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La famiglia Leroy, dal 25 settembre al cinema il film con Charlotte Gainsbourg

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Wanted è lieta di svelare le prime clip di La famiglia Leroy, diretto da Florent Bernard con Charlotte Gainsbourg, José Garcia, Lily Aubry e Hadrien Heaulmé, in arrivo nei cinema italiani dal 25 settembre.

Un ritratto di famiglia, realistico, divertente, intimo e in parte autobiografico in cui Bernard – al suo esordio nel lungometraggio – rappresenta la disgregazione e la ricerca disperata di riunione di una famiglia composta da madre, padre e due figli adolescenti. Sandrine, magistralmente interpretata da Charlotte Gainsbourg, dopo vent’anni di matrimonio comunica a figli e marito di volersi separare, una decisione non improvvisa ma frutto di anni di stanchezza e disinnamoramento. Christophe, inguaribile nostalgico, cerca di ricucire il rapporto d’amore con un viaggio nei luoghi simbolici della storia della loro famiglia, che si rivelerà però rocambolesco, difficile, profondo e lontano dal raggiungere gli obbiettivi immaginati.

“Avevo visto diverse opere che trattavano la separazione dei genitori e il più delle volte mi mancava il punto di vista dei figli (…)” dichiara il regista. “Io ho voluto affrontare questo tema con sincerità, collocandomi a metà strada tra le due cose, e ho realizzato una commedia agrodolce, con un pizzico di nostalgia ma con battute e situazioni comiche”.

La famiglia, i sentimenti, e le difficoltà di comunicare sono i principali temi de La famiglia Leroy che sarà nelle sale italiane dal 25 settembre con Wanted.

Un film corale e al contempo illuminato dal ruolo di Charlotte Gainsbourg, sempre in bilico tra dolcezza e malinconia. La star francese di L’accusa (Les choses humaines) e tanti altri successi è particolarmente amata da Wanted Cinema, che ha distribuito altri film da lei interpretati, come Passeggeri della notte, Gli amori di Suzanna Andler e Jane by Charlotte la sua prima regia.

La trama di La famiglia Leroy

Sandrine Leroy comunica al marito Christophe di voler divorziare. I loro figli saranno presto abbastanza grandi da lasciare la casa. In un ultimo tentativo tanto audace quanto inverosimile, Christophe organizza un fine settimana per salvare il suo matrimonio: un viaggio attraverso i luoghi chiave della storia della loro famiglia. Un viaggio spensierato, ma che alla fine non sarà facile…

Wicked – Parte Due: il trailer finale con Cynthia Erivo e Ariana Grande

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E ora, in qualunque modo finiscano le nostre storie, so che tu hai riscritto la mia essendomi amica…

Il fenomeno culturale cinematografico globale dello scorso anno, diventato l’adattamento cinematografico di Broadway di maggior successo di tutti i tempi, giunge ora alla sua epica, elettrizzante ed emozionante conclusione in Wicked – Parte Due.

Diretto ancora una volta dal pluripremiato regista Jon M. Chu e con il ritorno dello spettacolare cast guidato dalle superstar candidate all’Oscar® Cynthia Erivo e Ariana Grande, il capitolo finale della storia mai raccontata delle streghe di Oz inizia con Elphaba e Glinda che si allontanano vivendo le conseguenze delle loro scelte.

Wicked - Parte 2Elphaba (Cynthia Erivo), ormai demonizzata come la Strega Malvagia dell’Ovest, vive in esilio nella foresta di Oz, continuando la sua lotta per la libertà degli animali di Oz e cercando disperatamente di rivelare la verità sul Mago (Jeff Goldblum).

Glinda, nel frattempo, è diventata l’emblema della bontà per tutta Oz, vive nel palazzo della Città di Smeraldo e gode dei vantaggi della fama e della popolarità. Sotto le direttive di Madame Morrible (il premio Oscar® Michelle Yeoh), Glinda viene scelta come brillante punto di riferimento per il popolo di Oz, rassicurando le masse che tutto va bene sotto il governo del Mago.

Mentre la celebrità di Glinda cresce e si prepara a sposare il Principe Fiyero (il vincitore del premio Olivier e candidato agli Emmy e ai SAG Jonathan Bailey) in uno spettacolare matrimonio oziano, è tormentata dalla separazione da Elphaba. Tenta una riconciliazione tra Elphaba e il Mago, ma i suoi sforzi falliranno, allontanando ulteriormente Elphaba e Glinda. Le conseguenze trasformeranno Boq (il candidato al Premio Tony Ethan Slater) e Fiyero per sempre, e metteranno in pericolo la sicurezza della sorella di Elphaba, Nessarose (Marissa Bode), quando una ragazza del Kansas si intrometterà nelle loro vite.

Mentre una folla inferocita si solleva contro la Strega Malvagia, Glinda ed Elphaba dovranno riunirsi un’ultima volta. Con la loro singolare amicizia al centro del loro futuro, dovranno confrontarsi con sincerità ed empatia, se vorranno cambiare se stesse, e tutta Oz, per sempre.

Wicked: For Good The Soundtrack, annunciata la colonna sonora in uscita il 21 novembre

Il cast di Wicked – Parte Due comprende anche i candidati all’Emmy Bowen Yang e Bronwyn James nei panni degli assistenti di Glinda, Pfannee e ShenShen, e la candidata ai BAFTA e ai Grammy Sharon D. Clarke (Caroline, or Change) come voce della tata di Elphaba, Dulcibear.

Il film è prodotto da Marc Platt, già vincitore di Tony ed Emmy, e da David Stone, più volte vincitore di Tony. I produttori esecutivi sono Stephen Schwartz, David Nicksay, Jared LeBoff, Winnie Holzman e Dana Fox. Il primo film, Wicked, uscito nel novembre 2024, ha ottenuto 10 nomination agli Oscar®, tra cui quella per il miglior film, vincendo gli Oscar® per Migliori Costumi e per la Migliore Scenografia. Ad oggi, il film ha incassato 750 milioni di dollari in tutto il mondo.

Wicked – Parte Due è basato sul musical che ha segnato una generazione, con le musiche e i testi del leggendario compositore e paroliere Stephen Schwartz, vincitore di Grammy e Oscar®, e sul libro di Winnie Holzman, tratto dal romanzo bestseller di Gregory Maguire. La sceneggiatura è di Winnie Holzman e Winnie Holzman & Dana Fox. La colonna sonora del film è di John Powell & Stephen Schwartz, con musiche e testi di Stephen Schwartz.

Maschi Veri Stagione 2: al via le riprese!

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Maschi Veri Stagione 2: al via le riprese!

Sono iniziate le riprese di Maschi Veri Stagione 2, la serie comedy che ha conquistato il pubblico raccontando con ironia e leggerezza le fragilità e le contraddizioni della mascolinità contemporanea. Per celebrare l’avvio dei lavori è stata realizzata una speciale clip di annuncio.

Pur sentendosi “decostruiti dalla mascolinità tossica”, Massimo, Riccardo, Luigi e Mattia sono ancora alla ricerca di quell’equilibrio tra i sessi, duramente colpito dai cambiamenti di status e di vita, sia nelle dinamiche sentimentali sia nelle nuove relazioni in corso. In questa nuova stagione ritroveremo le quattro coppie esattamente all’opposto di come le avevamo lasciate. I nostri quattro Maschi restano ancora fuori posto, ma sempre molto amici.

La nuova stagione vede il ritorno di Maurizio Lastrico (Mattia), Matteo Martari (Massimo), Francesco Montanari (Riccardo) e Pietro Sermonti (Luigi), affiancati da un cast corale che comprende Thony (Tiziana), Sarah Felberbaum (Ilenia), Laura Adriani (Daniela), Alice Lupparelli (Emma), Nicole Grimaudo (Federica) e Davide Iacopini (Eugenio).

Accanto a loro, si uniscono al progetto nomi di primo piano del cinema e della tv italiana: Carolina Crescentini, Silvia D’Amico, Alessio Boni, Giancarlo Commare e Ilenia Pastorelli. Il team creativo della seconda stagione vede alla regia Matteo Oleotto e Milena Cocozza, con la produzione di Matteo Rovere per Groenlandia. La sceneggiatura è firmata da Furio
Andreotti, Giulia Calenda e Ugo Ripamonti.

Maschi Veri Stagione 2 – i crediti

  • Cast: Maurizio Lastrico, Matteo Martari, Francesco Montanari, Pietro Sermonti, Thony, Sarah Felberbaum, Laura Adriani, Alice Lupparelli, Nicole Grimaudo, Davide Iacopini, Carolina Crescentini, Silvia D’Amico, Alessio Boni, Giancarlo Commare, Ilenia Pastorelli
  • Regia: Matteo Oleotto, Milena Cocozza
  • Prodotto da: Matteo Rovere per Groenlandia
  • Sceneggiatura: Furio Andreotti, Giulia Calenda, Ugo Ripamonti
  • Direttore della Fotografia: Ferran Paredes Rubio
  • Casting Director: Francesca Borromeo (u.i.c.d.), Danilo Sarappa
  • Scenografo: Fabrizio D’Arpino
  • Costumi: Elena Minesso
  • Trucco: Valentina Iannuccilli
  • Capelli: Daniela Altieri
  • Montaggio: Michele Gallone, Giorgia Currà, Cristina Flamini
  • Musiche originali: Santi Pulvirenti

Slow Horses – Stagione 5: recensione della serie con Gary Oldman

Slow Horses – Stagione 5: recensione della serie con Gary Oldman

Slow Horses – Stagione 5, quinta stagione delle avventure della spia Jackson Lamb (Gary Oldman) e del suo gruppo di squinternati agenti segreti, mostra con chiarezza quanto la serie realizzata per Apple TV+ stia faticando a trovare nuovi sbocchi.

Tratta come sempre dal romanzo di Nick Herron della serie di Slough House – in questo caso si tratta di London Rules – lo show continua però ad adoperarne l’idea iniziale e alcune parti dell’ossatura narrativa per poi però distanziarsene in maniera consistente, alla ricerca di momenti che garantiscono maggior tensione e magari spettacolarità, anche a scapito dell’aspetto che caratterizza la comicità aspra dello scrittore e dei suoi personaggi. E questo a conti fatti è un errore indifendibile, in questa ultima stagione ancor più che nella comunque accettabile precedente.

L’errore indifendibile di Slow Horses – Stagione 5

Le differenze dal testo originale sono sostanziali, a partire dalla minaccia che incombe su Londra, divenuta nella serie sicuramente più realistica ma al tempo stesso anche meno accattivante. Poi nel primo episodio di questa nuova stagione succede qualcosa che molto raramente si vede, ovvero uno dei personaggi che saluta e se ne va, uscendo inaspettatamente e definitivamente di scena –  ovviamente non vi sveliamo quale: una scelta che a livello narrativo e di tensione non ha davvero alcun senso, lasciando lo spettatore piuttosto sconcertato.

Ruth Bradley and Christopher Chung in “Slow Horses,” premiering September 24, 2025 on Apple TV+.

Ed è un peccato perché proprio il primo dei sei capitoli è senza dubbio il migliore, un episodio ammantato da un’aura di malinconia ed amarezza che poi inopinatamente spariscono nei successivi. C’è poi un momento fondamentale nella vicenda che nel libro viene sviluppato con una ferocia precisa e un senso del grottesco encomiabili, un evento che davvero aspettavamo di vedere sul piccolo schermo. E quando avviene, nel quarto episodio, viene risolto in maniera incredibilmente annacquata, perdendo in questo modo tutto il senso dell’assurdo, addirittura brutale, che Herron aveva costruito intorno agli agenti incapaci della Slough House.

Questo gioioso e nerissimo momento di incapacità umana diventa quasi un mero espediente per portare avanti la trama tenendola vicina a quella sviluppata nel libro dallo scrittore. Il creator e sceneggiatore Will Smith perde così un’occasione enorme per restituire al suo prodotto seriale quel senso di umanità rancorosa e scalcinata che gli agenti al servizio di Lamb rappresentano. Quello che nel libro è un vero e proprio momento “alla Fantozzi”, con tutta la sua porta addirittura grottesca, nell’episodio è un momento senza una suo tono veramente specifico, che resta sospeso a metà nonostante l’importanza comico/drammatica dell’evento stesso.

I personaggi cominciano a soffrire

Kristin Scott Thomas and James Callis in “Slow Horses,” premiering September 24, 2025 on Apple TV+.

Trovandosi ancora una volta a dover interpretare personaggi che non posseggono stavolta un vero arco narrativo, Gary Oldman, Jack Lowden, Kristin Scott-Thomas e tutti gli altri membri del cast fanno quello che possono, senza però riuscire a incidere veramente. Se le prime stagioni di Slow Horse si avevano fatto davvero affezionare a questo branco di esseri umani frustrati, psicotici e confusionari, adesso purtroppo iniziano a risultare ripetitivi, avvicinandosi pericolosamente alla dimensione di “macchiette” senza una personalità consistente. In particolare la figura di River Cartwright è ridotta a una serie di battute e atteggiamente convenzionali, esattamente ciò che ci si aspetta dal personaggio per continuare ad attirare la simpatia degli spettatori. Certo, poi vi sono alcuni buoni momenti anche in questa quinta stagione, anche negli episodi successivi al primo, ma in generale la qualità della scrittura e la capacità di continuare a rendere i personaggi principali densi di significato è evidentemente calata. E di molto.

Slow Horses è già stata rinnovata per una sesta e settima stagione, e procederà adattando ancora i testi di Mick Herron. La speranza è che lo show ritrovi la sostanza ma soprattutto lo spirito che lo scrittore sa ancora inserire nei suoi romanzi. Slow Horses – Stagione 5 dimostra fin troppo amaramente che allontanarsi troppo dal materiale originale è una scelta che non paga.

Harry Potter: foto dal set mostrano una scena di “La pietra filosofale” assente nel film

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La serie TV Harry Potter della HBO è attualmente in fase di riprese fuori Londra, a Hoddesdon, nell’Hertfordshire, e ora Daniel Rigby è stato avvistato sul set nei panni di Vernon Dursley. La scena che lo coinvolge non era inclusa nei film e si svolge il giorno dopo la presunta morte di Voldemort. Mentre Vernon cerca di andare avanti con la sua giornata, si imbatte in un piccolo mago che festeggia la scomparsa di Colui Che Non Deve Essere Nominato. Il mago senza nome viene spesso confuso con Dedalus Diggle, un personaggio che appare solo in La pietra filosofale.

