Prime
Video ha annunciato il ritorno della serie di successo
L’Estate nei tuoi occhi che il 14 luglio 2023
debutterà con i primi tre episodi. Nuovi episodi saranno poi
disponibili ogni settimana sino al finale venerdì 18 agosto. Basata
sulla trilogia di best-seller firmata da Jenny Han, la prima
stagione della serie ha conquistato il titolo di show N.1 su
Prime
Video nel primo weekend di uscita. Dal 14 luglio, la
seconda stagione de L’Estate nei tuoi
occhisarà disponibile per i clienti
Amazon Prime, che in Italia beneficiano di
spedizioni veloci, offerte esclusive e intrattenimento, incluso
Prime Video, con un solo abbonamento al costo di
€49,90/anno o €4,99/mese.
Di seguito l’annuncio
della data di uscita, con le star della serie Lola Tung,
Christopher Briney, Gavin Casalegno, Sean Kaufman, e Rain
Spencer, le guest star David Iacono e Elsie Fisher, in
questa stagione in un ruolo ricorrente. Nel cast anche Jackie Chung
e Rachel Blanchard con Kyra Sedgwick che si unisce alla seconda
stagione in un ruolo ricorrente.
Il cast, inoltre, ha
svelato tutti i titoli degli otto episodi della seconda
stagione, permettendo ai fan di conoscere quale delle loro storie
preferite di It’s Not Summer Without You (Non è
estate senza te), il secondo libro della trilogia di Han, si
tradurrà sullo schermo, e quali nuove sorprese della serie sono in
serbo per gli spettatori.
Questi i titoli degli
episodi:
Episodio 201 – “Love Lost” (14 luglio,
2023)
Episodio 202 – “Love Scene” (14 luglio,
2023)
Episodio 203 – “Love Sick” (14 luglio,
2023)
Episodio 204 – “Love Game” (21 luglio,
2023)
Episodio 205 – “Love Fool” (28 luglio,
2023)
Episodio 206 – “Love Fest” (4 agosto,
2023)
Episodio 207 – “Love Affair” (11 agosto,
2023)
Episodio 208 – “Love Triangle” (18
agosto, 2023)
Un tempo Belly era
solita contare i giorni che la separavano dal ritorno a Cousins
Beach, ma con Conrad e Jeremiah che continuano a litigare per il
suo amore e il ritorno del cancro di Susannah, non è sicura che
l’estate sarà più la stessa. Quando un visitatore inaspettato
minaccia il futuro dell’amata casa di Susannah, Belly dovrà riunire
la banda e decidere una volta per tutte dove andrà il suo
cuore.
Al timone della
seconda stagione di L’estate nei tuoi occhi troviamo
le showrunner Han e Sarah Kucserka. Han, Kucserka, Karen Rosenfelt
e Gabrielle Stanton sono anche executive producers, insieme a Hope
Hartman, Mads Hansen e Paul Lee per wiip. La serie è una
co-produzione Amazon Studios e wiip.
Jenny Han è l’autrice
delle serie di libri Tutte le volte che ho scritto ti amo
e L’estate nei tuoi occhi che hanno scalato la classifica
dei Best-Seller del New York Times. Le sue opere sono state
pubblicate in più di 30 lingue. Per il piccolo schermo ha co-creato
due nuove serie basate su questi libri – la serie Prime
Video L’estate nei tuoi occhi, di cui è executive
producer e co-showrunner – e la serie Netflix da poco annunciata XO, Kitty, uno
spin-off dell’universo di To All the
Boys, di cui sarà executive producer e co-showrunner. È
stata inoltre executive producer dei 3 film Netflix della trilogia
To All the Boys. Vive a Brooklyn, New York.
Guardiani della Galassia Vol
3 si tuffa a capofitto nella storia di Rocket Raccoon (con la voce di Bradley Cooper) e scopriamo subito parte del
suo passato. Rocket, imprigionato dall’Alto
Evoluzionario, si crea la sua piccola famiglia. Questi
tre compagni di cella sono le prime persone che conosce e con le
quali condivide il periodo di prigionia. Hanno creato una vera e
propria famiglia, ridono e scherzano ma soprattutto sognano di
volare via lontano su un’astronave per poter guardare finalmente il
cielo.
Come vediamo nei ricordi di Rocket, durante il suo tentativo di fuga i
suoi amici vengono uccisi. Il procione stava cercando di salvarli
dal terribile tiranno. Una volta che il pubblico avrà conosciuto
questo trio di personaggi immediatamente amabili e ciò che hanno
dovuto sopportare, i fan di Guardiani della Galassia Vol
3 capiranno perfettamente perché Rocket non ama parlare
del suo passato.
Guardiani della Galassia Vol 3:
Lylla la lontra
Il compagno di cella più
significativo che Rocket incontra quando gli
esperimenti dell’Alto Evoluzionario lo rendono un essere senziente
è Lylla (Linda
Cardellini), l’unica compagna di
Rocket che proviene dai fumetti Marvel. Lylla è una
simpatica lontra di fiume che ora cammina sulle zampe posteriori
dopo essere stata dotata di braccia meccaniche dall’Alto
Evoluzionario. Quando il piccolo
Rocket viene gettato nella sua gabbia, è
completamente confuso su dove si trovi e su cosa stia accadendo.
Fortunatamente, Lylla spiega la situazione e l’adorabile procione
viene rapidamente accettato nel gruppo di animali.
La relazione tra
Rocket e Lylla in
Guardiani della Galassia Vol 3 non è tanto una
storia d’amore quanto un’amicizia, in contrasto con il modo in cui
i due personaggi interagiscono nei fumetti. Nei fumetti la lontra
viene chiamata Lady Lylla e il titolo nobiliare è
appropriato perché la versione originale del personaggio è
l’ereditiera di un’azienda galattica di giocattoli sul pianeta
Halfworld. È anche l’anima gemella di Rocket. Purtroppo la loro storia nei film non
è a lieto fina: quando Rocket viene a sapere che l’Alto
Evoluzionario sta per incenerire tutti i suoi amici, crea un
dispositivo e fa evadere Lylla dalla sua cella. I due si
abbracciano per la prima volta prima che l’Alto
Evoluzionario spari Lylla alle spalle.
Teefs il tricheco
Il secondo compagno potenziato è
Teefs (Asim
Chaudhry), un personaggio originale creato da James Gunn e modellato sul tricheco umanoide
della Marvel Comics chiamato Wal Rus. Teefs ha
subito alcune modifiche al corpo, si muove su una sedia a rotelle e
ha anche gli occhi aperti da impianti metallici.
Teefs è l’incarnazione di un gigante gentile, un
compagno stupido ma affettuoso di Rocket. Come i
suoi compagni, Teefs non sa che l’Alto
Evoluzionario non sopporta le sue creazioni ed è
pronto a distruggerle tutte senza pensarci due volte.
Questo porta Teefs
a rimanere scioccato come tutti gli altri quando l’Alto
Evoluzionario uccide Lylla proprio
davanti ai loro occhi. Se questo non fosse già abbastanza
traumatico, Rocket si avventa sul loro creatore e fa a pezzi il suo
volto. Durante la furia cieca di Rocket,
l’Alto Evoluzionario spara altri colpi e
Teef rimane ucciso.
Floor il coniglio
Il terzo e ultimo compagno che
Rocket incontra è Floor
(Mikaela Hoover), una coniglietta energica che,
come Teefs, è un personaggio originale che non ha
una controparte nei fumetti. Floor è
probabilmente la creazione più inquietante del gruppo, che cammina
su zampe simili a quelle di un ragno con la bocca coperta da una
piastra metallica. Nonostante il suo aspetto inizialmente
inquietante, Floor ama assolutamente i suoi amici e cerca di trarre
il meglio da ogni situazione.
Il motivo per cui
Floor ha scelto il suo nome è che era sdraiata sul
pavimento quando le è venuto in mente. Quando
Lylla viene uccisa, Floor urla
istericamente in preda al panico e viene tragicamente uccisa da
alcuni proiettili.
Guardiani della Galassia Vol 3:
Rocket si sente in colpa per la morte dei suoi amici
Mentre Rocket è in
coma per le ferite inflittegli da Adam Warlock (Will
Poulter), tutti i ricordi dei suoi amici e di come
sono stati inevitabilmente uccisi cominciano a riaffiorare. È
chiaro che Rocket ha represso questi ricordi per
così tanto tempo perché incolpa se stesso per la morte dei suoi
amici. Se Rocket fosse rimasto nella sua cella e
non avesse cercato di aiutare i suoi amici a fuggire così
rapidamente, avrebbero potuto trovare un modo migliore per sfuggire
all’ira dell’Alto Evoluzionario.
Quando il cuore di
Rocket si ferma, si trova in un ambiente in cui
Lylla, Teefs e
Floor gli appaiono per la prima volta dopo anni.
Rocket si sente ancora indegno della loro presenza
e pensa che lo odieranno, ma Lylla gli assicura
che non ha nulla di cui scusarsi. È anche lei che incoraggia
Rocket a capire che è arrivato il momento di
svegliarsi, perché i suoi compagni in Guardiani della
Galasssia Vol 3 hanno ancora bisogno di lui. Questo
potrebbe essere una costruzione del subconscio di
Rocket, ma dato che sappiamo che l’aldilà è un
concetto reale nel MCU grazie a Black Panther,Moon
Knight e Thor: Love & Thunder, è molto probabile
che gli amici di Rocket lo aspettino lì quando
sarà il momento di passare a miglior vita.
Presentato anteprima nel corso della
Settimana internazionale della critica alla
77ª Mostra internazionale d’arte cinematografica
di Venezia, il film Non
odiare (qui la recensionequi la recensione) ha
rappresentato il debutto alla regia di un lungometraggio per
Mauro Mancini, che nel 2009 si era già distinto
per aver diretto uno degli episodi di Feisbum – Il film.
Non odiare è però stato anche un titolo italiano particolarmente
importante all’interno della sua stagione cinematografica,
proponendo una storia con forti implicazioni politiche ed etiche,
che chiamano direttamente lo spettatore ad una partecipazione
attiva.
Basato su un reale caso di cronaca,
il film va infatti a riflettere sulle estensioni dell’odio, sulle
forme in cui esso si tramanda e si manifesta e sulle possibili
“armi” con cui sconfiggerlo. Un’opera ricca di dolore, rabbia, ma
anche di necessità di perdono e con personaggi alla ricerca di
redenzione, uscita in un periodo in cui temi affrontati risultano
ancor più urgenti e attuali. Si è infatti parlato a lungo di Non
odiare, che nonostante alcune ingenuità tipiche delle opere prime
riesce a trovare il modo di portare avanti allo stesso tempo
racconto e riflessioni sociali.
A distanza di qualche anno dalla sua
uscita (il film è del 2020), Non odiare continua ad essere un film
particolarmente importante, la cui storia continua a suscitare
dibattiti e considerazioni di tipo etico e morale. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e alla vera storia che ha
ispirato il film. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
titolo nel proprio catalogo.
Non odiare, la trama e il cast del film
Il film ha per protagonista il
chirurgo Simone Segre, che durante una notte si
ritrova a dover prestare i primi soccorsi a un uomo coinvolto in un
incidente automobilistico. Nonostante il guidatore sia gravemente
ferito, Simone fa fatica ad assisterlo quando vede tatuata sul
torace dell’uomo una svastica. Il chirurgo, infatti, è di origine
ebraica e finisce con il rifiutarsi di prestare soccorso all’uomo,
che dunque muore senza altri testimoni. Nei giorni successivi,
però, prevalgono i sensi di colpa e Simone decide di rintracciare
la famiglia dell’uomo, composta dalla figlia maggiore
Marica, il piccolo Paolo e
l’adolescente Marcello, un fervente
neonazista.
Ad interpretare Simone Segre vi è
Alessandro Gassmann, il
quale ha dichiarato di aver accettato il ruolo in quanto
interessato a raccontare al cinema il tema dell’intolleranza.
L’attore, nell’assumere il ruolo, ha ammesso di essersi chiesto
come avrebbe agito lui al posto del suo personaggio, arrivando però
a conclusioni diverse da quelle prese dal suo Simone. Proprio da
questa divergenza ha avuto inizio il suo lavoro, che lo ha visto
chiamato a confrontarsi con un modo di pensare e agire opposto a
quello che gli è proprio. Accanto a lui, nel ruolo di Marica, si
ritrova l’attrice Sara Serraiocco, mentre Marcello
è interpretato da Luka Zunic.
Non odiare, la vera storia a cui si ispira il
film
Come anticipato, quella raccontata
in Non odiare è una storia originale ma che prende spunto da un
singolare caso di cronaca. Nella città di Paderborn, in Germania,
ha avuto luogo nel 2010 il caso di un medico rimasto anonimo che si
è rifiutato di operare un camionista 36enne, in quanto quest’ultimo
sfoggiava un tatuaggio rappresentante un’aquila imperiale
appollaiata sopra una svastica e circondata da corone d’alloro. Il
chirurgo avrebbe a quel punto affermato di non poter operare
quell’uomo per via del sua fede ebraica. Il paziente, già
anestetizzato, è dunque stato lasciato nelle mani di un altro
medico.
Ad aver impedito di portare avanti
l’operazione vi sarebbe dunque stata, come affermato dal diretto
interessato, la sua coscienza, la quale gli ha fatto decidere di
non aiutare un soggetto con simili simpatie La decisione del medico
di sottrarsi all’operazione ha generato un ampio dibattito in
Germania (ma non solo), circa la condotta etica che i medici
possono o non possono avere in questa tipologia di situazioni. La
famiglia del paziente, che si è poi ripreso completamente, ha
chiesto la cancellazione dall’albo del medico, sostenendo che
uscendo dalla sala operatoria non ha rispettato il giuramento di
Ippocrate.
Anche buona parte della comunità ha
poi espresso il proprio disappunto, sottolineando che tutte le
persone meritano cure, indipendentemente dalle loro opinioni
politiche. Altri, invece, si sono mobilitati in difesa del medico.
A partire dunque da tale caso e dalle sue implicazioni morali e
storiche, si sono dunque ispirati Mancini e Davide Lisino nella
scrittura di un racconto che approfondisse le possibili conseguenze
di questa vicenda, portandola ovviamente su territori più estremi e
dunque costringendo lo spettatore ad urgenti riflessioni a
riguardo.
Il trailer di Non odiare e dove vedere il film in
streaming e in TV
È possibile fruire di Non odiare
grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei
cataloghi di Rakuten TV, Google Play, Apple TV e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta
la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
venerdì 5 maggio alle ore 21:45
sul canale Rai 3.
Dal 3 maggio arriva al
cinema Guardiani della Galassia Vol.
3, il secondo film della
Fase 5 del Marvel Cinematic Universe,
nonché
capitolo conclusivo della trilogia degli sgangherati eroi
galattici guidati da Peter Quill e da James Gunn, anche lui, dopo qualche
inconveniente (leggi: momentaneo licenziamento da parte di Mamma
Disney), arrivato al capolinea della sua collaborazione con
Marvel Studios. Il futuro, per il
regista e sceneggiatore, è roseo e vede pronta una sedia di comando
a capo del prossimo DCU sotto l’ala della Warner Bros, ma
per ora fermiamoci a questa ultima, divertente e commovente
avventura che ha scritto e diretto sotto l’occhio vigile di
Kevin Feige e Lou
D’Esposito.
Guardiani della Galassia Vol. 3,
la trama
Nove anni sono trascorsi da quando
“Come and Get Your Love” di
Redbone risuonava nelle caverne del pianeta
abbandonato di Morag, imprimendo un segno profondo
nell’immaginario collettivo del pubblico del MCU. Protagonista della scena un
allora sconosciuto Peter Quill danzerino e molto lontano
dall’immagine di eroe che quell’universo condiviso aveva proposto
fino a quel momento.
I Guardiani hanno cambiato forma,
dopo i tragici eventi di Infinity
War e Endgame,
e dopo una parentesi di coabitazione con Thor,
Star-Lord e compagnia si sono stabiliti a
Ovunque, dov’è ora il loro Quartier Generale.
Mentre ognuno di loro cerca di ritrovare il ritmo dopo la morte
della loro Gamora originale (quella che circola nell’universo,
adesso, è solo una versione di lei che viene dal passato), sul
pianeta irrompe una forza inarrestabile e misteriosa che sembra
voler rapire Rocket. Riesce però soltanto a ferirlo molto
gravemente e così scappa, lasciando dietro di sé i Guardiani
scombussolati e spaventati: il loro amico è in fin di vita e così
loro decidono di imbarcarsi in una difficilissima missione pur di
salvarlo.
