Dopo un primo annuncio da
Vancouver, il regista Jeff Fowler pubblica un post
su twitter, confermando dalle Hawaii che le riprese del sequel
Sonic
the Hedgehog 2 sono definitivamente
terminate. L’iconico riccio superveloce Sonic è arrivato sulle console Sega Genesis
nel 1991 con lo scopo di competere con il famosissimo Mario
Bros di Nintendo. Il successo è stato tale da portare allo
sviluppo di molti adattamenti nel corso degli anni: una serie di
fumetti, cartoni animati e merchandising.
L’arrivo nelle sale
cinematografiche del primo capitolo era previsto per novembre 2019,
ma l’uscita del film però ha subito un ritardo dopo pesanti
critiche da parte dei fan al rilascio del primo trailer dovute
all’errato design del personaggio. Rifattosi il look, il 13 gennaio
2020 Sonic sorprende tutti e sbanca al botteghino
guadagnando 306,7 milioni di dollari in tutto il mondo, di cui 146
milioni di dollari negli Stati Uniti e 167,7 milioni di dollari dai
mercati internazionali.
Dopo essersi stabilito a Green
Hills, Tom e Maddie accettano di lasciare Sonic a casa
mentre vanno in vacanza. Sonic decide di fare squadra
con la sua spalla Tails, e insieme intraprenderanno un viaggio per
trovare lo smeraldo prima che cada nelle perfide mani del
Dr. Robotnik.
Ad oggi il cast è composto da Jim
Carrey (Dr. Ivo “Eggman” Robotnik), Ben Schwartz (Sonic the
Hedgehog), Natasha Rothwell (Rachel Wachowski), Adam Pally (Wade
Whipple), James Marsden (Tom Wachowski) e Tika Sumpter (Maddie
Wachowski).
Sonic the Hedgehog
2 arriverà nelle sale dall’ 08 Aprile 2022.
Gli zombie sono da sempre una delle
creature più affascinanti e terrificanti del cinema. Sin dalla loro
prima introduzione sul grande schermo questi hanno raccontato,
oltre la loro mostruosità, degenerazioni dell’animo umano e della
società. Negli ultimi anni sono poi stati oggetto di vere e proprie
reinvenzioni, che gli hanno permesso di distaccarsi dagli
stereotipi costruitisi negli anni. Uno dei film più curiosi a
riguardo è il giapponese Zombie contro
Zombie, diretto nel 2017 da Shin’ichirō
Ueda, il quale figura anche come sceneggiatore e
montatore, qui alla sua opera seconda dopo aver diretto diversi
cortometraggi di successo.
Come da lui dichiarato, questo film
prende spunto dall’opera teatrale Ghost in the Box, di
Ryochi Wada, a cui Ueda aveva assistito anni
prima. Nasce così un film particolarmente comico, che unisce il
divertimento all’orrorifico, mescolando il tutto con elementi
metacinematografici particolarmente stranianti e attraenti. Per
realizzare il suo film, Ueda ha poi lavorato con la scuola di
recitazione Enbu Seminar di Tokyo. Questa non solo ha prodotto il
film, ma ha anche ospitato i laboratori di recitazione che Ueda ha
usato per aiutare a scegliere i suoi attori, molti dei quali
sconosciuti.
Girato in soli 8 intensi giorni,
Zombie contro Zombie si è poi affermato come un caso
internazionale, ottenendo ampi consensi di critica e pubblico. Il
film ha così dimostrato la grande forza che il cinema asiatico
possiede per questa tipologia di storie, che si arricchiscono di
sempre nuove chiavi di lettura. Prima di intraprendere una visione
del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno
anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
Zombie contro Zombie: la trama del film
La vicenda del film si apre sui
tentativi di Higurashi, uno pseudo regista
cinematografico, di dar vita ad un film sugli zombie. Egli ha in
particolare ottenuto il permesso di dar luogo alle riprese in un
vecchio edificio abbandonato, in cui si vocifera siano stati
compiuti esperimenti per la rianimazione dei cadaveri. Scontento
dalle performances deludenti dei suoi attori, però, egli decide
segretamente di compiere il rituale necessario a risvegliare i
morti viventi. Ben presto, l’intero set viene invaso da reali
zombie, i quali si dimostrano naturalmente ostili nei confronti
degli umani.
Bloccati in quell’ambiente
pericoloso e claustrofobico, gli attori e i membri della troupe
capiranno di dover davvero lottare per la loro sopravvivenza.
Affrontare gli zombie non sarà però facile, in quanto questi
dimostrano una buona conoscenza del luogo e sanno come essere
sempre un passo avanti agli umani. In tutto ciò, Higurashi non
accenna a voler smettere di riprendere il tutto, convinto che
quanto stia accadendo sia il più realistico e miglior film sugli
zombie di sempre. Nel tentativo di farlo ragionare, i suoi attori
comprenderanno davvero che cos’è la follia, l’orrore e la
paura.
Zombie contro Zombie: il cast e il
sequel e il remake del film
Come anticipato, il film vanta una
serie di attori non professioni o poco conosciuti. Questi sono
Mao, Harumi Syuhama,
Kazuaki Nagaya, Manabu Hosoi,
Hiroshi Ichihara e Shuntaro
Yamazaki. Tutti loro si sono sottoposti ad una serie di
prove prima delle riprese del film, acquisendo competenze
particolarmente elevate. In particolare, questi sono stati
addestrati a dar vita al lungo piano sequenza di 37 minuti che apre
il film. Una ripresa che ha richiesto ben 6 ciak prima di essere
portata a compimento. Ueda si è poi dichiarato entusiasta dei suoi
attori, evidenziando come l’aver scelto personalità non solite a
questo tipo di recitazione gli abbia permesso di ottenere l’effetto
amatoriale da lui ricercato.
Il gruppo formatosi durante le
riprese rimase poi particolarmente unito, al punto che durante il
periodo di quarantena dovuta alla pandemia di COVID-19 Ueda ha
contattato gli attori per realizzare il cortometraggio One Cut
of the Dead Mission: Remote, realizzato registrando ognuno la
propria parte senza doversi incontrare. Questo è poi stato
pubblicato su YouTube il 1º maggio 2020 e successivamente anche con
sottotitoli in inglese. Nell’aprile del 2021 è invece iniziata la
produzione di un remake francese, intitolato Final Cut.
Questo sarà diretto dal regista premio Oscar Michel
Hazanavicius (The Artist) con gli attori
Romain Duris e Bérénice
Bejo.
Zombie contro Zombie: il trailer e
dove vederlo in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su una delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Zombie contro
Zombie è infatti disponibile nel catalogo di
Ray Play. Per vederlo, basterà iscriversi
gratuitamente alla piattaforma, avendo così modo di guardarlo in
totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre
presente, in prima visione assoluta, nel
palinsesto televisivo di mercoledì 30 giugno alle
ore 23:20 sul canale Rai 4.
Eagle Pictures ha
diffuso il trailer ufficiale di Candyman,
l’horror scritto e prodotto da Jordan Peele,
regista di
Scappa: Get Out e Noi.
Candyman
è lo spiritual sequel dell’omonimo horror del 1992, ambientato come
il suo precedente a Chicago nel quartiere Cabrini-Green, un tempo
zona degradata della città e ora location “in” dove vive Anthony un
artista talentuoso sempre in cerca di ispirazione per le sue opere.
La leggenda di Candyman, oscura presenza che uccide brutalmente chi
lo evoca dopo aver pronunciato cinque volte il suo nome in uno
specchio, affascina Anthony che decide di capire se esista davvero.
Ma Candyman è fin troppo reale e sta cercando un sostituto che
prenda il suo posto, come nuovo spirito vendicatore.
È stato attribuito all’attrice
statunitense Jamie Lee Curtis il Leone d’oro alla carriera
della 78. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della
Biennale di Venezia (1 > 11 settembre 2021).
La decisione è stata presa dal Cda
della Biennale di Venezia, che ha fatto propria la proposta del
Direttore della Mostra Alberto Barbera.
La consegna del Leone d’oro alla
carriera a Jamie Lee Curtis avrà luogo mercoledì 8
settembre nella Sala Grande del Palazzo del Cinema (Lido di
Venezia), prima della proiezione fuori concorso di
Halloween Kills, diretto da David Gordon
Green e interpretato da
Jamie Lee Curtis, presentato da Universal Pictures, Miramax,
Blumhouse Productions e Trancas International
Films. Halloween Kills sarà nelle sale il 15 ottobre.
“Sono incredibilmente onorata di
ricevere questo premio dalla Mostra del Cinema della Biennale di
Venezia”, ha dichiarato Jamie Lee Curtis. “Mi sembra
impossibile di essere stata così a lungo nel mondo del cinema da
ricevere un riconoscimento alla carriera, e che ciò accada oggi,
con Halloween Kills, è particolarmente significativo per me.
Halloween – e il mio sodalizio con Laurie Strode – ha lanciato e
sostenuto la mia carriera, e rappresenta davvero un regalo il fatto
che questi film abbiano dato vita a un nuovo franchise, amato dal
pubblico di tutto il mondo. Il cinema italiano ha sempre onorato ed
esaltato il genere che ha segnato la mia carriera, così non potrei
essere più orgogliosa e felice di accettare questo premio dalla
Mostra di Venezia, da parte di Laurie e di tutte le coraggiose
eroine nel mondo che affrontano a testa alta ostacoli
insormontabili e che rifiutano di arrendersi”.
A proposito di questo
riconoscimento, il Direttore Alberto Barbera ha
dichiarato: “Jamie Lee Curtis appartiene a quel rarefatto
gruppo di attrici e attori hollywoodiani capaci di offrire la
personificazione più convincente di tutte quelle qualità che
rappresentano l’anima del grande cinema mondiale.
Discendente in linea diretta
dall’aristocrazia del cinema americano, poiché figlia di due star
indimenticabili come Tony Curtis e Janet
Leigh, è la naturale incarnazione della star capace di
calarsi in ruoli di attrice versatile e disponibile, con grande
carisma e personalità non comune. L’insieme di queste qualità,
unito al suo lavoro di scrittrice di libri per l’infanzia e al suo
impegno filantropico, hanno cementato nel tempo il suo status di
artista internazionale .
La sua carriera lunga quattro
decenni – prosegue il Direttore Alberto Barbera –
è iniziata con il folgorante debutto dell’horror Halloween,
divenuto un classico, e comprende più di quaranta film,
ricordandoci che il vero talento, unito all’intelligenza,
all’ironia, alla perseveranza e alla pura grinta, rappresentano i
tratti distintivi di questa autentica star.
Oltre alla leggendaria saga di
Halloween, la carriera di Jamie Lee Curtis ha toccato tutti i generi
cinematografici, dalle memorabili e amatissime commedie Knives Out,
Un pesce di nome Wanda, Una poltrona per due, Quel pazzo venerdì,
ai film d’azione True Lies e Blue Steel, fino ai drammi Il sarto di
Panama, Papà, ho trovato un amico e Amore per sempre. Il suo lavoro
rivela un’artista che sa calibrare tono e stile con impeccabile
abilità e grazia”.
Halloween Kills
Nel 2018 il film
Halloween di David Gordon Green,
con Jamie Lee Curtis, ha avuto un successo
straordinario al box office incassando più di 250 milioni di
dollari in tutto il mondo e diventando così il capitolo di maggior
successo di tutta la saga. Il film ha inoltre stabilito un nuovo
record per gli incassi del primo weekend, diventando l’horror con
una protagonista femminile col miglior debutto di sempre.
E la notte di Halloween, quella in
cui Michael Myers ritorna, non è ancora finita. Laurie Strode
(Jamie
Lee Curtis), sua figlia Karen (Judy
Greer) e la nipote Allyson (Andi
Matichak) hanno appena lasciato Michael tra le fiamme,
intrappolato nel seminterrato di Laurie. Quest’ultima raggiunge
subito l’ospedale gravemente ferita, convinta di aver finalmente
ucciso l’incubo di tutta una vita. Ma Michael è riuscito a
liberarsi dalla trappola. Laurie cerca allora di recuperare le
forze preparandosi ad affrontare Myers ancora una volta e chiedendo
ai cittadini di Haddonfield di aiutarla. La famiglia Strode si
unisce così a un gruppo di sopravvissuti alla prima furia violenta
di Michael, decisi a farsi giustizia da sé. Daranno vita a un
commando speciale con l’obiettivo di catturare Michael e eliminarlo
una volta per sempre. Il diavolo morirà stanotte.
