Giovedì 26 agosto alle ore
20.00 LIVENow presenta Yann Tiersen: Kerber – The
Film, il film di Yann Tiersen con cui il
compositore celebra l’uscita del suo prossimo album
“Kerber”.
Per Yann Tiersen: Kerber – The
Film, prodotto da Up The Game e diretto da
Kit Monteith, Yann Tiersen ha
collaborato con LIVENow per produrre una pellicola che ritrae il
compositore mentre esegue ogni canzone dell’album. Il film è
ambientato nel suo studio, all’interno della suggestiva cornice
dell’isola francese di Ushant, e fonde
sapientemente musica e paesaggio, creando un mondo in cui il
tangibile e l’etereo diventano una cosa sola.
Yann Tiersen: Kerber – The
Film non è solo un’ode a Ouessant, ma anche al processo
creativo che Tiersen ha seguito per produrre
“Kerber” un album che unisce il materiale più
apertamente elettronico del compositore con le sue ultime
produzioni. L’artista ha trascorso gran parte del 2020 impegnato
nella produzione dell’album, componendo prima le melodie al
pianoforte per poi trasformarle ed elaborarle con suoni elettronici
e creare paesaggi sonori coinvolgenti. Proprio come l’album
“Kerber”, il film è stato realizzato fondendo formati tradizionali
e moderni.
Il regista, Kit Monteith, afferma:
“Volevamo documentare il sound completamente nuovo che Tiersen
sta sviluppando, utilizzando sistemi elettronici analogici,
ridefinendo le composizioni per pianoforte attraverso il
campionamento e la sintesi sperimentali. Speravamo di catturare lo
spirito delle sue nuove composizione all’interno di un film
dinamico performativo. Attraverso l’utilizzo di nuovi e familiari
materiali ho usato la fotocamera 35 mm come strumento analogico per
esplorare e riprendere gli spazi naturali dell’isola. La miscela di
questi elementi cinematografici digitali e analogici rispecchia
l’approccio creativo di Yann Tiersen. Il film abbraccia le loro
differenze mentre cerca di trovare una nuova e strana armonia tra
loro”.
I biglietti in vendita su
LIVENow sono disponibili al costo di
€5.00, per qualsiasi informazione è possibile
visitare il sito di LIVENOW.
Yann Tiersen, nato in Bretagna, è un compositore e musicista
poliedrico e multigenere, noto per le sue registrazioni in studio –
Les Retrouvailles, L’Absente, EUSA e ALL – e per
le colonne sonore dei suoi film. Il suo approccio unico alla
produzione combina strumenti classici e contemporanei, superando
spesso confini tra i due, dando vita a suoni vasti, onirici,
ambient e cinematografici.
AppleTV+ ha
diffuso la prima foto ufficiale di
The Tragedy of Macbeth, il film di Joel Coen che sarà
presentato in anteprima mondiale nella serata di apertura del 59°
New York Film Festival, il prossimo 24 settembre. Protagonisti sono
Denzel Washington e
Frances McDormand in un nuovo film Apple Original
Films e A24.
Per gentile concessione di Apple/A24
Un’opera dai forti chiaroscuri e
rabbia incantatoria: la visione audacemente inventiva della
«tragedia di Scozia» di Joel Coen è un film che fissa, a bocca
aperta, un mondo dolente disfatto da cieca avidità e
sconsiderata ambizione. Con la meticolosa interpretazione di
personaggi consumati e stanchi del mondo, un Denzel Washington
sorprendentemente introspettivo – è l’uomo che dovrebbe essere
il re, secondo la profezia – e una machiavellica Frances
McDormand, la sua signora, sono una coppia spinta all’assassinio
politico – e sconvolta dal senso di colpa – dopo le astute
previsioni di un trio di “strane sorelle” (un’interpretazione
virtuosa di Kathryn Hunter). Anche se echeggia i proibitivi
design visivi e le proporzioni dei classici adattamenti
di Shakespeare degli anni ’40 di Laurence Olivier, così come
rimanda alla sanguinosa follia medievale de “Il trono di
sangue” di Kurosawa, la storia di rumore e furore raccontata
da Coen è interamente sua e senza dubbio vista al giorno
d’oggi, è la spaventosa rappresentazione di un’amorale presa
di potere politica che, come il suo eroe, sprofonda spietatamente
nell’inferno.
“Ho un sogno”; “Se puoi
sognarlo puoi farlo”; “I sogni son desideri”. C’è un
fil-rouge di natura onirica che lega l’essere umano.
Chiudiamo gli occhi e sogniamo, ci perdiamo nei nostri obiettivi,
nei mondi che auspichiamo di abitare e fare nostri, ci immaginiamo
la vita che vogliamo avere, toccare con mano. Sognare fa parte di
noi, non fa distinzione. È un concetto così universale e allo
stesso tempo così lontano, inafferrabile, il sogno. La sua natura
ci sfugge, ritrovandocelo addosso, impresso nei libri di storia, o
posto sul trono delle grandi affermazioni. Lo stesso cinema è un
sogno a occhi aperti. Ed è proprio un sueñito, un piccolo
sogno, a fare da apripista all’universo cangiante, colorato,
ottimista, di Sognando a New York – In the
Heights. Ispirato all’omonimo spettacolo di Broadway di
Lin-Manuel Miranda (vincitore di due Tony Awards
come “miglior musical” e “miglior colonna sonora”), il musical è il
fratello maggiore di Hamilton;
un banco di prova su cui Miranda ha potuto lavorare, migliorarsi,
affinare la propria scrittura e sete creativa, per creare il
capolavoro dei musical, capace di seguire con orgoglio le orme del
proprio predecessore, riuscendo a ricavare al contempo una propria
identità senza scadere nella mera copia.
Sognando a New York – In
the Heights, la trama
Il quasi trentenne
Usnavi, figlio di dominicani immigrati a New York, gestisce una
piccola “bodega” a Washington Heights, il quartiere a nord di
Manhattan abitato da una popolazione prevalentemente ispanica.
Usnavi ha un sueñito, un piccolo (e grande) sogno:
restaurare il chiringuito che il padre possedeva a Santo Domingo e
abbandonare la vita di New York per abbracciare le proprie origini,
e con esse “i suoi ricordi più belli”. Ma il ragazzo appartiene al
quartiere, che è come una seconda famiglia: dalla “abuela”
Claudia che ha adottato tutto il barrio al cugino Sonny a Vanessa,
l’estetista sospinta dal sogno di diventare stilista e di cui
Usnavi è da sempre innamorato. Lasciare tutto alle proprie spalle,
abbandonando le strade di The Heights non sarà per lui così facile,
e il sogno ben presto cozzerà con la realtà.
Musica(l)
nell’aria
È un musical a tutti gli
effetti Sognando a New York – In the Heights. Le
battute lasciano spazio alle note, i movimenti a coreografie
dinamiche, le emozioni a musiche che riescono a tradurre in canzoni
pensieri e sentimenti altrimenti sottaciuti. Il film diretto da
Jon M. Chu (Step Up 2, Now You See Me 2) recupera e sfrutta appieno
tutti gli aspetti canonici previsti dal genere, eppure – come
capitato anche con Hamilton – c’è un ingrediente segreto che
trascina il film fuori dai confini dell’opera, facendolo apprezzare
anche ai detrattori dei musical. Ogni più piccolo dettaglio, o
ampio passaggio, presenta una particolarità che lo rende
irriducibile all’omologazione, ribaltando emotivamente gli
stereotipi narrativi. È come se Miranda prima, e Chu poi, avessero
scoperto il Sacro Graal dell’immedesimazione spettatoriale sotto
forma di canzoni. I dettagli della scenografia si legano con cura
maniacale ai movimenti degli attori, fino a piegarsi, ribaltarsi,
adattandosi perfettamente alla loro libertà di amarsi,
abbracciarsi,
Musiche che vanno a
impersonare sentimenti, aspirazioni, timori. La forza del
sentimento e delle interpretazioni (ottimo Anthony
Ramos) bucano lo schermo fino a rendere la cornice visiva,
a volte al limite del kitsch (con tanto di richiamo all’opera di Baz Luhrmann) un’orpello di qualità. Pulsa il sangue delle vene, e si
sente il battito cardiaco dei propri personaggi tra le pause delle
note; vivono i personaggi di In the Heights – Sognando a New York,
sono esseri reali, catapultati in un universo magicamente irreale
dove i dialoghi sono cantati e i balli compiuti a testa in giù. Gli
occhi, il cuore, i corpi sono meccanismi attivati all’unisono che
si muovono in scena allo stesso ritmo di quelli che li ammirano al
di là dello schermo cinematografico, seduti ma con la mente
altrove, verso il quartiere di Washington Heights.
Esagerando di
ingegno
“Tanto”, ecco com’è
Sognando a New York: è “tanto” colorato, “tanto” urlato, “tanto”
gesticolato. Ogni carattere personale, aspetto psicologico, o
caratteristica culturale viene esacerbata, sottolineata ed
enfatizzata al limite della caricatura. Una volontà che collega il
musical all’opera precedente di Chu, Crazy & Rich,
e figlia di quell’interesse tutto particolare del regista nei
confronti delle minoranze etniche in America. La denuncia per un
mondo visto di sottecchi, con sguardi carichi di pregiudizio, si
allinea e abbraccia lo stereotipo. Un’esagerazione, questa, che
posta nel contesto musicale funziona in maniera impeccabile,
risultando coerente con il filtro sfruttato per registrare il mondo
del quartiere newyorchese.
Ed è proprio nel momento
in cui ci si stacca dal musical, per abbracciare una narrativa più
canonica, fatta di dialoghi parlati, che la magia si spezza. Si
insinua silente una certa dose di stucchevole retorica. Una patina
presto spazzata via dal respiro delle canzoni, lasciapassare su
mondi interiori ora aperti nella loro totalità e resi unici e
accessibili dal lato empatico e umano dai testi di Miranda,
commistione esplosiva di lirica, ritmi sudamericani, rap e hip-hop.
Ogni rivoluzione ha bisogno di un piano che la preceda, e quella
messa in atto da Hamilton nel 2015 nel campo del musical
teatrale (e poi cinematografico) ritrova in Sognando a New
York la perfetta carta carbone su cui ricalcare i punti di
forza di melodie, passati culturali e ritmi contemporanei, storia e
voci inascoltate, già sperimentati nello spettacolo del
2005.
Ma la vera chiave di
successo è da ritrovarsi nella struttura stessa su cui si fonda
l’opera diretta da Chu. Quella di Miranda è una mente che pensa nei
termini della settima arte e lavora affidandosi alla polvere del
palcoscenico teatrale. Ma è proprio questa prefigurazione
cinematografica che rende così coinvolgenti le sue opere. Chu non
ha dovuto far altro che prelevare l’essenza dell’opera immaginata e
portata in scena da Miranda e trasformarla in linguaggio
audiovisivo.
Musica come denuncia
sociale
Un sogno, grande o
piccolo che sia, rimane cullato nell’interiorità, mentre un
quartiere, per non scomparire, ha bisogno di essere pronunciato ad
alta voce e cantato a pieni polmoni. È il potere della parola,
quello di far rinascere dalle ceneri della memoria un interno
mondo. E quello di In the Heights è un luogo che ha bisogno di
vivere, ballare, con le proprie idiosincrasie, pazzie, genialità,
aspirazioni e delusioni. Che l’intero quartiere eserciti
un’influenza maniacale sui propri abitanti, modificandoli come
burattinai, e segnandone sogni e limiti, ci viene sottolineato sin
dall’inizio, con una galleria di dettagli del quartiere, corpo
disseminato nelle sue parti, per coglierne le diverse
anime.
Un concetto di
collettività e di unione, tra chi guarda e chi balla, ricordato
anche dai numerosi riflessi e da una catena di immagini
sovrimpresse che legano in un solo gioco di complice visione, due
mondi mai separati, ma sempre abbracciato. Perché nel mondo di The
Heights non c’è limite di confine a separare il tuo dal mio, ma
tutto vige sotto l’etica del nostro. Dietro la danza sfrenata, i
colori sgargianti, Miranda ancora una volta lascia che avanzino i
fantasmi della denuncia sociale.
Sognando a New
York – In the Heights non vuol essere, dunque, la storia
di uno, ma quella di un intero quartiere, e con esso, di una
comunità. I suoi sono ambienti intrisi di soggettività,
un’interiorità sprezzante che fuoriesce da ogni metro quadrato di
asfalto e più piccola crepa sui muri di casa. Secondo la cultura
popolare i media visivi, con il loro appeal delle emozioni, possono
eccitare l’immaginario collettivo della maggioranza silenziosa,
aprendo gli occhi su tematiche di particolare interesse e urgenza
quanto mai attuale.
