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Space Cowboys: la spiegazione del finale del film

Space Cowboys: la spiegazione del finale del film

Il film del 2000 Space Cowboys si inserisce nella filmografia di Clint Eastwood come un’opera che miscela il tono avventuroso con riflessioni sulla vecchiaia e la resilienza, tematiche care al regista-attore americano. Dopo decenni trascorsi a interpretare uomini duri e silenziosi come nel capolavoro Gli spietati, Eastwood qui dirige un cast di veterani dell’era spaziale, mettendo in scena personaggi che, nonostante l’età, cercano di dimostrare il loro valore e affrontare sfide apparentemente impossibili. Il film rappresenta quindi un ponte tra il cinema action e quello drammatico, confermando Eastwood come regista capace di unire spettacolo e introspezione.

L’idea del film nasce dalla voglia di esplorare la nostalgia e l’emozione legata alla corsa allo spazio, raccontando una storia che unisse avventura, tecnologia e dinamiche umane. La sceneggiatura, sviluppata da William Broyles Jr., si ispira a storie di astronauti reali e a racconti di ex militari e ingegneri aerospaziali, dando vita a una narrazione credibile e coinvolgente. L’equilibrio tra la tensione pericolosa delle missioni spaziali e i momenti di comicità legati alle personalità dei protagonisti rende Space Cowboys un film avvincente e al contempo riflessivo.

Il genere del film è un avventuroso action-drama con elementi di fantascienza realistica, che mescola scene di suspense a momenti più intimisti e ironici. Tra i temi trattati spiccano l’amicizia, la lealtà, la determinazione nonostante l’età e la capacità di confrontarsi con i propri limiti fisici ed emotivi. La pellicola invita lo spettatore a riflettere sul valore dell’esperienza e sulla possibilità di superare ostacoli, anche quando il tempo sembra aver ridotto le proprie energie. Nel resto dell’articolo si analizzerà il finale e si approfondiranno le sue implicazioni narrative.

Space Cowboys film

La trama di Space Cowboys

La storia del film si apre nel 1958, nel pieno delle prime sperimentazioni per mandare l’uomo nello spazio. I membri del Team Dedalus, quattro piloti dell’U.S. Air Force, si addestrano infatti per essere i primi americani ad esplorare l’ignoto sopra di noi. Il loro sogno si infrange però nel momento in cui il progetto viene trasferito alla NASA, che affida ad altri il compito. Quarantadue anni dopo, i quattro piloti conducono ora una tranquilla vita da pensionati. L’ingegnere aerospaziale Frank Corvin si gode infatti la sua pensione con la moglie Barbara. Gli altri membri, William Hawkins, Tank Sullivan e Jerry O’Neill, allo stesso modo hanno ormai riposto nel cassetto il sogno di andare nello spazio.

Una seconda possibilità viene però improvvisamente loro offerta dall’ingegnere della NASA Sara Holland. Questa raggiunge i quattro ex piloti per comunicare loro che un vecchio satellite russo è uscito dalla sua orbita e minaccia di schiantarsi sulla Terra. L’unico a saperlo riparare è proprio Frank. Egli si dichiara però disposto ad accettare solo se potrà avere con lui i suoi vecchi compagni di lavoro. Prima di poter andare nello spazio, però, i quattro piloti dovranno riprendere l’addestramento da lì dove lo avevano interrotto. Per completare questo non avranno molto tempo a disposizione, poiché il satellite si avvicina e la salvezza del pianeta richiede tempestività.

La spiegazione del finale

Nel terzo atto di Space Cowboys l’equipaggio della navetta Daedalus deve dunque affrontare la minaccia dei missili nucleari contenuti nel satellite IKON. Dopo il tentativo sconsiderato di Ethan Glance di stabilizzare l’orbita del satellite, che provoca collisioni e gravi danni al veicolo spaziale, Frank e Hawk si dirigono verso il satellite in una passeggiata spaziale rischiosa per attivare i razzi di propulsione e rallentarne la decadenza orbitale. Hawk, gravemente malato, si offre volontario per salire sul satellite e guidare l’operazione finale, sapendo che potrebbe non sopravvivere, ma determinato a realizzare il suo sogno di andare sulla Luna.

La risoluzione del racconto avviene con il sacrificio eroico di Hawk, che riesce a spingere il satellite lontano dalla Terra, neutralizzando la minaccia nucleare. Intanto Frank, Tank e Jerry affrontano il rientro della navetta, rischiando la loro sicurezza ma applicando le tecniche sperimentali di Hawk per rallentare la discesa e garantire un atterraggio sicuro. Il film chiude con un’immagine suggestiva della Luna, mentre Hawk giace tra le rocce dopo aver completato il suo ultimo volo, accompagnato dalla canzone Fly Me to the Moon, che suggella il tono epico e nostalgico dell’opera.

Space Cowboys cast

Il finale del film sottolinea l’importanza del coraggio, della dedizione e della capacità di affrontare sfide estreme, anche in età avanzata o in condizioni sfavorevoli. Il sacrificio di Hawk diventa simbolo di eroismo personale, ma anche della fiducia tra compagni di squadra e della capacità di superare limiti fisici e psicologici. La scena sulla Luna serve a ricordarci che il raggiungimento di un sogno può richiedere scelte difficili, ma lascia una traccia indelebile nella memoria e nella storia.

Dal punto di vista narrativo, il finale funziona come chiusura epica della storia: tutte le tensioni accumulate durante il terzo atto vengono risolte, il conflitto principale—la possibile catastrofe nucleare—viene scongiurato e l’arco emotivo dei personaggi trova soddisfazione, soprattutto per Frank che vede realizzarsi l’impresa di Hawk. La combinazione di suspense, azione e riflessione emotiva lascia allo spettatore un senso di compimento, ma anche una dolce malinconia per il sacrificio dell’eroe.

Cosa ci lascia Space Cowboys

Il messaggio del film è chiaro e universale: l’età non definisce il coraggio, l’esperienza ha un valore inestimabile e il lavoro di squadra, unito alla determinazione personale, può affrontare qualsiasi ostacolo. Space Cowboys celebra la resilienza umana e la capacità di realizzare sogni che sembrano impossibili, ricordandoci che il vero eroismo non si misura solo dai risultati, ma anche dal coraggio di affrontare rischi per il bene comune.

Scrubs: un altro membro del cast originale si aggiunge al reboot

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Scrubs: un altro membro del cast originale si aggiunge al reboot

Sitcom fondamentale degli anni 2000, Scrubs ha riscosso grande successo durante la sua messa in onda, conclusasi nel marzo 2010 dopo nove stagioni. Il cast era composto da attori già affermati come John C. McGinley e giovani star come Zach Braff e la serie ha ricevuto il plauso della critica durante le prime stagioni per l’umorismo irriverente, il peso drammatico e le interpretazioni dei protagonisti. Da quando è stato annunciato il revival di Scrubs, ci sono state trattative con il cast originale, con diversi membri principali che hanno accettato di tornare, e ora è stata confermata un’altra aggiunta.

Secondo Deadline, Judy Reyes, che ha interpretato l’infermiera Carla Espinosa per otto stagioni della sitcom di successo, tornerà nel reboot, riunendosi ai colleghi Zach Braff, Donald Faison e Sarah Chalke, che torneranno rispettivamente nei panni di John “JD” Dorian, Chris Turk ed Elliot Reid. Si potrebbe obiettare che Scrubs non è una serie che merita un reboot, e che la serie originale era molto legata al suo tempo.

Tuttavia, se deve essere ripresa, avere il maggior numero possibile di membri del cast originale a bordo giocherà probabilmente un ruolo importante nel renderla il più buona possibile. Il ritorno di Reyes significa dunque che un altro membro del cast principale ha accettato di tornare, il che suggerisce che le sceneggiature potrebbero essere piuttosto valide. Riunire JD, Elliot, Carla e Turk regalerà agli spettatori una dose di nostalgia e metterà in risalto l’intesa tra i protagonisti, che è sempre stata un punto di forza della serie.

Harry Potter: dal set arrivano le prime immagini di Molly Weasley!

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Le riprese della prima stagione della serie Harry Potter di HBO, che adatterà La Pietra Filosofale, sono ormai iniziate da qualche settimana e le foto dal set hanno rivelato l’aspetto di vari personaggi come Rubeus Hagrid e Ginny Weasley. I social media sono dunque stati inondati di numerose reazioni, con i fan che analizzano se i realizzatori del film stanno rimanendo fedeli ai libri come promesso.

Ora, sono emerse nuove foto dal set hanno rivelato un’emozionante anteprima di uno dei personaggi principali della storia. Wizarding World Direct su X ha infatti condiviso un paio di foto (le si può vedere qui) di Katherine Parkinson nei panni di Molly Weasley. In questa scena, Molly indossa abiti con motivi non abbinati, che danno un forte tocco “alla Weasley”, e ha una borsa appesa alla spalla.

Anche se i suoi capelli sono leggermente diversi da quelli di Julie Walters nei film, il colore rosso dimostra che si integrerà perfettamente con il resto della famiglia. Le foto dal set hanno però suscitato reazioni contrastanti tra i fan che hanno risposto al post su X: alcuni hanno apprezzato il fatto che Molly avrà un’età più vicina a quella del personaggio del libro, mentre altri hanno criticato il suo abbigliamento.

Cosa sappiamo della serie HBO su Harry Potter

La prima stagione sarà tratta dal romanzo La pietra filosofale e abbiamo già visto alcuni altri momenti chiave del romanzo d’esordio di J.K. Rowling essere trasposti sullo schermo. La prima stagione di Harry Potter dovrebbe essere girata fino alla primavera del 2026, mentre la seconda stagione entrerà in produzione pochi mesi dopo. Ogni libro dovrebbe costituire una singola stagione, il che significa che avremo sette stagioni nell’arco di quasi un decennio.

HBO descrive la serie come un “adattamento fedele” della serie di libri della Rowling. “Esplorando ogni angolo del mondo magico, ogni stagione porterà ‘Harry Potter’ e le sue incredibili avventure a un pubblico nuovo ed esistente”, secondo la descrizione ufficiale. Le riprese dovrebbero avere inizio nel corso dell’estate 2025, per una messa in onda prevista per il 2026.

La serie è scritta e prodotta da Francesca Gardiner, che ricopre anche il ruolo di showrunner. Mark Mylod sarà il produttore esecutivo e dirigerà diversi episodi della serie per HBO in collaborazione con Brontë Film and TV e Warner Bros. Television. La serie è prodotta da Rowling, Neil Blair e Ruth Kenley-Letts di Brontë Film and TV, e David Heyman di Heyday Films.

Come già annunciato, Dominic McLaughlin interpreterà Harry, Arabella Stanton sarà Hermione e Alastair Stout sarà Ron. Il cast principale include John Lithgow nel ruolo di Albus Silente, Janet McTeer nel ruolo di Minerva McGranitt, Paapa Essiedu nel ruolo di Severus Piton, Nick Frost nel ruolo di Rubeus Hagrid, Katherine Parkinson nel ruolo di Molly Weasley, Lox Pratt nel ruolo di Draco Malfoy, Johnny Flynn nel ruolo di Lucius Malfoy, Leo Earley nel ruolo di Seamus Finnigan, Alessia Leoni nel ruolo di Parvati Patil, Sienna Moosah nel ruolo di Lavender Brown, Bertie Carvel nel ruolo di Cornelius Fudge, Bel Powley nel ruolo di Petunia Dursley e Daniel Rigby nel ruolo di Vernon Dursley.

Si avranno poi Rory Wilmot nel ruolo di Neville Paciock, Amos Kitson nel ruolo di Dudley Dursley, Louise Brealey nel ruolo di Madama Rolanda Hooch e Anton Lesser nel ruolo di Garrick Ollivander. Ci sono poi i fratelli di Ron: Tristan Harland interpreterà Fred Weasley, Gabriel Harland George Weasley, Ruari Spooner Percy Weasley e Gracie Cochrane Ginny Weasley. Warwick Davis, già membro dei film per il cinema, riprenderà il ruolo del professor Filius Vitious.

La serie debutterà nel 2027 su HBO e HBO Max (ove disponibile) ed è guidata dalla showrunner e sceneggiatrice Francesca Gardiner (“Queste oscure materie”, “Killing Eve”) e dal regista Mark Mylod (“Succession”). Gardiner e Mylod sono produttori esecutivi insieme all’autrice della serie J.K. Rowling, Neil Blair e Ruth Kenley-Letts di Brontë Film and TV, e David Heyman di Heyday Films. La serie di Harry Potter è prodotta da HBO in collaborazione con Brontë Film and TV e Warner Bros. Television.

Finale a sorpresa – Official Competition: la spiegazione del finale del film

Il film del 2022 Finale a sorpresa – Official Competition (qui la recensione) è una satira brillante del mondo del cinema contemporaneo, diretta da Mariano Cohn e Gastón Duprat, con protagonisti Penélope Cruz e Antonio Banderas. Il film racconta le vicende di due attori ossessionati dalla perfezione e dalla competizione sul set, alle prese con le dinamiche assurde e teatrali della produzione di un film d’autore. Tra battute taglienti e situazioni paradossali, la pellicola mette in luce il lato più grottesco e surreale dell’industria cinematografica. Nel resto dell’articolo si analizzerà il finale e si approfondiranno i temi principali del film.

La trama di Finale a sorpresa – Official Competition

Il film inizia con Humberto Suárez (José Luis Gómez), un ricco uomo d’affari ormai anziano che decide di produrre un film e lasciare un’eredità duratura. Per questo incarica Lola Cuevas (Penélope Cruz), una celebre regista, di adattare un romanzo vincitore del premio Nobel intitolato Rivalità. La storia ruota attorno a un uomo che non riesce a perdonare il fratello per aver ucciso i loro genitori in un incidente causato dalla guida in stato di ebbrezza. Per interpretare i due fratelli, Lola decide di ingaggiare Iván Torres (Oscar Martínez), un attore teatrale snob e poco brillante, e Félix Rivero (Antonio Banderas), un attore hollywoodiano di grande successo, che forse non è così abile nell’arte della recitazione.

Entrambi apportano il proprio punto di vista nell’affrontare i rispettivi ruoli. Iván prepara un’intera storia per il suo personaggio per giustificare il suo stato mentale. Félix crede che, come attore, si debbano recitare i dialoghi in modo abbastanza convincente da far credere al pubblico alla finzione e inventare le proprie storie. Le loro due personalità contrastanti si scontrano, mentre Lola continua con il suo approccio registico micro-gestionale. Dà a entrambi gli attori un feedback approfondito sulle loro performance, li fa ripetere le battute fino a quando non la soddisfano e arriva persino a usare un esperimento pratico, tenendo un masso sopra di loro con una gru per far loro sentire la tensione della scena.

Antonio Banderas, Penelope Cruz e Oscar Martínez in Finale a sorpresa - Official Competition
Antonio Banderas, Penelope Cruz e Oscar Martínez in Finale a sorpresa – Official Competition

 

Più tardi, distrugge tutti i premi che hanno ricevuto con un trituratore industriale. I tre artisti cercano di coesistere, nonostante i loro diversi metodi, per portare sullo schermo una visione unitaria. Poiché Iván continua a sminuirlo, Félix decide di vendicarsi. Rivela la sua diagnosi di cancro al pancreas e afferma di voler fare di Rivalità il suo ultimo capolavoro prima di morire. La notizia sconvolge Lola, che si preoccupa di come concludere le riprese se Félix morirà entro un anno. Iván, però, la consola offrendosi di interpretare entrambi i ruoli.

Poco dopo, Félix rivela però di aver mentito sulla sua diagnosi per farsi rispettare le sue capacità recitative. Félix è orgoglioso di quanto sia facile ingannarli con la sua recitazione. Iván lo applaude per essere riuscito a convincerli di questa bugia e dice di invidiare la capacità di Félix di raggiungere un pubblico così vasto. Ma in seguito, Iván confessa di aver mentito anche lui e definisce il lavoro di Félix un intrattenimento superficiale e banale, fatto per la maggioranza che si nutre di trucchi così scontati. La loro continua battaglia tra ego fa dunque infuriare Lola, che decide di prendersi una pausa per dimostrare la sua importanza come regista.

