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Fingernails – Una diagnosi d’amore, le prime immagini del film Apple Originals

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Apple Original Films ha annunciato che Fingernails – Una diagnosi d’amore, l’atteso film interpretato da Jessie Buckley, Riz Ahmed, Jeremy Allen White e Luke Wilson e già selezionato al Toronto International Film Festival, uscirà il 3 novembre su Apple TV+.

Anna e Ryan hanno trovato il vero amore. È stato dimostrato da una nuova e controversa tecnologia. C’è solo un problema: Anna non è ancora sicura. Poi accetta un posto in un istituto di sperimentazione amorosa e incontra Amir.

Fingernails – Una diagnosi d’amore è il secondo lungometraggio e il primo film in lingua inglese del visionario regista/scrittore/produttore Christos Nikou, il cui debutto alla regia è stato l’acclamato “Apples”.

Il film è scritto da Christos Nikou con Stavros Raptis e Sam Steiner ed è prodott, oltre allo stesso Nikou, da Cate Blanchett, Andrew Upton e Coco Francini per Dirty Films e Lucas Wiesendanger per FilmNation Entertainment. Il film è prodotto esecutivamente da Glen Basner, Milan Popelka, Alison Cohen e Ashley Fox della FilmNation Entertainment insieme a Kevin Lafferty e Jerome Duboz.

Passages, il sogno realizzato di Ira Sachs

Passages, il sogno realizzato di Ira Sachs

Dal 2019 a oggi molte cose sono cambiate, e anche il Passages con cui Ira Sachs (I toni dell’amore – Love is Strange, Little Men) torna nelle nostre sale è molto diverso dal Frankie con Isabelle Huppert che tanta impressione aveva fatto al Festival di Cannes di quell’anno. Presentato al Sundance Film Festival e poi alla Berlinale – dopo le apprezzate anteprime speciali di inizio mese – dal 17 agosto Mubi e Lucky Red ci offrono uno sguardo moderno non privo di ironia sulla battaglia dei sessi.

Prodotto da Saïd Ben Saïd (Elle, Bacurau) e Michel Merkt (Vi presento Toni Erdmann), in Passages si intrecciano desideri e nevrosi di Ben Whishaw, ma soprattutto della coppia composta da Franz Rogowski (visto di recente in Freaks Out di Gabriele Mainetti e il Disco Boy di Giacomo Abbruzzese) e la splendida e indimenticabile protagonista del La vita di Adele premiato con la Palma d’oro nel 2013, Adèle Exarchopoulos. Loro la chiave di quello che lo stesso regista definisce “un film di attori”, ai quali si è affidato per ottenere qualcosa che non avrebbe mai potuto essere nella sceneggiatura.

Anche per quel che riguarda sensualità e istinto, due elementi che – insieme alle scene di sesso che arricchiscono il film e i rapporti tra i personaggi – non sono molto piaciuti alla censura. Intanto a quella statunitense, che ha vietato il film ai minori di 17 anni. Una decisione che il regista – fondatore dell’organizzazione Queer|Art – ha definito “pericolosa” per il suo combattere “la possibilità che esista un immaginario LGBTQ+” e alla quale Mubi – considerandola “inaspettata” e “deludente” – ha risposto distribuendo il film negli Stati Uniti senza rating.

Un film tanto attuale da esser stato visto come un manifesto della tanto decantata fluidità?

Secondo la mia esperienza, l’importante è l’impatto che il film ha sul pubblico. Poi, quanto a quel che ci veda il pubblico, c’è una frase famosa che dice che se vuoi mandare un messaggio, devi usare la Western Union. Io non volevo mandare messaggi, ma sicuramente un film, una sceneggiatura, possono essere costruiti, strutturati, interpretati e letti in diversi modi. Ed è altrettanto certo è che questo aspetto ci sia, anche se la mia intenzione non era di fare un film a tema. In generale parlerei di un cambiamento generazionale. C’è stato questo passaggio che forse oggi ci permette di vedere le relazioni e i rapporti umani, sentimentali e sessuali, in un nuovo modo, diverso, nel quale le differenze sono consentite.

Tre attori ben orchestrati grazie anche a tre personaggi ben costruiti, come sono nati?

Ho costruito il film su Rogowski, dopo averlo visto nell’Happy End di Haneke, e l’ho iniziato a scrivere durante il primo lockdown. Un periodo nel quale ho provato un grande senso di insicurezza. Non ero sicuro che il cinema potesse sopravvivere e ho sentita la necessità di lavorare a un film che avrei voluto vedere, e del genere che avrei voluto vedere se il cinema fosse sopravvissuto. Un film di attori, che anche si prendesse dei rischi. Proprio in quel periodo avevo visto l’ultimo film di Visconti, L’innocente, e mi aveva ispirato, non solo per la struttura del racconto. Da regista, da uomo di potere, ho sofferto della mancanza di controllo  sul mio mondo, il mio ambiente, e in qualche modo mi sentito connesso con Giancarlo Giannini, ma tutti noi abbiamo continuato a sentirci ispirati dal film, anche durante l’intero processo creativo.

Ma non solo per Giannini, giusto?

Il sentimento che mi ha provocato Franz Rogowski è lo stesso che avevo provato per Laura Antonelli. Pur essendomi sempre identificato come omosessuale, e avendo una storia sentimentale in questo senso, sentire queste sensazioni nei confronti del personaggio da lei interpretato è stato molto interessante. Anche come regista, visto che quell’eccitazione mi portava in una diversa direzione. Ho pensato a cosa succederebbe se la mia ispirazione, la mia musa erotica cambiasse. Durante la lavorazione io avevo 55 anni, ma i protagonisti sono molto più giovani, non c’è il tema dell’identità omosessuale, oggi forse c’è un approccio diverso, una differenza generazionale che in qualche modo rende il film – ambientato al giorno d’oggi – molto attuale.

La fascinazione per Rogowski ha condizionato anche la natura del personaggio?

Sin dalla sequenza iniziale del film c’è sicuramente qualcosa di me stesso nella sua posizione, nel suo potere, c’è la mascolinità, il mio essere bianco, ma nei personaggi c’è sempre anche molto di quel che mettono loro. Anche perché io evito di fare prove per non bloccarli, per dar loro un ambiente creativo, perché loro stessi si scoprano, anche se questo significa correre dei rischi. Il suo Tomas è un uomo di potere, che finisce a terra, ma il modo in cui lo fa ha una sua coreografia. Ed è curioso perché Frank aveva pensato di fare il ballerino all’inizio della sua carriera, e anche se oggi dice di non saper ballare il suo corpo è come un’opera d’arte, una scultura, con cui lui sa di poter trasmettere qualcosa.

Passages filmUn uomo di potere che vediamo tanto attento ai dettagli, quanto talmente egoista da ignorarli…

C’è una coerenza nel personaggio, che è quella di esser costantemente mosso dal desiderio. C’è un gap tra quello che ha e quello che vorrebbe avere, dall’inizio alla fine. Una costante, in un soggetto guidato sempre dal piacere. La mia stessa intenzione, come regista, era di dare qualcosa al pubblico, in qualche modo di dargli piacere, attraverso i diversi elementi del film, dai colori alla fisicità degli attori, in ogni scena. Qualcosa che mostra la ricerca fatta e la concentrazione sui dettagli.

Piacere e fisicità che tornano anche nelle scene di sesso, anche quelle molto curate nei dettagli, quasi delle coreografie, nonostante l’amore omosessuale sembri ancora un tabù…

Per esperienza so che non si può scrivere completamente una scena di sesso per gli attori, sono loro che devono interpretarla, è nelle loro mani. Puoi creare una situazione, nella quale loro si muoveranno, è il mio lavoro è metterli a loro agio, che sentano fiducia e rispetto, e poi lasciare alla loro improvvisazione, al movimento dei loro corpi che esprima quello che avrei dovuto descrivere sulla pagina in maniera dettagliata. Loro possono fare col corpo tutti i paragrafi di una scena. Qualcosa che non avrei potuto fare, tanto che mentre li dirigo sono anche un osservatore, divento pubblico e provo quel che prova lo spettatore.

Quanto al tabù, noi viviamo con la convinzione che tutto vada avanti, che il progresso si muova in una precisa direzione, che con il tempo le cose migliorino, anche grazie a una cultura che ci rende sempre più aperti, ma in realtà, per fare il film, io sono dovuto tornare indietro agli anni ’70 e ’80, a Chantal Akerman, ad Accattone, a Visconti, indietro a un periodo nel quale eravamo meno repressi anche per ricordarmi cosa era possibile raccontare con le immagini. Tornare a quel periodo mi ha consentito di creare delle scene nelle quali non ci fosse la vergogna.

Scott Pilgrim Takes Off: il primo trailer della serie animata Netflix

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Michael Cera si riunisce con Sex Bob-Omb – questa volta in forma animata – per l’imminente anime di Netflix Scott Pilgrim Takes Off. La serie di otto episodi è diretta dallo studio di animazione Science Saru e segue la storia del personaggio del titolo che suona il basso durante la sua battaglia tra le band e contro gli ex di Ramona.

La nuova serie Netflix segue la commedia d’azione romantica di Edgar Wright del 2010 Scott Pilgrim Vs The World, basata sulla serie di graphic novel di Bryan Lee O’Malley.

I personaggi animati di Scott Pilgrim Takes Off sono doppiati quasi interamente dagli attori del film del 2010. Questo include Mary Elizabeth Winstead come Ramona, Kieran Culkin come Wallace Wells, Chris Evans come Lucas Lee, Jason Schwartzmen come Gideon Graves, Satya Bhabha come Matthew Patel, Brie Larson come Natalie V. “Envy” Adams, Aubrey Plaza come Julie Powers, Ellen Wong nei panni di Knives Chau e Anna Kendrick nei panni di Stacey Pilgrim.

Oldboy: Park Chan-wook commenta il remake firmato da Spike Lee

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Oldboy: Park Chan-wook commenta il remake firmato da Spike Lee

Il regista originale di Oldboy, Park Chan-wook, rivela come si è sentito guardando il remake di Spike Lee del 2013. Basato liberamente su un manga giapponese, Oldboy di Park racconta la storia di un uomo misteriosamente imprigionato per 15 anni, che dopo aver ottenuto la libertà, parte per una sanguinosa ricerca di vendetta contro i suoi sconosciuti carcerieri. Acclamato dalla critica al momento della sua uscita nel 2003 (come si evince dal suo punteggio dell’82% su Rotten Tomatoes), Oldboy è stato sostenuto da artisti del calibro di Quentin Tarantino e in un primo tempo il suo remake è stato affidato a Steven Spielberg che avrebbe diretto Will Smith nel ruolo principale. Alla fine il remake di Oldboy è stato diretto da Spike Lee con Josh Brolin nei panni del protagonista.

Ora, 20 anni dopo l’uscita dell’originale Oldboy, il regista Park Chan-wook ha rivelato come si è sentito guardando il remake del suo film a opera di Lee (tramite Inverse). Pur lodando Lee e definendolo un regista di grande influenza, Park ammette anche che è stato strano guardare una nuova versione del film a cui ha dato vita.

“Prima di tutto sono stato molto onorato che sia stato realizzato da un regista che rispetto e da cui sono stato personalmente influenzato. Guardando il film, mi è sembrato molto inquietante perché è la storia che ho creato io, ma è diversa. È quasi come un volto familiare, ma anche molto nuovo allo stesso tempo… Hai presente quando vai nei parchi di divertimento e c’è la sala degli specchi e vedi i tuoi riflessi contorti in questi strani specchi? È stata un’esperienza divertente simile a qualcosa del genere.”

C’è da aggiungere che il commento di Park è anche molto diplomatico, dal momento che se il suo Oldboy è considerato un capolavoro della cinematografia mondiale, il remake di Spike Lee è uno dei punti più bassi della prestigiosa e ricca filmografia del regista americano.

Il ragazzo e l’airone, le prime immagini ufficiali del nuovo film di Hayao Miyazaki

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C’è molto mistero intorno a Il ragazzo e l’airone (The Boy and the Heron), titolo internazionale del prossimo film di Hayao Miyazaki che in originale si intitola How Do You Live?. Il film ha fatto notizia in primo luogo perché si tratta del grande ritorno al lungometraggio del Maestro dell’animazione giapponese, ma anche perché si è tanto parlato del fatto che lo studio Studio Ghibli, che produce il film, aveva scelto di non fare nessun tipo di campagna promozionale per il film stesso.

Tuttavia, tramite X, @DiscussingFilm ha diffuso le prime quattro foto ufficiali dal film, dopo un leak di altre immagini dei giorni passati. Le quattro immagini mostrano il protagonista del film, uno stormo di uccelli, un misterioso oggetto fluttuante e un airone decisamente bizzarro, in pieno stile Miyazaki, fornendo un allettante primo assaggio di quello che il film sarà.

