American Rust2 ha finalmente una data di uscita. La
seconda stagione della
serie con protagonista Jeff Danies debutterà
giovedì 28 marzo. Ad annunciarlo è TVLine.
Dove vederla American Rust 2?
I fan ricorderanno che la
prima stagione della serie è stata trasmessa su Showtime,
che ha cancellato lo
spettacolo tre mesi dopo il suo finale. Nel
giugno 2022, Freevee di Amazon ha annunciato di
aver acquisito American
Rust per la seconda stagione.
La seconda stagione,
annunciata comeAmerican Rust: Broken
Justice, ora verrà trasmessa in streaming
su Prime
Video. Tutti i 10 episodi della seconda
serie usciranno il giorno della sua uscita. Lo streamer ha anche
rilasciato il trailer ufficiale della seconda serie, che ora puoi
guardare di seguito:
American Rust 2: la trama
La prossima stagione che si
intitola American Rust: Broken Justice è
ambientata ancora una volta a Buell, Penn., dove Del Harris di
Daniels e Grace Poe di Tierney “cercano di ricostruire le loro
vite dopo gli eventi strazianti della
prima stagione”, si legge nel logline ufficiale. L’azione
prende il via quando la città sperimenta una serie di “omicidi
apparentemente non correlati“, continua la sinossi,
“suggerendo una cospirazione molto più ampia che minaccia tutti
in questa piccola e unita città“.
Oltre a Tierney e Daniels, il
cast di ritorno include Mark Pellegrino, Rob Yang, Kyle
Beltran, Alex Neustaedter, Julia Mayorga e David
Alvarez. Le aggiunte alla stagione 2 includono Luna
Lauren Velez ( Dexter ), Nick Sandow
( Orange Is the New
Black ), Marc Menchaca
( Ozark ), Britian
Seibert ( A Murder at the End of the
World ), Amelia Workman
( FBI ), Christopher Denham
( Billions ), Leon Addison
Brown ( The Knick ) e
Sara Lindsey ( High
Desert ).
Lunedì la rete
FOX ha annunciato che sta sviluppando un riavvio
diBaywatch, la serie cult
degli anni ’90 con David Hasselhoff e
Pamela Anderson.
FOX finora ha ordinato solo
una sceneggiatura pilota, che sarà scritta da90210(il reboot di CW) e dalla
scrittricedi
ReignLara
Olsen.
Nella nuova iterazione è
descritta come “Audaci salvataggi nell’oceano, spiagge
incontaminate e iconici costumi da bagno rossi tornano, insieme a
un’intera nuova generazione di bagnini di Baywatch, che affrontano
vite personali complicate e disordinate in questo riavvio ricco di
azione che dimostra che esiste la famiglia in cui sei nato ma nche
la famiglia che trovi“
Lara
Olsen, i cui crediti televisivi includono anche
Blood & Treasure della CBS
e Private Practice, spin-off
di Grey’s
Anatomy della ABC , funge da EP
insieme ai creatori di OG BaywatchMichael Berk, Greg Bonann e Doug
Schwartz.
La serie originale
Baywatch è una serie televisiva
americana drammatica d’azione sui bagnini che pattugliano le
spiagge della contea di Los Angeles, California e Hawaii, con
David Hasselhoff. È stato creato da Michael Berk ,
Douglas Schwartz e Gregory J. Bonann, che hanno prodotto lo
spettacolo durante le sue 11 stagioni. La serie si concentra sulle
sfide professionali e personali affrontate dai personaggi,
interpretati da un ampio cast a rotazione che include
Pamela Anderson, Alexandra Paul, Gregory Alan Williams ,
Jeremy Jackson , Parker Stevenson, David Chokachi, Billy Warlock,
Erika Eleniak, David Charvet, Yasmine Bleeth e
Nicole Eggert.
Preparate le vostre spade,
cittadini di Westeros: House of the Dragon 2,
l’attesissima seconda stagione della serie spin-off House
of the Dragon arriverà questo giugno su HBO.
Presumiamo che la serie debutterà in contemporanea con la
programmazione USA anche su SKY e in streaming su NOW.
Le informazioni sulla nuova data di
uscita sono state annunciate lunedì dal CEO di Warner Bros.
Discovery e presidente dello streaming globale e dei giochi JB
Perrette alla conferenza su tecnologia, media e telecomunicazioni
di Morgan Stanley. La notizia è stata riportata da
Variety. In
precedenza, HBO aveva solo detto che la seconda
stagione avrebbe debuttato quest’estate.
Spin-off del grande successo della
HBO Il Trono
di Spade, House
of the Dragon è ambientato circa 200 anni
prima del Il Trono
di Spade e traccia i conflitti che affliggono la
dinastia regnante dei Targaryen.
Emma D’Arcy interpreta la regina Rhaenyra
Targaryen, con
Matt Smith nei panni di suo zio Daemon e
Olivia Cooke nei panni di Alicent Hightower, la
vedova del defunto padre di Rhaeynra, Viserys.
La seconda stagione della serie
spin-off House
of the Dragon presenterà la battaglia culminante
per il potere conosciuta come “la Danza dei Draghi”, con i
Verdi (gli Hightowers, Aegon & Co.) e i Neri (Rhaenyra, Daemon,
ecc.) che combattono per rivendicare il Trono di
Spade. (Guarda
un teaser qui.)
La seconda stagione di House of
the Dragon darà il benvenuto anche a una serie di nuovi
membri del cast tra cui Clinton Liberty
( Normal People ) nel ruolo di Addam of Hull,
Jamie Kenna ( Coronation
Street ) nel ruolo di Ser Alfred Broome, Kieran
Bew ( Warrior ) nel ruolo di Hugh,
Tom Bennett ( After Life ) nel
ruolo di Ulf, Tom Taylor ( The
Bay ) nel ruolo di Lord Cregan Stark e Vincent Regan
( Poldark ) nel ruolo di Ser Rickard
Thorne. Si uniscono alle aggiunte della seconda
stagione
precedentemente segnalate Gayle Rankin
( GLOW ), Freddie Fox ( Slow
Horses ), Simon Russell Beale ( Penny
Dreadful ) e Abubakar Salim ( Raised by
Wolves ).
Cosa aspettarsi dalla seconda
stagione di House of the Dragon?
La
prima stagione si è conclusa con la morte di Re
Viserys, che ha gettato i Targaryen nel caos più totale
riguardo al prossimo legittimo erede – il Principe Aegon o la
Principessa Rhaenyra. La stagione successiva segna l’inizio della
Danza dei Draghi, con ciascuna delle due parti che
raccoglie il maggior numero di alleati e draghi possibile per
assicurare la sconfitta dell’altra.
House
of the Dragon è attualmente interpretata da
Matt Smith,
Olivia Cooke,
Emma D’Arcy,
Rhys Ifans, Steve Toussaint, Eve Best, Sonoya Mizuno, Graham
McTavish, Jefferson Hall, David Horovitch, Matthew Needham, Bill
Patterson, Gavin Spokes, Wil Johnson, John Macmillan, Savannah
Steyn e Theo Nate. La seconda stagione vedrà anche
l’aggiunta di Gayle Rankin, Russell Beale, Freddie Fox e
Abubakar Salim.
Basato su Fire & Blood di
George R.R. Martin, House
of the Dragon racconta l’ascesa e la caduta dei
Targaryen – l’unica famiglia di signori dei draghi sopravvissuta al
Destino di Valyria. Si svolge 300 anni prima degli eventi del
pluripremiato adattamento della serie di Game of Thrones, che ha
trasmesso il suo episodio finale nel 2019.
House
of the Dragon è stata ideata da George R.R. Martin,
Ryan Condal e dal regista di Game of
Thrones Miguel Sapochnik; Condal e Sapochnik sono anche gli
showrunner. Martin, Sapochnik, Condal, Vince Gerardis e Sara Lee
Hess sono produttori esecutivi.
Paramount+ ha diffuso il trailer
ufficiale originale della quinta e ultima stagione di Star
Trek: Discovery, la serie di successo che ha
rilanciato il franchise di Star Trek.
Nella
quinta e ultima stagione di Star
Trek: Discovery il Capitano Burnham e l’equipaggio
della U.S.S. Discovery scoprono un mistero che li condurrà in
un’epica avventura attraverso la galassia, per trovare un antico
potere la cui esistenza è stata deliberatamente nascosta per
secoli. Ma troveranno anche nemici pericolosi, determinati a
reclamare il premio per sé e che non si fermeranno davanti a nulla
per ottenerlo.
Star Trek: Discovery 5, quando
esce in Italia e dove vederla?
Star
Trek: Discovery sarà disponibile in esclusiva sul
servizio da giovedì 4 aprile in Italia, oltre che negli Stati
Uniti, nel Regno Unito, in Svizzera, Corea del Sud, America Latina,
Germania, Francia, Australia e Austria. I primi due episodi della
stagione finale, composta da 10 episodi, saranno disponibili in
streaming al momento del lancio, mentre i nuovi episodi usciranno
ogni giovedì.
Il cast della
quinta stagione di Star
Trek: Discovery comprende Sonequa Martin-Green (Capitano Michael
Burnham), Doug Jones (Saru), Anthony Rapp (Paul Stamets), Mary
Wiseman (Sylvia Tilly), Wilson Cruz (Dr. Hugh Culber), David Ajala
(Cleveland “Book” Booker), Blu del Barrio (Adira) e Callum Keith
Rennie (Rayner). La quinta stagione vede anche le guest star
ricorrenti Elias Toufexis (L’ak) e Eve Harlow (Moll).
La serie Star
Trek: Discovery è prodotta dai CBS Studios in
associazione con Secret Hideout e Roddenberry Entertainment. Alex
Kurtzman, Michelle Paradise, Heather Kadin, Aaron Baiers, Olatunde
Osunsanmi, Frank Siracusa, John Weber, Rod Roddenberry e Trevor
Roth sono i produttori esecutivi. Alex Kurtzman e Michelle Paradise
sono co-showrunner.
Le stagioni dalla 1 alla 4 di
Star Trek: Discovery sono attualmente disponibili
in streaming in esclusiva su Paramount+. Star Trek:
Discovery è distribuito da Paramount Global Content
Distribution.
Da quando si sono accesi i motori di
Fast &
Furious, nel lontano 2001, la saga è cresciuta film dopo film,
arrivando ad essere uno dei franchise più redditizi della storia
del cinema. Inizialmente incentrata sulle corse d’auto, la serie ha
progressivamente mutato le proprie caratteristiche. Film dopo film
si sono infatti aggiunti elementi che l’accomunano sempre di più ai
fortunati filoni di film action e di spionaggio. Ormai iconica, la
saga ha negli anni visto crescere l’apprezzamento del pubblico.
Questo attende infatti come un vero e proprio evento l’uscita di
ogni nuovo capitolo. Tra i più apprezzati si annovera
Fast & Furious 8, del 2017, che ha visto
i protagonisti impegnati in nuove spericolate avventure.
Ottavo capitolo della saga, questo è
il primo realizzato in seguito alla tragica scomparsa dell’attore
Paul
Walker, interprete di Brian O’Conner, venuto a mancare
nel 2013 e comparso per l’ultima volta nel precedente Fast & Furious 7.
Desiderosi di proseguire la saga, gli autori hanno affidato la
regia a F. Gary Gray, affermatosi grazie al film
Straigh Outta Compton. La sceneggiatura viene invece
nuovamente scritta da Chris Morgan, autore anche
dei precedenti film. Come già accaduto nella saga, il nuovo film ha
visto l’ingresso di personaggi inediti, interpretati da grandi
attori hollywoodiani sempre più attratti dall’indiscutibile fascino
che ormai la saga può vantare.
Pur se accolto in modo contrastante
dalla critica, il film si afferma come uno dei più grandi successi
della saga. Con un budget di circa 250 milioni di dollari, Fast
& Furious 8 arrivò infatti ad incassare globalmente un
miliardo e 236 milioni. Anche questo capitolo ha così infranto
diversi record, dimostrando la sempre maggior popolarità del
franchise in tutto il mondo. Prima di lanciarsi in una visione del
film, può essere utile conoscere alcune delle principali curiosità
legate al film. Molte di queste sono relative al cast e agli
sviluppi futuri legati al film, ma al termine della lettura sarà
possibile anche ritrovare le principali piattaforme dove si può
ritrovare il titolo in streaming.