Alla fine, arrivano alla scena finale del loro film, dove il personaggio di Félix uccide quello di Iván per vendetta e finge di essere lui. Subito dopo questa rappresentazione, Humberto organizza una festa per commemorare l’inizio della produzione del film. In quest’occasione, uno scontro tra i due attori porta ad un drammatico risvolto: Félix spinge Iván giù dal tetto dell’abitazione, apparentemente uccidendolo. A questo punto Félix si nasconde per salvarsi da ogni accusa. Più tardi, esce per consolare la moglie di Iván. Lola, però, se ne accorge e capisce che Félix sta solo recitando.

Mentre Iván rimane in coma in ospedale, Félix interpreta il ruolo dei fratelli (come proposto da Iván in precedenza). Il film viene presentato a un festival cinematografico, dove Félix viene elogiato per la sua interpretazione durante la sessione di domande e risposte che segue la proiezione. Mostra preoccupazione per il suo ex co-protagonista Iván e dice che avrebbe voluto che fosse stato nel film. Tuttavia, Lola risponde alle domande della stampa con poche parole e non si lascia andare a rivelazioni sul “significato più profondo o sul legame” dietro al film.

Antonio Banderas e Oscar Martínez in Finale a sorpresa - Official Competition
Antonio Banderas e Oscar Martínez in Finale a sorpresa – Official Competition

La spiegazione del finale del film

Dopo aver dedicato del tempo a delineare lentamente le personalità dei singoli personaggi, il finale tralascia a questo punto diversi dettagli. Mentre Iván è in coma, Félix approfitta della sua assenza per costruire la propria opera e ottenere la rispettabilità artistica che ha sempre adorato. L’idea di assegnargli entrambi i ruoli sembra essere venuta a Lola, dato che Iván le aveva presentato questa idea in passato. Inoltre, lei non sembra il tipo di persona che vorrebbe sprecare qualsiasi opportunità le si presenti. Quindi, raggiunge il suo obiettivo finale: realizzare il film in un modo o nell’altro.

Il gioco di ruoli che si ritrova nei personaggi di Iván e Félix rispecchia le loro vite reali, dove Iván assume la vita di Félix dopo la sua uscita di scena. Poiché l’aspetto meta è piuttosto evidente, Lola si rifiuta di commentarlo. Forse perché attirerebbe inutili polemiche o perché vuole smettere di discutere di ciò che è successo (e considerarlo l’ispirazione dietro il suo lavoro). Nel montaggio finale, il film affronta essenzialmente un unico tema: la vita continua.

Huberto continua a curare la sua immagine pubblica di multimilionario e inaugura un ponte che ha finanziato. Félix continua a ottenere grandi ruoli nonostante le sue limitate capacità recitative e non presta attenzione al suo passato. Poiché nessuno lo scopre nella sua menzogna (a parte Lola), ciò rafforza il punto di vista di Iván: le persone credono ai trucchi economici della sua recitazione. Nonostante la sua eccellenza artistica, Iván continua a desiderare il riconoscimento e la vendetta per ciò che Félix gli ha fatto.

Mentre rivela i loro progressi, Lola rompe la quarta parete per chiederci quando il film finisce veramente per noi. Anche quando i titoli di coda scorrono, invitandoci a lasciare la sala, i nostri pensieri e le nostre idee continuano a ronzarci nella testa. Quindi la pioggia immediata di premi, riconoscimenti o amore non determina necessariamente la vita di un film. Dipende anche dalla sua longevità. In sostanza, ci fa riflettere su come giudichiamo l’arte e su cosa basiamo i nostri giudizi. È solo la valutazione critica? È un premio a un festival cinematografico o un successo al botteghino? La natura aperta del suo monologo ci porta a riflettere su questo aspetto.

Finale a sorpresa - Official Competition recensione
Antonio Banderas, Penelope Cruz e Oscar Martínez in Finale a sorpresa – Official Competition

La spiegazione dei temi di Finale a sorpresa – Official Competition: l’ego degli artisti

L’elemento del temperamento artistico viene dunque ripetutamente indagato e discusso per tutta la durata del film. Sia Félix, affermato nel mainstream, sia Iván, purista, si preoccupano eccessivamente di come vengono percepiti e se gli altri li rispettano. Quando Félix si procura una piccola contusione, crea un dramma inutile come se fosse un incidente mortale. Quando Iván decide di arrivare in ritardo sul set perché Félix ha potuto farlo, anche lui agisce in base al suo ego.

Entrambe le loro azioni rappresentano i capricci che gli attori/artisti mettono in atto, spesso per aumentare il loro valore agli occhi degli altri. Oltre a loro, anche il temperamento artistico di Lola diventa evidente. Il suo stile di regia appare intensamente invasivo. Questo perché controlla minuziosamente ogni piccolo dettaglio affinché il lavoro prenda vita esattamente secondo la sua visione. Ciò fa infuriare gli attori, poiché il suo metodo influisce sul loro stile recitativo. Il film crea gran parte del suo “dramma” attraverso lo scontro tra gli ego di tutti questi individui nel mondo dell’arte.

La vita imita l’arte e viceversa

Il casting di Félix e Iván sembra intenzionale, poiché rispecchiano le lotte emotive dei loro personaggi. Gli attori sembrano fratelli estraniati che litigano per il loro amore per la recitazione, proprio come i loro personaggi litigano per il loro amore verso i genitori. Come spiegato in precedenza, l’aspetto di prendere il posto del fratello nell’ultima scena delle prove (e del film) appare nella vita reale di questi attori, rafforzando ulteriormente l’aspetto meta di questa commedia nera.

IT: Welcome to Derry, svelata la data di uscita della serie

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IT: Welcome to Derry, svelata la data di uscita della serie

HBO ha confermato la data di uscita di IT: Welcome to Derry. La serie in arrivo è un prequel del film IT del 2017 e del suo sequel, IT – Capitolo due del 2019 e sarà incentrata su un altro gruppo di ragazzi che affrontano Pennywise il Clown circa 27 anni prima che il Club dei Perdenti combattesse per la prima volta il mostruoso cattivo. Fino ad oggi sapevamo che la serie sarebbe arrivata nel corso di “ottobre 2025”. Ora, l’account X di HBO Max ha finalmente annunciato che IT: Welcome to Derry sarà trasmesso per la prima volta il 26 ottobre 2025. Successivamente, i restanti nove episodi della serie saranno trasmessi settimanalmente.

LEGGI ANCHE: IT: Welcome to Derry, Andy Muschietti svela il legame con l’universo di Stephen King

Cosa sappiamo di IT: Welcome to Derry

La serie, prodotta dalla Warner Bros. Television e sviluppata per la televisione dai registi Andy Muschietti e Barbara Muschietti (IT, The Flash) e Jason Fuchs (Wonder Woman), debutterà su HBO e sarà disponibile in streaming in Italia grazie a Sky. Muschietti dirigerà quattro episodi della serie di nove episodi. Bill Skarsgård ha descritto IT: Welcome to Derry come “piuttosto hardcore” e ha ammesso di aver avuto qualche esitazione nel riprendere quello che è diventato forse il suo ruolo più iconico.

In un certo senso, mi sentivo come se avessi chiuso con quel personaggio. Era anche perché stavo girando [Nosferatu], stavo interpretando Orlock e, per me, era come se fosse ‘l’ultimo chiodo nella bara dei miei ruoli da mostro’“, ha spiegato. ”Quindi mi sentivo come se avessi chiuso con quella parte e volessi fare cose diverse. Naturalmente, anche la cosa di Pennywise mi ha definito in modo piuttosto netto. Pensavo: ‘Quello è il me stesso ventiseienne’. Non sono più un ragazzo giovane“.

Poi le cose sono cambiate. Barbara e Andy, i Muschietti, lo stanno realizzando. Li adoro. Sono amici molto cari. Anzi, sono come una famiglia. Sono il padrino di suo figlio. Quindi li adoro, e ho pensato: ‘Va bene, riportiamolo in vita’”. Skarsgård ha aggiunto: “È stato divertente. Mi è piaciuto più di quanto pensassi, in realtà. Ci sono parti in cui abbiamo potuto esplorare lati di Pennywise che non avevamo mai visto, ed è divertente. Mi sono ricordato quanto mi è piaciuto lavorare con Andy, e ci divertiamo molto insieme. Penso che ci siano alcune cose interessanti che non abbiamo ancora visto e che spero il pubblico apprezzerà e si divertirà a guardare“.

Ambientata nell’universo di IT di Stephen King, la serie è basato sul romanzo e amplia la visione creata dal regista Andy Muschietti nei film IT – Parte 1 e IT – Parte 2. Il cast è guidato da Taylour Paige, Jovan Adepo, Chris Chalk, James Remar, Stephen Rider, Madeleine Stowe, Rudy Mancuso e Bill Skarsgård. È stato anche confermato che IT: Welcome to Derry sarà trasmesso per la prima volta questo ottobre, il che significa che dovremmo tornare a Derry in tempo per Halloween.

IT: Welcome to Derry, nuovo trailer della serie prequel!

Marvel Zombies: il primo trailer della nuova serie animata del MCU

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È stato pubblicato il primo sanguinoso trailer della prossima serie animata Disney+ Marvel Zombies. La serie di quattro episodi uscirà il 24 settembre e sarà la prima serie animata vietata ai minori della Marvel. Lo show è inizialmente nato come episodio della Stagione 1 di What If… ? che ha reimmaginato l’universo Marvel come un incubo zombificato. Personaggi dell’MCU come Ms. Marvel, Kate Bishop, Jimmy Woo, Yelena Belova, Okoye, Capitan America, Wanda Maximoff, Namor, Abominio e molti altri ricompaiono ora in Marvel Zombies.

Il cast di doppiatori include Elizabeth Olsen, Paul Rudd, Florence Pugh, David Harbour, Tessa Thompson, Simu Liu, Awkwafina, Hailee Steinfeld, Wyatt Russell, Randall Park, Iman Vellani e Dominique Thorne nei ruoli dei loro rispettivi personaggi nel Marvel Cinematic Universe.

Di cosa parla Marvel Zombies?

Nell’episodio di What If… ?, intitolato “E se… Zombie?”, gli Avengers e quasi tutto il mondo vengono infettati da un virus zombie che Janet van Dyne porta dal Regno Quantico. Le prime vittime sono suo marito Hank Pym, seguito da sua figlia Hope van Dyne, alias Wasp, e Scott Lang, alias Ant-Man. Molti degli altri Vendicatori si trasformano poi in cadaveri mangia-cervelli, come Iron Man, Doctor Strange, Wong, Occhio di Falco, Falcon e Wanda Maximoff.

Sempre in quell’episodio, una squadra di umani, tra cui Wasp, Spider-Man, Winter Soldier, Hulk, Sharon CarterOkoye e la testa parlante di Ant-Man in un barattolo, deve quindi sfuggire all’assalto degli zombie. Alla fine, molti dei sopravvissuti muoiono e Hulk si sacrifica per fermare una zombie Wanda superpotente che ha poteri magici grazie alla Gemma della Mente. Gli umani fuggono a Wakanda, ma un cliffhanger anticipa che uno zombie Thanos ha quasi completato il Guanto dell’Infinito.

In Marvel Zombies, dunque, dopo che gli Avengers sono stati sopraffatti da un’epidemia zombie, un gruppo di sopravvissuti disperati scopre la chiave per porre fine ai non morti dotati di superpoteri, correndo attraverso un paesaggio distopico e rischiando la vita per salvare il loro mondo.

Il trailer è innegabilmente folle e presenta Namor e Scarlet Witch come i grandi cattivi dello show. Viene anche mostrato Blade mentre fa buon uso dei poteri di Moon Knight quando affetta e fa a pezzi Ghost, mentre Spider-Man usa la sua ragnatela per strappare le teste di un intero gruppo di non morti mangia-cervelli.

Il creatore di “The Walking DeadRobert Kirkman ha originariamente ideato Marvel Zombies come serie a fumetti nel 2005, ambientata in un universo alternativo popolato da zombie. La serie animata è invece stata realizzata da Bryan Andrews e Zeb Wells. I produttori esecutivi sono Kevin Feige, Louis D’Esposito, Brad Winderbaum, Dana Vasquez-Eberhardt, Bryan Andrews e Zeb Wells, mentre i produttori sono Danielle Costa e Carrie Wassenaar.

Channing Tatum anticipa una grande battaglia contro Dottor Destino in Avengers: Doomsday

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Mentre la Fase 6 è appena iniziata quest’estate con I Fantastici Quattro: Gli Inizi, solo una manciata di film e serie TV rimangono nella Saga del Multiverso, che si concluderà nel 2027. La Marvel Studios sta attualmente lavorando al grande team-up che vedrà il franchise affrontare il Dottor Destino interpretato da Robert Downey Jr., dato che Victor von Doom sta finalmente facendo il suo debutto nell’MCU. Con diversi personaggi di ritorno confermati per l’installazione, i dettagli sulla trama generale sono ancora tenuti segreti. In un nuovo articolo di Variety, Channing Tatum ha rilasciato un’intervista mentre era infortunato, rivelando di essersi fatto male durante le riprese di Avengers: Doomsday a Londra.

Mentre veniva utilizzato per i primi piani e doveva stare in panchina mentre la sua controfigura eseguiva le acrobazie più impegnative, Tatum ha condiviso quanto segue sul suo ritorno nel 2026: “Avevamo tantissime altre riprese tra cui un “grande combattimento” con il Dottor Destino interpretato da Robert Downey Jr.. Inoltre non avrò un accento cajun esagerato. I registi Anthony e Joe Russo vogliono che le cose siano divertenti, ma non vogliono fare come in Deadpool. Vogliono mantenere il dramma e renderlo intenso. Quando Gambit diventa serio, quando si toglie la maschera di Mardi Gras, le cose contano davvero“.

Tatum, lo ricordiamo, ha debuttato nel ruolo di Remy LeBeau nel film Deadpool & Wolverine del 2024, dove Wade Wilson e Logan lo scoprono come uno degli eroi caduti nel Vuoto alla fine del tempo. Channing Tatum è stato poi uno dei numerosi attori annunciati per il film del 2026 durante una diretta streaming a sorpresa della Marvel Studios tenutasi nel marzo 2025. Nonostante il tragico infortunio di Tatum, dai suoi commenti risulta chiaro che il suo ruolo nel cast di Avengers: Doomsday non verrà necessariamente eliminato né ridotto dal punto di vista narrativo.

L’impatto maggiore sarà sicuramente sul lavoro più impegnativo, come le scene acrobatiche, dove naturalmente dovrà sostituirlo una controfigura. È però logico che stiano adottando un approccio diverso al personaggio per  questo film, che avrà inoltre un accento meno marcato. Mentre il suo debutto nel 2024 è stato caratterizzato da momenti seri, la prossima apparizione dell’attore farà parte di una storia significativamente più cupa e ricca di colpi di scena. Inoltre, è di particolare interesse la conferma che ci sarà una grande battaglia tra Avengers e Dottor Destino, che idealmente richiamerà per proporzioni quella contro Thanos vista in Avengers: Endgame.

Cosa sappiamo di Avengers: Doomsday

Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars arriveranno in sala rispettivamente il 18 dicembre 2026, e il 17 dicembre 2027. Entrambi i film saranno diretti da Joe e Anthony Russo, che tornano anche nel MCU dopo aver diretto Captain America: The Winter Soldier, Captain America: Civil War, Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame.

Sono confermati nel cast del film (per ora): Paul Rudd (Ant-Man), Simu Liu (Shang-Chi), Tom Hiddleston (Loki), Lewis Pullman (Bob/Sentry), Florence Pugh (Yelena), Danny Ramirez (Falcon), Ian McKellen (Magneto), Sebastian Stan (Bucky), Winston Duke (M’Baku), Chris Hemsworth (Thor), Kelsey Grammer Bestia), James Marsden (Ciclope), Channing Tatum (Gambit), Wyatt Russell (U.S. Agent), Vanessa Kirby (Sue Storm), Rebecca Romijn (Mystica), Patrick Stewart (Professor X), Alan Cumming (Nightcrawler), Letitia Wright (Black Panther), Tenoch Huerta Mejia (Namor), Pedro Pascal (Reed Richards), Hannah John-Kamen (Ghost), Joseph Quinn (Johnny Storm), David Harbour (Red Guardian), Robert Downey Jr. (Dottor Destino), Ebon Moss-Bachrach (La Cosa), Anthony Mackie (Captain America).