Il ragazzo e l’airone (The Boy and the Heron) ha debuttato in Giappone il 14 luglio 2023, dove è stato distribuito con una minuscola campagna di marketing, lasciando i fan completamente all’oscuro di cosa sarebbe stato il film che stavano per vedere. Da allora il film ha raccolto enormi elogi e debutterà al Toronto International Film Festival a settembre.

Le immagini condivise non danno grandi suggerimenti su quello che sarà la storia del film, ma per adesso sappiamo che The Boy and the Heron racconterà la storia di Mahito Maki, un ragazzino che scopre una misteriosa torre abbandonata che lo mette in contatto con un fantastico nuovo mondo insieme a un airone parlante. Maki è chiaramente presente nella prima immagine, mentre abbraccia un personaggio femminile il cui volto è oscurato, mentre l’airone è presumibilmente lo stesso raffigurato nell’immagine finale.

Il film è ispirato al libro How Do You Live?, titolo originale del film, ma piuttosto che essere un adattamento del libro stesso, è il libro che appare effettivamente nel film in possesso di Maki. Il film sembra condividere molti temi importanti cari a Miyazaki, come il sentimento contro la guerra, l’idea di un mondo fantastico che esiste accanto al nostro e le difficoltà di essere un bambino, rendendolo una degna conclusione (?) della sua carriera cinematografica.

Aaron Taylor-Johnson rivela l’intenso allenamento per Kraven il Cacciatore

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Il protagonista di Kraven – Il Cacciatore, Aaron Taylor-Johnson, rivela l’intenso allenamento e l’aumento di peso a cui si è sottoposto per incarnare il cattivo di Spider-Man. Taylor-Johnson non è estraneo ai film di supereroi, visto che nel corso della sua carriera è stato protagonista di Kick Ass, e ha avuto un breve ruolo nel MCU nei panni di Quicksilver, al fianco di Elizabeth Olsen. Tuttavia, affinché Aaron Taylor-Johnson tornasse nel circolo dei supereroi Kraven – Il Cacciatore di Sony, l’attore ha dovuto seguire un regime di allenamento come mai prima d’ora.

Parlando con Esquire, Aaron Taylor-Johnson ha rivelato l’intenso addestramento che ha seguito per Kraven il Cacciatore. Secondo la rivista, l’attore conosceva l’importanza della forma del suo torace per il personaggio, il che lo ha fatto allenare pesantemente per mesi. Taylor-Johnson ha anche imparato a correre come un quadrupede per essere credibile nei panni di Kraven, che ha poteri animali nel film. La sua formazione includeva anche altri elementi, come inseguire cervi con un cacciatore, studiare la vita e il lavoro del defunto fotografo naturalista Peter Beard e trascorrere del tempo con l’ambientalista Damian Aspinall, descritto da Taylor-Johnson come “un punk-anarchico”.

Il primo trailer di Kraven il Cacciatore ha anticipato che il film dipinge il personaggio in una luce più positiva del previsto. Mentre il filmato ha rivelato che la versione di Kraven di Taylor-Johnson sarà letale come il personaggio del fumetti, grazie al rating R del film, non sarà lui il cattivo del film.

Kraven – Il Cacciatore: tutto quello che sappiamo sul film!

Dopo il successo di Venom: Let There Be Carnage e Spider-Man: No Way Home, Sony continua ad espandere il suo universo Marvel e Kraven the Hunter si unisce a una lista che include anche Madame Web con Dakota Johnson e il progetto Spider-Woman di Olivia Wilde. Art Marcum, Matt Holloway e Richard Wenk hanno scritto la sceneggiatura di Kraven – Il Cacciatore e il fatto che il film attiri talenti di alto livello è sicuramente un buon segno. Kraven – Il Cacciatore uscirà al cinema il 05 ottobre 2023 distribuito da Sony Pictures Italia e Warner Bros.

Kraven – Il Cacciatore sarà interpretato da Aaron Taylor-Johnson (Avengers: Age of Ultron) mentre assume il mantello del cattivo di Spider-Man, che è un immigrato russo di nome Sergei Kravinoff. Nel film, che viene annunciato come il prossimo capitolo dello Spider-Man Universe (SSU) di Sony, va in missione per dimostrare di essere il più grande cacciatore del mondo. Ad affiancare Taylor-Johnson nel film Marvel di Sony con classificazione R c’è Fred Hechinger (Fear Street Trilogy, The White Lotus) nei panni di Chameleon, il fratellastro di Kraven; la candidata all’Oscar Ariana DeBose (West Side Story) nel ruolo di Calypso, la compagna dell’occasione e amante di Kraven; Russell Crowe e Levi Miller in ruoli sconosciuti. Anche Christopher Abbott e Alessandro Nivola sono stati scelti come cattivi principali. Kraven – Il Cacciatore è diretto dal candidato all’Oscar J. C. Chandor (A Most Violent Year) da una sceneggiatura co-scritta da Richard Wenk (The Equalizer), Matt Holloway e Art Marcum. Avi Arad e Matt Tolmach stanno producendo il progetto.

Kraven – Il Cacciatore racconta la violenta storia della nascita e del destino di uno dei villain più iconici della Marvel. Ambientato prima della sua famigerata vendetta contro Spider-Man, Aaron Taylor-Johnson interpreta il protagonista di questo film vietato ai minori di 14 anni.

Spider-Man: Beyond the Spider-Verse, piccoli aggiornamenti sull’uscita

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Anche se l’uscita di Spider-Man: Beyond the Spider-Verse è stata posticipata a data da definirsi, i creatori e sceneggiatori del franchise hanno offerto un aggiornamento in merito a quando il film verrà distribuito.

Come parte delle modifiche alla data di uscita del film Marvel di Sony, è stato rivelato che Spider-Man: Beyond the Spider-Verse non sarebbe stato distribuito nella sua data originale del 29 marzo 2024. Il terzo film della trilogia animata di Spider-Man è stato rimosso dal pianificazione di Sony, senza alcun accenno a quando potrebbe essere fatto uscire.

Durante un’intervista con Digital Spy, gli sceneggiatori/produttori del franchise di Spider-Verse Phil Lord e Chris Miller hanno condiviso un nuovo aggiornamento riguardante la data di uscita di Spider-Man: Beyond the Spider-Verse. Secondo il duo, il film uscirà “quando sarà pronto“. Lord ha giustificato la mancanza di una data di uscita concreta per il film nella sua risposta, dicendo: “Quelle decisioni sono per fortuna al di sopra del nostro stipendio, ma posso dirti che ci stiamo già lavorando sodo e ci prenderemo il tempo necessario per renderlo grande”.

Hollywood sta attualmente attraversando due grandi scioperi che hanno influenzato profondamente una vasta gamma di film e programmi TV, e Beyond the Spider-Verse è un’altra vittima della situazione. Gli scioperi della Writers Guild of America e SAG-AFTRA hanno interrotto il lavoro di sceneggiatori e attori, il che ha causato il ritardo o la sospensione della produzione di diversi progetti a tempo indeterminato.

The Toxic Avenger: ecco Peter Dinklage nella prima foto!

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The Toxic Avenger: ecco Peter Dinklage nella prima foto!

È stata diffusa da Bloody Disgusting la prima immagine del remake di The Toxic Avenger, che mostra Peter Dinklage pronto all’azione nei panni di Winston Gooze. Diretto da Macon Blair, il film rivisita l’omonimo classico cult del 1984. Il film originale segue un custode che viene trasformato in un supereroe sfigurato che combatte il crimine dopo essere caduto in una vasca di rifiuti tossici, e il riavvio firmato da Blair sembra seguire la stessa vena.

Nella prima immagine svelata da Bloody Disgusting possiamo dare un’occhiata all’aspetto di Dinklage come l’eroe titolare. Sebbene la nuova immagine non riveli il volto di Dinkage, fornisce uno sguardo al suo costume da supereroe e all’arma verde dall’aspetto tossico.

Realizzato con soli $ 500.000, il primo film di The Toxic Avenger, distribuito da Troma Entertainment, è diventato un cult. Il film presenta un personaggio principale stravagante e un mondo ancora più stravagante in cui lui stesso abita. Nella classica moda di Troma, il tono del film è molto esagerato, e il film è a tutti gli effetti una parodia dei film di supereroi con abbondanti dosi di sangue e violenza.

Mentre il rating R del reebot di The Toxic Avenger per violenza esplicita, sangue, nudità e linguaggio suggerisce che il film tenterà di catturare questa stessa energia, Blair ha precedentemente spiegato che il film sarà la sua interpretazione del materiale originale. Il regista ha espresso il desiderio di realizzare un film che attiri i fan di lunga data oltre al pubblico che non ha alcuna familiarità con i prodotti originali o in generale con i film di Troma.

Mentre molti aspetti della storia del film rimangono nascosti, il cast di The Toxic Avenger presenta una serie di attori straordinari guidati da Peter Dinklage, tra cui Elijah Wood, Julia Davis, Jacob Tremblay, Taylour Paige e Kevin Bacon. Secondo quanto riferito, Bacon interpreta un cattivo nel film, ma i dettagli sul suo personaggio non sono ancora stati diffusi. Con The Toxic Avenger che sarà presentato in anteprima al Fantastic Fest il mese prossimo, è molto probabile che presto verrà annunciata una data di uscita ufficiale negli USA.

Cillian Murphy rivela in quale film di Christopher Nolan sarebbe voluto essere

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È ormai diventata una leggenda metropolitana la reazione di Cillian Murphy quando Christopher Nolan gli ha chiesto di essere il protagonista nel suo film, Oppenheimer. L’attore irlandese collabora da anni con Nolan, anche se non ha mai ricevuto, prima di adesso, un ruolo da protagonista. E adesso, la star di Oppenheimer rivela che gli sarebbe piaciuto recitare in Interstellar.

Murphy sta ricevendo elogi per la sua interpretazione nei panni del fisico J. Robert Oppenheimer nel nuovo film di Nolan. Conosciuto principalmente per il ruolo di Tommy Shelby in Peaky Blinders, Murphy è noto per la sua grande intensità e Oppenheimer gli è valso alcune delle migliori recensioni della sua carriera.

In una recente conversazione con The Independent, Murphy ha detto che gli sarebbe piaciuto recitare in Interstellar. Mentre l’attore afferma che alla fine per il film siano state scelte le “persone giuste”, Murphy ha detto che “adora” Interstellar.

“Adoro Interstellar perché lo trovo così emozionante. Ricordo di averlo visto al cinema quando avevo dei bambini piccoli. Ha avuto un grande impatto su di me. Mi ha spezzato il cuore. Adoro guardare i suoi film quando non ci sono perché non devo spaventarmi per le dimensioni delle mie orecchie o altro.”

Tutto quello che sappiamo sul film Oppenheimer

Scritto e diretto da Christopher Nolan, Oppenheimer è un thriller storico girato in IMAX che porta il pubblico nell’avvincente storia paradossale di un uomo enigmatico che deve rischiare di distruggere il mondo per poterlo salvare. Il film è interpretato da Cillian Murphy nel ruolo di J. Robert Oppenheimer e da Emily Blunt nel ruolo della moglie, la biologa e botanica Katherine “Kitty” Oppenheimer. Il premio Oscar Matt Damon interpreta il generale Leslie Groves Jr., direttore del Progetto Manhattan, e Robert Downey Jr. interpreta Lewis Strauss, commissario fondatore della Commissione statunitense per l’energia atomica.

La candidata all’Oscar Florence Pugh interpreta la psichiatra Jean Tatlock, Benny Safdie interpreta il fisico teorico Edward Teller, Michael Angarano interpreta Robert Serber e Josh Hartnett interpreta il pionieristico scienziato nucleare americano Ernest Lawrence. Il film è anche interpretato dal vincitore dell’Oscar Rami Malek e questo film vede Nolan riunirsi con l’attore, scrittore e regista otto volte candidato all’Oscar Kenneth Branagh. Il cast comprende anche Dane DeHaan (Valerian e la città dei mille pianeti), Dylan Arnold (serie Halloween), David Krumholtz (La ballata di Buster Scruggs), Alden Ehrenreich (Solo: A Star Wars Story) e Matthew Modine (Il Cavaliere Oscuro – Il ritorno).  Il film è tratto dal libro vincitore del premio Pulitzer American Prometheus: The Triumph and Tragedy of J. Robert Oppenheimer di Kai Bird e del compianto Martin J. Sherwin. Il film è prodotto da Emma Thomas, Charles Roven di Atlas Entertainment e Christopher Nolan.

Oppenheimer è girato sia in IMAX 65mm che in pellicola di grande formato 65mm che include, per la prima volta in assoluto, sezioni in fotografia analogica IMAX in bianco e nero. I film di Nolan, tra cui TenetDunkirkInterstellarInception e la trilogia del Cavaliere Oscuro, hanno incassato più di 5 miliardi di dollari al botteghino mondiale e sono stati premiati con 11 Oscar e 36 nomination, tra cui due nomination come miglior film.

