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Wicked – Parte 2: nuovo teaser trailer del film

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Wicked – Parte 2: nuovo teaser trailer del film

È arrivato un nuovissimo teaser di Wicked – Parte 2, l’attesissima seconda parte del grande successo del 2024, Wicked. Il sequel arriverà nelle sale il 21 novembre 2025. Con Cynthia Erivo nel ruolo di Elphaba (ora conosciuta anche come la Malvagia Strega dell’Ovest) e Ariana Grande nel ruolo di Glinda, la Strega Buona, Wicked – Parte 2 vedrà le due giovani streghe ulteriormente allontanarsi a causa dell’acuirsi del conflitto a Oz.

La trama di Wicked – Parte 2

Elphaba (Cynthia Erivo), ormai demonizzata come la Strega Malvagia dell’Ovest, vive in esilio nella foresta di Oz, continuando la sua lotta per la libertà degli animali di Oz e cercando disperatamente di rivelare la verità sul Mago (Jeff Goldblum).

Glinda, nel frattempo, è diventata l’emblema della bontà per tutta Oz, vive nel palazzo della Città di Smeraldo e gode dei vantaggi della fama e della popolarità. Sotto le direttive di Madame Morrible (il premio Oscar® Michelle Yeoh), Glinda viene scelta come brillante punto di riferimento per il popolo di Oz, rassicurando le masse che tutto va bene sotto il governo del Mago.

Mentre la celebrità di Glinda cresce e si prepara a sposare il Principe Fiyero (il vincitore del premio Olivier e candidato agli Emmy e ai SAG Jonathan Bailey) in uno spettacolare matrimonio oziano, è tormentata dalla separazione da Elphaba. Tenta una riconciliazione tra Elphaba e il Mago, ma i suoi sforzi falliranno, allontanando ulteriormente Elphaba e Glinda. Le conseguenze trasformeranno Boq (il candidato al Premio Tony Ethan Slater) e Fiyero per sempre, e metteranno in pericolo la sicurezza della sorella di Elphaba, Nessarose (Marissa Bode), quando una ragazza del Kansas si intrometterà nelle loro vite.

Mentre una folla inferocita si solleva contro la Strega Malvagia, Glinda ed Elphaba dovranno riunirsi un’ultima volta. Con la loro singolare amicizia al centro del loro futuro, dovranno confrontarsi con sincerità ed empatia, se vorranno cambiare se stesse, e tutta Oz, per sempre.

Wicked – Parte Due è basato sul musical che ha segnato una generazione, con le musiche e i testi del leggendario compositore e paroliere Stephen Schwartz, vincitore di Grammy e Oscar®, e sul libro di Winnie Holzman, tratto dal romanzo bestseller di Gregory Maguire. La sceneggiatura è di Winnie Holzman e Winnie Holzman & Dana Fox. La colonna sonora del film è di John Powell & Stephen Schwartz, con musiche e testi di Stephen Schwartz.

«Gaza non ha più voce, ma Hind ne è una»: Kaouther Ben Hania ci racconta The Voice of Hind Rajab, in concorso a Venezia 82

A Venezia Kaouther Ben Hania è tornata a misurarsi con il confine fragile e incandescente tra documentario e finzione, presentando The Voice of Hind Rajab, uno dei titoli più discussi di questa edizione. Il film nasce da una vicenda che ha scosso la coscienza pubblica: il 29 gennaio 2024 la Mezzaluna Rossa riceve la chiamata di Hind, una bambina di sei anni rimasta intrappolata in un’auto sotto il fuoco a Gaza. Per settanta interminabili minuti la sua voce ha attraversato il filo telefonico, chiedendo di non essere lasciata sola, mentre i volontari tentavano invano di raggiungerla con un’ambulanza. Hind è morta quel giorno, insieme ai soccorritori partiti per salvarla. La sua ultima telefonata è diventata il simbolo di un’intera popolazione ridotta al silenzio.

Ben Hania ha raccontato come quel frammento audio sia stato la scintilla del film: «Sono stata sopraffatta da una storia, da un’immagine, da una voce. Quando ho ascoltato la voce di Hind, ho sentito che stava parlando a me, come se mi chiedesse cosa potevo fare. Da subito ho capito che nessuna attrice avrebbe potuto riprodurre quella voce. Sarebbe stato un tradimento, un gesto di cattivo gusto. Per me era fondamentale conservarla, onorarla, perché Gaza è senza voce, e questo silenzio imposto fa parte della violenza».

La regista tunisina, già candidata all’Oscar con Four Daughters, ha spiegato che il film si colloca nella linea che attraversa tutta la sua filmografia: «Non mi sento mai a mio agio con divisioni nette tra documentario e finzione. Amo la frontiera tra i generi, trovo che sia lo spazio più fertile per raccontare le storie che mi interessano. In The Voice of Hind Rajab la finzione si muove progressivamente verso il documentario, perché al centro c’è una testimonianza vera, un documento. La registrazione della telefonata era per me un punto di partenza: ho cercato il modo cinematografico migliore per tradurre non solo ciò che ho ascoltato, ma soprattutto i sentimenti di impotenza provati dagli operatori della Mezzaluna Rossa, e in generale dall’umanità di fronte a una bambina che chiede aiuto e che nessuno riesce a salvare».

Il lavoro è stato reso possibile da una fiducia speciale. La regista ha ricordato l’importanza dell’incontro con la madre di Hind e con i volontari che quel giorno erano dall’altra parte della linea: «Ho parlato a lungo con loro. Non sono un’investigatrice né una giudice: il mio lavoro non è cercare colpevoli ma costruire uno strumento di empatia. La madre di Hind è una donna straordinaria, intelligente e piena di dignità. Mi ha raccontato sua figlia nei dettagli, dai sogni al modo di ridere. Da subito le ho detto che il film sarebbe stato possibile solo con il suo consenso. Non era una formalità: era la base su cui poggiava tutto. Senza il suo sì, avrei abbandonato il progetto».

Anche per questo, il film è stato sviluppato con urgenza. «Di solito servono anni per scrivere, finanziare e girare un film. In questo caso ho messo in pausa un altro progetto e ho iniziato subito a lavorare. Ho ricevuto la registrazione a luglio, ad agosto avevo già una sceneggiatura e a novembre eravamo sul set. L’intero processo è stato attraversato da una rabbia condivisa, dalla sensazione che non potevamo rimanere in silenzio. Perché il silenzio è una forma di complicità», ha detto la regista.

Un aspetto sorprendente è stato il coinvolgimento di Hollywood, in particolare della compagnia Plan B di Brad Pitt: «Durante il tour per la campagna Oscar di Four Daughters sono stata contattata da Didi Gardner, che aveva amato il film e voleva sapere quale sarebbe stato il progetto successivo. Quando ha visto il materiale su Hind Rajab, lo ha mostrato a Brad Pitt e hanno deciso di esserci. È stato lo stesso con altri nomi importanti: sì, sono rimasta sorpresa da questo sostegno così ampio».

Il film si chiude con immagini che hanno commosso la sala veneziana: «Alla fine mostriamo le riprese dell’ambulanza e dell’auto, già viste online. Ma raccontando tutta la storia prima di quelle scene, il modo in cui le guardiamo cambia. Era importante arrivare al lato documentario, ma anche concludere con un’immagine diversa. Hind amava la spiaggia e aspettava la fine della guerra per tornarci. Sapere che su quella costa oggi si immagina di costruire resort rende ancora più doloroso e necessario concludere con il mare. Ho voluto restituire un’immagine di vita, di gioia, non solo di morte».

The Voice of Hind Rajab arriverà in Italia con I Wonder Pictures.

A House of Dynamite: il teaser trailer del film di Kathryn Bigelow

A seguito dell’anteprima alla Mostra del cinema di Venezia, Netflix ha ora diffuso il primo teaser trailer di A House of Dynamite (qui la nostra recensione da Venezia), il nuovo film della regista premio Oscar Kathryn Bigelow (The Hurt Locker, Zero Dark Thirty).

La breve sinossi riportata insieme al teaser recita: “Quando un singolo missile di provenienza sconosciuta viene lanciato contro gli Stati Uniti, ha inizio una corsa per determinare chi sia il responsabile e come reagire“.

Nel cast ritroviamo  Idris ElbaRebecca FergusonGabriel Basso, Jared Harris, Tracy Letts, Anthony Ramos, Moses Ingram, Jonah Hauer-King, con Greta Lee e Jason Clarke.

Il film sarà distribuito in alcuni cinema il 3 ottobre nel Regno Unito, poi in tutto il mondo il 10 ottobre e arriverà su Netflix il 24 ottobre.

GUARDA ANCHE: Venezia 82: le foto dal red carpet di A House of Dynamite con Idris Elba e Rebecca Ferguson

Love Untangled, la spiegazione del finale

Love Untangled, la spiegazione del finale

Originariamente intitolato “Gobaekui Yeoksa”, Love Untangled di Netflix è una commedia romantica sul passaggio all’età adulta che racconta la sfortunata vita sentimentale di una studentessa liceale. Il film coreano, ambientato nel 1998, è incentrato sulla diciannovenne Park Se-ri, che è in eterna lotta con i suoi capelli ricci e ribelli. Di conseguenza, quando decide di confessare i suoi sentimenti al ragazzo più popolare della scuola, Kim Hyeon, giura anche di trovare una soluzione definitiva per i suoi capelli. Fortunatamente per lei, il nuovo studente trasferitosi nella sua classe, Han Yun-seok, è proprio il figlio del proprietario di un salone di bellezza famoso per la sua abilità nel lavorare i capelli. Di conseguenza, Se-ri e le sue amiche finiscono inevitabilmente per fare amicizia con il nuovo studente distaccato, coinvolgendolo nelle loro disavventure quotidiane. Tuttavia, con l’avvicinarsi del momento della grande confessione della liceale, i suoi sentimenti iniziano a vacillare, costringendola a rivalutare tutto, dai suoi capelli ai segreti dell’amore. SPOILER IN ARRIVO!

La Trama di Love Untangled

Park Se-ri ha fatto molte confessioni d’amore nella sua vita, ma nessuna ha avuto particolare successo. Per lo stesso motivo, nel suo ultimo anno di liceo, decide di rinunciarvi per sempre. Tuttavia, la sua determinazione dura solo per un po’, soprattutto dopo un incontro casuale con il fantastico Kim Hyeon sulla spiaggia. Quando il ragazzo inizia a notare la sua presenza nei corridoi, l’adolescente non può fare a meno di diventare ottimista riguardo alle sue possibilità di trovare il vero amore. Tuttavia, il fatto che quasi tutte le altre ragazze della scuola abbiano le stesse illusioni non aiuta. Ciononostante, lei va nel suo posto segreto sulla spiaggia nella speranza di incontrare di nuovo Hyeon. Questa volta, invece della sua cotta, finisce per incrociare un altro ragazzo. Il loro primo incontro rimane caotico, poiché quest’ultimo rischia di annegare e Se-ri finisce per salvargli la vita trascinandolo sulla costa.

Il giorno dopo a scuola, Se-ri si rende conto che lo sconosciuto della spiaggia è Yun-seok, il nuovo studente trasferitosi, che è un anno più grande di tutti gli altri della classe. Dopo essere quasi annegato nell’oceano, il ragazzo sembra essersi fatto male alla gamba e deve camminare con le stampelle. Così, Se-ri e le sue amiche finiscono per aiutarlo con riluttanza, invitandolo inavvertitamente nel loro gruppo. Nello stesso periodo, Flintstone, l’unica ragazza della scuola con i capelli ricci come quelli di Se-ri, si presenta con i capelli lisci come spaghetti. Il suo segreto si rivela essere un trattamento lisciante speciale e costoso proveniente da Seul. Per coincidenza, la proprietaria di questo nuovo salone che offre il servizio non è altro che la madre di Yun-seok. Di conseguenza, Se-ri escogita un piano per guadagnarsi la permanente in cambio dell’aiuto a Yun-seok, offrendogli la sua amicizia e compagnia.

Anche se Yun-seok tende ad essere un po’ riservato e distratto, si integra rapidamente nel gruppo di amici di Se-ri. Riesce persino a ottenere un invito aperto al nascondiglio segreto della ragazza: il magazzino di suo padre, pieno di innumerevoli fumetti e attrezzature fotografiche. Inevitabilmente, come gli altri suoi amici, anche lui viene coinvolto nell’aiutarla a orchestrare il piano perfetto per confessare il suo amore a Hyeon. Alla fine, mentre la sua classe si prepara per la gita di fine anno, Se-ri ha tutto pronto, compresi i suoi capelli ora lisci e setosi. Tuttavia, quando arriva il momento e si trova di fronte a Hyeon, si rende conto di aver avuto un’idea sbagliata per tutto questo tempo. Nel tentativo di cambiare se stessa per diventare degna di Hyeon, Se-ri si è in qualche modo innamorata di Yun-seok, che sembra apprezzarla sinceramente per quello che è.

In seguito, ci vuole un po’ di tempo perché i due adolescenti arrivino alla stessa conclusione. Inizialmente, Yun-seok continua a evitare Se-ri, ma questo cambia rapidamente quando si rende conto che lei non è più interessata a Hyeon. D’altra parte, quest’ultimo continua a interrogarsi sui sentimenti della sua amica, soprattutto quando lui continua a fare di tutto per soddisfare ogni suo capriccio e renderla felice. Alla fine, i due finiscono per tornare senza meta alla spiaggia dove si sono incontrati per la prima volta. Lì, Yun-seok rivela finalmente quanto Se-ri abbia cambiato drasticamente la sua vita, portando speranza e felicità nelle sue giornate. Così, l’amicizia dei due si trasforma senza soluzione di continuità in qualcosa di più quando iniziano a frequentarsi. Tuttavia, quando il passato di Yun-seok lo raggiunge sotto forma del padre violento, le cose sfuggono rapidamente di mano. Alla fine, le strade della coppia finiscono per divergere sulla scia di una rottura devastante.

Finale di Love Untangled: Se-ri e Yun-seok tornano insieme?

Dopo l’arco narrativo che li vede passare da amici ad amanti, la storia d’amore di Se-ri e Yun-seok attraversa un periodo particolarmente difficile. I primi passi della coppia nel mondo degli appuntamenti rimangono magici, poiché le loro routine sono già intrecciate in modo intricato. La loro amicizia preesistente rafforza il loro legame, formando una base affidabile per la loro nuova relazione. A differenza della sua cotta per Hyeon, i sentimenti di Se-ri per Yun-seok sono più profondi di una semplice attrazione superficiale. Allo stesso modo, l’affetto del ragazzo per lei gli viene naturale, poiché non ha mai cercato di nasconderlo prima. Tuttavia, mentre il funzionamento interno della loro relazione rimane senza complicazioni, lo stesso non si può dire delle forze esterne che influenzano le loro vite. Per lo stesso motivo, dopo alcuni mesi di frequentazione frenetica, Se-ri finisce per rompere con Yun-seok al telefono mentre quest’ultimo si trova a Seul, dove sua madre è stata ricoverata in ospedale.

Così, nel bene e nel male, le strade della coppia si dividono. In seguito, Se-ri si diploma al liceo e intraprende nuove avventure all’università, dove studia sport acquatici. Anche se non ha più contatti con il suo ormai ex fidanzato, rimane in stretto contatto con i suoi compagni di liceo, che sono tutti consapevoli della sua sfortuna in amore. Tuttavia, la incoraggiano a non rinunciare all’amore e le organizzano persino un appuntamento al buio. È evidente che Se-ri ha perso il suo lato romantico da quando ha rotto con Yun-seok. Nonostante ciò, accetta di dare una possibilità all’appuntamento, almeno all’inizio. Tuttavia, inevitabilmente cambia idea e finisce per lasciare il bar prima che il ragazzo arrivi. Tuttavia, mentre è in spiaggia, il suo appuntamento al buio la contatta tramite messaggi e una telefonata.

Inizialmente, la perseveranza del suo appuntamento infastidisce Se-ri, che è portata a trarre conclusioni affrettate. Tuttavia, tutte le sue supposizioni si rivelano errate quando capisce chi è realmente il suo appuntamento al buio. Con una svolta sorprendente, l’uomo dall’altra parte del telefono, che ora è in piedi davanti a Se-ri, è Yun-seok. Nonostante la loro brutale rottura e tutto il tempo trascorso lontani, il ragazzo non ha mai dimenticato il suo primo amore. Infatti, come rivela attraverso un grande barattolo di uova di gru origami, piegate in memoria di Se-ri, Yun-seok non ha mai smesso di pensare a lei. Così, tornati sulla spiaggia, che ha significato così tanto per la coppia nel corso degli anni, trovano finalmente la strada per tornare insieme, disposti a dare una seconda possibilità al loro amore.

Se-ri impara ad amare i suoi capelli ricci?

Un aspetto degno di nota della narrazione di Se-ri rimane legato al suo complicato rapporto con i suoi capelli. Gli standard di bellezza dell’epoca e della sua città costringono la ragazza a crescere detestando i suoi riccioli. Il fatto che la sua gemella perfetta, Hye-ri, abbia i capelli lisci come spaghetti non aiuta di certo. Per lo stesso motivo, interiorizza la retorica secondo cui deve sbarazzarsi dei suoi ricci per essere desiderabile e ricercata. Diventa quindi ossessionata dall’idea di lisciare definitivamente i capelli nel salone della madre di Yun-seok prima di confessare i suoi sentimenti a Hyeon. Tuttavia, mentre continua a inseguire questa versione irrealistica e idealizzata di se stessa, che può essere degna del ragazzo più popolare della scuola, sullo sfondo si sviluppa una storia d’amore più morbida e graduale.

Durante la loro amicizia, Yun-seok continua a mostrare il suo amore e affetto per Se-ri indipendentemente dallo stato dei suoi capelli. Spesso è confuso sul motivo per cui lei sia così desiderosa di cambiare i suoi ricci e insiste che gli piacciono i suoi capelli così come sono. Allo stesso tempo, continua anche ad amarla e ad accettarla per ogni altro aspetto della sua personalità. Gli piace il carattere più esuberante di Se-ri e la sostiene persino nel suo tentativo di impressionare Hyeon. Di conseguenza, dimostrandole che merita di essere amata senza cambiare nulla di sé stessa, Yun-seok svolge un ruolo cruciale nel suo percorso verso l’amore per se stessa. Per lo stesso motivo, Se-ri accetta i suoi capelli naturali dopo la loro rottura. Alla fine della storia, una volta che la liceale è diventata una studentessa universitaria, accetta completamente i suoi capelli ricci, senza più cercare di domarli o nasconderli.

Perché Se-ri ha rotto con Yun-seok? Lui si trasferisce in America?

La relazione tra Se-ri e Yun-seok affronta una complicazione importante quando quest’ultimo deve tornare a Seul dopo che sua madre ha avuto un’emergenza medica. Il passato della famiglia Han prima dell’arrivo a Busan è sempre stato un mistero. Il ragazzo e sua madre sembrano essere soli, senza altri familiari. Inoltre, la turbolenta vita accademica del ragazzo, nonostante la sua evidente intelligenza, dipinge un quadro curioso. Alla fine, tutto diventa chiaro: alcuni giorni dopo la partenza di Yun-seok e il suo continuo silenzio radio, Se-ri viene a sapere che il salone di sua madre sta chiudendo. Il fatto che né Yun-seok né sua madre siano direttamente coinvolti nella vendita della loro casa a Busan sembra naturalmente sospetto alla ragazza.

Pertanto, ricordando i pettegolezzi del vicinato, Se-ri capisce che l’improvvisa partenza del suo ragazzo dalla città deve avere qualcosa a che fare con suo padre. Anche se non sa quasi nulla di quest’uomo, ha sentito voci su quanto fosse violento con sua moglie e suo figlio. Secondo quanto si dice, è geloso della professione di Jang-mi e maltratta regolarmente Yun-seok per i suoi studi. In realtà, è lui il motivo per cui il ragazzo aveva inizialmente deciso di non sostenere gli esami CSAT. Una volta che Se-ri collega il rapporto difficile di Yun-seok con suo padre all’improvvisa emergenza medica di sua madre a Seul, la verità viene inevitabilmente alla luce. Così, senza preamboli, raccoglie i suoi ultimi risparmi e sale su un treno per Seul.

