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Avengers: Infinity War, un nuovo sguardo all’Ordine Nero dai Funko

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Trai personaggi nuovi che vedremo in azione in Avengers: Infinity War, desta molta curiosità trai fan l’Ordine Nero, ovvero i quattro generali / figli adottivi di Thanos, che guideranno le sue legioni nell’attacco alla Terra.

Stando a quanto abbiamo visto dal trailer, l’Ordine Nero si scontrerà direttamente con i Vendicatori per la conquista delle Gemme dell’Infinito (lo sa bene Visione!).

Adesso, grazie ai giochi realizzati in vista dell’arrivo del film, possiamo dare un nuovo sguardo ai quattro componenti dell’Ordine Nero, ma anche a Iron Spider, alla nuova arma di Thor e ad altri personaggi del film:

Avengers: Infinity War – la trama

Un viaggio cinematografico senza precedenti, lungo dieci anni, per sviluppare l’intero Marvel Cinematic Universe, Avengers: Infinity War di Marvel Studios porta sullo schermo il definitivo, letale scontro di tutti i tempi. Gli Avengers e i loro alleati supereroi devono essere disposti a sacrificare tutto nel tentativo di sconfiggere il potente Thanos prima che il suo attacco improvviso di devastazione e rovina metta fine all’universo.

Anthony e Joe Russo dirigono il film, che è prodotto da Kevin Feige. Louis D’Esposito, Victoria Alonso, Michael Grillo e Stan Lee sono produttori esecutivi. Christopher Markus & Stephen McFeely hanno scritto la sceneggiatura. Avengers: Infinity War arriverà nei cinema USA il 4 maggio, dal 25 aprile in Italia.

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Avengers: Infinity War trailer ufficiale – i Vendicatori contro Thanos

Shazam!: ecco Zachary Levi in costume – foto dal set

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Ecco Zachary Levi nel costume da supereroe in Shazam!, il nuovo progetto DC Films attualmente in lavorazione. L’immagine, comparsa su Reddit, mostra l’attore di tre quarti, e non ci dà una visuale esatta del costume che, da questa prospettiva, sembra praticamente identico a quello dei fumetti: tuta rossa, mantello bianco e finiture in oro.

Ecco l’immagine:

 

Shazam!: Zachary Levi sarà il protagonista [Ufficiale]

Zachary Levi sarà l’eroe del titolo, mentre Asher Angel sarà Billy Baston, il ragazzino capace di trasformarsi in un supereroe adulto, Shazam appunto, soltanto pronunciando la parola, acronimo di nomi di grandi eroi del passato: Solomon, Hercules, Atlas, Zeus, Achilles e Mercury.

Shazam sarà diretto da David F. Sandberg (Annabelle: Creation) e si baserà su una sceneggiatura scritta da Henry Gayden e Darren Lemke.

Il film che farà parte dell’Universo Cinematografico DC dovrebbe essere pronto per debuttare al cinema nell’aprile 2019. Le riprese cominceranno il prossimo febbraio.

Shazam! come Big con Tom Hanks, ma con i superpoteri

Black Panther è il terzo migliore incasso dei Marvel Studios

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Black Panther continua la sua straordinaria performance al box office e diventa il terzo migliore incasso dei Marvel Studios, dopo The Avengers e Avengers: Age of Ultron.

Il film di Ryan Coogler ha incassato 8,1 milione Lunedì, incrementando il box office domestico fino a 411,7 milioni, in soli 11 giorni. Il suo incasso internazionale è arrivato a 316,2 milioni, con i 10,9 milioni di lunedì.

In casa, Black Panther ha superato Iron Man 3, 409 milioni, e Captain America, 408 milioni, e ha raggiunto la 22° posizione dei film con un incasso più alto in assoluto, subito dopo Wonder Woman al 21° posto. Nel prossimo fine settimana, raggiungerà probabilmente Avengers: Age of Ultron, con la 13° posizione e 459 milioni, mentre potrebbe avvicinarsi persino a The Avengers, quinto con 623 milioni.

Black Panther recensione

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Black Panther, la trama del film

Di seguito la prima sinossi del film: Black Panther segue T’Challa che, dopo gli eventi di Captain America Civil War, torna a casa, nell’isolata e tcnologicamente ultra avanzata nazione africana, Wakanda, per prendere il suo posto in qualità di nuovo re. Tuttavia, un vecchio nemico ricompare sui radar e il doppio ruolo di T’Challa di sovrano e di Black Panther è messo alla prova, quando viene trascinato in un conflitto che mette l’intero fato di Wakanda e del mondo in pericolo.

Chadwick Boseman interpreta il protagonista, T’Challa, già visto in Captain America Civil War. Nei ruoli principali del film ci saranno, oltre a Boseman, Michael B. Jordan, Lupita Nyong’O, Danai Gurira, Martin Freeman, Daniel Kaluuya, Angela Basset, Forest Whitaker e Andy Serkis. Nei ruoli di comprimari compariranno invece Letitia Wright, Winston Duke, Florence Kasumba, Sterling K. Brown e John Kani.

Black Panther trailer ufficiale

 

Fonte: Variety

Gli attori a cui un ruolo Marvel ha portato “sfortuna”

Per qualunque attore, oggi, entrare nell’enorme famiglia dei Marvel Studios porterebbe fortuna; dal ruolo più piccolo a quello più importante, chiunque lavori con un film targato Marvel, può avere la quasi garanzia di successo e un futuro roseo nel mondo del cinema. Tuttavia non è sempre stato così. Per molti anni i personaggi della Casa delle Idee hanno percorso lo schermo d’argento interpretati da attori che poi non sono riusciti a continuare una carriera di rilievo al cinema, qualche volta trovando soddisfazione solo in tv.

Ecco sei attori famosi che, dopo essersi prestati a interpretare un personaggio Marvel, non hanno trovato il successo sperato sul grande schermo.

January Jones

January Jones è stata la Emma Frost nel reboot degli X-Men, X-Men: L’inizio, e sembrava che la via sul grande schermo fosse spianata per lei. Quando le notizie di un seguito de L’Inizio cominciarono a circolare, i fan pensavano che si sarebbe trovato il modo di far tornare anche lei. Tuttavia, non si sa per quale ragione, alla Jones non è stato chiesto di tornare a interpretare il suo ruolo insieme a molti altri attori.

Dopo quel film, la Jones ha continuato ad apparire nei panni di Betty Draper in Mad Men acclamato dalla critica, e ha anche recitato in numerosi film che sono andati direttamente in Video on Demand. Sebbene non abbia riscontrato il successo sperato al cinema, ha continuato a fare bene in televisione con la straordinaria serie AMC. Attualmente è la protagonista della commedia della Fox The Last Man on Earth con Will Forte e Kristen Schaal.

Eric Bana

Sorprendentemente, Eric Bana ha iniziato la sua carriera sulla scena comica australiana. Mentre ha alcuni ruoli comici al suo attivo, la maggior parte del suo lavoro si rivolge al dramma o all’azione. Poco dopo essere apparso in Black Hawk Down a metà dei 2000 in mezzo ad attori di Hollywood, gli è stato offerto il ruolo principale nell’Hulk di Ang Lee. Mentre i critici applaudivano il lavoro di Lee per il suo stile visivo, nel complesso, il film ha ricevuto recensioni contrastanti.

Nonostante le recensioni negative di Hulk, Bana ha recitato in diversi film, tra cui Troy, Munich e L’altra donna del re. Da allora, gli sono stati affidati ruoli prevalentemente di supporto. Il suo film più recente è King Arthur: Legend of the Sword di Guy Ritchie, nel 2017, in cui interpreta il ruolo Uther Pendragon.

Ioan Gruffudd

Come X-Men, Fantastici Quattro è stato riavviato più volte. I primi fantastici quattro al cinema sono arrivati nel 2005, con Ioan Gruffudd, Jessica Alba, Michael Chiklis e Chris Evans. Gruffudd interpretava il membro fondatore dei Fantastici Quattro, Mister Fantastic. Come leader della squadra, Gruffudd era destinato alla celebrità.

L’attore ha iniziato con piccoli ruoli, come interprete del quinto ufficiale in Titanic, ma, poco dopo, le parti più importanti hanno cominciato a scarseggiare. Poco prima di diventare di nuovo Mister Fantastic, ha interpretato Lancillotto nel 2004 con King Arthur, insieme a Keira Knightly e Clive Owen.

Purtroppo, recitare in un film Marvel non lo ha catapultato nel mondo della celebrità di successo come è accaduto invece al suo compagno di set, Chris Evans. Mentre Gruffudd non recita più nei film d’azione, attualmente ha due progetti televisivi: la seconda stagione del suo dramma psicologico su ITV, Liar, e un crime drama australiano, Harrow.

Topher Grace

Topher Grace è meglio conosciuto per aver interpretato il simpatico sarcastico Eric Forman in una delle sitcom di maggior successo della Fox, That 70s Show. Dopo aver interpretato lo stesso personaggio per sette stagioni, Grace ha deciso di lasciare lo spettacolo per perseguire altri progetti.

Mentre aveva già ottenuto alcuni ruoli da protagonista per dei film in televisione, come Win a Date with Tad Hamilton! e In Good Company, voleva dedicare il suo tempo per trovare spazio sul grande schermo. La sua grande occasione è arrivata quando ha ottenuto il ruolo di Eddie Brock/Venom in Spiderman 3 di Sam Raimi.