La trama di Fast & Furious
8
Con l’uscita di scena del
personaggio di Brian, ufficialmente allontanatosi dall’ambiente per
vivere in tranquillità con la propria famiglia, tutti i membri
della squadra sembrano aver trovato un nuovo equilibrio. Il letale
Deckard Shaw è infatti stato consegnato alla
giustizia, e Dominic Toretto può finalmente
godersi la sua luna di miele con la ritrovata compagna
Letty. La sua pace dura però ben poco, spezzata
nel momento in cui riceve la chiamata di quella che si presenta
come Chiper, una letale terrorista. Questa avverte
Toretto di aver rapito la sua ex fiamma, Elena
Neves, e il figlio avuto da lei. Se vuole che vengano
rilasciati incolumi, egli deve aiutarla in misterioso e controverso
piano.
Toretto si ritrova così a dover
tradire il suo gruppo, venendo inevitabilmente accusato di
complicità con Chiper. Alle sue calcagna si porranno dunque gli
amici di sempre, tra cui l’inarrestabile Luke
Hobbs. Ben presto però questi capiscono però che non
riusciranno a fermare la terrorista da soli, ed è così che devono
rivolgersi al loro acerrimo nemico: Deckard Shaw.
Liberato dalla sua prigionia, l’uomo accetta di aiutarli a patto di
poter mantenere la propria libertà al termine della missione. Nel
frattempo, Toretto si ritrova a dover rubare un pericoloso ordigno
nucleare, che Chiper intende usare per scopi che potrebbero porre
in serio rischio la pace mondiale. Ancora una volta, salvare il
mondo sarà una vera e propria corsa con il tempo.
Fast & Furious 8: il cast
del film
Ancora una volta il protagonista
assoluto è Vin
Diesel, nei panni dell’ormai iconico Dominic Toretto.
Come sempre, l’attore ha sfoggiato anche in questo caso
un’invidiabile forma fisica, che gli ha permesso di prendere
personalmente parte a molte delle più spericolate sequenze del
film. Accanto a lui si ritrovano poi alcuni degli attori più
popolari della saga. La prima è Michelle
Rodriguez, che riprende i panni di Letty, la compagna
di Toretto. Tyrese
Gibson è di nuovo Roman Pearce, personaggio introdotto
per la prima volta nel secondo film della serie. Elsa
Pataky è invece Elena Neves, ex fiamma di Toretto
ritrovatasi rapita da Chiper. Nel film vi poi anche il celebre
Kurt
Russell, che torna a vestire i panni del misterioso
Frank “Sig. Nessuno” Petty.
Villain principale del film è
l’assassina Chiper, interpretata dall’attrice premio Oscar Charlize
Theron. Per lei si tratta di ruolo particolarmente
importante, essendo una delle prime e più affermate antagoniste
femminili della saga. Per poter ricoprire il personaggio, l’attrice
si è a sua volta allenata per diversi mesi, così da poter evitare
di essere sostituita da contrifigure e recitare personalmente le
scene più complesse. Dwayne
Johnson e Jason
Statham riprendono rispettivamente i panni dell’agente
Luke Hobbs e del criminale Deckard Shaw, sviluppando qui il
rapporto che verrà approfondito nello spin-off a loro dedicato
Hobbs & Shaw. Nathalie
Emmanuel, nota per il personaggio di Missandei nella
serie Il Trono di
Spade, interpreta invece l’hacker Megan Ramsey.
Fast & Furious 8: i sequel
del film
Con il grandissimo successo
dell’ottavo capitolo era scontato che la saga sarebbe proseguita
ulteriormente. E infatti l’uscita di Fast & Furious 9 – The Fast
Saga venne subito fissata per l’aprile del 2019. Questa
venne tuttavia posticipata di un anno per permettere allo spin-off
Fast & Furious –
Hobbs & Shaw di avere il proprio spazio. Tuttavia, a causa
della pandemia di Coronavirus, il nono film è poi uscito in sala
nell’agosto del 2021. Ciò ha portato inevitabilmente a dover
ritardare l’uscita del già annunciato decimo capitolo, Fast
X, la cui prima parte è infine uscita in sala nel
maggio del 2023. Si attendono invece ora maggiori informazioni sul
futuro della saga.
Diesel aveva infatti rivelato che
l’undicesimo film, strettamente legato al decimo sarebbe anche
stato l’ultimo capitolo della saga. Sempre l’attore ha però poi
rivelato che non era esclusa anche la realizzazione di un
dodicesimo film. Tuttavia, il risultato modesto ottenuto al
botteghino da Fast X ha portato Diesel a confermare, nel febbraio
2024, che l’undicesimo sarà il capitolo finale. Questo è stato
descritto come “un ritorno al film originale” e consistere in
un’unica missione e in un diverso antagonista al posto di Dante,
quello visto nel decimo film interpretato da Jason Momoa.
Il trailer di Fast & Furious
8 e dove vedere il film in streaming e in TV
Nell’attesa di poter vedere il nuovo
atteso film, per gli appassionati della saga è possibile fruire di
Fast & Furious 8 grazie alla sua presenza
su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Google Play, Infinity+, Apple TV, Prime Video e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la
piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale.
Per la prima volta in televisione
arriva – nella sua versione integrale – il film
Berlinguer ti voglio bene, diretto nel
1977 da Giuseppe Bertolucci (fratello di Bernardo)
e con protagonista un giovane Roberto Benigni, venticinquenne all’epoca
delle riprese. È questo un film profondamente politico ma anche
satirico, dove si riflette sulla condizione proletaria a partire
dall’aura dell’amato politico Enrico Berlinguer, appartenente al Partito
Comunista e di cui ricorrono quest’anno i 40 anni dalla morte. Il
film viene dunque riproposto anche per tale occasione, alla ricerca
di ciò che è rimasto oggi di quegli ideali e di quei valori.
Al momento della sua uscita in sala,
però, Berlinguer ti voglio bene fece scandalo e suscitò
aspre reazioni. La pellicola venne vietata ai minori di 18 anni, in
particolare per l’abbondante uso del turpiloquio, di un linguaggio
dissacrante e disturbante, e venne in generale accolto tiepidamente
dal pubblico, anche per la mancata distribuzione su tutto il
territorio nazionale e per la totale censura in TV. Si dovette
aspettare il 1988 prima che il film venisse distribuito nuovamente,
al cinema e in cassetta, ottenendo un riscontro maggiormente
positivo.
Tuttavia, quella del 1988 è una
versione accorciata di circa 5 minuti, dove venne tagliato il
monologo in campagna del protagonista, ritenuto ancora troppo
scioccante per l’epoca. Per avere la versione integrale della
pellicola del 1977 è stato poi necessario attendere fino al 2006,
mentre ora finalmente il film arriva in televisione, seppur in
seconda serata. Si tratta dunque di un’occasione da non perdere per
riscoprire un film tanto dissacrante quanto politicamente
importante, oggi ritenuto tra i più importanti della nostra
cinematografia.
La trama e il cast di Berlinguer ti voglio bene
Protagonista del film è
Mario Cioni, un venticinquenne del
sottoproletariato toscano con il mito di Enrico
Berlinguer, che passa sempre il tempo con gli amici o per
la campagna a parlare da solo. Quando proprio i suoi compagni di
bagordi gli tirano un brutto scherzo legato alla madre, con la
quale ha un rapporto quasi edipico, Mario si lancerà in una serie
di riflessioni sulla propria vita, su Dio, sulla morale e sul
sesso. Ma i guai per lui non finiscono lì, poiché quando scoprirà
di essere stato vittima di uno scherzo, subentrerà presto un’altra
realtà ancor più difficile da digerire.
Berlinguer ti voglio bene è
la prima esperienza di Roberto Benigni in un film per il cinema. Egli
interpreta qui il protagonista, Mario Cioni, personaggio da lui
inventato e in parte autobiografico e che si distingue per
l’irreverenza, l’esuberanza gestuale e verbale ma anche per un
certo candore infantile. L’attrice Alida Valli,
una delle più note interpreti italiane, è qui presente nel ruolo
della madre di Mario, mentre Carlo Monni è l’amico
Bozzone. Completano il cast Mario Pachi nel ruolo
di Gnorante, Maresco Fratini in quello di Buio e
Giovanni Nannini in quello di don Valdemaro.
Le location di Berlinguer ti
voglio bene: ecco dove è stato girato il film
Le scene del film sono girate tutte
nella zona rurale vicino a Prato, in Toscana, oggi trasformata
dall’espansione edilizia. Le case del popolo, ad esempio,
sono quelle di Vergaio, Galciana,
Quarrata e San Piero a Ponti,
mentre il cantiere dove lavorano Benigni e Monni come muratori è
quello in cui si stava costruendo il centro commerciale “Pratilia”.
Il casolare dove vivono Benigni e Alida Valli, invece, si trova in
località Casale, vicino al casello di Prato ovest
dell’A11. Il cinema che si vede all’inizio del film, ormai chiuso
da molti anni, si chiamava “Mokambo” e si trovava a
Grignano di Prato in via Arcivescovo Limberti
71.
Il sottopasso dove Benigni si
addormenta dopo la falsa notizia della morte della mamma si trova
poco dopo il casello di Prato est, in località Mezzana, mentre la
chiesa dove Alida Valli porta il figlio per farlo rimproverare dal
parroco è la chiesa di San Silvestro a Tobbiana.
Le riprese nelle quali Roberto Benigni viene fatto salire sulla
macchina delle due ragazze avviene nei pressi della frazione di
Santa Lucia, all’incrocio tra via di
Canneto e via di Carteano, strade
tutt’oggi esistenti con le stesse caratteristiche La celebre
carrellata con lo sproloquio di Mario Cioni è infine stata girata a
Prato sul viale Nam Dinh ancora
in fase di realizzazione, tra via dell’Alberaccio e via Galcianese
con la cinepresa rivolta verso Galciana.
Dove vedere Berlinguer ti
voglio bene in streaming e in TV
Sfortunatamente il film non è
presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive
in Italia. È però presente presente nel palinsesto televisivo di
lunedì 4 marzo alle ore 23:00 sul
canale La7.
In Godzilla vs. Kong, i titani si sono fatti
la guerra tra loro prima di unire le forze per distruggere
l’impetuoso Mecha-Godzilla (che era impregnato della mente
di King Ghidorah). Il tutto era piuttosto folle, ma
qualcosa ci dice che quel film impallidirà rispetto a Godzilla
e Kong – Il nuovo Impero.
È stato pubblicato un nuovo spot
televisivo del film Godzilla
e Kong – Il nuovo Impero che mostra King Kong che
cavalca Godzilla in battaglia.
I fan hanno già iniziato a perdere
la testa sui social media, con la scena descritta da alcuni come il
momento più iconico del MonsterVerse fino ad oggi. Alcuni
puristi del kaiju, tuttavia, sono meno impressionati, ma questo
franchise sta facendo la sua parte con questi mostri iconici.
Nel bene e nel male, sono molto
lontani dagli sforzi classici della TOHO. “Non appena è
uscito l’ultimo film e il pubblico ha iniziato a vederlo, mi sono
detto: “Non puoi separare di nuovo questi due
ragazzi”“, ha detto il regista Adam Wingard
all’inizio di quest’anno.
“È troppo eccitante
averli in un solo film. E ora, il prossimo film deve riguardare la
continuazione di quella relazione, che sarà il
team-up“. “Le abilità necessarie per
creare un film di mostri giganti sono così specifiche che bisogna
impararle, e solo alla fine della produzione ho pensato: ‘Oh
aspetta, ora lo so‘”, ha continuato.
“Avevo tutte queste idee diverse su cosa avrei fatto la
prossima volta e su come avrei potuto
migliorare“.
Godzilla
e Kong – Il nuovo Impero approfondisce ulteriormente
le storie e le origini di questi due Titani, nonché i misteri di
Skull Island, tra gli altri, svelando la mitica battaglia che ha
contribuito a forgiare questi esseri straordinari e li ha legati
per sempre all’umanità. Adam Wingard torna a dirigere il film,
interpretato da
Rebecca Hall (“Godzilla vs. Kong”, The Night
House – la casa oscura”), Brian Tyree Henry
(“Godzilla vs. Kong”, “Bullet Train”), Dan Stevens
(la serie TV “Gaslit”, “Legion”, “La Bella e la Bestia”), Kaylee
Hottle (“Godzilla vs. Kong”), Alex Ferns
(“The
Batman”, “La furia di un uomo – Wrath of Man”, “Chernobyl”) e
Fala Chen (“Irma Vep”, “Shang Chi e la leggenda
dei Dieci Anelli”).
La sceneggiatura di Godzilla
e Kong – Il nuovo Impero è di Terry Rossio
(“Godzilla vs. Kong”, la serie “Pirati dei Caraibi”), Simon
Barrett (“You’re Next”) e Jeremy Slater
(“Moon
Knight”), da una storia di Rossio, Wingard e Barrett, basato
sul personaggio “Godzilla” di proprietà e creato da TOHO Co.,
Ltd..