Qui e qui si possono vedere le nuove immagini. Per ulteriori informazioni su ciò che sta accadendo nella scena, ecco un estratto dal primo romanzo di Harry Potter di J.K. Rowling: “…era ancora così preoccupato che sbatté contro qualcuno appena fuori dalla porta. ‘Mi scusi’, borbottò, mentre il piccolo vecchio inciampava e quasi cadeva. Ci vollero alcuni secondi prima che il signor Dursley si rendesse conto che l’uomo indossava un mantello viola. Non sembrava affatto turbato per essere stato quasi buttato a terra”.

Al contrario, il suo volto si aprì in un ampio sorriso e disse con una voce stridula che fece voltare i passanti: ‘Non si scusi, mio caro signore, perché oggi niente potrebbe turbarmi! Rallegri, perché Lui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato se n’è andato finalmente! Anche i Babbani come lei dovrebbero festeggiare questo giorno felice, felicissimo!’ E il vecchio abbracciò il signor Dursley e se ne andò”.

Il vantaggio di una serie TV di 8 episodi è che offre agli sceneggiatori lo spazio per esplorare momenti che semplicemente non c’era tempo di inserire in un film di 2 ore. Un momento come questo è essenziale? Era abbastanza importante da essere incluso nel libro, ovviamente, e fornisce un contesto divertente su come il mondo magico ha reagito alla sconfitta di Voldemort. Si tratta solo dell’ultima messa online di foto e video dal set, che già nelle scorse settimane avevano permesso di avere maggiori dettagli sull’aspetto di personaggi e luoghi.

Cosa sappiamo della serie HBO su Harry Potter

La prima stagione sarà tratta dal romanzo La pietra filosofale e abbiamo già visto alcuni altri momenti chiave del romanzo d’esordio di J.K. Rowling essere trasposti sullo schermo. La prima stagione di Harry Potter dovrebbe essere girata fino alla primavera del 2026, mentre la seconda stagione entrerà in produzione pochi mesi dopo. Ogni libro dovrebbe costituire una singola stagione, il che significa che avremo sette stagioni nell’arco di quasi un decennio.

HBO descrive la serie come un “adattamento fedele” della serie di libri della Rowling. “Esplorando ogni angolo del mondo magico, ogni stagione porterà ‘Harry Potter’ e le sue incredibili avventure a un pubblico nuovo ed esistente”, secondo la descrizione ufficiale. Le riprese dovrebbero avere inizio nel corso dell’estate 2025, per una messa in onda prevista per il 2026.

La serie è scritta e prodotta da Francesca Gardiner, che ricopre anche il ruolo di showrunner. Mark Mylod sarà il produttore esecutivo e dirigerà diversi episodi della serie per HBO in collaborazione con Brontë Film and TV e Warner Bros. Television. La serie è prodotta da Rowling, Neil Blair e Ruth Kenley-Letts di Brontë Film and TV, e David Heyman di Heyday Films.

Come già annunciato, Dominic McLaughlin interpreterà Harry, Arabella Stanton sarà Hermione e Alastair Stout sarà Ron. Il cast principale include John Lithgow nel ruolo di Albus Silente, Janet McTeer nel ruolo di Minerva McGranitt, Paapa Essiedu nel ruolo di Severus Piton, Nick Frost nel ruolo di Rubeus Hagrid, Katherine Parkinson nel ruolo di Molly Weasley, Lox Pratt nel ruolo di Draco Malfoy, Johnny Flynn nel ruolo di Lucius Malfoy, Leo Earley nel ruolo di Seamus Finnigan, Alessia Leoni nel ruolo di Parvati Patil, Sienna Moosah nel ruolo di Lavender Brown, Bertie Carvel nel ruolo di Cornelius Fudge, Bel Powley nel ruolo di Petunia Dursley e Daniel Rigby nel ruolo di Vernon Dursley.

Si avranno poi Rory Wilmot nel ruolo di Neville Paciock, Amos Kitson nel ruolo di Dudley Dursley, Louise Brealey nel ruolo di Madama Rolanda Hooch e Anton Lesser nel ruolo di Garrick Ollivander. Ci sono poi i fratelli di Ron: Tristan Harland interpreterà Fred Weasley, Gabriel Harland George Weasley, Ruari Spooner Percy Weasley e Gracie Cochrane Ginny Weasley.

La serie debutterà nel 2027 su HBO e HBO Max (ove disponibile) ed è guidata dalla showrunner e sceneggiatrice Francesca Gardiner (“Queste oscure materie”, “Killing Eve”) e dal regista Mark Mylod (“Succession”). Gardiner e Mylod sono produttori esecutivi insieme all’autrice della serie J.K. Rowling, Neil Blair e Ruth Kenley-Letts di Brontë Film and TV, e David Heyman di Heyday Films. La serie di “Harry Potter” è prodotta da HBO in collaborazione con Brontë Film and TV e Warner Bros. Television.

Hunger Games: L’alba sulla mietitura, primo sguardo a Haymitch Abernathy

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Mentre proseguono i lavori sul prossimo prequel di Hunger Games, L’alba sulla mietitura, le ultime foto dal set offrono un primo sguardo a Joseph Zada ​​nei panni del giovane Haymitch Abernathy.

Il giovane attore sostituisce Woody Harrelson, che ha interpretato Haymitch nei quattro film con Jennifer Lawrence. Questo film esplorerà la sua esperienza nella 50a edizione dei giochi, gettando nuova luce su come sia diventato il secondo e unico vincitore vivente degli Hunger Games del Distretto 12 per 23 anni. La prima vincitrice è stata ovviamente Lucy Gray Baird, protagonista di Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente e interpretata da Rachel Zegler.

La versione di Haymitch che molti conosceranno meglio è quella con cui Katniss Everdeen e Peeta Mellark hanno avuto a che fare durante i 74esimi Hunger Games, e che ha lavorato segretamente in tandem con il Distretto 13 e altri vincitori per fomentare la Seconda Ribellione.

Sui poster, condivisi per la prima volta su SFFGazette.com, che ritraggono lo Haymitch Abernathy di Zada, si leggono le parole “Il nostro vincitore” e “Il tuo eroe”, suggerendo che queste scene si svolgono più avanti nella storia, dopo la vittoria dei Giochi.

Hunger Games: L’alba sulla mietitura sta suscitando molto entusiasmo tra i fan della fortunata serie di romanzi di Suzanne Collins, e si prevede che il franchise continuerà ad espandersi nei prossimi anni.

“Non credo che abbia cambiato la mia comprensione di lui – Haymitch è ancora Haymitch – ma mi ha dato la possibilità di esplorare il suo percorso precedente”, ha detto l’autore in precedenza a proposito del suo arco narrativo nel libro. “Come il suo rapporto con Katniss tramite Burdock. Cosa ha significato prendersi cura della figlia del suo migliore amico, accompagnarla durante la guerra e diventare il suo padre adottivo. È stato bello dedicare un po’ di tempo a questo aspetto.”

Cosa sappiamo di Hunger Games – L’Alba sulla Mietitura

L’Alba sulla Mietitura rivisiterà il mondo di Panem ventiquattro anni prima degli eventi di Hunger Games, a partire dalla mattina della mietitura dei Cinquantesimi Hunger Games, noti anche come Seconda Edizione della Memoria.

Con l’alba sul cinquantesimo Hunger Games annuale, la paura attanaglia i distretti di Panem. Quest’anno, in onore dell’edizione della Memoria, il doppio dei tributi verrà portato via dalle loro case. Tornato nel Distretto 12, Haymitch Abernathy cerca di non pensare troppo alle sue possibilità. Tutto ciò che gli importa è arrivare alla fine della giornata e stare con la ragazza che ama. Quando viene chiamato il nome di Haymitch, sente tutti i suoi sogni infrangersi.

Viene strappato alla sua famiglia e al suo amore, trasportato a Capitol City con gli altri tre tributi del Distretto 12: una giovane amica che è quasi una sorella per lui, un allibratore compulsivo e la ragazza più arrogante della città. All’inizio dei Giochi, Haymitch capisce che è stato scelto per fallire. Ma c’è qualcosa in lui che vuole combattere e che quella lotta si ripercuota ben oltre l’arena mortale.

Il cast di Hunger Games – L’Alba sulla Mietitura include Joseph Zada, Whitney Peak, Mckenna Grace, Billy Porter, Jesse Plemons, Kelvin Harrison Jr., Lili Taylor, Elle Fanning, Ralph Fiennes, Glenn Close, Kieran Culkin, Ben Wang, Maya Hawke, Molly McCann e Iona Bell.

Francis Lawrence, che ha diretto Hunger Games: La ragazza di fuoco del 2013, Hunger Games: Il canto della rivolta – Parte 1 del 2014, Hunger Games: Il canto della rivolta – Parte 2 del 2015 e Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente del 2023, dirige da una sceneggiatura di Billy Ray, sceneggiatore di Hunger Games.

Hunger Games – L’Alba sulla Mietitura uscirà nelle sale il 19 novembre 2026.

Profilo privato (The Savant): Apple rinvia l’uscita della serie

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Profilo privato (The Savant): Apple rinvia l’uscita della serie

Apple TV+ ha rinviato l’uscita del suo prossimo thriller politico Profilo privato (il cui titolo originale è The Savant). La serie è stata ideata da Melissa James Gibson e si basa su un articolo del 2019 intitolato “È possibile fermare una sparatoria di massa prima che avvenga?” pubblicato su Cosmopolitan. Nella serie la premio Oscar Jessica Chastain interpreta il ruolo principale di Jodi Goodwin.

Secondo Variety, la decisione di rinviarne l’uscita è dovuta al recente assassinio negli Stati Uniti dell’attivista Charlie Kirk. La serie è infatti incentrata su un’investigatrice che lavora per infiltrarsi in gruppi di odio online nel tentativo di prevenire l’estremismo interno, e l’argomento è dunque ora politicamente delicato, sulla scia dell’omicidio dell’oratore politico.

Anche il conduttore di talk show Jimmy Kimmel è stato recentemente sospeso per i commenti relativi all’incidente (anche se a seguito di un forte mal contento il suo programma è ora stato ripristinato). Di seguito, ecco invece la dichiarazione scritta rilasciata dallo studio: “Dopo un’attenta valutazione, abbiamo deciso di rinviare The Savant. Apprezziamo la vostra comprensione e non vediamo l’ora di pubblicare la serie in futuro”.

Cosa significa questo per il futuro di Profilo privato su Apple TV

Programmi come Profilo privato sono volutamente controversi, poiché cercano di commentare la società e suscitare reazioni da parte degli spettatori. Tuttavia, in questo caso, sembra che Apple abbia preso una decisione difficile ma sensata. La miniserie potrebbe diventare uno dei migliori programmi di Apple TV+, ma potrebbe volerci un po’ di tempo prima che sia accettabile pubblicarla.

Esplorare l’argomento trattato da Profilo privato rischia solo di alimentare le fiamme della discordia e della divisione che attualmente imperversano in tutto il mondo, e questo potrebbe finire per fare più male che bene alla serie. Sembra quindi la scelta giusta quella di posticipare l’uscita dello show e aspettare che le cose si calmino nei prossimi mesi.

GUARDA ANCHE: Profilo privato (The Savant): prime immagini della nuova serie thriller con Jessica Chastain

Marvel Zombies, spiegazione del finale: la Marvel ha ucciso tutti gli Avengers?

La nuova serie Marvel Zombies, uscita su Disney+, si presenta come una delle produzioni più cupe e sanguinose del Marvel Cinematic Universe. Derivata da un episodio di What If…?, questa versione televisiva approfondisce l’universo alternativo infestato da zombie, introducendo un tono molto più crudo e violento rispetto ad altre opere del franchise. Il finale della prima stagione si chiude con numerosi eroi caduti, un mondo ormai sull’orlo del collasso e la possibilità concreta di un seguito ancora più radicale.

Il mondo illusorio della Scarlet Witch e il ruolo di Ms. Marvel

Ms-Marvel-Iman-Vellani-Kamala-KhanLa protagonista della serie è Kamala Khan/Ms. Marvel, che si trova al centro di una missione disperata: fermare la versione zombie di Wanda Maximoff. Fin dall’inizio, Kamala è tormentata da visioni che la collegano alla Scarlet Witch, la quale sembra aver bisogno di lei per realizzare i propri piani.

Nel finale, Kamala comprende di non avere i mezzi per sconfiggere Wanda e il suo esercito di non-morti, neppure con l’aiuto dei compagni rimasti. Così decide di arrendersi e di aiutarla, permettendole di attingere al proprio potere o fungendo da tramite per l’energia dell’Infinity Hulk. In questo modo, Wanda riesce a plasmare un’illusione perfetta: un mondo dove tutto sembra tornato normale e dove persino eroi creduti morti, come Kate Bishop e Riri Williams, appaiono vivi.

Tuttavia, Kamala presto capisce la verità: non si tratta di un ritorno alla normalità, ma di una realtà fittizia costruita dalla Scarlet Witch. I morti sono ancora morti e il pianeta resta dominato dagli zombie.

Il ritorno a sorpresa di Ironheart

Dominique Thorne in Ironheart
Dominique Thorne in Ironheart. Foto di Jalen Marlowe/Jalen Marlowe – © 2024 MARVEL. All Rights Reserved.

Un punto chiave del finale riguarda Riri Williams/Ironheart. Inizialmente, la serie mostrava la sua morte nel primo episodio, quando veniva morsa dagli zombie. Ma l’ultimo episodio svela che Riri è sopravvissuta grazie a FRIDAY, l’intelligenza artificiale dell’armatura di Iron Man. Dopo aver salvato Kamala, FRIDAY dichiara che non avrebbe mai abbandonato un ospite, suggerendo di aver protetto Riri e di averla condotta in salvo.

La rivelazione non solo restituisce una delle giovani menti più brillanti del MCU, ma sottolinea anche la continuità con quanto visto nella serie Ironheart, dove Riri è già mostrata come una figura geniale e intraprendente. Proprio questa intelligenza le avrebbe permesso di resistere e di evitare la trasformazione in zombie, analogamente a quanto visto con Shang-Chi e i Dieci Anelli.

