L’affermazione della
propria esistenza è un concetto primordiale che da sempre
accompagna l’uomo. E proprio dalla ricerca della “prova della
propria esistenza” sembra prendere le mosse Mr. Evidence,
una delle nuove proposte librarie che Sergio Bonelli
Editore ha presentato al Lucca Comics and Games
2022, sotto l’etichetta Audace.
A raccontare la genesi e
le intenzioni del progetto, i due co-creatori delle serie,
Adriano Barone e
Fabio Guaglione, autori che partono da due
background molto diversi (il primo sceneggiatore “puro”, il secondo
formato e affermato nell’ambito della produzione cinematografica),
ma che hanno trovato un territorio comune nella costruzione di una
storia molto ambiziosa. Come si collabora quando i rispettivi punti
di partenza e formazione sembrano così distanti?
Fabio
Guaglione: “Ci conosciamo da molto tempo e volevamo
unire passioni e competenze. Adriano già lavorava con Bonelli e io
sono sempre stato appassionato di fumetti, quindi ci siamo detti di
proporre qualcosa alla casa editrice. Mi ricordo benissimo come
andò quell’incontro: Michele Masiero, il direttore della SBE, passò
tutto il tempo a dirci quanto poteva essere complicato far partire
una nuova serie, quanto era profonda la crisi delle edicole,
elencandoci tutti i malus di quello che poteva essere la messa in
cantiere di una nuova storia. E noi abbiamo pensato che la sua
risposta fosse un ‘no’, ci siamo preparati ad uscire dalla sua
stanza incassando il rifiuto, ma lui ci ha fermati, dicendoci che
saremmo partiti con il progetto.”
“Non avevamo capito
che quello fosse invece un ‘sì’ – prosegue Barone –
Masiero era stato molto onesto nello spiegarci la situazione
editoriale. E noi, tra professionisti, eravamo pronti ad accettare
una risposta negativa. Che invece non è arrivata. La proposta è
stata accolta nel 2018, sono partiti subito i lavori veri e propri
e nel 2019 c’è stato l’annuncio ufficiale, sempre al Lucca Comics.
A Lucca 2022 sarebbe dovuto uscire un numero zero e invece siamo
usciti con il primo numero, dal momento che la pandemia ha cambiato
tante carte in tavola. Fino al 28 giugno non sapevamo che saremmo
riusciti a portare Mr. Evidence a Lucca. Dobbiamo ringraziare
davvero tutta la nostra squadra, la casa editrice, il disegnatore
Fabrizio Des Dorides, le coloriste coordinate da Emiliano
Mammucari, Luca Corda che ha letterato, Cassandra Botta che è stata
la nostra eroica segretaria di edizione e tutto il team editoriale
che ci ha permesso di arrivare in tempo.”
Anche un occhio inesperto
in materia di nona arte si rende conto che Mr.
Evidence si differenzia dal fumetto Bonelli classicamente
inteso, a partire dalle sue tavole ‘molto parlate’, frutto di un
lavoro di compromesso tra le due teste pensanti che lo hanno
partorito.
“Adriano è un
integralista/formalista del fumetto – dice Guaglione,
cominciando ad addentrarsi nel processo di creazione della serie –
più di una volta mi sono sentito dire che certe cose non si
potevano fare nel linguaggio del fumetto bonelliano, e io ho
cercato di contaminare la tradizione della casa editrice proponendo
altri esempi. Ho cercato di portare dentro a Mr. Evidence tutto il
mondo della serialità televisiva, a partire da Mindhunter. Il modo
di raccontare i personaggi che abbiamo adottato è debitore di quel
tipo di linguaggio, tanto è vero che Adriano dice che Mr. Evidence
è antifumettistico, anche se non so cosa vuole dire…” conclude
ridendo.
E il collega interviene a
spiegare: “Per me il fumetto è immagine, e il dialogo presente
in essa deve essere contrappuntistico. Il fatto che Mr. Evidence
sia tanto dialogato va contro questa mia idea, quindi in questo
senso è “antifumettistico”. Ma come dice Warren Ellis, il fumetto è
immagine e parola, è l’autore che decide l’alchimia tra le due
componenti. Così ho deciso che con questa storia che aveva la
necessità di tante parole si poteva esagerare e invece di resistere
all’esigenza di Fabio, ho ceduto ad essa, cercando di arricchirla e
di rendere questa storia ancora più unica.”
Il risultato è una storia
densa, in cui ogni tavola può richiedere anche una doppia lettura
per essere assimilata bene, e in cui i canoni bonelliani lasciano
spazio a fonti differenti, come i fumetti Vertigo. Dopotutto
Mr. Evidence fa parte della collana Audace, e da
sempre
Michele Masiero spinge gli autori che pubblicano
sotto questa etichetta a osare, a essere audaci, appunto.
Nel primo volume, la
storia è ambientata in un istituto di igiene mentale, e i quattro
protagonisti soffrono di patologie molto specifiche: Mr. Truth,
Miss Nerve, Mr. None e Mr. Pain hanno disturbi mentali che li
rendono molto particolari. Ma come nascono questi personaggi? La
patologia è entrata nella storia oppure era la storia a esigere
quel tipo di disturbo per costruire un personaggio
specifico?