Ridley Scott afferma che The Dog Stars è il suo “miglior film”

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Ridley Scott afferma che The Dog Stars è il suo “miglior film”

Ridley Scott anticipa il suo prossimo film post-apocalittico, rivelando che potrebbe essere il migliore della sua lunga carriera cinematografica. Ora ottantasettenne, Scott rimane attivo come sempre come regista, avendo realizzato Il Gladiatore II lo scorso anno e film come Napoleon (2023) e House of Gucci (2021) prima ancora.

Scott, tuttavia, rimane ancora famoso soprattutto per i suoi primi lavori come il primo Alien (1979) e Blade Runner (1982), con Thelma & Louise (1991) che ha ottenuto anche il plauso della critica. Durante la fase centrale della sua carriera, Scott ha poi realizzato film di successo come Il gladiatore (2000) e Black Hawk Down (2001).

Negli ultimi due decenni, ha invece continuato a realizzare film con regolarità, ottenendo riscontri alterni. Prometheus (2012) e Alien: Covenant (2017), ad esempio, hanno segnato il suo tanto atteso ritorno alla saga di Alien, ma la risposta del pubblico è stata contrastante. The Martian (2016), invece, è stato un successo indiscutibile.

I tre film più recenti di Ridley Scott, citati in apertura, hanno però avuto difficoltà con il pubblico e la critica, con la risposta a Il Gladiatore II più tiepida rispetto all’originale. Al momento, il suo prossimo lavoro è The Dog Stars, basato sull’omonimo romanzo di Peter Heller del 2012, per cui si punta a un’uscita nel marzo 2026.

Il film è ambientato all’indomani di una devastante pandemia e segue un uomo di nome Hig (Jacob Elordi) mentre attraversa un paesaggio post-apocalittico con il suo cane e un misterioso pistolero alla ricerca dell’origine di una trasmissione radio. Durante una recente intervista con Dazed, Scott approfondisce The Dog Stars e ciò che contraddistingue il progetto, affermando: “Quello che ho appena completato, The Dog Stars, ha avuto riprese durate 34 giorni”.

È veloce come una serie TV, ma forse è il mio miglior film. Ogni film è una scoperta di chi sei e delle scelte che fai sugli attori. Prima di parlare con qualcuno, guardo tutto quello che ha fatto. Ho scelto Jacob Elordi, Margaret Qualley, Guy Pearce e Josh Brolin. Spesso, la cosa in cui sono più bravo è il casting. Se sono disponibili, di solito li prendo“.

Cosa aspettarsi da The Dog Stars di Ridley Scott

L’accoglienza riservata al romanzo The Dog Stars è stata generalmente positiva, il che significa che l’adattamento cinematografico poggia su basi relativamente solide. Tuttavia, le ultime dichiarazioni di Scott suggeriscono anche che il regista spera che il film possa porre fine alla sua serie di insuccessi in termini di accoglienza da parte della critica.

Il Gladiatore II e Napoleon erano molto attesi, ma nessuno dei due ha riscosso un grande successo. Su Rotten Tomatoes, il primo ha ottenuto un tiepido 70%, mentre il secondo solo il 58%. Il suo film precedente, House of Gucci, ha ottenuto il 61%. Nessuno di questi punteggi è terribile, ma indicano che questi film recenti non sono riusciti a suscitare grande interesse.

Essendo un film d’azione e fantascientifico, un genere che tradizionalmente non ha mai riscosso grande successo agli Oscar, non è chiaro se The Dog Stars riuscirà a lasciare il segno. Il film, tuttavia, potrebbe comunque avere successo presso il pubblico e la critica, consolidando ulteriormente Scott come uno dei grandi registi di Hollywood, specialmente considerando la sua predisposizione per questi generi. Per adesso, sappiamo che nel cast, oltre a Elordi, ritroveremo Josh BrolinMargaret Qualley, Guy Pearce e Benedict Wong.

L’Étranger: recensione del film di François Ozon – Venezia 82

L’Étranger: recensione del film di François Ozon – Venezia 82

Albert Camus, chiamato a sintetizzare il senso del suo romanzo più celebre, scriveva: «Qualsiasi uomo che non piange al funerale di sua madre rischia di essere condannato a morte». Con questa frase si entra subito nel cuore de L’Étranger, opera cardine della letteratura del Novecento, che François Ozon ha scelto di adattare e presentare in concorso a Venezia 82. Una sfida enorme, considerato che ogni lettore si è già costruito un suo Meursault interiore, e che dal 1967 – anno del film di Luchino Visconti con Marcello Mastroianni – nessun altro regista aveva più tentato un confronto diretto con il testo.

Meursault, l’uomo assente

Algeri, 1938. Meursault è un impiegato qualunque, con un reddito appena sufficiente a vivere. Sua madre muore in un ospizio, e lui assiste al funerale senza versare una lacrima. La sua schiena drittissima, lo sguardo fisso e inafferrabile lo rendono un corpo estraneo persino al dolore condiviso. Gli altri piangono, ma lui resta impenetrabile, incapace di compiere un gesto di vicinanza persino verso chi, affaticato, rimane indietro nel corteo. È il primo segno di un’incolmabile distanza: la vita scorre, ma Meursault sembra non appartenere a nulla.

Il giorno dopo si lascia trascinare in una relazione casuale con Marie, e nella vita quotidiana che sembra scivolare via senza scosse. Ma l’incontro con il vicino Raymond lo porterà a invischiarsi in dinamiche violente, fino a un omicidio assurdo, compiuto su una spiaggia abbagliante. «Ho ucciso un arabo» dirà, in quella che Camus trasformava in una condanna esistenziale più che giudiziaria.

Ozon tra fedeltà e tradimento

Ozon affronta il romanzo di Camus consapevole che ogni adattamento è, inevitabilmente, un tradimento. Sceglie di essere fedele alla lettera nella prima parte, che mette in scena quasi senza parole, con un ritmo lento e sensoriale: funerali, giornate ripetitive, caldo insopportabile. Il silenzio diventa linguaggio, la fisicità sostituisce l’introspezione. La seconda parte, quella del processo e del carcere, era per il regista la più temuta, perché è lì che il romanzo diventa filosofia pura, flusso di coscienza. Il film opta allora per una resa corporea, fisica, cercando di restituire le vibrazioni interiori più che i discorsi razionali.

Il regista inserisce anche un elemento nuovo: l’uso di immagini d’archivio per contestualizzare l’Algeri coloniale degli anni ’30. Non potendo girare in Algeria per ragioni politiche, sceglie di restituirne comunque la presenza, la bellezza e la tensione. Così, l’estraneità di Meursault diventa anche quella di un francese in mezzo a un popolo dominato: un borghese che guarda, che non partecipa, che alla fine commette un atto irreversibile e inspiegabile.

Un protagonista enigmatico

Il Meursault di Benjamin Voisin è il cuore del film: corpo rigido, volto impenetrabile, assenza che si fa presenza scenica. Come spiegava lo stesso attore, interpretare un personaggio che “fa quasi nulla” è paradossalmente uno sforzo fisico estenuante. L’interpretazione, vicina al modello bressoniano di “attore come figura”, evita ogni psicologismo e restituisce un uomo che osserva, consuma piccoli gesti quotidiani, e non mente mai, nemmeno quando dovrebbe. È proprio questa sincerità radicale a renderlo incomprensibile agli occhi della società.

Accanto a lui, il film lavora sui personaggi femminili – in primis Marie – che diventano un controcanto alla tossicità maschile di figure come Raymond Sintès o Salamano. Una scelta che amplia il romanzo, introducendo una sensibilità contemporanea senza snaturarne la sostanza.

Un film che interroga ancora oggi

Guardando L’Étranger di Ozon, si percepisce come l’assurdo descritto da Camus non sia invecchiato. Meursault resta un enigma, ma anche un individuo che rifiuta di giocare la partita sociale, pagandone il prezzo più alto. Il film non ha l’ambizione di risolvere il mistero del personaggio: preferisce abitarlo, restituendo lo straniamento e la sensazione di un mondo che non offre più appigli.

Con qualche lentezza e con un secondo atto forse leggermente meno incisivo del primo, L’Étranger non raggiunge sempre la stessa potenza visiva ed emotiva, ma conferma il coraggio di Ozon nel confrontarsi con un classico incandescente, scegliendo la strada della sottrazione e dell’opacità.

Call of Duty: Paramount ufficialmente al lavoro sullo sviluppo del film

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Era nell’aria ed ora c’è la certezza: Paramount ha firmato un accordo cinematografico con Activision, editore di videogiochi di proprietà di Microsoft, per portare sul grande schermo la sua serie Call of Duty. Nell’ambito della partnership, Paramount svilupperà, produrrà e distribuirà un film live-action basato sull’universo di questa saga videoludica, che comprende più di 30 giochi principali pubblicati dal debutto dell’originale “CoD” nel 2003.

Fonti riferiscono a Variety che, sebbene l’accordo sia specificamente incentrato sulla realizzazione di un film di successo su Call of Duty, esso comprende la possibilità per la Paramount di espandere l’universo di “CoD” al cinema e alla televisione. Non ci sono ancora dettagli su quale sarà il tema centrale del film, anche se la serie di videogiochi è incentrata su contesti militari sparatutto in prima persona.

L’accordo su Call of Duty arriva un mese dopo che la Paramount ha concluso la fusione da 8 miliardi di dollari con la Skydance di David Ellison ed è l’ultima di una serie di mosse clamorose. Da quando la fusione è stata approvata, la società ha attirato i creatori di “Stranger Things”, i fratelli Duffer, da Netflix e ha sborsato 7,7 miliardi di dollari per diventare la sede degli eventi dell’Ultimate Fighting Championship per sette anni.

Ora parte di Microsoft Gaming, Activision era stata essa stessa protagonista di una mega fusione solo due anni fa, quando Microsoft ha completato l’acquisto da 68,7 miliardi di dollari di Activision Blizzard, che ha dato alla società tecnologica il controllo di Call of Duty e di molti altri popolari titoli di videogiochi.

Per anni Hollywood ha faticato a decifrare il codice degli adattamenti dei videogiochi, ma più recentemente ha trovato il successo, producendo adattamenti cinematografici di successo di Mortal Kombat, la serie Fallout e, quest’anno, Minecraft. La Paramount ha già ottenuto un grande successo con il suo adattamento di Sonic – Il film, che ha dato vita a sequel e spin-off in streaming.

Call of Duty finalmente al cinema

Con Call of Duty, ottiene l’accesso non solo alla serie di videogiochi di maggior successo di tutti i tempi, che ha venduto 500 milioni di copie in tutto il mondo e ha incassato 30 miliardi di dollari fino al 2022, ma anche a una serie di videogiochi che non era mai stata adattata per il cinema o la televisione.

Da fan di lunga data di ‘Call of Duty’, questo è davvero un sogno che si avvera”, ha dichiarato Ellison, presidente e amministratore delegato della Paramount, in un comunicato. “Dalle prime campagne alleate nell’originale ‘Call of Duty’, passando per ‘Modern Warfare’ e ‘Black Ops’, ho trascorso innumerevoli ore giocando a questa serie che adoro. Essere incaricati da Activision e dai giocatori di tutto il mondo di portare questo straordinario universo narrativo sul grande schermo è sia un onore che una responsabilità che non prendiamo alla leggera“.

Nel corso della sua storia, ‘Call of Duty’ ha catturato la nostra immaginazione con azioni incredibili e storie intense che hanno riunito milioni di persone da tutto il mondo, e l’impegno a realizzare incredibili giochi ‘Call of Duty’ rimane immutato”, ha dichiarato in un comunicato il presidente di Activision Rob Kostich. “Con Paramount abbiamo trovato un partner fantastico con cui collaboreremo per portare sul grande schermo quell’azione viscerale e mozzafiato in un momento cinematografico decisivo. Il film onorerà e amplierà ciò che ha reso grande questo franchise, e non vediamo l’ora di iniziare”.

Avengers: Doomsday, per Simu Liu il pubblico “rimarrà sbalordito” dal lavoro di Robert Downey Jr.

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Avengers: Doomsday vedrà Robert Downey Jr. assumere i panni del Dottor Destino. Ad oggi, l’attore è apparso per la prima volta nei panni di Victor von Doom nella scena a metà dei titoli di coda di I Fantastici Quattro: Gli Inizi. Tuttavia, il suo volto non era visibile, con la scena che lascia intravedere solo il costume e la maschera di Doom.

Downey, quindi, comparirà a tutti gli effetti nel ruolo in Avengers: Doomsday e sembra ne sarà il protagonista nello stesso modo in cui Thanos è stato il protagonista effettivo di Avengers: Infinity War del 2018, nonostante l’alto numero di eroi coinvolti. Al momento, si sa poco di cosa aspettarsi dalla trama di Avengers: Doomsday, ma parlando con The River, l’attore di Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli Simu Liu ha anticipato ciò che Robert Downey Jr. porterà in scena.

È stato parte integrante del successo della Marvel e ha recitato in tantissimi film nel corso degli anni, eppure trova ancora il tempo per incontrare e interagire con tantissime persone. Dato che ha interpretato ruoli così diversi, penso che tutti rimarranno sbalorditi dal modo in cui affronta questo nuovo personaggio nel film”, ha affermato Liu.

Cosa significano i nuovi commenti di Simu Liu su Robert Downey Jr. in Avengers: Doomsday

Sebbene i nuovi commenti di Simu Liu su Avengers: Doomsday non rivelino nuove informazioni sulla storia di Dottor Destino nel film Marvel, l’anticipazione che i fan rimarranno sbalorditi dal modo in cui Downey interpreterà il cattivo dell’MCU è entusiasmante. Dopo che Jonathan Majors è stato licenziato dal franchise, la Marvel ha come ormai noto deciso di abbandonare i suoi piani per Kang il Conquistatore.

Con diversi progetti nella Saga del Multiverso incentrati sulla creazione di Kang e delle sue varianti, è stata una mossa piuttosto azzardata. Se c’era un cattivo che poteva sostituirlo, quello era sicuramente Dottor Destino. La scelta di Robert Downey Jr. per il ruolo ha poi diviso l’opinione pubblica. Da un lato, il suo talento è innegabile. D’altra parte, il suo passato come Iron Man rende la situazione confusa.

I commenti di Liu su come il Dottor Destino di Downey Jr. si stia rivelando una svolta impressionante per l’attore potrebbero aiutare ad alleviare le preoccupazioni di coloro che erano incerti su come sarebbe andato il passaggio da Iron Man a questo villain. Nel sottolineare la “vasta gamma di ruoli” interpretati da Downey Jr., Liu sembra inoltre anticipare una nuova versione dell’attore nei panni del personaggio.

Cosa sappiamo di Avengers: Doomsday

Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars arriveranno in sala rispettivamente il 18 dicembre 2026, e il 17 dicembre 2027. Entrambi i film saranno diretti da Joe e Anthony Russo, che tornano anche nel MCU dopo aver diretto Captain America: The Winter Soldier, Captain America: Civil War, Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame.

Sono confermati nel cast del film (per ora): Paul Rudd (Ant-Man), Simu Liu (Shang-Chi), Tom Hiddleston (Loki), Lewis Pullman (Bob/Sentry), Florence Pugh (Yelena), Danny Ramirez (Falcon), Ian McKellen (Magneto), Sebastian Stan (Bucky), Winston Duke (M’Baku), Chris Hemsworth (Thor), Kelsey Grammer Bestia), James Marsden (Ciclope), Channing Tatum (Gambit), Wyatt Russell (U.S. Agent), Vanessa Kirby (Sue Storm), Rebecca Romijn (Mystica), Patrick Stewart (Professor X), Alan Cumming (Nightcrawler), Letitia Wright (Black Panther), Tenoch Huerta Mejia (Namor), Pedro Pascal (Reed Richards), Hannah John-Kamen (Ghost), Joseph Quinn (Johnny Storm), David Harbour (Red Guardian), Robert Downey Jr. (Dottor Destino), Ebon Moss-Bachrach (La Cosa), Anthony Mackie (Captain America).

28 anni dopo: The Bone Temple, le prime immagini ufficiali del film!

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28 anni dopo: The Bone Temple arriverà sul grande schermo il 16 gennaio 2026 e in attesa di un trailer che dovrebbe essere diffuso nelle prossime ore, delle prime immagini hanno rivelato alcuni dettagli di cosa ci aspetta nel prossimo capitolo. Diretto da Nia DaCosta e scritto da Alex Garland, il sequel del film di successo del 2025, 28 anni dopo (qui la nostra recensione), sarà il quarto capitolo della serie cinematografica (considerando anche 28 settimane dopo).