Mentre il film ha fatto un sacco di soldi, ha ricevuto recensioni contrastanti da parte di fan e critici. Una delle principali critiche del film è stata la scelta di includere tre cattivi, che hanno lasciato al Venom di Topher con poco spazio nell’arco del film. Dopo Spiderman 3, Grace ha interpretato una serie di ruoli di supporto, tra cui quattro progetti che sono in programma quest’anno.

Jennifer Garner

Jennifer Garner ha conquistato il cuore di critici e spettatori nei panni di Sydney Bristow, la protagonista di Alias, la serie ideata da J.J. Abrams. Il ritratto che la Garner ha offerto dell’agente della CIA sotto copertura le è valso un Golden Globe, dimostrando di avere il talento d’attrice oltre a essere in grado di tirare calci.

Questa sua agilità, unita al suo bell’aspetto, le è valso il ruolo di Elektra in Daredevil, al fianco di Ben Affleck. Dal momento che il film è stato un successo commerciale (molto meno di critica), lo studio ha deciso di realizzare un film spinoff proprio su Elektra, che Jennifer Garner protagonista.

Il film è stato un fallimento su tutti i fronti, classificandosi tra i film peggiori di sempre dedicati a un personaggio Marvel. Nonostante il mancato successo di Elektra, la Garner continua ad apparire al cinema, prevalentemente in piccoli ruoli. Tuttavia non ha più raggiunto, al cinema, il successo che si era guadagnata con Alias sul piccolo schermo.

Famke Janssen

Nei panni dell’amata Jean Grey, Famke Janssen ha avuto un ruolo chiave nel Singerverse. Mentre i primi due film della trilogia sono stati ben accolti, l’ultimo, diretto Brett, è stato stroncato da fan e critici allo stesso modo.

Il film ha sofferto di una sceneggiatura debole e della morte di personaggi importanti come Xavier, Cyclops e Jean Grey stessa. X-Men: Conflitto finale avrebbe dovuto essere il momento più alto per la Janssen, dal momento che il film racconta una parte della storia più intrigante mai scritta nei fumetti relativa al personaggio di Jean e della Fenice Nera. Ma l’esecuzione è stata pigra, e i fan scontenti.

Da allora, la Janssen non ha avuto un ruolo da protagonista in nessun grande film di successo; tuttavia, ha fatto un buon lavoro in televisione, con un ruolo da protagonista in Hemlock Grove di Netflix, un guest guest ricorrente in How to Get Away with Murder, e un ruolo da protagonista nello spin-off di Blacklist, Blacklist: Redemption.

Oltre la Notte, recensione del film con Diane Kruger

Assolutamente a suo agio nel racconto dell’attualità e della sua personale divisione tra le sue due patrie, Fatih Akin racconta con Oltre la Notte un aspetto poco raccontato del terrorismo: quello che accarezza ancora le ideologie razziste che hanno portato alla seconda guerra mondiale, il terrorismo d’Occidente, per così dire, a cui il regista dedica la parte “cattiva” del suo racconto, che vede invece protagonista “buona” Diane Kruger.

L’attrice internazionale, alla sua prima volta nella sua lingua madre, interpreta Katja, una donna che ha sposato un uomo di origini turche, e con cui ha avuto un figlio. Dopo un periodo di assestamento, a seguito della sua uscita di carcere per reati minori, l’uomo mette in piedi una piccola agenzia a sostegno delle minoranze in Germania. Un attacco terroristico costa la vita a lui e a suo figlio, lasciando la donna sola a combattere una battaglia legale per ottenere giustizia.

Oltre la NotteIl film si trasforma quindi in un procedural che non si cura troppo del realismo e si dilunga in un viaggio attraverso l’elaborazione del lutto, lasciando ai margini il discorso politico, utilizzato come pretesto narrativo e risolvendosi in un finale che stagna fino alla naturale conclusione.

Il film, presentato a Cannes 2017, è stato premiato per la buona interpretazione della Kruger, che si conferma attrice solida e impegnata, capace di differenziare i ruoli e le scelte professionali.

Il rischio che Akin abbraccia con una storia come quella che racconta in Oltre la Notte non si rivela vincente, dato il finale che cerca la via d’uscita facile in una situazione di stallo che non riesce ad approfondire nessuno degli aspetti che sembra voler proporre all’attenzione dello spettatore.

Il film arriva nelle sale italiane a partire dal 15 marzo 2018.

Maria Maddalena: la proiezione speciale alla National Gallery

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Si è tenuta alla National Gallery di Londra la proiezione speciale di Maria Maddalena il nuovo film di Garth Davis, regista di Lion – La strada verso casa. Alla serata gli interpreti Rooney MaraJoaquin PhoenixChiwetel Ejiofor e Tahar Rahim.

MARIA MADDALENA è un ritratto autentico e umano di una delle più enigmatiche e incomprese figure spirituali della storia. Il film biblico racconta la storia di Maria (Rooney Mara), una giovane donna in cerca di una nuova vita. Forzata dalla società gerarchica del suo tempo, Maria sfida la sua famiglia per unirsi ad un nuovo movimento sociale guidato dal carismatico Gesù di Nazareth (Joaquin Phoenix).

Trova presto un posto per sé nel movimento e nel cuore di un viaggio che la porterà a Gerusalemme. Diretto da Garth Davis e scritto da Helen Edmundson e Philippa Goslett, MARIA MADDALENA vede la partecipazione anche di Chiwetel Ejiofor e Tahar Rahim.

Dark Night, recensione del film di Tim Sutton

Presentato nella selezione ufficiale del Sundance Film Festival e vincitore del Premio Lanterna Magica alla 73° Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti, Dark Night di Tim Sutton è liberamente ispirato al tragico massacro di Aurora, in cui, durante la proiezione de Il Cavaliere Oscuro – il Ritorno di Christopher Nolan, un ragazzo sparò sulla folla ferendo e uccidendo molti dei presenti.

Dark Night ripercorre i giorni precedenti l’evento, ritraendo e seguendo sei personaggi, compreso il giovane killer, nella loro quotidianità. Le loro vite, caratterizzate da solitudine, incomprensione e violenza, sembrano condurli a piccoli passi verso il dramma finale.

Narrare un evento come quello di Aurora poteva essere molto rischioso, ma il regista decide di approcciarsi alla storia nel modo meno convenzionale, e per questo più originale e attraente. Decidendo di non dar vita né ad un documentario né ad un film dalla narrazione classica, Sutton costruisce una sceneggiatura il cui obiettivo principale è quello di ricreare un’atmosfera con la quale pervadere l’intero film. È così che questa viene lentamente a svelarsi, generando un senso di attesa e di inquietudine per ciò che si avverte potrebbe avvenire da un momento all’altro. Affidandosi all’anti-narratività, il regista procede così per immagini, di grande potenza, spezzando i punti di vista e riproponendoceli in un puzzle che costringe lo spettatore ad essere partecipe attivo degli eventi. La sua regia è asciutta, essenziale, non carica di significato immagini che già di per sé ne hanno da vendere. Nonostante si parli di massacro, il regista sceglie di raccontarlo senza mai mostrarlo. Non c’è nessuna violenza nel film, tutto è lasciato al di fuori dell’inquadratura, poiché l’interesse dell’autore si concentra su ben altri protagonisti.

dark night
A still from the 2016 independent film “Dark Night,” loosely based on the Aurora theater shooting, which will have its Colorado premiere on Feb. 24 at the Alamo Drafthouse Littleton.

Il nucleo del film si converge sui sei ragazzi prescelti, mostrati però sempre a distanza, con l’intento di inquadrarli quanto più possibile nel contesto in cui vivono e senza mai giudicarli. È così che veniamo trasportati nelle strade e nelle abitazioni di periferia, dove essi vivono e da dove il regista ritiene nasca il problema. All’interno delle geometrie ordinate della città, della bellezza degli ambienti e di certi paesaggi, si nascondono, in netto contrasto, individui dalla debole sanità mentale, dal forte disagio esistenziale, pronti a compiere gesti totalmente inaspettati. Sutton fotografa i sei protagonisti cogliendo momenti di normalità nelle loro giornate. Li vediamo alternarsi davanti ai nostri occhi, e a turno svelano ognuno problematiche relative alla vita nei sobborghi e al contatto con i media oggi sempre più dilaganti. Ognuno di loro incarna un aspetto del killer, ognuno di loro da un momento all’altro potrebbe emergere dal proprio silenzio e dar sfogo alla propria violenza repressa.

E proprio i silenzi sono uno degli elementi fondamentali del film. Nella sua ricerca ossessiva di un’atmosfera il regista si avvale di questi, alternati alle splendide musiche originali di Maica Armata, per raccontare con le sole immagini e trasmettere con ancor più forza l’inquietudine e l’alienazione vissuta quotidianamente da questi ragazzi. Dark Night esplora una realtà più complessa di quello che si crede, solo all’apparenza confortante e confortevole.

Tra le cause di questi squilibri, il film evidenzia quello della libera vendita di armi, della diffusione di videogiochi violenti e dell’inadeguato aiuto per i giovani veterani di ritorno dalla guerra. Sutton non si propone di dare risposte, né una lezione moralistica, ma semplicemente sottolinea i fattori che influiscono su ragazzi socialmente sempre più instabili, dimostrando l’incapacità generale di riconoscere e affrontare questi problemi.

