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Jumanji – The Next Level: il finale del film e come anticipa un sequel

Dopo Jumanji – Benvenuti nella Giungla Jumanji: The Next Level (qui la recensione) riporta sul grande schermo il cast stellare del film precedente, riportando i giocatori umani nei loro avatar di Jumanji per un’altra avventura. Ma questa volta ci sono alcuni volti nuovi tra i giocatori (come il nonno di Spencer, Eddie) e nuovi personaggi (come Ming il ladro). Tutto culmina in un assalto esagerato a un castello gigante per salvare il mondo, come dovrebbe essere in ogni trama di un videogioco. In questo approfondimento esploriamo allora come si arriva al finale esplosivo ed emozionante di Jumanji: The Next Level e come questo potrebbe determinare il futuro della serie di film.

La storia di Jumanji: The Next Level

Mentre si appresta ad affrontare la missione finale, il gruppo è ben consapevole della situazione precaria in cui si trova. La maggior parte del gruppo è stata ridotta a una sola vita per vari motivi, ad eccezione dei nuovi arrivati Bethany (nel corpo del cavallo Cyclone) e Alex (nel corpo di Seaplane McDonough) che ne hanno ancora tre. Scoprendo un fiume con le stesse proprietà di scambio dei personaggi che French e Martha avevano trovato in precedenza nel film, il gruppo è in grado di riallineare i propri personaggi per adattarli meglio ai propri punti di forza.

Questo porta il gruppo a tornare agli avatar che tutti usavano nell’originale (Spencer come Bravestone, Martha come Ruby, Bethany come Shelly e Fridge come Mouse), lasciando Eddie nel ladro, Ming Fleetfoot e Milo all’interno di Cyclone. Sebbene Eddie e Milo vengano prontamente catturati, il gruppo si dirige verso il castello del malvagio Jurgen il Brutale per cercare di salvarli, completando al contempo l’obiettivo del gioco di rubare la Pietra della Fenice al re barbaro. Sebbene Spencer e Martha riescano a salvare Eddie, Alex perde due delle sue vite per liberare Milo.

Jumanji-The-Next-Level-cast

Nel frattempo, i tentativi di distrazione di Fridge e Bethany funzionano (in qualche modo) abbastanza a lungo da permettere alla banda di riorganizzarsi e combattere Jurgen a testa alta. La battaglia viene vinta facilmente dai giocatori, mentre Jurgen cerca di fuggire con la pietra all’interno di un dirigibile. Spencer riesce a stargli dietro e persino a ucciderlo in battaglia, indebolendolo con una bacca di Jumanji e placcandolo fuori dall’aereo mentre esplode e inizia a schiantarsi intorno a loro. Spencer riesce poi a portare la Pietra della Fenice a Eddie, che sta cavalcando Milo (ora rivelatosi non solo un cavallo, ma un pegaso), ed Eddie la attiva accidentalmente, ponendo fine al gioco con la vittoria dei giocatori.

Cosa accade nel finale del film

Dopo aver vinto, il gruppo viene accolto da Nigel Billingsley, la guida NPC che ha organizzato la loro missione. Mentre la maggior parte di loro è felice di lasciare il gioco in pace, Milo decide di rimanere. Rivela al gruppo (tramite Fridge, che grazie alle sue competenze di zoologo è in grado di tradurre il linguaggio dei cavalli) di essere malato terminale, il che spiega perché abbia cercato di fare pace con Eddie. Ma, in questo mondo, non è in fin di vita. Al contrario, può rimanere e volare davvero come un pegaso, il che per Milo è come essere in paradiso. Il gruppo, dunque, lo saluta e Milo spicca il volo mentre gli altri lasciano il mondo del gioco.

Il gruppo si ritrova così in una situazione più felice di prima, con Spencer che rientra a pieno titolo nel gruppo. Anche il suo rapporto con Martha sembra essere in via di miglioramento. Nel frattempo, Eddie si reca al ristorante che lui e Milo avevano aperto insieme e che alla fine aveva portato alla loro rottura. Venendo a sapere che il ristorante attualmente non ha un gestore e che si trova in difficoltà, Eddie si offre di aiutarlo in modo da poter tornare al lavoro. Il film si conclude dunque con una nota felice per quasi tutti, tranne forse per la madre di Spencer e il tecnico del riscaldamento che finalmente arriva a casa, che stanno per attivare accidentalmente il gioco ancora una volta proprio mentre il film finisce.

Jumanji-The-Next-Level-sequel

Come il finale anticipa un sequel

La conclusione più importante di questo finale è che Jumanji non viene distrutto o nascosto dai personaggi principali. Con Milo che ora vive in quel mondo, è possibile che il gruppo abbia deciso di non smantellare il gioco come aveva fatto in precedenza. In qualsiasi momento, i giocatori potrebbero tornare in quel mondo e potenzialmente condurre una vita tranquilla e felice all’interno di esso. Anche se nessuno di loro sembra entusiasta di tornare indietro, dati i tanti pericoli, ciò significa che c’è in ogni caso la possibilità di tornare al gioco in futuro. Ma avrebbero potuto almeno nasconderlo in qualche modo per impedire a persone curiose come la madre di Spencer di toccarlo.

Ciò apre ad un possibile sequel in cui è proprio lei a venire risucchiata nel gioco o che il gioco si liberi completamente nel mondo reale, come suggerito dallo stormo di struzzi che corre per le strade durante la sequenza post-credits del film, in modo simile al film originale Jumanji. Questa potrebbe essere la direzione che prenderà la serie in futuro, il che potrebbe portare anche i personaggi del gioco a entrare nel mondo reale. Inoltre, Dwayne Johnson ha rivelato che il cattivo Jurgen il Bruto è in realtà un avatar di un personaggio sconosciuto, che sarà probabilmente esplorato nel sequel. Come noto, un Jumanji 4 verrà realizzato a breve, per cui non resta che attendere di saperne di più.

Frank Grillo: 10 cose che forse non sai sull’attore

Frank Grillo: 10 cose che forse non sai sull’attore

Nel corso della sua carriera l’attore Frank Grillo ha recitato in celebri film d’azione, dimostrando così la sua predilezione per tale genere. Tra le sue partecipazioni più recenti si annoverano quelle all’interno del Marvel Cinematic Universe, come anche i ruoli ricoperti per alcune note serie TV.

Ecco 10 cose che non sai di Frak Grillo.

I film e i programmi TV di Frank Grillo

1. Ha recitato in noti film d’azione. Grillo debutta al cinema nel 2002 con un ruolo nel film La cosa più dolce, e nello stesso anno recita anche in Minority Report, con Tom Cruise. Negli anni seguenti prende parte a noti titoli come Fuori controllo (2010), con Mel Gibson, Warrior (2011), con Tom Hardy e Joel Edgerton, The Grey (2011), Zero Dark Thirty (2012), con Jessica ChastainGangster Squad (2013), con Sean Penn, Anarchia – La notte del giudizio (2014) e La notte del giudizio – Election Year (2016). Ottiene poi una certa notorietà ricoprendo il ruolo di Crossbones in Captain America: The Winter Soldier (2014), Captain America: Civil War (2016) e Avengers: Endgame (2019), con Chris Evans. Ha poi recitato in Paradise Highway (2022), Shattered – L’inganno (2022), Lamborghini – The Man Behind the Legend (2022) e Superman (2025).

2. Ha preso parte a produzioni televisive. L’attore intraprende la propria carriera recitando nel ruolo di Hart Jessup nella soap opera Sentieri (1996-1999). Negli anni seguenti si fa notare grazie ad alcuni piccoli ruoli in serie come Wasteland (1999), The Shield (2002-2003), For the People (2002-2003) e Blind Justice (2005). Diventa poi noto per il ruolo di Nick Savrinn in Prison Break (2005-2006), per poi continuare a recitare per il piccolo schermo in serie come The Kill Point (2007), The Gates (2010), Kingdom (2014-2017) e Billions (2020), recitando accanto agli attori Paul Giamatti, Damian Lewis e Maggie Siff. Nel 2024 recita in Tulsa King e dà voce a Rick Flag Sr. in Creature Commandos. Riprende poi il ruolo in live action per la serie Peacemaker.

3. È anche produttore. Nel corso degli anni Grillo non si è occupato solo di recitazione, ma ha ricoperto anche il ruolo di produttore in diverse occasioni. Tra i film da lui prodotti si annoverano Point Blank: Conto alla rovescia (2019), con Anthony Mackie, Quello che non ti uccide (2020) – con gli attori Mel Gibson, Naomi Watts e Michelle YeohNo Man’s Land (2020), Copshop – Scontro a fuoco (2021), Shattered – L’inganno (2022) e Hounds of War (2024).

Frank Grillo instagram

Frank Grillo in Prison Break

4. Ha avuto un ruolo di rilievo nella prima stagione. All’interno della prima stagione di Prison Break l’attore ricopre il ruolo di Nick Savrinn, avvocato che aiuta Veronica Donovan nel dimostrare che Lincoln Burrows non ha ucciso Terrence Steadman. Intromessosi in una storia più grande di lui, Savrinn cercherà fino all’ultimo di fare la cosa giusta, finendo però ucciso brutalmente.

Frank Grillo ha interpretato Crossbones per la Marvel

5. Ha interpretato un celebre villain. Per la Marvel, l’attore ha ricoperto il ruolo di Brock Rumlow nel film Captain America: The Winter Soldier. Al termine di questo, il personaggio getta le basi per assumere i panni di Crossbones. Questi è uno spietato sicario, dotato di grande forza fisica ed esperienza nel combattimento corpo a corpo. L’attore ha poi ripreso il ruolo, seppur brevemente, per Captain America: Civil War e Avengers: Endgame.

Frank Grillo è Rick Flag Sr. in Superman e nel DCU

6. Ha interpretato il ruolo in più “formati”. Frank Grillo interpreta Rick Flag Sr. nel DCU, comparendo in Creature Commandos e Superman. L’attore ha poi ripreso il ruolo anche per la serie live action Peacemaker. Grillo ha inoltre collaborato con James Gunn per dare al personaggio tratti personali, inserendo fragilità interiori dietro la forza esteriore. L’attore ha inoltre rivelato di aver già letto gli script futuri, segno del ruolo centrale che Flag Sr. avrà nella nuova continuity del DCU.

Frank Grillo è su Instagram

7. Ha un account personale. L’attore è presente sul social network Instagram con un profilo seguito da 302 mila persone. All’interno di questo Grillo è solito condividere con i propri fan alcuni suoi momenti quotidiani, da quelli svago a quelli passati ad allenare il proprio fisico. Non mancano poi anche immagini promozionali dei suoi progetti da interprete.

Boss Level - Quello che non ti uccide Frank Grillo Mel Gibson

Frank Grillo parla italiano?

8. Ha origini italiane. Frank Grillo ha origini italiane da parte di entrambi i genitori, ed è spesso orgoglioso delle sue radici, tanto da parlarne in diverse interviste. Nato e cresciuto a New York, in una famiglia italoamericana, ha mantenuto un legame forte con la cultura d’origine, anche attraverso il cibo e le tradizioni familiari. Tuttavia, non parla fluentemente italiano: conosce solo alcune parole ed espressioni di base, apprese in famiglia. Nonostante ciò, il suo background culturale ha influenzato il suo carattere e spesso anche i ruoli interpretati sullo schermo.

Chi è la moglie di Frank Grillo

9. Ha sposato una sua ex collega. Sul set della soap opera Sentieri, Grillo conosce l’attrice Wendy Moniz. Dopo un periodo di frequentazione, i due decidono infine di sposarsi nel 2000. Dalla loro unione nasceranno due figli, rispettivamente nel 2004 e nel 2008. Particolarmente legato alla propria famiglia, l’attore è solito spendere molto tempo con sua moglie e i figli, come testimoniano le numerose foto presenti a riguardo sul suo profilo Instagram.

L’età, l’altezza e il fisico di Frank Grillo

10. Frank Grillo è nato a New York, Stati Uniti, l’8 giugno 1965. L’attore è alto complessivamente 179 centimetri. Per quanto riguarda il suo fisico, negli anni l’attore ha ricoperto in più occasioni ruoli in film d’azione. Per poter dunque affrontare tali performance al meglio, Grillo è solito allenarsi diverse ore al giorno, sfoggiando un fisico marmoreo. Sul suo profilo Instagram è solito condividere con i propri fan alcuni momenti di tali allenamenti, mostrando anche i suoi progressi.

Frank Grillo è un esperto di arti marziali

È esperto di arti marziali, in particolare boxe e Brazilian jiu jitsu, di cui è cintura marrone e ha partecipato al documentario FightWorld, dove gira il mondo esplorando vari sport di lotta, come il Muay Thai, il Lethwei e il Krav Maga.

Fonte: IMDb

The Penguin: i boss della HBO pensano a una seconda stagione dopo il successo agli Emmy

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The Penguin è stato un successo immediato quando è stato presentato in anteprima su HBO l’anno scorso. Tornata a Gotham City dopo l’attacco dell’Enigmista in The Batman, la serie ha seguito Oz Cobb mentre scalava i ranghi e diventava il nuovo Re del Crimine.

Con recensioni entusiastiche e ascolti elevati, non ci è voluto molto prima che iniziassimo a sentire parlare di una possibile seconda stagione. La serie era probabilmente pensata come un episodio unico per colmare il divario tra The Batman e The Batman Part II. Tuttavia, il successo a questo livello significa che è inevitabile che i dirigenti spingano per un seguito/espansione.

Parlando con Variety, Casey Bloys, presidente e CEO di HBO e Max Content, ha espresso il suo parere sulla possibilità di vedere una seconda stagione di The Penguin dopo che la serie ha vinto un totale di nove Emmy alla cerimonia di domenica e i recenti Creative Arts Emmy.

“Stanno valutando delle idee. Ovviamente, Matt deve far partire il [prossimo film di ‘The Batman’]. Credo che sia già in lavorazione”, ha detto Bloys. “Quindi penso che lui e Lauren [LeFranc] stiano discutendo di idee. Spero quindi che ci sarà un’altra storia da raccontare.”

Il dirigente ha anche commentato la mancata nomination di Colin Farrell come “Miglior Attore” per The Penguin, nonostante fosse uno dei favoriti per il premio dopo altri recenti successi per quella che si è rivelata una performance rivoluzionaria. “Ero molto fiducioso. E ovviamente aveva vinto molti premi prima di arrivare a questo, quindi di solito è un buon segno”, ha detto. “Ma ripeto, non si sa mai. Che venga riconosciuto o meno non influisce sul fatto che la performance sia stata fantastica. Ma Stephen Graham, ‘Adolescence’ è stata una serie davvero, davvero potente. Una competizione così dura, e non sempre ti fa vincere. Per Colin, penso che la sua performance sia stata davvero straordinaria.”

Colin Farrell tornerà nei panni di Oz Cobb in The Batman Part II, ma dovrebbe apparire solo in una manciata di scene. Il piano potrebbe essere che il Pinguino sia il grande cattivo del terzo film, e se ci sarà una seconda stagione, allora potrebbe colmare il divario tra il sequel e il terzo capitolo.

The Penguin è ora disponibile in streaming su NOW, mentre The Batman Part II uscirà nelle sale il 1° ottobre 2027.

Frank Grillo rivela la differenza più grande tra lavorare per i Marvel Studios e per i DC Studios

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La maggior parte dei fan concorda sul fatto che i Marvel Studios abbiano sbagliato con la gestione del personaggio di Brock Rumlow, interpretato da Frank Grillo. Il cattivo è stato introdotto come agente sotto copertura dell’HYDRA in Captain America: The Winter Soldier del 2014 e, dopo un brutale scontro con Falcon, il palcoscenico era pronto per l’ingresso in scena di Crossbones. Abbiamo visto la stessa scena in Captain America: Civil War due anni dopo, ma dopo un breve scontro con Steve Rogers, il cattivo ha incontrato una fine esplosiva, per mano di Scarlet Witch.

L’attore è tornato in Avengers: Endgame per un cameo nei panni della sua Variant del 2012, ma con Creature Commandos, Superman e la seconda stagione di Peacemaker, Frank Grillo ha già collezionato tante apparizioni nel DCU in meno di un anno – nei panni di Rick Flag Sr. – quante ne ha avute nell’MCU in cinque.

Grillo è uno dei pochi attori con esperienza lavorativa nell’MCU e nel DCU, e ha condiviso alcune riflessioni a riguardo durante una recente conversazione con The Morning After Pod. Secondo l’attore, i fratelli Russo sono, ai suoi occhi, “più a loro agio nel dirigere sceneggiature non ancora del tutto complete”, un processo che riconosce essere “non raro” nel cinema. Al contrario, con James Gunn, “Tutto era già pronto. Tutte le sceneggiature sono pronte in anticipo. Non c’è davvero bisogno di ritoccarle”.

Frank Grillo sulla differenza tra Marvel e DC

Ha aggiunto: “I fratelli Russo hanno un sacco di persone che hanno le mani nella marmellata”, rispetto al regista di Superman, che è co-CEO dei DC Studios con Peter Safran. Questo porta a “un modo completamente diverso di fare film. Non è che James abbia un comitato a cui rispondere. Ci sono lui e Peter Safran, mentre i fratelli Russo hanno un sacco di persone”.

Se sia un bene per Gunn non avere nessuno a cui rispondere resta un mistero. Finora, abbiamo visto il regista scegliere con cura la sua quota di film e serie TV del DCU (il che è comprensibile), così come progetti – la seconda stagione di Peacemaker – con amici e attori con cui ha lavorato nel DCEU.

Tuttavia, Grillo è un fan dell’approccio di Gunn. “Ha un’idea davvero chiara. La sua teoria è che non esiste un film senza una sceneggiatura. La sceneggiatura deve essere il più precisa possibile prima di iniziare le riprese. Quando guarderemo indietro di 50 anni, guarderemo a questo periodo e diremo: ‘Beh, questi ragazzi hanno creato questo genere'”, ha detto dei Marvel Studios e di Gunn. “Sono tutti fantastici. Lo fanno solo in modo diverso.”

Il DCU ha avuto un ottimo inizio con Superman, mentre Creature Commandos e Peacemaker hanno ricevuto recensioni positive. Il 2026 sarà un grande test per i DC Studios, dato che hanno Lanterns, Supergirl e Clayface, tre progetti in cui Gunn non è stato coinvolto creativamente.

Robert Redford: addio all’icona di Hollywood, aveva 89 anni

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Robert Redford: addio all’icona di Hollywood, aveva 89 anni

Robert Redford, l’attore dall’aspetto da ragazzo d’oro che vinse un Oscar per la regia di Gente comune e divenne in seguito un padrino del cinema indipendente come fondatore del Sundance Film Institute, è morto all’età di 89 anni.