Girato subito dopo il suo predecessore, 28 anni dopo: The Bone Temple riprenderà gli eventi del film precedente, che ha incassato 150,4 milioni di dollari in tutto il mondo e ha visto protagonisti nomi come Alfie Williams, Aaron Taylor-Johnson, Jodie Comer e Ralph Fiennes. Tuttavia, è stato anche annunciato in precedenza che Bone Temple vedrà il ritorno – nel finale – di Cillian Murphy, che riprende il ruolo di Jim da 28 giorni dopo.

Ora, tornando al film, tramite Rolling Stone, la Columbia Pictures ha rivelato diverse immagini in anteprima di 28 anni dopo: The Bone Temple, offrendo un primo assaggio ufficiale del film. Le immagini (le si può vedere qui) mostrano il dottor Kelson, interpretato da Fiennes, che cammina verso la telecamera, Sir Jimmy Crystal, interpretato da Jack O’Connell, in piedi tra i suoi seguaci, e Chi Lewis-Parry nei panni di Samson, portatore Alpha del virus, in un fiume.

Nia DaCosta rivela cosa aspettarsi da 28 anni dopo: The Bone Temple

Parlando con Rolling Stone, la regista DaCosta ha rivelato come voleva separare 28 anni dopo: The Bone Temple dai suoi predecessori, affermando: “La mia grande proposta quando ho parlato con i produttori, tra cui Danny e Alex, prima di entrare nel progetto, è stata: ‘Lo renderò mio. Non cercherò di fare un film di Danny Boyle’. Perché è impossibile farlo”.

Descrivendo come 28 anni dopo: The Bone Temple sia il seguito del film horror di successo del 2025, DaCosta rivela che il giovane Spike è il filo conduttore tra i due film, costretto a unirsi alla setta di Jimmy, pronta a scontrarsi con il dottor Kelson. Inoltre, secondo DaCosta, la storia del dottor Kelson e la dinamica generale con Samson saranno ulteriormente approfondite, poiché costituiscono “una parte importante del film”.

Anche O’Connell, nel corso dell’intervista con Rolling Stones, ha aggiunto il suo contributo sul film, definendolo “il cugino strano e squilibrato di 28 anni dopo”. Egli anticipa anche che “non credo che gli infetti siano puramente antagonisti nel nostro film. Sicuramente vi farà riflettere su questo”, prima di aggiungere che il suo personaggio intraprende “un viaggio di contorta allegria”. O’Connell anticipa inoltre che “il trailer riesce davvero bene a trasmettere un’atmosfera e uno stato d’animo senza alludere troppo alla trama”, aggiungendo poi che il film nel suo complesso “va lontano, amico”.

28 anni dopo: The Bone Temple sembra dunque voler espandere il franchise in modo significativo, non solo in termini di dimensioni, ma anche di tono e filosofia. Con Nia DaCosta che ha preso il posto di Danny Boyle alla regia e Alex Garland che continua a guidare la storia, la serie si sta evolvendo in qualcosa di più ambizioso e ricco dal punto di vista tematico, approfondendo le strutture formatesi all’indomani del virus.

L’attenzione a personaggi come il dottor Kelson e Sir Jimmy Crystal introduce due visioni molto diverse della sopravvivenza: una clinica e ossessionata dal controllo, l’altra caotica e settaria. Nel frattempo, Spike funge da ponte emotivo e narrativo tra i film, radicando la storia man mano che diventa più strana, più oscura e più imprevedibile. Tuttavia, è interessante notare che non si fa ancora menzione di Cillian Murphy.

Kathryn Bigelow sull’urgenza del suo thriller sulla guerra nucleare

La regista Kathryn Bigelow vuole che il suo nuovo film, A House of Dynamite, suoni l’allarme sui pericoli delle armi nucleari. Il teso thriller politico, presentato in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia e interpretato da Idris Elba e Rebecca Ferguson, segue i funzionari della Casa Bianca che si affannano per affrontare un imminente attacco missilistico contro gli Stati Uniti.

“Spero che il film sia un invito a decidere cosa fare di tutte queste armi”, ha dichiarato Bigelow durante la conferenza stampa ufficiale. “La mia risposta sarebbe quella di avviare una riduzione degli arsenali nucleari. In che modo annientare il mondo può essere una buona misura di difesa?” Bigelow ha continuato: “Questo è un problema globale, la situazione attuale con le armi nucleari. Certo, la speranza contro ogni speranza è che un giorno riusciremo a ridurre le scorte nucleari. Ma nel frattempo, viviamo davvero in una casa di dinamite”.

A House of Dynamite è il primo film di Kathryn Bigelow a otto anni dal dramma storico poliziesco Detroit del 2017 con John Boyega. L’ultima volta che ha partecipato a Venezia è stato con il thriller sulla guerra in Iraq The Hurt Locker del 2008, accolto con una standing ovation di 10 minuti. Con quel film, oltre a vincere l’Oscar per il miglior film, Bigelow è diventata la prima donna a vincere l’Oscar per la migliore regia.

Marc by Sofia: recensione del documentario di Sofia Coppola – Venezia 82

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Sofia Coppola ama i ritratti intimi, quelli che scrostano la superficie e rivelano fragilità inattese. Con Marc by Sofia, presentato Fuori Concorso alla 82ª Mostra del Cinema di Venezia, la regista si cimenta per la prima volta con il documentario e sceglie come protagonista l’amico di lunga data Marc Jacobs.

Il risultato è un’opera elegante e personale, che non si accontenta di celebrare lo stilista ma lo mostra nel suo continuo oscillare tra sicurezza creativa e insicurezza personale. Un ritratto che parla di moda, certo, ma soprattutto di amicizia e di arte come forma di sopravvivenza.

Marc by Sofia: moda, cinema e confessione

La struttura del film ruota attorno alla preparazione della collezione primavera 2024. Jacobs, oggi sessantaduenne, appare calmo, lontano dalle crisi isteriche che altri documentari di moda hanno immortalato. La sua ossessione non è per il dramma ma per i dettagli: la piega di una manica, il tono “dead Barbie” di uno smalto, il gesto rigido di una modella che ricorda le bambole di carta.

Coppola accompagna questo lavoro maniacale con flashback agli anni ’90, quando Jacobs scandalizzò il fashion system con il grunge da passerella. Qui entra in gioco il cinema: Fassbinder, Fosse, Streisand, The Graduate, Cabaret. Non sono semplici citazioni, ma tasselli che compongono l’immaginario del designer. Coppola intreccia queste immagini con grazia, rendendo il documentario una vera conversazione visiva tra moda e settima arte.

Un film che parla di reinvenzione

Coppola lascia emergere le ombre: un’infanzia segnata dalla perdita del padre e da una madre instabile, gli anni difficili con i nonni, il bisogno di rifugiarsi nell’arte. Ne esce il ritratto di un uomo che ha costruito se stesso reinventandosi a ogni stagione, come ogni grande stilista deve fare per sopravvivere.

E se il film ha un’eleganza esclusiva che sembra riservata agli addetti ai lavori, basta lasciarsi andare al fascino delle immagini: la passerella sotto un gigantesco tavolo e sedie, i riferimenti pop trasformati in abiti, l’idea che la moda possa essere al tempo stesso gioco e resistenza.

Marc by Sofia non è il solito documentario di moda: è un film affettuoso ma rivelatore, capace di trasformare Jacobs da icona patinata a artista vulnerabile. Coppola dimostra ancora una volta la sua sensibilità unica nel raccontare le vite come fossero sussurri, restituendo il ritratto di un uomo che continua a reinventarsi, e di un’amicizia che diventa lente cinematografica. Il risultato è brillante, intimo e sorprendentemente universale: un film che non racconta solo un designer, ma il potere della creazione come forma di libertà.

Portobello: recensione della serie di Marco Bellocchio – Venezia 82

Marco Bellocchio torna a interrogare la memoria pubblica italiana con Portobello, serie HBO Original presentata fuori concorso a Venezia 82 e attesa su HBO Max nel 2026. Il caso Tortora, uno dei più clamorosi errori giudiziari del nostro Paese, diventa per il regista un laboratorio etico e formale: la caduta di un volto popolarissimo non è solo cronaca, ma il sintomo di un’epoca in cui televisione, magistratura, informazione e politica si sono guardate allo specchio senza più riconoscersi. Bellocchio mette al centro l’uomo Enzo Tortora e, attorno, il sistema che lo ha celebrato il venerdì sera e linciato il lunedì mattina. Ne scaturisce una riflessione lucida sulla responsabilità dell’immagine e sul prezzo che si paga quando la verità abdica al racconto più comodo.

Dal rito pop alla macchina del processo

La struttura alterna l’euforia luminosa dello studio televisivo alla claustrofobia di questure, carceri e aule giudiziarie. La fotografia di Francesco Di Giacomo, calda e satura nei momenti di spettacolo, fredda e livida nelle stanze del potere, disegna un doppio paesaggio morale. La scenografia di Andrea Castorina restituisce con precisione l’Italia a cavallo tra fine Settanta e primi Ottanta: un Paese che rompe il monopolio Rai, scopre la pubblicità invasiva, trasforma il salotto in tribunale. Il montaggio di Francesca Calvelli governa con rigore la dialettica tra mito pop e incubo kafkiano: le manette mostrate alle telecamere, il pappagallo silenzioso, i titoli urlati dei giornali diventano icone di un processo all’immagine prima ancora che alla persona.

Il metodo Bellocchio: cronaca che diventa drammaturgia

Scritto da Bellocchio con Stefano Bises, Giordana Mari e Peppe Fiore, Portobello evita il santino e rifiuta il pamphlet. L’idea di fondo è più sottile: usare gli strumenti del cinema per restituire la complessità di un’odissea giudiziaria maturata per accumulo di certezze presunte, testimonianze inaffidabili, vanità professionali e convenienze mediatiche. La serie insiste sul ruolo della parola come atto performativo (interrogatori, arringhe, titoli), ma anche sull’atto di guardare: la telecamera che chiede spettacolo, l’occhio del pubblico che pretende una narrazione lineare, lo sguardo del giudice che dovrebbe resistere alla semplificazione. In questo scarto si consuma la tragedia di Tortora.

Tortora, la televisione e il Paese

Il protagonista è raccontato come un professionista laico, orgogliosamente «non ricattabile», che ha creduto nella funzione civile del piccolo schermo, dando voce a «umili e bizzarri» nel grande mercato del desiderio chiamato Portobello. La serie mostra quanto rapidamente quello stesso dispositivo di prossimità – entrare nelle case, essere “uno di famiglia” – possa rovesciarsi in esposizione punitiva. La notte del 17 giugno 1983 diventa lo spartiacque: l’arresto, l’esposizione mediatica, l’onda di sospetto che travolge la presunzione d’innocenza. A colpire è la pazienza con cui Bellocchio costruisce il sentimento di smarrimento: il tempo si dilata nelle attese, si contrae nella frenesia del circo mediatico, e l’eroe popolare si ritrova semplice cittadino dentro un ingranaggio che pretende una vittima esemplare.

Il fattore umano: un cast che incide

Fabrizio Gifuni evita l’imitazione calligrafica e compone un Tortora riconoscibile nella postura, nella voce, nella cortesia assorta che si incrina. È un’interpretazione di cesello che restituisce tanto il carisma pubblico quanto la fragilità privata. Lino Musella scolpisce un Giovanni Pandico inquieto e contraddittorio, capace di spostare l’asse del racconto ogni volta che compare; Barbora Bobulova, Romana Maggiora Vergano, Massimiliano Rossi, Alessandro Preziosi e Pier Giorgio Bellocchio abitano con misura le orbite del sistema che stringe il protagonista. Le musiche di Teho Teardo, mai invadenti, pulsano sottopelle e sostengono l’andamento elegiaco di un racconto che parla di ferite non rimarginate.

Tra politica delle immagini e pedagogia del racconto

Portobello è particolarmente forte quando mette in relazione l’evoluzione del sistema televisivo con la mutazione del discorso pubblico: dal rito collettivo del varietà al rito disciplinare della gogna, dalla curiosità alla diffidenza. Bellocchio mostra come la giustizia possa farsi «missionaria» e cieca, come la stampa possa confondere informazione e fiction, come la politica abdichi al calcolo. In alcuni passaggi, però, la serie indulge a spiegare ciò che l’immagine aveva già chiarito: l’insistenza sul rito mediatico, qualche dialogo programmatico, una didascalia di troppo che toglie aria all’ambiguità. È un limite relativo – frutto anche dell’orizzonte seriale, che allarga e ribadisce – ma percepibile.

La forma seriale: respiro e ripetizione

Il formato in sei episodi offre a Bellocchio respiro e profondità: il privato di Tortora, la costruzione degli antagonisti, la cartografia dei poteri che convergono e si contraddicono. Il rovescio è una certa ridondanza, specie nel ribadire la dinamica tra piazza mediatica e aula giudiziaria. Laddove Esterno notte faceva dell’ellisse e del punto di vista un’arma di sorprendente spiazzamento, Portobello preferisce una linearità più accessibile, talvolta pedagogica. Non è un difetto assoluto: rende il racconto più inclusivo, ma attenua la vertigine che l’autore sa evocare nei suoi capitoli più incendiari.

Wake Up Dead Man – Knives Out: svelata la data di uscita e la trama del film!

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Netflix ha rivelato la data di uscita nelle sale e i dettagli della trama dell’attesissimo Wake Up Dead Man – Knives Out con Daniel Craig. Il film arriverà sulla piattaforma streaming il 12 dicembre, passando però prima per alcuni cinema selezionati a partire dal 26 novembre, dopo una prima mondiale al Toronto International Film Festival a settembre e la proiezione al London Film Festival a ottobre.

Questo continua la tradizione del franchise di uscire nelle sale durante il weekend del Ringraziamento, dato che i primi due film hanno debuttato nel medesimo periodo. Considerato il “capitolo più oscuro” della serie diretta da Rian Johnson, il nuovo film vedrà Blanc unire le forze con il capo della polizia locale per risolvere un “omicidio improvviso e apparentemente impossibile”.

La trama e il cast di Wake Up Dead Man – Knives Out

La sinossi completa riporta infatti: “Benoit Blanc (Daniel Craig) torna per il suo caso più pericoloso nel terzo e più oscuro capitolo dell’opera gialla di Rian Johnson. Quando il giovane prete Jud Duplenticy (Josh O’Connor) viene mandato ad assistere il carismatico e provocatorio monsignor Jefferson Wicks (Josh Brolin), è chiaro che non tutto va bene nella chiesa.

Il modesto ma devoto gregge di Wicks comprende la devota Martha Delacroix (Glenn Close), il circospetto giardiniere Samson Holt (Thomas Haden Church), l’avvocatessa Vera Draven (Kerry Washington), l’aspirante politico Cy Draven (Daryl McCormack), il medico di paese Nat Sharp (Jeremy Renner), l’autore di best seller Lee Ross (Andrew Scott) e la violoncellista Simone Vivane (Cailee Spaeny).

Dopo che un omicidio improvviso e apparentemente impossibile sconvolge la città, la mancanza di un sospettato evidente spinge il capo della polizia locale Geraldine Scott (Mila Kunis) a unire le forze con il famoso detective Benoit Blanc per svelare un mistero che sfida ogni logica”.

Netflix ha anche condiviso un poster teaser del giallo, con Blanc e il resto del cast che circondano una tomba (lo si può vedere qui). Il primo trailer di Wake Up Dead Man – Knives Out ha dato al pubblico un assaggio del nuovo caso emozionante e oscuro di Blanc, suggerendo un’atmosfera gotica. La chiesa e il cimitero saranno i luoghi chiave del film, che presenta personaggi affascinanti.

Dal medico di paese interpretato da Renner al giovane prete interpretato da O’Connor e all’autrice di best seller interpretata da Scott, il terzo capitolo sembra essere il perfetto incontro tra il giallo e il dramma di una piccola città.

L’uscita limitata nelle sale e la prima al festival cinematografico significano anche che Wake Up Dead Man – Knives Out potrà essere candidato alla 98ª edizione degli Academy Awards, dove i precedenti due sono entrambi stati nominati per la Miglior sceneggiatura originale. D’altra parte, i fan che hanno atteso con impazienza il film potranno vederlo a novembre, quasi un mese prima della sua prima ufficiale su Netflix.