Nonostante tutte le sfide che
Iron Man ha dovuto affrontare, di solito il
personaggio ha sempre trovato un modo per far ridere, e forse è
proprio questo uno dei motivi per cui è stato così amato dal
pubblico. Screen
Rant ha raccolto i 10 momenti più esilaranti di Tony Stark nel
MCU:
Tony cerca di sollevare il martello di Thor
Il secondo film dedicato agli
Avengers, Age
of Ultron (2015), potrebbe non essere stato il miglior
film del MCU, ma ha comunque avuto
molti momenti importanti. Uno dei più divertenti ha visto i
Vendicatori provare a sollevare il martello di Thor durante una
festa. A differenza di Captain America, che è stato in grado di
spingere un po’ il martello (e cancellare il sorriso dalla faccia
di Thor), Tony non è stato in grado di spostarlo
affatto.
Tuttavia, ciò non gli ha impedito
di provarci più volte. Ha persino usato il potere del suo costume e
ha anche cercato di sollevare il martello con Rhodey, ma nessuna di
queste opzioni ha funzionato. Vederlo impegnarsi così tanto ha dato
vita ad una grande sequenza comica.
Tony recluta Spider-Man
Tony è assai più divertente quando ha la possibilità di
interagire con altre persone molto più serie. È quello che succede
quando Tony va nel Queens per reclutare il giovane Peter Parker in
Captain
America: Civil War (2016). Tony inizialmente flirta con la
zia di Peter, poi affronta il ragazzo, che non è affatto contento
che qualcuno venga a conoscenza della sua identità
segreta.
La
conversazione tra i due contiene alcune battute molto divertenti ed
è stata anche fonte di ispirazione per molti meme – per esempio,
quello in cui Tony mostra a Peter il filmato di Tom Holland vestito
da Rihanna mentre balla, senza salvare l’autobus sotto l’identità
di Spider-Man.
Ogni volta che “smonta” le persone
Tony
Stark è molte cose – un miliardario, un genio, un supereroe, un
(ex) playboy – ma una cosa che proprio non gli riesce è misurare le
parole. Di conseguenza, a volte può sembrare arrogante, ma ha anche
il talento di “smontare” in modo assai divertente i suoi nemici e
anche altre persone.
Ad esempio, quando Tony affronta
Loki nella sua torre, ricorda al Dio dell’Inganno che: “Abbiamo
un Hulk”. Per non parlare di quando Tony fa notare al povero
agente che sta giocando al gioco “Galaga” sul suo computer invece
di lavorare…
Tony si complimenta con Hulk
Tony e Bruce Banner hanno
una dinamica unica nel MCU, tanto che alcuni fan
hanno iniziato a chiamare il duo “Science Bros.”. Quando si
incontrano per la prima volta, Tony è pronto a confessare che trova
impressionante i risultati raccolti in campo scientifico da
Bruce.
E
poi fa un complimento nientemeno che a Hulk, quando dice: “Sono
un grande fan del modo in cui perdi il controllo e ti trasformi in
un enorme mostro verde fatto di rabbia”.Ciò che rende il momento ancora migliore è
l’esitante “grazie” di Bruce, che rende chiaro che non è
del tutto sicuro di come si sente dopo quel
complimento…
Tony riceve il telefono da Steve
Anche se le cose finiscono
in malo modo in Captain
America: Civil War (2016), c’è ancora un barlume di
speranza nel finale del film. Tony riceve un pacco da Steve
contenente un telefono che Tony potrebbe usare per contattarlo se
ne avesse bisogno.
La cosa divertente della scena è il
cameo di Stan Lee, uno dei suoi migliori cameo del MCU in assoluto. Stan
Lee interpreta l’uomo che consegna il pacco e che dice a
Iron Man che ha un pacco per “Tony
Stark“. Tony è esasperato, mentre Rhodey è divertito… e così
anche il pubblico.
Tony incontra, insulta e combatte Thor
Tony
Stark è un uomo dai molti talenti e uno di questi è contrariare
sempre tutti, forse nel modo sbagliato. Lui e Thor finiscono per
rispettarsi l’un l’altro, ma la prima volta che si incontrano, non
va così bene (la lingua tagliente di Tony non aiuta!). Tony si
prende gioco dell’abbigliamento di Thor, tirando
in ballo anche sua madre.
Anche qualcuno così onesto come Tony Star
dovrebbe sapere che è meglio non insultare la madre di qualcuno… La
situazione non migliora quando si riferisce al Dio del Tuono
chiamandolo “Shakespeare nel parco”. Non è l’ultima volta che Tony
e Thor si scambiano battute, ma questa è decisamente una delle
migliori…
Tony “richiama” il linguaggio di Steve
Per gran parte dei film del MCU, Iron Man e Captain America
sono stati nemici, o comunque rivali. Tuttavia, hanno anche avuto
alcune scene esilaranti insieme. Uno di queste è quando Tony si è
affrettato a rinfacciare a Steve alcune parole dette in
precedenza.
Ad un certo punto, Steve ha rimproverato i
Vendicatori per aver “imprecato”, pronunciando la sua ormai iconica
battuta: “Attenti al linguaggio!”. Tony ne ha subito preso
atto e quando ne ha avuto l’opportunità, ha chiamato Steve dicendo:
“E misericordia, attento al linguaggio!”. È stato un
momento semplicemente esilarante.
Tony cade dal cielo
Tony dimostra il suo valore di supereroe
quando aiuta i Vendicatori a salvare New York e fa volare una bomba
atomica nello spazio. Quando cade, i Vendicatori all’inizio sono
preoccupati, ma Tony poi si sveglia e ricomincia a
scherzare.
Dall’assicurarsi che nessuno lo stesse
baciando, al chiedere ai Vendicatori di andare a prendere un po’ di
shawarma, questa scena è un eccellente esempio di passaggio dal
dramma alla comicità in un breve lasso di tempo.
Tony incontra Captain America
Tony lavora bene in team, ma a volte sembra
che preferisca agire da solo. Quindi, quando incontra i suoi
compagni Vendicatori per la prima volta, non sempre le cose vanno
bene.
Uno dei momenti migliori è lo scambio di
batutte con Captain America in cui Tony e Cap riescono a insultarsi
a vicenda. Quello scambio termina con la sua ormai famosa
battuta:“Genio,
miliardario, playboy, filantropo”.È una battuta iconica ed
esilarante.
Tony affronta l’invasione
Anche di fronte al pericolo, Tony non perde
mai il suo senso dell’umorismo che riesce a far deragliare i suoi
nemici in più di un’occasione. Quando i compagni di Thanos
attaccano la Terra ed Ebony Maw inizia il suo grandioso discorso,
Tony non è impressionato e glielo fa sapere dicendo:“Mi dispiace, la Terra è
chiusa!”.
Una battuta ancora migliore viene subito
dopo, quando Bruce – senza successo – cerca di trasformarsi in Hulk
e Tony lo rimprovera, dicendogli: “Amico, mi stai mettendo in
imbarazzo davanti al mago”. Tony vuole solo che le altre
persone lo prendano sul serio: in questo senso, il futile sforzo di
Bruce non aiuta…
Dopo l’anteprima mondiale alla
71ª edizione del Festival Internazionale del cinema di
Berlino, Per Lucio di
Pietro Marcello arriva nei cinema italiani per un
evento di tre giorni, il 5, 6, 7 luglio (elenco sale a breve su
nexodigital.it).
Il film unisce biografia e storia,
realtà e immaginario, dando vita a un ritratto che attinge
dall’infinito bacino dei repertori pubblici e privati, storici
e amatoriali, grazie ai materiali d’archivio di Istituto
Luce Cinecittà, Fondazione Cineteca di Bologna, Home Movies –
Archivio Nazionale del Film di Famiglia, Archivio Audiovisivo del
movimento operaio e democratico e Fondazione CSC – Archivio
Nazionale Cinema d’Impresa (Ivrea). Tutti elementi che riportano
alla luce l’avventura di Dalla e le sue molte vite: il faticoso
esordio, l’entusiasmo per la prima ascesa al successo, la fortunata
collaborazione con il poeta Roberto Roversi, fino e alla
consacrazione come autore colto e popolare. Liriche e musiche
dipingono così un’Italia sotterranea e sfumata, immergendo lo
spettatore in una libera narrazione del Paese che attraversa tanto
il boom economico che i tragici eventi del periodo legato alla fine
degli anni’ 70.
In Jolt Lindy
è una donna bellissima, sprezzante e ironica con un doloroso
segreto: a causa di un raro disturbo neurologico che la affligge da
tutta la vita, le accade a volte di essere presa da impulsi omicidi
rabbiosi che può controllare solo dandosi una scossa elettrica
tramite uno speciale dispositivo a elettrodi. Incapace di trovare
amore e intimità in un mondo che teme la sua bizzarra patologia, si
fida finalmente di un uomo abbastanza a lungo da innamorarsene, per
poi trovarlo assassinato il giorno successivo. Con il cuore
spezzato e piena di rabbia, Lindy parte in una missione di vendetta
per trovare l’assassino, mentre la polizia è sulle sue tracce come
principale sospettata del crimine.
Mark Hamill ha rivelato che durante la
realizzazione di una delle scene più iconiche di Star Wars: L’impero colpisce ancora, ossia
quella in cui
Darth Vader pronuncia la celebre frase: “Io sono tuo
padre!”, non è stato in grado di sentire quella che, ad oggi,
è diventata una delle battute più famose non solo dell’intera saga,
ma della storia del cinema in generale.
Via
Twitter, il personaggio televisivo Aaron Sagers ha chiesto ad
Hamill quante volte abbia dovuto ripetere la battuta: “No, è
impossibile!”, in risposta alla scioccante rivelazione di
Vader. L’interprete di Luke Skywalker ha risposto rivelando alcuni
dettagli inediti in merito alla realizzazione della scena: “È
fondamentale riscaldarsi vocalmente prima di qualsiasi sfida
impegnativa”, ha scritto Hamill. “In quella scena non si
sentiva niente se non il rombo assordante delle macchine del vento.
Ho pronunciato le mie battute basandomi sui gesti di Vader. Non
sono stato capace di sentire una sola parola di quello che ha
detto. Tutto è stato doppiato in seguito, in
post-produzione.”
Siamo certi che dopo questa
rivelazione, i fan della saga di Star Wars non guarderanno più quell’iconica
scena allo stesso modo. Tuttavia, il fatto che Mark Hamill sia stato capace di dare vita ad
una reazione così genuinamente scioccata, nonostante non sia stato
in grado di ascoltare Vader, è un’ulteriore testimonianza delle sue
incredibili abilità recitative.
Il grande successo della saga di
Star Wars
La trilogia originale
di Star
Wars è ormai entrata nell’immaginario collettivo.
I film hanno dominato e alimentato la cultura pop, grazie anche
alla produzione di spin-off, prequel, fumetti, videogiochi e serie
tv. Dopo la trilogia originale, tra il 1999 e il 2005 venne
realizzata la trilogia prequel, passato alla storia per aver
suscitato numerosi reazioni contrastanti, anche tra i membri dello
stesso fandom della saga.
La recente trilogia sequel,
conclusasi ufficialmente a dicembre 2019 con L’ascesa
di Skywalker, ha riacceso quel fervore culturale che
circonda questa storia multigenerazionale ormai da anni. Ad
oggi, Star
Wars è il secondo franchise con il maggiore incasso
di tutti i tempi.
Ospite dello show di
James Corden in occasione della promozione del suo ultimo film
The Ice Road, Liam Neeson ha rivelato di essere stato
contatto dai produttori del franchise di James Bond in merito alla possibilità di
interpretare l’iconico agente.