Maestro: il teaser ufficiale del film di e con Bradley Cooper

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Maestro: il teaser ufficiale del film di e con Bradley Cooper

Netflix ha annunciato la data di uscita e un primo teaser per il suo nuovo film, Maestro, che segna la seconda regia cinematografica di Bradley Cooper, dopo A Star Is Born. Il film, che ha co-scritto, diretto e interpretato nei panni del compositore Leonard Bernstein, uscirà nelle sale selezionate il 22 novembre, dopo l’anteprima mondiale nella Selezione Ufficiale del Concorso della 80° Mostra d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, per poi arrivare sulla piattaforma il 20 dicembre.

Maestro, la trama

Maestro racconta la complessa storia d’amore di Leonard Bernstein e Felicia Montealegre Cohn Bernstein (Carey Mulligan), una storia che dura da oltre 30 anni. Forse meglio conosciuto per la colonna sonora di West Side Story di Broadway e del classico film di Marlon Brando Fronte del Porto, Bernstein ha sposato l’attrice nel 1951 e ha avuto tre figli con lei, con la coppia che si è divisa tra New York e il Connecticut. A complicare la dinamica tra i due sono state le relazioni che ha avuto nel corso degli anni, sia con uomini che con donne, anche se condotte con la consenziente consapevolezza di Felicia. I due sono stati separati a un certo punto per un periodo di un anno, anche se alla fine sono rimasti insieme fino alla morte di Felicia nel 1978.

Bradley Cooper ha scritto la sceneggiatura di Maestro con il premio Oscar per Il caso Spotlight Josh Singer, ed è anche affiancato nell’ensemble da Matt Bomer, Maya Hawke, Sarah Silverman, Josh Hamilton, Scott Ellis, Gideon Glick, Sam Nivola, Alexa Swinton e Miriam Shor. Di seguito, il poster del film:

Maestro poster

Mentre Maestro è stato annunciato come parte del programma di Venezia 80 alla fine del mese scorso, Cooper ha annunciato che non prenderà parte alla promozione del film, a meno che lo sciopero SAG-AFTRA non si concluda in qualche modo entro la fine di questo mese.

Barbie bandito in Algeria perché “promuove l’omosessualità”

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Barbie bandito in Algeria perché “promuove l’omosessualità”

Barbie è stato bandito in Algeria nella sua terza settimana di programmazione nel paese, stando a quanto leggiamo su Reuters. In una dichiarazione al sito, una fonte ufficiale anonima ha affermato che il film “promuove l’omosessualità e altre devianze occidentali” e “non è conforme alle credenze religiose e culturali dell’Algeria”.

La notizia è stata riportata per la prima volta lunedì dal sito locale 24H Algerie, che ha scritto che il Ministero della Cultura e delle Arti del paese nordafricano aveva chiesto alle sale che proiettano il film di rimuoverlo immediatamente dai loro programmi. Secondo 24H Algerie, Barbie è stato bandito per “danno morale“.

Anche il Libano e il Kuwait si sono recentemente mossi per vietare la distribuzione della commedia con Margot Robbie e Ryan Gosling. La scorsa settimana, il ministro della cultura libanese Mohammad Mortada ha affermato che il film della Warner Bros. è stato ritenuto “promotore dell’omosessualità e della trasformazione sessuale” e “contraddice i valori della fede e della moralità”. “Il film va contro i valori morali e religiosi in Libano, in quanto incoraggia la perversità e la trasformazione di genere mentre chiede il rifiuto del patriarcato e ridicolizza il ruolo delle madri”, ha detto Mortada. Ha quindi chiesto al comitato di censura del paese di rivedere il film e fornire una raccomandazione. A partire dal 9 agosto, il Kuwait aveva già bandito il film.

Nel frattempo, anche se in precedenza era stato riferito che sia l’Arabia Saudita che gli Emirati Arabi Uniti stavano prendendo in considerazione il divieto di Barbie, il film è uscito giovedì in entrambi i paesi e ha incassato 1,9 milioni di dollari in ciascun paese nel suo primo fine settimana di uscita.

Barbie ha superato la soglia del miliardo di dollari in tutto il mondo, rendendo la regista Greta Gerwig la prima regista donna solista a raggiungere il traguardo al botteghino.

Box office: Barbie domina ancora la classifica

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Box office: Barbie domina ancora la classifica

A più di tre settimane dalla sua prima uscita nelle sale Barbie, scritto e diretto da Greta Gerwig con Margot Robbie e Ryan Gosling nei panni dei due protagonisti continua a mantenere il primo posto per incassi. Nel solo fine settimana Barbie ha incassato €320.976 a fronte di un totale che supera ampiamente i 27 milioni di euro. La commedia sulla nota bambola di Mattel continua ad attirare un pubblico di tutte le età al cinema anche con il caldo estivo!

Al secondo posto si stabilisce Shark 2: l’abisso che incassa €205.463 nel week end appena concluso e supera i 3 milioni di euro di incassi dalla sua prima uscita nelle sale il 3 agosto.  Mantiene ancora salda la terza posizione Mission impossible: dead reckoning parte uno; a più di un mese dalla sua prima uscita nei cinema il settimo capitolo della saga action con Tom Cruise incassa €57.263 a fronte di un totale che sfiora i 5 milioni di euro.

Box office: il resto della classifica

Al quarto e quinto posto ritroviamo nuovamente Elemental, film di animazione targato Disney Pixar, e Indiana Jones e il quadrante del destino, quinto ed ultimo capitolo della serie cinematografica di avventura con Harrison Ford. Elemental incassa €43.845 su un totale di più di 6 milioni di euro, mentre Indiana Jones raggiunge un incasso di €34.930.

Il sesto ed il settimo posto sono occupati da Demeter- il risveglio di Dracula, che al suo primo fine settimana al cinema incassa €32.181, e da Il mio vicino Totoro, cartone animato prodotto dallo studio Ghibli, che guadagna €28.061 nel week end. All’ottavo posto ritroviamo Ruby Gillman la ragazza con i tentacoli che a più di un mese dalla sua prima uscita incassa €9.044, su un totale di poco più di un milione di euro.

Ultimi due in classifica per incassi sono Scordato, commedia italiana nei cinema dal 13 aprile, la quale incassa €7.318, e Rapito, pellicola di Marco Bellocchio nelle sale dal 25 maggio, che incassa €6.732.

Rogue, la recensione del film horror di Greg McLean

Rogue, la recensione del film horror di Greg McLean

Uno squalo che si aggira nelle acque indisturbato, pronto ad attaccare chiunque arrivi nel suo territorio. Un coccodrillo famelico che dà insistentemente la caccia alle sue prede per poi nasconderle nella sua tana. Sono questi i principali protagonisti del B-movie horror, un filone tanto spaventoso quanto avvincente, che da sempre appassiona e terrorizza milioni di spettatori. Se Lo squalo di Steven Spilberg è diventato un cult ci sarà un motivo, in fondo. Rogue, film del 2007 scritto e diretto da Greg McLean, rientra in quella cerchia di film di genere degni di una visione, in quanto riesce a conciliare spirito d’avventura, horror spietato e personaggi sfruttati a dovere. La sua trama prende ispirazione dalla vera storia di Sweetheart, un coccodrillo enorme maschio di acqua salata che negli anni ’70 dicono fosse stato responsabile di ricorrenti attacchi alle barche. Rogue è disponibile su Netflix e fa parte della Top 10 dei film più visti sulla piattaforma.

Rogue, la trama

Pete (Michael Vartan) è un giornalista di viaggio inviato in Australia per un reportage sul Kakadu National Park. Arrivato sul luogo, incontra la guida turistca Kate (Radha Mitchell), che sta radunando tutto il gruppo sulla sua barca per poter cominciare il percorso lungo il fiume, alla ricerca dei coccodrilli. Gli altri componenti del gruppo sono Simon (Stephen Curry), Russell (John Jarratt), Everett (Robert Taylor), Sherry (Mia Wasikowska) ed Elizabeth (Heather Mitchell), e per un po’ anche lo spavaldo Neil (Sam Worthington). Mentre stanno navigando il fiume, uno di loro si accorge di un bagliore in cielo, una richiesta di soccorso da parte di qualcuno che si trova in pericolo. A quel punto Kate decide di risalire il fiume e raggiungere il punto dove è stato lanciato il segnale, ma nel tragitto qualcosa colpisce la barca, facendola arenare vicino un piccolo isolotto in mezzo all’acqua. I problemi insorgono quando un gigantesco coccodrillo d’acqua salata, che nuota in quella palude, sta dando loro la caccia e non vuole fermarsi per nessuna ragione, poiché oramai per lui sono prede da braccare. Compito del gruppo è fare in modo che l’animale si distragga per poter raggiungere la terraferma, prima che la marea inghiottisca l’isolotto e li faccia disperdere nel fiume, dandoli in pasto al coccodrillo.

Rogue cast

Un B-horror movie da non sottovalutare

Come dicevamo in apertura, Rogue è un B-horror movie degno del suo nome. Uno di quelli che non si rovesciano nel dimenticatoio, ma che anzi meriterebbero d’essere guardati ogni qual volta si ha bisogno di una scossa potente di adrenalina, accompagnata da un’ansia crescente, che è proprio una delle chiavi dominanti di tutto l’impianto narrativo di Rogue. Se di solito sono gli squali a occupare il piccolo o grande schermo per incutere timore, oltre che alle sue vittime, anche agli spettatori (i quali il più delle volte in acqua si fanno poi suggestionare), in questo caso a creare scompiglio e un magone alla bocca dello stomaco è un gigantesco coccodrillo, che rispetto al re degli oceani può spostarsi sia in acqua che sulla terraferma, rendendo la sua minaccia molto più forte e sentita. Impedendo di conseguenza alle sue vittime di stare tranquille ovunque, aumentando la pressione su di loro.

Ed è proprio qui che McLean si diverte con il suo film, potendo spostare le sue pedine a piacimento in un’Australia paludosa ma in ogni caso incantevole e magnetica, dando modo alla sua fantasia di volare e soddisfarsi nelle dinamiche più terribili con l’animale. I suoi personaggi non sono mai al sicuro, pur incorniciati da paesaggi naturalistici mozzafiato, perché sono costante preda del coccodrillo e ogni mossa può decretare la loro morte. Il film prepara lentamente il suo pubblico a questa serie di eventi, ed è il giocare sull’attesa – spostando l’incidente scatenante verso la ventina di minuti – ad accendere subito il motore della tensione, pur non essendo accaduto ancora niente di cruciale. Mantenendo come punto fisso lo stato tensivo generale, il regista riesce così anche a costruire una storia fra i personaggi, ponendo l’accento sui diversi modi di reagire delle persone davanti alle difficoltà, e di come sia spesso difficile trovare una sintonia anche di fronte ad un imminente pericolo.

Un cast corale

E in realtà sono proprio i personaggi ad essere pilastro importante e strumento vincente di Rogue, che oltre a mostrarci sequenze d’attacco ben riuscite, con una messa in scena curata per rendere l’atmosfera cupa, tetra e angosciante al punto giusto, propone dei characters tutto sommato sviluppati bene per il ruolo, riuscendo a gestire una narrazione corale ed equilibrata almeno nei primi due atti. Merito del cast scelto, che in linea generale è in grado di restituire tutto il panico, la preoccupazione e la paura dei momenti cruciali con il coccodrillo, non lasciandosi andare ad un’interpretazione posticcia e stonata. Una performance degna di nota è quella Radha Mitchell, capace di gestire le emozioni della propria Kate e dosare le espressioni, puntando molto sullo sguardo vitreo e scioccato, sottolineando il suo timore ma anche i sensi di colpa che ha verso il suo gruppo di turisti.

Non male anche il protagonista principale, Pete, interpretato da Michael Vartan, che se nella prima parte è lasciato un po’ “all’ombra”, mescolato agli altri e quindi meno visibile, nella scena action finale dà il meglio di sé e mostra le proprie discrete doti recitative. Rogue perciò si conferma un film di genere ben costruito, che cerca di lavorare più sull’ansia dello spettatore che sullo sbigottimento usuale delle scene tipiche di lotta con l’animale, dando a volte l’impressione di essere più un thriller che un vero e proprio horror. Greg McLean non si può dire non abbia fatto un buon lavoro, forse avrebbe dovuto allungare di più alcune vicende adrenaliniche per rendere il film più armonioso, ma guardando ad altri prodotti ben peggiori, di questo non ci si può lamentare.

I peggiori giorni: recensione del film di Edoardo Leo e Massimiliano Bruno

I peggiori giorni arriva in sala il 14 agosto. Suddiviso in quattro episodi, come il suo predecessore I migliori giorni uscito il primo gennaio di quest’anno, è di nuovo scritto e diretto da Edoardo Leo e Massimiliano Bruno con il supporto, alla sceneggiatura, di Beatrice Campagna, Salvatore Fazio, Andrea Bassi, Marco Bonini, Gianni Corsi e Herbert Simone Pagani.

