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WandaVision fornisce una giustificazione all’errore di Star-Lord in Infinity War?

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Gli ultimi due episodi di WandaVision hanno finalmente permesso di fare chiarezza su una delle questioni più dibattute tra i fan del MCU in merito alla trama di Avengers: Infinity War: il senso di colpa di Star-Lord.

La bellissima frase pronunciata da Visione nella serie Disney+, secondo cui il dolore non sarebbe altro che “amore perseverante”, dovrebbe funzionare tanto per Wanda quanto per Star-Lord: se infatti tale assunto è servito a giustificare il fatto che Wanda abbia “vittimizzato” gli abitanti di Westview, allora la medesima affermazione dovrebbe essere ritenuta valida anche per l’errore commesso da Peter Quill.

In Infinity War, quando Thanos si reca su Titano, Star-Lord, Drax, Mantis, Nebula, Iron Man, Spider-Man e Doctor Strange affrontano il titano ma vengono sconfitti: in particolare, è Star-Lord che fa fallire accidentalmente il piano quando non riesce a controllare la propria ira dopo aver scoperto che Thanos ha ucciso la sua amata Gamora per ottenere la Gemma dell’Anima su Vormirr.

Secondo la maggior parte degli spettatori, Star-Lord aveva rovinato, da solo, la possibilità da parte degli eroi di impedire lo schioccio di dita al Titano Pazzo. Ciò divenne una delle discussioni più accese in merito al film dopo la sua uscita nelle sale, quasi al pari della questione se Thanos avesse o meno ragione a spazzare via metà dell’universo. Tuttavia, la riflessione di Visione sulla natura del dolore permette all’arco narrativo del leader dei Guardiani della Galassia di essere visto sotto un’ottica diversa.

WandaVision e il concetto di “amore perseverante”

Dal momento che le azioni di Wanda – al limite dell’illogico – possono essere interpretate come il gesto disperato di un dolore amplificato, scatenato da un amore finito in tragedia, allora lo stesso tipo di ragionamento può essere fatto anche per Peter Quill. I due personaggi, dopotutto, sembrano essere mossi dalle stesse motivazioni: ecco perché le azioni di Peter meritano la stessa “giustificazione”.

Al pari di Wanda, anche la vita di Star-Lord è stata costellata da numerosi traumi, a cominciare dalla sua infanzia dolorosa per poi arrivare alla rivelazione della vera identità di suo padre. Per non parlare della perdita dell’amore della sua vita, ovvero Gamora. Eppure, l’incapacità di Quill di impedire a se stesso di colpire Thanos in un momento di rabbia, in seguito alla scoperta della morte di Gamora, è stata sempre considerata come l’azione istintiva ed evitabile di uno sciocco.

Ora, alla luce della riflessione di Visione sul dolore, mettere a confronto le azioni di Star-Lord con quelle di Wanda cambia completamente la percezione di quel gesto. E risolve un’ingiustizia che ha macchiato a lungo l’immagine di Star-Lord, il cui amore per Gamora andava ben oltre il puro e nobile sentimento, ma era alimentato anche da una condivisione delle medesime esperienze di vita e dei medesimi sentimenti. Quill ha sì agito in maniera impulsiva e sconsiderata, ma il suo gesto non era altro che un atto d’amore perseverante.

Il principe cerca figlio: recensione del film con Eddie Murphy

Il principe cerca figlio: recensione del film con Eddie Murphy

Disponibile dal 5 Marzo su Amazon Prime Video, Il principe cerca figlio, sequel del film cult del 1988, riporta in scena Eddie Murphy nell’iconico ruolo del principe Akeem, e gran parte del cast originale, senza tuttavia poter competere con la favola originale.

Il ritorno del principe Akeem negli Stati Uniti alla ricerca del suo erede al trono

Sono passati 33 anni dall’uscita de Il principe cerca moglie di John Landis, il film che vedeva protagonista uno dei comici più apprezzati dell’epoca, Eddie Murphy, e che alla sua uscita sbancò il botteghino incassando quasi 300 milioni di dollari in tutto il mondo. Eddie Murphy torna a indossare i panni di re Akeem in questo secondo capitolo diretto da Craig Brewer e scritto da Kenya Barris, su un soggetto di Barry Blaustein e David Sheffield, già sceneggiatori del film originale.

Il principe cerca figlio ci riporta a Zamunda

Il principe cerca figlio ci riporta nel regno di Zamunda, dove Akeem è da poco diventato re. Sposato con Lisa, la donna conosciuta nel Queens nel primo capitolo, ha tre splendide figlie femmine, eppure nessun erede maschio al trono. La corona rischia quindi di cadere nelle mani del generale Izzi di Nexdoria. Questi, ancora infuriato per la cancellazione del matrimonio tra Akeem e sua sorella Imani trent’anni prima, propone un matrimonio combinato, minacciando una guerra tra famiglie in caso di responso negativo. In punto di morte, però, il re rivela ad Akeem che ha un figlio illegittimo nel Queens, Lavelle Junson (Jermaine Fowler), concepito con una donna conosciuta all’inizio della sua avventura americana. Akeem e il fidato confidente Semmi (l’impareggiabile Arsenio Hall) fanno quindi ritorno nel distretto newyorchese dove tutto ebbe origine, alla ricerca di Lavelle. Trapiantato a Zamunda, il giovane principe metropolitano dovrà imparare ad adeguarsi agli standard del regno.

Un sequel che non riesce a sostenere l’eredità del primo film

Il principe cerca figlioNel primo film Akeem subiva una metamorfosi, scappava da Zamunda per fuggire alla legislazione ferrea e retrograda del regno. Qui ritroviamo invece un Akeem conservatore, chiuso nella mentalità da cui lui stesso aveva cercato di discostarsi. La trama forzata e ripetitiva de Il principe cerca figlio va quindi a snaturare l’happy ending del primo film, che avrebbe potuto fornire soluzioni narrative più interessanti. La redenzione finale di Akeem non è abbastanza per sostenere l’eredità del primo film, proprio perché l’impianto narrativo si dimostra fallace fin dall’inizio.

I nuovi personaggi in Il principe cerca figlio, guidati dal nuovo principe Lavelle, mancano di caratterizzazione e di spessore, nonostante l’idea di un intreccio amoroso con una ragazza umile e quindi il messaggio di giustizia di un matrimonio basato su un amore autentico, avrebbe potuto avere potenzialità, oscurate qui però da stereotipi ormai anacronistici. Mancano uno sguardo e uno humor più scanzonato ma al contempo spregiudicato nei confronti dell’epoca in cui viviamo. La pellicola consta infatti di sketch banali e poco interessanti; i personaggi secondari (Wesley Snipes che interpreta il generale Izzi e la madre di Lavelle, interpretata da Leslie Jones) risultano poco brillanti, nonostante i loro interpreti. Una sottotrama potenzialmente interessante avrebbe potuto essere quella del conflitto di genere che si crea tra i figli del principe per la successione. Le figlie sono infatti dipinte come figure femminili forti, la cui caratterizzazione è tuttavia poco approfondita e quindi il tentativo di generare tensione tra principe e principesse si perde in un percorso narrativo privo di veri e propri conflitti.

Landis portava alla luce l’America delle caricature attraverso il suo humor ambiguo; il suo film si mostrava ardito, in cui la comicità derivava direttamente dal contesto in cui Akeem si trovava, la Grande Mela, città della quale si mettevano in luce le contraddizioni e le assurdità. La New York di fine Ottanta, per quanto rielaborata, è stata terreno di gioco fertile per Landis; al contrario, la cornice filmica del regno africano non sfrutta appieno le proprie potenzialità visive e narrative, non approfondendo il tema della riappropriazione delle proprie origini. La storia di Landis verteva su un personaggio ricco che va tra i poveri, ironizzando sulla vita nel Queens, sulle comunità afroamericane e il loro desiderio di ascesa sociale tra i bianchi, ostacolato da radici diverse. Si proponeva come un film audace, in cui ad essere comico era il contesto in cui si muoveva il principe Akeem.

Effetto nostalgia tra messa in scena e gag poco riuscite

Cosa abbiamo oltre a supereroi, sequel, remake, che nessuno voleva?”: con questa battuta pronunciata dal principe Lavelle in merito al cinema hollywoodiano dei nostri giorni, viene da chiedersi se, effettivamente, questo sequel fosse necessario. Indubbiamente ci troviamo di fronte a una pellicola che non ha bisogno di troppa pubblicità per riunire il pubblico davanti allo schermo e che si presenta come una grande riunione familiare, per poter riabbracciare tutti i personaggi che hanno fatto divertire il pubblico, con lo spirito e il coinvolgimento di un’epoca passata. È un sequel che si attacca alla nostalgia, riproponendo anche direttamente alcune immagini del primo capitolo, per poi calpestarle nel tentativo incessante di riproporre una storia simile. Si gioca coi ricordi dello spettatore ma senza una trama solida. L’aspetto che manda avanti il progetto è senza dubbio la curiosità del pubblico affezionato all’istrionico Eddie Murphy e alla storia nata dalla mente di Landis.

Punto di forza de Il principe cerca figlio sono i costumi e le scenografie, che trovano il loro momento di massimo splendore nei vivacissimi numeri musicali. Abbondano le feste, le danze, senza che però vengano raccontate con uno sguardo moderno che possa dare una chiave di lettura contemporanea a quelle situazioni. E in queste scene di festa troviamo una serie di ospiti d’eccezione, celebrità chiamate ad intrattenere anche il pubblico a casa: Morgan Freeman, Gladys Knight, Le En Vogue e le Salt-N-Pepa fanno la loro comparsa sullo schermo nell’arco di cinque minuti. Tuttavia le gag non sono inserite con fluidità nel racconto e viene meno anche il montaggio che riusciva a dare il ritmo giusto e vincente al piccolo cult di Landis.

Il principe cerca figlio ha più il sapore di reunion nostalgica che di vera e propria sfida a ri-raccontare, a 33 anni di distanza dei personaggi cresciuti nel tempo, in una società cambiata, in cui sono i cameo, piuttosto che le soluzioni narrative, a generare un effetto sorpresa.

Avatar supera Avengers: Endgame, è di nuovo il maggiore incasso della storia

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Avengers: Endgame, il cinecomic targato Marvel Studios che ha concluso il primo grande ciclo narrativo del Marvel Cinematic Universe, ha ceduto il titolo di film con il maggior incasso della storia del cinema a Avatar, il precedente detentore del record.

Prima dell’uscita di Endgame nell’aprile 2019, l’innovativa epopea fantascientifica di James Cameron aveva detenuto il titolo definitivo al botteghino per un decennio con 2,7897 miliardi di dollari in tutto il mondo. Avengers: Endgame ha eclissato questo traguardo di una cifra relativamente bassa, arrivando a 2,7902 miliardi di dollari in tutto il mondo.

Ma venerdì, Avatar è tornato nelle sale cinematografiche in Cina e ha incassato 3,5 milioni di dollari, portando il suo bottino totale a 2,7926 miliardi di dollari. Dopo questo fine settimana, Avatar ha riguadagnato il primo posto di film con il maggiore incasso nella storia del cinema per $ 2,802 miliardi.

https://twitter.com/MarvelStudios/status/1370777527237578755?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1370777527237578755%7Ctwgr%5E%7Ctwcon%5Es1_&ref_url=https%3A%2F%2Fvariety.com%2F2021%2Ffilm%2Fnews%2Favatar-avengers-endgame-highest-grossing-movie-all-time-1234929216%2F

Noir in Festival XXX: un anniversario online, seguitissimo e inaspettato

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Si è conclusa ieri la 30ma edizione del Noir in Festival, un’edizione complessa, inaspettata e molto seguita da un pubblico di nuovi e vecchi spettatori, che si sono temporaneamente trasferititi online per seguire i tanti film e appuntamenti del festival.

La prima edizione completamente virtuale del Noir, resa possibile dal sostegno del Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema, Università IULM, Istituto Luce – Cinecittà, Associazione Amici di Como e SIAE, è stata un successo di visualizzazioni e seguito; il calore del pubblico, che ha partecipato e interagito a distanza, ha sopperito la mancanza del contatto reale che rende e continuerà a rendere un festival un luogo di scambio unico e insostituibile.

I dati parlano chiaro: per l’edizione del trentennale sono stati realizzati 42 video registrati e 34 dirette live per un totale di oltre 37 ore di contenuti originali popolati da scrittori, registi, amici del festival e protagonisti del mondo Noir. Questa parte di programmazione, anche grazie ai 35 crossposting Facebook realizzati in collaborazione con 15 pagine di editori e partner, ha raccolto oltre 60.000 visualizzazioni tra Facebook e YouTube, per un totale di 1.500 ore fruite da parte degli utenti.

Su Facebook gli oltre 200 post realizzati sono stati visiti da più di 800.000 persone, con una media di 250 utenti giornalmente coinvolti; su Instagram, invece, gli oltre 150 contenuti tra feed e stories hanno raggiunto circa 150.000 account.

30 gli eventi proposti su MYmovies di cui 23 film, tra anteprime nazionali, omaggi e titoli in concorso, con una presenza media in sala virtuale di 600 persone e un totale di 16.000 posti riservati.

In un’edizione che ha dovuto giocare tutte le sue carte online, la sinergia e unità d’azione con i partner è stata determinante. Se la piattaforma di MYmovies.it si è trasformata nel polo attorno al quale hanno orbitato i film e gli incontri cinematografici, con la preziosa collaborazione degli studi di Gedi Visual che hanno ospitato la cerimonia di apertura e chiusura, altrettanto indispensabile è stato il supporto di Librerie Feltrinelli e laF per la parte relativa ai libri e serie TV: il punto RED Feltrinelli di via Tomacelli a Roma ha ospitato cinque incontri pomeridiani, Ibs.it e laFeltrinelli.it hanno promosso e rilanciato il festival, laFha reso possibile l’anteprima di Hammarvick e l’incontro con Camilla Läckberg.

Altrettanto fondamentale l’apporto e la collaborazione con i media-partner, che per tre mesi hanno sostenuto e rilanciato le attività del festival: Cinecittà News, Cinefilos.it, Sky Cinema, Cinematographe.it, Magic Lake, MilanoNera.it.

L’intervista a Kurosawa Kiyoshi non sarebbe stata possibile senza la collaborazione con l’Istituto Giapponese di Cultura in Roma mentre nessuna intervista internazionale avrebbe avuto sottotitoli senza l’intervento di Sub-Ti.

“Quando ci siamo imbarcati in quest’impresa”, dicono Marina Fabbri e Giorgio Gosetti, “non avevamo la minima idea di quello a cui andavamo incontro. La “navicella” del festival, come abbiamo definito quest’edizione ibrida fatta di collegamenti virtuali, è stata più difficile del previsto da costruire; pezzo dopo pezzo, intervista dopo intervista, tra uno streaming e un upload ci siamo confrontati con un mondo che anche solo un anno fa avremmo definito alieno. Ma la sfida è stata vinta e adesso sappiamo di poter contare su mezzi nuovi e soprattutto su un pubblico ancora più ampio e ancora più fedele, che ci ha accompagnato sin dalla selezione dei finalisti del Premio Scerbanenco, lo scorso novembre. E se da un lato abbiamo dovuto rinunciare a quell’atmosfera di convivialità che tanto ci è cara, dall’altro abbiamo viaggiato in compagnia di tante meravigliose persone che ci hanno sostenuto in questo approdo online. A loro vogliamo rivolgere un sentito… GRAZIE…”

…agli ospiti e amici del festival che hanno popolato i canali social del festival nei giorni pre-evento: Mario Alberti, Gianni Biondillo, Davide “Boosta” Dileo, Antonio Capuano, Diego Castelli, Claudio Chiaverotti, Giacomo Cimini, Chiara Civiello, Giacomo Costa, Marco D’Amore, Giancarlo De Cataldo, Renato De Maria, Ivano De Matteo, Esther Elisha, Gabriella Giliberti, Mojmir Jezek, Valentina Lodovini, Carlo Lucarelli, Erik Madsen, Vinicio Marchioni, Davide Marengo, Gabriele Salvatores, Elisabetta Sgarbi, Giampaolo Simi, Fabio Stassi, Alessandro Tonda, Valentina Vannicola, Enrico Vanzina, Marco Vichi, Marco Villa, Federico Zampaglione.

