Una serie di diritti su film,
merchandising, giochi ed eventi live di Il Signore degli
Anelli, Lo Hobbit e altri titoli dell’autore
J.R.R. Tolkien è stato messo all’asta ora che la
Saul Zaentz Co. ha deciso di vendere le sue partecipazioni.
Zaentz Co. ha assunto la ACF
Investment Bank per gestire il processo di vendita, che si sta
svolgendo questa settimana mentre i banchieri fanno il giro dei
possibili acquirenti a Hollywood. Si prevede che le proprietà di
Tolkien raggiungeranno almeno $ 2 miliardi, cifra stimata sulla
base di recenti valutazioni elevate per IP di alto livello e
produttori di contenuti.
La tempistica del processo di
vendita non è casuale. Amazon presenterà in anteprima la sua tanto
attesa serie TV a mega budget basata sugli antefatti de Il
Signore degli Anelli, Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del
Potere, il 2 settembre. Lo Studio è quindi in cima
alla lista dei candidati ad accaparrarsi i diritti aggiuntivi ora
detenuti da Zaentz.
Le partecipazioni di Zaentz Co.
comprendono i diritti di sfruttamento delle proprietà di Il
Signore degli Anelli, Lo Hobbit in film, videogiochi,
merchandising, eventi dal vivo e parchi a tema. Include anche
diritti di corrispondenza limitati nel caso in cui la Tolkien
Estate decidesse di realizzare film o altri contenuti basati su due
raccolte di scritti di Tolkien pubblicate dopo la sua morte nel
1973: “The Silmarillion” e “The Unfinished Tales of Numenor and
Middle-Earth”.
La Warner Bros. manterrà alcuni
diritti di sviluppo del film su Il Signore degli
Anelli attraverso la New Line Cinema, di sua
proprietà. New Line ha avuto enormi successi al botteghino mondiale
e ha vinto l’Oscar con la trilogia del regista Peter
Jackson (La compagnia dell’anello, Le due torri e
Il ritorno del re). La Warner Bros. l’anno scorso ha
annunciato i piani per la produzione di un film anime per il cinema
insieme a New Line e Warner Bros. Animation, Il Signore degli Anelli: La Guerra dei
Rohirrim.
Ma resta inteso che i sostanziali
diritti dei film live-action sono tornati alla Zaentz Co. l’anno
scorso, in parte perché la Warner Bros. non aveva sviluppato
attivamente nuovi prodotti legati alle IP. Quello sviluppo, oltre
all’attesa per la nuova serie Amazon, è stato sufficiente per
convincere Zaentz Co. che i tempi erano maturi per una vendita.
Anche i progetti relativi a Tolkien
sono stati oggetto di importanti contenziosi nel corso degli anni.
Zaentz Co. ha citato in giudizio Warner Bros. e New Line per la sua
quota di profitti dalla trilogia di film di Jackson. La proprietà e
l’editore di Tolkien HarperCollins hanno citato in giudizio la
Warner Bros. più volte per i profitti dei film e dei tre
lungometraggi basati su Lo Hobbit.
Lo abbiamo visto tutti
in Spider-Man:
No Way Home, ma prima ancora di quello Tom
Holland aveva dovuto impegnarsi nelle riprese
dell’Uncharted
di Ruben Fleischer, film che oggi finalmente
arriva in sala (dal 17 febbraio, distribuito da Warner Bros.
Entertainment Italia).
Una avventura
emozionante ispirata a una delle serie di videogiochi più vendute e
amate nella quale l’attore venticinquenne veste i panni del
protagonista Nathan Drake nella sua prima avventura
cinematografica. Con lui, in una adrenalinica caccia al “più grande
tesoro mai trovato” che da New York porta alle Filippine, troviamo
il Victor ‘Sully’ Sullivan di Mark Wahlberg, oltre
a Sophia Ali, Tati Gabrielle e Antonio
Banderas.
“Di fatto è stato
molto divertente per me, da attore giovane sono un fan
dell’incredibile carriera cinematografica di Mark Wahlberg ed è
stato emozionante avere la possibilità di lavorare con lui –
ha detto Holland, parlando del suo compagno di set. – Il film
vive del rapporto tra loro due, ed era importante che riuscissimo a
renderlo nella maniera migliore. Non c’è niente di peggio che
sforzarsi di creare una chimica con qualcuno, ma tra noi è stato
tutto molto naturale, il ché ha reso tutto facile, e divertente. Ha
permesso di arricchire il film di una relazione come quella tra
fratello maggiore e minore”.
L’ennesimo elemento
perfettamente inserito in quello che il produttore Charles
Roven definisce un “Cubo di Rubik che ci è voluto un po’
per comporre correttamente. Un incastro che ha trovato nuova linfa
nel 2019 con l’ingresso di Tom Holland nel cast, ma già dal 2009
era arrivato sulla scrivania del producer grazie all’intuizione del
suo collega Alex Gartner, il quale presente all’incontro di
Palazzo Manfredi a Roma conferma: “questo è stato il momento
perfetto”.
“Molte delle
scoperte che fa Nathan erano chiare prima di arrivare sul set, ma
molte sono venute dopo – spiega ancora Holland. – Anche le
scene con Mark sono nate momento per momento, come quando lo prendo
in giro perché usa Tinder”. “L’action e il genere avventuroso sono
sempre stati i miei preferiti – continua – Sono cresciuto
amando questi film. Ed è stato un sogno avere l’opportunità di
raccontare una mia versione di quel che mi piacerebbe che fosse
Indiana Jones”.
Un riferimento
importante, che si unisce a quelli citati dal regista, Ruben
Fleischer, al suo fianco anche in questo momento: “Il
videogioco è stato la base, ma credo che chi ha creato Uncharted si fosse ispirato a Indiana Jones a sua
volta. E’ stato come chiudere un cerchio. Sicuramente ho pensato
anche ai Goonies o Star
Wars, Mission Impossible o James
Bond”.
Oltre che, ovviamente,
ai vari capitoli della saga videoludica iniziata nel 2007. Che
Fleischer ha portato sul grande schermo in maniera anche piuttosto
esplicita: “La sequenza della caduta dall’aereo in volo è presa
direttamente da Uncharted 3: L’inganno di Drake, come anche il
‘Kitty got wet’ che vediamo nella scena del bar, da Uncharted 2: Il
covo dei ladri”.“Ma non volevamo che il fosse una copia
del videogame o sovrapporci a elementi esistenti, volevamo essere
rispettosi dei personaggi, del tono, dell’umorismo, che sono una
caratteristica distintiva della saga, ma anche che fosse qualcosa
di nostro – aggiunge. – Quanto agli altri Easter Eggs, ce
ne sono diversi, abbiamo lavorato a stretto contatto con la Naughty
Dog per realizzarli, ma vogliamo che questa sia una caccia al
tesoro anche per i fan, ora tocca a loro trovarli!”.
Lo stesso Nathan Drake
originale (l’attore Nolan North, doppiatore del
personaggio nel videogame) era stato sul set, dove il giovane Tom
ha potuto conoscerlo. “Avevo giocato a tutti i giochi, e
conoscevo il grande lavoro che aveva fatto, è una vera
leggenda – ha confessato l’interprete britannico. – È
stato importante avere la sua approvazione e il suo sostegno. Sono
orgoglioso di poterlo affermare, e della fantastica mail che mi ha
mandato in cui mi diceva quanto gli fosse piaciuto il film. Da
parte mia c’è stata una grande esplorazione del personaggio, voglio
che i fan possano scoprire un nuovo Drake”.
Una grande preparazione,
anche fisica, per la gioia del regista che lo ha definito “uno
degli attori più divertenti da guardare, ma anche uno stuntman e un
acrobata”, dichiarandosi “fortunato di poter girare un
primo piano di un attore nel pieno di una azione a 4 metri di
altezza” senza dover ricorrere a controfigure o CGI.
Semmai, la
preoccupazione per Tom
Holland è stata un’altra, legata al blockbuster
dei record già citato, Spider-Man:
No Way Home. “La mia versione di Peter Parker è
nota per essere un po’ infantile, ma con Nathan Drake dovevo pormi
in maniera diversa – ha ricordato. – È qualcosa di cui
abbiamo parlato molto con il regista e con Amy Pascal (producer del
Cinecomic di Jon Watts ndr), che quando sono arrivato sul suo set
mi ha rimproverato di esser ‘troppo uomo’. Ci son volute
settimane…”. Per chiudere una chicca, sempre relativa
all’abitudine di Holland a eseguire in prima persona i suoi stunt,
come hanno scoperto Tobey Maguire e Andrew Garfield: “Mi son divertito molto
con loro, quando gli ho raccontato di aver fatto io quelle
acrobazie mi hanno guardato come se fossi matto”.
Nella splendida cornice
dell’Accademia di Francia a Roma, a Villa Medici, è
stato presentato alla stampa romana Les Amous
d’Anaïs, esordio leggero ma acuto della giovane Charline
Bourgeois-Tacquet, già selezionato per la Settimana della
Critica a Cannes e per il Festival di cinema francese di
Firenze France Odeon, che, giunto alla sua tredicesima
edizione, ha deciso di conferire al Maestro Nicola
Piovani il premio per la miglior colonna sonora. Ecco
perchè la serata si apre con un breve saluto ai giornalisti
intervenuti e con la consegna ufficiale a Piovani del
Premio France Odeon – FoglLes Amours d’Anaïsia d’Oro Manetti
Battiloro, che rinsalda la collaborazione tra l’Accademia e il
Festival fiorentino.
Sulla composizione delle
musiche originali e la scelta di brani non originali da abbinare al
film Nicola
Piovani spiega: “Innanzitutto, questo è un film di
Charline. Lei è molto chiara nel suo bagaglio di proposte e per
quel che riguarda le presenze di musica nella sua vita. Io non ho
fatto che scrivere alcune musiche che potessero incastonarsi,
soprattutto che potessero entrare in punta di piedi, senza proporsi
in modo protagonistico. Questo è un film in cui la musica non deve
cantare niente, si limita timidamente a cantare un po’ qualcosa,
quando si accenna all’amore tra le protagoniste” il suo
obiettivo, prosegue, è stato quello di lavorare “cercando di non
rompere la cristalleria. È un lavoro non sempre facile, che però
vale la pena fare”.
Les Amours
d’Anaïs non è solo incentrato su una giovane donna in cerca
di sé, ma vuole essere anche una riflessione sulla possibilità di
trovare un equilibrio tra passione, istinto e razionalità. Sulla
dicotomia tra le due, la regista,Charline
Bourgeoise-Tacquet, afferma che, sebbene la passione sia più
importante della saggezza, preferirebbe apprendere i segreti della
seconda.
La regista
illustra poi così la sua scelta di dare alla
protagonista lo stesso nome, Anaïs, dell’attrice che la interpreta,
Anaïs Demoustier: “La prima ragione è che cercavo un nome
che non fosse legato a nessuna connotazione sociale. Ecco perché ho
scelto Anaïs. Avevo già lavorato con lei in un cortometraggio. Ho
chiesto il suo permesso per intitolare il film col suo nome e lei
ha accettato. Anche perchè il personaggio le rassomiglia
molto”. Prosegue poi precisando che la protagonista racchiude
in sé alcune caratteristiche proprie della personalità, del modo di
essere di Demoustier, e altre più vicine alla regista
stessa.
Sulla scelta di
un’attrice molto amata in Francia come Valeria Bruni Tedeschi, Bourgeois-Tacquet afferma
di aver cercato: “un’attrice bella, sensuale, che fosse
credibile nel ruolo dell’intellettuale”. Valeria Bruni Tedeschi
possedeva tutte queste caratteristiche.
Les Amours
d’Anais sarà nelle sale italiane da aprile, distribuito da
Officine
UBU.
Tinder è la nuova frontiera delle
relazioni amorose, ma non solo. C’è chi cerca l’amore on-line e chi
usa l’app mascherando la propria identità per i più contorti
motivi. È il caso di Simon Leviev, il truffatore
israeliano che per diversi anni è riuscito a vivere sulle spalle di
decine di donne, facendole credere le sue uniche amanti. Il
documentarioNetflixIl truffatore di Tinder esplora, attraverso
gli occhi delle sue vittime, il sistema di frodi architettato da
Simon e mette all’erta sul fenomeno del
catfishing.
Di cosa parla Il truffatore di
Tinder
L’intero
docu-film ruota attorno ad un uomo che maschera la sua identità
per vivere un’esistenza lussuosa a spese degli altri. Israeliano
d’origine, cresciuto umilmente in una famiglia ebrea, Simon
Leviev è un truffatore fin dalla adolescenza.
Allontanatosi dalla sua terra natale, ha cambiato più volte nome e
identità: dal 2016, si finge figlio di un magnate che lavora nel
commercio dei diamanti. Attraverso l’app per incontri Tinder,
Simon ha messo in piedi un sistema di frodi
estremamente efficace: ammalia donne benestanti per poi portarle
sul lastrico.
Riprendendo lo schema di
Charles Ponzi, truffatore italiano risalente agli
anni Venti, Leviev riesce a pagare la sua
costosissima vita – fatta di viaggi, feste e lusso – con i soldi
delle donne che trova su Tinder. Prima le incanta con la sua
apparente ricchezza, che in realtà è pagata da altre vittime
precedentemente infatuate, poi inizia a chiedere loro soldi in
prestito, fino a mandarle in rovina. Lo schema regge fino a quando
una delle sue amanti, Cecilie Fjellhøy, decide di
smascherarlo con un azione combinata di polizia e giornalisti.
La truffa perfetta
Simon Leviev mette
in piedi un sistema che coinvolge decine e decine di vittime e,
purtroppo, funziona perfettamente. Utilizzando costantemente carte
di credito di altri per le operazioni, mettendo le vittime in
rapporto con le banche, riesce a rimanere sempre nell’ombra.
Nonostante la truffa di Leviev sia pari a 10
milioni di dollari, le autorità non possono, dopo averlo arrestato,
trattenere il ladro per più di cinque mesi. Mancano le prove,
Leviev per il mondo della finanza non esiste e no
ha mai fatto nulla.