Clayface: Tom Rhys Harries indossa una maschera nelle nuove foto dal set

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Sono appena state pubblicate nuove foto dal set di Clayface, che questa volta rivelano le conseguenze dell’attacco che ha lasciato il protagonista Matt Hagen orribilmente sfigurato. In queste ultime immagini (le si può vedere qui), scattate a Liverpool, in Inghilterra, che attualmente fa da controfigura a Gotham City, vediamo Hagen lasciare l’ospedale indossando una maschera protettiva, mentre viene sommerso dai giornalisti. Il personaggio, interpretato dall’attore gallese Tom Rhys Harries, appare comprensibilmente infelice.

In precedenti foto abbiamo visto il protagonista sanguinante trasportato d’urgenza in ospedale e ora che si è “ripreso”, l’attore cercherà probabilmente la formula Clayface che può aiutarlo a ritrovare il suo bell’aspetto. Tuttavia, c’è da scommettere che tutto andrà terribilmente storto. La sinossi ufficiale riporta infatti che “Hagen è un attore affascinante e promettente. Originario di Gotham, si trasferisce a Hollywood per sfuggire al suo passato travagliato e iniziare la carriera di attore. Qui viene però orribilmente sfigurato e la sua carriera e la sua attività di attore sono rovinate e alla fine si trasforma in un mostro mutaforma”.

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Cosa sappiamo di Clayface

Al momento sono stati rivelati pochi dettagli sulla trama, ma abbiamo appreso che Matt Hagen sarà al centro dell’attenzione. Nei fumetti, era il secondo Clayface, un avventuriero che si è trasformato in un mostro dopo aver incontrato una pozza radioattiva di protoplasma. Questo è cambiato in Batman: The Animated Series, dove è stato ritratto come un attore che usava una crema anti-età per sembrare più giovane. Dopo essersi scontrato con il suo creatore, Roland Daggett, Hagen viene immerso in una vasca di quella sostanza e diventa il “classico” Clayface che tutti conoscete dai fumetti.

Stando ad alcuni rumor emersi online, la storia di Clayface sarà incentrata su un attore in ascesa il cui volto è sfigurato da un gangster. Come ultima risorsa, il divo si rivolge a uno scienziato eccentrico per poter ottenere nuovamente il suo fascino. All’inizio l’esperimento ha successo, ma le cose prenderanno presto una piega inaspettata.

Poiché Clayface sarà ambientato nell’universo DC, i fan dovrebbero aspettarsi molti collegamenti con l’universo più ampio, e saremmo molto sorpresi se Batman apparisse o fosse anche solo menzionato. Il produttore Peter Safran ha condiviso alcuni nuovi dettagli sulla sceneggiatura di Flanagan, sottolineando che il film sarà effettivamente un film horror in piena regola, sulla scia di La mosca di David Cronenberg, ma si dice trarrà anche ispirazione dal successo horror di Coralie Fargeat, The Substance.

Clayface, vedete, è una storia horror hollywoodiana, secondo le nostre fonti, che utilizza l’incarnazione più popolare del cattivo: un attore di film di serie B che si inietta una sostanza per rimanere rilevante, solo per scoprire che può rimodellare il proprio viso e la propria forma, diventando un pezzo di argilla ambulante”, ha dichiarato Safran.

Tom Rhys Harries interpreterà il personaggio principale di Clayface, il film dei DC Studios. Il film vedrà anche la partecipazione di Max Minghella nel ruolo di John, un detective di Gotham City che inizia a nutrire sospetti sulla relazione tra la sua fidanzata Caitlin e Matt Hagen. Naomi Ackie interpreta invece proprio Caitlin Bates, amministratrice delegata di un’azienda biotecnologica che cura Matt dopo che questi è stato sfigurato.

Il film è basato su una storia di Mike Flanagan, attore di La caduta della casa degli Usher (l’ultima bozza è stata firmata da Hossein Amini, sceneggiatore di Drive), con James Watkins, regista di Speak No Evil, alla regia.

Clayface è attualmente previsto per l’arrivo nelle sale l’11 settembre 2026.

Chad Powers: trailer della nuova serie comedy con Glen Powell

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Chad Powers: trailer della nuova serie comedy con Glen Powell

Guarda il trailer di Chad Powers, la nuova serie comedy originale con protagonista Glen Powell, che debutterà martedì 30 settembre con due episodi, in esclusiva su Disney+ a livello internazionale e su Hulu negli Stati Uniti. I nuovi episodi saranno disponibili ogni martedì.

La trama della serie Chad Powers

Dopo otto anni dall’errore imperdonabile che ha stroncato la sua promettente carriera nel college football, il quarterback di successo Russ Holliday cerca di rivivere i suoi sogni travestendosi da Chad Powers, uno stravagante giocatore di talento che entra a far parte di una squadra in difficoltà, i South Georgia Catfish.

Chad Powers è prodotta dai co-creatori ed executive producer Glen Powell e Michael Waldron. Eli Manning ricopre il ruolo di executive producer insieme a Peyton Manning, Jamie Horowitz e Ben Brown di Omaha Productions e a Burke Magnus, Brian Lockhart e Kati Fernandez di ESPN. Waldron e Adam Fasullo sono gli executive producer per Anomaly Pictures. Luvh Rakhe è executive producer e Tony Yacenda regista ed executive producer. La serie vede come protagonista Powell, che è anche co-creatore, co-sceneggiatore ed executive producer con la sua società di produzione Barnstorm Productions.

La serie è interpretata da Glen Powell nel ruolo di “Russ Holliday/Chad Powers”, Perry Mattfeld in quello di “Ricky”, Quentin Plair nei panni di “Coach Byrd”, Wynn Everett in quelli di “Tricia Yeager”, Frankie A. Rodriguez nel ruolo di “Danny” e Steve Zahn in quello di “Coach Jake Hudson”.

Stephen King rivela un dettaglio che non sopporta dei film sui supereroi

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L’immaginazione di Stephen King ha popolato il cinema con alcuni dei mostri più memorabili, dal clown Pennywise che vive nelle fogne in It alle sale infestate dai fantasmi dell’Overlook Hotel in Shining. Per decenni, i suoi romanzi sono stati una fonte inesauribile per Hollywood, creando una vasta libreria di adattamenti che hanno definito il genere horror per generazioni di spettatori. Questo lungo e intimo rapporto con l’industria cinematografica ha dato a King una voce potente, che raramente esita a usare.

Con l’adattamento cinematografico di The Long Walk, uno dei suoi primi e più inquietanti romanzi, che presto arriverà nelle sale, King mette a confronto la natura risoluta della sua storia con la violenza edulcorata che è diventata la norma nel cinema dei supereroi. “Se guardi questi film sui supereroi, vedrai… qualche supercattivo che distrugge interi quartieri, ma non vedrai mai sangue. E cavolo, questo è sbagliato. È quasi pornografico“, ha detto King in un’intervista al Times di Londra.

Sulla base di ciò, l’attore ha rivelato di aver chiesto esplicitamente che la morte degli adolescenti in The Long Walk avvenisse sullo schermo e non fuori scena. ”Ho detto: se non lo mostrate, non fatelo. E così hanno realizzato un film piuttosto brutale“. L’insistenza di Stephen King sulla brutalità è fondamentale per la terrificante premessa di The Long Walk. Scritta quando era adolescente e pubblicata nel 1979 con lo pseudonimo di Richard Bachman, la storia è ambientata in un’America distopica dove 100 adolescenti competono nell’evento annuale che dà il titolo al libro.

Le regole sono semplici: mantenere una velocità di marcia di almeno tre miglia all’ora. Se un concorrente scende al di sotto di tale velocità per troppo tempo, riceve tre avvertimenti prima di essere ucciso a colpi di pistola. L’ultimo ragazzo rimasto in piedi vince tutto ciò che desidera per il resto della sua vita. Quella che all’inizio sembra dunque una sfida sostenibile, si rivelerà ben presto un incubo a tutti gli effetti. Date le affermazioni di King, c’è da aspettarsi che il pubblico sarà costretto a confrontarsi con ognuna delle brutali uccisioni.

Il cast di The Long Walk

Adattamenti di The Long Walk sono stati tentati e bocciati per anni, ma la prima versione completata uscirà finalmente nelle sale quest’anno ed è diretta da Francis Lawrence. Il cast include Cooper Hoffman, David Jonsson, Ben Wang, Charlie Plummer, Judy Greer, Garrett Wareing e Roman Griffin Davis. Mark Hamill interpreta il severo sergente che controlla i giovani partecipanti e gestisce le regole della macia. Il film arriverà nelle sale statunitensi dal 12 settembre, mentre al momento non è noto quando sarà possibile vedere il film in Italia.

LEGGI ANCHE: The Long Walk: Stephen King ha suggerito un particolare cambiamento per il film

Lucca Comics & Games: apre oggi la vendita dei biglietti dell’edizione 2025

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Apre ufficialmente oggi alle ore 11.00 la vendita dei biglietti dell’edizione 2025 di Lucca Comics & Games, FRENCH KISS: da ora è possibile acquistare biglietti giornalieri e abbonamenti fino al raggiungimento di un massimo di 80 mila ingressi al giorno.

HA INIZIO L’AVVENTURA DI LUCCA COMICS & GAMES!
Tutte le informazioni sui biglietti dell’edizione 2025 della kermesse di Lucca e le indicazioni su prezzi, abbonamenti, tipologie e le diverse modalità di acquisto, sono disponibili nella sezione dedicata del sito https://luccacomicsandgames.ticketone.it/

Le tipologie di biglietti in vendita sono:

  • biglietti print@home – stampa@casail biglietto giornaliero o abbonamento è scaricabile dall’area personale del sito TicketOne o dal link che si riceve via email e potrà essere esibito anche solo in formato digitale, senza bisogno di stamparlo (per l’ingresso al festival è poi necessario ritirare il braccialetto presso i punti welcome desk);
  • biglietti e-ticket: il biglietto digitale da mostrare solo via smartphone (anche in questo caso è comunque necessario ritirare il braccialetto presso i punti welcome desk);
  • biglietti e abbonamenti con opzione “salta il welcome desk” per ricevere biglietto e braccialetto direttamente a casa, valido per gli acquisti online fino alle ore 9.00 del 16 ottobre. Chi acquista il biglietto giornaliero con l’opzione “salta il welcome desk” riceverà a casa il Fanticket;
  • biglietti Level Up Fan, che quest’anno raddoppia l’appuntamento e apre uno slot per l’acquisto in contemporanea con l’apertura della biglietteria ordinaria;
  • tutti gli abbonamenti e le combinazioni di giorni (per quelli da 3, 4 e 5 giorni è automaticamente inclusa la spedizione a casa di biglietti e relativi braccialetti, per ordini effettuati entro il 16 ottobre);
  • Da mercoledì 1 ottobre 2025 i biglietti e gli abbonamenti sono acquistabili anche presso i punti vendita fisici TicketOne presenti in tutta Italia, in alcuni dei quali, i punti vendita GOLD, sarà possibile non solo acquistare biglietti e abbonamenti, ma anche ritirare i relativi braccialetti.

La tipologia di consegna cambia sulla base del tipo di biglietto:

  • tramite corriere espresso (insieme al braccialetto): automatica per abbonamenti da 3, 4 e 5 giorni, e opzionale per biglietti giornalieri e per abbonamenti da 2 giorni (“salta il welcome desk”). L’opzione – in entrambi i casi – è valida soltanto per gli acquisti effettuati online fino alle ore 9 del 16 ottobre;
  • tramite smartphone: i biglietti e-ticket sono biglietti in formato solo digitale e i braccialetti dovranno essere ritirati direttamente presso i punti welcome desk del festival;
  • print@home – stampa@casa: il biglietto giornaliero/abbonamento dovrà essere stampato direttamente dall’acquirente, sarà scaricabile dall’area personale del sito TicketOne o dal link che si riceve via email. I braccialetti dovranno essere ritirati direttamente presso i punti welcome desk del festival.

LEVEL UP FAN: I BIGLIETTI DAI SUPER POTERI

Quest’anno Lucca Comics & Games raddoppia l’appuntamento per l’acquisto dei Level Up Fan, i biglietti dai super poteri dedicati ai fan più affezionati della manifestazione. Accesso a servizi extra, gadget esclusivi e momenti indimenticabili di convivialità con gli ospiti della manifestazione: con questa esclusiva tipologia di biglietto le opportunità sono imperdibili! Per questa edizione il festival ha deciso di riservarne 100 per la vendita in contemporanea con l’apertura della biglietteria ordinaria, alle ore 11.00 di oggi. Sarà possibile acquistare fino a un massimo di 4 biglietti Level Up con lo stesso account e in un’unica soluzione.

WELCOME DESK E BRACCIALETTI: LA TUA LUCCA EXPERIENCE STA PER INIZIARE

I biglietti Lucca Comics & Games 2025 sono validi soltanto se esibiti insieme ai relativi braccialetti: chi acquista un biglietto o un abbonamento, per entrare negli spazi a pagamento della manifestazione, deve passare a ritirare il braccialetto a uno dei punti welcome desk presenti nella città di Lucca. Chi ha acquistato biglietti singoli per più giornate o un abbonamento da 2 giorni (o un abbonamento da 3, 4 e 5 giorni dopo il 16 ottobre) può ritirare tutti i braccialetti direttamente al primo passaggio ai welcome desk, senza necessità di tornare i giorni successivi.

I welcome desk sono cinque, visibili sulla mappa, e saranno aperti da mercoledì 29 ottobre a domenica 2 novembre, dalle ore 6.30 alle ore 18.30, con una eccezione: quest’anno baluardo San Regolo, uno dei welcome desk situati sulle Mura di Lucca, sarà aperto già da martedì 28 ottobre dalle 16.00 alle 19.00.  Non avrà bisogno di passare per i welcome desk chi ha già ricevuto il braccialetto a casa.

Shailene Woodley: 10 cose che non sai sull’attrice

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Shailene Woodley: 10 cose che non sai sull’attrice

Shailene Woodley è una delle migliori attrici della sua generazione. La sua è stata una gavetta intensa, già iniziata quando era ancora una bambina, ma ciò le ha consentito di essere una grande attrice. La Woodley ha dimostrato di avere un talento innato per la recitazione e si essere molto versatile, sia per i ruoli da lei interpretati, sia riguardo al fatto se il suo lavoro sia destinato al piccolo o al grande schermo.

Ecco, allora, dieci cose da sapere su Shailene Woodley.

Shailene Woodley: i suoi film e le serie TV

1. Shailene Woodley: i film e la carriera. Dopo alcune apparizioni televisive da bambina, Shailene Woodley debutta al cinema con Paradiso amaro (2011), accanto a George Clooney, ottenendo subito ampi consensi di critica. In seguito si afferma con ruoli da protagonista in The Spectacular Now (2013), Divergent (2014), Colpa delle stelle (2014) e nei due sequel della saga, Insurgent(2015) e Allegiant (2016). Negli anni successivi amplia la sua carriera con film come Snowden (2016), Resta con me (2018), Ricomincio da te – Endings, Beginnings (2020), The Mauritanian (2021) e L’ultima lettera d’amore (2021). Tra i suoi lavori più recenti figurano Misanthrope (2023), intenso thriller poliziesco diretto da Damián Szifron, e Robots (2023), commedia sci-fi in cui recita al fianco di Jack Whitehall. Nel 2024 ha preso parte a The Fence e al distopico Panopticon. Nel 2025 torna sul grande schermo con Motocity di Potsy Ponciroli, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 82, dove recita accanto ad Alan Ritchson e Ben Foster.

2. Shailene Woodley continua a lavorare nelle serie tv ed è comparsa in un videoclip. Shailene Woodley ha iniziato a recitare per la televisione sin da giovanissima, comparendo in Senza papà (1999), The District (2001-2003), Crossing Jordan (2001-2004), Senza traccia (2003) e The O.C. (2003-2004). Seguono altre esperienze in serie come Tutti amano Raymond (2004), My Name Is Earl (2006) e Cold Case – Delitti irrisolti (2007). La popolarità televisiva arriva con La vita segreta di una teenager americana (2008-2013), che la consacra al grande pubblico.