I peggiori giorni, la trama

Questa volta a scandire il dramma della magra esistenza umana, è ancora un quartetto di festività cruciali e durante le quali si sfodera inevitabilmente il meglio di sé. Il Natale è l’unica a dare seguito al precedente capitolo, riprendendo il cast con i tre fratelli interpretati proprio dai due registi e Anna Foglietta, con Renato Carpentieri nel ruolo del papà. Gli altri tre Peggiori giorni del titolo sono invece il Primo Maggio, Ferragosto e Halloween, mentre ne I migliori si trattava di Capodanno, San Valentino e l’8 marzo. Ma poco importa, in effetti, perché il risultato scoppiettante e (all’occorrenza) delirante non cambia.

Le prime due storie sono curate da Leo e le altre da Bruno. Di nuovo il gruppo di attori coinvolto è stellare e nutritissimo da performance eseguite in maniera completa e a tutto tondo (Fabrizio Bentivoglio, Giuseppe Battiston, Claudia Pandolfi, Neri Marcorè, Ricky Memphis, Anna Ferzetti, Rocco Papaleo, Giovanni Storti), a partire dalle giovani leve che si vedono a Ferragosto e Halloween (Sara Baccarini in particolar modo).

Il tempo che scorre scandito dai giorni “peggiori”

Il concetto alla base di queste tanto temute ricorrenze è sempre lo stesso: ci sono delle specifiche date nell’arco dell’anno che ritmano lo scandire del tempo, conducono a delle inevitabili riflessioni e arrestano la frenetica corsa della routine quotidiana lasciando che l’ondata di tutti gli irrisolti piombi alle spalle come una valanga. E quello che accade è tendenzialmente spinto dalla paura di perdere qualcosa: certezze, comodità, reputazione, dignità. Così viene a galla l’egoismo in ogni sua forma più bieca oppure, in qualche occasione, l’amore.

L’intenzione dei registi e sceneggiatori è molto chiara, e l’idea di strutturare il film in quattro distinte situazioni agevola la parte estetica prendendo l’eco di una certa magnifica filmografia italiana degli anni ’60 e, alla fine, l’effetto è interessante. Anche perché è indubbio il gusto per la messa in scena accompagnato dalla bravura della recitazione di tutti.

Il problema, forse, riguarda proprio la scelta dello sviluppo degli eventi e il modo in cui la tensione cresce progressivamente, che in ciascuno episodio tende ovviamente all’amaro in modo diverso. Ma le parti dirette da Leo, pur nella loro chiarezza d’intenti, scadono lentamente nella banalità palesando quasi da subito la direzione che prenderà l’intreccio, rischiando di annoiare tremendamente lo spettatore e offuscare la bella resa dei protagonisti e con essa anche lo stesso messaggio che vuole trasmettere.

Le ultime due storie hanno un maggiore piglio dal punto di vista del ritmo narrativo, Massimiliano Bruno alterna lo stile di racconto sfruttando le musiche e usando il grottesco non solo nel contenuto ma anche giocando con le angolazioni di ripresa e il montaggio.

i peggiori giorniUna sola intenzione per due film

Lo scopo del progetto delle due pellicole non è superficiale, anzi. Parte dal bisogno di riflettere profondamente sull’insensatezza di abitudini, gesti, ritualità, convenzioni svuotate dai significati relazionali che avevano in origine e che subiscono oggi tutta la stanchezza di doverismi accumulati senza sosta. Ma la difficoltà sta nel dover prestare molta attenzione alle sfumature scelte per portare in scena un argomento. Qui i due registi restano intrappolati nella sbrigatività di descrivere delle storie, allegandone battute e dei tentativi di sarcasmo, ma senza utilizzare ciò che più di ogni altro mezzo il cinema possiede: la potenza delle immagini, anche e soprattutto quando silenziose. Ne avrebbe guadagnato tutto, specialmente i temi trattati.

Rocco Papaleo: intervista al regista e protagonista di Scordato

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Rocco Papaleo: intervista al regista e protagonista di Scordato

In occasione del Lucania Film Festival, Rocco Papaleo, tra gli ospiti della 24° edizione, ha raccontato del suo ultimo film da regista, Scordato, in cui recita al fianco di Giorgia.

MCU, 10 grandi problemi del franchise che Avengers 5 deve superare

Ci sono diversi problemi che Avengers: La dinastia Kang dovrà superare quando uscirà nell’ambito della Fase 6 del MCU. Il capo dei Marvel Studios Kevin Feige ha confermato lo sviluppo di Avengers: La dinastia Kang al SDCC 2022 insieme ad Avengers: Secret Wars, con i due epici film crossover destinati a concludere la Saga del Multiverso del MCU. Si tratta del primo progetto che coinvolge gli eroi di New York dopo Avengers: Endgame. La dinastia Kang dovrebbe unire le trame separate che si sono svolte nelle Fasi 4 e 5, riunendo una nuova squadra di Eroi più potenti della Terra per combattere Kang il Conquistatore.

La trama collegata a Secret Invasion

Nick Fury Secret Invasion

Sulla scia di Avengers: Endgame, i Marvel Studios hanno deciso di spostare l’attenzione dalla prima squadra di supereroi del MCU, lasciando invece sconosciuto lo status dei nuovi Avengers. Nella nuova serie Marvel, Secret Invasion, si è parlato più volte degli Avengers soprattutto riguardo alla collezione di DNA di vari personaggi del MCU, tra cui alcuni membri di alto profilo della squadra. Dopo aver appreso dell’esistenza di questo database di DNA, è probabile che diversi Vendicatori perdano la fiducia e lascino la squadra, creando potenzialmente un enorme problema di eroi per Avengers: La dinastia Kang.

Infinity War e Endgame alzano l’asticella

MCU Endgame Iron Man

La Saga dell’Infinito del MCU si è conclusa con Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame, segnando uno dei momenti più importanti non solo della storia del MCU, ma della storia del cinema nel suo complesso. Questa doppietta ha fissato un’asticella molto alta per i futuri film e, dal momento che La dinastia Kang è il prossimo a uscire, questo mette molta pressione sul progetto in arrivo. Quando il film uscirà, saranno passati sette anni tra il film e Endgame, il che potrebbe lasciare abbastanza tempo per evitare paragoni troppo evidenti. Tuttavia, i film dei Vendicatori della Fase 6 devono essere all’altezza del successo dei loro predecessori, il che è un compito arduo.

Il ruolo di Kang il Conquistatore nel MCU

Jonathan Majors

Presentato come il nuovo Thanos, Kang il Conquistatore ha debuttato come il principale cattivo della Saga del Multiverso del MCU. Kang rappresenta una minaccia così grande grazie alle sue infinite e malvagie varianti. Le varianti di Kang potrebbero apparire in diversi progetti del MCU prima di Avengers: La dinastia Kang, visto che sono già apparse nella prima stagione di Loki e in Ant-Man and the Wasp: Quantumania, e una nuova variante, Victor Timely, sarà introdotta nella seconda stagione di Loki. Se diverse versioni di Kang continueranno ad apparire prima de La dinastia Kang, rischierà di sembrare un villain abusato, sminuendo il mistero e la magia del personaggio nella Fase 6.

Il MCU ha introdotto troppi nuovi eroi

She-Hulk

Avengers: Infinity War e Endgame hanno visto diversi eroi di alto profilo perdere la vita o ritirarsi dal MCU, lasciando enormi vuoti che sono stati poi colmati da un’ondata di nuovi eroi nella Fase 4. Sebbene sia stato bello vedere nuovi personaggi introdotti nel live-action, Avengers: La dinastia Kang rischia di essere troppo pieno di eroi e di perdere parte dell’azione e della personalità che hanno reso così divertenti i precedenti film sui Vendicatori. Forse ci sono troppi eroi nel MCU, ma è possibile che si formino diverse squadre più piccole invece di un’unica grande squadra, il che potrebbe risolvere il problema.

I nuovi eroi sono molto scollegati tra loro

Moon Knight mcu

L’introduzione di nuovi eroi nella Saga del Multiverso comporta una serie di problemi, poiché molti di questi sono stati autoconclusivi e non hanno connessioni chiare con il MCU più ampio e tra loro. Moon Knight, gli Eterni e Shang-Chi sono solo alcuni esempi, mentre le Fasi 5 e 6 dovrebbero introdurre altri personaggi che potrebbero non avere un percorso prestabilito per unirsi agli Avengers nella Dinastia Kang. Non è chiaro come questi progetti si incastreranno tra loro, anche se, grazie alle anticipazioni su altre squadre satelliti.

Non c’è un leader chiaro per i nuovi Avengers del MCU

the falcon and the winter soldier

Lo sviluppo di La dinastia Kang e Secret Wars conferma che nel futuro del MCU si formerà una nuova squadra di Vendicatori, e anche se è possibile immaginare chi ne farà parte, è meno certo chi la guiderà. Il Capitan America di Steve Rogers guidava la squadra originale, mentre Tony Stark ne finanziava le operazioni, ma entrambi questi eroi hanno lasciato il MCU. Molti si aspettavano che il nuovo Capitan America di Sam Wilson seguisse le orme del suo predecessore, ma senza poteri sovrumani, questo sembra improbabile. La mancanza di un leader chiaro potrebbe essere un punto importante della trama de La dinastia Kang, ma qualcuno dovrà farsi avanti.

Avengers 5 non includerà alcuni degli eroi più interessanti del MCU

Fantastici Quattro

Lo sceneggiatore di Ant-Man and the Wasp: Quantumania Jeff Loveness è stato assunto per scrivere la sceneggiatura di Avengers: The Kang Dynasty, e si è lasciato sfuggire che diversi eroi non appariranno nel prossimo progetto. Se da un lato si tratta di eroi che non hanno ancora debuttato nel MCU, tra cui i Fantastici Quattro, gli X-Men e Blade, dall’altro la perdita di questi eroi in La dinastia Kang potrebbe creare un po’ di confusione, soprattutto perché Blade e Fantastic Four usciranno entrambi prima di La dinastia Kang. D’altra parte, l’esclusione di questi eroi da La dinastia Kang permetterà al film di concentrarsi esclusivamente sulla nuova squadra dei Vendicatori, evitando di appesantire la storia.

Il piano di Kang il Conquistatore deve essere ancora spiegato

Kang il Conquistatore poteri

Jonathan Majors ha attualmente fatto due apparizioni principali nel MCU: Colui che rimane nella prima stagione di Loki e Kang il Conquistatore in Ant-Man and the Wasp: Quantumania. Majors è apparso anche come membro del Consiglio di Kang e apparirà come Victor Timely in Loki 2, ma nonostante le sue numerose apparizioni, il vero piano di Kang non è ancora stato spiegato. Il piano di Thanos nella Saga dell’Infinito non è stato completamente rivelato fino ad Avengers: Infinity War, quindi questo potrebbe non sembrare un problema, ma il piano di Kang è sicuramente molto più complicato, il che significa che avrà bisogno di più tempo per essere spiegato, tempo che la dinastia Kang potrebbe non concedere.

Avengers 5 rischia di perdere l’umanità dei personaggi

Bruce Banner Natasha Romanoff Avengers Age of Ultron

Al centro di tutti i precedenti film dei Vendicatori nel MCU, gli eroi non solo hanno combattuto minacce ultraterrene, ma hanno anche affrontato intense poste in gioco personali che hanno mantenuto l’azione ancorata alla realtà. L’enorme quantità di nuovi eroi che si prevede di includere ne La dinastia Kang e la quantità di tempo che dovrà essere impiegata per spiegare il piano di Kang il Conquistatore rischiano di far perdere a La dinastia Kang questi aspetti personali. Sarebbe un vero peccato, perché l’umanità dei supereroi è il fulcro di ogni precedente avventura dei Marvel Studios, quindi La dinastia Kang non deve essere relegata semplicemente a una battaglia ricca di azione tra gli Avengers e Kang.

I Marvel Studios potrebbero dover sostituire Jonathan Majors in Avengers 5

Kang il Conquistatore esiliato

Forse il problema più grande che affligge la Dinastia Kang è qualcosa su cui i Marvel Studios hanno ancora rifiutato di commentare. Nel marzo 2023, Jonathan Majors è stato arrestato con l’accusa di aggressione e da allora l’attore è stato licenziato da alcuni progetti, abbandonato dal suo team di gestione e coinvolto in un caso penale di alto profilo. I Marvel Studios non hanno rilasciato alcun commento sul futuro di Majors nel MCU, forse in attesa del verdetto del processo. Se Majors verrà condannato, però, i Marvel Studios saranno costretti a cambiare i loro piani per il futuro del MCU – forse cancellando Avengers: La dinastia Kang – o a ridimensionare il ruolo di cui Majors è già diventato sinonimo.

