A cinque anni dall’uscita di La
principessa incantata, lo studio d’animazione ucraino Animagrad torna con un nuovo
film d’animazione intitolato
Mavka e la Foresta incantata. Diretto da
Oleksandra Ruban, co-regista della pellicola del
2018, il racconto si basa sull’opera poetica in tre atti di
Lesya Ukrainka, che la compose nel 1911 nella
città di Kutaisi.
Proprio come il poema, la pellicola
d’animazione affonda le sue radici nel folklore ucraino e nella sua
mitologia, esplorando la tradizione di un popolo molto sfaccettato
e dalle molteplici credenze. Mavka e la Foresta
incantata, come vedremo, è un lungometraggio molto
ambizioso e negli intenti punta all’internazionalità, come accade
per molte opere non realizzate dai grandi colossi dell’animazione.
Il film uscirà nelle sale cinematografiche italiane il 20
aprile, distribuito da Notorius
Pictures.
Mavka e la Foresta
incantata, la trama

In un’immensa foresta dell’Ucraina,
che sorge nelle vicinanze di un villaggio, vive la custode
Mavka (a cui la YouTuber Fraffrog
presta la voce), con il compito di proteggere la sua casa dagli
umani. Questi, che molto tempo addietro avevano tradito la foresta
invadendola e bruciandola, ora la temono, credendola una minaccia.
Un giorno nel villaggio arriva però Kylina,
presunta figlia dell’uomo che anni prima aveva scatenato la guerra
con gli abitanti della foresta, la quale vuole impossessarsi della
sorgente della vita, cuore della selva.
Spedirà così il giovane
Lukas alla ricerca di una foglia, con il solo
scopo di avvicinarsi molto di più all’acqua benedetta. Il ragazzo,
dall’animo buono e ignaro delle intenzioni malefiche della donna,
incontrerà qui Mavka, con la quale instaurerà un rapporto
d’amicizia che, ben presto, si trasformerà in amore. Compito dei
due eroi sarà ristabilire l’equilibrio fra gli umani e la natura,
per ritrovare una sana armonia.
Un popolo che non si arrende
Non si può iniziare a parlare di
Mavka e la Foresta incantata senza prima
fare una doverosa premessa. Se avessimo guardato il film un paio
d’anni fa, ci saremmo fermati alla semplice analisi di un impianto
narrativo tipico dell’animazione, in cui è posta al primo piano la
dicotomia fra Bene e Male. In cui, nel caso del lungometraggio di
Ruban ma come in tanti altri simili, il messaggio è non farsi la
guerra, di qualsiasi natura essa sia. E che l’amore è la soluzione
a ogni tipo di malattia politico-sociale. Ma con la situazione
attuale dell’Ucraina, si guarda alla storia da un’altra
prospettiva e il suo contestualizzarla è inevitabile. Il
pubblico si approccia al racconto con una diversa consapevolezza, e
non si può fare a meno di cogliere un significato molto più
profondo, a cui va accostandosi una specifica lettura del
sottotesto.
La faida fra uomini e natura, che
rappresenta il fulcro dell’intero film, riporta alla
sofferenza vissuta dal popolo ucraino il quale, proprio
come accade con la foresta di Mavka, cerca in tutti i modi e con
tutte le forze di difendersi dai propri nemici. Resistendo a un
odio infondato di cui prova a capirne le ragioni, senza però
trovare risposte. Nonostante l’opera sia stata pensata e
sceneggiata molto prima della dolorosa guerra abbattutasi sul
Paese, l’essere giunta a noi in questo preciso momento storico la
carica di una potenza e di un valore che, qualche anno fa, non
avremmo forse colto e percepito così tanto. Ciò la
rende dunque molto più attuale di qualsiasi altra
narrazione animata. Ecco perché, per quanto si cerchi di valutarne
l’essenza in sé, svincolata dal nuovo significato di cui si
ammanta, non riusciremmo mai, ad oggi, a non vederne un
riferimento. Con tanto di stretta allo stomaco.
