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Spawn: Jason Blum fornisce promettenti aggiornamenti sul film

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Spawn: Jason Blum fornisce promettenti aggiornamenti sul film

Stando ai piani della Blumhouse, il film Spawn di Todd MacFarlane dovrebbe uscire nei cinema nel 2025, ovvero dopo quasi un decennio dall’inizio del suo sviluppo. “Direi che c’è molto su cui sperare perché è in una fase di sviluppo molto, molto attiva“, ha detto a ComicBook.com il CEO di Blumhouse Jason Blum. “Quello che deve succedere è che i miei amici, gli sceneggiatori, e gli studi devono risolvere le loro differenze e tornare a scrivere, ma abbiamo un grande gruppo di persone che ci stanno lavorando e la mia previsione è che forse vedremo davvero un film di Spawn nel ’25. Nessuna promessa, ma questa è la mia previsione”.

Al momento non è noto se MacFarlane, che ha ideato il personaggio di Spawn per i fumetti, rimarrà legato al film come regista o se Blum e il suo team stiano andando avanti con quanto da lui proposto ma con un nuovo regista. MacFarlane aveva iniziato a discutere seriamente dello sviluppo di un nuovo film di Spawn nel 2016, rivelando in seguito che il vincitore dell’Oscar Jamie Foxx era interessato ad interpretare il protagonista. Si dice che Foxx, che rimanga legato al progetto e che anzi sia una delle forze trainanti dietro lo sviluppo di esso.

Spawn, tutto quello che sappiamo sul film

Nell’ottobre 2022, Malcolm Spellman (The Falcon and The Winter Soldier), Scott Silver (Joker) e Matthew Mixon sono stati assunti per scrivere la sceneggiatura di Spawn, subentrando a Brian Tucker di Broken City. Tuttavia, lo sciopero degli scrittori in corso sta ritardando il completamento della sceneggiatura. Sempre nel 2022, MacFarlane ha condiviso la sua idea per un universo cinematografico di Spawn. “Ho ben oltre 300 personaggi nel mio universo“, ha detto. “Ancora una volta, non sono tutti uguali a Spawn, ma esistono. Penso che ci sia un modo per svincolarsi dal solo Spawn nell’universo di Spawn? Sì.

Di Spawn era già stato realizzato un film nel 1997, che guadagnò 88 milioni di dollari e fu un modesto successo per la New Line Cinema della WB, anche se in gran parte non è riuscito a convincere fan e critici, con una valutazione della critica del 17% e una valutazione del pubblico del 36% su Rotten Tomatoes. Il nuovo film dedicato a Spawn avrà come invece ora come protagonista il premio Oscar Jamie Foxx nel ruolo dell’antieroe del titolo. Del cast dovrebbe far parte anche Jeremy Renner nei panni di Twitch Williams. Greg Nicotero, truccatore di The Walking Dead, si occuperà del trucco e degli effetti speciali.

Bird Box Barcelona: trailer dello spin-off Netflix

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Bird Box Barcelona: trailer dello spin-off Netflix

Netflix ha finalmente rilasciato il trailer completo di Bird Box Barcelona, il suo prossimo spin-off spagnolo dell’omonimo thriller horror del 2018. Il film debutterà sulla piattaforma il 14 luglio.

Il video inizia con un gruppo di sopravvissuti che si fa strada tra le rovine post-apocalittiche di Barcellona, ​​mentre fuggono dalle creature invisibili che continuano a depredare le paure della gente. Introduce anche una minaccia molto più pericolosa sotto forma di un gruppo di persone senza bende che mira a far accettare a tutti la loro realtà attuale. Dai un’occhiata al trailer di Bird Box Barcelona qui sotto:

La trama

Dai produttori del fenomeno globale Bird Box arriva il progetto BIRD BOX BARCELLONA, un’espansione dell’universo che ha ipnotizzato il pubblico nel 2018. Quando una forza misteriosa decima la popolazione mondiale, Sebastian deve intraprendere un percorso di sopravvivenza per le strade deserte di Barcellona. Mentre crea alleanze difficili con gli altri sopravvissuti e si dirige verso un rifugio, emerge una minaccia ben più sinistra delle creature mai viste.

Bird Box Barcelona è un film del 2013 diretto da Alex Pastor e David Pastor. Il film è interpretato da Mario Casas, Georgina Campbell, Alexandra Howard, Naila Schuberth, Diego Bald, Patrick Criado, Lola Dueñas, Gonzalo De Castro, Michelle Jenner e Leonardo Sbaraglia. Il film è prodotto da Dylan Clark, Chris Morgan, Núria Valls, Adrián Guerra, Josh Malerman e Ryan Lewis. I produttori esecutivi sono Ainsley Davies e Brian Williams. Il film del 2018 è stato diretto da Susanne Bier da una sceneggiatura scritta da Eric Heisserer, basata sull’omonimo romanzo di Josh Malerman del 2014. Ha interpretato Sandra Bullock, Trevante Rhodes, Sarah Paulson, John Malkovich, Rosa Salazar e altri.

Film in uscita al cinema: il ritorno di Indiana Jones

Film in uscita al cinema: il ritorno di Indiana Jones

Questo giugno al cinema finisce con l’uscita dell’ultimo capitolo della saga di Indiana Jones. Nelle nostre sale comunque ci sono già disponibili il docufilm Gianni Minà – Una vita da giornalista e il live-action I cavalieri dello Zodiaco. Chissà se l’ultima avventura di Harrison Ford nei panni dell’iconico archeologo sarà in grado di guadagnarsi il primo posto al box office italiano conquistato in questi ultimi giorni dal nuovo Disney-Pixar Elemental.

Vediamo insieme i film in uscita da noi questa settimana

Indiana Jones e il Quadrante del Destino

Dopo l’anteprima mondiale a Cannes e la tappa italiana al Taormina Film Festival, Indiana Jones e il Quadrante del Destino finalmente è nelle nostre sale. Questa nuova avventura è ambientata nell’agosto 1969, esattamente dopo il ritorno degli astronauti dell’Apollo 11 dalla luna. Indy dopo una festa di pensionamento a sorpresa nell’università dove insegna viene avvicinato da Helena, la figlia del suo storico collega archeologo Basil Shaw, interpretata dall’attrice britannica Phoebe Waller-Bridge. La giovane studiosa e cacciatrice di tesori chiederà l’aiuto al vecchio amico di famiglia per cercare la verità sul Quadrante di Archimede. Questo quinto film diretto da James Mangold è ufficialmente l’ultima volta che vedremo sul grande schermo l’attore Harrison Ford nei panni del professore Henry Jones Jr o come lui preferisce farsi chiamare Indiana, come il suo amato cane.

99 Lune

I protagonisti di 99 Lune sono Bigna e Frank, due trentenni dalle vite molto diverse che devono fare i conti con un’attrazione tanto inaspettata quanto travolgente. La donna è una una giovane scienziata che studia i terremoti e che mantiene sotto controllo ogni aspetto della propria esistenza invece l’amante coduce una vita moto irregolare e dedita anche alle droghe. Il regista di questo film cioè lo svizzero Jan Gassmann firma un’opera che spiega la nuova sessualità e le relazioni d’amore dei nostri tempi tra app e incontri con sconosciuti.

A Thousand and One

La protagonista di questo film è Inez, una donna determinata e impetuosa che rapisce il figlio Terry, di sei anni, dal sistema di affidamento nazionale. Questa giovane madre afroamericana interpretata da Teyana Taylor, crescerà il suo bambino da solo e donandogli il senso di casa, un identità e la stabilità in una New York in rapido cambiamento. A Thousand and One è il debuto alla regia della regista A.V. Rockwell che con questo film si è aggiudicata il Sundance Grand Jury Prize.

Falcon Lake

Falcon Lake è ambientato durante una calda estate in una regione rurale nel Quebec e meta vacanziera. I due giovani protagonisti Bastien un “quasi quattordicenne” e Chloé più grande di due anni, sono intenti a trascorrere le vacanze estive ognuno con la propria famiglia presso il lago alloggiando in un baita, che secondo una leggenda sarebbe infestata dai fantasmi. Questo coming of age e ghost story di Charlotte Le Bon e’ liberamente ispirato alla graphic novel di Bastien Vivès “Una sorella”.

La folle vita

Alex e Noémie sono una coppia sulla trentina che vorrebbero finalmente avere un figlio. Ma i loro piani vengono stravolti quando Suzanne, la madre di Alex, inizia a fare cose da pazzi. Purtroppo la mamma del protagonista ha contratto la “demenza semantica”, una malattia neurodegenerativa che influenza il suo comportamento. Spende generosamente, fa visite notturne ai vicini e intanto la sua autonomia diminuisce a vista d’occhio, Suzanne quindi da madre diventa Suzanne la bambina ingestibile di Alex. La folle vita è l’esordio alla regia della coppia di registi belgi Raphaël Balboni e Ann Sirot e affronta il tema doloroso della malattia in modo originale e completamente innovativo.

Lo sposo indeciso

Gianni Buridano è un filosofo e professore di fama internazionale invece Samantha è una  bellissima ragazza delle pulizie che lavora all’università dove Gianni insegna. Nonostante le enormi differenze sociali e culturali i due hanno deciso di sposarsi, ma sono inconsapevoli che sul loro amore incombe una terribile maledizione pronta a scatenarsi proprio il giorno delle nozze. Lo sposo indeciso è una commedia diretta da Giorgio Amato e i promessi sposi sono intepretati dal figlio d’arte Gian Marco Tognazzi e dell’attrice Ilenia Pastorelli.

Monte Verità

Il film racconta una storia di emancipazione femminile ambientata in uno dei luoghi più interessanti della Svizzera degli inizi del 900: Il Monte Verità. Il luogo, che da il titolo al lungometraggio di Stefan Jäger, era frequentato da intelletuali e artisti non convenzionali tra cui anche lo scrittore Hermann Hesse, lo psicoanalista e filosofo austriaco Otto Gross e la ballerina Isadora Duncan.

Silent Land

Silent Land racconta la storia di una coppia polacca benestante che decide di affitare una casa con vista mare per l’estate da trascorre in Sardegna. L’apparente traquilla vacanza di Anna e Adam viene improvvisamente interrotta da una serie di problemi: i ventilatori non funzionano e la piscina, a causa della siccità è priva e senz’acqua. Ignorando il problema della carenza di acqua, i due insistono perché venga riempita e intanto la presenza di uno sconosciuto porterà i due ad agire in modo istintivo e irrazionale. Questo film è il primo lungometraggio della regista polacca Aga Woszczyńska. 

The Witcher 3, la recensione della prima parte della serie su Netflix

Il Continente è un posto sempre più pericoloso. I regni sono in combutta fra loro, nemici all’orizzonte ne minacciano la stabilità, già precaria, e prossima a una guerra secolare. The Witcher 3, il terzo capitolo della serie tratta dai romanzi di Andrzej Sapkowski, è pronto ad approfondire tutti gli aspetti preparatori inseriti nella seconda stagione, che si può dire di transito. La posta in gioco è sempre più alta: Ciri non è al sicuro da nessuna parte, il suo sangue ancestrale fa gola ed è il bottino ambito da tutti, essendo la chiave attraverso la quale possono essere spente le faide tra le razze che stanno deteriorando il Continente.

L’approccio a questa terza stagione però, soprattutto da parte dei fan incalliti dei libri nati dalla penna dell’autore polacco, è un po’ più aspro e meno entusiasmante. Seppur The Witcher 3 attinga dal volume Il Tempo della Guerra, una grande fetta di spettatori ha iniziato a lamentare nella stagione precedente un’infedeltà ai romanzi – quasi – inaccettabile da parte della showrunner Lauren Schimdt Hissrich, la quale – da quanto si apprende – ha davvero deciso di intraprendere una strada che si distacca molto dalla realtà conosciuta anche nel videogioco. Ad alimentare il malcontento è anche l’abbandono di Henry Cavill nel ruolo di Geralt di Rivia, che appende al chiodo spada e parrucca bianca.

Da quando l’attore ha annunciato di svestire i panni del witcher più amato e temuto del Continente nell’ottobre scorso, molte sono state le voci secondo le quali la ragione prima risiede proprio nell’incompatibilità fra la serie e i libri, essendo Cavill un grande cultore del mondo di Sapkowski e un sincero appassionato. Dalla prossima stagione, a dare pelle e carisma a Geralt sarà Liam Hemsworth, al quale l’attore passerà il testimone non con poco dispiacere. La prima parte di The Witcher 3 – che ricordiamo aver avuto delle riprese anche in Italia – debutta su Netflix nel catalogo di giugno, per poi concludersi a luglio.

The Witcher 3, la trama

Nel Continente i dissapori fra i regni sono ancora molti vividi e freschi, ma nel frattempo si cerca di coalizzarsi per possedere – letteralmente – Ciri (Freya Allan), la principessa erede al trono di Cintra, dal sangue ancestrale. Geralt (Henry Cavill) e Yennefer (Anya Chalotra) sono uniti per proteggerla e impedire che nessuno si avvicini a lei, in special modo Rience, un mago dal volto deturprato, che le dà la caccia da diverso tempo.

A muovere però le sue fila è qualcun altro, una figura molto più potente, che lo sfrutta per fare il lavoro sporco. Nel frattempo, ad Aretuza iniziano a scomparire delle novizie, e in uno dei viaggi dello strigo alla ricerca di Rience, Geralt scoprirà cosa si cela dietro la loro sparizione, mentre Yennefer cercherà di mettere insieme un conclave che possa unire il Nord, con l’obiettivo di restare uniti.

