Ha floppato rumorosamente negli
Stati Uniti, ma Babylon,
il nuovo film di Damien
Chazelle, è pronto ad uscire anche in Italia, alla
“ricerca di un suo pubblico“, come ha detto lo stesso
regista, che ha incontrato la stampa romana per raccontare il suo
punto di vista su questo progetto così denso e vasto che ha tanto
indignato la stampa estera.
Babylon
mostra una Hollywood che non c’è più, eccessiva e volgare, violenta
e morbosa, ma anche estremamente vivace e vitale, totalmente
libera. E per Chazelle proprio quella libertà è il
prezzo più caro che l’industria del cinema ha pagato per diventare
una forma d’arte riconosciuta.
Damien Chazelle rivendica la
libertà dei primordi del cinema
“Oggi, a Hollywood è
andata perduta la libertà ed è comprensibile, perché la libertà a
cui faccio riferimento io è quella che c’era nei primissimi giorni
della storia del cinema. Lo vediamo e lo riscontriamo nei film muti
che vediamo raccontati e rappresentati in questo film. È un
fenomeno intrinsecamente legato al fatto che Hollywood all’epoca
fosse qualcosa di completamente nuovo. Il cinema era considerato
una forma d’arte volgare, e forse nemmeno era considerato una forma
d’arte e la società guardava a Los Angeles come la frontiera del
Selvaggio West dove questi pionieri si creavano le proprie regole e
facevano ciò che volevano.
È stata una vera
esplosione di possibilità artistiche, possibilità che all’epoca si
potevano sfruttare, ma era inevitabile che questa fiamma creativa
si affievolisse ad un certo punto e che venisse sostituita da
qualcos’altro. Io credo che oggi abbiamo molto da imparare da
quella Hollywood: il mondo di oggi è conformista, moralista e
puritano e, secondo me, in questo periodo è compito degli artisti
respingere tutta questa morale e andare a rivendicare quella
libertà che è stata repressa. Questa storia racconta anche questo,
e lo fa in maniera evolutiva perché ho cominciato a scriverla 15
anni fa e in questo periodo Hollywood è cambiata tanto, e non
purtroppo in meglio.“
Questa grande vitalità è raccontata
attraverso una serie di generi che partono con la commedia e il
musical, perfettamente incarnati nella selvaggia sequenza iniziale
della festa nel deserto. Successivamente, mentre il tono di
Babylon
rallenta, si arriva a toccare generi molto diversi, fino a sfociare
nel dramma puro e quasi nel film dell’orrore. Per Damien Chazelle
questa era un’intenzione sin dal primo momento.
Un viaggio attraverso i
generi
“Credo che fin
dall’inizio, da quando è nato il seme del film c’era l’idea che la
storia si sarebbe trasformata in un’altra storia, in termini di
genere e di stile. Era un modo per riflettere la condizione in cui
si trovava quella società e quindi l’idea principale è stata quella
di passare dalla commedia alla tragedia. Mi sono reso conto man
mano che scrivevamo la sceneggiatura che quello che avevamo in
partenza, questo altissimo livello di esuberanza, si dovesse poi
trasformare in tragedia e dalla tragedia siamo arrivati ai toni
horror della sequenza nell’ultima parte. Abbiamo raccontato l’apice
del divertimento contrapposto alla tragedia, alla caduta, tutto
questo passando per il tentativo di arrivare alle stelle. Per poi
arrivare nella conclusione, ambientata negli anni ’50, che
rappresenta la sintesi e il significato di quello che volevo
raccontare.”
Nonostante lo scopo fosse così
nobile e universale, l’accoglienza negli Stati Uniti è stata molto
tiepida, e anche il pubblico non è stato molto partecipativo, tanto
che gli incassi sono stati veramente desolanti. Tuttavia, pare che
Damien Chazelle fosse pronto a questa evenienza e che, secondo lui,
Babylon
sta ancora cercando il suo pubblico, che forse potrebbe essere
quello europeo.