Il film è prodotto da Mary
Parent, Alex Garcia, Eric Mcleod, Thomas Tull, Jon Jashni e Brian
Rogers, mentre i produttori esecutivi sono Wingard, Jen
Conroy, Jay Ashenfelter, Yoshimitsu Banno, Kenji Okuhira. Wingard
torna a collaborare con il direttore della fotografia Ben Seresin
(“Godzilla vs. Kong”, “World War Z”), lo scenografo Tom Hammock
(“Godzilla vs. Kong”, “X: A Sexy Horror Story”, “The Guest”), il
montatore Josh Schaeffer (“Godzilla vs. Kong”, “Molly’s Game”), la
costumista Emily Seresin (“L’uomo invisibile”, “Top of the Lake –
Il mistero del lago”). Le musiche del film sono opera dei
compositori Tom Holkenborg (“Godzilla vs. Kong”, “Mad Max: Fury
Road”) e Antonio Di Iorio (musica aggiuntiva su “Godzilla vs.
Kong”, i film “Sonic”). Warner Bros. Pictures e Legendary Pictures
presentano una produzione Legendary Pictures, un film di Adam
Wingard: “Godzilla e Kong – Il nuovo Impero”.
Nel frattempo, Angela Bassett ha interpretato la regina
Ramonda in Black
Panther e Black
Panther: Wakanda Forever, ottenendo il plauso della
critica e una nomination agli Oscar. Parlando con PEOPLE per il
numero di “Women Changing the World“, l’attrice ha
nuovamente reso omaggio al compianto Chadwick Boseman.
È morto nel 2020 in seguito a una
battaglia segreta contro il cancro al colon, una tragedia che ha
lasciato i fan e le sue co-star del MCU sconvolti. “Era il mio
ultimo giorno di riprese ed eravamo alle cascate di Warrior
Falls“, ricorda Angela Bassett.
“Avevo finito il mio compito e
Chadwick è venuto ad abbracciarmi. Io l’ho abbracciato e mi sono
stretta a lui. E naturalmente è stato un set glorioso, pieno di
splendida bellezza e di persone, di musica e di orgoglio“.
“Vedere il lavoro che stava
facendo e conoscere, ogni giorno, l’essere umano che era – a volte
non c’è bisogno di dire molto, ma basta guardarsi negli occhi per
trasmettere tutto ciò che si intende, tutto ciò che si
spera“.
La candidata all’Oscar ha
commentato la prematura scomparsa dell’attore T’Challa, rivelando
poi che si sono incontrati per la prima volta anni prima che lui
trovasse la fama, quando lei ha tenuto il discorso di laurea alla
Howard University nel 2000.
“Aver conosciuto questo giovane
uomo che era uno studente quando ho ricevuto una laurea ad honorem
alla Howard, è stato il mio accompagnatore“, racconta Angela Bassett. “È stato un momento di
chiusura del cerchio per venire e ora la grande opportunità che ho
avuto di ritrarre sua madre“.
Black Panther: Wakanda
Forever ha reso omaggio a Chadwick Boseman rivelando che anche T’Challa
è morto nel MCU (a causa di una malattia
sconosciuta, ma presumibilmente la stessa che ha tolto la vita
all’attore). Nei momenti conclusivi del sequel, abbiamo conosciuto
suo figlio, anch’egli di nome T’Challa, che probabilmente
un giorno erediterà il mantello da Shuri.
In occasione dei Golden Globe 2023,
Angela Bassett ha reso omaggio all’enorme
impatto che Boseman ha avuto sul mondo dicendo: “Il pianto può
arrivare la sera, ma la gioia arriva al mattino“.
“Abbiamo intrapreso questo
viaggio insieme con amore. Abbiamo pianto. Abbiamo amato. Abbiamo
guarito. E siamo stati circondati ogni giorno dalla luce e dallo
spirito di Chadwick Boseman“.
“Abbiamo la gioia di sapere che
con questa storica serie di Black Panther, è una parte della sua
eredità a cui ha contribuito a condurci. Abbiamo mostrato al mondo
come appaiono l’unità, la leadership e l’amore dei neri al di là,
dietro e davanti alla macchina da presa“, ha concluso Angela Bassett.
I Marvel Studios non hanno ancora annunciato i
piani per Black Panther 3 o per il futuro di Shuri
nel MCU.
Negli ultimi due anni i film di
supereroi non hanno avuto un periodo facile, poiché il pubblico e
la critica sembrano essere sempre più stanchi (si potrebbe
dire, affaticati) dalla recente produzione dei
Marvel Studios e della Warner
Bros/DC.
È diventato quasi di moda prendere
di mira i film basati sui fumetti in questi giorni, con registi di
tutto rispetto come
Martin Scorsese, Francis Ford Coppola e Quentin Tarantino che in una recente
intervista hanno espresso i loro problemi con quella che
quest’ultimo ha descritto come la “marvelizzazione di
Hollywood“.
Alcuni sarebbero d’accordo con le
loro valutazioni, ma la maggior parte probabilmente ammetterebbe
che i film di supereroi hanno anche rappresentato momenti di grande
cinema, ma con così tanta negatività diretta ai cinecomicos, può
essere facile dimenticare che il genere ha prodotto alcuni film
davvero brillanti.
All’ex Capitan America del
MCU, Chris Evans, è stato chiesto il suo parere
sull’attuale produzione di film tratti da fumetti durante un panel
all’Emerald City Comic-Con nel fine settimana, e ritiene
che molti film di supereroi non ricevano il credito che
meritano.
“Se fosse facile, ce ne
sarebbero molti di più belli – senza voler fare ombra. [Alcuni sono
oggettivamente film fenomenali“.
A dire il vero, è passato un po’ di
tempo dall’ultima volta che abbiamo visto un film di supereroi
“fenomenale“. Anche lasciando da parte i gusti personali,
gli incassi parlano da soli quando si tratta di capire come la
pensa il pubblico in generale. Riusciranno Deadpool &
Wolverine a cambiare le cose?
La star di Spider-Man
3 e
Spider-Man: No Way Home , Thomas Haden
Church, ha rivelato che crede che Sam
Raimitornerà per
realizzare Spider-Man
4 con Tobey
Maguire.
Parlando con ComicBook.com, Church
ha detto che ci sono state voci secondo cui avrebbe interpretato
nuovamente Sandman in qualche forma di progetto
futuro. L’attore ha poi detto che crede che Raimi farà un
altro film di Spider-Man con Maguire, e che gli
piacerebbe prenderne parte se ciò accadesse.
“Ma Sandman, ci sono state alcune voci secondo cui
potrebbero chiedermi di fare un altro Spider-Man, e lo farei
domani… Sai, non mi hanno mai chiesto di apparire in un altro film,
un altro film Marvel“, Church
dichiarato. “Ma, sai, penso che Sam farà un altro
Spider-Man con Tobey [Maguire], ed è quello che… Avevano un’opzione
per me per fare Spider-Man 4 quando ci sarebbe stato uno Spider-Man
4. Avevano la possibilità che tornassi.Quindi, se ciò
accadesse, sarebbe fantastico. Sto invecchiando un
po‘.”
Qual è stato l’ultimo film Marvel in cui
ha recitato Thomas Haden Church?
Thomas Haden
Church è apparso l’ultima volta nei panni di Sandman in
Spider-Man: No Way Home del 2021 , che ha visto
il ritorno di molti personaggi sia dei film di Sam
Raimi insieme allo Spider-Man che dei film
The Amazing Spider-Man interpretato da Andrew Garfield. Quel film fu un enorme
successo sia per i Marvel Studios che per la Sony,
incassando oltre 1,9 miliardi di dollari al botteghino e diventando
il sesto film con il maggior incasso di tutti i tempi.
Secondo The InSneider di
Jeff Sneider, Jon Bernthal è attualmente in trattative per
interpretare un ruolo nella prossima terza stagione di The
Terror.
Secondo Sneider, Jon
Bernthal potrebbe concludere un accordo per interpretare
Pepper il protagonista della serie. Oltre a recitare in The
Punisher e film come
The Wolf of Wall Street e, più recentemente, Origin
di Ava DuVernay, Jon Bernthal ha già lavorato con AMC
quando ha interpretato Shane Walsh nelle prime due
stagioni di The Walking Dead.
The Terror è
stato presentato in anteprima su AMC nel marzo 2018. La seconda
stagione della serie antologica, sottotitolata
“Infamy”, è seguita
nell’agosto 2019. The Terror: The Devil
in Silver non ha ancora una data per la prima
Cosa sappiamo
di The Terror: Devil in Silver?
The Terror: Devil in
Silver è basato sul romanzo di Victor
LaValle del 2012, The Devil in
Silver. Victor LaValle ha
co-scritto i sei episodi insieme a Chris Cantwell,
che è anche produttore esecutivo. Karyn
Kusama dirigerà i primi due episodi di The Terror:
Devil in Silver e sarà anche produttore
esecutivo.
Altri produttori esecutivi
legati a The Terror: Devil in Silver includono
David Zucker, Alexandra Milchan, Guymon Casady e Scott
Lambert,
mentre AMC Studios
produrrà la serie.
La serie The Terror:
Devil in Silver, secondoDeadline, “racconta la storia di Pepper – un
traslocatore della classe operaia, che attraverso una combinazione
di sfortuna e un cattivo carattere, si ritrova ingiustamente
ricoverato all’ospedale psichiatrico New Hyde – un istituto pieno
di persone che la società preferirebbe dimenticare. Lì dovrà
vedersela con pazienti che lavorano contro di lui, medici che
nascondono oscuri segreti e forse anche con il Diavolo
stesso. Mentre Pepper si addentra in un paesaggio infernale
dove niente è come sembra, scopre che l’unica strada verso la
libertà è affrontare l’entità che prospera nella sofferenza
all’interno delle mura di New Hyde, ma farlo potrebbe dimostrare
che i peggiori demoni di tutti vivono dentro di lui”.
Il wrestler e attore John Cena ha rivelato che la sua agenzia non
era entusiasta dell’idea di un suo recente cameo in
Barbie.
Al The Howard Stern Show, la star
ha spiegato che il compito della sua agenzia è quello di vedere le
cose come prodotti e guidarlo. Per questo motivo, l’agenzia ha
detto a John Cena che avrebbe dovuto rifiutare il suo
cameo come sirena in Barbie, e
l’attore ha ipotizzato che la prospettiva fosse “al di sotto
del suo calibro. L’attore osserva poi che l’agenzia ha ceduto
quando lui ha detto che l’avrebbe fatto comunque.
“[L’agenzia] si basa solo su
ciò che sa“, ha dichiarato John Cena (via Variety). “E quello che
sanno è: ‘Questa entità, questa merce gravita su queste cose,
dovremmo rimanere in questa corsia’. Ma io non sono una merce. Sono
un essere umano e opero secondo il concetto che ogni opportunità è
un’opportunità“.
Margot Robbie mi ha detto: “Ti faremo diventare
una sirena. Ci starai dentro per mezza giornata“. Sì, certo.
Ma credo che dal punto di vista dell’agenzia la prospettiva fosse:
‘Questo non è alla tua altezza’, e lo capisco. Ma anche per
merito dell’agenzia, che ha immediatamente acconsentito, e io ho
detto: ‘No, lo faremo’, ma tutto ciò che possono fare è offrire la
loro guida“.
Chi c’era nel film di Barbie?
Barbie è stato diretto da Greta
Gerwig da una sceneggiatura scritta insieme a
Noah Baumbach. È stato prodotto da Margot Robbie e Tom Ackerly per LuckyChap e da
Robbie Brenner di Mattel Films insieme a Josey McNamara e Ynon
Kreiz. Durante la sua programmazione nelle sale, il film ha
ottenuto un incasso mondiale di oltre 1,4 miliardi di
dollari, diventando così il film di maggior incasso del
2023. Il film è interpretato da Margot Robbie,
Ryan Gosling,
America Ferrera, Simu Liu, Kingsley Ben-Adir, Scott Evans, Kate
McKinnon, Ariana Greenblatt, Alexandra Shipp,
Emma Mackey, Issa Rae, Michael Cera, Hari Nef, Will Ferrell,
Helen Mirren, Dua Lipa e altri ancora.