Chi muore nel finale di Marvel Zombies

Marvel Zombies – Cortesia Disney+

Nonostante il ritorno di Riri, il bilancio delle vittime è pesantissimo. Tra gli zombie caduti figurano Hank Pym e Janet van Dyne, uccisi definitivamente, oltre a Thor, eliminato in battaglia dall’Hulk potenziato. Ma non sono solo i non-morti a soccombere: diversi eroi umani trovano la morte contro l’armata della Scarlet Witch.

Blade viene spazzato via da un’esplosione di energia rossa senza lasciare traccia, Rintrah viene trafitto e Shang-Chi viene infettato. La strategia dei protagonisti si rivela insufficiente, perché Wanda non solo ha un esercito imbattibile, ma riesce persino a riportare in vita come zombie personaggi morti in precedenza, rendendo lo scontro ancora più disperato.

L’Infinity Hulk e il suo ruolo nella nuova realtà

HulkIl vero obiettivo della Scarlet Witch è ottenere i poteri dell’Hulk dell’Infinito. Dopo il sacrificio di Black Panther per fermare Thanos, l’esplosione delle Gemme dell’Infinito libera un’enorme quantità di energia. Solo Hulk, nella sua forma più potente, riesce a contenerla, restando per anni come un baluardo vivente che ancora l’energia delle Gemme.

Questo lo trasforma nell’Infinity Hulk, un’entità di potenza illimitata. Wanda sfrutta sia lui sia i poteri di Kamala per plasmare l’illusione di un mondo “guarito”. Ma, dietro la facciata, la verità è che la devastazione continua e gli zombie non sono mai stati sconfitti.

Perché i Nova Corps non intervengono

Uno dei piani degli eroi era raggiungere i Nova Corps, credendo che potessero disporre di una tecnologia capace di guarire la Terra. Tuttavia, la verità emerge in modo brutale: i Nova Corps erano già a conoscenza della situazione e avevano deciso di isolare il pianeta, impedendo a chiunque di fuggire.

Quando gli eroi tentano di avvicinarsi, i Nova Corps provano a distruggere la loro nave. La decisione appare drastica, ma trova giustificazione nella potenza della Scarlet Witch: se lei è stata in grado di sconfiggere Hulk, pur potenziato dalle Gemme, allora rappresenta una minaccia cosmica che nessuno vuole rischiare di far uscire dal pianeta infetto.

Un futuro oscuro per Marvel Zombies

Il finale di Marvel Zombies lascia un mondo distrutto e senza speranza. La Scarlet Witch riesce a ottenere ciò che voleva, e gli eroi superstiti non hanno alcuna reale vittoria da rivendicare. Kamala, pur essendo il cuore della serie, non riesce a fermare la rovina; Riri è viva, ma la maggior parte degli altri sono caduti.

Il tono complessivo è volutamente cupo: non c’è un vero lieto fine, ma solo la promessa implicita che la lotta continuerà. L’introduzione dell’Infinity Hulk e la scelta dei Nova Corps di abbandonare la Terra aprono scenari narrativi ancora più ampi, che potrebbero essere esplorati in una seconda stagione.

In definitiva, Marvel Zombies si afferma come una delle serie più crude e sperimentali del MCU, capace di unire azione, horror e tragedia in un racconto che non concede tregua e che lascia lo spettatore con la certezza che il peggio, forse, deve ancora arrivare.

Alien: Pianeta Terra, Noah Hawley anticipa i piani per la stagione 2

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Il creatore di Alien: Pianeta Terra (qui la nostra recensione), Noah Hawley, ha fornito alcuni aggiornamenti sulla seconda stagione dopo il finale della prima, accennando al potenziale futuro della serie TV. La storia della prima stagione di Alien: Pianeta Terra è giunta al termine, offrendo sia una conclusione che alcuni fili conduttori per la trama unica del prequel. Ha anche esplorato le sue varie creature, collegandole a temi riguardanti l’umanità.

Nelle interviste con Grant Hermanns e Graeme Guttmann di ScreenRant per il finale della prima stagione, Hawley ha discusso della possibilità che Alien: Pianeta Terra – Stagione 2 venga realizzata. Il creatore della serie ha spiegato come i dati di ascolto vengano presi in considerazione per il potenziale rinnovo dello show e come questi determineranno la possibilità di continuare la storia.

Stiamo parlando del futuro della serie e FX sta facendo il suo dovere. Si assicurano di capire bene quali siano i dati di ascolto. E in un certo senso, è più il punto in cui si finisce che quello in cui si è partiti a determinare l’interesse per una seconda stagione. Quindi, la prossima settimana andrà in onda l’ultimo episodio e io ho fatto la mia parte dal punto di vista creativo, pensando davvero a dove vorrei portare la serie in futuro“.

Certamente, non voglio che la serie rimanga fuori onda più a lungo del necessario. Quindi c’è una certa urgenza di andare avanti il più rapidamente possibile. Ma alla fine la decisione spetta alla Disney, quindi sono curioso di vedere cosa faranno. Ci sono ancora tante grandi canzoni hard rock da suonare”, ha concluso il regista.

Cosa significano i piani per la seconda stagione di Alien: Pianeta Terra

Sembra che ci siano già dei piani su dove porterà la storia la seconda stagione di Alien: Pianeta Terra, anche se al momento della stesura di questo articolo la serie non è stata ancora ufficialmente rinnovata. Prima dell’uscita della serie, Hawley aveva confermato che la serie sarebbe durata più stagioni. La storia del primo contatto della Terra con gli Xenomorfi è solo l’inizio.

Sebbene ci siano molti personaggi  che non saranno presenti nel futuro della storia, questi primi otto episodi hanno offerto una solida base su cui costruire una narrazione più ampia. Grazie ai numerosi concetti intriganti introdotti, dall’abilità di Wendy di controllare uno Xenomorfo alle origini dell’Ocellus, ci sono molte idee interessanti per continuare.

Dato che le recensioni di Alien: Pianeta Terra sono state positive, è un buon segno che la serie tornerà come previsto. La serie ha molte idee che non sono state ancora esplorate appieno, con gli Xenomorfi che sono solo la punta dell’iceberg. Considerando l’introduzione di nuovi concetti da parte di Hawley, una visione più ampia del mondo della serie TV è pronta per una narrazione unica.

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Marvel Zombies: recensione della miniserie Marvel Animation

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Marvel Zombies: recensione della miniserie Marvel Animation

Quando nel 2021 debuttò la prima stagione di What If… ?, tra gli episodi più discussi spiccava senza dubbio “What If… Zombies?!”. L’idea di trasformare alcuni degli eroi più amati del Marvel Cinematic Universe in mostri non-morti aveva acceso l’immaginazione dei fan, al punto da spingere i Marvel Studios a sviluppare un progetto autonomo. Quel seme si è ora trasformato in Marvel Zombies, miniserie animata in quattro episodi che espande il concetto e prova a coniugare azione, orrore e dramma in un contesto distopico.

Il risultato è un prodotto che intrattiene, grazie a una cura visiva sopra la media e a un cast vocale ricco di nomi celebri, ma che non riesce del tutto a sfruttare le potenzialità del suo stesso universo narrativo.

Kamala Khan, cuore pulsante del racconto

La scelta di affidare la leadership narrativa a Kamala Khan, alias Ms. Marvel, potrebbe sembrare sorprendente, soprattutto per un progetto dal rating TV-MA, il primo in ambito animazione targato Marvel. Eppure funziona. Kamala, doppiata da Iman Vellani, non solo mantiene quell’entusiasmo contagioso che ha conquistato gli spettatori nella sua serie live action, ma riesce a incarnare il lato umano e speranzoso di una storia per il resto segnata da disperazione e brutalità.

Marvel Zombies – Cortesia Disney+

Al suo fianco troviamo Riri Williams/Ironheart (Dominique Thorne) e Kate Bishop (Hailee Steinfeld): il trio funziona come un “beta test” di ciò che i fan sognano da tempo, ovvero un film sui Young Avengers. Il loro cameratismo appare naturale, le battute sono brillanti e l’alchimia è immediata, nonostante non avessero mai condiviso lo schermo prima. Bryan Andrews e Zeb Wells, creatori dello show, hanno avuto l’intuizione giusta nel fare di Kamala il perno emotivo: anche nei momenti più cupi, la giovane eroina impedisce alla serie di cadere nel puro nichilismo.

Accanto a loro emergono altri personaggi già noti del MCU: Yelena Belova (Florence Pugh), Red Guardian (David Harbour), Shang-Chi (Simu Liu), ma anche outsider come Blade Knight, reinterpretazione inedita del celebre cacciatore di vampiri. Questo Blade alternativo, avatar di Khonshu dopo che Marc Spector è stato travolto dall’epidemia, spicca per design e presenza scenica, ha le fattezze di Mahershala Ali, la voce di Todd Williams, coniuga in sé un eroe Marvel sfruttato male e uno che non riesce a trovare la strada per lo schermo, un ibrido che ha contemporaneamente il sapore di futuro e di occasione mancata.

Azione, animazione e il fascino del non-morto

Se What If…? spesso faticava a bilanciare toni leggeri e momenti drammatici, Marvel Zombies punta senza mezzi termini sull’estremo. Le sequenze d’azione sono tra le più brutali mai viste in un prodotto Marvel, merito di un’animazione che “alza il volume” soprattutto quando in campo ci sono personaggi dotati di poteri smisurati.

Marvel Zombies – Cortesia Disney+

Il design dei non-morti colpisce per inventiva: una Wanda Maximoff regina degli zombie, ribattezzata Red Queen, domina l’armata dei Vendicatori infetti con un’aura quasi mitologica. Namor zombificato appare come una minaccia terrificante e inarrestabile, mentre il ritorno di Ikaris degli Eternals regala una delle sorprese più gradite. In più, la serie trova spunti creativi nell’alternanza di ambientazioni, dalla San Francisco apocalittica del secondo episodio a scenari desertici che ricordano Mad Max.

Eppure, proprio mentre lo spettacolo visivo cresce di intensità, emergono alcune criticità. Molti personaggi di contorno risultano sottoutilizzati: Riri Williams e Valkyrie, per esempio, hanno ruoli marginali; John Walker e Scott Lang (utilizzato in maniera decisamente bizzarra) offrono poco più che momenti di alleggerimento. Persino alcuni zombie celebri, come Okoye, finiscono relegati a semplici comparse. È come se la serie, pur ricca di idee, non avesse abbastanza spazio per svilupparle pienamente e la formula in quattro episodi fosse un po’ stretta.

Un finale che corre troppo veloce

E infatti il vero limite di Marvel Zombies è la sua durata: quattro episodi da meno di mezz’ora l’uno sono insufficienti a dare respiro a un concept così ambizioso. La narrazione corre costantemente verso il traguardo, lasciando poco margine per approfondimenti o per l’evoluzione di archi narrativi secondari. Momenti intensi, come i dilemmi morali affrontati da Kamala e Yelena, avrebbero meritato più spazio per sedimentare.

Marvel Zombies – Cortesia Disney+

Il confronto tra magia e scienza, accennato già in Ironheart e esplicitato anche nelle dinamiche cosmiche legate a Blade Knight e Khonshu, resta appena abbozzato, quando avrebbe potuto diventare un tema centrale, dato che è un argomento che informa anche il MCU più ampio. Allo stesso modo, le scelte di worldbuilding — come il salto temporale di cinque anni verso un mondo ormai devastato — aprono scenari intriganti, ma vengono liquidati troppo in fretta.

Un aperitivo più che un pranzo completo

Marvel Zombies riesce a intrattenere con combattimenti spettacolari, un cast vocale di alto livello e l’inaspettata freschezza di Kamala Khan come protagonista. La serie, però, non valorizza appieno i personaggi secondari, spreca alcune delle sue idee migliori e, soprattutto, non sfrutta fino in fondo la libertà narrativa concessa dal multiverso.

Per i fan Marvel e per gli appassionati di animazione resta un prodotto godibile, a tratti esaltante, e certamente più coeso rispetto alle ultime stagioni di What If… ?. Tuttavia, resta la sensazione di un’occasione mancata: con due o tre episodi in più Marvel Zombies avrebbe potuto scavalcare la sufficienza e volare verso voti molto alti. Così com’è, rimane un’avventura intensa e sanguinosa, destinata più a stuzzicare l’appetito che a saziare davvero.

Trailers FilmFest 2025: M74 sponsor ufficiale del Pitch Trailer

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Trailers FilmFest 2025: M74 sponsor ufficiale del Pitch Trailer

Esaltare sempre di più il lavoro che contribuisce alla promozione di un film: questo è lo scopo del Trailers FilmFest. E su questa stessa linea opera M74, la casa di post-produzione che da sempre rivolge un’attenzione particolare ai nuovi talenti e alle idee innovative.

Per questo sarà proprio M74 lo sponsor dell’edizione 2025 del concorso “Pitch Trailer, Idee di film da realizzare”, il premio che offre la possibilità ad aspiranti registi, ma anche a professionisti già nel settore, di raccontare il loro progetto attraverso un trailer.

Realtà che si occupa di VFX e post-produzione, M74 è stata fondata nel 2020 da Monica Galantucci, CEO di questa factory in continua evoluzione diventata in pochi anni una delle società leader nel settore per visione, innovazione e ambizione internazionale.

M74 metterà a disposizione del vincitore del Pitch Trailer 1.500 euro in servizi utilizzabili per la post-produzione del progetto una volta realizzato.

La scadenza per concorrere al premio Pitch Trailer è fissata per il 15 ottobre 2025. Dopo quella data la direzione artistica, formata da Francesca Sofia Allegra e Alessandro De Simone, renderà noti i dieci finalisti, che saranno presentati in una sessione unica nel corso del festival. Il vincitore verrà votato da una giuria composta da tre figure di alto profilo dell’industria del cinema italiano.

One Piece – Stagione 2: nuove immagini svelano Loguetown

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One Piece – Stagione 2: nuove immagini svelano Loguetown

Le nuove immagini della seconda stagione di One Piece rivelano la versione live-action di Loguetown, confermando una rappresentazione fedele all’anime di questo importante luogo. La seconda stagione inizierà con la conclusione della saga East Blue tratta dal manga creato da Eiichiro Oda. Ciò significa che l’arco narrativo di Loguetown aprirà la serie mentre Cappello di Paglia si prepara ad entrare nella Grand Line.

Ora, IGN ha pubblicato nuove immagini (si possono vedere qui) della seconda stagione di One Piece, che mostrano dunque luoghi importanti di Loguetown. Queste includono Rufy, Zoro, Nami, Usop e Sanji in piedi nella piazza della città, così come il gruppo alle prese con il carnevale di Buggy. Si può anche vedere Rufy che guarda la piattaforma di legno dove Gol D. Roger è stato giustiziato.