Cindi Berger, amministratore delegato dell’agenzia pubblicitaria Rogers & Cowan PMK, ha condiviso la notizia in un comunicato al New York Times. Ha affermato che Redford è morto nel sonno, ma non ha fornito una causa specifica.

L’attore diventato regista – che ha avuto un’esperienza stellare in film come “Butch Cassidy”, “Come eravamo”, “La stangata”, “I tre giorni del Condor e “Tutti gli uomini del presidente” – aveva lavorato meno frequentemente sia davanti che dietro la macchina da presa negli ultimi anni.

Il suo ultimo lavoro come attore è stato in Avengers: Endgame, in cui ha ripreso il ruolo del Segretario Alexander Pierce e si è unito a diversi altri veterani della Marvel come Michael Douglas e Tilda Swinton.

Robert Redford ha avuto ruoli da protagonista in “A Walk in the Woods“, che è diventato un successo indipendente, mentre “The Old Man & the Gun” del 2018 ha ricevuto recensioni positive. È stato anche produttore esecutivo di numerosi progetti televisivi, più recentemente per il thriller della AMC “Dark Winds“.

Robert Redford non ha mai avuto una gamma particolarmente ampia di ruoli come attore, ma essendo una star del cinema nel pieno della sua carriera, pochi potevano eguagliarlo. “È un attore molto istintivo e impulsivo”, ha detto il defunto Sydney Pollack a Variety nel 2002. “Non credo che ci sia nulla di studiato o premeditato nel suo lavoro. È l’opposto dell’attore che vuole provare e fissare le cose.”

Addio Robert Redford

Robert Redford (nato nel 1936 a Santa Monica) iniziò la carriera alla fine degli anni ’50 tra televisione e teatro, debuttando a Broadway con Tall Story e imponendosi con A piedi nudi nel parco (1963), portato poi al cinema nel 1967. Il suo esordio sul grande schermo fu con War Hunt (1962), dove conobbe Sydney Pollack, regista con cui avrebbe collaborato più volte.

La svolta arrivò nel 1969 con Butch Cassidy and the Sundance Kid, accanto a Paul Newman. Negli anni ’70 diventò una star internazionale con successi come Jeremiah Johnson, La stangata (Oscar per miglior film), Come eravamo con Barbra Streisand, Il grande Gatsby, I tre giorni del Condor e Tutti gli uomini del presidente, di cui fu anche produttore.

Negli anni ’80 e ’90 recitò in ruoli più maturi (Il migliore, La mia Africa, Proposta indecente) e vinse l’Oscar come regista per Gente comune (1980). Parallelamente fondò il Sundance Institute (1981), che divenne un punto di riferimento mondiale per il cinema indipendente.

Come attore e regista, alternò storie romantiche, politiche e drammatiche, spesso legate a un’idea critica dell’America e alla ricerca di verità e giustizia (Quiz Show, Lions for Lambs, La regola del sospetto). Tra le sue interpretazioni più tarde spiccano All Is Lost (2013), Captain America: The Winter Soldier (2014) e Truth (2015).

Figura complessa e carismatica, Redford fu attore, regista, produttore, attivista politico ed ecologista. La sua eredità comprende sia una carriera di icona hollywoodiana sia l’impulso dato al cinema indipendente con il Sundance Film Festival.

È stato sposato con Sibylle Szaggars e ha lasciato due figli e diversi nipoti.

“A volte non vogliono farne parte”. Il regista di Tron: Ares commenta l’assenza di alcuni attori dal sequel

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Tron: Ares ci riporterà sulla Griglia per la prima volta da Tron: Legacy del 2010, ma il terzo capitolo sembra destinato a presentare un solo volto noto del franchise che ha esordito nel 1982.

Stiamo parlando, ovviamente, di Jeff Bridges nei panni del ritorno di Kevin Flynn (fortunatamente, questa volta non sarà ringiovanito). Sembra che non ci sia spazio nel film per Sam Flynn di Garrett Hedlund, Quorra di Olivia Wilde o Dillinger Jr. di Cillian Murphy, uno sviluppo deludente per i fan che speravano che questo film fungesse da sequel di Legacy.

Il regista Joachim Rønning e il produttore Justin Springer hanno condiviso le loro opinioni a riguardo durante un’intervista con GamesRadar+ (tramite SFFGazette.com), con il primo che ha spiegato: “Queste non sono solo scelte creative; a volte gli attori non vogliono più farne parte”. Ha aggiunto: “Ci sono diversi modi di vedere la cosa, ma credo che la storia sia arrivata a un punto in cui sentivamo di non aver bisogno che i vecchi personaggi fossero al centro dell’attenzione. Volevamo dare una nuova direzione, onorando allo stesso tempo l’universo in cui ci troviamo”.

L’opinione di Springer era che la priorità di Tron: Ares fosse quella di presentarci una serie di nuovi personaggi, a partire da Jared Leto nei panni di Ares. “Stiamo raccontando una storia ambientata 14 anni dopo, e la cosa più importante è raccontare questa nuova storia in un modo che funzioni.”

“Inserire solo dei cameo, una sfilza di personaggi che amiamo di questo franchise, mi sembra un fan service che non serve alla storia. Ma siamo decisamente concentrati su come sorprendere il pubblico.

“Se non tocchiamo qualcosa in questo film, penso sempre a dove altro potremmo giocare. Ho prodotto la serie animata [Tron: Uprising] e ho lavorato alle giostre del parco a tema”, ha continuato. “Ci sono molti modi diversi per mantenere viva la mitologia, che si tratti di un film, di una serie o di qualsiasi altra cosa, se siamo così fortunati.”

Mentre molti fan rimarranno delusi dalla mancanza di cameo (e dal fatto che non si tratti di un seguito diretto di Tron: Legacy), sono passati quindici anni dall’uscita dell’ultimo film, e non è che abbia avuto un grande successo all’epoca. Resta da vedere se il film avrà un successo maggiore.

Tron: Ares, il nuovo trailer del film con Jared Leto!

Alla regia di Tron: Ares c’è Joachim Rønning, che ha diretto sia Pirati dei Caraibi – La vendetta di Salazar che Maleficent – Signora del male per la Disney dopo il suo successo con Kon-Tiki del 2012. Jared Leto, Evan Peters, Jodie Turner-Smith e Greta Lee completano il cast del film scritto da Jesse Wigutow e Jack Thorne.

Il film rappresenta una svolta importante per la saga, introducendo per la prima volta una narrazione che si estende oltre il confine digitale, con Ares che entra nel mondo reale. Questo cambio di prospettiva permette alla saga di esplorare nuove tematiche legate al rapporto tra intelligenza artificiale e società, con toni che sembrano più cupi e riflessivi rispetto ai precedenti capitoli.

Le riprese di Tron: Ares si sono concluse nella primavera del 2024 a Vancouver, dopo numerosi ritardi legati prima allo sviluppo e poi agli scioperi dell’industria hollywoodiana. La produzione è stata supportata da tecnologie all’avanguardia per effetti visivi e scenografie digitali, promettendo un’esperienza visiva innovativa. La speranza dei fan è che questo nuovo capitolo possa rilanciare definitivamente il franchise, rimasto dormiente dal 2010, anno di uscita di Tron: Legacy.

Il film uscirà al cinema il 9 ottobre.

Il club dei delitti del giovedì 2: il regista conferma il ritorno di un personaggio

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Nel passaggio dalla pagina allo schermo, Il club dei delitti del giovedì è riuscito a mantenere intatta l’atmosfera accogliente del giallo sotto la regia di Chris Columbus. Tuttavia, sono state apportate alcune modifiche fondamentali alla trama del libro di Richard Osman che hanno alterato il corso delle indagini. Forse il più grande di questi arriva verso la fine, quando viene rivelato che Bogdan (Henry Lloyd-Hughes), lo sfortunato tuttofare di cui Elizabeth (Helen Mirren) e suo marito Stephen (Jonathan Pryce) si sono fatti amici, era il responsabile dell’omicidio del co-proprietario di Coopers Chase, Tony Curran (Geoff Bell).

Le circostanze dell’omicidio sono diverse, ma il cambiamento più notevole avviene quando Bogdan viene arrestato, cosa che non accade mai nel libro perché Elizabeth non lo denuncia. Ciò è particolarmente significativo considerando il ruolo che Bogdan svolge nei libri successivi della serie di Osman. Parlando con Maggie Lovitt di Collider in una conversazione sugli adattamenti cinematografici dei libri, a Columbus è dunque stato chiesto se, mentre realizzava la sua versione di Il club dei delitti del giovedì, avesse preso in considerazione la possibilità di realizzare dei sequel basati sugli altri capitoli della serie.

Oh, Dio, assolutamente, ci siamo resi conto che questi libri erano incredibilmente popolari tra il pubblico, non solo nel Regno Unito, ma in tutto il mondo”, ha risposto. Osman ha altri tre libri da cui attingere, con un quarto in arrivo. Il processo è stato simile a quello della serie Harry Potter del regista, dove non solo ha letto in anticipo, ma anche l’autrice J.K. Rowling ha informato gli attori su dove stavano andando i loro personaggi man mano che la storia si svolgeva. “Ho letto tutti i libri disponibili. Sapevo esattamente dove stavano andando quei personaggi”.

Pertanto, Columbus era ben consapevole del futuro di Bogdan e ne ha tenuto conto nel descriverlo mentre affrontava le conseguenze delle sue azioni. Oltre a ciò, ha fatto uno sforzo in più per assicurarsi che gli attori avessero tutte le informazioni rilevanti di cui avevano bisogno dai libri per dare vita agli abitanti di Coopers Chase. Anche se il film ha dovuto ridurre la storia nella sceneggiatura di Katy Brand e Suzanne Heathcote, almeno i piccoli dettagli dei personaggi non sono andati persi nella traduzione.

Sapevamo, ad esempio, che Bogdan e Donna (Naomi Ackie) avrebbero sviluppato una relazione nel secondo libro, anzi, nel secondo libro, e ancora di più nel terzo libro. Quindi sapevamo dove stavano andando tutti i personaggi, anche nei minimi dettagli, come il fatto che Joyce stesse pensando di comprare un cane. Questo tipo di cose erano importanti per noi in termini di realizzazione del film, così anche gli attori sapevano dove stavano andando con i personaggi. Prima di iniziare le riprese e durante le prove, ho praticamente riletto il primo libro e tutto ciò che non era nel film, che non era nella sceneggiatura, l’ho scritto in parti specifiche per ogni attore”, ha spiegato il regista.

In altre parole, sono stato in grado di dare a Joyce, o meglio a Celia [Imrie] e Helen, Pierce [Brosnan] e Sir Ben [Kingsley], pagine di dialoghi o descrizioni dei personaggi che erano essenziali per i loro ruoli. Così hanno potuto leggerle e interpretare al meglio i personaggi. Quindi, anche se era una cosa inconscia, sapevano dove si trovava il loro personaggio, da dove provenivano le origini di quei personaggi nel libro. Quindi tutto ciò che è stato fatto nel primo film è in realtà una preparazione per i film successivi“.

Il club dei delitti del giovedì 2 non è ancora stato confermato, ma Columbus voleva lasciare aperta la porta nel caso in cui il film giallo avesse avuto successo. Tuttavia, i cambiamenti hanno suscitato qualche preoccupazione nei lettori, che temevano che Bogdan sarebbe stato messo da parte per i futuri sequel. Il regista ha però assicurato che il suo arresto non avrebbe significato un’uscita definitiva del personaggio. “Per quanto riguarda il film, abbiamo tutti pensato che sarebbe stato leggermente più interessante, forse più soddisfacente, se Bogdan fosse stato arrestato”.

Non è mai stata nostra intenzione tenere Bogdan fuori dai sequel. Avrei dovuto concludere il primo film come hanno concluso tutti i grandi film di James Bond in passato, con “Bogdan tornerà in L’uomo che morì due volte”. Quindi, ovviamente, tornerà. Sapete, c’è un motivo per cui ha ucciso Tony Curran per legittima difesa, gente… basta usare un po’ di immaginazione e pensare a cosa significa legittima difesa. Significa che uscirà di prigione molto rapidamente”.

Ovviamente riporteremo in scena Bogdan. – ha aggiunto il regista – Ovviamente saremo il più fedeli possibile al secondo libro. Ma, ripeto, dobbiamo pensare al fatto che stiamo realizzando un film e che a volte ci sono dei limiti di tempo. Nel caso di Potter, il primo film durava due ore e 40 minuti ed era già stato ridotto il più possibile rispetto al primo libro. Lo stesso vale per il secondo e il terzo libro. Quindi per me era una questione di… ecco perché è andata così. È un po’ deludente leggere questi commenti, che definisco di minoranza, ma mentre li leggo penso: “Beh, non preoccupatevi. È quello che stiamo pensando, ci pensiamo noi”.

Leggi anche: Il club dei delitti del giovedì: la spiegazione del finale del film Netflix

Sylvester Stallone rivela dettagli su un prequel di Rambo mai realizzato

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John Rambo, come noto, è stato uno dei personaggi più iconici di Stallone, che lo ha interpretato per la prima volta nel film Rambo del 1982, per poi riprenderne il ruolo in altri quattro film, l’ultimo dei quali è stato Rambo: Last Blood del 2019. Il personaggio, come noto, tornerà sul grande schermo ma con l’attore Noah Centineo nel ruolo. Il nuovo film, attualmente intitolato John Rambo, sarà infatti un prequel del primo film e racconterà il periodo trascorso da Rambo in Vietnam. Tuttavia, anche Sylvester Stallone stava lavorando ad un prequel, che si sarebbe avvalso dell’uso dell’intelligenza artificiale, ma che è ora stato definitivamente cancellato.

In un’intervista con Liam Crowley di ScreenRant per la terza stagione di Tulsa King (in onda dal 21 settembre), è infatti emerso l’argomento del prequel di Rambo e Sylvester Stallone ha detto di aver avuto l’idea di utilizzare l’intelligenza artificiale per ricreare una versione più giovane del personaggio. “Volevo rifarlo con l’AI. Volevo riscrivere la storia del primo Rambo perché volevo che Rambo fosse il ragazzo più simpatico della scuola, il miglior studente, il re del ballo e tutto il resto”.

E quando va in Vietnam, pensa che sarà una cosa di tre settimane, e poi lo vedi torturato e catturato, i suoi amici uccisi, una cosa dopo l’altra, e la [sua] vita a Saigon. Ed è così che diventa quello che è, ma in origine era un bon vivant, quel tipo di persona. E ho pensato: “Potremmo farlo con l’intelligenza artificiale”, ma abbiamo procrastinato troppo a lungo e loro se ne sono appropriati e, spero, sapete… buona fortuna”, ha concluso Stallone.

Cosa significa questo per il franchise di Rambo

Sylvester Stallone è stato attivamente coinvolto nel franchise di Rambo sin dal suo inizio. Oltre a recitare nei film, ha co-sceneggiato i primi tre film, ha diretto e co-sceneggiato John Rambo e ha co-sceneggiato Rambo: Last Blood. Tuttavia, nonostante le sue intenzioni appena rivelate, Stallone non è coinvolto nel prossimo prequel. Si tratta di un cambio della guardia per la serie, che è stata definita da Stallone per più di 40 anni. Tuttavia, per mantenere la serie Rambo in vita indefinitamente, un nuovo attore avrebbe comunque dovuto assumere il ruolo alla fine.

The Life of Chuck: recensione del film con Tom Hiddleston

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The Life of Chuck: recensione del film con Tom Hiddleston

Ci sono film che vanno raccontati con cautela, perché svelarne troppo significa privare lo spettatore del loro incanto. The Life of Chuck, diretto da Mike Flanagan e tratto dall’omonimo racconto di Stephen King, appartiene a questa categoria rara. È un’opera che non si lascia incasellare facilmente: non è un dramma convenzionale, non è una commedia, non è un film catastrofico né un biopic in senso classico. È, piuttosto, una sinfonia cinematografica che si dispiega in tre “movimenti”, proprio come una composizione musicale.

Questa scelta strutturale riflette la natura stessa del racconto originale di King, che non segue una linearità narrativa tradizionale. Flanagan, fedele interprete dell’universo kinghiano (già dietro a Doctor Sleep e alla serie The Haunting of Hill House), traduce questa fluidità in immagini, restituendo al pubblico un’esperienza che è tanto emotiva quanto intellettuale.

Primo movimento: l’Apocalisse

Il film si apre con un mondo che sembra avviato verso la fine. Internet collassa, l’energia elettrica si spegne, il pianeta sembra ribellarsi ai suoi abitanti. Catastrofi naturali e tecnologiche si susseguono come presagi di un epilogo ineluttabile. In questo contesto incontriamo Marty (Chiwetel Ejiofor) e Felicia (Karen Gillan), che un tempo erano sposati e che ora si ritrovano in mezzo al caos.

Flanagan costruisce qui un’atmosfera sospesa: mentre le notizie apocalittiche si moltiplicano, immagini enigmatiche di un uomo, Chuck Krantz, compaiono ovunque. Manifesti, schermi, cartelloni: tutti invitano a ringraziarlo per “39 meravigliosi anni”. Ma chi è Chuck? Perché il mondo deve ringraziarlo? L’interrogativo resta sospeso, e la forza di questa prima parte sta proprio nel non dare risposte immediate, ma nel seminare un mistero che vibra di inquietudine e fascino.

Secondo movimento: il cuore di The Life of Chuck

Il secondo movimento rappresenta il centro pulsante del film. Qui incontriamo finalmente Chuck adulto, interpretato con sorprendente delicatezza da Tom Hiddleston. La scena chiave è una sequenza quasi surreale: Chuck si ferma davanti a un percussionista di strada e improvvisa un numero di danza sulle sue battute. È un momento leggero, gioioso, apparentemente insignificante. Ma come spesso accade nei lavori di Flanagan, dietro la semplicità si nasconde una profondità abissale.

Chuck invita una sconosciuta, Janice (Annalise Basso), a unirsi a lui. I due ballano, si lasciano andare, creano un legame improvviso e fugace che rimarrà impresso nello spettatore. È un momento che parla della vita in senso universale: l’importanza dell’attimo, della spontaneità, della scelta di esserci davvero. È forse la scena più memorabile del film, quella che rimane negli occhi e nel cuore anche molto dopo i titoli di coda. Qui Hiddleston regala una performance misurata e magnetica: non un eroe larger-than-life, ma un uomo comune che riesce a trasformare la banalità in poesia.

Tom Hiddleston e Annalise Basso in The Life of Chuck (2024)
Foto di Dan Anderson/Dan Anderson – © INTREPID PICTURES

Terzo movimento: infanzia e memoria

Il finale ci porta indietro nel tempo, all’infanzia e all’adolescenza di Chuck. È un capitolo che amplia il respiro narrativo, mostrando come ogni vita sia un mosaico di istanti, decisioni e ricordi. In questo segmento spiccano i nonni di Chuck, interpretati da Mark Hamill e Mia Sara.