…a tutti gli incredibili protagonisti di questa trentesima edizione: Gabriele Albanesi, Dario Argento, John Banville, Marco Bocci, Alessandro D’Alatri, Silvio Danese, Antonietta De Lillo, Alicia Giménez-Bartlett, Gianrico Carofiglio, Roberto Cimpanelli, Roberto Costantini, Carlo Degli Esposti, Maurizio De Giovanni, Damiano e Fabio D’Innocenzo, Camilla Filippi, Marc Fitoussi, Fabio Frizzi, Antonella Fulci, Marcello Garofalo, Gabriella Genisi, Claudio Giovannesi, Federico Greco, Anthony Horowitz, Jennifer Kent, Kurosawa Kiyoshi, Camilla Läckberg, Charlotte Link, Nicola Lagioia, Antonella Lattanzi, Manetti Bros., Luca Miniero, Jeanette Nordahl, Margherita Oggero, Andrea Paris, Luca Poldelmengo, Matteo Rovere, Lunetta Savino, Francesca Serafini, Sydney Sibilia, Rosa Teruzzi, Chiara Lalli, Cecilia Sala, Gaetano Savatteri, Cecilia Scerbanenco, Mario Serenellini, Paolo Roversi, Livia Sambrotta, Gianluca Maria Tavarelli, Rosario Tronnolone, Grazia Verasani, Brian Yuzna, Adrian Wotton.

…agli intervistatori che hanno dialogato con i protagonisti di cinema e letteratura: Paolo Bertolin, Nicole Bianchi, Alessandra Casella, Alberto Crespi, Luca Crovi, Chiara Guida, Mazzino Montinari, Raffaele Meale, Cristiana Paternò, Ilaria Ravarino, Roberto Silvestri, Tommaso Tocci, Sebastiano Triulzi, Nicoletta Vallorani, John Vignola.

Appuntamento alla 31a edizione, dal 29 novembre al 4 dicembre 2021!

Karnawal, recensione del film con Alfredo Castro #NoirinFest

Karnawal, recensione del film con Alfredo Castro #NoirinFest

È la volta dell’argentino Karnawal, esordio alla regia di lungometraggio per Juan Pablo Félix, alla XXX edizione del Noir in Festival. Regista, produttore esecutivo, sceneggiatore e aiuto regista, Félix ha affiancato registi come Lucrecia Martel (La niña santa), Pablo Trapero (Il Clan, ZeroZeroZero), Juan José Campanella (Il segreto dei suoi occhi). Prima di arrivare in Italia, Karnawal è stato presentato in anteprima al Tolouse Latin America Film Festival 2020.

Karnawal, la trama

Cabra, Martín López Lacci, vive con sua madre Rosario, Mónica Lairana, nel nord dell’Argentina, al confine con la Bolivia. Ha 16 anni ed è un danzatore di malambo – danza tipica dei gauchos. Il suo sogno è diventare un ballerino professionista, ma nella periferia in cui vive la vita non è semplice e il ragazzo ricorre a qualche espediente. Rosario cerca di mandare avanti la famiglia e sta pensando di rifarsi una vita con Eusebio, Diego Cremonesi. Quando il marito, El Corto, Alfredo Castro, esce dal carcere per un permesso di tre giorni è carnevale. Cabra è alla vigilia di una gara importante, che può spalancargli le porte di un concorso nazionale. Moglie e figlio accompagnano il padre in un viaggio. La famiglia sembra ritrovarsi, ma resta anche invischiata negli affari poco puliti del Corto. I protagonisti riusciranno a cavarsela? Cabra arriverà in tempo per la gara?  

Il carnevale del riscatto del sedicenne Cabra

Juan Pablo Félix definisce il suo film “un racconto di formazione sulla necessità di costruirsi un’identità contro l’omologazione della società”. In effetti Karnawal è una storia di formazione e identità, ma è anche di più. Racconta del rapporto di un ragazzo con la sua passione, la danza, la stessa che aveva il regista da bambino perchè, sostiene ancora Félix, generava in lui un “entusiasmo incredibile” e rappresentava un “rifugio […] dall’incoerenza del mondo adulto”. Attraverso la danza Cabra esprime infatti tutto sé stesso, la sua voglia di vivere e di cercare una strada diversa da quella percorsa dagli adulti. C’è dunque nella narrazione per immagini del regista argentino, la passione che deriva dal racconto di un’esperienza in parte personale. Si parla di strade da percorrere. Non per niente, Félix sceglie di realizzare un road movie. Una famiglia sgangherata ma a suo modo unita, che macina chilometri seguendo El Corto nelle sue peregrinazioni su e giù per la pampa. 

karnawal recensioneKarnawal è soprattutto il difficile rapporto tra un padre e un figlio. A restare nella mente dello spettatore sono El Corto e suo figlio Cabra, interpetati entrambi ottimamente da Alfredo Castro e dal giovane Martín López Lacci. L’uno perfetto nell’incarnare la classica simpatica canaglia che ne combina di tutti i colori ma nonostante tutto riesce a farsi voler bene, in versione scapigliata e sdrucita. L’altro testardo e determinato, capace di evoluzioni spettacolari con i suoi stivali da gaucho. Un rapporto forse logorato quello tra i membri di questa famiglia, pieno di incomprensioni, ma nonostante tutto ancora fecondo. Ecco che la danza nel film non è solo la speranza per il futuro di Cabra, ma un atto liberatorio per tutti e tre, anche per l’apparentemente rassegnata Rosario. È la scelta di lasciarsi alle spalle i trascorsi amari e riscoprire la gioia di stare insieme e la possibilità di essere ancora felici, come rappresentato perfettamente nella scena del carnevale. Il regista riesce attraverso il movimento, la musica, i colori a comunicare esattamente la gioia e l’energia di quel momento. Merito anche della fotografia di Ramiro Civita, delle musiche di Leonardo Martinelli, come delle scenografie curate da Daniela Villela e dei costumi di Gabriela Varela.

La pecca del film sta nel fatto che la parte noir, crime, nella sceneggiatura dello stesso Juan Pablo Félix sia sacrificata rispetto al cuore della vicenda e diventi secondaria. Non è quella che ci fa appassionare alla storia, capace di coinvolgere ed emozionare più con il racconto dei caratteri e delle relazioni. Il fatto che El Corto non sappia stare lontano dai guai neanche per i tre giorni del suo permesso, che questo metta in pericolo la moglie e il figlio, diventa quasi irrilevante. Ciò non toglie nulla al valore del lavoro, sebbene possa lasciare un po’ di amaro in bocca agli amanti del genere. 

Tuttavia, non si può non essere affascinati dall’energia travolgente del piccolo danzatore protagonista, che non solo fa acrobazie portentose sui tacchi e sulle punte, ma esprime al meglio la voglia di rivalsa, il desiderio di essere visto da adulti troppo spesso persi nei loro problemi. Cabra col suo fisico esile e lo sguardo fiero, danzando grida il suo esserci, a modo suo. Invita a osservarlo, a vedere il suo talento. Grida che può e vuole farcela ad essere diverso. Karnawal si potrebbe definire un Billy Elliot argentino che riesce ad essere anche, finalmente, non il solito dolente film sulla marginalità, ma ad avere il respiro della speranza.

Noir in Festival XXX: vincono John Banville, Wildland No Mataràs e Favolacce

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Con la serata di premiazione si conclude la 30a edizione del Noir in Festival, che prosegue nella giornata del 13 marzo con i film e gli incontri a disposizione su MYmovies, e che per la prima volta ha portato online il meglio del genere, dal cinema alla letteratura passando per le serie TV.

Durante la serata conclusiva, trasmessa in diretta su MYmovies dagli studi Gedi Visual, la giuria cinema, presieduta da Carlo Degli Esposti (produttore) insieme all’attrice Camilla Filippi e al regista Gianluca Maria Tavarelli, ha assegnato il Black Panther Award del 30a Noir in Festival a KØD & BLOD (WILDLAND), opera prima della regista danese Jeanette Nordahl, con la seguente motivazione: “Per aver saputo raccontare la scelta di un’adolescente che abbraccia una famiglia maledetta pur di sentirsi parte di un gruppo, con una regia capace che sceglie consapevolmente di rallentare la narrazione permettendo allo spettatore di scendere negli inferi al fianco della protagonista.”

La menzione speciale del Black Panther Award è andata invece a NO MATARÁS (NON UCCIDERE) di David Victori, con la seguente motivazione: “Un incubo notturno visionario, intricato e avvincente, di forte impatto. Un racconto moderno che ci pone dinanzi alla paura di vedere sfumare una dopo l’altra ogni speranza di salvezza e redenzione.

La giuria popolare del Premio Caligari, promosso insieme a IULM, composta da 90 tra studenti universitari e appassionati di cinema e guidata da Claudio Giovannesi, ha assegnato il Premio Caligari 2020 a FAVOLACCE dei fratelli D’Innocenzo.

Un Premio Speciale Claudio Caligari 2020 è stato invece consegnato nel corso di un incontro pomeridiano disponibile su Facebook e YouTube ad Andrea Paris, Matteo Rovere e Sydney Sibilia di Ascent Film e Groenlandia per la creatività produttiva a cavallo tra i generi dello spettacolo popolare nel cinema italiano di oggi.

Kurosawa Kiyoshi e Brian Yuzna hanno ricevuto rispettivamente l’Honorary Award 2020 per l’insieme dell’opera e il Premio Luca Svizzeretto 2020, intitolato a un giornalista, amico e collaboratore del Festival scomparso nel 2016, che premia ogni anno un personaggio anticonvenzionale del cinema di genere.
Nel corso della cerimonia di premiazione, sono stati consegnati anche i prestigiosi premi letterari del festival.

A John Banville è andato il Raymond Chandler Award alla carriera, attribuito dal Noir in Festival a un maestro riconosciuto del genere. Questa la motivazione: “Perché, coniugando grande estro, uno stile impeccabile e un’implacabile precisione, una geniale invenzione linguistica e una tormentata chiarezza morale, John Banville abbraccia nei suoi poliedrici romanzi i grandi temi della nostra epoca – la scienza, l’incubo della guerra, lo scontro epocale di civiltà e di religione – intrecciandoli alle sempre affascinanti passioni umane.”

L’autore, che ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali, è stato il protagonista di un’intervista esclusiva per il Noir in Festival realizzata da Adrian Wootton (CEO di Film London) e visibile sui canali Facebook e YouTube del festival. John Banville tornerà in libreria a inizio aprile con Delitto d’inverno, pubblicato da Guanda come tutta la sua opera.

Tullio Avoledo ha conquistato il Premio Giorgio Scerbanenco 2020 per Nero come la notte (Marsilio). La Giuria letteraria, composta da Cecilia Scerbanenco (Presidente), Alessandra Calanchi, Alessandra Tedesco, Valerio Calzolaio, Luca Crovi, Sergio Pent, Ranieri Polese, Sebastiano Triulzi e John Vignola, ha assegnato il premio con la seguente motivazione: “Per essere riuscito a costruire, attraverso l’ibridazione tra noir e distopia, una storia che racconta con realismo politico il paesaggio post industriale del Nord Est, affrontando i temi dell’immigrazione, della clandestinità e dell’emarginazione, grazie a una scrittura che richiama felicemente la tradizione dell’hardboiled.”

A Psychokiller (SEM) di Paolo Roversi è andato infine il Premio del Pubblico, assegnato dal Noir in Festival al romanzo partecipante al Premio Giorgio Scerbanenco 2020 che ha ottenuto più voti dei lettori.

Razzie Awards 2021: 365 giorni e Dolittle i più nominati

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Razzie Awards 2021: 365 giorni e Dolittle i più nominati

Mentre lunedì arriveranno le nomination agli Oscar 2021, è di oggi l’annuncio delle candidature ai Razzie Awards 2021, i premi che vanno al peggio che Hollywood abbia prodotto nel corso dell’anno. A farla da padrone sono Dolittle, con Robert Downey Jr. e 365 giorni, che ha tenuto banco su Netflix per diversi mesi, durante la scorsa stagione.

Peggior film

365 giorni

Absolute Proof

Dolittle

Fantasy Island

Music

Peggior attore

Robert Downey, Jr. – Dolittle

Mike Lindell – Absolute Proof

Michele Morrone – 365 giorni

Adam Sandler – Hubie Halloween

David Spade – La Missy sbagliata

Peggior attrice

Anne Hathaway – Il suo ultimo desiderio e Le Streghe

Katie Holmes – The Boy 2: La maledizione di Brahms e The Secret: La forza di sognare

Kate Hudson – Music

Lauren Lapkus – La Missy sbagliata

Anna-Maria Sieklucka – 365 giorni

Peggior attrice non protagonista

Glenn Close – Elegia americana

Lucy Hale – Fantasy Island

Maggie Q – Fantasy Island

Kristen Wiig – Wonder Woman 1984

Maddie Ziegler – Music

Peggior attore non protagonista

Chevy Chase – The Very Excellent Mr. Dundee

Rudy Giuliani – Borat: Seguito di film cinema

Shia LeBeouf – The Tax Collector

Arnold Schwarzenegger – Iron Mask

Bruce Willis – Breach, Hard Kill e Survive the Night

Peggior combo sullo schermo

Maria Bakalova & Rudy Giuliani – Borat: Seguito di film cinema

Robert Downey Jr. e il suo accento scozzese decisamente poco convincente – Dolittle

Harrison Ford e il “cane” in Cgi che sembrava del tutto finto – Il richiamo della foresta

Lauren Lapkus e David Spade – La Missy sbagliata

Adam Sandler e la sua gracchiante voce da sempliciotto – Hubie Halloween

Peggior regista

Charles Band – Tutti i tre film di Barbie & Kendra

Barbara Bialowas e Tomasz Mandes – 365 giorni

Stephen Gaghan – Dolittle

Ron Howard – Elegia americana

Sia – Music

Peggior sceneggiatura

365 giorni

Tutti i tre film di Barbie & Kendra

Dolittle

Fantasy Island

Elegia americana

Peggior remake, sequel o copia

365 giorni (remake/copia polacco di 50 sfumature di grigio)

Dolittle

Fantasy Island

Hubie Halloween (remake/copia di Ernest e una spaventosa eredità)

Wonder Woman 1984

Festival del Cinema Città di Spello: ecco il programma

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Festival del Cinema Città di Spello: ecco il programma
Il “Festival del Cinema Città di Spello ed i Borghi Umbri – Le Professioni del Cinema” ideato da Donatella Cocchini e dal regista e direttore artistico Fabrizio Cattani si prepara alla decima edizione che si terrà in presenza dall’11 al 20 giugno prossimo. E lo fa presentando in anteprima al grande pubblico alcune delle novità e degli appuntamenti in programma. Così, dopo aver annunciato l’omaggio a Leonardo Sciascia, l’introduzione di due nuove giurie – una della stampa umbra e l’altra composta da membri della William Penn University Oskaloosa Iowa – e la collaborazione con “Meno di Trenta” che vedrà la premiazione di giovani professionisti under 30, ora tocca alla presentazione dei film italiani ed internazionali in concorso
 

Undici, in particolare, le pellicole made in Italy”, tra opere prime e non, che verranno proiettate al Teatro Subasio di Spello nei giorni della manifestazione e che concorreranno all’assegnazione dei premi della decima edizione. Si tratta di: “Abbi fede” di Giorgio Pasotti, Assandira” di Salvatore Mereu, I predatori” di Pietro Castellitto, Il grande passo” di Antonio Padovan, La guerra di Cam” di Laura Muscardin, Non odiare” di Mauro Mancini, Quasi Natale” di Francesco Lagi, Regina” di Alessandro Grande, Rosa pietra stella” di Marcello Sannino, Spaccapietre” di Gianluca De Serio, Massimiliano De Serio e Sul più bello” di Alice Filippi. 