Per due anni, Simon
è andato in giro per il mondo, passando da un hotel lussuoso
all’altro e da una donna all’altra, il tutto senza sborsare un
centesimo. Ogni nuova spesa è pagata da un creditore – o più spesso
una creditrice – incastrato precedentemente. Se lo schema di
Ponzi poteva funzionare nel 1920, oggi con i
social network e la miriade di informazioni tacciabili sulla rete,
è impossibile essere del tutto invisibili.
Il potere della comunicazione
Cecilie Fjellhøy,
Pernilla Sjoholm e Ayleen
Charlotte sono solo tre delle vittime che
Leviev ha mandato in bancarotta. Sono però anche
coloro che hanno tentato di andare fino in fondo. Non trovando
supporto da parte della polizia, Cecilie ha usato
un’altra arma: il giornalismo. Ha contattato un noto giornale
norvegese e, con il supporto del giornalista israeliano Uri
Blau, ha fatto scrivere un pezzo, chiamato The
Tinder Swindler (Il truffatore di Tinder) che
raccontasse quello che Leviev stava facendo. Nel
2019, il pezzo è stato pubblicato e, grazie alle condivisioni, ha
permesso a tutto il mondo di conoscere la verità.
Il docu-filmNetflix
è un ulteriore passo: per una soggetto simile, che non può essere
condannato in termini legali, la diffamazione è l’arma più potente.
Leviev è ora un uomo libero, gestisce una sua
attività in Israele e ancora nega le azioni compiute, ma, almeno,
ora tutti sanno che cosa è in grado di fare.
Il truffatore di Tinder è un ottimo
docu-film
Avvincente, ricco di contenuti
multimediali e di volti, Il truffatore di Tinder è
un
documentario fatto coi fiocchi. Racconta una storia vera,
mettendo anche in evidenza l’aspetto sentimentale che, in questo
caso, è imprescindibile. Facendo parlare le vittime di
Leviev, non possiamo che calarci nei loro panni e
comprendere meglio quanto hanno vissuto. Le immagini realmente
scattate, i messaggi vocali, i video, danno sostanza al
protagonista del documentario: veniamo a conoscenza di ogni aspetto
del truffatore, dalla voce alle movenze.
In conclusione, Il
truffatore di Tinderè investigativo
al punto giusto, non è troppo tecnico ma permette di comprendere
meglio come funziona il catfishing e come stare allerta rispetto ai
truffatori online.
In un nuovo adattamento del
classico thriller di Stephen King, Firestarter,
dai produttori de L’Uomo Invisibile; una ragazza
con straordinari poteri pirocinetici combatte per proteggere la sua
famiglia e se stessa da forze sinistre che cercano di catturarla e
controllarla.
Per più di dieci anni, i genitori
Andy (Zac
Efron; Ted Bundy – Fascino criminale; The Greatest
Showman) e Vicky (Sydney Lemmon; Fear the
Walking Dead, Succession) sono fuggiti, cercando disperatamente
di nascondere la figlia Charlie (Ryan Kiera
Armstrong; American Horror Story: Double Feature, La
Guerra di Domani) da un’oscura agenzia federale che vuole sfruttare
il suo dono senza precedenti per trasformare il fuoco in un’arma di
distruzione di massa.
Andy ha insegnato a Charlie come
disinnescare il suo potere, che viene innescato dalla rabbia o dal
dolore. Ma quando Charlie compie 11 anni, il fuoco diventa sempre
più difficile da controllare. Dopo che un incidente rivela la
posizione della famiglia, un misterioso agente (Michael
Greyeyes; Wild Indian, Rutherford Falls) viene inviato per
dare la caccia alla famiglia e catturare Charlie una volta per
tutte. Ma Charlie ha altri piani.
Con Kurtwood Smith
(Amityville: Il risveglio, Hitchcock), John
Beasley (Anarchia – La Notte del Giudizio, Al Vertice
della Tensione) e Gloria Reuben (Lincoln, Mr.
Robot). La colonna sonora di Firestarter è
composta dal leggendario John Carpenter
(Halloween, Christine, Fog) e dai compositori del franchise
Halloween Cody Carpenter e Daniel Davies.
Diretto da Keith
Thomas (The Vigil – Non ti lascerà andare), da una
sceneggiatura di Scott Teems (Halloween Kills) basato sul romanzo
di Stephen King, Firestarter
è prodotto da Jason Blum (Halloween, L’Uomo Invisibile) per
Blumhouse e dal premio Oscar Akiva Goldsman (Io
Sono Leggenda, Constantine) per Weed Road Pictures. I produttori
esecutivi sono Ryan Turek, Gregory Lessans, Scott Teems, Martha De
Laurentiis, J.D. Lifshitz e Raphael Margules.
Disponibile su
STARZPLAY dal 6 febbraio, arriva Power Book: IV
Force, il terzo spin-off dell’amata serie Starz prodotta
da 50 Cents. Dopo Ghost e
Rising Kanan, che approfondivano, una nel futuro
(quella di Ghost) e l’altra nel passato (Rising Kanan), la sorte
dei personaggi principali della serie, in questo caso seguiamo
Tommy Egan, che abbandona New York e Ghost per andare a Chicago, in
cerca di una nuova vita. Ritroviamo quindi prxotagon ista assoluto
Joseph Sikora.
La trama di Power Book:
IV Force
Tommy Egan taglia tutti
i legami e mette New York nel suo specchietto retrovisore per
sempre quando arriva a Chicago. Decide di diventare il più grande
spacciatore che la Second City abbia mai visto. Mentre Tommy inizia
a fare scalpore nel giro della droga di Chicago, attira
l’attenzione dei più grandi spacciatori della città e si ritrova a
stringere alleanze redditizie e a incrociare la strada con nemici
mortali. Tommy instaura una relazione difficile con la CBI, una
delle squadre più formidabili di Chicago guidata dall’ex detenuto
Diamond Sampson, ed entra in conflitto con Walter Flynn, capo della
mafia irlandese, e i suoi due figli. Le loro strade convergono
tutte quando una misteriosa nuova droga arriva sulla scena e Tommy
si rende conto che chiunque controlli il circolo di questa droga
controllerà la città. Ma Tommy non è sicuro di chi può fidarsi,
soprattutto quando i fantasmi del suo passato si presentano
inaspettatamente e sconvolgono il suo mondo.
L’epica di Power trapiantata a
Chicago
L’epica di Power viene
trasportata direttamente nelle strade di Chicago, mentre New York,
una città che non è mai solo location, ma sempre anche personaggio,
sparisce davvero. Allo stesso tempo, Tommy si libera della sua
dipendenza da Ghost, e questo fa di lui un uomo nuovo e forse anche
più pericoloso per chi vorrebbe tenerlo a bada. Lo sa bene Walter
Flynn che già nella prima puntata si vede costretto a “sporcarsi le
mani” per fargli capire chi comanda a Chicago.
Tommy Egan è “his own boss”
L’uomo in fuga dal
passato, in cerca di una strada tutta sua, questa volta non ha più
alcun legame che gli impone un rapporto di fedeltà nei confronti di
un altro, e quindi non accetta padroni. “I’m my own boss
now” dirà a chiusura del pilota a un Flynn furioso. E
così, Chicago si stende ai suoi piedi, con tutte le possibilità che
offre. Interessante la scrittura che si mantiene leggera anche se
non manca di momenti profondi e violenti, tutte caratteristiche che
rispecchiano l’indole del nostro protagonista.
In Power Book:
IV Force, Tommy Egan dovrà fare i conti con nuovi
avversari, nuove situazioni, ma sappiamo anche che la vecchia
strada non è perduta e che dal passato potrebbero arrivare fantasmi
che vogliono chiedergli conto delle sue azioni. Come si comporterà
Tommy?
La storia di base su un
X-Man del futuro che arriva nel presente per
impedire che un futuro oscuro sovrasti il mondo, si è dimostrata
avvincente in entrambi i formati. Detto questo, l’adattamento
cinematografico è tristemente noto per essersi preso forse troppe
libertà rispetto al materiale di partenza.
Anche se X-Men: First
Class è uscito solo tre anni prima, ne sono passati undici
nell’universo e in quel periodo sono successe molte cose agli X-Men
appena formatisi. Nel film, sia gli X-Men che la Confraternita sono
stati arrestati o uccisi dopo che Magneto è stato
incastrato per aver ucciso John F. Kennedy, il che ha reso Charles
Xavier piuttosto amareggiato.
Ci sono meno sopravvissuti nel
futuro del fumetto
Nella linea temporale
futura presentata dal film, la maggior parte dei principali
personaggi degli X-Men sono sopravvissuti, con le sole notevoli
eccezioni di Bestia, Nightcrawler
e Angel. Nonostante gli X-Men
finiscano per essere massacrati dalle Sentinelle, è impressionante
che siano sopravvissuti così a lungo.
Gli X-Men nei
fumetti non sono così fortunati, in quanto, nel corso degli anni,
la maggior parte della popolazione mutante ha visto morire diversi
membri nel corso degli anni. Gli ultimi X-Men rimasti sono
Kitty Pryde, Wolverine, Tempesta, Colosso, Rachel Summers,
Franklin Richards e Magneto, che si
uniscono per compiere un’ultima missione per salvare il mondo.
L’impatto sull’Universo Marvel in
senso lato è menzionato nei fumetti
I film degli
X-Men della Fox non potevano presentare molti
altri eroi Marvel al di fuori dei Merry
Mutants, dato che i diritti dei Vendicatori e dell’Uomo Ragno erano
detenuti da altre compagnie e i Fantastici Quattro vivevano in un
purgatorio cinematografico. Così, X-Men: Days Of Future
Past è, come molti si aspetterebbero, un film piuttosto
X-Men-centrico.
Nei fumetti, tuttavia, non solo i
mutanti sono stati lentamente spazzati via quando le Sentinelle
hanno preso il sopravvento, bensì tutti i Vendicatori, i Fantastici
Quattro e altri ancora sono stati uccisi nella raccolta. Se
X-Men: Giorni di un Futuro Passato verrà
mai rifatto nel MCU, è probabile che un destino
oscuro attenda gli eroi più forti della Terra in questo sinistro
futuro.
Le Sentinelle sono più spietate
nel film
X-Men:
Giorni di un Futuro Passato finisce praticamente in un
bagno di sangue per quella che sarà la resistenza del futuro, con
molte morti strazianti che colpiscono gli X-Men. Le Sentinelle, le cui abilità sono
amplificate da un campione del DNA di Mystica, sembrano concentrate
sull’uccisione indiscriminata di mutanti nel film.
Le Sentinelle nei fumetti hanno
invece trasferito i restanti mutanti in campi di internamento,
oltre a minacciare di espandere il loro impero al di là del Nord
America, inaugurando il pericolo di una guerra nucleare. Questo fa
si che le motivazioni degli X-Men riguardino non tanto l’evitare il
futuro, quanto tentare di impedire che l’oscuro avvenire che si
presenti sia portato a peggiorare.
L’X-Man inviato nel passato è
Kitty Pryde nei fumetti
Non è una sorpresa che i
creatori di
X-Men: Giorni di un Futuro Passato abbiano deciso
che fosse Wolverine l’incaricato della missione di
tornare nel passato. E’ indubbio che egli sia il migliore X-Man nel
film e che il coinvolgimento del personaggio si adatti al meglio
all’ambientazione anni ’70 del film, oltre al fatto che il suo nome
è assolutamente di richiamo al botteghino.
Tuttavia, anche se
Wolverine occupa una posizione di rilievo nei
fumetti, nel film il ruolo dell’inviato è affidato a Kitty
Pryde. Kitty, che era stata precedentemente ritratta come
ottimista ma svampita, viene trasformata in una veterana incallita
in un istante, qualcosa che il personaggio è diventato lentamente
nel corso degli anni.
Il destino di Wolverine è più cupo
nei fumetti
X-Men: Days Of
Future Past ci regala una delle migliori interpretazioni
di Hugh Jackman nei panni di
Wolverine, con l’attore completamente calato nel
personaggio; il film termina con uno sguardo ad un futuro più
felice dove Wolverine vive allegramente con il resto degli X-Men.
I frangenti dedicati a Wolverine
nei fumetti non lo vedono uscire vincitore; per far guadagnare
tempo a Kitty, Wolverine viene scagliato contro una Sentinella
attaccante da Colosso, solo per essere prontamente vaporizzato dal
robot, e senza alcuna speranza di un futuro migliore nei fumetti,
il destino di questa versione di Wolverine è piuttosto triste.
Il roster degli X-Men è
diverso
Quando
Wolverine ritorna nel passato, c’è scompiglio tra
gli X-Men. Con parte della squadra morta o in
prigione, solo un avvilito Charles Xavier e un riluttante Bestia
sono lì per aiutare Wolverine a salvare la situazione.
Il roster degli
X-Men dei fumetti è molto più corposo, con
Tempesta a capo della squadra e Wolverine,
Colosso, Angel, Nightcrawler e Kitty Pryde che la
sostengono. Laddove Charles e Hank non riescono a credere a
Wolverine nel film, la squadra è notevolmente più veloce a fidarsi
di Kitty nei fumetti.
L’assassino nei fumetti è la
Fratellanza
Il punto cruciale di
entrambe le versioni di X-Men: Giorni di un Futuro Passato è che gli
X-Men devono impedire a un assassino di
uccidere un bersaglio specifico, evitando così l’infausto futuro.
L’assassino nel film è familiare, nientemeno che il
Magneto di Michael Fassbender,
anche se ci viene presentata una Mystica
combattuta con il suo obiettivo.
Nei fumetti, gli assassini sono la
Confraternita, che si riunisce sotto la guida di Mystica per
compiere l’omicidio. Anche se entrambe le versioni vedono quindi
gli X-Men impegnati a fermare l’assassinio, hanno esiti molto
diversi.
L’obiettivo differisce nelle
versioni
Una morte nel passato ha
conseguenze importanti nel futuro, ma entrambe le versioni della
storia hanno obiettivi diversi. Nel film Magneto
tenta di uccidere Richard Nixon, mentre
Mystica progetta di uccidere il principale cattivo
del film, Bolivar Trask, il creatore delle
Sentinelle, anche se alla fine sceglie di risparmiarlo.