Hamill dona al nonno una gravitas quasi biblica, un uomo guidato da valori forti ma non sempre dai migliori consigli. Sara, invece, incarna con dolcezza e vitalità la nonna, amante della danza e custode di una saggezza fatta di leggerezza. Questa sezione del film ha il sapore malinconico dei ricordi che scorrono rapidi: ciò che da bambini sembra eterno, da adulti si riduce a pochi fotogrammi brucianti.

Flanagan riesce così a chiudere il cerchio, collegando i frammenti precedenti e dando al mosaico di Chuck un senso di completezza. Non una risposta definitiva, ma una risonanza emotiva che invita lo spettatore a riflettere sulla propria vita.

Tra King e Flanagan

Tom Hiddleston in The Life of Chuck (2024)
Foto di Dan Anderson/Dan Anderson – © INTREPID PICTURES

The Life of Chuck è stato spesso presentato come un film di fantascienza. In realtà, le etichette qui stanno strette. Certo, ci sono elementi apocalittici e atmosfere che rimandano al Vonnegut di Mattatoio n° 5, ma l’opera di Flanagan è più vicina a un racconto esistenziale. Non ci troviamo davanti a un enigma da risolvere, ma a un prisma narrativo: ogni spettatore può riflettervi dentro il proprio significato, le proprie emozioni, i propri ricordi.

Le influenze cinematografiche sono molteplici: da La vita è meravigliosa a Amélie. Ma Flanagan non si limita a citare: costruisce un’opera personale, calda, intima, in cui l’elemento soprannaturale o misterioso non serve a spaventare, bensì a illuminare. L’autore conferma la sua abilità nel maneggiare il materiale di King senza ridurlo a un esercizio di genere. Qui non c’è horror, non ci sono mostri né fantasmi. C’è piuttosto il mistero più grande di tutti: la vita stessa, con i suoi momenti fugaci e irripetibili.

Emozionante, enigmatico e sorprendentemente luminoso, The Life of Chuck è un’opera che invita a ballare, anche solo per un istante, nel mezzo del caos.

Gen V Stagione 2: recensione della serie Prime Video

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Gen V Stagione 2: recensione della serie Prime Video

Dopo quasi due anni di attesa, Gen V Stagione 2 arriva sugli schermi caricandosi di aspettative altissime. Non è solo il ritorno del primo e finora unico spin-off di The Boys, ma anche un capitolo segnante per il franchise, reso ancora più delicato dalla tragica scomparsa di Chance Perdomo. L’attore, che interpretava Andre, è morto a soli 27 anni in un incidente motociclistico poco prima delle riprese. Il tributo che apre la stagione, con la dedica a lui, non è solo un omaggio commovente, ma anche una dichiarazione di intenti: questa stagione sarà inevitabilmente segnata dal tema della perdita, dentro e fuori dallo schermo.

Lo show riesce a trasformare questa assenza in un motore narrativo. La morte di Andre non è liquidata come una nota a margine, ma diventa parte integrante del percorso dei protagonisti. È un gesto che onora l’attore e rende più autentico il dolore dei personaggi, creando un parallelismo tra finzione e realtà che dà alla serie una profondità inattesa.

L’ombra lunga di Vought e il peso della continuità

Il mondo di Gen V Stagione 2 riparte esattamente dal punto in cui eravamo rimasti: Marie, Emma, Jordan e gli altri sono reduci dalla ribellione contro Vought e dal tentativo di fuga dal sinistro “God U”. Il nuovo scenario è quello della prigione Elmira, simbolo del controllo soffocante dell’onnipresente multinazionale. Qui scopriamo che Andre è morto in un tentativo di evasione, mentre Marie riesce a fuggire da sola, e Cate ottiene la liberazione degli altri grazie a una trattativa con Vought.

Gen V Stagione 2
Gen V Stagione 2 – Cortesia Prime Video

Certo, la coerenza narrativa non è il punto forte di questa stagione. Alcuni passaggi sembrano forzati, come la rapidità con cui i protagonisti tornano in scena nonostante fossero stati marchiati come traditori. Tuttavia, la serie sceglie consapevolmente di non perdersi in spiegazioni: l’importante è mantenere il ritmo, spingere avanti la trama e non lasciare che i cavilli logici rallentino l’azione. È un approccio spudorato, ma funziona, perché la forza di Gen V Stagione 2 non sta nelle giustificazioni ma nella capacità di costruire tensione e conflitti sempre più intensi.

A emergere con forza è la figura di Cipher, il nuovo decano interpretato da Hamish Linklater. Enigmatico e inquietante, rappresenta la faccia apparentemente liscia ma segretamente corrotta del potere di Vought. Se la prima stagione si era concentrata sul virus in grado di colpire i super, la seconda sposta il focus su Project Odessa, un’iniziativa misteriosa che lega Marie e le origini stesse di Godolkin. Una mossa che rafforza il legame con la mitologia di The Boys e amplia la portata dello spin-off.

Gen V Stagione 2: tra satira universitaria e dramma personale

Una delle caratteristiche che aveva reso la prima stagione irresistibile era la satira spietata del mondo universitario. Le confraternite, la competizione tra studenti, l’ossessione per i social media: tutto filtrato dalla lente grottesca di un universo in cui i giovani sono manipolati e sfruttati da un’azienda senza scrupoli.

Gen V Stagione 2
Gen V Stagione 2 – Cortesia Prime Video

In Gen V Stagione 2, questo elemento non scompare, ma si ridimensiona. Vediamo Sam alle prese con una confraternita supe e Emma alle prese con una lezione di marketing da parte di un’influencer dalle ali di farfalla, ma questi inserti hanno meno spazio rispetto al passato. La serie sceglie di accelerare la trama principale, sacrificando un po’ di quella freschezza satirica che l’aveva distinta.

A compensare, però, c’è un approfondimento emotivo dei personaggi. Marie prosegue la sua ricerca della sorella, un filo conduttore che mette in luce la sua vulnerabilità dietro i poteri cruenti che controlla. Emma affronta la sua lotta con i disturbi alimentari in modo meno metaforico e più autentico, rendendo finalmente credibile la connessione tra i suoi problemi interiori e la sua abilità di rimpicciolirsi. Anche Cate, schiacciata dal senso di colpa, è al centro di una riflessione dolorosa sul perdono e sulla responsabilità.

Lo spettro di The Boys e il futuro incerto dello spin-off

Un aspetto evidente di Gen V Stagione 2 è l’aumento dei legami diretti con The Boys. Cameo importanti come quello di Sister Sage e Starlight non sono solo fan service, ma segnali di una progressiva fusione delle due linee narrative. È come se Gen V smettesse di essere un “derivato” per trasformarsi in un capitolo intermedio della saga principale.

Questo ha i suoi vantaggi: la storia si arricchisce, le minacce si fanno più grandi e coerenti, e lo spettatore ha la sensazione di assistere a un mosaico narrativo in cui ogni tassello si incastra. Tuttavia, c’è anche un rovescio della medaglia: Gen V rischia di perdere la sua identità, diventando troppo dipendente dal mondo madre. La satira universitaria, la freschezza dei personaggi, la voglia di osare, si diluiscono man mano che il focus si sposta sull’epica più ampia del franchise.

Gen V Stagione 2
Gen V Stagione 2 – Cortesia Prime Video

Eppure, nonostante queste criticità, la stagione funziona. Non è forse al livello folgorante del debutto, ma resta una serie vibrante, capace di unire umorismo nero, azione brutale e momenti di autentica commozione. Soprattutto, riesce a parlare ai fan in un linguaggio emotivo: il lutto per Perdomo diventa parte della narrazione e permette agli spettatori di condividere con il cast un processo di elaborazione collettiva.

Un passo meno sicuro, ma ancora potente

Gen V Stagione 2 perde un po’ della sua identità, si affida a scorciatoie narrative e riduce la carica satirica che l’aveva resa speciale. Ma compensa con una scrittura emotiva più intensa, un villain intrigante e un legame sempre più stretto con l’universo di The Boys. La morte di Chance Perdomo pesa come un macigno, ma la serie riesce a trasformarla in una componente narrativa potente, rendendo il ricordo dell’attore parte integrante dell’esperienza visiva. La sua progressiva fusione con la serie madre non fa che impreziosirne la natura così originale, senza togliere però lo spazio a questi irresistibili protagonisti per crescere e raccontarsi allo spettatore.

Il futuro dello spin-off è incerto, soprattutto con The Boys vicino alla conclusione e altri progetti già annunciati. Ma se questa dovesse essere l’ultima stagione, Gen V Stagione 2 avrebbe comunque centrato l’obiettivo: lasciare il segno con un racconto di giovani eroi imperfetti, che combattono non solo contro mostri esterni ma anche contro i propri demoni interiori.

Gen V Stagione 2
Gen V Stagione 2 – Cortesia Prime Video

I primi tre episodi di Gen V Stagione 2 saranno disponibili in streaming su Prime Video dal 17 settembre, mentre gli episodi rimanenti andranno in onda ogni settimana, il mercoledì.

Gen V Stagione 2: cosa ricordare della prima stagione e di The Boys 4

Tom Hiddleston: 10 cose che non sai sull’attore

Tom Hiddleston: 10 cose che non sai sull’attore

Come ogni attore del MCU, Tom Hiddleston è famoso oltre l’inverosimile. Ma forse anche di più: non solo è Loki, ma è anche uno degli attori chiamati continuamente in causa quando si parla del prossimo James Bond. Ha ricevuto un’istruzione di tutto rispetto, ha frequentato Taylor Swift, ha lavorato in un blockbuster dopo l’altro.

Tom Hiddleston è sempre sulla bocca di tutti. Ma c’è qualcosa che non sapete su di lui? Ecco dieci curiosità sull’attore:

Tom Hiddleston: film e carriera

Tom Hiddleston

1. Tom Hiddleston ha frequentato Eton College con il Principe William e Eddie Redmayne. Quando Tom ha frequentato la prestigiosissima scuola, il Principe William era un anno più sotto di lui. Non sembra che siano amici, ma Hiddleston ha un’altra amicizia famosa dai tempi della scuola: Eddie Redmayne. I due sono andati a scuola insieme, e sono amici da più di vent’anni. Ma le scuole prestigiose frequentate da Tom Hiddleston non finiscono qui: dopo Eton, ha studiato all’Università di Cambridge, per poi studiare recitazione in una delle scuole più prestigiose del Regno Unito, la Royal Academy of Dramatic Arts.

2. Tom Hiddleston ha cominciato a recitare per affrontare il divorzio dei genitori. All’epoca di Eton, i genitori di Tom stavano attraversando il periodo del divorzio, che lui trovò davvero difficile. Inoltre, frequentando una scuola per soli maschi, trovava difficile esprimere i propri sentimenti. In un’intervista con The Sun, ha raccontato: “C’è un certo livello di spavalderia che devi mantenere, o vieni preso di mira. Io ero davvero turbato, e probabilmente triste, vulnerabile e arrabbiato. Recitare mi dava l’opportunità di esprimere questi sentimenti in modo sicuro”.

3. Tom Hiddleson: i film e la carriera. Durante l’università, Tom Hiddleston fu notato dall’agenzia Hamilton Hodell, in occasione di una produzione di Un treno chiamato desiderio alla quale aveva preso parte, e firmò un contratto con loro. In seguito, recitò per la prima volta in televisione in The Life and Adventures of Nicholas Nickleby (2001), e al cinema in Unrelated (2007). La svolta arrivò quando Tom Hiddleston interpretò Loki in Thor (2011), e poi ancora in The Avengers (2012), Thor: The Dark World (2013), Thor: Ragnarok (2017), e Avengers: Infinity War (2018). Al di fuori del franchise, ha recitato sia a teatro che in diversi film, tra cui War Horse (2011), The Deep Blue Sea (2011), Midnight in Paris (2011), Solo gli amanti sopravvivono (2013), Muppets 2 – Ricercati (2014), Crimson Peak (2015), Kong: Skull Island (2017), I primitivi (2018).  Inoltre, nel 2016 ha recitato nella serie televisiva The Night Manager (2016). Nel 2018 l’attore è stato protagonista è tornato nei panni di Loki in Avengers: Infinity War.

Nel 2019 riprende la parte di Loki in Avengers: Endgame, epilogo della saga dell’infinito del Marvel Cinematic Universe. Nel 2021 l’attore è stato il protagonista della nuova serie tv Loki in arrivo su Disney+. La serie fa parte del nuovo universo esteso seriale della Marvel per la piattaforma streaming Disney. L’attore nello stesso anno ha interpretato Will Ransome al fianco di Claire Danes nell’annunciata serie The Essex Serpent. Nel 2024/2025 ha interpretato il protagonista nel film The Life of Chuck, adattamento di Mike Flanagan da Stephen King, con uscita estiva 2025. Tra i suoi progetti futuri ci sono il biopic Tenzing (2025) in cui sarà Edmund Hillary, e Avengers: Doomsday (previsto per il 2026), dove riprenderà il ruolo di Loki.

Tom Hiddleston è Loki

Tom Hiddleston Loki

4. Le prime scene con Thor sono state piuttosto dolorose. Se pensate che le battaglie tra il Thor di Chris Hemsworth e Tom Hiddleston nei panni di Loki abbiano l’aria particolarmente realistica, è perché sono state più o meno reali. Sembra infatti che, durante le riprese delle scene di lotta per Avengers, il regista Josh Whedon abbia detto a Hemsworth e Hiddleston che la loro scena non sembrava abbastanza reale. In nome del realismo, quindi, Tom ha dato il permesso al collega di colpirlo davvero, convincendolo del fatto che il costume di scena elaborato lo avrebbe protetto dal colpo. E ha funzionato. Tom Hiddleston se l’è cavata con qualche livido qua e là, e la battaglia tra Loki e Thor è fantastica. L‘attore riprenderà il ruolo di LOKI da protagonista della nuova serie tv Loki in arrivo su Disney+.

5. Inizialmente, Tom Hiddleston aveva fatto il provino per il ruolo di Thor. Durante un’intervisto, Tom Hiddleston ha raccontato di aver inizialmente fatto l’audizione per il ruolo di Thor. Per il provino, ha acquisito circa dieci chili di muscoli, in preparazione. Quando il direttore del cast e il regista lo videro, però pensarono subito che fosse perfetto per il ruolo di Loki, e gli chiesero di interpretare quel ruolo.

6.Tom Hiddleston ha recitato in una pubblicità censurata. Grazie alla popolarità arrivata con i film del MCU, Tom Hiddleston si è fatto strada anche nelle pubblicità di lusso come quella della Jaguar. L’attore, insieme ad altri inglesi famosi per aver interpretato i cattivi di turno, è apparso in una serie di pubblicità per la F-Type Coupé, dallo slogan: “Good to Be Bad”. In Inghilterra, però, la pubblicità fu censurata, dopo che gruppi di genitori si sono lamentati perché, a quanto pare, incitava a guidare irresponsabilmente.

Tom Hiddleston in Crimson Peak

Tom Hiddleston: Crimson Peak

7. Tom Hiddleston non era la prima scelta per Crimson Peak. L’horror del 2015 permise a Hiddleston di uscire ancora al di fuori del MCU, in un ruolo da protagonista che non avesse nulla a che fare con il franchise. Tom Hiddleston, in Crimson Peak, funziona benissimo grazie al proprio fascino un po’ tetro, ma non era in realtà la prima scelta per il ruolo. Tom subentrò in realtà a Benedict Cumberbatch, che dovette rinunciare al ruolo. Inizialmente, si vociferò che l’avesse lasciato per un ruolo in Star Wars, ma l’attore ha poi di aver rinunciato al progetto per delle divergenze creative con il regista Guillermo Del Toro.

Tom Hiddleston su Instagram

8. Tom Hiddleston, Instagram nel 2016. Tom Hiddleston si è unito a Instagram solamente nel 2016. Arrivò con un selfie nei panni di Loki e, nel giro di sette ore, la foto ottenne più di 60.000 like e l’account aveva già all’incirca 300.000 follower. Ora, @twhiddleston ha 5.2 milioni di follower, anche se lui ha solamente 17 post e segue 32 persone, e sembra che non lo usi più dal marzo 2017.

Tom Hiddleston e Taylor Swift

9. La relazione tra Tom Hiddleston e Taylor Swift e le “teorie complottiste”. Non ha molto senso, ma all’epoca i tabloid ci sono andati pesante con la relazione tra Tom Hiddleston e Taylor Swift, accusandoli del fatto che questa fosse in realtà tutta una montatura. Sembra che ci fossero sei teorie a riguardo, e una di queste dice che la relazione tra i due fosse cominciata per promuovere il nuovo album di Taylor: infatti, sembra che i due siano stati visti insieme su set di un video musicale piuttosto elaborato, anche se tale video non vide mai la luce. Altre teorie hanno a che fare con James Bond. Come tanti altri attori inglesi attraenti, Tom è stato oggetto di pettegolezzi riguardanti il ruolo di James Bond, e le teorie in questione sostengono che la relazione tra i due fosse tutto un complotto per diventare parte del franchise, con Tom nel ruolo di Bond e Taylor nei panni della nuova Bond Girl.

Tom Hiddleston: la fidanzata

10. Le fidanzate di Tom Hiddleston. Per anni Tom Hiddleston è stato al centro di numerosi gossip. Nel 2008 ha avuto una relazione con l’attrice Susannah Fielding, terminata nel 2011. Negli anni successivi gli sono stati attribuiti flirt con Kat Dennings, Jessica Chastain, Lara Pulver ed Elizabeth Olsen, tutti mai confermati. Nel 2016 la sua storia più mediatica è stata quella con Taylor Swift, durata pochi mesi ma seguitissima dalla stampa.

Dal 2022, però, Hiddleston vive una relazione stabile con l’attrice e drammaturga britannica Zawe Ashton, conosciuta a teatro e vista di recente in The Marvels. La coppia ha accolto il loro primo figlio alla fine del 2022 e continua a mantenere la vita privata lontana dai riflettori. Al momento (2025) non risultano sposati, ma sono considerati una delle coppie più solide del panorama britannico.

Fonti: Geeks, IMDb, MoneyInc, WMagazine

Tom Hiddleston alla 49ª edizione dei People’s Choice Awards 2024. Foto di Image Press Agency via Depositphotos.com

The Batman – Parte II: Matt Reeves anticipa che “porterà l’eroe in una direzione mai vista prima”

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Il regista di The Batman, Matt Reeves, ha recentemente annunciato di aver finalmente completato la sceneggiatura del tanto atteso sequel, scritto insieme al co-sceneggiatore Mattson Tomlin. La gradita notizia è arrivata nel bel mezzo delle preoccupazioni che il film, che per il momento sembra avere il titolo ufficiale The Batman – Parte II, potesse essere stato cancellato o subire un altro significativo ritardo, con ulteriori speculazioni secondo cui i co-direttori dei DC Studios James Gunn e Peter Safran starebbero ancora cercando di capire come gestire la presenza di più Batman al cinema.