Ogni passaggio musicale
si fa dunque transfert delle aspirazioni tanto personali, quanto di
un’intera comunità, troppo volte soffocata dalla forza di mani che
tengono le bocche chiuse, i polmoni senza aria e i corpi bloccati,
in nome di una superiorità inesistente.
Girandola caleidoscopica
di suggestioni accumulate per eccesso che si animano al ritmo di
palpiti lirico-sinfonici uniti alle rime dello stile hip-hop, il
quartiere di Washington Heights come luogo topografico,
riconoscibile, si fa archetipo, simbolo e metafora di una comunità.
Film sintomatico del contemporaneo, Sognando a New York –
In the Heights diventa il pretesto della vita e della
provincialità di una comunità latino-americana, oggetto di attacchi
discriminatori, soprattutto ai tempi della presidenza Trump.
Le condizioni collettive,
attraverso le storie degli uni, attraverso la finzione riflessiva
di un cinema hollywoodiano sgargiante e infinitamente illuminato
piuttosto che per mezzo di un linguaggio di matrice neorealista,
rende queste esistenze reali, uno spettacolo della vita di un
intero mondo che è teatro e musical.
Nonostante la morte di Natasha
Romanoff in Avengers: Endgame, la storia e
soprattutto il finale di Black
Widow sembrano suggerire che l’arco narrativo delle
Vedove nel MCU potrebbe non essere giunto al
termine. L’introduzione del personaggio Yelena Belova, infatti,
potrebbe aver segnato l’alba di una nuova Vedova Nera nel MCU,
senza contare che il film di Cate Shortland lascia
diversi punti della trama irrisolti che potrebbero, di fatto,
essere esplorati per continuare la storia delle Vedove
nell’Universo Cinematografico Marvel.
Il futuro di Guardiano Rosso con le Vedove
Alexei Shostakov ha fatto il suo debutto nel MCU in
Black
Widow. I fan dei fumetti lo conoscono come Guardiano
Rosso, l’equivalente russo di Captain America. In effetti, il film
fa riferimento al suo ruolo da Super-soldato (anche se molto
brevemente), ma non esplora mai del tutto le sue capacità o il
ruolo che aveva nella politica russa.
Kevin Feige ha recentemente espresso il suo
interesse a riavere David Harbour come Guardiano Rosso nel MCU. In
effetti, la trama di Shostakov è solo all’inizio e c’è ancora molto
da esplorare e, quindi, da poter mostrare. La sua rinnovata
presenza potrebbe servire anche a completare la storia delle
Vedove, avendolo come mentore e persino come figura
paterna.
L’arrivo di Iron Maiden
Come Shostakov, anche Melina Vostokoff è un personaggio ben
nota nei fumetti Marvel. I fan la conoscono come Iron Maiden, una
super criminale determinata a uccidere Natasha Romanoff. Il film
Black
Widow ha cambiato la sua storia e l’ha trasformata in
un’eroina che lavora con riluttanza per la Stanza Rossa.
Dal
momento che Kevin Feige ha confermato che vuole indietro anche
Rachel Weisz, Melina potrebbe tornare e sfoggiare finalmente il suo
costume da Iron Maiden. Il film ha stabilito che si tratta di una
delle menti più brillanti del MCU, quindi potrebbe forse deviare
verso lo SWORD o verso qualsiasi altra agenzia governativa “dalla
parte dei buoni”. Potrebbe anche stare con le Vedove Nere ora
libere per provare a guidarle, diventando per loro una figura
simile a Nick Fury.
Taskmaster e il futuro di Antonia
I cambiamenti al
personaggio di Taskmaster sono stati uno degli aspetti più
controversi di Black
Widow. I fan dei fumetti conoscono
Taskmaster come Tony Masters, un ex agente dello SHIELD dotato di
riflessi fotografici.
Nel film, Taskmaster è Antonia
Masters, la figlia di Dreykov, che quest’ultimo usa come strumento
per completare le missioni cruciali della Stanza Rossa. A voler
analizzare bene la cosa, il Taskmaster del MCU è – in realtà –
l’ultima Vedova Nera. Nonostante sia uno dei personaggi più
intriganti del film, Antonia appare a malapena e rimangono molte
domande su di lei. Potrebbe tornare come nuovo leader delle Vedova
Nere, o forse con una serie su Disney+ che esplori il suo background e
il suo futuro come Taskmaster.
Rintracciare le Vedove rimaste
Prima della sua morte, Dreykov
afferma di avere più Vedove Nere soggette al controllo mentale
sparse in tutto il mondo. Natasha e la sua famiglia liberano le
Vedove imprigionate nella Stanza Rossa, ma molte restano sotto
l’influenza del controllo mentale.
La scena post-credits del film
suggerisce che Yelena è sulla buona strada per vendicare la morte
di Natasha, il che significa che rintracciare le Vedove non è la
sua priorità… o forse lo ha già fatto. Sebbene sia improbabile che
le Vedove ottengano un altro standalone, unoa serie su Disney+ potrebbe essere la strada da
percorrere. Ambientata all’indomani di Black
Widow, Florence Pugh potrebbe interpretare
Yelena in una missione per salvare le sue compagne Vedove.
La Stanza Rossa risorge
Black
Widow termina con la Stanza Rossa che, almeno
apparentemente, è stata distrutta per sempre. Tuttavia, non è la
prima volta che l’istituzione scompare per un po’, per poi tornare
più forte di prima. La tecnologia del controllo mentale di Melina
potrebbe essere ambita da più paesi e organizzazioni, specialmente
dopo il ritorno di tutti coloro che Thanos ha spazzato
via.
La
Stanza Rossa potrebbe tornare come un rimaneggiamento della sua
vecchia iterazione o come una nuova e migliorata istituzione. Ad
ogni modo, molto probabilmente non sarà una forza positiva, dal
momento che il MCU ha già mostrato in passato che nessuna
organizzazione è esente da corruzione.
Riscattare il “nome” di Vedova Nera
L’intero arco narrativo di
Natasha Romanoff riguardava la redenzione. Ha fatto di tutto
ripulire il suo registro, compiendo alla fine l’ultimo sacrificio
per un bene più grande. Ispirate dalla sua eredità, Yelena e le
altre Vedove Nere, ora libere dal controllo mentale di Dreykov,
potrebbero sforzarsi di cambiare la percezione del pubblico sul
programma Vedova Nera.
Potrebbero persino diventare la sua
forza d’élite, una squadra simile ai Vendicatori, anche se su scala
molto più piccola. Non sarà facile perché Nat ha impiegato anni per
cambiare la percezione che il pubblico ha di lei e, a giudicare
dalle scelte post-Endgame di Yelena, quest’ultima non
sembra particolarmente incline a proseguire sulla retta via.
La Guardia d’Inverno nel MCU
Considerata la risposta
della Russia agli Avengers, la Guardia d’Inverno è un gruppo di
individui con superpoteri con sede in Russia. Nei fumetti, hanno
combattuto a fianco dei Vendicatori diverse volte, in particolare
durante i crossover “Maximum Security” e “Kang Wars”.
Guardiano Rosso è uno dei membri più
importanti della Guardia d’Inverno, anche se non si tratta della
versione di Alexei Shostakov. Tra gli altri membri figurano il
mutante Ursa Major (che
a quanto pare ha fatto già il suo debutto in
Black Widow), e Dinamo Cremisi, la versione russa di
Iron-Man, che Yelena nomina sempre durante il film.
Red Widow/Vedova Rossa
Red Widow (o Vedova Rossa)
è il nuovo progetto della Stanza Rossa. È una combattente feroce e
assetata di sangue il cui corpo è stato coperto di cicatrici a
causa del barbaro addestramento della Stanza Rossa. È uno degli
attuali membri della Guardia d’Inverno e spesso agisce come leader,
con grande dispiacere di Dinamo Cremisi.
Red
Widow potrebbe fungere da antagonista nella nuova storyline della
Vedove. Potrebbe anche far parte dei Thunderbolts o appartenere alla Guardia
d’Inverno, come la sua controparte fumettistica. Red Widow ha anche
legami con i vampiri nei fumetti, il che la renderebbe una scelta
ideale per l’attesissimo reboot di
Blade.
Yelena diventa la nuova Vedova Nera
Ormai è chiaro che Yelena Belova è la nuova Vedova Nera
del MCU. I fan sanno che Florence Pugh apparirà nella serie
Hawkeye, e i
suoi legami con la Contessa suggeriscono che anche lei farà parte
dell’organizzazione che sta cercando di mettere insieme, che si
tratti dei Thunderbolts o degli Oscuri Vendicatori.
Avere
Yelena che porta avanti l’eredità è anche un modo per onorare
l’eredità di Natasha. Inoltre, è il modo perfetto per mantenere il
personaggio nel MCU, nonostante l’impatto emotivo della morte di
Natasha sia ancora presente. È probabile che Yelena apparirà come
personaggio di supporto nei futuri progetti legati al MCU, proprio
come ha fatto Natasha nei film degli Avengers. Tuttavia, potrebbe
anche essere la protagonista di una nuova serie Disney+ o anche, perché no, di un
sequel di Black
Widow.
Ecco la nostra intervista a
Corey Hawkins, Melissa Barrera,
Leslie Grace, Jimmy Smits, Olga Merediz e Gregory
Diaz, protagonisti di Sognando a New
York, al cinema dal 22 luglio.
Diretto da Jon M.
Chu, Sognando a New York è basato sull’omonimo
musical di Lin Manuel Miranda.
Candidata a 13 Tony Awards
(e vincitore di 4 tra cui Miglior Musical), l’opera segue un arco
narrativo di tre giorni ambientato nel quartiere di Washington
Heights a New York City e segue la storia di una serie di giovani
dominicani-americani visti attraverso gli occhi di Usnav (lo
stesso Miranda), il proprietario di una bottega.
David S. Goyer ha
rivelato i dettagli sull’adattamento di Masters of the Universe che
non ha mai visto la luce. Per chi non lo sapesse, nel lontano 2007
iniziò lo sviluppo di un nuovo film basato sulle popolari action
figure della Mattel per conto della Warner Bros., che a partire dal
2009 passò poi nelle mani della Sony.
Nel corso degli anni, la
sceneggiatura del film è passata nelle mani di tantissimi autori,
tra cui anche Goyer. In una recente intervista con
The Hollywood Reporter, lo sceneggiatore ha rivelato quali
erano i suoi piani in merito al suo live action mai realizzato.
Goyer era stato contattato nel 2017 per occuparsi dello script e,
all’epoca, venne anche considerato come possibile regista.
Ha spiegato che il suo film si
sarebbe concentrato sulla relazione tra He-Man e la sua
inseparabile tigre Battle Cat e avrebbe stabilito che nel corso dei
secoli c’era state una lunga serie di He-Man e Battle Cat. “Mi
piaceva molto la sceneggiatura che avevo scritto”, ha
esordiato. “Si trattava di raccontare l’amicizia tra He-Man e
Battle Cat. L’idea era che ci fossero sempre stati degli He-Man e
dei diversi destinatari della Spada del Potere, e che Battle Cat
avesse sempre servito al loro fianco.”
“Il mio era un nuovo He-Man che
sia Battle Cat che molte altre persone non ritenevano degno della
spada”, ha aggiunto. “Quindi la storia era incentrata su
lui che doveva guadagnarsi la spada e, cosa ancora più importante,
l’amicizia di Battle Cat, che riteneva che questo He-Man fosse
soltanto un peso leggero. Mi piaceva veramente. Ho sempre pensato
che fosse una storia divertente. C’era molto umorismo ed era anche
sorprendente, perché vedevi che Battle Cat accettava a malincuore
questo He-Man. Tuttavia, proprio l’accettazione di He-Man da parte
di Battle Cat sarebbe poi diventata il cuore pulsante di questa
versione della storia.”
Quale sarà il futuro di Masters of the Universe al cinema?
Ad oggi non sappiamo se reboot
di Masters of the Universe sia ancora in
sviluppo. Lo scorso aprile abbiamo appreso che Noah
Centineo, che era stato scelto per interpretare
He-Man, ha ufficialmente abbandonato il progetto. Da allora non ci
sono più stati aggiornamenti. L’ultima bozza della sceneggiatura
del film è stata scritta da
Aaron e Adam
Nee (Band of Robbers).
Margot
Robbie ha rivelato cosa è successo al topo che
Jared Leto le regalò durante le riprese di
Suicide Squad, il film di David Ayer del 2016. Durante i mesi che
anticiparono l’uscita del film, numerose indiscrezioni emersero in
merito alla preparazione di Leto per il ruolo, che a quanto pare è
stata non solo meticolosa ma anche parecchio snervante.
