Il regista culto del Quinto
elemento e di Lucy, Luc
Besson, è arrivato a Roma per presentare il suo ultimo
film, Valerian e la città dei mille Pianeti,
pellicola in 3D che non ha riscosso molto successo all’estero ma
che sembra essere stato accolto bene dalla stampa italiana.
Luc Besson è molto
legato al fumetto da cui ha tratto il film, dal momento che lo
leggeva sin da piccolo, quando aveva dieci anni. E la passione per
il fumetto non lo ha abbandonato nemmeno adesso: “Leggo ancora
fumetti oggi e sento sempre dei colleghi o anche degli amici che mi
dicono che sono infantile, ma io non mi sento affatto tale. Mi
sento adulto, e gestire duemila persone per quattro anni per
dirigere un film, oppure avere 5 figli che mi aspettano a casa
credo che dimostri che non ho nulla di infantile. Non ho
assolutamente dimenticato il piccolo Luc che sono stato, ho ottimi
rapporti con lui, è un bravo bambino che mi aiuta molto. Questo mi
fa pensare a un filosofo che ha detto che il bambino è il padre
dell’uomo, e quindi il piccolo Luc può essere anche mio
padre.”
Il film presenta un massiccio
utilizzo di computer grafica, con la ricostruzione di infiniti
mondi e creature aliene, una diversa dall’altra, tutte al servizio
di una storia visionaria. Il processo di genesi della scenografia e
del concept è stato collettivo e particolare, come spiega
Luc Besson in persona:
“Quando si inizia a girare un
film di fantascienza bisogna evitare il genere da spettatore,
perché così facendo si evita di emulare troppo quello che si è
visto in precedenza. Per il film ho scelto sei artistiche che ho
fatto lavorare per un anno: non avevano nessuna indicazione di
sceneggiatura. La prima cosa che ci serviva era capire com’era il
XXVIII secolo e dovevamo creare oltre ottomila specie aliene.
Questo ci ha spinto a creare. I sei artisti li avevo scelti tramite
un concorso, non si conoscevano e non potevano parlare tra
loro.
Erano in contatto con me, una
volta a settimana, via Skype, perché vengono da ogni parte del
mondo. Dopo un anno hanno prodotto 5-6 mila disegni, alcuni di
questi completamente folli. Poi sono intervenuto io e ho scelto per
il secondo anno altri sei disegnatori. Abbiamo seguito un processo
inverso, abbiamo dato loro lo script e si dovevano allenare a
disegnare, ma a quel punto il film era un progetto molto più
strutturato.”
Valerian e la città dei
mille pianeti: il trailer italiano
ufficiale del film di Luc Besson
Come nella maggior parte dei film,
anche Valerian vede (co) protagonista una forte figura femminile,
interpretata da Cara Delevingne. “Ho un
grande rispetto per le donne – ha spiegato il regista – Se
l’uomo deve difendersi fa ricorso alla forza, la donna invece al
cervello e al cuore. Credo che siano un buon esempio, basta pensare
che le donne non hanno mai dichiarato guerra nella storia. Sarei
favorevole a un passaggio di consegna del potere nelle mani delle
donne. Solo che gli uomini giocano meglio a calcio!”
Come ogni film di genere, anche
Valerian si serve del racconto particolare per sollevare temi
importanti, in questo caso addirittura fondamentali per la storia
dell’uomo: “Il vero argomento del film è la storia delle
etnie che sono state sterminate in nome dell’economia, o del
progresso, pensiamo ai nativi americani, alle popolazioni
dell’America del sud, agli ebrei naturalmente. Ho notato che con i
miei figli, quando parlo di ciò che è accaduto durante la Seconda
Guerra Mondiale, non ottengo la loro attenzione perché hanno
l’impressione di essere a scuola e si annoiano. Una volta però mio
figlio, a proposito di Valerian, mi ha detto ‘è orribile, hanno
sterminato sei milioni di persone dello stesso popolo’. E io ho
colto l’occasione per raccontare di ciò che è accaduto nella
Storia. Sono riuscito a intervenire così e ho provato a educarlo.