Cosa significano le nuove immagini della seconda stagione di One Piece per il ritorno della serie

La prima stagione di One Piece si è conclusa confermando Loguetown come la prossima grande location della serie. Ciò includeva una scena che confermava il debutto di Smoker, un potente leader della Marina che governa l’isola per scoraggiare i pirati dall’entrare nella Grand Line. Rufy e la sua ciurma arriveranno lì per raccogliere provviste prima del loro viaggio.

Proprio come nel manga e nell’anime, sembra che i personaggi avranno tutti le loro trame individuali mentre esplorano Loguetown. Questo include Rufy che cerca di arrampicarsi in cima alla piattaforma dove Gol D. Roger ha tenuto il suo discorso sul tesoro nascosto del titolo. È probabile che anche le trame di tutti rimarranno le stesse.

Loguetown vedrà anche il ritorno di Buggy, il pirata clown che Rufy ha combattuto e sconfitto nella prima stagione. Se il suo arrivo rispecchierà il manga, allora si rivelerà più minaccioso dell’ultima volta che è stato visto grazie a un nuovo alleato. Per quanto riguarda il resto dell’avventura, sembra che si svolgerà come nel materiale originale.

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Watch Dog: Tom Blyth conferma che il film sarà diverso dal videogioco

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Il film Watch Dogs ha ricevuto un aggiornamento interessante da una delle sue star, che ha anticipato che il film sarà diverso dal gioco. Come noto, la serie di Ubisoft sta facendo il salto dalla console al cinema, guidata dal regista Mathieu Turi, con una storia originale di Christie LeBlanc e Victoria Bata, ambientata nello stesso universo del gioco.

Tom Blyth (The Hunger Games: La ballata dell’usignolo e del serpente), Sophie Wilde (Talk to Me) e Markella Kavenagh (Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere) fanno tutti parte del cast del film Watch Dogs, anche se i dettagli della trama sono stati in gran parte tenuti segreti e non c’è ancora una data di uscita ufficiale, anche se le riprese principali sono terminate ormai nel settembre 2024.

Ora, in un’intervista esclusiva con Liam Crowley di ScreenRant, mentre promuoveva il suo film Plainclothes, Blyth ha offerto un breve ma intrigante aggiornamento sul film Watch Dogs. L’attore ha infatti fatto luce su quanto il film sarà fedele ai giochi, sulle recenti riprese aggiuntive e su com’è Sophie Wilde come co-protagonista.

Sarà fantastico. Siamo appena tornati e abbiamo rifatto alcune riprese di recente, rendendolo ancora migliore. È fantastico. Sophie Wilde è incredibile. Non è il gioco. È molto diverso. Hanno fatto un lavoro fantastico nel realizzare… Non voglio spoilerare troppo. Sto cercando di scegliere con cura le parole, ma hanno fatto un lavoro fantastico nel trasformare il gioco in un film”.

Sembra davvero un film. Non sembra che abbiano cercato di copiare e incollare il gioco sullo schermo. Sembra una cosa a sé stante, e sembra l’inizio di un esercizio di costruzione di un mondo”. I commenti di Tom Blyth confermano due importanti sviluppi. Innanzitutto, che il film Watch Dogs è stato recentemente sottoposto a riprese aggiuntive, spesso segno di ritocchi da parte dello studio o di modifiche alla trama, il che ha senso considerando che le riprese sarebbero state completate alla fine del 2024.

In secondo luogo, e forse ancora più importante, Blyth ha sottolineato che il film non sarà un adattamento diretto del videogioco, uscito nel 2014. Piuttosto che tentare una ricostruzione fedele del gioco originale, il film sarà probabilmente ambientato nell’universo del videogioco, ma si concentrerà su nuovi personaggi, ambientazioni e minacce. Inoltre, il commento di Blyth sulla “costruzione del mondo” suggerisce un universo cinematografico più ampio.

Quanti giochi sono il franchise di Watch Dogs?

Il nucleo del gameplay di ogni gioco di Watch Dogs consiste nell’hackerare questo sistema per ottenere un vantaggio sui nemici. I giocatori possono accedere al ctOS e utilizzare vari dispositivi che li assistono nei combattimenti, nella furtività o negli enigmi. Il primo gioco è uscito nel 2014 ed è ambientato in una versione romanzata dell’area di Chicago.

La storia segue la ricerca di vendetta dell’hacker/vigilante Aiden Pearce dopo l’uccisione di sua nipote. Watch Dogs 2 è uscito nel 2016 e ci ha portato in una versione romanzata della baia di San Francisco. Il gioco seguiva un hacker di nome Marcus Holloway che lavorava con il gruppo di hacker clandestini DedSec per distruggere l’avanzato sistema di sorveglianza della città. Il gioco più recente della serie di videogiochi è Watch Dogs: Legion, uscito nel 2020. Questo gioco ci porta oltreoceano, in una Londra futuristica e distopica.

La storia segue il sindacato di hacker DedSec nel tentativo di ripulire il proprio nome dopo essere stato incastrato per una serie di attentati terroristici. Ciò che rende questo gioco particolarmente unico è che si può giocare nei panni di chiunque si trovi in città. Ogni personaggio che incontrate può unirsi alla vostra squadra, portando con sé una storia, una personalità e delle abilità uniche.

Predator: Badlands, il regista rivela se ci sarà anche uno Xenomorfo

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Il regista di Predator: Badlands, Dan Trachtenberg, risponde alla domanda se il film riservi qualche sorpresa legata agli Xenomorfi. Ultimo capitolo della saga di Predator dopo Prey (2022) dello stesso Trachtenberg, il film racconta la storia di un giovane Yautja di nome Dek (Dimitrius Schuster-Koloamatangi) alla ricerca del nemico definitivo dopo essere stato rifiutato dal suo clan.

Una delle principali rivelazioni del trailer di Predator: Badlands è che il film avrà un importante crossover con la saga di Alien sotto forma di Thia (Elle Fanning), un androide della Weyland-Yutani. Questo ha immediatamente sollevato domande sulla possibile apparizione di uno Xenomorfo. In una recente intervista con Empire, Trachtenberg ha però messo fine a questa domanda, confermando che Predator: Badlands non conterrà alcun Xenomorfo.

Secondo il regista, però, l’inclusione di Weyland-Yutani avrà molto senso nella trama. “Non ci sono Xenomorfi in questo film. Ma per me questo lo rende più emozionante. Non stiamo coinvolgendo il franchise di Alien solo per mettere insieme i personaggi. Ci sono ottime ragioni organiche nella trama per la presenza di Weyland-Yutani in questo film”.

Per quanto riguarda il ruolo di Thia nella storia, Fanning anticipa che questo androide sarà diverso da quelli che il pubblico conosce: “Thia è su Genna da un po’ di tempo e vede cose che normalmente non vedrebbe. Sta assorbendo tutte queste nuove informazioni ed è anche distrutta, quindi è diventata molto diversa dagli altri synth”.

Cosa significa questo per Predator: Badlands

L’apparizione di un androide Weyland-Yutani è stato un elemento particolarmente interessante del trailer di Predator: Badlands. Se il trailer mostra un androide della serie Alien, si è pensato, allora nel film finale potrebbero esserci altre sorprese crossover, tra cui uno Xenomorfo.

Dalle dichiarazioni di Trachtenberg, però, sembra che l’androide sarà l’unico crossover tra Alien e Predator, almeno per ora. Entrambe le saghe stanno vivendo un momento positivo, con Prey che ha ottenuto recensioni entusiastiche e Alien: Romulus (2024) che è stato un successo al botteghino. Predator: Badlands potrebbe aprire la strada a un crossover più grande in futuro.

La trama di Predator: Badlands

In un futuro lontano, su un pianeta remoto, un giovane Predator, espulso dal suo clan, trova un’alleata inaspettata in Thia e intraprende un viaggio pericoloso alla ricerca del suo nemico più acerrimo. Prossimo film d’azione fantascientifico americano della serie Predator. È il settimo film della serie principale e il nono dell’intera saga. Il film è diretto da Dan Trachtenberg, che nel 2022 ha ravvivato il franchise con il suo Prey. I fan e i media lo hanno amato così tanto che si sono chiesti perché non sia mai uscito nelle sale (ahimè, era l’era dello streaming dell’ex CEO della Disney Bob Chapek).

Predator: Badlands, co-sceneggiato da Trachtenberg e Patrick Aison, e interpretato da Elle Fanning e Dimitrius Schuster-Koloamatangi, uscirà ora esclusivamente nelle sale il 7 novembre 2025, distribuito dalla 20th Century Studios.

Star Wars: John Boyega rivela cosa cambierebbe della trilogia sequel

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John Boyega sa cosa cambierebbe dei sequel di Star Wars in cui ha recitato. L’attore che ha interpretato Finn in Il risveglio della Forza, Gli ultimi Jedi e L’ascesa di Skywalker ha recentemente partecipato ad alcune convention di fan, dove non ha esitato a esprimere le sue opinioni sulla trilogia di Star Wars.

L’ultimo esempio è arrivato al Florida Supercon 2025, dove Boyega ha condiviso come avrebbe gestito le cose se fosse stato un produttore che supervisionava i film. In particolare, tre cose: non avrebbe ucciso Han Solo o Luke Skywalker; i nuovi personaggi avrebbero affrontato più sfide; e avrebbe cercato storie come quelle di The Old Republic e Force Unleashed per espandere l’universo.

Ecco le sue precise parole: “Prima di tutto, non elimineremmo Han Solo, Luke Skywalker e tutti questi personaggi. Non lo faremmo. La prima cosa che faremmo sarebbe portare a termine la loro storia, portare a termine la loro eredità. Creeremmo un bel momento per passare il testimone”. John Boyega ha poi aggiunto: “Luke Skywalker non scomparirebbe su una roccia. Assolutamente no. Stare lì in piedi come se fosse un proiettore? Vorrei dare a quegli attori molto, molto di più”.

Per quanto riguarda gli altri punti, Boyega ha detto che i nuovi personaggi, tra cui il suo Finn, erano “OP”, ovvero troppo potenti, in grado di afferrare oggetti e usarli rapidamente, come lui e Rey, interpretata da Daisy Ridley, che sono stati in grado di brandire una spada laser contro Kylo Ren. Per quanto riguarda l’uso dei videogiochi The Old Republic e The Force Unleashed, Boyega ha detto che vorrebbe “espandere il più possibile l’universo di Star Wars, rispettando la tradizione”.

John Boyega ribadisce il desiderio di rifare il sequel di Star Wars

Boyega non è certo il primo a esprimere il desiderio che i sequel di Star Wars avessero preso una strada diversa. Anche l’attore Mark Hamill, interprete di Luke Skywalker, ha espresso apertamente il suo disaccordo con l’arco narrativo di Luke e con la storia che ha dovuto inventare per giustificarlo. Poi ci sono i fan, che hanno creato più di una petizione su Change.org per rimuovere i sequel dal canone di Star Wars o per rifarli.

Non ci sono indicazioni che qualcosa del genere accadrà. Tuttavia, sono in arrivo nuovi film di Star Wars che molti sperano possano ridare vita al franchise. Tra questi ci sono The Mandalorian & Grogu, di cui è appena uscito il primo trailer, Star Wars: Starfighter con Ryan Gosling e un nuovo film con il ritorno di Daisy Ridley nei panni di Rey.

LEGGI ANCHE: Star Wars: John Boyega rivela cosa si aspettava per la storia di Finn

Hotel Costiera: una clip dalla serie disponibile su Prime Video

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Hotel Costiera: una clip dalla serie disponibile su Prime Video

Prime Video ha diffuso oggi una clip di Hotel Costiera, la nuova serie Original italiana con protagonista Jesse Williams (Your Place Or Mine, Only Murders In The Building, Broadway’s Take Me Out), qui anche nel ruolo di executive producer. Nel ricco ensemble cast internazionale Maria Chiara Giannetta, Jordan Alexandra, Antonio Gerardi, Sam Haygarth, Tommaso Ragno, Amanda Campana, Pierpaolo Spollon, Alejandra Onieva e Jean-Hugues Anglade. Tutti i sei episodi di Hotel Costiera debutteranno dal 24 settembre in esclusiva su Prime Video in Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Germania, Turchia, Danimarca e Norvegia, e nei Paesi di lingua inglese – Gran Bretagna, Irlanda, Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda.

Hotel Costiera è una serie internazionale action drama, piena di ironia, leggera e coinvolgente, girata in inglese in Italia e diretta dal premio Emmy Adam Bernstein e da Giacomo Martelli. La serie, da un’idea di Luca Bernabei, è scritta da Elena Bucaccio, Matthew Parkhill e Francesco Arlanch e co-prodotta da Amazon MGM Studios e Luca Bernabei per Lux Vide, una società del gruppo Fremantle.  e Francesco Arlanch e co-prodotta da Amazon MGM Studios e Luca Bernabei per Lux Vide, una società del gruppo Fremantle.

Una clip da Hotel Costiera

Con una trama avvincente dal ritmo incalzante tra azione e commedia, Hotel Costiera racconta la storia di Daniel De Luca, un ex marine americano di origini italiane che torna in Italia, la terra della sua infanzia, per lavorare come fixer in uno dei più lussuosi hotel del mondo, situato sulla spettacolare costa di Positano. Oltre a risolvere i problemi dei facoltosi ospiti dell’albergo, Daniel è anche sulle tracce di Alice, una delle figlie del proprietario, scomparsa un mese prima. Daniel deve fare tutto il possibile per riportarla a casa, ma affrontare coloro che hanno rapito la ragazza sarà una sfida più grande di qualsiasi problema Daniel abbia mai affrontato.

Mark Ronson comporrà la colonna sonora di Narnia di Greta Gerwig

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Mark Ronson comporrà la colonna sonora di Narnia di Greta Gerwig

Mark Ronson dovrebbe riunirsi a Greta Gerwig per comporre la colonna sonora del suo adattamento de Le Cronache di Narnia su Netflix. La conferma arriva da Variety.

Ronson sta lavorando alle musiche per l’attesissimo seguito di Barbie della regista. Greta Gerwig sta scrivendo e dirigendo il film fantasy d’avventura, che a quanto pare segue la trama di Il nipote del mago, il sesto romanzo della serie di C.S. Lewis. Il cast dovrebbe includere Meryl Streep (che, guarda caso, è la suocera di Ronson; il musicista è sposata con la figlia della Streep, Grace Gummer), Daniel Craig, Emma Mackey e Carey Mulligan.