Dark Night è un’opera non convenzionale, che chiede di essere seguita e metabolizzata, che non si adagia sulle scelte di narrazione più ovvie, e riesce così a fornire uno spaccato di vita troppo spesso sottovalutato. È un film che parla attraverso ogni suo elemento, e svela così una grande potenza, visiva e comunicativa, che offre un ritratto lucido di un gesto e di un evento per molti ancora incomprensibile.

Red Sparrow: Jennifer Lawrence nella nuova clip

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Arriverà dal 1° marzo al cinema Red Sparrow, il nuovo thriller con Jennifer Lawrence, che ritrova il regista degli ultimi tre film della saga di Hunger Games, Francis Lawrence.

Di seguito potete vedere una clip dal film in cui la Lawrence compare al fianco di Charlotte Rampling.

Red Sparrow, il trailer con Jennifer Lawrence

La sceneggiatura è firmata da Justin Haythe che ha rimaneggiato uno script precedentemente realizzato di Eric Warren Singer. Il libro è ambientato in Russia ai nostri giorni, dove una giovane donna, che fa parte della sezione burocratica dei servizi segreti, che si sposta nella sezione operativa e diventa un passero (Sparrow del titolo), un’infiltrata nella CIA.

Red Sparrow, recensione del film con Jennifer Lawrence

Completano il cast di Red Sparrow, oltre a Jennifer Lawrence, Joel Edgerton, Jeremy Irons, Matthias Schoenaerts, Sergei Polunin.

Fonte: 20th Century Fox

Foxtrot: dal 22 marzo al cinema, le prime foto

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Foxtrot, Gran Premio della Giuria all’ultimo Festival di Venezia, uscirà in sala il 22 Marzo. Il film è scritto e diretto dall’israeliano Samuel Maoz, il regista di Lebanon, Leone d’Oro a Venezia nel 2009.

Foxtrot è la danza di un uomo con il suo destino, è una parabola filosofica che analizza il concetto misterioso di fato attraverso la storia di un padre e di un figlio, fisicamente lontani ma che nonostante la distanza riusciranno a cambiare l’uno il destino dell’altro. Tre atti, come in una tragedia greca, per mettere in discussione un intero mondo, le sue convinzioni, i suoi sensi di colpa atavici.

Venezia 74: Foxtrot recensione del film di Samuel Maoz

Diretto da Samuel Maoz, il film vede protagonisti Lior Ashkenazi, Sarah Adler e Yonatan Shiray. Ecco le prime immagini ufficiali dal film:

Red Sparrow: recensione del film con Jennifer Lawrence

Red Sparrow è un thriller che uscirà nei cinema italiani il prossimo 1 marzo. Il film è tratto dal romanzo Nome in Codice: Diva (Red Sparrow) che è il primo di una trilogia scritta dall’ex agente della CIA Jason Matthews.

Una ballerina del Bolshoi caduta in disgrazia (Jennifer Lawrence) viene arruolata nei Servizi Segreti Russi e costretta a diventare una Sparrow: una sorta di 007 in gonnella, che fa del suo fascino la sua arma principale. La donna dovrà portare a compimento una missione complicatissima, cercando per altro di gestire i torbidi rapporti con lo zio (Matthias Schoenaerts) e un agente della CIA di cui si sta innamorando (Joel Edgerton).

Jennifer Lawrence diventa una spia russa in Red Sparrow

red sparrow

Comprendere la fittissima trama di Red Sparrow è un’impresa ardua. Il regista Francis Lawrence (qui alla sua quarta collaborazione con Jennifer Lawrence, dopo gli ultimi tre Hunger Games) affida la sceneggiatura ad un maestro come Justin Haythe (Revolutionary Road, The Lone Ranger, La Cura da Benessere), ma stavolta la storia arranca. 

Il fitto intrecciarsi della trama principale con le sotto-trame è piuttosto confusionario; siamo di fronte ad un thriller poco action, questo è sicuro, e quindi l’intento primario di regia e script è giustamente quello di mantenere alta la suspense. 

Questo però non giustifica i diversi momenti fuori contesto, o le decisioni illogiche prese dai vari personaggi. Per non parlare della millantata scena di nudo della Lawrence: oltre a domandarci della sua effettiva utilità (animi pruriginosi astenersi, è molto più pudica di quello che si pensi), c’è da chiedersi se inserire un nudo integrale privo di ragion d’essere non sia un mero pretesto per richiamare gli spettatori in sala. 

Il paragone con il recente Atomica Bionda sorge spontaneo. Stessa trama da spy-story (di matrice sovietica), stessa protagonista bionda ed “esplosiva”, stesse scene provocanti e purtroppo anche medesima carenza di contenuti. Con l’eccezione che almeno il film con Charlize Theron sfodera una serie di sequenze action da manuale, mentre Red Sparrow si concentra sulla ricerca della tensione.

Jennifer Lawrence risponde alla controversia sul suo abito “troppo scollato”

Red Sparrow è un thriller di spionaggio che non decolla mai. La prima parte è forse quella più interessante, e tratta la formazione degli Sparrow in agenti segreti perfetti. In questo ambito alla protagonista sono affiancati i personaggi più riusciti del film, interpretati dai magistrali Jeremy Irons e Charlotte Rampling. Ma con l’evolversi degli eventi la trama si inabissa e non trattiene la curiosità dello spettatore. 

Avengers 4 cambierà completamente la timeline del MCU

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Come ormai sappiamo, il titolo ufficiale di Avengers 4 verrà annunciato dopo l’uscita in sala di Avengers: Infinity War, questo perché, secondo le dichiarazioni di Kevin Feige, quel titolo rappresenterebbe uno spoiler per la fine di Infinity War.

Adesso però sappiamo anche che Avengers 4 sarà una fine del MCU per come lo conosciamo e un nuovo inizio che potrebbe sistemare la time line dell’Universo condiviso, lì dove ci sono delle incongruenze, e proporre una nuova impostazione del tempo. Proprio il tempo è un elemento chiave del film, per quello che sappiamo, visto che i viaggi attraverso tempo e spazio saranno, probabilmente, un elemento importante del film.

È ancora possibile che la Marvel pubblichi una timeline ufficiale – forse come parte delle celebrazioni per il 10 ° anniversario dello studio – ma il meglio che possiamo sperare è la soluzione migliore, ovvero una time line che, come molte di quelle fan-made, onora al massimo le informazioni provenienti dai film riducendo al minimo le contraddizioni, oppure una versione pesantemente correttiva in cui il film più recente rappresenta l’autorità. Entrambi questi metodi potrebbero andare bene, ma ammettono implicitamente che non c’è modo di correggere retroattivamente gli errori commessi.

Avengers 4: ecco quando sarà svelato il titolo ufficiale

Se in Avengers 4 ci potesse essere qualcuno – plausibilmente Ant-Man o Captain Marvel – che salta indietro nel tempo o attraverso le dimensioni nel tentativo di fermare Thanos, allora presumibilmente otterremo una continuità differente alla fine del film (le foto del set suggeriscono che avremo dei viaggi nel tempo, a meno che non si tratti di flashback). Invece di tornare nel mondo reale e faticare a dare un senso a quello che c’è, la Marvel può semplicemente resettare tutto, creando una nuova timeline principale per gli eventi precedenti coerenti con il punto di vista del 2019. Ma in che modo? Le informazioni sono davvero poche in merito e ci muoviamo nell’ambito della congettura, ovviamente, ma sembra importante che esista la possibilità di fare una cosa del genere.

Questa soluzione, anche se potrebbe non accontentare tutti, sarebbe la soluzione migliore e più semplice, perché questo sarebbe il modo migliore di offrire un nuovo inizio, soprattutto alla luce di film come Black Panther o Thor: Ragnarok, che hanno segnato nuovi standard e mostrato la possibilità di isolare i mondi raccontati nel MCU. Dopotutto non si possono dimenticare le parole di Kevin Feige, secondo cui Avengers 4 sarà un nuovo inizio.

Avengers 4: potrebbe davvero essere un film sui viaggi nel tempo

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Avengers 4 è ancora un grande mistero. Il film sarà diretto dai Fratelli Russo ma non sappiamo ancora da chi sarà composto il cast né di cosa parlerà il film. Le dichiarazioni di Kevin Feige in merito hanno reso molto chiaro il fatto che il titolo ufficiale del film rappresenta spoiler per Avengers Infinity War, per cui non sarà rivelato fino all’uscita al cinema del film che conclude la Fase 3 dei Marvel Studios.

The Joker Origins: Joaquin Phoenix non ha mai sentito parlare del film

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Solamente qualche settimana fa Variety aveva riportato la notizia secondo cui Joaquin Phoenix sarebbe entrato ufficialmente in trattative per ricoprire il ruolo da protagonista in The Joker Origins, il film che verrà diretto da Todd Phillips (Una notte da leoni, War Dogs) e che sarà esterno all’universo cinematografico DC.

Tuttavia in una recente intervista l’attore ha smentito la notizia dichiarando di non aver mai sentito parlare del film: “Che film su Joker?“, aveva risposto ad una domanda di Allocine.

Sembra un progetto fantastico ma non ho la minima idea di cosa stiate parlando…“, ha poi aggiunto Phoenix. Tutto da rifare insomma per il progetto, che con la smentita del diretto interessato parte di nuovo alla ricerca di un protagonista. Come andrà a finire?

The Joker Origins: riprese al via a maggio?

The Joker Origins sarà ambientato nel 1980, e racconterà l’evoluzione di un uomo ordinario e la sua trasformazione nel criminale che tutti conosciamo.