Al contempo, nei fumetti, la
Confraternita tenta di uccidere il senatore Robert Kelly, verso il
quale Mystica non mostra lo stesso ritegno. Mentre gli
X-Men riescono a salvare entrambi gli individui,
il che forse rappresenta la più grande differenza tra le due
versioni della storia.
Le conseguenze degli eventi sono
sostanzialmente diverse
Dopo che le morti di
Richard Nixon e Bolivar Trask
vengono evitate nel film, la minaccia di un futuro oscuro svanisce
definitivamente. Questo porta a una nuova linea temporale in cui la
comunità mutante è più accettata dal grande pubblico, come si vede
in X-Men: Apocalypse e Dark Phoenix.
Il fumetto, d’altra parte, termina
con una saggia citazione di Xavier, mentre il senatore Kelly si
schiera con Trask, lasciando potenzialmente intendere che il futuro
oscuro che la storia presenta è garantito; gli eventi di questa
storia hanno avuto un’eco nella storia degli X-Men, specialmente
nella recente run di Jonathan Hickman.
Non siamo più
vivi è la serie più bingeable attualmente
disponibile su Netflix: con le sue
12 ore di minutaggio totale, ogni episodio è un viaggio
indimenticabile nelle pieghe di un sottogenere ormai rivitalizzato,
non senza un buon quantitativo di emotività risonante. Nel cast
Park Ji-hu, Yoon Chan-young, Cho Yi-hyun, Lomon, Yoo
In-soo, Lee Yoo-mi, Kim Byung-chul, Lee Kyu-hyung, e
Jeon Bae-soo.
Non siamo più vivi: lo slancio che lo zombie-movie
necessitava
Probabilmente l’evento apocalittico
a cui stiamo tutti collettivamente sopravvivendo ha dato la
necessaria iniezione di adrenalina di cui lo zombie-movie aveva
avuto bisogno per oltre un decennio; prima che arrivasse Train to Busan, l’ultima volta che il genere
zombie è stato testimone di una tale revisione è stato quando
Edgar Wright ha suggerito che poteva essere
divertente. Non siamo più vivi (All of Us Are
Dead) non è la serie che porterà il genere al livello
successo, ma costituisce sicuramente un tassello significativo in
termini di grande risonanza conferita a un sottogenere amato ma, a
tratti, dimenticato.
Durante i primi quattro episodi la
serie gioca, in gran parte, secondo le regole tipiche del
sottogenere, o così ci fa pensare, fino al quinto episodio, che
realmente apporta modifiche sostanziali alla narrazione: ecco che
Non siamo più vivi (All of Us Are
Dead) prende la spinta necessaria per fornirci una
rappresentazione spaventosamente credibile della pandemia di
coronavirus, migliorando ulteriormente una materia filmica dalle
grandi premesse. Eravate già investiti, ora allacciate le cinture
che siamo in dirittura d’arrivo, sembra suggerirci lo show.
La serie mostra particolare focus
narrativo sulle disuguaglianze sociali che sono state ulteriormente
esposte dalla pandemia e, allo stesso tempo, offre un forte
commento sulla tossicità dell’esperienza adolescenziale. È, dopo
tutto, ambientato all’interno del più darwiniano di tutti i campi
da gioco, e il più gelido di tutti gli ingranaggi sociali: la
scuola superiore. È, sostanzialmente, uno show costantemente
avvincente e immediatamente bingeable che si attiene al
programma e prosegue poi accumulando punti bonus anche per le
attività extracurricolari.
Non siamo più vivi: un mix perfetto di azione ed emotività
Ciò che distingue veramente Non
siamo più vivi (All of Us Are Dead) da altri prodotti sui
generis sono i protagonisti della serie: l’eterogeneo equipaggio di
sopravvissuti non sono i classici personaggi armati di pistola, che
brandiscono il machete e sono esperti ad uccidere gli zombie, ma
comuni adolescenti che devono letteralmente afferrare l’oggetto più
vicino a loro e ricavarne frettolosamente un’arma. Partendo proprio
dalle scelte di cast, la serie si allontana enormemente dal
percorso tradizionale che prevede di mantenere un’ambientazione da
apocalisse zombie comicamente caotica; al contrario, i registi
Lee JQ e Kim Nam-su non evitano
di affrontare il peso emotivo che la morte e il caos portano con
sé.
Viviamo il dolore paralizzante
della perdita reiterata di amici, compagni di classe e insegnanti,
messo in primo piano dalla scrittura affilata dello sceneggiatore
Chun Sung-Il, che caratterizza attentamente questi
adolescenti, perno di un racconto in cui il body horror ha una
deriva emotiva, intrinsecamente connessa con le trasformazioni che
il passaggio adolescenziale porta con sé. Il miglior esempio di
questo si vede quando entriamo nell’analisi della zombificazione o
“trasformazione” degli umani: un’inquadratura solitamente riservata
a soddisfare la percentuale di orrore è capovolta per giocare con
lo struggimento emotivo; al posto di una trasformazione affrettata
siamo di fronte a un processo prolungato, in cui l’orrore deriva
dallo zombie ormai morto che si riconcilia con la perdita della sua
umanità, spesso proprio di fronte ai suoi compagni di classe.
La narrazione stratificata non va
comunque mai a sovrastare sequenze d’azione ad alto tasso
adrenalinico, jump scares e VFX gore ben eseguiti. Portando a
compimento la promessa fatta allo spettatore già dal titolo, anche
dal punto di vista tecnico viene rimarcata la desolazione che
l’apocalisse zombie porta con sé: quella che inizia come una scuola
illuminata da colori vivaci, alla fine si trasforma in un luogo
nauseante e tedioso, con la saturazione dei colori che va
riducendosi, man mano che il virus si diffonde.
In definitiva, in un genere che
brulica del bisogno imperituro da parte di Hollywood di fornire il
perfetto racconto post-apocalittico su un assassino zombie
tipicamente monolitico, la Corea del Sud ha coraggiosamente
proposto una storia di sopravvivenza. Oscillando tra vivi e non
morti, lo show vive del messaggio che trasmette: la resistenza non
significa sempre forza, a volte nasce da ripetuti atti di
gentilezza.
Elizabeth Banks è
un’attrice che si è dimostrata molto versatile e brillante, in
grado di scegliere ruoli e dirigere film che sono diventati
iconici. L’attrice ha sperimentato diverse attività, diventando una
professionista nel campo della recitazione, della regia e della
produzione, lavorando a progetti destinati a rimanere
nell’immaginario collettivo.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Elizabeth Banks.
2. È anche doppiatrice,
regista e produttrice. Nel corso della sua carriera,
l’attrice ha avuto modo di sperimentare diversi ambiti del cinema,
prestando, per esempio, la propria voce per la serie American
Dad! (2007-2008), The LEGO Movie (2014) e
The LEGO Movie 2 – Una nuova
avventura (2019). In quanto regista, ha diretto i corti
AIDS: We Did It! (2010) e Just a Little Heart
Attack (2011), il segmento Middleschool Date di
Comic Movie (2013) e i film Pitch Perfect 2
(2015) e Charlie’s Angels. Come produttrice, invece, ha
lavorato ai film Il mondo dei replicanti (2009), Voices (2012),
Pitch Perfect 2 (2015), La donna più odiata
d’America (2017), Pitch Perfect 3 (2017), The
Trustee (2017) e Project 13 (2018), oltre che delle
serie Resident Advisors (2015) e Shrill
(2019).
Elizabeth Banks: chi è suo
marito
3. È sposata da diversi
anni. L’attrice ha conosciuto il suo compagno, Max
Handelman, il primo giorno in cui ha frequentato
l’Università della Pennsylvania, nel 1992. Dopo undici anni di
fidanzamento, i due sono convolati a nozze nel 2003. I due sono poi
divenuti genitori di Felix nel 2011 e di
Magnus Mitchell nel 2012. Entrambi i bambini sono
nati tramite madre surrogata a causa dell’infertilità
dell’attrice.
Elizabeth Banks in Hunger
Games
4. Il nome del suo
personaggio è stato a lungo un mistero. Per chi ha
guardato il primo film della saga senza aver prima letto il romanzo
da cui è tratto, il nome del personaggio interpretato dalla Banks è
rimasto pressocché un segreto. Pur essendo fondamentale nella
storia, ed essendo divenuto un’immagine iconica nella cultura pop,
il suo nome (Effie Trinket) non viene mai pronunciato in questo
film, ma solo nei sequel.
5. Ha passato molto tempo
nel reparto make-up. La Banks ha ammesso che per sfoggiare
i tratti caratteristici del suo personaggio, è stato necessario
passare circa quarantacinque minuti, ogni giorno, al reparto
make-up per fare la manicure alle dita delle mani. Molto del look
realizzato per il personaggio è stato ideato con il contributo
della stessa Banks, che ha suggerito colori, abiti e accessori.
Elizabeth Banks in Modern Family
6. Ha avuto un ruolo
ricorrente nella sitcom. In Modern Family, tra le
più celebri sitcom degli ultimi anni, l’attrice ha avuto un ruolo
ricorrente, ovvero quello di Sal, una delle amiche più strette di
Cameron e Mitchell. La Banks ha ricoperto tale personaggio per un
totale di sette episodi, apparendo almeno in un episodio di ogni
stagione tranne la seconda, la terza, la settima e la nona. Nel
2015 è stata candidata anche agli Emmy Awards come miglior Guest
Star in una serie comedy.
Elizabeth Banks in
Spiderman
7. Ha fatto un provino per
il ruolo di Mary-Jane. L’attrice ha raccontato di aver
fatto uno screentest per interpretare la fidanzata di Spider-Man
per il primo capitolo ma non essere stata scelta perché ritenuta
troppo vecchia per il ruolo. La cosa che ha lasciato perplessa
l’attrice sul fatto di non essere scelta per l’età era che sia lei
che il protagonista, Tobey Maguire,
avevano entrambi 28 anni all’epoca. Tuttavia, alla fine il ruolo è
andato a Kirsten Dunst,
di dieci anni più giovane.
Elizabeth Banks in
Scrubs
8. È apparsa in diverse
puntate della serie. L’attrice è apparsa negli ultimi due
episodi della quinta stagione delle serie e ha continuato a
lavorarvi fino all’ottava stagione, interpretando l’urologa Kim
Biggs che diventa anche la fidanzata di J.D. I due, poi, avranno
addirittura un figlio insieme, cosa che cambierà profondamente il
protagonista, interpretato da Zach Braff.
Elizabeth Banks è su Instagram
9. È presente sul social
network. L’attrice è presente sul social network Instagram
con un profilo verificato seguito da 3,4 milioni di persone. Qui,
con oltre duemila post, la Banks è solita condividere foto o video
di suoi momenti di svago, in compagnia di amici o colleghi, mentre
compie particolari attività o visita luoghi specifici. Non mancano
però anche post dedicati alla sua attività di attrice, con
curiosità, dietro le quinte e immagini promozionali.
Elizabeth Banks: età e altezza
10. Elizabeth Banks è nata
il 10 febbraio del 1974 a Pittsfield, nel Massachusetts.
La sua altezza complessiva corrisponde a 164 centimetri.
Diretto dalla visionaria regista
Lana Wachowski, Matrix Resurrections disponibile da domani,
giovedì 10 febbraio, in home premiere digitale per Warner Bros.
Home Entertainment. Il tanto atteso nuovo capitolo dell’innovativo
franchise che ha ridefinito un genere riunisce nuovamente le star
Keanu Reevese
Carrie-Anne Moss nei ruoli iconici che hanno reso
famosi Neo e Trinity.
Ecco i primi 10 minuti di Matrix Resurrections
In Matrix Resurrections
ritorna in un mondo in cui esistono due realtà: la vita quotidiana
e ciò che si cela dietro ad essa. Per scoprire se la sua
realtà è vera o solo immaginazione e per conoscere realmente se
stesso, Thomas Anderson dovrà scegliere di seguire ancora una volta
il Bianconiglio. E se Thomas… Neo… ha imparato qualcosa, è che
scegliere, sebbene sia un’illusione, è tuttora l’unica via
d’uscita, o d’entrata, per Matrix. Ovviamente Neo sa già cosa deve
fare, ma cosa ancora non sa è che Matrix è più forte, più sicura e
più pericolosa che mai. Déjà vu.
Keanu Reeves ritorna nel ruolo di Thomas Anderson /
Neo, l’uomo salvato da Matrix per diventare il salvatore
dell’umanità, che dovrà scegliere ancora una volta quale strada
seguire.
Carrie-Anne Moss torna nei panni
dell’iconica guerriera Trinity… o è forse Tiffany? Una moglie di
periferia e madre di tre figli con un debole per le moto
superpotenti.
Yahya Abdul-Mateen
II (Candyman, la franchise di Aquaman) interpreta il saggio e mondano Morpheus
che come sempre funge da guida per Neo mentre raggiunge il suo più
grande obiettivo in un viaggio singolare alla scoperta di se
stesso.
Jessica Henwick (La serie TV Iron Fist,
Star Wars: Il risveglio della
Forza) nel ruolo dell’hacker Bugs, il proverbiale
Bianconiglio alla ricerca dell’eletto che ha sacrificato se stesso
per salvare l’umanità. Bugs è disposta a correre ogni rischio
necessario alla ricerca della leggenda che idolatra.
Jonathan Groff
(Hamilton, la serie TV Mindhunter), interpreta
Smith, il socio in affari di Thomas Anderson: un tipo aziendale
scaltro e sicuro di se con un fascino spensierato, un sorriso
disarmante e un occhio ai profitti, tutto ciò che il Signor
Anderson non è.
Neil Patrick Harris
(Gone Girl), nel ruolo dell’Analista, il terapista di Thomas che
lavora a stretto contatto con il suo paziente per comprendere il
significato dietro i suoi sogni e distinguerli dalla realtà.
Priyanka Chopra
Jonas (La serie TV Quantico) interpreta Sati, una
giovane donna con una saggezza che smentisce la sua età e
un’abilità nel vedere la verità, non importa quanto torbide siano
le acque.