Qualunque sia il futuro del BatVerse, avremo almeno un altro film con il Cavaliere Oscuro interpretato da Robert Pattinson in quella che ora sarà definita una storia Elseworlds. Ora Reeves ha condiviso diversi aggiornamenti incoraggianti sul red carpet degli Emmy Awards. Sebbene abbia rifiutato di rivelare dettagli specifici sulla trama, ha confermato che la produzione dovrebbe iniziare all’inizio del prossimo anno.

Stiamo iniziando. Stiamo assumendo personale. Stiamo ricominciando a riunire la nostra troupe. Ci stiamo preparando. Stiamo praticamente entrando nella fase di pre-produzione. Gireremo il film in primavera… siamo super entusiasti”, ha detto a THR. Il regista ha poi aggiunto: “Considerando com’era il primo film e com’è The Batman – Parte II, che è molto più una detective story, l’idea di cercare di proteggere i segreti del film è estremamente importante perché si tratta di un mistero”.

Sarebbe una delusione ancora più grande se quella parte cominciasse a trapelare. Vogliamo mantenere la sorpresa in modo che i fan… possano vivere l’esperienza divertente che io ho sempre amato quando andavo al cinema, ovvero andare al cinema ed essere sorpreso“. Reeves ha anche confermato che Pattinson ha ormai letto la sceneggiatura, che gli è stata consegnata in una busta altamente sicura che richiedeva un codice separato per essere aperta, e che è rimasto molto soddisfatto della storia, che apparentemente porterà l’iconico eroe della DC Comics “in una direzione che non abbiamo mai visto prima“.

LEGGI ANCHE: The Batman: Matt Reeves svela i piani per ulteriori spin-off

Tutto quello che sappiamo su The Batman – Parte II

The Batman – Parte II è uno dei film più attesi del nuovo panorama DC, ma il suo percorso produttivo non è stato privo di ostacoli. Inizialmente previsto per ottobre 2025, il sequel diretto da Matt Reeves è stato rinviato al 1° ottobre 2027. I ritardi sono stati giustificati da esigenze legate alla scrittura della sceneggiatura e al calendario riorganizzato della DC sotto la nuova guida di James Gunn e Peter Safran, che stanno ristrutturando l’intero universo narrativo. Nonostante ciò, Reeves ha confermato che le riprese inizieranno nella primavera 2026 e Gunn ha recentemente letto la sceneggiatura, definendola “grandiosa”, un segnale incoraggiante per i fan.

Sul fronte del cast, è confermato il ritorno di Robert Pattinson nei panni di Bruce Wayne/Batman, all’interno dell’universo narrativo alternativo noto come “Elseworlds”, separato dal DCU principale. Dovrebbero tornare anche Jeffrey Wright come il commissario Gordon e Andy Serkis nel ruolo di Alfred. I rumor più insistenti ruotano attorno alla possibile introduzione di Harvey Dent/Due Facce e Clayface (che avrà inoltre un film tutto suo) come villain principali, anche se nulla è stato ancora ufficializzato. C’è chi ipotizza un ampliamento del focus sulla corruzione sistemica di Gotham, riprendendo i toni noir e investigativi del primo capitolo, con Batman sempre più immerso in un mondo in cui la linea tra giustizia e vendetta si fa sottile.

Per quanto riguarda la trama, le indiscrezioni suggeriscono un’evoluzione psicologica per Bruce Wayne, alle prese con le conseguenze delle sue azioni e un Gotham sempre più caotica, anche dopo gli eventi della serie spin-off The Penguin con Colin Farrell (anche lui probabile membro del cast). Alcune fonti parlano di un possibile scontro morale con Harvey Dent, figura ambigua per eccellenza, o di un Batman costretto a confrontarsi con i limiti del suo metodo. Al momento, tutto è però ancora avvolto nel riserbo, ma la conferma della sceneggiatura completa e approvata lascia ben sperare per l’inizio delle riprese entro l’autunno e per un sequel che promette di essere ancora più cupo, ambizioso e introspettivo.

Reeves spera naturalmente che il suo prossimo film su Batman abbia lo stesso successo del primo. The Batman del 2022 ha avuto un’ottima performance al botteghino, incassando oltre 772 milioni di dollari in tutto il mondo e ottenendo un ampio consenso da parte della critica. Queste recensioni entusiastiche sono state portate avanti nella stagione dei premi, visto che il film ha ottenuto quattro nomination agli Oscar. Nel frattempo, Reeves ha espanso la serie DC Elseworld con la già citata serie spin-off di Batman, The Penguin, disponibile su Sky e NOW, per l’Italia.

L’uscita di The Batman – Parte II è ora prevista per il 1 ottobre 2027.

The Life of Chuck, la spiegazione del finale: cosa succede a Chuck?

Ci sono molti collegamenti nascosti nel finale di The Life of Chuck. Il film, scritto e diretto da Mike Flanagan, è un adattamento dell’omonimo romanzo breve di Stephen King, ed è il terzo adattamento cinematografico dell’opera del prolifico autore dopo Gerald’s Game e Doctor Sleep. Il cast del film include Tom Hiddleston nel ruolo del contabile Chuck Krantz, affiancato da un nutrito gruppo di attori che comprende Chiwetel Ejiofor, Karen Gillan, Matthew Lillard, Carl Lumbly, Mark Hamill, Antonio Raul Corbo, Nick Offerman e Annalise Basso, oltre a Jacob Tremblay, Benjamin Pajak e Cody Flanagan nei panni delle versioni più giovani di Chuck.

Il cast di The Life of Chuck è così ricco perché il film racconta tre storie apparentemente quasi del tutto scollegate, andando a ritroso nel tempo. La prima, l’Atto 3, presenta uno scenario apocalittico in cui la fine dell’universo è salutata da cartelloni pubblicitari e annunci che ringraziano Chuck Krantz per 39 anni fantastici. La seconda, l’Atto 2, è incentrata su Chuck stesso che, ispirato dal tamburellare di un musicista di strada, inizia a ballare improvvisamente con uno sconosciuto. La terza, l’Atto 3, esplora l’infanzia di Chuck e i suoi primi incontri con la morte e la danza, a partire dall’essere rimasto orfano a causa di un devastante incidente d’auto.

Cosa succede nel finale di The Life of Chuck?

La vita e la morte di Chuck chiudono il cerchio

Mentre il primo atto procede generalmente in avanti nel tempo, il finale di The Life of Chuck segna comunque uno dei momenti iniziali della linea temporale del film di Stephen King, perché termina con Chuck al terzo anno delle superiori. Dopo essere stato messo in guardia dal cupola nella casa dei suoi nonni, che suo nonno Albie (Mark Hamill) dice essere piena di fantasmi di cose ancora da venire, coglie finalmente l’occasione per indagare sulla stanza dopo che Albie muore per un attacco di cuore. Mentre è lì, vede una visione di se stesso da adulto in un letto d’ospedale, che muore lentamente.

Tuttavia, invece di disperarsi per la sua morte in quella che gli sembra un’età relativamente giovane, impara una lezione dal nonno che lo avverte che la terribile anticipazione della morte di una persona cara è la parte più difficile dell’esperienza. In quel momento, decide di dimenticare completamente ciò che ha appena visto e di abbracciare la meraviglia della vita, lasciando che finisca quando sarà il suo momento e apprezzando ciò che accade tra quel momento e la sua morte finale, in particolare i momenti in cui può essere meraviglioso, come il ballo nel secondo atto.

Perché la vita di Chuck finisce all’inizio?

Tom Hiddleston in The Life of Chuck (2024)
Foto di Dan Anderson/Dan Anderson – © INTREPID PICTURES

Il film parla della vita piuttosto che della morte

Sebbene all’inizio possa sembrare poco chiaro, ci sono diversi motivi importanti per cui la storia di The Life of Chuck è raccontata in ordine inverso. Il primo è che il terzo atto presenta un mistero che è aggravato dal secondo atto, apparentemente non correlato, prima che il primo atto risolva la maggior parte di quei nodi e spieghi la maggior parte di ciò che è accaduto fino a quel momento. Senza questa struttura, la storia mancherebbe del mistero essenziale per esplorare le profondità sconosciute della vita e della morte.

L’altra ragione importante per cui il primo atto della storia di Stephen King viene per ultimo è che sarebbe del tutto sbagliato che il film finisse con la morte di Chuck. Proprio come Chuck stesso, al pubblico viene presentata una visione della sua morte molto prima che si comprenda il suo esatto significato. Tuttavia, come dichiara il titolo, il film parla della vita di Chuck piuttosto che della sua fine, esplorando i modi in cui la fatidica decisione che ha preso nella cupola gli ha permesso di abbracciare la vita, influenzare le persone che lo circondavano e essere influenzato da loro in cambio.

Quanto dell’atto 3 della vita di Chuck è reale?

Tom Hiddleston e Annalise Basso in The Life of Chuck (2024)
Foto di Dan Anderson/Dan Anderson – © INTREPID PICTURES

L’atto 1 rivela dove si svolge effettivamente l’atto 3

Una delle cose più importanti che viene spiegata nell’atto 1 di The Life of Chuck è l’evento apocalittico raffigurato nell’atto 3. Questa spiegazione è fornita dalla filosofia dell’insegnante di Chuck, la signorina Richards (Kate Siegel), che lei condivide con lui dopo l’ultima lezione prima delle vacanze estive. Quando spiega cosa intendeva Walt Whitman quando scrisse “Io contengo moltitudini”, lei suggerisce che tutto ciò che una persona vede e immagina costruisce un universo nella sua testa. È la distruzione di quell’universo che viene descritta nel terzo atto.

Il lento sgretolarsi dell’universo descritto nel terzo atto è il risultato della lunga e debilitante malattia di Chuck.

Pertanto, nulla di ciò che accade nel terzo atto è tecnicamente “reale”, tranne la scena in cui Chuck riceve la visita della moglie (Q’orianka Kilcher) e del figlio (Antonio Raul Corbo) sul letto di morte. L’universo che viene distrutto nella storia è quello che Chuck ha costruito nella sua mente nel corso di 39 anni, assemblando frammenti di luoghi in cui è stato realmente (come la casa dei nonni) e persone che ha conosciuto o visto (tra cui un insegnante della scuola elementare e l’avvocato che si occupava del patrimonio del nonno), insieme a elementi che non sono mai esistiti.

Qual è l’importanza della cupola nella vita di Chuck?

Ha una profonda risonanza simbolica

Oltre ad aggiungere un elemento di realismo magico che permette a Chuck di avere un preavviso della propria morte, la cupola ha un enorme significato metaforico nella storia. In primo luogo, la sua posizione in cima alla casa la fa assomigliare a una divinità, che esiste al di sopra della vita mortale e racchiude segreti terribili e inconoscibili. Il fatto che la cupola sia una stanza chiusa a chiave nel profondo della casa è anche una potente metafora visiva del modo in cui Chuck deve tenere la sua consapevolezza della morte chiusa a chiave nella sua mente, per evitare che gli impedisca di godersi la gioia di vivere.

Il vero significato della vita di Chuck

Chiwetel Ejiofor e Carl Lumbly in The Life of Chuck (2024)

Ci sono molti temi sia nel romanzo che nel film

Poiché La vita di Chuck abbraccia l’intera durata di una vita, ci sono molti temi sotto la superficie. Uno dei più importanti è l’interconnessione fondamentale dell’umanità. Il film sottolinea il valore dell’interazione con gli altri e della trasmissione delle loro passioni e gioie. Il filo conduttore principale che esplora questo tema è il fatto che Chuck ha imparato a ballare da sua nonna (Mia Sara) e ha continuato a usare questa abilità per migliorare la vita di chi lo circonda, tra cui la sua compagna di classe Cat (Trinity Bliss) e la sconosciuta Janice (Annalise Basso), appena lasciata, dell’atto 2.

Il ballo di Chuck e Janice genera anche un enorme guadagno per il musicista di strada Taylor (Taylor Gordon).

Un tema direttamente collegato a questo elemento di The Life of Chuck è l’importanza delle vite ordinarie. Oltre a rappresentarlo attraverso le azioni di Chuck, il film lo sottolinea ulteriormente con il monologo di Albie su come il suo lavoro di contabile possa non essere affascinante, ma possa salvare la vita dei suoi clienti. Altri temi esplorati nel film di Mike Flanagan includono l’accettazione dell’inevitabilità della morte, il potere di abbracciare il momento, la capacità dell’umanità di essere resiliente anche nelle circostanze più disperate e molti altri.

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Colin Farrell: 10 cose che non sai sull’attore

Colin Farrell è uno degli attori più brillanti degli ultimi anni, capace di dimostrare al mondo le sue qualità attoriali, il suo fascino irlandese e tutte le sue sfaccettature. L’attore ha svolto una lunga gavetta per arrivare dove è ora, ha saputo scegliere ruoli iconici che lo hanno fatto rimanere nell’immaginario collettivo e ha saputo conquistare una gran fetta di pubblico. Ecco, allora, 10 cose da sapere su Colin Farrell.

Colin Farrell: i suoi film

Colin Farrell film1. Colin Farrell: i film e la carriera. La carriera di Farrell inizia nel 1995 quando appare, seppur non accreditato, nei film Frankie delle stelle e La scomparsa di Finbar. Comincia a lavorare assiduamente nel cinema con film come Zona di guerra (1999), Tigerland (2000), Minority Report (2002), Daredevil (2003), Alexander (2004), The New World – Il nuovo mondo (2005) e Sogni e delitti (2007). La sua carriera continua con i film Parnassus – L’uomo che voleva ingannare il diavolo (2009), London Boulevard (2010), Come ammazzare il capo… e vivere felici (2011), 7 psicopatici (2012) e Saving Mr. Banks (2013). Tra i suoi ultimi lavori, vi sono Storia d’inverno (2014), Miss Julie (2014), The Lobster (2015), Animali fantastici e dove trovarli (2016), L’inganno (2017), Il sacrificio del cervo sacro (2017), Widows – Eredità criminale (2018) e Dumbo (2019). Nel 2020 ha interpretato Artemis Fowl Sr. in Artemis Fowl, Simon in Ava. Nel 2021 è stato Richard in Voyagers, Jake in After Yang. Nello stesso anno sarà inoltre Henry Drax nella miniserie The North Water. Il 2022 è stato un anno importante per Colin Farrell che ha interpretato Oz Cobb in The Batman di Matt Reeves e soprattutto Pádraic Súilleabháin, protagonista di Gli spiriti dell’isola, film che gli è valso la Coppa Volpi a Venezia 79 e la nomination come migliore attore protagonista agli Oscar 2023. Nel 2024 è stato protagonista della serie Apple Tv+ Sugar, mentre alla fine del 2024 è arrivata su Sky e NOW (HBO negli Stati Uniti) la serie Spin-off di The Batman, The Penguin, in cui riprende il personaggio di Oz Cobb.

Tra i titoli più recenti già annunciati ci sono Ballad of a Small Player (2025), thriller Netflix diretto da Edward Berger, e A Big Bold Beautiful Journey (2025) con Margot Robbie. La sua performance in Gli spiriti dell’isola (2022) gli ha garantito la Coppa Volpi e una nomination all’Oscar come miglior attore protagonista.

Colin Farrell è stato The Penguin, ovvero Oswald Cobblepot

Colin Farrell Penguin

Nel 2022 Colin Farrell ha trasformato radicalmente il proprio aspetto per interpretare Oswald “Oz” Cobblepot, alias The Penguin, nel film The Batman di Matt Reeves. Grazie a un trucco prostetico sorprendente e a un lavoro di recitazione minuzioso, l’attore è diventato irriconoscibile, ricevendo elogi unanimi da critica e pubblico.

Il successo di quella performance ha portato HBO / Max a sviluppare uno spin-off dedicato al personaggio: The Penguin, uscito su Sky e NOW in Italia a fine 2024. La serie segue l’ascesa criminale di Oz Cobblepot nel vuoto di potere lasciato da Carmine Falcone e prepara il terreno per The Batman – Part II. Farrell, anche produttore esecutivo del progetto, ha dichiarato che la serie gli ha permesso di esplorare un lato più intimo e tragico del villain, arricchendo la mitologia di Gotham e consolidando il suo status di attore camaleontico.

Colin Farrell nelle serie tv

Oltre al cinema, Farrell è apparso anche nelle serie Ballykissangel (1998-1999), Scrubs – Medici ai primi ferri (2005), True Detective (2015) e Sugar (2024).

2. Non solo attore, ma anche doppiatore e produttore. Nel corso della sua carriera, Colin Farrell non ha vestito solo i panni dell’attore: infatti, ha svolto anche l’attività di doppiatore per i film Kicking It (2008) ed Epic – Il mondo segreto (2013). Inoltre, l’attore ha svolto anche l’attività di produzione per i film Kicking It e Triage (2009).

Colin Farrell: True Detective

Colin Farrell: True Detective

3. Ha dovuto mettere su peso. Per interpretare il ruolo del poliziotto corrotto, è stato necessario ingrassare. Tuttavia, stando alle parole dell’attore, questo processo non è stato privo di fatica: “ Le persone pensano che deve essere divertente mangiare ciò che vuoi, e lo è, il primo giorno. Al secondo, quando sei già al tuo secondo cheeseburger con patatine fritte e un frullato al cioccolato alle 11 del mattino, non lo è poi tanto”.

4. Ha amato il suo personaggio. Colin Farrell ha ammesso di aver adorato fare True Detective e di aver avuto un vero amore per il suo personaggio: “Da uomo, era l’equivalente umano di un paio di scarpe abbattute, era nato da un’America che faceva parte di un’epoca passata, anche da un personaggio molto conflittuale. C’erano un sacco di questioni davvero umane in gioco e lui aveva un sacco di scene incredibilmente drammatiche con cui ho avuto il tempo e modo di confrontarmi”.

Colin Farrell fidanzata

5. Colin Farrell si è sposato una volta e ha avuto una moglie. Nel corso della sua vita, l’attore ha avuto diverse fidanzate, arrivando a sposarsi con la collega Amelia Warner, con cui si era fidanzato nel 2001. Tuttavia, il matrimonio polinesiano non aveva valore.

6. Ha avuto diverse relazioni. Tra flirt e frequentazioni di Colin Farrell, si citano quelle con la modella Kim Bordernave, da cui ha avuto il figli James Padraig, nato nel 2003, e la ex coniglietta di Playboy, Nicole Narain. In seguito, ha frequentato l’attrice Alicja Bachleda-Curus dal 2009, diventando nuovamente padre di un bambino, Henry Tadeusz. I due si sono separati nel 2010 e attualmente ha una relazione con Kelly McNamara.