Il re delle indie: recensione del nuovo documentario Prime Video

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Il re delle indie: recensione del nuovo documentario Prime Video

I docufilm permettono al pubblico di conoscere realtà nuove, di scoprire cose affascinanti sul mondo in cui viviamo; i veri documentari riescono a catturare l’attenzione dello spettatore, ed è ciò che riesce a fare al meglio Il re delle indie, disponibile su Prime Video. Il film, diretto dal giovane regista emergente Gaetano Maria Mastrocinque, presenta una delle più antiche tradizioni di Arezzo: la Giostra del Saracino. Protagonisti del documentario sono i grandi cavalieri delle passate edizioni, come Gianni Martino, e del presente, come Gabriele Innocenti.

Il re delle indie: la tradizione di un popolo

La Giostra del Saracino è un torneo cavalleresco molto antico, che affonda le sue radici nel lontano medioevo. La prima testimonianza riguardante la Giostra risalgono al 1260, mentre nei secoli a venire si ritrovano tante tracce riguardo al torneo in tante epoche differenti, fino al 7 agosto del 1931, prima ufficiale edizione della Giostra in età moderna.

Nel torneo si sfidano i quattro principali quartieri di Arezzo: Porta Crucifera, Porta Sant’Andrea, Porta del Foro e Porta Santo Spirito. Ogni quartiere è rappresentato da due cavalieri; il duellante per vincere deve riuscire a centrare un tabellone attaccato allo scudo del Buratto (o re delle indie), un automa girevole.

In Il re delle indie vengono presentate nella prima parte dei video e testimonianze delle edizioni passate, mentre la seconda parte si focalizza sul torneo del 2019. Partendo da dieci giorni prima delle carriere, si presenta al pubblico il percorso di preparazione della città a tale evento e di ansia e trepidazione dei cavalieri in vista del torneo.

Il fascino della cultura popolare

Il re delle indie si presenta da subito come un documentario interessante, che mantiene l’attenzione del pubblico, grazie alle tecniche utilizzate ed alla particolare dedizione con cui è stato realizzato.

Si notano da subito l’utilizzo di varie tecniche che attirano l’occhio dello spettatore, tra queste lo split screen, di cui a tratti ne è stato quasi abusato. Nella prima parte del documentario vengono mostrati filmati delle passate edizioni, insieme alla testimonianza di Gianni Martino, cavaliere che detiene il record di lance d’oro.

A questi si aggiunge anche una certa attenzione ai particolari, primo fra tutti la scelta di un sottofondo musicale spesso teso, incalzante, il quale crea un sentimento di suspense nel pubblico. Inoltre, non mancano le riprese della stessa città di Arezzo, delle preparazioni della piazza al torneo, come anche dello stesso trepidante pubblico. Dei focus sono stati fatti anche su piccoli elementi che caratterizzano la Giostra del Saracino, come i vari costumi e la creazione, da un artigiano locale, della Lancia d’oro.

Una manifestazione tradizionale e sociale

Lo spettatore può legittimamente restare affascinato da come una tale tradizione sia giunta fino ai giorni nostri dal lontano Medioevo, e soprattutto perché viene data ad essa una tale importanza. La risposta è molto chiara: un torneo come la Giostra del Saracino, che affonda le proprie radici in un passato lontano, è parte stessa della cultura locale. Questo elemento viene reso chiaro in Il re delle Indie da come tutti i cittadini si riuniscano in occasione del torneo, tifando per il proprio quartiere, sentendosi realmente parte della propria città e della realtà sociale.

Ciò porta il pubblico ad una riflessione sull’importanza di manifestazioni del genere per sentirsi realmente parte del contesto cittadino. La Giostra del Saracino non è più un semplice torneo di origine medievale, bensì è un qualcosa di unico che caratterizza la città di Arezzo e che porta tutti gli aretini ad avere un senso di appartenenza verso le proprie origini e tradizioni.

Ciononostante, non sempre la Giostra è stata solamente un momento di convivialità cittadina. Come tutte le gare molto partecipate dal pubblico, anche qui si possono creare delle situazioni di conflitto, che possono sfociare in degli scontri di massa. Sia nei video delle passate edizioni, sia nel torneo del 2019, si sono creati dei momenti di caos; nel caso della Giostra del 2019 il motivo della tensione dipende dall’invasione della carreggiata da parte di un tifoso, che distrae il cavallo, rendendo la carriera inevitabilmente nulla e da ripetere.

Il re delle indie presenta la  Giostra del Saracino per quello che è, un’antica tradizione del popolo di Arezzo, che però ha le sue  luci e le sue ombre.

The Way of the Wind: Terrence Malick è entusiasta del suo nuovo film

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Secondo quanto riferito, il regista Terrence Malick è molto soddisfatto dello stato del suo nuovo film The Way of the Wind. Questo epico dramma biblico del regista di La sottile linea rossa, The New World e The Tree of Liferacconta diversi episodi della storia della vita di Gesù Cristo“. Le riprese del film sono terminate nel 2019 e da allora è in post-produzione.

Il produttore Alex Boden ha condiviso un aggiornamento sul film con Variety . “Al momento è nel pieno della fase di montaggio e le riprese sono terminate”, dice Boden. “Abbiamo un cast straordinario. È un altro progetto di Terrence Malick, che questa volta è stato girato in diversi paesi. Dal punto di vista della produzione, è un risultato davvero fantastico. Terry è molto contento di ciò su cui sta lavorando finora, si dice, ma non ci sono ancora annunci“.

Chi c’è nel cast de The Way of the Wind?

Il film è interpretato da Géza Röhrig nei panni di Gesù Cristo, Mark Rylance nei panni di Satana, Matthias Schoenaerts nei panni di San Pietro, Philip Arditti nei panni di Osea, Nabil Elouahabi nei panni di Santo Stefano, Aidan Turner nei panni di Sant’Andrea, Con O’Neill nei panni di Enoch, Joseph Mawle nei panni di Saul, Karel Roden come Mamon, Martin McCann come Marcellus, Sarah-Sofie Boussnina come Claudia, Laëtitia Eïdo come Anna, Ali Suliman come Cleopas e Shadi Mar’i come Asher.

Il cast include anche Selim Bayraktar come Jonathan, Ori Pfeffer come Ahaziah, Selva Rasalingam come Jeroboam, Tawfeek Barhom come John, Sebastiano Filocamo come Prodigal Elder Brother, Makram Khoury come Jonas, Ben Kingsley, Joseph Fiennes, Douglas Booth, Sarah Greene, Mathieu Kassovitz, Numan Acar, Björn Thors, Franz Rogowski e Leila Hatami nel ruolo di Maria Maddalena.

Finestkind: prima foto del film del crime thriller con Jenna Ortega

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E’ stata diffusa la prima foto ufficiale del crime thriller Finestkind che vedrà protagonista tra gli altri Jenna Ortega. Oltre all’interprete di Mercoledì, questo film presenterà anche Tommy Lee Jones e Ben Foster. “Due fratelli separati stringono un accordo con un sindacato criminale di Boston, che mette in pericolo i fratelli e il loro padre, nonché una misteriosa giovane donna“, recita la sinossi. Guarda la prima foto di seguito, che presenta il cast del film con espressioni solenni:

FinestkindIl cast include Tommy Lee Jones, Ben Foster, Toby Wallace, Jenna Ortega, Tim Daly, Clayne Crawford, Aaron Stanford, Scotty Tovar, Lolita Davidovich, Meghan Leather, Ismael Cruz Córdova, Fernanda Andrade, Charlie Thurston, Jackie Sandler, Rebecca Gibel, e Kevin Craig West. Finestkind è scritto e diretto da Brian Helgeland, che in precedenza ha scritto le sceneggiature di LA Confidential e Mystic River e ha diretto film come 42 e Legend. È prodotto da Gary Foster, Russ Krasnoff, Taylor Sheridan e David C. Glasser. Inizialmente il film doveva essere interpretato da Jake Gyllenhaal, Ansel Elgort e Zendaya, ma tutti hanno abbandonato il progetto.

Ferrari: gli attori possono promuovere il film in base all’accordo SAG-AFTRA

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Il nuovo film su Ferrari di Michael Mann ha ricevuto l’ok da SAG-AFTRA con un accordo provvisorio che permetterà al cast del film di promuovere la pellicola durante lo sciopero. Questo film drammatico biografico di prossima uscita è prodotto da Neon. Poiché Neon è uno studio indipendente non affiliato all’AMPTP, non ha avuto problemi a ricevere deroghe da SAG-AFTRA

La produzione ha ricevuto un accordo ad interim per la promozione del film, che consentirebbe al cast di promuovere il film durante la sua prima al Festival del cinema di Venezia, al New York Film Festival e in qualsiasi altro evento in cui il film verrà proiettato. Ambientato durante l’estate del 1957, il film vede l’ex pilota di Formula 1 Enzo Ferrari in crisi“, si legge nella sinossi ufficiale. “Il fallimento insegue l’azienda che lui e sua moglie, Laura, hanno costruito dal nulla 10 anni prima. Il loro matrimonio è messo a dura prova dal lutto per il loro unico figlio, mentre la stessa Ferrari lotta per ottenere il riconoscimento che merita. La brama di vincere dei suoi piloti e di Enzo Ferrari li spinge al limite e a puntare tutto sull’infida corsa di 1.000 miglia attraverso l’Italia, l’iconica Mille Miglia.

Chi c’è nel cast di Ferrari?

Il cast di Ferrari protagonisti sono Adam Driver nei panni di Enzo Ferrari con Penélope Cruz nei panni di Laura Ferrari. Nel cast anche Shailene Woodley, Gabriel Leone, Sarah Gadon, Jack O’Connell, Patrick Dempsey, Michelle Savoia, Erik Haugen, Andrea Dolente e Giuseppe Bonifati.

Evil Does Not Exist di Ryusuke Hamaguchi ottiene una distribuzione USA

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Dopo il successo di critica di Drive My Car del 2021, Sideshow e Janus Films si sono uniti ancora una volta per acquisire i diritti di distribuzione in Nord America del nuovo film drammatico dell’acclamato regista giapponese Ryusuke Hamaguchi intitolato Evil Does Not Exist.

Hamaguchi è un vero artista in ogni senso della parola, e siamo così entusiasti di riunirci con lui per Evil Does Not Exist“, hanno detto Sideshow e Janus Films in una dichiarazione congiunta (tramite Variety ) . “Il rilascio di Drive My Car è stato l’onore di una vita e sappiamo che il pubblico apprezzerà la sua nuova potente esperienza cinematografica come ha fatto con il suo lavoro precedente“. L’acquisizione anticipa la sua prossima anteprima mondiale alla Mostra del cinema di Venezia del 2023 e proiezioni speciali al Toronto International Film Festival e al New York Film Festival.

Di cosa parla il male non esiste?

Il film segue Takumi e sua figlia Hana, che vivono nel villaggio di Mizubiki, vicino a Tokyo. Come generazioni prima di loro, vivono una vita modesta secondo i cicli e l’ordine della natura”, si legge nella sinossi. “Un giorno, gli abitanti del villaggio vengono a conoscenza di un piano per costruire un glamping vicino alla casa di Takumi, offrendo ai residenti della città una comoda fuga nella natura. Quando due rappresentanti dell’azienda di glamping arrivano nel villaggio per tenere un incontro, diventa chiaro che il progetto avrà un impatto negativo sull’approvvigionamento idrico locale, provocando disordini. I piani dell’azienda mettono in pericolo sia l’equilibrio ecologico dell’area, sia lo stile di vita della popolazione locale, e le sue conseguenze incidono profondamente sulla vita di Takumi”.

Evil Does Not Exist è scritto e diretto da Hamaguchi, con la produzione di Satoshi Takata. Il film è il seguito spirituale dell’acclamato film  del 2021 Drive My Car, che ha vinto un Oscar per il miglior lungometraggio internazionale. Il dramma in uscita è interpretato da Hitoshi Omika, Ryo Nishikawa, Ryuji Kosaka e Ayaka ShibutaniIl film riunisce anche Hamaguchi con il compositore Ishibashi Eiko, che aveva precedentemente lavorato a Drive My Car.

Wonder Woman 3: DC Studios non ha in programma di realizzare il sequel con Gal Gadot

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Contrariamente a quanto riportato di recente, sembra che DC Studios non abbia piani per un Wonder Woman 3, il terzo film da solista con la bellissima Gal Gadot nei panni dell’iconico supereroe DC Comics. A darne notizia è stato il noto sito americano Variety che. ha rivelato che James Gunn e Peter Safran dei DC Studios al momento non hanno in programma progetti per Wonder Woman oltre alla serie prequel Paradise Lost che è stata concepita per il debutto su MAX. Secondo le fonti del noto sito americano, un terzo film di Wonder Woman non è in fase di sviluppo in questo momento, il che va contro quanto affermato da Gal Gadot in un’intervista prima dello sciopero SAG-AFTRA .