L’istinto porta Se-ri all’ospedale, dove si dice che il padre di Yun-seok sia un medico. Qui trova il suo ragazzo seduto accanto al letto di sua madre. Per coincidenza, riesce a origliare la loro conversazione sul trasferimento in America per sfuggire agli abusi incessanti del padre. Tuttavia, nonostante l’insistenza della zia sul trasferimento, Yun-seok rimane riluttante ad andarsene. Vuole invece tornare alla vita che aveva a Busan. Se-ri sa che il suo ragazzo era in una situazione difficile prima di incontrarla. Infatti, stava pensando al suicidio nel fatidico giorno in cui i due si sono incontrati sulla spiaggia. Pertanto, capisce quanto sia difficile per lui scegliere tra Busan e l’America. Allo stesso tempo, sa anche che una delle due opzioni è leggermente più sicura per lui e sua madre. Per lo stesso motivo, invece di rivelargli la sua presenza, Se-ri decide di lasciargli un messaggio da una cabina telefonica vicina, ponendo fine alla loro relazione. Così facendo, spezza il cuore di entrambi, ma si assicura che l’amore della sua vita possa rimanere al sicuro, lontano dagli abusi di suo padre.

Come ha fatto Yun-Seok a ritrovare Se-ri?

Sebbene il ricongiungimento di Se-ri e Yun-seok sia una conclusione commovente della loro storia, non si può fare a meno di chiedersi come quest’ultimo sia riuscito a ritrovare la sua fidanzata del liceo. Anche se non viene specificato il periodo di tempo trascorso tra la loro rottura e il loro ricongiungimento, è evidente che è passato almeno un anno dai tempi del liceo. In quel periodo, Se-ri ha iniziato l’università, fiduciosa nella sua passione per il nuoto e gli sport acquatici. Tuttavia, mentre lei sembra essersi adattata alla sua nuova vita, i suoi amici continuano a percepire il suo entusiasmo e la sua gioia di vivere ormai offuscati. Capiscono che lei ha ancora il cuore spezzato per come sono finite le cose tra lei e Yun-seok.

Nel frattempo, anche Yun-seok è ancora affranto per la fine della loro relazione. La fatidica notte della loro rottura, Se-ri gli ha lasciato un messaggio dicendogli che, dopo aver riflettuto a fondo, si era resa conto di non provare più nulla per lui. Il messaggio è brutale e schietto, inteso a dare al ragazzo la spinta finale per tagliare i ponti con Busan. Tuttavia, prima di inviare questo messaggio, Se-ri ne ha registrato un altro in cui rivelava quanto le mancasse terribilmente il ragazzo. Anche se ha interrotto la chiamata, la cabina telefonica ha finito per inviare il messaggio vocale a Yun-seok. Di conseguenza, per tutto questo tempo, lui ha saputo del sacrificio che Se-ri aveva fatto, barattando la sua felicità per il suo futuro sicuro. Pertanto, quando arriva il momento, quando il pericolo rappresentato da suo padre non incombe più su Yun-seok, lui contatta i suoi vecchi compagni di liceo, Baek Seong-rae e le ragazze, che alla fine lo aiutano a tornare da Se-ri.

Cosa è successo alla famiglia Licari dopo la sorprendente rivelazione in Unknown Number: The High School Catfish?

Il nuovo documentario Netflix di Skye Borgman, Unknown Number: The High School Catfish, racconta un caso reale di cyberbullismo che ha sconvolto la piccola comunità di Beal City, nel Michigan. Nell’ottobre 2020, la tredicenne Lauryn Licari e il suo allora fidanzato Owen hanno iniziato a ricevere messaggi sospetti da un numero sconosciuto. Dopo una pausa, i messaggi sono ripresi nel settembre 2021, trasformandosi in una raffica quotidiana di minacce e insulti volgari nei 15 mesi successivi. Inoltre, i messaggi contenevano informazioni che solo qualcuno vicino a Lauryn avrebbe potuto conoscere. A quel punto, i genitori preoccupati e i funzionari scolastici hanno chiesto aiuto alle forze dell’ordine.

L’indagine condotta dallo sceriffo della contea di Isabella, Mike Main, si è inizialmente concentrata sui compagni di classe e sugli amici di Lauryn e Owen, gettando sospetti su tutta la scuola e compromettendo i rapporti interpersonali. Quando questi sforzi si sono arenati, Bradley Peter, un agente di polizia della vicina Bay City, è intervenuto come collegamento con l’FBI e alla fine ha rintracciato i messaggi anonimi fino alla madre di Lauryn, Kendra Licari. Durante una perquisizione a casa di Kendra, Main l’ha affrontata e ha informato Lauryn – un incontro ripreso dalla sua telecamera indossabile e mostrato in tempo reale nel documentario – rivelando che sua madre era l’autrice dei messaggi. La rivelazione ha sconvolto la famiglia di Lauryn e ha mandato onde d’urto in tutta la comunità.

Per analizzare le conseguenze e l’impatto duraturo del caso, il regista Skye Borgman (Fit for TV: The Reality of The Biggest Loser, Girl in the Picture) si è seduto con Tudum per condividere le sue riflessioni e riflettere sulle domande che gli spettatori si sono posti dopo aver visto Unknown Number.

Dove si trova ora Kendra Licari?

Nel dicembre 2022, Kendra Licari è stata arrestata e accusata di stalking e uso del computer per commettere un reato. Si è dichiarata colpevole di due capi d’accusa per stalking nei confronti di un minore ed è stata condannata a una pena detentiva compresa tra 19 mesi e 5 anni. Licari è stata rilasciata dal carcere l’8 agosto 2024 e, al termine delle riprese di Unknown Number, desiderava ancora far parte della vita di sua figlia.

Ma secondo Borgman, la partecipazione di Kendra al documentario non è mai stata certa. Infatti, gran parte del film era già stata completata prima che lei accettasse di essere intervistata. “È stato un processo lungo con Kendra”, ricorda Borgman parlando degli sforzi necessari per convincerla, aggiungendo che alla fine lei ha accettato l’opportunità di rispondere direttamente alle domande relative al caso. “L’idea di sedersi e raccontare la sua storia dal suo punto di vista, e che Lauryn potesse vederla farlo, l’ha attratta. Credo che abbia voluto farlo per sua figlia”.

Il rilascio di Kendra ha segnato un nuovo capitolo per la famiglia Licari, ma gli effetti delle sue azioni continuano a persistere. “È pentita di aver alterato gravemente il suo rapporto con la figlia, molto probabilmente in modo negativo”, dice Borgman. “Voglio dire, avranno un rapporto? Supereranno questa situazione? Non lo so. Probabilmente ci sarà un qualche tipo di rapporto. Sarà lo stesso? Assolutamente no. Non può essere la stessa cosa“.

Perché Kendra Licari ha molestato sua figlia?

Unknown Number: The High School Catfish

La domanda al centro di Unknown Number: The High School Catfish è anche quella che ha tormentato il regista. ”Non so se lei sappia davvero perché l’ha fatto”, dice Borgman, e la spiegazione di Kendra, come riportata nel film, è complessa e radicata nel suo trauma personale.

“Nel documentario menziona un’aggressione subita quando aveva più o meno l’età di Lauryn”, dice Borgman. “Racconta quanto fosse spaventoso per lei vedere la sua unica figlia, la sua bambina, crescere, ed è questo che la tocca profondamente e che, secondo lei, l’ha portata a inviare quei messaggi e a cercare di tenere Lauryn vicina”.

Mentre alcuni osservatori, tra cui i funzionari scolastici e il procuratore della contea di Isabella David Barberi, hanno patologizzato il comportamento di Kendra come una sorta di sindrome di Munchausen per procura (ora nota come disturbo fittizio imposto ad altri) per l’era digitale, Borgman avverte che probabilmente non si tratta di una diagnosi riconosciuta: “Dargli una base medica è un po’ problematico. … Ma penso che ci siano elementi della sindrome di Munchausen per procura – il fatto di fare del male a qualcuno per tenerlo vicino – che sicuramente esistevano”.

Cosa è successo a Lauryn dopo i crimini?

Il nucleo emotivo del documentario è Lauryn, che ha sopportato continue molestie e sospetti pubblici prima di apprendere l’inimmaginabile verità sul suo stalker. Il suo percorso, come lo descrive Borgman, è stato quello di una crescita dolorosa e di una scoperta di sé.

“La prima volta che ci siamo seduti con Lauryn era la primavera del 2023… e all’epoca lei amava sua madre. Voleva solo che sua madre tornasse nella sua vita”, ricorda Borgman. Ma quando i registi sono tornati circa un anno dopo, dopo che Kendra era stata rilasciata dal carcere, hanno notato che la prospettiva di Lauryn era cambiata. Stava iniziando a elaborare la complessità delle azioni di sua madre e, come osserva Borgman, “voleva affrontare il rapporto con più cautela nella nostra seconda intervista”.

Quegli anni sono stati trasformativi per Lauryn, secondo il regista, che osserva: “Ha riflettuto molto in modo critico, soprattutto tra quel momento e oggi… Questi anni sono anni cruciali per i giovani”. Borgman ritiene che, sebbene tutte le famiglie coinvolte nel caso abbiano avuto delle difficoltà, “lei è quella che deve affrontare i sentimenti più complicati. Tutti gli altri possono odiare Kendra. Non credo che Lauryn possa farlo, giusto? È tua madre. Insomma, come si fa a gestire una situazione del genere? È davvero un territorio inesplorato”.

Ora che ha 18 anni, Lauryn sta entrando in una nuova fase della sua vita. “Sta iniziando a capire che può essere lei a prendere le decisioni, che può decidere da sola per sé stessa e per il suo rapporto con la madre”, dice Borgman. “Penso che sarà un percorso davvero interessante da esplorare per Lauryn”.

Per quanto riguarda Owen, il documentario rivela che lui e Lauryn alla fine si sono lasciati prima che il caso fosse risolto. Alla fine del film, i due non erano più in contatto.

Il film mette anche in evidenza il rapporto sempre più profondo tra Lauryn e suo padre Shawn. “È meraviglioso vederli insieme… È un risultato fantastico di qualcosa di così tragico e terribile che si vede questo rapporto davvero amorevole e rispettoso che hanno i due”, dice Borgman.

Cosa è successo agli altri sospettati nel caso?

Prima che Kendra fosse identificata, il caso di cyberstalking di Beal City era pieno di voci e accuse. Per Borgman, era essenziale condividere il punto di vista dei giovani sospettati, non solo per raccontare la loro versione dei fatti, ma anche per sottolineare come le sfide che hanno affrontato rispecchino le pressioni della vita reale che innumerevoli altri studenti sperimentano.

“C’erano così tante vittime in tutta questa vicenda e tutti lo sentivano in modo molto forte, specialmente Khloe [Wilson, un’amica di Owen], che è stata al centro delle indagini per molto tempo”, ricorda Borgman. “Non essere creduti dai compagni di scuola, perdere gli amici perché prendono posizione. Tutte queste cose importanti che stanno accadendo a causa di questi messaggi di testo che vengono diffusi sono cose reali che accadono oggi agli studenti delle scuole superiori e delle scuole medie”.

Borgman applaude gli studenti come Khloe per aver condiviso le loro storie davanti alla telecamera: “Volevano fare la loro parte per rendere il mondo un posto migliore, e io mi tolgo il cappello davanti a questi ragazzi perché sono disposti a fare cose difficili per rendere pubblica la loro storia e cercare di aiutare altri ragazzi che potrebbero trovarsi ad affrontare qualcosa di simile”.

Quali lezioni possono imparare i genitori e gli adolescenti da Unknown Number: The High School Catfish?

Borgman spera che il film stimoli importanti conversazioni tra genitori e figli sulla tecnologia e la fiducia. “Questo [caso] è una circostanza folle, ma i ragazzi ricevono messaggi di testo terribili ogni singolo giorno e hanno a che fare con il cyberbullismo ogni singolo giorno. L’FBI potrebbe non essere coinvolta, ma loro se ne occupano”, dice, sottolineando la maturità e la resilienza dimostrate dagli adolescenti al centro di Unknown Number: The High School Catfish. “Tutti i protagonisti del film hanno dimostrato grande maturità e disponibilità ad aiutare e a cercare di scoprire cosa stesse succedendo, nonostante non fossero creduti e fossero stati additati come responsabili. Quindi penso che il messaggio più importante che tutti questi ragazzi volevano trasmettere sia proprio questo, e spero che sia ciò che il documentario riesce a comunicare”.

Alla domanda sul messaggio del film, Borgman risponde chiaramente: “Ascoltate i vostri figli, comprendete le minacce che esistono e date loro la possibilità di prendere decisioni giuste”.

Unknown Number: The High School Catfish, la scioccante storia vera dietro al film

Unknown Number: The High School Catfish, un documentario uscito venerdì su Netflix, racconta la scioccante storia vera di una madre che ha messo in difficoltà la propria figlia, inviandole messaggi ostili da un numero sconosciuto, alcuni dei quali le intimavano di suicidarsi.

Nella piccola città di Beal City, nel Michigan, le autorità affermano che a partire dall’autunno del 2021, Kendra Licari ha inviato messaggi di testo aggressivi per oltre un anno da un numero sconosciuto, dicendo a sua figlia Lauryn e al suo ragazzo Owen di rompere e fingendo di essere un’altra compagna di classe che era innamorata di lui.

Nel 2023, un giudice ha condannato Kendra ad almeno 19 mesi di carcere. Diretto da Skye Borgman, Unknown Number mostra i messaggi di testo aggressivi, le riprese della telecamera indossata dai poliziotti nel momento dell’arresto di Kendra, le interviste alla figlia di Kendra, Lauryn, al suo ex fidanzato Owen, ai suoi genitori, ai compagni di classe e alle loro famiglie, ai funzionari scolastici, alla polizia locale e al funzionario dell’FBI che ha preso in carico il caso. Ecco i momenti più scioccanti di Unknown Number: The High School Catfish.

I messaggi di testo

I messaggi di testo sembravano essere stati inviati da un coetaneo e dicevano cose del tipo: “Ciao Lauryn, Owen sta rompendo con te”, anche se non era vero. Il mittente ripeteva che Owen preferiva lei, aggiungendo: “Siamo entrambi DTF”. Per mesi lei ha ricevuto messaggi del tipo: “Lui starà con me mentre tu, brutta solitaria, resterai sola”. Molti messaggi chiamavano Lauryn “Lo”, un soprannome usato solo dagli amici intimi e dalla famiglia, suggerendo che il mittente fosse qualcuno della sua cerchia ristretta.

Lauryn e Owen chiamavano il numero sconosciuto, ma nessuno rispondeva mai dall’altra parte. Owen riceveva fino a 30-50 messaggi al giorno dal misterioso mittente.

Molti dei messaggi erano estremamente osceni e ripetevano a Lauryn che Owen avrebbe rotto con lei perché non lo soddisfaceva sessualmente. Un messaggio a Lauryn diceva: “Lui vuole sesso, pompini e baci, non vuole il tuo culo schifoso”, mentre un altro faceva riferimento al “suo cazzo e alle sue dita nella mia figa e nella mia bocca”.

Dopo circa due anni di relazione, Lauryn e Owen si sono lasciati, soprattutto perché erano spaventati dai messaggi di testo e speravano che smettessero di arrivare se non fossero più stati una coppia. Nonostante la rottura, Lauryn ha ricevuto una valanga di messaggi del tipo “ucciditi subito, stronza”, “la sua vita sarebbe migliore se tu fossi morta” e “MORTA #bangbang #suicidio”.

Come è stata scoperta la madre

Unknown Number: The High School Catfish storia vera

Le autorità locali sono intervenute nel gennaio 2022 e pochi mesi dopo, ad aprile, hanno chiesto rinforzi all’FBI.

Bradley Peter, il funzionario dell’FBI incaricato del caso, spiega nel documentario di essere riuscito a capire che alcuni dei messaggi di testo erano stati inviati tramite un’app che nasconde i numeri di telefono.

Quando ha presentato un mandato di perquisizione all’app, ha visto alcuni numeri di Verizon. Dopo aver presentato un altro mandato di perquisizione a Verizon, ha visto che il numero di Kendra Licari continuava a comparire.

Lo sceriffo locale era perplesso perché Kendra aveva ripetutamente chiesto alle autorità informazioni sullo stato delle indagini sulla provenienza dei messaggi di testo.

Gli spettatori vedranno le riprese della telecamera indossata dagli agenti nel momento in cui la polizia si è presentata a casa di Kendra per arrestarla e sequestrare i suoi dispositivi tecnologici nel dicembre 2022. In quel momento, lei è molto collaborativa con la polizia, mentre Lauryn rimane vicina alla madre in un silenzio per lo più sbalordito.

Perché la madre ha ingannato la figlia

Nel documentario, Kendra Licari cerca di sostenere che tutti commettono errori, lei compresa, affermando: “Realisticamente, molti di noi probabilmente hanno infranto la legge in un momento o nell’altro e non sono stati scoperti. Sono sicura che ci sono persone che hanno guidato ubriache e non sono state scoperte”.

Uno dei motivi per cui Kendra aveva tempo per inviare questi messaggi di testo è perché non aveva un lavoro a tempo pieno. Il documentario rivela che, sebbene avesse detto al marito Shawn di aver lasciato il lavoro, in realtà era stata licenziata e non aveva mai trovato nessun altro impiego.

Nel documentario, Owen e sua madre si chiedono se Kendra fosse segretamente attratta da lui. Owen dice che lei tagliava la sua bistecca in bocconi quando lui usciva con Lauryn e spesso gli chiedeva come stava. Inoltre, lei andava sempre alle sue partite, anche dopo che lui e Lauryn si erano lasciati. A Kendra non viene chiesto di rispondere a queste accuse nel documentario.

Ma lei sostiene che il suo comportamento deriva da un trauma precedente che non aveva elaborato e racconta di come è stata violentata a 17 anni.

“Quando mia figlia ha raggiunto l’adolescenza, mi sono spaventata”, dice nel documentario. “Avevo paura di lasciarla crescere, volevo proteggerla e tenerla al sicuro”.

Alla domanda su cosa ne pensasse della risposta di Kendra, Borgman ha detto a TIME: “Non credo che Kendra stia dicendo che aveva paura che Owen violentasse Lauren. La sua paura era che la sua bambina crescesse e uscisse in questo mondo grande e cattivo. Ha fatto queste cose per tenere Lauren più vicina, per far sì che Lauren venisse da lei per chiedere aiuto. Mandando questi messaggi, in sostanza stava costringendo Lauren ad avvicinarsi a lei“.

Una foto di famiglia dal documentario Netflix ”Unknown Number: The High School Catfish” mostra Kendra Licari (a destra) che ha ingannato sua figlia Lauryn (al centro). A sinistra, il marito di Kendra, Shawn. Per gentile concessione di Netflix

Nel documentario, quando Borgman chiede a Kendra perché abbia fatto ciò che ha fatto, lei risponde: “Non avevo paura che si facesse del male”. Borgman ritiene che non sia ancora chiaro il motivo per cui Licari abbia inviato a sua figlia messaggi di testo che la incoraggiavano a suicidarsi.

“Non ho una risposta da darti. Gliel’ho chiesto nel documentario, puoi sentire la domanda. E lei non ha una risposta valida“, dice Borgman. ”Forse l’escalation fino al punto di dire a Lauryn di uccidersi è l’ultimo tentativo di avvicinarla il più possibile. Ma sembra semplicemente incredibilmente estremo. Voglio dire, lei dice che non avrebbe mai pensato che Lauren lo avrebbe fatto, ma non conosco nessun genitore che penserebbe mai di fare una cosa del genere”.

L’ex sovrintendente di Beal City, Bill Chillman, afferma nel documentario che Kendra soffriva della versione cibernetica della sindrome di Munchausen, sostenendo che “voleva che sua figlia avesse bisogno di lei al punto da essere disposta a farle del male, e questo è il modo che ha scelto per farlo invece di cercare fisicamente di farla ammalare, che è il tipico comportamento di Munchausen”.

In un’intervista per il documentario, a Kendra viene chiesto se i messaggi di testo in cui definiva sua figlia anoressica riflettessero le sue insicurezze e se in realtà stesse semplicemente scrivendo a se stessa. “È possibile”, risponde Kendra, “perché ero troppo magra. Non mangiavo. Quindi potresti inserirmi nella categoria delle anoressiche”.

Anche dopo aver realizzato il documentario, Borgman non crede che sia chiaro il motivo per cui Kendra abbia iniziato a inviare messaggi aggressivi a sua figlia, sostenendo: “Non so se riusciremo mai a capirlo completamente. Penso che ci vorrà molto lavoro da parte di Kendra per capirlo, una vera e propria grande riflessione su se stessa”.