Il film riavvierà la storia del personaggio e necessita quindi di un nuovo attore dopo gli ultimi visti sul grande schermo (Jared Leto in Suicide Squad e Heath Ledger nella trilogia de Il cavaliere oscuro).

The Joker Origins: ecco come potrebbe essere Joaquin Phoenix

Fonte: Allocine

Solo: A Star Wars Story, ecco a che punto della timeline si colloca

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Nuovi dettagli relativi a Solo: A Star Wars Story sono stati rivelati dalla casa editrice Del Rey (responsabile di molti dei libri canonici del franchise), che nelle ultime ore ha aggiornato la timeline sul sito web includendo sia Last Shot che Solo.

Entrambi i titoli sono posizionati dopo il romanzo di James Luceno Tarkin, che è ambientato 14 anni prima di Una Nuova Speranza. Dunque sembrerebbe ristabilita la timeline ufficiale del film sul giovane Han Solo, secondo spin-off in uscita al cinema dopo Rogue One.

Solo: A Star Wars Story sarà “il film più divertente del franchise”

Diversi mesi fa l’amministratore delegato della Disney Bob Iger aveva dichiarato che Solo: A Star Wars Story avrebbe coperto sei anni di vita del personaggio, dai 18 ai 24 anni. E siccome in Una nuova speranza si dice che Han abbia circa 29 anni, ciò significa che lo spin-off sarà ambientato più o meno 11 anni prima della trilogia originale.

Già nel teaser trailer rilasciato durante la notte del Superbowl, sentiamo Han ricordare di “essere un delinquente” da quando aveva 10 anni. Questo potrebbe significare che il film avrà luogo durante il periodo di massimo splendore dell’Impero Galattico, ben prima che l’Alleanza Ribelle diventi una minaccia per l’impero.

CORRELATI:

Vi ricordiamo che Alden Ehrenreich interpreterà il giovane personaggio che fu di Harrison Ford. Nel cast anche Emilia Clarke, Donald Glover e Woody Harrelson.

Solo: A Star Wars Story arriverà nelle sale il 25 maggio 2018, con la regia di Ron Howard e la sceneggiatura di Lawrence Kasdan e di suo figlio Jon Kasdan.

Solo: A Star Wars Story, l’opening del film in un fan video

Fonte: ScreenRant

È morto Bud Luckey, il disegnatore di Woody di Toy Story

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Si è spento a 83 anni Bud Luckey, candidato all’oscar e disegnatore di Sesame Street e soprattutto di Woody, il personaggio del franchise di Toy Story prodotto dalla Pixar Animation Studios.

Di recente aveva prestato la voce a Rick Dicker, il capo del Superhero Relocation Program ne Gli Incredibili (2004), a Chuckles the Clown in Toy Story 3 (2010)e a Eeyore in Winnie the Pooh (2011).

Bud Luckey è uno dei veri eroi non celebrati dell’animazione“, aveva dichiarato il direttore creativo della Pixar John Lasseter, “Ha contribuito a progettare la maggior parte dei film che abbiamo realizzato da Toy Story in poi. Era il quinto animatore assunto qui alla Pixar.

Toy Story 4 e Gli Incredibili 2: ecco le nuove date di uscita

Fonte: THR

Jennifer Lawrence su Il Filo Nascosto: “Mi sono bastati tre minuti”

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Di nuovo sotto i riflettori durante la promozione di Red Sparrow, Jennifer Lawrence, già di recente protagonista di una contestazione a causa di un abito troppo succinto, torna a far parlare di sé, ma non per il suo cinema.

Durante la sua partecipazione al podcast WTF di Marc Maron per promuovere il film diretto da Francis Lawrence, l’attrice ha commentato il nuovo film di Paul Thomas Anderson, Il filo nascosto (qui la nostra recensione), in una maniera molto poco lusinghiera.

“Ne sono riuscita a vedere tre minuti. Tre minuti abbondanti. Mi dispiace per chiunque abbia amato quel film (…) Non potevo proprio spenderci altro tempo, dopo tre minuti ne avevo già abbastanza.” Un’affermazione sbrigativa, poi argomentata: “Ma parla solo di vestiti? Reynolds Woodcock è quel tipo di sociopatico narcisista, è anche un artista così ogni ragazza si innamora di lui perché la fa sentire a disagio con se stessa? È questa la storia d’amore? Non l’ho visto, quindi non lo so. Ci sono passata, so com’è, non ho bisogno di vedere quel film…”

Jennifer Lawrence diventa un’assassina nel trailer di Red Sparrow

Nonostante siano passati gli anni e ormai il mondo del cinema e di Hollywood non sia più un mistero per lei, Jennifer Lawrence continua a ostentare un atteggiamento da “ultima arrivata“, una schiettezza che, sebbene pregevole in un mondo dove vige l’ipocrisia, potrebbe essere addolcita da riflessioni più lunghe soprattutto in merito a titoli di grande pregio del panorama cinematografico contemporaneo.

Ai lettori invece consigliamo di vedere Il filo nascosto per più di tre minuti, vederlo tutto e in sala, per l’intera durata. Magari l’opinione finale sarà uguale a quella della Lawrence, magari non sarà lusinghiera nei confronti del film, ma sarà un’opinione con cognizione.

Fonte: Indiewire

Dora l’esploratrice: il live action ha una data di uscita, ecco chi lo dirigerà

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Arriverà nelle sale il 2 agosto 2019 il live action di Dora l’Esploratrice, adattamento cinematografico della celebre serie animata per bambini prodotta da Nickelodeon. Dopo la conferma ufficiale da parte della Paramount, la major dietro al progetto, è stato annunciato anche il nome del regista che si occuperà del film, James Bobin (I Muppet, Alice attraverso lo specchio).

Nick Stoller (regista di Storks Neighbors) scriverà la sceneggiatura mentre Michael Bay, con la sua casa di produzione Platinum Dunes, e i suoi storici collaboratori Andrew Form e Brad Fuller contribuiranno al progetto.

Dora l’esploratrice è in onda da 14 stagioni, per un totale di 172 episodi. La serie segue le avventure della piccola Dora, insieme alla sua scimmietta compagna di viaggi, e la sua ricerca di un tesoro nascosto.

Come molti dei titoli targati Nickelodeon, il cartone animato ha generato un merchandise con bambole e videogiochi che ha fruttato all’azienda più di 11 miliardi di dollari dal 2000 ad oggi.

Fonte: Deadline

Fahrenheit 451: il trailer del film con Michael B. Jordan e Michael Shannon

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È online il trailer ufficiale di Fahrenheit 451, nuovo adattamento del romanzo di fantascienza del 1953 scritto da Ray Bradbury, che vede nel cast Michael B. Jordan (ora nelle sale con Black Panther) e Michael Shannon (tra i protagonisti de La forma dell’acqua di Guillermo del Toro).

Michael B. Jordan: intervista al protagonista di Black Panther

Si tratta della seconda trasposizione cinematografica del grande classico della letteratura sci-fi, dopo Fahrenheit 451 di Francois Truffaut (uscito nel 1966). Stavolta alla regia del film c’è Ramin Bahrani, acclamato autore di 99 Homes e At Any Price.

Il film è una produzione originale HBO e verrà distribuito a Maggio 2018.

Batgirl: slitta la produzione dopo l’addio di Joss Whedon

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I piani della Warner Bros. legati al progetto su Batgirl sono di nuovo al punto di partenza dopo l’addio di Joss Whedon, comunicato dallo stesso regista nei giorni scorsi.

“Mi ci sono voluti mesi per capire che non ho una storia” , ha dichiarato Whedon, “Sono molto grato al presidente della DC Geoff Johns e al presidente della Warner Picture Group Toby Emmerich e tutti quelli che sono stati di grande supporto quando sono arrivato”.

Ora che il film è rimasto orfano di un regista e di uno sceneggiatore, la casa di produzione sembrerebbe aver rimandato ogni possibilità di vederlo nelle sale dopo Wonder Woman 2 (la cui uscita è prevista nel 2019), come annunciato pochi giorni fa.

Batgirl: Hailee Steinfeld vorrebbe interpretare l’eroina DC nel nuovo film

Secondo quanto riportato da The Wrap infatti, la DC Films non intende cercare immediatamente un sostituto di Whedon, e non ha fretta di rimettersi al lavoro.

Inoltre, scrive la fonte, anche se Whedon fosse rimasto a bordo, Batgirl non sarebbe arrivato al cinema prima di The Batman di Matt Reeves, dal momento che Warner Bros. vorrebbe dare precedenza allo sviluppo dei personaggi appartenenti alla Justice League.

DC Films: Flashpoint e Batgirl subito dopo Wonder Woman 2?

Fonte: The Wrap

La la Land in streaming su NOW TV: sei segreti tecnici del film di Damien Chazelle

Vero e proprio fenomeno dell’ultima stagione cinematografica e protagonista, insieme a Moonlight, dell’Oscar-Gate, La la Land di Damien Chazelle è disponibile in streaming senza contratto su NOW TV.

Ha aperto tra gli applausi, le lacrime e le ovazioni la 73° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia e si è imposto da subito per le musiche travolgenti, l’omaggio al cinema classico, la bravura degli attori e il comparto tecnico del film assolutamente di prim’ordine. Al suo secondo film, Damien Chazelle ha confermato di essere una vera e propria promessa a Hollywood, dopo aver trafitto i cuori degli spettatori con Whiplash.