Nel 2017 torna in TV con Big Little Lies – Piccole grandi bugie, condividendo il set con Reese Whiterspoon, Nicole Kidman, Laura Dern e Alexander Skarsgard. Più recentemente, nel 2024, ha recitato nella miniserie drammatica Three Women, tratta dal bestseller di Lisa Taddeo, confermando la sua versatilità anche sul piccolo schermo. Inoltre, è apparsa in un videoclip musicale, a dimostrazione del suo interesse a spaziare in diversi linguaggi artistici.

3. È anche produttrice. Negli ultimi anni l’attrice ha affiancato alla recitazione anche la produzione, per avere un ruolo più attivo nelle scelte creative dei progetti a cui partecipa. Ha debuttato come produttrice con Resta con me (2018), struggente storia d’amore ambientata in mare aperto, ed è tornata a ricoprire questo ruolo per L’ultima lettera d’amore (2021). Nel 2023 ha prodotto e interpretato Misanthrope, crime thriller diretto da Damián Szifron con Ben Mendelsohn, e continua a sviluppare progetti che la vedono protagonista anche dietro la macchina produttiva.

shailene woodley

Shailene Woodley: chi è il suo fidanzato

4. Shailene Woodley da Aaron Rodgers a Lucas Bravo. Dopo la rottura con l’ex quarterback Aaron Rodgers, Shailene ha ritrovato l’amore nel collega francese Lucas Bravo, noto per Emily in Paris. I due sono stati fotografati insieme a marzo 2025 mentre passeggiavano affiatati per le strade di Parigi. Nel corso della primavera Bravo ha confermato la relazione definendosi “davvero felice” Glamour , mentre il loro status ufficiale è stato sancito con una romantica dichiarazione via Instagram ad aprile. Ad agosto, una romantica fuga in van ha mostrato una Shailene rilassata, senza trucco, in un momento d’intimità condiviso con Bravo sotto le stelle.

5. Shailene Woodley ha sempre protetto la sua privacy. Nonostante oggi la sua relazione con l’attore francese Lucas Bravo sia pubblica, Shailene Woodley in passato ha mantenuto il massimo riserbo sulla propria vita privata. Nel corso degli anni le sono stati attribuiti alcuni presunti flirt con colleghi come Theo James (Divergent) e *Ansel Egort, oltre al cantante Nahko Bear, leader della band Nahko and Medicine for the People. L’attrice, però, non ha mai confermato ufficialmente nessuna di queste relazioni.

Shailene Woodley: età e altezza

6. Shailene Woodley è piuttosto alta. Shailene Woodley è nata il 15 novembre 1991 a San Bernardino, in California, e ha quindi 33 anni. L’attrice è alta 173 cm, una caratteristica che la fa spesso svettare accanto ai colleghi sul set. Nonostante la sua statura, ha interpretato ruoli molto diversi tra loro, dimostrando grande versatilità e adattabilità.

Shailene Woodley altezza
Shailene Woodley sul red carpet di Venezia 82 – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Shailene Woodley: figli

7. Shailene Woodley non ha figli. Ad oggi Shailene Woodley non ha figli. L’attrice ha più volte dichiarato in interviste di essere molto legata al tema della maternità e della famiglia, ma di voler affrontare un eventuale percorso con i tempi giusti e senza pressioni esterne. Per ora, la sua attenzione è rivolta alla carriera e ai suoi impegni personali, inclusi l’attivismo ambientale e i progetti di produzione.

Shailene Woodley: malattia e salute

8.Shailene Woodley ha affrontato problemi di salute. In diverse interviste l’attrice ha raccontato di aver sofferto di una malattia autoimmune che, per anni, ha inciso sulla sua carriera e sulla possibilità di accettare nuovi ruoli. Ha spiegato che la condizione l’ha costretta a rifiutare progetti importanti e a prendersi del tempo per recuperare. Con il tempo, e grazie a cure specifiche e a uno stile di vita sano, la Woodley ha ritrovato un equilibrio, tornando gradualmente a lavorare con continuità. Oggi continua a mantenere molta riservatezza sulla propria salute, ma sottolinea l’importanza della consapevolezza e della cura di sé.

Shailene Woodley è su Instagram

9. Shailene Woodley ha un profilo Instagram ufficiale. Anche Shailene Woodley ha ceduto al fascino di Instagram, tanto da avere un account ufficiale seguito da qualcosa come 4,6 milioni di persone. Molto attiva sul social, l’attrice ha una bacheca molto diversificata: i suoi post si dividono tra momenti lavorativi ed eventi mondani, ma anche tra la quotidianità e la semplicità, mettendo in mostra la sua bellezza acqua e sapone e la sua spensieratezza.

Shailene Woodley e l’attivismo ambientale

10. Shailene Woodley e l’attivismo ambientale. Oltre alla carriera di attrice, Shailene Woodley è conosciuta anche per il suo impegno civile e ambientale. È membro di associazioni che promuovono la tutela dell’ambiente e si è distinta in battaglie come quella contro l’oleodotto Dakota Access Pipeline, per la quale è stata anche arrestata durante una manifestazione pacifica nel 2016. L’attrice sostiene pratiche di vita ecosostenibili e ha più volte dichiarato di voler utilizzare la propria popolarità per sensibilizzare il pubblico su temi legati alla crisi climatica e ai diritti dei nativi americani.

Fonti: IMDb, biography, dailymail

Toy Story 5: prime immagini dei nuovi personaggi!

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Toy Story 5: prime immagini dei nuovi personaggi!

I presenti all’evento della Disney, D23, dello scorso fine settimana hanno potuto vedere in anteprima un paio di nuovi personaggi che fanno il loro debutto in Toy Story 5 , tra cui Smarty Pants, un giocattolo per l’addestramento al vasino, e il tablet intelligente LilyPad, che è stato rivelato essere l’antagonista principale del film (li si può vedere in questo post).

Il D23 ha anche svelato la scena iniziale del film, in cui Buzz si ritrova inspiegabilmente bloccato su un’isola deserta con diversi altri Buzz Lightyear bloccati in modalità gioco (il che significa che non si rendono conto di essere giocattoli) che escogitano un piano folle per lasciare l’isola e tornare allo Star Command.

Di Lilypad era già stato condiviso in precedenza il seguente concept art:

Un’immagine di Lilypad, antagonista di Toy Story 5

Di cosa parla Toy Story 5?

All’evento D23 dello scorso anno, il regista Andrew Stanton aveva anticipato alcuni dettagli sul film, dicendo al pubblico: “Attraverso le esperienze di questi giocattoli, abbiamo tutti imparato cosa sono la lealtà, l’appartenenza e l’amicizia. Questi personaggi ci hanno offerto una prospettiva unica sulla crescita e sul percorso della vita”. “In tutti i film di Toy Story, il compito dei giocattoli è quello di stare accanto ai bambini, ma in Toy Story 5 questo compito diventa esponenzialmente più difficile quando il nostro gruppo di giocattoli si trova a competere con ciò che oggi ossessiona i bambini: l’elettronica!”.

Il prossimo film parlerà dunque di giocattoli contro tecnologia, con Bonnie che riceve un Lilypad che funge da antagonista del film. Il Lilypad vuole separare Bonnie dai suoi giocattoli, rendendola meno socievole. Jesse, che ora si occupa dei giocattoli di Bonnie, decide che hanno bisogno di aiuto, e questo la porta a chiedere a Woody di tornare.

Il ritorno di Woody in Toy Story 5 è un evento importante, poiché significa che Jesse pensa che solo lui possa risolvere i problemi che l’oggetto tecnologico sta creando. La conoscenza che Woody ha di Bonnie o semplicemente la sua storia da leader dei giocattoli potrebbero contribuire a questo pensiero. L’anteprima ha anche rivelato che è passato un po’ di tempo dall’ultima volta che Woody ha visto il resto dei giocattoli. Al suo ritorno, sembra che Woody si scontrerà di nuovo con Buzz Lightyear.

Clayface: nuove immagini dal set sembrano svelare il principale antagonista

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Mentre continuano le riprese sul set di Clayface della DC Studios a Liverpool, nuove foto e video (le si può vedere qui e qui) potrebbero aver rivelato un primo sguardo al cattivo principale del film, anche se non è chiaro chi sia né quale attore lo interpreti. Le precedenti foto dal set mostravano la copertina della Gotham Gazette, con il titolo che ci informava che Jimmy “Red” McCoy era sotto indagine. Questo cattivo di basso livello di Batman non è mai sembrato il principale antagonista, ma il tizio calvo e ben vestito che si vede scendere i gradini dell’aula di tribunale con una signora al braccio potrebbe esserlo.

Secondo l’autore di Nexus Point News Apocalyptic Horseman, questo ruolo è stato offerto ad alcuni “grandi nomi”, ma nemmeno lui riconosce questo attore, portando a pensare che il personaggio sia alla fine stato offerto ad un attore meno conosciuto. Per quanto riguarda il personaggio, si ipotizza che potrebbe trattarsi di Roland Daggett, introdotto in Batman: The Animated Series come un uomo d’affari molto potente e molto corrotto. La Daggett Industries era responsabile della creazione di Clayface nel cartone animato, quindi c’è la possibilità che questo personaggio sia stato leggermente modificato come un mafioso più attivo e responsabile di aver trasformato il protagonista in Clayface.

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Cosa sappiamo di Clayface

Al momento sono stati rivelati pochi dettagli sulla trama, ma abbiamo appreso che Matt Hagen sarà al centro dell’attenzione. Nei fumetti, era il secondo Clayface, un avventuriero che si è trasformato in un mostro dopo aver incontrato una pozza radioattiva di protoplasma. Questo è cambiato in Batman: The Animated Series, dove è stato ritratto come un attore che usava una crema anti-età per sembrare più giovane. Dopo essersi scontrato con il suo creatore, Roland Daggett, Hagen viene immerso in una vasca di quella sostanza e diventa il “classico” Clayface che tutti conoscete dai fumetti.

Stando ad alcuni rumor emersi online, la storia di Clayface sarà incentrata su un attore in ascesa il cui volto è sfigurato da un gangster. Come ultima risorsa, il divo si rivolge a uno scienziato eccentrico in stile per chiedere aiuto. All’inizio l’esperimento ha successo, ma le cose prenderanno presto una piega inaspettata.

Poiché Clayface sarà ambientato nell’universo DC, i fan dovrebbero aspettarsi molti collegamenti con l’universo più ampio, e saremmo molto sorpresi se Batman apparisse o fosse anche solo menzionato. Il produttore Peter Safran ha condiviso alcuni nuovi dettagli sulla sceneggiatura di Flanagan, sottolineando che il film sarà effettivamente un film horror in piena regola, sulla scia di La mosca di David Cronenberg, ma si dice trarrà anche ispirazione dal successo horror di Coralie Fargeat, The Substance.

Clayface, vedete, è una storia horror hollywoodiana, secondo le nostre fonti, che utilizza l’incarnazione più popolare del cattivo: un attore di film di serie B che si inietta una sostanza per rimanere rilevante, solo per scoprire che può rimodellare il proprio viso e la propria forma, diventando un pezzo di argilla ambulante”, ha dichiarato Safran.

Tom Rhys Harries interpreterà il personaggio principale di Clayface, il film dei DC Studios. Il film vedrà anche la partecipazione di Max Minghella nel ruolo di John, un detective di Gotham City che inizia a nutrire sospetti sulla relazione tra la sua fidanzata Caitlin e Matt Hagen. Naomi Ackie interpreta invece proprio Caitlin Bates, amministratrice delegata di un’azienda biotecnologica che cura Matt dopo che questi è stato sfigurato.

Il film è basato su una storia di Mike Flanagan, attore di La caduta della casa degli Usher (l’ultima bozza è stata firmata da Hossein Amini, sceneggiatore di Drive), con James Watkins, regista di Speak No Evil, alla regia.

Clayface è attualmente previsto per l’arrivo nelle sale l’11 settembre 2026.

Bridgerton – Stagione 5: Julia Quinn rivela chi sarà la protagonista

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L’autrice di Bridgerton ha appena rivelato chi potrebbe essere il personaggio principale della quinta stagione. La serie televisiva di successo di Netflix è, come noto, basata sui libri di Julia Quinn, la cui storia segue le vicende degli otto figli dei Bridgerton, una famiglia potente e influente dell’alta società inglese durante l’epoca della Reggenza. Ogni stagione della serie si concentra principalmente su uno dei fratelli Bridgerton, mentre questi ultimi si muovono nell’alta società alla ricerca dell’amore.

In un post su Instagram, Quinn ha ora condiviso un collage di foto di lei e Claudia Jessie, che interpreta Eloise Bridgerton, mentre parlano dietro le quinte sul set nel 2019. Nelle foto Quinn chiede a Jessie se ha letto il libro su Eloise e se sa cosa succederà, e Jessie risponde: “So tutto”. Insieme all’immagine, la didascalia recita: “Guardando indietro… e guardando avanti” seguito da #Bridgerton #philoise #tosirphillipwithlove.

Gli hashtag con il nome del libro di Eloise e il nome della coppia Eloise e Phillip alludono potenzialmente alla storia d’amore di Eloise come fulcro della quinta stagione. Con tre stagioni già uscite e la quarta stagione di Bridgerton in arrivo, i libri indicano già cosa accadrà nelle stagioni 5 e 6, già rinnovate. Shonda Rhimes ha recentemente rivelato che intende realizzare otto stagioni, ciascuna delle quali seguirà uno dei figli dei Bridgerton.

Considerando l’anticipazione di Quinn e il quinto libro della serie Bridgerton incentrato su Eloise, è logico che anche la quinta stagione ruoterà attorno a Eloise. Detto questo, nulla è confermato e la quinta stagione potrebbero benissimo cambiare portando i futuri episodi a ruotare attorno a un altro personaggio. L’ordine non ha sempre seguito i libri, dato che la terza stagione ruotava attorno a Colin Bridgerton e Penelope Featherington, mentre nei libri seguiva Benedict Bridgerton e Sophie Beckett, quindi nulla è ancora definitivo.

LEGGI ANCHE: Bridgerton – Stagione 4: cosa aspettarsi dalla quarta stagione in base al libro

Alien: Pianeta Terra, Noah Hawley spiega il suo cameo a sorpresa nella serie

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Il creatore di Alien: Pianeta Terra (qui la nostra recensione), Noah Hawley, ha spiegato il cameo più inaspettato della serie. La serie, come noto, è un prequel che si svolge due anni prima del film originale del 1979, Alien. Incentrato sulla creazione di esseri sintetici infusi con le menti di persone morenti, questa mostra uno di questi “ibridi” alle prese con Xenomorfi e altri alieni dopo che una nave è precipitata.

Da quando la serie è stata trasmessa per la prima volta ad agosto, Alien: Pianeta Terra è stata elogiata per le immagini mozzafiato e la trama interessante. I fan dei personaggi si sono affezionati all’ibrido principale della serie, Wendy, e al suo fratello completamente umano, Joe Hermit. Ora, dunque, sono state rivelate ulteriori informazioni sul cameo nascosto dietro la rappresentazione del padre di Wendy e Joe.

In un’intervista con Grant Hermanns di ScreenRant per la metà della stagione, Hawley ha infatti parlato della sua apparizione nella serie. In qualità di ideatore della serie, ha deciso di fare un cameo interpretando il padre di Wendy e Joe. Durante l’intervista a Hawley è stato chiesto se ci fosse una spiegazione personale per il suo cameo. “La realtà è che ho scelto mio figlio per interpretare il giovane Hermit, e in parte è perché ho questo motto: “Massima creatività, massima efficienza”.

“E ho pensato: “Ok, bene, voglio fare questa sequenza di flashback. Non è un dialogo, non è scritto. È uno spaccato di vita, il che significa che è una sorta di improvvisazione”. “Mio figlio non ha mai recitato prima, quindi come faccio a ottenere una performance da lui senza sprecare il tempo di tutti cercando di dare un lavoro a mio figlio, giusto?”, spiega Hawley. “E ho pensato: “se scritturo i suoi genitori, saranno attori giornalieri e potrebbero essere bravi o meno”, ma dovrà esserci un processo di casting”.

“E ho pensato: “Beh, il modo migliore, il modo più veloce è semplicemente sedersi sul pavimento e farlo con lui. Ed è stato fantastico. Non solo è stata una giornata magica per catturare quel momento della sua vita, perché ovviamente ora ha due anni in più, ma è stato stranamente commovente anche per me essere il padre dei miei personaggi principali”, ha affermato Hawley.