Il rapporto attuale tra Kendra e Lauryn

Lauryn si è diplomata al liceo e ha 18 anni, quindi è libera di instaurare qualsiasi tipo di rapporto con i suoi genitori. È più vicina che mai a suo padre Shawn e il documentario li mostra mentre trascorrono molto tempo insieme facendo passeggiate nella natura.

Quando Borgman ha intervistato Lauryn nel 2023, era poco dopo che sua madre era andata in prigione e lei sentiva molto la sua mancanza. Kendra e Lauryn sono rimaste in contatto durante tutta la sua pena detentiva. Ma quando i registi hanno intervistato Lauryn di nuovo nel 2024, lei aveva cambiato idea sul voler rimanere vicina a sua madre. Come dice Bergman, “Non odiava affatto sua madre, ma era un po’ più cauta nel comunicare con lei e un po’ più cauta nel decidere quanto fosse disposta a lasciare entrare Kendra nella sua vita”.

Alla fine del documentario, Kendra è uscita di prigione e non vede Lauryn da un anno e mezzo. Lauryn non è ancora pronta a vedere sua madre. Mentre sullo schermo scorrono le immagini dei crudeli messaggi di testo che Kendra ha inviato a Lauryn, quest’ultima dice: “Ora che è fuori, voglio solo che riceva l’aiuto di cui ha bisogno, così quando ci vedremo non torneremo ai vecchi schemi e a come era prima”. Lauryn ha l’ultima parola nel documentario, dicendo: “La amo più di ogni altra cosa”.

Tulsa King – Stagione 3: il trailer ufficiale con Sylvester Stallone e Samuel L. Jackson

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Paramount+ ha pubblicato il trailer ufficiale della terza stagione di Tulsa King. Nel trailer vediamo le prime immagini di Samuel L. Jackson, che nella terza stagione interpreta Russell Lee Washington Jr., prima che si trasferisca a New Orleans come protagonista dello spin-off di Tulsa King, NOLA King, recentemente approvato. Jackson, seduto al bar, appare alla fine del trailer e dice a Dwight (Sylvester Stallone): “Un sacco di fantasmi? Beh, scommetto che nessuno se lo sarebbe aspettato”.

Il trailer si apre con Dwight che viene accolto dal nuovo agente speciale Musso, interpretato da Kevin Pollak. “Cosa vuoi da me?”, chiede Dwight, al che Musso risponde in modo minaccioso: “Tu mi appartieni, Generale”. Incontriamo anche Jeremiah Dunmire (descritto come “il tiranno di Tulsa”), interpretato dal nuovo membro del cast Robert Patrick. Altri nuovi membri del cast di questa stagione includono Beau Knapp nel ruolo di Cole Dunmire, Bella Heathcote nel ruolo di Cleo Montague e James Russo nel ruolo di Quiet Ray Renzetti.

La trama e il cast della stagione 3 di Tulsa King 

Come annunciato in precedenza, la terza stagione di “Tulsa King” debutterà il 21 settembre. Come nelle stagioni precedenti, i nuovi episodi saranno disponibili ogni settimana. La descrizione ufficiale della terza stagione recita: “Man mano che l’impero di Dwight si espande, aumentano anche i suoi nemici e i rischi per la sua banda. Ora deve affrontare i suoi avversari più pericolosi a Tulsa: i Dunmire, una potente famiglia di vecchia data che non rispetta le regole del vecchio mondo, costringendo Dwight a lottare per tutto ciò che ha costruito e a proteggere la sua famiglia“.

Oltre a Stallone, il cast della terza stagione include: Martin Starr, Jay Will, Annabella Sciorra, Neal McDonough, Robert Patrick, Beau Knapp, Bella Heathcote, Chris Caldovino, McKenna Quigley Harrington, Mike “Cash Flo” Walden, Kevin Pollak, Vincent Piazza, Frank Grillo, Michael Beach, James Russo, con Garrett Hedlund e Dana Delany.

Samuel L. Jackson sarà guest star in diversi episodi prima di dirigere la serie spin-off “NOLA King. Lo show, che ha ricevuto il via libera all’inizio di luglio, dovrebbe iniziare le riprese all’inizio del 2026. Jackson interpreterà un amico di Dwight conosciuto in prigione che viene mandato a Tulsa per ucciderlo, ma che finisce per essere ispirato dall’organizzazione di Dwight al punto da tornare a New Orleans per affermarsi nella malavita della città.

Mercoledì – Stagione 2: cosa ricordare della Parte 1 prima di vedere la Parte 2

Gli episodi conclusivi della seconda stagione di Mercoledì sono da oggi 3 settembre su Netflix con tante novità interessanti, come ruolo da guest star di Lady Gaga e molto altro ancora. La prima parte della seconda stagione, ovvero i primi quattro episodi, era invece arrivata il 6 agosto. Il ritorno di Mercoledì Addams (Jenna Ortega) a Nevermore ha introdotto diversi volti nuovi, mentre quelli familiari dei suoi familiari sono rimasti vicini.

I genitori di Mercoledì sono stati invitati a rimanere nel campus e a soggiornare in un cottage per gli ospiti, il che ha reso Morticia (Catherine Zeta-Jones) felice di essere vicina a entrambi i suoi figli, dato che ora anche Pugsley è iscritto come studente. Una nuova indagine si è presentata a Mercoledì quando un misterioso e raccapricciante omicidio di corvi ha iniziato a seminare il caos intorno a Jericho e Nevermore. Di seguito trovate un riassunto completo della prima parte della seconda stagione di Mercoledì in vista della visione dei nuovi episodi.

Il preside Dort

Il preside Barry Dort (Steve Buscemi) è una delle nuove figure autoritarie di Outcast presenti nella scuola. Ha sostituito la defunta Larissa Weems (Gwendoline Christie), è orgoglioso della scuola e vuole riportarla al suo antico splendore. Non era d’accordo con il modo in cui Weems cercava di integrarsi maggiormente nel mondo dei normali. Parte della sua natura “malvagia”, come Buscemi ha descritto per la prima parte, è la raccolta fondi, ma in modo approssimativo. Ricatta Bianca Barclay (Joy Sunday) affinché diventi la referente degli studenti per un gala che sta organizzando.

Allo stesso tempo, chiede anche a Morticia di presiederlo e organizzarlo. Più avanti nella Parte 1, costringe Bianca a usare il suo canto delle sirene per convincere Morticia a chiedere alla nonna di Mercoledì, Hester Frump (Joanna Lumley), una cospicua donazione per Nevermore. Bianca cerca di costringere Dort con il suo canto delle sirene, ma lui possiede un amuleto infuso con corallo di Corinto che impedisce al canto di avere effetto su di lui.

Steve Buscemi è il preside Barry Dort in Mercoledì
Steve Buscemi è il preside Barry Dort in Mercoledì. Cr. Helen Sloan/Netflix © 2025

Xavier se n’è andato

Xavier Thorpe, interpretato da Percy Hynes White, non tornerà a Nevermore. Il personaggio è stato eliminato nella seconda stagione con la spiegazione che suo padre, uno dei principali donatori della scuola, ha ritirato sia i suoi finanziamenti che suo figlio da Nevermore e ha mandato Xavier all’estero alla Reichenbach Academy in Svizzera. Gomez ha fatto un programma di scambio lì per un semestre.

Nonostante non appaia sullo schermo, Xavier ha lasciato un ultimo regalo d’addio a Mercoledì, che ha però lasciato cadere il cellulare che lui le aveva regalato in una pentola di acqua bollente poco dopo aver lasciato la scuola lo scorso semestre. Enid ha invece presentato un dipinto realizzato da lui raffigurante un corvo spaventoso con un occhio rosso e annebbiato appollaiato su una lapide in ombra.

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Il destino tragico di Enid

Il significato del dipinto diventa chiaro quando Mercoledì ha una visione in cui Enid muore. Nella visione, Mercoledì vede l’uccello dipinto da Xavier su una lapide con inciso il nome di Enid. Quando si gira, Enid è lì in piedi e gli spettatori la sentono dire: “Sono morta per colpa tua!”. Come nota a margine, Enid non vuole più stare con Ajax e lo lascia intendere quando lui cerca di farle visita nel dormitorio che condivide con Mercoledì . Si è invece avvicinata a un lupo mannaro di nome Bruno (Noah B. Taylor).

Noah B. Taylor e Emma Myers in Mercoledì
Noah B. Taylor e Emma Myers in Mercoledì. Cr. Helen Sloan/Netflix © 2025

Il Falò del Giorno del Fondatore

Lo stalker di Mercoledì, accennato alla fine della scorsa stagione, ritorna in forze, infilando foto della giovane sotto la sua porta e lasciandole biglietti minacciosi. Al Falò del Giorno del Fondatore, dove Dort vuole onorare Mercoledì e i suoi amici per aver salvato Nevermore lo scorso semestre, lo stalker nasconde l’unica copia del romanzo di Mercoledì nel Falò, che ha la forma di un corvo, e la protagonista rischia la vita per recuperare il manoscritto. Dort, il cui potere è quello di appiccare il fuoco con la punta delle dita, spara fiamme contro l’uccello, che è manipolato dalla magia di Davinci e progettato per volare nel cielo.

Lo sceriffo Galpin muore

Mercoledì trova il padre di Tyler Galpin (Hunter Doohan), lo sceriffo Donovan Galpin (Jamie McShane), morto nella sua casa. Uno stormo di corvi vola fuori dalla sua bocca, il che rende questi inquietanti uccelli ancora più significativi, poiché questa è la seconda volta che Mercoledì li vede associati a una morte oscura, dopo che anche il socio di Galpin, Carl Bradbury, è morto per mano loro. Dopo aver consultato Dort e il professor Orloff (Christopher Lloyd) su un emarginato con il talento di controllare gli uccelli, indirizzano Mercoledì alla ricerca di un Aviano.

Pugsley fa rivivere uno zombie

Dopo aver sentito una storia inquietante su un ragazzo di Nevermore che si era costruito un cuore meccanico, Pugsley (Isaac Ordonez), che ora è uno studente di Nevermore e divide la stanza con Eugene Ottinger (Moofsa Mostafa), si reca allo Skull Tree durante il Falò del Giorno del Fondatore per vedere se la vecchia voce è vera. Tuttavia, inciampa, cade e accidentalmente provoca delle onde d’urto nel terreno, riportando in vita il corpo sepolto sotto l’albero. Decide di chiamare lo zombie Slurp, ma mantenerlo segreto si rivela difficile.

Owen Painter è lo zombie Slurp in Mercoledì
Owen Painter è lo zombie Slurp in Mercoledì. Cr. Cortesia di Netflix © 2025

Mercoledì fa visita a Tyler a Willow Hill

Tyler è ora sotto stretta sorveglianza al penitenziario di Willow Hill dal primario psichiatra Dr. Fairburn (Thandiwe Newton). L’assistente del Dr. Fairburn, Judi (Heather Matarazzo), lo aiuta a mantenere l’ordine. Mercoledì prende lezioni di guida da Enid per recarsi lì, spaventando l’istruttore. Fairburn permette a Mercoledì di visitare Tyler, che è dietro le sbarre e spera che vedere Mercoledì possa aiutare Tyler a guarire, ma ciò non accade. Tyler dice invece a Mercoledì che ha intenzione di uccidere Enid la prossima volta che la vedrà, dopo che Enid si è trasformata in lupo e ha combattuto contro il suo alter ego Hyde nella scorsa stagione.

Lo stalker di Mercoledì si rivela

Come parte del Prank Day, lo stalker di Mercoledì rapisce Enid e Bruno e li rinchiude nella Torre di Iago sotto una piattaforma di coltelli che si abbassa a meno che Mercoledì non risolva un enigma per salvarli. Lo stalker si rivela poi essere la nuova fan di Mercoledì, Agnes DeMille (Evie Templeton). L’abilità di Agnes è quella di diventare invisibile. Agnes ha anche preso il telefono di Galpin, che Mercoledì usa nelle sue indagini sui misteriosi corvi.

Il rapporto tra Morticia e Mercoledì è in crisi

Preoccupata per l’esaurimento psichico della figlia, che piange lacrime nere quando evoca le visioni, Morticia confisca il libro degli incantesimi di Goody a Mercoledì. Mercoledì racconta allora a sua madre della sua visione della morte di Enid, ma Morticia la liquida come una visione inaffidabile. Hester Frump, madre di Morticia e nonna di Mercoledì, cerca di convincere Morticia a restituire il libro per conto di Mercoledì. Morticia reagisce bruciando il libro di Mercoledì.

Questo fa arrabbiare Mercoledì, che in seguito sfida Morticia a un duello con la spada bendata, in cui la vincitrice otterrà ciò che desidera, ma Morticia vince. La preoccupazione di Morticia per Mercoledì deriva da ciò che ha vissuto con sua sorella Ofelia, che era anche lei una Corvo come Mercoledì. Ofelia sarebbe impazzita a causa delle sue visioni e sarebbe stata rinchiusa a Willow Hill, ma ora la sua sorte è sconosciuta. Morticia, come rivelato nella prima stagione, è una Colomba e ha un carattere più sentimentale.

Catherine Zeta-Jones e Jenna Ortega nella serie Mercoledì. Cr. Jonathan Hession/Netflix © 2025

La madre di Bianca fugge dal Morning Song

La madre di Bianca, Gabrielle (Gracy Goldman), faceva parte di una setta chiamata Morning Song, dove era stata reclutata per usare il suo canto delle sirene, ma voleva fuggire dal patrigno di Bianca, Gideon, leader della setta, e l’FBI ha fatto irruzione nel complesso. Bianca ha trovato una stanza per sua madre all’Inn at Apple Hollow per nasconderla e tenerla al sicuro. Ajax viene poi a conoscenza della situazione di Bianca e la aiuta a portare sua madre in un altro posto.

Camp Jericho

Dort porta la maggior parte degli studenti della Nevermore in ritiro al Camp Jericho, ma i loro piani vengono rapidamente messi in discussione da un gruppo di boy scout normali e dal loro severo consulente. Si scopre che il campeggio era stato prenotato due volte. Mercoledì suggerisce una sfida tra i due gruppi, i cui vincitori potranno rimanere al campeggio. Mercoledì partecipa a questa gita per esaminare la baita di Galpin nel bosco, che trova grazie a un indirizzo lasciato in un messaggio vocale sul telefono di Galpin: 2015 Pinecrest.

Mercoledì porta gli emarginati alla vittoria nel gioco della bandiera, o meglio dello zephyr, ma i boy scout, cattivi perdenti, cercano comunque di conquistare il campeggio, scatenando Slurp lo zombie, che ormai ha mangiato il cervello di diversi innocenti passanti, aiutando il suo corpo a rigenerarsi. Slurp viene portato a Willow Hill, dove gli spettatori vedono il ritorno di un volto familiare.

Marilyn Thornhill torna in scena

Thornhill era stata rinchiusa in una struttura separata con Fairburn, che lavorava sulla teoria che più lei e Tyler fossero stati separati, più il loro legame si sarebbe indebolito. Questo non ha funzionato, e Thornhill ha ipotizzato che Fairburn l’abbia riportata indietro per cercare di aiutare Tyler, perché Thornhill è la sua padrona, dopotutto, quando si tratta di Hyde.

Christina Ricci
Christina Ricci è Marylin Thornhill in Mercoledì. Cortesia di Netflix

Mercoledì fa visita alla nonna

Hester Frump gestisce pompe funebri e cimiteri. Quando Mercoledì visita un cimitero per indagare sui resti degli Emarginati di cui ha visto i necrologi nella capanna di Galpin, sua nonna la aiuta a scoprire che non ci sono resti umani nelle ceneri contenute nell’urna di Patricia Redcar. Tornata alla capanna di Galpin, Mercoledì ha visto i ritagli di giornale sui morti Emarginati e le lettere LOIS.

Mentre si trova nella cripta, un corvo ruba i ritagli di giornale che Mercoledì ha raccolto come prove e lei vede l’Aviano allontanarsi su una motocicletta con un mantello con cappuccio. Mercoledì chiede a sua nonna di acquistare il cimitero che visitano e di scoprire chi ha autorizzato la cremazione degli Emarginati non morti. Accenna anche al fatto che Morticia sarebbe gelosa se Hester le dicesse che sta chiedendo a lei di entrare a far parte dell’azienda di famiglia, cosa che non ha mai chiesto alla figlia.

Anche lo zio Fester ritorna

Il volto accogliente e la testa calva dello zio Fester interpretato da Fred Armisen compaiono nel quarto episodio della prima parte di Mercoledì. Mercoledì chiede aiuto al fratello di suo padre per entrare a Willow Hill e cercare LOIS, che credono essere una donna. Fester si registra all’Inn at Apple Hollow e provoca il caos per farsi ricoverare a Willow Hill, sconvolgendo così il rifugio sicuro della madre di Bianca, ma le sue buffonate funzionano perché riesce a entrare nel penitenziario.

Fred Armisen è Fester Addams in Mercoledì
Fred Armisen è Fester Addams in Mercoledì. Cr. Helen Sloan/Netflix © 2025

Augustus Stonehurst & the Avian

Mercoledì manda Mano a Willow Hill per cercare Stonehurst dopo che Fester scambia la signora della mensa per Lois. Il suo nome è Louise. Aiuta Mercoledì a intrufolarsi a Willow Hill dopo che Fester trova Augustus Stonehurst, un vecchio professore di Nevermore che ora risiede lì. Thornhill vede Fester a Willow Hill e avverte Fairburn della nipote con le treccine del truffatore. Fester e Wednesday scoprono che LOIS era una serie di esperimenti che Willow Hill stava conducendo sugli emarginati i cui necrologi erano stati falsificati.

Trovano i prigionieri intrappolati nel seminterrato e li liberano. Uno di loro è una donna misteriosa che prende in simpatia Mercoledì, definendola un angelo. Si scopre che l’Aviano era Judi Stonehurst, la figlia di Augustus, a cui era stato trasferito il talento con una macchina che Augustus stava usando negli esperimenti. Egli estraeva le abilità degli Emarginati e le infondeva nei normali. Voleva essere un Davinci, ma il suo corpo non riusciva a sopportarlo, così Judi prese il controllo dei suoi esperimenti.

Tyler fugge da Willow Hill

Nel caos e nella scoperta di Mercoledì e Fester, Tyler è fuggito dopo aver ucciso Thornhill, che aveva cercato di liberarlo. Nella forma di Hyde, ha buttato Mercoledì dalla finestra del terzo piano a Willow Hill. Scappa nel bosco dopo che la polizia gli ha sparato, e Mercoledì è priva di sensi. Fortunatamente, dal trailer della seconda parte della seconda stagione sappiamo che non è morta. Anche Slurp è fuggito dopo aver mangiato il cervello della dottoressa Fairburn, uccidendola.

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Alien: Pianeta Terra, Noah Hawley svela i legami tra l’episodio 5 e il film del 1979

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Noah Hawley, showrunner della serie Alien: Pianeta Terra, ha spiegato durante un’intervista con Deadline come l’episodio 5, intitolato “In Space, No One…”, rappresenti un vero e proprio omaggio al film originale del 1979 di Ridley Scott. “Abbiamo utilizzato i blueprint originali del Nostromo. La maggior parte delle stanze, il ponte di comando, la mensa e i corridoi sono copie esatte. Solo la criocamera e la sala comunicazioni sono più grandi”, ha dichiarato Hawley. Secondo il regista, l’obiettivo principale era restituire un senso di autenticità e far percepire al pubblico che si tratta non solo di Alien, ma del Alien di Scott e dell’Aliens di James Cameron.

Hawley ha anche rivelato qualche dettaglio sulle nuove creature introdotte nella serie. Tra queste, un piccolo organismo soprannominato “eye midge” e le cosiddette “ticks”, che non solo bevono il sangue ma depongono le uova nell’acqua potabile. “Questi nuovi esseri servono a creare la stessa tensione e il senso di scoperta dell’Xenomorfo. Ci sono ancora tantissime cose da esplorare su di loro”, ha spiegato il regista.

Sulla psicologia dei personaggi, Hawley ha invece chiarito le motivazioni di Petrovich e Morrow: “Petrovich vuole tornare a casa e ottenere una ricompensa, il che introduce un elemento di avidità coerente con l’originale. Morrow è un cyborg con appendici prostetiche e un collegamento neurale: non è amico degli alieni, ha una missione da portare a termine per i suoi superiori”.