Ronson è stato in precedenza produttore musicale esecutivo per Barbie di Gerwig, per il quale ha co-scritto e co-prodotto cinque canzoni, ha co-scritto la colonna sonora con Andrew Wyatt ed è stato produttore esecutivo. La sua musica ha ottenuto nomination ai Grammy, ai Golden Globe e agli Academy Awards, tra gli altri riconoscimenti. Sta lavorando al progetto Le Cronache di Narnia mentre sta lanciando il suo libro di memorie “Night People: How to Be a DJ in ’90s New York City”, uscito il 16 settembre negli USA. Il libro racconta le sue giornate nei club di New York, raccontando la sua ascesa da audiofilo a uno dei DJ più in voga della città.

Cosa sappiamo de Le Cronache di Narnia di Greta Gerwig per Netflix 

La piattaforma di streaming aveva annunciato per la prima volta l’intenzione di adattare i famosi libri di C.S. Lewis nel 2018, con la regista di Barbie che è stata coinvolta nel progetto nel 2020. Il film di Greta Gerwig su Narnia sembra adattare il sesto libro della serie, “Il nipote del mago”, il quale si colloca però prima di tutti gli altri per ordine cronologico. Il film dovrebbe essere distribuito nell’autunno del 2026, potendo apparetemente contare su una massiccia distribuzione in sala prima di approdare sulla piattaforma Netflix.

Il cast è stato finora avvolto nel mistero. Gli unici dettagli riportati includono Emma Mackey nel ruolo della Strega Bianca, Daniel Craig in quello dello zio Andrew, Carey Mulligan in trattative per interpretare la madre di Digory e Meryl Streep che dovrebbe doppiare il leone parlante Aslan.

Spider-Man: Brand New Day, un nuovo villain si aggiunge al film!

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Spider-Man: Brand New Day, un nuovo villain si aggiunge al film!

Sebbene sia assente dalla timeline del Marvel Cinematic Universe dal 2021, Tom Holland si sta preparando a riprendere finalmente il ruolo di Peter Parker nella Fase 6 con Spider-Man: Brand New Day, mentre la Saga del Multiverso volge al termine. Nonostante Holland abbia recentemente subito un infortunio, secondo quanto riportato domenica 21 settembre, la star britannica dovrebbe riprendere le riprese tra un paio di giorni. Poiché le riprese principali sono in corso già da un po’, stanno intanto finalmente emergendo nuovi dettagli sul tanto atteso film sui supereroi.

Deadline riporta infatti che Marvin Jones III è stato scritturato per Spider-Man: Brand New Day della Marvel Studios e Sony Pictures nel ruolo di Lonnie Lincoln, alias Tombstone. Anche se Sony e Marvel non hanno ancora commentato il casting, l’attore ha già doppiato il cattivo in Spider-Man: Un nuovo universo, e il film MCU segnerà così il suo debutto dal vivo. Jones non è nuovo all’interpretazione di cattivi dei fumetti, avendo già interpretato Tobias Whale della DC Comics nella serie TV Black Lightning della CW, che è entrata a far parte dell’Arrowverse nella terza stagione.

La star si unisce così a diversi nuovi membri del cast MCU di questo episodio, tra cui Sadie Sink, Liza Colón-Zayas e Tramell Tillman. Con la sua aggiunta al cast di Spider-Man: Brand New Day, è evidente che il film sta cercando di espandere la mitologia di Spider-Man con cattivi che non sono così importanti come Green Goblin o Doctor Octopus. Non è stato ancora determinato se Tombstone sarà l’antagonista principale, dato che anche Michael Mando tornerà nei panni di Mac Gargan, meglio conosciuto come Scorpion.

È tuttavia degno di nota il fatto che abbiano riportato lo stesso attore che ha doppiato Lincoln nella serie animata Spider-Verse per la sua incarnazione live-action. Ciò non significa che si tratti di un crossover tra l’MCU e lo Spider-Verse, ma piuttosto che Jones sta semplicemente interpretando una sua variante. In ogni caso, sarà interessante scoprire come verrà adattato questo particolare antagonista dall’aspetto piuttosto iconico.

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Quello che sappiamo su Spider-Man: Brand New Day

Ad oggi, una sinossi generica di Spider-Man: Brand New Day è emersa all’inizio di quest’anno, anche se non è chiaro quanto sia accurata.

Dopo gli eventi di Doomsday, Peter Parker è determinato a condurre una vita normale e a concentrarsi sul college, allontanandosi dalle sue responsabilità di Spider-Man. Tuttavia, la pace è di breve durata quando emerge una nuova minaccia mortale, che mette in pericolo i suoi amici e costringe Peter a riconsiderare la sua promessa. Con la posta in gioco più alta che mai, Peter torna a malincuore alla sua identità di Spider-Man e si ritrova a dover collaborare con un improbabile alleato per proteggere coloro che ama.

L’improbabile alleato potrebbe dunque essere il The Punisher di Jon Bernthal recentemente annunciato come parte del film – in una situazione già vista in precedenti film Marvel dove gli eroi si vedono inizialmente come antagonisti l’uno dell’altro salvo poi allearsi contro la vera minaccia di turno.

Di certo c’è che il film condivide il titolo con un’epoca narrativa controversa, che ha visto la Marvel Comics dare all’arrampicamuri un nuovo inizio, ponendo però fine al suo matrimonio con Mary Jane Watson e rendendo di nuovo segreta la sua identità. In quel periodo ha dovuto affrontare molti nuovi sinistri nemici ed era circondato da un cast di supporto rinnovato, tra cui un resuscitato Harry Osborn.

Il film è stato recentemente posticipato di una settimana dal 24 luglio 2026 al 31 luglio 2026. Destin Daniel Cretton, regista di Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli, dirigerà il film da una sceneggiatura di Chris McKenna ed Erik Sommers. Tom Holland guida un cast che include anche Zendaya, Jacob Batalon, Mark Ruffalo, Sadie Sink e Liza Colón-Zayas e Jon Bernthal. Michael Mando è stato confermato mentre per ora è solo un rumors il coinvolgimento di Charlie Cox.

Spider-Man: Brand New Day uscirà nelle sale il 31 luglio 2026.

In lavorazione un universo cinematografico e tv dedicato a Bigfoot Monster Truck

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Pure Imagination Studios e Prime Universe Films hanno acquisito i diritti esclusivi del marchio di monster truck Bigfoot, con l’obiettivo di costruire un universo cinematografico e televisivo attorno ad esso. Il lancio multipiattaforma includerà un film live-action, contenuti animati, videogiochi e prodotti di consumo pensati per presentare Bigfoot a una nuova generazione.

Progettato dal pioniere dei monster truck Bob Chandler e dalla sua Bigfoot 4X4, Inc., Bigfoot è ampiamente riconosciuto come il primo monster truck al mondo. Chandler lo creò oltre 50 anni fa e nei decenni successivi lo ha visto diventare un simbolo di potenza, innovazione e ingegnosità americana, conquistando oltre 50 campionati mondiali, stabilendo decine di record mondiali e catturando l’attenzione di milioni di persone attraverso eventi dal vivo, merchandising e media.

Il film live-action su Bigfoot esplorerà la vera storia di Chandler e le origini del fenomeno dei monster truck, mescolando l’atmosfera americana degli anni ’80, l’eroismo dei perdenti e l’azione adrenalinica per raccontare una grande, divertente storia familiare, audace come il Bigfoot stesso. Tra le produzioni animate, ci sarà una serie animata in 3D, rivolta ai bambini dai 5 ai 9 anni. La serie è ambientata al Chandler Ranch, dove Bigfoot e i suoi amici affrontano avventure di corse e lezioni di vita. Oltre a nuovi videogiochi e contenuti digitali, Pure Imagination e Prime Universe presenteranno anche nuovi prodotti di consumo dedicati a Bigfoot, tra cui giocattoli, abbigliamento, oggetti da collezione e prodotti lifestyle.

In una dichiarazione a Deadline, il fondatore di Pure Imagination, Joshua Wexler, ha dichiarato: “BIGFOOT è più di un monster truck: è un simbolo di determinazione, inventiva e divertimento. Siamo orgogliosi di collaborare con i Chandler per lanciare una nuova era che ruggisce su schermi, console e scaffali dei negozi”.

Adrian Askarieh, fondatore di Prime Universe Films, ha dichiarato: “Questo è un progetto da sogno che dura da una vita. Il nostro obiettivo è onorare l’eredità rivoluzionaria di Bob Chandler e portare BIGFOOT a un pubblico globale completamente nuovo”.

“Quando ho costruito il primo camion BIGFOOT nel mio garage 50 anni fa, non avevo idea che si sarebbe trasformato in qualcosa di così grande, letteralmente e figurativamente”, ha detto Chandler. “Vedere cosa ha in mente Pure Imagination è allo stesso tempo commovente ed emozionante. È incredibile pensare che BIGFOOT continuerà a ispirare bambini, famiglie e fan di tutto il mondo con lo stesso senso di divertimento e meraviglia che ha dato inizio a tutto”.

The Mandalorian & Grogu: trailer e poster italiani

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The Mandalorian & Grogu: trailer e poster italiani

Ecco il primo trailer italiano di The Mandalorian & Grogu del regista Jon Favreau, il prossimo film di Star Wars con Pedro Pascal, protagonista della serie Disney+ Mandalorian.

The Mandalorian & Grogu è stato annunciato per la prima volta a gennaio 2024 come il prossimo film di “Star Wars” in fase di sviluppo, e la sua uscita nelle sale è prevista per il 20 maggio 2026. Oltre al personaggio mascherato di Pascal, il Mandaloriano, e al suo adorabile aiutante Grogu (meglio conosciuto come Baby Yoda), il cast include anche Sigourney Weaver nel ruolo di una pilota da caccia, Jeremy Allen White in quello del figlio di Jabba the Hutt e Jonny Coyne in quello di un signore della guerra imperiale.

La prima breve sinossi del film recita: “Erede della Forza nella galassia e compagno adorabile del Mandaloriano, Grogu ha conquistato il mondo con il suo fascino malizioso e accattivante fin dal suo debutto”, si legge. “Presto saranno disponibili prodotti a tema Grogu per tutti i canali, categorie e fasce d’età: la tempesta Grogu sta per scatenarsi!”

È morta Claudia Cardinale, icona del cinema italiano

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È morta Claudia Cardinale, icona del cinema italiano

Claudia Cardinale, leggenda del cinema italiano e una delle figure più carismatiche e amate del grande schermo, è scomparsa all’età di 87 anni.

Nata nel 1938 a Tunisi da genitori siciliani, Cardinale entrò nel mondo del cinema dopo aver vinto, nel 1957, un concorso di bellezza che le valse un viaggio alla Mostra del Cinema di Venezia. Educata in francese e cresciuta in una famiglia che parlava dialetto siciliano, all’inizio dovette farsi doppiare nei suoi ruoli italiani. In quegli anni affrontò anche una gravidanza segreta, da cui nacque il figlio Patrick, presentato per alcuni anni come suo fratello minore.

Dopo i primi ruoli, il successo internazionale arrivò nel 1963 con di Federico Fellini e Il Gattopardo di Luchino Visconti. Nello stesso periodo partecipò a produzioni hollywoodiane come La Pantera Rosa di Blake Edwards e C’era una volta il West di Sergio Leone (1968), diventando uno dei volti più iconici del cinema mondiale.

Negli anni Settanta la sua carriera subì una battuta d’arresto dopo la rottura con il produttore Franco Cristaldi e l’inizio della relazione con il regista Pasquale Squitieri, da cui ebbe una figlia. Nonostante le difficoltà, tornò in auge grazie a Franco Zeffirelli, che la scelse per Gesù di Nazareth (1977), e continuò a lavorare con registi europei come Werner Herzog e Marco Bellocchio. Indipendente e anticonformista, Cardinale divenne famosa anche per il suo carattere libero e la voce roca, tanto da ispirare nel 2022 il libro Claudia Cardinale. The Indomitable.

Negli ultimi decenni si era dedicata al teatro e aveva continuato a recitare in varie lingue, apparendo in film e serie TV fino al 2020. Con la sua scomparsa, il cinema perde una delle sue interpreti più eleganti e carismatiche, capace di attraversare epoche e generi lasciando un’impronta indelebile.

Mamma Mia! Ci risiamo: 10 curiosità sul film con Meryl Streep

Mamma Mia! Ci risiamo: 10 curiosità sul film con Meryl Streep

Mamma Mia! Ci risiamo è un film del 2018 scritto e diretto da Ol Parker e, ovviamente, sequel dell’incredibile successo di Mamma Mia! del 2008. Come il suo predecessore il film ripropone le musiche del gruppo svedese ABBA, sulle quali si basa parte della trama. Tra volti vecchi e nuovi, il film vede nel cast Amanda Seyfried, Lily James, Christine Baranski, Jessica Keenan Wynn, Julie Walters, Alexa Davies, Pierce Brosnan, Jeremy Irvine, Colin Firth, Hugh Skinner, Stellan Skarsgård, Josh Dylan, Dominic Cooper, Andy García, Cher e Meryl Streep.

La trama di Mamma Mia! Ci risiamo

A Kalokairi, Sophie prepara l’inaugurazione del Bella Donna, nuovo hotel dedicato alla memoria di sua madre Donna, morta un anno prima. Sam è l’unico dei suoi tre padri presenti, mentre Harry e Bill sono trattenuti da impegni. Sky, rientrato dagli Stati Uniti, propone a Sophie di trasferirsi con lui, ma lei rifiuta per restare legata all’isola. Un uragano distrugge l’allestimento, ma con l’incoraggiamento di Sam e l’aiuto delle amiche Rosie e Tanya, Sophie non si arrende.

Parallelamente, i ricordi riportano al 1979: la giovane Donna, dopo la laurea, viaggia in Europa e conosce Harry, Bill e Sam, con cui vive momenti intensi che preludono alla sua maternità. Nel presente, anche Harry e Bill raggiungono Kalokairi, così come Sky, che rinuncia al lavoro per amore. Durante la festa, Sophie scopre di essere incinta. A sorpresa arriva la nonna Ruby, che ritrova l’amore perduto. Nove mesi dopo, Sophie e Sky battezzano il figlio Donny, con Donna che appare in visione.