Sono stato invitato a un incontro con James Gunn e Peter Safran“, ha detto in precedenza Gadot a Flaunt . “E quello che mi hanno detto, e cito: ‘Sei nelle migliori mani. Svilupperemo Wonder Woman 3 con te. [Noi] ti amiamo come Wonder Woman – non hai nulla di cui preoccuparti.’ Questo ovviamente non è una conferma ufficiale ma è anche vero che molto probabilmente James Gunn e Peter Safran dei DC Studios stanno solo prendendo le misure con la produzione che avrà comunque una strategia a lungo termine.  Tuttavia le fonti del sito notano che “nulla è mai stato promesso a Gadot riguardo a Wonder Woman 3” e che non c’è stata alcuna “discussione definitiva” sulla versione del personaggio di Gal Gadot trasferita nel nuovo universo DC.

Gal Gadot ha interpretato per la prima volta Wonder Woman in Batman v Superman: Dawn of Justice del 2016 prima di dirigere due film solisti di Wonder Woman e apparire in entrambe le versioni del film della Justice League, Shazam! Fury of the Gods e, più recentemente, The Flash.

Uncharted 2: il produttore sta cercando di realizzare il sequel

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Uncharted 2: il produttore sta cercando di realizzare il sequel

Nonostante un risultato non all’altezza delle aspettative oggi arriva un nuovo aggiorno su Uncharted 2, il potenziale sequel del film d’azione e avventura del 2022 Uncharted che ha visto protagonista Tom Holland nei panni di Nathan Drake e Mark Wahlberg nei panni di Sully. Il film era basato sul famoso e omonimo franchise di videogiochi con lo stesso nome. Sebbene il film non abbia avuto molto successo con la critica, è stato un successo al botteghino, guadagnando oltre $ 400 milioni in tutto il mondo e diventando il sesto film di videogiochi con il maggior incasso di tutti i tempi.

Il produttore Charles Roven, che ha prodotto il film del 2022 e film come Oppenheimer, Il cavaliere oscuro e American Hustle, ha recentemente condiviso un aggiornamento su un sequel del film. “Ci siamo davvero divertiti con [il primo film di Uncharted]“, ha detto a The Hollywood Reporter . “Ai fan è piaciuto molto il film e alle persone che non sapevano nulla del gioco è piaciuto molto il film. Quindi stiamo sicuramente cercando di farne un altro di quelli”.

Ci sarà Uncharted 2?

Sebbene non siano stati confermati piani ufficiali, Uncharted 2 sembra essere probabile. Dopo il successo del primo film, il presidente della Sony Pictures Tom Rothman ha dichiarato che si era difronte ad un nuovo franchise cinematografico di successo.

Uncharted, uscito il 17 febbraio 2022 è stato diretto da Ruben Fleischer con Tom Holland, Mark Wahlberg, Sophia Ali, Tati Gabrielle e Antonio Banderas. Prodotto da Sony Pictures e distribuito da Warner Bros. Entertainment Italia.

La trama del primo film

L’astuto ladro Nathan Drake (Tom Holland) viene reclutato dall’esperto cacciatore di tesori Victor “Sully” Sullivan (Mark Wahlberg) per recuperare una fortuna persa da Ferdinando Magellano 500 anni fa. Quello che inizia come un furto diventa una corsa mozzafiato in giro per il mondo per raggiungere il tesoro prima dello spietato Moncada (Antonio Banderas), di cui ritiene di essere il legittimo erede. Se Nate e Sully riusciranno a decifrare gli indizi e risolvere uno dei misteri più antichi della storia, troveranno un tesoro di 5 miliardi di dollari e forse anche il fratello, scomparso da tempo, di Nate… solo se impareranno a lavorare insieme.

 

The Marvels: la regista non nega che il pubblico sia “stanco” dei supereroi

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La regista di The Marvels Nia DaCosta ha condiviso i suoi pensieri in merito alla tesi che vuole il pubblico di tutto il monto stanco dei supereroi dell’MCU. DaCosta ha già diretto film come Candyman e Little Woods. Sta per dirigere l’imminente sequel del film sui supereroi del 2019 Captain Marvel. Questo film è interpretato da Brie Larson nei panni di Carol Danvers/Captain Marvel, Teyonah Parris nei panni di Monica Rambeau e Iman Vellani nei panni di Kamala Khan/Ms. Meraviglia.

In un numero della rivista Total Film , DaCosta ha dichiarato: “Penso che la stanchezza da supereroe esista assolutamente“. Ha spiegato come spera che il suo prossimo film si distingua dagli altri film di supereroi. “La più grande differenza rispetto agli altri film del MCU fino ad oggi è che è davvero stravagante e sciocco“, anticipa DaCosta. “I mondi in cui andiamo in questo film sono mondi diversi da altri che hai visto nel MCU. Mondi luminosi che non hai mai visto prima.”

The Marvels, la trama

Nel film Marvel Studios The Marvels, Carol Danvers alias Captain Marvel deve farsi carico del peso di un universo destabilizzato. Quando i suoi compiti la portano in un wormhole anomalo collegato a un rivoluzionario Kree, i suoi poteri si intrecciano con quelli della sua super fan di Jersey City Kamala Khan, alias Ms. Marvel, e con quelli della nipote di Carol, il capitano Monica Rambeau, diventata ora un’astronauta S.A.B.E.R.. Insieme, questo improbabile trio deve fare squadra e imparare a lavorare in sinergia per salvare l’universo come “The Marvels”.

Tutto ciò che sappiamo su The Marvels

The Marvels, il sequel del cinecomic Captain Marvel con protagonista il premio Oscar Brie Larson che ha incassato 1 miliardo di dollari al box office mondiale, sarà sceneggiato da Megan McDonnell, sceneggiatrice dell’acclamata serie WandaVision. Sfortunatamente, Anna Boden e Ryan Fleck, registi del primo film, non torneranno dietro la macchina da presa: il sequel, infatti, sarà diretto da Nia DaCosta, regista di Candyman

Nel cast ci saranno anche Iman Vellani (Ms. Marvel, che vedremo anche nell’omonima serie tv in arrivo su Disney+) e Teyonah Parris (Monica Rambeau, già apparsa in WandaVision). L’attrice Zawe Ashton, invece, interpreterà il villain principale, del quale però non è ancora stata rivelata l’identità. Il film, salvo modifiche, arriverà in sala il 10 novembre 2023.

Gal Gadot lusingata dal fatto che Margot Robbie la volesse nel film di Barbie

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L’attrice Gal Gadot è stata lusingata dai commenti di Margot Robbie sul fatto che la voleva nel film di Barbie. Questa commedia fantasy della regista Greta Gerwig è stata un enorme successo al botteghino. Il film con Margot Robbie nei panni di Barbie e Ryan Gosling nei panni di Ken poteva essere molto diverso. Margot Robbie che è anche trai produttori del film ha rivelato che non si è scelta immediatamente per il ruolo principale perché avrebbe voluto invece scegliere Gal Gadot. Tuttavia, Gal Gadot non è stato in grado di interpretare il personaggio a causa di conflitti di programmazione.

Gal Gadot doveva essere Barbie

Adoro Margot“, ha detto Gadot alla rivista Flaunt . “Margot è una di quelle donne con cui vorresti solo essere amica. È così divertente, calorosa, divertente e intelligente e ovviamente così talentuosa. Porta così tanto in tavola. Mi piacerebbe fare qualsiasi cosa con Margot e sono stato molto toccato [dai suoi commenti]. Mi ha riscaldato il cuore con tutto quello che ha detto su di me. Sono super eccitato per loro e sono così eccitato per Barbie.

“Gal Gadot è l’energia di Barbie“, ha detto Margot Robbie a Vogue . “Perché Gal Gadot è così incredibilmente bella, ma non la odi per essere così bella perché è così genuinamente sincera, ed è così entusiasta e gentile, che è quasi stupida. È come subito prima di essere un idiota”.

Barbie, tutto quello che c’è da sapere sul film

Dalla sceneggiatrice/regista candidata all’Oscar Greta Gerwig (Piccole donne, Lady Bird) arriva Barbie con protagonisti i candidati all’Oscar Margot Robbie (Bombshell – La voce dello scandalo, Tonya) e Ryan Gosling (La La Land, Drive) nei panni di Barbie e Ken. Insieme a loro nel cast anche America Ferrera (End of Watch – Tolleranza zero, i film Dragon Trainer), Kate McKinnon (Bombshell – La voce dello scandalo, Yesterday), Michael Cera (Scott Pilgrim vs. the World, Juno), Ariana Greenblatt (Avengers: Infinity War, 65 – Fuga dalla Terra), Issa Rae (The Photograph – Gli scatti di mia madre, Insecure), Rhea Perlman (Nei miei sogni, Matilda 6 Mitica) e Will Ferrell (Anchorman, Ricky Bobby – La storia di un uomo che sapeva contare fino a uno).

Fanno parte del cast del film anche Ana Cruz Kayne (Piccole donne), Emma Mackey (Emily, Sex Education), Hari Nef (Assassination Nation, Transparent), Alexandra Shipp (i film X-Men), Kingsley Ben-Adir (Quella notte a Miami, Peaky Blinders), Simu Liu (Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli), Ncuti Gatwa (Sex Education), Scott Evans (la serie TV Grace e Frankie), Jamie Demetriou (Crudelia), Connor Swindells (Sex Education, Emma.), Sharon Rooney (Dumbo, Jerk), Nicola Coughlan (Bridgerton, Derry Girls), Ritu Arya (The Umbrella Academy) e il premio Oscar Helen Mirren (The Queen – La Regina). Il film è al cinema dal 20 luglio.

M3gan della Blumhouse arriva in prima tv su SKY e NOW

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M3gan della Blumhouse arriva in prima tv su SKY e NOW

In prima tv su Sky, M3GAN è un thriller sull’intelligenza artificiale di Universal Pictures e Blumhouse Productions, prodotto da Jason Blum e James Wan, il regista dietro ai franchise Saw, Insidious e The Conjuring. La pellicola sarà in prima tv da lunedì 14 agostoalle 21.15 su Sky Cinema Uno (e alle 21.45 anche su Sky Cinema Suspense), in streaming su NOW e disponibile on demand. Su Sky il film sarà disponibile on demand, anche in 4K. 

Nel cast Allison Williams, che interpreta Gemma, sviluppatrice della bambola realistica M3GAN, Violet McGraw nel ruolo di Cady, sua nipote, Ronny Chieng, nei panni di David, il CEO della società di giocattoli per cui lavora Gemma, Brian Jordan Alvarez che interpreta Cole e Jen Van Epps nelle vesti di Tess, i colleghi di Gemma che la aiuteranno allo sviluppo di M3GAN, Stephane Garneau-Monten è Kurt, l’asservito assistente di David, e Lori Dungey interpreta il personaggio della vicina di Gemma, Celia. M3GAN è una produzione Atomic Monster, in associazione con Divide/Conquer, diretto da Gerard Johnstone, da una sceneggiatura di Akela Cooper basata su una storia di Akela Cooper e James Wan.

La trama di M3GAN

M3GAN è un prodigio di intelligenza artificiale, una bambola molto realistica, programmata per essere un’affidabile compagnia per i bambini e una sicurezza per i genitori. Progettata da Gemma, brillante sviluppatrice di una compagnia di giocattoli, M3GAN può ascoltare, guardare e imparare oltre che trasformarsi da amica a insegnante, da compagna di gioco a protettrice, per i bambini a cui si lega.

Quando Gemma improvvisamente deve prendersi cura della nipote di otto anni divenuta orfana, Cady, capisce di essere insicura e impreparata nel ruolo di genitrice. Ritrovatasi sotto un’intensa pressione a lavoro, Gemma stabilisce di affidare Cady al prototipo di M3GAN a sua disposizione, nella speranza di risolvere il problema: la sua scelta avrà conseguenze inimmaginabili.

Con il passare del tempo M3GAN e Cady sviluppano un legame indissolubile e Gemma matura il terrore che la sua invenzione stia apprendendo con una velocità impressionante, al punto tale da arrivare a percepire minacce per Cady che non esistono.

Locarno 76: Il Pardo d’oro a Mantagheye bohrani (Critical Zone) di Ali Ahmadzadeh

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Tra i film italiani, a Procida, realizzato dai partecipanti del Film Atelier Procida con la supervisione di Leonardo di Costanzo, va una Menzione Speciale della Giuria del Pardo Verde Ricola con la seguente motivazione: La memoria di un’isola attraverso gli occhi di una comunità di giovani registi, che conservano i miti e i riti della terra e del mare. Attraverso un approccio onesto e un montaggio notevole, il film restituisce un senso di comunità, con il sapore della solidarietà, dei rapporti transgenerazionali, della coscienza ambientale e di una possibilità/potenziale utopia.