Guardiani della
Galassia Vol. 3 si propone come una parte finale di una
parabola di crescita e sviluppo cominciata in quella caverna di
Morag. Quello che James Gunn è stato in grado di fare con i suoi
personaggi è stato proprio questo, un viaggio preciso, razionale e
coerente nella formazione di questi eroi, per cui tutto il senso di
fine, di conclusione che si porta dietro
il film coincide anche con una sensazione di compiutezza e
soddisfazione, dal momento che ogni pezzo va al suo giusto posto,
anche se non è esattamente quello che avevamo immaginato sin
dall’inizio. Da reietti disperati e soli, i Guardiani si ritrovano
come una vera e propria famiglia elettiva, imparano a esserlo e
infine capiscono quanto è importante accettare se stessi e gli
altri come sono, per poter camminare sulle proprie gambe.
Quello che nessun eroe Marvel ha
mai avuto
Quello che
contraddistingue i Guardiani rispetto a tutti gli altri personaggi
del MCU è che sono raccontati
sempre dalla stessa testa e quindi questa parabola narrativa è
stata possibile meglio che in altri casi. Nessuno degli eroi
Marvel che ha beneficiato di una
proprio trilogia ha avuto la stessa opportunità di raccontarsi in
maniera così organica, da un punto di vista narrativo e stilistico,
proprio grazie alla presenza costante di James Gunn che si muove con grande destrezza
dentro ai confini che gli ha tracciato intorno Feige.
Il risultato è un film
che mescola e calibra alla perfezione i momenti di azione sfrenata
con quelli distensivi e riflessivi, l’ironia tagliente e orami
sempre più sboccata con i momenti davvero toccanti, su tutti quelli
dedicati al passati di Rocket, la componente eroica con quella
cialtrona. E ovviamente
la musica, presente, invadente, una componente fondamentale per
il film e per l’immaginario che gli spettatori hanno costruito
intorno a questi personaggi. L’effetto è immediato:
Guardiani della Galassia Vol. 3 è effettivamente
il miglior film Marvel dai tempi di Endgame,
perché ripropone sullo schermo un pezzetto di quello che tutti gli
spettatori hanno amato delle prime 3 Fasi, insieme alla novità che
il film stesso propone.
Alto Evoluzionario si fa un Dio
frustrato in Guardiani della Galassia Vol. 3
La sviluppo narrativo
vero e proprio che ci propone Gunn, legato all’Alto
Evoluzionario,
super villain di questo capitolo, si rivela però quasi
pretestuoso, affinché si possa poi giungere alle conclusioni giuste
per ognuno dei membri della squadra. Questo non significa che il
cattivo in questione sia solo uno strumento, anzi: Chukwudi
Iwuji veste i panni di un personaggio dalla statura
shakespeariana, un uomo che tende alla perfezione utopica di un
mondo buono, disposto a qualsiasi orrore pur di raggiungere il suo
obbiettivo. “Non esiste nessun Dio, per questo
mi sono fatto avanti” dirà ad un certo punto
l’Alto Evoluzionario, eppure il suo tentativo
di mettersi al posto di Dio fallisce di fronte alla sua incapacità
di progettare e realizzare la scintilla creativa, tipica delle
civiltà migliori. E così, con poche e semplici battute, Gunn ci
restituisce anche una tridimensionalità frustrata di un cattivo che
dovrà fare i conti con il suo passato, nella figura di un procione
arrabbiato che grida vendetta.
L’equilibrio della
scrittura di James Gunn permette a ogni personaggio di
brillare, ogni membro della squadra riesce a trovare il suo posto,
la sua utilità, la sua vocazione, portando avanti con fierezza il
messaggio più importante del film, l’accettazione di
sé. E proprio nell’insistenza del messaggio da recapitare
al pubblico il film inciampa: continuando a portare avanti
la missione di ottundere la capacità di decodifica dello
spettatore della Disney, il film spiega per diverse volte
che ognuno di noi “va bene così com’è”, detto a chiare lettere. Un
messaggio nobile e giusto ma che assume i disarmanti contorni di
una Pubblicità Progresso quando è spiattellato con questa
pedante chiarezza. Dopotutto è un problema che la Disney continua a
presentare nei suoi film recenti in maniera trasversale, dalla
Walt Disney Animation con Strange World, passando per la
Pixar con Red,
fino ad arrivare, come in questo caso, ai Marvel Studios.
Tuttavia non
concluderemo questa recensione di Guardiani della Galassia
Vol. 3 su una nota dolente, perché la sensazione di
pienezza e soddisfazione, unita a commozione e divertimento, che
lascia il film alla fine (restate seduti, ci sono due scene post
credits!) sono davvero merce rara nel cinema blockbuster degli
ultimi anni, e per questo dobbiamo ringraziare James Gunn, che mentre prepara le valigie e
comincia un’altra straordinaria avventura con i personaggio DC
Comics, ha fatto quest’ultimo grande regalo ai fan Marvel.
Sulle note di
“Badlands” di Bruce Springsteen si
conclude il viaggio dei Guardiani della Galassia (così come li
consociamo, almeno) sul grande schermo. Le avventure da vivere e
raccontare saranno ancora tantissime, ma dovremo imparare a viverle
senza Rocket, Gamora, Drax, Nebula, Santis, Groot
e Star Lord al nostro fianco.
Una zucca che si trasforma in una
sfavillante carrozza; una fata madrina pronta a far diventare i
sogni, i desideri… realtà; una scarpetta in grado di ricongiungere
la misteriosa fanciulla con il principe azzurro. La storia di
Cenerentola è la fiaba che più di tutte
ha trovato spazio su piccolo e grande schermo. Nel corso del tempo,
questa incredibile storia è stata riadattata e declinata in diverse
forme e medium: dal classico Disney del 1950, all’‘omonimo
remake del
2015 di
Kenneth Branagh a quello del 2021 con
Camila Cabello, passando per A Cinderella
Story e Another Cinderella Story, arrivando
persino al musicalCinderella di Rodgers e
Hammerstein.
Ma perché Cenerentola è la
storia più rivisitata e apprezzata? Il motivo è molto semplice:
possiede una narrazione capace di modellarsi con facilità e
adattarsi ai tempi che corrono con naturalezza, poiché
sempre in grado di mostrarsi sotto una luce inedita senza mai
perderne il fascino. Ma ancor di più per la sua eroina, simpatica e
amorevole, il cui messaggio di speranza trasmesso ne rende il
racconto molto comprensibile. Arrivati a questo punto, cerchiamo di
capire meglio cosa rende Cenerentola un classico immortale e degno
d’essere continuamente adattato.
Cenerentola ha una trama che si
adatta facilmente
Alla base di
Cenerentola vi è la
trasformazione lampante di una ragazza che da povera
diventa principessa. Il salto di status sociale fatto
dalla protagonista è semplice da rimodellare, poiché è una
condizione adattabile anche alla contemporaneità. Basta
semplicemente cambiare le motivazioni e gli elementi che sospingono
tale cambiamento. Non conta dunque il finale, conta il passaggio
emblematico: se prendiamo come esempio Another Cinderella
Story, qui l’eroina riesce a raggiungere la fama, partendo da
una posizione svantaggiata e di margine.
Quello che conta in
Cenerentola, e che quindi può essere
rappresentato in diversi modi, è la sua
metamorfosi e come questa viene recepita.
Mantenendo intatta, in tal modo, l’integrità della storia. Essendo
questa l’ossatura del racconto, privarlo della sua magia diventa
semplice, perché non va a snaturarlo. Eliminare la fata madrina non
è un problema, nella controparte “reale” ci sono soluzioni che
colmano tale assenza risultando ugualmente credibili. E questo non
è un lusso che hanno tutte le fiabe. Basti pensare a tutte quelle
fiabe che hanno a che fare con maledizioni e incantesimi!
Il pubblico simpatizza con
l’eroina
Lo abbiamo detto in apertura e
adesso lo approfondiamo meglio. Cenerentola è
un’eroina con la quale si riesce a trovare subito una
connessione. È un personaggio molto simpatico, onesto, dal
buon cuore e una gentilezza innata che la distingue dagli altri.
Questa specifica caratterizzazione può essere adattata e arricchita
in base al personaggio che si sta costruendo per quel determinato
racconto e al pubblico di riferimento.
Un esempio è l’aggiunta dell’ironia
nella Mary di
Selenza Gomez in Another Cinderella Story, oppure
l’enfatizzazione del coraggio della Cenerentola di
Lily James (live
action del 2015). Per questo, seppur ogni
Cenerentola abbia sfumature diverse, il suo lato
gentile e generoso rimane, e rimane nonostante sia maltrattata da
tutti, ivi comprese le sorellastre e la matrigna (che compaiono
sempre). È questo, alla fine, che crea un ponte fra lo spettatore e
la protagonista, simpatizzando ed empatizzando con lei e spingendo
il pubblico a volere di più per la sua beniamina.
Il messaggio di speranza in
Cenerentola
Cenerentola una
storia estremamente classica. Ed è proprio questa la chiave del
suo successo perché, il messaggio di speranza, si
respira dall’inizio alla fine. La protagonista riesce, dopo una
serie di difficoltà, a rendere concreti i suoi desideri: trova
l’amore, diventa ricca e potente. Si sveste degli stracci per
indossare veri abiti, dando letteralmente un calcio alla sua
spiacevole situazione. È questo che attrae del racconto, il cui
sottotesto è chiarissimo: c’è sempre speranza, anche se ci si trova
in condizioni disperate come quelle di Cenerentola.
Ma il lieto fine è
raggiungibile, tangibile. Basta avere fiducia e non
arrendersi mai. La pazienza, come dice il detto, è la virtù dei
forti, e Cenerentola ne incarna alla
perfezione il concetto tanto che, al termine della favola, le
accadono cose belle. È la gentilezza a venir premiata. È questo che
lo spettatore vuole che sia vero, per continuare a credere nel
bene. Ed è questo che rende intramontabile la sua storia, poiché
sempre attuale e pronta a dialogare con il suo spettatore.
Dopo una lunga attesa il capitolo
finale de Guardiani della Galassia Vol
3 è finalmente disponibile nelle sale. Sono passati sei
anni dall’ultimo film che ha visto il team riunito in un film
stand-alone e nel frattempo sono successe molte cose: il gruppo di
eroi ha avuto un ruolo importante in Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame.
Questo è già stato confermato come
l’ultimo capitolo della saga dedicata ai Guardiani che segna un
duplice addio, quello di James Gunn come regista del MCU. Il regista chiude l’arco
narrativo dei personaggi che ha preso per mano nel 2014. C’è molto
da spiegare in Guardiani della Galassia Vol 3: la
storia di Rocket e l’arco conclusivo di ogni
membro della squadra.
L’attacco a Ovunque
Guardiani della Galassia Vol.
3 inizia come avevamo lasciato in Guardiani della Galassia Holiday Special: i
Guardiani hanno trasformato Knowhere nel loro quartier generale.
Mentre la squadra si è affermata come protettrice dell’universo, il
Capitano Peter Quill (Chris
Pratt) è ancora in crisi dopo la “morte” di
Gamora (Zoe
Saldaña). Certo, c’è una Gamora viva nell’universo,
proveniente da una linea temporale diversa, ma conduce una vita
diversa e non vuole avere nulla a che fare con i Guardiani o con
Peter.
Il duro lavoro di ricostruzione di
Ovunque e la sua trasformazione in un rifugio
sicuro per i bisognosi viene improvvisamente interrotto quando
Adam Warlock (Will
Poulter) attacca la base per rapire
Rocket. Adam è l’essere perfetto creato dall’Alta
Sacerdotessa della civiltà dei Sovrani (Elizabeth
Debicki), di cui si è parlato nella scena finale del
Vol. 2. Tuttavia, come rivela questo film, i Sovrani stessi sono
creazioni dell’Alto
Evoluzionario (Chukwudi
Iwuji), uno scienziato talmente ossessionato dalla
creazione della specie perfetta da non preoccuparsi di quante vite
distrugga nel processo.
Guardiani della Galassia Vol 3:
salvare Rocket
L’Alto
Evoluzionario vuole recuperare
Rocket, l’unica delle sue creazioni che si è
dimostrata capace di pensiero creativo al di là della
programmazione originale. E poiché i Sovereign sono al
servizio dell’Alto Evoluzionario, l’Alta
Sacerdotessa manda Adam a compiere il rapimento.
Un dispositivo installato sul cuore di Rocket impedirà a chiunque di rubare i suoi
segreti scientifici. Pertanto, ogni tentativo di curarlo, dopo
l’aggressione di Warlock, lo avvicina alla morte. Per questo motivo
i Guardiani decidono di rischiare tutto per salvare il loro
compagno.
Non sapendo nulla del suo passato,
si limitano a seguire gli indizi che hanno e a fare irruzione nella
Orgo-Corp, una società di dimensioni planetarie
interamente composta da tessuti organici, con a capo Alto
Evoluzionario. Le avventure dei Guardiani
nella Orgo-Corp non forniscono loro la chiave per disattivare il
failsafe di Rocket. Ma motivati a salvare la vita
del loro amico seguono le coordinate per la base dell’Alto
Evoluzionario a Contro-Terra, uno strano pianeta popolato
da animali antropomorfi.
Rocket non è l’unico che deve
essere salvato
Quando i Guardiani
arrivano sulla Contro-Terra, si dividono. Mantis (Pom
Klementieff) e Drax (Dave
Bautista) sono incaricati di rimanere sulla nave per
proteggere Rocket. Nel frattempo, Nebula, Star-Lord e Groot (doppiato da Vin Diesel) si recano al quartier generale
dell’Alto Evoluzionario. Sfortunatamente,
Nebula deve aspettare fuori poiché l’Alto
Evoluzionario non le permette di entrare a causa delle sue armi
cibernetiche impiantate. Inoltre, Drax decide di
ignorare Quill e porta Mantis alla base dell’Alto
Evoluzionario.
Star-Lord e Groot affrontano il
nemico, che rivela di aver chiuso con la Contro-Terra perché questa
civiltà si è dimostrata imperfetta. Peter e
Groot escono dalla torre dell’astronave proprio
mentre il cattivo decide di abbandonare il mondo che ha creato,
distruggendo tutto e uccidendo miliardi di persone. Mentre Peter e
Groot cercano di salvare Rocket,
Gamora combatte contro War Pig
(doppiato da Judy Greer). Tutti cercano di rapire il
procione per compiacere l’Alto Evoluzionario. Salvato Rocket la
squadra si rimette in sesto per aiutare Drax, Mantis e Nebula.
Rimasti soli sull’astronave del nemico rovano centinaia di bambini
intrappolati. L’Alto Evoluzionario cattura Drax,
Mantis e Nebula, usandoli
come esca per Rocket e il resto dei Guardiani. La
posta in gioco è più alta che mai durante la resa dei conti finale
di Guardiani della Galassia Vol 3.
La resa dei conti finale di
Guardiani della Galassia Vol 3
Nella resa dei conti finale di
Guardiani della Galassia Vol 3,
Star-Lord chiede a Cosmo e Kraglin di volare su
Knowhere alle loro coordinate, utilizzando la
gigantesca stazione spaziale per abbattere la nave dell’Alto
Evoluzionario. Nel frattempo, Drax,
Mantis e Nebula affrontano tre
potenti creature che l’Alto Evoluzionario conserva per distruggere
i suoi nemici. Mantis usa i suoi poteri di empatia
per ottenere il favore delle creature e presto tutti i Guardiani
sono di nuovo riuniti. Ma non è ancora finita. Non appena tutti
sanno che l’Alto
Evoluzionario tiene i bambini nel seminterrato, i
Guardiani uniscono le forze per liberare tutti i prigionieri. Allo
stesso tempo, l’Alto Evoluzionario scatena un esercito di creature
a Knowhere, costringendo Kraglin
a padroneggiare – finalmente – la freccia volante lasciatagli da
Yondu (Michael
Rooker). Insieme, Kraglin e
Cosmo combattono gli invasori e proteggono gli
abitanti di Knowhere. Al termine dei combattimenti, i
Guardiani spingono la nave vicino a Knowhere per
creare una via di fuga sicura per tutti. I bambini riescono a
fuggire e anche Adam viene salvato da Groot.
L’Alto Evoluzionario e
Rocket hanno il confronto tanto atteso. I due
combattono finché i Guardiani non intervengono in soccorso
dell’amico. Una volta sottomesso il cattivo,
Rocket decide di non giustiziarlo, poiché ritiene
che non sarebbe il modo giusto di agire per un Guardiano. Tuttavia,
Rocket convince i suoi compagni di squadra che
tutti gli animali devono essere salvati e li conduce in una corsa
contro il tempo per portare tutti fuori dalla nave
dell’Alto Evoluzionario prima che esploda. Quando
il cattivo principale viene sconfitto, siamo tutti sorpresi di
vedere che tutti i Guardiani sono sopravvissuti alla prova.