 
Ad essere premiati, come di consueto, saranno i professionisti del dietro le quinte che saranno sottoposti al vaglio di una giuria composta da 11 colleghi, ossia: Livia Barbieri, Luca Bellano, Lavinia Burcheri, Andrea Cavalletto, Francesco Cerasi, Dalia Colli, Daria D’Antonio, Paola Freddi, Alberta Giuliani e Luca Servino. Tredici le categorie in concorso: sceneggiatura, fotografia, scenografia, costumi, musiche, montaggio, fonico di presa diretta, montaggio del suono, effetti speciali, trucco, acconciatura, creatore di suoni ed organizzatore. Previsti, poi, due ulteriori riconoscimenti: quello assegnato come da tradizione da cinemaitaliano.info e, novità di questo 2021, quello che verrà consegnato dalla stampa umbra, chiamata a decretare la migliore pellicola italiana in concorso. A comporre questa nuova giuria, come anticipato nelle scorse settimane, i giornalisti Sofia Coletti (La Nazione), Sabrina Busiri Vici (Corriere dell’Umbria), Lisa Malfatto (Umbria Tv), Egle Priolo (Il Messaggero), Fabio Luccioli (Radio Gente Umbra), Danilo Nardoni (Umbria24) e Alessandro Orfei (Tuttoggi). 
 

Sette, invece, i film internazionali. Si tratta di: Gauguin” di Edouard Deluc, In viaggio verso un sogno” di Tyler Nilson, Imprevisti digitali” di Benoît DelépineGustave Kervern, Undine – Un amore per sempre” di Christian Petzold, Roubaix une lumiere” di Arnaud Desplechin, “Corpus Christi” di Jan Komasa e Non conosci Papicha” di Mounia Meddour Gens. Tra queste sette pellicole verrà, dunque, decretata la migliore pellicola straniera. A scegliere il vincitore una giuria composta da Enrico Magrelli (critico cinematografico), Adriano Amideo Migliani (attore, giornalista e direttore di Comingsoon), Selvaggia Castelli, (Rai Direzione Relazioni esterne e Festival), Laura Luchetti (regista), Miguel Gobbo Diaz (attore), Fabrizio Giometti (giornalista), Alessandro Boschi (autore e critico cinematografico) e Massimiliano Prezioso (presidente Acs – Associazione creatori di suono). 

In vista della decima edizione del Festival proseguono gli incontri online con i professionisti del dietro le quinte e non solo. In particolare, da domenica 14 marzo prenderanno il via le dirette con i registi dei film italiani in concorso. Ecco tutti gli appuntamenti in agenda: domenica 14 marzo, alle 18, diretta con Alessandro Grande, Mauro Mancini e Antonio Padovan; giovedì 25 marzo, alle 19, diretta con Alice Filippi, Francesco Lagi e Giorgio Pasotti; domenica 18 aprile, alle 18, diretta con Gianluca e Massimiliano De Serio, Salvatore Mereu e Laura Muscardin; domenica 9 maggio, alle 18, diretta con Marcello Sannino e gli attori Ivana Lotito, Ludovica Nasti e Fabrizio Rongione. Tutte le dirette saranno trasmesse sulla pagina Facebook del Festival del Cinema di Spello

Unidentified, recensione del film di Bogdan George Apetri #NoirinFest

In concorso al Noir in Festival XXX arriva Unidentified, il lungometraggio di Bogdan George Apetri, un thriller poliziesco che parla di pregiudizi collettivi e di un’ossessione privata in una Romania che sembrerebbe da cartolina, vista dai suoi tetti e dai suoi laghi.

Unidentified, la trama

Florin Iespas, Bogdan Farcaş, è un poliziotto molto efficiente: risolve tutti i casi che gli vengono affidati. Così chiede al suo capo, Vasile Muraru, di occuparsi di un caso che langue da tempo. Due hotel incendiati, due donne morte e Florin è convinto che gli episodi siano collegati. Il suo capo però lo invita a lasciar perdere. Nonostante i suoi problemi personali – debiti cui non riesce a far fronte e una nebulosa situazione privata – Florin continua invece un’indagine parallela. Il principale indiziato è il guardiano notturno degli hotel, Bǎnel, Dragoş Dumitru, che lavora di notte anche a una pompa di benzina non lontano dagli alberghi. Bǎnel però si proclama innocente e l’indagine sembra prendere altre direzioni. 

Il colpevole non identificato di Apetri e lo spettatore perso 

E’ ambizioso Bogdan George Apetri, quando concepisce un noir di più di due ore puntando i riflettori su una piccola comunità del nord della Romania, su un commissariato di polizia qualsiasi, popolato da persone qualunque, con il fare bonario da vicini di casa. Colleghi che al mattino si salutano scambiandosi battute di spirito e raccontandosi barzellette. Non è facile creare suspense a partire da un contesto come questo. È però tipico del noir il topos del piccolo paesino tranquillo in cui non succede mai niente, che nasconde invece misteri e svela individui inquietanti.

È ambizioso anche voler svelare le connivenze all’interno di un apparato dello Stato. Un sistema che protegge sé stesso e i suoi membri invece di comportarsi seguendo la legge e ancor di più l’etica. Temi questi che il cinema italiano conosce bene e che ha saputo esplorare giungendo a risultati eccellenti con alcuni dei suoi regisiti più impegnati e con pellicole come il vincitore dell’Oscar al Miglior film straniero Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, di Elio Petri. Difficile non pensarci, pur con tutti i distinguo, guardando Unidentified. Il regista rumeno è ambizioso quando fa un’analisi sociale introducendo il tema del razzismo nei confronti degli “zingari”. Apetri, insomma, dopo il primo apprezzato film, Outbound, vuole mettere a segno il colpaccio della svolta e così introduce tanti spunti, diffcili però da gestire insieme.  

Unidentified è un poliziesco in cui per più di un’ora lo spettatore segue il protagonista in una sua indagine non venendo a scoprire praticamente nulla. La prima parte del film è lenta e non avvince, né riesce a creare quell’atmosfera di suspense tipica del genere. Il regista si sofferma in modo esasperante sugli appostamenti e sui movimenti di Florin, tra lavoro e privato. Dopo trenta minuti la scoperta più sensazionale è che il distributore dove lavora il guardiano Bǎnel, il principale sospettato, vende benzina nei contenitori, il che è illegale.

Dopo un’ora, emerge che Florin non riesce a pagare i debiti con la banca. La sceneggiatura – firmata dallo stesso Apetri, che cura anche il montaggio, con  Iulian Postelnicu – sembra non seguire un filo. Prima l’indagine, poi il privato – Florin vive solo, anche se si parla di una moglie, e cerca di prendere tempo per pagare i suoi debiti – poi di nuovo l’indagine e forse un’amicizia con quello che prima si credeva il principale sospettato. Tutto questo disorienta lo spettatore. Appena ci si comincia ad addentrare in un argomento, lo si abbandona per spostarsi su un altro. Questo rende il film difficile da seguire e noioso. Lo spettatore si domanda cosa gli si voglia davvero raccontare e quando si arrivi al cuore della storia.

Finalmente, dopo la metà, il lavoro si fa più vivace, si inizia a fare un po’ di chiarezza, anche se le cose non sono ancora come appaiono. Il film si comincia a fare interessante man mano che si arriva appunto al cuore, cioè si puntano i riflettori sul personaggio di Florin, ben interpretato da  Bogdan Farcaş, e sul suo mondo interiore. Si scoprono fantasmi, ossessioni e nodi nel suo rapporto con la moglie Stela, Ana Popescu. È qui il vero interesse, è la figura di lui che si svela e rivela come uno psicopatico ossessionato dalla donna. Ormai però, nonostante l’interpretazione anche intensa del protagonista, che mostra bene il lato oscuro di una mente distorta, il film è fortemente squilibrato e il risultato generale compromesso.

Suggestive infine le panoramiche sui paesaggi urbani e naturali che rimandano l’idea di cui si parlava all’inizio: un piccolo paesino apparentemente tranquillo e bucolico, il cui aspetto inquietante si capisce a pieno solo alla fine, quando si comprende il significato delle note di Chopin che scorrono in sottofondo e accompagnano tutto il film, a richiamare l’ossessione di Florin. La fotografia è affidata a Oleg Mutu.

Unidentified è un film di genere troppo ambizioso e squilibrato, nettamente diviso in due metà, in cui i pregi della seconda non riescono a compensare i difetti della prima, lasciando lo spettatore distante per troppo tempo.

ACE Awards 2021: tutte le nomination del sindacato dei montatori

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ACE Awards 2021: tutte le nomination del sindacato dei montatori

Sono stati annunciati i nominati agli ACE Awards 2021, i premi assegnati dalla American Cinema Editors, ovvero il sindacato dei montatori cinematografici a Hollywood. Ecco tutti i titoli nominati:

BEST EDITED FEATURE FILM (DRAMATIC):

  • Mank Kirk Baxter, ACE
  • Minari Harry Yoon, ACE
  • Nomadland Chloé Zhao
  • Sound of Metal Mikkel E. G. Nielsen
  • The Trial of Chicago 7 Alan Baumgarten, ACE

BEST EDITED FEATURE FILM (COMEDY):

  • Borat Subsequent Moviefilm James Thomas, Craig Alpert, ACE, Mike Giambra
  • I Care a Lot Mark Eckersley, ACE
  • On The Rocks Sarah Flack, ACE
  • Palm Springs Matthew Friedman, ACE and Andrew Dickler
  • Promising Young Woman Frédéric Thoraval

BEST EDITED ANIMATED FEATURE FILM:

  • The Croods: A New Age James Ryan, ACE
  • Onward Catherine Apple
  • Over the Moon Edie Ichioka, ACE
  • Soul Kevin Nolting, ACE
  • Wolfwalkers Darragh Byrne , Richie CodyDarren Holmes, ACE

BEST EDITED DOCUMENTARY (FEATURE):

  • All In: The Fight for Democracy Nancy Novack
  • Dick Johnson is Dead Nels Bangerter
  • The Dissident Scott D. Hanson, James Leche, Wyatt Rogowski, Avner Shiloah
  • My Octopus Teacher Pippa Ehrlich, Dan Schwalm
  • The Social Dilemma Davis Coombe

BEST EDITED DOCUMENTARY (NON-THEATRICAL):

  • Beastie Boys Story Jeff Buchanan, ACE, Zoe Schack
  • The Bee Gees: How Can You Mend A Broken Heart Derek Boonstra, Robert A. Martinez
  • The Last Dance “Episode I” Chad Beck, ACE, Devin Concannon, Abhay Sofsky, Ben Sozanski, ACE
  • Seduced: Inside the NXIVM Cult “Exposed” Inbal B. Lessner, ACE, Alex Jablonski, Gillian McCarthy, Matthew Moul, Chris A. Peterson, ACE

BEST EDITED COMEDY SERIES FOR COMMERCIAL TELEVISION:

  • The Good Place “Whenever You’re Ready” Eric Kissack
  • Schitt’s Creek “Happy Ending” Trevor Ambrose
  • What We Do in the Shadows “On The Run” Dane McMaster, Varun Viswanath
  • What We Do in the Shadows “Resurrection” Yana Gorskaya, ACE, Dane McMaster 

BEST EDITED COMEDY SERIES FOR NON-COMMERCIAL TELEVISION:

  • Curb Your Enthusiasm “Happy New Year” Tim Roche, ACE
  • Insecure “Lowkey Trying” Nena Erb, ACE
  • Ted Lasso “The Hope That Kills You” A.J. Catoline
  • Ted Lasso “Make Rebecca Great Again” Melissa McCoy

BEST EDITED DRAMA SERIES FOR COMMERCIAL TELEVISION:

  • Better Call Saul “Bad Choice Road” Joey Liew, Chris McCaleb, ACE
  • Killing Eve “Still Got It” Dan Crinnion, ACE
  • Mr. Robot “Method Not Allowed” Rosanne Tan, ACE
  • This Is Us “Forty: Part Two” Julia Grove, Lai-San Ho

BEST EDITED DRAMA SERIES FOR NON-COMMERCIAL TELEVISION:

  • Bosch “The Ace Hotel” Steven Cohen ACE
  • Euphoria “Trouble Don’t Last Always” Julio C. Perez IV, ACE
  • The Mandalorian “Sanctuary” Dana E. Glauberman, ACE
  • Ozark “Wartime” Cindy Mollo, ACE

BEST EDITED LIMITED SERIES OR MOTION PICTURE FOR TELEVISION:

  • Hamilton Jonah Moran
  • Mrs. America “Phyllis” Robert Komatsu, ACE
  • The Queen’s Gambit “Exchanges” Michelle Tesoro, ACE
  • Watchmen “The Extraordinary Being” Anna Hauger

BEST EDITED NON-SCRIPTED SERIES:

  • Cheer “God Blessed Texas” Kate Hackett, Daniel McDonald, Mark Morgan, Sharon Weaver, Ted Woerner
  • The Circus: Inside The Wildest Political Show on Earth “Who the F*** Are We?” Jane Jo, Benji Kast, Seth Skundrick, Evan Wise
  • Deadliest Catch “Mayday Mayday” Rob Butler, ACE, Isaiah Camp, ACE, Joe Mikan, ACE, Art O’Leary  Ian Olsen, Josh Stockero
  • How To With John Wilson “How To Cook the Perfect Risotto”Adam Locke-Norton

BEST EDITED VARIETY TALK/SKETCH SHOW OR SPECIAL:

  • 8:46 Steven Bognar
  • Dave Chappelle: The Kennedy Center Mark Twain Prize For American Humor Jon Alloway, Chester G Contaoi, Brian Forbes, Brad Gilson, Pi Ware
  • David Byrne’s American Utopia Adam Gough, ACE
  • Saturday Night Live “Tom Hanks” Paul Del Gesso, Yanni Feder, Daniel Garcia, Jack Klink, Richard Lampasone, Ryan McIlraith, Sean McIlraith, Steven Pierce, Christopher Salerno, Devon Schwab, Ryan Spears, Jason Watkins

BEST EDITED ANIMATION (NON-THEATRICAL):

  • Big Mouth “Nick Starr” Felipe Salazar
  • Bob’s Burgers “Bob Belcher and the Terrible, Horrible, No Good, Very Bad Kids” Jeremy Reuben
  • BoJack Horseman “Nice While It Lasted” Brian Swanson
  • Rick and Morty “Rattlestar Ricklactica” Lee Harting

WandaVision: cosa è stato adattato dai fumetti e cosa no

WandaVision: cosa è stato adattato dai fumetti e cosa no

Sebbene il MCU si sia spesso distaccato da quanto raccontato nei fumetti, WandaVision è comunque rimasto abbastanza fedele al materiale originale. Ciò non significa che tutto sia stato adattato esattamente allo stesso modo. Tuttavia, la serie è riuscita a cogliere ciò che i fan dei fumetti già sapevano dei personaggi. Screen Rant ha raccolto gli elementi che nella serie sono stati presi in prestito dai fumetti e quelli che invece sono stati ignorati:

Agatha è la governante di Franklin Richards

Alcuni fan di WandaVision potrebbero non essersi resi conto che l’arco narrativo di Agnes nei fumetti è completamente diverso rispetto a ciò che abbiamo visto nella serie. Dopo il suo debutto in “Fantastici Quattro #94”, Agnes è diventata la governante del potentissimo Franklin Richards.