Secondo una delle tante voci
esplose, durante le riprese Leto avrebbe regalato ai suoi
co-protagonisti diversi strani oggetti, incluso un topo morto
all’interprete di Harley Quinn. Da allora, la cosa era stata
smentita più e più volte, fino a quando, di recente, Viola
Davis non ha rivelato qual è stata
la reazione di Robbie quando ha ricevuto sul set una scatola
contenente al suo interno un topo vivo.
Ora, in occasione della promozione
di The Suicide
Squaddurante lo show di
Jimmy Kimmel, è stata proprio Margot
Robbie a rivelare il destino del topo che le ha
regalato
Jared Leto. Quando il guest-host Anthony Anderson ha
mostrato una foto del topo in questione, Robbie ha spiegato che il
suo nome è Rat Rat e che ora è diventato a tutti gli effetti un
animale domestico, anche se all’inizio le cose stavano per prendere
una piega diversa.
“Il padrone di casa del posto
che volevo affittare ha scoperto che avevo un topo e ha detto che
Rat Rat non era ammesso”, ha raccontato l’attrice. “E così
Jai Courtney, che interpreta Captain Boomerang, disse: ‘Prenderò io
Rat Rat’. Ma neanche il suo padrone di casa era d’accordo. Alla
fine lo prese una delle costumiste, ma poi ha dovuto darlo via.
Così lo ha dato ad una delle figlie di Guillermo del Toro. A quanto
pare avevano già dei topi.”
Mettendo a paragone la Mattacchiona
di The Suicide
Squad con la sua rappresentazione nel film del 2016,
in passato Margot
Robbie ha spiegato che il film di James Gunn vedrà Harley ormai libera
dall’influenza del Joker, sicura delle sue capacità e della sua
identità sia come individuo sia come supercriminale anarchico.
Ricordiamo che il Joker di Jared Leto non apparirà nel film di Gunn: come
rivelato dallo stesso regista, quest’ultimo non ha mai pensato di
includere il Clown Principe del Crimine nella sua versione.
“Benvenuti all’inferno, ossia a
Belle Reve, la prigione con il più alto tasso di mortalità negli
Stati Uniti d’America. Qui sono confinati i peggiori
supercriminali, disposti a tutto pur di evadere, anche unirsi
all’oscura e super segreta missione della Task Force X. L’incarico
del giorno? Metti insieme una serie di truffatori (tra cui
Bloodsport, Peacemaker, Captain Boomerang, Ratcatcher 2, Savant,
King Shark, Blackguard, Javelin e la psicopatica preferita di
tutti, Harley Quinn). Armali pesantemente e abbandonali sulla
remota isola di Corto Maltese infusa dal nemico. Mettili alla prova
grazie ad una giungla brulicante di avversari militanti e forze di
guerriglia ad ogni angolo. La squadra è impegnata in una ‘search
and destroy’ guidata dal colonnello Rick Flag, mentre i tecnici del
governo di Amanda Waller seguono ogni loro movimento grazie a dei
sistemi impiantati nelle loro orecchie. Come sempre… una sola mossa
falsa e chiunque può morire (per mano degli avversari, di un
compagno di squadra o della stessa Waller).”
L’uomo d’acciaio venne accolto da recensioni
generalmente positive quando uscì nel 2013, nonostante in seguito
abbia generato numerosi dibattiti, soprattutto online, in merito
all’elevato numero di morti nell’atto finale.
Tra gli aspetti sicuramente più
apprezzati del film di Zack Snyder figurano le scene ambientate su
Krypton. Il regista dedicò molto tempo all’esplorazione della
distruzione del pianeta, dando al personaggio di Jor-El molto tempo
sullo schermo e spiegando nel dettaglio cosa aveva portato Kal-El
ad essere inviato sulla Terra.
La sceneggiatura de L’uomo d’acciaio è stata scritta da
David S. Goyer e ora, in una lunga chiacchierata
con
The Hollywood Reporter, questi ha rivelato l’esistenza di una
nota di sceneggiatura alquanto sconcertante che aveva ricevuto
dalla Warner Bros.
“Una nota che ho ricevuto è
stata su L’uomo d’acciaio, dove il finale prevede che Superman utilizzi il pod in cui
è arrivato da bambino per abbattere la nave del generale Zod”,
ha spiegato Goyer. “La nota che abbiamo ricevuto dallo studio
diceva: ‘Devi cambiarlo’. Abbiamo chiesto perché. Hanno risposto:
‘Perché se Superman usa quel pod e viene distrutto mentre salva la
città, come potrà mai fare ritorno a Krypton?’. C’è stata una lunga
pausa… e alla fine abbiamo detto: ‘Krypton è esploso. Avete visto
30 minuti di esplosione!”
Secondo David S. Goyer, un sequel
de L’uomo d’acciaio con Henry Cavill è possibile
Sempre nel corso della medesima
intervista, David S. Goyer ha ammesso che, dal suo
punto di vista, un sequel de L’uomo d’acciaio con Henry Cavill ancora una volta nei panni di
Superman potrebbe accadere. Tuttavia, lo stesso ha ammesso di non
avere idea di quali siano i piani della Warner Bros.
“Penso di sì. Non sono coinvolto
in questo momento. Ho sentito le stesse voci che hanno sentito i
fan, di più non so”, ha dichiarato Goyer. “Mi sono
allontanano quasi del tutto da progetti basati sui fumetti che non
riguardano Sandman, che in realtà non classifico come parte del
normale universo DC.”
Spider-Man:
No Way Home uscirà nelle sale di tutto il mondo il
prossimo dicembre, ma a parte alcune immagini legate al
merchandise, non abbiamo ancora visto nulla in merito al film. È
chiaro che Sony e Marvel inizieranno a promuovere il
film quando lo riterranno opportuno, ma pare che i fan non siano
gli unici ad essere impazienti di vedere qualcosa di ufficiale in
merito all’attesissimo cinecomic.
Com’è possibile vedere grazie al
tweet di seguito, alcuni cinema hanno iniziato a utilizzare dei
poster fan-made per promuovere l’uscita di No Way
Home nelle sale. Ovviamente, le grandi catene non
sarebbero autorizzate a promuovere un film attraverso materiale non
ufficiale, ma sembra proprio che alcuni cinema più piccoli siano
stanchi di aspettare, dal momento che ormai mancano solo cinque
mesi all’arrivo del film.
Il film è diretto
da Jon Watts (già regista
di Homecoming e Far
From Home) e prodotto da Kevin Feige per i Marvel Studios e
da Amy Pascal per la Pascal Production.
Il film arriverà nelle sale americane il 17 dicembre 2021.
Mentre sale l’attesa per l’arrivo
nelle sale dell’ultima fatica del papà dei
Guardiani della Galassia, Gunn ha parlato con
Irish Times delle sue idee in merito al futuro dei cinecomics,
ritenendo preoccupante lo stato attuale in cui riversa il genere
oggi. “Sappiamo come sono andati i film sui cowboy e come sono
andati i film di guerra”, ha esordito il regista. “Non lo
so… non penso che si debba per forza essere dei geni per capire che
c’è una sorta di ciclo per quel genere di film e che l’unica
speranza per il futuro dei fumetti e dei cincomics è quella di
evolversi.”
“I film di supereroi, oggi, sono
davvero stupidi”, ha continuato Gunn. “E in questo
momento, almeno per me, sono quasi tutti noiosi. All’inizio li ho
amati. Ero davvero entusiasta quando hanno iniziato a realizzarli.
Quando vidi il primo Superman da bambino rimasi
sbalordito dagli effetti visivi. Amo ancora oggi quel film, anche
se… lo so, c’è un tizio che vola con dei cavi e un blue screen con
degli effetti visivi ormai superati. Quando è uscito il primo Iron
Man, rimasi completamente travolto dal film. Erano stati in grado
di farmi vedere un tizio che volava che sembrava davvero un tizio
che volava. Ed è stata una cosa bella da fare. Ma se i film non
cambiano, diventerà davvero tutto, tutto estremamente
noioso.”
“Benvenuti all’inferno, ossia a
Belle Reve, la prigione con il più alto tasso di mortalità negli
Stati Uniti d’America. Qui sono confinati i peggiori
supercriminali, disposti a tutto pur di evadere, anche unirsi
all’oscura e super segreta missione della Task Force X. L’incarico
del giorno? Metti insieme una serie di truffatori (tra cui
Bloodsport, Peacemaker, Captain Boomerang, Ratcatcher 2, Savant,
King Shark, Blackguard, Javelin e la psicopatica preferita di
tutti, Harley Quinn). Armali pesantemente e abbandonali sulla
remota isola di Corto Maltese infusa dal nemico. Mettili alla prova
grazie ad una giungla brulicante di avversari militanti e forze di
guerriglia ad ogni angolo. La squadra è impegnata in una ‘search
and destroy’ guidata dal colonnello Rick Flag, mentre i tecnici del
governo di Amanda Waller seguono ogni loro movimento grazie a dei
sistemi impiantati nelle loro orecchie. Come sempre… una sola mossa
falsa e chiunque può morire (per mano degli avversari, di un
compagno di squadra o della stessa Waller).”
I film che compongono la trilogia de
Il cavaliere oscuro di Christopher Nolan sono universalmente
riconosciuti come i migliori film di supereroi mai realizzati. Ora,
in base a quanto rivelato dallo sceneggiatore David S.
Goyer, è emerso che la Warner Bros. voleva che la trilogia
rappresentasse l’inizio di un vero e proprio universo condiviso,
che sarebbe poi nato solo con l’uscita de L’uomo d’acciaio di Zack Snyder.
In effetti, prima dell’esplosione
del MCU, gli universi cinematografici
condivisi non erano l’obiettivo principale degli studi
cinematografici, né tantomeno degli stessi franchise. Proprio per
questo, quando la trilogia di Nolan è arrivata sul grande schermo,
l’approccio radicato del regista al genere non avrebbe potuto
garantire un universo condiviso come lo intendiamo oggi: in
sostanza, l’idea di un universo condiviso non sarebbe stata un
“gioco da ragazzi” come potrebbe, invece, apparire oggi.
Tuttavia, la Warner Bros. avrebbe
voluto comunque provarci, come rivelato di recente da Goyer in
un’intervista con
The Hollywood Reporter. Lo sceneggiatore della trilogia de
Il cavaliere oscuro ha rivelato che lui e
Nolan non hanno mai puntato alla creazione di universo
cinematografico condiviso come il moderno DCEU, ma la Warner aveva
comunque cercato di spingere verso quell’idea. Goyer ha in seguito
lavorato ai primissimi titoli che hanno poi contribuito alla
nascita del DCEU, scrivendo sia L’uomo d’acciaio che
Batman v Superman: Dawn of Justice.
“Chris ha sempre voluto
mantenere i film de Il cavaliere oscuro come un’entità
separata”, ha spiegato Goyer. “Tuttavia, lo studio aveva
cercato di trascinarlo, comprensibilmente, nella creazione di un
intero universo DC espanso. Chris è stato poi uno dei produttori de
L’uomo d’acciaio, ed è allettante pensare
che fossero collegati, ma in realtà non lo erano. Forse,
retroattivamente, qualcuno potrebbe ancora farlo.”
Elodie esordirà al
cinema come protagonista del nuovo film di Pippo
Mezzapesa, Ti mangio il cuore, tratto
dall’omonimo romanzo-inchiesta, firmato da Carlo Bonini e Giuliano
Foschini. Il film è scritto dal regista con Antonella Gaeta e
Davide Serino e prodotto da Indigo Film con Rai Cinema. Le riprese
inizieranno in autunno.
Elodie è forza, istinto,
bellezza. Quello che cercavo per un personaggio all’incrocio
bruciante dei sentimenti. Sono felice che cominci con me questo
nuovo percorso. Pippo Mezzapesa
Quest’esperienza significa
abbattere un altro muro e darmi la possibilità di scoprire un mondo
per me ancora inesplorato, crescere, conoscermi meglio e continuare
a imparare. Sono emozionata e onorata di prendere parte al nuovo
progetto di Pippo Mezzapesa. Elodie
Viaggio mitico ed emozionante di un
eroe, Dune
narra la storia di Paul Atreides, giovane brillante e dotato di
talento, nato per andare incontro a un destino più grande della sua
immaginazione, che deve raggiungere il più pericoloso pianeta
dell’universo per assicurare un futuro alla sua famiglia e al suo
popolo. Mentre forze malvage combattono per l’esclusivo possesso
della più preziosa risorsa esistente sul pianeta — una spezia
capace di liberare tutte le potenzialità della mente umana — solo
coloro i quali sapranno sconfiggere le proprie paure
sopravviveranno.