Jada Pinkett Smith
(Attacco al potere 3 – Angel Has Fallen, la serie TV
Gotham) ritorna nel ruolo di Niobe, l’agguerrita Generale
che un tempo lottò per la sopravvivenza di Zion e che ora si occupa
del benessere del suo popolo con un fuoco familiare negli occhi
nonostante nutra un senso di scetticismo e diffidenza verso il
ritorno di Neo.
Lana Wachowski ha
diretto il film da una sceneggiatura di Wachowski & David Mitchell
& Aleksander Hemon, basato sui personaggi creati dalle sorelle
Wachowski. Il film è stato prodotto da James McTeigue, Lana
Wachowski e Grant Hill. I produttori esecutivi sono Garrett Grant,
Terry Needham, Michael Salven,Karin Wachowski, Jesse Ehrman e Bruce
Berman.
Il team creativo scelto da Wachowski
dietro le quinte comprende i collaboratori di “Sense8”: i direttori
della fotografia Daniele Massaccesi e John Toll, gli scenografi
Hugh Bateup e Peter Walpole, il montatore Joseph Jett Sally, la
costumista Lindsay Pugh, il supervisore agli effetti visivi Dan
Glass e i compositori Johnny Klimek e Tom Tykwer.
La Warner Bros. Pictures presenta,
in associazione con Village Roadshow Pictures e Venus Castina
Productions, Matrix Resurrections. Il film è distribuito in
tutto il mondo da Warner Bros. Pictures.
Esce oggi GHOSTS: il corto con la
colonna sonora di RONE e la sceneggiatura di Spike Jonze diretto da
(LA)HORDE. Un museo dalle atmosfere oniriche, corpi che danzano, la
musica che accompagna come un’ombra l’energia cinetica, contenuta e
crescente. Esce oggi “Ghosts”, il cortometraggio in
cui si incontrano una coalizione di artisti all’apice dei
rispettivi ambiti.
La colonna sonora è firmata
infatti dall’acclamato compositore e produttore francese
Rone, fresco della pubblicazione di “Les
Olympiades”, la colonna sonora composta per l’omonimo film di
Jacques Audiard in nomination ai Premi César 2022. La
sceneggiatura è di Spike Jonze, voce vitale e
innovativa della cultura statunitense fin dagli anni ’90, iconico
regista di videoclip e film di culto tra cui “Essere John
Malkovich” e “Lei”, con cui si è aggiudicato l’Oscar per la miglior
sceneggiatura originale. La direzione infine
arriva dal pionieristico collettivo di danza
(LA)HORDE, con la performance dei ballerini del
Balletto Nazionale di Marsiglia.
Ambientata e girata al Museo di Belle
Arti del Palais Lonchamp a Marsiglia, la sceneggiatura di
Jonze segue un’unica protagonista mentre incontra un cast
di personaggi apparentemente invisibili, tutti
intrappolati all’interno del grande edificio deserto.
Muovendosi – dapprima esitante –
nello spazio, la protagonista passa dalla solitudine e dalla
fisicità minacciosa a stati di estasi e intimità. Il film si
conclude quando la guardia notturna esce dal museo all’alba,
indemoniata, svelando all’improvviso la separazione tra fantasia e
realtà.
Forse in modo non convenzionale, la coreografia
di (LA)HORDE non è stata creata per adattarsi a nessuna colonna
sonora, mentre la musica di Rone è stata composta appositamente per
accompagnare il filmato. La colonna sonora sembra essere
emanata direttamente dai corpi dei ballerini, attraverso
un crescendo di energia che si chiude in un picco finale esaltante.
Organici e tattili, i suoni diventano arti invisibili che pettinano
l’aria vuota.
Oltre a una nuova sfida, “Ghosts” ha
offerto a Rone un’opportunità unica per lavorare al fianco di Spike
Jonze, che l’artista definisce “un idolo della mia
adolescenza”.
Con questo progetto prosegue dunque la
collaborazione di (LA)HORDE con Rone, già consolidato in “Room With
A View”, lo spettacolo del 2020 al Théâtre du Châtelet di Parigi, e
vede il collettivo di danza estendere la sua continua esplorazione
artistica di rivolta e ribellione attraverso la lente del
movimento.
RONE
Rone è uno dei principali artisti della scena
elettronica francese e internazionale, protagonista sia come dj e
performer in consolle che come producer e compositore in studio. Al
secolo Erwan Castex, il suo ultimo progetto discografico è
“Les Olympiades”: la colonna sonora composta per l’omonimo
film di Jacques Audiard uscita a gennaio per InFiné. È in
nomination ai Premi César 2022 come “Migliore colonna sonora”,
premio già conquistato l’anno scorso con il film “Night
Ride”. Ha dimostrato da sempre un’eclettica capacità di
coniugare la sua musica con altre forme d’arte come la letteratura,
con Alain Damasio; la fotografia, con Stéphane Couturier; e la
danza contemporanea con il collettivo (La)Horde. Per il
cinema, ha composto le colonne sonore di Vladimir Mavounia-Kouka
per il film d’animazione “La Femme à cordes” (2010), “La Bête”
(2014) e “I Want Pluto to be a planet again” (2016). Nel 2015 è
stato il primo musicista a pubblicare un videoclip in VR per il suo
brano Quitter la ville. Nel 2020 ha composto la colonna sonora di
LA NUIT VENUE (Night Ride) di Frédéric Farrucci.
SPIKE JONZE
Regista e sceneggiatore, Spike Jonze è voce
vitale e innovativa della cultura statunitense fin dagli ’90. Firma
video musicali iconici per artisti quali Beastie Boys e Björk, e
raggiunge il grande pubblico con il film cult “Essere John
Malkovich” (1999) e “Lei”
(2013, titolo orginale “Her”),
con cui si aggiudica il premio Oscar per la miglior sceneggiatura
originale. Da allora Jonze continua a diffondere il suo talento
impegnandosi su vari progetti: teatro, spot pubblicitari, video
musicali.
(LA)HORDE
(LA)HORDE è un collettivo di danza fondato nel
2013 dai tre artisti: Marine Brutti, Jonathan Debrouwer e Arthur
Harel. Insieme mettono in discussione i codici di varie discipline
artistiche, concentrandosi in particolare sull’arte contemporanea
dal vivo e le arti performative. A capo del Balletto Nazionale di
Marsiglia da settembre 2019, hanno creato opere coreografiche,
film, installazioni video e performance che si evolvono sempre
attorno al corpo in movimento. Dall’interazione e dalla
giustapposizione dei diversi media, si sviluppano scenari e azioni
che riprendono temi e interrogativi radicalmente contemporanei.
STARZPLAY, il servizio streaming
premium internazionale di STARZ, ha annunciato il cast aggiuntivo
per la serie-evento speciale in tre parti The
Continental, adattamento del franchise
cinematografico di successo della Lionsgate John
Wick, in arrivo su STARZPLAY in Europa, America
Latina e Giappone e su STARZ negli Stati Uniti e Canada. La
serie-evento è prodotta per STARZ da Lionsgate Television.
Ray McKinnon nei panni di “Jenkins”
Katie McGrath nei panni di “Il Giudice”
Adam Shapiro nel ruolo di ‘Lemmy”
Mark Musashi e Marina
Mazepa nei panni degli assassini “Hansel &
Gretel”
Gli attori si uniscono al cast
precedentemente annunciato: Colin Woodell, nel ruolo del
protagonista “Winsotn Scott”, una versione giovane dell’iconico
personaggio del franchise cinematografico
John Wick, le cui origino sono raccontate attraverso
questa serie-evento; Hubert Point-Du Jour nel ruolo di “Miles”,
Jessica Allain come “Lou”, Mishel Prada come “KD”, Nhung Kate nel
ruolo di “Yen”, Mel Gibson nel ruolo di “Cormac” e Ben Robson come
“Frankie”, Peter Greene nel ruolo di “Zio Charlie,” Ayomide Adegun
cime “Charon” e Jeremy Bobb nei panni di “Mayhew.”
The
Continental esplorera le origini del
Continental – l’hotel per assassini – fulcro del mondo di
John Wick, attraverso lo sguardo e le azioni di un giovane Winston
Scott. Mentre viene trascinato nella New York infernale del 1975,
dove affronta un passato che pensava di essersi lasciato alle
spalle, Winston segue un percorso letale attraverso il misterioso
mondo sotterraneo di New York nel tentativo straziante di
impossessarsi dell’iconico hotel, punto d’incontro dei criminali
più pericolosi del mondo.
The
Continental è un adattamento della saga
cinematografica della Lionsgate scritta da Derek Kolstad,
John Wick. I produttori esecutivi Greg Coolidge
(Wayne, Un poliziotto in prova) e Kirk Ward (The
Turkey Bowl, Wayne) sono autori e showrunner.
Il produttore esecutivo Albert
Hughes (The Good Lord Bird – La storia di John Brown, Codice
Genesi)dirigerà gli episodi “Prima Notte” e “Terza Notte” ed è
produttore esecutivo di tutti e tre; Charlotte Brändström (Il
Signore degli Anelli, The
Witcher) dirigerà l’episodio “Seconda Notte”; Basil Iwanyk
ed Erica Lee, Chad Stahelski, Derek Kolstad, David Leitch, Shawn
Simmons, Paul Wernick, Rhett Reese e Marshall Persinger della
Thunder Road Pictures saranno anche produttori esecutivi.
La saga di
John Wick comprende tre film di successo, che hanno
incassato oltre 600 milioni di dollari al botteghino mondiale, con
ogni capitolo che ha quasi raddoppiato il precedente. John Wick
4 sarà nei cinema nel 2023.
È stata rilasciata una nuova serie
di poster di personaggi internazionali per The
Batman, che offrono uno sguardo nuovo al Cavaliere
Oscuro, Catwoman, L’Enigmista e “Oz”, alias Il Pinguino.
Un personaggio che ancora una volta
non riesce a ricevere i riflettori di in Character Poster è Alfred
Pennyworth di Andy
Serkis. Sia lui che Jim Gordon sono stati messi da
parte nella campagna di marketing del film, con la Warner Bros. che
ha invece deciso di mettere in evidenza i quattro personaggi che
compaiono nei poster di seguito.
“The
Batman esplorerà un caso di detective“, scrivono
le fonti. “Quando alcune persone iniziano a morire in modi
strani, Batman dovrà scendere nelle profondità di Gotham per
trovare indizi e risolvere il mistero di una cospirazione connessa
alla storia e ai criminali di Gotham City. Nel film, tutta la
Batman Rogues Gallery sarà disponibile e attiva, molto simile a
quella originale fumetti e dei film animati. Il film presenterà più
villain, poiché sono tutti sospettati“.
La trilogia di Spider-Man di
Sam Raimi ha visto il Peter Parker di Tobey Maguire combattere Green Goblin,
Doctor Octopus, Venom e Sandman (oltre al secondo Green Goblin che
non è certo piacevole ricordare). L’Avvoltoio e la Gatta Nera
avrebbero dovuto apparire in Spider-Man 4, ma
quando il franchise è stato riavviato con The Amazing Spider-Man,
l’eroe, ora interpretato da Andrew Garfield, si confronta con The
Lizard.
Rhys Ifans ha
interpretato quella versione del cattivo – e ha ripreso il ruolo in
Spider-Man:
No Way Home – ma Dylan Baker era
il Curt Connors originale del grande schermo, previsto per
Spider-Man 2.
Il concept artist
Constantine Sekeris si è recentemente rivolto ad
ArtStation
per condividere alcuni lavori che ha fatto su Spider-Man
2 e, come si può vedere, tra questi c’è anche Lizard.
Progettato nel modo in cui poteva apparire il personaggio sullo
schermo, non siamo sicuri di come gli effetti visivi del 2004
avrebbero reso questa immagine, ma sarebbe stato fantastico vederlo
sullo schermo.
Molti fan speravano che Lizard
sarebbe apparso in una versione revisionata in Spider-Man:
No Way Home, ma non sembrava davvero migliore sullo
schermo rispetto a quello del 2012. Sembra improbabile che i
Marvel Studios riproporranno il
cattivo nella prossima trilogia, anche se c’è sempre la possibilità
che possa apparire altrove poiché la Sony Pictures
ha molti film spin-off in varie fasi di sviluppo.
Di seguito i concept di Lizard, come
sarebbe dovuto apparire nel film del 2004:
Sapevamo già che The
Batman avrebbe portato l’iconico vigilante della DC
Comics lungo una strada piuttosto oscura, ma sembra che il prossimo
film di Matt Reeves sarà ancora più cupo del
previsto.
La MPAA aveva già annunciato
ufficialmente a gennaio che il film sarà classificato PG-13 per
“forte violenza, contenuto inquietante, contenuto di droga,
linguaggio forte e materiale allusivo”, ma il suo equivalente
britannico, la British Board of Film
Classification, ha ora condiviso molto di più nello
specifico di quelle che saranno le scene “inquietanti” presenti nel
film.
Attenzione, seguono leggeri spoiler
di The Batman
The
Batman conterrà: “Persone in stato di terrore e
angoscia dopo essere state poste in elaborate trappole mortali”,
così come “minacce con armi e atti di terrorismo”. Vedremo anche
“sparatorie, scazzottate, elettrocuzioni e sequenze in cui le
persone vengono ripetutamente picchiate. Occasionalmente si vedono
sangue e dettagli di ferite. Sulle scene del crimine vengono
trovati corpi mutilati e si vede un pollice mozzato”.
Ci sarà anche “un linguaggio forte
poco frequente (“fuck”) così come termini più miti tra cui
‘prick’, ‘dick’, ‘fricking’, ‘bastard’, ‘son of a bitch’,
‘shit’, ‘God’, ‘hell’, ‘Jesus’ e
‘Christ’. I riferimenti sessuali moderati, già
citati dalla MPAA, includono “una sequenza in cui un uomo
guarda una donna che si cambia i vestiti attraverso la sua
finestra. Si fa riferimento al suicidio e alla salute mentale. Si
vedono persone che somministrano una droga illegale senza
nome”.