Nei Premi Collaterali assegnati da Giurie indipendenti, il film PATAGONIA di Simone Bozzelli si aggiudica il Premio ecumenico messo a disposizione dalla Chiesa evangelica riformata e dalla Chiesa cattolico romana svizzera. Questa la motivazione: Dov’è il confine tra dipendenza e libertà? Tra amore e sottomissione? Tra empatia e responsabilità? Quando innocente Yuri lascia la sua vita protetta per seguire l’energia seducente di Agostino sulla strada aperta, entrambi devono confrontarsi con le ferite aperte e le cicatrici che li hanno resi ciò che sono e tentare un pericoloso viaggio verso un nuovo orizzonte. verso un nuovo orizzonte.

“Patagonia” è in bilico tra violenza e tenerezza, ossessività e tenerezza, ossessività e scoperta di sé, invitando gli spettatori a entrare in uno spazio di ambiguità, un luogo dove la trasgressione potrebbe portare alla trasformazione. Mentre il Premio della Giuria Giovani, designata tra i partecipanti all’iniziativa Cinema e Gioventù promosso dal Festival Castellinaria, al Miglior cortometraggio del Concorso internazionale Pardi di Domani, va a Z.O. di Loris G. Nese. Questa la motivazione: Il corto mostra una notevole originalità nella costruzione del racconto attraverso l’impiego di diverse tecniche di animazione che convergono in una messa in scena innovativa e diretta. Quest’opera mette in luce la tematica della violenza generazionale offrendoci la prospettiva di chi ha vissuto la criminalità organizzata sulla propria pelle.

Con il suo programma di attese prime e scoperte provenienti da tutto il mondo, Locarno76 ha offerto al pubblico un viaggio senza frontiera fra le strade più entusiasmanti del cinema contemporaneo. I numerosi sold-out nelle sale, così come l’alta presenza di giovani e giovanissimi davanti al grande schermo hanno caratterizzato un’edizione all’insegna dell’inclusività e dell’accessibilità, che con il suo programma ha rilanciato la centralità del cinema indipendente e d’autore.

Il palmarès dell’edizione ha incoronato Mantagheye bohrani (Critical Zone) di Ali Ahmadzadeh, film realizzato clandestinamente tra le strade di Teheran, aggirando i divieti delle autorità iraniane. I premi gender-neutral introdotti quest’anno per la migliore interpretazione sono stati attribuiti a quattro attrici e un attore che con le loro performance hanno illuminato il Concorso internazionale e il Concorso Cineasti del presente.

Giona A. Nazzaro, direttore artistico del Locarno Film Festival: “Un’edizione entusiasmante che ha ribadito la centralità del Locarno Film Festival. La sua capacità di esplorare il cinema contemporaneo in tutte le sue forme riuscendo a coinvolgere un pubblico generoso, curioso e appassionato che ha gremito Piazza Grande e le sale all’inverosimile. Un’edizione eccellente, con un + 10% di pubblico, caratterizzato da una selezione salutata con entusiasmo da stampa specializzata, cinefili e pubblico!

L’edizione 

Piazza Grande ha fatto da cornice all’evento con la sua proposta aperta e popolare, segnata dalle risate del titolo di apertura, L’Étoile Filante, dall’emozionante ritorno di Ken Loach con The Old Oak, dall’immersione nella natura di Luc Jacquet, dalle premiazioni di figure chiave del cinema mondiale come Pietro Scalia, Tsai Ming-liang e Marianne Slot. A chiudere, questa edizione, sarà il film Shayda, che sarà presentato dalla regista Noora Niasari e dall’attrice Zar Amir Ebrahimi: un racconto al femminile in cui tornano le lotte per i diritti civili che caratterizzano l’Iran e che ha conquistato la scorsa edizione del Sundance.

Con 214 film in programma e 466 proiezioni, anche le sale del Festival si sono riempite, grazie a un Concorso internazionale che ha dato spazio a ogni genere cinematografico e permesso di comprendere meglio il nostro presente, ma anche grazie all’audacia del Concorso Cineasti del presente e dei Pardi di domani, alla ricchezza degli scambi avvenuti durante le Conversazioni aperte al pubblico e, infine, alla Retrospettiva, che ha fatto scoprire e assaporare le mille tinte cromatiche del cinema popolare messicano.

Palmarès

Concorso internazionale 

  • Pardo d’oro, Gran Premio del Festival della Città di Locarno per il miglior film
    MANTAGHEYE BOHRANI (CRITICAL ZONE)
     di Ali Ahmadzadeh, Iran/Germania
  • Premio speciale della giuria dei Comuni di Ascona e Losone
    NU AȘTEPTA PREA MULT DE LA SFÂRȘITUL LUMII (DO NOT EXPECT TOO MUCH FROM THE END OF THE WORLD)
     di Radu Jude, Romania/Lussemburgo/Francia/Croazia
  • Pardo per la migliore regia della Città e della Regione di Locarno 
    Maryna Vroda per STEPNE, Ucraina/Germania/Polonia/Slovacchia

Pardo per la migliore interpretazione  

  • Dimitra Vlagopoulou per ANIMAL di Sofia Exarchou, Grecia/Austria/Romania/Cipro/Bulgaria
  • Pardo per la migliore interpretazione
    Renée Soutendijk 
    per SWEET DREAMS di Ena Sendijarević, Paesi Bassi/Svezia/Indonesia/La Riunione

Menzione speciale
NUIT OBSCURE – AU REVOIR ICI, N’IMPORTE OÙ
 di Sylvain George, Francia/Svizzera

Concorso Cineasti del presente 

  • Pardo d’oro Concorso Cineasti del presente per il miglior film
    HAO JIU BU JIAN (DREAMING & DYING) 
    di Nelson Yeo, Singapore/Indonesia
  • Premio per la o il miglior regista emergente della Città e Regione di Locarno 
    Katharina Huber per EIN SCHÖNER ORT, Germania
  • Premio speciale della giuria CINÉ+
    CAMPING DU LAC 
    di Éléonore Saintagnan, Belgio/Francia
  • Pardo per la migliore interpretazione  
    Clara Schwinning per EIN SCHÖNER ORT di Katharina Huber, Germania
  • Pardo per la migliore interpretazione 
    Isold Halldórudóttir Stavros Zafeiris per TOUCHED di Claudia Rorarius, Germania
  • Menzioni Speciali
    EKSKURZIJA (EXCURSION)
     di Una Gunjak, Bosnia-Herzegovina/Croazia/Serbia/Francia/Norvegia/Qatar
    NEGU HURBILAK di Colectivo Negu, Spagna

First Feature 

Swatch First Feature Award
HAO JIU BU JIAN (DREAMING & DYING) 
di Nelson Yeo, Singapore/Indonesia

Pardi di domani 

Concorso Corti d’autore 

Pardino d’oro Swiss Life per il miglior cortometraggio d’autore
THE PASSING
 di Ivete Lucas, Patrick Bresnan, Stati Uniti

Menzione speciale e Cortometraggio candidato del Locarno Film Festival agli European Film Awards

BEEN THERE di Corina Schwingruber Ilić, Svizzera

Concorso internazionale 

Pardino d’oro SRG SSR per il miglior cortometraggio internazionale
EN UNDERSØGELSE AF EMPATI (A STUDY OF EMPATHY)
 di Hilke Rönnfeldt, Danimarca/Germania

Pardino d’argento SRG SSR per il Concorso internazionale
DU BIST SO WUNDERBAR 
di Leandro Goddinho, Paulo Menezes, Germania/Brasile

Premio per la migliore regia Pardi di domani – BONALUMI Engineering
Eric K. Boulianne 
per FAIRE UN ENFANT, Canada

Premio Medien Patent Verwaltung AG
NEGAHBAN (THE GUARD)
di Amirhossein Shojaei, Iran

Concorso nazionale 

Pardino d’oro Swiss Life per il miglior cortometraggio svizzero
LETZTE NACHT
 di Lea Bloch, Svizzera

Pardino d’argento Swiss Life per il Concorso nazionale
NIGHT SHIFT 
di Kayije Kagame, Hugo Radi, Svizzera

Premio per la migliore speranza svizzera
LETZTE NACHT 
di Lea Bloch, Svizzera

Pardo Verde Ricola 

Pardo Verde Ricola
ČUVARI FORMULE (GUARDIANS OF THE FORMULA) 
di Dragan Bjelogrlić, Serbia/Slovenia/Montenegro/ Macedonia del Nord

Menzioni Speciali
PROCIDA
, film realizzato dai partecipanti del Film Atelier Procida, Italia
VALLEY PRIDE di Lukas Marxt, Austria/Germania

Bandit, la recensione del film su Prime Video

Bandit, la recensione del film su Prime Video

L’heist movie è un genere molto ricco e gustoso per tutti coloro che, fra registi, cinefili o spettatori semplici, vogliono farsi una gran scorpacciata di adrenalina e, perché no, a volte anche divertimento. Sono i film che hanno aiutato Quentin Tarantino a imparare meglio il linguaggio cinematografico, venendo perfino omaggiati nel suo saggio Cinema Speculation, uscito nelle librerie la scorsa primavera. Sono pellicole che, nel bene o nel male, rimangono fedeli all’intrattenimento “puro e duro” e ci tengono ad adempiere a questo primo – e più importante – compito. Se poi sono costruite seguendo una traccia biografica ancora meglio. Ed è così che arriviamo a Bandit, nuovo prodotto comparso nell’offerta di Prime Video sotto la regia di Allan Ungar, che sistema i suoi mattoncini narrativi attorno al famigerato rapinatore di banche americano Gilbert Galavan Jr., anche conosciuto come Robert Whiteman o The Flying Bandit, così etichettato dalla stampa. Per la stesura dello script di Bandit, lo sceneggiatore Kraig Wenman si è basato su alcune interviste e resoconti presenti nel libro The Flying Bandit dell’autore Robert Knuckle. Gilbert Galvan, ad oggi, non è più detenuto ma detiene il record per il maggior numero di rapine consecutive (59) eseguite in Canada, Paese in cui scappò e assunse il nome di Whiteman negli anni Ottanta dopo essere fuggito dal carcere del Michigan.

Bandit, la trama

Gilbert Galvan Jr (Josh Duhamel) è un criminale di professione. Dopo essere stato arrestato e incarcerato, evade dalla prigione del Michigan in cui è detenuto e riesce ad arrivare al confine con il Canada. Senza soldi e senza una vita, Galvan comincia a trovare un lavoro, e alla fine diventa un gelataio. In quell’occasione, evento accaduto realmente come dice lo stesso film, l’uomo assume l’identità di Robert Whiteman, acquistata da un senzatetto a soli venti dollari. Deciso a ricominciare da zero e lasciarsi alle spalle il passato, inizia a frequentarsi con una donna, Andrea (Elisha Cuthbert), ma la realtà gli piomba subito sulle spalle: licenziato per dei tagli, non riesce a trovare altro che sia in grado di mantenere né lui né la compagna e poterci costruire una famiglia. Ricomincia così a rapinare banche, capendo di avere un talento innato, soprattutto perché è capace di farlo nel giro di soli tre minuti, un vero e proprio record. Questo schema, alla fine, diventerà il suo modus operandi. Ad ogni rapina, poi, Robert/Gilbert si traveste, riuscendo ad evitare che la polizia risalga alla sua vera identità. Così facendo, il criminale inizia a viaggiare per il Paese, rapinando decine e decine di banche, mentre i media lo soprannominano The Flying Bandit, ossia bandito volante, per la sua estrema velocità nelle operazioni. Tutto sembra volgere per il meglio per Galvan, fino a quando un detective furioso si impunterà per catturarlo, in una incredibile corsa contro il tempo.

Bandit Josh Duhamel e Mel Gibson

Empatizzare con il nemico

Al suo terzo lungometraggio, Ungar propone un biopic d’effetto, che nel suo calderone adrenalinico miscela commedia, thriller e un pizzico di dramma. I film a stampo biografico, sin da quando hanno fatto la loro comparsa, sono stati capaci di fidelizzare sempre più il loro pubblico, tendenzialmente spinto dalla curiosità di vedere trasposta su schermo la ricostruzione di un fatto di cronaca (o l’interpretazione altrui di una storia) che ha assimilato nel tempo filtrata da stampa, televisione o enti governativi. Poter avere invece una visione dall’interno, un behind the scenes, costituisce così elemento d’interesse e fascinazione, soprattutto se il motore della narrazione è un criminale, che sia un serial killer come Ted Bundy o Jeffrey Dahmer, un intelligente ma furbo broker come Jordan Belford o un rapinatore provetto come, per all’appunto, Gilbert Galavan Jr.

Se poi a dar sostegno ad un racconto di per sé accattivante vi è una regia equilibrata ma, al tempo stesso, pronta ad osare, il risultato è un film come Bandit, che si fa guardare con entusiasmo. Possiamo subito dire che la chiave del suo successo è stata il saper giocare fra i generi di Ungar che, pur mantenendo come punto di riferimento l’heist movie, spezza il tono del film di frequente. Una scelta audace, in cui si può incorrere nel rischio di incrinare tutto l’operato, ma che il regista riesce a calibrare edificando il primo atto sulle basi della commedia divertente, in cui entriamo nel mondo rocambolesco del protagonista; il secondo atto su quello del thriller, in cui Galvan viene inseguito dai federali; e il terzo atto, nel quale si ha il climax finale drammatico e la presa di coscienza del grande ladro.