Infine, il regista ha commentato la gestione della mitologia aziendale nell’universo di Alien: “Dopo sette film, c’è pochissima mitologia su come l’umanità sia organizzata”.“Ho scelto di concentrarmi su una compagnia concorrente a Weyland-Yutani, ma volevo comunque dare al pubblico la sensazione di vedere chi gestisce realmente queste operazioni”. Con queste premesse, l’episodio 5 si conferma un ponte fondamentale tra la serie e il film che ha dato origine a tutto, unendo fedeltà estetica e nuovi sviluppi narrativi.

La trama di Alien: Pianeta Terra

Ambientata nell’anno 2120, appena due anni prima degli eventi dell’Alien originale di Ridley Scott, la serie TV Alien: Pianeta Terra porta l’orrore sulla Terra per la prima volta nella storia del franchise. La storia si svolge in un futuro noto come “Corporate Era”, in cui cinque mega-corporazioni, Prodigy, Weyland-Yutani, Lynch, Dynamic e Threshold, esercitano la loro influenza su scala globale, funzionando più come nazioni sovrane che come aziende.

In questo mondo dominato dalla tecnologia avanzata, sintetici e cyborg sono parte integrante della vita quotidiana. Ma ora è arrivato un nuovo balzo evolutivo: gli ibridi, esseri che fondono la coscienza umana con la forma robotica. Wendy, la prima della sua specie, è al centro di questa trasformazione.

La tensione esplode in Alien: Pianeta Terra quando una misteriosa nave da ricerca spaziale, la USCSS Maginot, ritenuta legata alla Weyland-Yutani Corporation, atterra inaspettatamente sulla Terra.

Wendy, una sintetica rivoluzionaria interpretata da Sydney Chandler, viene schierata insieme a una squadra tattica eterogenea per indagare. Quella che inizia come una normale operazione di recupero si trasforma rapidamente in un incubo, quando l’equipaggio scopre il mortale carico della nave: terrificanti forme di vita aliene, tra cui i famigerati Xenomorfi. Improvvisamente, la missione si trasforma in una disperata lotta per la sopravvivenza, mentre una nuova ondata di orrore emerge, questa volta sulla Terra stessa.

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Jason Segel e Aimee Lou Wood insieme ad Angelina Jolie in Anxious People

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Il tre volte candidato agli Emmy Jason Segel e la vincitrice del Bafta Aimee Lou Wood si uniscono alla vincitrice dell’Oscar Angelina Jolie nell’adattamento cinematografico del romanzo di Fredrik Backman dal titolo Anxious People. Come già rivelato, il regista di Non così vicino e World War Z Marc Forster è alla regia di una sceneggiatura scritta dallo sceneggiatore candidato all’Oscar David Magee.

In Anxious People, “alla vigilia di Natale, l’investitrice bancaria Zara si ritrova suo malgrado a socializzare con un gruppo di sconosciuti durante un open house. Quando Grace, una rapinatrice di banca riluttante, prende inavvertitamente in ostaggio il gruppo, ne consegue il caos e la condivisione eccessiva di informazioni, i segreti vengono svelati e letteralmente nulla va secondo i piani”.

Al momento non è noto quali ruoli Jason Segel Aimee Lou Wood andranno a ricoprire nel film, ma si tratta per entrambi di un nuovo intrigante progetto dopo il successo ottenuto rispettivamente per la serie Shrinking (Segel) e The White Lotus (Wood). Deadline riporta inoltre che le riprese del film dovrebbero iniziare a breve e che Anxious People sarà la prima produzione a utilizzare il Pinewood Indie Film Hub, una struttura dedicata alla produzione cinematografica indipendente presso i Pinewood Studios.

Jeffrey Wright risponde alle critiche sul suo ruolo di Jim Gordon in The Batman

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In una recente intervista, Jeffrey Wright ha condiviso le sue opinioni sulla controversia generata dai puristi dei fumetti che hanno criticato la sua scelta per un ruolo che in precedenza era stato interpretato da attori bianchi. Wright, infatti, è stato il primo attore di colore a interpretare il commissario di polizia di Gotham City, dopo J. K. Simmons in Justice League, Gary Oldman nella trilogia Il cavaliere oscuro di Christopher Nolan, Pat Hingle nei film di Tim Burton e Joel Schumacher e Ben McKenzie nella serie TV Gotham.

Trovo davvero affascinante il modo in cui si discute, e penso che ora se ne discuta ancora di più, dei personaggi di colore in questi ruoli”, ha detto Wright a Collider. “È semplicemente fottutamente razzista e stupido”. Ha continuato: “È così stupido che trovo rivelatore non riconoscere che l’evoluzione di questi film riflette l’evoluzione della società, che in qualche modo non mantiene questo franchise ancorato alla realtà culturale del 1939, quando i fumetti furono pubblicati per la prima volta. È semplicemente la cosa più stupida che ci sia. È privo di ogni logica”.

L’attore ha sottolineato che voleva che il suo Gordon fosse “ancorato alle caratteristiche interiori di Gordon che abbiamo trovato nei fumetti, ma che fosse allo stesso tempo il Gordon del XXI secolo”. “Quello che amo del nostro Batman è quanto sia crudo, dettagliato e accessibile. Il nostro è un Gotham che nasce dal noir degli anni ’70 in termini di estetica cinematografica, il noir newyorkese degli anni ’70. Ovviamente, New York City è il modello per Gotham, e se si guarda alla New York City degli anni ’70, o se si guarda alla New York City di oggi, ovviamente, è un luogo multiculturale“, ha detto.

Quindi, qualsiasi Gotham all’interno di un film contemporaneo della serie Batman che voglia essere autentico deve riflettere una metropoli americana moderna. È così e basta. Basta prendere la metropolitana a New York City per capire com’è. Non sembra più il 1939”. L’attore, come noto, riprenderà ora il ruolo per l’atteso The Batman – Parte II, le cui riprese – dopo numerosi ritardi e rinvii – sono ora fissate ai primi mesi del 2026.

Tutto quello che sappiamo su The Batman – Parte II

The Batman – Parte II è uno dei film più attesi del nuovo panorama DC, ma il suo percorso produttivo non è stato privo di ostacoli. Inizialmente previsto per ottobre 2025, il sequel diretto da Matt Reeves è stato rinviato al 1° ottobre 2027. I ritardi sono stati giustificati da esigenze legate alla scrittura della sceneggiatura e al calendario riorganizzato della DC sotto la nuova guida di James Gunn e Peter Safran, che stanno ristrutturando l’intero universo narrativo. Nonostante ciò, Reeves ha confermato che le riprese inizieranno nella primavera 2026 e Gunn ha recentemente letto la sceneggiatura, definendola “grandiosa”, un segnale incoraggiante per i fan.

Sul fronte del cast, è confermato il ritorno di Robert Pattinson nei panni di Bruce Wayne/Batman, all’interno dell’universo narrativo alternativo noto come “Elseworlds”, separato dal DCU principale. Dovrebbero tornare anche Jeffrey Wright come il commissario Gordon e Andy Serkis nel ruolo di Alfred. I rumor più insistenti ruotano attorno alla possibile introduzione di Harvey Dent/Due Facce e Clayface (che avrà inoltre un film tutto suo) come villain principali, anche se nulla è stato ancora ufficializzato. C’è chi ipotizza un ampliamento del focus sulla corruzione sistemica di Gotham, riprendendo i toni noir e investigativi del primo capitolo, con Batman sempre più immerso in un mondo in cui la linea tra giustizia e vendetta si fa sottile.

Per quanto riguarda la trama, le indiscrezioni suggeriscono un’evoluzione psicologica per Bruce Wayne, alle prese con le conseguenze delle sue azioni e un Gotham sempre più caotica, anche dopo gli eventi della serie spin-off The Penguin con Colin Farrell (anche lui probabile membro del cast). Alcune fonti parlano di un possibile scontro morale con Harvey Dent, figura ambigua per eccellenza, o di un Batman costretto a confrontarsi con i limiti del suo metodo. Al momento, tutto è però ancora avvolto nel riserbo, ma la conferma della sceneggiatura completa e approvata lascia ben sperare per l’inizio delle riprese entro l’autunno e per un sequel che promette di essere ancora più cupo, ambizioso e introspettivo.

Reeves spera naturalmente che il suo prossimo film su Batman abbia lo stesso successo del primo. The Batman del 2022 ha avuto un’ottima performance al botteghino, incassando oltre 772 milioni di dollari in tutto il mondo e ottenendo un ampio consenso da parte della critica. Queste recensioni entusiastiche sono state portate avanti nella stagione dei premi, visto che il film ha ottenuto quattro nomination agli Oscar. Nel frattempo, Reeves ha espanso la serie DC Elseworld con la già citata serie spin-off di Batman, The Penguin, disponibile su Sky e NOW, per l’Italia.

L’uscita di The Batman – Parte II è ora prevista per il 1 ottobre 2027.

Tom Holland elogia Odissea di Christopher Nolan: “La migliore sceneggiatura mai letta”

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Tom Holland torna a parlare di Odissea di Christopher Nolan dopo aver concluso la produzione del film. Nel prossimo progetto del regista premio Oscar per Oppenheimer, Holland interpreta Telemaco, il figlio del protagonista Odisseo interpretato invece da Matt Damon. “La sceneggiatura è la migliore che abbia mai letto”, ha ora dichiarato Holland all’Agence France-Presse. Riguardo alla collaborazione con Nolan, l’attore ha affermato che il regista “è un vero collaboratore”, aggiungendo: “Sa quello che vuole… ma non è un ambiente in cui non si possono proporre idee o costruire personaggi in determinati modi”.

Non è la prima volta che Holland elogia il suo lavoro con Nolan. In un’intervista con GQ pubblicata a luglio, Holland ha definito la sua esperienza “fantastica” e “il lavoro di una vita”. “La migliore esperienza che abbia mai avuto sul set di un film. Incredibile”, ha detto Holland in quell’occasione a GQ. “È stato emozionante. È stato diverso. E penso che il film sarà diverso da qualsiasi cosa abbiamo mai visto”.

Ha continuato: “Lavorare con Chris, conoscere lui ed Emma Thomas è stato assolutamente fantastico. Non ho mai visto nessuno lavorare come loro, e c’è un motivo se sono i migliori del settore. Avere un posto in prima fila, partecipare al processo, collaborare con un vero maestro del suo mestiere e imparare da lui è stata la migliore esperienza che abbia mai avuto”.

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Quello che sappiamo sul film Odissea di Christopher Nolan

Il film vanta un ricco cast composto da Matt Damon, Tom Holland, Anne Hathaway, Zendaya, Lupita Nyong’o, Robert Pattinson, Charlize Theron, Jon Bernthal, Benny Safdie, John Leguizamo, Elliot Page, Himesh Patel, Mia Goth e Corey Hawkins. Per quanto riguarda la trama, questa segue Odisseo, il leggendario re greco di Itaca, nel suo pericoloso viaggio di ritorno a casa dopo la guerra di Troia. La narrazione descrive i suoi incontri con esseri mitici come il ciclope Polifemo, le sirene e la maga Circe, culminando nel suo tanto atteso ricongiungimento con la moglie Penelope.

Ad oggi sappiamo unicamente che Matt Damon interpreta Odisseo, mentre Tom Holland è suo figlio Telemaco e Charlize Theron è la Maga Circe. L’identità dei personaggi degli altri interpreti è ad oggi segreta. Sappiamo inoltre che Nolan ha girato il film interamente in formato IMAX, avvalendosi di nuove tecnologie realizzate appositamente per Odissea. Il regista ha inoltre limitato quanto più possibile l’uso di CGI, con l’obiettivo di ricreare quanto più possibile in modo pratico l’epico mondo descritto da Omero con il suo poema epico.

Il film sarà distribuito al cinema da Universal Pictures dal 16 luglio 2026.

Ammazzare stanca: le foto del red carpet di Ammazzare stanca a Venezia 82

Tra gli eventi più attesi della 82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, il red carpet di Ammazzare stanca – Autobiografia di un assassino ha attirato l’attenzione di fotografi, stampa e pubblico. Il film, diretto da Daniele Vicari e tratto dalla vera storia di Antonio Zagari, è stato presentato nella sezione Spotlight del festival, portando sul tappeto rosso un cast d’eccezione e un carico emotivo profondo.

Protagonisti della serata Gabriel Montesi, Vinicio Marchioni e Selene Caramazza, accompagnati dal regista Daniele Vicari. I volti intensi e gli abiti eleganti hanno raccontato, già visivamente, l’anima forte del film: sobrietà, forza e introspezione.

La trama del film Ammazzare stanca

Ammazzare stanca. Autobiografia di un assassino è l’autobiografia di un ragazzo che si ribella al suo destino criminale. Si chiama Antonio Zagari e la sua è una storia vera. Siamo nei primi anni Settanta e la ’ndrangheta calabrese dilaga e impera, dal sud al nord. Antonio, figlio di Giacomo, un boss calabrese trapiantato in Lombardia, dopo aver ucciso più e più volte, capisce di non essere adatto a quella vita: per lui uccidere diventa un peso insostenibile, fino alla ripulsa per il sangue: una ribellione del corpo prima che della coscienza, che però mette in pericolo le persone che ama e la sua stessa vita. Mentre i suoi coetanei si ribellano nelle fabbriche, nelle università, nelle piazze, in lui cresce il rifiuto per l’esercizio del potere e per la ferocia del genitore. Deve trovare il coraggio di andare contro il padre e tramare contro di lui una vendetta peggiore della morte.

Amsterdam, la spiegazione del finale del film con Christian Bale e Margot Robbie

Il film ha avuto i suoi colpi di scena, ma ecco spiegato il finale di Amsterdam. Scritto e diretto da David O. Russell, che ha diretto film come American Hustle e Silver Linings Playbook, Amsterdam segue un trio di amici che indagano sull’omicidio di un senatore statunitense negli anni ’30. Interpretato da Christian Bale, Margot Robbie e John David Washington, la trama di Amsterdam è ricca di colpi di scena e richiede un’analisi più approfondita. In Amsterdam, dopo che Burt, Harold e Valerie hanno contattato il generale Gil Dillenbeck, lo convincono a parlare alla riunione dei veterani di Burt e Harold nel tentativo di smascherare il Comitato dei Cinque.

Il trio crede che il Comitato dei Cinque sia coinvolto nella morte di Bill Meekins. Durante la riunione, Gil viene affrontato dal Comitato dei Cinque, di cui fa parte Tom Voze, fratello di Valerie, e tiene il discorso che desidera invece di quello preparato per lui. Il trio del cast di Amsterdam, con l’aiuto fondamentale di Gil, riesce a sventare i piani del Comitato dei Cinque di rovesciare il presidente Franklin D. Roosevelt e insediare un dittatore. Ecco la spiegazione del finale di Amsterdam, compresa la trama completa del Comitato dei Cinque e il motivo per cui Tom e Libby hanno somministrato farmaci a Valerie nel corso degli anni, quando non ne aveva bisogno.

Il Comitato dei Cinque spiegato: sono davvero esistiti?

Come spiegato nel finale di Amsterdam, il Comitato dei Cinque è un’organizzazione di ricchi uomini d’affari d’élite che, seguendo le orme della Germania e dell’Italia dell’epoca, volevano insediare un dittatore fascista a capo del governo degli Stati Uniti. Questa impresa doveva essere guidata dal generale Gil Dillenbeck, il cui discorso alla riunione di Burt e Harold avrebbe scatenato un colpo di stato guidato dai veterani che avrebbe cambiato il corso della storia, posizionando gli Stati Uniti al fianco di Adolf Hitler e Benito Mussolini nella seconda guerra mondiale. Inoltre, il Comitato dei Cinque finanziava anche cliniche di sterilizzazione nel tentativo di sostenere la supremazia bianca.

Amsterdam gioca con i fatti della storia vera. Il Comitato dei Cinque del film prende il nome dall’omonimo comitato del Secondo Congresso Continentale: John Adams, Benjamin Franklin, Thomas Jefferson, Robert Livingston e Roger Sherman, come parte del Secondo Congresso Continentale, redassero la Dichiarazione di Indipendenza. Per quanto ne sa la storia, questa è l’unica versione del Comitato dei Cinque che sia mai esistita, e Russell probabilmente ha usato il nome in Amsterdam per contrastare la versione reale del comitato.

Perché Burt, Valerie e Howard hanno stretto un patto ad Amsterdam (e perché se ne sono andati)

Burt, Valerie e Howard erano tutti emarginati nella loro società, come spiega il finale di Amsterdam. Burt era deriso dalla famiglia di sua moglie perché era per metà ebreo, Howard subiva molte discriminazioni razziali perché era nero e Valerie conduceva uno stile di vita bohémien che non andava a genio alla sua ricca famiglia. Vivere ad Amsterdam permetteva loro di essere liberi di essere se stessi senza essere frenati dalla pressione o dal razzismo sistemico. Il loro patto è nato così dalla loro stretta amicizia: era una promessa di essere sempre lì l’uno per l’altro, qualunque cosa accadesse.

Come spiegato nel finale di Amsterdam, il patto era una questione di fiducia totale e assoluta tra Christian Bale nei panni del capellone Burt, Howard e Valerie, che giurarono di sostenersi sempre a vicenda. La partecipazione alla prima guerra mondiale e la libertà che provavano quando erano insieme è ciò che alla fine ha cementato il loro patto e la loro amicizia. L’unico motivo per cui alla fine hanno infranto il loro patto è stato che Burt pensava che fosse ora di tornare negli Stati Uniti per riaccendere la sua relazione con Beatrice. Burt si rese conto che, se poteva provare questa felicità e libertà con i suoi amici, allora poteva provarla anche con sua moglie.

Perché il trio di Amsterdam canta la canzone senza senso (cosa significa?)

Amsterdam

Come spiegato nel finale di Amsterdam, Burt, Harold e Valerie hanno un’amicizia unica. È per questo che hanno persino una loro canzone, diversa da tutte le altre. Il trio la chiama la canzone “senza senso” perché è esattamente questo: senza senso. È composta da tre parole principali che tutti cantano con la propria melodia, ma la melodia non è particolarmente coerente per chi la ascolta la prima volta. Tuttavia, c’è un significato più profondo nella canzone senza senso.

Il finale di Amsterdam spiega che la canzone nasce dal dare, con ogni personaggio che porta qualcosa al tavolo come offerta di qualcosa di significativo. La canzone senza senso ha consolidato l’amicizia tra Burt, Harold e Valerie ad Amsterdam, che è il cuore del film; era qualcosa di esclusivamente loro, una canzone che li univa e che nessun altro poteva portare via dal tempo trascorso insieme. Burt, Harold e Valerie la cantano perché definisce la loro amicizia e li rende felici.

Cosa ha visto realmente Bill Meekins prima di morire?

Taylor Swift in Amsterdam

Bill Meekins è apparso sullo schermo solo per poco tempo (insieme a Elizabeth Meekins interpretata da Taylor Swift), ma il suo omicidio è al centro della trama di Amsterdam. Sebbene la sua morte sia avvolta nel mistero per tutto il film, il finale di Amsterdam spiega che forse il segreto più grande è il motivo per cui è stato ucciso. Meekins era in macchina quando Mussolini ha investito qualcuno con la sua auto. Meekins sapeva anche cosa stava tramando Mussolini, e il senatore avrebbe rivelato ciò che sapeva alla riunione dei veterani di Burt e Harold. Con tutte le informazioni che Meekins aveva raccolto, Mussolini non poteva lasciarlo andare così facilmente.

Perché Tom e Libby hanno finto la malattia nervosa di Valerie

Amsterdam
Christian Bale, Margot Robbie and John David Washington in “Amsterdam”
Disney

All’inizio, Tom e Libby sembravano prendersi cura di Valerie a causa della sua malattia nervosa, ma in realtà erano loro la causa del deterioramento della sua salute, come spiega il finale di Amsterdam. Per Tom e Libby, che sembravano godersi la loro ricchezza smisurata e l’appartenenza al Comitato dei Cinque, Valerie era un ostacolo ai loro piani. Valerie era più uno spirito libero che voleva allontanarsi dall’influenza della sua famiglia.

Fuggire ad Amsterdam e vivere una vita bohémienne significava che Tom e Libby avevano perso il controllo su di lei e sulle sue decisioni. Una volta tornati negli Stati Uniti, però, la coppia poteva tenere Valerie sotto controllo. Somministrarle farmaci, che alla fine hanno causato la comparsa delle vertigini, l’avrebbe fatta sembrare instabile, privandola della sua autonomia fisica e facendo sì che nessuno potesse prenderla sul serio perché malata. I disturbi di Valerie nel film con Margot Robbie le avrebbero anche impedito di approfondire ciò che Tom e Libby stavano tramando in Amsterdam.