Denis Villeneuve
ha diretto Dune
e ha scritto la sceneggiatura insieme a Jon Spaihts ed Eric Roth,
basata sul romanzo omonimo scritto da Frank Herbert. Il film è
prodotto da Mary Parent, Denis Villeneuve, Cale Boyter e Joe
Caracciolo, Jr. I produttori esecutivi sono Tanya Lapointe, Joshua
Grode, Herbert W. Gains, Jon Spaihts, Thomas Tull, Brian Herbert,
Byron Merritt e Kim Herbert.
A distanza di due anni dalla prima
edizione del festival torna nel meraviglioso e storico borgo
medievale con vista su Roma l’atteso Fara Film
Festival, dal 22 al 25 luglio 2021.
“Sarà un evento molto importante
per il rilancio della cultura e del turismo della nostra provincia
e di Fara in Sabina in particolare – afferma il presidente Riccardo
Martini che prosegue – e voglio ringraziare il sindaco e la sua
giunta per il sostegno istituzionale. Porteremo la qualità che
questa città merita, con il cinema e non solo perché il festival
vedrà la partecipazione anche delle eccellenze enogastronomiche
della Sabina. Sarà un festival glamour e spumeggiante, adatto a
tutte le età, alle famiglie ma anche ai giovani, che offrirà un
programma ricco di ospiti e di film molto interessanti. Per questo
motivo quest’anno ho deciso di affidare la direzione artistica del
festival a Daniele Urciuolo, giovane produttore, esperto di
festival e di cine-turismo”.
Il Festival sarà diviso in quattro giornate con proiezioni di
cortometraggi, opere fuori concorso e un lungometraggio diverso
ogni sera. Gli ospiti di principali saranno
EDOARDO LEO (22 luglio), PAOLO RUFFINI (23 luglio), MANUELA
ARCURI (24 luglio) ed ELEONORA GIORGI (25 luglio). Dalle ore 18.00
presso il Teatro Potlach ci sarà la proiezione dei cortometraggi
in concorso, mentre in piazza Duomo dalle ore 19.30 inizierà la
serata “Cinema sotto le stelle”, a cui seguirà il film di
giornata. Una giuria di qualità composta da esperti e
professionisti del cinema valuterà tutte le opere, al fine di
decretare i vincitori finali per ogni categoria. Le proiezioni sono
gratuite fino a esaurimento posti e si terranno in piazza Duomo
nell’arena all’aperto, con sedute distanziate nel rispetto delle
norme previste dal protocollo anti COVID-19.
Nella terrazza belvedere di piazza Duomo sarà altresì allestita
da Martini Eventi un’area lounge per tutti coloro che vorranno
provare un’esperienza legata all’arte e al gusto, nella perfetta
simbiosi tra il mondo del cinema e l’enogastronomia legata del
territorio.
“Durante il festival ospiteremo a Fara in Sabina attori, registi,
volti noti del cinema e della tv – afferma il direttore artistico
Daniele Urciuolo – e coinvolgeremo anche talenti della provincia di
Rieti del cinema, dello sport, della moda e dell’arte in generale.
Tra i membri della giuria abbiamo già comunicato il primo nome,
quello di Elda Alvigini, brillante attrice divenuta popolare con la
serie tv I Cesaroni. Sarà un festival social, infatti abbiamo
attivato il nuovo profilo Instagram del @farafilmfestival e
restaurato il logo. Dal punto di vista artistico sarà un festival
competitivo che mira a diventare un punto di riferimento per il
cinema italiano”.
Si ringraziano gli SPONSOR UFFICIALI grazie ai quali è stato
realizzato il FARA FILM FESTIVAL, in particolare quelli locali e
istituzionali.
Il Festival è stato realizzato con il contributo di FONDAZIONE VARRONE.
Appuntamento il 22 luglio per la serata
inaugurale!
Arriva in prima assoluta, lunedì 26
luglio su Sky Cinema Uno e Now, Blackbird – L’Ultimo
Abbraccio. Il film, diretto da Roger
Michell con
Susan Sarandon,
Kate Winslet,
Mia Wasikowska,
Sam Neill, Rainn Wilson, Bex Taylor-Klaus, Anson Boon
e Lindsay Duncan racconta la storia di una famiglia che
abbraccia tre generazioni, travolta dalla decisione della madre
(Susan Sarandon) di togliersi la vita attraverso il suicidio
assistito, dopo che le viene diagnosticata la Sla, Sclerosi
Laterale Amiotrofica.
In Blackbird – L’Ultimo
Abbraccio Lily (Susan Sarandon), una donna vivace
sulla sessantina, si prepara per un fine settimana con il marito,
Paul (Sam Neill), e i loro figli in visita nella casa di
campagna di famiglia. Nonostante la mobilità ridotta, Lily insiste
per badare a sé stessa. La coppia spera in una bella giornata, ma
il clima degenera quando i loro ospiti iniziano ad arrivare. La
prima è la figlia Jennifer(Kate Winslet), con il marito, Michael
(Rainn Wilson), e il figlio quindicenne, Jonathan
(Anson Boon). Si uniscono poi Elisabeth
(Lindsay Duncan), amica di Lily e Paul e la
figlia minore Anna (Mia Wasikowska) con il suo
compagno occasionale Chris (Bex Taylor-Klaus). La
ribelle Anna ha perso i contatti con la famiglia, un comportamento
che infastidisce la sorella maggiore. Durante il fine settimana
vecchie ferite vengono a galla, allontanando alcuni membri della
famiglia e avvicinandone altri. Con le figlie sempre più divise
riguardo alla decisione della madre, le speranze di Lily di un
pacifico addio sembrano essere minacciate.
BLACKBIRD – L’ULTIMO
ABBRACCIO, lunedì 26 luglio alle 21.15 su Sky Cinema Uno e Now e
disponibile on demand. E grazie a extra, il programma
fedeltà di Sky, i clienti Sky da più di 3 anni e con Sky Cinema lo
vedranno prima di tutti on demand nella sezione
extra.
Sappiamo che Loki tornerà per una seconda stagione e,
grazie all’introduzione del Multiverso, la serie Marvel potrà veramente raccontare
qualsiasi storia. Tuttavia,
sulla base degli eventi catastrofici del finale di stagione, ci
sono alcune storyline dei fumetti che la prima stagione potrebbe
già aver impostato per il futuro della serie e che potrebbe essere
esplorate proprio nel nuovo ciclo di episodio. Vediamo quali
sono:
“Bleeding Neon”
La sconvolgente conclusione
di
Loki imposta chiaramente ciò che vedremo in Doctor Strange
in the Multiverse of Madness (ma non solo). “Bleeding
Neon” è una storyline del 2015 presente nei fumetti di Doctor
Strange che potrebbe essere d’ispirazione per il sequel.
Nella storia, Loki si allea con
Doctor Strange e Scarlet Witch – che apparirà nel film – per
sfuggire da un casinò demoniaco. Sembra il set up perfetto per una
linea temporale alternativa da visitare nella serie, e avrebbe
senso che Doctor Strange e persino Wanda facciano un’apparizione
nella seconda stagione.
“Time of Her Life”
La Time Variance Authority
potrebbe diventare ancora più aggressiva grazie alla sua nuova
leadership nella seconda stagione, il che potrebbe portare a
connessioni con altre serie del MCU. “Time of Her Life” è una trama
del 2006 presente nei fumetti di She-Hulk
che vede la TVA mettere sotto processo Jennifer Walters per aver
cercato di avvertire Occhio di Falco della sua eventuale morte in
“Avengers Disassembled”.
Una variante di Occhio di Falco, in
realtà, fa parte della giuria nella storia. Date le intersezioni
tra le prossime serie Disney+ che coinvolgono diversi
personaggi, questa è sicuramente una storyline dei fumetti che
potrebbe essere esplorata nella serie She-Hulk o
forse nella seconda stagione di
Loki.
Captain Carter
Peggy Carter è apparsa come
Captain America in “Exiles #3” del 2018, una storyline dei fumetti
sul Multiverso che potrebbe essere esplorata nella prossima
stagione di
Loki. In realtà, potrebbe essere già apparsa nella
serie…
Una donna che assomiglia molto a
Peggy Carter è stata avvistata nei corridoi della TVA nel primo
episodio della serie. La versione Captain Carter di Peggy apparirà
in un episodio della serie animata
What If…?, che sappiamo imposterà a sua volta molte
altre cose per il MCU. Se è davvero così, è facile immaginare
che questa variante di Peggy Carter abbia un ruolo nella guerra nel
Multiverso che probabilmente emergerà proprio nella seconda
stagione.
Throg
La trama di “Thor #363-365”
è già una trama dei fumetti che ha ispirato
Loki. Tuttavia, nulla vieta che altre storyline
della medesima run potrebbero ispirare la seconda stagione. Uno dei
migliori easter egg in assoluto presenti nella serie è la versione
rana di Thor dell’episodio cinque. Ora, la porta è ufficialmente
aperta per un bis nella seconda stagione di una delle versioni più
strane del Dio del Tuono.
Nella trama del fumetto sopracitato,
Loki trasforma Thor in una rana, cosa che potrebbe accadere in una
delle realtà che il Dio dell’Inganno visita nella prossima stagione
dello show. Un’altra possibilità sarebbe l’apparizione della
seconda versione di Throg, ossia Simon Walterson, apparso nei
fumetti nel 2017.
“Double Trouble”
I fan dei fumetti sanno che Lady Loki è stata un’ispirazione
per il personaggio di Sylvie nello show. Ma la Lady Loki dei
fumetti è molta diversa, il che potrebbe consentire al fumetto
“Double Trouble” di essere usato per la seconda
stagione.
Nei
fumetti, Loki si unisce a Thor e alla versione Thor di Jane Foster
in un’avventura che alla fine li porta ad entrare in conflitto con
Lady Loki. In questa versione alternativa della realtà, si tratta
però della coscienza di Loki intrappolata nel corpo di Lady Sif, il
che potrebbe aggiungere ulteriore caos nel MCU se questa Lady Loki
si presentasse davvero.
“Illuminati”
Un conflitto tra le
varianti di Sylvie potrebbe verificarsi nella seconda stagione,
come già successo nella storyline del fumetto “Illuminati” del
2015. Ci sono in realtà due versioni dell’Incantatrice nei fumetti,
Sylvie Lushton e la prima versione, Amora.
In questa trama, Sylvie, che ha
ottenuto i suoi poteri magici da Loki, viene bandita dalla Terra
proprio da Amora per averle rubato il nome. È molto possibile che
Sylvie incontri varianti di se stessa nel MCU più vicine ad Amora
nel Multiverso, portando ad un conflitto con tutte loro nella
seconda stagione.
La storia d’amore con Ravonna
Ravonna Renslayer gioca un
ruolo enorme nella storia di Kang il Conquistatore nei fumetti, ed
è probabile che lo stesso accada nel MCU. La storia del loro
fatidico primo incontro, in “Avengers #23 e #24”, probabilmente
sarà alla base del prossimo capitolo della storyline di Ravonna nel
MCU.
È andata alla ricerca del
responsabile della TVA, ma è probabile che trovi una delle varianti
di Colui Che Rimen. Sebbene le circostanze siano molto diverse dai
fumetti, è probabile che trama principale verrà raccontata anche
nella serie.
“The Terminatrix Objective”
I fan dei fumetti sanno che
Ravonna Renslayer ha una storia tragica e complessa con Kang Il
Conquistatore. C’è una storyline dei fumetti che potrebbe ispirare
la seconda stagione: “The Terminatrix Objective”. In questa storia,
Ravonna cerca vendetta contro Kang per averla abbandonata.
Le motivazioni e il background di
Ravonna nel MCU sono diversi, ma la storia della sua ricerca di
vendetta è intrigante, perché è probabile che resterà scontenta da
ciò che scoprirà lungo il suo viaggio. Se si sente derubata della
sua vita, o disillusa, potrebbe arrivare a rivoltarsi contro il suo
capo.
“The Once and Future Kang”
La serie ha introdotto Colui Che Rimane nel
finale di stagione e secondo molti fan dei fumetti si tratta, in
realtà, del supercriminale Marvel Kang il Conquistatore. È molto
probabile che una variante di Colui Che Rimane sarà l’antagonista
della prossima stagione, che potrebbe trarre ispirazione dalla
storyline “The Once and Future Kang”.
Questa trama interessa la run “Avengers
#262-269” e ha introdotto il concetto del “Consiglio dei Kang”.