Le precedenti rappresentazioni di
Batman sono state ovviamente piuttosto violente (la versione di
Ben Affleck che marchiava a fuoco i criminali, per
esempio), ma sembra davvero che il film di Reeves spingerà i
confini di quella classificazione PG-13.
“The
Batman esplorerà un caso di detective“, scrivono
le fonti. “Quando alcune persone iniziano a morire in modi
strani, Batman dovrà scendere nelle profondità di Gotham per
trovare indizi e risolvere il mistero di una cospirazione connessa
alla storia e ai criminali di Gotham City. Nel film, tutta la
Batman Rogues Gallery sarà disponibile e attiva, molto simile a
quella originale fumetti e dei film animati. Il film presenterà più
villain, poiché sono tutti sospettati“.
Dopo anni di incertezze e voci
relative al potenziale ritorno di Charlie Cox nei panni di Matt Murdock nel
Marvel Cinematic Universe,
alla star della serie Daredevil è stata data
l’opportunità di riprendere il ruolo per una breve scena in
Spider-Man: No Way Home.
Insieme ai ritorni di Tobey Maguire e Andrew Garfield nei panni di
“Variant” Spider-Men, la parte di Cox nel film è trapelata
in anticipo, ma l’attore è stato comunque costretto a mentire sul
suo coinvolgimento durante le interviste. Ora, Cox ha rivelato
esattamente quando ha ricevuto la chiamata da Kevin
Feige e sembra che abbia dovuto mantenere il suo segreto
per poco meno di un anno intero.
“Ho ricevuto la chiamata a metà
del blocco, nell’estate del 2020, e abbiamo girato Spider-Man nel
marzo del 2021… quindi ho dovuto tenerlo segreto per quasi un anno.
Quindi sì, è stato intenso”, ha detto l’attore a HeyUGuys . “È un sollievo poterne parlare. Sai,
ricevere quella telefonata è stato un momento che mi ha cambiato la
vita, davvero. Il mio coinvolgimento con quel personaggio e
l’MCU era morto e sepolto, non avevo
sentito nulla per un un paio d’anni e così sono andato avanti. È
stato incredibilmente inaspettato e di punto in bianco”.
Prima che il capo dei Marvel Studios si rivolgesse ufficialmente a
Charlie Cox, Kevin Feige è
andato a vederlo in una commedia in cui si stava esibendo con la
star di Loki, Tom Hiddleston, e non ha mai
menzionato la possibilità che l’attore tornasse come
Daredevil.
“Ho fatto uno spettacolo nel
2019 con Tom Hiddleston e Kevin Feige è venuto a vedere il nostro
spettacolo. E, sai, gli ho stretto la mano e gli ho detto ciao e
lui ha detto quanto gli è piaciuto lo spettacolo. Mai menzionato
Daredevil o altro. Quindi ho scoperto che è anche un ottimo
bugiardo (ride).”
Non sappiamo ancora quando rivedremo
Cox nei panni di Murdock/L’Uomo senza paura, ma si dice che
apparirà in diversi show Disney+ in arrivo prima di
ottenere la sua serie o il suo lungometraggio da solista.
Tom Cruise compie
missioni impossibili da molti anni ormai, e anche se l’attore non
mostra segni di rallentamento a 59 anni, tutte le cose belle hanno
una fine. Sembra abbastanza sicuro, infatti, che
Mission: Impossible 7
e 8 saranno gli ultimi due episodi del franchise.
Variety ha pubblicato un pezzo sul
caos che il COVID-19 ha provocato con la produzione di Mission: Impossible 7, e in questo articolo si
afferma che “il piano è che il settimo e l’ottavo film servano
come commiato per il personaggio di Cruise, Ethan Hunt”, e
come “culmine dell’intera serie”.
Il franchise potrebbe continuare
senza Hunt, ovviamente, ma sembra che Paramount Pictures e Skydance
potrebbero benissimo considerare MI8 come l’ultima puntata del
franchise a mega budget.
È anche venuto alla luce che il
prossimo film si concluderà “con un cliffhanger” e Cruise “vuole
assicurarsi che il passaggio tra i due film sia senza soluzione di
continuità”. Questo è uno dei motivi principali per cui entrambi i
film sono stati recentemente posticipati, Mission: Impossible 7 spostato dal 30
settembre 2022 al 14 luglio 2023, Mission: Impossible
8 il 28 giugno 2024 invece del 7 luglio 2023 .
Si dice che Cruise voglia finire le
riprese dell’ottavo film prima dell’uscita del settimo, quindi la
produzione di MI8 dovrebbe iniziare molto presto in Sud
Africa.
Spider-Man: No Way Home ha fatto la storia: è uno dei
fllm più visti di sempre. Il film ha concluso una trilogia
d’estremo successo per la Marvel. Con Jon
Watts che si sta preparando per passare alla
franchigia dei Fantastici Quattro e Tom Holland che ha parlato di voler prendere
una pausa dall’Uomo Ragno, ci si chiede cosa ne sarà dello
SpideyMCU.
È già stato annunciato che ci sarà
un nuovo capitolo, uno Spider-Man 4 che probabilmente sarà
il primo capitolo di una trilogia nuova. Come per ogni novità, si
spera che il film sappia conservare storie e personaggi dei
precedenti capitoli che ci sono piaciuti, ma che abbia anche una
buona dose di cambiamenti: ecco sette modifiche che apporterebbero
ancora più fama all’eroe MCU.
Fare diventare
grande Spider-Man
Far tornare Peter
Parker al liceo è stata una scelta sensata per
l’MCU, ma, dopo tre film, è
ora di fare crescere Spidey. Un passo è già stato fatto:
in No Way Home Peter è finalmente arrivato al college.
Con l’allontanamento di Tom Holland dal personaggio,
Spider-Man 4 potrebbe puntare su un volto più adulto per
l’interpretazione dell’eroe. Con un balzo temporale, potremmo
ritrovarci sullo schermo un Peter Parker più in linea con
la controparte dei fumetti, magari nei panni di un insegnante di
liceo che si incrocia con il giovane Miles Morales…
Gestire meglio il ”Senso di
ragno”
Far From Home
aveva mostrato quanto potesse essere cruciale per l’eroe lo
Spider-Sense o Senso di Ragno, potere
speciale che, se usato correttamente, gli permette di migliorare le
prestazioni in lotta. Non è stato così in Spider-Man:
No Way Home, cosa che ha creato confusione.
È giunto il momento che la
Marvel chiarisca veramente
se il proprio Spidey ha un vero e proprio Senso di
Ragno o se si tratta di una versione ridotta rispetto al
sistema d’allarme che tutti conosciamo dai fumetti.
Esplorare meglio i personaggi
attorno a Spider-Man
Se nei prossimi capitoli la
Marvel rimarrà in linea
con il finale di No Way Home,
servirà un nuovo cast di supporto attorno a Spider-Man.
Come sappiamo, il mondo intero, dagli amici ai compagni di scuola,
ha dimenticato l’identità segreta di Peter Parker.
Tra i personaggi nuovi potrebbero
esserci tutti quelli legati alla polizia di New York, da Jean
DeWolff a Yuri Watanabe e Carlie
Cooper. Questi soggetti sicuramente scuoterebbero lo status
quo di Spidey in modo non indifferente, specialmente
considerando che in No Way Home l’eroe era visto come una minaccia dalla
polizia.
Oltre a esplorare maggiormente i
rapporti tra Spidey e la NYPD, ci piacerebbe
vedere una nuova compagna per l’eroe del prossimo
Spider-Man: sarà il turno di Gwen Stacy o, ancora
meglio, dell’eccitante Black Cat/Felicia Hardy?
Realizzare un Costume Nero degno di
nota
Spider-Man e
Venom non si sono mai incrociati in No Way Home: Eddie Brock di Tom
Hardy è stato confinato in una scena post-credits e
non ha mai condiviso la scena con Tom Holland. Venom ha però
lasciato nel mondo di Spidey un pezzo del suo simbionte,
cosa che permetterebbe a Peter di ottenere il suo costume
nero.
Una scena post-credits del genere
non può che aprire una nuova parentesi. Sarebbe una variazione
rispetto ai fumetti, ma Peter potrebbe, per esempio,
essere esposto alla tuta aliena in un laboratorio in cui si trova a
lavorare. Potremmo vedere Spidey che, una volta ottenuto
il costume e i poteri potenziati, prende un percorso oscuro, prima
di ritornare dai i suoi vecchi amici e ripristinare la sua
vita.
Scoprire la storia alle origini di Spider-Man
Non è sicuramente una
novità per i fan, ma la storia delle origini di
Spider-Man si merita un racconto da parte
dell’MCU. C’è ancora molto da
dire sul rapporto tra Peter e suo zio Ben, ma
anche sul morso del ragno – che, tra l’altro, non si è capito se
fosse radioattivo o geneticamente modificato.
Ci sono tanti dettagli che, anche se
apparentemente irrilevanti ai fini della storia, ci dicono molto su
Peter come persona. Se
nella prossima trilogia dobbiamo incontrare personaggi come
Miles Morales, Ezekiel e Silk, allora
potrebbe essere il momento perfetto per affrontare almeno il
discorso del morso di ragno.
Farci vedere di più del Daily Bugle
In Far From Home, la
MCU finalmente ha
abbracciato il personaggio di The Amazing Spider-ManJ. Jonah Jameson, anche se non nel modo previsto dalla
maggior parte dei fan. Nel film, il caporedattore del Daily
Bugle, giornale fittizio di New York, conserva rancore
nei confronti del supereroe.
Ci aspettiamo che l’ostilità si
intensifichi in Spider-Man 4 e nella prossima
trilogia. Sarebbe divertente
vedere Peter – dimenticato da Jonah – che lavora
al Daily Bugle, e cattura filmati di Spidey per
il giornale.Dover sopportare
Jonah sarebbe un ottimo esempio di quel buon
Peter noto al pubblico.
Preparare la scena per i Sinistri 6
Marvel e Sony
Pictures hanno fatto una scelta azzardata con No Way Home: riunire i tre Spider-Man del
Multiverso ma senza farli scontrare con i Sinistri 6.
Nel film c’erano cinque criminali, ma non erano una squadra.
Possiamo solo supporre che il piano
sia quello di portare i Sinistri 6 nei prossimi capitoli
di Spider-Man. La nuova trilogia potrebbe iniziare
proprio con la squadra dei più grandi nemici di Spidey che
arrivano nel suo mondo per farlo fuori una volta per tutte.
Unire Mysterio, L’Avvoltoio, Scorpione, Kraven il
Cacciatore, Camaleonte, l’Hobgoblin con un mix di nuovi
criminali potrebbe facilmente portare Peter ad affrontare
la sua più grande sfida.
La trilogia cinematografica di
Beverly Hills Cop è una delle più apprezzate di
sempre, in particolare per la sua capacità di mescolare crime e
commedia in modo originale e brillante. Con guadagni elevatissimi
in tutto il mondo, i film della serie si sono affermati come veri e
propri cult, merito soprattutto dell’indomabile protagonista Alex
Foley, interpretato dall’attore Eddie Murphy. Il primo
film, Beverly Hills Cop – Un piedipiatti a Beverly
Hills, uscito nel 1984 e diretto
da Martin Brest, è ancora oggi considerato un
punto di svolta nella carriera dell’interprete, avendo contribuito
in modo decisivo alla sua popolarità mondiale. Nel 2000 è inoltre
stato inserito al 63° posto tra le 100 migliori commedie
statunitensi mai realizzate.
L’idea nacque dal produttore
Don Simpson, della Paramount. Questi desiderava
dar vita al personaggio di un poliziotto che si trovava a dover
indagare su un omicidio nella zona di Beverly Hills. Inizialmente,
il progetto doveva essere intitolato Beverly Drive, ma
dopo diverse riscritture della sceneggiatura assunse il titolo con
cui oggi è divenuto celebre. Con un budget di soli 15 milioni di
dollari, il film si rivelò un successo inaspettato, arrivando ad un
guadagno di circa 316 milioni di dollari. Venne inoltre nominato
all’Oscar per la miglior sceneggiatura originale, e ai Golden Globe
per il miglior film e il miglior attore.
Un simile successo spinse la
produzione a mettere in cantiere altri due sequel. A distanza di
anni ancora si parla della possibilità di dar vita ad un
quarto capitolo della serie. Negli ultimi tempi la volontà dei
produttori sembra essere divenuta più concreta, con anche Murphy
dichiaratosi pronto a riprendere il ruolo. Prima di intraprendere
una visione del primo capitolo, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e ai suoi due
sequel. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
Beverly Hills Cop: la trama del film
Protagonista assoluto è Axel
Foley, poliziotto dalle ottime capacità ma poco incline a
seguire le regole del suo mestiere. Questi è inoltre amico da
sempre con Michael Tandino, un piccolo ladruncolo
con problemi con la giustizia. Durante una serata insieme, i due si
ritrovano improvvisamente aggrediti da due misteriosi killer, i
quali finiscono con l’uccidere Michael. Foley desidera rendere
giustizia all’amico, e chiede che gli venga affidato il caso. Il
suo obiettivo è infatti quello di scoprire perché il suo amico sia
stato ammazzato e cosa si nasconda dietro tale vicenda. Il suo
capo, l’ispettore Todd, decide però di affidare
l’indagine ad un altro poliziotto, convinto che Foley sia troppo
coinvolto a livello personale per essere obiettivo e lucido.
Insoddisfatto, il poliziotto decide
allora di prendersi alcune settimane di vacanza. Con questa scusa,
si reca in California, a Beverly Hills, per indagare in proprio
sulla faccenda. Qui ritrova una vecchia amica d’infanzia,
Jenny, la quale gli rivela che Michael era stato
assunto come custode della galleria d’arte di un certo
Victor Maitland. Foley decide allora di iniziare
ad indagare su costui, ma si ritrova ben presto arrestato con
l’accusa di aggressione. Per evitare che possa cacciarsi nuovamente
nei guai, l’ispettore Todd affianca a Foley l’ingenuo poliziotto
alle prime armi Billy Rosewood e il burbero e
anziano sergente John Taggart. Questo non lo
fermerà però dal voler ricercare la verità, continuando così ad
indagare a costo della propria incolumità.