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Geralt, Yennefer e Ciri: una famiglia

Dopo una seconda stagione incentrata prevalentemente su Ciri e sul suo allenamento a Kaer Morhen, The Witcher 3 si fa più corale, con un’attenzione ben distribuita su tutti i personaggi principali. Geralt, a cui è stato concesso un approfondimento sul suo passato, si sta abituando a quel ruolo di padre che alla fine della prima stagione aveva dovuto accogliere. Ciri prende sempre più consapevolezza di sé e di chi vuole diventare, mentre Yenner si assicura di impartirle tutte le lezioni di magia necessarie affinché lei possa spiccare il volo e potenziare i suoi poteri. Abbracciando quel ruolo di madre che ha tanto desiderato. Nei precedenti episodi eravamo stati abituati a vedere questi personaggi, pur legati dal destino, spesso separati. Ogni storyline seguiva un suo percorso parallelo e poche volte, nel corso della storia, era capitato di vederli uniti. Adesso, però, le loro linee narrative si intrecciano indissolubilmente, lasciando spazio a pochi momenti in cui non giocano insieme.

È chiaro l’intento di mostrare lo strigo, la principessa e la maga come una famiglia coesa, che nonostante le differenze si ama e si rispetta, e che crea uno scudo di protezione per tutelarsi a vicenda. Un’evoluzione inevitabile e necessaria, che va a costruire ancor di più le loro singole personalità, plasmando d’altra parte un trio che assume un’identità sempre più forte e decisa. Una scelta saggia, questa, che colma soprattutto il vuoto della seconda stagione, in cui vedevamo una Yennefer ai margini e una Ciri che cercava un po’ troppo di reggere l’intero world-building sulle spalle. La nuova stagione, invece, porta a completamento un discorso iniziato in precedenza: la corazza dura e indistruttibile di Geralt ha lasciato il posto, come già avevamo inziato a vedere, ad un animo più morbido e premuroso. Il suo lato amorevole è nel pieno della fioritura, merito del poter stare insieme alle due donne.

Il lato materno di Yennefer, che è riuscita a conquistare con fatica, la rende ora più benevola, ma al contempo vulnerabile, e mostra tutte le sfaccettature di un personaggio complesso ma dall’incredibile storia. Ciri, invece, sta attraversando un bellissimo processo di crescita, mentre cerca di diventare la witcher che è destinata ad essere. Averli insieme e compatti non solo fa sì che la scrittura dei personaggi si arricchisca e solidifichi per svilupparsi, ma permette di avere una trama sempre più lineare, in cui perdersi di meno (come era accaduto in special modo nella prima stagione). La carne messa al fuoco è poca ma interessante e fertile, e non vengono aperte mille sub-trame a cui non si riesce per logica a stare dietro, se non appuntandosi delle note. Riuscendo comunque a ramificarsi per inglobare tutti i protagonisti fin’ora presentati, ma che si muovono e crescono per uno scopo comune, in cui l’aspetto politico diventa sempre più centrale e devoto al plot twist.

Maturità visiva

Oltre al costrutto narrativo che continua a funzionare e ingranare, The Witcher 3 ci tiene a confermare una maturità nella messa in scena e nell’estetica da apprezzare, e che si impone sempre più. Il Continente, grazie alla cura delle scenografie e dei costumi – che si avvicinano di parecchio a quelli del videogioco – pur essendo un universo fittizio, sembra reale, coerente e soprattutto credibile, merito di un lavoro minuzioso che non vuole lasciare spazio alle imperfezioni. Già in questa prima parte, contaminata da un tono sempre più cupo e dalle sfumature horror, si può notare l’operazione svolta sugli effetti visivi. La CGI, infatti, risulta curata e precisa, i mostri che innescano le action scene – sempre ben coreografate e mai eccesive per evitare l’indigestione – sono attendibili e dimostrano un’attenzione maggiore all’aspetto visivo. Che mai come negli high fantasy è importante per non scadere nella bruttezza del racconto.

A cambiare è invece la fotografia, questa volta al servizio degli eventi. C’è infatti un uso molto variegato delle tonalità, che passa da quelle calde a quelle fredde in relazione alle sequenze girate. La prevalenza, rispetto alla seconda stagione, è delle nuance calde, in primis perché in questa prima parte di The Witcher 3 molte scene sono girate negli interni e ad Aretuza, e in secondo luogo perché c’è una ricca fetta di momenti affettivi o romantici, in particolar modo fra Yennefer e Geralt, che finalmente possono perdonarsi e amarsi. In conclusione, la prima parte della terza stagione non lascia niente al caso, alterna il ritmo sincopato a quello disteso per poter respirare, e lascia che il pubblico assorba tutte le informazioni necessarie per un finale che, quasi certamente, sarà infarcito di sorprese, altri intrighi e colpi di scena.

Tron: Ares, Evan Peters nel cast insieme a Jared Leto

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Tron: Ares, Evan Peters nel cast insieme a Jared Leto

Evan Peters, protagonista di Dahmer – Monster: The Jeffrey Dahmer Story, si unisce a Jared Leto in Tron: Ares, il terzo film della longeva serie Disney sul cyberspazio. Joachim Rønning (Maleficent – Signora del male) dirigerà il film da una sceneggiatura di Jesse Wigutow, la cui produzione dovrebbe iniziare ad agosto (nonostante uno sciopero degli attori).

Oltre alle sue frequenti apparizioni nella serie antologica di FX American Horror Story, Peters ha interpretato Pietro Maximoff in diversi film X-Men per la 20th Century Fox (prima che lo studio fosse acquisito dalla Disney), a partire da X-Men: Giorni di un Futuro Passato, del 2014. Jared Leto aveva precedentemente dichiarato in diverse occasioni che avrebbe interpretato un personaggio di nome Ares nel film proposto e aveva persino rivelato il titolo del film come appunto Tron: Ares in un tweet del 2020 ora cancellato.

Il Tron originale è stato rilasciato nel 1982 e interpretato da Jeff Bridges e Bruce Boxleitner. Un sequel, Tron: Legacy, non è uscito fino al 2010. Da allora il franchise è apparso in serie crossover come Kingdom Hearts e Disney Infinity ed è stato al centro di uno show televisivo (Tron: Uprising) e di numerosi videogiochi, tra cui il recente ha annunciato Tron: Identity. Secondo le poche informazioni che sappiamo Tron 3 è stato scritto da David DiGilio e si basa sui personaggi scritti da Steven Lisberger e Bonnie MacBird.

I MERCEN4RI – Expendables, il trailer del nuovo capitolo

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I MERCEN4RI – Expendables, il trailer del nuovo capitolo

Ecco il trailer italiano de I MERCEN4RI – Expendables, il quarto capitolo del fortunato franchise tributo agli action degli anni Ottanta e Novanta. Questa nuova avventura del gruppo di eroi “sacrificabili” uscirà nelle sale italiane il 21 settembre 2023 – un giorno prima dell’uscita statunitense.

Armati di tutte le armi su cui riescono a mettere le mani e delle abilità per usarle, i mercenari sono l’ultima linea di difesa del mondo, la squadra che viene chiamata quando tutte le altre opzioni sono fuori discussione. I nuovi membri del team, con stili e tattiche mai viste prima, daranno all’espressione “sangue nuovo” un significato completamente diverso.

I migliori attori d’azione del mondo hanno composto questa invincibile squadra per tre capitoli del franchise, ma ora una nuova generazione di star si unisce a loro per un’avventura adrenalinica.

Ai mercenari d’élite, Jason Statham, Dolph Lundgren, Randy Couture e Sylvester Stallone, si uniscono per la prima volta Curtis “50 Cent” Jackson, Megan Fox, Tony Jaa, Iko Iwais, Jacob Scipio, Levy Tran e Andy Garcia. “Moriranno quando saranno morti”. Il film sarà distribuito in Italia da Vertice360.

I MERCEN4RI – Expendables, il poster

Voglio crederci: dal cast alle location, tutto quello che c’è da sapere sul film

Il film Voglio crederci (altrimenti noto col titolo internazionale di Make me believe) è l’ennesimo grande successo di Netflix proveniente dalla Turchia, Paese che negli ultimi tempi ha sempre più guadagnato popolarità grazie ai propri prodotti audiovisivi, tanto film quanto serie televisive. Con questo nuovo titolo, diretto dai registi Evren Karabiyik e GünaydinMurat Saraçoglu, la piattaforma streaming offre dunque un nuovo racconto d’amore che, tra i paesaggi mozzafiato della Turchia, sta incantando un gran numero di utenti, a dimostrazione del grande interesse che tale cinematografia è sempre più capace di suscitare.

Un risultato che ribadisce ciò di cui Netflix è maggiormente fiera, ovvero il dare la possibilità ai propri abbonati di confrontarsi con prodotti provenienti da paesi che difficilmente avrebbero trovato spazio nei cinema o nelle televisioni nostrane (anche se su quest’ultima le soap turche stanno iniziando a ritagliarsi un sempre maggiore spazio). Voglio crederci è dunque il titolo perfettto per gli appassionati di storie romantiche ma in cerca di qualcosa di diverso dai soliti film di produzione statunitense. Prima di intraprendere la visione di Voglio crederci, però, ecco alcuni dettagli sulla sua trama, il cast di attori e le location dove si sono svolte le riprese del film.

La trama e il cast di Voglio crederci

Protagonisti di Voglio crederci sono due nonne e i loro adorati nipoti. Le due signore, legate da una lunga amicizia, non possono fare a meno di immischiarsi nelle questioni di cuore dei loro ragazzi. I loro intenti sono però nobili, in quanto vorrebbero aiutarli a essere felici, consigliando loro le giuste scelte da fare per poter intraprendere la strada più sicura verso l’amore e la gioia. Si mettono dunque d’accordo per far incontrare i rispettivi nipoti, Sahra e Deniz, questi i loro nomi, che sono cresciuti insieme ma con il tempo si sono persi di vista. Ritrovandosi, però, scopriranno di provare ancora dei sentimenti l’uno per l’altro, ma insieme ad essi ci sono anche delle questioni del passato da risolvere.

Fanno parte del cast alcuni attori turchi, non particolarmente noti al di fuori del loro paese natìo ma che proprio grazie a Netflix hanno ora l’occasione di ottenere maggiore notorietà. Protagonista femminile del film è dunque l’attrice Ayça Aysin Turan nel ruolo di Sahra. Prima di questo film, l’attrice si è resa nota grazie alla serie Maryem e The Protector, quest’ultima presente a sua volta su Netflix. Ekin Koç, noto per la serie turca è invece il protagonista maschile, interprete di Deniz. Recitano poi nel film Cagla Irmak che impersona Ahu, Cagri Citanak che interpreta Ulas e Kemal Okan Özkan che presta le fattezze di Kerem. L’attrice Yildiz Kültür recita invece nei panni di Deniz’in Büyükannesi.

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Le location del film Voglio crederci

Le riprese del film, girato nel corso dell’estate 2022, si sono naturalmente svolte Turchia. Nello specifico, però, la provincia turca di Çanakkale è stata scelta come location principale. Questa si trova sulla sponda asiatica dello stretto dei Dardanelli, nella regione nord-occidentale della Turchia. Qui hanno dunque avuto luogo la maggior parte delle riprese. Alcune di esse sono però state effettuate anche all’interno e intorno all’Altare di Zeus a Mıhlı, Adatepe Köyü Yolu, che si trova sul bordo della collina che domina la baia di Edremit ad Assos. Secondo la mitologia, proprio da questo altare il più forte degli Dei greci avrebbe osservato lo svolgersi della guerra di Troia.

Un’altra location particolarmente importante per il film è stata la provincia di Athena Tapınağı con molti punti di riferimenti utili come Çanakkale Trojan Horse, Çanakkale Martyrs ‘Monument, Çanakkale Saat Kulesi nel centro di Çanakkale e Anzac Cove della penisola di Gallipoli. Quella di Çanakkale è una meta turistica molto gettonata, basti pensare che sul lungomare della città è presente come attrazione turistica il modello del cavallo di legno usato nelle riprese del film Troy, con Brad Pitt come protagonista. Questo perché Çanakkale è il grande centro urbano più vicino ai resti archeologici dell’antica città di Troia.

Il trailer di Voglio crederci e come vedere il film in streaming su Netflix

Come anticipato, è possibile fruire di Voglio crederci unicamente grazie alla sua presenza nel catologo di Netflix, dove attualmente è al 2° posto della Top 10 dei film più visti sulla piattaforma in Italia. Per vederlo, basterà dunque sottoscrivere un abbonamento generale alla piattaforma scegliendo tra le opzioni possibili. Si avrà così modo di guardare il titolo in totale comodità e al meglio della qualità video, avendo poi anche accesso a tutti gli altri prodotti presenti nel catalogo.

Fonti: IMDb, ScreenRant

Anthony Mackie su Jonathan Majors: “Tutti sono innocenti fino a prova contraria”

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La star di Loki Jonathan Majors rimane nel bel mezzo di una battaglia legale dopo le accuse di violenza domestica da parte della sua ormai ex fidanzata. L’attore ha dichiarato la sua innocenza fin dall’inizio, ma è stato escluso dalle campagne pubblicitarie e dai progetti imminenti, a seguito delle pesante denunce pendenti a suo carico.

Ad oggi, è ancora Kang il Conquistatore dell’MCU. Il buon senso dice che il suo futuro oltre la seconda stagione di Loki (che aveva già girato al momento del suo arresto) dipenderà da come andranno le cose per Jonathan Majors nei mesi a venire e se sarà in grado di riabilitare il suo nome. Anthony Mackie, nel frattempo, ha recentemente concluso il lavoro su Captain America: Brave New World e sarà presto al centro come uno dei supereroi più importanti dell’MCUInverse ha chiesto la sua opinione sulle recenti questioni legali di Majors e l’attore si è affrettato a fare un punto molto importante.