Il tutto è avvenuto prima
dell’inizio della lavorazione di GoldenEye del 1995,
quando la produzione era alla ricerca del nuovo volto di 007, prima
che la parte venisse affidata a Pierce Brosnan. Quando Neeson venne
contattato, era impegnato sul set di Nell, il film di
Michael Apted del 1994, in cui recitò al fianco di
Jodie Foster e della compianta Natasha
Richardson, che all’epoca era la sua compagna e che in
seguito sarebbe diventata sua moglie.
Durante l’intervista con Corden,
Nesson ha rivelato che fu proprio Richardson a dirgli di non
accettare la parte. Addirittura, l’attrice minacciò che non
l’avrebbe sposato se avesse accettato di interpretare la superspia
britannica. “Mi contattarono per la parte. Credo di aver
ricevuto un paio di chiamate da Barbara Broccoli, che ora è la
principale produttrice dei film di Bond. È successo dopo che avevo
fatto Schindler’s List, quasi 26 anni fa. So che stavano valutando
diversi attori, e c’ero anche io tra questi. Tuttavia, la mia
adorata moglie defunta mi disse: ‘Tesoro, se ti viene offerto
James
Bond e accetterai la parte, sappi che non ci
sposeremo’.”
Liam Neeson e Natasha
Richardson sono stati sposati dal 1994 al 2009, fino alla
morte di lei, avvenuta a causa di un trauma
cranico procuratosi mentre sciava a Mont Tremblant.
Insieme hanno avuto due figli: Micheál e Daniel. Natasha Richardson
era figlia dell’attrice Vanessa
Redgravee del regista Tony
Richardson, nonché sorella maggiore dell’attrice
Joely Richardson.
James Gunn si è offerto di aiutare una giovane
ragazza la cui abitazione è stata danneggiata dall’invasione di
alcuni procioni. Lo scorso weekend, la studentessa Haley Iliff ha
fatto sapere via Twitter
che una famiglia di procioni era riuscita ad entrare nella sua casa
dal controsoffitto della camera da letto, rovinando due intere
stanze e arrecando numerosi altri disagi.
Sempre attraverso il suo profilo
Twitter,
la ragazza ha rivelato che la Humane Society, la forza leader per
la protezione degli animali negli Stati Uniti, non era stata in
grado di aiutarla. Proprio per questo motivo, Gunn ha deciso di
correre in aiuto di Haley, offrendo alla ragazza una donazione.
“Fammi sapere a quanto ammontano i danni che hanno provocato e
farò una donazione per aiutarti a coprire i costi”, ha scritto
Gunn
in risposta al tweet della studentessa. “È il minimo che
possa fare per i miei fratelli mascherati.”
In risposta al post
iniziale di Haley, decine di utenti hanno fatto battute su
Guardiani della Galassia, volte a sollecitare proprio
l’aiuto di Gunn, il che è probabilmente ciò che ha attirato
l’attenzione del regista. Considerando il suo amore per gli animali
e la sua affinità con i procioni, non è sorprendente vedere Gunn
offrire supporto in questo modo, ma è comunque carino sapere che il
regista lo ha fatto davvero. Non è chiaro se Iliff accetterà
l’offerta di Gunn. Speriamo di avere presto aggiornamenti in
merito.
Chiaramente, non avevamo la certezza
che fossero davvero loro, ma ora è stato il presidente dei Marvel Studios, Kevin Feige, a confermare che si tratta
proprio di Wong e Abominio. Intervistato da
Rotten Tomatoes in occasione della promozione di Black Widow, il boss della Casa delle Idee bha
spiegato: “Abbiamo appena rilasciato il trailer di Shang-Chi.
Alcuni fan hanno pensato: ‘Sembra un personaggio che non vediamo da
molti anni, Abominio, che combatte contro un personaggio che
assomiglia a Wong’. Ora posso confermare che il motivo per cui
sembra così è perché si tratta proprio di Abominio e
Wong.”
Feige ha poi parlato del motivo per
cui il personaggio del vero Mandarino, che farà il
suo debutto ufficiale proprio in
Shang-Chi, non è mai stato introdotto nel franchise di
Iron Man: “Volevamo farlo solo quando sentivamo di
potergli rendere giustizia suprema e mostrare davvero la sua
complessità. Francamente, in un film di Iron Man non potevamo
farlo. Perché un film di Iron Man doveva parlare di Iron Man. Un
film di Iron Man doveva paralare di Tony Stark.”
Riflettendo brevemente sul
coinvolgimento di Trevor Slattery, il finto Mandarino che appare in
Iron Man
3, ha poi aggiunto: “Quello è un colpo di scena
molto divertente che amiamo ancora oggi. Solo perché quella
versione del Mandarino non era reale, non significa che già
all’epoca non ci fosse un leader dell’organizzazione Dieci Anelli.
Lo incontreremo, infatti, per la prima volta in
Shang-Chi.”
Vi ricordiamo che nei panni del
protagonista ci sarà l’attore canadese Simu
Liu, visto di recente nella commedia di NetflixKim’s Convenience. Insieme a
lui, nel cast, figureranno anche Tony
LeungChiu-wai nei panni del
Mandarino, e Awkwafina,
che dovrebbe interpretare un “leale soldato” del Mandarino, e se è
vero che il villain qui sarà il padre di Shang-Chi, in tal caso ci
sono ottime possibilità che si tratti di Fah Lo Suee. Chi ha letto
i fumetti saprà che è la sorella dell’eroe del titolo e che il suo
superpotere è l’ipnosi.
Sono trascorsi più di due anni da
quando la Saga dell’Infinito del MCU si è ufficialmente conclusa con
l’uscita nelle sale di Avengers:
Endgame, evento culminante che i Marvel Studios hanno impiegato circa un
decennio per costruire.
Fin dall’inizio, il film è stato
annunciato come il finale della prima grande era cinematografica
targata Marvel, e proprio per questo il
team creativo si è assicurato di includere al suo interno diversi
momenti importanti che hanno in qualche modo ripagato gli archi di
alcuni personaggi e le trame che il pubblico ha seguito con
passione per anni.
Chiaramente, i fan sono stati
felicissimi di vedere queste scene sul grande schermo, come hanno
dimostrato anche i numerosissimi “reaction video” girati durante le
varie proiezioni di Endgame in
giro per il mondo. Persino i più grandi nomi di Hollywood si sono
emozionati vedendo quelle reazioni, e tra questi figura addirittura
Ryan Reynolds.
In una nuova intervista con Total Film (via
Digital Spy), Reynolds ha rivelato candidamente che stava
guardando online alcune reazioni dei fan alla visione di Avengers:
Endgame quando ha iniziato a piangere. L’attore
ha anche affermato che, dal suo punto di vista, il film di Anthony e Joe Russo del 2019
è uno dei migliori blockbuster che abbia mai visto.
“Forse mi sono emozionato per
tutto ciò che sta succedendo nel mondo, ma stamattina singhiozzavo
mentre guardavo quelle reazioni. Endgame è uno dei film d’azione ad
alto budget più belli che abbia mai visto. Questa è una cosa che
non vedo l’ora di fare e che mi manca davvero: andare al cinema e
godermi un film in quel modo. È un’esperienza unica.”
Avengers:
Endgame è arrivato nelle nostre sale il 24 aprile
2019, diventando il maggior incasso nella storia del cinema. Nel
cast del film – tra gli altri – figurano Robert
Downey Jr., Chris
Evans, Mark
Ruffalo, Chris
Hemsworth e Scarlett
Johansson. Dopo gli eventi devastanti di Avengers:
Infinity War, l’universo è in rovina a causa
degli sforzi del Titano Pazzo, Thanos. Con l’aiuto degli alleati
rimasti in vita dopo lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi
ancora una volta per annullare le azioni del villain e ripristinare
l’ordine nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle
conseguenze che potrebbero esserci.
Il presidente dei Marvel Studios, Kevin Feige, ha confermato che
le riprese di Black
Panther: Wakanda Forever, sono ufficialmente partite.
Il sequel del cinecomic campione d’incassi del 2018, Black
Panther, vedrà il ritorno del cast principale, guidato
ancora una volta dal regista Ryan Coogler.
Naturalmente, il sequel sarà orfano
del suo protagonista, Chadwick Boseman, scomparso lo scorso anno a
causa di un cancro. Nonostante la difficile situazione, alla fine
lo studio è riuscito a trovare un modo per continuare la storia di
Wakanda sul grande schermo. Durante una recente intervista con
Variety in occasione della premiere mondiale di Black Widow a Los Angeles, è stato proprio Feige a
confermare le riprese principali di Black
Panther 2 sono attualmente in corso ad Atlanta.
Feige ha anche spiegato che
l’obiettivo, attraverso il sequel, sarà quello di rendere
orgoglioso Boseman, oltre chiaramente a onorare la sue eredità:
“È chiaramente molto emozionante vivere quest’esperienza senza
Chad. Ma siano comunque entusiasti all’idea di riportare il mondo
di Wakanda al pubblico e ai fan. Lo faremo in un modo che, siamo
certi, avrebbe reso orgoglioso Chad.”
Black
Panther: Wakanda Forever arriverà nelle sale l’8
luglio 2022. Il presidente dei Marvel Studios, Kevin Feige, ha
confermato che T’Challa, il personaggio interpretato al
compianto Chadwick
Boseman nel primo film, non verrà interpretato da
un altro attore, né tantomeno ricreato in CGI. Il sequel si
concentrerà sulle parti inesplorate di Wakanda e sugli altri
personaggi precedentemente introdotti nei fumetti Marvel.
Letitia Wright (Shuri), Angela
Bassett (Ramonda), Lupita
Nyong’o (Nakia), Danai
Gurira (Okoye), Winston
Duke (M’Baku) e Martin
Freeman (Everett Ross) torneranno nei panni dei
rispettivi personaggi interpretati già nel primo film.
L’attore Tenoch Huerta è in trattative con i
Marvel Studios per interpretare il
villain principale del sequel.
Uno degli aspetti più divertenti
legato all’espansione del MCU è vedere personaggi di diversi
franchise interagire tra loro, come accadrà in Thor: Love and
Thunder, in cui, al fianco dei classici personaggi
appartenenti al franchise dedicato al Dio del Tuono, vedremo anche
i Guardiani della Galassia.
In una recente intervista con
Collider, Karen Gillan, interprete di Nebula, ha parlato
dello sviluppo del suo personaggio, da figlia/scagnozza di Thanos
ad eroe del MCU, e dell’approccio che hanno
avuto allo stesso tre diversi registi, con altrettanti stili
distinti. In particolare, l’attrice ha parlato di come l’ormai
tipica irriverenza che Waititi ha portato al franchise con
Thor: Ragnarok – e ora ritornerà anche in
Love and
Thunder– abbia avuto un impatto su Nebula e sugli
altri Guardiani in generale.
“Taika ha tirato fuori il lato
folle di ognuno di questi personaggi. Penso che tutti, in questo
film, saremo ancora più divertenti, pazzi e spontanei… Voglio dire,
non credo che Nebula si reputi divertenti o sia un personaggio
divertente, ma nella sua serietà penso che la troveremo divertente.
Abbiamo semplicemente preso ispirazione dalla sua naturale
aggressività.”
Thor: Love and
Thunder è il titolo ufficiale del quarto capitolo
sulle avventure del Dio del Tuono nel MCU, ma ad impugnare
il Mjolnir stavolta sarà Jane Foster, interpretata di nuovo
daNatalie
Portman, come confermato sabato durante il
panel dei Marvel Studios al Comic-Con. L’uscita nelle
sale è fissata invece al 6 maggio 2022.
Taika Waitititornerà alla regia di un film dei
Marvel Studios
dopo Thor:
Ragnarok, così come Chris
HemswortheTessa
Thompson riprenderanno i rispettivi ruoli di Thor
e Valchiria dopo l’ultima apparizione in Avengers:
Endgame. Nel cast anche Christian
Bale nei panni del villain Gorr il Macellatore di
Dei, e Russell
Crowe in quelli di Zeus. L’ispirazione del
progetto arriva dal fumetto “The Mighty Thor”, descritto da Waititi
come “la perfetta combinazione di emozioni, amore, tuono e storie
appassionanti con la prima Thor femmina dell’universo“.