Questo gruppo di Kang proveniente da tutto il Multiverso ha cercato
di imporre l’ordine nel caos creato da Kang stesso, proprio come ha
fatto Colui Che Rimane.
Giovani Vendicatori
Con l’introduzione di
Sylvie e Kid Loki, entrambi membri dei Giovani Vendicatori nei
fumetti, è possibile che questa squadra giochi un ruolo chiave
nella seconda stagione. Un altro fattore importante è che la
squadra è stata riunita da Iron Lad, una delle varianti più potenti
di Kang dei fumetti.
Sebbene le circostanze saranno
probabilmente diverse, è possibile che il debutto di questa squadra
avvenga proprio nella prossima stagione dello show, soprattutto
perché un altro membro del gruppo, ossia America Chavez, verrà
ufficialmente introdotto in Doctor Strange in
the Multiverse of Madness.
“Non ci sono film pandemici
nella selezione, ma quelli che abbiamo visto e scelto portano
addosso i segni del loro tempo, che ragionano in termini universali
su ciò che sta succedendo. Sono storie che invitano alla
connessione e che spingono a riflette sugli aspetti della vita che
oggi sono stati stravolti, le nuove coordinate di spazio e tempo,
la vita e la morte e lo status dell’uomo in generale.” Così
Beatrice Fiorentino, delegato generale della
Settimana Internazionale della Critica 36°, al suo anno d’esordio,
commenta la selezione di quest’anno che, oltre a dover far fronte
alle restrizioni pandemiche, ha anche affrontato la vicinanza di
altri grandi festival internazionali, come Cannes posticipato a
luglio e Locarno.
Di seguito ecco il programma
ufficiale del concorso:
Eles Transportan a
morte di Helena Girón e Samuel M.
Delgado film evidentemente pre-pandemico, ma che alla luce
del nostro vissuto assume significati amplificati.
Erasing Frank di
Gábor Fabricius è un gesto di cinema molto
potente, sospeso tra realismo e onirismo. Una parabola universale
senza tempo che racconta lo scontro tra un musicista punk e il
regime dell’Ungheria degli anni ’80.
Mondocane di
Alessandro Celli, un film distopico ambientato
nella Taranto del futuro. Le coordinate della città sono riscritte
secondo i canoni del cinema di genere, con lo sguardo a tutta la
storia del cinema.
Mother Lode di
Matteo Tortone, una favola moderna tragica, eterna
e universale. Un manifesto politico con innesti di realismo magico,
che inventa una nuova lingua tra finzione e realtà, denunciando le
contraddizioni di una realtà disposta a sacrificare tutto per il
profitto.
Detours di
Ekaterina Selenkina, è un film che esplora gli
spazi e si serve di molti linguaggi visivi, attraverso le immagini
di Google Maps, quelle dei cellulari e quella dell’osservazione
diretta pulita e rigorosa. Si inventa uno spazio filmico assoluto,
luogo di riflessione politica e teorica.
The Salamander di
Alex Carvalho, seducente esordio, un melò in cui
l’attrazione il desiderio e il denaro sono usati come armi e i
corpi diventano i territori di conquista. Inaspettatamente
politico.
Zalava di
Arsalan Amiri, una ghost story a tinte melò
ambientata nell’Iran pre-rivoluzione islamica, in un clima di
isteria collettiva che rimanda all’oggi. Il male che si nutre
dell’irrazionalità della paura.
Karmalink di
Jake Wachtel, primo film di fantascienza
cambogiano girato da un americano, è il film di apertura. Un film
sulla memoria e sulla coscienza collettiva, che va oltre l’omaggio
al cinema USA degli anni ’80. Un film di fantascienza
buddista.
The last chapter
di Gianluca Matarrese, film di chiusura. Si tratta
della conversazione a due tra un regista e il suo amante, un gioco
di dominio e sottomissione che passa attraverso la teoria delle
immagini. L’essere umano indagata attraverso il principio di
piacere, nell’eterno dialogo tra Eros e Thanatos.
LA SELEZIONE SIC@SIC 2021
CONCORSO
EVA di Rossella Inglese
FREIKÖRPERKULTUR di Alba Zari
L’INCANTO di Chiara Caterina
INCHEI di Federico Demattè
LUNA PIENA di Isabella Torre
NOTTE ROMANA di Valerio Ferrara
L’ULTIMO SPEGNE LA LUCE di Tommaso Santambrogio
EVENTI SPECIALI
Cortometraggio di aperturaERA IERI di Valentina Pedicini
Cortometraggio di chiusuraA CHIARA di Jonas Carpignano
<<Ripartire dallo sguardo,
nell’Anno Uno della pandemia. Dal rapporto tra spettatore e
film.Cos’è il cinema oggi? Cosa cerchiamo nelle immagini dopo
un’intera stagione trascorsa “a distanza”, privati del contatto
fisico, costretti a comunicare attraverso il filtro di piattaforme
e devices? Dopo un anno di call, di DAD e di streaming. Di
relazioni interrotte, di corpi negati, di festival trasmessi in
modalità digitale, dovendo subire la diaspora della comunità
cinefila (e non) sotto la minaccia implacabile del virus, ma
compiendo anche ogni possibile sforzo per mantenere intatto lo
spirito di chi-come noi-è sempre affamato di condivisione e
confronto.È stata soprattutto questa la grande sfida:
riappropriarci dell’atto della visione in termini teorici e
interrogarci. Cos’è il cinema dopo la pandemia? Cosa è cambiato nel
nostro sguardo? Come guardiamo oggi? Il corpus della selezione
della 36.a Settimana Internazionale della Critica di Venezia porta
inevitabilmente addosso i segni delle nostre esperienze
recenti.
I film scelti assieme alla
commissione di selezione-composta da Enrico Azzano, Paola Casella,
Simone Emiliani e Roberto Manassero -tra quasi 600 iscritti da
oltre 75 paesi (un numero sorprendente rispetto alle aspettative
iniziali e al passato),relativizzano il nostro vissuto, ci aiutano
a elaborarlo, ci portano a ragionare in termini universali.Sono
storie che invitano alla reciproca connessione, che cercano nel
passato risposte ai dubbi di un presente evidentemente fragile, che
spingono a riflettere su quegli aspetti cruciali che sono stati
violentemente sconvolti dal sopravanzare del covid-19 e delle sue
successive varianti: il senso della vita e della morte, le (nuove)
coordinate dello spazio e del tempo, i corpi, le distanze, la
paura. Lo status dell’Uomo nel mondo.
Contemporaneamente la SIC non
vuole abdicare al compito della riflessione critica sull’estetica e
la politica delle immagini. Non possiamo né vogliamo perdere di
vista l’obiettivo principale della nostra ricerca: individuare le
traiettorie più coraggiose e vitali del cinema di oggi, andare alla
scoperta degli autori di un cinema del domani, catturare gli
indirizzi più interessanti verso i quali sta evolvendo il
linguaggio visivo e sonoro.Questa duplice sfida si è tradotta in un
programma di 7+2 titoli di varia provenienza, con numerosi,
inusuali, fertili incontri co-produttivi che sono il chiaro segnale
di un cinema sempre più globale, il riflesso di un’identità mutante
e di quella necessità-già messa in luce-di favorire connessioni
(non solo finanziarie ma di sguardo) sia dentro che fuori lo
schermo.
Nove film, quindi, d’autore e di
genere, lirici o furiosi, istintivi, intimi, distopici o carnali.
Ma soprattutto liberi. Autentici. Vivi.Se una cosa abbiamo compreso
è che, nonostante i cattivi auspici, il cinema è tutt’altro che
morto durante la pandemia. Il cinema non muore mai. Si adatta e si
trasforma. Asseconda e nutre il nostro inesauribile bisogno di
emozioni e di storie, di verità e di sogni. L’auspicio più grande è
quello di poter finalmente condividere a Venezia, al buio della
sala, un rinnovato sguardo sulla realtà e sulle
immagini.>>
Beatrice
Fiorentino.
Settimana Internazionale della
Critica 36°, il manifesto ufficiale
Il manifesto ufficiale di quest’anno
della SIC nasce da una suggestione, uno scatto rubato alla fine
della proiezione di Los Nadie, in sala Perla,
durante la SIC 2016:
Il lavoro congiunto di Mauro Uzzeo e
Emiliano Mammucari e la veste grafica di Fabrizio Verrocchi ha
portato al suggestivo risultato che potete vedere di seguito:
Qui le dichiarazioni degli autori:
<<Portiamo
sui nostri corpi le cicatrici della pandemia che ci ha costretti ad
allontanarci, isolarci, a vedere gli altri come qualcosa da tenere
a distanza, per tutelarci. Abbiamo abbandonato i luoghi d’incontro,
ci siamo chiusi dentro le nostre case e siamo usciti protetti da
mascherine che coprivano metà volto, tenendo gli occhi bassi per
la vergogna di mostrare timore. Ci siamo trasformati in isole per
proteggerci e permettere a chi lavorava giorno e notte alla
ricerca di una cura per questo disastro mondiale, di
riuscirci.
E adesso che lentamente, un passo per volta, ci stiamo
riappropriando di tutto quello che fino all’inizio dello scorso
anno ci sembrava ovvio e scontato, abbiamo scelto di celebrare
quanto di più prezioso stavamo perdendo, allontanandoci: l’unione,
il trovarsi, annullare le distanze e tornare ad abbracciarci.
Ricominciare a vivere e gioire assieme, riappropriandoci dei nostri
corpi, degli spazi interni e di quelli esterni, a partire proprio
da quella Sala Cinematografica che celebriamo in questa immagine
tornando a riconoscerle il suo ruolo di assoluto crocevia di
emozioni e
esperienze.
In questa illustrazione – che è
figlia diretta di uno scatto, di un momento di pura felicità
immortalato nella nostra amata Sala Perla – abbiamo voluto
raccontare il desiderio di tornare a vivere il
cinema come un momento di condivisione e di sinergia tra le
persone. Abbiamo scelto di far parlare soprattutto il bianco
perché è il colore dell’equilibrio, della vita, dell’energia che
unisce e ricongiunge tutti gli altri e lo abbiamo scolpito
tracciando segni aperti e sospesi per disegnare figure ben strette
le une alle altre, cui abbiamo dato corpo con retini e pennelli
digitali così da avvicinare e unire assieme i mondi che più ci
appartengono: la fotografia,
l’illustrazione, la grafica, l’immagine.>>
Emiliano, Fabrizio e
Mauro
La Settimana Internazionale
della Critica 36° si svolgerà al Lido in parallelo alla
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2021, dal
1° all’11 settembre.
La star di Loki, Sophia Di Martino, ha
rivelato che la scena di lotta tra
Sylvie e il Dio dell’Inganno interpretato da Tom Hiddleston nel finale di stagione è stata
ispirata da Mr. & Mrs. Smith, il film di Doug Liman del
2005 con protagonisti
Brad Pitt e
Angelina Jolie.
Quando Loki e Sylvie incontrano
finalmente
Colui Che Rimane (Jonathan Majors),
quest’ultimo rivela loro il vero scopo della TVA: evitare più
varianti di Kang e prevenire una nuova guerra nel Multiverso. Loki
tenta quindi di impedire a
Sylvie di uccidere
Colui Che Rimane: il risultato è una resa dei conti piena
d’azione.
Ospite del podcast
Still Watching di Vanity Fair, Di Martino ha spiegato che
quella scena in particolare è stata ispirata dalla rissa in casa
tra i personaggi di Jolie e Pitt in
Mr. & Mrs. Smith. “Quando Brad e Angelina lo hanno fatto, quei
pugni erano in realtà dei premilinari che anticipavano cosa sarebbe
successo dopo, ma essendo il MCU, quindi una cosa decisamente
più casta, alla fine la lotta tra Loki e Sylvie finisce
semplicemente con un bacio”, ha detto l’attrice.
“Trattandosi di una storia di
Loki, però, quel bacio è arrivato sulla scia di un tradimento. La
mia sensazione è: “È stato divertente, ma ci vediamo dopo”. E si
danno questo bacio d’addio”, ha aggiunto Sophia. “Inoltre,
l’aiuta anche a farlo voltare in modo che lei possa prendere il
temp pad. Ma non credo sia una mossa totalmente fredda. Forse
spingerlo attraverso la porta del tempo è un modo per toglierlo di
mezzo, ma anche per tenerlo al sicuro.”
Colui Che Rimane ha offerto a Loki e
Sylvie due opzioni: prendere il controllo della TVA o ucciderlo,
liberando così la sacra linea temporale e scatenando la follia nel
Multiverso, che porterà quindi un altro Kang a prendere il
controllo dell’organizzazione. All’inizio, Sylvie credeva che Loki
stesse bramando il trono della TVA, ma poi si rende conto che in
realtà “vuole solo che lei stia bene”.