“Siamo un paese che è stato costruito su ‘tutti sono innocenti fino a prova contraria’”,  dice al sito.“Questo è uno dei punti fermi di questo paese. Nulla è stato provato su questo tizio. Niente. Quindi tutti sono innocenti fino a prova contraria. Questo è tutto quello che posso dire. È pazzesco dove siamo come società. Ma come paese, tutti lo sono innocente fino a prova contraria.” In gran parte sembra che Majors sia stato dichiarato colpevole dalla stampa, quindi Anthony Mackie senza dubbio ha fatto molto bene a ribadire il concetto.

In merito allo sciopero in corso della WGA e il fatto che la Screen Actors Guild potrebbe unirsi a loro per solidarietà. “Una volta che gli studi sono diventati pubblici e sono stati acquistati da grandi aziende, siamo stati fottuti. Non si tratta più di arte. Non si tratta più di lavoro interessante e divertente. Si tratta di partecipazione agli utili di fine trimestre. Si tratta di azionisti . Quindi stai letteralmente solo stuprando e saccheggiando l’industria. È cannibalismo”. “È uno spettacolo di merda se scioperiamo”, ha continuato. “Dovranno farlo. A meno che non trovino un gruppo di fottuti YouTuber per realizzare Avengers 5!”

Captain America: Brave New World, quello che sappiamo sul film

Captain America: Brave New World riprenderà da dove si è conclusa la serie Disney+ The Falcon and the Winter Soldier, seguendo l’ex Falcon Sam Wilson (Anthony Mackie) dopo aver formalmente assunto il ruolo di Capitan America. Il regista Julius Onah (Luce, The Cloverfield Paradox) ha descritto il film come un “thriller paranoico” e ha confermato che vedrà il ritorno del Leader (Tim Blake Nelson), che ha iniziato la sua trasformazione radioattiva alla fine de L’incredibile Hulk del 2008.

Secondo quanto riferito, la star di Alita: Angelo della Battaglia Rosa Salazar interpreta la cattiva Diamondback. Nonostante dunque avrà degli elementi al di fuori della natura umana, il film riporterà il Marvel Cinematic Universe su una dimensione più terrestre e realista, come già fatto anche dai precedenti film dedicati a Captain America. Ad ora, Captain America: Brave New World è indicato come uno dei titoli più importanti della Fase 5.

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Phoebe Waller-Bridge parla della serie Prime Video su Tomb Raider

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Phoebe Waller-Bridge, fan di lunga data di Tomb Raider, ha parlato dell’adattamento di Lara Croft per la sua prossima serie Prime Video. Ad aprile – prima dello sciopero in corso della Writers Guild of America (WGA) – Waller-Bridge si è seduto con Joy Press di Vanity Fair.

Durante l’intervista appena pubblicata, Phoebe Waller-Bridge ha discusso dello sviluppo dell’imminente serie di Tomb Raider, così come della sua dipendenza adolescenziale dai videogiochi originali. “I miei genitori erano molto intelligenti perché in realtà non mi limitavano. Potevano percepire che mi sarei semplicemente messo a terra, e l’ho fatto “, ha detto Waller-Bridge. “Ho messo via la PlayStation e ho pensato, ‘Non devo farlo perché devo scrivere, leggere e fare altre cose.”

L’amore di Phoebe Waller-Bridge per Lara Croft

Nonostante abbia appeso il suo controller PlayStation, Waller-Bridge ha mantenuto un amore per il personaggio di Lara Croft. “Aveva un atteggiamento. Era molto deliberata in quello che voleva fare“, ha detto l’allume di Solo: A Star Wars Story. “Tutto è cambiato quando si sono resi conto che potevano commercializzarla come un sex symbol.” Tuttavia, Waller-Bridge si è tuffato di nuovo in Tomb Raider durante la pandemia di coronavirus (COVID-19). Quindi, sembrava destino quando Amazon le ha chiesto di scrivere un adattamento per il piccolo schermo.

Dio, mi è sembrato letteralmente che quell’adolescente in me dicesse: fai la cosa giusta per lei, fai la cosa giusta per Lara!” Waller-Bridge ha ricordato. “L’opportunità di avere, come dicevamo prima, un personaggio d’azione femminile… Avendo lavorato a [James] Bond e avendo lavorato come attrice in [Indiana Jones e il quadrante del destino], mi sento come se stessi preparando tutto a questo. E se potessi prendere le redini di un franchise d’azione, con tutto quello che ho imparato, con un personaggio che adoro, e anche solo riportare un po’ di quell’atmosfera anni ’90?

I pensieri di Phoebe Waller Bridge sul riavvio di Tomb Raider

La stampa ha chiesto a Waller-Bridge se fosse riluttante a contribuire all’attuale tendenza di remake e riavvii a Hollywood. “Sento che quando lavori nel settore, devi cavalcare le onde e appoggiarti“, ha risposto Waller-Bridge. “C’è spazio per fare qualcosa di veramente molto pericoloso. E se posso fare qualcosa di pericoloso ed eccitante con Tomb Raider, ho già un pubblico di persone che amano Lara e spero che continueranno a farlo. E questa è una posizione molto insolita in cui trovarsi. È il vecchio cavallo di Troia”.

In particolare, come scrittrice, Phoebe Waller-Bridge non è estranea a fare riferimento al seno nelle sue opere. Tuttavia, a quanto pare c’è stato un acceso dibattito nella stanza degli scrittori di Tomb Raider sul fatto che Lara dovesse avere la sua classica figura procace o una corporatura atletica in linea con i giochi più moderni. La posizione di Waller-Bridge sulla questione è chiara. “È una tombaroliera, quindi è incredibilmente in forma“, ha detto. “Deve infilarsi continuamente attraverso minuscole fessure rocciose. È un’esperienza diversa infilarsi in una piccola fessura rocciosa quando hai le tette più grandi rispetto a quando hai le tette più piccole”.

Tomb Raider torna in live-action

Il franchise di videogiochi Tomb Raider è composto da 12 giochi della serie principale e una serie di spin-off. Il gioco originale è stato rilasciato nel 1996 e ha generato otto follow-up fino al 2008. Il franchise è stato riavviato con un nuovo gioco della serie principale nel 2013, che si sarebbe rivelato il primo capitolo di una trilogia che si è conclusa nel 2018.

Il franchise è stato adattato per la prima volta in live-action tramite il film della Paramount del 2001 Lara Croft: Tomb Raider, basato sui primi giochi e interpretato da Angelina Jolie nei panni di Lara Croft. La Jolie ha ripreso il suo ruolo per il sequel del 2003, Lara Croft: Tomb Raider – The Cradle of Life. MGM e Warner Bros. hanno riavviato la serie live-action con il film del 2018 Tomb Raider. Interpretato da Alicia Vikander nei panni di Lara Croft, il film del 2018 era basato principalmente sul gioco di riavvio del 2013.

Nel gennaio 2023, è arrivata la notizia che Amazon, il nuovo editore dei videogiochi Tomb Raider, aveva contattato Waller-Bridge per scrivere un adattamento della serie live-action per Prime Video. Secondo quanto riferito, Amazon sta anche sviluppando un nuovo film di Tomb Raider, che si collegherà sia alla serie Prime Video che al prossimo gioco di Tomb Raider come parte di un universo condiviso.

Falcon Lake, recensione del film di Charlotte Le Bon

Falcon Lake, recensione del film di Charlotte Le Bon

Presentato in anteprima alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes 2022, Falcon Lake è l’esordio alla regia dell’attrice canadese Charlotte Le Bon, che si colloca a metà strada tra una storia d’amore adolescenziale e un film fantastico, quasi horror. Tratto da una graphic novel francese, il film di Le Bon – in sala dal 29 giugno – si prende il rischio di navigare tra questi due generi e lo fa con una saggezza che si addice a registi esperti.

A (Canadian) ghost story

Coming-of-age e fantastico spesso sono intrecciati assieme, ma in genere è la suspense a prevalere, lasciando in secondo piano le relazioni tra i personaggi, che tendono a disperdersi una volta che compare l’elemento soprannaturale. In Falcon Lake, al contrario, l’orrore sembra essere più che altro un gioco, un ammiccamento tra i protagonisti e tra il regista e lo spettatore. Qualcosa che intuiamo fin dai titoli di testa, quando compare davanti a noi l’immagine di una ragazza che sembra galleggiare morta in una laguna, ma che successivamente riprende a nuotare. Le Bon dà l’impressione di giocare con i tropi del genere, cosa che continuerà a fare per tutto il film, con inquadrature che si prolungano più del solito, in attesa di qualcosa che non accade mai, o personaggi che indossano maschere, si travestono da fantasmi o fingono di essere morti. Esiste una leggenda secondo cui un ragazzo sarebbe annegato in quel luogo, ma non ci sono prove se non quelle che racconta Chloé (Sara Montpetit), un’adolescente di 16 anni che ha una casa in questa zona lacustre del Quebec.

L’altro grande protagonista di Falcon Lake è Bastien (Joseph Engel), un tredicenne ma, attenzione, “quasi quattordicenne“, che va con la famiglia a trovare gli amici che vivono lì, di cui Chloé è figlia. Bastien è accompagnato dal fratello minore, Titi, e dai genitori. Il ragazzo deve dividere la stanza con Chloé, che ha solo due anni più di lui ma è in piena adolescenza, fase della vita che Bastien sta scoprendo poco a poco. È ovvio che il ragazzo si innamorerà di lei e Chloé, sorprendentemente, prima nutrirà nei suoi confronti una tenera simpatia intervallata da momenti in cui la ragazza mette in mostra tutta la sua presunzione da “più grande”, poi si renderà conto che a volte si trova meglio con il ragazzo simpatico e particolare che con i suoi pretendenti un po’ più aggressivi e “sviluppati”.

La relazione tra i due – e il resto degli adolescenti, che fanno feste, bevono e fumano, portando Bastien a provare cose nuove, non sempre con risultati incoraggianti – comincia ad avere un certo contenuto sessuale, gestito il più delle volte con umorismo dalla regista, comprese un paio di gag eccellenti. Nonostante ciò, prevale in Falcon Lake il tono cupo, da ghost movie, lontano dall’impostazione romantica, luminosa o nostalgica con cui di solito vengono dipinte queste storie d’amore adolescenziale.

Falcon Lake, Charlotte Le Bon

L’estate di Bastien e Chloé

La storia di Falcon Lake è circoscritta (vi si entra ed esce attraverso il viaggio in auto che segna l’inizio e la fine della vacanza) in un formato di 1:37, per entrare in contatto con l’intimità, la fragilità, i dubbi e l’insicurezza di questo adolescente che si sta svegliando alla vita. Come dicevamo, l’esordio di Charlotte Le Bon è un adattamento libero della graphic novel Une Soeur (Bastien Vivés), che sposta l’azione dal bordo del mare in Francia alla riva di un lago in Quebec. E lo fa perché il protagonista è francese e in quell’ambiente estraneo il suo senso di solitudine, di alterità e di incomprensione si accentua. Perché Falcon Lake è un coming of age incentrato su Bastien, un ragazzo di quattordici anni che va in vacanza con i genitori in una casa di legno sperduta nella foresta, accanto a questo grande lago.

Chloe è già nella fase della vita in cui rientra tardi la sera, mentre Bastien non ha ancora neanche un telefono: agli occhi di lei, il ragazzino è nel pieno dell’ingenuità. “Tu conosci troppe cose strane“, le dice Bastien: si tratta delle cose dell’adolescenza, quelle a cui Bastien inizia ad avvicinarsi ma che ancora non sa bene decifrare. Di fronte a questa dolce inesperienza, Chloe pensa di poter essere in grado di manipolare la mente del ragazzo: lei si trova sul confine tra il credere ancora alle favole e il poter essere abbastanza grande da crearne di nuove, così tramanda – o si inventa – queste ghost story. Il loro è un rapporto molto ambiguo, a metà tra il fare parte della stessa famiglia e la prima cotta estiva. Chloe si sveste davanti a Bastien, nella camera che condividono come se fossero fratelli e a un certo punto qualcuno glielo farà anche notare. D’altro canto, c’è chi è convinto che tra i due sia sbocciato qualcosa, chi chiede se abbiano addirittura fatto sesso. Chloe stessa fa capire a Bastien, che la guarda un po’ con timore reverenziale, un po’ con il fervore dei primi innamoramenti, che l’affrontare le proprie paure ha anche a che fare con la scoperta del se come soggetto sessuale.

Falcon Lake

Avrai sempre il tuo fantasma

L’aspetto più sorprendente di Falcon Lake è il modo in cui riesce a giocare e ad appropriarsi dei tropi del genere horror. Lo fa, da un lato, attraverso una colonna sonora che introduce ambiguità e allontana le situazioni dal rischio, tipico di questo tipo di storie, di cadere nell’idealizzazione e nella nostalgia (la tipica sequenza, ad esempio, della corsa in bicicletta, non è qui da intendere in chiave bucolica, quanto piuttosto come un modo necessario per sfogare l’angoscia di un’estate che sta volgendo al termine). In secondo luogo, il concetto di terrore è veicolato da queste leggende dei fantasmi di Falcon Lake che fanno da sfondo all’intera narrazione. Pur non essendo altro che dicerie o semplicemente il punto di partenza perfetto per dei giochi di paura, stabiliscono una profonda eco simbolica con i timori che l’adolescenza implica rispetto a se stessi, all’amore e all’amicizia, ai ruoli di genere, a quell’universo sconosciuto che appartiene agli adulti e che, senza dubbio, spaventa.