Perché Burt non si unisce a Harold e Valerie quando tornano ad Amsterdam

Come spiegato nel finale di Amsterdam, Harold e Valerie si resero conto che l’unico modo per stare insieme, ed essere liberi di essere se stessi senza restrizioni, era tornare proprio nella città che aveva aiutato la loro relazione a sbocciare. Burt, d’altra parte, avrebbe potuto andare con loro, ma ha scelto di non farlo a causa dell’ascesa dei nazisti. È per metà ebreo e sarebbe stato in pericolo se fosse andato in Europa in quel momento. Considerando che il trio aveva un patto, tuttavia, c’è la speranza che tutti e tre siano riusciti a incontrarsi di nuovo (e in sicurezza) in un momento futuro, anche se non ad Amsterdam come avevano sperato.

Il finale di Amsterdam suggerisce che avrebbe dovuto essere una miniserie

Amsterdam

Sebbene Amsterdam sia un buon film, le critiche principali riguardavano il fatto che la storia fosse intrecciata con troppe sottotrame e personaggi diversi per avere senso. Pertanto, l’intera vicenda avrebbe potuto funzionare meglio come miniserie. Critici e pubblico hanno convenuto che, sebbene David O. Russell sia noto per le sue illustri storie incentrate sui personaggi, è possibile che Amsterdam fosse un’impresa troppo ardua da realizzare in un limite di tempo di due ore. Alla fine, Amsterdam era pieno zeppo di troppi personaggi, sottotrame e troppe spiegazioni. Tuttavia, la trama avrebbe potuto essere migliore se fosse stata in formato miniserie.

Il finale di Amsterdam ha spiegato tutto il possibile nel tempo a disposizione, ma non è stato sufficiente. Una miniserie o un formato episodico in generale avrebbero potuto dare a tutte queste sottotrame, come il periodo di Burt in guerra o la fuga del trio ad Amsterdam, più spazio per respirare. Amsterdam è stato probabilmente appesantito dalla quantità di informazioni che il regista David O. Russell ha cercato di inserire in un lungometraggio. Le scene ricche di esposizione non servono al pubblico e in genere sminuiscono la storia invece di arricchirla. Una miniserie su Amsterdam avrebbe potuto aiutare Russell ad attenersi alla regola “mostra, non raccontare” e avrebbe mitigato facilmente questo problema.

Will Hunting – Genio ribelle, la spiegazione del finale: cosa significa “Mi ha rubato la battuta”

La famosa battuta finale del film Will Hunting – Genio ribelle (Good Will Hunting) è ancora più memorabile grazie a un fattore chiave. Alla fine del film, Sean (Robin Williams) legge una lettera di Will (Matt Damon) in cui gli dice che deve “andare a trovare una ragazza”, un fenomenale richiamo a una precedente conversazione tra Will e Sean all’inizio del film che ha creato un momento unico e profondo, chiudendo il cerchio. Il finale perfetto di Will Hunting – Genio ribelle è stato uno dei tanti contributi creativi di Williams, la cui genialità ha brillato per tutto il film nel ruolo del saggio mentore del genio tormentato Will Hunting.

Sebbene ci siano molte citazioni eccezionali di Will Hunting – Genio ribelle, la frase di Williams “Figlio di puttana. Mi ha rubato la battuta” è un modo rapido e completo per concludere il rapporto tra Will e Sean, ma anche per indicare l’impatto che Sean ha avuto su Will durante tutto il film. Will era stato così riluttante ad affrontare il suo trauma emotivo, che aveva influenzato i suoi rapporti interpersonali. Sean era l’unica persona in grado di abbattere con successo le formidabili barriere di Will e insegnargli preziose lezioni di vita che non poteva leggere in nessun libro, nonostante la sua innata intelligenza.

Cosa succede nel finale di Will Hunting – Genio ribelle

Will Hunting - Genio ribelle storia vera
Matt Damon in Will Hunting – Genio ribelle. © 1997 Miramax Pictures- all rights reserved

Will fa una scelta per il suo futuro

Il finale di Will Hunting – Genio ribelle vede il giovane protagonista a un bivio riguardo al suo futuro e mentre prende una decisione fondamentale. Accettando finalmente di avere un futuro più brillante dei suoi amici grazie alla sua intelligenza, Will ha l’opportunità di accettare un lavoro redditizio che gli è stato offerto dal professor Gerald Lambeau (Stellan Skarsgård). Tuttavia, è combattuto tra quel futuro brillante e il desiderio di ricucire il rapporto con la sua ragazza Skylar (Minnie Driver), che aveva allontanato a causa delle sue ansie.

Nella scena finale, Will realizza il sogno che il suo migliore amico Chuckie (Ben Affleck) aveva per lui, ovvero lasciare il loro quartiere senza nemmeno salutare. Will si ferma anche a lasciare un biglietto a Sean in cui spiega che non accetterà il lavoro e offre le sue scuse a Lambeau, spiegando semplicemente “Devo andare a trovare una ragazza”, suggerendo che sta per ricongiungersi con Skylar e abbracciare l’amore per la prima volta nella sua vita.

Il significato più profondo dell’ultima battuta di Will Hunting – Genio ribelle

Will mostra a Sean che ha imparato da lui

La genialità dell’ultima battuta di Sean in Will Hunting – Genio ribelle sta nel fatto che è un perfetto richiamo a una scena precedente in cui Sean racconta a Will una storia che lo sconvolge e cambia la sua prospettiva sulle relazioni significative. Sean spiega a Will che aveva un biglietto per la partita 6 delle World Series del 1975, che è diventata una delle partite di playoff più famose nella storia dei Red Sox.

Essendo sia Sean che Will appassionati tifosi delle squadre di Boston, Will ascolta con stupore il ricordo di Sean del memorabile home run walk-off al 12° inning battuto dalla leggenda dei Red Sox Carlton Fisk. Sean in realtà non andò alla partita perché proprio quel giorno incontrò la sua futura moglie. Rinunciò al biglietto per “andare a trovare una ragazza”, una ragazza che si rivelò essere l’amore della sua vita, di cui parla con grande affetto durante tutto il film.

Will è scioccato nel sentire del sacrificio di Sean, inizialmente credendo che Sean fosse un pazzo a rinunciare alla possibilità di vedere quella partita leggendaria dal vivo al Fenway Park. Questo, tuttavia, è uno dei modi in cui Sean riesce a dimostrare a Will ciò che conta davvero nella vita. Sean ha visto l’opportunità di stare con la sua futura moglie e ha colto l’occasione mentre la porta era ancora aperta, ispirando Will a seguire il suo cuore e ad abbracciare l’amore quando gli viene offerto, come fa alla fine del film.

Come Robin Williams ha reso ancora migliore il finale di Will Hunting

Quel momento non è stata l’unica improvvisazione di Williams nel film

Williams ha ispirato gran parte dei dialoghi originali e dei momenti commoventi di Will Hunting, compresa l’ultima battuta del film. Damon è rimasto sbalordito dalla battuta improvvisata di Williams, che non era affatto prevista dal copione ed è nata durante una delle decine di riprese che Williams ha fatto per la scena finale.

Williams aveva anche improvvisato la divertente storia di sua moglie che scoreggiava nel sonno, che è diventata uno degli aneddoti più memorabili e divertenti che Sean racconta a Will nel film. La brillantezza di Williams e la sua comprensione della dinamica tra i personaggi di Will e Sean hanno portato alla sua famosa battuta finale e hanno reso il finale di Will Hunting – Genio ribelle ancora più bello.

Come è stato accolto il finale di Will Hunting – Genio ribelle

La battuta finale consolida il finale soddisfacente

Will Hunting è stato un successo di critica ed è stato nominato per nove Oscar, vincendone due per la migliore sceneggiatura originale per Ben Affleck e Matt Damon, nonché per il miglior attore non protagonista per Robin Williams. Allo stesso modo, le recensioni del film hanno elogiato la sceneggiatura e la performance di Williams. Rogert Ebert nella sua recensione del film l’ha definito una delle migliori performance di Williams, sottolineando quanto la sua improvvisazione finale aggiunga valore al film. Ebert ha trovato che il finale fosse una conclusione prevedibile, ma elevata da momenti speciali come quello:

Il risultato del film è abbastanza prevedibile, così come lo è l’intera storia, in realtà. Sono i singoli momenti, non il risultato finale, a renderlo così efficace.

Il film è stato discusso su Reddit dai fan come uno dei finali più soddisfacenti di tutti i tempi. Un utente di Reddit ha sottolineato la decisione finale di Will come un aspetto particolarmente commovente dei momenti finali e come essa mostri la crescita del giovane tormentato.

Will Hunting – Genio ribelle collega questo aspetto in particolare alla crescita del personaggio di Will, che mette in atto la propria volontà (heh) e va a “vedere una ragazza” invece di accettare il lavoro alla NSA.

WhatCulture ha incluso Will Hunting – Genio ribelle e il suo finale tra le migliori battute finali di tutti i tempi, sottolineando quanto sia efficace la battuta improvvisata per lasciare il pubblico con una conclusione completa e felice:

È un finale semplice e commovente, reso ancora più toccante dal fatto che Williams lo ha improvvisato e, con la sua interpretazione, ha regalato al film uno dei suoi momenti più belli. Se guardandolo non sorridi da un orecchio all’altro, probabilmente non sei umano.

French Girl, la spiegazione del finale del film con Zach Braff e Vanessa Hudgens

French Girl, una commedia romantica indipendente ambientata nel mondo dell’alta cucina del Quebec, offre una generosa porzione di risate, ma proprio come i piatti pretenziosi e poco abbondanti che prende in giro, potrebbe lasciarvi insoddisfatti.

Il debutto cinematografico del team di sceneggiatori e registi canadesi James A. Woods e Nicolas Wright segue un percorso ben battuto dalle commedie romantiche: una ragazza porta a casa il fidanzato desideroso di chiederle di sposarlo per presentarlo alla sua famiglia, dove si susseguono una serie di vicissitudini, alimentate in gran parte dalla ricomparsa di un ex. La ragazza in questione è Sophie (una straordinaria interpretazione bilingue dell’attrice quebecchese Evelyne Brochu), che ricorda Julie Delpy nel suo stile chic da ragazza francese (beh, da ragazza del Quebec) senza sforzo. È una chef acclamata dalla critica che vive a Brooklyn con il suo fidanzato, Gordon (Zach Braff), un insegnante di scuola media di mezza età e un po’ goffo. È immediatamente ovvio il motivo per cui Gordon vuole sposare Sophie: la sua goffaggine ha il suo fascino, ma lei è fuori dalla sua portata sotto ogni aspetto.

La città natale in questione è Quebec City, dove Sophie viene convocata per l’opportunità di lavorare per Ruby (Vanessa Hudgens), una ristoratrice famosa, splendida ma odiosa, che è anche la sua ex capo e ex fidanzata. Gordon accompagna Sophie nel suo viaggio e, mentre lei degusta vini e crea schiume commestibili nella speranza di diventare chef executive nella nuova impresa di Ruby, lui cerca di fare colpo sulla famiglia scettica e volubile di Sophie, cercando di non farsi prendere dal panico per il passato appassionato della sua ragazza con il suo potenziale futuro capo.

Con i suoi panorami mozzafiato e la pittoresca campagna, French Girl sembra una cartolina del Quebec. I registi Woods e Wright sono nati e cresciuti nella provincia canadese e attingono alla loro terra natale per creare commedie basate sullo scontro culturale, come un bacio sulla guancia andato storto o l’ammissione di Gordon di non essere un grande appassionato di hockey, che interrompe bruscamente una rumorosa cena in famiglia.

Woods e Wright non disdegnano le battute facili, inserendo numerose battute prevedibili sull’ignoranza degli americani, come quando Gordon guida disastrosamente un’auto con il cambio manuale dopo aver dichiarato esplicitamente di non saperlo fare. Ma offrono anche molte battute spiritose. “Sembra il futuro della razza umana!”, esclama Gordon in un impeto di gelosia nei confronti di Ruby (ed è vero). Hudgens, nel frattempo, si diverte un mondo con il personaggio caricaturale di Ruby e il suo incessante nome-dropping: “Ho parlato molto con Brené Brown della responsabilità”, dice con espressione impassibile nel bel mezzo di una sincera scusa.

Dietro Braff, Brochu e Hudgens c’è un forte ensemble quebecchese che compone la caotica famiglia di Sophie. C’è suo padre difficile da accontentare, Alphonse (Luc Picard); sua madre più comprensiva, Ginette (Isabelle Vincent); sua sorella ficcanaso, Juliette (Charlotte Aubin); suo fratello protettivo, Junior (un divertentissimo Antoine Olivier Pilon), che abbassa le sue difese mentre stringe un legame con Gordon, uno dei momenti salienti del film; e sua nonna, Mammie (Murielle Dutil), la cui demenza getta le basi per una serie di situazioni ridicole. C’è anche il padre di Gordon, Peter (William Fichtner), uno scrittore burbero le cui brevi apparizioni sono una fonte sicura di risate. Questo colorato cast di personaggi offre a Braff molto su cui lavorare e, nei suoi momenti migliori, il suo tempismo comico non è molto diverso da quello di protagonisti del calibro di Billy Crystal o Hugh Grant.

Da un ispirato intermezzo musicale in cui la Hudgens torna alle sue origini in High School Musical, a un cigno di famiglia di nome Cou Cou che terrorizza continuamente Gordon, French Girlnon esita a ricorrere a un divertimento esagerato e profondamente frivolo. Per la maggior parte della sua durata, il film mantiene uno spirito spensierato, oltre a una visione empatica sia di Gordon che di Sophie, anche quando la loro relazione crolla sotto il peso delle ambizioni professionali e dei bagagli sentimentali.

Il fatto che French Girl sia così divertente per la maggior parte della sua durata non fa che sottolineare quanto siano poco divertenti i suoi ultimi 30 minuti. A partire da uno sfogo da ubriaco di Gordon che trasuda una crudeltà insolita, French Girl prende una piega frustrante nel suo atto finale, durante il quale i protagonisti compiono scelte bizzarre che non corrispondono alle persone che abbiamo imparato a conoscere sullo schermo nel corso di un’ora. Gordon diventa sempre più sospettoso che il successo professionale di Sophie sia dovuto al nepotismo di Ruby, e il modo in cui French Girl conclude quella particolare trama è offensivo per entrambe le donne in carriera. In un altro colpo di scena sconcertante, mentre il nostro protagonista si trasforma nel cattivo del film, la famiglia di Sophie, prima dubbiosa, si affretta improvvisamente a difenderlo.

È un peccato che French Girl perda il controllo dei suoi personaggi e della sua trama così vicino al finale, lasciando un retrogusto sgradevole a quella che altrimenti sarebbe stata una commedia romantica dolce e perfettamente funzionante. Gli appassionati di commedie romantiche troveranno sicuramente qualcosa di cui godere in French Girl, ma per essere davvero soddisfacente, avrebbe avuto bisogno di più tempo di cottura.

Priscilla, la spiegazione del finale del film di Sofia Coppola

Priscilla, la spiegazione del finale del film di Sofia Coppola

Il film Priscilla di Sofia Coppola documenta la vita che Priscilla Presley ha condiviso con Elvis Presley e si conclude con Priscilla che chiede il divorzio al marito. Interpretato da Cailee Spaeny e Jacob Elordi nei panni rispettivamente di Priscilla ed Elvis, il finale di Priscilla vede i due piccioncini allontanarsi sempre più l’uno dall’altra. Per molto tempo Priscilla era rimasta rinchiusa a Graceland, con solo qualche visita occasionale a Los Angeles o Las Vegas con Elvis. Dopo la nascita della loro figlia, Lisa Marie, Priscilla ha cercato di avere rapporti sessuali con Elvis, ma è stata respinta. Nel frattempo, le voci sulle sue relazioni con le co-protagoniste continuavano a crescere.

L’assenza di Elvis, impegnato a Las Vegas e in tour, continuava a incidere negativamente sul suo rapporto con Priscilla. Lei non era soddisfatta sotto diversi aspetti e questo stava minando il loro matrimonio. Consapevole che stavano vivendo vite separate e con le continue voci che circondavano le relazioni di Elvis con altre donne, Priscilla lo affronta per l’ultima volta come sua moglie. Gli dice che vuole il divorzio e che Elvis la sta perdendo a causa della sua vita. Priscilla ed Elvis si separarono in modo amichevole e Priscilla continuò a vivere una vita separata, mentre Elvis continuò a fare tour e a comporre musica.

Perché Elvis rifiutò di andare a letto con Priscilla fino al loro matrimonio

Priscilla incontrò Elvis quando aveva solo 14 anni e si trasferì a Graceland durante l’ultimo anno di liceo. Durante il loro corteggiamento, Priscilla era frustrata dal fatto che Elvis non volesse fare sesso con lei. Elvis, d’altra parte, vedeva Priscilla come pura. Secondo il memoir di Priscilla Presley, Elvis and Me, Elvis credeva che “la ragazza ‘giusta’ dovesse essere conservata per il matrimonio”. La relazione tra Elvis e Priscilla non era esattamente tradizionale, ma mentre lei desiderava avere rapporti intimi con il suo partner, Elvis non voleva oltrepassare quel limite a causa del modo in cui percepiva Priscilla e la loro relazione.

Un altro motivo era che Elvis credeva che Priscilla fosse troppo giovane per consumare il loro amore. Elvis aveva dieci anni più di lei, quindi vedeva Priscilla in un certo modo che andava oltre la sua età. Mentre Elvis continuava ad andare a letto con altre donne, il suo trattamento nei confronti di Priscilla era influenzato dalla cultura della purezza, astenendosi dal sesso fino a quando non lo riteneva appropriato (all’interno del matrimonio). Per Elvis, Priscilla non era come le altre donne e la trattava come una persona fragile e ingenua. Questo si rifletteva anche nella camera da letto, anche se ciò non impediva alla coppia di fare altre cose legate al sesso prima di sposarsi.

Il vero motivo per cui Elvis non voleva che Priscilla lasciasse Graceland

Cailee Spaeny in Priscilla
Cailee Spaeny in Priscilla

Priscilla sottolinea che c’era un forte controllo sul soggetto del film durante tutta la loro relazione. La loro situazione era unica per l’epoca, Elvis non sembrava volere che Priscilla uscisse di casa per paura che la stampa venisse a sapere della loro relazione. Ma soprattutto, Elvis sembrava non volere che Priscilla sapesse delle sue relazioni extraconiugali o fosse coinvolta in altri aspetti della sua vita al di fuori di Graceland. Il fatto che Priscilla rimanesse rinchiusa a Graceland permetteva a Elvis di vivere liberamente la sua vita da celebrità senza domande. Per ammissione della stessa Priscilla Presley, lei era la “bambola vivente” di Elvis, che le sceglieva i vestiti e le diceva che gli piaceva che si truccasse di più.

Questo dimostrava il controllo che lui aveva su di lei e il modo in cui plasmava la vita e l’aspetto di Priscilla. Se Priscilla avesse lasciato Graceland, Elvis non avrebbe potuto influenzarla allo stesso modo. Lei era rinchiusa e isolata, il che permetteva a Elvis di tenerla sotto controllo per tutta la durata della loro relazione, mentre lui poteva vivere una vita al di fuori di essa. Priscilla era abbastanza giovane da non mettere troppo in discussione le cose, e rimanere a Graceland la teneva all’oscuro di ciò che stava realmente accadendo con Elvis e del modo in cui veniva percepita la loro relazione.

Quali pillole Elvis dava a Priscilla durante la loro relazione?

Jacob Elordi Elvis Presley Priscilla
Jacob Elordi e Cailee Spaeny in una scena di Priscilla

Priscilla mostra Elvis Presley che dà delle pillole a sua moglie nel corso degli anni. In un caso, le pillole che ha dato a Priscilla l’hanno fatta svenire per due giorni. In altri casi, Elvis diceva che le pillole l’avrebbero aiutata a rimanere sveglia durante le lezioni dopo essere rimasta sveglia fino alle quattro del mattino con Elvis e i suoi amici. Ciò che Elvis dava a Priscilla per aiutarla a dormire erano due pillole da 500 milligrammi di Placidyl (tramite Express), un farmaco in capsule rosse spesso causa di dipendenza che veniva usato come sedativo. Priscilla ha anche assunto anfetamine durante tutta la relazione della coppia per rimanere vigile.