Tuttavia, James Gunn ha creato un ultimo spavento per i
fan di Guardiani della Galassia Vol 3. Mentre tutti scappano,
Peter fa cadere il suo lettore e non riesce a
raggiungere la Knowhere cadendo nello spazio.
Sembra che questa possa essere la fine di
Star-Lord, ma Adam Warlock lo salva all’ultimo momento,
commosso dalle parole di Groot. Così i Guardiani escono vittoriosi,
anche se la squadra non sarà più la stessa.
I Guardiani della Galassia vivranno
per sempre
Questa ultima avventura ha cambiato
per sempre i Guardiani che decidono di sciogliere
la formazione originale. Peter pensa che sia
giunto il momento di tornare sulla Terra e affrontare la famiglia
umana che si è lasciato alle spalle, quindi lascia il comando dei
Guardiani e del suo lettore a
Rocket. Mantis si rende conto che
anche lei deve capire chi vuole essere e decide di partire da sola
per un viaggio alla scoperta di se stessa, accompagnata dai suoi
nuovi amici. Nebula si ritira dai Guardiani,
decisa a prendersi cura dei bambini che hanno salvato insieme a
Drax, il cui istinto paterno è essenziale per
crescere una nuova generazione di persone. Infine, Gamora si riunisce ai
Ravagers, anche se ora ha un rapporto amichevole
con i Guardiani.
Gli unici membri dei
Guardiani della Galassia ancora impegnati a
proteggere l’universo sono Rocket e Groot. Tuttavia, come mostra una
scena di fine di Guardiani della Galassia Vol 3, presto troveranno
un rinforzo. Cosmo e Kraglin
diventano membri ufficiali della squadra dopo le loro azioni
eroiche a Knowhere. Anche Adam Warlock si unisce ai ranghi, determinato
a diventare una persona migliore. Infine, la nuova squadra dei
Guardiani conta anche Phylla, uno dei bambini salvati dalla nave.
In questo modo, James
Gunn ha dato a tutti i personaggi che ha introdotto nel
MCU un finale appropriato, lasciando anche abbastanza
storie aperte per i MarvelStudios da seguire in futuro.
Guardiani della Galassia Vol. 3, ultimo film
della trilogia Marvel di James
Gunn, si concentra prettamente sulle vicende della
squadra titolare, mostrandola alle prese con gli eventi di Avengers: Endgame e mettendo in evidenza come
alcuni personaggi affrontano i demoni del loro passato. Sebbene i
riflettori siano ovviamente puntati sui membri principali, il film
contiene più di qualche cameo, alcuni dei quali sono piuttosto
difficili da individuare alla prima visione.
I camei a sorpresa non sono certo
una novità per il Marvel Cinematic
Universe. Dopotutto, si tratta di un franchise in continua
espansione che introduce nuovi personaggi nel suo vasto e variegato
universo. Se volete un riepilogo dei volti noti che fanno una breve
apparizione nell’ultimo film del MCU, ecco tutti i
camei di celebrità (che siamo riusciti a scovare) in Guardiani della Galassia Vol. 3.
Nathan Fillion
Molti dei cammei del film
vedono tornare in scena persone che hanno fatto parte del passato
di James Gunn, e questo vale anche per Nathan Fillion, collaboratore di lunga data
del regista. Poco dopo che Fillion è diventato un’icona
nterpretando il Capitano Malcolm Reynolds in
Firefly, ha recitato nel film di debutto alla regia di
James Gunn, Slither.
Da allora, Fillion è apparso in quasi tutti i film
dell’acclamato regista. Tra questi c’è il film originale Guardiani della Galassia, in cui Fillion ha
avuto un cameo come voce fuori campo nel ruolo di un grande
prigioniero blu che il gruppo incontra quando viene inviato alla
prigione di Kyln. Fillion sarebbe dovuto apparire anche in Guardiani della Galassia Vol. 2 in un ruolo
molto più significativo, interpretando il personaggio di Wonder Man
nel suo debutto nel MCU.
Sfortunatamente, la scena è stata tagliata dal film, così come la
versione di Fillion del personaggio, e ora il personaggio di
Wonder Man è stato reinserito nel MCU attraverso una
serie Disney+ con protagonista Yahya
Abdul-Mateen II (anche se Fillion avrebbe poi avuto la
possibilità di interpretare Wonder Man in M.O.D.O.K. di
Hulu).
Guardiani della Galassia Vol. 3 vede
Fillion interpretare un altro nuovo personaggio,
questa volta una sentinella della corporazione Orgocorp. Mentre è
impegnato a rimproverare una nuova sentinella e a dargli
dell’imbecille, i Guardiani si introducono nella struttura di
ricerca per ottenere la tecnologia necessaria a salvare
Rocket (Bradley
Cooper). Vedere Nathan Fillion in qualsiasi cosa è sempre un
piacere, ma non è l’unico cameo che vediamo durante la rapina alla
Orgocorp.
Jennifer Holland
James
Gunn non solo ha collaborato con Jennifer
Holland in ambito cinematografico, ma i due sono anche
partner nella vita reale: si sono sposati nel 2022. La Holland è
indubbiamente conosciuta per il suo ruolo nel DCEU come
Emilia Harcourt ed è apparsa in tutti i film DC
recenti.
Tra questi, ricordiamo la sua
introduzione in Suicide Squad, il suo ruolo di
protagonista in Peacemaker e le brevi apparizioni di Harcourt in
Black Adam e Shazam: Furia degli
Dei. Come Fillion, anche il personaggio della Harcourt è
un’impiegata della sicurezza della Orgocorp ma, al posto di essere
una sentinella, è lei a monitorare le telecamere della base e a
controllare eventuali intrusi indesiderati.
Daniela Melchior
Daniela
Melchior è l’unico attore che sapevamo sarebbe stato
presente in Guardiani della Galassia Vol. 3 ancor prima
dell’uscita del film. È un po’ deludente che abbia avuto
semplicemente un ruolo secondario, ma è comunque bello vederlo
ancora lavorare con James Gunn.
La Melchior ha lavorato per la prima
volta con Gunn anche in Suicide Squad, interpretando
Ratcatcher 2, la figlia assonnata del
Ratcatcher originale (Taika
Waititi) e l’attrice ha sicuramente l’intenzione di
rimanere nel genere d’azione per un bel po’ di tempo, dato che
reciterà a Fast X e al remake di Road House.
Melchior è la terza e ultima persona che
interpreta un dipendente della Orgocorp corp, che lavora come
receptionist e che Peter Quill (Chris
Pratt) cerca di affascinare. Il carisma di Peter (più
o meno) funziona, dato che il personaggio di
Melchior accetta con riluttanza di aiutare Peter a
salvare i suoi amici dalle sentinelle.
Judy Greer
Anche se Judy
Greer non è un’attrice pupilla di James
Gunn, l’abbiamo già vista nel MCU: ha infatto
interpretato Maggie, l’ex moglie di Scott Lang
(Paul
Rudd) sia in
Ant-Man che in Ant-Man and the Wasp. In
Guardiani della Galassia Vol. 3, Greer interpreta un
personaggio completamente diverso.
Invece di una madre amorevole e ben
intenzionata, si è dovuta calare nei panni del mostruoso cyborg
suino War Pig, fedele scagnozzo dell’Alto
Evoluzionario (Chukwudi Iwuji). Ha una
piccola discussione con Gamora (Zoe
Saldaña), ma si fa rapidamente staccare la testa da
Adam Warlock (Will
Poulter).
Seth Green
Seth
Green è universalmente conosciuto come uno dei doppiatori
in I Griffin, RobotChicken e altri film
e, anche con questo cameo, sfrutta le sue abilità da doppiatore per
dare vita a uno dei personaggi più odiati della Marvel di tutti i tempi.
Che ci crediate o no, uno dei primi
personaggi Marvel ad essere stato adattato al
cinema è stato Howard il Papero: da allora, il
personaggio è diventato una sorta di gag ricorrente, e lo è ancora.
Howard ha fatto il suo debutto sul grande schermo nella scena dei
titoli di coda del primo Guardiani della Galassia, dove lo vediamo come
una delle tante forme di vita imprigionate dal
Collezionista (Benicio
Del Toro). Il papero alcolizzato ricompare molto
brevemente in Guardiani della Galassia Vol. 2 e partecipa
persino alla battaglia finale di Avengers: Endgame.
Vediamo Howard il
Papero (doppiato ancora una volta da Seth
Green) partecipare a una partita di poker con
Kraglin (Sean
Gunn), Cosmo (Maria
Bakalova) e alcuni altri volti familiari.
Christopher Fairbank
Anche Christopher
Fairbank ha un inaspettato ma gradito ritorno nel
franchise. Alla partita di poker partecipa anche il personaggio
noto come Il Broker, che nel primo Guardiani della Galassia aveva cercato di
acquistare un misterioso artefatto (l’Orb contenente la Gemma del
Potere) da Peter Quill.
Si tira indietro quando viene a
sapere che anche Ronan l’Accusatore (Lee
Pace) vuole l’artefatto, ma è bello vedere che lui e i
Guardiani si sono riconciliati con una partita di poker (o
qualunque sia la versione spaziale del poker a cui stanno
giocando).
Rhett Miller
Nel caso in cui non lo
sapeste già,
lo speciale natalizio dei Guardiani della Galassia non è solo
parte del canone del MCU, ma ne
costituisce quasi un tassello fondamentale. Lo dimostra il terzo
membro della partita di poker, il capo della band aliena dello
speciale Disney+.
L’alieno appassionato di musica è
interpretato da Rhett Miller, il cantante della
band country rock Old 97’s. Gli altri suoi compagni di band
interpretano gli altri membri della band fittizia vista nello
speciale, mentre cercano invano di creare la loro canzone di Natale
nonostante non sappiano davvero cosa sia il Natale. Al di là della
sua inaccuratezza, la canzone è comunque molto orecchiabile.
Michael Rooker
Infine, nessun film di
James Gunn sarebbe completo senza un’apparizione
di Michael Rooker, ma è comunque una sorpresa
vedere Yondu apparire di nuovo. Rooker è, a tutti
gli effetti, il talismano portafortuna di James
Gunn, in quanto è apparso in ogni singolo film diretto dal
regista. Slither, Super, entrambi i film di
Guardiani della Galassia e
Suicide Squad vedono Rooker in tutto il suo splendore. Il
personaggio di Yondu in Guardiani della Galassia rappresenta
probabilmente il ruolo più significativo dell’attore in un film di
Gunn, che parte come un antagonista minore rozzo e burbero e si
evolve in una figura paterna incompresa. La sua morte in Guardiani della Galassia Vol. 2 regna sovrana
come una delle sequenze più emozionanti e d’impatto di tutto il
MCU.
La morte di Yondu
nel precedente film dei Guardiani sembrava
indicare che Rooker sarebbe rimasto fuori dal Vol.
3 ma, quando Kraglin sta per provare a
usare ancora una volta la fidata freccia di Yondu, il Ravager blu
appare al suo compagno in una visione, per dare all’aspirante eroe
una spinta di fiducia.
In effetti, il molto più breve
Guardiani della Galassia Holiday Special ne aveva di più.
Tuttavia, se siete super fan dei Guardiani, avrete sicuramente
notato alcuni riferimenti alle precedenti avventure dei Guardiani
disseminati nel film. Ecco tutti gli Easter Egg che sono stati
individuati in Guardiani della Galassia Vol. 3!
Howard il papero
I camei di vecchie
conoscenze del passato dei Guardiani sono ridotte
al minimo nel Vol. 3 e concentrate in un’unica souzione. Nel corso
del film, Gunn dedica una sequenza a
Kraglin (Sean
Gunn) e Cosmo (Maria
Bakalova), che vediamo impegnati in una versione
extra-spaziale del poker contro una serie di personaggi dei film
passati dei Guardiani. Tra i giocatori ci sono Howard il
Papero (Seth Green);
Bzermikitokolok, il frontman rock ‘n’ roll
decisamente non umano interpretato da Rhett Miller
degli Old 97 nell’Holiday Special; il mentore di
Gunn, il cofondatore della Troma Entertainment
Lloyd Kaufman, che appare brevemente come
prigioniero (che pare si chiami Gridlemop!) in
Guardiani della Galassia; e il Broker
(Christopher Fairbank), visto per l’ultima volta
su Xandar in quello stesso film.
Nel film c’è anche un altro cameo
di un personaggio ben piazzato. Dopo tutto, cos’è un film dei
Guardiani senza Yondu? Anche se
il personaggio di Michael Rooker è morto nel Vol. 2, ritorna
brevemente nella forma di una visione che Kraglin
ha poco prima di capire come maneggiare correttamente la vecchia
freccia psichica di Yondu.
Alcuni membri familiari del cast
dei Guardiani
Come molti registi,
Gunn tende a riproporre nei suoi film gli attori
con cui ama lavorare, quindi se notate un volto (o una voce)
familiare in Guardiani della Galassia Vol. 3 e vi chiedete
dove l’avete già visto o sentito, la risposta è: in un altro film
di Gunn! Gregg Henry, che ha lavorato con Gunn in
Slither e negli altri film dei Guardiani, torna a
interpretare il nonno di Peter. Nathan Fillion (Slither,
Super), Jennifer Holland (The
Suicide Squad, Peacemaker) e Daniela
Melchior (The Suicide Squad) sono presenti in
ruoli di supporto e si possono vedere tutti durante la sequenza
ambientata nel quartier generale della Orgocorp.
Nel frattempo, Pete
Davison (The Suicide Squad), Judy
Greer (The Specials, scritto da Gunn) e
Linda Cardellini (Scooby-Doo e
Scooby-Doo: Monsters Unleashed) contribuiscono a dare voce
ai personaggi in computer grafica. È interessante notare che questo
conferisce a Greer e Cardellini, che hanno interpretato
rispettivamente l’ex moglie di Ant-Man e la moglie
di Occhio di Falco, il loro secondo ruolo nel
MCU, facendole entrare in un club
estremamente esclusivo.
Un omaggio a Kevin Bacon e uno
sguardo al futuro dei Guardiani
Bisogna aspettare fino
all’ultima scena dei titoli di coda per trovare l’Easter egg più
divertente del terzo volume. Mentre fa colazione, il nonno di
Peter legge un giornale con il titolo
“Rapimento alieno: Kevin Bacon racconta tutto!“, che è un
riferimento all’attore preferito di Peter che viene rapito da
Drax (Dave
Bautista) e Mantis (Pom
Klementieff) nello
Speciale natalizio dei Guardiani. (L’altra scena post-credits
fa riferimento a un potenziale futuro membro della squadra dei
Guardiani, che farà la gioia dei fan della Marvel Comics.
Dopo un breve salto temporale, la
scena introduce una nuova formazione dei Guardiani composta da
Rocket, Groot,
Kraglin, Cosmo, Adam
Warlock e una delle giovani ragazze aliene che la squadra
salva durante il film. Il nome della ragazza? Phyla… il che
significa che è quasi certamente Phyla-Vell, un
personaggio dei fumetti che ha debuttato nel 2004 e ha avuto
stretti legami sia con i Guardiani che con i gruppi di personaggi
di Captain Marvel. A volte si fa
chiamare anche Quasar.
Insegne eccentriche di
Ovunque
Le ultime due Easter Egg
di Guardiani
della Galassia Vol. 3 provengono dalla segnaletica di
Ovunque, che ora funge da base dei Guardiani. A un
certo punto, si vedono alcuni personaggi appendere un cartello in
una lingua aliena, ma che riproduce chiaramente il logo del film
Guardiani della Galassia.
Nel frattempo, c’è un’insegna al
neon appesa in un bar di Ovunque che è solo
l’immagine di una gamba dalla forma strana. I fan hanno pensato che
potesse essere un riferimento alla protesi della gamba che
Rocket ha chiesto a Quill di rubare nel primo
film!
James Gunn ha apportato diverse modifiche
importanti ai Guardiani della Galassia
rispetto ai fumetti. Nonostante l’impressionante grado di
accuratezza dei fumetti che il Marvel Cinematic Universe ha dimostrato nel
corso degli anni, i cambiamenti negli adattamenti live-action dei
supereroi sono inevitabili. A volte queste modifiche sono
temporanee, come il fluido organico della ragnatela di
Spider-Man nella trilogia di Sam Raimi; ma a volte questi cambiamenti sono
così ben accolti che finiscono per influenzare il materiale di
partenza.