Tutte le paure di Bastien, però, trovano un’eco ancora più profonda in Chloé, di tre anni più grande di lui, con la quale, come dicevamo, instaura un rapporto che oscilla tra un’amicizia ancora infantile, le cure materne, la sensualità e il risveglio sessuale, e che trasmette un magnetismo ineluttabile. È interessante in questo senso il collegamento con il modo in cui Falcon Lake riflette sull’amore (più o meno corrisposto) come meccanismo per superare le proprie paure e crescere.

Julian Sands, identificato il corpo dell’attore di Camera con Vista

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È stato confermato, a oltre cinque mesi dalla notizia della scomparsa, che il corpo ritrovato sabato scorso da escursionisti nelle montagne vicino a Los Angeles è di Julian Sands, famoso attore britannico. Ad annunciarlo la polizia della California, spiegando che le cause della morte devono ancora essere individuate. 

Julian Sands è diventato famoso a metà degli anni ’80, quando ha recitato in Camera con Vista. Ha poi partecipato a tanti altri film e show televisivi, tra cui citiamo Uomini che odiano le donne, 24 e Smalville. Le sue tracce si erano perse lo scorso 13 gennaio, nel corso di un’escursione col cattivo tempo sul Monte San Antonio, conosciuto localmente come Mount Baldy, a 3.000 metri di altitudine. A gennaio le ricerche aeree e terrestri erano state ostacolate perché la California è stata colpita da tempeste terribili, gelate e minacce di valanghe.

Gael García Bernal nella nuova foto di Cassandro, il nuovo film Prime Video

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Gael García Bernal interpreta Saúl Armendáriz, un wrestler amatoriale gay di El Paso, diventa famoso a livello internazionale dopo aver creato il personaggio di Cassandro, il “Liberace della Lucha Libre”. Basato su una storia vera. Diretto dal regista Premio Oscar Roger Ross Williams

Nel cast anche Joaquín Cosío e Raúl Castillo, con la partecipazione speciale di El Hijo del Santo e Benito Antonio Martínez Ocasio (Bad Bunny). Cassandro sarà disponibile in tutti i Paesi in cui è attivo il servizio Prime Video dal 22 settembre.

Cassandro Gael Garcia Bernal

Diretto da: Roger Ross Williams
Scritto da: David Teague & Roger Ross Williams
Con: Gael García Bernal, Roberta Colindrez, Perla de la Rosa, Joaquín Cosío e Raúl Castillo, con la partecipazione speciale di El Hijo del Santo e Benito Antonio Martínez Ocasio
Consulente: Saúl Armendáriz
Prodotto da: Gerardo Gatica, Todd Black, David Bloomfield, Ted Hope, Julie Goldman
Executive Producer: Gael García Bernal, Paula Amor, Mariana Rodríguez Cabarga, A. Müffelmann, Matías Penachino, David Teague, Jason Blumenthal, Steve Tisch
Durata: 107 minutes

Attualmente al 100% su Rotten Tomatoes

Saúl Armendáriz, un wrestler amatoriale gay di El Paso, diventa famoso a livello internazionale dopo aver creato il personaggio di Cassandro, il “Liberace della Lucha Libre”. In questo suo percorso, non mette sottosopra solo il mondo machista del wrestling, ma anche la sua vita.

Jack Ryan di Tom Clancy, la recensione della quarta e ultima stagione della serie Prime Video

Che Jack Ryan fosse uno show senza i requisiti necessari per una lunga durata lo si era già intuito. La differenza di tono e presa emotiva tra la notevole prima stagione e le pur accettabili successive era fin troppo evidente. I sei episodi che arrivano a chiudere definitivamente le avventure dell’agente della CIA inventato da Tom Clancy confermano che davvero lo show non aveva più nulla da dire.

Jack Ryan di Tom Clancy, la trama

Questa volta l’eroe senza macchia interpretato da John Krasinski deve sventare un traffico di stupefacenti che coinvolge Messico, Myanmar e molto probabilmente anche alcuni dei suoi predecessori e colleghi all’interno dell’organizzazione a stelle e strisce. Ad aiutarlo il solito James Greer interpretato da Wendell Pierce, Mike Novembre nella persona di Michael Kelly e Betty Gabriel nel ruolo di Elizabeth Wright. Nuova entrata invece Michael Peña in un ruolo di cui preferiamo nno rivelare troppo.

Il confronto tra le prime otto puntate dello show realizzato per Prime Video e queste ultime sei si rivela piuttosto impietoso, e dispiace veramente scriverlo poiché eravamo rimasti sinceramente sorpresi dall’efficacia e dalla tensione che Tom Clancy’s Jack Ryan Season 1 ci aveva regalato. Nel caso della quarta stagione quasi tutti gli stilemi narrativi e il gioco del cambio di ambientazioni vengono riproposti con una stanchezza e un’ovvietà di fondo evidenti. Continuare a riproporre lo stesso meccanismo per quattro stagioni, senza veramente ai tentare soluzioni estetiche o contenutistiche differenti, alla lunga ha logorato il giocattolo in maniera inesorabile.

Siamo lontani della qualità della prima stagione

E il problema maggiore è che tutti i partecipanti sembrano comprenderlo pienamente, primo tra tutti un Krasinski svogliato e retorico, lontano anni luce dal personaggio febbrile e logorato dal senso del dovere che avevamo amato all’inizio di questo percorso. Se hai un attore protagonista il quale non crede più nel ruolo che interpreta, diventa praticamente impossibile mantenere in piedi la credibilità di un thriller d’azione. Sotto questo punto di vista il Tom Cruise della saga di Mission: Impossible, a cui Jack Ryan chiaramente si ispira mantenendo le dovute distanze, risulta un esempio lampante e da imitare. mancando quella dedizione, quella voglia di spingersi oltre i propri limiti per offrire al pubblico spettacolo e tensione, ecco che il castello di carte è destinato a crollare. Come avviene appunto con lo show di Amazon Prime Video.

Tutto da buttare dunque in questa quarta stagione di Tom Clancy’s Jack Ryan? Verrebbe da rispondere di sì. Basta vedere anche la pochezza con cui vengono sviluppati i personaggi di contorno come la ritornante Cathy Mueller interpretata da Abbie Cornish o il villain impersonato dal sempre solido Michael McElhatton. Ovviamente ci sono momenti riusciti e qualche buona sequenza di genere nel corso delle sei puntate finali. Nulla però che possa bastare a risollevare le sorti di uno show che avrebbe meritato una sorte diversa, visto quanto bene era partito.

Se avete amato il Jack Ryan della prima stagione e gli siete comunque rimasti fedeli nelle due successive -le quali, meglio ribadirlo, non erano affatto male – rimarrete piuttosto delusi da questo commiato in sei episodi. Si ha la sensazione che tutti, ma proprio tutti, volessero chiudere la produzione il più in fretta possibile, accontentandosi di portare a casa un “compitino” tanto inappuntabile quanto, a conti fatti, davvero inerme. Peccato davvero.

Futurama: il trailer e la key art dell’undicesima stagione dal 24 luglio su Disney+

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In vista dell’atteso ritorno dell’amata serie animata fantascientifica per adulti Futurama, Disney+ ha diffuso il trailer e la key art dell’undicesima stagione che debutterà lunedì 24 luglio in Italia in esclusiva sulla piattaforma streaming.

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Dopo una breve pausa di dieci anni, Futurama è uscito trionfalmente dalla capsula criogenica, con il cast originale al completo e lo spirito satirico intatto. I 10 episodi inediti dell’undicesima stagione sono adatti a tutti: i nuovi spettatori, infatti, potranno iniziare la serie da qui, mentre i fan di lunga data avranno le risposte che aspettavano da un decennio, tra cui gli sviluppi dell’epica storia d’amore tra Fry e Leela, il misterioso contenuto della lettiera di Nibbler, la storia segreta del malvagio Babbo Natale Robot e la sorte dei girini di Kif e Amy. Nel frattempo, c’è una nuova pandemia in città, mentre la troupe esplora il futuro dei vaccini, dei bitcoin, della cancel culture e della TV in streaming.

Futurama ha debuttato nel 1999 e si è rapidamente guadagnato un seguito di fedelissimi e il plauso della critica, tra cui due Emmy come Outstanding Animated Program. Nonostante l’ambientazione in un futuro lontano, la serie è famosa per il suo commento satirico sulla vita presente. Futurama segue Phillip J. Fry (Billy West nella versione originale), un ragazzo che consegna pizze a New York, che si congela accidentalmente nel 1999 e viene scongelato nell’anno 3000. In questa sorprendente “nuova” New York, fa amicizia con il robot bevitore Bender (John DiMaggio nella versione originale) e si innamora della ciclope Leela (Katey Sagal nella versione originale). Il trio trova lavoro presso la Planet Express Delivery Company, fondata dallo schivo discendente di Fry, il professor Hubert Farnsworth. Insieme al contabile Hermes Conrad, all’assistente Amy Wong e all’aragosta aliena Dottor John Zoidberg, intraprendono emozionanti avventure che li portano in ogni angolo dell’universo. Dopo la prima messa in onda su Fox Broadcasting Network negli Stati Uniti, si è assistito a una serie di cancellazioni e resurrezioni. Quattro uscite in DVD di successo nel 2007-2009 hanno portato alla rinascita dello show su Comedy Central negli Stati Uniti dal 2010 al 2013. Poi, dopo un breve congelamento di dieci anni nella camera criogenica, Futurama è riemerso trionfalmente con un totale di 20 episodi commissionati che debutteranno nel 2023.

Per la nuova stagione ritorna l’intero cast originale, tra cui John DiMaggio, Billy West, Katey Sagal, Tress MacNeille, Maurice LaMarche, Lauren Tom, Phil LaMarr e David Herman.

Futurama è prodotta da 20th Television Animation, parte dei Disney Television Studios, con l’animazione realizzata dai Rough Draft Studios. Futurama è creata da Matt Groening e sviluppata da Groening e David X. Cohen. Tra i produttori esecutivi figurano Groening, Cohen, Ken Keller e Claudia Katz.

Lucca Film Festival for Future 2023: la sostenibilità arriva al cinema

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Il Lucca Film Festival si tinge di green. Sofidel, azienda toscana tra i leader mondiali nella produzione di carta per uso igienico e domestico, nota in particolare in Italia e in Europa per il marchio Regina, è sponsor del Festival 2023 e in particolare della prima edizione di Lucca Film Festival for Future, il concorso riservato ai cortometraggi che trattano tematiche green legate alla salvaguardia dell’ambiente, nell’ambito del Lucca Film Festival (LFF) in programma a Lucca dal 23 settembre al 1° ottobre.

Registi e filmmaker italiani e internazionali possono candidare la propria opera entro venerdì 28 luglio 2023, inviandola come link video all’indirizzo [email protected] oppure iscrivendosi sulle piattaforme Filmfreeway e Festhome. I corti dovranno avere una durata max di 29 minuti, essere in anteprima per l’Italia e realizzati non prima del 2021. Tra tutti quelli pervenuti, ne verranno selezionati 15 da tutto il mondo, che saranno proiettati durante le giornate del festival e concorreranno all’assegnazione dei premi. La selezione si propone di mettere in scena le più innovative e interessanti modalità di racconto narrativo, documentario e interattivo.

Sofidel ha fatto della sostenibilità una leva strategica di crescita, riuscendo a integrarla concretamente nelle sue politiche di sviluppo industriale. Da questo impegno nasce la volontà di diffondere la cultura della sostenibilità attraverso progetti di educazione rivolti in particolare alle nuove generazioni, e, da quest’anno, anche grazie al linguaggio della Settima Arte. La prima edizione del concorso Lucca Film Festival for Future punta, infatti, a sensibilizzare il pubblico sulla necessità di una nuova cultura di tutela e valorizzazione dell’ambiente e della natura.

Elena Faccio, Group Creative & Communication Director di Sofidel commenta: “Lucca Film Festival è un appuntamento prestigioso, atteso a livello nazionale e internazionale dagli appassionati di cinema e non solo: siamo molto orgogliosi di essere presenti con questa iniziativa dedicata al cinema green. Siamo impegnati a diffondere la cultura della sostenibilità da oltre 15 anni, convinti che sia un tema che può essere espresso con molteplici linguaggi. Raccontarlo attraverso l’arte cinematografica permette di raggiungere e sensibilizzare nuovi pubblici su tematiche urgenti che coinvolgono tutti”.

Nicola Borelli di Presidente Lucca Film Festival aggiunge: “Sofidel entra a far parte della famiglia dei sostenitori del festival per un obiettivo ambizioso, ma non impossibile, che rientra nel grande tema della sostenibilità. Il cinema è prima di tutto una forma di comunicazione e il nostro comune interesse è promuovere la tutela dell’ambiente, coinvolgendo concretamente i giovani e contrastando l’effetto ‘goccia nell’oceano’, ovvero di percepire il proprio contributo come minuscolo rispetto al sostegno totale necessario. Ma noi siamo convinti che l’oceano sia fatto di gocce e che ognuna di queste possa fare la differenza”.

Il concorso riservato ai corti incentrati sulle tematiche green nasce anche dalla collaborazione con i festival della rete internazionale “Film For Our Future” e con la rete EURASF (European Network of Science Communicators, Filmmakers, Film Producers and Festival Organizers).

A valutare le opere sarà una giuria composta dai rappresentanti dei 10 Festival della rete “Film For Our Future” che comunicheranno i risultati entro il 15 settembre 2023. Nel corso della serata conclusiva del festival di sabato 30 settembre, presso il cinema Astra di Lucca, verranno proclamati i vincitori e assegnato il primo premio del valore di 1.000 euro.