Mamma Mia! Ci risiamoLe curiosità su Mamma Mia! Ci risiamo

  • L’album della colonna sonora conteneva una cover di “The Day Before You Came” cantata da Meryl Streep. Il brano fu registrato solo perché era una delle canzoni degli ABBA preferite da Benny Andersson e Richard Curtis e la Streep voleva cantarla, ma in realtà non è mai stato inserito nel film poiché il testo è troppo specifico per essere in linea con la storia.
  • A Dame Julie Walters è stato concesso un giorno libero dalle riprese agli Shepperton Studios nel novembre 2017 (durante la registrazione del numero di “Angel Eyes”) per poter partecipare a una cerimonia di investitura a Buckingham Palace, dove è stata nominata Dama Comandante dell’Ordine dell’Impero Britannico dalla Regina Elisabetta II. Il cast e la troupe si sono riuniti per sorprendere e dare il benvenuto a Walters cantando “There Is Nothing Like a Dame” dal musical South Pacific.
  • I produttori hanno discusso l’idea di realizzare un terzo film. Amanda Seyfried ha dichiarato che sarebbe a bordo per un altro film, ma si è chiesta se ci siano abbastanza canzoni degli ABBA inutilizzate per una terza colonna sonora. Julie Walters, che si è ritirata dalla recitazione, ha affermato che un terzo film di Mamma Mia sarebbe la sua unica ragione per uscire dal pensionamento.
  • Cher ha scelto personalmente Andy Garcia per interpretare il personaggio di Fernando tra una serie di attori selezionati.
  • Ha avuto il miglior weekend di apertura al botteghino nella carriera di Meryl Streep, Amanda Seyfried e Cher.
  • La rivelazione del gemello di Bill Anderson, Kurt, è un riferimento alla battuta del primo film, quando scopre di poter essere il padre di Sophie: “Non mi dirai mica che hai una sorella gemella, vero?”
  • Sebbene non venga mai detto esplicitamente, la storia lascia intendere che Cienfuegos non sia solo l’amore perduto da tempo di Ruby, ma potrebbe anche essere il padre di Donnas e, a sua volta, il nonno di Sofie.
  • Prima che Sophie entri in chiesa per il battesimo della sua bambina, si sente una fisarmonica suonare in sottofondo la canzone degli ABBA “Slipping Through My Fingers”.
  • Tutti i dialoghi di Meryl Streep sono cantati!

The Northman: la storia vera dietro il film

The Northman: la storia vera dietro il film

The Northman (qui la recensione) è il terzo film da regista di Robert Eggers, ma è una storia vera e in che modo la storia antica dei vichinghi e la mitologia norrena influenzano le fondamenta del film? The Northman racconta la storia di Amleth, un giovane principe vichingo. Quando il padre di Amleth viene ucciso da Fjolnir, lo zio di Amleth, questi giura vendetta contro l’usurpatore e intraprende un viaggio che durerà tutta la vita per ottenere la sua vendetta.

The Northman segue il consueto stile di Eggers, combinando un’ambientazione d’epoca con brividi psicologici. A differenza dei precedenti lavori del regista, The Witch e The Lighthouse, è senza dubbio più accessibile e “mainstream”. Detto questo, Eggers ha già inserito elementi di storie vere nei suoi film, anche quando si è concentrato sui momenti più bizzarri delle sue pellicole, e quindi The Northman è in molti modi impostato per seguire questa fusione di eventi onirici con la realtà.

Questi elementi sono così in linea con lo stile caratteristico di Eggers da far sorgere la domanda se The Northman sia una storia vera. Considerando che molti degli elementi più strani del film sono legati alla storia dei vichinghi e alla mitologia norrena, non è da escludere che sia basato su eventi reali. Quindi, quanto sono legati alla storia reale tutti questi elementi nell’ultima avventura vichinga di Robert Eggers? Scopriamolo in questo approfondimento.

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The Northman non è direttamente basato su una storia vera

The Northman non è direttamente basato su una storia vera, ma è stato scritto da Robert Eggers e dal suo partner di sceneggiatura per questo film, Sjon, ispirandosi a un mito e a una fiaba dell’antico norvegese, piuttosto che essere tratto direttamente dalla realtà. Questa fiaba era Vita Amlethi. Vita Amlethi era una storia tramandata di generazione in generazione oralmente, che non fu registrata ufficialmente fino al 1200 circa, come parte della vasta storia dei sovrani danesi e della loro storia scritta da Saxo Grammaticus. Gli elementi fondamentali della storia hanno fornito l’ispirazione per il film, oltre che la base per altre famose storie nel corso della storia, come l’Amleto di Shakespeare.

The Northman trama film

Amleth era una persona reale? La spiegazione della leggenda scandinava

Vita Amlethi, la fiaba norrena, si traduce in La vita di Amleth. Anche se Amleth non è necessariamente basato su un personaggio storico reale, la fiaba tramanda la leggenda del personaggio. Mentre la storia di The Northman prende spunto da questa leggenda per ispirare la sua trama, il personaggio principale di Amleth è quasi direttamente tratto dalla fiaba norrena. In Vita Amlethi, Amleth è un giovane principe vichingo che vive felicemente con suo padre, Horwendil, e sua madre, Gerutha.

Il fratello di Horwendil, Fengo, tuttavia, è spinto da un odio geloso nei confronti del re Horwendil e lo uccide, prendendo Gerutha come sua moglie. Questo spinge Amleth a una rabbia che durerà tutta la vita, giurando vendetta contro suo zio per i crimini commessi contro la sua famiglia. Non è chiaro se il personaggio di Amleth sia basato su eventi o persone reali dell’epoca, ma in ogni caso è il modello del protagonista di The Northman, interpretato da Alexander Skarsgard.

Chi era il re Aurvandill? Il mito e il legame con Thor

Anche il re Horwendil di Vita Amlethi è immerso nella mitologia, proprio come Amleth. Horwendil è fortemente legato al re Aurvandill della Prose Edda, un testo norreno scritto nel XIII secolo. Nella Prose Edda, Aurvandill era un uomo che fu rapito dai Jotnar. Dopo il suo rapimento, Thor, il dio nordico del tuono, li affronta e libera Aurvandill, lasciando la scena con un’arma dei Jotnar conficcata nella testa. Quando Thor stava riportando Aurvandill a casa sua trasportandolo attraverso i fiumi Elivagar, il dito del piede di Aurvandill si congelò.

Thor allora gli tolse il dito congelato e lo lanciò nei cieli, formando la costellazione del Dito di Aurvandill. La versione latinizzata di Aurvandill, nota come Horwendillus o Horwendil, è quella che compare nella leggenda nordica di Vita Amleth. Ciò significa che il padre di Amleth era profondamente radicato sia nella leggenda che nella mitologia, avendo legami non solo con Amleth e gli altri personaggi che costituiscono la base di The Northman, ma anche con antichi dei nordici come Thor.

The Northman cast
Aidan Monaghan / © 2021 Focus Features, LLC.

Valchirie e Valhalla: l’aldilà vichingo in The Northman

Uno degli elementi distintivi di The Northman che collega il film alla realtà attraverso la mitologia norrena è l’inclusione delle Valchirie e del Valhalla. Nella mitologia norrena, le Valchirie erano un gruppo di figure femminili responsabili di guidare gli spiriti dei soldati nordici defunti nell’aldilà. Uno dei luoghi più importanti dell’aldilà nella mitologia norrena è il Valhalla, una maestosa sala situata ad Asgard e governata da Odino. Il Valhalla era considerato un grande onore per un guerriero, che poteva trascorrere i suoi giorni nell’aldilà nella sala di Odino, a significare una morte onorevole in battaglia.

In The Northman, Amleth ha diverse visioni delle Valchirie e del Valhalla. Alla fine del film, mentre Amleth giace morente dopo aver vendicato suo zio Fjolnir, ascende al Valhalla sul dorso di un cavallo alato, cavalcato da una delle Valchirie. Questo antico mito norreno prende vita nel film, con Amleth che muore gloriosamente nella lotta con suo zio e ascende alla sala degli uccisi ad Asgard, trasportato lì dalla stessa valchiria.

Come la veggente di Bjork si inserisce nella mitologia norrena

In The Northman, Eggers ha convinto la cantante e attrice islandese Bjork a tornare a recitare per la prima volta dopo quasi 20 anni. In questo modo, il film ha potuto includere nel film un altro aspetto dell’antica mitologia norrena: una veggente. Nel film, Amleth incontra una veggente, interpretata da Bjork, che traccia il percorso del principe vichingo e gli dice come può ottenere la vendetta su Fjolnir che tanto desidera. Il concetto di veggente era noto in molte saghe islandesi, non dissimili da Vita Amlethi, e l’esistenza di tali persone è stata confermata da reperti archeologici.

Nell’antica mitologia e leggenda norrena, le veggenti praticavano il Seid, una tecnica di estasi che permetteva alle loro anime di viaggiare in mondi oltre il nostro per ottenere informazioni. Utilizzando questa tecnica, le veggenti erano in grado di predire il futuro e il destino di determinati luoghi o persone. Per questo motivo, le veggenti godevano di uno status elevato nelle società vichinghe ed erano trattate con grande rispetto grazie alla loro capacità di prevedere il futuro. Il concetto di veggente è uno dei miti nordici più importanti a cui si allude in The Northman, con la sequenza che vede Bjork tracciare la trama fin dall’inizio del film.

The Northman cast

I berserker vichinghi nella vita reale

Prima di una delle scene d’azione principali di The Northman, una delle tante battaglie del film, c’è una sequenza in cui Amleth partecipa a una sorta di rituale insieme ad altri uomini della sua banda di predoni. Questo rituale prevede che gli uomini indossino varie pelli di animali, tra cui orsi e lupi, e imitino i movimenti e i versi degli animali per tutta la notte fino all’alba, quando attaccano un insediamento. Questo rituale dimostra che Amleth è un berserker vichingo, una figura tratta dalla storia nordica. Nella storia norrena, e anche germanica, i berserker erano orde di guerrieri indisciplinati che adoravano Odino e che si diceva combattessero in uno stato di furia simile alla trance, uccidendo a volontà quando attaccavano gli insediamenti.

Si diceva che i berserker potessero essere uditi arrivare grazie alla cacofonia di rumori che producevano prima e durante la battaglia. La parola berserker deriva dalle parole dell’antico norvegese che significano orso e camicia, il che significa che molti berserker indossavano pelli d’orso – così come pelli di lupo e di cinghiale – in battaglia. Le leggende del mito nordico narrano che i berserker si trasformavano in questi animali per vincere le battaglie al loro posto, con rituali prima della battaglia che permettevano loro di farlo, poiché “diventavano” i loro animali.

The Northman presenta quindi i berserker vichinghi in modo abbastanza accurato rispetto a quanto si conosce della storia reale. Come accennato, nel film Amleth viene mostrato mentre “diventa” un orso emettendo versi animali e comportandosi come una bestia, fino ad attaccare spietatamente un insediamento e uccidere chiunque gli capiti a tiro, continuando a emettere gli stessi versi. Sebbene il film non arrivi al punto di mostrare Amleth trasformarsi fisicamente in un animale, come probabilmente avveniva nelle tattiche intimidatorie tramandate sui berserker nei tempi antichi, presenta Amleth e la sua banda di predoni in modo accurato, così come la storia descrive il comportamento dei berserker vichinghi.

La cronologia di The Northman: quando è ambientato e quanto è accurato

All’inizio del film viene rivelato che The Northman è ambientato nell’895 d.C. Il film fa poi un salto temporale di durata imprecisata, mostrando Amleth cresciuto da bambino a giovane adulto. Il salto temporale non può essere stato superiore a 10-15 anni, il che significa che, in base a ciò che si sa degli antichi vichinghi di quel periodo, il film è abbastanza accurato nella sua rappresentazione. Ad esempio, riprendendo l’ultimo punto sui berserker vichinghi, una delle poesie norrene che narrano l’esistenza dei berserker risale al periodo 872-930 d.C., durante il regno del re norvegese Harald I Fairhair.

The Northman Alexander Skarsgard
Aidan Monaghan / © 2021 Focus Features, LLC.

Sulla base di questo, si può tranquillamente affermare che l’inclusione dei berserker vichinghi in The Northman è storicamente accurata, poiché rientra in questo arco temporale. Un altro elemento menzionato nel film che fornisce una prova della sua accuratezza storica è il regno dello stesso re Harald. Mentre il regno di Harald fornisce la prova dell’esistenza dei berserker, il film menziona apertamente che Fjolnir perse il regno che aveva rubato al padre di Amleth a favore di Harald di Norvegia. Dato che il film è ambientato all’inizio del 900, la cronologia coincide, poiché il regno storico di Harald durò dall’872 al 930 d.C.

I vichinghi in Islanda: quanto è accurata l’ambientazione di The Northman

La maggior parte di The Northman è ambientata sull’isola d’Islanda, dove Fjolnir decise di stabilirsi con la sua famiglia dopo aver perso il regno di suo fratello a favore di Harald di Norvegia. Questo è un altro aspetto del film in cui Eggers ha cercato di essere il più accurato possibile nei confronti degli antichi vichinghi islandesi di quell’epoca. Molti vichinghi nell’antichità si recarono in Islanda per sfuggire alle numerose regole e normative di molti paesi scandinavi dell’epoca. Si dice che uno dei primi vichinghi a visitare l’Islanda, Hrafna-Floki, sia stato responsabile di aver dato il nome all’isola.

Una volta stabilitisi in Islanda, molti vichinghi costruivano case di torba, come mostrato in The Northman. Le case di torba venivano costruite sul terreno dell’isola, data la scarsità di alberi in Islanda dovuta alla mancanza di lungimiranza dei primi coloni vichinghi. Non solo le case di torba garantivano un isolamento molto maggiore rispetto a quelle in pietra o legno, ma erano anche molto più sostenibili grazie all’uso di materiali naturali. Il film mostra che l’Islanda abitata dai vichinghi era costituita in gran parte da questo tipo di edifici, aggiungendo autenticità all’ambientazione storica.

Sebbene The Northman, come The Witch e The Lighthouse, contenga molti elementi fantastici, una delle cose che si possono dire di Eggers è la sua devozione all’accuratezza storica. Come per le ambientazioni d’epoca dei precedenti film di Eggers, l’autenticità storica di The Northman era chiaramente qualcosa che Robert Eggers e la sua troupe hanno cercato di ottenere. Sebbene il film non sia basato direttamente su una storia vera, molti elementi del folklore nordico, dell’antica mitologia norrena, del periodo storico e dei luoghi, consentono al film di essere ricco di legittimità storica.