Colin Farrell figli

7. Suo figlio James ha una malattia rara. Il primogenito di Colin Farrell è affetto dalla sindrome di Angelman, una rara malattia genetica che causa convulsioni, grandi difficoltà di movimento e ritardi sia intellettivi, che riguardo lo sviluppo. Un bambino speciale che, nonostante tutto, ha salvato la vita dell’attore e lo ha reso un uomo nuovo.

Colin Farrell: Alexander

colin farrell

8. Ha definito Alexander un film unico. Di questo film, Colin Farrell ha ammesso che, farne parte, è stata un’esperienza unica e capita una sola volta nella vita per la sua portata ed ambizione. Stando alle parole dell’attore: “Aveva un regista incredibile e un cast e una sceneggiatura incredibili. Eppure, in qualche modo, non era quello che la gente voleva che fosse o che si aspettava. È stato trattato male da critica e pubblico. Ma la cosa più importante è stata l’esperienza di aver girato questo film”.

9. È rimasto ferito dall’insuccesso del film. Se c’è una cosa che Alexander ha lasciato a Colin Farrell, è l’amaro in bocca. L’attore, infatti, ha pubblicamente ammesso di esserci rimasto molto male dall’andamento del film e di non essere riuscito ad assestare il colpo: “Alexander fa male e ancora una volta le persone ti dicono “Vai oltre, sei stato pagato bene” e tutto il resto. Ma Alexander mi ha ferito”.

Colin Farrell: età e altezza

10. Colin Farrell è nato il 31 maggio del 1976 a Castelknock, a Dublino, e la sua altezza complessiva è di 178 centimetri.

Fonti: IMDb, latimes, Daily Mail, huffpost

Heat 2: incoraggianti novità sul film di Michael Mann

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Heat 2: incoraggianti novità sul film di Michael Mann

Il prossimo progetto di Michael Mann, Heat 2, prequel del suo capolavoro poliziesco del 1995, era stato recentemente messo in dubbio per motivi di budget, ma un nuovo aggiornamento – diffuso da Word of Reel – riporta che il film avrebbe ora ottenuto il via libera e che nelle prossime settimane dovrebbe arrivare un annuncio ufficiale. Il sito riporta anche che, come già precedentemente indicatoLeonardo DiCaprio dovrebbe aver concluso positivamente le trattative per unirsi al progetto.

Con DiCaprio nel ruolo di protagonista, Heat 2 sembra improvvisamente un evento di portata mondiale, il che probabilmente ha contribuito a convincere i dirigenti della Warner Bros. Mike De Luca e Pam Abdy, che secondo quanto riferito sono ansiosi di realizzare questo film. Inoltre, il cast che sembra si stia mettendo insieme per il sequel di Mann viene descritto come “storico” e, a parte i nomi che circolano, tra cui Austin Butler e Adam Driver, sembrano esserci altre grandi sorprese in arrivo.

Ad aver favorito la ripresa delle conversazioni su Heat 2 ci sarebbe anche la serie di successi consecutivi al botteghino che la Warner Bros. sta attualmente vivendo. L’idea attuale, per il film, sarebbe inoltre quella di coinvolgere un partner per avere un cofinanziamento. Apple, che ha letto la sceneggiatura, starebbe ora valutando la possibilità di partecipare al progetto. In attesa di maggiori conferme in merito, ricordiamo che Heat 2 sarà basato sul romanzo sequel/prequel scritto nel 2022 da Mann.

Il libro racconta i primi anni di Neil McCauley (interpretato da Robert De Niro nel film originale) e Vincent Hanna (Al Pacino), seguendo anche la caccia di Hanna a una nuova minaccia all’indomani della sparatoria culminante del film originale. Ora, se quanto riportato si rivelerà corretto, aggiornamenti ufficiali dovrebbero arrivare nelle prossime settimane. Al momento, in ogni caso, i lavori sul progetto sembra stiano andando avanti e il resto del cast potrebbe essere svelato a breve.

Meryl Streep: 10 cose che non sai sull’attrice

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Meryl Streep: 10 cose che non sai sull’attrice

Meryl Streep è considerata come una delle attrici migliori del cinema internazionale contemporaneo e moderno, piena di talento e con mille doti che è sempre pronta a sfoderare. Di larghe vedute, femminista e con gran coraggio, è una delle attrici di Hollywood che alza spesso la voce per le giuste cause.

Versatile, capace di conquistare il pubblico di quasiasi generazione, la Streep continua a farsi amare, sia come attrice che come persona, da più di 40 anni, certi che continuerà a farlo per almeno altri quaranta.

Ecco dieci cose che, forse, non sapevate di Meryl Streep.

Meryl Streep: i suoi film

1. Voleva diventare soprano. All’età di 12 anni la Streep incominciò a prendere lezioni di canto, in quanto il suo desiderio era quello di diventare soprano. Ha tuttavia smesso quattro anni dopo per mancanza di vera passione. La recitazione non era minimamente nei suoi piani fino a quando non ha preso parte alla recita scolastica La signorina Julie, al Vassar College. Il suo professore in seguito affermò “non penso che nessuno abbia insegnato a Meryl a recitare. Se lo è insegnato da sola“. Dopo la laurea, dunque, ha intrapreso la carriera di attrice.

2. Ha debuttato al cinema a quasi trent’anni. Dopo essere stata rifiutata da Dino De Laurentiis perché venne definita brutta per partecipare al King Kong, nel 1977 debutta al cinema con Giulia di Fred Zinnemann e l’anno successivo comincia ad imporsi nel panorama cinematografico con Il cacciatore di Michael Cimino, recitando al fianco di Robert De Niro. Nonostante Katharine Hepburn la definì come un nulla di speciale, l’anno successivo vinse l’Oscar alla miglior attrice non protagonista per Kramer contro Kramer.

3. I film con Meryl Streep. Gli anni ’80, soprattutto dopo il primo Oscar conquistato, la lanciano dell’olimpo delle attrici di Hollywood, prendendo parte a film come La scelta di Sophie (1982), Silkwood (1983), La mia Africa (1985), Ironweed (1987), Un grido nella notte (1989), She Devil – Lei, il diavolo (1989), Cartoline dall’inferno (1990), La morte ti fa bella (1992) e I ponti di Madison County (1995) di e con Clint Eastwood. Ma ha recitato anche in La stanza di Marvin (1996), La voce dell’amore (1998), La musica del cuore (1999), The Hours (2002), Il ladro di orchidee (2002), The Manchurian Candidate (2004), Il diavolo veste Prada (2006), Leoni per agnelli (2007) di Robert Redford, Mamma mia! (2008), Julie & Julia (2009), The Iron Lady (2011), Into the woods (2015), Florence Foster Jenkins (2016), The Post (2017), Panama Papers (2019), Piccole donne (2019), The Prom (2020), Lasciali parlare (2020) e Don’t Look Up (2021). Recentemente ha prestato la voce a documentari come Escape from Extinction: Rewilding (2024) e si prepara a tornare nei panni di Miranda Priestly nel sequel Il Diavolo veste Prada 2 con uscita prevista per il 2026.

meryl streep

Meryl Streep: il marito e i suoi figli

4. Marito e i suoi quattro figli. Dopo essere stata fidanzata con John Cazale – suo co-protagonista in Il cacciatore e morto prematuramente nel 1978 – Meryl Streep nello stesso anno ha sposato lo scultore Don Gummer. Dal loro matrimonio sono nati quattro figli: Henry (1979), musicista; Mamie (1983), attrice di cinema e TV; Grace (1986), attrice anch’essa; e Louisa (1991), modella. Per oltre quarant’anni Streep e Gummer sono stati una delle coppie più solide di Hollywood, noti anche per le generose donazioni a istituzioni artistiche e scolastiche, tra cui il Vassar College. Nel 2023, però, i portavoce dell’attrice hanno confermato che la coppia vive separata “da più di sei anni”, pur mantenendo un rapporto affettuoso e di reciproco sostegno.

5. La recitazione come dote di famiglia. Sia Mamie che Grace sono entrambe attrici di un certo rilievo. Mamie, che è il nome d’arte di Mary Willa, ha partecipato al film Heartburn – Affari di cuore, per poi prendere parte a L’imbroglio – The Hoax, mentre nel 2007 recita in Un amore senza tempo, film nel quale interpreta lo stesso personaggio di sua madre, ma in versione giovane. Ha recitato anche in Effetti Collaterali (2013), Cake (2014), The End of the Tour (2015) e Dove eravamo rimasti (2015). Grace Jane invece è apparsa in La casa degli spiriti (1993) e, dopo il diploma in storia dell’arte e lingua italiana nel 2008, ha preso parte a L’amore all’improvviso – Larry Crowne e alle serie tv Zero Hour, American Horror Story e The Newsroom. Dal 2016 è facente parte del cast di Mr. Robot.

Meryl Streep e i suoi Oscar

6. Ha vinto 3 Oscar. Meryl Streep, nel corso della sua carriera, ha vinto ben tre Oscar, arrivando solo seconda a Katharine Hepburn, che ne vinse 4, e avendo tante statuette quante quelle di Daniel Day Lewis, Jack Nicholson, Ingrid Bergman, Frances McDormand e Walter Brennan. La Streep ha vinto l’Oscar alla miglior attrice non protagonista per Kramer contro Kramer nel 1980, e due per La Miglior attrice protagonista per La scelta di Sophie nel 1983 e The Iron Lady nel 2012.

7. È stata nominata 21 volte. La Streep ha raggiunto il record di nomination avute per un Oscar, raggiungendo quota 21. Togliendo dalla classifica le nomination che le hanno poi fruttato le statuette, è stata nominata per: Il cacciatore, La donna del tenente francese, Silkwood, La mia Africa, Ironweed, Un grido nella notte, Cartoline dall’inferno, I ponti di Madison County, La voce dell’amore, La musica del cuore, Il ladro di orchidee, Il diavolo veste Prada, Il dubbio, Julie & Julia, I segreti di Osage County, Into the Woods, Florence Foster Jenkins e The Post.

meryl streep

Meryl Streep e Tom Hanks

8. Tom Hanks e Meryl Streep hanno lavorato insieme per The Post. Nel 2017 i due sono entrati in trattative per partecipare al film di Steven Spielberg, che narra la vicenda della pubblicazione di settemila pagine di diversi documenti ritenuti top secret che rivelavano tutti i segreti sulla guerra il Vietnam, pubblicati nel 1971 sul New York Times e sul Washington Post. Un’inchiesta giornalistica, il racconto di un’amicizia di affetto e stima tra uomo e donna e la storia della prima donna editrice che si trova a valutare e decidere se pubblicare i documenti.

9. Sono amici da tempo. Prima di The Post, paradossalmente, i due attori, tra i più iconici, noti e premiati della loro generazione, non hanno mai recitato insieme. Si conoscono però da tempo e sono amici di lunga data. Il merito della loro conoscenza è tutto di Nora Ephron, grande amica di Hanks che ha diretto l’attore in C’è posta per te e Insonnia d’amore. I due attori, tuttavia, hanno proprio con The Post avuto modo di frequentarsi per davvero, in quanto prima la loro era un’amicizia grossomodo a distanza.

Meryl Streep: età e altezza dell’attrice

10. Meryl Streep è nata il 22 giugno del 1949 a Summit, nel New Jersey, Stati Uniti. L’attrice è alta complessivamente 1.68 metri.

Fonti: IMDb, biography

Robert De Niro: 10 cose che non sai dell’attore

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Robert De Niro: 10 cose che non sai dell’attore

Robert De Niro è uno dei migliori attori che la storia del cinema possa avere. Carismatico e versatile, ha conquistato tante diverse generazioni di spettatori nel corso dei suoi quasi 50 anni di carriera. Capace di interpretare qualsiasi ruolo, forte del sodalizio con Martin Scorsese e dell’amicizia con Joe Pesci, De Niro ha davvero conquistato il mondo con le sue interpretazioni. Ecco dieci cose che, forse, non sapevate di Robert De Niro.

Robert De Niro: i suoi film e la carriera

1. Ha recitato in grandi capolavori del cinema. De Niro ha esordito al cinema nel 1968 con il film Ciao America!, per poi ottenere grrande successo con Mean Streets – Domenica in chiesa, lunedì all’inferno (1973), di Martin Scorsese. Da quel momento recita in grandi film come Il padrino – Parte II (1974), Taxi Driver (1976), Novecento (1976), Gli ultimi fuochi (1976), New York, New York (1977), Il cacciatore (1978), Toro scatenato (1980), Re per una notte (1982), C’era una volta in America (1984), Brazil (1985), Mission (1986), Gli intoccabili (1987), Quei bravi ragazzi (1990), Risvegli (1990), Cape Fear (1991), Voglia di ricominciare (1993), Frankenstein di Mary Shelley (1994), Casinò (1995), Heat – La sfida (1995), Sleepers (1996) e Jackie Brown (1997). A partire dal nuovo millennio ha invece recitato in Ti presento i miei (2000), Colpevole d’omicidio (2002), Stanno tutti bene (2009), Stone (2010), Limitless (2011), Red Lights (2012), Il lato positivo (2012), Lo stagista inaspettato (2015), Joy (2015), Nonno scatenato (2016), Joker (2019), The Irishman (2019), Nonno questa volta è guerra (2020) e Killers of the Flower Moon (2023).

Tra i suoi più recenti lavori c’è Zero Day (2025), miniserie limitata Netflix in cui interpreta un ex presidente USA impegnato nella gestione delle conseguenze di un attacco informatico di portata nazionale. Sempre nel 2025 ha recitato in The Alto Knights, film drammatico-mafioso diretto da Barry Levinson, in cui interpreta un doppio ruolo come boss rivali Frank Costello e Vito Genovese. È inoltre atteso in Tin Soldier (2025) e partecipa al prossimo sequel Meet the Parents 4 (previsto per il 2026), che lo riporta nei panni di Jack Byrnes insieme a Ben Stiller & co.

2. Ha diretto e prodotto alcuni film. Nel corso della sua carriera De Niro ha anche ricoperto in due occasioni il ruolo di regista. Egli ha infatti compiuto il passaggio dietro la macchina da presa per Bronx, nel 1993, e per The Good Shepherd – L’ombra del potere, nel 2006. In entrambi i film egli ha anche partecipato come attore. Negli anni, inoltre, De Niro è stato anche produttore di diversi film, in maggior parte quelli da lui anche interpretati. Ha però prodotto anche le serie NYC 22 (2012), About a Boy (2014-2015) e When They See Us (2019).

3. Ha vinto due Oscar. De Niro è uno degli attori più premiati di sempre nel mondo del cinema. In particolare, egli vanta ben sette nomination come attore ai premi Oscar. È infatti stato candidato come protagonista di Taxi Driver, Il cacciatore, Risvegli e Cape Fear, vincendo il premio per il suo ruolo in Toro scatenato. È poi stato candidato come non protagonista per Il padrino – Parte II e Il lato positivo, vincendo per il primo. Nel 2020 è invece stato candidato come produttore del miglior film The Irishman.

Killers of the Flower Moon Robert De Niro Leonardo DiCaprio
Robert De Niro e Leonardo DiCaprio in una scena di Killers Of The Flower Moon

Robert De Niro ha origini italiane

4. Ha origini italiane. Robert Anthony De Niro Jr. è nato nel Greenwich Village, a New York, da Robert De Niro Sr. e Virginia Admiral. De Niro ha origini italiane da parte del padre: i bisnonni di Robert, infatti, sono emigrati da Ferrazzano nel 1980. Il bisnonno si chiamava Giovanni Di Niro, che venne cambiato in De Niro per una pronuncia migliore. Dalla parte della nonna, invece, ha origini irlandesi. Sua madre, Virginia, è stata una poetessa ed una pittrice di origini inglesi. Robert è cresciuto con la madre (i genitori divorziarono quando aveva appena due anni) nel quartiere di Little Italy.

Robert De Niro e il padre pittore

5. Ha dedicato un documentario al padre. De Niro ha raccontato la vita del padre nel documentario Remembering the Artist Robert De Niro, Sr. Il progetto, realizzato da Perri Peltz e Geeta Gandbhir, è stato presentato in anteprima europea al Maxxi di Roma nel 2014. Questo film è un viaggio nel percorso artistico del pittore De Niro Sr., del suo successo e decadimento a metà del Novecento, ma che racconta anche del rapporto tra padre e figlio, dei suoi conflitti interiori e di quello con l’omosessualità e la sua morte a 71 anni.

Robert De Niro in Toro scatenato

6. Ha preso molto peso per il ruolo. In Toro Scatenato De Niro interpreta il pugile Jake LaMotta. Il film, sceneggiato da Paul Schrader e diretto da Martin Scorsese, si basa sul libro di memorie di LaMotta, Raging Bull: My Story. Per questo ruolo l’attore non solo si è allenato come pugile, ma ha anche guadagnato circa 30 chili per le scene che vedono LaMotta ormai ingrassato e invecchiato. Per l’epoca questo fu un record senza precedenti, che dimostrò la grande dedizione di De Niro verso i suoi personaggi.

Robert De Niro Taxi Driver
Robert De Niro in una scena di Taxi Driver

Robert De Niro in Taxi Driver

7. Si è preparato al ruolo lavorando come tassista. In Taxi Driver, uno dei più celebri film di De Niro, l’attore interpreta ilproblematico Travis Bickle, reduce del vietnam ora tassista notturno. Considerato uno dei più rappresentativi e disturbanti personaggi della storia del cinema moderno, questo ha richiesto all’attore una grande preparazione psicologica. Egli, tra le altre cose, si preparò lavorando realmente come tassista, al fine di comprendere meglio quell’ambiente e le bizzarre persone che vi si possono incontrare.

Robert De Niro in Il Padrino

8. Ha imparato a parlare in dialetto. Per dare un’interpretazione più convincente del suo personaggio, De Niro si è allenato a parlare il dialetto siciliano per ben quattro mesi. Grazie a questo film e alla sua straordinaria performance, ha ottenuto l’Oscar al miglior attore non protagonista. Il fatto curioso è che lui e Marlon Brando hanno ottenuto un Oscar avendo interpretato lo stesso personaggio, facendo di questo il primo caso in assoluto nella storia del premio.

