’attrice
faticava infatti a riconoscersi, provando un certo disagio e una
certa difficoltà nell’immedesimarsi nel personaggio. Allo stesso
tempo, però, ciò è stato per lei costruttivo e le ha permesso di
uscire dalla sua zona di comfort per dar vita ad un ruolo
inaspettato.
Lina Sastri: età e altezza
1. Lina Sastri è nata a
Napoli, in Italia, il 17 novembre del 1950. L’attrice e
cantante è alta complessivamente 171 centimetri.
Gianfranco Rosi –
Leone d’Oro con Sacro Gra, Orso d’Oro e Nomination
agli Oscar con Fuocoammare – torna al
Festival di Venezia in Concorso
con Notturno, girato nel corso di tre anni trascorsi
sui confini fra Siria, Iraq, Kurdistan, Libano.
Con questo film Rosi dà voce ad un
dramma umano che trascende le divisioni geografiche e il tempo dei
calendari; illumina, attraverso incontri e immagini, la
quotidianità che sta dietro la tragedia continua di guerre civili,
dittature feroci, invasioni e ingerenze straniere, sino
all’apocalisse omicida dell’ISIS. Storie diverse, alle quali la
narrazione conferisce un’unità che va al di là dei confini. La
guerra non appare direttamente: la sentiamo nei canti luttuosi
delle madri, nei balbettii di bambini feriti per sempre, nella
messinscena dell’insensatezza della politica recitata dai pazienti
di un istituto psichiatrico. Un cantore di strada intona le lodi
dell’Altissimo. Un bracconiere fra i canneti e i pozzi di petrolio.
La grazia delle guerrigliere peshmerga. I terroristi dello Stato
Islamico in carcere. L’angoscia di una madre yazida per la figlia
prigioniera. Alì, adolescente, che fatica per portare il pane ai
suoi fratelli… Tutt’intorno, e dentro le coscienze, segni di
violenza e distruzione: ma in primo piano è l’umanità che si
ridesta ogni giorno da un notturno che pare
infinito. Notturno è un film di luce dai
materiali oscuri della storia.
«Durante tre anni di viaggio in
Medio Oriente, – racconta Rosi – ho incontrato le
persone che vivono nelle zone di guerra. Ho voluto raccontare le
storie, i personaggi, oltre il conflitto. Sono rimasto lontano
dalla linea del fronte, ma sono andato laddove le persone tentano
di ricucire le loro esistenze. Nei luoghi in cui ho filmato giunge
l’eco della guerra, se ne sente la presenza opprimente, quel peso
tanto gravoso da impedire di proiettarsi nel futuro. Ho cercato di
raccontare la quotidianità di chi vive lungo il confine che separa
la vita dall’inferno».
La regia, fotografia e suono sono
di Gianfranco Rosi, il montaggio
di Jacopo Quadri, con la collaborazione
di Fabrizio Federico.
Il film è una
produzione 21Uno Film – Stemal
Entertainment con Rai Cinema,
con il contributo di Dg
Cinema e Audiovisivo –
Mibact e con il supporto
di Eurimages, in associazione
con Istituto Luce – Cinecittà, prodotto
da Donatella Palermo per
StemalEntertainment e Gianfranco
Rosi per 21Uno Film.
Una coproduzione Italo Franco
Tedesca con Les Films D’Ici in
coproduzione con Arte France Cinéma e
con No Nation Films – Mizzi
Stock Entertainment. Il film è distribuito in Italia
da 01 Distribution. Le vendite estere sono
di The
MatchFactory.
Miss Marx di
Susanna Nicchiarelli sarà presentato nella
selezione ufficiale in Concorso a Venezia 77. Il biopic vede
protagonista Romola Garai e Patrick
Kennedy.
Brillante, colta, libera e
appassionata, Eleanor è la figlia più piccola di Karl Marx:
tra le prime donne ad avvicinare i temi del femminismo e del
socialismo, partecipa alle lotte operaie, combatte per i diritti
delle donne e l’abolizione del lavoro minorile. Quando, nel 1883,
incontra Edward Aveling, la sua vita cambia per sempre, travolta da
un amore appassionato ma dal destino tragico.
«Con la sua apparente
incongruenza tra dimensione pubblica e privata – racconta la
regista Susanna Nicchiarelli – la storia di
Eleanor Marx apre un abisso sulla complessità dell’animo umano,
sulla fragilità delle illusioni e sulla tossicità di certe
relazioni sentimentali. Raccontare la vita di Eleanor vuol dire
parlare di temi talmente moderni da essere ancora oggi, oltre un
secolo dopo, rivoluzionari. In un momento in cui la questione
dell’emancipazione è più che mai centrale, la vicenda di Eleanor ne
delinea tutte le difficoltà e le contraddizioni: contraddizioni,
credo, più che mai attuali per cercare di “afferrare” alcuni tratti
dell’epoca che stiamo vivendo». E a proposito della
partecipazione alla Mostra di Venezia aggiunge: «Alcuni dei
momenti più belli della mia vita da appassionata di cinema e da
regista sono legati alla Mostra. Ho visto dei film meravigliosi al
Lido che mi hanno cambiato per sempre. E naturalmente non dimentico
la felicità e la soddisfazione per l’accoglienza riservata al mio
primo film, Cosmonauta, e poi al più recente Nico,
1988. Adesso poter tornare a Venezia, per la prima volta in
Concorso, è – sia pure sullo sfondo di luoghi conosciuti e ormai
famigliari – un’emozione ancora nuova».
Lasciami Andare di
Stefano Mordini è il film di chiusura di Venezia
77, e sarà presentato nella selezione ufficiale Fuori Concorso. Nel
cast Stefano Accorsi, Valeria Golino, Maya Sansa, Serena
Rossi, Antonia Truppo.