Come ha detto Di Martino, Sylvie ha
approfittato della riluttanza di Loki a ferirla e, anche se
potrebbe aver condiviso i suoi sentimenti, alla fine è molto
diversa da lui. Pertanto, ha rimosso Loki dall’equazione e
affondato il suo coltello in Colui Che Rimane, l’uomo responsabile
dei suoi anni in fuga e della falciatura del suo mondo.
Disney+ ha diffuso il trailer
ufficiale di
Gli amici delle vacanze, il nuovo film Star Original,
canale per adulti di Disney+ in arrivo. Il film
arriverà in streaming sulle piattaforme Direct-to-Consumer Disney
come Hulu Original negli Stati Uniti e come Star Original su
Disney+ a livello internazionale.
Gli amici delle vacanze è un il film targato 20th
Century Studios che arriverà il 27 agosto come Hulu Original negli
Stati Uniti e come Star Original su Disney+ in Italia e nei mercati
internazionali selezionati. Il film è interpretato da
John Cena (Fast & Furious 9 – The Fast Saga, The Suicide
Squad – Missione suicida), Lil Rel Howery (Scappa – Get Out,
Judas and the Black Messiah), Yvonne Orji (Insecure, La scuola
serale), Meredith Hagner (Search Party, Palm Springs – Vivi come se
non ci fosse un domani), Robert Wisdom (L’alienista, Ballers),
Andrew Bachelor (The Babysitter, Holidate) e Lynn Whitfield
(Greenleaf, Riunione di famiglia con pallottole). Gli amici delle
vacanze è il primo film 20th Century Studios a debuttare in
contemporanea mondiale sulle piattaforme streaming Hulu e Disney+.
In questa commedia irriverente, i
morigerati Marcus ed Emily (Lil Rel Howery, Yvonne Orji) fanno
amicizia in un resort in Messico con Ron e Kyla (John Cena,
Meredith Hagner), festaioli e sempre alla ricerca di nuove
emozioni. Lasciandosi trasportare dal momento, la coppia
solitamente rigorosa vive una settimana di divertimento
disinibito e sregolatezza con i loro nuovi “amici delle vacanze”.
Mesi dopo la loro vacanza fuori dagli schemi, Marcus ed Emily
rimangono sconvolti quando Ron e Kyla si presentano senza invito al
loro matrimonio, creando il caos e dimostrando che ciò che accade
in vacanza, non necessariamente rimane in vacanza.
Diretto da Clay Tarver (Silicon Valley), Gli
amici delle vacanze è stato scritto da Tom Mullen & Tim
Mullen, Clay Tarver e Jonathan Goldstein & John Francis
Daley. Todd Garner (Prendimi!, Non si
scherza col fuoco) e Timothy M. Bourne (Tuo,
Simon, Il coraggio della verità – The Hate U
Give) sono i produttori, mentre Steve Pink e Sean Robins sono
gli executive producers.
Il film sarà disponibile anche in America Latina all’interno del
nuovo servizio direct-to-consumer Star+ che verrà lanciato il 31
agosto.
Le riprese di Black
Adam sono terminate di recente e ora, grazie alla
promozione di Jungle
Cruise, è molto probabile che
Dwayne Johnson rivelerà diversi dettagli a proposito
dell’attesissimo cinecomic DC, anche se le rivelazioni più corpose
avverranno probabilmnete in occasione del prossimo DC FanDome ad
ottobre (nella speranza di vedere le prime immagini ufficiali o,
magari, un primo teaser).
Di recente, The Rock è stato
intervistato da
The Hollywood Reporter insieme a Emily Blunt (sua co-star in Jungle
Cruise) e ha parlato di cosa i fan dovranno aspettarsi dal
debutto sul grande schermo del celebre antieroe. “Black
Adam ha tutti i poteri di Superman, ma la differenza è
che è benedetto dalla magia”, ha spiegato l’ex wrestler.
“Inoltre, secondo un codice etico interno al mondo dei
supereroi, questi non uccidono i cattivi, invece Black Adam lo fa.
C’erano moltissimi elementi tipici del genere che mi hanno fatto
capire che si trattava di una grossa opportunità. Ho avuto come la
sensazione che tutto quello che avevo fatto in passato, nella mia
carriera, anche le cose che non sono andate bene, alla fine
dovevano portarmi a questo ruolo… dovevano portarmi a Black
Adam.”
Sappiamo, invece, che Emily Blunt non è attratta dai film di
supereroi, cosa che l’attrice ha più volte chiarito in passato
quando numerose testate e siti le hanno chiesto dei rumor sempre
più insistenti in merito al ruolo di Sue Storm nel reboot dei
Fantastici Quattro. Ancora una volta,
l’attrice ha toccato la questione, ribadendo la sua posizione nei
riguardi dei cinecomics: “Capisco che i film di supereroi
siano come una religione per molte persone. Lo capisco davvero. Ma
su di me non esercitato quello stesso tempo di fascino. Non ho
questo desiderio impellente di dover interpretare un supereroe ad
ogni costo.”
Tutto quello che sappiamo su Black
Adam
Il cast completo
di Black
Adam, oltre a Dwayne
Johnson nei panni dell’anti-eroe del titolo,
annovera anche Noah
Centineo (Atom Smasher), Quintessa
Swindell (Cyclone), Aldis
Hodge (Hawkman) e Pierce
Brosnan (Doctor Fate). Insieme a loro ci saranno
anche Sarah Shahi, che interpreterà Isis,
e Marwan Kenzari, che sarà invece
l’antagonista principale (anche se il personaggio non è stato
ancora svelato).
Black
Adam, che sarà diretto da Jaume
Collet-Serra (già dietro Jungle
Cruise, sempre con Johnson), ha dovuto far fronte a
non pochi problemi durante il suo travagliatissimo sviluppo.
Inoltre, la pandemia di Coronavirus ha ulteriormente complicate le
cose e costretto la produzione del film all’ennesimo rinvio.
L’uscita del film nelle sale americane è fissata per il 29 luglio
2022.
Il progetto originale della Warner
Bros. su Shazam!aveva
previsto l’epico scontro tra il supereroe e la sua
nemesi, Black
Adam appunto, una soluzione esclusa dalla sceneggiatura
per dedicarsi con più attenzione al protagonista e alla
sua origin story. A quanto pare, il film
su Black
Adam dovrebbe ispirarsi ai lavori di Geoff Johns dei
primi anni duemila.
Joe Pytka, regista
del primo Space Jam uscito nel 1996, si è
scagliato contro il sequel Space Jam:
New Legends, che in Italia arriverà il prossimo 16
settembre. Il film è già uscito in America (nelle sale e su HBO
Max) lo scorso 16 luglio ed è stato accolto in maniera contrastante
dalla critica.
Parlando con
TMZ, Pytka ha spiegato di aver trovato il film noioso e di
essere riuscito a vederlo soltanto a spezzoni, dividendo la visione
in cinque parti. Il regista dell’originale ha poi sottolineato
quanto il problema principale sia la presenza di LeBron
James in qualità di protagonista: “La verità è che
LeBron non è Michael Jordan”, ha detto.
Ha poi definito la colonna sonora
del sequel “insignificante”, scagliandosi anche contro le
interpretazioni degli attori “in carne ed ossa”, per nulla
paragonabili, dal suo punto di vista, a quelle di Bill Murray e dei cestisti dell’NBA nel primo
film, e contro la nuova versione di Bugs Bunny: “Sembrava una
di quelle bambole soffici che compri in un negozio di articoli da
regalo all’aeroporto e che porti a tuo figlio quando sai che farai
tardi per via di un viaggio di lavoro”.
Tutto quello che sappiamo su Space Jam: A New Legacy
Space Jam:
New Legends, diretto da Malcolm D.
Lee, è un frenetico mix di due mondi, che svela fino a che
punto possano arrivare alcuni genitori per creare un legame con i
propri figli. Quando LeBron James e il suo giovane
figlio Dom vengono intrappolati in uno spazio digitale da una
malvagia Intelligenza Artificiale, LeBron farà di tutto per tornare
a casa sani e salvi guidando Bugs Bunny, Lola Bunny e l’intera
banda dei notoriamente indisciplinati Looney Tunes verso la
vittoria, sul campo di gioco, contro i campioni digitalizzati
dell’Intelligenza Artificiale: una super potente squadra di basket
piena di professionisti all stars mai vista prima.
Tunes contro Goons nella sfida con
la posta in gioco più alta della sua vita, che ridefinirà il legame
tra LeBron e suo figlio, mettendo in luce il potere di essere se
stessi. Pronti all’azione, i Tunes sovvertono le convenzioni,
sovraccaricando i loro talenti unici e sorprendendo anche “King”
James con il loro modo di giocare. Nel cast anche Don
Cheadle, Khris Davis, Sonequa Martin-Green, Cedric Joe, Jeff
Bergman e Zendaya.
Aquaman and
the Lost Kingdom arriverà nelle sale a dicembre del
prossimo anno, ma le riprese del sequel DC sono attualmente in
corso. Molto poco è stato rivelato sulla trama, ma sappiamo che i
riflettori saranno ancora una volta puntati sui personaggi di
Arthur Curry, Mera, Black Manta e Orm.
Parlando con
IGN, il regista James Wan ha spiegato che è stata proprio
l’opportunità di tornare a raccontare quei personaggi il motivo che
lo ha spinto ad accettare di dirigere il sequel di
Aquaman. Rivelando che il suo obiettivo era quello di
“trovare una storia che ritenesse degna, se non addirittura
migliore di quella del primo film”, Wan ha aggiunto: “Ho
contribuito a creare e plasmare questi personaggi di cui alla fine
mi sono innamorato. Mi sento come se non avessi ancora finito con
loro. Proprio per questo, sento di dover loro un’altra storia da
parte mia.”
Il regista ha poi spiegato di essere
sempre stato entusiasta all’idea di continuare il prossimo capitolo
della storia di Arthur Curry, Orm, Mera e Black Manta, attribuendo
allo sceneggiatore David Leslie Johnson-McGoldrick
il merito di “aver trovato una storia davvero fantastica per
riportare indietro tutti questi personaggi, farli crescere ed
evolvere, spingerli verso il prossimo capitolo delle loro
vite.”
Wan ha chiaramente dei piani molto
ambiziosi per Aquaman and
the Lost Kingdom, e si pensa che il regno perduto del
titolo possa essere Necrus, un dominio governato da un cattivo
particolarmente oscuro, Mongo. Tuttavia, il grande villain al
centro del film dovrebbe comunque essere
Black Manta, dal momento che il primo Aquaman ha preparato il terreno per un coinvolgimento
molto più ampio del personaggio interpretato da Yahya
Abdul-Mateen II nel sequel.
Tutto quello che c’è da sapere su
Aquaman 2
Jason Momoa è atteso di nuovo nei panni
dell’eroe in Aquaman and
the Lost Kingdom, sequel del film che ha rilanciato in
positivo le sorti dell’universo cinematografico DC. Nel sequel,
diretto ancora una volta da James
Wan(Insidious, The Conjuring),
torneranno anche Patrick
Wilson nei panni di Ocean Master, Amber
Heard, che tornerà nei panni di Mera, Dolph
Lundgren che sarà ancora una volta Re Nereus, il
padre di Mera, e ancora Yahya
Abdul-Mateen II nei panni di Black Manta,
che abbiamo visto riapparire nella scena post-credit del primo
film.
David Leslie
Johnson-McGoldrick, collaboratore ricorrente di
Wan, scriverà la sceneggiatura del film, mentre il
regista e Peter Safran saranno co-produttori. Aquaman and the Lost
Kingdom uscirà nelle sale americane il 16 dicembre
2022.
L’ultimo episodio di
Assembled, lo speciale Disney+ che ci porta dietro le quinte
delle serie Marvel, è ovviamente dedicato a
Loki, la serie con Tom Hiddleston conclusasi di recente e che
tornerà ufficialmente con una seconda stagione.
Gli ultimi minuti dell’episodio in
questione sono dedicati al debutto di Jonathan
Majors nei panni di Colui Che Rimane. L’attore ha spiegato
di essersi ispirato ai protagonisti di classici come Il mago di
Oz, Viale del tramonto, Quarto potere e anche Willy Wonka
e la fabbrica di cioccolato per dare vita al suo
personaggio, rivelando che il suo obiettivo è stato quello di
attingere “all’archetipo del mago che quando si annoia diventa
un imbroglione”.