Beverly Hills Cop: il cast del film
Oggi sarebbe impensabile immaginare
il personaggio del poliziotto Alex Foley con un volto diverso da
quello di Murphy. Eppure, questi non fu la prima scelta per il
ruolo, che anzi era pensato per un attore bianco. I primi attori
contattati furono Mickey Rourke e Sylvester Stallone, i quali rifiutarono
entrambi per diversi motivi. A questo punto entrò in gioco
Eddie Murphy, il quale fino a quel momento aveva
girato solo i film 48 ore e Una poltrona per due.
Venuto a conoscenza della sceneggiatura del film, l’attore espresse
il suo interesse a recitare il ruolo nel protagonista. Dopo un
incontro con i produttori, questi riscrissero il personaggio di
Foley affinché potesse adattarsi meglio alla personalità di Murphy.
A sole due settimane dalle riprese, il film trovò così il suo
protagonista. Durante la lavorazione, l’attore improvvisò molte
delle sue battute.
Accanto a lui, nei panni di Jenny
Summers, vi è l’attrice Lisa Eilbacher, divenuta
nota grazie a questo film e a Ufficiale e gentiluomo.
Michael Tandino, l’amico ucciso di Alex, ha invece il volto di
James Russo. Di particolare rilievo sono gli
agenti Billy Rosewood e John Taggart, interpretati rispettivamente
da Judge Reinhold e John Aston.
Entrambi torneranno poi anche per i successivi film della trilogia.
Steven Berkoff, recentemente visto nella serie
Vikings, ricopre il ruolo del misterioso Victor Maitland,
possessore di una galleria d’arte. È inoltre presente anche
Jonathan Banks, celebre per aver dato vita al
personaggio di Mike Ehrmantraut nelle serie Breaking Bad e
Better Call Saul. Questi ricopre qui il
ruolo di un letale scagnozzo di Victor.
Beverly Hills Cop: i
sequel, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
Dato il grande successo del film,
sono poi stati realizzati due sequel, rispettivamente nel 1987
(qui la scheda di
approfondimento) e nel 1994 (qui la scheda di
approfondimento) . Nel primo, Foley è impegnato nella ricerca
dei responsabili del collega Andrew Bogomil, mentre nel secondo si
trova a dover fare i conti con l’assassinio del suo storico capo,
l’ispettore Douglas Todd. Pur non ottenendo l’apprezzamento avuto
dal primo, i successivi capitoli riuscirono ugualmente a dar vita a
buoni incassi, che portarono il guadagno complessivo della trilogia
ad un totale di 735 milioni di dollari, a fronte di un budget
complessivo di 110. Merito di ciò è anche la presenza costante di
Murphy, mattatore imprescindibile della saga.
Prima di vedere tali sequel, è
possibile fruire di Beverly Hills Cop
grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei
cataloghi di Chili Cinema, Amazon Prime Video e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la
piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
martedì 8 febbraio alle ore 23:35
sul canale Nove.
Il giorno di San
Valentino si sta avvicinando, il che significa
appuntamenti tra fidanzati o amici, una cena e possibilmente un
film da gustarsi assieme. Dopo decenni di inesauribili e sdolcinate
commedie romantiche, tuttavia, è piuttosto prevedibile che si
desideri qualcosa di diverso da guardare.
Per tutti i (non) appassionati di
rom-com, ci sono davvero diverse opzioni che non rientrano in
questa categoria, eppure sono ottimi film per San Valentino. Che si
tratti di una trama sensuale, un horror alimentato dall’amore o un
indie fuori dagli schemi, ecco i film perfetti per godersi questo
V-Day!
Into The Dark: My Valentine
(2020)
Qualche anno fa, è uscita
su Hulu una serie di film incentrata ciascuno su
una diversa festività, dal 4 luglio a Capodanno. In occasione di
San Valentino è stato rilasciato My Valentine, una
storia su una cantante pop, truffata dal suo ex fidanzato, che si è
appropriato della sua musica e immagine, con l’intenzione di
trasferirle alla sua nuova pupilla….ma rimarranno tutti e tre
bloccati nella location del concerto il giorno di San
Valentino.
Un film dell’orrore che ruota
attorno a un periodo di vacanza è sempre un’ottima scelta per chi
vuole qualcosa di completamente opposto a una commedia romantica,
ma desidera comunque percepire l’atmosfera festiva. Inoltre, la
suspense e i potenziali jump-scares forniscono la migliore
opportunità per coccolarsi…
Eyes Wide Shut (1999)
In quanto uno dei
thriller erotici con il punteggio più alto su IMDb, Eyes Wide Shut è sicuramente un validissima
alternativa per passare al meglio la serata degli innamorati. A
seguito di una sconvolgente rivelazione da parte di sua moglie, il
dottor William Hartford esce per schiarirsi le idee e accetta
impulsivamente di andare ad una festa dissoluta che farebbe
arrossire il Marchese De Sade.
Il capolavoro di
Kubrick riuscirà sicuramente a rendere più
piccante la nottata, grazie all’atmosfera creata dalla sua
fotografia splendidamente erotica e il suo intreccio narrativo
assolutamente intrigante.
Scott Pilgrim Vs The World
(2010)
Anche se Scott Pilgrim è un film ricordato per una
buona dose di momenti topici che poco hanno a che fare con il
genere rom-com, è anche vero che la cornice del film ha
essenzialmente a che fare con una storia d’amore. Il film di
Edgar Wright vi farà divertire per tutta la
serata, con un mix vincente di ironia e azione vorticosa.
Se non volete vedere qualcosa di
troppo sdolcinato e intensamente romantico, Scott Pilgrim è la
scelta perfetta: evita qualsiasi svolta stucchevole, pur trattando
di amore e relazioni.
They Came Together (2014)
Per chi vuole passare una
serata all’insegna delle risate e allegria, They Came
Together è la scelta ideale; si tratta infatti di un film
progettato per essere una parodia della tradizione formula della
rom-com, il che porta a un effetto esilarante. I protagonisti del
film sono Amy Poehler e Paul
Rudd, due superstar della commedia, nei panni di Molly e
Joel, che raccontano la storia di come si sono incontrati a cena
con le loro coppie di amici.
La loro storia presenta tutti i
cliché di ogni commedia romantica esistente sulla faccia della
terra, e la satira insita alla trama è un ottimo modo per guardare
qualcosa di leggero e piacevole nel giorno di San Valentino.
Mr. & Mrs. Smith (2005)
Ogni coppia che è stata
insieme per un lungo periodo di tempo ha sicuramente immaginato –
ammettiamolo – di avere una battaglia a colpi di mitragliatrice con
il proprio partner, in qualche momento – e quale modo migliore di
veder realizzata questa battaglia se non tra Brad
Pitt e Angelina Jolie in Mr. & Mrs. Smith?
Cosa potrebbe essere più divertente
di due assassini segreti sposati che sono incaricati di uccidersi a
vicenda? Si tratta di un soggetto davvero unico, che tiene gli
spettatori incollati allo schermo, senza mai esagerare con il
romanticismo.
Orgoglio e pregiudizio (2005)
Con l’imminente ritorno di
Bridgerton alla fine di marzo, ci sono
una tonnellata di drammi storici che gli amanti della serie possono
godersi questo San Valentino. In effetti, un rewatch di
Orgoglio e Pregiudizio potrebbe essere l’occasione
perfetta per gli amanti dei film d’epoca per abbracciare una delle
storie d’amore del XIX secolo più amate di sempre e godersi il
fascino dell’inossidabile Mr Darcy.
Zombieland (2009) / Warm Bodies
(2013)
Niente potrebbe essere più
anti-rom-com di un buon vecchio film di zombie; in
Zombieland, il focus è più sugli esseri umani e le
loro relazioni reciproche, e la buona dose di commedia pungente e
grafica appariscente svolge un buon lavoro per allontanarlo dal
romanticismo melenso.
Warm Bodies
rappresenta un diverso sottogenere di film di zombie; la trama
ruota attorno alla storia d’amore zombie/umano e sulle implicazioni
morali dell’intera faccenda. Siamo sicuri che qualche lacrimuccia
vi scenderà durante la visione…
Misery (1990)
A volte l’amore può
assumere sfumature oscure e sfociare nell’ossessione: questo è
esattamente quello che succede quando Annie Wilkes
decide di tenere il suo autore preferito prigioniero nella sua
baita come vendetta per aver ucciso l’eroina nel suo nuovo
libro.
Per chi si dimostra scettico nei
confronti del romanticismo e San Valentino, una fangirl
ossessionata che cura il suo prigioniero per poi punirlo
spietatamente quando lui fa qualcosa di “sbagliato” è la scelta di
film migliore per il V-Day.
L’illusionista (2006)
La magia può essere la
chiave definitiva per impressionare un pubblico – o, più
specificamente, un partner romantico. Questo è esattamente quello
che è successo quando Sophie si è innamorata del mago Eisenheim,
uno dei personaggi più carismatici interpretato da Edward
Norton, in The Illusionist.
The Illusionist mette in scena una
storia di amanti sfortunati che vogliono solo stare assieme, anche
se gli ostacoli della vita continuano a mettersi in mezzo alla loro
relazione; con molti colpi di scena e una narrazione intrigante,
The Illusionist ipnotizzerà fidanzati e coppie di amici.
Operator (2016)
Operator
ci offre una narrazione incredibilmente ben strutturata su un uomo
incaricato di riprogettare il sistema di risposta automatica di
un’azienda per la loro linea di assistenza clienti. Decide di usare
la voce di sua moglie a causa del suo talento e della sua
esperienza nel suo lavoro diurno di receptionist d’albergo;
tuttavia, questo non fa altro che ostacolare la loro relazione,
dato che lui diventa più legato alla sua IA che all’effettiva
moglie.
Questo film si configura come una
versione indipendente di Her, ma con una trama più
complessa e personaggi più colorati. Umanizza la voce dietro l’IA e
analizza come si presenta una relazione idealizzata rispetto a una
reale.
La seconda
stagione di Star Trek:
Picard sarà disponibile in esclusiva su Prime
Video in tutto il mondo, eccetto Stati Uniti e Canada, da venerdì 4
marzo. La serie è composta da 10 episodi che saranno rilasciati
settimanalmente ogni venerdì. La seconda stagione di
Star Trek:
Picard porta il leggendario Jean-Luc Picard
e il suo equipaggio in un nuovo entusiasmante e coraggioso viaggio:
nel passato. Picard deve arruolare nuovi e vecchi amici per
fronteggiare i pericoli della Terra del XXI secolo in una disperata
corsa contro il tempo per salvare il futuro della galassia e
affrontare il duello finale con uno dei suoi più grandi nemici.
Star Trek: Picard 2 vede
Patrick Stewart riprendere il suo ruolo iconico di
Jean-Luc Picard, che ha interpretato per sette stagioni in “Star
Trek: The Next Generation,” e segue questo personaggio iconico nel
nuovo capitolo della sua vita. La serie è prodotta da CBS Studios
in collaborazione con Secret Hideout e Roddenberry Entertainment.
Executive producer della seconda stagione sono Alex Kurtzman, Akiva
Goldsman, Terry Matalas,
Patrick Stewart , Heather Kadin, Aaron Baiers, Rod
Roddenberry, Trevor Roth, Doug Aarniokoski e Dylan Massin. Akiva
Goldsman e Terry Matalas sono co-showrunner della seconda stagione.
Il cast della seconda
stagione di Star
Trek: Picard include
Patrick Stewart, Alison Pill, Jeri Ryan,
Michelle Hurd, Evan Evagora, Orla Brady, Isa Briones, Santiago
Cabrera e Brent Spiner. In questa stagione si unisce al
cast anche Annie Wersching e special guest come Whoopi Goldberg –
che ritorna nei panni di Guinan, il suo amato ruolo
in Star Trek: The Next Generation – e John de Lancie.
Attualmente è in produzione la terza stagione di Star Trek:
Picard.
Star Trek:
Picardè disponibile in esclusiva negli
Stati Uniti su Paramount+ ed è distribuita da ViacomCBS Global
Distribution Group su Prime Video in più di 200 Paesi e territori.
In Canada viene trasmessa sul canale di fantascienza CTV di Bell
Media e in streaming su Crave.
Star Trek: Picard
2
Star
Trek: Picard 2 vede nuovamente Sir
Patrick Stewart nell’iconico ruolo di Jean-Luc Picard,
che ha interpretato per sette stagioni in “Star Trek: Next
Generation”. La serie seguirà le vicende del leggendario
personaggio, nel capitolo successivo della sua vita. La serie è
prodotta da CBS Television Studios in collaborazione con Secret
Hideout e Roddenberry Entertainment. Alex Kurtzman, Akiva Goldsman,
Terry Matalas, Michael Chabon, Doug Aarniokoski, Dylan Massin,
Patrick Stewart, Heather Kadin, Rod Roddenberry e Trevor Roth sono
i produttori esecutivi di questa seconda stagione, Aaron Baiers
(Secret Hideout) e Kirsten Beyer sono co-produttori esecutivi.
Akiva Goldsman e Terry Matalas saranno i co-showrunner della
seconda stagione.
Il cast della seconda
stagione di Star Trek:
Picard include Patrick Stewart, Alison Pill, Isa Briones,
Evan Evagora, Michelle Hurd, Santiago Cabrera, Jeri Ryan, Orla
Brady e Brent Spiner. Star Trek:
Picard è disponibile in streaming in esclusiva su
Paramount+ negli Stati Uniti ed è distribuito in concomitanza dalla
ViacomCBS Global Distribution Group su Amazon Prime Video in più di
200 paesi e territori e in Canada, andrà in onda su Bell Media’s
CTV Sci-Fi Channel e in streaming su Crave.