Era da Mare of
Easttown (Omicidio
a Easttown) che Kate Winslet non lavorava con HBO, e per
celebrare il suo ritorno sull’emittente ha scelto un ruolo molto
diverso da quella della poliziotta che indaga sugli omicidi della
cittadina della Pennsylvania. In The Regime – Il palazzo
del Potere è la stravagante e ipocondriaca cancelliera
Elena Vernham, che governa con pungo di ferro in
uno stato non meglio identificato del Centro Europa. La serie,
composta da sei episodi, e disponibile su NOW dal 4 marzo con un
episodio a settimana, si svolge principalmente all’interno del
palazzo di Elena, un luogo che riflette perfettamente la sua
personalità eccentrica e il suo regime autoritario.
Kate Winslet governa in
The Regime – Il palazzo del Potere
Cercando di non
risultare ovvi o ridondanti, Kate Winslet offre una performance eccezionale
nel ruolo della cancelliera Vernham, donandole una profondità e una
complessità che vanno oltre la semplice caricatura. Riesce a
incarnare perfettamente la fragilità e l’insicurezza dietro la
facciata di potere di Elena, rendendola contemporaneamente ridicola
e terrificante. Il modo in cui Winslet si muove e parla, con
accenti che richiamano Margaret Thatcher e
Putin, aggiunge ulteriore profondità al
personaggio, trasportando gli spettatori in un vortice di emozioni
contrastanti e componendo un ritratto caricaturale, appunto, ma
anche estremamente concreto e realistico, guardando al mondo di
oggi.
Il rapporto tra Elena e
il suo fidato consigliere, Herbert Zubak,
interpretato con estrema precisione da
Matthias Schoenaerts, è uno dei punti focali della
serie. Zubak è un “macellaio” ma è anche un servo devoto e allo
stesso tempo un innamorato non dichiarato, che assiste, serve,
motiva e sprona l’oggetto del suo amore, rimanendo sempre un passo
dietro al “boss”, come lui stesso chiama Elena
Vernham. La tensione sessuale tra i due personaggi è
palpabile, e questa scelta di caratterizzazione aggiunge un
elemento di dramma e complessità alla trama. Schoenaerts offre una
performance magnetica, trasformando Herbert da una semplice guardia
del corpo a un influente consigliere disegnando una parabola
ascendente di grande inquietudine.
Ricerca dell’equilibrio
tra pathos e satira
Nonostante le ottime
premesse e i protagonisti impeccabili, The Regime – Il
palazzo del Potere soffre di una trama frammentata e poco
coerente, quasi un pretesto per fotografare uno status quo che
diventa oggetto di beffa. C’è una costante ricerca dell’equilibrio,
raramente raggiunto, tra l’aspetto patetico ed emotivo dei
personaggi, dei loro sentimenti, delle loro debolezze e paure, e
quello assurdo, che invece prende le distanze dai suddetti
personaggi e li racconta attraverso la lente della satira. E forse
perché la contemporaneità ha annichilito in generale la capacità di
fare satira, sembra che questa sia come un muscolo fuori forma e
quindi non sempre colpisce nel segno, lasciando gli spettatori con
una sensazione di insoddisfazione e mancanza di chiarezza nel
messaggio.
La sceneggiatura,
firmata da Will Tracy, cerca di affrontare temi
complessi come l’autoritarismo e il dissenso politico, ma a volte
sembra perdersi nei suoi stessi tentativi di affrontarli. Mentre
alcune scene offrono spunti interessanti sulla natura del potere e
sulla fragilità umana, altre risultano terribilmente fuori fuoco,
lasciando gli spettatori con più domande che risposte.
Picchi di genialità in un’opera
non del tutto riuscita
Nonostante le sue
imperfezioni, The Regime – Il palazzo del Potere
offre comunque un ottimo livello di intrattenimento “con
messaggio”. La satira politica è una pratica che dovrebbe essere
portata avanti con più frequenza e il tentativo fatto in questa
sede è comunque lodevole. A questo si aggiunge un valore produttivo
sicuramente alto che puntando sulla sua protagonista (e
l’efficacissimo tirapiedi) riesce a catturare sicuramente la
fascinazione del pubblico.
The Regime – Il
palazzo del Potere offre una visione intrigante e spesso
surreale, attraverso il linguaggio della farsa, dei regimi
autoritari e delle dinamiche di potere. Sebbene non sempre riesca a
realizzare pienamente il suo potenziale più per mancanza di
allenamento su un certo tipo di linguaggio che per mancanza di doti
nel farlo, la serie merita comunque una possibilità principalmente
per le performance del suo cast e per i suoi frequenti guizzi. Una
maggiore coesione della trama avrebbe forse permesso anche agli
altri aspetti della serie di essere più efficaci.
Disney+ ha diffuso il trailer
ufficiale di Taylor Swift: The Eras Tour (Taylor’s
Version), il film concerto per la prima volta in versione
integrale e che include il brano “cardigan” e quattro canzoni
acustiche aggiuntive, farà il suo debutto in streaming il 15 marzo
2024, solo su Disney+.
L’esperienza cinematografica
dell’artista 14 volte vincitrice di un GRAMMY, Taylor
Swift: The Eras Tour (Taylor’s Version), diretto da Sam
Wrench.
Nel dare l’annuncio, Bob Iger,
Disney CEO, ha dichiarato: “L’Eras Tourè stato un vero e proprio
fenomeno che ha entusiasmato e continua a entusiasmare i fan di
tutto il mondo, e siamo davvero felicidi portare questo
elettrizzante concerto al pubblico ovunque si trovi, in esclusiva
su Disney+.
Netflix
dopo il
teaser trailer ha finalmente svelato il primo trailer ufficiale
di Ripley, il prossimo adattamento in serie del
classico romanzo thriller di Patricia Highsmith intitolato
“Il
talento di Mr. Ripley”
Il video presenta Andrew
Scott nei panni del personaggio principale, che sembra
avere un’identità discutibile. Il video presenta anche i vari
personaggi che incontrerà nel corso della serie limitata, tra cui
la Marge Sherwood di Dakota Fanning. La serie uscirà in streaming
il 4 aprile.
Nella serie, Tom Ripley, un
truffatore che si arrangia nella New York dei primi anni ’60, viene
ingaggiato da un uomo ricco per recarsi in Italia e cercare di
convincere il figlio vagabondo Dickie Greenleaf a tornare a casa”,
si legge nella sinossi. “L’accettazione del lavoro da parte di Tom
è il primo passo verso una vita complessa fatta di inganni, frodi e
omicidi. Nel frattempo, Marge Sherwood, un’americana che vive in
Italia, sospetta che dietro l’affabilità di Tom si nascondano
motivi più oscuri”.
Ripley è scritto e
diretto dal regista candidato all’Oscar Steven Zaillian. Oltre a
Scott e Fanning, la miniserie sarà interpretata da Johnny Flynn nel
ruolo di Dickie Greenleaf, Pasquale Esposito, Franco
Silvestri, Eliot Sumner, John Malkovich e altri ancora. È
prodotta da Scott e Endemol Shine North America in associazione con
Entertainment 360 e Filmrights. I produttori esecutivi sono
Zaillian, Garrett Basch, Guymon Casady, Ben Forkner, Sharon Levy,
Philipp Keel e Charlie Corwin.
Sony Pictures ha
diffuso un nuovo divertente trailer di
Garfield: Una missione gustosa, l’atteso nuovo film su
gatto più divertente del cinema.
Il nuovo trailer di
Garfield: Una missione gustosa il film di animazione Sony Pictures
diretto da Mark Dindal e tratto dai personaggi creati da Jim Davis.
Maurizio Merluzzo sarà la voce italiana del
protagonista che nella sua versione originale è doppiato da
Chris Pratt.
Doppiatore, attore,
influencer e presentatore, Maurizio Merluzzo è
stato la voce di protagonisti di celebri film e serie TV
(Elvis, Shazam!, Vikings, La Fantastica
Signora Maisel, Catfish, Fratelli in
Affari), cartoni animati (Dragon Ball Super,
Naruto, One Punch Man) e videogames
(Overwatch, League of Legends, Assassin’s
Creed, Call of Duty).
Garfield: Una
missione gustosa, scritto da David
Reynolds (Alla ricerca di Nemo e Le Follie
dell’Imperatore), sarà solo al cinema dal 1° maggio prodotto da
Sony Pictures e distribuito da Eagle Pictures.
Garfield, il famosissimo gatto di
casa che odia il lunedì e ama le lasagne, sta per vivere una
scatenata avventura all’aperto! Dopo l’inaspettato incontro con il
padre perduto da tempo, il trasandato gatto di strada Vic, Garfield
e il suo amico canino Odie sono costretti a lasciare la loro vita
piena di comodità per unirsi a Vic in un’esilarante rapina ad alto
rischio.
Garfield:
Una missione gustosa è prodotto da John Cohen,
Broderick Johnson, Andrew A. Kosove, Steven P. Wegner, Craig Sost,
Namit Malhotra e Crosby Clyse. Executive Producers sono Jim Davis,
Bridget McMeel, David Reynolds, Scott Parish, Carl Rogers, Simon
Hedges, Chris Pflug, Louis Koo, Steve Sarowitz, Justin Baldwine
Peter Luo.
Il cast di voci originali comprende
gli attori
Chris Pratt,
Samuel L. Jackson, Hannah Waddingham, Ving Rhames, Nicholas
Hoult, Cecily Strong, Harvey Guillén, Brett Goldstein e Bowen
Yang.
Due debuttanti, due registi alla
loro seconda nomination e un venerato maestro: così si presente la
cinquina della categoria Miglior regia di questi
Oscar 2024. Rispettivamente Justin
Triet, Jonathan Glazer,
YorgosLanthimos, Christopher Nolan e Martin Scorsese. Cinque personalità distintesi
nell’ultimo anno grazie ad altrettanti film con il potenziale di
rimanere veramente impressi nella storia del cinema da qui in
avanti. Benché mantenga uno sguardo principalmente rivolto a ciò
che viene prodotto all’interno dell’industria statunitense, la
categoria del Miglior regista continua fortunatamente a manifestare
anche una maggiore attenzione nei confronti di ciò che avviene
anche in altri territori, permettendo così in questo caso di veder
candidata la prima regista donna francese e in generale di
affermarsi come una delle categorie più entusiasmanti di questa
edizione.
Di seguito, ecco i
candidati agli Oscar 2024 per la categoria
Miglior regista
La regista Justine
Triet si è decisamente presa una bella rivincita sulla
commissione francese incaricata di selezionare il titolo da
presentare agli Oscar 2024 per la categoria
Miglior film internazionale. Pur non godendo del pieno sostegno
del suo Paese, Triet si è comunque fatta largo fino agli Oscar,
dove il suo film
Anatomia di una caduta (qui
la recensione) – già vincitore della Palma
d’oro al Festival di Cannes 2023 – è candidato a ben
cinque premi (Miglior film,
Miglior attrice protagonista, Miglior montaggio,
Miglior sceneggiatura originale – di cui Triet è autrice
insieme a Arthur Harari – e Miglior regista). Con
questo suo quarto lungometraggio, Triet si è dunque affermata come
una delle grandi protagoniste di questa stagione, guadagnandosi un
meritato posto nella cinquina per la regia agli Oscar.
Anatomia di una
caduta, che segna una svolta drammatica nella sua
carriera – dopo commedie come Tutti gli uomini di Victoria
e Sybl – Labirinti di donna – le ha infatti permesso di
dimostrare la sua grande capacità di costruire un racconto che
attraversa più generi, dove le certezze sono poche e tassello dopo
tassello emerge una vicenda dove risulta difficile distinguere la
verità dalla menzogna, fino ad un finale sospeso giungendo al quale
ci si rende conto di aver appena assistito ad un film di
grandissimo valore, non a caso indicato come uno dei migliori
realizzati negli ultimi anni. Per questo suo lavoro, Triet è stata
candidata anche ai
BAFTA Awards e ai
premi César, trionfando presso questi ultimi.
Erano dieci anni che il britannico
Jonathan Glazer non realizzava un
film. Il suo ultimo lungometraggio prima di
La zona d’interesse (qui
la recensione), con cui ora è tornato in auge, è stato quel
bizzarro Under
the Skin con protagonista Scarlett Johansson, con cui già si era
divertito a dar vita ad un’opera insolita che suscitando un certo
disagio spingesse a riflettere sulla natura umana. Un simile
approccio a questi temi lo si ritrova dunque anche nel suo nuovo
film, con il quale si è aggiudicato il Grand Prix Speciale
della Giuria al Festival di Cannes 2023 e che è da molti
interni al settore considerato uno dei veri capolavori
cinematografici di questi anni. Lavoro che ha portato Glazer ad
ottenere nomination come Miglior regista non solo agli Oscar 2024
ma anche ai Satellite Awards e ai
Bafta Awards.