È il caso dei Guardiani
della Galassia. Sebbene fossero una squadra di supereroi
ben nota ai fan della Marvel prima del MCU, è stato solo con
Guardiani della Galassia di James Gunn che sono diventati una proprietà di
primo piano. Diversi aspetti della squadra e di ogni singolo membro
sono sopravvissuti all’evoluzione del team, ma altre
caratteristiche fanno sì che gli attuali Guardiani
sembrino un gruppo completamente diverso da quello dei fumetti.
Le origini dei Guardiani della
Galassia sono diverse nei fumetti Marvel
I Guardiani della
Galassia del MCU sono un gruppo di criminali spaziali che
si sono uniti dopo essere stati mandati nel Kyln, una prigione
spaziale piena di creature pericolose proprio come loro. Con una
vendetta comune contro Ronan e Thanos, i membri del team sono rimasti uniti
dopo la loro prima battaglia e sono diventati molto amici.
Nel materiale di partenza, i primi
Guardiani della Galassia erano una squadra di eroi
del futuro che difendevano il sistema solare. Anni dopo, la squadra
è stata reintrodotta in un universo diverso: Peter
Quill, alias Star-Lord, ha reclutato gli attuali
Guardiani per proteggere la galassia dopo
l’invasione della Falange da parte dei Kree.
Il team dei Guardiani della
Galassia è cambiato molto
I Guardiani della
Galassia originali, che sono stati reintrodotti sulla
Terra-691, erano composti da Vance Astro, dal
pluviano Martinex, dal jupiteriano
Charlie-27, dall’arturiano
Starhawk, dal mercuriano Nikki e
dal centauriano Yondu. Oltre alle controparti
fumettistiche della squadra di Star-Lord nel
MCU, altri eroi che si sono uniti ai moderni
Guardiani della Galassia.
La figlia di Drax, Moondragon, Bug, Jack Flag,
Yellowjacket, Beta Ray Bill, l’agente Venom e persino Iron Man, La Cosa e Punitore posseduto dallo
Spirito della Vendetta. A un certo punto, la colonna portante degli
X-Men, Kitty Pryde, ha brevemente sostituito
Peter Quill come leader dei Guardiani
della Galassia.
Groot parlava normalmente prima dei
film del MCU
Il Groot di Vin Diesel è uno dei Guardiani della
Galassia che è cambiato di più rispetto al personaggio
originale della Marvel. Il Groot originale ha debuttato nel 1960 come
cattivo che viaggiava sulla Terra con l’obiettivo di rapire gli
esseri umani. Il “Mostro del Pianeta X” parlava normalmente e ha
lasciato il suo passato di cattivo alle spalle.
Dopo la storyline
Annihilation:
Conquest del 2007, tuttavia, il vocabolario di
Groot si è limitato a “Io sono Groot” e i film dei
Guardiani della Galassia hanno adottato questa
caratteristica per l’eroe dal cuore gentile.
Le origini di Drax e Mantis
Drax il Distruttore e Mantis sono altri membri dei Guardiani
della Galassia le cui origini sono cambiate drasticamente
nel passaggio dai fumetti ai film. Nei fumetti Marvel Comics, il Drax originale è un agente
immobiliare umano di nome Arthur Douglas, che
muore insieme alla moglie quando Thanos arriva sulla Terra.
Il padre di Thanos,
Mentor, crea un nuovo corpo per la coscienza di
Douglas e lascia in memoria solo la sua sete di
vendetta, creando il guerriero spaziale Drax Il
Distruttore. La versione originale di Mantis nei fumetti è un’artista marziale metà
vietnamita e metà tedesca, cresciuta da una setta Kree che la
venera come una Madonna Celeste, destinata a dare alla luce un
messia intergalattico.
Il ruolo dell’Alto Evoluzionario
nella storia delle origini di Rocket
The Incredible Hulk
#271 del 1982 stabilì che Rocket è un animale parlante proveniente da
Halfworld, un sistema stellare del Quadrante Keystone abitato da
automi senzienti che hanno conferito agli animali una maggiore
intelligenza. Nel MCU, è l’Alto
Evoluzionario di Chukwudi Iwuji a conferire a Rocket Raccoon e ai suoi amici animali le loro
abilità.
Il processo sembra essere molto più
doloroso dal punto di vista fisico e psicologico. L’Alto
Evoluzionario sperimenta con animali superintelligenti
nel materiale di partenza, tra cui Quicksilver e la madre adottiva di Scarlet Witch. Tuttavia, non ha alcun rapporto
diretto con Rocket Raccoon.
I Ravagers non esistevano nei
fumetti Marvel
I Ravagers del MCU sono un gruppo di pirati spaziali divisi
in decine di fazioni diverse, ma collegate tra loro da alcuni
codici d’onore. Una di queste fazioni è guidata da Starhawk
(interpretato da Sylvester Stallone) e un’altra da Yondu Udonta. I Ravagers sono
un’invenzione originale di James Gunn per il MCU, poiché non esistevano nei
fumetti Marvel Comics prima dei film di
Guardiani della Galassia.
Nel materiale di partenza, la
squadra di Starhawk è la versione originale dei
Guardiani, mentre i pirati spaziali più popolari che esplorano la
galassia sono gli Starjammers, guidati da
Christopher Summers alias Corsaro, padre di Ciclope.
Le origini di Star-Lord
Il padre assente di Star-Lord è una parte fondamentale del suo
personaggio sia nei fumetti che nel MCU,
ma l’identità di questa misteriosa figura è diversa. Nei fumetti,
il padre di Peter Quill è J’son, erede al trono di
Spartax, che si innamorò di Meredith Quill prima
di tornare a difendere il suo impero.
Lo stesso che poi mette una taglia
su Star-Lord con lo pseudonimo di “Mister Knife”.
Nel MCU, il padre di Star-Lord
è l’Ego Celeste, che ha messo incinta Meredith Quill solo per
diffondere i suoi geni nell’universo e ha invitato Star-Lord a
unirsi a lui.
La relazione tra Gamora e
Peter
La storia d’amore tra
Star-Lord e Gamora è centrale nei film di Guardiani della
Galassia, ma è anche un’aggiunta originale rispetto ai
fumetti. Nei fumetti Marvel Comics, Gamora era coinvolta
sentimentalmente con Nova e Adam Warlock, mentre Star-Lord aveva relazioni
sentimentali con Mantis e Kitty Pryde.
L’unico momento in cui
Star-Lord e Gamora hanno potuto sviluppare sentimenti
l’uno per l’altra nei fumetti è stato interrotto quando
Star-Lord è stato mandato in una realtà diversa,
questo li ha separati impedendogli di continuare la relazione.
Anche se per motivi diversi, sembra che la storia d’amore tra
Star-Lord e Gamora sia destinata
a fallire nella maggior parte degli universi.
I Guardiani della Galassia hanno
battuto Thanos
Thanos è stato uno dei cattivi più difficili
del MCU, ma è morto più volte nei fumetti. In una
di queste occasioni, Drax il Distruttore realizza
finalmente il suo obiettivo di sempre: uccidere il Titano
Pazzo durante la storyline MarvelAnnihilation, dove Thanos e Annihilus si alleano
per usare Galactus come bomba universale.
Dopo che la figlia di Drax, Moondragon, viene fatta prigioniera,
Drax strappa il cuore di Thanos a mani nude. Ma come di consueto
con il Titano Pazzo, Thanos alla fine risorge. In seguito, i
Guardiani tentano di usare Thanos come arma per distruggere il
Cancerverse, dove Drax e
Thanos si uccidono a vicenda, per poi tornare
in vita subito dopo.
Nebula ha commesso l’errore di
Star-Lord in Infinity War nei fumetti
Il famigerato errore di
Star-Lord in Avengers: Infinity War è stato un momento
cruciale nella Saga dell’Infinito del MCU, in quanto ha permesso a Thanos di portare avanti il suo piano di
cancellare metà della vita nell’universo.
Star-Lord non ha un ruolo nella storia del guanto
con le Gemme dell’Infinito della Marvel e nelle sue
conseguenze, posto che invece spetta a Nebula nei
fumetti.
Il personaggio lascia che la sua
rabbia prenda il sopravvento nel bel mezzo del conflitto, quando si
impadronisce del guanto, facendo sì che Thanos e
Adam Warlock uniscano le forze per fermarla.
Solo quando Nebula viene gravemente ferita durante questi
eventi, nei fumetti necessita di potenziamenti cibernetici.
Adam Warlock è una figura centrale
nella storia dei Guardiani della Galassia
L’Adam
Warlock di Will Poulter fa il suo debutto nella
Fase 5 di Guardiani della
Galassia, proprio quando i Guardiani originali del
MCU si stanno sciogliendo. Nei fumetti, Adam
Warlock è uno dei personaggi cosmici che sostengono la creazione
dei Guardiani a causa della minaccia incombente di un altro evento
come l’Onda dell’Annientamento.
Il suo rapporto già consolidato con
Gamora e Drax rende questi due
Guardiani dei candidati adeguati per la squadra di
Star-Lord. In seguito, Adam Warlock ha aiutato e
ricevuto aiuto dai Guardiani della Galassia in
diverse occasioni.
Yondu Udonta era in origine un
membro fondatore dei Guardiani
Prima dei film di Guardiani
della Galassia del MCU, Yondu Udonta era un membro fondatore della
squadra originale dei Guardiani. Yondu non conosceva
Star-Lord ed era più un eroe dal cuore puro che un
cinico pirata spaziale.
Dopo che Guardiani della
Galassia Vol. 1 e Vol. 2 di James Gunn hanno stabilito un agrodolce
rapporto padre-figlio adottivo tra i due, tuttavia, i fumetti Yondu
svolge anche un ruolo chiave nella storia delle origini del
supereroe Peter Quill.
L’infanzia di Star-Lord è diversa
nei fumetti Marvel
Oltre all’identità del padre di
Peter Quill, anche la storia delle origini di
Star-Lord è molto diversa nel materiale di partenza. Invece di
essere rapito dagli alieni mentre scappava dopo aver visto la madre
morire di cancro, la versione a fumetti di Peter
Quill è particolarmente interessata allo spazio molto
prima di lasciare la Terra.
E invece della musica, la più grande passione di
Peter è il viaggio nello spazio. Dopo aver
assistito all’omicidio della madre da parte di due alieni, si
unisce alla NASA e ruba un’astronave che usa per lasciare
definitivamente la Terra.
Cosmo ha fatto di Knowhere la base
dei Guardiani nei fumetti
Come Adam Warlock, Cosmo il cane spaziale è uno stretto alleato
dei Guardiani della Galassia che solo ora sta
ricevendo un ruolo importante nella Fase 5 del MCU. Nel materiale di partenza,
Cosmo (che nei fumetti è un labrador maschio) è il
capo della sicurezza di Knowhere.
Con il supporto di
Nova, Cosmo permette ai Guardiani
di stabilire la loro base a Knowhere e li aiuta
anche a trovare un nome per questa squadra.
I Guardiani della Galassia hanno un
rapporto diverso con Ronan e i Nova Corps
I Guardiani della
Galassia del MCU devono le loro origini ai Nova Corps, che li catturarono e li spedirono
insieme nel Kyln a causa della loro fedina penale, ma dopo aver
sconfitto Ronan l’Accusatore e aver difeso Xandar,
i Nova Corps perdonarono i Guardiani.
Nei fumetti, i Nova
Corps non esitano ad aiutare i Guardiani della
Galassia fin dall’inizio e, anche se sono spesso in
contrasto, non considerano mai i Guardiani dei criminali degni di
essere catturati. Ronan, invece, è stato più volte un cattivo nei
fumetti, ma si è redento ed è persino diventato un membro dei
Guardiani della Galassia per un breve periodo.
Mentre l’ultimo film Marvel di James
Gunn è arrivato al cinema, il regista sceneggiatore e
produttore si affretta a chiarire una volta per tutte che non
esiste rivalità tra Marvel e DC. Gunn ha messo piede in
entrambi gli studi da un po’ di tempo. La sua corsa alla Marvel è durata 11 anni e tre film
Guardiani della Galassia, mentre ha fatto il suo
debutto in DC con The Suicide Squad del 2021 ed è ora
co-responsabile dei DC Studios, con Peter Safran,
dove sta scrivendo e dirigendo Superman: Legacy.
“Non è strano. Non è affatto
strano, non per me”, ha sottolineato Gunn a Yahoo
Entertainment quando gli è stato chiesto com’è stato destreggiarsi
tra
Guardiani della Galassia Vol. 3 e i suoi nuovi doveri
ai DC Studios. “Capisco come appare, sono solo molto occupato
perché sto facendo due lavori contemporaneamente. Ma non è
strano.”
“Le persone hanno questa strana
convinzione che Marvel e DC si odino a vicenda o
che in qualche modo siano agli antipodi”, ha continuato Gunn,
“Ma non è la verità. Voglio dire, il nostro lavoro è lo stesso.
Vogliamo portare la gente nei cinema a vedere i film. Questo è ciò
che conta. E penso che lavoriamo insieme per farlo. E più buoni
sono i film Marvel, meglio è per i film DC. Più
buoni sono i film DC, meglio è per i film Marvel”.
Gunn ha detto che non è che Marvel e DC si oppongono come
fossero delle squadra sportive rivali, come i New York Yankees e i
Boston Red Sox. “Non c’è un solo vincitore”, ha detto
Gunn. “Possono esserci due vincitori perché è importante chi va
a vedere i tuoi film e chi li apprezza”.
“Non solo amo Kevin [Feige], è
stata la prima persona a cui l’ho detto dopo aver concluso
l’accordo con la DC (John Cena è stato il secondo)”, ha
scritto Gunn. “Contrariamente alla credenza popolare, un
dollaro in meno per la Marvel non è un dollaro in più per
la DC. DC e Marvel hanno l’obiettivo comune di
mantenere l’esperienza teatrale vibrante e viva!”
Brad Pitt entrerà nell’abitacolo di una vera
macchina da corsa per il suo prossimo film sulla Formula
1, secondo il regista Joseph Kosinski e
il produttore Jerry Bruckheimer. Durante un panel
sul film, ancora senza titolo, al F1 Accelerate Summit di Miami,
Kosinski e Bruckheimer hanno condiviso i dettagli di produzione del
film degli Apple Studios, che ha come protagonista Pitt e annovera
tra i suoi produttori il sette volte campione di Formula 1
Lewis Hamilton.
Secondo il moderatore del panel
Will Buxton, Kosinksi e Bruckheimer stanno
“creando un’undicesima squadra che filmerà in pista e
all’evento da Silverstone fino alla fine dell’anno”.
Silverstone è la pista dove si svolge il Gran Premio di Gran
Bretagna. Quest’anno l’evento si terrà il 9 luglio.
Buxton ha affermato che il team del
film ha creato “la più piccola telecamera 6k mobile mai
progettata per portare lo spettatore nell’abitacolo”, dove le
star del film guideranno effettivamente le auto da corsa.
“Giusto. Brad Pitt alla guida di un’auto di F1 da Silverstone
in poi”, ha aggiunto Buxton. Anche ESPN F1 ha confermato la
notizia in un tweet. Tuttavia, Variety chiarisce che Pitt non
gareggerà contro altri piloti in pista e che l’auto da corsa che
guida sarà molto probabilmente una versione modificata di un’auto
junior di F2 o F3.
Durante una sessione di domande e
risposte con gli investitori ad aprile (tramite Sports
Illustrated), il CEO di F1 Stefano
Domenicali ha affermato che il film sarà “abbastanza
invasivo in termini di produzione. È qualcosa che dobbiamo
controllare, in un certo senso, ma sarà un altro modo per
dimostrare che la Formula 1 non si ferma mai”. Buxton ha anche
condiviso che l’auto da corsa utilizzata nel film è stata
progettata da Mercedes, e Hamilton “sta consigliando trama e
sceneggiatura per garantire che sia il film di corse più accurato
mai realizzato”.
Secondo la trama ufficiale del film,
Brad Pitt interpreta “un pilota che
esce dalla pensione per competere al fianco di un pilota alle prime
armi contro i titani di questo sport”.Damson
Idris è co-protagonista e il co-sceneggiatore di
Top Gun: Maverick Ehren Kruger sta scrivendo la
sceneggiatura. I produttori includono Hamilton, Kosinski,
Bruckheimer e Chad Oman di Jerry Bruckheimer Films
e la
Plan B Entertainment di Brad Pitt. Il CEO di Copper,
Penni Thow, è il produttore esecutivo.