SINOSSI
Marco (Stefano Accorsi) e Anita
(Serena Rossi) scoprono di aspettare un figlio. Finalmente un
raggio di luce nella vita di Marco, messa duramente alla prova dal
dolore per la scomparsa di Leo, il suo primogenito avuto con la
prima moglie Clara (Maya Sansa).
Improvvisamente però, nella vita di
Marco e della sua ex moglie, irrompe Perla (Valeria
Golino), la nuova proprietaria della casa dove la coppia
abitava fino al tragico incidente. La misteriosa donna sostiene di
sentire costantemente una strana presenza e la voce di un bambino
che tormenta sia lei che suo figlio. Marco si ritrova così
combattuto tra i legami del passato e un futuro ancora da
scrivere.
In anteprima mondiale alla 77.
Mostra del Cinema di Venezia, Fuori Concorso, il docufilm di
Giuseppe Pedersoli, La verità su La Dolce Vita,
che per la prima volta con documenti inediti e un’appassionata
ricostruzione, svela la genesi e le avventure di uno dei capitoli
immortali della storia del cinema.
Verso la fine del 1958 Federico
Fellini attraversa un periodo professionale complicato. Ha già
vinto due Oscar per “La Strada” e “Le Notti di Cabiria” ma nessun
produttore vuole realizzare il suo nuovo progetto: una storia
scritta da lui, Ennio Flaiano e Tullio Pinelli, intitolata La
Dolce Vita. Soltanto un uomo, Giuseppe Amato, già famosissimo
produttore di capolavori come “Umberto D.”, “Quattro passi tra le
nuvole”, “Francesco Giullare di Dio”, “Don Camillo”, comprende la
straordinarietà del soggetto. Amato sembra essere davvero l’unico a
immaginare, e dire, che il copione che ha tra le mani contiene un
capolavoro. Con la sua esperienza trentennale intuisce
anche che l’operazione sarà molto rischiosa ma nessun ostacolo può
impedirgli di realizzare un progetto in cui crede.
La storia della realizzazione del
film inizia con un viaggio fino a San Giovanni Rotondo, dove Amato,
da uomo molto religioso, si reca per ottenere la benedizione di
Padre Pio in persona, per iniziare il lavoro su “La Dolce Vita”.
Amato non sbagliava in nessuna delle sue intuizioni: da lì partirà
la storia del film italiano più popolare di sempre all’estero, un
film mitico e iconico. E una realizzazione travagliatissima, la
produzione più costosa fino a quel momento in Italia. Amato
convince il magnate e suo storico socio Angelo Rizzoli a
co-finanziare l’opera, che arriverà a costare il doppio di quanto
preventivato e concordato con il regista. La lavorazione subirà
liti, battute d’arresto, sfuriate, minacce. I contrasti tra Fellini
e la produzione sono duri. Il primo montato, della durata di
quattro ore, per Rizzoli non è distribuibile nei cinema. I
coproduttori internazionali neppure lo prendono in considerazione.
Il film sarà la causa della rottura del sodalizio ventennale tra
Amato e Rizzoli.
E varrà una Palma d’oro a Cannes, un
successo straordinario al botteghino, una delle polemiche più
controverse mai registrate sui giornali italiani e internazionali.
La gloria eterna al film.
Oggi, a sessant’anni dalla
sua produzione, e nel centenario di Fellini, La verità su La
dolce vita, docufilm diretto da Giuseppe
Pedersoli, racconta per la prima volta, grazie a documenti
inediti, tra cui soprattutto la corrispondenza tra Fellini,
Giuseppe Amato e Angelo Rizzoli, la nascita e le irripetibili
vicissitudini di uno dei più celebrati capolavori della storia del
cinema. Raccontati attraverso una felice ricostruzione con attori
professionisti, sequenze originali del film, importanti
testimonianze d’archivio e odierne dei protagonisti della vicenda
(in primis Fellini, Mastroianni, Amato, Dino De
Laurentiis, e tanti altri).
E racconta uno dei più straordinari
casi in cui il cinema ha creato, per merito di un regista fuori dal
comune, un mondo che prima non c’era.
Soprattutto, racconta una vera
storia d’amore per il cinema: quella di un produttore per un film,
innamorato di un sogno fino quasi al costo della vita. Un film in
cui nessuno voleva credere, e che oggi è un emblema del nostro
amore per quest’arte.
La verità su La dolce vita,
scritto (con Giorgio Serafini) e diretto da Giuseppe Pedersoli, è
prodotto da Gaia Gorrini per Arietta
Cinematografica, in associazione con Istituto
Luce-Cinecittà che lo distribuisce per l’Italia, mentre la
distribuzione per l’estero è affidata a
Intramovies.
Il sessantesimo anniversario
dalla produzione de “La Dolce Vita” e il centenario dalla nascita
di Federico Fellini, costituiscono la migliore opportunità per
ricostruire la genesi, la produzione e la vita commerciale di uno
tra i piu’ famosi e iconici film della cinematografia
mondiale.
Questo progetto si basa sulla
copiosissima, originale e inedita corrispondenza tra Giuseppe
Amato, Angelo Rizzoli e Federico Fellini, rispettivamente
produttore, distributore e regista de “La Dolce Vita”. Sono gli
stessi protagonisti a raccontarci, con la “voce” diretta dei loro
scritti, ciò che hanno vissuto.
Attraverso un montaggio serrato
e avvincente di interviste e letture, e scene ricostruite, si
ricreano le atmosfere, i contrasti e le grandi passioni che
formarono la sostanza fondante e la creazione di uno tra i più
controversi prodotti della cinematografia italiana, universalmente
riconosciuto come un capolavoro.