Del film si conosce quasi tutto, dettagli, particolari, curiosità, che hanno contribuito a creare il mito di un musical che promette di essere senza tempo, soprattutto grazie a Emma Stone e Ryan Gosling, che interpretano Mia e Sebastian, due sognatori innamorati disposti a tutto pur di realizzarsi.

Record di vittorie ai Golden Globes 2017, con una percentuale del 100% di statuette portate a casa e anche grande protagonista agli Oscar 2017, dove ha portato a casa i premi musicali, il riconoscimento alla fotografia, alla regia e ovviamente alla migliore attrice protagonista.

Ma ci sono alcuni dettagli tecnici del film che forse nemmeno i fan più accaniti conoscono. Ecco alcuni segreti tecnici sulla realizzazione di La la Land, che potete rivedere on demand su NOW TV.

la la land

  • Il finto piano-sequenza

La sequenza di aperture con il logo CinemaScope sembra un lungo piano sequenza di sei minuti, ma in realtà si tratta di tre riprese connesse.

  • Suonare dal vivo

Stando a quanto dichiarato dal compositore Justin Hurwitz, tutte le esecuzioni al pianoforte sono state prima registrate da Randy Kerber, un pianista professionista, durante la pre-produzione. Ryan Gosling ha passato due ore al giorno, sei giorni a settimana, a seguire lezioni di pianoforte per imparare a suonare quelle musiche. Per l’inizio delle riprese, Gosling era in grado di eseguire tutte le musiche al piano nelle scene del film, senza l’utilizzo di controfigure o CGI. La cosa buffa è che nella vita reale Gosling suona la chitarra e ha dovuto imparare a suonare il piano, mentre Jon Legend, che nel film interpreta il suo compagno di banda, che nella vita reale suona il piano, ha dovuto imparare a suonare la chitarra per il film.

  • Cantare dal vivo

Emma Stone ha cantato “Audition (The Fools Who Dreams)” dal vivo. Ha deciso lei quando scivolare dal dialogo al canto. Non c’era una versione preregistrata della traccia con cui fare un playback. Justin Hurwitz, il compositore della canzone, era in un’altra stanza a suonare per Emma, nelle sue orecchie. Il regista Damien Chazell ha detto che la decisione di girare la scena così era stata presa per dare all’attrice il controllo della scena. Emma Stone ha girato la scena in cui canta “Audition” nove volte, Chazelle ha montato nel film la seconda registrazione.

  • Improvvisazione

La battuta di Sebastian “Questa è L.A., adorano ogni cosa ma non apprezzano nulla” (that’s L.A. They worship everything and they value nothing) è stata una improvvisazione di Ryan Gosling che aveva sentito questa frase dalla compagna, Eva Mendes, che l’aveva pronunciata come una battuta.

  • A caccia della luce

La troupe aveva una finestra di tempo molto limitata, di 30 minuti (secondo il direttore della fotografia, Linus Sandgren, era il tempo tra le 19.20 e le 19.50), nell’arco di due giorni, per girare la scena di ballo alla luce viola del tramonto sulle colline di Hollywood. Stando a quanto dichiarato da Damien Chazelle, Emma Stone e Ryan Gosling hanno realizzato cinque ciak buoni, e dopo ogni ripresa, cominciavano dall’inizio con gli assistenti che si asciugavano il sudore prima di ricominciare la sequenza di danza. Quella che vediamo nel film è la quarta ripresa.

  • La pellicola

La la Land è il primo film a vincere il premio Oscar alla migliore fotografia (nel 2017 a Linus Sandgren) per un film completamente girato in pellicola, dai tempi di “Inception” di Christopher Nolan non accadeva. Era il 2010 e il direttore della fotografia premiato fu Wally Pfister.

Oltre a raccontare di folli e sognatori, dunque, La la Land è stato anche fatto da sognatori e folli che hanno lavorato e sperimentato, costruendo una storia semplice nell’intreccio ma impreziosita da virtuosismi, impegno, talento e tantissima passione per il cinema di ieri e di domani. Il film ha catturato l’attenzione del pubblico e della critica e si può vedere e rivedere, adesso, su NOW TV.

Black Panther: la nuova origine di Killmonger nei fumetti

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Il Killmonger di Michael B. Jordan visto sullo schermo in Black Panther è forse uno dei villain più amati nella storia del MCU, spesso accusato di non prestare troppa attenzione ai suoi antagonisti. Ma non è questo il caso, visto il successo e l’apprezzamento verso le motivazioni e il carattere di questo anti-eroe opposto a Re T’Challa.

Nel frattempo la Marvel Comics ha pensato di ispirarsi al film di Ryan Coogler per rivedere le origini del personaggio (e non è la prima volta che questo capita, anzi spesso i fumetti si sono ispirati al cinema per le sue nuove storie), e un estratto dal prossimo numero Rise of the Black Panther #2, che potete vedere qui sotto, ci offre un indizio su quella che potrà essere l’origin story di Killmonger.

black panther

Nel fumetto di Evan Narcisse verrà narrata la storia di Black Panther e il primo combattimento contro Namor. Tuttavia l’evento che farà incontrare i due re è la rivolta di alcuni cittadini di Wakanda, sommossa che verrà poi risolta da T’Challa con l’aiuto di Namor. Tutte le vittime verranno messe in salvo, tranne un ragazzo di nome N’Jadaka.

Black Panther: l’omaggio a Dragon Ball nel costume di Killmonger

Nei vecchi fumetti Killmonger era un giovane wakandiano chiamato N’Jadaka, la cui famiglia fu esiliata dopo che il padre fu costretto a lavorare per Klaw. Sebbene il MCU abbia rimaneggiato un po’ l’origine del villain (con il ragazzo che cresce in America e suo padre che inveisce contro il trono), non cambia il succo della sua storia.

Ora, stando a quanto descritto sopra, sembrerebbe che la Marvel Comics abbia preso spunto da quanto mostrato nel film per rileggere – omaggiando il passato – la nascita di Killmonger. Con l’unica differenza che nelle nuove pagine in uscita prossimamente, il personaggio appare più come vittima di un rapimento e non si sa molto del padre né di cosa gli sia accaduto. 

Non ci resta che attendere il rilascio dei fumetti per saperne di più.

Black Panther incassi: superato The Avengers nella prima settimana

Fonte: ScreenRant

The Shape of Water accusato di violazione del copyright

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The Shape of Water, il film di Guillermo del Toro trai più nominati ai prossimi Oscar 2018, sta affrontando una causa per violazione di copyright a causa della sorprendente somiglianza del film con un’opera teatrale, Let Me Hear You Whisper.

Diretto da Guillermo del Toro, il film racconta di una storia d’amore fantastica che si è rivelato uno dei film più acclamati dell’anno, a partire dalla sua presentazione alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia 2017, dove ha vinto il Leone d’Oro.

Nella sua corsa agli Oscar, il film ha già vinto ai PGA e ai DGA, ma questa nuvola potrebbe interrompere la sua corsa verso la statuetta, almeno quella verso la migliore regia, categoria in cui del Toro è il favorito.

Mentre la fama del film è cresciuta con l’ampliamento della distribuzione, le persone hanno cominciato a notare delle somiglianze con l’opera teatrale del premio Pulitzer, Paul Zindel. L’opera in questione parla di un’infermiera che cerca di salvare un delfino (che non parla con nessun altro se non lei) da un centro di ricerca. Si tratta di una storia molto simile a quella che vede fiorire l’amore tra Elisa e la creatura, nel film di del Toro, e ci sono quelli che credono che queste somiglianze non siano affatto casuali.

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Il figlio di Paul Zindel, David, che ha presentato la causa, ha scritto a Screen Rant, elencando i reclami dettagliati contro The Shape of Water. Il documento presenta molti riferimenti al produttore Daniel Kraus, data la sua manifesta ammirazione per il lavoro di Zindel e dato il suo attribuirsi la paternità dell’idea del film, lo stesso anno in cui l’adattamento di Let Me Hear You Whisper è arrivato in tv.

È stato lo stesso Kraus a portare all’attenzione di Guillermo del Toro il concept della storia, presentando al regista messicano la possibilità di realizzare il suo sogno e raccontare una storia sulla Creature della Laguna Nera.

Un attore fondamentale nella causa intentata al film è Stephen Gammell, da cui del Toro ha dichiarato di aver preso ispirazione, visto che avrebbe voluto adattare il suo Scary Stories to Tell in the Dark, e Grammell stesso ha lavorato come illustratore nella versione del 1974 di Let Me Hear You WhisperDel Toro colleziona i disegni di Gammell.

Sembra quindi difficile che il regista non fosse al corrente dell’esistenza dell’opera teatrale, tuttavia la Fox Searchlight ha dichiarato che “del Toro non ha mai visto o letto” l’opera, sottolineando che il regista è sempre molto aperto sul discutere le sue influenze.

Staremo a vedere in che modo questa storia penalizzerà, semmai lo farà, una eventuale vittoria di Guillermo del Toro e di The Shape of Water agli Oscar 2018. Sappiamo che il regista ha lavorato al progetto per moltissimo tempo e che è stato un impegno fisico e mentale notevole per lui e la sua squadra. Si spera che, se il film dovesse essere davvero penalizzato, possa esserlo a fronte di un accertato plagio e non solo di congetture.

the shape of water DGA Awards 2018

The Shape of Water: recensione del film di Guillermo Del Toro

Il cast del film include Sally Hawkins (Blue JasmineHappy-Go-Lucky), il candidato all’Oscar Michael Shannon (Revolutionary Road99 Homes), il candidato all’Oscar Richard Jenkins (The Visitor, Olive Kitteridge), Doug Jones (Crimson PeakHellboy), il candidato al Golden Globe Michael Stuhlbarg (A Serious ManSteve Jobs) e la vincitrice dell’Oscar Octavia Spencer (The HelpGifted).