Ecco il primo trailer di
The Many Saints of Newark, il film prequel de
I Soprano, la serie di culto della HBO creata da
David Chase.
A più di dieci anni dalla messa in
onda dell’ultimo episodio, per alcuni tra i più controversi della
storia del piccolo schermo, Chase e il regista Alan
Taylor torneranno a raccontare la genesi della famiglia
malavitosa e della guerra fra bande criminali nella Newark a
cavallo fra i ’60 e i ’70. Non sappiamo molto della trama, tranne
il fatto che avrà come protagonista un giovane Tony Soprano
(interpretato dal figlio di James Gandolfini,
Michael) e che nel cast figureranno anche Ray
Liotta,
Jon Bernthal,
Vera Farmiga, Alessandro Nivola,
Corey Stoll e John Magaro.
Il giovane Anthony Soprano
(William Ludwig) sta crescendo in una delle epoche
più tumultuose nella storia di Newark, diventando un uomo proprio
mentre i gangster rivali iniziano a insorgere e sfidano il potere
dell’onnipotente famiglia criminale DiMeo sulla città sempre più
dilaniata dagli scontri razziali. Coinvolto nei tempi che cambiano
è lo zio che idolatra, Dickie Moltisanti, che lotta per gestire le
sue responsabilità sia professionali che personali – e la cui
influenza su suo nipote contribuirà a trasformare l’impressionabile
adolescente nell’onnipotente boss mafioso che arriveremo a
conoscere in seguito: Tony Soprano.
Nel corso della sua storia
televisiva, I Soprano è riuscita a conquistare dal
1999 al 2007 tutti i maggiori riconoscimenti possibili: più di 5
Golden Globes, per un totale di 82 premi principali (tra cui l’Emmy
Award del 2007 come Miglior Serie Drammatica, Miglior Regia e
Miglior Sceneggiatura) ricevendo 211 nomination, così da essere
ancora oggi show americano più premiato di sempre.
Qual è la
Generazione 56K?
Secondo Francesco Ebbasta, che con The
Jackal, Cattleya e Netflix, ha messo in piedi la serie da una sua idea,
è la generazione cresciuta negli anni ’90, quella che ha accolto
l’arrivo di internet in casa, che ha imparato a usare i floppy e a
familiarizzare con quel rumorio del modem, che teneva occupata la
linea telefonica di casa per ore. Una generazione che, crescendo,
ha accompagnato nella sua vita, la tecnologia come protesi di se
stessa, e che adesso è schiava di cellulari, app, social media e
tutto quello che caratterizza la società di adesso.
È così per Daniel e i
suoi amici, che superati i Trent’anni non possono ancora dirsi
uomini maturi, che hanno un rapporto controverso con l’amore e le
storie romantiche e che cercano la loro strada nel mondo, alle
prese con mille problemi che, in fondo, problemi non sono. Insomma,
nessuno trai 30 e i 40 anni faticherà a immedesimarsi un questi
protagonisti, in questa Generazione
56K.
La serie parte quindi da
un presupposto molto “facile”, cerca di far presa sul pubblico
medio della piattaforma streaming, dove sarà disponibile dal 1°
luglio con 8 episodi, e si sviluppa con una canonicità
disarmante.
A cavallo tra due linee
temporali
Premesso questo,
Generazione 56K è una buona serie, con momenti di grande comicità e
che fonda il suo punto di forza sulla struttura a cavallo su due
linee temporali. La prima, ambientata ai nostri giorni, a Napoli,
in cui seguiamo il protagonista, Daniel, alla ricerca di questa
misteriosa ragazza che ha incontrato e che non riesce più a
rintracciare. La seconda, immersa negli anni ’90, a Procida, in una
comunità minuscola in cui il piccolo Daniel impara a usare
internet, a dare i primi baci e a fare i primi conti con le batoste
della vita.
Ambientata tra
Napoli e Procida, Generazione 56K è
basata su un’idea originale di Francesco Ebbasta e da lui
scritta insieme a Costanza Durante, Laura Grimaldi e
Davide Orsini, che ne è anche head writer. Dietro la
macchina da presa dei primi 4 episodi Francesco Ebbasta,
mentre Alessio Maria Federici firma la regia dei restanti
4.
Gianluca Fru e Fabio Balsamo nel cast
I protagonisti Daniel e
Matilda sono interpretati rispettivamente da Angelo
Spagnoletti e Cristina Cappelli, nella loro versione
adulta, e da Alfredo Cerrone e Azzurra Iacone in
quella da ragazzini. Protagonisti della serie anche due componenti
dei The Jackal nel ruolo degli amici storici di Daniel: Gianluca
Fru è Luca e Fabio Balsamo è Sandro, rispettivamente
interpretati, nella loro versione da bambini, da Gennaro
Filippone e da Egidio Mercurio.
Nel cast anche Biagio
Forestieri (Napoli Velata) nei panni di Bruno,
Claudia Tranchese(Sotto il sole di Riccione, Gomorra la
serie 4 stagione) in quelli di Ines, Federica Pirone in
quelli di Cristina, Sebastiano Kiniger in quelli di
Enea.
Generazione
56K è una serie che non punta tanto sulla novità della
trama, o sulla scrittura articolata, quanto sull’infallibilità
dell’effetto nostalgia e la rassicurante presenza di una storia
d’amore romantica e decisamente “da film” che forse farà storcere
il naso ai più scettici ma che rappresenta quel genere di feel good
movies (series in questo caso) che tanto piace al pubblico
generalista, ormai sempre più coincidente con quello di
Netflix.
Negli ultimi anni sono tanti i film
che hanno saputo parlare di amore omosessuale rifuggendo da
stereotipi o pregiudizi. Tra le opere che più hanno segnato tale
immaginario si annoverano Ritratto della giovane in
fiamme, La vita di Adele,
Carol, Disobedience, Chiamami col tuo nome e
Tuo, Simon. Prima di tutti questi c’è però stato
I segreti di Brokeback Mountain, diretto
nel 2005 dal premio Oscar Ang Lee. Questo
è in particolare ricordato per la delicatezza con cui l’amore tra i
due protagonisti viene raccontato, dando vita ad una storia
struggente e senza tempo.
Il film è basato sul racconto
Brokeback Mountain, anche noto come Gente del
Wyoming, scritto nel 1997 da Annie Proulx per
la rivista The New Yorker. Benché di questo una
sceneggiatura fu scritta subito, ci vollero anni perché il film si
concretizzasse. Da molti era infatti ritenuto un progetto troppo
rischioso, sia per ciò che si raccontava sia per ciò che si
mostrava. Lee si rivelò il regista giusto per quest’opera, essendo
tutto il suo cinema percorso da un conflitto tra i sentimenti e le
costrizioni. La brevità del racconto ha in questo caso permesso di
inserire tutto ciò che è scritto nel film, lasciando spazio anche
ad una serie di approfondimenti dei personaggi e del loro
vissuto.
Vincitore del Leone d’oro alla
Mostra di Venezia, il film ottenne da subito critiche estremamente
positive, venendo indicato come uno dei film più importanti del
nuovo millennio. Arrivò inoltre a vincere ben 3 Oscar su 8
nomination, mancando però quello per il miglior film. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama e al
cast di attori. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
I segreti di Brokeback Mountain: la trama del film
La storia si apre nel Wyoming del
1963, quando un allevatore ingaggia due giovani cowboy per condurre
il suo gregge di pecore a Brokeback Mountain. Accettando il lavoro,
i due si trovano a dover fare i conti con le rispettive differenze
caratteriali. Mentre Jack Twist è estroverso e
chiassoso, Ennis del Mar è invece profondamente
introverso e preferisce di gran lunga il silenzio al conversare.
Costretti a passare tutta l’estate insieme, i due inizieranno però
piano piano ad aprirsi l’un l’altro, confidandosi segreti e
passioni. Lentamente, l’amicizia instauratasi tra loro si
trasformerà in vero e proprio amore. La fine del lavoro, però,
sembra dividerli per sempre.
Tornati alle loro rispettive vite,
i due faticheranno tuttavia a dimenticare ciò che c’è stato tra
loro in quelle montagne. Pur se ora entrambi sposati con due donne,
Jack ed Ennis decideranno di rivedersi, mettendo a rischio ogni
cosa. I due sono perfettamente consapevoli che se la loro storia
venisse scoperta genererebbe un grande scandalo. Mentre Ennis si
dichiara pronto a ciò, pur di poter vivere il suo amore alla luce
del sole, Jack si dimostra invece contrario alla cosa. Le
divergenze tra i due torneranno così a farsi forti, e con un
contesto sociale che sembra remare contro di loro, sarà sempre più
difficile difendere quell’amore.
I segreti di Brokeback Mountain: il cast del film
Per il ruolo dei due protagonisti
sono stati considerati diversi attori, tra cui Matt Damon,
Mark Wahlberg e Joaquin Phoenix. Ognuno
di questi ha però rifiutato la parte. Ciò portò il regista a
scegliere infine Heath Ledger
per la parte di Ennis del Mar e Jake Gyllenhaal
per quella di Jack Twist. Lee giudicò infatti i due giovani attori
particolarmente ben assortiti sullo schermo e decise di usare il
loro reale imbarazzo per le scene più intime al fine di rendere il
tutto più realistico. Mentre Ledger era già pratico della vita da
cowboy, essendo cresciuto in una fattoria, Gyllenhaal dovette
invece seguire un mese di campo preparatorio a riguardo. Tra i due
attori nacque da qui una profonda amicizia, proseguita fino alla
tragica scomparsa di Ledger.
Nel film è poi presente anche
l’attrice Michelle
Williams, la quale interpreta Alma Beers, la moglie di
Ennis. Tra lei e Ledger nacque un vero amore, che li portò ad avere
una figlia poco dopo. Nel film, la figlia di Ennis e Alma è
intrepretata da una giovane Kate Mara.
Anne Hathaway è
invece Laureen Newsome, la moglie di Jack. L’attrice era
inizialmente stata considerata per il ruolo di Alma, ma fu lei a
preferire invece quello di Laureen. Sono poi presenti gli attori
Randy Quaid nei panni di Joe Aguirre e
Linda Cardellini in quelli di Cassie Cartwright.
Anna Faris e
David Harbour
sono invece i coniugi Lashawn e Randal Malone.
I segreti di Brokeback Mountain:
il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. I segreti di Brokeback
Mountain è infatti disponibile nel catalogo
di Rakuten TV, Chili, Google Play, Apple iTunes, Tim
Vision, Now e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 29
giugno alle ore 21:10 sul canale
Rai Movie.
“L’idea di questa
serie è nata qualche anno fa, durante un matrimonio. Lo sposo mi
disse di essere felice, ma aveva il dubbio che entrambi fossero
cresciuti nello stesso paesino senza mai guardare fuori. Il dubbio
poi è rientrato, ma questa paura di poter desiderare altro ha fatto
crescere questo seme che si è trasformato in un racconto che parla
di una generazione a cavallo di Internet, con un piede dentro e uno
fuori dalla tecnologia. Internet ha stravolto l’amore e le
relazioni, offrendoci infinite possibilità di scelta, con la
consapevolezza di poter fare altro” A parlare è
Francesco Ebbasta, autore della nuova serie
Netflix, disponibile dal 1° luglio sulla piattaforma,
Generazione 56K.
La trama di Generazione 56K
Prodotta da Cattleya, parte di ITV Studios, e
realizzata in collaborazione con The Jackal, gruppo
Ciaopeople la serie si concentra sulla generazione che, cresciuta
negli anni ’90, è stata la testimone dell’arrivo di internet,
mentre ancora si destreggiavano tra floppy disk, videocassette e
walkman, masticando chewingum sullo sfondo delle musiche degli 883
e dell’inconfondibile suono del modem 56K. Oggi sono cresciuti e si
sono adattati ad un mondo iper tecnologico, rendendo gli smartphone
e le app parte integrante della loro vita: alleati insostituibili
sul lavoro, nel tempo libero e negli incontri sentimentali. Come
definirli con una sola espressione? (La) Generazione 56k, vera
protagonista della serie, raccontata in 8 episodi con un continuo
ponte temporale tra gli anni Novanta e i giorni nostri, in un
costante flashback tra l’infanzia dei protagonisti e la loro vita
oggi. Anni di grandi cambiamenti in cui le relazioni umane,
l’amicizia e l’amore rimangono le uniche, vere costanti.