WandaVision ha escluso qualsiasi riferimento agli istinti materni di Agatha, poiché nei fumetti era stata protettiva nei confronti di Franklin a livelli davvero estremi. La serie ambientata nel MCU ha persino proposto una Agatha molto più giovane rispetto alla sua vera età nei fumetti, dove il personaggio è a tutti gli effetti una donna anziana.

Agatha durante i Processi alle streghe di Salem

I Processi alle streghe di Salem si sono svolti nel 1693 e WandaVision ha mostrato un flashback relativo proprio a questo periodo. Si trattava di un riferimento alla storia delle origini di Agatha nei fumetti, essendo una delle streghe originali che hanno – appunto – preso parte ai Processi alle streghe di Salem. Tuttavia, il suo ruolo non è stato adattato fedelmente, poiché è stato mostrato che la versione del MCU era quella di una Agatha sotto processo.

Scarlet Witch e Quicksilver sono i figli di Magneto

Lo status di Magneto come padre di Scarlet Witch e Quicksilver è noto a tutti i fan dei fumetti. La cosa è stata rivelata in “The Vision and Scarlet Witch #1”, con Magneto confermato come padre dei due personaggi fino a quando non è stato ricollegato nella storyline della serie “AXIS”. Tuttavia, Magneto ha avuto quel ruolo nella maggior parte degli adattamenti.

WandaVision ha escluso completamente questa connessione, poiché è stato mostrato che i suoi genitori sono dei normali Sokoviani. Sono stati visti in un flashback relativo all’infanzia di Wanda, consolidando così il loro ruolo di genitori in questa continuity, senza lasciare alcuna possibilità a Magneto di assumere la sua ben nota posizione.

Scarlet Witch ha veri poteri magici

Anche se alcune previsioni in merito al finale non si sono avverate, è stato almeno stabilito che Scarlet Witch ha dei veri poteri magici. Si tratta di un riferimento ai fumetti in cui inizialmente si diceva fosse una mutante, con una storia di “Uncanny Avengers” del 2015 e i fumetti di “Scarlet Witch” del 2016 che hanno poi rivelato che aveva dei veri tratti magici.

Più o meno allo stesso modo, WandaVision ha stabilito che i poteri che ha ottenuto dalla Gemma della Mente hanno solo amplificato le sue abilità preesistenti. È sempre stata conosciuta come Scarlet Witch e alla fine ha accettato questa nuova identità.

Scarlet Witch crea la realtà alternativa a causa di Quicksilver

In “House of M #1”, Wanda aveva usato i poteri della Magia del Caos per creare una nuova realtà, dove i mutanti erano liberi da ogni persecuzione. Sebbene WandaVision fosse in qualche modo simile a questa parte della storia, ha tralasciato comunque il fatto che fosse stato Quicksilver a convincere Wanda a creare questa realtà.

Al suo posto, la serie ambientata nel MCU ha fatto trasformare Westview in una realtà idilliaca dove poter sfuggire dal dolore. Quicksilver si è presentato in qualche modo, ma non era il vero Pietro, né ha avuto alcun ruolo nelle azioni di Wanda.

I piani di Visione per una vera famiglia

La seconda metà di WandaVision ha rivelato che la casa che Scarlet Witch aveva ricreato come sua e di Visione, era stata in realtà acquistata da quest’ultimo. Nei piani di Visione, i due si sarebbero dovuti trasferire lì e iniziare una vita insieme, ma la sua morte ha ovviamente infranto tale possibilità.

Nella serie, questo era in realtà un riferimento a Visione che portava la sua nuova moglie, Wanda, a vivere a Leonia, nel New Jersey, in “The Vision and the Scarlet Witch #1”. Il fumetto aveva anche mostrato i tentativi della coppia di stare alla larga da coloro che disapprovava la loro unione, qualcosa di molto simile alle intenzioni di Scarlet Witch in WandaVision.

Visione riconosce Ultron come suo padre

WandaVision ha portato due versioni di Visione sul piccolo schermo. Quello che però la serie non ha fatto è stato far riconoscere a Visione di essere il “figlio” di Ultron. In “Avengers Vol. 1 #57”, Ultron aveva creato Visione con l’esplicita intenzione di avere un figlio tutto suo.

Visione ha accettato Ultron come suo “padre”, ma ha scelto di andare contro il suo iniziale condizionamento antagonista. La serie ambientata nel MCU ha fatto solo riferimenti scarsi a Ultron, con solo il background relativo alla creazione di Visione da parte di Ultron, ma senza alcun riferimento alla questione “paternità”.

I costumi dei personaggi nei fumetti

WandaVisionIl MCU ha spesso evitato di adattare il look dei personaggi così come rappresentato nei fumetti. Questo per evitare che i supereroi abbiano un aspetto campy nelle loro varie apparizioni sul grande schermo.

Tuttavia, WandaVision ha rappresentato una sorta di eccezione alla regola, soprattutto nell’episodio di Halloween. I costumi indossati da Wanda e Visione, infatti, erano molto simili ai loro costumi abituali nei fumetti, una scelta probabilmente dettata dal volere prendere in giro la controparte fumettistica.

La rottura tra Scarlet Witch e Visione

Nei fumetti, i personaggi si sono separati molte volte nel corso degli anni. Nell’arco narrativo di “Avengers Disassembled”, Wanda aveva nuovamente perso il controllo, ma Visione si era rifiutato di tornare da lei in quell’occasione. In “West Coast Avengers #42”, invece, Visione era stato smontato e il suo matrimonio con Scarlet Witch annullato dopo che era stato riassemblato.

WandaVision ha scelto di tralasciare questo aspetto, poiché i due personaggi sono rimasti insieme fino a quando Visione è svanito, dopo che Wanda ha fatto scomparire l’Hex. Neanche il Visione bianco ha mai davvero rotto nemmeno con Wanda, dal momento che è fuggito dopo aver recuperato i ricordi della sua vita passata.

I poteri di Speed e Wiccan

Il finale di WandaVision ha lasciato ovviamente molte domande, come ad esempio quella relativa al futuro dei figli di Wanda. Nella serie, Tommy e Billy erano stati creati insieme all’Hex, con diversi riferimenti ai loro poteri come descritti nei fumetti.

In realtà, Tommy e Billy sono rispettivamente Speed ​​e Wiccan nei fumetti. La serie ambientata nel MCU mostrava le stesse capacità di super velocità ed energia mistica nei ragazzi, sebbene queste fossero attive solo all’interno della falsa realtà.

Justice League: Zack Snyder rivela i piani originali per L’Enigmista

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Zack Snyder è attualmente impegnato con la promozione della Snyder Cut di Justice League. Nonostante il regista abbia più e più volte escluso la possibilità di un sequel, sappiamo che in origine la sua idea iniziale era quella di realizzare una vera e propria trilogia (in stile Il Signore degli Anelli, come spiegato dallo stesso Snyder).

I due sequel inizialmente programmati avrebbero dovuto coinvolgere non soltanto Darkseid, i viaggi nel tempo e la sequenza del Knightmare, ma includere anche uno dei più celebri nemici di Batman, ossia l’Enigmista. Parlando con Beyond the Trailer, il regista ha spiegato che c’erano stati dei tentativi di includere il personaggio di Edward Nygma nel film dedicato a Batman che avrebbe dovuto realizzare Ben Affleck. “All’epoca, Ben Affleck ci stava pensando”, ha spiegato Snyder. “Ma non credo che si fosse ancora impegnato a dirigerlo. Era troppo presto.”

Parlando invece dell’impiego del personaggio nel sequel di Justice League, ha spiegato: “Mi è piaciuto l’uso dell’Enigmista da parte di Lex Luthor per cercare di capire l’Equazione dell’Anti-vita. Ho pensato che come concetto fosse davvero interessante e anche il fatto che lo avremmo usato nel film per cercare di spiegarlo. È una grande equazione, è un mistero, è lui che potrebbe decifrarlo… e alla fine lo fa, ma bisognava vedere il film per scoprirlo. Ho pensato che fosse piuttosto interessante. L’Enigmista era come uno strumento. E lo stava facendo per conto di Lex.”

Il regista ha concluso rivelando: “Il fatto è che il viaggio di Batman in quella parte del film era cercare di scoprire cosa stesse facendo Lex. Quindi lo avrebbe seguito fino al momento in cui non avrebbe trovato una soluzione. Sarebbe stato un classico momento dal film: stava seguendo le tracce del mistero per trovarlo.”

Zack Snyder’s Justice League uscirà in streaming uscirà il 18 marzo 2021 in esclusiva digitale, disponibile per l’acquisto su Amazon Prime Video, Apple Tv, Youtube, Google Play, TIMVISION, Chili, Rakuten TV, PlayStation Store, Microsoft Film & TV.

Justice League è il film del 2017 diretto da Zack Snyder e rimaneggiato da Joss Whedon. Nel film vedremo protagonista Henry Cavill come SupermanBen Affleck come BatmanGal Gadot come Wonder WomanEzra Miller come Flash, Jason Momoa come Aquaman e Ray Fisher come Cyborg. Nel cast anche Amber HeardAmy AdamsJesse EisenbergWillem DafoeJ.K. Simmons e Jeremy Irons. I produttori esecutivi del film sono Wesley Coller, Goeff Johns e Ben Affleck stesso.

The Boys: spin-off, due attrici nel cast

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The Boys: spin-off, due attrici nel cast

Dopo l’annuncio arriva la notizia di ingressi nello spin-off di The Boys. Jaz Sinclair, ex allieva di Chilling Adventures of Sabrina, è stata scelta come protagonista nello spin-off di Amazon The Boys. Sinclair interpreterà Marie, una dei giovani supereroi. Si unisce a Lizze Broadway, che interpreta la collega giovane supereroe Emma. Lo spinoff di The Boys ha lanciato il suo primo ruolo da protagonista mentre Lizze Broadway è stata scelta per interpretare Emma.

Scritto dal produttore esecutivo di The Boys Craig Rosenberg, lo spinoff senza titolo di The Boys, che è stato messo in sviluppo accelerato su Amazon la scorsa estate, è ambientato nell’unico college americano esclusivamente per giovani supereroi adulti (e gestito da Vought International). È descritta come una serie irriverente e classificata come R che esplora le vite dei Supes competitivi e ormonali mentre mettono alla prova i loro confini fisici, sessuali e morali, competendo per i migliori contratti nelle migliori città. In parte spettacolo universitario, in parte Hunger Games – con tutto il cuore, la satira e il volgare di The Boys.

Benedict Cumberbatch commenta l’assenza di Doctor Strange in WandaVision

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In molti erano pronti a scommettere che Doctor Strange sarebbe apparso nell’episodio finale di WandaVision, ma alla fine non è stato così. In realtà, non sappiamo se in origine un’apparizione del personaggio era prevista, o se nei piani dei Marvel Studios non c’è mai stata la volontà di includere lo Stregone Supremo nella storia (nonostante i velati riferimenti sia da parte di Agatha Arkness che nella seconda scena post-credits).

Ora, durante un’intervista con Jake’s Takes, l’attore britannico ha finalmente commentato la sua assenza nell’acclamata serie Disney+, scusandosi con i fan. “Mi dispiace di avervi deluso. Ma ero piuttosto impegnato. Lo so, sarebbe stato divertente. O almeno, immagino. Si sarebbe collegato alla presenza di Elizabeth Olsen in Doctor Strange 2… però, tutto a tempo debito! Siamo nel bel mezzo delle riprese ora. Abbiamo iniziato a girare da prima di Natale. È tutto molto eccitante.

La questione dell’assenza di Doctor Strange in WandaVisionè stata affrontata anche da Jac Schaeffer, showrunner della serie, in un’altra intervista con TV Line. In merito al mancato coinvolgimento di Strange dalla show targato Disney+, Schaeffer ha ammesso: “Ci sono state molte conversazioni. Abbiamo avuto conversazioni con il team su un possibile collegamento con Doctor Strange 2. È così che sono andate le cose”. Quando però il sito ha chiesto allo showrunner se il team di WandaVision abbia mai contattato il team di Cumberbatch per realizzare un cameo, Schaeffer ha glissato, ammettendo: “Non posso parlare di questo genere di cose.”

Il collegamento tra WandaVision e Doctor Strange 2

Nella seconda scena post-credits dell’episodio finale WandaVision, Wanda che si è ritirata in una baita isolata, in mezzo alle montagne innevate. La vediamo mentre prepara del tè, ma poi scopriamo che c’è una sua proiezione astrale in una camera, che sta studiando il Darkhold.

In quel momento sentiamo salire la colonna sonora di Doctor Strange, composta da Michael Giacchino per il film del 2016. Si tratta, ovviamente, di un’anticipazione riguardo ciò che avverrà in futuro, ossia che la questione del potere di Scarlet Witch troverà una sua spiegazione o risoluzione in Doctor Strange in the Multiverse of Madness.

Jared Leto parla del ritorno nei panni del Joker ed elogia Zack Snyder

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Sappiamo che Zack Snyder ha avuto la possibilità di realizzare una serie di riprese aggiuntive per il suo taglio di Justice League in arrivo il prossimo 18 marzo in America e in Italia. Grazie ai reshoot, il regista ha così potuto aggiungere alla sua versione del cinecomic il personaggio del Joker di Jared Leto, già apparso in Suicide Squad del 2016.

Ad oggi sappiamo che il supercriminale apparirà in una scena ambientata nel Knightmare e che si troverà faccia a faccia con il Batman di Ben Affleck. Ora, in una recente intervista con Entertainment Tonight, è stato chiesto proprio a Leto com’è stato riprendere il ruolo del Clown Principe del Crimine (ricordiamo che all’inizio la Warner Bros. aveva tutta una serie di piani per il personaggio, piani che sono sfumati dopo il flop del cinecomic di David Ayer). L’attore premio Oscar ne ha quindi approfittato per elogiare il lavoro di Snyder.