Durante la settimana del festival, l’intera selezione finale del concorso sarà proiettata sia in orario mattutino per le scuole sia in orario pomeridiano e serale per il pubblico. Sarà possibile vedere gratuitamente i corti anche on demand sulla pagina dedicata del portale Festival Scope.

Tutte le informazioni per candidare il proprio cortometraggio sono disponibili a questa pagina.

La folle vita, recensione del film di Raphaël Balboni e Ann Sirot

Arriva nelle sale italiane La folle vita – titolo originale La vie démente – primo lungometraggio dei registi belgi Ann Sirot e Raphaël Balboni, che ne firmano anche la sceneggiatura. Il lavoro risale al 2020. Il duo belga si è fatto notare quest’anno al Festival di Cannes, dove ha presentato alla Settimana della Critica il suo secondo film, del 2023, La sindrome degli amori passati, che ha ricevuto una buona accoglienza. La folle vita è un dramma, ma ha anche caratteri di commedia. Si affronta il tema della malattia e i registi si chiedono se e come eventualmente sia possibile conciliarla con lo scorrere della vita dei familiari della persona malata, che, nonostante il dolore e le difficoltà, continua.

La trama de La folle vita

Alex, Jean Le Peltier, e Noémi, Lucie Debay, sono una coppia di trentenni con un legame stabile. Stanno pensando di avere un bambino. Proprio in questo delicato momento della loro vita di coppia, la madre di Alex, la gallerista Suzanne, Jo Deseure, comincia ad avere strani comportamenti. Ha delle amnesie e fa spese sconsiderate. In seguito a una visita medica, le viene diagnosticata una forma di demenza. Da quel momento, le energie di Alex si concentrano sul problema di salute della madre. Così, mentre Suzanne con il procedere della malattia, diventa sempre più difficile da gestire, il rapporto tra Alex e Noémi rischia di andare il crisi e con esso il loro progetto di famiglia.

Una prospettiva insolita per un film sulla malattia

E’ giusto sacrificare sé stessi e la propria vita per qualcun altro, fosse anche la persona a cui teniamo di più al mondo? Sembra essere questa la domanda che si pongono Balboni e Sirot. La folle vita si muove infatti su un doppio binario. Da una parte, affronta il tema della malattia, in particolare delle malattie degenerative del sistema nervoso, mostrandone la progressione e le difficoltà cui vanno incontro sia l’ammalato che i familiari. Lo fa però senza pietismo, non c’è il ricatto del dolore verso lo spettatore e, cosa rara nelle pellicole che trattano questi temi, la malattia non fagocita tutto il film, non è l’unico argomento. Il punto di vista del malato non è esclusivo. Il film, infatti, non ha falsi moralismi e accende i riflettori sulle vite di coloro che sono vicino al malato, che cercano di aiutarlo e supportarlo per quanto possibile, ma si trovano anche a gestire e possibilmente far procedere ed evolvere, la loro stessa vita. Si tratta qui di due giovani, che hanno tutta la vita davanti e tutto il diritto di viverla a pieno. Una prospettiva dunque originale, insolita.

Il tono de La folle vita tra leggerezza e ironia

Altro elemento più che apprezzabile ne La folle vita, è il suo tono leggero e ironico, reso anche grazie a una solida sceneggiatura, opera degli stessi registi. Questo tipo di approccio riguarda innanzitutto la malattia stessa e il personaggio di Suzanne, eccentrico per natura. La protagonista, Jo Deseure, la interpreta in modo superbo, rendendo la malattia una specie di opera d’arte in progress. L’attrice belga, attiva prevalentemente in teatro, ha ricevuto il Premio Magritte 2022 per questa interpretazione. Tuttavia, questo approccio ironico e disincantato investe anche il rapporto di coppia di Alex e Noémie, in tutti i suoi aspetti. Ciò rende il film molto godibile e accattivante, nonostante un tema non facile e solitamente percepito come molto impegnativo dal pubblico. Qui, si riesce ad affrontarlo senza pesantezza.

La folle vita, Jo Deseure e Jean Le Peltier seduti a una scrivania.

L’estetica del film

La folle vita è ambientata nel mondo dell’arte e l’occhio avvezzo alla bellezza artistica dei due registi è evidente. Il loro gusto estetico è raffinato e brillante. Molto calzante è la similitudine che il film contiene. Come l’opera d’arte che affascina tanto Suzanne, lei stessa si disfa piano piano, si disunisce, ma senza che questo pesi sullo spettatore come una tragedia. Divertente anche l’idea dei tessuti, che nella stanza di Alex e Noémie hanno tutti la stessa fantasia, dai parati all’abbigliamento dei protagonisti, come si vede anche nella locandina del film. A questo proposito, ricordiamo che i costumi sono di Frédéric Denis e la fotografia è curata da Jorge Piquer Rodríguez.

Un ottimo cast ne La folle vita

Le interpretazioni ne La folle vita, al di là di quella della protagonista, di cui si è parlato, sono tutte molto efficaci. Jean Le Peltier, attore e regista che aveva già lavorato con Sirot e Balboni nel corto Avec Thelma nel 2017, apparso poi in Mon légionnaire di di Rachel Lang, veste i panni di Alex in modo convincente, destreggiandosi tra le preoccupazioni e le premure di figlio e il ruolo di compagno. Mentre a Lucie Debay – Le nostre battaglie, Mon Légionnaire – spetta il compito di interpretare il personaggio più “scomodo”. Una donna, Noémie, accogliente e vicina alla madre del suo compagno, ma che al tempo stesso non è disposta a rinunciare al suo desiderio di essere madre. Una figura forte e dolce al tempo stesso, oltre che pragmatica, che l’attrice fa sua in modo originale. Infine, va menzionato Gilles Remiche, nel ruolo di Kevin, che viene assunto per assistere Suzanne nella quotidianità. Premio Magritte 2022 come miglior attore non protagonista, Remiche era un attore di talento, purtroppo scomparso nello stesso anno.

Accettazione e libertà

La folle vita è un film ironico e brioso, anche se drammatico, sull’accettazione della malattia. E’, però, anche fieramente contrario all’annullamento di sé in favore del malato. Lo si può interpretare poi, come un inno alla libertà, se si considera questa nuova fase della vita di Suzanne come la prosecuzione naturale della sua eccentrica esistenza. Una fase in cui, paradossalmente, proprio grazie alla malattia, è libera di esprimersi senza più filtri o freni. Infine, i registi invitano lo spettatore a considerare la malattia come qualcosa di naturale, da accettare. Non per questo, semplificando la situazione. Anzi, si apprezza il pragmatico realismo con cui affrontano il tema, senza vittimismo. Uno sguardo interessante quello dei registi belgi Ann Sirot e Raphael Balboni, che mostrano così il loro talento. Si spera sia possibile apprezzare presto loro nuove pellicole, come la più recente, La sindrome degli amori passati. Intanto, La folle vita è dal 29 giugno al cinema, distribuito da Wanted.

Ruby Gillman, la ragazza con i tentacoli, recensione del film Dreamworks

La DreamWorks Animation sforna un nuovo film d’animazione dal titolo Ruby Gillman, la ragazza con i tentacoli, in cui la protagonista è un’adolescente che scopre di essere un mostro marino dalla potentissima genealogia familiare.

Per la regia di Kirk DeMicco, che aveva già collaborato con lo studio di animazione per I Croods, e co-diretto da Faryn Pearl, Ruby Gillman è stato scritto dallo stesso DeMicco, Elliott DiGuiseppi e Pam Brady, nota per aver lavorato alla stesura di South Park alla fine degli anni ’90, e prodotto da Kelly Conney che aveva partecipato al secondo e terzo capitolo della splendida saga di Shrek e a I pinguini di Madagascar: Il film.

Come ben noto rispetto alla DreamWorks, non c’è uno stile di animazione proprio della casa, e agli ideatori è dunque possibile dare libero sfogo a ispirazione e libertà per la creazione dell’estetica dei personaggi, peculiarità condensate nella giovane e pimpante kraken Ruby Gillman, per la quale i disegnatori hanno tratto ispirazione dai polpi, per rendere l’idea dell’aspetto vischioso, ma senza che sembrasse in alcun modo spiacevole o – per meglio dire – minacciosa. Infatti, l’elemento più inconsueto e, senza dubbio, inaspettato de La ragazza con i tentacoli, è la scelta di una protagonista che attingesse dal mondo dei mostri più inquietanti e spaventosi della letteratura del secolo scorso. E il ribaltamento della tradizione non finisce qui.

Ruby Gillman, la ragazza con i tentacoli, la trama

Ruby vive con la sua famiglia a Oceanside, una località posta sulla costa del mare. La sua mamma è molto ansiosa e premurosa (in lingua originale doppiata da Toni Collette), il papà è sorridente e pacioso e poi ci sono il suo fratellino Sam e il piccolo e geniale animaletto domestico Nessie. La loro pelle è di colore blu, ragion per cui, se mai qualcuno lo dovesse chiedere, direbbero di venire dal Canada, risposta che a Oceanside è evidentemente più che esaustiva.

L’ambiente in cui si svolge gran parte della vita di Ruby, e che viene subito presentato, è la tipica high school statunitense, e lei ha il suo stretto gruppetto di amici composto da elementi – cosiddetti – impopolari e che sventolano fieri la bandiera della ribellione al sistema che vuole tutti gli studenti in fibrillazione per il famoso ballo di fine anno. La base della struttura della storia guarda, per l’appunto, alle commedie adolescenziali in cui ad essere le antagoniste sono le ragazze più famose della scuola: come Mean Girls di Mark Waters del 2004, Lady Bird del 2017 di Greta Gerwig o anche Booksmart del 2019 diretto da Olivia Wilde. Già, perché nella routinaria ma tesa vita di Ruby succedono due cose improvvise e pazzesche, e non potrebbe certo essere altrimenti nella vita di una sedicenne: scopre di potersi trasformare in un kraken gigantesco, mentre a scuola arriva una ragazza nuova e bellissima che scatena la curiosità di tutti.

Ed è questo il punto di maggior forza del nuovo film d’animazione della DreamWorks: la trasformazione di un’adolescente in un mostro, sì, come ognuno si sente a quell’età, che trova però nelle origini di quella sua mutazione fisica la sua bellezza e identità, che fino a quel momento erano rimaste soffocate.

DreamWorks gioca sul sicuro

C’è da ammettere che non si tratta di nulla che sia sconvolgente o innovativo, ma questo non è mai un problema in nessun momento dello svolgimento del film. L’animazione è sempre all’altezza del racconto che porta avanti, non risultando mai ovvia, anche quando confortevole nei suoi passaggi. Anche i disegni esilaranti con la loro fluidità, nella ricchezza delle immagini regalano colori e un ritmo sempre coinvolgenti.

Ruby Gillman, la ragazza con i tentacoli è insomma un rito di passaggio dall’adolescenza alla maturità, dove viene raccontato che la prima integrazione è sempre verso se stessi, completamente, e solo dopo può avvenire nei confronti di un altro. Con una caratteristica ormai consolidata nei film d’animazione, dunque, l’intrattenimento per i bimbi è solo un primo strato: sotto al quale ogni adulto può ricordare dove risiedono le basi della propria unicità.

A Thousand And One, la recensione del film premiato al Sundance

A Thousand And One, la recensione del film premiato al Sundance

Subito dopo la presentazione al Teatro Antico, dal Taormina Film Fest 2023 arriva nei cinema A Thousand And One, opera prima della statunitense A. V. Rockwell, già vincitrice del Gran Premio della Giuria al Sundance Film Festival 2023 e che Lucky Red e Universal Pictures International Italy distribuiscono nei nostri cinema a partire dal 29 giugno. Ad accompagnare una vicenda che attraversa la storia di New York, mostrando una faccia diversa della cosiddetta Grande Mela, complementare a quella più folcloristica o turistica che molti si accontentano di vedere.

Inez e Terry, americani di serie B

la storia di Inez, una donna determinata e impetuosa interpretata dalla cantante Teyana Taylor, uno spirito libero costretto a vivere ai margini della società e insieme una madre ferocemente decisa a garantire un futuro al figlio Terry, di 6 anni (sullo schermo Aaron Kingsley Adetola, con Aven Courtney e Josiah Cross a prenderne il posto nelle successive fasi della crescita), a ogni costo. Anche a costo di rapirlo, sottraendolo al sistema di affidamento dello Stato e nascondendosi dietro una nuova identità. Qualcosa che sembra essere precluso a quelli come lei – come la possibilità di una casa e di una stabilità – soprattutto in una città in così grande cambiamento, ma nella quale non è facile poter avere tutti gli stessi diritti. Tanto più se hai la pelle nera.

A Thousand And One, le tante Americhe nascoste

Una delle peggiori abitudini dei tempi e dei luoghi che viviamo è quella di identificare con il termine ‘Americano‘ tutto ciò che riguarda gli Stati Uniti e i suoi abitanti, ignorando tanto i canadesi quanto intere nazioni del centro e del Sud del continente, che generalmente tengono a volersi distinguere dagli statunitensi, appunto. Termine che già in sé nasconde non poche complessità e conflitti al suo interno, come si vede anche nella storia raccontata dalla  Rockwell.

Dove Harlem è diversa da quella del Gospel e della 125th st che normalmente attirano i viaggiatori, dalla retorica dell’Apollo e dell’orgoglio di una comunità che ancora oggi fatica a veder riconosciuti i propri diritti o a non essere discriminata (purtroppo, come altre). E dove la rappresentazione segue la trasformazione del quartiere senza risparmiare nulla allo spettatore nel suo attraversare diverse epoche, dagli anni ’90 di Rudy Giuliani al nuovo millennio di Michael Bloomberg.