“Penso che quando incontriamo
Colui Che Rimane per la prima volta, il personaggio si trovi
davvero al confine tra queste due identità, quella del mago e
quella dell’imbroglione”, ha spiegato l’attore. “Non sai
veramente dove si trova e penso che quest’ambiguità di fondo sia
uno degli aspetti più incredibili della sua personalità.”
“Colui Che Rimane esiste
praticamente da sempre”, ha aggiunto Majors. “Una delle
cose più interessanti che ho avuto modo di sperimentare con il
nostro costumista è che ogni pezzo che abbiamo scelto del suo look
proveniva da un posto diverso. Il mantello che indossa è dell’era
vittoriana. Le scarpe sono di Gengis Khan. Il pantaloni della
Mongolia, ecc. Basta mescolare tutte queste cose insieme e già è
possibile dare un’idea di chi sia questo personaggio.”
Colui Che Rimane da Loki ad Ant-Man
and the Wasp: Quantumania
Sappiamo che l’attore interpreterà
una delle varianti di Kang in Ant-Man and the Wasp: Quantumania. A tal
proposito, l’attore ha anticipato che qualsiasi versione potrebbe
differire da Colui Che Rimane: “Interpretare Colui Che Rimane
significa fare appello ad una vasta gamma di interpretazioni. Detto
ciò, quando Kang inizia ad alzare la testa e a compiere le sue
azioni, non può che essere in opposizione con Colui Che Rimane, non
può che essere diverso da lui. Questa è stata la cosa che mi ha
catturato e che mi ha spinto ad accettare il ruolo. Il fatto che
Kang vive in così tante iterazioni.”
In altre parole, sembra che dovremmo
aspettarci che Kang sia un personaggio molto diverso da Colui Che
Rimane; aveva chiaramente perso la testa durante le innumerevoli
vite trascorse a governare la TVA, e considerato quanto fosse
spaventato dalle sue varianti, qualcosa ci dice che tutte queste
altre iterazioni non saranno altrettanto affabili.
“È stato un personaggio
difficile a cui dare forma, quello di Hobbs. All’epoca il mio
approccio fu quello di usare le maniere forti per cercare di
portare la sua interpretazione esattamente dove doveva
essere”, aveva spiegato Diesel. “Da produttore mi
sentivo costretto a prendere Dwayne Johnson, associato al
wrestling, e farlo immergere in questo mondo senza dare al pubblico
l’impressione di conoscere già il suo personaggio.”
“Hobbs ti colpisce come un muro
di mattoni”, aveva aggiunto. “Sono molto fiero del
risultato finale, ma è servito tanto lavoro. Siamo dovuti arrivare
a quell’obiettivo e a volte è stato necessario ricorrere alle
maniere forti. Non parlo in senso felliniano, ma farei di tutto per
ottenere le interpretazioni che voglio nelle cose che
produco.”
Tuttavia, le parole di Vin Diesel sono state accolte con una certa
dose di scetticismo (e anche un pizzico di ilarità) da parte dei
fan della saga, e pare che la stessa reazione abbia avuto
Dwayne Johnson. Durante una recente intervista con
THR, infatti, la star dell’atteso Jungle
Cruise ha avuto modo di commentare le dichiarazioni del
collega e di confermare il suo addio al franchise.
“Ho riso. Ho riso veramente
tanto”, ha detto senza troppi giri di parole The Rock.
“Penso che si tutti si siano fatti una risata. Ma preferisco
lasciar perdere. Ho voluto molto bene a tutto il team. Auguro loro
ogni bene per Fast 9. E auguro loro ogni bene anche per Fast 10 e
Fast 11 e per tutti gli altri eventuali film della saga che faranno
senza di me.”
Il cast di Fast and Furious 9 e il
capitolo finale della saga
La fama di Kate Beckinsale è legata, innegabilmente, al
franchise di Underworld, iniziato nel 2003 con il primo
film diretto da Len Wiseman e proseguito fino al 2017, con ben tre
sequel e un prequel.
L’ultimo film,
Underworld: Blood Wars, è uscito nel 2017, e da allora non
abbiamo più avuto notizie in merito ad un eventuale nuovo capitolo.
Adesso, in occasione della promozione del suo ultimo film, l’action
Jolt (disponibile da domani su Amazon Prime Video), è stata proprio Beckinsale
ad affrontare la questione, affermando di dubitare fortemente che
la saga possa aver un prosieguo e, di conseguenza, un sesto
capitolo.
Tuttavia, parlando con
Variety, l’attrice ha ammesso di essere comunque desiderosa di
tornare nei panni di Selene e di sapere ancora dove sono gli ormai
iconici pantaloni di pelle sfoggiati dal personaggio nei vari film.
Inoltre, parlando sempre del futuro del franchise, Beckinsale ha
suggerito che sarebbe interessante un potenziale crossover con
Blade.
“Ho sempre voluto che facessero
un mashup Underworld-Blade, davvero”, ha spiegato l’attrice.
“Sarebbe un’accoppiata incredibile. E lo farei sicuramente, ma
penso che abbiamo voluto semplicemente riavviare il franchise di
Blade in quanto tale, quindi penso che non ci abbiamo nemmeno
provato.”
Le parole dell’attrice fanno
riferimento, ovviamente, all’annunciato reboot di Blade
ad opera dei Marvel Studios, che avrà come
protagonista il due volte premio Oscar Mahershala Ali. Al momento non sappiamo ancora
quando il film arriverà nelle sale, ma di recente abbiamo appreso
che Bassam Tariq è in trattative per occuparsi
della regia del film.
Arriva al cinema il 22 luglio
Sognando a New York, il film basato sul musical In
the Heights, di Lin Manuel Miranda, che partecipa anche alla
pellicola. Ecco la nostra intervista all’autore di Hamilton e a
Quiara Hudes.
Diretto da Jon M.
Chu, Sognando a New York è basato sull’omonimo
musical di Lin Manuel Miranda.
Candidata a 13 Tony Awards
(e vincitore di 4 tra cui Miglior Musical), l’opera segue un arco
narrativo di tre giorni ambientato nel quartiere di Washington
Heights a New York City e segue la storia di una serie di giovani
dominicani-americani visti attraverso gli occhi di Usnav (lo
stesso Miranda), il proprietario di una bottega.
Dopo le voci circolate
all’inizio di questa settimana, arriva la conferma che
Leslie Grace, che vedremo in Sognando a
New York, è stata scelta per interpretare Barbara Gordon
in Batgirl.
Proprio la partecipazione
dell’attrice al film basato sul musical di Lin Manuel Miranda
sembra aver giustificato la scelta che è dettata proprio
dall’ascesa di Grace. Lo studio non ha commentato.
Batgirl sarà diretto da Adil
El Arbi e Bilall Fallah su sceneggiatura di Christina Hodson.
Kristin Burr produce.
Al momento della sua uscita, il
romanzo Bianca come il latte, rossa come il
sangue diventa un vero e proprio caso editoriale. Con
oltre un milione di copie vendute e traduzioni in più di diciannove
lingue, l’opera prima di Alessandro D’Avenia è ad
oggi un best seller internazionale. Con questo successo, era solo
questione di tempo prima che tale libro venisse adattato in un film
per il grande schermo. Nel 2013 questo (qui la recensione del film) si
concretizza per la regia di Giacomo Campiotti,
celebre anche per la serie Braccialetti rossi. A scrivere
la sceneggiatura, invece, insieme a Fabio
Bonifacci si ritrova lo stesso D’Avenia.
Quello di Bianca come il latte,
rossa come il sangue è un romanzo di formazione, nel quale si
racconta la crescita del protagonista in rapporto alla malattia
della ragazza da lui amata. Amore e morte si mescolano così in un
viaggio emotivo che diventa lezione di vita. Particolarmente
struggente, coinvolgente ma anche divertente, il racconto di
D’Avenia è stato liberamente ispirato dalla vicenda di una ragazza
affetta da leucemia, la quale frequentava il liceo romano dove
l’autore a quel tempo insegnava. Trattando la malattia in modo che
fosse comprensibile e non facesse più paura, lo scrittore ha così
confezionato un’opera capace di parlare ad ogni tipologia di
lettore.
Allo stesso modo il film, pur se
presentando significative differenze rispetto al romanzo, in
particolare per quanto riguarda la cronologia degli eventi, ha
ottenuto un buon successo, specialmente tra le generazioni più
giovani. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà
certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità
relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Bianca come il latte, rossa come il
sangue: la trama del film
Protagonista del film è
Leo, un giovane liceale del terzo anno che ama le
chiacchiere tra amici e il calcetto. Ancor di più, però, nutre un
profondo amore per Beatrice, una ragazza più
grande di lui di un anno e che vede solo a scuola o alla fermata
dell’autobus. Leo ha anche una compagna di classe e migliore amica,
Silvia, che conosce dall’infanzia e che,
segretamente, è innamorata di lui da alcuni anni. Il ragazzo però
non ha occhi che per Beatrice, ma proprio quando arriva a
conoscerla meglio scopre una terribile realtà: la ragazza è
gravemente affetta da leucemia. Questa consapevolezza non lo farà
però desisteste, ma anzi lo sprona a voler stare accanto a lei
quanto più possibile.
Leo inizia dunque ad impegnarsi
quanto più possibile per rendere felice Beatrice, distogliendola
dalla sua malinconia. Confrontarsi con la malattia, però, sarà
difficile anche per lui, che ora come non mai avrà bisogno di
qualcuno su cui poter fare affidamento. Per sua fortuna, questo
qualcuno è il nuovo giovane professore di lettere, il quale lo
incoraggerà a non desistere e a credere fermamente nei suoi sogni.
Con il peggiorare della malattia di Beatrice, però, le cose si
faranno sempre più difficili, e Leo si troverà a doversi
confrontare con una serie di scelte che sperava di non dover mai
prendere. Mentre la sua vita sembra andare a rotoli, Leo dovrà
imparare a capire davvero le sue emozioni.
Bianca come il latte, rossa come il
sangue: il cast del film
Protagonista del film, nel ruolo di
Leo, è l’attore Filippo Scicchitano. Prima di
recitare in questo film, egli aveva già acquistato popolarità
grazie ai film Scialla! (Stai sereno) e Un giorno
speciale. In seguito ha ottenuto ruoli di rilievo anche in
Allacciate le cinture, Croce e delizia e Weekend.
In Bianca come il latte, rossa come il sangue, egli è poi
affiancato da Cecilia Dazzi, nei panni di Angela
la madre di Leo e da Flavio Insinna,
il quale è invece il padre Ettore. Aurora Ruffino,
attrice anche nota per le serie Questo nostro amore,
Braccialetti rossi e Un passo dal cielo 6, interpreta
qui Silvia, l’amica di Leo. Romolo Guerreri,
celebre per essere stato Nico in Quelli dell’intervallo, è
Niko. Ad interpretare il professore di lettere si ritrova invece
Luca Argentero,
mentre l’attrice francese Gaia Weiss è
Beatrice.
Bianca come il latte, rossa come il
sangue: il trailer e dove vederlo in streaming e in TV
È possibile vedere o rivedere il
film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari
piattaforme streaming presenti oggi in rete. Bianca
come il latte, rossa come il sangue è infatti
disponibile nel catalogo di Rakuten TV,Chili, Google Play, Apple iTunes, Tim Vision, Rai Play e
Amazon Prime Video. Per vederlo, in base
alla piattaforma scelta, basterà iscriversi o noleggiare il singolo
film. Si avrà così modo di poter fruire di questo per una comoda
visione casalinga. È bene notare che in caso di solo noleggio, il
titolo sarà a disposizione per un determinato limite temporale,
entro cui bisognerà effettuare la visione. Il film sarà inoltre
trasmesso in televisione il giorno mercoledì 21 luglio alle ore
21:10 sul canale Rai Movie.
01 Distribution ha diffuso il
trailer ufficiale di Diabolik
dei Manetti Bros che arriverà al cinema il 16
dicembre 2021.
Il film, adattamento
cinematografico delle avventure del personaggio creato da
Angela e Luciana Giussani, è diretto dai Manetti
bros., scritto da Michelangelo La
Neve e Manetti bros., che hanno
firmato anche il soggetto insieme a Mario
Gomboli.
Oltre a Luca
Marinelli, Miriam Leone e Valerio
Mastandrea, nel cast anche Alessandro
Roia,Serena Rossi, Claudia
Gerini, Roberto Citran.
Sono state definite le Giurie
internazionali del Concorso Venezia 78, di Orizzonti e Venezia
Opera Prima “Luigi De Laurentiis” della 78. Mostra
Internazionale d’Arte Cinematografica (1–11 settembre
2021) della Biennale di Venezia, diretta da Alberto Barbera.