Il significato più profondo dell’ultimo momento di Priscilla con Elvis

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Cailee Spaeny e Jacob Elordi in Priscilla

La relazione tra Elvis e Priscilla si fece sempre più tesa col passare del tempo e alla fine i due vivevano praticamente separati. Quando Priscilla affronta Elvis per chiedergli il divorzio, lui le dice che non vuole perderla e lei gli risponde che la sta perdendo perché lei sta costruendo una vita tutta sua, sottolineando il fatto che finalmente ha trovato se stessa e vuole vivere la sua vita secondo i propri termini, lontano dal controllo e dall’infelicità. L’ultimo momento di Priscilla con Elvis fu un momento di emancipazione; nonostante l’amore che provava ancora per Elvis, Priscilla voleva lasciarsi alle spalle il matrimonio per poter esplorare la vita nel modo in cui desiderava viverla.

Priscilla Presley non aveva ancora avuto l’esperienza per farlo perché aveva vissuto con Elvis per così tanto tempo. E doveva ancora rivelare questa verità a Elvis. Uscire finalmente dall’ombra di Elvis era una cosa importante per Priscilla, che era diventata insoddisfatta della sua vita e della sua situazione abitativa. Dire a Elvis che voleva vivere una vita tutta sua è stato il passo più grande che Priscilla avesse mai fatto. Quel momento ha confermato la scelta che aveva fatto, quella di vivere una vita indipendente, libera dalla solitudine, dalle bugie e dall’indifferenza sessuale.

Come Priscilla si confronta con altre rappresentazioni di Elvis

Cailee Spaeny e Jacob Elordi in Priscilla

La rappresentazione di Priscilla di Elvis Presley è un po’ più sinistra e meno romantica rispetto al modo in cui è stato ritratto in altri media. Il cantante era noto per la sua musica e il suo fascino, ed è spesso così che veniva rappresentato anche nei film. Mentre l’Elvis Presley di Austin Butler era carismatico e percepito come vittima del controllo e dell’avidità finanziaria del suo manager, il colonnello Tom Parker, la versione di Elvis di Jacob Elordi è sensibile ma distaccata, silenziosamente controllante e sprezzante. È una percezione di Elvis diversa da quella a cui la maggior parte delle persone è abituata, soprattutto perché gran parte dei media che ritraggono il cantante si concentrano su di lui e sulla sua storia, mentre Priscilla passa in secondo piano.

Cosa è successo a Priscilla dopo la fine del film

Dopo che Priscilla Presley ed Elvis si sono separati ufficialmente, Elvis ha chiesto il divorzio nel gennaio 1973. Priscilla è andata a vivere con l’istruttore di karate Mike Stone, che frequentava già verso la fine del suo matrimonio con Elvis. Subito dopo il divorzio, Priscilla ha aperto un negozio di abbigliamento di successo con un’amica, ha trasformato Graceland in un’attrazione turistica pochi anni dopo la morte di Elvis nel 1977 ed è diventata presidente della Elvis Presley Enterprises.

Priscilla Presley si è anche fatta un nome come attrice, recitando nei film The Naked Gun al fianco di Leslie Nielsen e nella serie TV di successo Dallas, dove ha interpretato Jenna Wade per cinque stagioni. Fuori dallo schermo, Priscilla ha prodotto film come Finding Graceland e la serie animata di Netflix Agent Elvis. Tutto questo oltre a crescere Lisa Marie, e anche se Priscilla non si è mai risposata dopo Elvis, ha avuto una relazione con lo sceneggiatore brasiliano Marco Antonio Garcia per poco più di due decenni. La coppia ha avuto un figlio, Navarone Garibaldi.

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Jordan Peele: rimosso il suo film dalla lista delle uscite 2026 della Universal

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Il prossimo film di Jordan Peele ha ricevuto un aggiornamento deludente. I tre precedenti film horror diretti – Scappa – Get Out, Noi e Nope – sono stati tutti un successo di critica, con il primo ampiamente considerato il migliore finora. Il prossimo film di Peele, il primo che dirige dal 2022, era originariamente previsto per dicembre 2024. A causa degli scioperi della WGA e della SAG-AFTRA nel 2023, il progetto è stato riprogrammato per ottobre 2026.

Oltre al fatto che si tratta di un thriller horror, tutti gli altri dettagli sul film rimangono ad oggi segreti. Ora, Variety riporta che la Universal Pictures ha rimosso il prossimo film di Jordan Peele dalla finestra di ottobre 2026 sul proprio calendario delle uscite. Evidentemente, Peele sta ancora lavorando al film, che si trova dunque in uno stato di sviluppo che non gli consente di rispettare il periodo di uscita inizialmente previsto.

Cosa significa questo per il prossimo film di Jordan Peele

Il prossimo film di Peele non sembra dunque essere in stato così avanzato come previsto, data la precedente finestra di uscita di ottobre 2026. La stagione di Halloween sarebbe stata il momento perfetto per il debutto nelle sale del thriller horror, ma ci sarà un’attesa più lunga, con il 2027 che ora è la data più vicina in cui il film potrebbe essere distribuito.

Tra Scappa – Get Out uscito nel 2017, Noi nel 2019 e Nope nel 2022, la prima nel 2026 sarebbe già stata l’intervallo più lungo tra i film diretti da Jordan Peele. Ora l’intervallo sarà ancora più lungo, dato che tra il precedente e il film in fase di sviluppo passeranno almeno cinque anni.

A volte, quando un film viene rimosso dal calendario delle uscite di uno studio, non è un buon segno per la sua realizzazione finale. Tuttavia, visti i successi passati di Peele e avendo lavorato con la Universal in tutti i suoi film precedenti, questo non dovrebbe essere un motivo di preoccupazione per il suo nuovo film. Ci vorrà più tempo del previsto, ma sicuramente verrà realizzato.

Prizefighter: The Life Of Jem Belcher, spiegazione del finale del film

Prizefighter: The Life Of Jem Belcher racconta la vita del campione inglese di pugilato a mani nude dell’inizio del XIX secolo. Il film illustra come è nato il pugilato moderno e come Jem Belcher ne sia stato un pioniere. Si ritiene che il pugilato con i guantoni che conosciamo oggi sia stato praticato per la prima volta da Belcher, o almeno questo è ciò che sostiene il film. Belcher era nato per essere un pugile: fin da bambino aveva visto combattere suo nonno, Jack Slack, un famoso campione di pugilato a mani nude. Anche se suo nonno aveva i suoi difetti, Jem lo ammirava per il suo talento. Da Jack imparò l’importanza di essere veloce e di usare entrambe le mani durante un combattimento. La madre di Jem non ha mai voluto che suo figlio seguisse le orme del nonno, e così Jem è cresciuto diventando un fabbro, anche se ha sempre avuto la propensione al combattimento.

Spoiler in arrivo

La Trama: di cosa parla il film Prizefighter: The Life Of Jem Belcher?

Jem era molto legato a suo nonno, anche se sua madre disapprovava il loro rapporto. Credeva che fosse una cattiva influenza per Jem. Jack Slack era famoso per spendere tutti i soldi che guadagnava in divertimenti. Prendeva persino i pochi soldi che aveva sua figlia per soddisfare i propri bisogni. Ma l’unica lezione che Jem imparò da Jack fu che doveva decidere che tipo di uomo voleva essere nella sua vita, perché dopo la morte di un uomo, la gente ricorda solo il suo nome e non le sue cattive abitudini. Jem Belcher era famoso per la sciarpa blu e bianca che indossava, e il film mostra che era stato Jack Slack a regalargliela quando era ragazzo. Anche se suo nonno era un ubriacone, era ricordato per la sua bravura nello sport.

Jem lavorava come fabbro, ma quando vide i soldi che poteva guadagnare con la boxe, accettò di combattere un incontro con Bob “Barbanera” Britton. Sebbene Blackbeard fosse considerato imbattibile, il magro ragazzo di Bristol riuscì a metterlo KO. Bill Warr lo vide combattere quel giorno e capì che il ragazzo aveva un talento naturale. Bill Warr era un pugile veterano e, consapevole del suo potenziale, si offrì di allenare Jem. Jem non aveva fiducia in se stesso. Pensava di essere stato fortunato con Blackbeard, ma Bill sapeva che per combattere come lui ci voleva più della fortuna. Bill credeva che con un allenamento adeguato Jem sarebbe stato in grado di combattere in modo intelligente. Anche suo nonno, prima di morire, gli consigliò di allenarsi con Bill. Jem iniziò ad allenarsi e Bill gli insegnò l’arte della boxe, che richiedeva la coordinazione della mente e del corpo. Jem seguì uno stile di vita disciplinato e si guadagnò la reputazione di pugile di spicco dell’epoca. Ricevette un invito a combattere per il campionato di boxe inglese contro Andrew Gamble, il campione irlandese.

Jem annunciò di essere pronto a combattere per il campionato. L’annuncio dell’incontro fu pubblicato sul giornale e Jem godette della sua nuova popolarità. Mentre suo fratello e sua sorella erano entusiasti del suo percorso nella boxe, Mary, sua madre, non la pensava allo stesso modo. Credeva che avrebbe fatto la stessa fine di suo nonno. Aggiunse che solo chi scommetteva sulla partita era vincitore, mentre i pugili erano sempre dalla parte dei perdenti, a prescindere dal risultato. Ma Jem non era d’accordo con la convinzione di sua madre e voleva combattere a tutti i costi. Arrivò a Londra e rimase affascinato dalla città.

Uomini e donne si radunarono intorno al ring per vedere i due uomini combattere per il titolo di campione d’Inghilterra. La presenza dei reali indicava come la boxe avesse guadagnato una reputazione tale da non essere più considerata uno sport per la classe operaia. In cinque round, Jem riuscì a sconfiggere il campione irlandese e fu dichiarato campione d’Inghilterra. Fu così che Jem Belcher acquisì popolarità nella cerchia dell’élite londinese. La ricchezza lo distolse dal suo percorso, ma alla fine ritrovò la strada per essere ricordato come il più grande di tutti i campioni.

Cosa portò alla perdita della vista di Jem Belcher?

Belcher fu presentato a Lord Rushworth alla tenuta di Ashford dopo aver vinto il titolo. Quest’ultimo era noto per scommettere sui match di pugilato e perse una notevole somma di denaro a causa della vittoria di Jem. Rushworth voleva familiarizzare con Belcher, sapendo che il talento che possedeva lo avrebbe aiutato a fare soldi. Belcher fu avvertito che Rushworth considerava i giocatori nient’altro che un mezzo per fare soldi, ma Rushworth smentì questa affermazione sostenendo che voleva semplicemente stare sempre dalla parte del vincitore. Lord Ashford e Lord Rushworth avevano opinioni diverse sul pugilato. Per Ashford era un’arte che meritava di essere riportata in auge, mentre per Rushworth era più importante guadagnare denaro da questo sport. Rushworth voleva truccare gli incontri di Belcher per trarne profitto, ma Bill non era molto entusiasta dell’idea. A Jem non importava nulla, poiché era distratto dalla bellezza delle donne dell’élite londinese.

Combatteva gli incontri organizzati da Lord Rushworth e si abbandonava all’alcol e alle donne. Stava vivendo la vita che Mary aveva sempre temuto che avrebbe vissuto. Anche se guadagnava abbastanza soldi per mantenere la sua famiglia, stava perdendo se stesso nel processo. Lo stile di vita disciplinato che Bill gli aveva insegnato era ben lontano dalla vita che Jem stava vivendo in quel periodo. Sapeva di essere il miglior pugile di tutta l’Inghilterra e spesso arrivava in ritardo agli allenamenti a causa della sua eccessiva sicurezza. I lord discutevano dei dettagli tecnici di questo sport che sarebbe stato introdotto, mentre giocavano a carte. Belcher vinse il round e Rushworth perse la scommessa; il suo consigliere lo esortò a limitare le scommesse, considerando le sue continue perdite finanziarie, ma Rushworth rifiutò di essere messo in imbarazzo.

Quando Lord Rushworth organizzò una festa segreta, presentò Jem Belcher a Henry Pearce, una stella nascente della boxe. Fu durante quella festa che Rushworth sfidò Jem a una partita di pallamano. Chiese ai suoi ospiti di scommettere sui giocatori. Durante la partita, la palla lanciata da Lord Rushworth colpì Jem all’occhio, ferendolo in modo permanente. Anche se aveva perso quasi completamente la vista da un occhio, Jem si rifiutò di accettare che i suoi giorni da pugile fossero finiti. A causa dell’infortunio, non poté combattere per tre settimane, e questo cominciò a dare fastidio a Rushworth, poiché il suo reddito dipendeva da Jem. Secondo Rushworth, la gente di Londra non era più interessata a vedere Jem combattere.

La sua storia di lotta e successo aveva fatto vendere i biglietti, ma ora temeva che la gente avesse bisogno di un nuovo campione da celebrare. Consapevole di stare perdendo il suo status, Jem affogò il suo dolore nell’alcol. In seguito, litigò con due guardie in giubba rossa, il che lo portò in prigione. Le condizioni del suo occhio erano peggiorate, ma il tempo trascorso in prigione fu illuminante perché lì incontrò un uomo di nome Walter. Walter aiutò Jem a superare la tristezza che provava. Ripeteva sempre a Jem che dopo il buio c’era la luce. Consigliò a Jem di vivere una vita disciplinata per superare l’odio verso se stesso che lo consumava. Quando arrivò il momento per Jem di lasciare la prigione, notò che Walter non era più nella sua cella. Gli fu detto che il vecchio era morto. Tornò quindi a casa a Bristol per vivere con la sua famiglia e dedicò la sua vita all’allenamento per diventare il campione che era sempre stato.

Spiegazione del finale di “Prizefighter”: perché l’incontro tra Jem Belcher e Henry Pearce è stato memorabile?

Jem Belcher si allenò giorno e notte per combattere per il titolo di campione d’Inghilterra, che ora apparteneva a Henry Pearce. Anche se Jem aveva subito una lesione all’occhio, Bill Warr gli insegnò a superare i suoi limiti e a mantenere la sua posizione. I giornali annunciarono che Jem Belcher sarebbe tornato con l’occhio ferito per sfidare Henry “The Game Chicken” Pearce e combattere per il titolo di campione d’Inghilterra. Fu dichiarato “il combattimento del secolo”. Il film indica che fu il primo incontro in cui i pugili indossarono i guantoni durante il match. Era destinato a creare una nuova ondata di pugilato scientifico e intelligente. Lord Rushworth ora gestiva Henry Pearce, ma fece visita a Jem per augurargli buona fortuna per la sfida e lo avvertì anche di prestare particolare attenzione al suo occhio, indicando che non avrebbero lasciato nulla di intentato per vincere la sfida.

L’arbitro spiegò ai giocatori le regole dello sport e l’incontro iniziò con Pearce che dominava il ring. Anche se Jem non si arrese, combatté come un campione, anche quando veniva costantemente colpito al viso. Jem alla fine riuscì a prendere il controllo del ring e riuscì a mettere al tappeto Pearce per alcuni secondi. Pearce era un avversario agguerrito. Si rialzò da terra ed era pronto a spingere ancora più forte. Ha colpito Jem all’occhio ferito e Bill ha dovuto sistemare il danno durante un time-out. Anche dopo dodici round, entrambi i pugili si sono rifiutati di arrendersi. Il ring era sporco di sangue e anche l’altro occhio di Jem era ferito. Ha chiesto a Bill di aprirgli l’occhio in qualche modo, ma Bill sapeva che Jem non vedeva quasi nulla in quel momento. Ciononostante, ha visto la grinta di Jem e lo ha aiutato ad aprire gli occhi per combattere un’ultima volta. Jem notò che anche sua madre era presente tra il pubblico e questo lo aiutò a ritrovare la fiducia. Mentre Jem lottava, Bill notò che Lord Rushworth stava scegliendo un mezzo sleale per vincere l’incontro, anche se Henry si era rifiutato di optare per una scorciatoia. Rushworth aveva paura di perdere i suoi soldi e per questo era disposto a fare qualsiasi cosa. Bill era furioso, diede un pugno in faccia a Rushworth e chiese a Pearce di combattere lealmente. L’ultimo round del titolo, il round 18, fu l’incontro decisivo in cui Jem combatté con tutte le sue forze con il poco che riusciva a vedere. Ma Pearce riuscì a sopraffarlo e a metterlo KO per oltre dieci secondi. Fu dichiarato campione in carica d’Inghilterra.

Anche dopo essere stato sbattuto a terra, Jem si rialzò con grande sorpresa del pubblico. Tutti fuori dal ring lo acclamarono. Anche se aveva perso, si era guadagnato il rispetto della gente. Ai loro occhi era ancora un campione. Anche se Pearce aveva vinto il titolo, anche lui nutriva un immenso rispetto per Jem. Gli tese la mano e lo aiutò ad alzarsi. La solidarietà dimostrata dai due pugili subito dopo un incontro sanguinoso rappresentava l’essenza di questo sport. Anche se erano avversari sul ring, si ammiravano a vicenda per il loro talento. Il loro amore per la boxe era ciò che li univa, e il fatto che Jem fosse un maestro in questo sport era innegabile. Jem riuscì a realizzare ciò che suo nonno gli aveva detto, guadagnandosi abbastanza rispetto da far sì che la gente ricordasse il suo nome. “Prizefighter: The Life of Jem Belcher”, alla fine, afferma che Jem Belcher continua ad essere il campione più giovane di sempre. Morì all’età di 30 anni a causa del suo stile di vita difficile. Sebbene fosse interessante conoscere la vita di Jem Belcher e la storia della boxe, il film in sé era mediocre e non particolarmente sorprendente nella sua realizzazione.

Honest Thief, la spiegazione del finale: cosa è successo a Tom alla fine?

È una verità, riconosciuta dal cinema, che non si scherza con Liam Neeson. È una lezione che due poliziotti corrotti imparano troppo tardi quando tradiscono il personaggio di Neeson in Honest Thief (2020), un film d’azione con la star del genere uscito nel 2020.

Diretto da Mark Williams (il creatore di Ozark di Netflix), Honest Thief ruota attorno al personaggio omonimo, interpretato da Neeson, che decide di allontanarsi dalla sua vecchia vita ma presto si rende conto che la redenzione dal passato non è facile. Sebbene il film presenti una narrazione fin troppo familiare, prevalente nelle precedenti avventure di Neeson, riesce comunque a essere un thriller d’azione con una sceneggiatura ben strutturata e ricca di emozioni tipiche del genere.

Questo articolo si sofferma sul finale del film, affrontando alcuni dei principali filoni narrativi della trama. Come al solito, SPOILER ALERT per chi non ha ancora visto il film.

Cosa succede nel film Honest Thief

Honest Thief ruota attorno a Tom (Liam Neeson), un abile ladro che ha rapinato dodici banche in sette stati del paese, portando via la cifra astronomica di nove milioni di dollari. Etichettato dai media come il “bandito che entra ed esce” (a causa del suo stile di rapina che non lascia tracce), Tom vaga da uno stato all’altro, sfuggendo agli occhi della legge.

Un giorno, mentre si trova in un magazzino, Tom incontra Annie Wilkins (Kate Walsh), la receptionist della struttura e aspirante psicologa. Tra i due sboccia l’amore, anche se Tom nasconde ad Annie il suo passato di criminale e le dice di lavorare come riparatore di serrature di sicurezza. Dopo un anno di frequentazione, Tom capisce che Annie è l’amore della sua vita e le chiede di trasferirsi con lui nella loro nuova casa.

Quando lei accetta, Tom capisce che deve lavarsi via il suo passato oscuro se vuole ricominciare da capo con Annie. Dopo molte riflessioni, Tom prenota una stanza in un hotel e chiama l’FBI, confessando loro di essere davvero il “bandito In-and-Out”. Accetta di costituirsi e promette di restituire ogni centesimo che ha rubato, ma pone una condizione. Dato che si è consegnato volontariamente all’FBI, Tom desidera una riduzione della pena a due anni a Boston e il pieno diritto di visita (in modo che Annie possa venire a trovarlo regolarmente).

Gli agenti dell’FBI Sam Baker (Robert Patrick) e Sean Meyers (Jeffrey Donovan), che sono dall’altra parte del telefono, prendono le sue affermazioni con le pinze. Già fuorviati da falsi chiamanti che sostenevano di essere il “bandito In-and-Out”, Baker e Meyers credono che Tom sia un altro falso chiamante. Nonostante ciò, Baker ordina a due giovani agenti, John Nivens (Jai Courtney) e Ramon Hall (Anthony Ramos), di andare a incontrare Tom all’hotel. Nivens e Ramon interrogano Tom e fingono di essere sospettosi riguardo alle sue affermazioni grandiose, soprattutto perché il denaro non si vede da nessuna parte.