A THOUSAND AND ONE
Teyana Taylor stars as “Inez de la Paz” in writer/director A.V. Rockwell’s A THOUSAND AND ONE, released by Focus Features. Credit: Courtesy of Aaron Ricketts/Focus Features

Harlem come la Sicilia letteraria: un luogo di ‘vinti’

Ma soprattutto restituendo – anche visivamente, grazie a scelte intelligenti di luci e fotografia – con grande onestà la verità di una vita difficile, costantemente fuori dai radar delle istituzioni (spesso dimentiche del loro ruolo, al servizio del cittadino) e ostinatamente contro. Non a caso quella di Inez, non è più solo lotta per la sopravvivenza, ma un bisogno di riconoscimento che va al di là dei documenti e di risarcimento, dopo una vita di sopraffazione.

Non c’è pace per questi personaggi, dei ‘Vinti’ – pur dalla parte opposta dell’Oceano e lontani dal Mediterraneo – in cerca di rivalsa, schiavi del proprio rancore e vittime pressoché impotenti di ogni sopruso. Una realtà che la protagonista combatte fino alla fine, nel tentativo di realizzare una catarsi forse illusoria, a differenza del più solido Lucky, personaggio maschile ben reso da William Catlett (The Devil You Know, Gli ultimi giorni di Tolomeo Grey, Black Lightning, Lovecraft Country) e protagonista di una evoluzione più evidente seppur con meno ombre.

Sono molti i non detti lasciati alla sensibilità del pubblico, quelli nei quali si nasconde la vera forza di questo A Thousand And One, che sin dal titolo suggerisce simboli da decifrare. Nello specifico, di una location nella quale all’unità di luogo si sovrappone una solo apparente staticità temporale e insieme la conferma di un destino ineluttabile che condanna alla sconfitta di ogni aspirazione, persino quelle più elementari, di un letto, un tetto, un padre, una madre.

Coma, recensione del film di Bertrand Bonello

Coma, recensione del film di Bertrand Bonello

Bertand Bonello, regista francese di culto, spesso presente sulla croisette di Cannes, torna a dirigere con Coma, viaggio nella mente di un’adolescente, a chiusura di quella che lui stesso ha definito come una trilogia politica sui giovani, iniziata con Nocturama nel 2016 e proseguita poi con Zombie Child nel 2019. Protagoniste, Julia Faure e Louise Labeque.

Bertrand Bonello, cineasta tra nouvelle vague e contemporaneità

Regista, sceneggiatore e compositore francese, nato a Nizza nel 1968, con il suo secondo film Le Pornographe, Bonello vince il premio FIPRESCI al Festival di Cannes. Il protagonista del film, Jean-Pierre Léaud, è l’attore simbolo della nouvelle vague. Con L’Apollonide – Souvenirs de la maison close, del 2011, ottiene otto candidature ai premi César e vince quello per i migliori costumi. Saint Laurent del 2014, è la sua visione del genio della moda, interpretato da Gaspard Ulliel. Poi, Bonello dà il via alla trilogia che ora arriva a compimento con Coma. In Nocturama, il cui titolo è ispirato a un brano di Nick Cave, parla di terrorismo a Parigi, protagonisti un gruppo di adolescenti. Mentre, con Zombie Child affronta in modo originale il colonialismo. Protagonista la giovane Louise Labeque, che ritroviamo in Coma. Il suo nuovo lavoro si è già aggiudicato il premio FIPRESCI (Encounters) al Festival di Berlino 2022.

La trama di Coma

Coma è uno di quei lavori che non seguono un filo narrativo, non hanno una vera e propria trama. Si può dire però, che la protagonista, Louise Labeque, è un’adolescente che trascorre il tempo in casa, per la maggior parte nella sua stanza, durante il periodo di confinamento dovuto al Covid. È sempre sola. È così che inizia ad immaginare, ad esempio, i dialoghi tra le sue bambole all’interno della loro casa giocattolo. Le voci dei vari Barbie e Ken sono di Laetitia Casta, Gaspard Ulliel – questo è stato l’ultimo film dell’attore prematuramente scomparso – Vincent Lacoste, Louis Garrel, Anais Demoustier. A rompere l’isolamento della ragazza sono solo qualche videochiamata con le amiche e il canale della youtuber Patricia Coma, Julia Faure, che lei segue sempre. Patricia Coma fa presa sui suoi ascoltatori con teorie bislacche quanto affascinanti sulla possibilità di evadere dal mondo circostante ed approdare a una dimensione di sospensione, che chiama limbo. La mente della giovane protagonista comincia così a vagare tra sogno e realtà, tra immaginazione e incubo, con esiti imprevisti.

Coma bertrand bonelloComa, mescolanza di stili visivi e linguistici

Coma è un mix di stili diversi, innanzitutto visivi: live action, animazione – curata da Josselin Facon – 3D digitale, stop motion. Un linguaggio dinamico, che si avvicina ai giovani e cerca un dialogo con loro. Bonello cerca di fare un gesto che li tocchi, che li desti. Le immagini in continuo cambiamento, l’avvicendamento veloce di stili visivi possono essere disorientanti, quanto sono però accattivanti ed efficaci. Le immagini di apertura, ad esempio, sono sgranate, la camera inquadra frammenti di una donna in movimento veloce, dettagli di oggetti. Il regista si rivolge ad Anna, sua figlia diciottenne, in un cortometraggio che poi è divenuto parte di Coma, un film nel film. Bonello dedica a sua figlia questo lavoro, come il precedente Nocturama. Il suo invito a lei, come a tutti i giovani, è a non soccombere alla corrente e resistere nei momenti difficili, perché nella disperazione vi è il seme della rinascita. Il film si concentra poi sulla protagonista, Louise Labeque, evidenziandone isolamento e alienazione, certo acuiti dal confinamento causato dalla pandemia, ma in ogni caso metafora di una condizione di solitudine esistenziale in cui si trovano oggi molti ragazzi. Qui il linguaggio diventa quello degli schermi dei pc o dei cellulari, che mediano le conversazioni con le amiche della protagonista. Attraverso lo schermo di un pc passa anche la youtuber Patricia Coma, col suo linguaggio accattivante. Efficace l’interpretazione di Julia Faure, capace di rendere le molteplici sfaccettature del personaggio. Ad introdurre alla dimensione onirica o inconscia della protagonista, vi sono inserti in bianco e nero in cui si parla del potere oscuro dei sogni. Il mondo onirico della ragazza, poi, è buio, inquietante, ma anche un rifugio per lei. Un luogo che la spaventa, ma la attrae allo stesso tempo. Lì si sente libera dal giudizio proprio e altrui. Si tratta però di un rischio, perché può portarla ad allontanarsi progressivamente dalla realtà. Ed ecco che, più prosegue questo percorso, più l’immagine si trasfigura, la protagonista si trasforma.

Un puzzle anarchico, ma coerente

Coma è dunque una sorta di patchwork, un puzzle con tanti pezzi. Bertrand Bonello – anche sceneggiatore, creatore delle scenografie, compositore della colonna sonora originale e produttore del film – più che spiegare, dà degli input e poi lascia che sia lo spettatore ad elaborarli. Il lavoro può apparire confusionario e in diversi momenti non è forse facile seguirlo, ma lo si fa più agevolmente se si abbandona l’idea classica di narrazione e ci si lascia catturare da uno stile multiforme, che segue i meccanismi della mente. Si vede così che Coma ha una sua coerenza interna. Si tratta di suggestioni, visioni, spunti. Il montaggio di Gabrielle Stemmer segue le associazioni di idee della protagonista. Il reale è oscurato e il personaggio, chiuso in uno spazio senza finestre sull’esterno, sprofonda in una sorta di delirio onirico. Bonello non mira a dare una linearità, piuttosto incolla, come in un’opera di Rotella, produce una stratificazione. È lo spettatore che, guardando il film nel suo insieme, trova un senso.

Le atmosfere di Coma

Il film è pervaso da un senso di angoscia, di suspense, anche grazie alle musiche originali dalle sonorità elettroniche, composte da Bonello, e alla scelta di non mostrare ciò che si immagina cruento. Il regista lo lascia fuori scena, facendone arrivare allo spettatore solo i suoni. Si sentono pianti e urla fuori campo. Sta allo spettatore mettere in moto la propria immaginazione. Ciò rende il racconto inquietante. I pochi momenti di leggerezza sono musicalmente affidati ai brani interpretati da Andrea Laszlo De Simone, già autore di diverse musiche per film.

La dimensione politica

Infine, c’è una dimensione politica in Coma, come in altri lavori del regista. Il film è punteggiato di ironia e sarcasmo, non manca una critica sulla gestione della pandemia. Non è questo però il cuore del lavoro, quanto il concetto di libertà, basti pensare alla riflessione che si fa sul libero arbitrio. È questa libertà che i giovani – e non solo loro – sono invitati a recuperare. Libertà di sognare, di vivere a pieno e non solo in mondi virtuali o immaginari. Libertà di esprimersi senza lasciarsi fiaccare dalle proprie paure, nonostante questi tempi difficili, di disastri naturali e minacce incombenti. Anche nei momenti peggiori, sembra dire il regista, si può rinascere e ripartire, magari dal margine, dal confine del buio. Coma di Bertrand Bonello si fa apprezzare come prodotto di una mente anarchica, libera e originale, un’evasione dal mainstream che recupera il valore dirompente delle immagini. Prodotto dal regista con Justin Taurand, il film arriva nelle sale dal 10 luglio, solo per tre giorni, distribuito da Wanted Cinema.

Coma, intervista al regista Bertrand Bonello

Coma, intervista al regista Bertrand Bonello

Abbiamo incontrato il regista francese Bertrand Bonello per parlare del suo nuovo lavoro, Coma, nelle sale italiane solo dal 10 al 12 luglio. Bonello scrive, dirige, produce, oltre ad essere autore delle musiche originali e della scenografia, un viaggio immaginifico tra le paure e i dubbi di un’adolescente, confinata in casa durante la pandemia di Covid 19. Terzo capitolo di una trilogia sui giovani iniziata nel 2016 con Nocturama.

Come nasce Coma

Bertrand Bonello racconta così la genesi di Coma, che contiene anche una dedica personale alla figlia Anna, diciottenne all’epoca delle riprese. “Questo film è nato con due momenti. La parte iniziale è una lettera rivolta a mia figlia, da cui è nato il primo cortometraggio. Questo primo cortometraggio mi ha dato poi la voglia di esplorare ancora più a fondo questa dedica. Grazie ai mezzi del cinema, ciò mi ha permesso di entrare nella mente di una giovane diciottenne, che si trova ad affrontare un mondo sempre più arduo per i nostri giovani. Questa possibilità che mi sono dato, di entrare nella mente di un giovane, mi ha permesso di esplorare tantissimi mondi diversi, attraverso associazioni di idee. Mondi diversi che a un certo punto comunicavano tra loro. Mi ha permesso anche di provare a capire come funziona il cervello, di esplorare linguaggi diversi, di passare dai sogni fino agli incubi”.

I giovani, il confinamento durante la pandemia e il ruolo degli adulti

Coma riporta lo spettatore al periodo della pandemia e all’idea del confinamento, sofferto allora soprattutto dai giovani. Mentre colpisce nel lavoro l’assenza degli adulti. Chiediamo dunque a Bonello se, a suo modo di vedere, gli adulti avrebbero potuto fare di più per aiutare i ragazzi a superare quel momento così critico e cosa possano eventualmente fare ora per rimediare. “La pandemia, il Covid è stato essenzialmente un pretesto per me per parlare della libertà e del rapporto degli umani con la libertà. Col senno di poi, avremmo potuto anche non partire dal contesto della pandemia per arrivare a trattare questo tema. Per gli adulti, la pandemia è stato un momento strano, ma per alcuni può essere stato anche meraviglioso, […] un momento in cui ritrovare il tempo per noi stessi, un tempo che non c’è mai. Per i giovani invece, in una fase della loro vita in cui si aprono al mondo, sono pronti a lanciarsi nel mondo, la pandemia può essersi rivelata in molti casi, di una violenza estrema, un’imposizione totale, che li privava di ciò di cui avevano bisogno, ciò che sognavano e desideravano. Dal punto di vista politico, non so […] se si poteva fare di più. Penso che, nel modo che abbiamo di rivolgerci ai nostri giovani, nel modo in cui li accompagniamo, come genitori, dobbiamo cercare di parlare loro dei desideri, di quello di cui hanno bisogno e probabilmente insegnare loro a riaccendere il desiderio e il sogno che gli è stato tolto”.

Il linguaggio visivo e verbale di Coma, vario e accattivante

Tante le scelte visive e linguistiche diverse contenute in Coma. Tra le prime, animazione, live action, 3D. Bonello ne parla così: “È vero, ci sono mondi diversi in questo film, declinati in tantissimi linguaggi diversi. C’è il linguaggio degli adolescenti, quello che vediamo nelle conversazioni FaceTime tra il personaggio principale e la sua amica. In quelle conversazioni era tutto scritto, previsto, senza improvvisazione, ed è un primo tipo di linguaggio. Poi, c’è il linguaggio molto particolare e studiato di Patricia Coma, il cui personaggio passa proprio attraverso la forza della parola, una parola che cambia anche nel corso del film, pregna di un linguaggio televisivo, del mondo dei mass media, che poi diventa più filosofico. Infine, quando vengono tolte tutte le maschere, è un linguaggio più umano, nel momento in cui lei mostra la sua fragilità. C’è anche un altro tipo di linguaggio, quello delle barbie, molto diretto, pregno delle caratteristiche della comunicazione di oggi, dei social network. Lì si parla di argomenti basici, di vita quotidiana, come l’amore, i tradimenti”. Dunque, un universo composito, reso efficacemente sia dal punto di vista visivo, delle immagini, che delle parole.