La Giuria Venezia 78 assegnerà ai
lungometraggi in Concorso i seguenti premi ufficiali: Leone d’Oro
per il miglior film, Leone d’Argento – Gran Premio della Giuria,
Leone d’Argento – Premio per la migliore regia, Coppa Volpi per la
migliore interpretazione femminile, Coppa Volpi per la migliore
interpretazione maschile, Premio Speciale della Giuria, Premio per
la migliore sceneggiatura, Premio Marcello Mastroianni a un giovane
attore o attrice emergente.
Venezia 78: le personalità
chiamate a fare parte della Giuria del Concorso di Venezia 78
sono:
Bong
Joon-ho – presidente (Corea del Sud), regista e
sceneggiatore premio Oscar, è una delle voci più originali del
cinema contemporaneo. È autore di pietre miliari del cinema coreano
quali Memories of Murder (2003), The Host (2006) e Mother (2009).
Ha ottenuto la consacrazione definitiva a livello internazionale
nel 2019 grazie a Parasite, vincitore di una lunga serie di
prestigiosi riconoscimenti tra cui la Palma d’oro a Cannes, un
Golden Globe, un Critics Choice Award, due BAFTA e quattro Oscar
per il miglior film, miglior film internazionale, miglior regista e
miglior sceneggiatura originale.
Saverio Costanzo
(Italia), regista e sceneggiatore, ha presentato a Venezia La
solitudine dei numeri primi (2010), il suo terzo film, tratto dal
romanzo omonimo di Paolo Giordano, nonché
Hungry Hearts (2014) con Alba Rohrwacher e Adam Driver, che si
sono aggiudicati le due Coppe Volpi per le migliori interpretazioni
femminile e maschile. Ha diretto poi l’adattamento italiano di In
Treatment stagione 1, 2 e 3, e la serie HBO L’amica geniale, da lui
anche scritta e ideata, tratta dai best seller di Elena Ferrante,
presentata a Venezia.
Virginie Efira
(Belgio/Francia), attrice, ha interpretato Tutti gli uomini di
Victoria, presentato nel 2016 a Cannes alla Settimana della
Critica, ricevendo gli elogi della critica. Ha quindi preso parte
al pluripremiato Elle (2016) di Paul Verhoeven e a Un amour
impossible (2018) di Catherine Corsini, per il quale è stata
nominata come miglior attrice ai César. Nella stessa edizione dei
César ha ricevuto una seconda nomination, stavolta come non
protagonista, nella commedia di successo 7 uomini a mollo (2018) di
Gilles Lellouche. Nel 2019 ha recitato nella commedia drammatica
Sibyl di Justine Triet, in concorso a Cannes, dove è tornata nel
2021 come protagonista del nuovo film di Paul Verhoeven,
Benedetta.
Cynthia Erivo
(Gran Bretagna) è attrice teatrale e cinematografica, cantante e
compositrice. Per la sua interpretazione nello spettacolo Il colore
viola ha ottenuto numerosi riconoscimenti tra cui un Tony Award, un
Grammy Award e un Daytime Emmy Award. Nel 2018 ha esordito al
cinema con 7 sconosciuti a El Royale di Drew Goddard. Nello stesso
anno ha recitato in Widows – Eredità criminale di Steve McQueen,
presentato a Toronto. Nel 2019 è stata la protagonista di Harriet
di Kasi Lemmons, grazie al quale ha ottenuto due nomination ai
Golden Globe e due agli Oscar®, in entrambi i casi sia come
migliore attrice protagonista, sia per la miglior canzone, Stand
Up, di cui è co-autrice. Nel 2020 ha interpretato la detective
Holly Gibney nella miniserie HBO The Outsider, tratta dall’omonimo
romanzo di Stephen King. Nel 2021 è stata Aretha Franklin nella
terza stagione della serie Genius, per la quale è stata nominata
agli Emmy Awards.
Sarah Gadon
(Canada), attrice e produttrice canadese, ha ottenuto visibilità
internazionale grazie a A Dangerous Method di David Cronenberg,
presentato in concorso a Venezia nel 2011. Ha proseguito la
collaborazione con Cronenberg nei successivi Cosmopolis (2012) e
Maps to the Stars (2014). Ha ricevuto il Canadian Screen Award per
i suoi ruoli in L’altra Grace (2017), acclamata serie Netflix, ed Enemy (2013) di Denis Villeneuve. Sono
state molto apprezzate dalla critica le sue interpretazioni in The
Moth Diaries (2011) di Mary Harron, La ragazza del dipinto (2013)
di Amma Asante, La mia vita con John F. Donovan (2018) di Xavier
Dolan e Black Bear (2020) di Lawrence Levine.
Alexander Nanau
(Romania), regista fra i più significativi del cinema rumeno, ha
diretto a oggi quattro documentari presentati nei più importanti
festival internazionali. Nel 2019 ha presentato fuori concorso a
Venezia Collective, acclamato dalla critica internazionale, che si
è aggiudicato l‘European Film Award come miglior documentario,
oltre a una nomination ai BAFTA e, per la prima volta nella storia
del cinema rumeno, due storiche nomination agli Oscar® come miglior
film internazionale e miglior documentario.
Chloé Zhao
(Cina) è una regista, sceneggiatrice, montatrice e produttrice
cinese. E’ nata a Pechino ed è cresciuta anche a Brighton,
Inghilterra. Dopo essersi trasferita negli Stati Uniti, ha studiato
Scienze politiche al Mount Holyoke College e Film Production alla
NYU. Il suo debutto nel cinema, Songs My Brothers Taught Me, è
stato presentato nel 2015 al Sundance. Il suo secondo film The
Rider, era nel 2017 alla Quinzaine di Cannes e ha ottenuto l’Art
Cinema Award. Il suo lavoro più recente,
Nomadland, ha avuto nel 2020 l’anteprima a Venezia, dove ha
vinto il Leone d’oro. Il film e Chloé Zhao hanno ottenuto un enorme
successo vincendo Golden Globe , BAFTA, DGA, PGA Awards e 3 Oscar
, per miglior regista, attrice protagonista e miglior film. Chloé
Zhao ha diretto e co-sceneggiato Eternals (Marvel Studios), previsto per
l’uscita il 5 novembre.
Orizzonti
La Giuria Orizzonti assegnerà –
senza possibilità di ex-aequo – i seguenti premi: Premio Orizzonti
per il miglior film, Premio Orizzonti per la migliore regia, Premio
Speciale della Giuria Orizzonti, Premio Orizzonti per la miglior
interpretazione femminile, Premio Orizzonti per la migliore
interpretazione maschile, Premio Orizzonti per la miglior
sceneggiatura, Premio Orizzonti per il miglior cortometraggio.
La Giuria internazionale della
sezione Orizzonti è composta da:
Jasmila Žbanić –
presidente (Bosnia ed Erzegovina), regista e sceneggiatrice, è nata
a Sarajevo nel 1974. Agli inizi ha lavorato come marionettista e
come clown. Con il suo lungometraggio d’esordio Grbavica si è
aggiudicata l’Orso d’oro alla Berlinale 2006, così come il premio
dell’American Film Institute e altri. I suoi film, presentati ai
più importanti festival e distribuiti in tutto il mondo, sono stati
prodotti da Deblokada, un’associazione artistica di sua fondazione. Nel 2020 ha presentato in concorso a
Venezia Quo Vadis, Aida? da lei scritto e diretto, nominato agli
Oscar® e ai Bafta come miglior film internazionale.
Mona Fastvold
(Norvegia), regista e sceneggiatrice, ha diretto il suo primo
lungometraggio The Sleepwalker nel 2014, presentato in anteprima al
Sundance. Il film è co-sceneggiato da Brady Corbet con il quale
collabora anche in L’infanzia di un capo (2015), vincitore del
premio Orizzonti per la miglior regia e del premio Venezia Opera
Prima “Luigi De Laurentiis” a Venezia. Ha scritto le sceneggiature
di Vox Lux (2018), insieme al regista Brady Corbet, e di The
Mustang (2019), insieme alla regista Laure de Clermont-Tonnerre.
Nel 2020 ha presentato in concorso a Venezia World to
Come.
Shahram Mokri
(Iran), regista, sceneggiatore e critico cinematografico, ha
diretto il suo primo lungometraggio nel 2008, Ashkan, the Charmed
Ring and other Stories, presentato al festival di Pusan. Nel 2013
il successivo Fish & Cat ha vinto il Premio Speciale Orizzonti per
il contenuto innovativo a Venezia. Nel 2018 ha presentato Invasion
a Berlino. Nel 2020 è tornato a Venezia con il suo terzo film,
Careless Crime. Il film ha ottenuto il premio Hugo d’argento al
Chicago Film Festival.
Josh Siegel
(USA) è curatore della sezione cinematografica del MoMA di New
York, per il quale ha organizzato numerose mostre. Nel 2007 ha
ricevuto il MoMA’s Lee Tenenbaum Award. Per il MoMA si è occupato
dell’acquisizione di molti film e numerose installazioni
artistiche, entrate a far parte della collezione permanente del
museo. Josh Siegel ha co-fondato To Save and Project: The MoMA
International Festival of Film Preservation, un festival che
presenta film restaurati da parte di filmmaker, distributori,
studios e archivi di tutto il mondo. Siegel attualmente fa parte
del direttivo di Cinema Tropical, un’associazione no-profit
dedicata al cinema latinoamericano negli Stati Uniti. È autore di
numerose pubblicazioni, saggi, cataloghi e monografie, ed è stato
membro di giuria in vari festival internazionali.
Nadia Terranova
(Italia), scrittrice, è autrice di numerosi romanzi e libri per
ragazzi tra cui: Gli anni al contrario (Einaudi 2015, premio
Bagutta Opera Prima e The Bridge Book Award), Addio fantasmi
(Einaudi 2018, finalista al premio Strega 2019) e Omero è stato qui
(Bompiani 2019, selezionato nella dozzina del Premio Strega
Ragazzi). I suoi libri sono stati tradotti in tutto il mondo.
Collabora con diversi giornali tra cui la Repubblica, Il
Foglio e cura la rubrica “Sirene” su Vanity Fair.
Premio Venezia Opera Prima “Luigi
De Laurentiis”
La Giuria del Premio Venezia Opera
Prima assegnerà senza possibilità di ex aequo, tra tutte le opere
prime di lungometraggio presenti nelle diverse sezioni competitive
della Mostra (Selezione ufficiale e Sezioni Autonome e Parallele),
il Leone del Futuro – Premio Venezia Opera Prima “Luigi De
Laurentiis”, e un premio di 100.000 USD, messi a disposizione da
Filmauro, che sarà suddiviso in parti uguali tra il regista e il
produttore.
La Giuria internazionale del Premio
Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”- Leone del Futuro, è
composta da:
Uberto Pasolini –
presidente (Italia), regista, sceneggiatore e produttore, ha
esordito alla regia con Machan (2008), vincitore di numerosi premi
internazionali. Still Life (2013) ha ottenuto il premio per la
miglior regia nella sezione Orizzonti, a Venezia nel 2013. Il suo
film più recente è Nowhere Special, con James Norton, anch’esso
presentato a Venezia nella sezione Orizzonti nel 2020. Pasolini ha
fondato nel 1993 la Red Wave Films, casa di produzione
cinematografica con la quale ha prodotto nel 1997 il film The Full
Monty, straordinario successo di pubblico in tutto il mondo.
Martin Schweighofer
(Austria), critico cinematografico, docente e direttore di
festival, dal 1992 ha diretto per tre anni il festival
cinematografico Diagonale di Salisburgo ed è stato poi direttore
esecutivo della AFC Austrian Films. Dal 2013 al 2019 è stato prima
vice-presidente e poi presidente della European Film Promotion
(EFP). Negli stessi anni ha insegnato all’Università delle arti
applicate di Vienna (Film, TV e produzione media) focalizzandosi
sul mercato internazionale del cinema e sui festival
cinematografici. È membro della European Film Academy e ha
partecipato in qualità di giurato a molti festival cinematografici
internazionali.
Amalia Ulman
(Argentina), artista e regista, ha presentato installazioni e opere
di video arte alla Tate Modern, al New Museum, alla Frieze Art
Fair, alla Evelyn Yard e alla Whitechapel Gallery. È stata definita
“la prima artista di Instagram” in seguito a Excellences &
Perfections (2014), una performance di quattro mesi condivisa sul
social network. Il suo lungometraggio di debutto El Planeta, è
stato acclamato dalla critica e presentato in anteprima al Sundance
nel gennaio 2021.