“Sapevo che il film
avrebbe suscitato determinate reazioni. La base della mia idea era
quella di dare fastidio alle persone, di farle arrabbiare, era la
mia aspettativa: realizzare un film che fosse controcorrente,
tant’è vero che ci è voluto tanto tempo a finanziarlo e a
sostenerlo. Siamo stati fortunati, sono estremamente grato alla
Paramount perché, pur sapendo che sarebbe stato un film che avrebbe
generato una polarizzazione delle opinioni, ha creduto lo stesso
nel progetto, lo ha finanziato e lo ha sostenuto, e non ha mai
esercitato nessuna pressione, non mi ha mai messo in condizione di
dover scendere a compromessi.
Un film in cerca del suo
pubblico
Per me è stato
importante perché mi sono sentito libero e protetto, sono stato
felice di non dover attenuare o filtrare niente di ciò che volevo
raccontare, anche perché in caso contrario non avrei mai accettato
di farlo. Mi rendo conto che è uno shock, ma era importante che lo
fosse, volevo scavare in profondità, perché sono fin troppi oggi i
film che parlano della vecchia Hollywood celebrandola ma guardando
solo la facciata.“
“L’unica speranza è
che questo film possa trovare il suo pubblico – ha poi
proseguito – e che, qualsiasi cosa succeda, possa suscitare
dibatti e discussione, che possa risvegliare gli animi, non
semplicemente scivolare via in maniera tranquilla. L’idea che avevo
era quella di fare rumore. Ora il film non è più mio, una volta che
è uscito diventa di chi lo guarda. Io ho fatto quello che sentivo
di dover fare, ho portato questo film nel mondo, e ora tocca al
mondo giudicarlo e accoglierlo.”
La volontà di guardare dietro alla
facciata di Hollywood
Per fare rumore e per “dare
fastidio” alle persone, Damien Chazelle ha scelto
la via dell’eccesso, della volgarità, della sgradevolezza, perché
quello è ciò che Hollywood era e quello è ciò che Hollywood ha
sempre nascosto:
“Credo che sia
importante mostrare quello che Hollywood sia fin troppo brava a
nascondere. All’epoca del film il cinema non godeva del rispetto e
del prestigio di cui gode oggi, era visto come qualcosa di basso,
volgare e pornografico, ed era parte del DNA anche dei film, di
mostrare la volgarità e lo ‘sporco’, in mancanza di un altro
termine, per essere all’altezza della cattiva reputazione di cui
godeva. Già nel titolo che ho scelto, Babylon,
è insita questa idea di qualcosa che nasceva dal vizio, e che era
spesso e definita con termini biblici, Sodoma e Gomorra, o la
stessa Babilonia, erano i nomi riservati al luogo di nascita di
un’industria completamente nuova che cercava di rivendicare il suo
status, un’industria che veniva fondata da criminali, reietti,
personaggi ai margini della società che avevano costruito qualcosa
nel mezzo del nulla.
Era folle la stessa
idea di andare a costruire una città in mezzo al deserto e c’è da
dire che anche le cose più estreme che vedete nel film sono state
attenuate e ammorbidite, perché se avessimo dovuto rappresentare la
realtà per quello che era all’epoca, vi assicuro che non saremmo
mai riusciti a realizzare il film. Persone nate povere,
improvvisamente si sono trovate a possedere più soldi di quanti ne
avesse chiunque al mondo.”
E in questo delirio di eccessi e
nefandezze, ma anche sogni e speranze, affondano le radici di
Babylon,
il film più rischioso di Damien Chazelle e anche
l’unico, a oggi, che ha ricevuto una tiepida accoglienza da parte
di stampa e pubblico. Quello che accadrà da noi in Italia però è
ancora da scrivere, e potremo cominciare a leggerlo a partire dal
19 gennaio, quando il film arriverà nelle nostre sale distribuito
da Eagle Pictures.