“È un segreto che ho dovuto nascondere per tantissimo tempo, quindi anche solo poterne parlare ora è divertente”, ha spiegato Leto. “Snyder conosce quel mondo come nessun altro. Ha davvero a cuore il personaggio. E si preoccupa moltissimo per i fan. Ero felice all’idea di far parte di questo suo viaggio e di raccontare quella storia… raccontarla nel modo in cui lui ha sempre sognato. È stato divertente immergermi nuovamente nel personaggio.”

In concomitanza con le dichiarazioni di Jared Leto, è arrivata online anche una nuova immagine dell’attore nei panni del Joker dal set della Snyder Cut, condivisa attraverso Vero dallo stesso Zack Snyder. Nella didascalia che ha accompagnato la foto, Snyder ha ringraziato Leto per avergli permesso di “avvicinarsi” a lui così tanto, in riferimento ai rigidi protocolli di sicurezza che la troupe ha dovuto seguire durante le riprese aggiuntive a causa del Coronavirus. Potete ammirare la foto di seguito:

Zack Snyder’s Justice League uscirà in streaming uscirà il 18 marzo 2021 in esclusiva digitale, disponibile per l’acquisto su Amazon Prime Video, Apple Tv, Youtube, Google Play, TIMVISION, Chili, Rakuten TV, PlayStation Store, Microsoft Film & TV.

Justice League è il film del 2017 diretto da Zack Snyder e rimaneggiato da Joss Whedon. Nel film recitano Henry Cavill come SupermanBen Affleck come BatmanGal Gadot come Wonder WomanEzra Miller come Flash, Jason Momoa come Aquaman e Ray Fisher come Cyborg. Nel cast figurano anche Amber HeardAmy AdamsJesse EisenbergWillem DafoeJ.K. Simmons e Jeremy Irons. I produttori esecutivi del film sono Wesley Coller, Goeff Johns e Ben Affleck stesso.

MCU: Gwyneth Paltrow disposta a tornare, ma ad una condizione

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MCU: Gwyneth Paltrow disposta a tornare, ma ad una condizione

Gwyneth Paltrow ha ammesso che sarebbe disposta a tornare nei panni di Pepper Potts nel MCU soltanto in un ruolo minore, magari in un breve cameo. L’attrice premio Oscar ha fatto il suo debutto nell’universo condiviso grazie al primo Iron Man del 2008. Da allora, ha continuato a recitare in molti altri titoli Marvel, inclusi i due sequel di Iron Man, Spider-Man: Homecoming e gli ultimi due Avengers, Infinity War e Endgame

Nonostante le numerose apparizioni, Pepper Potts è sempre stato un personaggio minore all’interno del più ampio franchise, correlato essenzialmente alla vita e alle avventure di Tony Stark. Tuttavia, durante l’atto finale di Endgame, è apparsa nell’armatura costruita da Tony assumendo l’identità di Rescue e insieme agli altri eroi ha combattuto contro l’esercito di Thanos. Da allora, Paltrow aveva specificato che quella sarebbe stata la sua ultima apparizione importante nel MCU, ma alcune recenti dichiarazioni hanno lasciato intendere che forse potrebbe anche esserci uno spazio per Pepper sul grande schermo.

Gwyneth Paltrow ha svelato a People che sarebbe disponibile a tornare nel MCU, ma soltanto ad una condizione. Sembra, infatti, che l’attrice non voglia ritornare in una veste significativa, ma preferirebbe apparire in un ruolo minore, o magari in un breve cameo, se ne avesse avuto l’opportunità. Ha spiegato che l’ideale sarebbe, nell’eventualità, riuscire a filmare le sue scene in un giornata, al massimo in due. “Se fosse per una piccola parte, che potrei magari girare in un giorno o due, ovviamente sarei disponibile”, ha spiegato.

Pepper Potts e l’eredità di Tony Stark nel MCU

La prospettiva di un eventuale ritorno di Pepper Potts è ovviamente eccitante, soprattutto se ciò significherebbe rivedere anche il costume di Rescue. Ovviamente, uno standalone dedicato al personaggio è da escludere, ma probabilmente non è neanche mai stato nei piani dei Marvel Studios. Di certo, riportare indietro Pepper potrebbe essere un modo per rivisitare l’eredità di Tony Stark e di sua figlia Morgan, specialmente dopo la tragica morte dell’eroe in Endgame

Elizabeth Olsen non sapeva nulla del Multiverso quando ha girato WandaVision

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Nonostante quanto visto in WandaVision, Elizabeth Olsen ha confessato che non sapeva quali fossero i piani dei Marvel Studios per il Multiverso fino a quando non ha iniziato a girare Doctor Strange in the Multiverse of Madness. Poco dopo la fine delle riprese dell’acclamata serie Disney+, Olsen è volata a Londra per cominciare le riprese dell’atteso sequel di Doctor Strange

Diretto da Sam Raimi, il sequel dovrebbe mostrarci cosa è successo a Wanda (e di conseguenza a Scarlet Witch, ora che il personaggio ha finalmente accettato la sua identità di strega) dopo la scioccante scena post-credits dell’episodio finale di WandaVision Nonostante sia stato già menzionato in precedenza, il MCU si prepara ad affrontare concretamente il Multiverso e le sue conseguenze proprio all’interno della Fase 4. In molti speravano che i Marvel Studios avrebbero utilizzato proprio WandaVision per gettare le basi di tale concetto, specie dopo l’entrata in scena del falso Pietro, ma alla fine non è stato così.

Sulla scia del finale della serie, Elizabeth Olsen ha ammesso a Variety (via Screen Rant) che non era a conoscenza del fatto che i Marvel Studios volessero gettare le basi del Multiverso mentre era impegnata nella produzione di WandaVision; l’attrice pensava che il Pietro di Evan Penters fosse soltanto un modo “ingegnoso” per riportare indietro Quicksilver. Tuttavia, quando ha iniziato a lavorare al sequel di Doctor Strange, ha compreso meglio ciò che l’universo condiviso ha in serbo per il suo pubblico.

“Non sapevo del Multiverso quando stavamo girando WandaVision”, ha spiegato l’attrice. “Quindi non potevo immaginare che fosse ciò che stava accadendo. Ho pensato che fosse soltanto un modo intelligente per avere indietro Pietro. Ho capito il piano più ampio relativo al Multiverso solo quando ho iniziato a lavorare a Multiverse, cioè al sequel di Doctor Strange.”

Doctor Strange in the Multiverse of Madness vedrà Benedict Cumberbatch tornare nel ruolo di Stephen Strange. Diretto da Sam Raimi, il sequel vedrà anche Wanda Maximoff/Scarlet Witch (Elizabeth Olsen) assumere un ruolo da co-protagonista dopo WandaVision.

La sceneggiatura del film porterà la firma di Jade Bartlett e Michael Waldron. Oltre a Cumberbatch e Olsen, nel sequel ci saranno anche Benedict Wong (Wong), Rachel McAdams (Christine Palmer), Chiwetel Ejiofor (Karl Mordo) e Xochitl Gomez (che interpreterà la new entry America Chavez).

Doctor Strange in the Multiverse of Madness arriverà al cinema il 25 marzo 2022. Le riprese sono partite a Londra a novembre 2020 e avranno luogo anche a New York, Los Angeles e Vancouver. Nel sequel dovrebbe apparire in un cameo anche Bruce Campbell, attore feticcio di Sam Raimi. Al momento, però, non esiste alcuna conferma in merito.

The Flash: ufficiale il ritorno di Kiersey Clemons nei panni di Iris West

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Kiersey Clemons, che ha interpretato Iris West in una scena tagliata dalla versione cinematografica di Justice League, tornerà nei panni del personaggio per l’atteso The Flash, andando così ad affiancare Ezra Miller nei panni di Barry Allen e Michael Keaton e Ben Affleck in quelli delle rispettive iterazioni di Batman.

Anche se finora non è stato rivelato molto in merito alla trama del film, pare che la storia sarà fortemente ispirata alla famose serie a fumetti “Flashpoint”. Se ciò dovesse essere confermato, nel film vedremo Barry Allen saltare da una linea temporale all’altra e, probabilmente, sarà in questo modo che avrà l’opportunità di incontrare il Batman di Keaton. Tuttavia, non è chiaro ad oggi come il film possa spianare la strada ad eventuali progetti futuri legati al DCEU, come ad esempio il sequel di Aquaman.

Ora, secondo quanto riportato da The Hollywood Reporter, l’attrice Kiersey Clemons tornerà in The Flash per interpretare Iris West. Nonostante sia una figura importante nei fumetti di Flash, nonché il principale interesse amoroso di Barry Allen, Iris è stata tagliata dalla versione cinematografica di Justice League. Tuttavia, la ritroveremo nell’attesissima Snyder Cut, che arriverà su in America e in Italia il prossimo 18 marzo. Tuttavia, sarà il cinecomic di Andy Muschietti a segnare il debutto ufficiale del personaggio sul grande schermo e, di conseguenza, nel DCEU.

Tutto quello che c’è da sapere su The Flash

Ricordiamo che The Flash arriverà al cinema il 1 luglio 2022. Il film sarà diretto da Andy Muschietti, regista di IT e IT – Capitolo Due. Ezra Miller tornerà a vestire i panni del Velocista Scarlatto dopo essere apparso in un cameo in Batman v Superman: Dawn of Justice e in Justice League.

Confermata anche la presenza di Michael Keaton e Ben Affleck, che torneranno entrambi a vestire i panni di Batman. Nel cast ci saranno anche Billy Crudup, che sarà di nuovo Henry Allen (il padre di Barry, già visto in Justice League) e la new entry Sasha Calle (Febbre d’amore) che interpreterà Supergirl. Il film dovrebbe essere ispirato alla serie a fumetti “Flashpoint” del 2011, scritta da Geoff Johns e disegnata da Andy Kubert.

Black Panther 2: Ryan Coogler sulle difficoltà nello scrivere il sequel

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Ryan Coogler, regista di Black Panther, uno dei cinecomic di maggior successo del MCU, tornerà dietro la macchina da presa per l’attesissimo sequel che arriverà già nel 2022 e che, purtroppo, sarà orfano del suo incredibile protagonista, Chadwick Boseman, scomparso tragicamente ad agosto dello scorso anno.

Ospite del podcast “Unbothered” di Jemele Hill, il regista ha parlato proprio delle difficoltà che sta riscontrando durante la pre-produzione di Black Panther 2, proprio a causa della dipartita di Boseman. Il regista ha spiegato di aver iniziato a lavorare allo script del sequel da prima della scomparsa dell’attore, e che in seguito al tragico avvenimento ha dovuto lavorare sodo per far convivere il suo dolore con la responsabilità di tracciare un nuovo percorso narrativo per il film. A detta del regista, si è trattato di un processo incredibilmente difficile.

“Una cosa che ho imparato da quando sono su questa Terra è che, al di là di come la si guardi, è difficile riuscire ad avere un’idea su qualcosa mentre la stai vivendo. Si tratta di uno dei dolori più profondi che abbia mai dovuto affrontare nella mia vita: dover portare avanti un progetto senza una persona in particolare. Questa persona era il collante che teneva insieme tutto”, ha dichiarato Coogler.

“Ognuno di noi ha una vita privata e una vita professionale. Quando ami il tuo lavoro, le due cose si fondono. E così la tua vita diventa il tuo lavoro per la maggior parte del tempo”, ha aggiunto. “Sto cercando di fare proprio questo. Trovare un equilibrio tra lavoro e vita privata. Sto lavorando per costruire due cose che possano stare in piedi da sole. Ma non ci sono ancora riuscito. Questa è senza dubbio la cosa più difficile che abbia mai dovuto fare nella mia vita professionale.”

Black Panther 2 e l’eredità di Chadwick Boseman

Nel corso dell’intervista, Ryan Coogler ha anche spiegato quanto sia stato strano passare circa un anno a scrivere dialoghi per Chadwick Boseman che, alla fine, l’attore non avrebbe mai potuto interpretare. La sua morte ha avuto un forte impatto su milioni di persone in tutto il mondo, e coloro che hanno lavorato con lui e si preparavano a tornare sul set insieme, senza dubbio si sono ritrovati in una posizione a dir poco straziante. Certamente, il compito di Coogler non è dei più semplici, dal momento che oltre a portare avanti la storia di T’Challa e di Wakanda, dovrà anche trovare un modo per omaggiare l’eredità di Boseman.

Black Panther 2 arriverà nelle sale l’8 luglio 2022. Il presidente dei Marvel Studios, Kevin Feige, ha confermato che T’Challa, il personaggio interpretato al compianto Chadwick Boseman nel primo film, non verrà interpretato da un altro attore, né tantomeno ricreato in CGI. Il sequel si concentrerà sulle parti inesplorate di Wakanda e sugli altri personaggi precedentemente introdotti nei fumetti Marvel.

Letitia Wright (Shuri), Angela Bassett (Ramonda), Lupita Nyong’o (Nakia), Danai Gurira (Okoye), Winston Duke (M’Baku) e Martin Freeman (Everett Ross) torneranno nei panni dei rispettivi personaggi interpretati già nel primo film. L’attore Tenoch Huerta è in trattative con i Marvel Studios per interpretare il villain principale del sequel.

Women in Comics: 22 fumettiste USA per la prima volta in mostra in Europa

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Preceduta da quattro incontri in streaming arriva a Roma, direttamente da New York, in esclusiva europea, la mostra Women in Comics curata da Kim Munson e dalla leggendaria Trina Robbins. La straordinaria collettiva di 22 artiste statunitensi che “hanno fatto la Storia del fumetto nordamericano”, in programma dal 1° giugno 2021 a Palazzo Merulana, è promossa dall’Ambasciata degli Stati Uniti in Italia e co-prodotta da ARF! Festival e Comicon.

WOMEN IN COMICS: GLI INCONTRI.

Con la curatela della fumettista e illustratrice Rita Petruccioli (Bao Publishing, Il Castoro, Mondadori) e della giornalista Francesca Torre (StayNerd.it, Inside Art) i quattro incontri in streaming metteranno alcune delle migliori autrici di Women in Comics – in diretta dagli Stati Uniti – a confronto con cinque tra le più rappresentative colleghe italiane, su tematiche di grande rilevanza socio-culturale e attualità legate ai movimenti femministi e l’arte militante, al corpo femminile e la sua rappresentazione nel disegno, all’antirazzismo, il transfemminismo e l’intersezionalità, alla violenza e il rapporto tra generi e identità nel fumetto.

Questo il calendario degli incontri che si svolgeranno tutti alle ore 18:

Giovedì 18 marzo 2021: Fumetto e femminismi: e noi dove eravamo? Trina Robbins (dagli USA) incontra Silvia Ziche (dall’Italia), moderate dalla scrittrice Susanna Raule.

Giovedì 15 aprile 2021: Corpi rivoluzionari e donne che li disegnano”. Emil Ferris e Coleen Doran (dagli USA) incontrano Sara Pichelli (dall’Italia), moderate dal giornalista RAI Riccardo Corbò.

Giovedì 13 maggio 2021: “Balloon intersezionali”. Alitha Martinez e Ebony Flowers (dagli USA) incontrano Fumettibrutti ed Elisa Macellari (dall’Italia), con la moderazione a cura Bande de Femmes.

Giovedì 10 giugno 2021: Drawing Power: raccontare la violenza a fumetti”. Trininad Escobar (dagli USA) incontra Rita Petruccioli (dall’Italia), con la moderazione a cura della Casa delle donne Lucha Y Siesta.

 

WOMEN IN COMICS: LA MOSTRA.