Robert De Niro, Tiffany Chen e i suoi figli

9. Ha sette figli. De Niro vanta ad oggi ben sei figli avuti da quattro donne diverse. I primi due figli, Drena e Raphael, li ha avuti dall’attrice Diahnne Abbott, con quale è stato sposato dal 1976 al 1988. Nel 1995, invece, dalla fidanzata dell’epoca Toukie Smith ha avuto, tramite madre surrogata, i gemelli Julian Henry e Aaron Kedrick. Nel 1997 ha invece sposato l’attrice Grace Hightower, da cui ha avuto Elliot e Helen Grace, quest’ultima avuta sempre tramite madre surrogata. Nel 2018 De Niro e la moglie hanno annunciato la separazione. Nel maggio 2023, dalla relazione con Tiffany Chen, nasce Gia Virginia.

Robert De Niro: età, altezza e patrimonio dell’attore

10. Robert De Niro è nato il 17 agosto del 1943 a New York, Stati Uniti. L’attore è alto complessivamente 1.75 metri. Ad oggi, il patrimonio di De Niro è stimato intorno ai 500 milioni di dollari, cifra che fa di lui uno degli attori più ricchi in circolazione.

Fonti: IMDb, Thefamouspeople, biography

Anne Hathaway: 10 cose che non sai sull’attrice

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Anne Hathaway: 10 cose che non sai sull’attrice

Anne Hathaway è una delle migliori attrici della sua generazione, versatile e brillante, in grado di conquistare una grande fetta di pubblico di tutto il mondo. Entrare a Hollywood per lei non è stato facile, ma con le sue forze, con la sua bravura e con il talento innato per la recitazione, è riuscita a dimostrare quanto vale, senza mediazioni e puntando solo su se stessa. Ecco dieci cose che non sai di Anne Hathaway.

Anne Hathaway: film

1. Ha recitato in celebri film.  Il debutto nel mondo del cinema è avvenuto nel 2001 con Pretty Princess. Grazie a questo film, l’attrice americana comincia ad essere molto richiesta per diverse produzioni, come Ella Enchanted – Il magico mondo di Ella (2004), Principe azzurro cercasi (2004) e Havoc – Fuori controllo (2005). Ottiene poi grande notorietà con film come I segreti di Brokeback Mountain (2005), Il diavolo veste Prada (2006), Becoming Jane – Il ritratto di una donna contro (2007), Rachel sta per sposarsi (2008), Bride Wars (2009), Appuntamento con l’amore (2010), Alice in Wonderland (2010), Amore & altri rimedi (2010) e One Day (2011).

Nel 2012 la sua carriera prende una svolta importante, interpretando ruoli di spessore in Il cavaliere oscuro – Il ritorno , Les Misérables (film per quale vince l’Oscar per la Miglior Attrice non Protagonista), Interstellar (2014), Lo stagista inaspettato (2015) e Alice attraverso lo specchio (2016). Tra i suoi ultimi film si citano Colossal (2016), Ocean’s 8 (2018) e Serenity (2019), Attenti a quelle due (2019), Cattive acque (2019), Il suo ultimo desiderio (2019), Le streghe (2020) e Locked Down (2021). Dopo la pandemia ha continuato a spaziare tra generi diversi: Eileen (2023), thriller psicologico con Thomasin McKenzie; She Came to Me (2023) commedia romantica con Peter Dinklage; The Idea of You (2024) commedia romantica di Prime Video tratta dal romanzo di Robinne Lee; Mothers’ Instinct (2024) thriller psicologico al fianco di Jessica Chastain. È inoltre attesa nei progetti Flowervale Street (sci-fi di David Robert Mitchell, previsto per il 2025) e Il Diavolo veste Prada 2 (in produzione, uscita 2026).

2. Anne Hathaway è anche una doppiatrice eccellente. Nel corso della sua carriera, Anne Hathaway si è trovata spesso a prestare la propria voce: ciò è avvenuto per La ricompensa del gatto (2002), Cappuccetto Rosso e gli insoliti sospetti (2005), alcuni episodi de I Simpson realizzati tra il 2009 e il 2010, un episodio de I Griffin (2010) e I Griffin presentano It’s a Trap! (2010). Inoltre, l’attrice ha lavorato anche al doppiaggio del film di animazione Rio (2011) e del suo seguito Rio 2 – Missione Amazzonia (2014).

anne hathaway

Anne Hathaway: il suo fisico

3. In Amore e altri rimedi Anne Hathaway si è messa davvero a nudo. Le scene di nudo e di sesso sono davvero molte in Amore e altri rimedi, in Anne Hathaway ha recitato con il collega e amico Jake Gyllenhaal. A proposito di questo film e delle scene svolte, l’attrice ha dichiarato che la nudità fa parte dell’essere attore e basta accordarsi su quanto viene richiesto di fare, dopodiché basta essere tranquilli e preparati e tutto va liscio.

4. Anne Hathaway ha una sensualità innata. L’attrice americana non è una di quelle persone che mette volutamente in mostra parti del suo corpo per attirare l’attenzione o per dimostrare la sua carica erotica. Anne non ha mai rinunciato all’eleganza e al buon gusto, sia che si tratti di uscite private o di eventi mondani. Eppure, sotto quel viso da fanciulla e quel corpo perfetto, l’attrice dimostra divere una sensualità innata, quasi innocente, sempre mostrata con molta grazia.

Anne Hathaway e Il diavolo veste Prada 2

5. L’attrice tornerà nei panni di Andy. Tra i ruoli più iconici di Anne Hathaway c’è senza dubbio quello di Andy Sachs ne Il diavolo veste Prada (2006), la giovane assistente che entra nel mondo spietato dell’editoria di moda accanto a Miranda Priestly/Meryl Streep. A distanza di vent’anni, Hathaway tornerà a indossare quei panni nell’attesissimo sequel Il diavolo veste Prada 2, attualmente in lavorazione e in uscita nel 2026.

Il nuovo film, prodotto da Disney e diretto da David Frankel (già regista del primo capitolo), esplorerà l’evoluzione del rapporto fra Andy e Miranda in un’epoca segnata dai social, dagli influencer e dal cambiamento dell’industria editoriale. In questa nuova storia, Andy è ormai una giornalista affermata e dovrà confrontarsi con un mondo della moda completamente mutato, mentre Miranda continua a dominare l’ambiente con la sua proverbiale autorità.

Per Hathaway il ritorno al personaggio di Andy rappresenta una sfida entusiasmante: l’attrice ha dichiarato che il sequel non sarà solo un esercizio di nostalgia, ma offrirà uno sguardo attuale e ironico su come il lavoro, l’ambizione e il potere siano cambiati negli ultimi vent’anni. Un modo per rinnovare un cult e parlare a una nuova generazione di spettatori.

6. Anne Hathaway ha avuto diverse controfigure. Le scene più pericolose sono state interpretate da diverse controfigure, più precisamente una per le scene d’inseguimento in moto e una per i combattimenti più duri. Tuttavia, una delle sue controfigure è rimasta coinvolta in un incidente sul set: durante le riprese, la stuntman ha perso il controllo del mezzo, durante la scena della scalinata in sella al Bat-Pod, andando a finire contro una cinepresa IMAX, distruggendola completamente. Fortunatamente, nessuna delle persone presenti si è fatta male.

anne hathaway

Anne Hathaway, il marito e il figlio Rosebanks Jonathan Shulman

7. È sposata con un attore. Nel novembre del 2008 l’attrice ha iniziato a frequentare l’attore Adam Shulman, noto per essere stato il vice scefitto Enos Strate nel film Hazzard – I Duke alla riscossa. I due si sono poi sposati il 29 settembre del 2012 a Big Sur, in California, con una cerimonia interreligiosa ebraico-cristiana. In molti hanno notato come Shulman abbia una leggera somiglianza con il drammaturgo inglese William Shakespeare, la cui moglie si chiamava proprio anne Hathaway. C’è anche chi crede che i due attori siano propri loro reincarnazioni, i quali portano così avanti un amore eterno.

8. Ha avuto due figli. Il 24 marzo 2016 l’attrice americana è diventata mamma di Rosebanks Jonathan Shulman, il primo figlio dellla coppia. Da quel momento la Hathaway ha parzialmente diradato le sue attività lavorative, al fine di prendersi maggiormente cura del piccolo. Nel 2019 è poi nato il secondo figlio, chiamato semplicemente Jack.

Anne Hathaway oggi

9. Anne Hathaway ha in serbo molti progetti. Anne Hathaway continua a essere una delle attrici più richieste di Hollywood e ha ripreso a pieno ritmo la sua attività. Dopo Il suo ultimo desiderio (2020), Le streghe (2020) e Locked Down (2021), è stata protagonista della serie Apple WeCrashed (2022) accanto a Jared Leto e di film come Eileen (2023), She Came to Me (2023) e The Idea of You (2024) per Prime Video. Nel 2024 ha condiviso lo schermo con Jessica Chastain nel thriller psicologico Mothers’ Instinct, mentre nel 2025 è attesa nel misterioso sci-fi Flowervale Street diretto da David Robert Mitchell. Parallelamente è in preparazione l’attesissimo Il diavolo veste Prada 2 (uscita prevista nel 2026), che la vedrà tornare nei panni di Andy Sachs insieme a Meryl Streep ed Emily Blunt. Hathaway alterna quindi ruoli in grandi produzioni commerciali a progetti d’autore, confermandosi interprete versatile e pronta a rinnovarsi a ogni stagione.

Anne Hathaway: età e altezza dell’attrice

10. Anne Hathaway è nata il 12 novembre del 1982 a New York, Stati Uniti. L’attrice è alta complessivamente 1.73 metri.

Fonti: IMDb, biography

Bon Appetit, Maestà: la storia vera dietro il K-drama Netflix

Bon Appetit, Maestà: la storia vera dietro il K-drama Netflix

Bon Appetit, Maestà, una commedia romantica su una chef che accidentalmente si ritrova catapultata indietro nel tempo, nell’era Joseon, è l’ultimo drama coreano ad aver riscosso successo su Netflix. Dopo l’uscita dei primi due episodi della serie, la storia di un viaggio nel tempo (conosciuta in Corea come 폭군의 셰프, o “The Tyrant’s Chef”) è entrata nella Top Ten italiana, scalando le posizioni delle classifiche di molti altri Paesi, dimostrando quanto possa essere popolare una storia d’amore ben realizzata.

E la nascente storia d’amore tra la chef del XXI secolo Yeon Ji-yeong (Lim Yoon-a di King the Land) e il tiranno dell’era Joseon, re Lee Heon (Lee Chae-min di Hierarchy), è davvero segnata dal destino. Non solo i due protagonisti provengono da epoche completamente diverse, ma il personaggio maschile è ispirato, seppur liberamente, a uno dei sovrani più crudeli della storia coreana.

Grazie a Time.com, abbiamo ricostruito la storia vera che ha in parte ispirato Bon Appetit, Maestà e in che modo il K-drama ha scelto saggiamente di allontanarsi da una rappresentazione diretta di un tiranno realmente esistito.

Bon Appetit, Maestà
Lim Yoon-a in Bon Appetit, Maestà Courtesy di Studio Dragon/Netflix

L’ambientazione nella dinastia Joseon di Bon Appetit, Maestà

Ji-yeong sta tornando in Corea dalla Francia, dopo aver vinto un prestigioso concorso culinario, quando prende una deviazione imprevista: si ritrova nella Corea dell’epoca Joseon. I dettagli del viaggio temporale non sono particolarmente rilevanti — includono un’eclissi solare, un volo al momento giusto e un antico testo coreano che Ji-yeong sta riportando a casa per suo padre, studioso accademico. Ciò che conta è il risultato: la nostra protagonista moderna rimane intrappolata nella storia coreana. Una volta lì, dovrà mettere a frutto le sue abilità culinarie per sopravvivere sotto il dominio del re immaginario Lee Heon.

La dinastia Joseon, durata oltre 500 anni (dal 1392 al 1910), è una delle ambientazioni preferite dei drama coreani. Diverse epoche della dinastia sono state rappresentate in serie come The Red Sleeve (ambientata soprattutto nel tardo XVIII secolo) e Mr. Sunshine (all’inizio del XX secolo), o reinterpretate in chiave di genere, come lo zombie drama Kingdom (collocato in una versione alternativa del XVII secolo). Uno dei drama fondativi della Hallyu, Jewel in the Palace del 2003 (ambientato nel XVI secolo), si ispira alla vera storia di Jang-geum, la prima donna a ricoprire il ruolo di medico reale durante la dinastia Joseon. Questo periodo storico si sovrappone alla linea temporale in cui è collocato Bon Appetit, Maestà.

Pur essendo una versione alternativa della storia di Joseon, Bon Appetit, Maestà sembra essere ambientato durante il regno di Yeonsangun, che governò a cavallo tra XV e XVI secolo, dal 1494 al 1506.

Bon Appetit, Maestà è tratto da un manhwa?

Come molti K-drama, Bon Appetit, Maestà nasce da una storia già esistente, ma non da un manhwa (fumetto coreano). La serie è infatti un adattamento del web novel Surviving as Yeonsangun’s Chef, scritto da Park Guk-jae. La trama segue Ji-yeong, che viaggia indietro nel tempo e diventa la cuoca reale del re Yeonsan, figura storica realmente esistita.

La differenza principale tra il romanzo originale e la serie Netflix riguarda il nome del tiranno. Nell’opera di Park, uno dei protagonisti è il vero re Yeonsangun. Nella serie, invece, il personaggio è stato rinominato re Lee Heon, creando così una distanza narrativa dalla storia reale.

In che modo il vero re Yeonsan ha ispirato il personaggio di re Lee Heon

Bon Appetit, Maestà sostituisce il sovrano dell’era Joseon con una figura immaginaria, ma il personaggio del romanzo da cui trae origine si ispira liberamente a Yeonsangun, uno dei governanti più famigerati della dinastia Joseon.

Come il re fittizio Lee Heon (anche chiamato Yi Heon) della serie, anche Yeonsangun perse la madre in giovane età. Cresciuto credendo che sua madre fosse la regina Jeonghyeon, terza moglie di suo padre, scoprì durante i primi anni di regno che la sua madre biologica era in realtà la deposta regina Yun, seconda moglie del sovrano. Quest’ultima era stata costretta al suicidio con il veleno dopo essere stata esiliata per comportamenti violenti. Quando Yeonsangun tentò di riabilitarne i titoli postumi, trovò opposizione e punì con la morte — o con la violenza diretta — coloro che riteneva responsabili della sua sorte.

Bon Appetit, Maestà
Lee Chae-min in Bon Appétit, Bon Appetit, Maestà di Studio Dragon/Netflix

Ma questa non fu l’unica ragione dei suoi crimini. Yeonsangun è ricordato per la brutale repressione della libertà di parola e dell’istruzione. Chiuse la prestigiosa università reale Sungkyunkwan, trasformandola in un luogo di svago personale. Fece rapire centinaia di ragazze e donne da tutto il paese, per costringerle a intrattenere la corte: una pratica mostrata anche nei primi episodi di Bon Appetit, Maestà.

Yeonsangun proibì inoltre l’uso dell’alfabeto Hangul, la scrittura coreana, poiché veniva usato dai comuni cittadini per criticarlo tramite manifesti pubblici. Cercò di ridurre l’influenza del buddismo, chiudendo il tempio Wongaksa e tentando di abolire il sistema dei monasteri principali e degli esami religiosi. Represse o giustiziò chiunque si opponesse al suo potere. Due grandi purghe colpirono la potente classe degli studiosi Sarim. Dopo 12 anni di regno, Yeonsangun fu deposto da un gruppo di nobili e funzionari, e sostituito dal fratellastro minore. Morì due mesi dopo, in esilio.

Rinominando il sovrano come re Lee Heon, Bon Appetit, Maestà prende le distanze dal personaggio storico reale. È una scelta intelligente, perché la serie non punta a raccontare la storia in modo realistico, ma a proporre una vicenda d’amore avvincente ed evasiva, con la storia usata come sfondo fantastico. Tuttavia, alcuni elementi narrativi, come il rapimento sistematico delle donne o la confisca di case per le riserve di caccia reali, derivano effettivamente da eventi storici.

Per chi fosse interessato, la figura storica di re Yeonsan è stata rappresentata più direttamente in altri prodotti della cultura coreana, come il film Prince Yeonsan (1961), The King and the Clown (2005) e The Treacherous (2015).

Lo stagista inaspettato è basato su una storia vera?

Lo stagista inaspettato è basato su una storia vera?

Lo stagista inaspettato (The Intern) è una commedia drammatica del 2015 che racconta la storia di Ben Whitaker (Robert De Niro), un anziano vedovo che soffre la solitudine dopo la morte della moglie. Per dare una seconda possibilità alla sua vita e tenersi occupato, entra a far parte di una nuova e rivoluzionaria azienda di abbigliamento online chiamata About The Fit come stagista senior. Jules Ostin, l’ambiziosa e giovane amministratrice delegata dell’azienda, approva il programma di stage senior come strategia per aiutare i giovani dipendenti a trarre ispirazione e imparare competenze di vita da pensionati più anziani ed esperti che sono alla ricerca di opportunità.

Con il passare del tempo, Ben e Jules, due individui radicalmente opposti, stringono un’amicizia insolita e stimolante che cambia le loro vite e le loro convinzioni. La regia di Nancy Meyers approfondisce le complessità delle amicizie improbabili, i legami familiari, l’emancipazione femminile sul posto di lavoro, le differenze generazionali nell’approccio al lavoro e alla vita e lo scontro tra vecchio e nuovo. Con momenti sinceri, interpretazioni emozionanti e una trama realistica, il film offre agli spettatori un’esperienza avvincente.

Lo stagista inaspettato (The Intern) prende ispirazione da idee reali

Sebbene Lo stagista inaspettato (The Intern) sia un film drammatico di finzione, attinge sicuramente da scenari e idee della vita reale che riguardano la gente comune. Nancy Meyers, che ha anche scritto la sceneggiatura del film, ha pensato alla trama mentre stava girando il suo lungometraggio “It’s Complicated”. Era interessata a scoprire come sarebbero andate le cose se un uomo anziano avesse lavorato come stagista per una giovane donna. In un’intervista per Bustle, la Meyers ha affermato che la storia è radicata nella realtà e che il rapporto unico tra Jules e Ben è un’idea che ha concepito perché desiderava avere qualcuno come Ben nella sua vita. Ha confessato che stava cercando di realizzare questo desiderio realizzando il film. Mentre scriveva la sceneggiatura, ha pensato che nella vita di una persona dovrebbe esserci qualcuno quando le cose sembrano molto stressanti.

Nella trama, che riflette le idee della regista, vediamo che Ben entra a far parte della vita di Jules proprio quando lei ne ha più bisogno. Senza rendersene conto, Jules viene trascinata nel lato tossico del mondo aziendale che vuole prosciugare il suo ottimismo e la sua motivazione. Tuttavia, Ben è lì per esercitare un’influenza calmante, aiutando Jules a capire che ha ciò che serve per gestire la propria azienda e anche la sua vita familiare. Circondata da giovani come lei, Jules non aveva la saggezza di qualcuno con più esperienza negli affari e nella vita. Questo offre un’esperienza catartica agli spettatori, proprio come presumibilmente voleva Meyers. Questo avvicina molto la narrazione ai desideri reali delle persone e al bisogno di amicizie profonde che la maggior parte delle persone prova.