Glazer, che adatta con La zona
d’interesse il romanzo omonimo di Martin Amis
tratto da una storia vera, offre infatti con la sua regia una
perfetta dimostrazione della forza che l’immagine cinematografica
può avere, di fatto andando oltre il “limite” del libro esaltando
ciò che si può raccontare attraverso precise inquadrature e, in
particolar modo, il suono. La storia e i dialoghi sono infatti poco
più che un pretesto per dar vita a scenari agghiaccianti,
difficilmente dimenticabili, attraverso cui il regista riflette
sull’indifferenza senza tempo insita nell’essere umano, capace di
condurre la propria tranquilla esistenza anche quando oltre il
proprio giardino avviene l’orrore.
Il greco Yorgos
Lanthimos gode evidentemente – e giustamente – di un certo
favore presso l’Academy. Il suo precedente film, La favorita, ottenne ben 10 nomination all’Oscar tra
cui quella per la Miglior regia. Con il suo nuovo lungometraggio,
Poverecreature! (qui
la recensione) – già vincitore alla Mostra di Venezia del Leone
d’oro – torna dunque a far parte di questa cinquina, mentre il film
in sé gode di 11 nomination a questi Oscar 2024. Ed anche in questo
caso è difficile non riconoscere la sua come una candidatura più
che meritata. Lanthimos prosegue il percorso estetico intrapreso
con i suoi ultimi film portandolo però ancor più all’estremo.
Lanthimos dà infatti sfogo a tutta
la sua creatività, permettendo allo spettatore di fare esperienza
del viaggio di Bella Baxter verso la scoperta di sé e del mondo
attraverso l’evolvere della fotografia, dei costumi, della colonna
sonora, elementi che da una base di partenza grezza diventano
sempre più elaborati e acquistano sempre più grazia, accompagnando
l’evoluzione della protagonista. Le idee che il regista concretizza
grazie ai suoi collaboratori permettono al film di acquisire un
aspetto unico, quasi favolistico ma mai infantile, che sostiene la
metafora senza farla risultare fastidiosa. Anche per lui, non sono
mancate le nomination ai
Critics’ Choice Awards, ai
Golden Globe e ai
DGA Awards.
Christopher Nolan è un altro di quei registi che non
ha bisogno di presentazioni. Senza dubbio tra gli autori più
indicativi degli ultimi vent’anni, durante i quali ha realizzato
blockbuster d’autore come
Il cavaliere oscuro, Inception
e Interstellar, distinguendosi per il suo continuo
giocare con la concezione del tempo e abbattendo la sua noiosa
linearità. Con il suo Oppenheimer
(qui
la recensione) ha tuttavia ridotto gli artifici per
concentrarsi sulla storia di quello che ritiene essere “l’uomo più
importante mai vissuto”. Non che Oppenheimer (che con 13
nomination è il film più candidato di questi Oscar 2024) non
presenti le particolarità per cui Nolan è noto, ma queste sono
maggiormente poste al servizio di un racconto che si sviluppa
interamente a partire dall’interiorità del protagonista.
Per di più, Nolan costruisce
Oppenheimer quasi come fosse un vero e
proprio ordigno esplosivo, con una prima ora densissima di nomi,
personaggi, eventi, salti temporali, musica, attraverso cui si
imposta una tensione crescente. Tensione che nella seconda ora di
film non cessa di aumentare fino all’ammutolente esplosione della
bomba, una delle sequenze più memorabili dell’annata
cinematografica appena trascorsa. La terza ora di film diventa
invece un film politico nel quale si esplora l’eredità di
Oppenheimer e nella quale emerge il messaggio del film, un monito
che dal passato sembra risuonare oggi più forte che mai.
Difficile che Martin Scorsese non venga nominato in questa
categoria quando c’è un suo nuovo film in circolazione. Il regista
newyorkese ha con la candidatura per Killers
of the Flower Moon (qui
la recensione) raggiunto quota 10 presenze, divenendo il
secondo più nominato di sempre (altre due ed eguaglierà il record
di William Wyler). Difficile poi non essere
d’accordo sulla sua presenza anche per questo suo nuovo film, con
il quale dimostra (non che ne avesse ancora bisogno) di possedere
una conoscenza tale del cinema, dei suoi tempi e dei suoi trucchi
da avere pochi o nessun eguale. Scorsese dà forma ad un’epopea che
pur estendendosi su una durata di circa tre ore e mezza dimostra
una gestione dei tempi e dei segmenti narrativi sbalorditiva.
Scorsese realizza un appassionante
incrocio tra un western e un gangster movie, andando alla
riscoperta di una delle pagine più nere della storia degli Stati
Uniti e delle violenze su cui si sono fondati. La scelta di
spostare il punto di vista dagli agenti dell’FBI a
quello dei principali coinvolti nella vicenda si è rivelata
vincente, avendo permesso al regista di condurre una minuziosa
analisi dell’animo umano, della sua perversione e della corruzione
a cui è facilmente soggetto. Oltre agli Oscar, Scorsese ha ricevuto
la nomination come Miglior regista anche ai
Critics’ Choice Awards, ai
Golden Globe, ai Satellite Awards e ai
DGA Awards, vincendo poi sempre in questa categoria ai
prestigiosi
National Board of Review.
Oscar 2024: chi vincerà?
Dati alla mano, questo sembra
decisamente essere l’anno di Christopher Nolan, il quale si presenta agli
Oscar 2024 con dalla sua già il
Golden Globe, il
Critics’ Choice Awards, il
Bafta Awards e il
Director’s Guild Awards. Basti pensare che dal 2010 ad oggi,
ogni regista che ha ottenuto quest’ultimo riconoscimento ha poi
vinto – fatta eccezione per due occasioni – l’Oscar per la regia.
Non dovrebbero dunque esserci particolari sorprese a riguardo e
Nolan potrà finalmente stringere tra le mani l’ambita statuetta,
consacrazione (agli occhi di Hollywood) di un percorso artistico
tra i più importanti degli ultimi due decenni. Se però si volesse
provare a trovare una possibile alternativa alla vittoria di Nolan,
questa potrebbe manifestarsi nella figura di Yorgos
Lanthimos.
Come si diceva, il regista greco
sembra godere di una certa stima nell’ambiente hollywoodiano. Non è
infatti da escludere il verificarsi di una situazione come quella
vista nel 2020, dove il regista di 1917Sam Mendes vinse il Golden
Globe, il Bafta e il DGA, ma vide poi l’Oscar andare al coreano
Bong
Joon-ho per Parasite.
Certo, si tratta di situazioni diverse, ma l’esempio può essere
utile per comprendere che non c’è nulla di assolutamente certo. Non
andrebbe sottovalutata neanche la presenza di Jonathan
Glazer, che a sua volta ha raccolto numerosi complimenti
per il suo lavoro, tra cui quello di Steven Spielberg, che ha giudicato
La zona d’interesse
il film sull’olocausto più importante dai tempi di Schindler’s List.
Meno probabile (purtroppo) appare
invece una possibile vittoria per Martin Scorsese e Justine
Triet, per i quali la nomination sembra già il massimo
riconoscimento ottenibile. Triet dovrebbe però – salvo sorprese –
trionfare nella categoria
Miglior sceneggiatura originale, quindi potrebbe non tornare a
casa a mani vuote. Alla luce di tutto ciò, però, il nome su cui
scommettere è di certo quello di Nolan. Come si diceva, più volte
la sua esclusione da questa cinquina è stata accompagnata da
polemiche e questa sua seconda nomination agli Oscar 2024 per un
film così imponente e attuale nei temi sembra a tutti gli effetti
l’occasione giusta per premiare lui e la sua forte idea di
cinema.
Tra le attrici destinate a prendersi
un posto di rilievo nel mondo del cinema e della televisione vi è
certamente Zendaya, che già da qualche anno ha
guadagnato una grande popolarità grazie ad importanti film, serie
ma anche al suo innegabile fascino e carisma. I prossimi anni
saranno decisivi per lei per consacrarsi come una delle nuove
stelle della recitazione ma già per quello che ha saputo dimostrare
resta un’attrice assolutamente da non sottovalutare.
2. Ha recitato in note
serie. Zendaya ottiene una prima grande popolarità grazie
alla serie di Disney Channel A tutto ritmo, dove recita
dal 2010 al 2013. Successivamente recita in alcuni episodi di altre
serie della medesima rete televisiva, come Buona fortuna
Charlie (2011) e A.N.T. Farm – Accademia Nuovi
Talenti (2012). Ottiene poi un nuovo ruolo importante in una
serie Disney Channel con K.C. Agente Segreto
(2015-2018). Ha poi recitato in un episodio di Black-ish
(2015) e in tre episodi di The OA (2019). Dal 2019 è anche
tra i protagonisti della serie HBO Euphoria,
dove recita accanto a Sydney Sweeney, Hunter Schafer e Jacob Elordi.
3. È anche doppiatrice e
produttrice. Oltre a lavorare come attrice davanti la
macchina da presa, Zendaya si è distinta anche come doppiatrice,
ricoprendo tale ruolo per i film Disney Fairies: I giochi della
Radura Incantata (2011), Supercuccioli – I veri
supereroi (2013), Peng e i due anatroccoli (2018),
Smallfoot – Il mio amico delle nevi (2018) e Space Jam –
New Legends (2021), dove dà voce a Lola Bunny. Ha però
lavorato anche come produttrice del film Malcolm &
Marie e per le serie K.C. Agente Segreto e
Euphoria.
Zendaya è MJ in Spider-Man
4. Il suo ruolo non è quello
di Mary Jean. Per Spider-Man:
Homecoming, Zendaya era stata inizialmente scritturata per
interpretare Mary Jane Watson, il noto personaggio sentimentalmente
legato a Peter Parker. Tuttavia, i produttori decisero poi di
separarsi ulteriormente dallo Spider-Man del 2002, dove il
personaggio era interpretato da Kirsten
Dunst, e crearono invece il personaggio originale,
Michelle Jones. Il vero nome di questa MJ è stato però svelato solo
nel terzo film, Spider-Man:
No Way Home.
Zendaya in Dune
5. Compare solo per pochi
minuti nel primo film. Secondo Denis Villeneuve, Zendaya è
stata scelta per il ruolo di Chani dopo le audizioni, in quanto è
stata giudicata la migliore per quanto riguarda la chimica con il
collega Chalamet. Nonostante fosse indicata come tra i principali
protagonisti del film e il suo nome si riportato come tale in tutti
i materiali promozionali, Zendaya ha in Dune solo
circa 10 minuti di tempo sullo schermo. In Dune – Parte
Due, però, è molto più presente ed è a tutti gli effetti
la protagonista femminile del film.
Zendaya in Euphoria
6. Si sente molto legata al
suo personaggio. Parlando della problematica Rue, il
personaggio da lei interpretato in Euphoria, Zendaya ha
dichiarato: “Mi commuovo molto perché tengo molto a lei, perché
rappresenta molte persone che hanno bisogno di molto amore. E
rappresenta una parte di me stessa, e rappresenta una parte di Sam
Levinson, il creatore di ‘Euphoria’. Questo significa molto per me
e voglio che le persone possano guarire grazie a lei“.
7. Ha stabilito un
record. Per la sua interpretazione nella prima
stagione di Euphoria, Zendaya ha poi vinto nel 2020
un Emmy Award come per Miglior attrice protagonista in una serie
drammatica. Ciò l’ha resa la più giovane attrice a vincere tale
premio, all’età di 24 anni. Nel 2022 ha poi nuovamente vinto nella
medesima categoria per la sua interpretazione nella seconda
stagione.
Zendaya e il fidanzato Tom
Holland
8. Ha una relazione con Tom
Holland. Nel 2016 Zendaya e Tom Holland si conoscono sul set di Spider-Man: Homecoming e non passa molto prima che
inizino a circolare rumor su una loro possibile relazione
sentimentale. Nel tempo le voci si fanno sempre più insistenti, ma
i due non confermano minimamente la cosa, tanto da spingere a
pensare che si frequentino invece con altre persone. Per Zendaya,
ad esempio, si riportava di una frequentazione con Jacob Elordi. Tuttavia, alcune foto diffuse
nel luglio del 2021 dove si vedono Zendaya e Holland scambiarsi un
bacio ha portato i due a confermare pubblicamente la loro
relazione, che prosegue ancora oggi.
Zendaya è su Instagram
9. È presente sul social
network. L’attrice è presente sul social network
Instagram, con un proprio profilo verificato seguito da ben 184
milioni di persone e dove attualmente si possono ritrovare oltre
tremila post. Questi sono principalmente immagini relative a suoi
lavori da attrice e da modella, inerenti il dietro le quinte di
tali progetti o promozionali nei loro confronti. Ma non mancano
anche curiosità, momenti di svago, eventi a cui ha preso parte e
altre situazioni ancora. Seguendola, si può dunque rimanere
aggiornati su tutte le sue novità.