Ambientata tra
Napoli e Procida, Generazione 56K è una serie di genere comedy
basata su un’idea originale di Francesco Ebbasta e da lui
scritta insieme a Costanza Durante, Laura Grimaldi e
Davide Orsini, che ne è anche head writer. Dietro la
macchina da presa dei primi 4 episodi Francesco Ebbasta,
mentre Alessio Maria Federici firma la regia dei restanti
4.
I protagonisti Daniel e
Matilda sono interpretati rispettivamente da Angelo
Spagnoletti e Cristina Cappelli, nella loro versione
adulta, e da Alfredo Cerrone e Azzurra Iacone in
quella da ragazzini. Protagonisti della serie anche due componenti
dei The Jackal nel ruolo degli amici storici di Daniel: Gianluca
Fru è Luca e Fabio Balsamo è Sandro, rispettivamente
interpretati, nella loro versione da bambini, da Gennaro
Filippone e da Egidio Mercurio.
Nel
cast anche Biagio Forestieri (Napoli Velata) nei
panni di Bruno, Claudia Tranchese(Sotto il sole di
Riccione, Gomorra la serie 4 stagione) in quelli di Ines,
Federica Pirone in quelli di Cristina, Sebastiano
Kiniger in quelli di Enea.
Sul suo personaggio,
Gianluca Fru spiega: “Luca mantiene da adulto
quella totale mancanza di filtri che aveva anche da bambino. È
l’unico dei tre non ancora cresciuto, che non riesce a nascondere
quando qualcuno gli sta antipatico, vive la sua difficoltà nei
rapporti sociali che lo portano a rifugiarsi in tanti piccoli
mondi, l’isola di Procida, la casa degli amici, i videogiochi,
tende a proteggersi dal mondo esterno”. Al contrario di
Sandro, unico adulto normale del gruppo, che però dalla loro
prospettiva è “quello strano”. A parlarne è Fabio
Balsamo: “Io rappresento un po’ la controparte
rispetto alla narrativa centrale. Sono la parentesi bagnata di quei
valori del passato che potevano essere più stabili. Sono lo strano
del gruppo.”
Una nuova sfida per The Jackal
In merito alla nuova
esperienza di The Jackal con la serialità in
collaborazione con Netflix, sempre Balsamo commenta: “È un
ulteriore campo di sperimentazione in cui ci siamo messi, il corto
sul web è un contenuto molto diverso. Abbiamo dovuto studiare da
capo la serialità, ci siamo reinventati anche su questo, ripartendo
da zero con molta umiltà e con l’ipercriticità che ci
contraddistingue”. E come fanno i veri professionisti,
scelgono, di volta in volta, chi sono gli elementi del gruppo ad
essere i più adatti per i singoli progetti: “Siamo in tanti
all’interno dei The Jackal, tutti i progetti vengono decisi in
maniera professionale scegliendo di volta in volta i protagonisti.
Abbiamo tante strade che proviamo a seguire. Questa serie è ricca
di spunti, nessuna storia è di per sé autoconclusiva quando c’è la
volontà di portare avanti il progetto. E poi al racconto di Daniel
e Matilda fanno da sfondo quelle di tanti altri personaggi, per cui
la potenzialità di racconto è infinita.” E infatti chissà se
non vedremo ancora i protagonisti di Generazione
56K in azione, dopo questo primo ciclo di 8
episodi.
Era il 2010 e Natasha
Romanoff faceva il suo esordio sul grande schermo con il volto e il
corpo di
Scarlett Johansson, il film era
Iron Man 2 e già in quella brevissima e divertente
scena sul ring personale di Tony Stark abbiamo capito che la
Black
Widow del Marvel Cinematic
Universe non era una con cui si scherza, e sicuramente il
messaggio è rimasto impresso nella mente di Happy Hogan, messo al
tappeto dall’esile figura sorridente dell’allora segretaria di
Tony.
Gli anni sono passati,
abbiamo visto Natasha in tantissime situazioni differente, nei
panni di spia, di amante, di amica, di potente alleata e di quella
che, in un mondo di uomini, ha sempre dovuto metterci una pezza per
far andare le cose come dovevano. Questo fino al suo sacrificio
estremo, quello che ha permesso agli Avengers di sconfiggere
Thanos e di riportare in vita metà della popolazione
dell’intero universo. Un sacrificio silenzioso, senza funerale
pubblico come per Tony Stark, un addio discreto ma non per questo
meno sentito: così come aveva vissuto, nell’ombra, di nascosto,
così Natasha Romanoff ha lasciato il suo mondo.
L’ultima avventura di Black Widow
L’annuncio di un nuovo
film dedicato a lei, che desse a Johansson la possibilità di
splendere sullo schermo in una storia incentrata su
Black Widow, ha infiammato i fan. Ma
niente retcon, attenzione, il film racconta quello che è accaduto a
Natasha, nel periodo che separa
Civil War da Infinity
War, uno
sguardo indietro nel tempo, per catturare un altro po’ di
quella forza e bellezza, di quella luce che questo personaggio ha
sempre emanato dal grande schermo.
In fuga, dopo la
battaglia all’aeroporto di Berlino (in
Civil War), dove con un voltafaccia inaspettato ma
lungimirante ha permesso alla storia di volgere verso il giusto
esito, Nat tradisce Tony e diventa una fuorilegge. Cercando un po’
di pace e il modo per metabolizzare il disgregamento della sua
famiglia di Vendicatori, si isola nel Nord Europa, dove però il suo
passato, quello oscuro legato alla Stanza Rossa e a Budapest
(finalmente sapremo cosa è accaduto lì!), verrà a cercarla,
costringendola a fare i conti con delle questioni rimaste in
sospeso.
Diretto da
Cate Shortland e scritto
da Eric Pearson,
Black Widow è un lungo omaggio di due ore e
14 minuti al personaggio di Natasha. Da un punto di vista
narrativo, il film non aggiunge quasi nulla a ciò che è il Marvel Universe adesso, o meglio,
si tratta di una parentesi con un gancio per nuove trame che si
protendono nel futuro, ma che nella sua interezza è proprio quello
che doveva essere, un lungo congedo da un personaggio che tutti
hanno amato, nonostante non fosse mai stata protagonista assoluta
di un film tutto suo.
Una donna consapevole che va incontro al suo passato
Questo però non
significa che la Marvel ha “tirato via” il film, che
rispetta tutti i canoni standardizzati dal 2008 a oggi, tra effetti
visivi mastodontici e scene di lotta corpo a corpo mozzafiato, in
cui l’unica a rimanere sempre in piedi è la nostra Nat. Avvalendoci
di un paragone tra Black Widow e Captain
Marvel, primo film dello Studio ad avere una protagonista
donna, possiamo più facilmente mettere in evidenza il vero punto di
forza del personaggio di
Natasha, il cui arco narrativo è principalmente emotivo. Mentre
Carol Danvers deve imparare a camminare da sola e a dare spazio
a tutti i suoi poteri liberandosi del giogo dei suoi superiori
(dell’uomo che le diceva cosa fare), incontriamo Natasha quando si
è già liberata dalle sue catene, quel Dreykov che qui è un cattivo alquanto bidimensionale,
la incontriamo perfettamente a suo agio con le sue doti di spia e
combattente, assolutamente capace di competere con chiunque, che
sia uno spacciatore (la sua scena d’apertura in
The Avengers) o un dio asgardiano (il suo epico confronti con
Loki nella base volante dello SHIELD). Nat non deve mai rialzarsi
perché resta sempre in piedi. Siamo di fronte ad una donna
consapevole, che usa tutto il suo potenziale e che deve imparare
soltanto (magari fosse semplice) a fare i conti con i propri legami
familiari, per riappacificarsi con se stessa.
Per Natasha è sempre una
questione di famiglia
Gli Avengers erano la
famiglia di Nat, quel posto sicuro, quel legame per cui combattere,
da proteggere. In questo racconto di fantasmi dal passato scopriamo
che Nat aveva già una famiglia, o almeno un surrogato di famiglia,
un luogo in cui si era sentita amata, dei legami. All’indomani
della disgregazione dei Vendicatori, della distruzione della sua
famiglia di elezione, la protagonista si getta in un’avventura
rischiosissima per salvare l’altra sua famiglia, quella che pensava
dispersa per sempre. Per poi, una volta messe in ordine le cose,
come sappiamo da Infinty
War e Endgame,
tornare a riattaccare ansime i cocci degli Avengers. E continuare
così a “mettere una pezza”, ad aggiustare le cose, a far funzionare
quelle famiglie in cui si è sentita accolta e a casa, lei che una
vera casa non l’ha mai avuta.
Lo sguardo femminile nel cinema di cassetta
Black
Widow però si concentra anche su altri aspetti che lo
rendono un film del suo tempo su più livelli. In primo luogo la
squadra di filmmaker è prevalentemente femminile, e questo dà
continuità a quella che speriamo diventi una grande tradizione di
registe a cui vengono affidati progetti ad alto budget, così che si
possa arricchire anche lo sguardo del cinema di cassetta e non solo
quello del cinema d’essay dove le registe donne sono molto più
numerose rispetto al cinema di blockbuster. Poi, tutta l’azione del
film ha esclusivamente protagoniste donne, quindi non solo Scarlett Johansson, ma anche Rachel Weisz e la fenomenale Florence Pugh, per la quale casa Marvel ha scritto uno dei migliori
personaggi di sempre, sostenuti anche dall’infinito carisma della
giovane interprete. D’altro canto, a farne le spese sono i
personaggi maschili, il già citato villain, assolutamente
bidimensionale, interpretato da Ray Winstone, e il
buffo Red Guardian di David Harbour, a cui vengono assegnati i
siparietti comici che anche in questo caso, come in ogni film
Marvel, abbondano.
Black
Widow non va troppo per il sottile quando proclama
l’importanza per le donne di liberarsi dai gioghi mentali che la
società ci impone, soprattutto quando si trovano in posizioni di
svantaggio, sia esso fisico, economico o sociale. E la liberazione
finale è un vero e proprio inno alla sorellanza, alla comunità, al
darsi pace e alla libertà per la quale vale la pena combattere,
alla liberazione.
Naturalmente su queste
parole e queste considerazioni spicca in tutta la sua fierezza la
protagonista. Scarlett Johansson ha fugato ogni possibile
dubbio sorto all’annuncio del suo casting, nel 2009, nei panni di
Natasha Romanoff, ha avuto le spalle abbastanza larghe da
affrontare un mondo di uomini senza mai perdere fascino e dolcezza,
ha indossato la tuta di Black Widow con
sensualità, con carisma, con intelligenza, perché sono tutte
caratteristiche che appartengono a lei e al personaggio,
soprattutto ha portato la sua luce al franchise. Il suo sorriso sul
grande schermo è rinfrancante, e mentiremmo se non dicessimo che,
dopo tutti questi mesi di proiettori spenti, tornare in sala per un
grande blockbuster, per una importante esperienza condivisa, non ci
fa emozionare almeno un po’.
Good Omens 2 è
l’annunciata seconda stagione di Good
Omens, la serie Amazon Original basata sul
romanzo best-seller internazionale di Terry Pratchett e Neil
Gaiman. Gli attori pluripremiati Michael Sheen (Quiz,
Staged) e David Tennant (Des, Staged) torneranno nei
ruoli dei protagonisti, l’angelo Azraphel e il demone Crowley, un
improbabile duo unitosi per salvare il mondo dall’apocalisse. Le
riprese dei sei episodi della seconda stagione di questa serie
fantasy dai toni ironici inizieranno più avanti quest’anno in
Scozia, per debuttare in seguito su
Amazon Prime Video in più di 240 paesi e territori nel
mondo.