“È un dramma ambientato nel 1963, non è un film di fantascienza, non è un film di genere ma io interpreto comunque una creatura. Sono una specie di pesce umano, un enigma, nessuno da dove vengo, sono l’ultimo della mia specie quindi è come se fossi un’anomalia naturale. Sono stato studiato e testato in una struttura governativa degli USA nel 1963, quindi durante la Guerra Fredda con la Russia, la corsa allo spazio, quindi c’è tutto un background da raccontare. Sono stato testato per cercare di misurare che tipo di potenzialità potevo avere contro il nemico, per usarmi come vantaggio militare o per i viaggi nello spazio, o per la tecnologia. Possiamo usarlo a favore degli umani? Quindi provano a tenermi segreto dai Russi.”

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Scarface: Antoine Fuqua di nuovo in lizza per la regia del remake

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Circa un anno fa, in seguito all’annuncio che Scarface avrebbe avuto un remake, Antoine Fuqua era stato scelto per dirigere il film salvo poi abbandonare il progetto a causa dei troppi impegni sovrapposti nel periodo di riprese.

Ora sembra che il regista di Southpaw e Training Day sia tornato in lizza mentre si attende la conferma definitiva da parte della Universal.  Inoltre la casa di produzione ha fatto sapere che la release ufficiale del remake, inizialmente fissata al 2018, verrà ridiscussa e comunicata in seguito.

Scarface: anche David Ayer abbandona il reboot

Ulteriori problematiche riguardano il casting dell’attore che interpreterà il protagonista: Diego Luna, che fino a qualche mese fa era dato per certo, potrebbe rivedere le sue priorità in base a questi spostamenti di data.

Vi ricordiamo che Scarface di Brian De Palma fu a sua volta il remake dell’omonimo lungometraggio del 1932 diretto da Howard Hawks. A differenza dell’originale ambientato a Chicago durante gli anni del proibizionismo, in questo film l’azione si svolge nella Miami degli anni ottanta, allora centro di un considerevole traffico di droga.

Fonte: Deadline

Ralph Spaccatutto 2: ecco il teaser e il motion poster

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La Disney ha diffuso il primo teaser ufficiale e il motion poster di Ralph Spaccatutto 2 (in originale Ralph Breaks the internet: Wrech It Ralph 2), sequel del film d’animazione uscito nel 2012.

Potete dargli uno sguardo qui sotto.

ralph spaccatutto 2

Ralph Spaccatutto 2: rivelato un nuovo concept del film

John C. Reilly, Sarah Silverman e Jane Lynch torneranno a prestare la propria voce ai rispettivi personaggi: Ralph, Vanellope e il tenace Sergente. Alla regia torneranno Rich Moore (Ralph Spaccatutto e Zootropolis) e Phil Johnston (Ralph Spaccatutto e Zootropolis).

Ralph Spaccatutto ha incassato 189 milioni di dollari negli States e 281 in tutto il mondo. John C. Reilly ha prestato la voce al protagonista, un villain da videogioco che sogna una reputazione migliore e si imbarca per una avventura eroica allo scopo di rifarsi un nome. Sarah Silverman, Jack McBrayer e Jane Lynch hanno fatto parte del cast di doppiatori del film.

Vi ricordiamo che Ralph Spaccatutto 2 arriverà nelle sale il 21 novembre 2018.

Ralph Spaccatutto 2: ci saranno le principesse Disney

Oscar 2018: i numeri di 90 anni di Notte delle Stelle

Grazie alla piattaforma di moda e lifestyle Stylight vi proponiamo i numeri degli Oscar 2018, la noventesima edizione dei premi più prestigiosi del mondo del cinema, che saranno assegnati quest’anno, al Dolby Theatre, durante la notte del 4 marzo.

Chi sono gli attori con più nomination? E quante sono le donne nominate nelle categorie singole? E chi è il meno o la meno pagata per un film da Oscar? Ecco l’infografica:

La cerimonia degli Oscar 2018 sarà presieduta per il secondo anno consecutivo da Jimmy Kimmel.

Oscar 2018 nomination: ecco tutti i candidati ai 90° Academy Awards

L’isola dei cani: Wes Anderson presenta il film a Roma

L’isola dei cani di Wes Anderson, dopo essere stato proiettato in anteprima mondiale come film di apertura alla 68° edizione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino, è stato presentato a Roma mercoledì 21 febbraio nell’ambito di un evento molto speciale. Per volere del regista la prima proiezione italiana è stata riservata agli studenti di animazione e cinema e in particolare a chi sta studiando per far diventare la stop-motion la propria professione.

In una sala gremita di futuri addetti ai lavori erano presenti gli studenti di IED Roma, CSC e una selezione dei ragazzi delle iniziative didattiche del Festival di Giffoni.  E’ curioso sottolineare che gli studenti specifici di animazione stop-motion erano solamente in sei ed erano la classe al completo dell’unico corso ufficiale esistente in Italia, ovvero quello dello IED Roma.

Prima dell’inizio del film Wes Anderson si è intrattenuto a lungo con i ragazzi, raccontando di come è nata l’idea del film e di come si è sviluppato, con particolare riguardo alle informazioni di natura tecnica legate alla tecnica di animazione utilizzata. Insieme a lui c’erano Roman Coppola e Jason Schwartzman, collaboratori alla scrittura della sceneggiatura e compagni di scorribande cinematografiche fin dagli esordi.

L’Isola dei Cani, recensione del film di Wes Anderson

Poi, a sorpresa, è arrivato Bill Murray, che con allegria istrionica ha movimentato la chiacchierata, raccontando aneddoti, facendo battute su colleghi e collaboratori e giocando con la sventurata traduttrice, letteralmente strapazzata e spettinata dalle mani dell’attore. Bill Murray ha inoltre dichiarato il suo grande amore per la città di Roma e di come fosse felice di esserci tornato.

A ognuno dei presenti è stato fatto un graditissimo omaggio, una action figure del film e il poster.

Cerulia, il cortometraggio di Sofia Carrillo

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Nella scena contemporanea dell’animazione stop-motion non esistono solamente dei colossi come Laika o Aardman, ma anche piccole realtà che nulla hanno da invidiare ai risultati ottenuti con produzioni multimilionarie destinate alla più ampia distribuzione cinematografica. Questa forma particolare di animazione si è rivelata particolarmente consona alla sperimentazione espressiva e all’introspezione, velandosi il più delle volte di un alone macabro e perturbante. Autori come Wes Anderson o Charlie Kauffman, hanno dimostrato che la stop-motion è uno dei mezzi più originali per caratterizzare fortemente  le proprie opere, giocando con stilemi ed elementi particolari della propria poetica.

In questo panorama, in pieno fermento creativo,  le novità più interessanti provengono dall’ambiente latino americano e in particolare dal Messico, dove si sta verificando da qualche anno un vero e proprio Rinascimento a passo uno.

Tra i tanti autori spicca Sofia Carrillo, autrice del meraviglioso Cerulia, un cortometraggio di pochi minuti che richiama per strambi giochi di associazione visiva l’inquietudine e le atmosfere di The Orphanage e le affabulazioni visive di Guillermo Del Toro, nonché gli echi irrinunciabili dei grandi maestri Jan Svankmajer e i Quay Brothers.

Sofia Carrillo, che già aveva dato prova della sua sensibilità con Prita Noire (2011), con Cerulia gioca delicatamente all’interno di una fiaba inquietante che ruota attorno ai ricordi repressi di una giovane donna che torna dopo tanto tempo nella sua casa d’infanzia messa in vendita. Il ricordo dei suoi nonni e di tanti elementi legati a quando era bambina la costringeranno a compiere un piccolo ma profondo viaggio all’interno di se stessa.

Il cortometraggio è un sogno delicato che a tratti assume le sfumature dell’allucinazione, fino all’incubo. Descrive in maniera poetica e intima  le paure dell’infanzia e gli attaccamenti familiari. Sofia Carrillo si identifica enormemente con il personaggio di Cerulia, nome che un giorno le è balenato nella testa e non ha più voluto andarsene. Sostiene che questo piccolo film è un viaggio verso la sua infanzia calato in atmosfere, spazi e paure molto specifici, profondi, personali.  Tocca anche il tema del doppio, dei gemelli, del singolo che a volte è convinto di avere un suo corrispettivo speculare, tema ricorrente nel suo lavoro.

La regista afferma che Cerulia diviene paradossalmente vittima di se stessa, che si trova costretta ad affrontare la questione delle dipendenze dal passato e l’idea  che le decisioni prese durante la vita degli antenati possano poi influire spesso sulla sorte dei discendenti.

Cerulia è basato su una storia sui nonni che Sofia Carrillo aveva scritto quando aveva 17 anni. Ricorda che iniziò a elaborarla alla morte del nonno e che venne fuori quasi spontaneamente, di getto, in un meccanismo liberatorio di elaborazione di una perdita così grande.

I bellissimi burattini sono stati realizzati da León e Mar Fernández con il laboratorio Humanimalia Puppetry Studio. La voce di tutti i personaggi della storia appartiene all’attrice Diana Bracho.