Mark Hamill era presente alla cerimonia della
Hollywood Walk of Fame di Carrie
Fisher e ha portato con sé la nota che ha scritto sei anni
fa all’indomani della sua tragica morte. Fisher aveva solo 60 anni
quando è
morta alla fine di dicembre 2016. Le carriere di Hamill e
Fisher sono intrecciate per sempre grazie ai loro ruoli iconici
come Luke Skywalker e Principessa Leia nel franchise di
Star
Wars.
Durante il suo discorso sulla
Walk of Fame, Hamill ha osservato che era
“davvero difficile trovare parole per rendere giustizia a
Carrie”. Inizialmente “ha tirato fuori un taccuino per
annotare alcuni dei miei pensieri”, ma poi ha trovato una nota
che ha scritto su Fisher poco dopo la sua morte. “Ho pensato
che fosse rilevante oggi come lo era quando l’ho scritto”, ha
detto Hamill riguardo alla nota.
“Carrie era unica nel suo
genere. Apparteneva a tutti noi, che ci piacesse o no”, si
legge nella nota di Hamill. “Era la nostra principessa,
dannazione! E l’attrice che l’ha interpretata si è sfumata in una
donna meravigliosa, senza paura indipendente, ferocemente
divertente, che ha preso il comando, che ci ha tolto il fiato.
Determinata e dura, ma con una vulnerabilità che ti faceva tifare
per lei e desiderare che avesse successo e fosse felice. Ha svolto
un ruolo così cruciale nella mia vita professionale e personale.
Entrambe sarebbero stati molto più vuoti senza di lei. Era una
difficile? Complicata da gestire? Senza dubbio”, continua la
nota. “Ma ogni cosa sarebbe stata così scialba e meno
interessante se non fosse stata l’amica che era. Non smetterò mai
di sentire la sua mancanza, ma sono così grato che l’abbiamo avuta
per tutto il tempo che abbiamo avuto. Sono grato per le risate, la
saggezza, la gentilezza e persino per la merda autoindulgente con
cui la mia amata gemella spaziale mi ha fatto impazzire nel corso
degli anni. Quindi grazie, Carrie. Ti voglio bene.”
In un’intervista con Variety prima
della cerimonia della Walk of Fame, Hamill ha
ricordato com’è stato incontrare Carrie Fisher per la prima volta. Aveva 24
anni all’epoca, mentre lei ne aveva solo 19. “Ero completamente
impreparato per la persona che ho incontrato, che era semplicemente
travolgente, nel senso che sembrava molto più saggia dei suoi
anni”, ha detto Hamill. “Molto divertente, molto
spontanea, molto spiritosa.”
La cerimonia sulla Hollywood Walk of
Fame si è svolta il 4 maggio, lo Star Wars Day.
Il regista statunitense
Damien Chazelle, la regista francese Alice
Diop e il regista italiano Jonas
Carpignano, sono le tre personalità chiamate a presiedere
le giurie internazionali rispettivamente di Venezia
80, del Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis” e
della sezione Orizzonti dell’80. Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica della Biennale di Venezia (30 agosto – 9 settembre
2023). La decisione è stata presa dal Cda della Biennale di
Venezia, che ha fatto propria la proposta del Direttore artistico
della Mostra, Alberto Barbera.
Damien Chazelle,
nell’accettare il ruolo di presidente della giuria internazionale
di Venezia 80, ha dichiarato: “Per dieci giorni, ogni anno,
questa città dell’arte, di Tintoretto, Tiziano e Veronese, si
trasforma in una città di cinema, e sono lusingato e onorato di
essere invitato a guidare la giuria di quest’anno. Non vedo l’ora
di scoprire questa nuova selezione di grandi film all’80. Mostra
Internazionale d’Arte Cinematografica”.
Damien Chazelle ha
aperto con un suo film due volte la Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica, nel 2016 con La La Land e nel 2018 con First Man. La La Land ha ottenuto 14 nomination agli
Oscar®, vincendone sei, incluso quello per il miglior regista.
Damien Chazelle è stato il più giovane regista di sempre a ricevere
questo premio. First Man ha ottenuto 4 nomination agli Oscar®,
vincendone uno. La sua opera prima, Whiplash (2014), ha ricevuto
cinque nomination agli Oscar®, vincendone tre. Il suo recente film
Babylon (2022) ha ricevuto tre nomination agli
Oscar®.
Nell’accettare la nomina,
Alice Diop ha dichiarato: “È un grande onore e
una grande gioia essere chiamata a presiedere la giuria del Premio
Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis” alla Mostra di
Venezia, un festival che mi ha accolto e mi ha donato tanto lo
scorso anno. Sarò felice di passare il testimone quest’anno, e di
lavorare per scoprire nuove voci emergenti nel panorama
cinematografico che la Mostra ha sempre avuto a cuore di
rinnovare”.
Col suo debutto nel lungometraggio
di finzione, Saint Omer, Alice Diop ha
vinto nel 2022 alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
sia il Leone d’argento – Gran Premio della Giuria, sia il Leone del
futuro – Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”. Il film,
candidato per la Francia agli Oscar®, ha vinto in seguito numerosi
riconoscimenti internazionali, fra i quali il premio César per la
migliore opera prima, e il premio Jean Vigo. Con Nous (2020) ha
ottenuto il premio per il miglior documentario e per il miglior
film nella sezione Incontri, del Festival di Berlino.
Nell’accettare di presiedere la
giuria di Orizzonti, Jonas Carpignano ha
dichiarato: “È un grandissimo onore per me guidare la giuria di
Orizzonti quest’anno e sono molto grato alla Mostra di Venezia per
questo privilegio. Anno dopo anno, la ricca e coraggiosa selezione
di Orizzonti ci regala un’immersione profonda nel mondo
cinematografico. Non vedo l’ora di vivere le emozioni ed entrare in
contatto con le realtà che andremo a conoscere nelle sale del Lido.
Avere la possibilità di vedere alcuni dei film più belli dell’anno,
in uno dei contesti più belli del mondo, è qualcosa di molto
speciale”.
Jonas Carpignano ha
debuttato con Mediterranea (2015), presentato alla
Semaine de la Critique a Cannes, in seguito nominato per tre Spirit
Awards e premiato come migliore opera prima ai Gotham Awards. Due
anni dopo A Ciambra (2017), premiato a Cannes, viene
selezionato per rappresentare l’Italia agli Oscar®. A Ciambra ottiene sette nomination ai David di
Donatello e vince il premio per la migliore regia. Nel 2021 A
Chiara, presentato alla Quinzaine des Réalisateurs a Cannes, vince
il premio Europa Cinemas Label, ottiene sei nomination ai David e
vince il premio per la migliore attrice protagonista.
Ecco il primo sguardo a
Special Ops: Lioness, il thriller di spionaggio
che verrà trasmesso in streaming su Paramount+ dal creatore di YellowstoneTaylor Sheridan.
Lioness è basato su un vero programma della CIA e seguirà Cruz
Manuelos (Laysla De Oliveira), un giovane marine
che viene reclutato per unirsi al Lioness Engagement Team della CIA
nel tentativo di abbattere un’organizzazione terroristica
dall’interno.
De Oliveira è affiancata da star di
primo livello: Zoe Saldaña, reduce dal successo di
Avatar: la via dell’acqua e ora in sala con
Guardiani della Galassia Vol.
3, appare come Joe, il capo stazione del programma che
ha il compito di addestrare, gestire, e alla guida della sua
squadra d’élite di agenti sotto copertura. La vincitrice dell’Oscar
Nicole Kidman è stata inizialmente assegnata
alla produzione esecutiva, ma l’attrice apparirà anche sullo
schermo.
Ecco una clip esclusiva di
Muti, action thriller prodotto da Iervolino &
Lady Bacardi Entertainment, co-diretto da George
Gallo, Francesco Cinquemani e
Luca Giliberto e con il Premio Oscar®
Morgan Freeman nei panni di un esperto
antropologo coinvolto nelle indagini su un serial killer che uccide
secondo un arcaico rituale africano.
Nel cast anche Cole
Hauser, Peter Stormare, Vernon
Davis e l’italiano Giuseppe Zeno. Il
film, distribuito da RS Productions in collaborazione con Mirari
Vos, arriva in sala l’11 maggio.
https://www.youtube.com/watch?v=TfSbA4eO3y8
Il
titolo del film prende il nome dall’omonima parola che in Swahili
significa medicina ma ha anche un significato più oscuro. Il
rituale MUTI è una forma di sacrificio umano diffuso tra alcune
tribù africane, in cui l’uccisione viene eseguita dopo che parti
del corpo sono state rimosse con precisione mentre la vittima è
ancora viva, affinché le grida possano evocare le divinità. Questi
riti vengono macabramente celebrati e commissionati agli sciamani
per ottenere maggiore successo, potere, energia o
fortuna.
MUTI non è
solo un action thriller che racconta di un inseguimento a uno
spietato quanto fanatico serial killer, ma è anche la storia di due
persone che si uniscono per uno scopo comune ma non rivelano mai
chi sono veramente e custodiscono oscuri segreti che portano dentro
di sé.
Muti, la trama
Incapace di processare
il lutto per la morte della figlia il Detective Boyd (Hauser), a
pochi giorni dalla pensione, si lancia nella drammatica caccia ad
un serial killer misterioso che uccide secondo un brutale rituale
tribale: il Muti. L’unico che può aiutare Boyd è il Professor
Mackles (Freeman), antropologo di origine africana che nasconde un
inconfessabile segreto.
20th Century
Studios e 21 Laps hanno diffuso un nuovo
teaser di The
Boogeyman, horror-thriller nato dalla mente
dell’autore di best-seller Stephen King, che arriverà il 1° giugno nelle
sale italiane, distribuito da The Walt Disney Company
Italia.
La liceale Sadie Harper e
sua sorella minore Sawyer sono sconvolte dalla recente morte della
madre e non ricevono molto supporto dal padre, Will, un terapista
che sta a sua volta affrontando il proprio dolore. Quando un
paziente disperato si presenta inaspettatamente a casa loro in
cerca di aiuto, lascia dietro di sé una terrificante entità
soprannaturale che va a caccia di famiglie e si nutre della
sofferenza delle sue vittime.
The
Boogeyman è diretto da Rob Savage
(Host),
con una sceneggiatura di Scott Beck & Bryan Woods (A
Quiet Place – Un posto tranquillo) e Mark Heyman (Il cigno
nero), e un soggetto di Scott Beck & Bryan Woods basato sul
racconto di Stephen King. Il film è interpretato da Sophie
Thatcher (Yellowjackets), Chris Messina
(Air – La storia del grande salto), Vivien Lyra
Blair (Obi-Wan Kenobi), Marin Ireland (The Umbrella Academy), Madison Hu
(Bizaardvark), LisaGay Hamilton (Vice – L’uomo nell’ombra) e David
Dastmalchian (Lo strangolatore di Boston). The
Boogeyman è prodotto da Shawn Levy (Stranger Things), Dan Levine (Arrival) e Dan
Cohen (The Adam Project), mentre John H. Starke (Sicario), Emily
Morris (Rosaline), Scott Beck, Bryan Woods, Ryan Cunningham, Adam
Kolbrenner (La guerra di domani) e Robyn Meisinger sono i
produttori esecutivi.
“The Boogeyman è un
classico film dell’orrore sullo stampo di Poltergeist – Demoniache
presenze, che incute paura e fa emozionare allo stesso modo”,
afferma il regista Rob Savage. “Ricordo vividamente il terrore che
ho provato leggendo il racconto di Stephen King da bambino, ed è
proprio questa sensazione di paura tipica dell’infanzia che volevo
suscitare nel pubblico cinematografico di tutto il mondo. Questo
film è stato realizzato in collaborazione con un team creativo di
incredibile talento e interpretato in modo meraviglioso e intenso
dal nostro fantastico cast. Mi hanno tutti davvero incantato. Siamo
incredibilmente orgogliosi di questo film e non vediamo l’ora di
dare a tutti voi un motivo per avere di nuovo paura del buio”.
Mentre molti show e serie tv stanno
fermando i motori a causa dello sciopero degli sceneggiatori
WGA, è stato riportato da Variety che
Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere di
Prime Video rimarrà in produzione, con 19 giorni
di riprese rimanenti.
I produttori esecutivi dello show
J.D. Payne e Patrick McKay
tuttavia, non saranno presenti sul set. I produttori non
continueranno a lavorare alla prossima stagione a causa delle
regole sullo
sciopero della Writers Guild of America, che
vietano agli sceneggiatori-produttori di lavorare in ruoli basati
sulla scrittura per tutta la durata dello sciopero. I produttori e
i registi che non scriveranno invece dirigeranno le riprese per la
restante durata delle riprese, e saranno responsabili di eventuali
decisioni creative prese sul set in assenza degli showrunner.
WGA ha già scioperato nel 2007 per
100 giorni, concludendo la protesta nel 2008, durante quel periodo
molti show e film hanno dovuto affrontare decisioni simili, in
merito all’opportunità di ritardare o annullare le produzioni o
continuare ad andare avanti a prescindere. Un notevole esempio di
una serie che ha preso la decisione di continuare la produzione è
Heroes, serie supereroistica divenuta di culto,
che con la sua prima stagione ha ottenuto ampi consensi dalla
critica. Tuttavia, poiché la stagione 2, molto più breve della
prima in termini di durata, è stata distribuita a seguito di una
produzione colpita dallo sciopero, la stagione ha visto un netto
calo della qualità e delle valutazioni.
Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere deve
sfidare se stessa, perché Prime Video vuole mantenere affezionato
il pubblico per tutto l’arco della stagione e non vedere accadere
una replica di quanto successo per il primo ciclo, per il quale
solo il 37 percento dei 25 milioni di spettatori della sua premiere
ha superato il finale dello show. Prime Video farà tutto il
possibile per garantire alla stagione 2 un ritorno al suo apice,
soprattutto considerando il costo della serie. Si stima che la
prima stagione sia costata circa 462 milioni di dollari, con lo
studio pronto a spendere oltre 1 miliardo di dollari per le
stagioni future.
Le riprese della seconda stagione di
Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere sono
iniziate il 3 ottobre 2022, con la produzione della serie di otto
episodi trasferita nel Regno Unito dalla Nuova Zelanda. Sebbene non
sia stata ancora ufficializzata una data di uscita per la prossima
stagione, i fan possono sperare di vederla tornare nel 2024.
ATTENZIONE, L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER SU
Guardiani della Galassia Vol. 3
Come da tradizione Marvel Studios, anche
Guardiani della Galassia Vol. 3 si presta alle scene
post credits, anche se, in questo caso, più che un gancio con
quello che verrà sono un tentativo di allungare un po’ la
permanenza sul grande schermo di quei personaggi che abbiamo amato
e ai quali non vogliamo dire addio.
Le scene mostrano infatti il futuro
dei Guardiani, sia di quelli che partono sia di quelli che restano,
offrendoci un piccolo sguardo su quello che sarà il loro avvenire
lontano dagli schermi, dopo la grande avventura vissuta nel
film.
La maggior parte dei Guardiani
della Galassia decide di ritirarsi
Il marketing del film aveva
dato l’idea che almeno uno, se non due membri della squadra
potessero morire nel corso della storia. Tuttavia, per fortuna,
sappiamo che non è così, anche se Star Lord (Chris
Pratt) ci va molto vicino, se non fosse stato per
l’intervento di Adam Warlock (Will Poulter).
Alla fine, nonostante Rocket sia
stato salvato e l’equipaggio si sia riunito, diversi membri del
team decidono che è ora di ritirarsi dai Guardiani della Galassia. Il primo è
Star-Lord, che decide di essere rimasto lontano dalla Terra per
troppo tempo e pensa che sia giunto il momento di riunirsi con il
nonno (Gregg Henry). Quindi, Mantis
(Pom
Klementieff) sente di dover trovare il proprio posto
nella galassia ed esplorare il cosmo, portando con sé il suo trio
di amichevoli Abilisk. Alla fine, Nebula (Karen
Gillan) e Drax (Dave
Bautista) scelgono di rimanere su Ovunque per aiutare
a ricostruire, con Nebula che promette di condurre l’insediamento
verso una nuova era di prosperità. Allo stesso tempo, Drax sarà una
figura paterna per i bambini che sono stati salvati dall’Alto
Evoluzionario (Chukwudi Iwuji).
E mentre scopriamo che negli ultimi
anni del MCU la Gamora (Zoe
Saldana) del passato è diventata una di famiglia trai
Ravagers, dai quali lei stessa decide di tornare, ci rendiamo conto
che soltanto Rocket (Bradley
Cooper) e Groot (Vin
Diesel) sono i membri della vecchia squadra di
Guardiani che rimangono. Sicuramente si tratta della fine dei
Guardiani così come li conosciamo, ma quando Star-Lord regala a
Rocket il suo amato player di Zune, dichiara anche Rocket il nuovo
leader dei Guardiani della Galassia.