Tom dà loro la chiave del magazzino dove tiene il denaro. Nivens e Ramon vanno a indagare nel magazzino e rimangono sorpresi nel trovare il denaro nella stanza.

Tentato dalla somma incredibile, Nivens suggerisce a Ramon di rubare il denaro, poiché nessuno crederebbe alle parole di Tom piuttosto che alle loro. Ramon è titubante, ma alla fine accetta l’offerta per garantire il futuro dei suoi figli. Proprio mentre i due agenti stanno andando via, Annie riesce a riprendere le loro immagini con le telecamere di sicurezza, ma entrambi riescono a eludere i suoi sospetti sostenendo di essere amici di Tom.

Nivens e Ramon tornano quindi all’hotel dove alloggia Tom. Con un colpo di scena, Nivens rivela le sue vere intenzioni di uccidere Tom facendo sembrare che si tratti di un incontro con la polizia. Proprio mentre sta per sparare a Tom, appare l’agente Sam, che sventa il suo piano. Prima che Tom possa denunciare Nivens e Ramon a Sam, Nivens spara a Sam uccidendolo. Tom riesce a sopraffare i due e fugge con Annie, che arriva all’hotel nello stesso momento.

Quando l’agente Meyers arriva sulla scena con la sua squadra, Nivens e Ramon inventano una falsa storia secondo cui Tom avrebbe sparato a Sam. Questo rende Tom un fuggitivo, mettendo a rischio la sua vita e quella di Annie, che vengono violentemente inseguiti da Nivens, Meyers e il resto delle forze di polizia.

Perché Tom è diventato un ladro?

Sebbene il film riveli fin dall’inizio la professione di Tom, il motivo che lo ha spinto a scegliere una vita criminale viene svelato solo più avanti nella narrazione. Mentre stanno scappando dalla polizia, Annie affronta Tom per averle mentito sul fatto di essere un ladro di alto profilo. È qui che Tom rivela il suo passato oscuro che lo ha reso un cleptomane rapinatore di banche. Tom rivela che durante il periodo in cui era marine in guerra, sua madre morì di polmonite.

Dopo la morte della madre, il padre di Tom cadde in depressione, il che alla fine lo portò a essere licenziato dal suo lavoro di saldatore in un’azienda produttrice di tubi. A peggiorare le cose, l’amministratore delegato dell’azienda negò a suo padre la pensione. Già depresso e non disposto a contestare legalmente l’azienda, il padre di Tom si suicidò schiantando la sua auto contro una quercia. Arrabbiato per la morte di suo padre, Tom rapinò la banca dove il direttore generale teneva i suoi soldi.

Dopo questa impresa, Tom si rese conto che provare il brivido di queste rapine gli dava una scarica di adrenalina e lo faceva sentire vivo. Tuttavia, l’incontro con Annie gli fece provare la stessa sensazione di vivacità, portando Tom a smettere le sue avventure alla ricerca di emozioni forti.

Come riesce Tom a sconfiggere Nivens e Ramon?

Ben consapevole del fatto che la legge non gli avrebbe mai creduto rispetto alle parole di due agenti dell’FBI, Tom si nasconde e mette Annie su un autobus per New York. Tuttavia, il giorno dopo, Tom ha una sorpresa quando Annie rivela di non essere mai partita per New York, ma di essere invece nel magazzino per recuperare il filmato di Nivens e Ramon che prendono i soldi.

Poco prima che Annie riesca a fuggire con la scheda di memoria contenente il filmato, viene messa alle strette da Nivens, che dopo una colluttazione le sbatte violentemente la testa contro la scrivania. Ramon è sconcertato dalla brutalità del suo partner e riesce a infilare silenziosamente la scheda di memoria nella sua tasca senza che Nivens se ne accorga.

Pensando che Annie sia morta, Nivens e Ramon decidono di lasciare la scena. Tom arriva pochi istanti dopo e porta Annie in ospedale. Inorridito dalla violenza inflitta alla sua partner, Tom decide di prendere in mano la situazione e di dare la caccia a Nivens e Ramon.

Perché Ramon cambia idea?

L’agente Ramon, che fin dall’inizio era riluttante ad aderire al piano, inizia ad avere dei ripensamenti sulla sua collaborazione con il freddo Nivens. Poco dopo, Ramon viene violentemente aggredito da Tom a casa sua, che lo blocca a terra. Ramon crolla e rivela di aver ceduto all’avidità di ottenere nove milioni di dollari, ma che non era mai stata sua intenzione fare del male a nessuno durante il processo. Ramon menziona inoltre il filmato della telecamera di sicurezza e lo consegna a Tom.

Come fa Tom a smascherare Nivens?

Nonostante abbia il filmato, Tom è consapevole che il semplice fatto di avere un filmato di Nivens che sposta una scatola non convincerà l’FBI. Decide invece di minacciare Nivens affinché confessi, facendo esplodere la sua casa con bombe artigianali. Nivens, testardo, rifiuta e si dirige verso la casa abbandonata dove ha accumulato il denaro.

Nivens chiama Ramon per chiedere aiuto e quest’ultimo si presenta alla casa, ma con Tom. Nivens è esasperato dal tradimento del suo socio e lo uccide a colpi di pistola. Dopo una serie di spari, Nivens ferisce Tom all’addome con un proiettile e fugge con il denaro.

Pensando di avercela fatta, Nivens se ne va felice in auto. Ma in un colpo di scena finale, Tom chiama Nivens, informandolo di aver piazzato una seconda bomba sotto il sedile della sua auto.

La bomba, sensibile alla pressione, esploderebbe se Nivens provasse a uscire dall’auto. Nivens, terrorizzato, non ha altra scelta che aspettare che arrivino gli artificieri per disinnescare la bomba di Tom. Smascherato come l’assassino responsabile della morte di Baker e Ramon, Nivens viene finalmente arrestato dall’agente Meyers.

Cosa succede a Tom alla fine?

Nel momento culminante del film, Annie fa visita all’agente Meyers al distretto di polizia, chiedendogli di andarci piano con Tom, dato che non solo ha confessato le sue rapine, ma ha anche aiutato l’FBI a smascherare Nivens.

Meyers accetta di mettere una buona parola per Tom. Improvvisamente, Meyers riceve una telefonata da Tom, che si presenta alla stazione di polizia per costituirsi, proprio come aveva inizialmente previsto. Si deduce che Tom sconterà la pena prevista per le rapine in banca, mentre Annie aspetterà il suo rilascio.

Il regista Mark Williams ha dichiarato di aver sempre voluto realizzare un film sulle “seconde possibilità”. Anche se Honest Thief mostra che la redenzione non è sempre un percorso facile, è sicuramente una strada che vale la pena intraprendere, e il finale ottimista del film è una testimonianza della visione del titolo di essere “onesti”, anche se si è ladri!

Ridley Scott aggiorna sui suoi prossimi progetti cinematografici

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Ridley Scott aggiorna sui suoi prossimi progetti cinematografici

Con Il Gladiatore II che ricorda al pubblico che Ridley Scott non ha alcuna intenzione di rallentare il ritmo, il leggendario regista sta già guardando al futuro. Scott è noto per passare con disinvoltura da un genere all’altro, dai film storici epici alla fantascienza, dai thriller ai film biografici, e ora, dopo il successo di Il Gladiatore II, ha rivelato quali saranno i suoi prossimi tre film.

In un’intervista a Dazed Digital, Scott ha confermato: “Ho scritto tre film, pronti per essere girati. Quello che spero sarà il prossimo è un film biografico sui Bee Gees. Poi ho un grande western intitolato Freewalkers. E poi ho un film sulla prima guerra mondiale basato su Covenant with Death di John Harris. È una narrazione meravigliosa che non ho mai visto prima in un film di guerra. È divertente e attento alle differenze di classe, perché ci sono minatori che si mescolano a uomini della classe media. Si scopre che un uomo muore, proprio come chiunque altro”.

Cosa significa questo aggiornamento per Ridley Scott

Questa rivelazione dà ai fan e agli studios un’idea chiara di quale saranno le prossime mosse di Ridley Scott, e si tratta di una line-up che abbraccia ancora una volta generi e generazioni diverse. Il film biografico sui Bee Gees segna l’ingresso di Scott nel mondo della narrazione musicale, una prima volta degna di nota per il regista. Data la sua propensione per le storie su larga scala e basate sulle emozioni, potrebbe essere un film di prestigio se realizzato bene.

Anche il “grande western” Freewalkers si allinea con la crescente rinascita del genere negli ultimi anni. Considerando il suo precedente successo in epopee storiche con progetti come Il gladiatore e The Last Duel, è facile immaginare una visione realistica e brutale della frontiera americana guidata dal famoso regista, e un film western si adatta sicuramente allo stile di Ridley Scott.

Tuttavia, forse il più intrigante è Covenant with Death, un dramma sulla prima guerra mondiale incentrato sulle classi sociali che potrebbe offrire una nuova prospettiva sul genere. L’attenzione di Scott per l’esperienza della classe operaia durante la guerra suggerisce un film con profondità emotiva e intuizione storica. Inoltre, se è un libro così amato da Scott, ci sarà sicuramente molta passione dietro al progetto.

28 anni dopo – Il Tempio delle Ossa, il primo trailer del film!

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28 anni dopo – Il Tempio delle Ossa, il primo trailer del film!

Dopo le prime immagini pubblicate nella giornata di ieri, Sony ha ora diffuso il primo trailer di 28 anni dopo – Il Tempio delle Ossa, insieme ad una sinossi ufficiale che recita:

Ampliando il mondo creato da Danny Boyle e Alex Garland in 28 Years Later, ma ribaltandolo completamente, Nia DaCosta dirige 28 anni dopo: The Bone Temple. Nel seguito di questa epica storia, il dottor Kelson (Ralph Fiennes) si ritrova coinvolto in una nuova relazione scioccante, con conseguenze che potrebbero cambiare il mondo così come lo conoscono, mentre l’incontro di Spike (Alfie Williams) con Jimmy Crystal (Jack O’Connell) diventa un incubo dal quale non può fuggire. Nel mondo di The Bone Temple, gli infetti non sono più la minaccia più grande alla sopravvivenza: la disumanità dei sopravvissuti può essere ancora più strana e terrificante”.

Cosa sappiamo di 28 anni dopo – Il Tempio delle Ossa

Girato subito dopo il suo predecessore, 28 anni dopo – Il Tempio delle Ossa riprenderà gli eventi del film precedente, che ha incassato 150,4 milioni di dollari in tutto il mondo e ha visto protagonisti nomi come Alfie Williams, Aaron Taylor-Johnson, Jodie Comer e Ralph Fiennes. Tuttavia, è stato anche annunciato in precedenza che Bone Temple vedrà il ritorno – nel finale – di Cillian Murphy, che riprende il ruolo di Jim da 28 giorni dopo.

Descrivendo come 28 anni dopo – Il Tempio delle Ossa sia il seguito del film horror di successo del 2025, DaCosta rivela che il giovane Spike è il filo conduttore tra i due film, costretto a unirsi alla setta di Jimmy, pronta a scontrarsi con il dottor Kelson. Inoltre, secondo DaCosta, la storia del dottor Kelson e la dinamica generale con Samson saranno ulteriormente approfondite, poiché costituiscono “una parte importante del film”.

28 anni dopo – Il Tempio delle Ossa sembra dunque voler espandere il franchise in modo significativo, non solo in termini di dimensioni, ma anche di tono e filosofia. Con Nia DaCosta che ha preso il posto di Danny Boyle alla regia e Alex Garland che continua a guidare la storia, la serie si sta evolvendo in qualcosa di più ambizioso e ricco dal punto di vista tematico, approfondendo le strutture formatesi all’indomani del virus.

L’attenzione a personaggi come il dottor Kelson e Sir Jimmy Crystal introduce due visioni molto diverse della sopravvivenza: una clinica e ossessionata dal controllo, l’altra caotica e settaria. Nel frattempo, Spike funge da ponte emotivo e narrativo tra i film, radicando la storia man mano che diventa più strana, più oscura e più imprevedibile. Tuttavia, è interessante notare che non si fa ancora menzione di Cillian Murphy.

28 anni dopo – Il Tempio delle Ossa uscirà al cinema il 16 gennaio 2026.

Venezia 82, le foto dal red carpet di Dead Man’s Wire di Gus Van Sant

Il red carpet dell’82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ha accolto ieri sera il cast di Dead Man’s Wire, il nuovo atteso film diretto da Gus Van Sant e presentato in Concorso. Un tappeto rosso che ha subito catturato l’attenzione dei fotografi e del pubblico, grazie alla presenza di alcune delle star più acclamate del cinema contemporaneo.

Protagonista assoluto è stato Colman Domingo, volto principale del film, che ha posato accanto ai colleghi Dacre Montgomery, Cary Elwes e Myha’la.

La sfilata del cast ha offerto un assaggio del prestigio che accompagna Dead Man’s Wire, un’opera che conferma ancora una volta la capacità di Gus Van Sant di attrarre interpreti di grande calibro e di suscitare interesse internazionale. L’evento ha unito eleganza e glamour, trasformando il Lido in una passerella scintillante che celebra non solo il cinema d’autore, ma anche la sua dimensione spettacolare.

Con la proiezione del film, il Festival si arricchisce di un titolo che promette di far discutere. Ma, prima ancora di entrare in sala, gli occhi erano tutti puntati sulle star che hanno reso il red carpet di Dead Man’s Wire uno dei più seguiti di questa edizione di Venezia 82.

Paramount e Activision insieme per il film su Call of Duty

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Paramount e Activision insieme per il film su Call of Duty

Paramount e Activision hanno annunciato oggi una partnership storica per portare sul grande schermo il franchise di videogiochi di fama mondiale, Call of Duty. L’accordo prevede lo sviluppo, la produzione e la distribuzione di un film live-action basato sull’iconica serie, che ha venduto oltre 500 milioni di copie in tutto il mondo.

L’obiettivo è creare un’esperienza cinematografica che onori l’universo narrativo e lo stile che hanno reso Call of Duty un fenomeno culturale, entusiasmando sia i fan di lunga data che un nuovo pubblico.

David Ellison, CEO di Paramount, ha dichiarato: “Come fan di lunga data di Call of Duty, è un sogno che si avvera. Affronteremo questo film con lo stesso impegno per l’eccellenza del nostro lavoro su Top Gun: Maverick, per garantire un’esperienza cinematografica che onori l’eredità di questo straordinario franchise.”

Rob Kostich, Presidente di Activision, ha aggiunto: “Con Paramount, abbiamo trovato il partner ideale per portare l’azione mozzafiato di Call of Duty sul grande schermo. Il nostro obiettivo è semplice: creare un film blockbuster indimenticabile che la nostra community adorerà e che ispirerà nuovi fan.”

Venezia 82: le foto dal red carpet di A House of Dynamite con Idris Elba e Rebecca Ferguson

Il red carpet della 82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia si è acceso con l’arrivo del cast di A House of Dynamite (la nostra recensione), il nuovo film diretto da Kathryn Bigelow. Tra i più attesi della serata, il thriller ha visto sfilare i suoi protagonisti davanti ai fotografi, regalando uno dei momenti più glamour del festival.

Ad attirare l’attenzione sono stati soprattutto Idris Elba e Rebecca Ferguson, elegantissimi e accolti dal calore del pubblico presente sul tappeto rosso. Accanto a loro, hanno calcato la passerella anche Gabriel Basso, Jared Harris, Tracy Letts, Anthony Ramos, Moses Ingram, Jonah Hauer-King, Greta Lee e Jason Clarke, tutti parte di un cast corale che promette di rendere la pellicola un evento cinematografico di primo piano.

Il film, scritto da Bigelow insieme a Charles Mondry e Anthony Bagarozzi, si ispira alla celebre serie di romanzi Parker di Richard Stark. Al centro della storia, un racconto intriso di tensione e azione, in cui i personaggi si muovono in un intreccio di potere, inganni e scelte irreversibili.

Dietro le quinte, A House of Dynamite vanta un team produttivo di altissimo livello con Jules Daly, Marc Toberoff e James W. Skotchdopole alla produzione, e Susan Downey e Robert Downey Jr. come produttori esecutivi. La regia di Kathryn Bigelow – già premio Oscar per The Hurt Locker – garantisce uno sguardo intenso e visivamente potente, perfetto per dare vita a una storia che unisce adrenalina e profondità drammatica.

Il red carpet di Venezia ha confermato ancora una volta l’attesa per il film, con il cast che ha posato sorridente per i fotografi, lasciando presagire una calorosa accoglienza anche in sala. Sfoglia la gallery con tutte le foto dal red carpet di A House of Dynamite.

Dead Man’s Wire: recensione del film di Gus Van Sant – Venezia 82

Gus Van Sant ha fatto divertire tutto il pubblico di Venezia 82 con la presentazione fuori concorso del suo Dead Man’s Wire, ispirato all’assurda storia vera di Anthony Kiritsis, uomo di Indianapolis che, nel 1977, prese in ostaggio il broker e direttore di banca Richard Hall con un fucile a canne mozze calibro 12 collegato tramite un cavo teso dal grilletto al collo dell’uomo. Il regista di Elephant e Da morire racconta con un’energia e un senso del ritmo travolgente il disperativo tentativo di uomo che ha cercato di riprendere il controllo di una situazione in cui si sentiva soltanto sfruttato.

Sorrido alle carte che mi vengono date

Febbraio 1977. Tony Kiritsis (Bill Skarsgård), aspirante imprenditore di Indianapolis, ha perso l’immobile che sognava di trasformare in un centro commerciale a causa delle rate del mutuo non pagate. Furioso, si presenta agli uffici della Meridian Mortgage Company per incontrare il presidente Richard Hall (Dacre Montgomery). Ma al posto di Hall senior (Pacino), fondatore della società, trova solo il figlio: l’anziano dirigente, infatti, si sta godendo una vacanza di lusso in Florida. Una scoperta che non fa che alimentare la rabbia di Tony. Con questo metodo decisamente peculiare, prende in ostaggio Hall junior, e seguiremo le successive 63 ore di sequestro: Tony afferma la famiglia di magnati si è presa gioco di lui per 4 anni. Inizia lo spostamento di questa catena umana dalla banca all’appartamento, con la stampa che si accalca fuori dall’abitazione. Tra questi c’è una giovane giornalista di colore (Myha’la) che spera di poter seguire delle “notizie vere” per la prima volta. Nelle negoziazioni viene involontariamente trascinanto anche lo speaker radiofonico Fred Temple (Colman Domingo), figura che Tony ha sempre idolatrato e che dovrà agire come intermediario tra le parti. L’uomo vuole che il suo debito venga cancellato, non sottostare a nessun processo o accusa e, cosa più importante, le scuse personali da parte del pater familias.

Non c’è altra scelta

Con Dead Man’s Wire, Gus Van Sant confeziona un’ora e quaranta di pura follia in cui la superiorità narcisistica del protagonista si rivela direttamente proporzionale al favore del pubblico, che rivede nella sfida estrema di quest’uomo il grido emancipatorio dei “perdenti”, da intendersi nel senso della gente che ha perso, a cui è stato tolto tutto.

Convinto che la società lo abbia ingannato, che chi abbia giocato a fare il dio ormai debba perdere, Tony orchestra un rapimento mediatico (agli antipodi di Bugonia, dove l’operazione condotta da Jesse Plemons e compare è decisamente più clustrofobica), che risuona della stessa disperazione di un altro protagonista del concorso di Venezia (Man-soo di No Other Choice).

A parlare sarà l’uomo col fucile

La chiave è fare sentire a Tony che ha un pubblico e infatti l’uomo chiederà una conferenza stampa in diretta nazionale. Bill Skarsgård ruba la scena nei panni di Tony, un mattatore fin troppo consapevole di quello che gli è accaduto, ma non altrettanto delle possibili ripercussioni. L’attore di origine svedese, non a caso, è avvezzo a ruoli peculiari e con accenno di follia (lo ricordiamo come Pennywise in IT e, più recentemente, nei panni del conte Orlok in Nosferatu di Robert Eggers).

Il piano di Tony vive nella contraddizione tra il volersi affermare come eroe nazionale e ordinare che i poliziotti e la famiglia Hall non lo dimentichino, e il definirsi un “piccolo uomo” nel momento in cui lo additano come mostro. Dietro l’atto disperato che inscena, si nasconde in realtà una fragilità umana totalmente condivisibile, che viene trattata al meglio dal regista degli “ultimi”, degli individui contro il sistema in cui risuona la storia di ogni società.