La produzione di Cerulia è durata due anni ed è stata supportata finanziariamente da IMCINE (Istituto Messicano di Cinematografia). La società di produzione è Nahuyaca Films. Il cortometraggio è stato presentato nei maggiori festival di tutto il mondo e raccolto consensi e critiche considerevoli, nonché un numero altissimo di premi.

Sofia Carrillo
Sofia Carrillo

Trailer su VIMEO

Captain America: i segreti dei fumetti che non vedremo al cinema

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Stando al racconto che ne hanno restituito i Marvel Studios, Captain America è un eroe senza ombre, un prode portatore di un eroismo puro che, come visto in Civil War, è tanto leale da non riuscire nemmeno a scendere a compromessi con la politica e con quell’ordine militare che pure rappresentava alla sua origine.

Il Cap di Steve Rogers e interpretato da Chris Evans del grande schermo è un eroe nel senso più puro della parola, eppure nei fumetti non è sempre così.

Pur essendo il simbolo del sogno americano, Captain America ha le sue macchie, le sue colpe, le sue contraddizioni che, nonostante gli anni e i cambiamenti subiti da quello stesso sogno americano, lo rendono sempre un personaggio intrigante e vivo.

Ecco di seguito alcuni comportamenti e segreti del personaggio, nei fumetti, che la Marvel difficilmente porterà al cinema.

Hail Hydra

Captain America è sempre pronto a risolvere la situazione, salvare i suoi amici e salvare l’America. Cioè, non sempre. Nel recente arco narrativo di Captain America “Secret Empire”, viene rivelato che Captain America non è quello che pensavamo fosse. In un flashback, i fan sconvolti del Primo Vendicatore hanno appreso che è stato reclutato dalla Hydra in giovane età, ed è stato un agente dormiente dell’organizzazione per tutto il tempo in cui il mondo lo considerava uno dei più grandi eroi della Terra.

I fan e i personaggi dei fumetti sono rimasti ugualmente indignati, ma per la fortuna di  tutti, le storie a fumetti cambiano sempre. Si è scoperto poi, infatti, che Hydra Cap non era affatto il nostro Cap (ovviamente). Tuttavia, la macchia formata da Hydra Cap sul buon nome del personaggio è una cosa che molti fan vorrebbero dimenticare, e immaginiamo che il MCU eviterà di raccontare al cinema questa vicenda.

Voleva davvero uccidere Jack Flag

Tutti conoscono l’amicizia tra Captain America e Bucky Barnes, ma Bucky non era l’unico compagno di Cap. Nel corso della sua carriera nel fumetto, Cap ah avuto molti partner, e tra questi c’era il duo Jack Flag e Free Spirit. In particolare Jack Flag era uno dei migliori amici di Cap, ma sfortunatamente per lui, i fumetti si sono fatti cupi e le cose brutte sono cominciate a capitare ai buoni eroi.

Captain America ha recentemente deciso che sarebbe stato nel suo migliore interesse gettare il suo amico e il suo aiutante da un aereo in volo. L ‘”Hail Hydra” che ha pronunciato dopo aver tentato di uccidere Jack è stato un indizio rivelatore del futuro Hydra Cap che i fumetti stavano per conoscere.

È andato all’inferno

Quando Captain America fu introdotto per la prima volta, la sua costante battaglia era con il suo eterno arcinemico, Teschio Rosso. Dopo aver combattuto con il villain più e più volte, in tutto il mondo, negli scenari più vari, gli sceneggiatori sono stati spinti oltre i limiti allo scopo di mantenere il fumetto di Cap fresco e interessante. Tra le tante opzioni che aveva, la Marvel ha deciso di mandare Cap all’inferno.

Non se lo meritava, era un bravo ragazzo e un grande eroe, ma andò comunque, con Red Skull alle spalle. È stato costretto a decidere se uccidere Red Skull o rimanere all’inferno per sempre. Anche se a Captain America piace pensare di lasciare l’omicidio come ultima spiaggia, non ha perso tempo per assicurarsi che potesse tornare alla sua vita eroica sulla Terra.

È un rubacuori

Quella tra Captain America, o Steve Rogers, e Peggy Carter è la storia d’amore Marvel di una vita. Anche se il tempo, le circostanze e alcuni eventi dei fumetti davvero strani li hanno tenuti separati, sono ancora l’OTP dell’Universo Marvel. Sfortunatamente, Steve non è il fidanzato devoto che di solito si crede. Nel MCU, incontriamo il suo nuovo interesse amoroso, imparentata con il suo amore di una vita. Parliamo della nipote di Peggy, Sharon.

Prima di allora, però, Steve incontrò la sorella di Peggy nei fumetti e riuscì a uscire con entrambe le donne contemporaneamente. Non voleva ferire i loro sentimenti, ma questa è una scusa, si sa. Fortunatamente i futuri fumetti e l’MCU sono riusciti a rendere le cose un po’ meno inquietanti.

Ha ucciso Vedova Nera

I fan dei fumetti Marvel e del MCU sanno che Captain America e Vedova Nera sono buoni amici. Non sono solo colleghi di lavoro dei Vendicatori, ma vanno davvero d’accordo. A volte, sono anche un po’ più che amici. Sfortunatamente per Natasha, giocare in coppia con Cap è un gioco pericoloso. Nei fumetti di Captain America, fu predetto che Miles Morales avrebbe dovuto uccidere Captain America. La Vedova Nera era preoccupata di salvare Miles, perché non voleva che l’adolescente avesse un omicidio sulle spalle. Cercò di salvarlo, ma era troppo tardi per evitare un colpo mortale dallo scudo di Cap.

Cap schiaccia i comunisti

Captain America nacque dalla propaganda di guerra e quando la guerra finì, la Marvel dovette rielaborare il significato di questo eroe. Così sono saliti sul cavallo in corsa, per così dire, indirizzando le lotte per la libertà di Cap sui coministi, la successiva minaccia, dopo aver sbaragliato i nazisti. Lo scopo di queste avventure di Cap, però era vago e reazionario.
Queste storie si sono rivelate poi estremamente ancorate al loro periodo storico, raccontando avventure volte a sconfiggere persone, cattivi, che era considerati tali per via della loro razza, cultura e credenze politiche.

Ha cominciato lui la Guerra Civile

La trama di Civil War nel MCU sembra molto meno oscura e seria di quanto non fosse nei fumetti. Alcune parti della timeline di Civil War infatti potrebbero essere troppo scure per i fan di Captain America che vogliono vederlo sul grande schermo. In “Civil War”, Captain America va contro i Vendicatori, difendendo ciò che considera diritti necessari invece di aiutare i suoi compagni a far rispettare le nuove leggi.

Non è completamente colpa di Cap che tutto sia andato così fuori controllo, ma le sue convinzioni e azioni sono la vera radice della contesa dietro Civil War. Alla fine, Captain America rimpiange la spaccatura che ha causato tra i Vendicatori e si trasforma, ma anche la sua resa non può salvarlo da un destino oscuro alla fine della storia a fumetti.

Cap odia Richard Nixon

Captain America è nato dalla propaganda, come abbiamo detto, e occasionalmente questo lo conduce per strane prese di posizione politiche, come quando ha assistito (e non ha fatto nulla per impedire) alla morte di Richard Nixon. Captain America ha già incontrato dei presidenti, quindi non è che il personaggio odi il ruolo di POTUS, si tratta proprio di Nixon. Ha stretto la mano a Clinton, per esempio, ma ha lasciato morire Nixon.

Captain America stava combattendo contro un’organizzazione chiamata l’Impero Segreto (una sorta di prefigurazione pericolosa) che era stata lanciata in una guerra nucleare. In questa storia, Cap assiste inerme alla morte del presidente, lasciando che le sue credenze politche oscurassero i principi di giustizia. Sembra improbabile che la Disney voglia raccontare sullo schermo questo Cap iper-politicizzato.

Si è schierato con Hitler

I fan si sono sentiti oltraggiati da Hydra Cap, perché hanno scoperto che il loro idolo aveva lavorato per l’organizzazione che aveva combattuto fin dall’inizio, l’organizzazione che è una rappresentazione diretta del partito nazista. Sfortunatamente, questo non è nemmeno il segreto più oscuro che Cap sta nascondendo riguardo al Terzo Reich. Per un uomo che ha letteralmente preso a pugni Hitler in faccia, nessuno si aspetterebbe che Captain America combatta per gli ideali del dittatore baffuto.

Sembra incredibile ma da qualche parte esistono delle immagini di Cap che brandisce uno scudo che porta stampato sopra l’infame marchio della svastica, cosa che la Disney fa bene a nascondere soprattutto dato il passato storico di propaganda che la stessa casa di topolino ha avuto.

Si arrende facilmente

Captain America sarà anche stato il “Primo Vendicatore”, ma non è stato sempre un Vendicatore. Ha lasciato il suo ruolo, due volte in realtà, per andare in solitaria. A differenza di Justin Timberlake, Steve da solo non è stato un successo. Per prima cosa, ha smesso di essere Captain America dopo aver visto morire Richard Nixon, perché era così deluso e stanco dalla politica.

Si licenziò una seconda volta, più tardi, e fu sostituito da qualcuno che finì per essere l’esatto opposto di ciò che Cap avrebbe dovuto rappresentare.