Zendaya: età, altezza e origini dell’attrice
10. Zendaya Maree Stoermer
Coleman è nata il 1º settembre 1996 a Oakland, in California, Stati
Uniti. L’attrice è alta complessivamente 1,78 metri.
Zendaya di origini miste: suo padre, Samuel David Coleman è
afroamericano mentre sua madre Claire Marie Stoermer ha origini
tedesche e scozzesi. Il nome Zendaya proviene dallo Zimbabwe e
nella lingua bantu del popolo Shona significa
“ringraziare”.
Ecco le nostre interviste a
Chiara Martegiani, protagonista di Antonia, e alle fillmaker, sceneggiatrici e
regista, Chiara Malta, Elisa Casseri e
Carlotta Corradi. La nuova serie Prime Video è disponibile in piattaforma dal 4
marzo.
Antonia è la nuova serie dramedy
con Chiara Martegiani e Valerio Mastandrea, disponibile in
esclusiva su Prime Video da lunedì 4 marzo. Ideata da Chiara
Martegiani, diretta da Chiara Malta e scritta da Elisa Casseri,
Carlotta Corradi e Chiara Martegiani con la supervisione creativa
di Valerio Mastandrea, Antonia è una produzione Fidelio e
Groenlandia (una società del Gruppo Banijay) in collaborazione con
Prime Video, in collaborazione con Rai Fiction. Nel cast anche
Barbara Chichiarelli, Emanuele Linfatti, Leonardo Lidi e Chiara
Caselli.
Debutterà oggi lunedì 4
marzo in esclusiva su Sky e in streaming
solo su NOWThe Regime – Il Palazzo del
potere, nuova e attesa miniserie HBO in sei episodi con la
vincitrice del Premio Oscar Kate Winslet.
Scritta da Will Tracy e diretta da
Stephen Frears (episodi 1, 2, 4) e Jessica Hobbs (3, 5, 6), la
serie The Regime – Il Palazzo del potere Sky
Exclusive è una dark comedy in sei episodi con un grande cast che
comprende, accanto a Winslet,
Matthias Schoenaerts, Guillaume Gallienne,
Andrea Riseborough, Martha Plimpton e Hugh Grant.
La trama di The Regime – Il Palazzo del
potere
The Regime – Il Palazzo del
potere racconta un anno tra le mura del palazzo di un
moderno e fittizio regime autoritario europeo. Al centro la figura
della potente Cancelliera Elena Vernham (Winslet), che però si
trova minacciata da un dissenso interno sempre più forte. Con
l’aiuto del suo braccio destro, tenterà di assicurarsi il potere
mentre le cose cominciano a sgretolarsi intorno a lei.
Will Tracy è sceneggiatore e
showrunner, nonché produttore esecutivo insieme a Frank Rich,
Tracey Seaward, Kate Winslet, Stephen Frears e Jessica Hobbs. Gli
sceneggiatori sono Seth Reiss, Sarah DeLappe, Gary Shteyngart, Jen
Spyra e Juli Weiner.
Per Dune: Parte
Due, Denis Villeneuve si è addentrato
nel deserto arabo e ha trascorso quasi un mese con la produzione
per le riprese nell’Oasi Liwa di Abu
Dhabi, che ha fornito una parte sostanziale del paesaggio
del pianeta desertico Arrakis, dimora dei mostruosi vermi
sandwich.
Denis Villeneuve
ha elogiato la location e i servizi forniti dalla Abu Dhabi Film
Commission e dalla Epic Films, società di servizi di produzione con
sede negli Emirati Arabi Uniti, in un video promozionale dietro le
quinte, a cui
Variety ha avuto accesso in esclusiva.
Dune: Parte
Due parla del rapporto tra gli esseri umani e la
natura”, dice Villeneuve nel promo che contiene
anche testimonianze di
Zendaya,
Javier Bardem,
Rebecca Ferguson e del direttore della fotografia
Greig Fraser, tra gli altri.
“Per me era importante portare
quella natura sullo schermo“, aggiunge il regista, in modo che
il pubblico ci creda “se sente che c’è qualcosa che sembra
reale, che sembra tattile“.
Così, dopo aver girato per cinque
giorni nel deserto di Abu Dhabi per il primo
capitolo di “Dune“,
Villeneuve e l’intero cast e la troupe sono tornati per
Dune:
Parte Due e hanno trascorso 27 giorni tra le
imponenti dune
ondulate di Liwa, alcune delle quali alte più di 600 piedi, ai
margini del Rub’ Al Khali, il più grande tratto di deserto
ininterrotto del mondo.
“Avevamo una rete di 18 miglia
di strada che ci portava in diversi luoghi dove c’erano tende,
catering, gru da costruzione, sollevatori telescopici e tutto il
resto“, racconta la produttrice esecutiva Tanya Lapointe.
“È stata un’impresa enorme, ma
spettacolare“, aggiunge Lapointe, che è stato
anche regista di seconda unità in Dune: Parte
Due.
Legendary Pictures ha anche
beneficiato del generoso sconto del 30% della Abu Dhabi Film
Commission (ADFC) sulle spese di produzione nell’Emirato.
Per i professionisti della
produzione in loco, “la sfida principale per Dune: Parte
Due è stata la logistica“, ha dichiarato a
Variety il produttore Robbie McAree, capo della Epic Films con sede
negli Emirati Arabi Uniti, che ha lavorato a entrambi i film di
“Dune”, in un’intervista sui vari aspetti della parte di Abu Dhabi
della produzione.
La sfida principale di
questa volta è stata la logistica. Denis non voleva girare negli
stessi luoghi in cui avevamo girato “Dune: Parte Uno”, quindi ci
siamo addentrati nel deserto, più vicino al confine con l’Arabia
Saudita, un deserto di confine così grande e vuoto. Andavamo a
cercare nuovi posti, perché questo era uno dei suoi obiettivi
principali: non voleva usare le stesse location.
Quanta troupe e quanti talenti
locali ha utilizzato negli Emirati Arabi Uniti?
Per la produzione
abbiamo utilizzato quasi 300 persone tra troupe e collaboratori
locali, un numero piuttosto elevato rispetto alle circa 250 troupe
internazionali che sono venute qui. Quindi c’erano molti
professionisti locali, il che è fantastico. Anche per quanto
riguarda le comparse, credo che ci siano state 500, o quasi,
comparse locali che abbiamo utilizzato per tutti i 27 giorni.
Quindi è stato un lavoro importante in termini di esigenze locali.
E abbiamo potuto lavorare a stretto contatto non solo con la troupe
e i talenti, ma anche con altri dipartimenti e fornitori
strettamente affiliati alla Abu Dhabi Film Commission e alla
municipalità di Abu Dhabi. Avevamo bisogno di tutta questa
assistenza, soprattutto quando dovevamo costruire queste strade nel
deserto.
Per quanto riguarda le
sistemazioni, i talenti della lista A, come Timothee Chalamet e Zendaya,
hanno dormito nel deserto?
Il luogo in cui abbiamo
girato è ovviamente vicino al resort nel deserto Qasr Al Sarab
Hotel, che è fantastico. Era il nostro punto di servizio. È un
hotel incredibile, fantastico, con ottime strutture. Quindi, sì,
c’erano tutti. Naturalmente, fin dall’inizio ci siamo resi conto
che avremmo avuto una sfida in termini di quantità di letti. Così
ho proposto ai produttori – i produttori internazionali – l’idea di
costruire un campo. All’inizio mi guardavano come se avessi tre
teste. Ma ha funzionato ed è stata un’ottima
soluzione.
Dune – Parte
Due (qui
la nostra recensione),
si conclude in modo tragico, che vede Chani e Paul Atreides
separarsi in seguito ad alcune incomprensioni, con il secondo dei
due pronto ad intraprendere una guerra con cui reclamerà il suo
posto sul trono di Imperatore. Questo secondo film diretto da
Denis Villeneuve dedicato al
Ciclo di Dune di Frank Herbert si conclude
dunque con un finale tanto drammatico quanto aperto, che rimanda
necessariamente ad un terzo film. Villeneuve ha già anticipato la
possibilità di adattare il secondo romanzo di Herbert, Dune: Messiah, con la sceneggiatura che sarebbe
addirittura già quasi pronta. Sembra tuttavia ci vorrà un po’
prima di poter vedere questo Dune
– Parte Tre, ma nel mentre possiamo provare ad
ipotizzare cosa aspettarci da esso.
L’ascesa di Paul a Imperatore e la
Guerra Santa saranno alla base di Dune – Parte
Tre
Alla fine di Dune: Parte
Due, Paul sale al potere con l’aiuto dei Fremen, che ora
combattono per lui contro l’imperatore Shaddam IV
e le Grandi Case. Tuttavia, queste ultime non accettano l’ascesa di
Paul, ma egli è ben disposto a combattere contro di loro. Il finale
allude dunque alla Guerra Santa che si verificherà in Dune –
Parte Tre, che nei romanzi porta poi Paul ad ottenere
effettivamente il titolo di imperatore. Ci sono poi
molte visioni che Paul ha nel corso di Dune – Parte
Due, e molte di esse anticipano l’imminente guerra che si
scatenerà, con lui in veste di messia, e le conseguenze che ne
deriveranno. Mentre le Grandi Case saranno dunque costrette a
sottomettersi a Paul, il suo crescente potere causerà tensioni che
si ripercuoteranno sul suo futuro come imperatore.
Nei libri il conflitto noto come
Guerra Santa dura dodici anni e si svolge in gran parte tra gli
eventi di Dune e Dune: Messiah, concludendosi con
l’universo che finalmente riconosce Paul come imperatore. Nei
romanzi, dunque, il conflitto non viene propriamente descritto e
serve solo a modificare radicalmente l’universo tra un libro e
l’altro della serie. Dune: Messiah riprende infatti dodici
anni dopo, quando l’Impero Atreides è ufficialmente iniziato. A
quel punto, la Guerra Santa è stata vinta. Avendo infranto le
difese di decine di migliaia di mondi in tutto il cosmo, Paul e i
Fremen hanno creato l’impero più potente che l’universo di Dune
abbia mai visto.
Tuttavia, in suo nome sono state
commesse atrocità che hanno lasciato Paul in conflitto con sé
stesso. Dune: Messiah si concentra dunque maggiormente
sulle lotte interne di Paul per continuare a impegnarsi nel
Sentiero d’Oro, una serie di eventi da lui previsti che
garantiranno la sopravvivenza e la prosperità dell’umanità tra le
stelle. Il libro dedica anche molto tempo all’esplorazione di una
cospirazione ordita contro il suo governo, con la quale sua sorella
Alia Atreides (Anya
Taylor-Joy) è costretta a confrontarsi. In ogni caso,
c’è da aspettarsi che la Guerra Santa non sarà propriamente
mostrata nel film, ma che sia appunto la base per gli eventi che ne
conseguono.
Le visioni che Paul ha in Dune – Parte
Due sono viscerali e, sebbene arrivino a sprazzi, mostrano
il futuro di Arrakis. Queste suggeriscono che l’acqua tornerà a
scorrere sul pianeta, che il mare tornerà ad occupare ampie zone
del pianeta, e che la Guerra Santa che sta per arrivare causerà
anche miliardi di morti in suo nome. Le innumerevoli morti di
Dune non saranno limitate ai Fremen e nemmeno ad Arrakis,
ma si riverbereranno in tutta la galassia. Alcune visioni di Paul
si sono già avverate, come quella di sua madre Lady Jessica che lo
conduce a sud di Arrakis e il suo duello con Feyd-Rautha, per cui
c’è da aspettarsi che quelle ancora da concretizzarsi troveranno il
momento per farlo in Dune –
Parte Tre, offrendo scenari potenzialmente molto
spaventosi.
Alia Atreides avrà un ruolo
fondamentale in Dune – Parte Tre
L’attrice Anya Taylor-Joy compare solo per pochi secondi
in Dune – Parte
Due con il quolo di Alia Atreides, sorella di Paul. Tuttavia, tale
personaggio avrà certamente un ruolo maggiore in Dune –
Parte Tre, essendo Alia cruciale nelle vicende di
Dune: Messiah. In quanto ancora nel grembo di Lady
Jessica, è lecito aspettarsi che Dune –
Parte Tre presenti l’importante salto temporale in avanti
12 anni previsto anche dal libro, che permetterà dunque di
introdurre una Alia già grande e potenzialmente pronta a seguire
quanto per lei previsto nel romanzo. Il coinvolgimento di Alia
potrebbe anche significare il ritorno del Duncan Idaho di Jason Momoa.