La nuova stagione esplorerà nuove
storie che ampliano il materiale originale alla base della serie
per raccontare la sorprendente amicizia tra Azraphel, un angelo
pignolo e commerciante di libri rari, e il demone dalla vita
frenetica, Crowley. Avendo vissuto sulla Terra sin dall’inizio dei
tempi e una volta sventata l’apocalisse, Azraphel e Crowley tornano
a condurre una vita tranquilla tra i mortali nel quartiere di Soho
a Londra, quando un inaspettato messaggero presenta loro un mistero
sorprendente.
In Good Omens 2
oltre a Michael Sheen (Quiz, Staged) e
David Tennant (Des, Staged) protagonisti anche
Paul Adeyefa (Bancroft, Ransom),
Michael McKean (This Is Spinal Tap,
Better Call Saul),
Gloria Obianyo (Dune,
High Life), Miranda Richardson (Stronger, Rams), Maggie
Service (Quiz, Red Dwarf XI),
Reece Shearsmith (Inside No. 9, The League of
Gentlemen) e Nina Sosanya (Red
Joan, Killing Eve, Last Tango in
Halifax, Screw).
Jon Hamm (Top Gun: Maverick) tornerà
nel ruolo dell’Arcangelo Gabriele nella serie Prime VideoGood Omens 2, attualmente in produzione in
Scozia. Gabriele sarà aiutato e spalleggiato dagli angeli
Michele, interpretato da uno degli attori del cast della prima
stagione Doon Mackichan (Toast, Smack
the Pony), e
Uriel, ruolo interpretato da Gloria
Obianyo (Dune, High Life). A loro si
uniranno nuovi angeli, Saraqael, interpretata da Liz
Carr (Devs, Testimoni silenziosi) e
Muriel, interpretata da Quelin Sepulveda
(Havoc – Fuori controllo, L’uomo che cadde sulla
Terra). Un altro personaggio chiave dell’Inferno in questa
stagione sarà interpretato da Shelley Conn
(Bridgerton, Gli Irregolari).
La nuova stagione
Neil Gaiman prosegue nel suo ruolo
di executive producer e sarà co-showrunner al fianco dell’executive
producer Douglas Mackinnon, che ricoprirà nuovamente anche il ruolo
di regista. Anche Rob Wilkins, John Finnemore e Josh Cole, Head of
Comedy di BBC Studios Productions, saranno executive producer, e
Finnemore sarà anche co-sceneggiatore al fianco di Gaiman. Good
Omens è basata sull’amatissimo romanzo best seller
internazionale ‘Good Omens’ di Terry Pratchett (Hogfather)
e Gaiman. La nuova stagione è prodotta da Amazon Studios, BBC
Studios Productions, The Blank Corporation e Narrativia.
Neil Gaiman ha dichiarato: “Sono
passati trentun’anni da quando è stato pubblicato ‘Good Omens’, il
che significa che ne sono passati trentadue dalla notte in cui
Terry Pratchett ed io ce ne stavamo nei nostri rispettivi letti in
una stanza d’alberto a Seattle, durante una World Fantasy
Convention, e progettavamo il sequel. Ho avuto modo di utilizzare
alcune parti di quel sequel in Good Omens – ed ecco da
dove sono venuti i nostri angeli. Terry non è più qui, ma quando
era ancora tra noi avevamo parlato di ciò che volevamo fare con
“Good Omens” e di che direzione avrebbe dovuto prendere la storia.
E ora, grazie a BBC Studios e Amazon, ho l’occasione di portarla
proprio in quella direzione. Ho coinvolto meravigliosi
collaboratori e John Finnemore, è salito a bordo per portare il
testimone insieme a me. Ci sono moltissime domande che le persone
hanno fatto riguardo a ciò che è successo dopo (e anche a ciò che è
successo prima) ai nostri angelo e demone preferiti. Ed ecco le
risposte in cui speravate. Torneremo a Soho per svelare, attraverso
viaggi nel tempo e nello spazio, un mistero che ha inizio con un
angelo che se ne va in giro per Soho senza memoria”.
Douglas Mackinnon ha aggiunto:
“Portare Good Omens nella mia patria in Scozia per girare
una seconda stagione è per me un sogno che si realizza. E con
Michael Sheen e David Tennant nuovamente nei ruoli di Azraphel e
Crowley abbiamo realmente un angelo e un demone al nostro
fianco”.
Rob Wilkins ha affermato: “Terry e
Neil hanno sempre saputo che Crowley e Azraphel non erano
personaggi da una storia sola e hanno per lungo tempo nutrito piani
per ampliare le loro avventure. Le strabilianti performance di
David e Michael l’hanno fatta diventare una vera necessità. Terry
sarebbe stato certamente molto felice di come hanno dato vita ai
suoi personaggi, e entusiasta, come lo sono io ora, che una seconda
stagione sia in lavorazione”.
Michael Sheen ha
dichiarato: “Personalmente sono contrario, ma il mondo non si
salverà da solo, no? Se David e io riusciremo a non cavarcela
troppo male, questa potrebbe essere anche la volta buona che
riusciamo a concludere il lavoro”.
David Tennant ha aggiunto: “Il ritorno di
Good Omens è una fantastica notizia per me, poiché avrò
nuovamente l’occasione di lavorare con Michael e di pronunciare le
fantastiche parole di Neil. È forse una peggiore notizia per
l’universo dato che molto probabilmente significa che ci sarà una
nuova minaccia per l’esistenza con cui fare i conti, ma, si sa, un
po’ si perde un po’ si vince”.
Good Omens ha debuttato in tutto il mondo su Prime
Video come limited series nel maggio del 2019 ed è basata
sul romanzo del 1990, Good Omens: The Nice and Accurate
Prophecies of Agnes Nutter, Witch, di Terry Pratchett e Neil
Gaiman. La prima stagione, vincitrice di un Hugo Award e molto
apprezzata da milioni di fan appassionati in tutto il mondo, vede
nel cast Michael Sheen, David Tennant, Jon Hamm, Nick Offerman,
Jack Whitehall, Miranda Richardson, Adria Arjona, Michael McKean,
Anna Maxwell Martin, Mireille Enos, e molti altri.
Con questo annuncio, gli Amazon
Studios confermano la loro intesa con Gaiman, con il quale hanno
stretto un overall deal.
Rachel Weisz è una
di quelle attrici che ha contribuito a cambiare il volto del cinema
degli ultimi anni grazie alle sue fantastiche interpretazioni.
L’attrice ha dimostrato sin da
subito di essere un’attrice in gamba e di saper scegliere i ruoli
migliori per valorizzare il suo talento, entrando subito nel cuore
degli spettatori in tutto il mondo.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Rachel Weisz.
Rachel Weisz film
1. I film e la
carriera. La carriera cinematografica dell’attrice è
iniziata nel 2994, quando appare sul grande schermo nel film
Death Machine, per poi proseguire con Io ballo da
sola (1996), Reazione a catena (1996), Lo
straniero che venne dal mare (1997), La mummia
(1999), Sunshine (1999), Beautiful Creatures
(2000) e La mummia – Il ritorno (2001). In seguito, recita
in About a Boy – Un ragazzo (2003), Constantine (2005), Fred Claus – Un fratello sotto
l’albero (2007), Certamente, forse (2008),
Amabili resti (2009) e Dream House (2011). Tra i suoi ultimi film, vi sono
Il grande e potente Oz (2013), The Lobster (2015), Youth – La giovinezza (2015), La luce sugli oceani (2016), Rachel (2017), Disobedience (2017), Il
mistero di Donald C. (2018) e La favorita (2018).
Nel 2021 sarà al cinema nel panni di
Melina Vostokoff al fianco di Scarlett Johansson nell’attesissimo film
Black Widow, rimandato più volte a causa dell’emergenza
sanitaria che ha colpito il mondo.
2. Ha lavorato in numerose
serie tv. Oltre che prestare la propria attività di
attrice per il cinema, l’attrice ha lavorato spesso anche in
prodotti per il piccolo schermo. Infatti, ha debuttato nel mondo
della recitazione grazie alla serie The Advocates nel
1992, per poi proseguire con serie come Ispettore Morse
(1993), Sweating Bullets (1993) e Screen Two
(1994). Inoltre, ha preso parte in diversi film per la televisione,
come White Goods (1994), My Summer with Des
(1998) e Page Eight (2011).
3. È anche doppiatrice,
produttrice, regista e sceneggiatrice. Nel corso della sua
carriera, l’attrice ha sperimentato diversi ambiti del cinema.
Infatti, ha vestito i panni della doppiatrice, prestando la propria
voce per il film Eragon (2006) e per la serie I
Simpson (2010). In quanto produttrice, invece, ha partecipato
alla realizzazione dei film The Shape of Things (2003),
Radiator (2014) e Disobendience. Inoltre, è stata
regista e sceneggiatrice del corto The Thief (2010).
Rachel Weisz marito
4. È sposata da qualche
anno. L’attrice si è sposata nel 2011 con il collega
Daniel Craig. I due si erano conosciuti un
anno prima sul set di Dream House e da quel momento hanno
deciso di frequentarsi, fino ad arrivare al matrimonio e non subire
nessun tipo di crisi.
5. Ha avuto una storia con
un regista. L’attrice ha avuto una lunga storia con il
regista Darren Aronofsky. I due, infatti, si sono
fidanzati tra il 2001 e il 2002 e sono rimasti insieme per ben 8
anni, fino al 2010. Dopo la loro separazione i due sono rimasti in
buoni rapporti.
Rachel Weisz figli
6. È madre di due
figli. L’attrice ha avuto due figli da due compagni
diversi: infatti, il 31 maggio del 2006 è nato Henry
Chance, figlio dell’allora compagno Darren Aronofsky,
mentre il primo di settembre del 2018 ha dato alla luce una figlia
avuta dal marito Daniel Craig.
Rachel Weisz La mummia
7. Non ha visto questo film
come un horror. L’attrice ha dichiarato di non essere una
grande fan dei film horror, ma di non far rientrare questo film
nella stessa categoria. Come ha detto in un’intervista, “è un
hokum, un mondo di fumetti”.
Rachel Weisz La favorita
8. È la seconda
collaborazione con il regista e la collega. Con questo
film, l’attrice ha lavorato per la seconda volta con il regista,
Yorgors Lanthimos, e con la collega Olivia Colman. I tre, infatti,
avevano già lavorato insieme in The Lobster.
9. Ha paragonato il film ad
una pellicola del passato. Secondo l’attrice, il film è
“come una Eva contro Eva (1950) più divertente e motivata
dal sesso.
Rachel Weisz: età e altezza
10. Rachel Weisz è nata il 7
marzo del 1970 a Westminster, Londra, e la sua altezza
complessiva corrisponde a 168 centimetri.
L’attore americano Ron Perlman presterà la sua voce a
Optimus Primal nel nuovo capitolo della saga del
franchise Hasbro Transformers intitolato, Transformers: Il risveglio. Perlman noto per
aver doppiato innumerevoli videogame tra cui Halo,
Fallout, Call of Duty e
Turok, ha dichiarato di essere orgoglioso di
interpretare questo guerriero coraggioso e onorevole che getterà le
basi per un nuovi mondi da esplorare. Transformers: Rise of
the Beasts dovrebbe offrire molti nuovi colpi di
scena raccontando una storia ambientata nel 1994 a Brooklyn e in
Perù. Le scene girate in Perù dovrebbero essere di particolare
interesse approfondendo una sorta di connessione tra Inca e i
Transformers
.
Maximal contro Predator: ecco chi
è Optimus Primal e i chi sono i Biocombat
Optimus Primal,
discendente dell’attuale Optimus Prime, è il
capitano di una nave Maximal da esplorazione e
assieme al suo equipaggio finisce fuori rotta durante un
inseguimento di una nave Predacon, atterrando su
un pianeta sconosciuto. I Maximal, con l’appoggio degli Autobot non
ancora senzienti dovranno impedire ai Predacon di aiutare
Decepticon. A differenza dei classici Transfomers visti fino ad ora
che si trasformavano in veicoli, questi Biocombat assumono le
sembianze di mammiferi, uccelli e pesci mentre i loro acerrimi
nemici si trasformano in invertebrati e rettili. Dopo il grande
successo televisivo dei Transformers negli anni 80, nel 1997 in
italia andò in onda Rombi di tuono e cieli di fuoco per i Biocombat
(Beast Wars – Transformers).