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La giuria: la spiegazione del finale del film

La giuria: la spiegazione del finale del film

La giuria, uscito nel 2003 e diretto da Gary Fleder, porta sullo schermo l’omonimo romanzo di John Grisham, adattandolo con alcune differenze significative rispetto al testo originale. Se nel libro l’oggetto della causa è un processo contro un’industria produttrice di sigarette, nel film la vicenda viene traslata all’interno di un’aula di tribunale in cui si discute la responsabilità delle armi da fuoco. Questa scelta aggiorna e rende più attuale il conflitto, mantenendo però intatta la tensione narrativa tipica dei legal thriller tratti dalle opere di Grisham.

Il film appartiene dunque al genere del courtroom drama, arricchito da elementi di thriller e da un ritmo che alterna le manovre legali alle strategie di manipolazione della giuria. Attraverso la regia serrata e le interpretazioni intense di attori come John Cusack, Rachel Weisz, Gene Hackman e Dustin Hoffman, la storia mette in scena non solo lo scontro tra avvocati, ma anche un vero e proprio gioco di potere che si gioca nell’ombra, lontano dalla trasparenza della legge. Ne risulta un racconto in cui la giustizia diventa un terreno ambiguo, condizionato da denaro, influenze politiche e interessi personali.

Tra i temi principali emergono dunque la corruzione del sistema giudiziario, la manipolazione dell’opinione pubblica e la sottile linea che separa etica e vendetta. La pellicola riflette sulle fragilità di un sistema che dovrebbe garantire equità, ma che si rivela vulnerabile alle pressioni esterne. Al tempo stesso, mette al centro la capacità di ribaltare gli equilibri di potere attraverso l’intelligenza, l’astuzia e la determinazione personale. Nel resto dell’articolo si analizzerà il finale del film, spiegandone il significato e mostrando come esso dia compimento a questi temi complessi.

La giuria cast

La trama di La giuria

La vicenda ha inizio a New Orleans, quando un impiegato appena licenziato entra nel suo vecchio ufficio sparando ai presenti per poi suicidarsi. Due anni dopo questa tragedia, la vedova di una delle vittime decide di intentare causa contro la società produttrice dell’arma usata dall’assassino, colpevole per aver venduto la pistola con troppa facilità. Il processo che ne consegue vede in ballo milioni di dollari e a sostenere la moglie della vittima c’è Wendell Rohr, avvocato vecchio stampo, mentre Rankin Fitch, noto consulente per la composizione delle giurie nei processi e qui impegnato nella difesa della società, non si fa scrupoli a corrompere o minacciare la giuria per vincere.

Tra i giurati viene scelto anche Nicholas Easter, un commesso il quale esprime in più occasioni la sua contrarietà a far parte di quella giuria, ma costretto ugualmente dal giudice a parteciparvi. Ben presto, la sua presenza si rivelerà per Fitch essere un notevole ostacolo e l’avvocato si troverà a dover indagare su quel misterioso uomo che, nonostante abbia fatto di tutto per farsi escludere dalla commissione, sembra in realtà dirigere i giochi dall’interno. Più il processo va avanti, più Easter, Fitch e Rohr si troveranno strettamente legati in modi inaspettati, che svelerano i limiti del sistema giudiziario.

La spiegazione del finale del film

Nel terzo atto de La giuria, la tensione raggiunge il culmine quando Fitch, convinto di poter comprare il verdetto, decide di pagare i 15 milioni richiesti da Marlee. Intanto, grazie alle informazioni recuperate da Doyle, scopre troppo tardi che Nick e Marlee hanno un legame diretto con Gardner, la cittadina che in passato aveva perso una causa simile contro i produttori di armi. La loro azione non è dunque una mera truffa, ma una vendetta pianificata con cura e radicata in una ferita personale. Nonostante il sospetto, Fitch procede con il pagamento, ignaro che i due stanno per ribaltare la partita.

Durante le deliberazioni, Nick convince i giurati a rivedere le prove con attenzione, ribaltando la retorica del giurato Herrera, schierato con la difesa. L’atteggiamento aggressivo di quest’ultimo finisce per isolare i sostenitori di Vicksburg Firearms, aprendo la strada a un verdetto clamoroso: la compagnia viene ritenuta colpevole e condannata a pagare 111 milioni di dollari a Celeste Wood. Alla fine del processo, Nick e Marlee si presentano da Fitch con la prova del pagamento, minacciando di renderla pubblica se non si ritirerà. Fitch, ormai sconfitto, scopre di essere stato manipolato non per profitto personale, ma per un senso di giustizia che va oltre il denaro.

La giuria film

La spiegazione di questo finale risiede nella rivelazione delle vere motivazioni di Nick e Marlee. Lungi dall’essere due semplici truffatori, i protagonisti incarnano la voce di chi non ha avuto giustizia, trasformando la corruzione del sistema in un’arma contro se stessa. Il loro piano non punta a sovvertire il processo per fini economici, ma a ridare dignità a chi era stato tradito in passato dalla complicità tra grandi aziende e consulenti senza scrupoli come Fitch.

In questo senso, il verdetto finale non rappresenta soltanto la vittoria di Celeste Wood, ma anche il riscatto morale dei protagonisti e della comunità di Gardner. La giuria, influenzata dal lavoro di Nick, non vota in base al denaro o alle manipolazioni, ma seguendo il cuore e il senso di responsabilità verso le vittime. La conclusione porta così a compimento i temi centrali del film: la fragilità del sistema giudiziario, la corruzione del potere e la possibilità di ribaltare le ingiustizie attraverso l’intelligenza e la determinazione.

In ultima analisi, La giuria ci lascia un messaggio forte: anche in un sistema profondamente corrotto, la giustizia può emergere se qualcuno è disposto a rischiare tutto per ripristinarne il valore. Il film invita a riflettere sulla manipolabilità della legge e sull’importanza di non cedere al cinismo, mostrando che la speranza di un verdetto giusto risiede nella coscienza e nell’onestà delle persone comuni.

Altri approfondimenti su film tratti dalle opere di John Grishan

Sei giorni sette notti: la spiegazione del finale del film

Sei giorni sette notti: la spiegazione del finale del film

Il film Sei giorni sette notti (1998), diretto da Ivan Reitman, si colloca in una fase della carriera del regista in cui, dopo i grandi successi degli anni ’80 come Ghostbusters e I gemelli, si dedica a una commedia romantica che unisce avventura e azione. Pur non raggiungendo la popolarità dei suoi lavori precedenti, l’opera dimostra la versatilità di Reitman e la sua capacità di muoversi tra generi diversi, cercando sempre di intrecciare intrattenimento e leggerezza con un tocco di umorismo riconoscibile.

Dal punto di vista del genere, dunque, Sei giorni sette notti è una commedia romantica che si fonde con il film d’avventura: la sopravvivenza su un’isola sperduta e le difficoltà logistiche si mescolano a dinamiche sentimentali e scontri caratteriali tra i due protagonisti. Questa combinazione richiama in parte il modello delle screwball comedy, dove l’attrito iniziale tra i personaggi diventa il terreno fertile per la nascita di un legame più profondo, in un contesto però reso più esotico e spettacolare.

I temi centrali del film spaziano dalla resilienza e capacità di adattamento fino all’imprevedibilità dei sentimenti, che emergono anche nelle situazioni più estreme. L’incontro-scontro tra i protagonisti diventa metafora del confronto con sé stessi, della rottura delle certezze e della possibilità di costruire un nuovo equilibrio. Nel prosieguo dell’articolo, ci soffermeremo sul finale della storia, analizzandone il significato e spiegando come chiuda il percorso narrativo e tematico dei personaggi.

Harrison Ford e Anne Heche in Sei giorni sette notti
Harrison Ford e Anne Heche in Sei giorni sette notti

La trama di Sei giorni sette notti

La nevrotica Robin Monroe (Anne Heche) lavora come giornalista per la rivista di moda Dazzle. La donna è fidanzata con Frank Martin (David Schwimmer), il quale ha organizzato una vacanza speciale sull’isola tropicale di Makatea per chiederla in sposa. I due sono portati a destinazione dal pilota Quinn Harris (Harrison Ford), il quale vive serenamente assieme alla sua ragazza, la procace Angelica (Jacqueline Obradors). Il giorno dopo l’arrivo nell’arcipelago, Robin riceve una chiamata dal suo capo: deve recarsi a Tahiti per un servizio su un evento di moda.

Mentre Frank preferisce restare sull’isola e aspettare il ritorno della fidanzata, la reporter chiede a Quinn di accompagnarla col suo sgangherato aereo. Per loro sfortuna durante il volo incappano in una violenta tormenta, che li fa precipitare su un’isola deserta. Sprovvisti di una radio per contattare i soccorsi e senza cibo, i due iniziano a litigare e a punzecchiarsi, rivelando un’antipatia reciproca. Mentre cercano di escogitare dei modi per sopravvivere sull’isola e per essere ritrovati, i due iniziano però a conoscersi meglio, dovendo anche fare affidamento l’uno sull’altro di fronte ai pericoli che li attendono.

La spiegazione del finale del film

Nel terzo atto di Sei giorni sette notti Quinn e Robin, dopo aver riparato alla meglio l’aereo incidentato, cercano di lasciare l’isola. Il piano di fuga, però, viene interrotto dal ritorno dei pirati, che li attaccano e feriscono Quinn. Nonostante il pericolo e l’emergenza, i due riescono a decollare, e Robin, guidata dalle istruzioni del pilota ormai privo di forze, riesce a portare l’aereo fino a Makatea. L’atterraggio è rovinoso, ma avviene proprio davanti alla comunità che li credeva morti, trasformando il loro ritorno in un inatteso trionfo.

Dopo il salvataggio, la trama si concentra sul nodo sentimentale. Robin visita Quinn in ospedale e confessa di provare qualcosa per lui, ma Quinn respinge l’idea, convinto che le loro vite siano troppo diverse. Nel frattempo, Frank ammette a Robin di averla tradita con Angelica, e i due comprendono di non essere realmente innamorati. La rottura è inevitabile e Robin restituisce l’anello di fidanzamento. Quinn, sopraffatto dal rimorso di averla lasciata andare, corre all’aeroporto per fermarla, ma crede di essere arrivato troppo tardi. In realtà Robin è scesa dall’aereo e lo incontra proprio lì, dove i due finalmente si dichiarano e si riuniscono.

Anne Heche e Harrison Ford in Sei giorni sette notti
Anne Heche e Harrison Ford in Sei giorni sette notti

Il finale porta a compimento i temi principali del film, mostrando come la sopravvivenza e le difficoltà vissute abbiano fatto emergere la verità sui rapporti sentimentali. Il legame tra Robin e Quinn, nato da uno scontro iniziale e maturato nelle avversità, si rivela più autentico della relazione comoda e rassicurante che Robin aveva con Frank. La decisione di rompere con il fidanzato e scegliere Quinn diventa quindi una presa di coscienza, frutto dell’esperienza estrema che li ha messi alla prova.

Il rifiuto iniziale di Quinn, seguito dal suo ripensamento, riflette un altro tema centrale: la paura di cambiare vita e di abbracciare l’imprevedibilità dell’amore. Il suo ritorno all’aeroporto segna la rottura definitiva con il cinismo e l’ironia che lo hanno sempre protetto, aprendo alla possibilità di una relazione sincera e coinvolgente. Il film chiude così il cerchio: due personaggi apparentemente incompatibili trovano proprio nelle difficoltà la chiave per riconoscersi e scegliere un futuro comune.

In ultima analisi, Sei giorni sette notti ci lascia il messaggio che l’amore autentico nasce spesso fuori dai confini della quotidianità e delle certezze, e che solo mettendosi alla prova si può capire chi si è davvero e cosa si desidera. Attraverso la commistione di avventura e commedia romantica, il film suggerisce che il destino non è scritto ma va affrontato con coraggio, accettando il rischio che comporta l’aprirsi a nuove possibilità.

Conan il barbaro: tutto quello che c’è da sapere sul film con Arnold Schwarzenegger

Quello di Conan è stato il primo grande personaggio a conferire popolarità internazionale all’attore Arnold Schwarzenegger. Questo è il protagonista di Conan il barbaro, film di genere fantastico a lungo atteso dai fan e che si concretizzò a seguito del successo di Guerre Stellari, opera che dimostro l’esistenza di un forte interesse verso racconti di questo genere, con ambientazioni fantastiche e personaggi eroici. Conan il barbaro offre proprio tutto ciò e cogliendo in pieno lo spirito del suo tempo si affermò poi come un grande successo di critica e pubblico.

Il film fu dunque diretto nel 1982 da John Milius (regista anche di Un mercoledì da leoni) e da quest’ultimo scritto insieme ad Oliver Stone, che nel 1979 era divenuto celebre per aver sceneggiato il film Fuga di mezzanotte, con cui vinse il suo primo Oscar. Realizzare Conan il barbaro fu però tutt’altro che semplice, sia per via di problemi legati all’acquisto delle licenze, sia per via di alcune modifiche da apportare ai personaggi. Conan, infatti, è basato su di un omonimo personaggio dei fumetti, il quale però presenta alcune differenze rispetto al Conan poi portato sul grande schermo.

Il risultato fu però particolarmente apprezzato, con particolari lodi per le ambientazioni, gli effetti speciali e le interpretazioni dei protagonisti. Ancora oggi Conan il barbaro è un classico, nonché trai più celebri film di genere fantastico degli anni Ottanta. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e al suo sequel. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama di Conan il barbaro: i fumetti e i libri da cui è tratto il film

Ambientato nella fantomatica Era Hyboriana, la storia racconta di Conan, figlio di un fabbro di una tribù del nord Europa, dove si tramanda l’arte della lavorazione dell’acciaio per forgiare spade invincibili. La vita di Conan viene stravolta quando un gruppo di predoni, con a capo lo spietato Doom, distrugge il suo villaggio e stermina tutti gli abitanti. Da loro rapito, Conan viene usato come schiavo e costretto ai lavori forzati, sviluppando una forza sovrumana. Crescendo, egli diventa dunque un guerriero formidabile, chiamato a compiere gesta impossibili e covando un forte desiderio di vendetta verso gli assassini dei suoi genitori e del suo popolo.