Diciamo che mi tocca fare dei film da 180 milioni per educare i
miei figli.”
E poi continua in merito al
messaggio portante del film: “Il messaggio più importante
del film è che questo popolo che ha perso tutto è incline al
perdono, non alla vendetta. Pensiamo ai Marvel, l’unico scopo di quei
personaggi sembra distruggere. Questa popolazione aliena invece,
che ha perso tutto, non conosce la vendetta e ha capito che si è
trattato di un incidente e l’unico suo desiderio è ritrovare la
propria terra. Penso che sia un messaggio molto importante
soprattutto per i bambini e per i giovani. La vendetta non è
necessariamente la risposta automatica.”
La tecnologia, fondamentale nel
film, permette di visualizzare qualsiasi cosa nel film. C’è
qualcosa che non è riuscito a realizzare?
“La tecnologia se utilizzata
bene libera. Oggi il limite è imposto dall’immaginazione e per
fortuna a me non manca. Ed è quello che rimprovero ai film di
fantascienza degli ultimi anni in America. C’è sempre un cattivo
che è un alieno, c’è sempre un supereroe. Vanno tutti dallo stesso
fornitore di calzamaglia. Economicamente funzionano benissimo ma io
dopo 25 minuti ne ho abbastanza.”
Leggi la recensione di
Valerian e la città dei mille Pianeti
Luc Besson si è
avvicinato al fumetto in questione perché il padre gli regalò un
fumetto di Valerian. Il film è infatti dedicato al
genitore: “Purtroppo è scomparso durante la lavorazione e
non sono riuscito a farglielo vedere. Ed è una grande frustrazione.
Ma credo che lassù ci saranno delle ottime sale e che possa vedere
il film anche senza gli occhiali per il 3D, magari insieme a David
Bowie.”
Il 3D è stato inventato, per come lo
conosciamo adesso, da James Cameron, che si è rivelato molto
generoso nei confronti del regista francese: “Non sono
l’unico a dovere molto a James Cameron. Tutto il cinema gli deve
molto, perché è stato un precursore della tecnologia che io uso in
Valerian. L’ha inventata lui in Avatar. E come ogni grande artista
è stato generoso, mi ha invitato sul set di Avatar, ho visto varie
volte il film, mi ha dato dei consigli. È uno di quei fratelli
maggiori molto generosi, e non sono stato il solo privilegiato, è
stato generoso con molti altri. Abbiamo organizzato tante
proiezioni in giro per il mondo, ma quella che temevo di più era
quella a cui ha partecipato lui.”
Protagonisti del film sono
Cara Delevingne e Dane DeHaan,
giovanissimi interpreti con una lunga carriera davanti a
loro: “Avevo voglia di chiamare dei giovani per innovare
le schiere degli attori sul grande schermo. Se guardiamo alla
Formula 1 ci sono piloti di 17 anni, quindi ho pensato che nel
XXVIII secolo ci saranno dei piloti di caccia molto giovani, i
tempi di accorciano e tutto procede con una maggiore rapidità. Mi è
sembrato logico scegliere degli attori molto giovani.”
In un piccolo ruolo, il film porta
sul grande schermo anche la pop-star Rihanna, in un ruolo molto
simpatico ma allo stesso tempo tragico: “Il personaggio di
Bubble esisteva nei fumetti già dal 1975, era un personaggio
importantissimo perché non si maschera semplicemente, ma si
trasforma. Mi piaceva che lei soffrisse di questa capacità, perché
trasformandosi si trovava priva di una sua identità personale. Non
è nessuno e può essere tutti, è come la sindrome dell’attore che
recita Riccardo III e poi a casa va a buttare la spazzatura. Bubble
rappresenta il ruolo dell’attore. Poi mi sono chiesto a chi
domandare per questo ruolo e ho subito pensato a lei. E il
direttore di casting mi ha chiesto una seconda scelta, ma io non ce
l’avevo, volevo lei ed è bastato chiederglielo perché
accettasse.”
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