Un’evoluzione degli eventi coerente a cui segue un crescendo di tensione, eccitazione e adrenalina, che poi sfumano fino alle battute ultime per dare spazio alla linea drammatica, momento in cui lo spettatore si trova ad empatizzare con il protagonista. Sentendosi quasi in dovere di comprendere la sua inclinazione. Ungar perciò, pur sposando una regia classica, si lascia andare a qualche guizzo registico e narrativo degno di nota – come la scelta di rompere la quarta parete e optare per dei fermoimmagine con le scritte in sovrimpressione, entrambe soluzioni che seguono molto il pattern de La grande scommessa – per creare un ponte molto più diretto ed emotivo fra Galvan e il suo pubblico, conferendo anche una buona dose di dinamicità che dà alla pellicola il ritmo di cui ha bisogno per funzionare bene.

E se fosse la società ad incattivirci?

Eppure dietro rapine, valige piene di soldi, banche canadesi, costumi e corse contro il tempo, Bandit distende anche una riflessione cruciale sulla nostra società, sul nostro sistema sballato, diventando questo il cuore pulsante (ma forse anche sanguinante) dell’intero racconto. Lo fa attraverso un uomo, il Galvan del bravo Josh Duhamel mai così aderente al ruolo, che dal sistema è stato inghiottito, masticato, trasformato e sputato senza pietà. Portandoci l’esempio di come sia la civiltà in cui viviamo a renderci diversi, a volte aggressivi, a volte cattivi, a volte depressi. Perché per quanto uno si sforzi, come il protagonista che in fondo era un uomo buono, alcuni obiettivi non riusciamo a raggiungerli lo stesso. Ma nel frattempo abbiamo buttato sangue, anima e corpo.

Ed è proprio sullo sfondo della politica di Reagan, con una crisi finanziaria alle porte (c’è un motivo se Galvan rapina solo banche, perché questo diventa atteggiamento di ribellione al sistema) e un America che illude (e continua a farlo) sull’american dream, che Bandit ci scuote per dirci che è colpa “del nostro sistema iniquo”, come dirà lo stesso protagonista all’inizio, se i popoli smettono di funzionare correttamente. Quello stesso che ci vuole bravi cittadini e impeccabili lavoratori senza darci però gli strumenti adatti per esserlo davvero. Lasciandoci allo sbando ad alimentare il gap fra le classi sociali. E allora eccola la falla, è lì davanti ai nostri occhi, ci circonda quotidianamente: si chiama incoerenza. L’incoerenza di un mondo che pretende, ogni giorno, tutti i giorni, ma non dà mai niente. E non aiuta quasi mai.

Rosso, bianco e sangue blu: recensione del film Prime Video

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Rosso, bianco e sangue blu: recensione del film Prime Video

Quest’estate Prime Video ci ha proprio preso gusto con le trasposizioni da famosi libri ed ora è la volta di Rosso, bianco e sangue blu. Questo film è tratto dall’omonimo romanzo della giovane scrittrice Casey McQuiston, che con questo debutto letterario ha conquistato lettori ma soprattutto lettrici di tutto il mondo. Diventato nel 2019, fin dalla sua pubblicazione ma edito da noi in Italia solo dal 2021, un bestseller del New York Times e ragione per cui ha convinto Amazon Studios ha comprarne i diritti per farne una queer romcom.

La trama di Rosso, bianco e sangue blu

Alex e Henry non sono due persone qualunque ma, uno è il figlio della prima Presidente donna degli USA e l’altro è un principe inglese della Royal Family. I due protagonisti di Rosso, bianco e sangue blu si sono conosciuti da ragazzi in Australia, durante la Conferenza sul clima di Melbourne e si sono “odiati” sin dal primo incontro. Quando le loro vite si incrociano di nuovo al ricevimento del matrimonio reale del principe ereditario Phillip, fratello maggiore di Henry, nessuno dei due avrebbe mai pensato che, per il bene della loro immagine pubblica avrebbero dovuto fingersi amici. Tutta questa messa in scena gli viene richiesta, da entrambe le parti, per la salvaguardia dei rapporti internazionali e in visione dei possibili commenti sui rotocalchi dopo aver fatto cadere e distrutto la costosa torta nunziale e creato un incidente diplomatico.

Ben presto trascorrendo del tempo insieme, tra Londra e la Casa Bianca, e scrivendosi messaggi Alex e il giovane della casa reale scoprono di aver più in comune di quanto pensassero e anche la passione per la cultura in generale. Quella che è inizialmente una tattica pubblicitaria, col tempo si trasforma in un’amicizia profonda e infine in una vera e propria storia d’amore. Mentre Henry ha sempre saputo di essere gay, per Alex i sentimenti che prova nei confronti del bel inglese sono una vera e propria svolta, riconoscendosi così come bisessuale. Consapevoli dei rischi che i loro ruoli pubblici implicano e allo stesso tempo spinti dai sentimenti che li legano fortemente, i due rischieranno molto per vivere il loro amore, anche sfidando anni di tradizioni e l’opinione pubblica.

Il cast di Rosso, bianco e sangue blu

I personaggi principali sono Alex Claremont-Diaz e il principe Henry Fox e sono interpretati dall’attore americano Taylor Zakhar Perez e dal britannico Nicholas Galitzine. Alex è un personaggio che buca subito lo schermo, molto divertente, intelligente, ambizioso e questo lo rende irresistibile. Nella sua vita la politica gioca un ruolo fondamentale non solo perché vive alla Casa Bianca ma anche perché lui vuole intraprendere una carriera politica e dare aiuto nella campagna elettorale per il partito democratico di cui la madre Presidente ne è il massimo esponente.

Henry invece è un’anima dolce, la rappresentazione perfetta del Principe Azzurro, tutto sorrisi, cavalleria cortese e comparsate di beneficenza. I due formano una coppia inattesa ma perfetta, l’ingenua malizia Alex si scontra con la calma apparente di Henry e insieme i due condividono un legame fisico e mentale davvero invidiabile. Tutto questo è anche merito dei due attori che fanno scintille nelle scene più erotiche, girate in modo delicato e per niente volgare, molto romantiche le scene con la loro prima notte d’amore a Parigi e la visita notturna al Victoria and Albert Museum.

Nel film vengono analizzati anche il rapporto di Alex e Henry con le famiglie e il loro orientamento sessuale. I due nuclei familiari affrontano l’argomento, ovviamente, in modo molto diverso l’uno dall’altro e a tratti persino opposto. Alla fine dei conti, le famiglie di entrambi rappresentano una forte base di appoggio, la madre di Alex, la Presidente Ellen Claremont interpretata da Uma Thurman, accoglie subito la bisessualità del figlio invece Henry può solo confidarsi con la sorella principessa Bea, l’attrice britannica Ellie Bamber. Nel cast appare Stephen Fry, nel ruolo del Re che alla fine accetterà la relazione anche grazie alla popolazione americana e inglese che prima di tutti tifa per la coppia protagonista di questa fiaba contemporanea e queer.

Rosso, bianco e sangue blu un successo per Prime Video

Dopo il successo il film in streaming È colpa mia? con questo adattamento Amazon Studios alza l’asticella e osa un po’ di più puntando su un amore tra due giovani uomini. Rosso, bianco e sangue blu del regista Matthew Lopez è il giusto mix di romanticismo delle romcom che riesce ad affrontare le tematiche importanti come i diritti LGBTQ+ e l’accettarsi per quello che si è senza pregiudizi.

Paradise: recensione del film distopico di Netflix

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Paradise: recensione del film distopico di Netflix

Non è la prima volta che Netflix ci pone davanti a prodotti distopici, interessanti o meno, e ci mostra un mondo dominato dalla tecnologia avanzata. Anche Paradise così come i suoi predecessori – Black Mirror per citare il capostipite di questa famiglia – viaggia in un futuro fantascientifico dove tutto le potenze mondiali hanno puntato sulla ricerca e sulle risorse bio perdendo per sempre la loro umanità. Sì, perché l’umanità ha un costo che si paga con il tempo: ogni individuo che ha raggiunto la maggiore età può dare i suoi anni a qualcun altro (solo se compatibile con il DNA). Ci sono le ragioni più varie per farlo ma la principale sono i soldi.

È così che incontriamo Max (interpretato da Kostja Ullmann) mentre dà del filo da torcere a un giovane, forse alla fine dell’adolescenza: rinunciare a 15 anni della sua vita in cambio di 700.000 euro. Un altro affare, un’altra tacca da aggiungere alla carriera perfetta alla Aeon per il quale ha mediato per 276 anni, facendogli guadagnare un premio come venditore dell’anno dall’amministratore delegato Sophie Thiessen (interpretato da Iris Berben). Per festeggiare torna a casa dalla moglie Elena (interpreta da Marlene Tanczik), una vita perfetta si direbbe ma qualcosa sta per rompere l’equilibrio di Paradise. Tre linee temporali destinate a intrecciarsi come i destini dei tre protagonisti che dovranno anche combattere contro l’unità terroristica che prende di mira il CEO di Aeon: chiunque venderà o riceverà anni in più sarà sterminato.

Paradise, la trama

Paradise Kostja Ullmann Marlene Tanczik

Il titolo apparentemente allusivo (e ironico) a una condizione di pace e benessere se non fosse che Paradise ci mostra i punti di debolezza dell’essere umano. Il tempo, l’unico fattore che va contro l’uomo e la natura. L’unico fattore che l’uomo non controlla eppure nel film di quasi due ore di Netflix (originale tedesco) si arriva anche a questo. In contrapposizione al titolo la figura dell’oscura Lilith (Lisa Loven Kongsli) che guida la banda di ribelli che cerca di punire coloro che sostengono questa ingiustizia, il che porta alle limitate scene d’azione di questo thriller fantascientifico a basso budget. Anche se la premessa del film sembra interessante si perde nelle scene di azione che seppur presenti in poche quantità appaiono forzate e caricaturate.

Il regista tedesco Boris Kunz insieme agli sceneggiatori, Simon Amberger e Peter Cocyla, descrivono questo nuovo mondo con ironia. Parlano dei successi della ricerca, degli investimenti più sostenibili e si soffermano su quanto in realtà il valore dell’umanità si sia ridotta a una moneta di scambio. È quello che in prima persona vivono Max ed Elena che in seguito a un incendio nella loro casa sono costretti a rispettare una clausola del mutuo: estinguere il debito con quarant’anni di vita. Una volta estinto il debito, una vecchia Elena (ora interpretata da Corinna Kirchhoff) e Max devono affrontare questa tragedia di coppia, che avrebbe voluto creare una famiglia.

Cosa succede quando i valori morali vengono meno

Paradise recensione Iris Berben

Se nella prima metà di Paradise i toni sono neutri e accesi (soprattutto quando ci viene mostrato il dipartimento generale di Aeon), nella seconda parte il tono cambia e i colori diventano più scuri. Questo perché in parallelo all’umore del protagonista qualcosa sta cambiando e ci viene mostrato il primo sconvolgimento di trama. Infatti, una società così evoluta come quella raccontata in Paradise nasconde in realtà gli stessi problemi moderni: l’avidità dell’uomo e il suo egoismo. Max vuole invertire il processo di invecchiamento della moglie ma per farlo deve ritrovare il donatore che ha ricevuto i suoi anni.

Una volta scoperto di chi si tratta, Max mette in moto il suo piano di vendetta che consiste nell’uscire di nascosto dalla Germania per un’operazione illegale, e così forse Elena potrà riavere i suoi anni. Durante il viaggio per il paese ancora una volta Paradise ci avverte di quanto le cose possano diventare rivoltanti quando gli uomini di scienza vendono avidamente le loro anime per un guadagno capitalistico. Non manca neanche la denuncia allo sfruttamento delle classi sociali meno abbienti per soddisfare i capricci di ricchi imprenditori e uomini di potere.

Tutto cambia

La peculiarità di Paradise però è sconvolgere totalmente l’equilibrio iniziale del film. All’inizio Max è l’impiegato del mese, non sbaglia una mossa, è quasi asservito al sistema. Elena, sua moglie, è comprensiva con sé stessa e con gli anni che gli sono stati sottratti, raggiunge anche una maturità da donna vissuta. Alla fine, questo equilibrio non solo si rompe ma viene totalmente capovolto. Avviene una rottura dello schema canonico con cui vengono raccontate le storie e per le quali dovrebbe essere previsto un ritorno alla situazione iniziale, invece con Paradise questo non avviene. Ancora una volta per i prodotti sci-fi di Netflix, l’elemento distopico e fantascientifico serve per raccontare una grande metafora sulla vita moderna: drammi familiari, morale e progressi tecnologici.

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