Comprendere il ruolo delle donne nel mondo aziendale

Una delle idee principali trattate dalla trama è il ruolo delle donne nel mondo aziendale. È un commento su come le donne ambiziose nel mondo aziendale siano tenute a sacrificare i propri obiettivi o a conciliare famiglia e lavoro in modi irragionevoli. Grazie al suo talento e alla sua conoscenza del mercato, Jules è in grado di portare About The Fit a livelli sempre più alti ogni giorno, ma il consiglio di amministrazione vuole che si dimetta dalla carica di amministratore delegato a causa della sua presunta inesperienza e dei suoi giorni troppo pieni. È un fenomeno comune che vediamo nel mondo aziendale reale, dove alle donne vengono poste domande che non vengono poste agli uomini e dove vengono applicati standard più elevati a causa delle norme prevalenti costruite dagli uomini. In una dichiarazione per The Hollywood Reporter, Anne Hathaway ha detto di aver incontrato Sophia Amoruso di una società chiamata Nasty Gal per capire meglio le donne nel mondo aziendale.

Hathaway ha anche detto di aver avuto lunghe conversazioni con Lauren Santo Domingo di un’azienda di moda online chiamata Moda Operandi sull’essere madre, moglie e parte integrante del mondo aziendale allo stesso tempo, e sul bilanciare questi diversi ruoli. L’attrice ha anche parlato con Taylor Tomasi Hill delle esperienze di avviare la propria azienda e percorrere una strada diversa. Queste conversazioni con donne del mondo della moda e degli affari hanno aiutato l’attrice ad aggiungere autenticità alla sua interpretazione.

Nancy Meyers ha anche consultato aziende in crescita come One Kings Lane e Gilt Groupe per comprendere meglio le complessità del mondo del business online, il che le ha permesso di aggiungere un senso di realismo alla trama. Sia One Kings Lane che Gilt Groupe sono state fondate da giovani donne. Jules è spesso vista mentre cerca di migliorare la sua attività e il suo sito web, analizzando i dati, e anche i suggerimenti di Ben aiutano About The Fit a creare strategie migliori sul sito web. Ciò indica che il processo di realizzazione del film ha comportato ricerche sul campo e conversazioni in cui è stata coinvolta la regista.

Lo stagista inaspettato (The Intern) esplora l’interazione tra le generazioni

Un punto che viene ripetuto più volte nella narrazione è lo scontro tra le culture lavorative, l’etica e i sentimenti di generazioni diverse, in questo caso le differenze tra Ben, che ha settant’anni, e i suoi colleghi, che sembrano avere vent’anni. In un’intervista per Forbes, Diana Flynn, una delle fondatrici di una società chiamata ReBoot Accel, ha affermato di citare spesso l’energia e l’impegno di Ben Whitaker nel tornare al lavoro a settant’anni. Ha affermato che il film mette in evidenza la saggezza e l’esperienza che molte persone anziane apportano al lavoro. Nella sua azienda offre opportunità alle persone anziane, in particolare alle donne, il che è molto vicino alla premessa del film. Questo intreccio di idee tra la vecchia e la nuova generazione avvicina il film al mondo reale.

Diana sta aiutando un programma per le donne interessate a riprendere la loro carriera. Ha anche affermato che alcune aziende vedono i lavoratori anziani come un peso, ma la ricerca dimostra che essi apportano maturità emotiva e capacità di risolvere problemi complessi. Proprio come Ben Whitaker, essi ispirano gli altri mostrando al contempo una forte etica del lavoro, lealtà e contributi significativi. Il film è un importante commento sulla realtà perché una forza lavoro promettente emerge dalla collaborazione intergenerazionale e dalla condivisione di idee, soprattutto con cinque generazioni che attualmente lavorano fianco a fianco. La chiave sta nel fondere l’acume digitale e la rapidità di pensiero delle generazioni più giovani con la saggezza e l’esperienza di quelle più anziane.

Le Maledizioni è basata su una storia vera?

Le Maledizioni è basata su una storia vera?

Creata da Daniel Burman, la serie Netflix Le Maledizioni (Maledictions o Las maldiciones) racconta il gioco al gatto e al topo tra Fernando Rovira, governatore di una regione argentina, e il suo fidato collaboratore Román Sabaté, che rapisce Zoe, la figlia del politico. Già alle prese con problemi politici dovuti alla potenziale approvazione di una legge nel parlamento regionale, il governatore si trova ad affrontare un caos inaspettato quando deve scegliere tra le sue ambizioni politiche e la sicurezza di sua figlia.

Mentre Fernando cerca di impedire l’approvazione della legge sull’acqua con intrighi e inganni, Román lavora dalla parte opposta per garantire che la legge venga approvata, ma trova anche difficile gestire le complessità del rapimento che ha compiuto, mentre svela misteri che potrebbero avere conseguenze sociopolitiche. La serie thriller poliziesca argentina esplora in modo toccante temi come la moralità, il sacrificio, il potere politico e la segretezza, mentre naviga anche nelle relazioni tra individui complessi.

Le Maledizioni (Maledictions o Las maldiciones) cattura l’essenza del romanzo di Claudia Piñeiro

Le Maledizioni (Maledictions o Las maldiciones) è una storia di fantasia basata sul romanzo di Claudia Piñeiro “Las maldiciones”, che parla di politica in modo intricato. La sceneggiatura, scritta dall’autore insieme a Natacha Caravia, Martín Hodara, Andrés Gelós e Pablo Gelós, riflette le idee del romanzo, pur mantenendo il proprio stile cinematografico. Nella serie, il tema centrale è l’approvazione della legge sull’acqua, che ha una posta in gioco reale per i politici e gli uomini d’affari coinvolti. Anche il romanzo affronta tematiche simili e intreccia le vite di politici, consiglieri e altre parti correlate che ricoprono posizioni di potere.

Parlando con La Nacion, Daniel Burman ha detto che Claudia ha creato personaggi con dilemmi morali che hanno ispirato la creazione della serie. Quando gli è stato chiesto perché avesse scelto di realizzare una miniserie e non un film, ha spiegato la sua scelta, affermando che il libro di Claudia lo ha immediatamente ispirato e che ha trovato molto strano e meraviglioso il fatto che un materiale non suo potesse dettare non solo la storia, ma anche il modo in cui viene narrata. Parlando con La Voz, Gustavo Bassani, che interpreta Román Sabaté nella serie, ha detto che il suo personaggio pensa di poter cambiare qualcosa, ma improvvisamente quel mondo diventa un luogo in cui il desiderio di potere è estremamente forte. Lo descrive come nuotare controcorrente, cosa impossibile che porta all’annegamento. Quindi, l’unica possibilità è uscire dall’acqua vivi.

Claudia Piñeiro ha fatto eco al sentimento dell’attore in un’intervista con Zenda, spiegando che il suo romanzo si concentra sulla dinamica di potere tra due personaggi, Fernando Rovira e Román Sabaté. Questo rapporto si evolve da capo-dipendente a maestro-apprendista e, infine, a leader politico-assistente. L’autrice ha aggiunto che il mondo politico era l’ambientazione più adatta per questo comune squilibrio di potere, in cui il responsabile alla fine detta i sacrifici richiesti per sé stesso e per il partito politico. La serie riflette i messaggi e i personaggi del romanzo in modo da onorarne l’eredità. Nonostante la natura fittizia dei personaggi, essi esistono in un mondo che presenta una sorprendente somiglianza con il mondo reale, anch’esso basato su dinamiche di potere.

La narrazione tocca in modo intricato la politica del litio

Uno dei temi principali della serie è l’esplorazione della politica basata sulle risorse, in particolare in relazione al litio, che è una risorsa importante per il Paese. Questa risorsa, significativa dal punto di vista geopolitico, agisce come una forza decisiva che determina le azioni dei personaggi principali, in particolare Fernando e Román. Secondo un rapporto del 2023 del Lowy Institute, l’Argentina è emersa come uno dei principali attori nell’arena della politica del litio, potenzialmente in grado di rivaleggiare con l’Australia. Il Paese sudamericano detiene la quota maggiore al mondo di litio dei laghi salati, che costituisce il 21% del totale globale, ed è relativamente economico estrarre la risorsa nel suo territorio. Nonostante ciò, produce solo il 6% del litio mondiale, rimanendo indietro rispetto all’Australia e al Cile, che hanno una quota maggiore nella produzione globale.

Ciò è dovuto principalmente alla mancanza di tecnologia, che ha portato l’Argentina a offrire incentivi come agevolazioni fiscali per attirare capitali stranieri, in particolare dalla Cina. Le aziende cinesi hanno risposto aumentando il loro coinvolgimento in Argentina, costruendo partnership durature con gruppi locali investendo in infrastrutture chiave e condividendo tecnologie rispettose dell’ambiente. Nella narrazione, questa realtà è strettamente simile alle azioni di Fernando, che cerca di formare un’alleanza con la Mapple Corporation per garantire che il litio venga estratto in grande quantità. Questo è anche il motivo alla base della sua opposizione al disegno di legge sull’acqua, che essenzialmente limiterà il potere dello Stato e delle aziende di estrarre litio senza limiti o regolamentazioni.

Quindi, l’arco narrativo del personaggio di Fernando non è solo un caso di rappresentazione di un politico corrotto, ma riflette anche la realtà geopolitica della regione che serve. Egli ignora deliberatamente i costi dell’estrazione non regolamentata del litio e sceglie di ingraziarsi le grandi aziende. Tuttavia, non lo fa esclusivamente a proprio vantaggio, perché crede che le aziende saranno in grado di fornire posti di lavoro e risorse alla popolazione, nonostante il costo ambientale. Questo conflitto tra natura e interessi economici è al centro della narrazione, che aggiunge autenticità alla sua rappresentazione del panorama politico argentino.

Secondo un rapporto del 2025 di Mongabay, nel 2022 l’International Finance Corporation (IFC), il braccio privato della Banca Mondiale, ha concesso un prestito di 180 milioni di dollari alla Allkem, una società mineraria australiana. Questo prestito era destinato a una miniera di litio situata nel salar del Hombre Muerto, nella provincia argentina di Catamarca. Il rapporto aggiunge che il Salar del Hombre Muerto deve affrontare una carenza idrica aggravata dall’estrazione del litio e che il progetto non ha consultato adeguatamente le comunità locali. Alcuni critici hanno anche sottolineato che il progetto viola il diritto internazionale e che le miniere compromettono il territorio ancestrale delle comunità indigene. L’intreccio tra finzione e realtà è evidente in questo caso, poiché la serie fa riferimenti molto specifici ai diritti delle popolazioni indigene e al modo in cui l’estrazione del litio le sta danneggiando.

The Fragrant Flower Blooms with Dignity: recensione della serie Netflix

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Adattato dall’omonimo manga di Saka Mikami, The Fragrant Flower Blooms with Dignity è il nuovo anime romantico originale Netflix che porta sullo schermo un intreccio dolce e al tempo stesso pieno di tensioni. La storia ruota attorno a due scuole superiori vicine ma profondamente diverse: la prestigiosa Kikyo Private Academy for Girls e la più modesta Chidori Public High School. Qui incontriamo Rintaro Tsumugi, un ragazzo dall’aspetto rude e spesso frainteso, e Kaoruko Waguri, una studentessa dall’aria minuta ma dal carattere sorprendente. Il loro primo incontro avviene quasi per caso, in una pasticceria di famiglia, e fin da subito fa emergere un legame destinato a crescere nonostante i pregiudizi esterni.

The Fragrant Flower Blooms with Dignity: contrasti e sentimenti

Uno degli aspetti più riusciti della serie è la costruzione dei personaggi principali. Rintaro, grande e apparentemente minaccioso, si rivela un giovane gentile, attento e disponibile, che lotta per essere visto per ciò che è davvero. Kaoruko, al contrario, non si lascia spaventare dal suo aspetto, ma ne percepisce subito la bontà, dando vita a un ribaltamento interessante delle aspettative. A complicare le cose ci sono le differenze sociali ed economiche tra le due scuole, il peso dei giudizi degli altri e la paura di non essere accettati. Questo contrasto tra apparenze e verità, tra convenzioni e sentimenti autentici, diventa il cuore pulsante della narrazione e invita lo spettatore a riflettere sul valore della comprensione reciproca.

The Fragrant Flower Blooms with Dignity
Foto Netflix

Un anime romantico da non perdere

Pur non reinventando il genere, la serie riesce a distinguersi grazie a una narrazione equilibrata e una cura visiva che valorizza i momenti più emozionanti. The Fragrant Flower Blooms with Dignity esplora con delicatezza temi universali come l’amicizia, l’amore e la scoperta di sé, senza perdere il tocco leggero e sognante che caratterizza i migliori anime romantici.

Vision: Mary McDonnell si unisce alla serie con un ruolo misterioso

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La serie Vision della Marvel Television ha messo insieme un cast di tutto rispetto, e l’ultimo grande nome ad aggiungersi al gruppo è quello di Mary McDonnell. THR riporta infatti che la due volte candidata all’Oscar “apparirà” nello spin-off di WandaVision (il che potrebbe indicare che il suo ruolo sarà piuttosto marginale), ma i dettagli sul suo personaggio rimangono segreti.

McDonnell è nota soprattutto per aver interpretato il presidente Roslin nell’acclamato reboot di Battlestar Galactica della SyFy e recentemente ha conquistato la scena in La caduta della casa degli Usher di Mike Flanagan. È stata candidata all’Oscar per le sue interpretazioni in Balla coi lupi e Passion Fish, ed è apparsa anche in film come Scream 4, Donnie Darko, Independence Day e Sneakers.

La serie Vision 

Il progetto Vision è stato descritto come “la terza parte di una trilogia iniziata con WandaVision e che continua con Agatha All Along“.

Oltre a Paul Bettany nel ruolo di Visione, James Spader di Avengers: Age of Ultron riprenderà il ruolo di Ultron (non è chiaro se Ultron tornerà come robot o in forma umana). Non c’è stato alcun accenno al potenziale coinvolgimento di Elizabeth Olsen, ma la serie sarà ambientata dopo gli eventi di WandaVision, “mentre il fantasma di Visione presumibilmente esplora il suo nuovo scopo nella vita”. T’Nia Miller è stata confermata per il ruolo di Jocasta. Orla Brady apparirà nei panni di F.R.I.D.A.Y. in forma umana, mentre Emily Hampshire sarà E.D.I.T.H. Todd Stashwick sarà Paladino. James D’Arcy tornerà invece nei panni di Edwin Jarvis in qualche modo.

Il finale di WandaVision ha rivelato che la Visione con cui avevamo trascorso del tempo nel corso della stagione era in realtà una delle creature di Wanda, ma la vera “Visione Bianca” è stata ricostruita dalla S.W.O.R.D. e programmata per rintracciare e uccidere Scarlet Witch. Questa versione del personaggio si è allontanata verso luoghi sconosciuti verso la fine dell’episodio, dopo essersi dichiarata la “vera Visione”.

Per quanto riguarda Wanda, l’ultima volta che abbiamo visto la potente strega era mentre devastava gli Illuminati e si faceva crollare una montagna addosso in Doctor Strange nel Multiverso della Follia. Anche l’attore di Picard, Todd Stashwick, è nel cast, nei panni di “un assassino sulle tracce di un androide e della tecnologia in suo possesso”. Vision debutterà su Disney+ nel 2026.

The Batman: Matt Reeves svela i piani per ulteriori spin-off

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The Batman: Matt Reeves svela i piani per ulteriori spin-off

I fan della DC hanno a lungo pensato che la saga criminale epica di Batman sarebbe terminata silenziosamente e forse anche conclusa dopo il sequel, con l’imminente introduzione del Batman della DCU in The Brave and the Bold, o potenzialmente anche prima. Ma non sembra affatto che sia così. Parlando sul tappeto rosso durante i festeggiamenti degli Emmy di ieri sera, il regista Matt Reeves ha infatti rivelato che sta attivamente esplorando le possibilità per altri spin-off per HBO Max.

Ne abbiamo parlato e spero davvero di farlo, ma tutto dipende dal trovare l’idea giusta che funzioni per il network… Ovviamente, al momento, la priorità è vedere se ci sarà una seconda stagione di The Penguin, ma ci sono sicuramente altri personaggi di cui abbiamo parlato e sarei davvero onorato ed entusiasta se avessimo questa opportunità”.

Reeves ha anche rivelato che, nonostante Sofia Falcone, interpretata da Cristin Milioti (premiata con l’Emmy per la sua interpretazione), sia diventata un personaggio di spicco in The Penguin, il capo della famiglia criminale Falcone non apparirà nel prossimo sequel cinematografico, The Batman – Parte II. “Cristin non è in questo film, ma questo perché eravamo già molto avanti con la sceneggiatura quando abbiamo girato [The Penguin]. Ma vedremo, penso che lei sia incredibile”.

Quest’ultima osservazione di Reeves sembra suggerire che stia pensando di inserirla nella sceneggiatura e, dato che le riprese non inizieranno prima della prossima primavera, avrà tutto il tempo per farlo, magari anche solo per un cameo o una comparsa in una scena post-credits, anticipando così risvolti futuri. Al di là di The Batman – Parte II, c’è ora la curiosità di scoprire quali altri spin-off di questo universo di Batman potrebbero essere realizzati.

Tutto quello che sappiamo su The Batman – Parte II

The Batman – Parte II è uno dei film più attesi del nuovo panorama DC, ma il suo percorso produttivo non è stato privo di ostacoli. Inizialmente previsto per ottobre 2025, il sequel diretto da Matt Reeves è stato rinviato al 1° ottobre 2027. I ritardi sono stati giustificati da esigenze legate alla scrittura della sceneggiatura e al calendario riorganizzato della DC sotto la nuova guida di James Gunn e Peter Safran, che stanno ristrutturando l’intero universo narrativo. Nonostante ciò, Reeves ha confermato che le riprese inizieranno nella primavera 2026 e Gunn ha recentemente letto la sceneggiatura, definendola “grandiosa”, un segnale incoraggiante per i fan.

Sul fronte del cast, è confermato il ritorno di Robert Pattinson nei panni di Bruce Wayne/Batman, all’interno dell’universo narrativo alternativo noto come “Elseworlds”, separato dal DCU principale. Dovrebbero tornare anche Jeffrey Wright come il commissario Gordon e Andy Serkis nel ruolo di Alfred. I rumor più insistenti ruotano attorno alla possibile introduzione di Harvey Dent/Due Facce e Clayface (che avrà inoltre un film tutto suo) come villain principali, anche se nulla è stato ancora ufficializzato. C’è chi ipotizza un ampliamento del focus sulla corruzione sistemica di Gotham, riprendendo i toni noir e investigativi del primo capitolo, con Batman sempre più immerso in un mondo in cui la linea tra giustizia e vendetta si fa sottile.