Il percorso è stato a
doppio senso, come spiega Barone: “C’era uno schema
prestabilito che dettava il comportamento dei nostri personaggi, e
in base a questo abbiamo cercato dei disturbi che potessero
permettere a ciascuno dei personaggi di comportarsi come ci
serviva.” Gli fa eco Guaglione: “Siamo partiti dalle
esigenze narrative, ad esempio avevamo bisogno di un Mr. Truth, che
immagazzinasse e ricordasse ogni dettaglio, con memoria fotografia
e capacità di calcolo, e siamo andati a vedere se queste
caratteristiche erano racchiuse in un disturbo esistente in natura.
Lo stesso per quanto riguarda Mr. Pain, un personaggio che fosse in
contatto costante con il dolore. Abbiamo percorso la strada opposta
con i cattivi, che arriveranno dal secondo volume in poi. Lì
abbiamo pensato di attribuire a ogni villain le caratteristiche più
interessanti.”
Una vera e propria
discesa negli inferi delle malattie mentali che però è stata
affrontata con un approccio scientifico, anche per tutelarsi dai
mostri che la mente umana è capace di creare. “Nella
documentazione l’approccio è stato scientifico – spiega
Guaglione – ma in fase di scrittura il mio percorso è stato
catartico, perché se ti immedesimi non in uno, ma in quattro
personaggi mentalmente instabili, il processo diventa molto
profondo. Scrivendo il quarto volume mi sono trovato in lacrime
perché mi sono accorto che attraverso i personaggi ero io a parlare
dei miei problemi. La nostra speranza è che, sebbene si tratti di
personaggi inventati e per molti versi estremi, possano catturare
un disagio o almeno una piccola parte del disagio di qualche
lettore che si sentirà così rappresentato.”
Insomma, sembra che il
prezzo da pagare per la realizzazione di Mr.
Evidence sia stato particolarmente salato, in termini di
coinvolgimento emotivo, un prezzo che Barone e Guaglione vogliono
condividere con il lettore, dal momento che nelle note a fine
volume 1, si chiedono (e gli chiedono) se la follia possa essere un
metro per capire il mondo in cui viviamo. La risposta, però, non
l’hanno trovata neanche loro: “Il nostro viaggio con Mr.
Evidence è a metà perché siamo a metà della stesura della
sceneggiatura – dice Barone – l’unica cosa che abbiamo
scoperto a questo punto, è che abbiamo molte più domande di quante
ne avevamo all’inizio di questa storia. E non ho la pretesa di dare
una risposta.” Guaglione aggiunge: “Credo che nessun
prodotto possa dare la risposta a una tale domanda. Quello che può
fare una storia come quella di Mr. Evidence, è porre l’individuo
davanti alla domanda giusta per lui. Ed è quello che cercheremo
alla fine di questo ciclo.”
Nell’ambito di una
Lucca Comics and Games in cui SBE esordisce con le prime due
produzioni di
Bonelli Entertainment, il film
di
Dampyr ora al cinema e la serie animata di
Dragonero che andrà in onda a dicembre sui canali Rai, è
inevitabile immaginare una declinazione multimediale anche per le
nuove PI che la casa editrice sta mettendo sul mercato. Questo
valer anche per Mr. Evidence?
Per Guaglione non ci sono
dubbi, sin dalla genesi del progetto: “Siamo stati chiamati per
realizzare un prodotto che potesse essere multimediale. Adesso ci
stiamo dedicando con amore al fumetto, ma stiamo già parlando di
diverse declinazioni, alcune impensabili.” E Barone conferma:
“Mr. Evidence è stato fatto in modo che si potesse sviluppare
anche in altri media, c’è un dossier corposo che racconta anche un
world building molto ricco, quindi la possibilità che si possa
raccontare la storia per altre vie è reale.”
Dopotutto la storia di
Mr. Evidence si rivela essere particolarmente ‘nel
suo tempo’ in un momento storico in cui la malattia mentale non è
più uno stigma. Nel periodo post-pandemico, è aumentata, per
fortuna, l’attenzione verso le malattie mentali, se ne parla di più
e c’è un maggiore senso di inclusione verso coloro che ne soffrono.
È proprio questo il tessuto sociale in cui Guaglione e Barone si
sono inseriti con la loro storia. “Negli ultimi anni c’è
l’attenzione narrativa verso il freak, ovvero una persona che ha un
difetto e deve conviverci e deve cercare di trarre da quel difetto
un potenziale che lo rende unico. E noi ci inseriamo in quel filone
lì.” Conferma Guaglione. E Barone approfondisce: “Siamo in
un presente in cui l’uomo della strada si chiede cosa voglia dire
essere normale. La pandemia ci ha messi a confronto con noi stessi
e con la nostra solitudine, ci ha costretti a farci delle domande,
a chiederci cosa vogliamo e quanto siamo uguali gli uni agli altri.
La nostra condizione è ‘la fortuna d’autore’, uno stato in cui
capisci che forse certe tematiche non interessano solo a noi
due.”
“Il nostro mondo
vuole guarire e noi parliamo di persone malate che non vogliono più
vergognarsi di esserlo – conclude Guaglione – A volte si
tende a nascondere il fatto di avere dei problemi, la verità è che
le difficoltà, i problemi, i difetti fanno parte della vita. A
volte, come in Mr. Evidence, il problema che hai dice che persona
sei.”
L’affermazione della
propria esistenza passa anche attraverso la presa di coscienza e
l’accettazione della propria diversità, e questa
auto-consapevolezza si trasforma inevitabilmente in affermazione di
sé.
Mr. Evidence – la cover del numero 1