Nel libro di Herbert, i Bene
Tleilax, un gruppo geneticamente modificato, crearono un Duncan
artificiale, chiamato ghola, nel tentativo di uccidere Paul
Atreides. Questa versione di Duncan Idaho, che si faceva chiamare
Hayt, finisce per innamorarsi di Alia. Il ritorno del personaggio
creerebbe anche un’interessante dinamica tra lui e Alia, aumentando
la tensione tra lui e la Casa Atreides e facendogli intraprendere
un proprio percorso evolutivo. Inoltre, il ritorno di Duncan
sarebbe certamente ben voluto dai fan dopo la sua morte prematura
in Dune.
Dune – Parte Tre esplorerà
il rapporto tra Paul, Chani e la principessa Irulan
Nel finale di Dune – Parte
Due Chani è furiosa con Paul, il quale annuncia che
prenderà in moglie la principessa Irulan, rafforzando così i suoi
legami politici e legittimando la sua ascesa a imperatore. Paul ama
ancora Chani, e non manca di ribadirlo, ma la sua relazione con
Irulan incrina il rapporto tra i due amanti. Nel libro Dune:
Messiah, tuttavia, Paul effettivamente finisce con lo sposare
Irulan per necessità, ma rimane comunque fedele a Chani, la quale
accetta la cosa comprendendone le ragioni politiche. Si forma così
un triangolo amoroso ricco di tensione. Dune – Parte
Due anticipa dunque la tensione già palpabile tra di loro,
ma il fatto che
il film si concluda con la separazione tra i due amanti, porta
ad ipotizzare che Dune –
Parte Tre potrebbe differire nel racconto di questo
triangolo.
Buona parte del terzo film potrebbe
dunque concentrarsi non solo sull’ascesa di Paul ma anche sul suo
legame con Chani e sul tentativo di recuperare quel rapporto. In
questo secondo capitolo, però, Paul ha anche una visione di Chani
che muore. Sappiamo che nei romanzi di Herbert lei perde la vita
durante il parto dei gemelli Leto Atreides II e Ghanima. Difficile
dire se Villeneuve le riserverà questa stessa fine o se Chani sarà
destinata a vivere o semplicemente a perire in modo diverso. La sua
morte sembra infatti essere necessaria per permettere di portare a
conclusione anche l’arco narrativo di Paul.
Paul Dano, che ha interpretato il cattivo
Enigmista in The
Batman, si esprime sul concetto di “stanchezza da
supereroi” e ha una visione positiva al riguardo.
I commenti di Paul Dano arrivano quando The Flash,
The
Marvels e più recentemente Madame
Web hanno raccolto risultati non proprio stellari al
botteghino, e l’attore afferma che la stanchezza può portare a film
migliori o a storie alternative.
“È un momento interessante in
cui tutti devono chiedersi: “Ok, e adesso?”. Si spera che da questo
qualcuno dia nuova vita ai [film tratti da fumetti], o che fiorisca
qualcosa di diverso dai supereroi“, ha detto Paul Dano a The Independent in un’intervista
per promuovere Spaceman
(recensione).
“Sono sicuro che ce ne saranno ancora di belli, ma credo che
sia un momento positivo“.
I film sono diventati
contenuti
E ha continuato: “È anche una
questione più ampia. Non appena la parola ‘contenuto’ è entrata in
quello che facciamo – cioè fare film o televisione – ha significato
quantità piuttosto che qualità, e credo che sia stato un grosso
passo falso. E di certo non ne ho bisogno come spettatore o come
artista“.
Dano ha anche teorizzato il motivo
per cui The Batman di Matt Reeves,
pur essendo un film di supereroi, è stato accettato dal pubblico.
“Ci sono abbastanza film di fumetti in cui sai già cosa ti
aspetta“, ha detto. “Leggendo la sceneggiatura di The
Batman, sapevi che era un vero film. Ogni frase… è
semplicemente [lo scrittore/regista] Matt Reeves“.
Nell’ultimo aggiornamento
sull’attesissimo seguito, le riprese di The
Batman – Parte 2 sarebbero state posticipate a
marzo 2024. La star principale Robert
Pattinson riprenderà il ruolo principale,
con Matt Reevesche
tornerà alla regia. Anche Mattson Tomlin
tornerà per scrivere la sceneggiatura insieme a Reeves. La
data di uscita è attualmente fissata per il 3 ottobre
2025. Il primo film ha raggiunto più di 770 milioni di
dollari al botteghino, diventando il settimo film con il maggior
incasso del 2022 e ottenendo recensioni positive.
Nel cast di Batman c’erano anche
Zoë Kravitz nel ruolo di Selina Kyle/Catwoman,
Jeffrey Wright nel ruolo di James Gordon del
GCPD, John Turturro nel ruolo di Carmine Falcone,
Peter Sarsgaard nel ruolo del procuratore
distrettuale di Gotham Gil Colson, Andy Serkis nel ruolo di Alfred Pennyworth e
Colin Farrell nel ruolo di Oswald
Cobblepot/Penguin. Restano invece dubbi riguardo il coinvolgimento
del Joker, introdotto nel primo film con Barry Keoghan nel ruolo. Proprio l’attore,
però, ha lasciato intendere che l’arcinemesi di Batman potrebbe far
parte del film.
Hoyte van Hoytema
ha vinto per Oppenheimer,
in lizza per la migliore fotografia agli Oscar del
prossimo fine settimana. Si confronterà con lo stesso quartetto che
ha battuto per il premio ASC: Edward Lachman per
El
Conde, Matthew Libatique per Maestro,
Rodrigo Prieto per
Killers of the Flower Moon e Robbie Ryan per Poor
Things (Searchlight).
Il vincitore dei
ASC ha poi vinto l’Oscar quasi la metà delle volte
(17 volte in 37 anni), ma non l’anno scorso. Mandy
Walker ha vinto il massimo premio cinematografico dell’ASC
nel 2023, ma l’Oscar è andato a James Friend per
All Quiet on the Western Front.
Il premio ASC per il documentario è
andato a Curren Sheldon per King
Coal.
Tra i vincitori per la televisione
figurano M. David Mullen per The Marvelous Mrs.
Maisel, Ben Kutchins per Boston
Strangler, Carl Herse per Barry.
L’ASC, che ha 105 anni, celebra il
meglio della cinematografia dell’anno in sette categorie che
spaziano tra lungometraggi, documentari e televisione. I premi di
quest’anno includono riconoscimenti speciali per Spike
Lee (Board of Governors Award), Don
Burgess (Lifetime Achievement Award), Steven
Fierberg (Career Achievement), Warwick
Thornton (Spotlight Award) e Amy Vincent
(Presidents Award). Di seguito tutti i vincitori:
Theatrical Feature Film
Hoyte van Hoytema, Oppenheimer (Universal Pictures)
Documentary Award
Curren Sheldon, King Coal
Episode of a One-Hour Regular
Series
M. David Mullen, The Marvelous Mrs. Maisel, “Four
Minutes” (Prime Video)
Limited or Anthology Series or
Motion Picture Made, TV\
Ben Kutchins, Boston Strangler (Hulu)
Episode of a Half-Hour
Series
Carl Herse, Barry, “Tricky Legacies” (Max)
Music Video Award Jon
Joffin, “At Home” (performed by Jon Bryant)
Si è chiusa la settima tanto attesa
che ha visto debuttare finalmente nelle sale italiane
Dune:
Parte due (recensione),
la seconda parte del film del 2021 Dune di Denis
Villeneuve che aveva debuttato contemporaneamente sia in
sala che sulle piattaforme.
Il film che riunisce un cast
assolutamente stellare totalizza ben 3.714.048 di euro di incasso
che gli consente di guadagnare facilmente la vetta della classifica
del BOX
OFFICE in Italia. Va detto però che quello che a prima
vista potrebbe sembrare un grosso risultato in realtà pur segnando
un netto miglioramento rispetto al primo film, può rappresentare un
dato non propriamente soddisfacente se si pensa che è uno dei
blockbuster più atteso del 2024.
Infatti Dune: Parte
due ha debuttato mercoledì anziché giovedì come capita
a tutti in titoli che debuttano nel nostro paese. Dunque
beneficiando di un giorno in più come già accaduto a molti altri
titolo di altro profilo. Pur mantenendo una media copia alta il
film non riesce a debuttare con un risultato oltre i 4 milioni di
euro. Ma nulla da temere, il film potrà beneficiare del passaparola
e rifarsi nella prossima settimana.
Subito Dune: Parte
due dopo si è posizionato La zona
d’interesse (recensione),
uno dei migliori film del 2023 e che ha
un finale a dir poco criptico. Il film distribuito da I Wonder
che ha debuttato il 22 Febbraio ha totalizzato un 1.083.868 per un
totale di 1.883.232 milioni di Euro. Da sottolineare che il film ha
segnato un risultato ancora più grande del suo primo weekend, il
che dimostra che sta giovando di un ottimo passaparola. Il film ha
totalizzato al 3 Marzo 274.863 spettatori.
Continua ad incassare invece il
film di Bob
Marley che raccoglie altri 1.015.448 milioni di euro
per un totale che arriva a 2.234.955 e 295.452 spettatori. Resiste
in quarta posizione invece Past Lives che raccoglie altri 581.324 mila
euro e porta il suo totale a 2.660.920 e 395.036 presenze. In
quinta posiziona arriva invece
Emma e il giaguaro nero, il film per famiglie di 01
Distribution totalizza altri 563.099 € per un totale di 1.136.038 e
168.493 mila spettatori. Povere Creature continua ad incassare e con
altri 351.956 mila euro porta il suo totale all’ottimo risultato di
8.371.226 con 1.166.061 spettatori e si conferma uno dei grandi
risultati di quest’anno.
Non positivo il debutto di Caracas, il
secondo film da regista di Marco d’Amore che raccoglie solo 298.244
mila euro per 42 mila spettatori. Risultato decisamente inferiore
rispetto a L’Immortale
che debuttò con altri numeri per finire la sua corsa a 6,8 milioni
di euro.
Madame
Web ha debuttato con recensioni pessime e numeri
ancora peggiori al botteghino il mese scorso, e con Dune: Parte
Due che sta dominando le sale, l’ultimo film Marvel della Sony è già stato
ampiamente dimenticato.
Sydney Sweeney ha condotto la serata di ieri
del Saturday Night Live e, durante il suo monologo, si è
presentata dicendo: “Forse mi avete visto in ‘Anyone
But You’ o ‘Euphoria’ – sicuramente non mi avete visto in
‘Madame Web‘”.
Prima dell’uscita di Madame
Web, l’attrice sembrava
legittimamente entusiasta di entrare a far parte dell’Universo
Marvel e si è persino spinta a
ricreare alcune pose precise per i fumetti sul set.
Sfortunatamente, pur essendo un punto di forza nel ruolo di
Spider-Woman, il film le ha reso un cattivo servizio.
All’inizio del mese, Sydney Sweeney ha parlato anche delle
sfide che ha comportato girare Madame
Web. “Avevo una parrucca, quindi è stato
tutto un altro processo. Bisognava avvolgere la parrucca, poi
incollarla, poi acconciarla“, ha spiegato l’attrice.
“E quella parrucca era così calda che stavamo girando a
Boston in piena estate“.
“Era uno dei giorni più
caldi e stavamo girando, quando ho detto: ‘Un secondo’, mi sono
girata e ho iniziato a vomitare, poi mi sono voltata e ho detto:
‘Siamo a posto, possiamo continuare’. Mi stavo surriscaldando, il
mio corpo si stava spegnendo, ma stavo benissimo. La parrucca ha
aggiunto molti elementi interessanti“.
Questo fine settimana, Madame
Web ha incassato solo 5 milioni di dollari
all’estero, portando il suo totale globale a un deludente 91
milioni di dollari.
Sydney Sweeney sarà presto protagonista del
nuovo Horror di Neon Immaculate
cui abbiamo pubblicato una
clip inedita. La pellicola è stata girata in parte in
Italia.
Entrambi i film di Denis Villeneuve
su Dune
apportano diverse modifiche al romanzo di Frank Herbert,
ma il cambiamento di gran lunga più grande per quanto riguarda un
singolo personaggio è la rappresentazione di Chani
(Zendaya)
in Dune: Parte
Due.
Nel libro, Chani si innamora di
Paul Atreides e gli rimane fermamente fedele insieme a
Stilgar e al resto dei Fremen. Tuttavia, nel
film, quando “Muad’Dib” decide di abbracciare il suo
destino di Mahdi e di guidare il suo popolo in battaglia
contro gli Harkonnen, Chani riconosce i pericoli
di seguire ciecamente un leader religioso e di riporre tutta la
fiducia in una “profezia” che Paul ha precedentemente
liquidato come nient’altro che propaganda dei Bene
Gesserit.