Per quanto riguarda la trama, le indiscrezioni suggeriscono un’evoluzione psicologica per Bruce Wayne, alle prese con le conseguenze delle sue azioni e un Gotham sempre più caotica, anche dopo gli eventi della serie spin-off The Penguin con Colin Farrell (anche lui probabile membro del cast). Alcune fonti parlano di un possibile scontro morale con Harvey Dent, figura ambigua per eccellenza, o di un Batman costretto a confrontarsi con i limiti del suo metodo. Al momento, tutto è però ancora avvolto nel riserbo, ma la conferma della sceneggiatura completa e approvata lascia ben sperare per l’inizio delle riprese entro l’autunno e per un sequel che promette di essere ancora più cupo, ambizioso e introspettivo.

Reeves spera naturalmente che il suo prossimo film su Batman abbia lo stesso successo del primo. The Batman del 2022 ha avuto un’ottima performance al botteghino, incassando oltre 772 milioni di dollari in tutto il mondo e ottenendo un ampio consenso da parte della critica. Queste recensioni entusiastiche sono state portate avanti nella stagione dei premi, visto che il film ha ottenuto quattro nomination agli Oscar. Nel frattempo, Reeves ha espanso la serie DC Elseworld con la già citata serie spin-off di Batman, The Penguin, disponibile su Sky e NOW, per l’Italia.

L’uscita di The Batman – Parte II è ora prevista per il 1 ottobre 2027.

A Knight of the Seven Kingdoms: confermato il mese di uscita del prossimo spin-off di Game of Thrones

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Una nuova serie Game of Thrones è all’orizzonte e il capo della HBO ha appena rivelato il mese di uscita dello spin-off. Dopo l’enorme successo della serie fantasy, la HBO ha iniziato a raccogliere idee per vari spin-off. Dopo che Bloodmoon è stato accantonato, la rete ha ordinato House of the Dragon, la cui seconda stagione è andata in onda nel 2024.

A Knight of the Seven Kingdoms, basato sulle storie di George R.R. Martin Dunk and Egg, è attualmente in fase di post-produzione. La serie, con Peter Claffey, Dexter Sol Ansell, Finn Bennett, Bertie Carvel, Tanzyn Crawford, Daniel Ings e Sam Spruell, avrebbe dovuto andare in onda nel 2025, ma è stata rinviata al 2026.

Il CEO della HBO Casey Bloys ha parlato con i giornalisti dopo gli Emmy Awards 2025 e ha rivelato alcuni aggiornamenti su diversi programmi, tra cui lo spin-off di Game of Thrones, A Knight of the Seven Kingdoms. Anche se la data di uscita non è stata ancora annunciata, Bloys ha finalmente confermato che la serie debutterà all’inizio del 2026:

Direi gennaio. Che ne dite?

Nel frattempo, la terza stagione di House of the Dragon sarà probabilmente trasmessa per la prima volta nel giugno 2026, “appena fuori” dalla finestra di eleggibilità per gli Emmy Awards 2026.

Cosa significa la prima di gennaio di A Knight Of The Seven Kingdoms

Tutte e tre le storie sono state successivamente pubblicate insieme in un libro intitolato A Knight of the Seven Kingdoms. Questi romanzi brevi sono molto amati dai fan, motivo per cui l’adattamento televisivo è molto atteso.

Non è stata fornita alcuna spiegazione ufficiale sul motivo per cui lo show è stato rinviato al 2026, se a causa di problemi di post-produzione o perché HBO voleva distribuire i propri show lungo tutto l’anno solare. In ogni caso, una prima visione a gennaio ha senso, dato che l’inverno 2026 era la vaga finestra temporale indicata dai dirigenti della HBO dopo il rinvio.

Con la terza stagione di House of the Dragon in onda in estate, una data di inizio 2026 per A Knight of the Seven Kingdoms è una strategia intelligente, poiché lascia un po’ di respiro tra le due serie, in modo che i fan non si sentano sopraffatti o affaticati dai numerosi programmi del franchise di Game of Thrones.

Gen V – stagione 2: spin-off di The Boys debutta con un punteggio perfetto su Rotten Tomatoes

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La serie spin-off di The Boys, Gen V stagione 2, ha ricevuto il suo primo punteggio su Rotten Tomatoes. Gen V ha debuttato nel settembre 2023, con la sua prima stagione ambientata prima della stagione 4 di The Boys, ed è la terza serie televisiva del franchise The Boys, dopo la serie principale e la miniserie animata per adulti The Boys Presents: Diabolical.

La serie segue gli studenti Supes della Godolkin University, alle prese con la loro identità, i loro superpoteri e la loro sessualità. La prima stagione di Gen V è stata accolta molto bene al momento della sua uscita e ha arricchito il franchise, alimentando la narrazione generale di The Boys, e sembra che la seconda stagione sia destinata a fare ancora meglio.

Secondo il sito web di aggregazione di recensioni Rotten Tomatoes, la seconda stagione di Gen V ha debuttato con un punteggio del 100% da parte dei critici, superando la terza stagione di The Boys (98%) e The Boys: Diabolical (97%). Tuttavia, con 16 recensioni attualmente disponibili, il punteggio è sceso all’88%. La stagione debutterà il 17 settembre, quindi c’è la possibilità che il punteggio continui a fluttuare nei prossimi giorni.

Cosa significa questo per la seconda stagione di Gen V

Sebbene sia ancora presto, si tratta di una prospettiva ottima, che fa ben sperare per il futuro della serie Gen V. Anche se non è chiaro quale direzione prenderà la stagione, il fatto che i critici sembrino già affascinati dalla serie in questa fase iniziale suggerisce che la seconda stagione di Gen V potrebbe essere uno dei momenti salienti del franchise.

Gen V potrebbe finire per diventare uno dei capitoli più importanti del franchise di The Boys, ma la stagione 2 dovrà arrivare alla fine prima di poter essere giudicata completamente. Man mano che arriveranno i punteggi di altri critici, la stagione potrebbe non mantenere il suo record del 100%, ma ci sarà la speranza che possa sicuramente mantenere un alto livello per il franchise.

Euphoria – Stagione 3: il debutto è previsto per la primavera!

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Euphoria – Stagione 3: il debutto è previsto per la primavera!

Il presidente e amministratore delegato di HBO e Max Content, Casey Bloys, può dirsi soddisfatto dopo che la combinazione di HBO e HBO Max ha ottenuto quest’anno 30 Emmy, tra cui nove per la miniserie “The Penguin” e cinque per la sensazionale serie drammatica “The Pitt. In tale occasione, Variety ha parlato con Bloys del futuro delle loro serie di punta e in quest’occasione il CEO ha anche rivelato indicativamente quando gli spettatori potranno vedere la nuova stagione di Euphoria. “Sarà in primavera, ma non abbiamo ancora una data confermata”, ha rivelato Bloys. Non resta a questo punto che attendere la data precisa della messa in onda.

Cosa sappiamo di Euphoria – Stagione 3

La terza stagione ha accumulato una serie di ritardi fin dalla fine della stagione 2. Tra le cause principali ci sono state le due grandi scioperi di Hollywood (Writers Guild of America e SAG-AFTRA), che hanno bloccato la scrittura del copione e la programmazione delle riprese.  Altri fattori che hanno rallentato il progetto sono la morte improvvisa di Angus Cloud (l’attore che interpretava Fezco), nel luglio 2023, e il fatto che molti membri del cast abbiano acquisito impegni cinematografici, con calendari sempre più affollati.

HBO, comunque, ha più volte dichiarato che la serie non era stata cancellata: i piani per la produzione sono poi confermati, con le riprese che sono poi iniziate nei primi mesi del 2025. Una delle novità più attese è che la stagione 3 includerà un salto temporale: si parla di un avanzamento di circa cinque anni rispetto agli eventi della stagione 2. Questo permetterebbe ai personaggi, ormai più maturi, di trovarsi fuori dal contesto scolastico che ha caratterizzato le prime due stagioni.

Il salto servirà probabilmente a dare spazio a evoluzioni narrative che altrimenti sarebbero state difficili da inserire nel vecchio setting ad alto liceo e adolescenti. Si dice che Rue, Jules, Nate, Cassie e gli altri possano trovarsi in fasi di vita diverse — con nuove sfide legate al lavoro, alle relazioni, alla dipendenza, all’identità, etc. Il tono che emergerebbe è anche più adulto, forse più cupo, con sfumature che alcuni descrivono come film noir rispetto all’esplosività emotiva che ha reso Euphoria celebre.

Molti volti centrali saranno confermati: Zendaya (Rue), Hunter Schafer (Jules), Jacob Elordi (Nate), Alexa Demie (Maddy), Sydney Sweeney (Cassie), Maude Apatow (Lexi), Eric Dane (Cal) sono tutti attesi di ritorno. Alcuni attori invece non torneranno come regular: Barbie Ferreira (Kat) ha già lasciato la serie; Storm Reid (Gia) ha annunciato nel 2024 che non rientrerà. Anche Nika King, Austin AbramsAlgee Smith sono fra quelli confermati come assenti regolarmente.

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Dopo l’uscita di Yellowstone, Kevin Costner parla con sincerità del suo futuro a Hollywood

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Dopo la sconvolgente uscita di Kevin Costner da Yellowstone, il leggendario attore ha parlato del futuro della sua carriera. La decisione di Costner di lasciare la serie ha portato alla famosa uccisione del suo personaggio in Yellowstone fuori dallo schermo. Dopo aver lasciato la serie, Costner ha recitato nel suo progetto più appassionante, la Horizon: An American Saga, una serie di film epici, con altri due film in arrivo.

Senza dubbio una delle più grandi star del cinema della sua generazione, Costner ha recitato in diversi film fantastici. Dopo aver recitato in Yellowstone e aver avuto un ruolo fondamentale nell’enorme successo della serie, l’attore è ora anche una star televisiva affermata. Dato che è abbastanza famoso da poter recitare in diversi film o serie di successo in futuro, molti osservatori vogliono sapere quale sarà il futuro della carriera di Costner.

Durante un’intervista a Radio Times, il leggendario attore ha dichiarato che lavorerà solo a storie che gli stanno a cuore ed è disposto a “voltare pagina” rispetto ai progetti. Egli afferma che, sebbene abbia recitato in serie e film western, la sua carriera non deve necessariamente limitarsi a quel genere. Costner non nomina Yellowstone, ma i suoi commenti sembrano riferirsi alla serie.

Sono disposto a fare qualsiasi cosa mi faccia sentire che sto facendo qualcosa per me stesso. Non deve necessariamente essere un western, potrebbe essere qualcos’altro. Ma quando qualcosa non mi interessa più, o c’è qualche altro motivo per cui devo andare avanti, sono disposto a farlo.

Oltre a discutere dei suoi progetti di realizzare serie e film che gli stanno a cuore, Costner ha anche parlato della sua visione della narrazione. L’attore ha spiegato al giornale che, secondo lui, ciò che conta è avere un impatto sugli spettatori.

Penso che si possa scrivere un racconto breve che rimarrà per sempre. Si può scrivere un romanzo che rimarrà per sempre. Si può realizzare un cortometraggio che rimarrà per sempre. Dipende da come lo si racconta. Dipende dal fatto che altre persone riescano a identificarsi e a commuoversi. Ecco perché ci sono certi libri che continuano a vivere con noi, che trasmettiamo ai nostri figli.

Infine, Costner ha dichiarato a Radio Times che spera che realizzare film e programmi che gli stanno a cuore in futuro renderà il suo lavoro importante.

Penso che la mia speranza sia quella di poter rimanere rilevante, non solo per me stesso, ma anche per le persone che apprezzano il mio lavoro. Non posso creare opere che penso possano piacere loro. Posso solo creare opere che, quando le trovano, riflettono ciò che provavo e la mia sensibilità. E spero che ne siano commossi.

Cosa significa questo per il futuro di Kevin Costner

Kevin Costner horizon

Quando è stato rivelato che Costner avrebbe lasciato Yellowstone prima della fine della serie, molti osservatori sono rimasti scioccati. Dopotutto, non c’è dubbio che la maggior parte delle star di Hollywood non lascerebbe una serie di successo a metà strada. Nonostante ciò, sulla base di quanto dichiarato da Costner a Radio Times, sembra chiaro che l’attore sarà disposto a lasciare altri progetti in futuro se non avrà fiducia nel loro valore.

Per gli appassionati di cinema e televisione, ciò significa che possono presumere che i futuri progetti di Costner saranno tutti importanti per lui. Ciò non significa necessariamente che tutti i futuri film o programmi dell’attore saranno fantastici. Significa invece che l’attore cercherà di realizzare qualcosa di importante con ciascuno dei suoi futuri progetti.

American Horror Story: le star riunite criticano Ryan Murphy per il ritardo della tredicesima stagione

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Le star di American Horror Story Evan Peters e Sarah Paulson hanno criticato il creatore Ryan Murphy agli Emmy per il ritardo della tredicesima stagione della serie. Entrambi hanno interpretato diversi ruoli nelle numerose stagioni della serie horror antologica di successo della FX. American Horror Story ha debuttato il 5 ottobre 2011 e finora ha contato 12 stagioni e oltre 130 episodi.

Durante le 12 stagioni di American Horror Story, la serie ha esplorato diversi temi e periodi storici, evolvendosi nel corso degli anni. AHS è nota per l’utilizzo degli stessi attori in numerose stagioni, con Paulson e Peters che hanno lavorato insieme per l’ultima volta nella stagione 10. I due si sono riuniti come presentatori agli Emmy e hanno lanciato una frecciatina ironica a Murphy.

Durante gli Emmy, le ex co-protagoniste hanno avuto uno scambio scherzoso in cui hanno sottolineato di non aver più lavorato insieme dal 2021, quando è stata trasmessa la stagione 10 di American Horror Story: Double Feature. Paulson ha poi lanciato una frecciatina scherzosa a Murphy, sottolineando che dovrebbe “iniziare a lavorare alla stagione 13”. Ecco lo scambio:

Peters: “Non lavoriamo insieme dalla stagione 10 di American Horror Story. Mi manchi”.

Paulson: “Mi manchi! Anche se, se ti mancassi davvero, chiameresti il tuo agente e il signor Murphy e li faresti iniziare a lavorare alla stagione 13”.

Cosa significa questo per la stagione 13 di American Horror Story

Il finale di American Horror Story stagione 12 è andato in onda nell’aprile 2024 e da allora non ci sono stati sviluppi sulla realizzazione di un’altra stagione. Anche se riunire un cast corale è sicuramente una sfida, i commenti di Paulson potrebbero suggerire che Murphy abbia diversi progetti attualmente in fase di sviluppo.

Ad esempio, American Crime Story, 9-1-1 e Grotesquerie sono tutte in fase di sviluppo di nuove stagioni, e lo spin-off 9-1-1: Nashville è previsto in anteprima all’inizio di ottobre. Murphy ha chiaramente molto su cui concentrarsi in questo momento, quindi potrebbe aver scelto di mettere da parte AHS per un po’ per esplorare nuovi programmi e idee, il che è comprensibile.

Grey’s Anatomy – Stagione 22: le foto ufficiali rivelano le conseguenze dell’esplosione

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Dopo la scioccante esplosione alla fine del finale della stagione 21 di Grey’s Anatomy, alcune foto inedite forniscono qualche indizio su chi è sopravvissuto e chi no a questa terribile tragedia. Grey’s Anatomy è nota per le trame scioccanti che mettono a rischio di morte i suoi personaggi, come Derek Shepherd, George O’Malley, Lexie Grey e Mark Sloan.

Dopo che alcuni personaggi sono stati presi in ostaggio, la stagione 21 di Grey’s Anatomy si è conclusa con un’esplosione in ospedale causata dal familiare di un paziente che ha fatto esplodere una bombola di gas. I fan hanno dovuto aspettare diversi mesi per sapere chi è sopravvissuto e chi è morto.

EW ha condiviso nuove foto della stagione 22 di Grey’s Anatomy che fanno luce sulla traumatica situazione. In una foto, Meredith Grey sembra preoccupata mentre è seduta sul bordo di un letto d’ospedale occupato dalla dottoressa Leah Westbrook. La seconda foto mostra Amelia Shepherd sconvolta in una stanza d’ospedale mentre Winston Ndugu cerca di tenerla ferma.

Un’altra foto rivela il ritorno di Trevor Jackson come tirocinante mentre fissa Simone Griffith in un ascensore.

 

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Insieme alla pubblicazione di queste tre foto, la showrunner di Grey’s Anatomy Meg Marinis ha rivelato a EW cosa possono aspettarsi i fan dal ritorno della serie medica il 9 ottobre. Ha ammesso che Link è in “pericolo immediato” poiché si trovava in sala operatoria quando è avvenuta l’esplosione.

“Abbiamo visto chiaramente Link in pericolo immediato. Dovremo solo vedere se Link riuscirà a sopravvivere a questa esplosione… Volevo tornare subito al caos”.

“Ovviamente ci sarà bisogno di ricostruire l’ospedale. Quindi riprodurremo le conseguenze non solo nel primo episodio, ma anche in quelli successivi: il trauma emotivo e la necessità di ricostruire l’ospedale”.

Cosa significano le foto della premiere della stagione 22 di Grey’s Anatomy

Dopo grandi eventi, a volte una serie TV può fare un salto in avanti nel tempo. Tuttavia, la première della stagione 22 di Grey’s Anatomy continuerà la trama proprio da dove si era interrotta la finale, quindi ci sarà molto “caos” al Grey Sloan Memorial. A causa dell’esplosione, l’ospedale dovrà subire alcuni lavori di ristrutturazione.

Tutte le conseguenze, dai personaggi che potrebbero morire allo stato fisico dell’edificio, continueranno anche dopo la première.

Link non è l’unica persona al Grey Sloan ad essere in pericolo. Monica Beltran, Jules Millin, Miranda Bailey, Teddy Altman, Lucas Adams e Richard Webber erano tutti all’interno dell’ospedale al momento dell’esplosione, con Beltran e Millin esattamente sullo stesso piano. Ben Warren potrebbe essere stato fuori durante l’esplosione, ma è tornato di corsa all’interno subito dopo.

La foto di Amelia sconvolta sembra essere l’indizio più evidente della possibile morte di Link. Tuttavia, questo potrebbe essere solo un modo di Grey’s Anatomy per depistare i fan e indirizzare l’attenzione su Link, quando invece potrebbe trattarsi di un altro personaggio che non è sopravvissuto.