Come anticipato, il personaggio di Conan presente nel film è ispirato a quello omonimo ideato da Robert Ervin Howard nel 1932 sulle pagine di Weird Tales, come anche ai romanzi scritti da L. Sprague de Camp e Lin Carter. Proprio questi ultimi hanno consolidato nell’immaginario colletivo l’immagine di Conan come un barbaro virile, armato di ascia e sempre pronto a spaccare le teste dei suoi nemici. La versione cinematografica del personaggio si discosta però molto dal Conan letterario, il quale appare più selvaggio e forte, mentre quello del film risulta più umano e, per certi aspetti, vittima degli eventi.

Conan-il-barbaro-sequel

Conan il barbaro: il cast del film

La scelta di Arnold Schwarzenegger come protagonista nel ruolo di Conan fu frutto della visione del film del 1977 Uomo d’acciaio da parte dei produttori. Colpiti dal muscoloso corpo del bodybuilder austriaco, questi decisero di offrirgli la parte, che Schwarzenegger accettò subito, capendo che sarebbe stata una grande occasione per farsi un nome nell’industria dell’intrattenimento. Per interpretare Conan, egli si sottopose ad un duro regime di allenamenti, che lo portarono a perdere peso e a definire meglio la propria massa muscolare. Schwarzenegger ebbe poi modo di imparare ad andare a cavallo, a scalare con la fune e a maneggiare la spada, oggetto che conserva ancora oggi con sé.

Accanto a lui, Sandahl Bergman interpreta invece il ruolo di Valeria, principale personaggio femminile, la quale si afferma come un’Amazzone feroce ma civilizzata. Per tale ruolo, l’attrice fu poi premiata con il Golden Globe per la migliore attrice debuttante. James Earl Jones, noto per essere stato la voce di Dart Fener e quella di Mufasa, interpreta invece il villain Thulsa Doom, mentre il celebre attore svedese Max von Sydow ricopre il ruolo di Re Osric. I due furono scelti per la loro esperienza in ambito recitativo, conferendo dunque più prestigio al progetto. Completano il cast gli attori Ben Davidson nel ruolo di Rexor e Gerry Lopez in quelli di Subotai.

Il sequel e il remake di Conan il barbaro

Dato il successo del film, nel 1983 è stato realizzato Conan il distruttore, un sequel stand-alone, ovvero a sé stante, indipendente dunque da quanto avviene a livello narrativo nel precedente. Cambia infatti del tutto il cast, fatta eccezione per Schwarzenegger, che riprende il ruolo di Conan. Dopo questo secondo film, c’era l’intenzione di realizzare un terzo capitolo intitolato Conan il conquistatore. La popolarità di Schwarzenegger e i molti progetti in cui era ormai coinvolto resero però impossibile realizzare il film, che venne dunque accantonato. Nel 2011, tuttavia, è stato realizzato un remake dal titolo Conan the Barbarian, dove ad interpretare il protagonista è l’attore Jason Momoa.

Dove vedere Conan il barbaro

È possibile fruire di Conan il barbaro grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Disney+ e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video.

Il trailer di Conan il barbaro

Fonte: IMDb

IT: Welcome to Derry, il trailer ufficiale

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IT: Welcome to Derry, il trailer ufficiale

Rilasciati oggi il trailer ufficiale e la key art di IT: Welcome to Derry, l’attesissima serie drammatica targata HBO e Sky Exclusive, prodotta da Warner Bros. Television e ispirata a IT, il celebre romanzo del 1986 di Stephen King, maestro indiscusso dell’horror contemporaneo. La serie in otto episodi, uno a settimana, debutterà il 27 ottobre, in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW.

IT: Welcome to Derry è stata sviluppata per la televisione dai registi Andy Muschietti e Barbara Muschietti (“IT“, “IT – Capitolo Due“, “The Flash”) e Jason Fuchs (“IT – Capitolo Due”, “Wonder Woman”, “Argylle”). Andy Muschietti dirige diversi episodi della serie.

Ambientato nell’universo di “IT” di Stephen King, IT: WELCOME TO DERRY è basato sul romanzo “IT” di King ed espande la visione stabilita dal regista Andy Muschietti nei lungometraggi “IT” e “IT – Capitolo Due”, due grandi successi che hanno conquistato pubblico e critica con una storia indimenticabile di paura, amicizia e coraggio.

Del cast della serie fanno parte Taylour Paige, Jovan Adepo, Chris Chalk, James Remar, Stephen Rider, Madeleine Stowe, Rudy Mancuso, Bill Skarsgård.

La serie, prodotta da HBO e Warner Bros. Television, è stata sviluppata per la televisione da Andy Muschietti, Barbara Muschietti e Jason Fuchs. Andy Muschietti e Barbara Muschietti (qui con la loro casa di produzione Double Dream), Jason Fuchs, Brad Caleb Kane, David Coatsworth, Bill Skarsgård, Shelley Meals, Roy Lee e Dan Lin sono i produttori esecutivi. Fuchs, che ha anche scritto la sceneggiatura del primo episodio, e Kane sono gli showrunner del progetto.

IT: Welcome to Derry dal 27 ottobre in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW.

The Bride: il primo trailer del film di Maggie Gyllenhaal con Jessie Buckley e Christian Bale

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La Warner Bros. Pictures ha pubblicato il primo trailer di The Bride di Maggie Gyllenhaal, con Jessie Buckley e Christian Bale.

La sinossi ufficiale del film recita: “Un solitario Frankenstein si reca nella Chicago degli anni ’30 per chiedere aiuto al Dr. Euphronius per crearsi una compagna. I due rinvigoriscono una giovane donna assassinata e nasce la Sposa. Lei è al di là di ciò che entrambi avevano previsto, innescando una storia d’amore infiammabile, attirando l’attenzione della polizia e un movimento sociale selvaggio e radicale”.

Ispirato a “La moglie di Frankenstein” di James Whale e al romanzo Frankenstein di Mary Shelley del 1818, The Bride vede Buckley nel ruolo del protagonista, mentre Bale interpreta il mostro di Frankenstein. Il cast include anche Penélope Cruz nel ruolo di Myrna, Annette Bening, Peter Sarsgaard, Julianne Hough e Jake Gyllenhaal.

Nell’aprile 2024, Maggie Gyllenhaal ha pubblicato delle foto in anteprima, tra cui uno screen test del make up di Bale. La troupe del film include il direttore della fotografia di “Joker” Lawrence Sher, la costumista di “Cenerentola” Sandy Powell e la scenografa di “Elvis” Karen Murphy. The Bride è il secondo lavoro da regista di Gyllenhaal, dopo La figlia perduta del 2021, che ha ottenuto tre nomination agli Oscar e ha visto protagonisti anche Buckley e Sarsgaard.

The Bride di Gyllenhaal è uno dei numerosi film di Frankenstein in arrivo, tra questi annoveriamo una versione Netflix diretta da Guillermo del Toro con protagonista Jacob Elordi, nei panni del mostro rianimato. Il film di Del Toro vede anche la partecipazione di Oscar Isaac, Mia Goth, Lars Mikkelsen, David Bradley, Christian Convery, Charles Dance e Christoph Waltz.

La Warner Bros. distribuirà La Sposa! (The Bride) nei cinema e in Imax il 26 settembre, negli USA. In Italia il film arriverà il 5 marzo 2026 con il titolo La sposa.

Baywatch: Fox ordina un reboot per la stagione 2026-2027

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Baywatch: Fox ordina un reboot per la stagione 2026-2027

Fox ha ufficialmente ordinato un reboot di Baywatch, la leggendaria serie sui bagnini, che andrà in onda durante la stagione televisiva 2026-2027.

Fox Entertainment e Fremantle coprodurranno il reboot, che sarà composto da 12 episodi. Matt Nix sarà showrunner e produttore esecutivo, con Michael Berk, Greg Bonann, Dante Di Loreto e Doug Schwartz come produttori esecutivi. Berk, Bonnan e Schwartz sono stati i creatori della serie originale.

“Nella sua prima messa in onda, ‘Baywatch’ ha definito un’intera era della vita da spiaggia e ha elevato i bagnini a uno status iconico. Ora, con i nostri partner di Fremantle, questo colosso televisivo è pronto per un ritorno moderno”, ha dichiarato Michael Thorn, Presidente di Fox Television Network. “Insieme, Fox e Fremantle, insieme a Matt Nix e al co-creatore originale Greg Bonann, porteranno il sogno californiano a una nuova generazione di fan con storie inedite, stelle nascenti e tutto lo spettacolo che rende il franchise di “Baywatch” un successo globale.”

Fremantle ha iniziato a valutare l’idea di un reboot della serie e dei suoi iconici costumi da bagno rossi già nel 2018, con la Fox che si unirà al progetto nel 2024 con una sceneggiatura e un impegno per le penali. Al momento della pubblicazione di questo articolo, non è stato ancora annunciato alcun membro del cast per il reboot.

Baywatch ha debuttato originariamente nel 1989 sulla NBC. È andato in onda per una stagione su quella rete prima di passare alla syndication per il resto delle sue 11 stagioni, durante le quali ha trasmesso quasi 250 episodi. È stato rinominato “Baywatch: Hawaii” per le sue ultime due stagioni, poiché la produzione si è trasferita nello stato insulare dalla California. Un film TV di reunion è andato in onda su Fox nel 2003.

Al suo apice, Baywatch è stata la serie più vista al mondo, trasmessa in oltre 200 paesi. Il cast includeva David Hasselhoff nel ruolo del capo bagnino Mitch Buchannon e ha contribuito a lanciare la carriera di attori di star come Pamela Anderson, Jason Momoa, Yasmine Bleeth e Carmen Electra. La serie ha anche dato vita allo spin-off di breve durata Baywatch Nights, ed è stata riproposta come film con Dwayne “The Rock” Johnson e Zac Efron nel 2017.

The Pitt, recensione della serie creata da R. Scott Gemmill

The Pitt, recensione della serie creata da R. Scott Gemmill

A prescindere dallo spettacolo vibrante, dalla tensione altissima, dalla messa in scena precisa, quello che realmente rimane impresso alla fine delle quindici puntate di questo medical procedural drama è la sensazione che il mondo ti sia passato davanti in poche ore.

The Pitt racconta il mondo in poche ore

La forza primaria della serie creata e condotta da R. Scott Gemmill sta nel riuscire a raccontare i maggiori problemi del nostro presente inserendoli in questo microcosmo che si fa puntata dopo puntata universo compiuto. Ma The Pitt non punta il dito dall’alto, non adopera la retorica del pulito per dirci chi siamo e cosa non sta funzionando nel nostro presente. Al contrario racconta i problemi e le contraddizioni che oggi viviamo dal punto di vista dell’uomo comune, facendole vivere sulla pelle del medico che lavora nel pronto soccorso, dell’infermiera che deve accudire ogni tipo di paziente, del paziente stesso che nel momento del bisogno espone i suoi lati più fragili oppure oscuri. Insomma, quello di The Pitt è un universo circoscritto che riesce a farsi metafora completa e verissima del nostro presente, mostrandolo in tutta la sua umanità lacerata.

The Pitt
The Pitt – Cortesia Sky

Un normale giorno dentro l’ER di un ospedale di Pittsburgh, dove ogni giorno non può mai essere normale. Lo sa bene il responsabile del reparto Michael “Robby” Robinavitch (Noah Wyle), il quale si reca a lavoro nonostante sia l’anniversario della morte del suo amico e mentore, il quale non è sopravvissuto alla pandemia ed è deceduto proprio in una delle stanze del reparto. Un ricordo doloroso, che ancora perseguita la mente di Robby. Ma altro non si può fare che andare avanti, tentare di salvare altre vite, aiutando il nuovo gruppo di interni al loro primo giorno nel reparto a gestire una pressione fisica, emotiva e psicologica che lui stesso non sempre riesce a sopportare…

Una visione da binge

Provate a vederlo in binge-watching The Pitt. Non soltanto perché la struttura narrativa lo vorrebbe, in quanto ogni episodio mette in scena un’ora della vita (della morte) che scorre nel reparto. Dovreste farlo soprattutto perché le ultime cinque, sei puntate rappresentano un crescendo che raramente si è visto (esperito, “vissuto”) con tale potenza da molto tempo a questa parte in uno show televisivo.

Per quanto riguarda il cast, tutto ovviamente gira intorno a Noah Wyle, che offre una prestazione talmente sfaccettata e allo stesso tempo carismatica da commuovere. Bisogna dire che l’attore è supportato da un personaggio scritto magnificamente, il quale sa quando parlare ma soprattutto quando tacere. Un uomo che tenta di insegnare agli altri quello che lui stesso in fondo non riesce a far proprio; vuole nascondere il suo trauma quando invita i giovani colleghi ad aprirsi di fronte al dolore che il lavoro nonostante tutto causa; non riesce a trattenere le lacrime ma non molla un paziente, anche quando magari lo meriterebbero.

Un eroe del nostro tempo

Insomma Robinavitch è un vero eroe proprio perché umanissimo, perfettibile e tutt’altro che infallibile. E per questo rappresenta al meglio chi siamo oggi, cosa possiamo essere al netto dei nostri limiti. Accanto a Wyle un cast che nella sua quasi totale interezza si affaccia a un produzione di rilievo, e che merita di essere accomunato in un solenne applauso. Certo, qualche storia poteva essere chiusa in maniera leggermente meno convenzionale, ma questo nulla toglie al risultato finale.

The Pitt
The Pitt – Cortesia Sky

Scritto, diretto e interpretato con una lucidità e una coerenza di intenti da fare invidia alla stragrande maggioranza dei prodotti seriali contemporanei, The Pitt è senza mezzi termini una delle serie da non perdere nel 2025. Un tour de force psicologico e soprattutto emotivo architettato per arrivare al cuore dello spettatore senza adoperare alcuna scorciatoia. Lo show che vede creator R. Scott Gemmill vuole intrattenere riflettendo con pienezza e verità sul nostro presente, sui suoi dilemmi, i suoi dibattiti, le sue battaglie ideologiche e purtroppo anche i suoi orrori. The Pitt lo fa senza sotterfugi, senza addolcire la pillola ma senza neppure renderla inutilmente sensazionalistica con momenti troppo crudi. Insomma, una serie che possiede un equilibrio interno di fattura elevatissima. Inutile consigliarla: va vista e basta.