In Dune: Parte
Due la goccia che fa traboccare il vaso per
Chani arriva quando Paul si proclama imperatore e
offre la sua mano alla figlia del precedente sovrano, la
principessa Irulan. Chani si allontana dal suo
amante mentre il resto dei Fremen inizia una guerra santa
in suo nome, attaccando gli inviati delle grandi case
dell’universo, e il film si conclude con lei che si mette a sparare
e chiama un verme con uno sguardo di sfida.
Nel corso di un’intervista con
Inverse, al regista Denis Villeneuve è
stato chiesto del cambiamento del personaggio di Chani e
di cosa potrebbe significare per il film finale della sua trilogia,
il previsto adattamento di Dune:
Parte Tre che dovrebbe intitolarsi Messiah.
“Ho fatto in modo che
nell’arco drammatico di Paul e nella storia ci fossero tutti gli
elementi, solo che ho giocato con loro in modo un po’
diverso“, dice Villeneuve.
“Alla fine del film, si vede che Paul ha fatto delle
scelte che, per proteggere alcune persone, diventeranno ciò contro
cui stava cercando di combattere“.
“Sarà visto dalla
prospettiva di Chani“, ha continuato. “Il
film è strutturato sulla storia d’amore tra Paul e Chani. L’idea
era di fare in modo che la storia di Paul si svolgesse attraverso
questa relazione, e che il punto di svolta specifico di Paul fosse
visto più o meno dalla prospettiva di Chani. E questo è un
cambiamento molto importante. Ho cambiato la natura del personaggio
di Chani per creare una prospettiva che spero sia condivisa da
Frank Herbert per raggiungere il suo obiettivo“.
Cosa aspettarsi da Dune: Parte Tre ?
Cosa questo significhi per Dune:
Parte Tre resta ovviamente da vedere, ma non possiamo
pensare che Chani accetti la sua posizione di
concubina/”spalla” di Paul come fa nel libro.
Le
recensioni stellari di Dune
2 sono sicuramente in grado di attirare più persone
nelle sale, e il film è ora “certificato fresco” su Rotten
Tomatoes con un impressionante 95% di critica e pubblico.
In My Name is Loh
Kiwan, dopo la dolorosa perdita della madre,
Kiwan, un disertore nordcoreano ricercato, prende
la decisione di lasciare la Cina per onorare l’ultimo
desiderio della madre: avere un nuovo inizio e trovare un
luogo dove possa finalmente rivendicare il proprio nome, vivendo
con libertà e dignità. Utilizzando gli ultimi risparmi della madre,
Kiwan parte per il Belgio con l’intenzione di
chiedere asilo e ottenere quindi lo status di rifugiato. Tuttavia,
la burocrazia si rivela un ostacolo insormontabile
e presto si ritrova bloccato in un limbo che lo rende un fantasma
agli occhi dello stato belga.
Così, senza un tetto né mezzi di
sostentamento, vaga per le strade in attesa di una nuova
opportunità finché un giorno, il destino di Kiwan prende una svolta
inattesa quando si imbatte in Marie, una giovane
donna di origini sudcoreane. Un tempo un’orgogliosa atleta della
squadra nazionale di tiro belga, ora Marie combatte non solo contro
i suoi demoni interiori e i traumi familiari, ma anche le sue
dipendenze e alcuni problemi legali. Da un incontro
apparentemente sfortunato, i due giovani cominciano a
stabilire un legame sempre più profondo e intimo,
trovando conforto l’un l’altra e, con il passare del tempo,
riacquistando il desiderio e la speranza di una seconda
possibilità nella vita.
È questa la commovente e
romantica storia raccontata in My name is Loh
Kiwan (titolo originale 로기완), il k-moviescritto e
diretto da Kim Hee-jin, tratto dal
romanzo di Cho Hae-jin (I Met Loh Kiwan)
e disponibile dal 1° marzo su Netflix.
Dopo aver conquistato il pubblico di
Netflix nel ruolo dell’antieroe mafioso Vincenzo Cassano,
l’attore Song Joong-ki veste ora i panni del
coraggioso e resiliente Kiwan, dimostrando tutto
il talento e il carisma che lo contraddistinguono. La sua
interpretazione – tanto sincera, autentica ed
emozionante da trasmettere dolore e speranza anche con il
più semplice sguardo o espressione – convince e ammalia lo
spettatore, che non può fare a meno di empatizzare e tifare per la
sua felicità. Kiwan, così nobile, altruista e
innocente, non incarna semplicemente la lotta e la
sofferenza di un disertore, ma anche quella di tutti coloro che
fuggono dalla propria terra natale cercando di conquistare un
futuro migliore. Portando Kiwan sul piccolo schermo, il regista si
propone di sollevare una questione cruciale: l’Europa che “accoglie
e apre le porte a chi è in difficoltà”, tanto celebrata e fiera,
nasconde in realtà intricati labirinti burocratici che spesso
abbandonano senza pietà coloro che cercano disperatamente di
sopravvivere.
In contrasto al personaggio
di Kiwan c’è poi quello della misteriosa Marie,
interpretata dall’attrice e cantante Choi Sung-eun
(conosciuta per il fantastico k-drama The Sound of Magic),
personaggio che non è possibile definire altrettanto positivo.
Marie, infatti, appare al pubblico come l’antagonista di sé
stessa: una giovane donna che, incapace di elaborare il
dolore della perdita della madre malata, sceglie di annullarsi e
autodistruggersi percorrendo la via dell’illegalità e della droga.
Marie si discosta nettamente dai tradizionali personaggi femminili
dei drammi coreani: con uno stile caratterizzato da smokey eyes,
abiti scuri e un finto atteggiamento superficiale e indifferente,
il personaggio di Sung-eun mostra una complessità e
problematicità che, purtroppo, non riesce a essere
esplorata a sufficienza in sole due ore di visione. In altre
parole, la caratterizzazione unidimensionale e vittimista
di Marie delude in parte lo spettatore, risultando così
meno apprezzata di quanto dovrebbe e meriterebbe.
L’amore come ancora di salvataggio
Se nella prima parte del
film il regista Kim Hee-jin getta le fondamenta per una
storia di immigrazione e povertà, straziante e riflessiva,
arricchita da pathos e critica sociale,
dall’incontro tra Kiwan e Marie la trama assume una direzione
diversa. Qui, viene introdotta la controversa e tenera storia
d’amore dei due giovani, dove le vite di Kiwan e Marie vengono
mostrate come due binari malandati destinati a convergere e
allontanarsi continuamente per permettere loro di
proseguire il “viaggio” e cercare salvezza.
Tuttavia, nonostante la dolcezza, la purezza e la toccante natura
della loro storia d’amore, questa risulta essere troppo
brusca e precipitosa, interrompendo improvvisamente
l’atmosfera realistica creata nell’introduzione e aprendo la strada
a una visione più simile a quella di una fiction
melodrammatica. Inoltre, l’introduzione di Marie influisce
anche sull’arco narrativo, trasformando la narrazione da
una visione realistica e intensa a una completamente emotiva e
romanticizzata.
Nonostante le critiche e i limiti
precedentemente menzionati, My Name is Loh Kiwan si
afferma come un melodramma coinvolgente e
straziante che va oltre la semplice narrazione di un amore
capace di dare la forza di “salvarsi”. Il film di Kim Hee-jin,
infatti, pone luce sull’importanza e il privilegio di poter
vivere senza paura, portando con onore il proprio
nome (come fa promettere la dolce madre di Kiwan),
simbolo inestimabile della propria identità, delle origini
e della storia familiare.
Infine, oltre a esplorare le sfide
personali, familiari e sociali affrontate dai personaggi,
la storia di Kiwan e Marie si sviluppa
come un turbolento viaggio emotivo che celebra la forza
dell’individualità e il grande coraggio di voler ricominciare.
The CW ha diffuso
il promo ufficiale di Walker 4, l’annunciata
quarta stagione della serie Walker che vedrà
Jared Padalecki riprendere il ruolo iconico
per questo nuovo ciclo di episodi.
Walker è la
serieamericana sviluppata da Anna
Fricke per The CW e riavvio della serie televisiva
western degli anni ’90 Walker, Texas Ranger. La serie è
stata ordinata direttamente in serie nel 2020, con Jared Padalecki che interpreta il ruolo
del protagonista e funge da produttore
esecutivo. Nel maggio 2023, la serie è stata
rinnovata per una quarta stagione che sarà presentata in anteprima
il 3 aprile 2024.
Cosa sappiamo su Walker 4?
Sebbene siano stati
rilasciati pochi dettagli sulla storia della stagione 4, il finale
della stagione 3 diWalker preannuncia sicuramente alcune
emozionanti avventure a venire. In particolare, questo include
un caso che riguarda lo Sciacallo, un pericoloso assassino del
passato di Walker. Cordell non ha mai effettivamente risolto
il suo caso irrisolto che coinvolge lo Sciacallo, il che significa
che ci sono sicuramente degli affari in sospeso per l’eroe dello
show.
Verrà ulteriormente esplorata
anche la relazione di Walker con Geri (Odette Annable), con
quest’ultimo personaggio che ha fatto un ritorno a sorpresa nel
finale. Per quanto
riguarda il cast di
Walker per la stagione 4, si prevede che la
maggior parte degli attori principali ritorni, tra cui
Molly Hagan, Violet Brinson, Cale Kulley, Coby Bell, Mitch
Pileggi, Jeff Pierre e Ashley Reyes. È probabile che
la nuova stagione veda anche diversi nuovi arrivati unirsi al
cast, anche se non sono stati ancora fatti grandi annunci a
riguardo.
In termini di numero di episodi, si
prevede che la stagione 4 di Walker presenterà un notevole
cambiamento. Mentre le stagioni 1 e 3 erano composte da 18 episodi
e la stagione 2 da 20, la stagione 4 sarà composta da soli 13
episodi. Non è chiaro, al momento, se la nuova stagione sarà
l’ultima dello show, ma la società madre di The CW, Nexstar, ha
fatto un netto allontanamento dai contenuti sceneggiati negli
ultimi mesi. Anche se la stagione 4 di Walker potrebbe finire per
essere l’ultima corsa dello show, si sta già preannunciando come
un’entusiasmante stagione televisiva.
FX ha diffuso il
trailer e la trama di Shōgun 1×03, il terzo atteso
episodio della nuova serie evento Shōgun (recensione)
che ha debuttato su Disney+ la
scorsa settimana.
In Shōgun 1×03 che
si intitolerà “Tomorrow is Tomorrow” dopo che Blackthorne è
sopravvissuto a uno sfacciato attentato, Toranaga capisce che deve
traghettare i suoi alleati fuori da Osaka o rischiare una sconfitta
certa. “Tomorrow is Tomorrow” è stato scritto da Shannon Goss;
mentre alla regia si è seduto Charlotte Brändström.
La serie Shōgun
si avvale di un acclamato cast giapponese, senza precedenti per una
produzione americana, tra cui Tadanobu Asano nel ruolo di “Kashigi
Yabushige”, un noto traditore e stretto alleato di Toranaga; Hiroto
Kanai nei panni di “Kashigi Omi”, il giovane leader del villaggio
di pescatori dove viene trovata la nave di Blackthorne; Takehiro
Hira nel ruolo di “Ishido Kazunari”, un potente burocrate che è il
principale rivale di Toranaga; Moeka Hoshi in quello di “Usami
Fuji”, una vedova che deve trovare un nuovo scopo nel mezzo della
guerra del suo signore; Tokuma Nishioka nel ruolo di “Toda
Hiromatsu”, il generale fidato e il più caro amico di Toranaga;
Shinnosuke Abe nei panni di “Toda
Hirokatsu” (“Buntaro”), il marito geloso di Mariko; Yuki Kura in
quelli di “Yoshii Nagakado”, lo sfacciato figlio di Toranaga che ha
un forte desiderio di mettersi in gioco; Yuka Kouri nel ruolo di
“Kiku”, una cortigiana rinomata in tutto il Giappone per la sua
abilità artistica e Fumi Nikaido nel ruolo di “Ochiba no Kata”, la
venerata madre dell’erede che non si fermerà davanti a nulla pur di
porre fine a Toranaga e alla sua minaccia al potere del figlio.
Shōgun
è stata creata per la televisione da Rachel Kondo e Justin Marks,
con Marks in veste di showrunner e produttore esecutivo insieme a
Michaela Clavell, Edward L. McDonnell, Michael De Luca e Kondo. La
serie è prodotta da FX Productions.