Il nuovo Transformers: Rise of the
Beasts arriverà al cinema nel 2022
In Transformers: Il risveglio Anthony Ramos
(Hamilton, In the Heights) e Dominique Fishback (Project Power,
Judas and the Black Messiah) saranno i protagonisti umani del film.
Ramos interpreterà un ex militare di nome Noah, mentre Fishback
interpreterà Elena, una ricercatrice di musei. Il film uscirà nelle
sale americane il 24 giugno 2022. Le riprese sono ufficialmente
partite. In Italia il titolo ufficiale sarà Transformers: Il
risveglio.
Alexei Shostakov, meglio conosciuto
come Red Guardian, è l’equivalente dell’Unione
Sovietica di Captain America. Il personaggio debutterà nel MCU, interpretato da David Harbour, nell’attesissimo Black
Widow. Resta da capire in che modo verrà ritratto
esattamente Shostakov nel film, dal momento che il personaggio ha
una storia molto lunga da cui poter attingere. Nell’attesa,
Screen Rant ha raccolto 10 cose che solo i fan dei fumetti
conoscono su Red Guardian:
Un legame con il Soldato d’Inverno
Come rivelato in “Captain
America Vol. 5”, Alexei Shostakov è rimasto orfano da adolescente
quando i suoi genitori sono stati uccisi durante una campagna
nazista in Russia, durante la Seconda Guerra Mondiale. Dopo la
morte dei suoi genitori, un giovane Alexei fu accolto dall’alto
ufficiale sovietico Vasily Karpov, che dopo la guerra sarebbe
diventato il capo del segreto programma di sviluppo del
super-soldato ad opera del KGB, Dipartimento X.
Nello stesso periodo in cui Alexei
veniva addestrato sotto Karpov e il KGB per diventare il futuro
Guardiano Rosso, il Dipartimento X stava iniziando il
condizionamento mentale che avrebbe trasformato l’ex amico di
Captain America, Bucky Barnes, nel micidiale Soldato d’Inverno,
un’operazione supervisionata anche dal padre surrogato di
Alexei.
Pilota esperto
Sul finire della Seconda Guerra Mondiale, il
giovane Alexei, subito dopo aver raggiunto l’età adulta, si arruolò
nell’esercito sovietico. Lì, ha dimostrato di possedere una
straordinaria attitudine aerea, diventando rapidamente uno dei
piloti da combattimento più decorati della Russia.
A causa di questa capacità, dopo la
guerra, Alexei fu selezionato per collaudare alcuni degli aerei più
sperimentali e potenzialmente pericolosi dell’URSS. La successiva
fama e la decorata carriera di combattente che si estendeva fino ai
primi giorni della guerra di Corea, avrebbero portato alla sua
selezione quando il presidente sovietico Krusciov era determinato a
creare la controparte russa di Captain America.
Non è un super-soldato
Nonostante fosse addestrato ed equipaggiato
per operare come la versione sovietica di Captain America, a
Shostakov non fu mai data alcun Siero del supersoldato, poiché i
russi non avevano ottenuto con successo né la versione americana né
quella nazista della formula esistente all’epoca.
Piuttosto, Alexei è stato condizionato a
raggiungere il massimo delle prestazioni umane dal KGB, basandosi
sulla sua visione perfetta, sui riflessi sopra la media e sulla
naturale attitudine alla consapevolezza spaziale che aveva già
mostrato durante la sua carriera di pilota. Dopo aver padroneggiato
diversi stili di combattimento proveniente da tutto il mondo,
Shostakov sarebbe diventato l’approssimazione più vicina possibile
all’eroe americano, senza mai essere esposto alla leggendaria
sostanza che migliora le prestazioni e che potenzia le
ispirazioni.
Ha
combattuto contro Captain America e ha perso
Mentre la cronologia del
MCU rende improbabile che la loro
versione di Alexei Shostakov abbia avuto contatti precedenti con
Steve Rogers, la sua controparte dei fumetti lo ha sicuramente
fatto. In effetti, la primissima apparizione in un fumetto
pubblicato di Shostakov lo ha portato a scontrarsi direttamente con
i Vendicatori e il loro leader, Captain America.
Eccitato dalla tanto attesa opportunità di sconfiggere la sua
controparte in un combattimento, Alexei, come Red Guardian, ha
affrontato Steve Rogers. Battuto dal suo equivalente americano,
Alexei si sarebbe successivamente rivoltato contro i suoi partner
comunisti, sacrificandosi per salvare gli eroi quando i suoi
associati tentarono di eliminarli con mezzi subdoli prevedibilmente
malvagi.
Ronin
Anni dopo che era stato dato per morto dopo il suo incontro
iniziale con Captain America e gli Avengers, Alexei Shostakov è
tornato: era infatti vivo e in perfetta salute nella miniserie
“Widowmaker” del 2010. Avendo abbandonato il suo ruolo originale di
Red Guardian, Shostakov ora operava come la versione più recente di
Ronin, un’identità che era stata precedentemente utilizzata
dall’Avenger Occhio di Falco, tra gli altri.
Nei
panni di Ronin, Shostakov ha evitato qualsiasi parvenza del suo
precedente eroismo intrinseco, diventando il leader
dell’organizzazione criminale organizzata The Dark Ocean Society e
mettendo a punto un complicato complotto per distruggere i
Vendicatori che credeva lo avessero lasciato per morto in
passato.
Centenario
Mentre la timeline
dell’universo dei fumetti Marvel spesso rende quasi
impossibile determinare l’età esatta di qualsiasi personaggio, la
storia di Alexei Shostakov consente tuttavia di fare alcune
ipotesi. Considerando la sua storia come adolescente orfano
trasformato in pilota di caccia durante le fasi finali della
Seconda Guerra Mondiale, si può dedurre che Shostakov avesse almeno
18 anni intorno al 1944/45. Ciò si allinea con la sua
rappresentazione di uomo più o meno di 20 anni durante il
coinvolgimento della Russia nella guerra di Corea, iniziata nel
1950.
Con questo lasso di tempo stabilito
come canonico, si può presumere che Shostakov oggi debba avere
quasi 100 anni, solo leggermente più giovane dello stesso Captain
America. Anche se il catalizzatore per la sua capacità di mantenere
questa giovinezza deve ancora essere rivelato, gli stretti legami
di Alexei con il progetto Winter Soldier, che ha notevolmente
esteso la durata della vita dell’agente americano Bucky Barnes
catturato durante la Seconda Guerra Mondiale, aprono a molteplici
possibili spiegazioni.
La Guardia d’Inverno
Nei moderni fumetti
Marvel, La Guardia d’Inverno è nota
per essere la versione russa degli Avengers, spesso guidata dalla
loro controparte di Captain America, ossia Red Guardian. Nonostante
questa ovvia connessione ed essendo ritratto come il loro leader in
vari media correlati (tra cui le serie animate), Alexei Shostakov
nei fumetti in realtà non è mai stato associato alla squadra.
Invece, la prima incarnazione della versione
dei fumetti della Guardia d’Inverno è stata guidata da Josef
Petkus, un soldato russo a cui è stata data l’identità di Red
Guardian anni dopo la presunta morte in combattimento di Shostakov.
In qualità di Avengers della Russia, la Guardia d’Inverno ha
vantato l’appartenenza di importanti eroi Marvel come Stella Nera, Dinamo
Cremisi e Ursa Major.
Non il primo…
Nonostante sia stato il primo ad assumere
l’identità di Red Guardian nei fumetti, retcon futuri avrebbero
stabilito che, in realtà, Alexei Shostakov non era il primo vero
possessore del mantello del Guardiano Rosso dell’Unione
Sovietica.
Come rivelato nel “Namor Annual” del 1991,
questo titolo appartiene invece ad Aleksey Lebedev, un soldato
russo ispirato a Captain America che ha combattuto al fianco di
Rogers e degli eroi alleati, gli Invasori, durante la Seconda
Guerra Mondiale. Lebedev, sfortunatamente, sarebbe stato
successivamente giustiziato durante le purghe sovietiche degli anni
’50, quando si oppose pubblicamente ai metodi utilizzati
dall’esercito russo per creare alla fine il suo successore come Red
Guardian, ossia proprio Shostakov.
… ma neanche l’ultimo
Dal momento che c’è stato
almeno un Guardiano Rosso prima di Shostakov, è stato altrettanto
confermato che ce ne sono stati anche altri dopo di lui. Quello di
Red Guardian è considerato un ruolo importante tra gli eroi
nazionalizzati della Russia ed è stato successivamente ricoperto da
almeno altri cinque agenti dopo il mandato di Shostakov e
Lebedev.
Tra questi figura anche la
dottoressa Tania Belinsky, un neurochirurgo che in seguito si
sarebbe unito ai Defenders, ma anche Nikolai Krylenko, l’attuale
Guardiano Rosso e fratello del membro fondatore dei Champions e
agente della Guardia d’Inverno Laynia Petrovna, eroe meglio
conosciuto come Darkstar.
Marito di una Vedova
In un momento culminante
durante il suo incontro iniziale con i Vendicatori, il Guardiano
Rosso si è tolto la maschera, rivelando la sua identità di Alexei
Shostakov, che Natasha Romanoff, la Vedova Nera dei Vendicatori, ha
immediatamente riconosciuto come suo marito perduto da tempo.
Quando è stato selezionato per
diventare Red Guardian, il KGB ha simulato la morte di Alexei
fingendo un volo di prova andato storto, vietandogli
successivamente qualsiasi contatto con i suoi ex soci all’inizio
del suo addestramento. Sconvolta e alla ricerca di un modo per
onorare l’eroica eredità del suo “defunto marito”, Natasha sarebbe
poi entrata lei stessa nel KGB, dove è stata reclutata nel nascente
programma della Stanza Rossa, che alla fine l’ha trasformata nella
super-spia e nella futura Vedova Nera.
Netflix ha diffuso il trailer di
Fear
Street Parte 1: 1994, il primo film della trilogia
horror originale Netflix in arrivo a Luglio.
La trilogia inizia a Shadyside nel
1994. Nel 1994 un gruppo di adolescenti scopre che gli eventi
spaventosi che terrorizzano da generazioni la loro città potrebbero
essere tutti collegati… e che forse saranno proprio loro le
prossime vittime. La trilogia segue l’incubo nella sinistra storia
di Shadyside ed è tratta dalla serie horror bestseller di R. L.
Stine. Guarda la trilogia di Fear Street solo su Netflix questo
luglio.
L’interprete di Star Lord ha
confermato che le riprese partiranno entro la fine dell’anno:
“Cominceremo a girare alla fine di quest’anno e continueremo
fino all’inizio del prossimo, quasi sicuramente da novembre ad
aprile”. Parlando poi della sceneggiatura del film, ha
aggiunto: “Lo script è stato realizzato anni fa perché dovevamo
girarlo anni fa. Poi, a causa di eventi imprevisti e a causa della
pandemia… Davvero, neanche ricordo tutto quello che è accaduto. Il
fatto è che non l’abbiamo più girato quando avremmo dovuto e
adesso, grazie a Dio, lo gireremo. Sarà diretto da James
Gunn e sarà una figata pazzesca!”
Gli “eventi imprevisti” a cui ha
fatto riferimento Pratt si riferiscono, ovviamente, al
licenziamento di Gunn dalla Disney e al successivo reintegro del
regista. Quest’ultimo ha più volte spiegato che, nonostante tutte
le vicissitudini che hanno caratterizzato la pre-produzione del
film, la sceneggiatura non ha mai subito cambiamenti significativi
dalla prima stesura originale.