Spero che una parte di ciò che piace alle persone in questo show, e in tutto il mio lavoro, sia il fatto che è tutto fatto a mano. Niente di tutto ciò è un esercizio cinico, è tutto fatto a mano. È per questo che registro la musica per la serie. Sto cercando di trasmettere una sensazione. E in questo caso, mi è sembrato che il modo migliore per ottenere quella sensazione fosse farlo da solo. Sembra reale. C’è un’emozione”, conclude Hawley.

La trama di Alien: Pianeta Terra

Ambientata nell’anno 2120, appena due anni prima degli eventi dell’Alien originale di Ridley Scott, la serie TV Alien: Pianeta Terra porta l’orrore sulla Terra per la prima volta nella storia del franchise. La storia si svolge in un futuro noto come “Corporate Era”, in cui cinque mega-corporazioni, Prodigy, Weyland-Yutani, Lynch, Dynamic e Threshold, esercitano la loro influenza su scala globale, funzionando più come nazioni sovrane che come aziende.

In questo mondo dominato dalla tecnologia avanzata, sintetici e cyborg sono parte integrante della vita quotidiana. Ma ora è arrivato un nuovo balzo evolutivo: gli ibridi, esseri che fondono la coscienza umana con la forma robotica. Wendy, la prima della sua specie, è al centro di questa trasformazione.

La tensione esplode in Alien: Pianeta Terra quando una misteriosa nave da ricerca spaziale, la USCSS Maginot, ritenuta legata alla Weyland-Yutani Corporation, atterra inaspettatamente sulla Terra.

Wendy, una sintetica rivoluzionaria interpretata da Sydney Chandler, viene schierata insieme a una squadra tattica eterogenea per indagare. Quella che inizia come una normale operazione di recupero si trasforma rapidamente in un incubo, quando l’equipaggio scopre il mortale carico della nave: terrificanti forme di vita aliene, tra cui i famigerati Xenomorfi. Improvvisamente, la missione si trasforma in una disperata lotta per la sopravvivenza, mentre una nuova ondata di orrore emerge, questa volta sulla Terra stessa.

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Buffy l’ammazzavampiri: il reboot riceve un entusiasmante aggiornamento dalla regista

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L’originale serie Buffy l’ammazzavampiri, incentrata su una studentessa liceale che combatte esseri soprannaturali, è andata in onda tra il 1994 e il 2003 e dopo vent’anni il reboot racconterà altre avventure in quel mondo, che vedrà Sarah Michelle Gellar nel ruolo di mentore. Negli ultimi anni, le serie revival sono diventate piuttosto comuni. Mentre alcuni hanno ottenuto un buon successo, alcuni revival sono invece stati deludenti. Ma la trama del revival di Buffy l’ammazzavampiri sembra promettente.

Durante un’intervista al Los Angeles Times sul suo nuovo film, Hamnet, la regista premio Oscar Chloé Zhao ha infatti parlato del revival quando le è stato chiesto quali fossero i suoi prossimi progetti, e ha rivelato di aver appena finito di girare l’episodio pilota. “Ho appena finito di girare il pilot della nuova serie di “Buffy l’ammazzavampiri”, ambientata 25 anni dopo. La mia società sta partecipando allo sviluppo. Il fandom è molto speciale per me e sono entusiasta di vedere come verrà accolto dal pubblico”.

Dalle dichiarazioni di Zhao sul revival di Buffy l’ammazzavampiri si possono trarre due conclusioni principali. Il punto più importante è che le riprese del pilot del revival sono terminate. Sebbene sia possibile che ci siano delle riprese aggiuntive e che i piani per il nuovo revival possano ancora essere abbandonati, questo è un passo enorme sia per la serie che per i fan. È anche un’indicazione che gli spettatori potrebbero vedere la serie nel corso del 2026.

In secondo luogo, e forse ancora più importante, le dichiarazioni di Zhao sembrano indicare che il suo coinvolgimento nel revival sia una cosa positiva. Essendo una regista acclamata e vincitrice di un Oscar, la sua partecipazione sembra una buona idea, se capisce perché i fan amano Buffy l’ammazzavampiri. Essendo lei stessa una fan, è molto probabile che Zhao comprenda il fascino della serie.

Cosa aspettarsi dal reboot di Buffy l’Ammazzavampiri

L’originale serie di Buffy l’ammazzavampiri, ideata da Joss Whedon, mescola horror, azione, dramma e commedia con sorprendenti sfumature metaforiche. Ambientata nella cittadina immaginaria di Sunnydale, la storia segue Buffy Summers, una liceale apparentemente normale che è però la “Prescelta”, l’unica ragazza della sua generazione destinata a combattere vampiri, demoni e forze oscure. Affiancata dai suoi amici – la “Scooby gang” – e dal suo mentore Rupert Giles, Buffy affronta battaglie sovrannaturali che spesso riflettono le paure e le sfide della crescita, dell’identità e della responsabilità personale. La serie è considerata un simbolo del girl power anni ’90.

Una recente sinossi del reboot di Buffy l’ammazzavampiri ha rivelato che “Nova, una sedicenne appassionata di libri, scopre di essere un’ammazzavampiri nella ricostruita Sunnydale, divisa tra la grintosa Old Sunnydale e l’esclusiva New Sunnydale. Durante il Vampire Weekend, un festival che celebra il passato oscuro della città, i vampiri Jack e Shirley emergono da un cantiere edile, uccidono un adolescente e pianificano un rituale per creare un esercito di vampiri al Cursed Circle”, conclude la sinossi.

Nora Zuckerman e Lila Zuckerman sono ora state incaricate di scrivere, dirigere e produrre la serie reboot di Buffy l’ammazzavampiri. La premio Oscar Chloé Zhao sarà la regista e la produttrice esecutiva sotto la sua casa di produzione Book of Shadows. Gellar è invece produttrice esecutiva insieme a Gail Berman. Fran Kuzui e Kaz Kuzui saranno produttori esecutivi tramite Suite B, mentre Dolly Parton sarà produttrice esecutiva tramite Sandollar. La produzione sarà affidata a 20th Television e Searchlight Television. Berman, i Kuzui e Parton sono stati tutti produttori esecutivi della serie originale.

Protagonista sarà dunque Ryan Kiera Armstrong, apparsa di recente nella serie Disney+Star Wars: Skeleton Crew”. Tra gli altri suoi crediti televisivi figurano “Anne with an E” su Netflix, “American Horror Story” e la prossima serie FX “The Lowdown”. Ad affiancare Armstrong e Sarah Michelle Gellar nuovamente nei panni di Buffy ci sono Faly Rakotohavana (“Unprisoned”, “Secret Society of Second Born Royals”) nel ruolo di Hugo, Ava Jean (“A Week Away”, “Law & Order: SVU”) nel ruolo di Larkin, Sarah Bock (“Severance”) nel ruolo di Gracie, Daniel di Tomasso (“Witches of East End”, “Major Crimes”) nel ruolo di Abe e Jack Cutmore-Scott (“Oppenheimer“, “Frasier”) nel ruolo del signor Burke.

Si sono poi aggiunte al cast Merrin Dungey (The Lincoln Lawyer) nel ruolo della signora LaDuca, la consulente universitaria della New Sunnydale Academy, Audrey Hsieh (Found) e Audrey Grace Marshall (The Flight Attendant) interpreteranno rispettivamente Keiko e Jessica, studentesse liceali e membri del gruppo cristiano evangelico dell’accademia, e Chase Sui Wonders (So cosa hai fatto) interpreterà invece un personaggio chiamato Shirley.

Al momento non è noto chi del cast originale – che includeva Nicholas Brendon, Alyson Hannigan, Carpenter, Anthony Stewart Head, David Boreanaz, Seth Green e James Marsters – potrebbe tornare per la nuova serie.

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IT: Welcome to Derry, Andy Muschietti svela il legame con l’universo di Stephen King

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Uno dei co-creatori di IT: Welcome to Derry ha rivelato come la serie si collegherà al più grande universo narrativo di Stephen King. La serie HBO di prossima uscita, che costituisce il prequel del film It del 2017 e di It – Capitolo due del 2019, è come ormai noto ambientata nel 1962 e sarà incentrata su un gruppo diverso di ragazzi che affrontano Pennywise il clown danzante 27 anni prima di quei film.

In attesa dell’arrivo previsto per ottobre 2025, il co-creatore di IT: Welcome to Derry e regista dei film, Andy Muschietti, ha parlato con TV Insider della serie. Durante la discussione, Muschietti ha rivelato che questa mostrerà che il mondo in cui vive Pennywise è collegato alle storie di King della serie La Torre Nera. “Lo scopo dello show, tra le altre cose, è quello di aprire una finestra sull’altro lato… e trasmettere questa sensazione al pubblico. Tutto ciò che si trova dall’altra parte è collegato a La Torre Nera perché fa parte dello stesso universo, il macroverso”.

Sempre durante l’intervista a TV Insider, Muschietti ha accennato a come gli universi più ampi di It e La Torre Nera saranno rappresentati nella serie. Muschietti ha spiegato che questa mostrerà principalmente la natura multiversale di alcune delle storie di King da un punto di vista umano. “Ovviamente, trattandosi di It, vedremo tutto questo principalmente dalla prospettiva degli esseri umani. In questa serie ci sarà più di una semplice speculazione. Avremo questo e daremo al pubblico un assaggio dell’altra dimensione”, ha affermato il regista.

Nel romanzo It di Stephen King, i lettori scoprono Maturin la Tartaruga attraverso la mente di Bill Denbrough. Antica entità cosmica dal carattere gentile, Maturin è l’opposto di Pennywise. Invece di togliere vite, Maturin le crea, poiché la tartaruga è responsabile della creazione dell’universo in cui è ambientato il romanzo. Nei film ci sono anche diversi riferimenti a Maturin, ma si tratta solo di easter egg.

Nel libro di King, Maturin svolge anche un ruolo fondamentale nella sconfitta di Pennywise da parte del Club dei Perdenti, poiché l’entità fornisce al gruppo le conoscenze necessarie per avere successo. Per i fan dei libri di King, è stata una delusione il fatto che Maturin sia stato per lo più ignorato nella miniserie degli anni Novanta e negli adattamenti cinematografici. Sulla base dei commenti di Muschietti, IT: Welcome to Derry probabilmente coinvolgerà Maturin.

Oltre ad aiutare il Club degli Sfigati a combattere Pennywise, Maturin ha un ruolo chiave nei libri di King della serie La Torre Nera. Uno dei dodici Guardiani dei Raggi, Maturin è una delle numerose entità cosmiche che sostengono la Torre Nera, la struttura che contiene le realtà rappresentate in tutti i libri di King. In breve, Maturin permette l’esistenza delle realtà di It e La Torre Nera.

Poiché Mike Flanagan e Trevor Macy della Intrepid Pictures detengono i diritti cinematografici e televisivi di La Torre Nera, IT: Welcome to Derry potrà probabilmente solo accennare al collegamento più ampio senza necessariamente entrare nei dettagli. Tuttavia, se l’ipotesi che Maturin farà parte della serie è vera, ciò suggerirà sicuramente “l’altro lato”, come ha affermato il co-creatore della serie.

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Cosa sappiamo di IT: Welcome to Derry

La serie, prodotta dalla Warner Bros. Television e sviluppata per la televisione dai registi Andy Muschietti e Barbara Muschietti (IT, The Flash) e Jason Fuchs (Wonder Woman), debutterà su HBO e sarà disponibile in streaming in Italia grazie a Sky. Muschietti dirigerà quattro episodi della serie di nove episodi. Bill Skarsgård ha descritto IT: Welcome to Derry come “piuttosto hardcore” e ha ammesso di aver avuto qualche esitazione nel riprendere quello che è diventato forse il suo ruolo più iconico.

In un certo senso, mi sentivo come se avessi chiuso con quel personaggio. Era anche perché stavo girando [Nosferatu], stavo interpretando Orlock e, per me, era come se fosse ‘l’ultimo chiodo nella bara dei miei ruoli da mostro’“, ha spiegato. ”Quindi mi sentivo come se avessi chiuso con quella parte e volessi fare cose diverse. Naturalmente, anche la cosa di Pennywise mi ha definito in modo piuttosto netto. Pensavo: ‘Quello è il me stesso ventiseienne’. Non sono più un ragazzo giovane“.

Poi le cose sono cambiate. Barbara e Andy, i Muschietti, lo stanno realizzando. Li adoro. Sono amici molto cari. Anzi, sono come una famiglia. Sono il padrino di suo figlio. Quindi li adoro, e ho pensato: ‘Va bene, riportiamolo in vita’”. Skarsgård ha aggiunto: “È stato divertente. Mi è piaciuto più di quanto pensassi, in realtà. Ci sono parti in cui abbiamo potuto esplorare lati di Pennywise che non avevamo mai visto, ed è divertente. Mi sono ricordato quanto mi è piaciuto lavorare con Andy, e ci divertiamo molto insieme. Penso che ci siano alcune cose interessanti che non abbiamo ancora visto e che spero il pubblico apprezzerà e si divertirà a guardare“.

Ambientato nell’universo di IT di Stephen King, IT: Welcome to Derry è basato sul romanzo e amplia la visione creata dal regista Andy Muschietti nei film IT – PARTE 1 e IT – PARTE 2. Il cast è guidato da Taylour Paige, Jovan Adepo, Chris Chalk, James Remar, Stephen Rider, Madeleine Stowe, Rudy Mancuso e Bill Skarsgård. È stato anche confermato che IT: Welcome to Derry sarà trasmesso per la prima volta questo ottobre, il che significa che dovremmo tornare a Derry in tempo per Halloween.

Venezia 82, le foto dal red carpet di The Smashing Machine con Dwayne Johnson e Emily Blunt

Il red carpet della 82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ha accolto ieri il cast di The Smashing Machine, il film diretto da Benny Safdie presentato in concorso e già tra i più discussi della manifestazione.

Grande protagonista della serata è stato Dwayne Johnson, che nel film interpreta il leggendario lottatore di MMA Mark Kerr, ruolo che segna una svolta drammatica nella sua carriera. Al suo fianco, sul tappeto rosso, anche Emily Blunt, splendida interprete di Dawn Staples, moglie di Kerr.

Accanto a loro hanno sfilato anche Ryan Bader (nel ruolo di Mark Coleman), Bas Rutten nei panni di sé stesso, Oleksandr Usyk (Ihor Vovčančyn), Lyndsey Gavin (Elizabeth Coleman), Satoshi Ishii (Enson Inoue), James Moontasri (Akira Shoji) e Yoko Hamamura (Kazuyuki Fujita), completando un cast che unisce cinema e autentiche leggende delle arti marziali miste.

Gli scatti dal red carpet mostrano l’entusiasmo e la grande accoglienza riservata al film, che racconta con intensità la vita e le fragilità di uno dei più grandi campioni della storia delle MMA. The Smashing Machine ha già catturato l’attenzione del pubblico e della critica per l’approccio realistico e la regia tesa e immersiva di Benny Safdie, al suo debutto da solista.

The Hateful Eight: la spiegazione del finale del film

The Hateful Eight: la spiegazione del finale del film

The Hateful Eight è il film western del 2015 diretto da Quentin Tarantino con Samuel L. Jackson, Kurt Russell, Jennifer Jason Leigh e Walton Goggins, tra gli altri. Il film è incentrato su otto sconosciuti che sfuggono a una bufera di neve e trovano rifugio nella “Minnie’s Haberdashery”. Tra i viaggiatori ci sono il maggiore Warren, John Ruth e la sua preda Daisy Domergue, e Chris Mannix, tutti diretti a Red Rock. Costretti ad aspettare che la bufera passi nella stessa baita, dove regna una tensione pericolosa, ognuno cerca di sopportare le differenze degli altri e sopravvivere alla notte.

Il film è ambientato dopo la guerra civile americana ed esplora temi quali la razza, la politica e la vendetta, il tutto all’interno di un’unica location per la sua intera durata. Naturalmente, qualcuno tra i presenti non è chi dice di essere e il pericolo di morte può arrivare quando meno ce lo si aspetta. Se siete interessati a scoprire come finisce questo incontro casuale per questi personaggi, ecco tutto quello che c’è da sapere sul finale di The Hateful Eight.