Incontriamo i nuovi Guardiani della
Galassia
Anche se la banda di eroi
abbia preso strade separate, la scena post credits di
Guardiani della Galassia Vol.
3 mostra che i Guardiani della Galassia sono
tutt’altro che scomparsi. La scena si apre su un desolato, arido
pianeta alieno e vediamo una nuova squadra di Guardiani (ognuno dei
quali indossa le classiche uniformi blu e rosse che vediamo nei
fumetti e che hanno debuttato in precedenza nel film) incaricata di
proteggere tutta la vita innocente nell’universo.
Come previsto, Rocket è colui che
guida questa nuova generazione di disadattati, completando la sua
evoluzione da egoista cacciatore di taglie nel primo film al nobile
capitano che vediamo ora. Ovviamente, Rocket non andrebbe da
nessuna parte senza il suo fidato migliore amico Groot, che sta
attraversando un’altra fase di crescita ed è ora un enorme gigante
delle dimensioni di Hulk impegnato a fare un pisolino mentre i suoi
compagni di squadra parlano. Ad unirsi a Rocket e Groot nel team ci
sono quattro nuovi membri. Il primo è Kraglin (Sean
Gunn), che è diventato un combattente formidabile ora che
ha imparato a usare l’onnipotente freccia di Yondu (Michael
Rooker). Insieme a Kraglin c’è il suo compagno canino
Cosmo (Maria Bakalova), il cane spaziale con
poteri psichici che ha passato la maggior parte del film a
rimproverare Kraglin per averla definita un cane cattivo. Infine,
Adam Warlock dimostra che il suo salvataggio di Star-Lord non è
stato un colpo di fortuna, poiché ha ufficialmente voltato pagina e
si è unito alla squadra di eroi.
Il sesto e ultimo membro è il più
misterioso del gruppo, si tratta di una delle giovani donne salvate
dai Guardiani dalle grinfie dell’Alto Evoluzionario. Apprendiamo
rapidamente che il suo nome è Phyla, indicando potenzialmente che
questo nuovo personaggio non è altri che un giovane Phyla-Vell, un
importante Guardiano della Galassia dei fumetti. Sebbene la sua
origine nell’MCU sembri direttamente legata
all’Alto Evoluzionario, nei fumetti, Phyla è la figlia
dell’originale Captain Marvel, Mar-Vell, cosa che
tecnicamente la rende la prossima in linea di successione per
diventare il successore di Mar-Vell. Se questo personaggio è la
Phyla-Vell che conosciamo dai fumetti, significa potenzialmente che
l’MCU ha introdotto l’ennesimo
candidato per Young Avenger.
Mentre la nuova squadra ha una
conversazione rilassata nel paesaggio desertico che si descriveva
prima, in lontananza arriva un’orda di creature aggressive che
corrono verso di loro. Kraglin è fiducioso di poterli eliminare
tutti con la sua freccia, ma ciò priverebbe la squadra di tutto il
divertimento. Subito prima di lanciarsi in battaglia, Rocket tira
fuori il suo Zune e manda in play “Come and Get Your Love”
di Redbone, la prima canzone che abbiamo sentito
nella trilogia dei Guardiani della Galassia e che
rappresenta una perfetta chiusura, ma anche un nuovo inizio per la
serie.
“Il leggendario Star-Lord
tornerà”
La seconda scena post
credits vede semplicemente Peter che fa colazione e ha una
conversazione tranquilla con il nonno che non vede da decenni, con
i due che parlano solo di cose umane quotidiane. Sul giornale che
nonno Quill sta leggendo si legge: “Rapimento alieno: Kevin
Bacon racconta tutto“, un chiaro riferimento agli eventi di
The Guardians of the Galaxy Holiday
Special.
Tuttavia, quando il film si chiude,
vediamo un titolo che recita “Il leggendario Star-Lord tornerà”. Si
tratta della conferma che Peter Quill sarà protagonista del suo
film da solista? O che lo vedremo tornare in uno show televisivo? O
forse, ancora, in uno dei prossimi film collettivi dei
Vendicatori?
“Ok te lo spiego io. Slam Dunk
vuol dire essere una stella del basket. Significa saper giocare in
modo da eccitare il pubblico e quando la paura dell’avversario fa
concentrare tutta l’energia in un canestro quello si chiama Slam
Dunk”.
Sono trascorsi trent’anni dalla
messa in onda di quel primo episodio dell’anime. Oggi, il mangaka
giapponese Takehiko Inoue firma The first
Slam Dunk, quinta trasposizione filmica di uno dei brand
più amati dal pubblico orientale e di tutto il mondo; donando nuova
linfa al microcosmo della pallacanestro liceale che Hanamichi
Sakuragi e compagni hanno contribuito a rendere celebre.
Una produzione Toei
Animation, un film in tecnica mista (tra CGI e disegno a
mano); un’occasione unica per rispolverare la divisa rosso fuoco
dello Shohoku e scendere nuovamente in campo.
The first Slam
Dunk: una nuova partita
Riparte da lontano
The first Slam Dunk, da un campetto nella città di
Okinawa, da un uno contro uno tra fratelli. A calcare il cemento e
ritagliarsi un ruolo da protagonista non è però il solito
Hanamichi, bensì un giovanissimo Ryōta Miyagi, futuro playmaker
dello storico quintetto base dello Shohoku. Lo sguardo del numero
7, innamoratosi della pallacanestro grazie al fratello maggiore
Sota, scomparso prematuramente a causa di un incidente in mare, è
il filtro selezionato da Inoue per elaborare il proprio racconto.
Un racconto che ai flash del passato e del tormentato percorso di
crescita di Ryōta, alterna l’impeto del presente narrativo,
palcoscenico dell’adrenalinico incontro-scontro fra i team Shohoku
e Sannoh.
Contro ogni pronostico,
la squadra di Ryōta si è infatti guadagnata la possibilità di
rappresentare la Prefettura di Kanagawa al torneo nazionale di
basket. E il match contro “l’imbattibile” Sannoh, campione in
carica, rappresenta un turning point decisivo per la
competizione.
Convergenza tra
due mondi
Quella raccolta da
The first Slam Dunk è un’eredità pesante.
Un’eredità che affonda le proprie radici nell’ottobre del 1990, nel
primo dei trentuno volumi che di lì a pochi anni ci avrebbero
consegnato uno degli shōnen più iconici dell’epoca. Da quel giorno,
indelebile nella storia della narrazione sportiva giapponese, il
brand Slam Dunk si è arricchito di un anime di
centouno episodi (1993-1996) e quattro film animati (tra il 1994 e
il 1995), ispirando al contempo una ricca produzione di videogiochi
tratti dalla serie.
Parlare di The
first Slam Dunk significa allora, innanzitutto, dialogare
con il suo citazionismo, coglierne i numerosi rimandi interni,
apprezzarne gli scorci temporali su di un passato che è memoria,
leggenda, catalogo di un immaginario collettivo. Senza naturalmente
tralasciare l’importanza di un connaturato omaggio all’NBA, da
sempre faro di ispirazione per l’autore nipponico.
Ed è con il pensiero al massimo
campionato di basket statunitense che il rilascio di The
first Slam Dunk, a poche settimane da Air – La storia del grande salto, sembra
suggerire un confronto tra due prodotti che, seppur manifesto di
ragionamenti antitetici sulla pallacanestro, scaturiscono da una
medesima scintilla. Perché se è vero che il film di
Inoue eleva la purezza sportiva del gioco, a
discapito di una dimensione – quella proposta da
Affleck – improntata al merchandising e alla
realizzazione del sogno americano, è altresì innegabile il comune
valore sociale – e la comune bruciante passione – che sottende la
visione del basket di entrambe le opere. Un basket che è creatore
di icone, di attimi interminabili, di fiati sospesi e storie che
infondano la voglia di volare.
Un campo, una
vita
Ma il campo da basket,
come spesso accade negli “spokon” (da Judo Boy a
L’uomo Tigre, da
Mila e Shiro a Holly e Benji), è solo
l’intrigante pretesto che The first Slam Dunk
sfrutta come contenitore di spunti. Come centro propulsore per una
narrazione di più ampio respiro.
Il racconto di Inoue è
storia di perdita, di lacrime e dolore; ma l’iniziale focus su
Ryōta, sinfonia di sottofondo all’intero film, si allarga ben
presto a includere i principali componenti della squadra, a
suggerire incomprensioni, debolezze o punti di forza del gruppo.
Così che i diversi momenti della partita contro il Sannoh divengano
link d’accesso a ricordi e vecchi incontri; essenziali attimi di
rilettura che dal campo invadono la vita e dalla vita traggono la
forza necessaria per lottare sul campo.
Fino all’istante in
cui, proprio sulla sirena, il pallone si stacca dalle mani di un
campione, nel vuoto pneumatico di un’attesa che sembra non
terminare mai.
Considerato uno dei grandi classici
del cinema western, il film del 1960 I magnifici sette è
il simbolo di quelle narrazioni legate alla frontiera americana, in
cui si possono ritrovare temi universali come l’onore, l’amicizia e
l’opposizione nei confronti delle ingiustizie. Tutto ciò ha trovato
nuova vita nel 2016, nel momento in cui è arrivato al cinema il
remake I magnifici 7 (qui la recensione), diretto da
Antoine Fuqua, regista di celebri titoli come
Training Day e Southpaw. Vengono così
riportate sul grande schermo le avventure del gruppo di vendicatori
più noto del genere western, i cui ideali sono sempre attuali.
Ed è stata proprio la possibilità di
raccontare una storia ancora valida nel mondo contemporaneo a
convincere Fuqua a realizzare il film. Egli, da sempre grande
appassionato di western, si era dichiarato inizialmente restìo a
realizzare un remake del celebre classico, ma la possibilità di
personalizzarlo è stato l’elemento deciso per gettarsi in questa
avventura. Fuqua, però, non ha voluto rendere omaggio solo al film
di John Sturges, bensì anche a I sette
samurai di Akira Kurosawa, l’opera che aveva
a sua volta ispirato anche il western del 1960.
Con un cast ricco di grandi attori
di Hollywood, una sceneggiatura scritta dall’apprezzato
Nick Pizzolato, e la colonna sonora composta dal
grande JamesHorner, I
magnifici 7 si affermò infine come un buon successo alla sua
uscita in sala. A fronte di un budget di circa 90 milioni di
dollari, questo è infatti arrivato ad incassarne oltre 162 in tutto
il mondo. Prima di procedere nella visione del film, però, sarà
certamente utile approfondire ulteriori aspetti legati ad esso.
Proseguendo qui nella lettura si potranno infatti ritrovare
dettagli relativi alla trama e ai
retroscena del cast di attori. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel loro catalogo.
I magnifici 7: la trama
del film
La vicenda narrata si svolge nel
1879, in California. Rose Creek, un remoto villaggio di frontiera,
si trova al centro di un importante bacino minerario. Ciò attira le
mire di Bartholomew Bogue, un affarista spietato e
senza scrupoli. Questi propone agli abitanti del luogo di vendergli
i loro appezzamenti di terreno per pochi dollari, per poi cacciarli
malamente. Coloro che tentano di opporsi, vengono perseguitati dai
suoi sicari, pronti anche ad uccidere quanti non si dimostreranno
disposti a cedere. È questa la sorte che tocca a Matthew
Cullen, che ha osato tenere testa a Bogue. Sconvolta
dall’accaduto, la vedova Emma Cullen decide di
recarsi nella città più vicina in cerca di qualcuno che possa
aiutarla.
Qui trova Sam
Chisolm, un delegato di giustizia afroamericano con una
lunga carriera alle spalle. Inizialmente questi si dimostra
contrario a farsi coinvolgere nella vicenda, ma quando scopre che a
violentare Rose Creek è Bogue in persona, decide di accettare. Per
contrastare l’esercito dello spietato affarista avrà però bisogno
di una squadra di uomini esperti e pronti a morire per la
giustizia. Entrano così in scena il pistolero Joshua
Faraday, il fuorilegge messicano Vasquez,
e l’ex cecchino Goodnight Robicheaux. A loro si
uniranno poi anche l’esperto di coltelli Billy
Rocks, il cacciatore Jack Horne, e
l’arciere Red Harvest. I magnifici sette sono così
pronti a dar vita ad una carneficina pur di difendere i più
bisognosi.
I magnifici 7: il cast del
film
La volontà del regista era quella di
dar vita ad un cast di attori quanto più variegato possibile,
passando attraverso varie nazionalità e rifuggendo ogni possibile
stereotipo. Per il ruolo del protagonista, Sam Chisolm, Fuqua
scelse il premio Oscar Denzel
Washington, con il quale aveva già lavorato diverse
volte. Per l’attore si è trattato del primo film western della sua
lunga carriera. Egli ha però dichiarato di non essere un grande
amante del genere, e di non aver guardato il film originale per non
esserne influenzato. Accanto a lui si ritrova poi Chris Pratt,
nei panni di Josh Faraday. Anche per lui si è trattato del primo
western, ed ha ottenuto il ruolo dopo aver cantato il popolare
brano Oh Shenandoah al regista. L’attore sudcoreano
Lee Byung-hun, noto per il western Il buono,
il matto, il cattivo, dà vita a Billy Rocks.
L’attore Ethan Hawke è
invece il malinconico Goodnight Robicheaux. Egli è stato il primo
attore ad entrare a far parte del cast, tornando così a collaborare
per la terza volta con Fuqua. Hawke ha in seguito dichiarato di
essersi ispirato al personaggio di Nick Chevotarevich nel film
Il cacciatore. Vincent
D’Onofrio interpreta invece Jack Horn, per il quale ha
dato vita ad una voce particolarmente selvaggia, che accentuasse la
brutalità del personaggio. Manuel Garcia-Rulfo è
invece l’interprete di Vasquez, mentre Martin
Sensmeier è Red Harvest. A dar vita allo spietato
Bartholomew Bogue è l’attore Peter
Sarsgaard, mentre Haley Bennett è la
vedova Emma Cullen. Tutti gli attori del film, prima delle riprese,
si sono dovuti sottoporre a diverse settimane di addestramento per
cowboy, al fine di acquisire le competenze richieste.
I magnifici 7: il trailer
e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di I
magnifici 7 grazie alla sua presenza su alcune delle
più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete.
Il film è infatti disponibile nel catalogo di Rakuten TV,
Google Play e Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà
sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si ha soltanto
un determinato periodo di tempo entro cui vedere il titolo. Il film
sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno giovedì 4
maggio alle ore 21:20 sul canale
Rai 2.
Nel corso della sua lunga carriera
l’attore Arnold Schwarzenegger ha dato vita a
numerosi film d’azione entrati di diritto nella storia del genere e
del cinema. Da Terminator a Predator, da Atto di forza a
Last Action Hero, egli
è oggi parte dell’immaginario culturale. Oltre ai titoli qui citati
se ne annoverano ovviamente molti altri, tra cui anche il grande
successo del 1996 L’eliminatore – Eraser.
Diretto da Chuck Russell, noto per film come
The Mask – Da zero a mito e La mossa del diavolo,
tale lungometraggio si è affermato come uno dei più grandi successi
del suo anno, garantendo tanta adrenalina e tensione.
Il progetto si concretizzò grazie
all’interessamento di Schwarzenegger e Russell, i quali
desideravano da tempo dar vita ad un progetto insieme. Il film
scritto da Tony Puryear e Walon
Green sembrò perfetto a riguardo, presentando un
personaggio bigger than life proprio come lo è
Schwarzenegger. Ottenendo un budget di 100 milioni, una cifra
ancora particolarmente elevata per quegli anni, Russell ebbe così
modo di dar sfogo a tutta la sua creatività, ideando sequenze
d’azione particolarmente complesse e rischiose, che hanno richiesto
tutta la preparazione possibile da parte degli attori e delle loro
controfigure.
L’impegno profuso nel dar vita ad un
grande film d’azione venne ripagata da recensioni entusiaste ed un
guadagno al box office di oltre 242 milioni di dollari.
L’eliminatore – Eraser arrivò inoltre a guadagnare una
nomination all’Oscar per la categoria al miglior montaggio sonoro.
Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente
utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a
questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile
ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e
al cast di attori. Infine, si elencheranno anche
le principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
L’eliminatore – Eraser: la trama del film
Protagonista del film è John
Kruger, Us Marshal impegnato a lavorare in un Programma di
protezione della sicurezza dei testimoni. Egli è il migliore nel
suo campo, specializzato nella cancellazione dei testimoni di alto
profilo, fingendo cioè la loro morte per tenerli al sicuro da
quanti vorrebbero ucciderli davvero. Il nuovo caso a cui John viene
ora affidato è quello di Lee Cullen, dirigente per
l’appalto della difesa Cyrez Corporation. La donna ha infatti
informato l’FBI che
il suo datore di lavoro, William Donohue, il
corrotto CEO di Cyrez, ha intenzione di vendere un elettronico top
secret fucile a impulsi sul mercato nero.
Lee si dimostra però contraria
all’entrare nel programma di protezione, convinta di non averne
bisogno. Ciò si dimostrerà errato nel momento in cui un gruppo di
uomini armati irromperà di notte nel suo appartamento per
ucciderla. Per sua fortuna, John riuscirà a salvarla in tempo. Nel
tentativo di proteggerla, l’agente comprenderà come all’interno
dello stesso programma di protezione vi è chi ha interesse a far
fuori la donna. Il caso, dunque, si ingigantisce, manifestando un
complotto più pericoloso del previsto. Smascherare chi vi è dietro
sarà l’unico modo per salvare la situazione.
L’eliminatore – Eraser: il cast del film
Come anticipato, ad interpretare il
ruol del protagonista John Kruger vi è l’attore Arnold
Schwarzenegger. Sin da subito unico interprete
consideraato per il ruolo, questi decise di interpretare
personalmente quante più scene possibile, senza ricorrere a
controfigure. In particolare, per un’acrobazia aerea Arnold si è
trovato a dover cadere da circa 20 metri in discesa verticale ed
eseguire un back flip a metà volo. La scena ha richiesto ben sette
riprese perché si ottenesse il risultato giusto. Il noto attore
James Coburn è invece presente nei panni di Arthur
Beller, direttore dell’unità Protezione testimoni. James
Crowmell è presente nel ruolo di William Donohue, il
controverso direttore della Cyrez Corporation.
Vanessa Williams è
stata scelta come protagonista femminile nel ruolo di Lee Cullen,
la testimone chiave che John deve proteggere. I produttori la
scelsero dopo che la moglie di Schwarzenegger, Maria Shriver, la
suggirì per il ruolo. La Williams, apprezzata anche come cantante,
ha inciso il brano che si sente durante i titoli di coda, chiamato
Where Do We Go From Here. Nel ruolo di Robert Deguerin,
collega e mentore di Kruger, vi è l’attore James
Caan. Per lui si è trattato di uno dei suoi primi
blockbuster, affermando di aver accettato il ruolo poiché rimasto
entusiasta dalla sceneggiatura. Sono poi presenti Robert
Pastorelli nei panni di Johnny Casteleone e Andy
Romano in quelli del Segretario della Difesa Daniel
Harper. Compare anche l’attore John Slattery, noto
per la serie Mad Men, nei panni dell’agente Corman.
L’eliminatore – Eraser: il
trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. L’eliminatore –
Eraser è infatti disponibile nei cataloghi di
Google Play, Apple iTunes e Tim Vision. Per
vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà
noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà
soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
giovedì 4 maggio alle ore 21:00
sul canale Iris.
Netflix e Shueisha
condividono una lettera del Maestro Eiichiro Oda,
che aggiorna i fan di tutto il mondo sull’uscita della serie
live-action One
Piece, tratta dall’omonimo manga fenomeno mondiale di
cui è autore e creatore. La serie sarà disponibile nel 2023 in
tutti i Paesi in cui il servizio è attivo, e sarà composta da 8
episodi.
Eiichiro
Oda ha scritto questa lettera in occasione del compleanno
del suo amato personaggio Monkey D. Luffy, il
protagonista che si imbarca in un’epica avventura col sogno di
diventare il Re dei Pirati.
La serie Netflix è il primo adattamento live-action del
franchise, e comincia proprio all’inizio della storia di Luffy,
introducendo sia i fan che i nuovi spettatori alle versioni
live-action degli iconici personaggi, antagonisti e luoghi del
manga. Per dare vita alla sua opera in questa collaborazione, Oda
sottolinea il “periodo di duro lavoro” che ha portato tutte le
parti coinvolte a trovarsi “in piena armonia”, in una produzione
che ha dimostrato “un amore sconfinato per ONE
PIECE” e che è giunta “alla fase finale” prima dell’uscita.
Basato sulla serie manga
più venduta di sempre in Giappone creata da Eiichiro Oda,
One
Piece è una leggendaria avventura di mare come
nessun’altra. Monkey D. Luffy è un giovane avventuriero che ha
sempre sognato una vita di libertà. Luffy parte dal suo piccolo
villaggio per affrontare un pericoloso viaggio alla ricerca di un
leggendario tesoro, il ONE PIECE, per diventare il Re dei Pirati.
Ma, per trovare il bottino, Luffy dovrà riunire l’equipaggio che ha
sempre desiderato e trovare una nave su cui salpare, perlustrando
ogni centimetro dei vasti mari, scampando ai Marines, e superando
in astuzia pericolosi rivali ad ogni occasione.
A comporre la ciurma
saranno Iñaki Godoy nei panni del capitano Monkey D. Luffy,
Mackenyu (Roronoa Zoro), Emily Rudd (Nami), Jacob Romero Gibson
(Usopp) e Taz Skylar (Sanji). Faranno parte del cast anche
McKinley Belcher III, Morgan Davies, Aidan Scott, Vincent Regan,
Jeff Ward, Craig Fairbrass, Langley Kirkwood, Celeste Loots,
Alexander Maniatis, Ilia Isorelýs Paulino, Chioma Umeala e Steven
Ward. In partnership con Shueisha, ONE PIECE è prodotta da
Tomorrow Studios e Netflix. Matt Owens e Steve Maeda sono gli
sceneggiatori, produttori esecutivi e showrunners. Eiichiro Oda,
Marty Adelstein e Becky Clements sono produttori esecutivi.
Dal 04 maggio è disponibile su
Netflix la serie tv di produzione giapponese
Sanctuary,
una serie drammatica che esplora il mondo poco conosciuto del sumo
professionistico, rivelando le ambizioni, le lotte e la
determinazione di giovani che lottano per fama, denaro e potere.
Presentando una nuova prospettiva su uno sport tradizionale
giapponese che ha più di 1500 anni, la serie si propone di
infrangere i tabù su quest’arte sportiva e mettere in luce lo
spirito combattivo di questi atleti di talento.
Diretto da Kan
Eguchi (“The Fable“) e scritto da
Tomoki Kanazawa (“Sabakan“), la
serie si assume l’ambizioso compito di rappresentare questo sport a
livello professionale. Come vedremo in questa recensione di
Sanctuary, la serie vanta un reparto tecnico di tutto livello, come
molti originali giapponesi dello streamer, ma ne condivide anche i
più comuni difetti narrativi e strutturali.
Sanctuary, una storia di sacrificio
e rinascita
La trama di
Sanctuary vede un ragazzo duro e disperato –
Kiyoshi Oze, interpretato da Wataru
Ichinose – diventare un lottatore di sumo, affascinando i
fan con il suo atteggiamento spavaldo e sconvolgendo un’industria
intrisa di tradizione. La scrittura di questo progetto vuole
dimostrare come il sumo, pur essendo conosciuto in tutto il mondo
come parte della cultura tradizionale giapponese e come rituale
religioso tramandato per oltre 1.500 anni, rimane un mondo velato
di segretezza. Il dohyo, il ring dove si disputano gli incontri di
sumo, è davvero un santuario costruito sulle fondamenta di questo
mondo insolito.
Kiyoshi Oze
proviene da una famiglia problematica e ha fatto parte del mondo
del crimine per tutta la vita. Avendo bisogno di soldi, quando
viene a sapere che un lottatore di sumo può guadagnare molto
denaro, inizia a pensare che con il suo corpo e le sue abilità di
combattimento possa affrontare chiunque. Tuttavia, testardo fino al
midollo e fin troppo sicuro delle sue capacità,
Oze spesso salta gli allenamenti e sfida i
lottatori più esperti, indole che finisce per etichettarlo come un
“caso disperato”. Continua a fare di testa sua, fino a quando non
si scontra con un sumo di nome Frankenstein, che lo sconvinge
brutalmente. Proprio a questo punto, sconfitto e praticamente
cacciato dal mondo del sumo, capisce che è ora di cambiare
prospettiva. Allenandosi duramente secondo le regole e le
tradizioni, Oze decide di farsi un nome: Sumo
Enno. Oltre alla sua storia ispiratrice, la serie tv si
concentra anche su tutte le personalità che si avvicinano al mondo
del sumo e che lottano per trovare la loro strada nella vita.
Tra questi, ci vengono presentate le
vicende di altri lottatori, come Shimizu
(interpretato da Shota Sometani), che ama questo
sport ma non è dotato di un fisico ideale, e
Kunishima (interpretato da Shioli
Kutsuna), un giornalista che viene relegato a occuparsi di
sumo. Come in tutti gli altri sport, anche in questo caso accadono
cose sottobanco, che potrebbero essere smascherate da
Kunishima e persino aiutare il viaggio di
Oze.
Una serie per immergersi nella
cultura giapponese
Sanctuary potrebbe
essere la proposta perfetta per quella fascia di pubblico
interessata alle tradizioni, cultura e società giapponese e come si
siano evoluti gli usi e i costumi nipponici nel corso degli
anni. In questo senso, la produzione ha fatto un ottimo lavoro
di ricerca storica sull’arte del sumo e riesce a spiegarne in
maniera chiara e mai troppo distante le regole, la struttura del
torneo, il modo di vestire dei lottatori e altri aspetti. Viene
posto l’accento anche sui valori necessari per intraprendere una
carriera in questo mondo, tra cui l’umiltà, il rispetto per gli
avversari e la dedizione alla pratica e all’allenamento intensivo.
Da questo punto di vista, Sanctuary è
un’emozionante vetrina della passione e dello spirito combattivo
caratteristici dei lottatori di sumo.
Il sumo è uno degli sport più
visivamente affascinanti e che meglio si presterebbe alla
drammaturgia: gl intrighi, le alleanze mutevoli che vi stanno alla
base e i suoi 2.000 anni di storia rivaleggiano con quelli di
qualsiasi epopea fantasy. Eppure, in qualche modo, il sumo non è
mai stato rappresentato accuratamente al cinema, né alcuna serie o
film ha mai reso giustizia alle emozioni, agli strazi, alla gioia,
al dolore e alla sofferenza che si trovano sul ring e nelle
scuderie. Purtroppo, la mancanza di autenticità sullo schermo è un
problema che grava da tempo sul sumo. Probabilmente la migliore
rappresentazione di questo sport è il pluripremiato film di
Masayuki Suo del 1992, “Shiko
Funjatta“, distribuito all’estero con il titolo
“Sumo Do, Sumo Don’t“, che si tratta tuttavia
perlopiù di una commedia stilizzata, incentrata sul sumo collegiale
piuttosto che su quello professionistico.
Veri lottatori di sumo sul “ring”
di Sanctuary
Altra nota di merito di
Sanctuary sono sicuramente le performance
attoriali. Va specificato che, per prepararsi al meglio al ruolo
dei lottatori di sumo, gli attori hanno trascorso circa un anno di
intenso allenamento fisico sotto la supervisione di esperti di
Hollywood e di un allenatore olimpico che li ha seguiti dal punto
di vista nutrizionale. Per oltre sei mesi, si sono allenati nel
sumo per rendere giustizia alla realtà di questo sport.
Il personaggio principale,
Saruzakura, è interpretato da Wataru
Ichinose (Weaker Beast), un ex artista
marziale professionista. Saruzakura si unisce a una scuderia di
sumo come giovane discepolo, ma le sue motivazioni hanno più a che
fare con il denaro che con lo sport in sé. Il cast comprende anche
Pierre Taki nel ruolo del maestro della scuderia,
Koyuki nel ruolo della moglie del maestro e
Shota Sometani nel ruolo dell’amico di Saruzakura,
Shimizu.
Con la sua violenza esagerata,
l’ambientazione quasi da realtà alternativa e personaggi che
assomigliano più a caricature, Sanctuary
vive di un’atmosfera alla Quentin Tarantino e
potrebbe rivelarsi una serie divertente e di successo.
Un ritmo non sempre coinvolgente
Lo sviluppo narrativo di Sanctuary
non è propriamente organico: diverse storyline impiegano più tempo
del necessario per dipanarsi e il tono del racconto che la serie
mantiene, in gran parte duro e aggressivo, non rende
particolarmente facile agli spettatori il navigare in questa
storia. Gran parte dei primi quattro episodi sono spesi a
crogiolarsi nelle buffonate di Kiyoshi ed è solo
quando il nostro protagonista inizia finalmente a prendere sul
serio lo sport, Sanctuary
diventa più coinvolgente. Tuttavia, gli episodi successivi sembrano
affrettati e il finale di stagione tronca la storia in maniera poco
chiara. Molteplici sottotrame vengono abbandonate, mentre la serie
si orienta verso un tipo di narrazione più sentimentale e, a
tratti, stucchevole: quella del loser, il perdente che
deve redimersi.
Come dicevamo, se il fatto di avere
nel proprio cast lottatori di sumo professionisti rende tutte le
sequenze di allenamento e dei tornei particolarmente ritmate e
dolorose da guardare, l’arco complessivo di Sanctuary
assomiglia più a un incontro di sumo anticlimatico, non di certo
quello che ci era stato prospettato dalle premesse della serie.
Barbara
Baraldi, emiliana, classe 1975, autrice di thriller e
sceneggiature di fumetti, diventa la nuova
curatrice di Dylan Dog, naturalmente con
la supervisione del creatore del personaggio, Tiziano
Sclavi.
Spiega il Direttore
Editoriale di Sergio Bonelli Editore Michele
Masiero: “Barbara Baraldi scrive storie di Dylan Dog
da più di dieci anni, portando una forte visione personale senza
mai rinnegare le caratteristiche fondamentali del personaggio
creato da Tiziano Sclavi. Come Casa editrice è venuto dunque
naturale pensare a lei per accompagnare il nostro Dylan nel suo
percorso. Da oggi inizia una nuova entusiasmante sfida: costruire
insieme il futuro dell’Indagatore dell’Incubo”.
Aggiunge
Barbara Baraldi, che ha firmato decine di storie
di Dylan Dog tra cui Jenny, ispirata alla canzone di Vasco
Rossi, Casca il mondo e La ninna nanna dell’ultima
notte: “Sono molto emozionata di iniziare questa nuova
avventura. Tornerà in primo piano l’orrore, il genere che più di
ogni altro ci permette di elaborare le paure, di rapportarci con
l’inconscio e il rimosso. Ma sarà un orrore contemporaneo, sospeso
tra onirico e simbolico. Del resto, essere “dylaniati” è per
sempre. Parleremo quindi di mostri e nuovi incubi e ci saranno
ritorni “eccellenti”. Sulla pista tracciata da Tiziano Sclavi,
daremo spazio anche a storie autoconclusive collegate da una
tematica comune, sperimentazioni grafiche e narrative e
interpretazioni autoriali”.
I romanzi di
Barbara Baraldi, pubblicati da alcuni dei maggiori editori italiani
(fra i quali Giunti, Einaudi e Mondadori),
sono tradotti in vari paesi, tra cui Germania, Olanda,
Inghilterra e Stati Uniti. L’autrice è stata scelta dalla BBC per
Italian Noir, il documentario sui maggiori esponenti del
nero italiano. Con la serie «Aurora Scalviati Profiler del Buio» ha
ottenuto un importante successo di critica e di pubblico, superando
le 100.000 copie vendute. Ha lavorato come consulente creativa
per Disney e pubblicato graphic novel indipendenti in Italia,
e in Francia con l’editore Soleil. È docente presso la Scuola
Romana dei Fumetti e collabora con l’inserto culturale TuttoLibri
del quotidiano La Stampa. Scrive per Dylan Dog dal 2012, ma ne è
ossessionata dagli anni Novanta.
Al cinema dal 7
giugno, il film Transformer – Il
risveglioriporterà i
celebri robot Hasbro sul grande schermo, a sei anni di distanza dal
precedente capitolo, Transformers – L’ultimo cavaliere.
Stando a quanto ora dichiarato dalla star del film, Anthony
Ramos, questo nuovo lungometraggio introdurrà “il più
grande cattivo che abbiamo mai visto” nel franchise. Transformers – Il
risveglio vedrà infatti Optimus
Prime e i suoi Autobot di nuovo in azione
insieme ai Maximal appena introdotti, per cercare
di sconfiggere una minaccia potenzialmente mortale.