Arriva a Roma l’esposizione originale che è stata allestita una sola volta nel 2020 alla Galleria della prestigiosa Society of Illustrators di New York, l’Associazione professionale fondata da Henry S. Fleming nel 1901 (oggi diretta da Anelle Miller) che, oltre alle mostre, dal 1959 ogni anno, produce e pubblica Illustrators Annual, considerato uno dei più importanti cataloghi di illustrazione del mondo.

Composta da 90 opere originali la mostra Women in Comics, che aprirà il 1° giugno a Palazzo Merulana, propone una storia di autodeterminazione dei comics nordamericani grazie alle sue 22 protagoniste che, dal fumetto vintage degli anni ’50 al graphic novel più autoriale, esplorando temi come amore, sessualità, creatività, discriminazione, indipendenza, attraversa la psichedelia degli anni ’70 e del fumetto underground, fino alla scena contemporanea mainstream di Marvel DC Comics.

“Questa mostra” – sottolinea la curatrice Kim Munson“è una rappresentazione dell’ampia gamma e diversità delle donne che operano nei fumetti e dei tanti generi in cui stanno lavorando, siano esse memorie personali, storie per bambini, di supereroi, di genere epico/fantasy, o ancora nel graphic journalism e nella grafica editoriale.”

Accanto alle tavole di Trina Robbins, vera e propria icona “militante” del fumetto underground e dell’attivismo femminista che nel 1986 è stata la prima fumettista della storia a disegnare Wonder Woman per una major come la DC Comics, saranno presenti opere originali di Afua Richardson e Alitha Martinez (entrambe autrici afroamericane e attiviste, vincitrici dell’Eisner Award per il loro lavoro su World of  Wakanda della Marvel, serie spin-off del già “politico” Black Panther di Ta-Nehisi Coates), di Colleen Doran (che ha disegnato sui testi di sceneggiatori del calibro di Neil Gaiman e Alan Moore) e di Emil Ferris, il cui graphic novel La mia cosa preferita sono i mostri (pubblicato in Italia da Bao Publishing) è diventato un vero successo editoriale di critica e pubblico, premiato anche con il Fauve d’Or al Festival Internazionale di Angoulême come “Miglior fumetto dell’anno” del 2018.

E ancora: Ebony Flowers (autrice di Hot Comb, considerato da Guardian, Washington Post e Believer uno dei migliori libri del 2019), Trinidad Escobar (fumettista e poetessa filippina di San Francisco, dove insegna al California College of the Arts), Tillie Walden (Su un raggio di sole, Bao), Jen Wang (Il Principe e la sarta, Bao), Joyce Farmer (Special Exits, Eris Edizioni) e tante altre.

WOMEN IN COMICS: IL DOCUFILM.

Completerà il programma la proiezione di She Makes Comics della regista Marisa Stotter (Respect Films, 2014), un film/documentario – “la storia mai raccontata delle donne nell’industria dei fumetti” – che verrà proiettato per la prima volta in Italia a ciclo continuo nella sala espositiva di Palazzo Merulana e sarà collegato ad un progetto didattico che coinvolgerà le scuole italiane.

Noir in Festival XXX: Raymond Chandler incontra il Re del Terrore

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Volge al termine il Noir in Festival, che cala il sipario sulla 30ma edizione con tanti imperdibili incontri nella giornata conclusiva di venerdì 12 marzo.

Protagonista indiscusso sarà l’irlandese John Banville, maestro del genere premiato dal Noir con il Raymond Chandler Award alla carriera, che si racconterà in uno speciale incontro in streaming intervistato dal CEO di Film London Adrian Wootton (ore 12.00, su Facebook e YouTube). John Banville, nelle librerie italiane dal 15 aprile con il suo ultimo Delitto d’inverno (Guanda), ripercorrerà le tappe della sua carriera di scrittore, giornalista e sceneggiatore, e saluterà il pubblico del Noir in Festival anche nel corso della cerimonia di premiazione (in diretta su MYmovies a partire dalle ore 19.30).

Accanto ad un maestro come John Banville, l’ospite d’onore della serata sarà Diabolik, attraverso le immagini inedite del backstage dell’ultimo attesissimo film dei Manetti Bros.dedicato al Re del terrore. Durante la serata di chiusura, che sarà trasmessa esclusivamente su MYmovies, i fratelli Manetti saranno protagonisti di un incontro sulla loro carriera, che ha mosso i primi passi proprio al Noir durante gli anni a Courmayeur con l’episodio De Generazione e il premiato Piano 17, fino ad arrivare all’ultimo Diabolik di cui i registi mostreranno in anteprima un inedito backstage, grazie alla collaborazione con Rai Cinema e 01 Distribution.

La cerimonia di premiazione incoronerà il vincitore del Premio Giorgio Scerbanenco, Tullio Avoledo, premiato dalla giuria letteraria per il suo Nero come la notte (Marsilio), e culminerà con l’assegnazione del Premio Caligari per il miglior noir italiano dell’anno e del Black Panther Award per il miglior film.

Nel corso della giornata sarà inoltre assegnato per la prima volta il Premio Speciale Caligari per la creatività produttiva a cavallo tra i generi nel cinema italiano di oggi ad Andrea Paris, Matteo Rovere e Sydney Sibilia, menti delle factories produttive Ascent Film e Groenlandia (ore 16.00, su MYmovies, Facebook e YouTube).

Il programma di venerdì 12 propone ancora un ricco palinsesto di incontri: da Charlotte Link (ore 11.00, su Facebook e YouTube), autrice tedesca contemporanea di maggior successo che in dialogo con Alessandra Casella racconterà la nuova indagine della sua Kate Linville in Senza Colpa (Corbaccio), a Gianrico Carofiglio (ore 18.00, su Facebook e YouTube) con il suo ultimo emozionante giallo La disciplina di Penelope (Mondadori), che durante la conversazione con John Vignola racconterà la sua nuova protagonista, l’ex pubblico ministero Penelope Spada. Seguirà la conversazione con Paolo Roversi: il vincitore del Premio del Pubblico – Noir in festival per il romanzo noir italiano più votato dai lettori tra i semi finalisti del Premio Scerbanenco con Psychokiller (Sem), presenterà con Luca Crovi Il pregiudizio della sopravvivenza (Marsilio), ottava avventura del giornalista hacker Enrico Radeschi.

Il programma del 30° Noir in Festival si chiude con l’anteprima di Les Apparences, il nuovo lavoro di Marc Fitoussi, che il regista presenterà in diretta in conclusione alla cerimonia di premiazione; il film, tratto dal romanzo Betrayal della svedese Karin Alvtegen, sotto la maschera della commedia cela un sofisticato thriller psicologico (ore 21.00, MYmovies). Ultimo appuntamento per la retrospettiva dedicata a Lucio Fulci con Le porte del silenzio(ore 22.00, MYmovies).

Il Noir in Festival si svolge in streaming gratuito su tutto il territorio nazionale sulla piattaforma MYmovies.it e sui canali social del festival (Facebook, YouTube, Instagram). Tutti i film saranno disponibili per 24 ore dalla data di prima programmazione, previa prenotazione.

Thor: Love and Thunder, Natalie Portman tutta muscoli sul set

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Thor: Love and Thunder, Natalie Portman tutta muscoli sul set

Natalie Portman è stata avvistata sul set di Thor: Love and Thunder, film in cui tornerà ad essere la Dottoressa Jane Foster, ma questa volta con qualche aggiornamento in più. A giudicare dalle braccia muscolose sfoggiate in queste immagini, sembra che l’attrice abbia preso molto sul serio la prossima evoluzione del suo personaggio, che, come sappiamo dalla storia dei fumetti, diventerà il nuovo Thor.

Ecco le foto che stanno spopolando su Twitter:

Thor: Love and Thunder è il titolo ufficiale del quarto capitolo sulle avventure del Dio del Tuono nel MCU, ma ad impugnare il Mjolnir stavolta sarà Jane Foster, interpretata di nuovo da Natalie Portman, come confermato sabato durante il panel dei Marvel Studios al Comic-Con. L’uscita nelle sale è fissata invece al 11 febbraio 2022.

Taika Waititi tornerà alla regia di un film dei Marvel Studios dopo Thor: Ragnarokcosì come Chris Hemsworth e Tessa Thompson riprenderanno i rispettivi ruoli di Thor e Valchiria dopo l’ultima apparizione in Avengers: Endgame. L’ispirazione del progetto arriva dal fumetto “The Mighty Thor”, descritto da Waititi come “la perfetta combinazione di emozioni, amore, tuono e storie appassionanti con la prima Thor femmina dell’universo“.

Wildland: recensione del film di Jeanette Nordahl #NoirinFest

Wildland: recensione del film di Jeanette Nordahl #NoirinFest

In concorso alla XXX edizione del Noir in Festival, Wildland è il primo lungometraggio della regista danese Jeanette Nordahl, già assistente alla regia nella fortunata serie tv Borgen – Il potere, oltre che di film danesi come Carl Mørk – 87 minuti per non morire e il successivo  The absent one – Battuta di caccia. In quest’edizione del Festival, Nordahl è tra le più attese della nutrita pattuglia al femminile. Ci si aspetta molto da questo giovane talento, classe 1985. Il suo film, ultimato nel 2019, infatti ha già convinto alla Berlinale 2020, dove è entrato a far parte della sezione Panorama.

 Wildland, la trama

La diciassettenne Ida, Sandra Guldberg Kampp, perde la madre in un incidente d’auto. Viene così affidata alla zia materna, Bodil, Sidse Babett Knudsen, che la accoglie a casa sua, dove vive con i figli Jonas, Joachim Fjelstrup, e Mads, Besir Zeciri, la moglie di Jonas, Marie, Sofie Torp, e la nipotina. Poco dopo si unisce a loro anche il terzo figlio di Bodil, David, Elliot Crosset Hove, con la sua ragazza Anna, Carla Philip Røder. Ida li osserva, non sa cosa aspettarsi da loro. Presto si rende conto che Bodil ha un legame morboso con i figli. I tre fanno tutto ciò che dice la madre, che dirige letteralmente le loro vite. In più, la famiglia ha dei loschi affari e mentre Bodil si occupa della parte “amministrativa”, i tre figli fanno il lavoro sporco. Presto anche Ida viene coinvolta, come nuovo membro della famiglia e sperimenta su di sé quanto sia complicato svincolarsi da quel legame malato. Quando la situazione si complica ulteriormente, Ida è costretta a una scelta difficile.

La famiglia è una terra selvaggia e pericolosa

wildland recensioneA prima vista il titolo del film, Wildland, “terra selvaggia”, sembrerebbe in aperto contrasto con l’immagine che lo accompagna: una famiglia apparentemente normalissima seduta su un divano. Non vi è infatti nessun segno di catastrofi, di minacce incombenti legate al mondo della natura, una natura che si riveli un pericolo per l’uomo e lo metta a dura prova. È proprio questo che la regista vuole mostrare: come una famiglia, che dovrebbe essere il luogo più sicuro, in cui ci si sente più protetti, possa essere invece quello in cui si è più in pericolo, peggio di una giungla. Soprattutto se, come nel caso dei protagonisti, si tratta di una famiglia disfunzionale, dedita ad attività criminali. Jeanette Nordahl dunque si mostra ben più interessata ai meccanismi emotivi, relazionali e psicologici che possono innescare una situazione di tensione, di suspense e di pericolo, piuttosto che a indagare pericoli esterni.

Wildland entra a pieno nella contraddizione e ne esplora i paradossi, grazie anche a un gruppo di buoni attori che riescono a incarnarne le varie sfumature. Tra questi spicca, nel ruolo della matriarca Bodil, Sidse Babett – già protagonista della serie tv  Borgen – il Potere, ha lavorato con Susan Bier, Emmanuelle Bercot e con Ron Howard per Inferno.  

La giovane Ida, timida e indecifrabile, è invece interpretata da Sandra Guldberg Kampp, con la sua fresca grazia. Ella si pone inizialmente come outsider che osserva questo gruppo e le sue dinamiche, ma ne viene presto risucchiata, proprio a causa della natura perversa dei legami in gioco. Se da una parte la ragazza percepisce come assurdo il funzionamento di questa famiglia e vorrebbe staccarsene, dall’altra ne trae un senso di protezione e appartenenza e  si fa lusingare dalle attenzioni di una madre ossessivamente protettiva, a suo modo perfino amorevole, che non si rende conto di danneggiare i figli proprio mentre cerca di proteggerli, essendo al tempo stesso manipolatrice. Una splendida Sidse Babett  sa abilmente incarnare entrambi gli aspetti di questa sorta di mostro a due teste che è Bodil.  I tre figli maschi rappresentano in vario modo le tre declinazioni dell’essere succubi: Jonas sembra il più responsabile, ma è un burattino nelle mani della madre, David è il più fragile, vorrebbe ribellarsi ma non ne ha la forza e così annulla sé stesso nella dipendenza, Mads è un bambinone. Ma i veri punti di forza del film sono le figure femminili. Sono le giovani donne quelle che potrebbero in qualche modo sovvertire questo ordine malato. Non tanto Marie, quanto la stessa Ida ed anche Anna, la compagna di David. Sembrano quelle più forti e più in grado di autodeterminarsi, ma qui la regista delude in parte le aspettative, non dando a queste tre figure lo slancio che sembravano promettere. Forse una su tre prenderà una strada diversa. Lasciamo allo spettatore scoprire chi sarà.

wildland filmAd ogni modo, l’ambiguità, l’ambivalenza dei legami morbosi al centro del film avvince lo spettatore, alimenta la sua curiosità, insieme a un sentimento di angoscia crescente, dovuto all’aggravarsi della situazione, man mano che una vera e propria trappola si stringe attorno all’ultima arrivata, Ida. Dunque, il film funziona, pur con qualche sbavatura in scrittura: qualche traccia narrativa accennata e poi abbandonata, dunque prescindibile. Il film è scritto da Ingeborg Topsøe e basato su un’idea della regista assieme alla stessa Topsøe. Un evento tragico nel sottofinale e il finale aperto lasciano sul piatto più di un interrogativo, e se quest’indeterminatezza può non piacere a tutti, si tratta di una scelta d’impatto, che spinge lo spettatore ad immaginare un possibile futuro.

Wildland conferma quindi in Jeanette Nordahl un talento da seguire.

The Spellbound: la recensione del film di Pascal Bonitzer #NoirinFest

Ci sono poche cose pericolose come le ossessioni generate dall’amore, e proprio intorno a tale sentimento si costruisce il nuovo film del regista francese Pascal Bonitzer, dal titolo The Spellbound. Noto per aver precedentemente realizzato titoli come Encore e Piccoli tradimenti, egli si affida ora per il suo nuovo lungometraggio ad un racconto dello scrittore Henry James, intitolato The Way it Came. Nasce da qui una storia che fa del proprio mistero continuo il suo punto di forza, gettando lo spettatore nel vortice di una vicenda più complessa di quello che potrebbe sembrare. Tra inganni e piccoli ma decisivi dettagli, l’amore diventa il teatro ideale tanto per la vita quanto per la morte.