A House of Dynamite: recensione del film di Kathryn Bigelow – Venezia 82

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Al Lido capita una cosa curiosa: dopo qualche giorno di proiezioni si perde completamente il senso del tempo. Non si sa più se sia mattina o sera, se siamo al terzo o al decimo giorno di festival, se un titolo sia passato ieri o la settimana scorsa. Ed è proprio in questo limbo sospeso che arriva Kathryn Bigelow, con l’energia di chi rompe l’inerzia e rimette in moto tutto. Otto anni dopo Detroit, la regista premio Oscar torna al cinema con A House of Dynamite, presentato in Concorso all’82ª Mostra del Cinema di Venezia.

Il suo ritorno non è solo un evento, ma una vera e propria scossa: un film che sembra arrivare a dirci che non siamo poi così al sicuro come ci illudiamo, che la Storia bussa sempre con pugni pesanti e che il cinema può ancora fotografarla con precisione chirurgica.

A House of Dynamite: un thriller politico ad alta tensione

La trama, in superficie, sembra appartenere al territorio del cinema catastrofico: un missile nucleare viene intercettato mentre è diretto verso il territorio degli Stati Uniti. Non si sa da dove sia partito, né chi lo abbia lanciato. Inizia così una corsa contro il tempo per individuare il responsabile, disinnescare la minaccia, e soprattutto capire se l’umanità abbia davvero un margine di manovra davanti all’impensabile.

Eppure, a Bigelow non interessa il puro intrattenimento. Non c’è spettacolarizzazione gratuita, non ci sono eroi larger than life. Al contrario, la regista costruisce un’opera chirurgica, che lavora sulla tensione dei silenzi, sugli sguardi contratti, sulla claustrofobia delle stanze del potere. Ogni scelta registica riflette la volontà di mostrare un mondo sull’orlo del collasso, dove le decisioni sono rapide ma mai semplici, e dove il confine tra difesa e autodistruzione si fa sottilissimo. Il risultato è un thriller politico che tiene incollati alla sedia, ma che al tempo stesso lascia un retrogusto amaro e inquietante: quello della plausibilità.

Credits Netflix 2025

Kathryn Bigelow non è mai stata una regista accomodante, e lo conferma ancora una volta. A House of Dynamite è un film che rifiuta le lusinghe estetiche, le trovate a effetto, le scorciatoie narrative. Il suo sguardo rimane asciutto, diretto, spietato, sempre lucidissimo. E dietro la macchina da presa si percepisce la mano di una cineasta che conosce il peso delle immagini e la responsabilità delle storie che sceglie di raccontare.

La sceneggiatura, solida e precisa, regge perfettamente la tensione per tutta la durata, senza mai concedere pause superflue. Gli attori, un cast corale formato da Idris Elba, Rebecca Ferguson, Gabriel Basso, Jared Harris, Tracy Letts, Anthony Ramos, Moses Ingram, Jonah Hauer-King, Greta Lee, Jason Clarke, offrono interpretazioni di ferro: nessuno sopra le righe, tutti immersi in quel clima di urgenza e terrore trattenuto che rende il film magnetico. Bigelow, del resto, lo ha dichiarato chiaramente: il suo obiettivo era esplorare il paradosso di un mondo che vive nell’ombra costante dell’annientamento nucleare, ma che raramente affronta davvero questo tema. L’eco delle sue parole è palpabile in ogni scena.

Il film che scuote Venezia e lascia il segno

Alla Mostra del Cinema capita ogni anno di vedere opere che raccontano la contemporaneità con sguardi diversi, ma raramente ci si imbatte in un film che riesca a unire con tanta forza contenuto e forma. A House of Dynamite non è solo un film che parla di missili e geopolitica: è una riflessione più ampia sulla vulnerabilità delle società occidentali, sulla fragilità di sistemi che si credono invincibili, sull’illusione di poter controllare l’incontrollabile. E la sua forza sta proprio qui: nell’essere insieme un’opera di intrattenimento e un atto politico, un’esperienza cinematografica avvincente e un monito durissimo. Non stupirebbe affatto se diventasse uno dei titoli più forti del concorso veneziano, capace di mettere d’accordo critica e giuria.

Credits Netflix 2025

Uscendo dalla sala, la sensazione è quella di aver assistito a qualcosa che ci riguarda da vicino, che non possiamo scrollarci di dosso con facilità. A House of Dynamite non consola, non rassicura, ma scuote. È cinema che non si accontenta, cinema che ha ancora il coraggio di essere “necessario”. In un panorama dove spesso la politica è ridotta a cornice estetica o a semplice sfondo, Bigelow dimostra che si può ancora fare cinema di genere senza rinunciare alla lucidità e alla precisione. E che anzi, proprio un thriller può diventare il terreno ideale per raccontare le paure più profonde del nostro tempo.

Kathryn Bigelow firma un ritorno straordinario. Se l’82ª Mostra del Cinema di Venezia cercava il suo titolo simbolo, quello che saprà restare anche dopo che le luci del festival si saranno spente, è difficile non pensare che lo abbia già trovato.

Tom Holland parla del suo futuro nel MCU dopo Spider-Man: Brand New Day

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Dopo la conclusione di Spider-Man: No Way Home nel 2021, Peter Parker si prepara a tornare sul grande schermo nel 2026. Il cast di Spider-Man: Brand New Day è attualmente impegnato nelle riprese del grande capitolo della Fase 6, che sarà l’ultimo film prima di Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars, con i due capitoli che concluderanno la Saga del Multiverso. Anche se resta da vedere se l’Uomo Ragno sarà presente in questi film (ad oggi non è confermato), molti si aspettano il suo ritorno.

LADbible ha ora recentemente intervistato Holland, chiedendogli del suo futuro con il franchise MCU e per quanto tempo pensa di interpretare l’icona Marvel, dopo aver assunto il ruolo nel 2016 in Captain America: Civil War. Poiché il 2026 segnerà un decennio da quando è stato scelto per la prima volta per interpretare l’amato supereroe, l’attore ventinovenne ha dichiarato: “Ho cercato attivamente su Internet di capire al meglio cosa vogliono i fan da un film di Spider-Man, e questa è stata la mia forza motrice in questi incontri di presentazione”.

Penso che i produttori, a volte, fossero davvero stufi di me, ma credo che sia davvero importante, perché facciamo questi film per i fan. Per quanto riguarda il mio futuro nel personaggio oltre questo film, non so rispondere”, ha affermato Tom Holland. LADbible ha anche chiesto se il suo nuovo costume si ispira a qualche fumetto specifico, ma il sito ha osservato che “Holland è stato molto riservato, dicendo che potrebbe essere uno spoiler rivelare cosa ha ispirato il nuovo costume”.

Tuttavia, la star britannica ha dato la seguente risposta riguardo al suo coinvolgimento nel processo questa volta: “La cosa davvero divertente di questo ultimo film è stata disegnare il costume, partecipare al processo e capire cosa volevamo provare a realizzare”. Per quanto riguarda il contesto e l’ispirazione alla base del costume, è comprensibile che non voglia rivelare troppo, soprattutto se questo gioca un ruolo fondamentale nella storia di Spider-Man: Brand New Day.

Data l’enorme eccitazione che circonda il suo ultimo costume, meno si sa prima dell’uscita del film, meglio è. Per quanto riguarda il suo futuro con l’Uomo Ragno, dato che il franchise sta per essere resettato con la fine della Saga del Multiverso, è comprensibile che Marvel Studios e Sony Pictures non abbiano ancora pianificato il futuro di Tom Holland. Anche se lo avessero fatto, tali piani non verrebbero probabilmente rivelati fino a quando non saranno pronti a svelare ulteriori dettagli sulla Fase 7.

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Quello che sappiamo su Spider-Man: Brand New Day

Ad oggi, una sinossi generica di Spider-Man: Brand New Day è emersa all’inizio di quest’anno, anche se non è chiaro quanto sia accurata.

Dopo gli eventi di Doomsday, Peter Parker è determinato a condurre una vita normale e a concentrarsi sul college, allontanandosi dalle sue responsabilità di Spider-Man. Tuttavia, la pace è di breve durata quando emerge una nuova minaccia mortale, che mette in pericolo i suoi amici e costringe Peter a riconsiderare la sua promessa. Con la posta in gioco più alta che mai, Peter torna a malincuore alla sua identità di Spider-Man e si ritrova a dover collaborare con un improbabile alleato per proteggere coloro che ama.

L’improbabile alleato potrebbe dunque essere il The Punisher di Jon Bernthal recentemente annunciato come parte del film – in una situazione già vista in precedenti film Marvel dove gli eroi si vedono inizialmente come antagonisti l’uno dell’altro salvo poi allearsi contro la vera minaccia di turno.

Di certo c’è che il film condivide il titolo con un’epoca narrativa controversa, che ha visto la Marvel Comics dare all’arrampicamuri un nuovo inizio, ponendo però fine al suo matrimonio con Mary Jane Watson e rendendo di nuovo segreta la sua identità. In quel periodo ha dovuto affrontare molti nuovi sinistri nemici ed era circondato da un cast di supporto rinnovato, tra cui un resuscitato Harry Osborn.

Il film è stato recentemente posticipato di una settimana dal 24 luglio 2026 al 31 luglio 2026. Destin Daniel Cretton, regista di Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli, dirigerà il film da una sceneggiatura di Chris McKenna ed Erik Sommers. Tom Holland guida un cast che include anche Zendaya, Mark Ruffalo, Sadie Sink e Liza Colón-Zayas e Jon Bernthal. Michael Mando è stato confermato mentre per ora è solo un rumors il coinvolgimento di Charlie Cox.

Spider-Man: Brand New Day uscirà nelle sale il 31 luglio 2026.

La ragazza della palude: la storia vera dietro il film

La ragazza della palude: la storia vera dietro il film

La ragazza della palude (qui la recensione) è tratto dall’omonimo romanzo di Delia Owens, pubblicato nel 2018 e divenuto un caso editoriale internazionale. Il libro, che ha conquistato milioni di lettori in tutto il mondo, mescola elementi di romanzo di formazione, dramma e thriller giudiziario, offrendo un ritratto intenso della protagonista Kya e della sua vita in solitudine nelle paludi del North Carolina. L’adattamento cinematografico cerca di mantenere intatto lo spirito del testo originale, ponendo al centro l’ambiente naturale e la sua influenza sulle dinamiche interiori ed esistenziali della protagonista.

Dal punto di vista del genere, il film si colloca dunque a cavallo tra il melodramma e il thriller investigativo, con una forte componente romantica. È una storia che alterna la descrizione intima della crescita e dell’isolamento di Kya con le atmosfere da legal drama, legate al processo che la vede imputata di omicidio. Questa contaminazione di generi lo rende un’opera capace di attrarre sia chi cerca una vicenda emozionale e introspettiva, sia chi è interessato alla tensione narrativa tipica del mistero e del crimine.

I temi trattati spaziano così dall’emarginazione sociale alla forza della natura come rifugio e alleato della protagonista, fino al peso del pregiudizio e delle dinamiche di esclusione. Centrale è anche la riflessione sul femminile, sulla resilienza e sulla capacità di autodeterminazione, che emergono nella lotta di Kya per difendersi dalle accuse e affermare la propria identità. Nel resto dell’articolo si cercherà di rispondere a una domanda molto diffusa tra spettatori e lettori: La ragazza della palude è tratto o no da una storia vera?

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La ragazza della palude cast
Jojo Regina in La ragazza della palude. Foto di Michele K. Short/Michele K Short – © 2021 CTMG, Inc.

La trama di La ragazza della palude

Protagonista del film è Kya (Daisy Edgar-Jones), una bambina abbandonata che è cresciuta fino all’età adulta nelle pericolose paludi della Carolina del Nord. Per anni, le voci sulla “ragazza della palude” hanno perseguitato Barkley Cove, isolando la forte e selvaggia Kya dalla sua comunità. Per lei tutto sembra cambiare quando conosce Chase (Harris Dickinson), quaterback locale con cui intraprende una relazione. Quando però il giovane viene ritrovato morto, Kya è immediatamente indicata come la principale sospettata.

La ragazza della palude è tratto da una storia vera?

In breve: no, La ragazza della palude non è basato su una storia vera, ma su un intreccio narrativo originale nato dalla fantasia di Delia Owens. L’autrice ha costruito il romanzo come un racconto di formazione e di sopravvivenza, intrecciato a un mistero giudiziario che mette in discussione la colpevolezza o l’innocenza della protagonista Kya. Tuttavia, la forza realistica dei personaggi e l’ambientazione estremamente dettagliata hanno ovviamente spinto molti lettori e spettatori a chiedersi se la vicenda potesse avere radici in fatti realmente accaduti.

Un elemento che ha alimentato questo sospetto riguarda proprio la biografia di Delia Owens. Negli anni ’90, Owens e il marito Mark si trasferirono in Africa per dedicarsi alla salvaguardia della fauna selvatica, in particolare in Zambia. Nel 1995, durante il loro soggiorno, un presunto bracconiere venne ucciso in circostanze mai chiarite del tutto. Da allora, le autorità zambiane hanno dichiarato che Delia, il marito e il figliastro Christopher sono persone informate sui fatti e che avrebbero dovuto essere interrogati, sebbene nessuna accusa formale sia mai stata mossa contro di loro.

La ragazza della palude spiegazione finale
Daisy Edgar-Jones in La ragazza della palude. Foto di Michele K. Short – © 2022 CTMG, Inc.

Owens e la sua famiglia hanno sempre negato qualsiasi coinvolgimento diretto nell’omicidio, ma la coincidenza di aver poi scritto una storia che ruota attorno a un misterioso delitto e a un processo per omicidio ha inevitabilmente riacceso i riflettori su quel caso rimasto sospeso. Alcuni osservatori hanno persino ipotizzato che la scrittrice possa aver inconsciamente trasposto nel romanzo paure e tensioni legate a quell’esperienza, dando vita a un’opera che risuona come più “vera” di quanto in realtà sia.

In definitiva, il film non racconta un fatto realmente accaduto, ma porta con sé il peso di un curioso paradosso: una finzione letteraria diventata cinema che si intreccia, nell’immaginario collettivo, con un episodio oscuro e mai chiarito della vita dell’autrice. Questo legame indiretto contribuisce ad accrescere il fascino e l’ambiguità della storia, lasciando allo spettatore la sensazione di trovarsi davanti a un racconto sospeso tra invenzione e realtà.

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Space Cowboys: la spiegazione del finale del film

Space Cowboys: la spiegazione del finale del film

Il film del 2000 Space Cowboys si inserisce nella filmografia di Clint Eastwood come un’opera che miscela il tono avventuroso con riflessioni sulla vecchiaia e la resilienza, tematiche care al regista-attore americano. Dopo decenni trascorsi a interpretare uomini duri e silenziosi come nel capolavoro Gli spietati, Eastwood qui dirige un cast di veterani dell’era spaziale, mettendo in scena personaggi che, nonostante l’età, cercano di dimostrare il loro valore e affrontare sfide apparentemente impossibili. Il film rappresenta quindi un ponte tra il cinema action e quello drammatico, confermando Eastwood come regista capace di unire spettacolo e introspezione.

L’idea del film nasce dalla voglia di esplorare la nostalgia e l’emozione legata alla corsa allo spazio, raccontando una storia che unisse avventura, tecnologia e dinamiche umane. La sceneggiatura, sviluppata da William Broyles Jr., si ispira a storie di astronauti reali e a racconti di ex militari e ingegneri aerospaziali, dando vita a una narrazione credibile e coinvolgente. L’equilibrio tra la tensione pericolosa delle missioni spaziali e i momenti di comicità legati alle personalità dei protagonisti rende Space Cowboys un film avvincente e al contempo riflessivo.

Il genere del film è un avventuroso action-drama con elementi di fantascienza realistica, che mescola scene di suspense a momenti più intimisti e ironici. Tra i temi trattati spiccano l’amicizia, la lealtà, la determinazione nonostante l’età e la capacità di confrontarsi con i propri limiti fisici ed emotivi. La pellicola invita lo spettatore a riflettere sul valore dell’esperienza e sulla possibilità di superare ostacoli, anche quando il tempo sembra aver ridotto le proprie energie. Nel resto dell’articolo si analizzerà il finale e si approfondiranno le sue implicazioni narrative.

Space Cowboys film

La trama di Space Cowboys

La storia del film si apre nel 1958, nel pieno delle prime sperimentazioni per mandare l’uomo nello spazio. I membri del Team Dedalus, quattro piloti dell’U.S. Air Force, si addestrano infatti per essere i primi americani ad esplorare l’ignoto sopra di noi. Il loro sogno si infrange però nel momento in cui il progetto viene trasferito alla NASA, che affida ad altri il compito. Quarantadue anni dopo, i quattro piloti conducono ora una tranquilla vita da pensionati. L’ingegnere aerospaziale Frank Corvin si gode infatti la sua pensione con la moglie Barbara. Gli altri membri, William Hawkins, Tank Sullivan e Jerry O’Neill, allo stesso modo hanno ormai riposto nel cassetto il sogno di andare nello spazio.

Una seconda possibilità viene però improvvisamente loro offerta dall’ingegnere della NASA Sara Holland. Questa raggiunge i quattro ex piloti per comunicare loro che un vecchio satellite russo è uscito dalla sua orbita e minaccia di schiantarsi sulla Terra. L’unico a saperlo riparare è proprio Frank. Egli si dichiara però disposto ad accettare solo se potrà avere con lui i suoi vecchi compagni di lavoro. Prima di poter andare nello spazio, però, i quattro piloti dovranno riprendere l’addestramento da lì dove lo avevano interrotto. Per completare questo non avranno molto tempo a disposizione, poiché il satellite si avvicina e la salvezza del pianeta richiede tempestività.

La spiegazione del finale

Nel terzo atto di Space Cowboys l’equipaggio della navetta Daedalus deve dunque affrontare la minaccia dei missili nucleari contenuti nel satellite IKON. Dopo il tentativo sconsiderato di Ethan Glance di stabilizzare l’orbita del satellite, che provoca collisioni e gravi danni al veicolo spaziale, Frank e Hawk si dirigono verso il satellite in una passeggiata spaziale rischiosa per attivare i razzi di propulsione e rallentarne la decadenza orbitale. Hawk, gravemente malato, si offre volontario per salire sul satellite e guidare l’operazione finale, sapendo che potrebbe non sopravvivere, ma determinato a realizzare il suo sogno di andare sulla Luna.

La risoluzione del racconto avviene con il sacrificio eroico di Hawk, che riesce a spingere il satellite lontano dalla Terra, neutralizzando la minaccia nucleare. Intanto Frank, Tank e Jerry affrontano il rientro della navetta, rischiando la loro sicurezza ma applicando le tecniche sperimentali di Hawk per rallentare la discesa e garantire un atterraggio sicuro. Il film chiude con un’immagine suggestiva della Luna, mentre Hawk giace tra le rocce dopo aver completato il suo ultimo volo, accompagnato dalla canzone Fly Me to the Moon, che suggella il tono epico e nostalgico dell’opera.

Space Cowboys cast

Il finale del film sottolinea l’importanza del coraggio, della dedizione e della capacità di affrontare sfide estreme, anche in età avanzata o in condizioni sfavorevoli. Il sacrificio di Hawk diventa simbolo di eroismo personale, ma anche della fiducia tra compagni di squadra e della capacità di superare limiti fisici e psicologici. La scena sulla Luna serve a ricordarci che il raggiungimento di un sogno può richiedere scelte difficili, ma lascia una traccia indelebile nella memoria e nella storia.

Dal punto di vista narrativo, il finale funziona come chiusura epica della storia: tutte le tensioni accumulate durante il terzo atto vengono risolte, il conflitto principale—la possibile catastrofe nucleare—viene scongiurato e l’arco emotivo dei personaggi trova soddisfazione, soprattutto per Frank che vede realizzarsi l’impresa di Hawk. La combinazione di suspense, azione e riflessione emotiva lascia allo spettatore un senso di compimento, ma anche una dolce malinconia per il sacrificio dell’eroe.

Cosa ci lascia Space Cowboys

Il messaggio del film è chiaro e universale: l’età non definisce il coraggio, l’esperienza ha un valore inestimabile e il lavoro di squadra, unito alla determinazione personale, può affrontare qualsiasi ostacolo. Space Cowboys celebra la resilienza umana e la capacità di realizzare sogni che sembrano impossibili, ricordandoci che il vero eroismo non si misura solo dai risultati, ma anche dal coraggio di affrontare rischi per il bene comune.