La nuova avventura d’azione
originale Disney e Pixar Lightyear
– La vera storia di Buzz racconta le origini di
Buzz Lightyear, l’eroe che ha ispirato il giocattolo di Toy
Story. Il film, che arriverà nell’estate del 2022, segue il
leggendario Space Ranger in un’avventura intergalattica. “Il
mondo di Buzz mi ha sempre entusiasmato” ha affermato il
regista Angus MacLane. “In Toy Story, sembrava esserci
un’incredibile storia, che viene solo accennata, sul suo essere uno
Space Ranger e ho sempre voluto esplorare ulteriormente questo
mondo. Quindi il mio punto di partenza per Lightyear – La vera
storia di Buzz è stato: ‘Qual è stato il film visto da Andy che
gli ha fatto desiderare il giocattolo di Buzz Lightyear?’. Volevo
vedere quel film. E ora ho la fortuna di poterlo realizzare”.
Nella versione italiana del film, Alberto
Malanchino presta la propria voce a Buzz.
Nella versione originale del film, insieme al già annunciato
Chris Evans che presta la propria voce a Buzz,
Keke Palmer, Dale Soules e
Taika Waititi interpretano un gruppo di ambiziose
reclute. Peter Sohn presta la propria voce al robot di compagnia di
Buzz, Sox. Il cast di voci include inoltre Uzo Aduba, James Brolin,
Mary McDonald-Lewis, Efren Ramirez e Isiah Whitlock Jr. “Il
cast di Lightyear – La vera storia di Buzz è davvero una
squadra da sogno”, ha dichiarato MacLane. “Ciascuno degli
interpreti si è subito calato nel suo personaggio, dandoci la
possibilità di giocare un po’ durante le sessioni di registrazione.
Questo ha portato a una specificità che ha alzato il livello e dato
maggiore profondità alle relazioni tra i personaggi. È stato un
privilegio lavorare con un cast così generoso e di
talento”.
Il premiato compositore Michael Giacchino, che ha firmato le
colonne sonore di The
Batman e Spider-Man: No Way Home, comporrà la
colonna sonora di Lightyear – La vera storia di Buzz.
Giacchino ha un rapporto di lunga data con Pixar: ha vinto un
Oscar, un Golden Globe e un GRAMMY per la colonna sonora originale
di Up. Inoltre, la sua filmografia Pixar include, tra gli
altri, Gli Incredibili – Una “normale” famiglia di
supereroi, Ratatouille, Cars 2, Inside
Out, Coco e Gli Incredibili 2. La colonna
sonora originale di Lightyear – La vera storia di Buzz di
Walt Disney Records sarà disponibile dal 17 giugno 2022.
Lightyear – La vera storia di Buzz è prodotto da Galyn
Susman (il corto Toy Story: Tutto un altro mondo).
Dopo l’immenso successo di Spider-Man: No Way Home, la Sony
Pictures non vuole di certo abbandonare la nave
Marvel. L’universo
Spider-Man della Sony è in continua
espansione,
insieme al mondo MCU: per il 2022 ci sono già
in programma due nuovi grandi opere, Morbius e il film animato Spider-Man: Across the
Spider-Verse. La notizia sul mondo dell’Uomo Ragno
che echeggia in questi giorni riguarda però un personaggio
secondario: Madame
Web. Pare che sarà l’attrice Dakota
Johnson ad interpretare Cassandra in uno dei
prossimi spin-off su Spider-Man.
Scopriamo ora qualche dettaglio in
più sul personaggio: qui di seguito troverete 5 curiosità su
Madame
Web, dalla storia, ai poteri, fino al futuro
dell’eroina.
Chi è Madame Web e quali
sono i suoi poteri?
Cassandra Webb è
affetta da una forma di cecità causata dalla miastenia gravis,
malattia neuro-degenerativa. Nonostante l’handicap, Madame
Web ha delle abilità psichiche che le permettono
di vivere come medium, un intermediario tra la vita e la morte. Per
spostarsi, Web usa una sedia speciale, progettata dal
marito, che funge da supporto vitale.
Madame
Webha legami con
la Rete della Vita e del Destino, un modello dell’intero
Multiverso che permette di viaggiare tra le realtà. Essendo una
chiaroveggente, nei fumetti compare a Peter Parker per fornirgli
indicazioni. Visti gli
eventi di No Way Home, Webb potrebbe rivelarsi cruciale
per il futuro sul grande schermo di Spider-Man.
C’è più di una Madame
Web
Con Dakota Johnson come interprete, probabilmente
assisteremo al racconto delle origini di Madame Web. Ma è
ancora tutto da vedere: c’è un episodio dei fumetti in cui
Webb recupera la sua giovinezza e ottiene l’immortalità
attraverso la cerimonia mistica detta ”la Riunione dei
Cinque”. Successivamente, in seguito ad uno scontro con il
Dottor Octopus e Charlotte Witter,Madame
Web perde la sua apparente giovinezza e, in fin di vita, dona
i suoi poteri a Julia Carpenter.
Detto ciò, ci aspettiamo una
versione di Cassandra Webb ispirata alla sua succeditrice
Julia. Non è detto che appariranno entrambe, ma l’unione
dei due personaggi fornirebbe a Sony un
sacco di scene d’azione per esplorare l’origine del personaggio
mentre scopre le sue nuove abilità.
I legami tra le Spider-Woman
Nei fumetti, Madame
Web ha legami con almeno tre
Spider-Woman. Jessica Drew non è tra le eroine, ma la
figlia di Web, Charlotte Witter, diventa una
Spider-Woman malvagia dopo aver creato una squadra con il
Dottor Octopus. Vale anche la pena notare che Web
è anche mentore di Mattie Franklin, la terza
Spider-Woman. Infine, anche la succeditrice di
Cassandra nel ruolo di Madame Web, Julia
Carpenter, è una Spider-Woman.
Visti tutti questi collegamenti,
Sony potrebbe creare un personaggio live-action
che non solo conserva i poteri della Madame Web dei
fumetti, ma che è anche in grado di acquisire nuova forza dalle
altre eroine.
Chi lavorerà al film con Dakota
Johnson?
La star di Cinquanta Sfumature di Grigio è un ingrediente
imprescindibile per il successo dello spin-off: la Sony
Pictures ha scelto un volto non indifferente al pubblico
per portare sul grande schermo il personaggio di Madame
Web. Il team creativo dietro le quinte però non è meno
interessante.
S.J. Clarkson è stata scelta per dirigere
quello che sarà il suo debutto come regista.
L’autrice ha iniziato
con la televisione britannica, per poi trasferirsi a Hollywood e
lavorare a opere come Dexter e Jessica Jones. Per quanto
riguarda gli scrittori, Sony ha scelto il team di
Matt Sazama e Burk Sharpless, duo
che ha lavorato in precedenza a Dracula Untold,
The Last Witch Hunter e Gods of Egypt. La coppia deve aver
fatto qualcosa per impressionare lo studio, dal momento che la
Sony gli ha ingaggiati anche
per Morbius.
Entrare nello Spider-Verso
Visto Spider-Man: No Way Home, sarebbe stato facile inserire
l’Uomo Ragno dell’MCU negli spin-off della
Sony Pictures. Al contrario, l’eroe per ora sembra
rimanere all’interno dei Marvel Studios.
Tuttavia, Madame Web è un
personaggio che può facilmente dare il via a futuri spin-off.
L’eroina potrebbe tuffarsi nello ”Spider-Verso” e consentire a
Sony di introdurre ed esplorare più varianti di
Spider-Man. Ad esempio, Web sarebbe in grado di
portare Spidey di Holland nello stesso mondo di Venom e Morbius o, meglio ancora, arruolare The Amazing Spider-Man di Andrew Garfield per dare una mano a lei nel
suo universo. Insomma, ci sono un sacco di possibilità emozionanti
e non vediamo l’ora di scoprirle tutte!
Il Circuito UCI Cinemas lancia la
rassegna Rivivi
Il Signore degli Anelli, che riporta sul grande
schermo la saga tratta dai libri di J. R. R. Tolkien:
dal10 al 16 febbraio
l’appuntamento è con Il Signore degli Anelli – Il Ritorno del
Re, il terzo capitolo della saga diretta da
Peter Jackson, uno dei tre film più premiati di
sempre, che tra i vari riconoscimenti vanta 11 premi Oscar e segna
l’epilogo della lotta contro Sauron, il Signore Oscuro. I fan del
capolavoro fantasy distribuito da Warner Bros. potranno visitare
ancora una volta la
Terra di Mezzo, accompagnati da un cast d’eccezione, che vede
tra i suoi membri
Ian McKellen,
Elijah Wood,
Viggo Mortensen, Sean Astin, Billy Boyd,
Orlando Bloom, Sean Bean,
Cate Blanchett, John Rhys-Davies, Hugo Weaving, Christopher Lee
e Karl Urban.
Le multisale che proietteranno
Il Signore degli Anelli – Il Ritorno del Re dal 10
al 16 febbraio sono: UCI Alessandria (AL), UCI Bolzano
(BC), UCI Villesse (GO), UCI Seven Gioia del Colle (BA), UCI
Cagliari (CA), UCI RedCarpet Matera (MT), UCI Showville Bari (BA),
UCI Certosa (MI), UCI Sinalunga (SI), UCI Curno (BG), UCI Fiume
Veneto (PN), UCI Reggio Emilia (RE), UCI MilanoFiori (MI),
UCI Ferrara (FE), UCI Piacenza (PC), UCI Perugia (PG), UCI Casoria
(NA), UCI Firenze (FI), UCI Romagna Savignano sul Rubicone (RN),
UCI Cinepolis Marcianise (CE), UCI Torino Lingotto (TO), UCI Verona
(VR), UCI Lissone (MB), UCI Montano Lucino (CO), UCI Molfetta (BA),
UCI Luxe Marcon (VE), UCI RomaEst (RM), UCI Moncalieri (TO), UCI
Fiumara (GE), UCI Luxe Campi Bisenzio (FI), UCI Parco Leonardo
(RM), UCI Orio (BG), UCI Porta di Roma (RM), UCI Bicocca (MI), UCI
Catania (CT), UCI Bolzano (BZ), UCI Palermo (PA), UCI Arezzo (AR),
UCI Meridiana Casalecchio di Reno (BO), UCI Luxe Palladio (VI) e
UCI Luxe Maximo (RM).
Il costo del biglietto è pari a
quello previsto per l’intero e il ridotto del giorno. È possibile
acquistare i biglietti presso le casse delle multisala coinvolte,
tramite App gratuita di UCI Cinemas per dispositivi Apple e Android
e sul sito www.ucicinemas.it. I biglietti paper-less acquistati
tramite App e i biglietti elettronici acquistati tramite sito danno
la possibilità di evitare la fila alle casse con –FILA+FILM. Il
pubblico può comunque acquistare i biglietti anche tramite il call
center (892.960) e le biglietterie automatiche self-service
presenti sul posto. Il biglietto sarà nominativo se acquistato
online, mentre presso le biglietterie è previsto un registro
nominativo dei clienti, come da regolamento.
Steve McQueen è uno
di quegli attori che ha fatto la storia del cinema con le sue
interpretazioni ed è diventato una figura iconica, nel corso del
tempo, grazie anche alla sua vita definita spericolata. L’attore ha
lavorato sodo per tutta la sua carriera e il pubblico lo ha sempre
amato, anche e forse soprattutto dopo la sua morte, proprio per
quel sentimento di libertà che esprimeva.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Steve McQueen.
Steve McQueen: i suoi film
1.Ha recitato in celebri
film. Il primo vero ruolo al cinema dell’attore si ha in
Autopsia di un gangster (1958). Da quel momento recita
in Fluido mortale (1958), Sacro e
profano (1959), I magnifici sette
(1960), L’inferno è per gli eroi
(1962), L’inferno è per gli eroi (1962) e La
grande fuga (1963). In seguito, lavora in Strano
incontro (1963), Cincinnati Kid (1965),
Quelli della San Pablo (1966), Il caso Thomas
Crown (1968), Bullit (1968) e Le 24 ore
di Le Mans (1971). Tra i suoi ultimi lavori vi sono
Papillon (1973), L’inferno di cristallo
(1974), Ilnemico del popolo (1978), Tom
Horn (1980) e Il cacciatore di taglie (1980).
2. È stato anche
produttore. L’attore, nel corso della carriera, non ha
svolto solo l’attività di attore ma ha sperimentato molto volte
anche quella di produttore. Nella fattispecie, McQueen ha lavorato
alla produzione dei film Nevada Smith (1966 – non
accreditato), Il rally dei campioni (1971), Un nemico
del popolo (1978) e Tom Horn.
Steve McQueen: chi era sua
moglie
3. Si è sposato tre
volte. L’attore si è sposato per la prima volta nel 1956,
a ventisei anni, con la collega Neile Adams, da
cui ha avuto i
figli Terry e Chad.
I due hanno poi divorziato nel 1972. Dopo circa un anno dalla
separazione, McQueen si è risposato con un’altra collega,
Ali MacGraw, dando vita ad una relazione
turbolenta che ha portato al divorzio nel 1978, dopo qualche anno
di matrimonio. In seguito, si sposato per la terza ed ultima volta,
dieci mesi prima di morire, con la modella Barbara
Minty. Tra i vari flirt a lui attribuiti, ci sarebbero
quelli con le attrici Lauren Hutton e
Barbara Leigh.
Steve McQueen e Barbour
4. Ha ispirato una
collezione di giacche. Come noto ai suoi fan, McQueen
indossava un abito in cotone cerato Barbour International durante
le corse, e quel look iconico ha oggi contribuito a ispirare una
nuova linea di giacche, t-shirt e bottoni. La The Steve McQueen
Collection è dunque dedicata all’attore e alla sua capacità di
rendere iconico tutto ciò che indossava.
Steve McQueen e Persol
5. Occhiali che hanno fatto
la storia. Di fatto, Steve McQueen è diventato il volto
del marchio Persol. La sua prima apparizione con quelli
che sono poi diventati i Persol 714 Steve McQueen, è avvenuta nel
1968, quando l’attore arrivò sul set de Il caso Thomas
Crown. Da quel momento quel particolare modello di occhiali è
diventato un vero e proprio classico, tanto da essere popolarissimi
ancora oggi, sempre legati all’immagine di McQueen.