La trama di The Hateful Eight

Il maggiore Marquis Warren, un veterano afroamericano dell’Unione diventato cacciatore di taglie si ritrova senza cavallo nel bel mezzo di una bufera di neve in arrivo. Chiede un passaggio a John “Il Boia” Ruth, un altro cacciatore di taglie che sta viaggiando verso Red Rock per consegnare la sua ultima preda, Daisy Domergue, al patibolo. Lungo la strada, raccolgono un altro autostoppista smarrito, Chris Mannix, figlio di Erskine Mannix, un ex leader confederato. John Ruth è riluttante ad accettare Mannix all’inizio, ma deve acconsentire quando Mannix afferma di essere il nuovo sceriffo di Red Rock.

Durante il viaggio in carrozza, Mannix rivela che il Sud ha messo una taglia di 30.000 dollari sulla testa di Warren per essere fuggito e aver bruciato un campo di prigionieri durante la guerra. Di conseguenza, l’animosità tra loro cresce. Con l’avvicinarsi della bufera di neve, O.B., il cocchiere di Ruth, ferma il carro alla merceria di Minnie per ripararsi. Tuttavia, invece di essere accolti dalla proprietaria della baita, Minnie, e da suo marito, Sweet Dave, il gruppo trova Bob. Quando gli viene chiesto, Bob informa Warren che Minnie e Dave sono partiti per un viaggio a casa della madre di Minnie e hanno lasciato lui ad occuparsi della baita.

The Hateful Eight film

All’interno della capanna, Warren e Ruth trovano tre sconosciuti che sembrano trovarsi nella loro stessa situazione. Uno di loro chiede di vedere il mandato di arresto di Ruth e rivela di essere Oswaldo Mobray, il boia di Red Rock. Ruth continua a girare per la stanza e a fare conoscenza con gli uomini con cui condividerà il tetto per il resto della bufera di neve. Uno di loro, un cowboy di nome Joe Gage, gli dice che sta andando a trovare sua madre per Natale e attira i sospetti di Ruth. L’ultimo uomo è Sanford Smithers, un generale confederato che rifiuta con disprezzo di conversare con Ruth.

Mobray chiede poi a Mannix se è proprio lui ad avere una lettera del presidente Lincoln, avendo sentito delle voci al riguardo. Più tardi, quando Mannix riconosce Smithers come generale, questi gli racconta dei suoi piani a Red Rock. Il figlio di Smithers, Chester Charles Smithers, era venuto a Red Rock in cerca di opportunità finanziarie ma aveva finito con il rimetterci la vita. Smithers ha quindi acquistato una tomba per il figlio scomparso nel cimitero della città. Quando Warren entra infine nella capanna, si trova faccia a faccia con Smithers. I due avevano combattuto nella battaglia di Rouge su fronti opposti.

Quando la tensione nella stanza inizia a salire, Mobray suggerisce di dividere la capanna in due: il camino come Georgia, il lato sud, e il bar come Philadelphia, il lato nord. John sospetta che sia in atto un piano più grande, che coinvolge un tentativo di liberare Domergue dalla sua prigionia. Confisca le armi di tutti tranne quelle di Warren e chiede a O.B. di sbarazzarsene. A cena, Mannix chiede a Warren della sua lettera del presidente Lincoln e si rifiuta di credere alla sua legittimità. Dopo che Ruth cerca di difenderla, Warren ammette di aver mentito sulla lettera. Ruth è scontenta della scoperta. In seguito, Warren va a parlare con Smithers.

Il generale confederato è inizialmente riluttante a parlare con Warren. Tuttavia, alla fine discute con lui della sua vita dopo la guerra. Quando si parla di suo figlio, Warren dice a Smithers che conosceva Chester Charles e rivela di essere stato lui a ucciderlo. Dopo aver consegnato una pistola a Smithers, Warren racconta del suo incontro con Chester Charles, che era venuto a reclamare la taglia sulla sua testa. Warren condivide in modo proattivo i dettagli cruenti di come abbia violentato e ucciso il figlio di Smithers per vendicarsi delle sue azioni durante la guerra.

The Hateful Eight cast

Smithers prende la pistola e la punta contro Warren. Tuttavia, Warren è più veloce e più preparato. Estrae la sua pistola e uccide il vecchio. Nel frattempo, Domergue assiste mentre qualcuno avvelena il caffè mentre tutti sono distratti da Warren e Smithers. Gage e O.B. si sbarazzano poi del corpo di Smithers mentre Mannix, Ruth e Mobray discutono della legalità dell’omicidio appena avvenuto nella baita. Domergue osserva Ruth e O.B. bere il caffè avvelenato e rimane in silenzio. Prende la chitarra e inizia a cantare una canzone.

Inizialmente, Ruth trova la sua canzone divertente, ma presto si arrabbia dopo un verso particolarmente minaccioso. Distrugge la chitarra e ammanetta Domergue a sé stesso. Poco dopo, Ruth e O.B. vomitano entrambi una quantità preoccupante di sangue. Rendendosi conto della gravità della situazione, Ruth inizia ad attaccare Domergue. Mentre i due lottano, Domergue riesce a strappare la pistola a Ruth e gli spara uccidendolo.

Chi ha avvelenato il caffè?

Dopo che Ruth beve il caffè e muore, Warren capisce che qualcuno deve aver avvelenato la caffettiera e interroga tutti al riguardo. Lascia Domergue ammanettato al corpo di Ruth e mette in fila gli altri uomini con la faccia rivolta verso il muro, puntando loro contro la pistola. Esclude rapidamente Mannix dai sospettati, dato che questi aveva quasi bevuto lo stesso caffè pochi istanti prima che Ruth vomitasse sangue. Warren consegna quindi una pistola a Mannix e si avvale del suo aiuto per trovare il vero colpevole. Mannix ritiene che il responsabile sia Gage il Cowboy, ma Warren non si affretta a dare per scontato nulla.

Warren interroga prima Bob perché da tempo nutre dei sospetti su di lui. Warren sostiene che lo stufato che Bob ha servito per cena aveva esattamente lo stesso sapore dello stufato di Minnie. Giunge alla conclusione che si trattava, in realtà, dello stufato di Minnie, il che contraddice la versione di Bob secondo cui la coppia era fuori città da una settimana. Warren deduce anche che Sweet Dave non sarebbe mai partito senza la sua amata poltrona. Quando Warren solleva le coperte dal poggiatesta della poltrona, trova una grande macchia di sangue sulla sedia.

The Hateful Eight

Warren ricorda poi a Bob le tendenze razziste di Minnie nei confronti dei messicani. Pertanto, lei non avrebbe mai lasciato la sua baita sotto la custodia di Bob, un messicano. Avendo scoperto la bugia di Bob, Warren lo uccide. Tuttavia, il colpevole del caffè avvelenato rimane ancora sconosciuto. Ruth era stato scettico fin dall’inizio riguardo al fatto che qualcuno potesse interferire nella sua cattura di Domergue. Aveva pensato che Domergue avesse dei complici nella baita e che alcuni uomini fossero in combutta con lei.

Warren ripone la sua fiducia nella teoria di Ruth e minaccia di far bere a Domergue il caffè avvelenato a meno che qualcuno non confessi. Di conseguenza, Cage si fa avanti e confessa. Tuttavia, prima che Warren possa ucciderlo, Jody spara a Warren tra le gambe da sotto il pavimento della capanna. Di conseguenza, scoppia una sparatoria in cui Mannix e Mobray si sparano a vicenda. A questo punto, la narrazione si ferma e torna indietro, mostrandoci con un flashback ciò che è accaduto nella baita prima che Warren, Mannix, Ruth e Daisy vi arrivassero.

La banda di Jody e Daisy Domergue

Jody Domergue è il fratello di Daisy Domergue e il capo della sua banda, con una taglia di 50.000 dollari sulla sua testa. Dopo aver saputo della cattura di sua sorella e della sua futura esecuzione a Red Rock, Jody si reca alla merceria di Minnie con tre dei suoi uomini: Marco, Pete Hicox e Douglass, che assumono rispettivamente i nomi falsi di Bob, Oswaldo Mobray e Joe Gage. I membri della banda uccidono tutti quelli che si trovano nella capanna, compresi Minnie e Sweet Dave, e poi preparano il terreno affinché Ruth possa entrare con Daisy.

Tuttavia, non hanno tenuto conto della presenza di Warren e Mannix. Dopo la sparatoria, Mannix tiene Douglass e Pete sotto tiro mentre Warren ordina a Jody di uscire da sotto il pavimento. Jody obbedisce dopo che Warren minaccia di uccidere sua sorella Daisy. Dopo che i due fratelli si sono scambiati qualche parola, Warren spara un colpo alla testa di Jody, uccidendolo. Dopo la morte di Jody, Daisy e il resto dei membri della banda cercano di inseguire Mannix per rivoltarsi contro Warren e ucciderlo. Daisy gli dice che 15 membri della loro banda stanno aspettando a Red Rock il ritorno di Daisy e che, se lei non tornerà, la banda saccheggerà l’intera città.

Samuel L. Jackson e Walton Goggins in The Hateful Eight

Dice anche a Mannix che può reclamare la taglia su Marco, ormai morto, e su Pete, che sta per morire. Warren porta intanto a termine il lavoro uccidendo Pete. Douglass recupera un’arma nascosta e cerca di contrattaccare, ma Warren e Mannix gli sparano prima che possa fare qualcosa. Daisy sta ancora cercando di stringere un accordo con Mannix. Warren cerca di spararle, ma la sua pistola è ormai scarica. Ciononostante, Mannix rifiuta l’offerta di Daisy perché non crede alle sue affermazioni sui 15 membri della banda. Inoltre, Mannix nutre rancore nei suoi confronti per avergli quasi fatto bere il caffè avvelenato.

Mentre affronta Daisy a riguardo, Mannix sviene per la perdita di sangue e cade a terra. Daisy si rende conto di poter avere il sopravvento sul gravemente ferito Warren e corre a prendere una pistola lì vicino. Tuttavia, il peso del cadavere di Ruth la trattiene. Afferra allora una lama e taglia il braccio di Ruth. Tuttavia, prima che Daisy possa raggiungere l’arma, Mannix si sveglia e le spara. Mannix e Warren decidono quindi di rendere omaggio a John “Il boia” Ruth e preparano un cappio per Daisy Domergue. I due tirano la corda e la guardano mentre muore impiccata.

Cosa succede a Warren e Mannix?

Dalla sparatoria contro Jody Domergue e i membri della sua banda, sia Warren che Mannix ne escono però gravemente feriti. Warren è praticamente castrato e rischia di morire per la perdita di sangue. Allo stesso modo, Mannix si trova in una situazione simile a causa del proiettile nella gamba. Anche se i due riuscissero in qualche modo a sopravvivere alle loro ferite, non sarebbero in grado di sopravvivere senza cibo e acqua. Quando decidono di uccidere Daisy Domergue, accettano anche la loro inevitabile morte.

Come ultimo atto prima di morire, uccidono quindi Daisy nel modo in cui Ruth avrebbe voluto che morisse. In seguito, Mannix chiede di vedere la lettera contraffatta di Lincoln di Warren. Legge la lettera ad alta voce mentre i due si avvicinano sempre più alla morte. Alla fine, anche Warren e Mannix muoiono nella capanna come il resto degli Odiosi Otto. Il film si conclude così con la morte di tutti i personaggi, con alcuni misteri irrisolti (c’è davvero una banda di 15 uomini) e la certezza che in un modo o nell’altro non si può sfuggire al proprio destino.

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Insider – Dietro la verità: la spiegazione del finale del film

Insider – Dietro la verità: la spiegazione del finale del film

Insider – Dietro la verità rappresenta uno dei lavori più intensi e rigorosi di Michael Mann, noto per il suo stile asciutto e la cura maniacale dei dettagli. Inserito nella sua filmografia accanto a titoli come Heat – La sfida e Collateral, il film dimostra l’abilità del regista nel costruire tensione attraverso storie realistiche e ambientazioni urbane nitide. Mann utilizza il suo tipico approccio iperrealista anche nelle sequenze di interni e uffici, combinando una regia attenta ai movimenti dei personaggi con un montaggio preciso che mantiene costante la suspense, pur in un contesto drammatico e quasi documentaristico.

Il film è tratto da una storia vera: racconta le vicende di Jeffrey Wigand, ex dirigente della Brown & Williamson, uno dei più grandi produttori di tabacco degli Stati Uniti, che decide di rivelare al giornalista Lowell Bergman i segreti dell’industria e le pratiche ingannevoli verso il pubblico. Questa scelta di raccontare una vicenda reale, drammatizzata con fedeltà e profondità psicologica, consente al film di collocarsi nel genere drammatico-thriller basato su eventi concreti, fondendo elementi di cronaca, tensione morale e investigazione giornalistica.

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Tematicamente, Insider – Dietro la verità esplora il conflitto tra etica individuale e potere aziendale, il prezzo della verità e i dilemmi morali di chi decide di sfidare colossi economici. La narrazione mette in luce le pressioni psicologiche e legali subite da chi sceglie di denunciare ingiustizie, restituendo un senso di urgenza morale che trascende la semplice cronaca. La pellicola invita lo spettatore a riflettere sulle conseguenze del silenzio e sull’importanza di prendere posizione. Nel resto dell’articolo verrà proposto un approfondimento sul finale del film e su come esso risolva la vicenda dei protagonisti.

Al Pacino in Insider - Dietro la verità

La trama di Insider – Dietro la verità 

Protagonista del film è Jeffrey Wigand, dirigente di un’industria americana di tabacco. Nel momento in cui viene licenziato, l’uomo decide di ritirarsi a vita privata con la propria famiglia. A richiamarlo nel mondo del tabacco è però il cronista d’assalto Lowell Bergman, il quale desidera ardentemente intervistarlo per la trasmissione della CBS 60 minuti. Wigand però non vuole saperne, intenzionato a non violare l’accordo di riservatezza che lo lega ancora all’azienda. Nel momento in cui inizia a ricevere minacce di morte, comprende l’importanza di quanto egli sa, decidendosi a rivelare tutto.

La spiegazione del finale del film

Nel terzo atto, la vicenda raggiunge il culmine quando Wigand decide finalmente di collaborare pienamente, nonostante le minacce della Brown & Williamson e le pressioni legali che rischiano di annullare il suo lavoro. La CBS inizialmente cede alle raccomandazioni dei legali e non trasmette l’intervista completa, suscitando rabbia e frustrazione sia in Wigand sia in Bergman. Il giornalista cerca allora vie alternative, coinvolgendo il The New York Times e convincendo il The Wall Street Journal a ritardare la pubblicazione del dossier diffamatorio, creando le condizioni per rendere pubblica la verità.

La risoluzione del racconto si ha quando la storia di Wigand viene finalmente divulgata: il New York Times pubblica l’inchiesta completa e CBS trasmette la registrazione originale su 60 Minutes. Bergman osserva il segmento con soddisfazione, pur consapevole delle ferite inflitte alla credibilità della rete e dei costi personali sostenuti da Wigand. La vicenda si chiude con un senso di giustizia compiuta ma anche di sacrificio, mostrando come l’integrità professionale possa prevalere solo affrontando rischi enormi.

Insider - Dietro la verità cast

Il finale mette in evidenza il conflitto centrale tra etica giornalistica e potere corporativo. Mann sottolinea che la verità non è mai gratuita: richiede coraggio, resilienza e una precisa valutazione morale. La decisione di Bergman di bypassare le gerarchie interne per coinvolgere la stampa indipendente mostra quanto la responsabilità personale e la determinazione siano cruciali per proteggere l’interesse pubblico di fronte a ingiustizie sistemiche.

Dal punto di vista dello spettatore, il finale lascia una riflessione sul prezzo della verità: la vittoria di Wigand e Bergman è accompagnata da costi emotivi, familiari e professionali. Lo spettatore comprende che denunciare comportamenti illeciti in contesti corporativi complessi non è un atto semplice, e che il ruolo del whistleblower è essenziale ma spesso isolato e rischioso. La storia conferma l’importanza di media liberi e indipendenti nel sostenere la giustizia e nel rendere conto dei poteri forti.

Il messaggio tematico del film è chiaro: la lotta per la verità richiede integrità e coraggio individuale. Insider – Dietro la verità ci insegna che anche di fronte a minacce e pressioni immense, la perseveranza morale può fare la differenza, e che il giornalismo investigativo rimane uno strumento indispensabile per la società. La vicenda di Wigand diventa così un paradigma universale di responsabilità etica, resilienza e impegno civico.