Il trailer più recente di questo nuovo
capitolo della saga ha infatti rivelato la presenza di
Unicron, un iconico cattivo di
Transformers, che prospera consumando pianeti. La presenza
di Unicron lascia dunque immaginare ad uno scontro quanto mai
epico, che ora più che mai sembra metterà in seria difficoltà i
protagonisti. “Ero entusiasta che i nuovi personaggi stesso
prendendo vita e che le persone li avrebbero incontrati, – ha
affermato Ramos – come Mirage e Rhinox e Cheetor e Optimus
Primal. E il nuovo cattivo, Unicron, che penso sia il più grande
che abbiamo mai visto fino ad ora“.
“Per i fan, come le persone che
amano davvero Transformers, questo significa molto. Hanno atteso di
poter vedere questi personaggi, in particolare Unicron, per
anni“, ha poi concluso Ramos. Dichiarazioni che non fanno
dunche che aumentare l’interesse nei confronti del film, chiamato a
rilanciare il franchise al cinema dopo i non entusiasmanti
risultati dei precedenti film. Con la conferma che sarà Unicron il
villain di questo nuovo capitolo, in molti si attendono ora un
blockbuster particolarmente avvincente, con un minaccia concreta ed
effettivamente motivo di preoccupazione.
Tutto quello che sappiamo su Transformers – Il risveglio
(Transformers: Rise of the Beasts)
Diretto da Steven Caple
Jr., Transformers
– Il risveglio (Transformers: Rise of the
Beasts)si baserà
su una sceneggiatura scritta da Joby Harold,
Darnell Metayer, Josh Peters,
Erich Hoeber e Jon Hoeber, e
basato su una storia di Joby Harold. Il film è
inoltre ispirato sempre alle action figure Transformers di
Hasbro. Della produzione si occupano
Lorenzo di Bonaventura, Tom
DeSanto e Don Murphy, Michael
Bay, Mark Vahradian, Duncan Henderson.
Con Steven Spielberg, Brian
Goldner, David Ellison, Dana
Goldberg, Don Granger, Brian
Oliver, Bradley J. Fischer e
Valerii An che figurano come produttori
esecutivi.
Guardiani della Galassia Vol.
3 (qui la recensione) è finalmente
arrivato in sala e mentre alcuni membri del cast hanno confermato
di aver chiuso con la Marvel, altri hanno invece espresso
l’interesse a tornare in altri film, dell’universo cinematografico
Marvel. Tra questi vi è
Chris Pratt, anche se l’attore ha affermato di
avere un requisito specifico da soddisfare se affinché possa
riprendere il ruolo del leggendario Star Lord. Parlando con
Variety, Pratt ha infatti
ammesso che sarebbe “strano” continuare la storia senza il
regista James
Gunn al timone, anche se sarà possibile qualora la
nuova storia da raccontare non solo abbia un senso, ma renda anche
omaggio a quanto da lui realizzato con i film di Guardiani della
Galassia.
“Sarebbe strano continuare la
storia di Star Lord senza James“, ha detto Pratt. “Ha
svolto un lavoro così magistrale nei primi tre film. Abbiamo
davvero trovato la voce di Peter Quill insieme e senza di lui,
ovviamente, non avrei mai avuto questa opportunità. Gunn scrive,
dirige, sogna la musica e la sua immaginazione prende vita sullo
schermo. Quindi, per continuare a raccontare la storia, sarebbe
davvero importante onorare ciò che ha fatto nei primi tre film e
onorare ciò che i fan hanno imparato ad amare del personaggio e non
farlo solo perché potrebbe essere un ulteriore fonte di
guadagno.“
L’attore ha poi aggiunto: “Non
voglio essere cinico nell’approccio e se è così, semplicemente non
lo farei affatto. Quindi forse lungo la strada, se qualcosa avrà
senso, lo farò, ma dovrebbe davvero essere una storia che spunta
molte delle caselle giuste.” Pratt, dunque, si dice
sostanzialmente aperto ad un suo ritorno nel Marvel Cinematic Universe.
Considerando l’epica battaglia prevista per i film conclusivi della
Fase 6, quello sarebbe un buon momento per lui per tornare. Ad ora,
però, l’attore non è confermato per altri progetti Marvel e dunque non resta che
attendere per scoprire se e quando tornerà.
Guardiani della Galassia Vol.
3, la trama e il cast del film
Guardiani della Galassia Vol.
3 sarà dunque l’ultima occasione di vedere Gunn coinvolto
con il Marvel Cinematic
Universe. La sinossi del film recita: “in Guardiani della Galassia Vol.
3 la nostra amata banda di disadattati ha un aspetto un po’
diverso. Peter Quill, ancora sconvolto dalla perdita di Gamora,
deve radunare la sua squadra attorno a sé per difendere l’universo
oltre che per proteggere uno di loro. Una missione che, se non
completata con successo, potrebbe portare alla fine dei Guardiani
così come li conosciamo.“
AIR – La storia del grande salto di
Ben Affleck, prodotto da Amazon Studios, Skydance
Sports, Mandalay Pictures e primo progetto di Artists Equity dello
stesso Affleck e Matt Damon, sarà disponibile in streaming su
Prime
Video a partire dal 12 maggio in oltre 240 Paesi e
territori nel mondo. Dopo la sua uscita nelle sale di tutto il
mondo, AIR – La storia del grande
saltoè l’ultima novità per i clienti Amazon
Prime, che in Italia beneficiano di spedizioni veloci, offerte
esclusive e intrattenimento, incluso Prime Video, con un solo abbonamento al costo di
€49,90/anno o €4,99/mese.
AIR – La storia del grande
salto è stato elogiato da critica e pubblico e,
attualmente, su Rotten Tomatoes vanta un Tomatometer del 92%,
diventando ufficialmente “Certified Fresh”, e un punteggio del
pubblico verificato che ha raggiunto il 98%, insieme a una “A” su
CinemaScore.
Dal pluripremiato regista Ben
Affleck, AIR – La storia del grande
saltorivela l’incredibile
partnership tra un Michael Jordan allora alle prime armi e la
neonata divisione basket della Nike, che ha rivoluzionato il mondo
dello sport e la cultura contemporanea con il marchio Air Jordan.
Questa storia commovente segue l’azzardo di una squadra non
convenzionale con tutto in gioco, la visione intransigente di una
madre che conosce il valore dell’immenso talento del figlio e il
fenomeno del basket che sarebbe diventato il più grande di tutti i
tempi.
Matt Demon
interpreta Sonny Vaccaro, il dirigente anticonformista di Nike, e
Affleck veste i panni del co-fondatore Nike, Phil Knight, con Jason
Bateman nel ruolo di Rob Strasser, Chris Messina nei panni di David
Falk, Matthew Maher nel ruolo di Peter Moore, Marlon Wayans che
interpreta George Raveling, Chris Tucker nel ruolo di Howard White,
Viola Davis nei panni di Deloris Jordan e Gustaf Skarsgård che
interpreta Horst Dassler, tra gli altri.
Per Ben Affleck questa è la prima volta alla
regia di un film insieme a Matt Damon. Con una sceneggiatura
scritta da Alex Convery, AIR – La storia del grande
salto è prodotto da David Ellison, Jesse
Sisgold, Jon Weinbach, Affleck, Damon, Madison Ainley, Jeff
Robinov, Peter Guber e Jason Michael Berman. Gli executive producer
sono Dana Goldberg, Don Granger, Kevin Halloran, Michael Joe, Drew
Vinton, John Graham, Peter E. Strauss e Jordan Moldo.
L’indimenticabile colonna sonora del film con i successi degli
anni ‘80 – firmati da Bruce Springsteen, Cyndi Lauper, REO
Speedwagon, The Clash, Night Ranger, Dire Straits, Grandmaster
Flash & The Furious Five, Squeeze e molti altri – è ora
disponibile in digitale per Legacy Recordings, la divisione
Catalogo di Sony Music Entertainment.
Dopo il successo
travolgente di Bridgerton,
non ha sorpreso nessuno che Netflix, mentre si appresta a realizzare
altre sei stagioni della serie “regolare” tratta dai romanzi di
Julia Quinn, abbia deciso di espandere l’universo
della serie ucronica con uno spin off ambientato nel passato, e che
racconta le origini de la Regina Carlotta.
Il punto di maggiore
curiosità e interesse della serie originale era proprio la
ricchezza etnica dell’alta società inglese nel periodo della
Reggenza. I più attenti, ricorderanno che, nella prima stagione, il
personaggio di Lady Danbury faceva un commento sibillino in merito
al fatto che “quelli come lei”, ovvero quelli di un etnia diversa
da quella caucasica, dovevano i loro privilegi alla scelta del re
di sposare proprio Charlotte, una donna di colore. Ebbene, il cuore
di La regina Carlotta: una storia di Bridgerton è proprio questo, ovvero una
spiegazione delle ragioni che hanno portato al matrimonio reale e
le motivazioni che hanno spinto la giovane e ribelle Carlotta ad
abbracciare il suo ruolo di Regina e di moglie.
La regina Carlotta: una storia di
Bridgerton, la trama
La storia, dunque, si
svolge prima degli eventi della serie regolare e ci presenta una
giovanissima Carlotta, nobile delle colonie, che viene portata alla
corte di Re Giorgio per sposare l’erede al trono e diventare la
nuova Regina. La regina madre, però, mette subito in chiaro una
cosa: questo matrimonio è un grande esperimento sociale di cui la
Corona ha bisogno per tenere legato a sé tutto il Regno e tutti i
suoi abitanti. Un matrimonio politico dunque, al quale Carlotta è
costretta a sottostare. Quello che però la giovane donna non sa è
che dietro alla mossa politica, che le è ben chiara, c’è un altro
grande e oscuro segreto che la Corona tiene nascosto a tutto il
Regno e che, se dovesse essere portato alla luce, causerebbe il
crollo dell’Impero britannico.
La regina
Carlotta: una storia di Bridgerton è un altro, l’ennesimo
in questi anni, esempio di come le Proprietà Intellettuali possano
viaggiare da forma a medium, conservando la loro anima e di come un
mondo si possa espandere, forzando i confini del mezzo con cui
viene raccontato. Se con Bridgerton,
Shonda
Rhimes ha preso il lavoro di Julia Quinn e lo ha
trasformato in una serie di sicuro successo, con la serie spin-off
prequel, il processo è contrario: immaginata e scritta da Rhimes,
la storia diventerà un libro firmato sempre da Quinn che
arricchirà, anche in campo letterario, il mondo di Bridgerton.
E in effetti non si
tratta soltanto di un arricchimento in meri aspetti di trama e di
storie che vengono raccontate, ma La regina Carlotta: una
storia di Bridgerton costituisce anche una nuance in più
sulla palette delicata, romantica, appassionata e divertente di
Bridgerton. La nuova serie si concede infatti
anche dei toni più oscuri e degli argomenti molto importanti e
attuali che vengono affrontati con serietà anche se mantenendo al
centro un cuore romantico e commosso, che non tradisce la
tradizione di Shondaland. Rhimes si dimostra
infatti una grande narratrice che riesce a modellare la soap opera
come nessun altra. Complice anche uno svolgimento narrativo coeso,
essenziale, sviluppato su due piani temporali nell’arco di sei
episodi ricchi e densi che non potranno fare altro che tenere
altissima l’attenzione degli spettatori che avevano già amato
Bridgerton.
La regina Carlotta: una storia di
Bridgerton, il cast
Oltre a Golda
Rosheuvel, Adjoa Anode e Ruth Gemmen che
riprendono i ruoli rispettivamente della Regina Carlotta adulta, di
Lady Danbury adulta e di Lady Bridgerton, che si muovono nella
linea temporale del futuro (il presente della serie regolare),
La regina Carlotta: una storia di Bridgerton vede
protagonisti India Amarteifio, nei panni della
giovane Carlotta, Corey Mylchreest in quelli di Re
Giorgio, Arsema Thomas, nel ruolo di una
irresistibile giovane Lady Danbury e soprattutto Michelle
Fairley nei panni austeri della Principessa Augusta, madre
del Re e decisa a proteggere suo figlio a tutti i costi.
La serie paga il giusto
prezzo a tutto ciò che in questo momento storico va raccontato:
dall’attenzione alla malattia mentale, all’integrazione etnica, al
ruolo della donna rispetto al patriarcato e soprattutto a come la
donna sia, anche in condizioni avverse, una creatura piena di
risorse e di capacità, tali che le permettono di sopravvivere in
qualsiasi situazione. La regina Carlotta: una storia di
Bridgerton è anche però un genuino omaggio all’amore che
trionfa su tutto e a come la dedizione e la forza di volontà
possano, fino a un certo punto, vincerete qualsiasi difficoltà. Lo
spin-off di Bridgerton si rivela, proprio come le due stagioni
già disponibili della serie regolare, una storia d’amore che nasce
da presupposti insoliti e ostili e che, in maniera forse troppo
ingenua, trionfa, con un finale emozionante e buffo allo stesso
tempo.
Come finalmente confermato dalla
Warner Bros. dopo anni di incertezze, un sequel di
Beetlejuice – Spiritello
porcello ci sarà! 35 anni dopo, dunque, Michael Keaton
riprenderà il ruolo del protagonista nel film attualmente
intitolato semplicemente Beetlejuice 2.
Nonostante questo sequel fosse molto atteso, alcuni fan hanno
espresso tramite i social il proprio scetticismo sul ritorno di
Keaton nel ruolo dopo così tanti anni. In difesa dell’attore è però
giunto il compositore DannyElfman, storico collaboratore di Tim Burton, che
ha inoltre confermato che si occuperà egli stesso della colonna
sonora del nuovo film.
In un’intervista con Deadline, Elfman ha infatti
sostenuto il ritorno di Keaton offrendo un spunto di riflessione
particolarmente valido. Elfman, che ha ammesso di aver sentito le
preoccupazioni sull’età di Keaton, ha assicurato i fan affermando
che probabilmente non noteranno molta differenza nell’aspetto del
personaggio. “Non sembrerà nemmeno molto diverso. Questa è la
bellezza del trucco di Beetlejuice. Sembrava già che avesse 150
anni nel primo film“. Considerando il pesante trucco che
caratterizza il volto del personaggio, potrebbe effettivamente
essere difficile notare la differenza d’età del suo interprete.
Non resta dunche che attendere di
poter vedere il film, che oltre a vantare il ritorno di Keaton ed
Elfman, potrà contare anche su quello di Burton, che dirigerà il
tutto. Inoltre, Grahame-Smith, Michael
McDowell e David Katzenberg formeranno il
team di sceneggiatori di Beetlejuice 2. Al momento non si
hanno dettagli né sulla trama né sul cast, anche se alcune
indiscrezioni vorrebbero l’attrice Jenna Ortega,
che ha già collaborato con Burton per la serie Mercoledì, far parte
del progetto. Secondo alcune fonti, potrebbe interpretare la figlia
di Lydia Deetz, ruolo per cui si attende il ritorno di Winona
Ryder.
Ora che riprenderà, brevemente, il
ruolo di Batman per l’ultima volta in The
Flash, Ben Affleck ha
rivelato i piani che aveva in mente per il
personaggio Deathstroke nel suo ormai
scartato film sul cavaliere oscuro. Intervistato da The Direct, Affleck ha infatti
condiviso la sua visione su quello che doveva essere il suo
progetto autonomo su Batman e il dettaglio più significativo da lui
svelato è stata l’inclusione di una versione più complessaa del
Deathstroke di Joe
Manganiello.
“C’erano diversi personaggi che
stavo esplorando e i piani erano quelli di dargli vita in modo
interessante, affinché fossero sfumati e complessi, in particolare
con Deathstroke“, ha detto Affleck. “Penso che o
costruisci un unico cattivo così formidabile che non puoi
immaginare come il tuo protagonista sarà in grado di superarlo,
oppure devi davvero dar vita ad una specie di gruppo di cattivi e
dunque con personaggi diversi“. “Quindi all’epoca stavo
davvero cercando di concentrarmi su quel personaggio e
approfondirlo per farlo sembrare impressionante, come sentivo che
ci fosse l’opportunità di fare“, ha concluso Affleck.
Con la fine del DCEU, però, tanto i
piani per il film di Affleck quanto quelli per Deathstroke sono
stati accantonati. Joe Manganiello, l’attore scelto per tale ruolo,
ha potuto indossare l’armatura del personaggio solo nei titoli di
coda della Justice League del 2017, dove viene
reclutato da Lex Luthor per unirsi alla Legion of Doom.
Attualmente il personaggio non sembra essere previsto per il nuovo
DCU di James
Gunn e Peter Safran, ma non è escluso
che possa in futuro tornare sul grande
schermo, ottenendo maggiore dignità.