Il personaggio di
Abominio farà il suo ritorno nel MCU grazie a Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli, ma
con un aspetto decisamente più evoluto rispetto alla sua ultima
apparizione. Sebbene non ci siano più stati film dedicati a Hulk
dall’uscita, nel 2008, de L’incredibile Hulk con
Edward Norton, ciò non ha impedito al MCU di utilizzare i personaggi
apparsi in quel film nel corso degli anni.
Mentre
Mark Ruffalo ha poi assunto il ruolo di Bruce Banner, in
diversi film abbiamo rivisto, ad esempio, Thunderbolt Ross,
interpretato da
William Hurt. Tuttavia, uno dei personaggi principali che non è
mai più tornato è stato proprio Emil Blonsky, ossia Abominio.
Sappiamo che il villain interpretato da Tim Roth tornerà ufficialmente nella serie
She-Hulk,
ma ora abbiamo la conferma che lo vedremo prima del debutto di
quello show. Il trailer ufficiale di
Shang-Chi diffuso online la scorsa settimana,
infatti, si è concluso con una breve ma importantissima scena, in
cui appare – appunto – Abominio, che in precedenza non era stato
annunciato in nessuno dei titoli della Fase 4 (in riferimento al
grande schermo, ovviamente).
Mentre Shang-Chi e Katy osservano un
torneo di combattimenti sotterranei, vediamo Abominio sfidarsi con
quello che sembra essere a tutti gli effetti Wong, il fedele
braccio destro di Doctor Strange. Non è chiaro, ad oggi, se a
tornare nei panni del personaggio sia stato effettivamente Roth o
se la produzione abbia utilizzato uno stuntman, né sappiamo se il
personaggio avrà un effettivo ruolo all’interno della storia o se
la sua presenza sarà relegata esclusivamente a quel breve momento
anticipato nel trailer, che probabilmente preparerà il terreno al
ritorno di Roth in She-Hulk.
Tuttavia, dal trailer di
Shang-Chi è chiaro che Abominio non è lo stesso
personaggio che abbiamo visto ne L’incredibile Hulk. Dato
che sono passati più di 10 anni dall’ultimo di quel film, è
naturale che sia cambiato. Visivamente, Abominio sembra ora molto
più fedele alla sua controparte fumettistica rispetto a quanto
abbiamo visto nel film di Louis Leterrier. Anche se il personaggio
mantiene le stesse dimensioni, i tratti del viso si sono evoluti
rispetto alla versione del 2008. L’ultima volta che i fan hanno
visto Abominio, Emil si era appena trasformato nella bestia, ma
sembra essere mutato ulteriormente in base al trailer di
Shang-Chi.
La serie She-Hulk spiegherà
l’evoluzione del design di Abominio?
Qualcosa che mancava alla prima
versione del cattivo erano le sue orecchie alettate, ma a giudicare
dal trailer del cinecomic con Simu Liu sembra che i Marvel Studios abbiano rimediato a questo
errore e realizzato una versione del cattivo più vicina al
materiale originale. Anche se Emil è un umano mutato, il design del
2008 presentava un design del viso troppo vicino a quello di una
qualsiasi persona, soprattutto l’area attorno alla bocca. Le
immagini del trailer fanno sembrare questa nuova versione di
Abominio molto più equilibrata rispetto alla precedente. Se
Abominio avrà soltanto un cameo in
Shang-Chi, la speranza è che sia la serie She-Hulk a
spiegare quest’evoluzione in termini di look.
Vi ricordiamo che nei panni del
protagonista ci sarà l’attore canadese Simu
Liu, visto di recente nella commedia di NetflixKim’s Convenience. Insieme a
lui, nel cast, figureranno anche Tony
LeungChiu-wai nei panni del
Mandarino, e Awkwafina,
che dovrebbe interpretare un “leale soldato” del Mandarino, e se è
vero che il villain qui sarà il padre di Shang-Chi, in tal caso ci
sono ottime possibilità che si tratti di Fah Lo Suee. Chi ha letto
i fumetti saprà che è la sorella dell’eroe del titolo e che il suo
superpotere è l’ipnosi.
Creato dalla mente dello scrittore
Ian Fleming nel 1953, il personaggio di James Bond, apparso per la prima volta come
protagonista di un libro, è diventato uno dei più iconici della
storia del cinema, interpretato da ben sette attori differenti nel
corso degli anni.
Tra questi, c’è stato anche Pierce Brosnan, erede di Timothy Dalton, che
ha interpretato 007 dal 1995 al 2002, precisamente in
GoldenEye, Il domani non muore mai, Il mondo
non basta e La morte può attendere. Sebbene l’attore
abbia avuto successo anche grazie ad altri generi cinematografici e
ad altri ruoli, il fandom di 007 brama ancora la sua opinione in
merito a tutto ciò che riguarda Bond, soprattutto in merito a chi
sarebbe, dal suo punto di vista, il candidato ideale per sostituire
l’attuale Bond in carica, ossia Daniel Craig.
Durante la promozione del suo nuovo
film False Positive, Brosnan ha discusso la questione con
People, rivelando che sono ben due i nomi che gli vengono in
mente quando si tratta di riflettere sulla prossima incarnazione
dell’agente: “Mi viene in mente Idris Elba. Ha una presenza
scenica davvero potente e una tensione vocale senza precedenti.
Sarebbe magnifico. E poi ci sarebbe anche Tom Hardy, che può fare
davvero grandi cose. Entrambi possono farle, in realtà. Daniel ha
lasciato un’impronta davvero indelebile, e quindi ora c’è la
possibilità di andare avanti percorrendo nuove strade.”
Ricordiamo che Daniel Craig vestirà per l’ultima volta i
panni di
James Bond in No Time to
Die, che sarà diretto e co-scritto da Cary
Fukunaga e interpretato, tra gli altri, anche da
Rami Malek, Léa Seydoux, Christoph Waltz, Lashana
Lynch e Ana de Armas. Il film,
posticipato innumerevoli volte a causa della pandemia di
Coronavirus, arriverà nelle sale italiane il prossimo 30
settembre.
Scarlett
Johansson ha detto che lasciarsi alle spalle il ruolo
di Natasha Romanoff dopo aver recitato in Black Widow è stata una
sensazione “dolceamara”. La Johansson è stata ospite dello
show Good Morning America della ABC (via CBR)
per promuovere il film di Cate Shortland e ha
parlato dell’addio al personaggio che ha interpretato nel MCU per oltre un decennio.
“Penso che sia dolceamaro. Ho
trascorso un decennio incredibile lavorando con la mia famiglia
Marvel. Mi mancherà non vederli
ogni 18 mesi o due anni, come quel tipo di milestone che attendi
sempre con impazienza”, ha detto l’attrice. “Ma sono
davvero orgogliosa di questo film e penso che sia fantastico
concludere in bellezza. Questo film è molto diverso da qualsiasi
altro film Marvel che abbiamo fatto finora,
quindi sì… come ho già detto, è una sensazione
dolceamara.”
Black Widow, che arriverà
nelle sale il 7 luglio e su Disney+, con Accesso Vip, il 9 luglio,
arriva dopo una serie di innumerevoli rinvii a causa della pandemia
di Coronavirus. Il film può considerarsi a tutti gli effetti come
il capitolo finale della storia di Natasha Romanoff, ambientato
dopo gli eventi di Captain
America: Civil War.
La regia di Black Widow è stata
affidata a Cate Shortland, seconda donna
(dopo Anna Boden di Captain
Marvel) a dirigere un titolo dell’universo
cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è
stata riscritta nei mesi scorsi da Ned
Benson(The Disappearance of Eleanor
Rigby). Insieme a Scarlett
Johansson ci saranno anche David
Harbour, Florence
Pugh e Rachel
Weisz. Il film arriverà nelle sale il 7 luglio e
su Disney+ con
Accesso Vip il 9 luglio.
In Black Widow, quando sorgerà
una pericolosa cospirazione collegata al suo passato, Natasha
Romanoff dovrà fare i conti con il lato più oscuro delle sue
origini. Inseguita da una forza che non si fermerà davanti a nulla
pur di sconfiggerla, Natasha dovrà affrontare la sua storia in
qualità di spia e le relazioni interrotte lasciate in sospeso anni
prima che diventasse un membro degli Avengers.
L’attore Doug Jones, noto soprattutto per le sue
partecipazioni a film fantasy, horror e sci-fi, ha interpretato
Silver Surfer ne I
Fantastici 4 e Silver Surfer del 2007. Di recente,
l’attore ha condiviso via
Twitter uno scatto inedito dal backstage del film, attraverso
cui ha confermato che il personaggio non prese vita esclusivamente
grazie alla CGI.
Nella didascalia che ha accompagnato
lo scatto, Jones ha scritto: “Se pensavate che il mio Silver
Surfer da I Fantastici 4 e Silver Surfer fosse solo CGI,
questa foto dal backstage delle riprese, scattata 15 anni fa,
dimostra il contrario. I miglioramenti in CGI furono aggiunti in
post-produzione.”
Lo scorso aprile, il regista
Adam McKay – noto per aver
diretto La grande
scommessa, Vice –
L’uomo nell’ombra e l’attesissimo Don’t Look
Up – aveva rivelato di essere ancora interessato a
realizzare un film interamente dedicato a Silver Surfer. A tal
proposito, aveva spiegato: “Silver Surfer è stato
complicato.C’era qualcosa al riguardo, perché l’abbiamo
approfondito un paio di anni fa. Poi qualcosa si è intromesso nel
processo. Potrei ricordare male, ma c’era un motivo per cui alla
fine non se n’è fatto nulla… forse qualcun altro ci stava già
lavorando. Sarebbe molto facile, adesso, usare la sua storia per
creare una sorta di allegoria ambientale. Penso che potrebbe essere
un film incredibile. Visivamente parlando, potrebbe essere il film
Marvel più sbalorditivo che sia mai
stato realizzato. Non ho perso interesse nel progetto. In effetti,
ora che me lo dici, forse farò una telefonata e cercherò di capire
cosa sta succedendo…”
Il futuro de I Fantastici 4 sul
grande schermo
A proposito de I
Fantastici 4, dopo il due film usciti rispettivamente
nel 2005 e 2007 (entrambi
diretti da Tim Story) e dopo il disastroso reboot del
2005 di Josh Trank, ricordiamo che i Marvel Studios, dopo l’acquisizione di Fox da
parte di Disney, hanno ufficialmente messo in cantiere un nuovo
film dedicato alla prima grande famiglia Marvel, che sarà diretto
da Jon
Watts, regista della saga
di Spider-Man con Tom
Holland.
L’attore danese, visto di recente
in Un altro giro di
Thomas Vinterberg (premiato con l’Oscar al miglior film
straniero), ha raccontato che il processo di casting è stato
abbastanza frettoloso, poiché la Warner Bros. aveva bisogno
nell’immediato di un sostituto di Depp. Mikkelsen ha spiegato che
non era a conoscenza dei motivi per cui il collega fosse stato
allontanato dal film e, soprattutto, se questi potessero ritenersi
“validi”. Ha poi ammesso che gli sarebbe piaciuto discutere con lui
del personaggio, ma semplicemente non lo conosceva abbastanza bene
per poterlo fare.
“Non so cosa sia successo nella
sua vita privata e non so se sia stato giusto che abbia perso il
lavoro. Sapevo soltanto che dovevano andare avanti”, ha
spiegato Mads Mikkelsen. “Mi sarebbe piaciuto
parlare con lui del ruolo se ne avessi avuto la possibilità, ma
semplicemente non lo conosco così bene. Mi hanno chiamato e avevano
una certa fretta… ho amato la sceneggiatura e così ho accettato. So
che la vicenda è stata controversa per molte persone, ma spesso le
cose vanno in questo modo.”
Poi ha aggiunto: “Non ho mai
voluto copiare quello che ha fatto Johnny. Lui è un attore
magistrale, quindi copiarlo sarebbe stato un suicidio creativo.
Dovevo pensare a come fare mio il personaggio e al tempo stesso
creare una sorta di ponte tra le nostre due interpretazioni. Il mio
approccio è stato diverso e anche il look è un tantino diverso.
Tuttavia, dovrete aspettare l’uscita del film il prossimo anno per
scoprirlo.”