Presentato in concorso alla 30° edizione del Noir in Festival, il film ha per protagonista la disincantata Coline (Sara Giraudeau). In cerca di un’occupazione stabile, questa inizia a scrivere per una rubrica mensile intitolata “La storia del mese”. Per il suo primo articolo le viene affidato il caso di Simon (Nicolas Duvauchelle). L’uomo, che abita in una remota baita sui Pirenei, racconta infatti di aver visto il fantasma di sua madre al momento del trapasso di questa. Scettica circa la realisticità dell’evento, Coline si mette in marcia per incontrare Simon. Parlando con questi, la donna si ritrova coinvolta in un gioco di seduzione quantomai insolito, scoprendo a sue spese che i fantasmi possono essere più reali di quanto si creda.

Un noir tra amore e incanto

The Spellbound è traducibile in italiano come “Gli incantati“, e descrive perfettamente i due protagonisti della storia. Coline appare essere una donna senza grandi certezze nella vita, alla ricerca di qualcosa di vero a cui potersi aggrappare. Simon, in modo simile, sembra aver perso ogni contatto con la realtà, ritirandosi ad una vera e propria vita da eremita. Per loro sembra non poterci essere più magia, eppure, come sempre accade, questa si presenta nel momento più inaspettato. Prima di vedere ciò, però, Bonitzer sceglie di mostrarci i personaggi per come saranno alla fine del viaggio.

La scena d’apertura del film, infatti, si svolge a tre anni di distanza dagli eventi poi narrati. Ha così inizio un viaggio a ritroso, che permette tanto di confrontare il dopo con il prima, quanto di entrare nel cuore delle tematiche del film. Quella che apparentemente sembra essere una classica storia d’amore, possessione e ossessione, svela in realtà significati più nascosti e affascinanti. L’intera opera si muove infatti su un costante equilibrio tra la vita e la morte, e al centro di questi due valori si trova naturalmente l’amore.

Bonitzer si sbilancia ora verso il primo ora verso il secondo in base a chi tra Coline e Simon assume maggior rilevanza. Se la prima è alla disperata ricerca di qualcosa di vivo, altrettanto non si può dire dell’uomo. Con il progredire della storia, il confine tra vita e morte diverrà sempre più labile, lasciando ai personaggi il compito di scegliere da quale parte stare. L’amore, che può ferire o uccidere, diventa allora il pretesto per raccontare tale eterno conflitto, attraverso il quale si cerca di indagare l’animo umano e il suo rapporto con tali sentimenti.

The Spellbound recensione

The Spellbound: la recensione

Rarefatto come l’aria delle montagne dove si svolge buona parte della storia, The Spellbound ricorda per atmosfera un’opera come Personal Shopper. Anche in questa, infatti, vi è l’elemento metafisico del fantasma, e anche in questo si cercavano risposte all’elaborazione del lutto. Meno compiuto del film di Assayas, questo di Bonitzer pecca forse di uno svolgimento non sempre all’altezza del materiale di partenza. Alcuni passaggi narrativi sembrano infatti rallentati da un gioco ad inizi poco evidente, che se da un lato può stimolare la visione di alcuni spettatori, dall’altro rischia di spazientire chi è meno disposto a concedere il proprio tempo.

Se c’è un elemento di forza evidente nel film, oltre al suo mistero generale, è però senza dubbio la presenza dell’attrice protagonista. Sara Giraudeau, con i suoi grandi occhi blu, incarna perfettamente l’incanto del titolo, riuscendo infine a far sviluppare un certo trasporto nei suoi confronti. Grazie a lei, Bonitzer ha modo di condurre fino alla fine il gioco del suo film, che seppur imperfetto presenta ugualmente elementi su cui poter riflettere. Ancora una volta, a chi vorrà lasciarsi possedere, sarà possibile accedere a chiavi di lettura di non immediata comprensione.

Hangry Butterflies – la rinascita delle farfalle dal 15 marzo su Rai 3

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Debutterà Lunedì 15 Marzo in onda su Rai3 Hangry Butterflies – la rinascita delle farfalle, iil documentario diretto e scritto da Maruska Albertazzi.

Fotografia Francesco Andreoli, Montaggio Pietro Morana. Musiche di Giulia Ananìa e Marta Venturini. Con le canzoni di Giulia Ananìa Una produzione BLINDSPOT STUDIOS con RAI CINEMA. Prodotto da Francesco Romeres e Alessandro D’Amario.

La trama

Dietro l’hashtag #larinascitadellefarfalle c’è una community di migliaia di ragazze, spesso giovanissime, che grazie alla loro forza diventano ogni giorno più consapevoli e unite. Un gruppo di guerriere che, attraverso i propri profili social, sono riuscite a creare una rete vera, fisica, reale a cui aggrapparsi nei momenti più difficili. Hangry Butterflies racconta del primo incontro dal vivo tra un gruppo di queste ragazze: hanno tra i 14 e i 22 anni e stanno guarendo dal disturbo del comportamento alimentare. Storie che si intrecciano, che si toccano, che scivolano l’una nell’altra come in un gioco di scatole cinesi. Perché queste ragazze sono una la sponsor dell’altra. Sono oltre 3 milioni in Italia le persone che convivono con disturbi del comportamento alimentare. Tra queste 2,3 milioni sono adolescenti. “Hangry” è un neologismo nato unendo “hungry” – affamato – e “angry” – arrabbiato” –  e descrive quella sensazione di nervosismo, rabbia e inquietudine che ci prende quando siamo affamati e non possiamo mangiare.  Milioni di donne, in questo momento, sono “hangry” e non perché non hanno accesso al cibo. Perché se lo negano.  All’anoressia, alla bulimia e agli altri disturbi dell’alimentazione è dedicato il 15 Marzo, la Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla.  Il Fiocchetto Lilla è il Simbolo della lotta contro i Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA), ed è il simbolo di una lotta per il diritto alla cura contro un’epidemia che sta prendendo dimensioni sempre più preoccupanti, alla quale non vengono ancora destinati fondi sufficienti e specifici.

In questo periodo il sistema sanitario nazionale è rallentato dalla pandemia in corso: negli ultimi 4 mesi del 2020 c’è stato un incremento del 30% rispetto al 2019 delle richieste di presa in carico presso le asl per i DCA. E solo nei primi 6 mesi del 2020 sono state registrate 230.458 prese in carico di DCA, soprattutto tra i più giovani. 

Justice League Snyder Cut può considerarsi “canonico”? Zack Snyder dice la sua

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La Snyder Cut di Justice League in arrivo il prossimo 18 marzo sarà un film molto diverso rispetto a quello arrivato nelle sale nel 2017, ma che piaccia o meno, le decisioni creative messe in atto da Joss Whedon, alla fine, hanno avuto un impatto su ciò che abbiamo visto in Aquaman e Shazam!

Naturalmente, adesso sarebbe impossibile rendere “canonica” la storia raccontata nella Snyder Cut, qualcosa di cui sembra essere assolutamente consapevole perfino Zack Snyder. Ospite all’interno del podcast DC Cinematic, al regista è stato proprio chiesto in che modo il suo taglio del cinecomic si inserirà all’interno del più ampio DCEU, con lo stesso che ha ammesso che la sua versione non potrà mai essere considerata realmente “canonica”.

“È interessante… in un certo senso, all’interno del DCEU, o qualunque cosa sia diventato, quella trilogia (L’uomo d’acciaio, Batman v Superman, Justice League) è come se fosse diventata qualcosa di isolato, una cosa a sé stante. La mia versione di Justice League non è ‘canonica’. Per la Warner Bros. lo è la versione di Joss Whedon.”

“Nella loro mente, quella fa parte del canone”, ha aggiunto Snyder. “Quello che ho fatto io, invece, non lo è. Nella sua totalità. Ma alla fine mi sta bene così, per sento che non avrei mai potuto realizzare il mio film, in totale autonomia, sapendo che sarebbe stato canonico. Alla fine, la Warner Bros. sta percorrendo tutta un’altra strada. E non c’è nulla che io possa fare al riguardo. È una decisione che non spetta a me.”

Zack Snyder’s Justice League uscirà in streaming uscirà il 18 marzo 2021 in esclusiva digitale, disponibile per l’acquisto su Amazon Prime Video, Apple Tv, Youtube, Google Play, TIMVISION, Chili, Rakuten TV, PlayStation Store, Microsoft Film & TV.

Justice League è il film del 2017 diretto da Zack Snyder e rimaneggiato da Joss Whedon. Nel film recitano Henry Cavill come SupermanBen Affleck come BatmanGal Gadot come Wonder WomanEzra Miller come Flash, Jason Momoa come Aquaman e Ray Fisher come Cyborg. Nel cast figurano anche Amber HeardAmy AdamsJesse EisenbergWillem DafoeJ.K. Simmons e Jeremy Irons. I produttori esecutivi del film sono Wesley Coller, Goeff Johns e Ben Affleck stesso.

MCU: i 10 più grandi tradimenti visti nel franchise

MCU: i 10 più grandi tradimenti visti nel franchise

Il MCU è pieno di personaggi ambigui che fingono di essere chi in realtà non sono. Al di là dei cattivi in piena regola, però, ci sono moltissimi personaggi che si muovono lungo una linea davvero sottile, a metà strada fra luce e oscurità, agendo spesso in modo amorale, senza però mai esagerare. Proprio per questo, i tradimenti più inaspettati e dolorosi sono spesso arrivati da coloro che nessuno avrebbe mai additato come una vera minaccia. Screen Rant ha raccolto i 10 più grandi tradimenti visti nel Marvel Cinematic Universe:

Clint volta le spalle ai Vendicatori

Il dolore può spingere le persone a compiere gesti totalmente folli. Ognuno ha il suo modo di elaborarlo, con alcuni che decido di intraprendere un percorso spesso oscuro per liberarsi da rabbia e frustrazione. Dopo la scomparsa della sua famiglia in seguito allo Snap, Clint intraprende un percorso accecato dalla rabbia e dalla vendetta, assumendo l’identità di Ronin e diventando a tutti gli effetti un serial killer.

Certo, uccide solo i cattivi, ma la verità è che la rabbia di Ronin non è altro che una proiezione di uno stato di autodistruzione. Clint rincorre la morte, scegliendo missioni sempre più violente e spericolate. Sceglie di abbandonare tutti i suoi precedenti legami con i Vendicatori, in un momento in cui avrebbe dovuto essere lì per loro.

Ultron sfrutta Wanda e Pietro

Quando i gemelli Wanda e Pietro Maximoff si incontrano con Ultron, si uniscono al suo piano per distruggere i Vendicatori. Nutrendo un forte rancore nei confronti di Tony Stark, i gemelli aiutano l’intelligenza artificiale a manipolare la squadra, colpendoli nei loro punti deboli. I Maximoff credono che Ultron voglia semplicemente eliminare i Vendicatori, ma la verità è molto più oscura.

In realtà, il robot vuole eliminare il mondo intero, giustificando le sue azioni affidandosi a ad un vecchio tropo secondo cui è giusto, per un cattivo, distruggere prima e creare dopo. Ultron sfrutta la perdita e il dolore dei gemelli per usare i loro poteri contro i Vendicatori. Tuttavia, una volta che se ne rendono conto, si uniscono alla battaglia contro di lui.

Obadiah vuole uccidere Tony

All’inizio del suo viaggio nel MCU, Tony vede Obadiah Stane come un amico e un collega, ma soprattutto come un mentore e una figura paterna. In realtà Stane, il secondo in comando alla Stark Industries, vuole rilevare la compagnia e trama il rapimento e l’eventuale assassinio di Tony. Il suo piano fallisce quando Tony costruisce la tuta di Iron Man e sfugge al pericolo mortale.

Il ruolo di Obadiah in qualità di cattivo non è stato sorprendente per il pubblico. Tuttavia, lo è stato per Tony: vedere una delle persone più importanti della sua vita rivoltarsi contro di lui è stato sicuramente un duro colpo per il “genio, miliardario, playboy, filantropo”.

L’Antico usa il potere della Dimensione Oscura

Mistico, prepotente e quasi etereo, l’Antico è un mentore per ogni studente di Kamar-Taj. È saggio ma misterioso, accessibile ma distante. A causa della sua vasta conoscenza, è un enigma per quasi tutti quelli che lo circondano.

L’Antico è uno dei personaggi più complessi del MCU. Sa cosa deve fare e comprende che a volte le regole devono essere infrante o piegate per vincere la guerra. Tuttavia, il suo uso del potere della Dimensione Oscura per sostenere la sua lunga vita è stato visto come un grande tradimento, con Mordo che rimane disilluso da lui e dalla stregoneria in generale. 

Lo SHIELD utilizza il Tesseract per costruire armi

Uno dei punti principali della trama del primo film degli Avengers è la natura ambigua dello S.H.I.E.L.D. Dopo la visita di Thor sulla Terra, le autorità decidono che la Terra ha bisogno di un sistema di difesa più elevato per combattere gli Dei e i mostri che si stanno generando rapidamente.

L’uso del Tesseract da parte dello S.H.I.E.L.D. per creare armi di distruzione di massa è un piano sorprendentemente fuorviante. Come dice Thor, è solo un segno che la Terra è pronta per una forma di guerra superiore. Il fatto che lo S.H.I.E.L.D. riconduca tutto alla guerra è un chiaro segnale che non tutto è come sembra all’interno dell’organizzazione.

Ave, Hydra!

E parlando dello S.H.I.E.L.D., Captain America: The Winter Soldier rivela quanto sia veramente corrotta l’organizzazione. Alexander Pierce, segretario del Consiglio di sicurezza mondiale, è in realtà un agente dell’Hydra responsabile del caos in tutto il mondo: il suo obiettivo è che le persone cedano volontariamente la loro libertà in cambio della sicurezza.

Pierce riesce quasi a far raggiungere all’Hydra il suo obiettivo. Riesce a ingannare il mondo intero, vivendo una vita lunga, piena di criminalità e caos. Pierce e l’Hydra si dimostrano incredibilmente astuti e spietati, facendo sembrare tutti intorno a loro, incluso Nick Fury, dei dilettanti. 

N’Jobu si schiera con Klaue

Il fratello minore del re T’Chaka, N’Jobu, è una spia wakandiana a Oakland, in California. A causa della sua esposizione nei confronti del mondo esterno, N’Jobu si radicalizza. Arriva a vedere l’isolamento di Wakanda come un errore e vuole usare il vibranio per avviare una rivoluzione globale per le persone di origine africana.

Le opinioni estremiste di N’Jobu lo portano a schierarsi con Ulysses Klaue, rivelandogli l’esistenza di Wakanda e aiutandolo a rubare una scorta di vibranio. L’attacco provoca la morte di diversi cittadini wakandiani, che a sua volta porta alla caduta in disgrazia di N’Jobu e alla sua morte.

Quasi tutto quello che ha fatto Loki

Se c’è un personaggio nel MCU che è sinonimo di tradimento, quello è certamente Loki. Dopotutto, è il Dio dell’Inganno, ed è più che all’altezza del suo titolo. Di volta in volta, Loki tradisce suo fratello maggiore, riuscendo a ingannare il Dio del Tuono nove volte su dieci.

Loki non è necessariamente malvagio: è solo un misantropo narcisista che vuole essere il re ad ogni costo. Loki ha un lato anche morbido che viene alla luce di tanto in tanto. Tuttavia, considerando che comunque è un pluriomicida, la redenzione è probabilmente qualcosa che non avrebbe mai potuto ottenere in una sola vita.

Nebula “tradisce” i Vendicatori

Non è esattamente giusto dire che Nebula tradisce i Vendicatori, perché in realtà non è la “vera” Nebula a farlo. È il suo sé del passato, quello ancora ciecamente fedele a Thanos, che volta le spalle agli eroi più potenti della Terra e porta il Titano Pazzo e il suo esercito nel futuro.