Uno sguardo alla Disney
Oltre a essere allegoria di un tema
molto attuale, Mavka e la Foresta
incantata racchiude al suo interno un’altra
importante argomentazione, ossia l’ambientalismo.
Per rappresentarlo al meglio, la sceneggiatrice Yaroslav
Voytseshek ha sfruttato uno dei topoi narrativi
più importanti della Disney: la
storia d’amore, in questo caso fra due eroi.
Nonostante dagli anni 2000 le sue produzioni abbiano cambiato gli
assetti, virando su personaggi e racconti molto più complessi, in
cui si è dato maggiore spazio all’individualità e all’aspetto
psicologico di un character (svincolato dalla love story),
la struttura amorosa è stata al centro di numerosi e indiscussi
capolavori. Per questa narrazione viene così ripreso quel pattern
convenzionale, e a sbocciare è l’amore fra Mavka, l’eroina della
foresta, e Lukas, l’eroe del villaggio. Simbolicamente, i
due protagonisti rappresentano la Natura e l’Uomo,
dimostrando quanto l’uno possa trarre vantaggio dall’altro se alla
base c’è rispetto e armonia.
Il problema dell’ambiente e della
sua salvaguardia, motivo di preoccupazione per i governi di tutto
il globo, viene traslato sullo schermo sotto forma di guerra fra le
due parti (Foresta e Villaggio). La quale, all’interno della
favola, si risolve grazie all’amore dei suoi principali
rappresentanti, unico vero antidoto. Un chiaro messaggio a
prendersi cura – con amore, per l’appunto – della propria terra, e
non abusarne (come accade nell’incidente scatenante di
Mavka e la Foresta incantata), altrimenti
essa si ribellerà a noi. Attraverso questi interessanti passaggi,
in cui si alternano interludi musicali (alcuni in lingua ucraina),
la pellicola riesce ad assolvere il suo compito: essere
educativa per tutto il pubblico, adulto e infantile, e
avere un ruolo di intrattenimento per i
piccoli.
Un film non esente da
incrinature

Se a livello contenutistico
Mavka e la Foresta incantata funziona,
pur imbevendosi di schemi e personaggi archetipici, è il comparto
tecnico-artistico che riporta delle sbavature. Al netto di qualche
caratterizzazione Disney riscontratasi in alcune scelte d’immagini
(alcuni rivedranno La bella e la bestia, Il Re
Leone, perfino il live action Maleficent) che risulta
ben rappresentata, il setting generale del film è scarno
di corposità e dettagli. Trattandosi di una foresta da un lato e di
un villaggio dall’altro, si poteva spingere al massimo
sulla CGI per restituire un panorama molto più ricco e
variegato. Come sottolineavamo in altre recensioni su opere
d’animazione, lo spazio in cui i personaggi si muovono è cruciale
se si vuole ottenere un prodotto compiuto e una totale esperienza
immersiva.
Non da meno è la trama, in cui si è
riscontrata un po’ di frettolosità nella progressione di
alcune dinamiche. Per quanto nel suo complesso
Mavka e la Foresta incantata piaccia e
sia godibile, il ritmo troppo sincopato è andato un po’ a inficiare
sul profilo dei personaggi, con la percezione che sia rimasto
qualcosa di non detto ed esplorato. Una nota di merito va invece
alla cura degli abiti dei cittadini del villaggio, in cui si evince
la minuzia nel ricostruire in digitale i costumi folkloristici di
estrema bellezza. E, infine, alla scelta di alcune particolari
inquadrature, molto suggestive e sfoggianti diverse tonalità di
verde, che catturano l’attenzione e suscitano quella sana
meraviglia soprattutto nei bambini.
Pur con alcuni difetti,
Mavka e la Foresta incantata resta dunque
un film ben confezionato, maturo dal punto di vista delle tematiche
e pieno di spunti di riflessione. Una storia che, nella sua portata
drammatica, ricorda allo spettatore di qualsiasi età che la rabbia
porta all’infelicità e che l’odio, per qualsiasi ragione, non giova
né a chi lo riceve né a chi lo sprigiona. Ma anzi, come dimostra il
climax finale del film, consuma solo l’anima.
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