Steve McQueen: la sua morte
6. È morto a soli 50
anni. L’attore, nel 1979, scoprì di essersi ammalato di
tumore alla pleura. Da questo cancro l’attore non è mai riuscito a
guarire, tanto da morire in una clinica messicana il 7 novembre del
1980, accanto all’ultima moglie e all’istruttore di volo e amico
Sammy Mason. Ventiquattro ore prima gli era stata rimossa
chirurgicamente una grossa massa metastatica all’addome. Fu cremato
e le ceneri furono disperse nell’oceano Pacifico.
7. Si è esposto per molto
tempo all’amianto. Con molta probabilità, a causare
il formarsi del tumore è stata la continua esposizione di McQueen
all’amianto. Questo materiale era infatti spesso impiegato negli
ambienti frequentati da McQueen durante la sua vita (navi, studi
cinematografici, ambienti motoristici), ma sembrerebbe essere stato
presente anche nelle stesse tute da pilota usate da McQueen durante
le sue corse.
Steve McQueen era un pilota
8. Un passione esagerata per
le corse. Oltre che essere conosciuto per il suo talento
recitativo, l’attore è diventato un’icona anche per il fatto di
essere un gran amatore della gare automobilistiche, tanto da
partecipare in prima persona a diverse competizioni. Tra le più
famose ci sono quelle delle 12 ore di Sebring e Le 24
di Le Mans.
9. Una vita
spericolata. Spesso è così che viene definita la vita
dell’attore e non solo in merito al suo carattere turbolento, ma
anche in riferimento al fatto che è stato molte volte stuntman di
se stesso. Egli, infatti, preferiva fare a meno delle controfigure,
e ciò è avvenuto per molti film come Bullitt e La
grande fuga.
Steve McQueen: età e altezza
10. Steve McQueen nacque il
24 marzo del 1930 a Beech Grove, nell’Indiana. La sua
altezza complessiva consisteva in 177 centimetri.
Jeff Bridges è uno
di quegli attori che è diventato leggenda e che ha letteralmente
fatto la storia del cinema grazie al suo talento e alle sue
capacità. L’attore ha sempre lavorato duro per realizzare una
carriera solida e concreta senza dipendere da questioni di
discendenza (la sua è una famiglia di attori, il padre era il
celebre Lloyd Bridges) e sapendo scegliere ruoli iconici ed
indimenticabili.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Jeff Bridges.
Jeff Bridges: i suoi film
1. Ha recitato in celebri
film. La carriera dell’attore è iniziata nel 1951, con il
debutto non accreditato in N. N. vigilata speciale.
Ottiene poi dei primi successi con i film L’ultimo
spettacolo (1971), Una calibro 20 per lo
specialista (1974), King Kong
(1976), I cancelli del
cielo(1980), Tron (1982), Starman (1984),
Il mattino dopo (1986), Tucker – Un uomo e il suo
sogno (1988) e La leggenda del re pescatore (1991).
Altri celebri film in cui ha recitato sono Il grande Lebowski
(1998), The Contender (2000), Scene da un
crimine (2001), La banda del porno (2005),
Iron Man (2008) e L’uomo che fissa le
capre (2009) e Crazy Heart (2009). Tra i suoi
ultimi lavori si citano invece
Il Grinta (2010), Tron: Legacy (2010),
R.I.P.D. – Poliziotti
dall’aldilà (2013), Il settimo figlio
(2014), Hell or High Water
(2016), Kingsman: Il cerchio
d’oro (2017), Fire Squad – Incubo di fuoco (2017)
e 7 sconosciuti a El
Royale (2018).
2. È anche doppiatore e
produttore. L’attore ha svolto l’attività di doppiatore,
prestando la propria voce per i film L’ultimo unicorno
(1982), Lost in la Mancha (2002), Surf’s Up – I re
delle onde (2007) e Il piccolo principe
(2015). In quanto produttore, Bridges ha invece lavorato alla
realizzazione dei film American Heart (1992),
L’orgoglio di un padre (1996), Crazy Heart, The Giver
– Il mondo di Jonas (2014), The Only Living Boy in New
York (2017) e Living in the Future’s Past (2018).
Jeff Bridges: chi è sua moglie
3. È sposato da molti
anni. L’attore americano ha conosciuto la moglie,
Susan Geston, mentre lui stava girando il film
Scandalo al Ranch e lei lavorava come cameriera nel
ranch in cui hanno girato il film. I due si sono dunque
incontrati per caso per poi sposarsi nel 1977 e non lasciarsi più.
Dall’unione con la moglie Susan, sono nate tre figlie:
Isabelle Annie, nata nel 1981, Jessica
Lily “Jessie”, nata nel 1983, e Hayley
Roselouise, nata nel 1985.
Jeff Bridges e il tumore
4. Ha lottato contro un
brutto male. Nell’ottobre 2020 l’attore ha rivelato
tramite i suoi account social che gli era stato diagnosticato un
linfoma, un cancro del sistema linfatico, e che aveva iniziato i
trattamenti necessari. A distanza di circa un anno, Bridges ha poi
informato che il male era in remissione e che si sentiva quasi
pronto per tornare a recitare. Il processo di guarigione è in
realtà stato ulteriormente complicato dal Covid, contratto negli
ultimi mesi. L’attore ha poi specificato di aver trascorso cinque
settimane in ospedale, e ora che ha finalmente ricevuto due dosi di
vaccino si sente più tranquillo e in forma che mai.
Jeff Bridges e Clint Eastwood
5. Ha recitato con il
celebre attore e regista. Nel 1974 Bridges ha avuto
occasione di dividere la scena con Clint Eastwood
nel film Una calibro 20 per lo specialista, opera prima di
Michael Cimino, regista noto per Il
cacciatore e I cancelli del cielo. Eastwood e Bridges
interpretano rispettivamente Artigliere, un rapinatore di banche
reduce della Guerra di Corea, e Caribù, un giovane ladro di auto.
Insieme punteranno a recuperare un ricco bottino nascosto in un
luogo segreto. Ancora oggi questo film è l’unico lavoro svolto
insieme dai due attori.
Jeff Bridges in Iron
Man
6. Si sentiva a
disagio. L’attore ha dichiarato di non essersi sentito a
proprio agio nel non avere una sceneggiatura o nel non fare delle
prove, anche perché di solito è molto preparato e conosce a memoria
tutte le sue battute. Rendendosi conto che era in un film da
duecento milioni di dollari, ha cercato di eliminare la pressione
che c’era su di lui, rendendo il tutto divertente.
7. Ha letto alcuni
fumetti. Per prepararsi al ruolo di Obadiah Stane, il
villain del film, l’attore ha letto diversi fumetti di Iron
Man che hanno caratterizzato il suo personaggio. Inoltre, si è
fatto crescere la barba e ha rasato la testa, cosa che ha detto di
aver sempre voluto fare. Il suo look inedito ha infatti sorpreso in
molti, che quasi stentavano a riconoscerlo.
Jeff Bridges in Il grande
Lebowski
8. Chiedeva sempre
informazioni ai Coen. Prima di filmare una scena, l’attore
chiedeva spesso ai fratelli Coen se “Drugo ne ha
bruciato uno sulla strada?”. Se rispondevano in maniera
affermativa, allora lui si strofinava gli occhi con le nocche delle
mani prima di fare una ripresa, per far apparire i suoi occhi
iniettati di sangue.
9. Pensava che la
sceneggiatura sarebbe stata riscritta. Dopo essere stato
scritturato nel film, l’attore, non estraneo a lavorare a film che
avrebbero avuto costanti riscritture di sceneggiature, ha chiamato
John Goodman a
chiedere quando avrebbero ottenuto le sceneggiature riscritte. Il
collega, collaboratore di lunga data dei Coen, ha detto all’attore
che questo film era territorio dei Doen e che loro non hanno
riscritto il loro materiale.
Jeff Bridges: età e altezza
10. Jeff Bridges è nato il 4
dicembre del 1949a Los Angeles, in
California. La sua altezza complessiva corrisponde a 187
centimetri.
Un altro grande nome trai registi
di Hollywood ammette di non sentirsi a proprio agio con i
Cinecomics, questa volta tocca a
Steven Soderbergh, regista premio Oscar per
Traffich e prolifico autore
contemporaneo. In una lunga intervista a
thedailybeas il regista ha affrontato la questione incalzato
sul tema di dirigere un film sui supereroi e sul suo modo di
appassionarsi ai personaggi e al modo nel quale ama raccontarli.
L’occasione è stata l’uscita imminente del suo ultimo film Kimi,
una sorta di variazione del 21° secolo su La finestra
sul cortile – via- Panic
Room – via – The Parallax
View.
Non proprio, e non sono
uno snob; non è che mi senta in qualche modo di livello
superiore. Diventa davvero l’universo che occupi come
narratore. Sono semplicemente troppo legato alla terra per
liberarmi davvero in un universo in cui la fisica newtoniana non
esiste [ride]. Ho solo una mancanza di immaginazione al
riguardo, motivo per cui l’unica incursione che ho avuto nella pura
fantascienza [Solaris del 2002] era essenzialmente un film
drammatico ambientato su un’astronave. Inoltre, per me è
difficile comprendere questo mondo e non riuscirei a scrivere o
supervisionare la scrittura della storia e dei personaggi, a parte
il fatto che posso piegare il tempo e sfidare la gravità e sparare
raggi dalle mie dita, ma perché non si Scopa? Nessuno scopa! Ad
esempio, non so come dire alle persone come comportarsi in un mondo
in cui non è una cosa che accade. L’universo fantasy, a quanto
so, tipicamente non prevede molto sesso. Questo senza contare altre
cose come: chi paga questa gente? Per chi lavorano? Come hanno
ottenuto il lavoro? Se le persone vogliono andare a sperimentare
quell’universo, va bene. Come regista, non so proprio da dove
cominciare.
Mentre cresce l’attesa per l’arrivo
dell’annunciato sequel Aquaman e il
Regno Perduto, oggi una delle star Patrick Wilson ha parlato del film
rivelando stuzzicanti dichiarazioni sul ruolo del film nel
DC
Extended Universe. Aquamanè stato uno dei
film di maggior successo del DC
Extended Universe con recensioni per lo più positive
(detiene il 65% su Rotten Tomatoes) e un enorme incasso al
botteghino mondiale di 1,148 miliardi di dollari. Non sorprende,
quindi, che il regista James Wan sia stato arruolato per continuare
a raccontare la storia di Arthur Curry nell’imminenteAquaman
e il Regno Perduto. Oggi la
star Patrick Wilson (Orm/Ocean Master) ha
condiviso alcuni allettanti dettagli sul film mentre promuoveva
Moonfall di Roland Emmerich.
Parlando
del successo ha ammesso: “Sì,
l’abbiamo fatto. Ora ne faremo di più. Penso che abbiamo trovato la
nostra nicchia. Penso che la DC abbia trovato il suo modo per
capire dove può adattarsi ogni film, anche in un Multiverso, che
ora è così abusato , come termine.”“Chiaramente
il film è andato al di là di una fascia demografica di fan perché
ha fatto qualsiasi cosa; un miliardi di dollari, giusto? Quindi
questo ti offre la libertà di dire ‘Sai una cosa? Rendiamolo
divertente. Rendiamolo divertente…Spingiamo tutti
i combattimenti e le acrobazie. Abbiamo usato tecniche folli tra
noi e The
Flash che non sono mai state utilizzate
prima.”
È
interessante notare che Wilson parlia siaAquaman
che il regno perdutoche diThe Flash come
dotati di “tecniche
folli”che non abbiamo mai visto sullo
schermo, e non possiamo fare a meno di chiederci se ha passato un
po’ di tempo sul set di quel film. Per quanto riguarda ciò che i
fan possono aspettarsi dal film, ha
aggiunto: “Ovviamente non ci entrerò. Ma
a James piace scegliere dalla sua mente e dai suoi fumetti e da
come inseriamo determinati elementi”.
Jason Momoa è atteso di nuovo nei panni
dell’eroe in Aquaman and the
Lost Kingdom, sequel del film che ha rilanciato in
positivo le sorti dell’universo cinematografico DC. Nel sequel,
diretto ancora una volta da James
Wan (Insidious, The Conjuring), torneranno
anche Patrick
Wilson nei panni di Ocean Master, Amber
Heard, che tornerà nei panni di Mera, Dolph
Lundgren che sarà ancora una volta Re Nereus, il
padre di Mera, e ancora Yahya
Abdul-Mateen II nei panni di Black Manta,
che abbiamo visto riapparire nella scena post-credit del primo
film.
David Leslie
Johnson-McGoldrick, collaboratore ricorrente di
Wan, scriverà la sceneggiatura del film, mentre il
regista e Peter Safran saranno co-produttori. Aquaman and the Lost
Kingdom uscirà nelle sale americane il 16 dicembre
2022.
IMAX ha
appena lanciato un nuovo banner per The
Batman e vale la pena dare un’occhiata più da
vicino per coloro che vivono negli USA per questo incredibile pezzo
d’arte per l’adattamento DC Comics. Come dovresti vedere, c’è un
URL – bit.ly/34aK21k – che
reindirizza i fan a un sito Web dove possono fare domanda per
vedere il film in anticipo.
Queste
“Fan First Premiere” sono ospitate da IMAX e si svolgeranno nelle
principali città del Nord America il 1 marzo. Ciò significa poter
vedere il film con qualche giorno di anticipo e, anche se noi in
Italia non possiamo partecipare è interessante quanto la
Warner Bros abbia fiducia nel film tanto da concedere una
proiezione in anticipo da tutti coloro che saranno più
intrepidi.
“The
Batman esplorerà un caso di detective“, scrivono
le fonti. “Quando alcune persone iniziano a morire in modi
strani, Batman dovrà scendere nelle profondità di Gotham per
trovare indizi e risolvere il mistero di una cospirazione connessa
alla storia e ai criminali di Gotham City. Nel film, tutta la
Batman Rogues Gallery sarà disponibile e attiva, molto simile a
quella originale fumetti e dei film animati. Il film presenterà più
villain, poiché sono tutti sospettati“.