Julia Faure e il suo lavoro sul personaggio di Patricia Coma

Accanto alla protagonista, la giovane  Louise Labeque colpisce la figura della youtuber Patricia Coma, che dà il titolo al film. Julia Faure, che le ha dato corpo, descrive così questo personaggio dalle molteplici sfaccettature: “Con Bertrand abbiamo lavorato insieme al personaggio in modo abbastanza semplice. Abbiamo lavorato molto sulla voce, sul tono, a livello vocale nella costruzione di questo personaggio, perché volevamo raccontare una figura evocatrice, che ricordasse un po’ il passato, anche il passato mitico del cinema delle femmes fatales. Volevamo, però, che fosse allo stesso tempo una figura premonitrice, in grado di dare messaggi sul futuro, molto inquietanti, una sorta di oracolo distopico che preannuncia l’apocalisse. Al livello personale, quello che mi ha interessato particolarmente è il degrado psichico di un personaggio come questo, che ha vocazione ad influenzare le menti, le tendenze, le voglie dei giovani, ma che non ha idea di dove sta andando, non sa rispondere alle proprie domande ed è ancora più sola della gioventù a cui si rivolge”.

Coma arriva nelle sale italiane dal 10 al 12 luglio, prodotto da Bertrand Bonello e Justin Taurand e distribuito da Wanted Cinema.

Silent Land: una clip esclusiva dal film

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Silent Land: una clip esclusiva dal film

Ecco una clip in anteprima da Silent Land, il nuovo film di Aga Woszczyńska, al cinema dal 29 giugno, distribuito da I Wonder Pictures in collaborazione con Sardegna Film Commission.

Gli assolati paesaggi della Sardegna fanno da sfondo a un inatteso dramma interiore scatenato da un incidente che sconvolge le vacanze estive di una benestante e giovane coppia polacca che ha deciso di soggiornare in un’isolata villetta in Sardegna con vista mare e completa di piscina. L’apparente idillio quotidiano di Anna (Agnieszka Żulewska) e Adam (Dobromir Dymecki) viene improvvisamente interrotto da una serie di eventi: i ventilatori non funzionano e la piscina, a causa della siccità, si trova senz’acqua. Non bastano la limpidezza dei fondali marini, la bellezza della macchia mediterranea e la quiete del paesaggio per ricomporre la tensione tra i due protagonisti, al contrario, le loro coscienze saranno profondamente scosse dagli inattesi eventi e dalle loro conseguenze. Silent Land mette al centro un difficile rapporto di coppia, in un racconto che esplode presto nel dramma e fa emergere il lato più oscuro delle relazioni interpersonali.

https://www.youtube.com/watch?v=3VIxeythcbU

Silent Land è una coproduzione polacco-italo-ceca di Agnieszka Wasiak per la polacca Lava Films, Giovanni Pompili per l’italiana Kino Produzioni e Jordi Niubó per la società ceca i/o post, in Italia sarà distribuito da I Wonder Pictures in collaborazione con Sardegna Film Commission.

Rodeo gratis al cinema con Cinefilos.it

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Rodeo gratis al cinema con Cinefilos.it

In occasione dell’uscita al cinema di Rodeoil nuovo film di Lola Quivoron con Julie Ledru, Yannis Lafki, Antonia BuresiCinefilos.it offre la possibilità ai suoi lettori di assistere gratuitamente al film.

La proieziona del film è previste il 5 luglio in diverse sale italiane. Ecco l’elenco completo delle sale che aderiscono all’iniziativa:

città cinema

sala

indirizzo

data

ora

Milano Anteo Palazzo del Cinema

Rubino

Piazza Venticinque Aprile, 8, 20121 Milano MI

5-lug

19.40

Monza Capitol Anteo Spazio Cinema

Mezzogiorno

Via Alessandro Pennati, 10, 20900 Monza MB

5-lug

19.40

Treviglio Anteo Spazio Cinema Treviglio

Dario Fo

Via Torriani, 24047 Treviglio BG

5-lug

20.00

Cremona Anteo Spazio Cinema Cremona

5

Via Castelleonese, 108, 26100 Cremona CR

5-lug

20.00

Roma Cinema Barberini

6

P.za Barberini, 24/26, 00187 Roma RM

5-lug

21.30

Torino Cinema Fratelli Marx

Harpo

Corso Belgio, 53, 10153 Torino TO

5-lug

21.00

Bologna Pop UP Cinema Arlecchino

unica

Via delle Lame, 59/A, 40121 Bologna BO

5-lug

21.00

 

Prenota QUI il tuo biglietto omaggio: www.anteprimeluglio.it

Per prenotare il tuo invito gratuito valido per 2 ingressi clicca qui (link) riceverai una e-mail di conferma invito fino ad esaurimento posti.

Rodeo, la trama

(Francia – 105’) – Il vento tra i capelli, il rombo del motore, l’asfalto caldo che scorre sotto le ruote. E l’adrenalina che percorre tutto il tuo corpo, come una scarica elettrica. Julia non riesce a immaginare la sua vita senza una moto. Fiera e indipendente, frequenta il giro dei “rodei” urbani, corse clandestine di motociclisti. Ma quando un incontro casuale la porta a unirsi a una banda di centauri, la posta in gioco si alza: in una successione di furti e colpi sempre più pericolosi, per riuscire a dimostrare il suo valore la ragazza dovrà essere disposta a rischiare tutto. Tra Titane e Fast & Furious, Rodeo di Lola Quivoron è una corsa forsennata in moto, un mix altamente infiammabile con una protagonista travolgente e impossibile da dimenticare.

Guarda il trailer di Rodeo

La Maledizione della Queen Mary: il trailer ufficiale

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La Maledizione della Queen Mary: il trailer ufficiale

Ecco il trailer ufficiale di La Maledizione della Queen Mary, il nuovo horror diretto da Gary Shore scritto da Shore insieme a Tom Vaughan e con Alice Eve, Nell Hudson e Joel Fry. Il film arriverà nei cinema italiani il 19 luglio, distribuito da Eagle Pictures.

La Maledizione della Queen Mary, la trama

Nel 1938 una famiglia di artisti salpa a bordo del maestoso transatlantico di lusso Queen Mary, ma La traversata dell’oceano si trasforma ben presto in un incubo quando il padre, David, viene assalito da una furia omicida, e uccide brutalmente tutta la sua famiglia, condannando la nave a un destino maledetto.

Molti anni dopo la famiglia Calder si imbarca sulla Queen Mary per un viaggio di lavoro insieme al figlio Lukas. Esplorando la nave, il bimbo si imbatte negli agghiaccianti spettri di quel passato di sangue, fino ad esserne completamente posseduto. Per salvare l’anima di Lukas, la famiglia Calder sprofonderà così in un incubo senza fine. Quali misteri si celano ancora negli spettrali corridoi della Queen Mary? Cosa dovranno sacrificare i passeggeri per arrivare alla fine del loro viaggio ancora in vita?

Jennifer Lawrence rivela la verità sui pettegolezzi tra Liam Hemsworth e Miley Cyrus

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Oltre a rivelare maggiori dettagli sul provino di Twilight, Jennifer Lawrence ha smentito le voci di una relazione tra lei e l’attore Liam Hemsworth. L’attrice ha confermato che i due non hanno mai avuto una relazione di alcun tipo. In un recente Watch What Happens Live with Andy Cohen, a Jennifer Lawrence è stato chiesto delle voci secondo cui lei e Liam Hemsworth avevano una relazione mentre i due attori giravano Hunger Games: La ragazza di fuoco e Hemsworth all’epica fidanzato con la musicista Miley Cyrus.

Lawrence nega la relazione con Liam Hemsworth

Le voci hanno turbinato quando Miley Cyrus ha pubblicato il video musicale per il suo successo del 2023 “Flowers“, che la ritrae in un vestito dorato che molti paragonano a quello indossato da Jennifer Lawrence per una premiere di The Hunger Games. La Lawrence commenta rivelando che non c’era alcuna verità nella notizia. Anche se ha riconosciuto che la coppia si era già baciata una volta per ragioni artistiche nei film, è stato molto tempo dopo che Liam Hemsworth e Miley Cyrus si erano lasciati.

Non vero, voce totale“, ha detto Lawrence. “Voglio dire, conosciamo tutti me e Liam, tipo, ci siamo baciati una volta. Erano passati anni dalla loro rottura, quindi ho pensato che fosse, tipo, una coincidenza”. Jennifer Lawrence attualmente recita nella commedia R-rated No Hard Feelings che da noi uscirà con il titolo Fidanzata in affitto; nel frattempo Liam Hemsworth reciterà nella quarta stagione di The Witcher di Netflix. Prenderà il posto di Henry Cavill nei panni di Geralt.

A Murder At The End of the World: teaser trailer della serie con Emma Corrin

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Dopo le prime foto FX Networks ha rilasciato il primo teaser trailer di A Murder At The End of the World, la miniserie giallo in arrivo, con la vincitrice del Golden Globe Emma Corrin nei panni di una detective dilettante. Il video offre uno sguardo al cast principale, tra cui Corrin, Harris Dickinson, Clive Owen e altri. Il thriller drammatico inizierà in streaming il 29 agosto su Hulu negli USA. In Italia arriverà su Star, canale per adulti di Disney+.

Dai un’occhiata al teaser trailer di A Murder At The End of the World qui sotto:

Di cosa parla A Murder At The End of the World “Un omicidio alla fine del mondo”?

Una serie misteriosa con un nuovo tipo di detective al timone: un investigatore dilettante della Gen Z e un hacker esperto di tecnologia di nome Darby Hart“, si legge nel logline. “Darby e altri otto ospiti sono invitati da un solitario miliardario a partecipare a un ritiro in un luogo remoto e abbagliante. Quando uno degli altri ospiti viene trovato morto, Darby deve usare tutte le sue abilità per dimostrare che si è trattato di un omicidio contro una marea di interessi contrastanti prima che l’assassino si tolga un’altra vita”.

A Murder At The End of The World (precedentemente intitolato Retreat) è stato creato e diretto da Brit Marling e Zal Batmanglij, con Marling anche co-protagonista della serie. Insieme a Corin ci sono Harris Dickinson, Clive Owen, Alice Braga, Joan Chen, Raúl Esparza, Jermaine Fowler, Ryan J. Haddad, Pegah Ferydoni, Javed Khan, Louis Cancelmi, Edoardo Ballerini, Britian Seibert, Christopher Gurr, Kellan Tetlow, Daniel Olson, e Neal Huff. La serie di 7 episodi è prodotta da Marling, Batmanglj, Andrea Sperling, Melanie Marnich e Nicki Paluga. Proviene da FX Productions.

Tom Cruise parla di come i film di Mission: Impossible siano “in continua evoluzione”

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L’attore Tom Cruise ha commentato il successo dei suoi film Mission: Impossible. Tom Cruise ha interpretato il personaggio dell’agente IMF Ethan Hunt sin dal primo film di Mission: Impossible nel 1996. Con il settimo capitolo dietro l’angolo del franchise di grande successo, Cruise ha parlato del processo di realizzazione di Mission: Impossible – Dead Reckoning Part One, e come è cresciuta la serie.

È in continua evoluzione“, ha detto Cruise a Empire . “Devi essere piuttosto inesorabile e onesto con te stesso su storie e struttura e cosa funziona e cosa no. Non voglio fermarmi finché non sarà giusto”. Questo suona vero per un franchise con le sue prime cinque puntate tutte con registi diversi dietro la macchina da presa. Ciò ha portato ogni film ad avere la sua atmosfera unica fino a quando Christopher McQuarrie ha diretto il quinto film, Mission: Impossible – Rogue Nation, ed è rimasto a dirigere la serie fino al prossimo ottavo film.

Christopher McQuarrie una volta ha parlato di come durante la produzione di Mission: Impossible – Dead Reckoning Part One, ha scoperto che Berlino non avrebbe più permesso loro di filmare un inseguimento a piedi in un aeroporto in costruzione. “Stavamo per girare questa sequenza all’aeroporto e un inseguimento a piedi lì“, dice. “E poi Berlino ha detto: ‘No, siamo troppo vicini all’apertura dell’aeroporto.‘” Improvvisamente, l’inseguimento a piedi è finito. La sequenza dell’aeroporto era finita. Un altro pugno nello stmoaco con cui rotolare su una produzione piena di problemi.

Poi Abu Dhabi ha detto: ‘Bene, abbiamo un aeroporto‘”, ricorda McQuarrie. “E abbiamo detto, ‘Fantastico – invece di un inseguimento a piedi, facciamo qualcosa nel deserto.'” Questo ha portato il cast e la troupe di Dead Reckoning ad Abu Dhabi, dove hanno realizzato quella che McQuarrie definisce “la sequenza più dura, più difficile che io abbia mai fatto e doveva far funzionare. Ora, è una sequenza di cui siamo immensamente, immensamente orgogliosi. Ma è come tutto il resto in Mission: se avessi saputo entrare, non l’avrei mai fatto.

Tutto quello che c’è da sapere su Mission: Impossible – Dead Reckoning Part One

Il settimo capitolo di MI si intitolerà Mission: Impossible – Dead Reckoning Part One, mentre l’ottavo, Mission: Impossible – Dead Reckoning Part Two. Nei prossimi due capitoli della saga di Mission ImpossibleTom Cruise e Rebecca Ferguson torneranno nei panni di Ethan Hunt e Ilsa Faust. I due film vedranno coinvolti anche Shea Whigham (Kong: Skull Island), Hayley Atwell (Captain America: Il primo vendicatore), Pom Klementieff (Guardiani della Galassia) e Esai Morales (Ozark). Christopher McQuarrie scriverà e dirigerà i film, che faranno il loro debutto nelle sale americane rispettivamente il 30 settembre 2022 e il 7 luglio 2023.