John Walker era abile e addestrato da Taskmaster nello stile di eroe e portava persino uno scudo. Ciò che gli mancava, tuttavia, era lo spirito americano che Cap incarnava, e finì per essere violento e uccidere qualcuno a mani nude. Fortunatamente, Captain America è sempre tornato, ma chissà quando rinuncerà di nuovo.

Ha vissuto nello stile di Nomad

Captain America è stato Il primo vendicatore, e molti fan pensano che sia sempre stato un vendicatore, ma Captain America ha anche percorso sentieri solitari. Quando fu stanco della corruzione della politica americana, e ferito dopo aver visto Richard Nixon suicidarsi, decise di lasciare morire Captain America. Non era la fine della sua storia, però, e un nuovo eroe si levò dalle sue ceneri.

Cap ha abbandonato il suo scudo per un mantello, e divenne Nomad, un vigilante dal mantello giallo e nero che non ha assolutamente nulla a che fare con un eroe della DC. Steve torna al suo ruolo di Cap dopo solo pochi numeri, ma Disney probabilmente non è interessato a un disincantato, perduto Captain America, a meno che Avengers: Infinity War non ci contraddica.

Non è il Primo Vendicatore

Captain America è stato per lungo tempo famoso come Il primo vendicatore e viene così utilizzato in tutto il MCU e, soprattutto, nei materiali di marketing di Disney e Marvel. L’idea di Cap di essere l’ideatore originale dei Vendicatori è parte integrante della sua storia e si aggiunge alla sua personalità eroica. Sfortunatamente, è tutta una bugia, mascherata da anni di fumetti che cancellano la verità.

Captain America non è affatto il primo vendicatore, non è nemmeno uno dei Vendicatori originali.

La formazione originale consisteva in Iron Man, Ant-Man, Wasp, Thor e Hulk. Captain America è stato dichiarato retroattivamente membro fondatore, e ha spinto Hulk fuori dalla sua strada per farlo. Cap potrebbe essere uno dei leader più ispiratori dei Vendicatori, ma non era lì all’inizio, a prescindere da ciò che la Marvel vuole che crediamo.

Si è fatto di meth

Captain America, nel MCU, viene mostrato mentre dà allegri annunci di pubblica utilità alle scuole negli Stati Uniti, che sembra il lavoro perfetto per lui. È sempre educato e cavalleresco, anche quando si tratta di far del male ai cattivi. Ha anche ammonito gli altri Vendicatori per il loro linguaggio! Per la maggior parte dei fan di Captain America, è difficile immaginare che faccia qualcosa di sbagliato. Ognuno ha segreti oscuri, però, e Cap non fa eccezione.

Nei fumetti, una volta ha fatto uso di metanfetamine, e ha avuto un comportamento alquanto selvaggio. In un attacco, Cap ha deciso di far esplodere un laboratorio di metanfetamine. Sfortunatamente, era alla ricerca di una formula super di meth, che si è fusa con il sangue del Super Soldier di Cap. Il risultato è stato disastroso.

È stato ucciso

Si tratta di una storia alquanto diffusa, ma è improbabile che Disney e Marvel vogliano davvero includere nel MCU la vera fine di Civil War. Tony Stark e Steve Rogers rimangono amici, nonostante le loro differenze politiche. Steve finisce per consegnarsi e arrendersi per i suoi crimini, nonostante il suo disaccordo con l’atteggiamento militante dei suoi amici verso le nuove leggi, ma la storia non finisce qui.

Captain America viene brutalmente assassinato, una delle morti più emozionanti nella storia della Marvel Comics.

Il suo assassinio era stato compiuto per ordine del suo acerrimo nemico, il Teschio rosso, che dopo aver sottoposto Sharon Carter incinta al lavaggio del cervello, la rende responsabile del colpo mortale.

Captain Razzista

Captain America è sempre educato, ma non è sempre “politicamente corretto”, per dirla tutta. Egli incarna tutto ciò che è l’America, anche in alcuni dei fumetti più antichi, che includono le parti peggiori del razzismo e della xenofobia americani. Oltre alla terribile esperienza schierato con Hitler, Steve Rogers ebbe alcuni momenti ancora più discutibili durante la sua carriera fumettistica.

Captain America era popolare in un momento molto diverso, dove gli insulti razzisti erano trascurati e le tirate razziste erano uno scherzo. Adesso le cose sono per fortuna molto diverse.

Box Office ITA: A casa tutti bene sempre primo

A Casa Tutti Bene regge saldamente in testa al box office italiano, seguito da Black Panther e La Forma dell’Acqua.

Prima posizione invariata al botteghino italiano, con A casa tutti bene che regge saldamente in testa con 1,9 milioni di euro incassati alla sua seconda settimana di programmazione. La pellicola di Muccino arriva così a quota 6,6 milioni.

Black Panther sale al secondo posto con 1,4 milioni di incasso e sfiora il tetto dei 5 milioni.

Il terzo gradino del podio è occupato dal pluricandidato La Forma dell’Acqua, che regge benissimo incassando 1,2 milioni dopo due settimane e giunge a 3,5 milioni totali.

Il filo nascosto apre al quarto posto con 1.080.000 euro di incasso in 257 sale e registra la media più alta della classifica, pari a 4200 euro per sala.

Segue l’altra new entry Belle e Sebastien 3 – Amici per sempre, che esordisce con 1.023.000 euro.

Calo per Cinquanta Sfumature di Rosso che arriva a quota 13,7 milioni con altri 973.000 euro.

La vedova Winchester debutta in settima posizione con 682.000 euro ed è seguito dall’altra novità Sconnessi, che non va oltre 641.000 euro incassati in quasi 300 copie a disposizione.

The Post precipita al nono posto con altri 392.000 euro e sfiora il tetto dei 6 milioni.

Chiude la top10 Ore 15:17 – Attacco al treno che giunge a 2,6 milioni complessivi con altri 269.000 euro.

Weinstein Company rifiuta la vendita e presenta la richiesta di fallimento

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Più di un mese fa il Wall Street Journal aveva riportato la notizia secondo cui la Weinstein Company, società di produzione e distribuzione cinematografica guidata dai fratelli Bob e Harvey Weinstein, aveva avviato le pratiche di vendita a causa di gravi problemi finanziari (aggravati dalle pesanti accuse di violenze sessuali commesse da Harvey nell’ambiente hollywoodiano).

Da allora l’azienda è rimasta in cerca di compratori che fossero disposti a pagare 500 milioni di dollari, una cifra inferiore al gap da colmare. Allora si erano nominati diversi papabili acquirenti che si sarebbero fatti carico delle varie sezioni attive della compagnia (tv, cinema, biblioteca cinematografica), come Lionsgate, Sony, Viacom, MGM e Disney. Ma a che punto è oggi la trattativa?

Weinstein Company: l’azienda è molto vicina alla vendita

Secondo l’ultima indagine dell’Hollywood Reporter, la compagnia avrebbe respinto un’offerta da Maria Contreras-Sweet e Ron Burkle, rappresentanti di un gruppo di investitori che cercavano di salvare la società dall’insolvenza; il risultato di questa decisione porterebbe ad un’unica via alternativa, ovvero la richiesta di fallimento (o bancarotta).

Come affermato con chiarezza nella lettera firmata dai vertici dell’azienda, gli investitori con cui il consiglio di amministrazione della compagnia stava negoziando avrebbero voluto raggiungere un accordo in malafede. Piuttosto che continuare a cercare una risoluzione con Contreras-Sweet, Burkle e altri investitori, la Weinstein Company proseguirà con la dichiarazione di bancarotta per tentare la società e le sue attività.

Weinstein Company sposta l’uscita di Quasi Amici e Maria Maddalena

Fonte: THR

Logan: ecco la sua più grande paura secondo il regista James Mangold

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James Mangold ha portato sul grande schermo, con Logan – The Wolverine, una versione alternativa, umana e sofferente, del mutante con lo scheletro di adamantio. Parlando della sua versione del personaggio, il regista ha svelato quella che, secondo la sua lettura, è la grande paura di Logan.

Parlando con The Credits, Mangold ha spiegato la cosa che necessariamente doveva far parte del film e che rappresenta, sempre secondo la sua lettura, la più grande paura del personaggio di Hugh Jackman: l’intimità.

“Dato che si trattava dell’ultimo Wolverine di Hugh Jackman, la domanda a cui volevo rispondere era: Qual è la cosa che più spaventa Logan? Non ha paura della fine del mondo, potrebbe accoglierla con piacere; non ha paura della morte, potrebbe accoglierla con piacere; non è consumato dalla vendetta verso un cattivo specifico, preferisce essere isolato. Logan ha la fobia dell’intimità con gli altri.”

Logan: Hugh Jackman e la reazione alla nomination agli Oscar

“Volevamo Wolverine nello stato più vulnerabile che sia mai esistito per lui, così abbiamo creato il suo personaggio in base alla figura paterna che ha bisogno di lui e a sua figlia che ha bisogno di lui. Questo lo mette incredibilmente a disagio.”

Logan – The Wolverine è stata l’ultima avventura di Hugh Jackman nei panni del personaggio Marvel. Il film è stato diretto da James Mangold e ha conquistato una nomination agli oscar 2018 per la migliore sceneggiatura non originale, primo cinecomic a ricevere questo riconoscimento.

Con Jackman, nel film, c’erano anche Patrick Stewar, che è tornato a interpretare Charles Xavier, e l’esordiente Dafne Keen, Laura/X-23. Wolverine è stato l’unico supereroe che, nel corso di 17 anni, è stato interpretato sempre dallo stesso attore: Hugh Jackman.