La Nebula del presente non può fare altro che guardare mentre la sua sé del passato rovina il viaggio nel tempo con alcune delle sue attività disoneste. Il tradimento complica le cose per i Vendicatori e provoca quasi un secondo, ancora più letale Snap. Alla fine le cose si risolvono quando i Vendicatori finalmente si riuniscono.

Steve mente per proteggere Bucky

La relazione di Steve con Bucky Barnes è parecchio complicata. Più che un’amicizia, Steve e Bucky condividono un legame che nessun altro, nemmeno il pubblico, può comprendere appieno. In un certo senso, sono l’uno l’amore della vita dell’altro. Che sia di natura romantica o meno, è un’altra questione, ma il punto è che sono entrambi disposti a morire per l’altro.

Una volta scoperta la verità sul coinvolgimento di Bucky nella morte dei genitori di Tony, Steve continua a mantenere il segreto, condannando alla fine anche sé stesso. Il suo errore provoca una gigantesca frattura nei Vendicatori, che può essere risolta solo una volta che la minaccia del Titano Pazzo diventa imminente. Non è solo un gigantesco tradimento nei confronti della fiducia di Tony, ma è anche la cosa più codarda che abbia mai fatto.

A casa tutti bene – la serie: annunciata la nuova serie tv Sky Original

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Svelato il cast di A casa tutti bene – la serie, il primo progetto per la TV firmato da Gabriele Muccino, reboot dell’omonimo film campione di incassi del 2018 del regista vincitore del David di Donatello. Le riprese della serie prodotta da Sky e Marco Belardi per Lotus Production – società di Leone Film Group, inizieranno il 15 marzo a Roma, dove continueranno fino all’estate, per un debutto su Sky e NOW TV previsto nel 2021.

Per la serie, un family drama in otto episodi girati da Gabriele Muccino e da lui scritti insieme a Barbara Petronio, Andrea Nobile, Gabriele Galli, Camilla Buizza, un grande cast corale a interpretare i membri della numerosa famiglia – nei suoi due rami – al centro della storia.

A casa tutti bene – La Serie quando esce e dove vederla in streaming

A casa tutti bene – La Serie uscirà a novembre 2021 su SKY. A casa tutti bene – La Serie in streaming sarà disponibile su NOW.

Il cast di A casa tutti bene – la serie tv

Laura Morante (Lacci, Ciliegine, Ricordati di me) e Francesco Acquaroli (Fargo, Suburra – la serie, Alfredino – Una storia italiana) guidano il cast nei ruoli di Alba e Pietro Ristuccia, proprietari del ristorante La Villetta, a Roma, e genitori di Carlo, Sara e Paolo interpretati rispettivamente da Francesco Scianna (Baarìa, La mafia uccide solo d’estate, Latin Lover), Silvia D’Amico (The Place, Hotel Gagarin, Christian) e Simone Liberati (Petra, La profezia dell’armadillo, Suburra).

Euridice Axen (Gli Infedeli, Loro, Il Processo) è Elettra, ex moglie di Carlo, mentre l’esordiente Sveva Mariani interpreta Luna, la figlia della coppia, legata a Manuel, il cuoco del ristorante La Villetta interpretato da Francesco Martino (L’oro di Scampia, Catturandi – Nel nome del padre). Nei panni di Ginevra, attuale compagna di Carlo, Laura Adriani (Tutta colpa di Freud, Non c’è più religione).Antonio Folletto (Gomorra – la serie, Capri-Revolution, I bastardi di Pizzofalcone) è invece il compagno di Sara, Diego.

Quindi i Mariani: Paola Sotgiu (Suburra – la serie) interpreta Maria Ristuccia (in Mariani), sorella di Pietro e madre di Sandro e Riccardo Mariani, nei cui panni figureranno Valerio Aprea (Boris, Figli, Smetto quando voglio) e Alessio Moneta (1992, Baciami ancora). Emma Marrone (Gli anni più belli) interpreta la compagna di Riccardo, Luana, mentre Milena Mancini sarà Beatrice, la compagna di Sandro.

Nel cast anche il giovanissimo Federico Ielapi (Pinocchio, Quo vado?, Tutti per 1 – 1 per tutti), Maria Chiara Centorami (Come saltano i pesci, Universitari – Molto più che amici) e Mariana Falace (Gli anni più belli, Si vive una volta sola).

La trama di A casa tutti bene – la serie tv

Un segreto legato a una dolorosa vicenda del passato torna all’improvviso nelle vite dei Ristuccia, proprietari del ristorante La Villetta, da quarant’anni uno dei più rinomanti locali della Capitale. Siamo nel cuore del rione Trastevere, a Roma. Carlo, la nuova compagna Ginevra e la sorella Sara sono sempre lì, tutti i giorni, ad aiutare i genitori Pietro e Alba nella gestione dell’attività. Unico assente Paolo, il fratello artista, che nessuno sa dove sia. Un giorno, però, un evento inaspettato sconvolge gli equilibri familiari. I Mariani, un altro ramo della famiglia, reclamano un posto all’interno dell’attività, minacciando di far riemergere un terribile segreto dal passato dei Ristuccia che ancora oggi ha delle profonde conseguenze nelle vite dei protagonisti.

A CASA TUTTI BENE – LA SERIE | Su Sky e NOW TV nel 2021

Avengers: Endgame, Anthony Mackie e Sebastian Stan hanno contribuito al finale

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Kevin Feige ha spiegato che Anthony Mackie e Sebastian Stan hanno contribuito alla scena finale di Avengers: Endgame, in cui i rispettivi personaggi (Sam Wilson e Bucky Barnes) hanno detto addio al loro caro amico Steve Rogers (Chris Evans). Quest’ultimo, infatti, grazie alla scoperta del viaggio nel tempo da parte dei Vendicatori, ha deciso di tornare nel passato e vivere finalmente la sua vita insieme a Peggy Carter (Hayley Atwell).

Secondo quanto raccontato da Feige a Variety, parte di ciò che abbiamo visto sullo schermo nel finale di Avengers: Endgame non era nella sceneggiatura. Il boss dei Marvel Studios ha spiegato che, in realtà, sono stati proprio Mackie e Stan a suggerire la scena sulla panchina. Inizialmente, Sam doveva essere l’unico dei due ad avvicinare a Steve, ma sono stati proprio gli attori a far sì che la scena prendesse una direzione diversa.

“In realtà, sono stati Anthony e Sebastian a inventare il blocco per la scena della panchina alla fine di Endgame. Si avvicinano a Steve Rogers insieme. Nella sceneggiatura, soltanto Sam notava questo signore anziano seduto su una panchina. Hanno avuto quest’idea che iniziavamo a camminare insieme, e poi Sam si faceva avanti. Anche l’idea di lui che tiene lo scudo ed esclama: ‘Sembra che appartenga a qualcuno altro’, è stata loro.”

Sam Wilson e Bucky Barnes sono stati entrambi una parte fondamentale dell’arco narrativo di Steve Rogers nel MCU. Nel finale di Endgame, Steve ha ufficialmente lasciato in eredità a Sam lo scudo di Captain America, spianando così la strada agli eventi dell’attesissima serie The Falcon and the Winter Soldier, che debutterà su Disney+ il prossimo 19 marzo.

Avengers: Endgame è arrivato nelle nostre sale il 24 aprile 2019, diventando il maggior incasso nella storia del cinema. Nel cast del film – tra gli altri – figurano Robert Downey Jr.Chris EvansMark RuffaloChris Hemsworth e Scarlett Johansson. Dopo gli eventi devastanti di Avengers: Infinity War, l’universo è in rovina a causa degli sforzi del Titano Pazzo, Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti in vita dopo lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi ancora una volta per annullare le azioni del villain e ripristinare l’ordine nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle conseguenze che potrebbero esserci.

Titans of Cult: a marzo nuove steelbook in Edizione Limitata

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Titans of Cult: a marzo nuove steelbook in Edizione Limitata

Dal 22 marzo, dopo il successo di “Mad Max: Fury Road”, “Blade Runner – The Final Cut” e “Wonder Woman”, torna “Titans of Cult” – la prestigiosa collana di Steelbook in Edizione Limitata che omaggia i grandi cult del cinema – con la special edition di  “Batman”.

Jack Nicholson è Joker, che dopo un orribile incidente si è trasformato in un folle criminale. Michael Keaton è Batman, che in seguito ad un trauma infantile è diventato un vigilante mascherato. Kim Basinger è Vicki Vale, la fotoreporter di talento desiderata da entrambi. In questa sua nuova speciale edizione, “Batman”, l’incredibile spettacolo diretto da Tim Burton, con le canzoni di Prince e la colonna sonora di Danny Elfman, sarà disponibile in edizione Steelbook a 2 dischi, con il film disponibile in 4K Ultra HD e in Blu-Ray, la Joker Card e un’esclusiva spilletta in metallo.

In arrivo dal 12 marzo anche “Wonder Woman 1984”, la “Titans of Cult” Steelbook Limited Edition di “Pacific Rim, oltre ai cult sci-fi “Il Pianeta Proibito” di Fred M. Wilcox (che festeggia quest’anno il suo 65esimo anniversario) e “L’uomo che fuggì dal futuro” (primo lungometraggio di George Lucas, al suo 50esimo anniversario), disponibili per la prima volta in una speciale edizione Steelbook Blu-Ray, che conterrà anche il poster originale delle pellicole.

WONDER WOMAN 1984:d al 12 marzo in DVD, Blu-Ray, 4K e Steelbook 4K

Wonder Woman 1984, l’attesissimo film diretto da Patty Jenkins con protagonista Gal Gadot, arriva in DVD, Blu-Ray, 4K e Steelbook 4K da venerdì 12 marzo.

Dalla regista Patty Jenkins e con protagonista Gal Gadot nel ruolo che dà il titolo al film, “Wonder Woman 1984” fa un balzo in avanti fino agli anni ’80, dove l’ultima avventura di Wonder Woman la vede cavalcare fulmini nel cielo, indossare ali dorate e inseguire un suo sogno mentre è alla caccia di due nuovi e formidabili nemici: Max Lord e Cheetah.

In “Wonder Woman 1984”, il destino del mondo è nuovamente in pericolo, e solo l’intervento di Wonder Woman riuscirà a salvarlo. Questo nuovo capitolo della storia di Wonder Woman, vede Diana Prince vivere tranquillamente in mezzo ai mortali nei vibranti e scintillanti anni ‘80—un’epoca di eccessi spinta dal bisogno di possedere tutto. Nonostante sia ancora in possesso di tutti i suoi poteri, mantiene un basso profilo, occupandosi di antichi manufatti e agendo come supereroina solo in incognito. Ma adesso, Diana dovrà uscire allo scoperto e fare appello alla sua saggezza, alla sua forza e al suo coraggio per salvare il genere umano da un mondo in pericolo di vita. Nel film sono protagonisti anche Chris Pine nel ruolo di Steve Trevor, Kristen Wiig in quello di Cheetah, Pedro Pascal è Max Lord, Robin Wright è Antiope e Connie Nielsen come Hippolyta.

Nelle versioni Blu-Ray e 4K sono inclusi i contenuti extra del film, tra cui spiccano gli speciali “Scene Studies”, “The Making Of Wonder Woman 1984” e “Gal & Kristen”. Tutte le versioni DVD, Blu-Ray, 4K e Steelbook 4K sono già disponibili per il pre-order su Amazon.

PACIFIC RIM: dal 12 marzo ‘Titans of Cult’ Steelbook Limited Edition

Quando una legione di mostruose creature aliene emerge dagli oceani, una guerra mortale ha inizio. Per combatterle, gli umani creano un’arma speciale: enormi robot, chiamati Jaeger. Ma anche i Jaeger sembrano impotenti di fronte alla ferocia delle creature. Sull’orlo della sconfitta, il genere umano non ha altra scelta che rivolgersi a due improbabili eroi chiamati a pilotare un obsoleto Jaeger come ultima speranza prima dell’apocalisse.

L’edizione Steelbook a 2 dischi (disponibile con il prezzo suggerito al pubblico di €34,99) include:

  • Il film Pacific Rim in 4K Ultra HD e in Blu-Ray
  • Un’esclusiva spilletta smaltata
  • Un poster da collezione

IL PIANETA PROIBITO: dal 12 marzo in Steelbook Blu-Ray

“Il Pianeta Proibito” è il precursore dei film di fantascienza moderni, un’opera all’avanguardia che è stata fonte inesauribile di ispirazione per infinite avventure spaziali cinematografiche degli anni successivi. Leslie Nielsen interpreta un comandante che con il suo incrociatore spaziale atterra sul pianeta Altair-4, dove vivono il professor Morbius (Walter Pidgeon), sua figlia (Anne Francis), un diligente robot Robby… e una terribile forza misteriosa. Realizzato con straordinarie scenografie in scala e con la prima colonna sonora interamente elettronica della storia del cinema, “Il Pianeta Proibito” è un film che appartiene a una galassia cinematografica tutta sua.

Di seguito i contenuti speciali della Steelbook Limited Edition che conterrà anche il poster originale del film:

  • Scene Eliminate e Filmati di Repertorio
  • 2 Sequel con protagonista Robby il robot:
  • Film “Il Robot e lo Sputnik”
  • “Robot Client”, un episodio originale della Serie Tv “L’Uomo Ombra”
  • Documentario Originale TCM Watch: “Science Fiction, the 1950s and Us”
  • 2 Featurette:
  • Amazing! Exploring the Far Reaches of Forbidden Planet
  • Robby the Robot: Engineering a Sci-Fi Icon
  • Estratti dalla Serie TV The MGM Parade
  • Trailer Cinematografici de “Il Pianeta Proibito” e “Il Robot e lo Sputnik”

L’UOMO CHE FUGGI DAL FUTURO: dal 12 marzo in Steelbook Blu-Ray

La prima visionaria pellicola di George Lucas ora in versione Director’s Cut. Un’agghiacciante esplorazione del futuro che può diventare un’avvincente valutazione del presente. “L’Uomo che Fuggì dal Futuro”, prima opera del grande regista George Lucas, ci propone un’indimenticabile interpretazione di Robert Duvall, nella parte di THX 1138. Il prigioniero THX, il cui corpo e la cui mente sono controllati da un sofisticato sistema computerizzato, tenterà l’impossibile fuga da un mondo in cui non esiste la parola libertà e l’amore è il peggiore crimine. “L’elemento più entusiasmante de L’Uomo che Fuggì dal Futuro non è tanto il messaggio quanto il mezzo – l’uso del film non per raccontare una storia ma per comunicare un messaggio. Sbalorditivo… affascinante… agghiacciante e incredibilmente potente”. (Charles Champlin, Los Angeles Times).

Di seguito i contenuti speciali della Steelbook Limited Edition che conterrà anche il poster originale del film:

  • Commento di George Lucas e Walter Murch
  • Cinema del suono: solo traccia audio degli effetti speciali
  • Master Sessions: Galleria Fotografica sul Lavoro Pioneristico di Walter Murch
  • 2 Documentari: A Legacy of Filmmakers: The Early Years of American Zoetrope e Artifact from the Future: The Making of THX 1138
  • Electronic Labyrinth THX 1138 4EB: il Cortometraggio Originale di George Lucas
  • Featurette della produzione originale: Bald

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