In Mission: Impossible – Dead Reckoning Parte Uno Ethan Hunt (Tom Cruise) e la sua squadra dell’IMF si trovano di fronte alla sfida più pericolosa che abbiano mai affrontato: trovare e disinnescare una nuova terrificante arma che minaccia l’ intera umanità. Con il destino del mondo e il controllo del futuro appesi a un filo, la squadra inizierà una frenetica missione in tutto il mondo, per impedire che l’arma cada nelle mani sbagliate. Messo di fronte a un nemico misterioso e onnipotente, tormentato da forze oscure del passato, Ethan sarà costretto a decidere se sacrificare tutto per questa missione, comprese le vite di coloro che gli stanno più a cuore.

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Jennifer Lawrence ricorda di essere stata respinta “immediatamente” al suo provino per Twilight

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Prima ancora di essere nominata all’Oscar per Un Gelido Inverno e ancor prima di diventare Katniss in Hunger Games, a quanto pare Jennifer Lawrence aveva sostenuto un provino per diventare la protagonista di un’altra famigerata serie di successo, Twilight.

L’attrice impegnata in questi giorni per promuovere il suo ultimi film Fidanzata in affitto, in uscita nelle sale, ha rivelato di aver fatto un provino per Twilight. L’attrice 32enne si è aperta in modo più dettagliato sulla sua audizione fallita per il franchise di vampiri. Mentre era ospite del podcast di The Rewatchables, Jennifer Lawrence ha affermato di essere stata “rifiutata immediatamente” per i film.

“Ho fatto il provino per Twilight, [e] mi hanno rifiutato immediatamente”, ha rivelato. Jennifer Lawrence ha continuato, dicendo che “non ha nemmeno ricevuto una richiamata. Ma la mia vita sarebbe stata totalmente diversa. Ho avuto Hunger Games , credo, tipo, un anno dopo. Probabilmente è stato dopo Un Gelido Inverno. Aggiunge che tra le riprese dei film di Hunger Games, stava cercando di realizzare altri film che non facessero parte del franchise per “contrastare” l’essere conosciuta proprio per questo.

[Quindi ero] non solo conosciuto per questo franchise… Ero ancora in un franchise, quindi stavo ancora cercando di contrastare il franchise. Lo farei ancora se fossi in Twilight . Ma quasi non ho fatto Hunger Games perché era uscito Twilight ed era successo quel fandom“. Jennifer Lawrence ha continuato, spiegando che mentre “stava cercando di parlare con la gente di questa decisione dopo che [ Hunger Games ] mi è stato offerto, è stato difficile spiegare alla gente… questo livello di fama“. “Pensavo che sarebbe stato il livello di fama di Twilight e non è mai stato qualcosa che avevo in mente”, ha condiviso. “Non ho mai voluto essere la persona più famosa del pianeta. È una vita molto diversa da quella che immaginavo per me”.

Jennifer Lawrence in precedenza aveva parlato del suo provino per Twilight in un’altra intervista, dicendo che non sapeva davvero quale fosse il suo provino.

Venom 3: un video dal set mostra Tom Hardy in azione!

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Venom 3: un video dal set mostra Tom Hardy in azione!

Venom 3 ha ufficialmente iniziato la produzione e, grazie ad alcuni video sul set di Venom 3, oggi arriva una prima occhiata al protagonista del film, Tom Hardy che ritorna ad interpretare Eddie Brock.

Il video proviene dai fan che filmano Hardy, vestito con quello che sembra essere lo stesso vestito che indossava nella scena post-crediti di Spider-Man: No Way Home. In quel film, Tom Hardy guarda gli eventi del film svolgersi in TV in un bar, prima di essere catapultato con forza nel suo universo. Tuttavia, lascia dietro di sé un pezzo di simbionte, sicuramente destinato a devastare l’MCU. Hardy può essere visto allontanarsi da alcuni edifici, con fumo e fuoco accanto a lui. Guarda i video sul set di Venom 3 qui sotto:

 

Venom 3, tutto quello che sappiamo sul film

A maggio, il titolo provvisorio di Venom 3 è stato rivelato come essere Orwell, che alcuni fan hanno preso come riferimento a Orwell Taylor della Marvel Comics, un ex generale dell’esercito degli Stati Uniti che formò la squadra di supercriminali cacciatori di Venom nota come “Jury”. Il personaggio di Orwell ha svolto un ruolo di primo piano nella miniserie Venom: Lethal Protector dello scrittore David Michelinie e dell’artista Mark Bagley, che ha segnato il primo titolo da solista di Venom quando è stato lanciato nei primi anni ’90. In attesa di una conferma sul titolo ufficiale, restano sconosciuti i dettagli della trama, mentre sappiamo che l’uscita in sala è attualmente fissata all’ottobre 2024.

Oltre al ritorno di Hardy nel ruolo di Venom/Eddie Brock, Venom 3 introdurrà la star di Ted Lasso, Juno Temple, in un ruolo significativo anche se sconosciuto. Anche la star di Doctor Strange Chiwetel Ejiofor, che interpreta lo stregone Karl Mordo nel Marvel Cinematic Universe, è stata confermata per il cast di Venom 3 in un ruolo a sua volta sconosciuto. Al momento della stesura, Hardy, Temple ed Ejiofor sono gli unici tre attori ufficialmente coinvolti nel progetto, lasciando i fan a ipotizzare se Michelle Williams e/o Stephen Graham torneranno per riprendere i rispettivi ruoli di Anne Weying e il detective Mulligan dal precedente Venom ( 2018) e Venom: La furia di Carnage (2021).

Superman: Legacy, scelti gli attori per i ruoli di Clark Kent e Lois Lane!

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Dopo mesi di audizioni e provini, la Warner Bros e i DC Studios hanno finalmente i loro nuovi Clark Kent/Superman e Lois Lane. Stando a quanto riportato da Deadline, David Corenswet dovrebbe infatti interpretare Superman mentre Rachel Brosnahan interpreterà Lois Lane in Superman: Legacy, il film scritto e diretto da James Gunn che rappresenterà l’inizio del nuovo DC Universe. La decisione arriva dopo che i due sono stati tra i pochi selezionati per provare davanti ai co-presidenti della DC Peter Safran e Gunn stesso in costume e trucco completo per le parti.

Le prove si sono svolte nell’arco di due giorni con gli uomini; uno dei giorni ha visto i tre attori selezionati in completo abbigliamento da Superman. Fonti vicine hanno affermato che ogni attore aveva concluso accordi di prova che sarebbero scaduti dopo due settimane lavorative, quindi chiaramente tutte le parti volevano che la questione venisse risolta prima di un potenziale sciopero SAG-AFTRA, che potrebbe entrare in vigore a mezzanotte del 30 giugno.

Per Corenswet, il film segnerà il suo primo ruolo da protagonista importante in un film di uno studio importante, essendo già apparso in progetti come Pearl e le serie The Politician e Hollywood. L’attore sigla dunque ora l’affare più importante della sua carriera fino ad ora. La Brosnahan è invece reduce dall’ultima stagione del suo ruolo da protagonista in La fantastica signora Maisel, che ha ottenuto numerosi riconoscimenti tra cui una vittoria agli Emmy.

La Warner Bros deve ancora ancora comunicare se parteciperà al Comic-Con del mese prossimo a San Diego, quindi c’è ancora una possibilità che i due attori vengano ufficialmente essere presentati al panel della Hall H dello studio. Se però ci fosse uno sciopero SAG-AFTRA, Corenswet e Brosnahan non potrebbero partecipare poiché le linee guida dello sciopero affermano che nessun attore può promuovere alcun progetto durante uno sciopero.

Superman: Legacy, tutto quello che sappiamo sul film

Superman: Legacy non sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e, potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo metaumano del DCU). Il casting è attualmente in corso, con la speranza che venga fatto un annuncio ufficiale al Comic-Con di San Diego di quest’anno. Superman: Legacy uscirà nelle sale l’11 luglio 2025

Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò non significa che la produzione non subirà alcun impatto in futuro. “Superman: Legacy è il vero fondamento della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo Superman è una parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei personaggi preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei film precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo l’ora di presentarti la nostra versione di Superman che il pubblico potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e giochi”.

Batman: tutto quello che c’è da sapere sul film di Tim Burton

Batman: tutto quello che c’è da sapere sul film di Tim Burton

Batman è da sempre uno dei supereroi dei fumetti più amati e celebrati, nonché uno dei primi ad essere stato portato in televisione e al cinema. Ad aver dato vita al primo lungometraggio dedicato al personaggio è stato Tim Burton, reduce dai successi di Pee-wee’s Big Adventure e Beetlejuice – Spiritello porcello. Burton, come noto, non è un appassionato di supereroi, ma verso Batman nutriva un certo interesse, dato dal suo essere al confine tra bene e male e dal fatto che dietro la maschera del supereroe c’è un uomo solitario in cerca di vendetta. Nel 1989 arrivò così sul grande schermo Batman.

Burton era però interessato non tanto a dar vita ad un adrenalinico film d’azione, quanto più a studiare la psicologia del protagonista. Una scelta che ha portato a non badare alla storia in sé e per sé, che all’epoca fu infatti giudicata da molti come piatta e banale. Tutto invece contribuisce a descrivere lo stato d’animo del cavaliere oscuro di Gotham, dalla colonna sonora di Danny Elfman alle scenografie di Anton Furst, Leslie Tomkins e Peter Young premiate poi con l’Oscar. Il risultato è un film con sì dei richiami fumettistici, ma anche profondamente incentrato sull’esplorazione di una personalità cupa, che detta dunque il tono all’intero lungometraggio.

Batman fu poi un successo straordinario, con un guadagno di oltre 400 milioni di dollari. Ancora oggi è considerato come uno dei film capostipite per le trasposizioni dei fumetti al cinema, un’opera imprescindibile da scoprire e riscoprire. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama del film Batman

In occasione del duecentesimo anniversario della fondazione di Gotham City, il sindaco chiede al procuratore Harvey Dent e al commissario James Gordon di ripulire la città dalla criminalità e dalla profonda corruzione, amministrata dal malavaitoso Carl Grissom. Quando le forze dell’ordine realizzano di essere in netto svantaggio, un misterioso giustiziere mascherato corre in loro soccorso. L’uomo pipistrello, soprannominato Batman, infatti, consegna i criminali alla giustizia e tenta piano piano di fermare gli illeciti del boss mafioso. Vedendo il proprio impero crollare, Grissom decide di punire il proprio braccio destro, Jack Napier, per la propria infedeltà.

L’esecuzione di Napier, tuttavia, è impedita proprio dall’arrivo di Batman, che ingaggia una colluttazione con i criminali presenti. Napier, però, cadendo accidentalmente in una vasca di rifiuti chimici viene ritenuto morto. L’uomo, in realtà, è riuscito a sopravvivere agli agenti chimici ma il suo aspetto è stato irrimediabilmente deturpato. Folle di rabbia, Napier cambia il suo nome in Joker e medita di vendicarsi di tutti gli abitanti di Gotham City, uccidendoli con il potente gas ‘Smilex’. Un pericoloso e imprevedibile nemico di Batman sta dunque prendendo sempre più poter in città e lo scontro tra i due sarà ben presto inevitabile.

Batman cast
© 1989 Warner Bros.

Il cast del film e i costumi di Batman e Joker

Per il ruolo di Batman, la Warner Bros. avrebbe voluto un noto attore di film d’azione, ma Burton aveva idee opposte a riguardo. Egli ricercò piuttosto un attore sconosciuto, optando infine per Michael Keaton, con il quale aveva già lavorato in Beetlejuice. I fan del personaggi furono però profondamente scontenti dalla scelta, temendo che con Keaton si sarebbe dato vita ad una versione comica di Batman. L’attore riuscì però a far cambiare opinione a tutti, dando vita ad un Batman estremamente convincente. A Keaton si deve anche l’intuizione di far parlare Batman con una voce diversa, elemento che verrà poi ripreso anche nelle successive versioni cinematografiche.

Per quanto riguarda il look del personaggio, Burton specificò di volere un costume totalmente nero, che rendesse dunque difficile distinguere il personaggio nell’oscurità. Indossare questo fu per Keaton una sfida non da poco, poiché il lattice della maschera lo rendeva praticamente privo di udito. L’attore sfrutto allora tale condizione di isolamento per costruire al meglio il carattere solitario del personaggio. Inizialmente, anche riguardo al costume i fan espressero pareri negativi, affermando che questo risultava poco minaccioso. Una volta visto nel contesto del film, però, il costume ideato da Bob Ringwood risultò estremamente convincente.

Particolarmente importante fu poi il casting per Joker. Il ruolo stava per essere affidato a Robin Williams, il quale fu però poi scaricato in favore di Jack Nicholson, cosa che provocò una frattura tra Williams e la Warner Bros. Per il ruolo, Nicholson dovette naturalmente sottoporsi a diverse ore di trucco, ma ciò non sembrò per lui essere un problema, tanto che in seguito definirà il Joker come uno dei suoi personaggi preferiti tra quelli interpretati in carriera. Il ruolo di Vicky Vale è invece affidato a Kim Basinger, mentre Billy Dee Williams è Harvey Dent. Degni di nota sono poi anche Pat Hingle nei panni del commissario Gordon e Michael Gough in quelli del maggiordomo Alfred, ruolo che interpreterà anche nei successivi tre film su Batman.

Il trailer di Batman e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Batman grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes e Now. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 27 giugno alle ore 21:10 sul canale TwentySeven.

Fonte: IMDb

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