Jonathan Majors è stato chiamato in giudizio
domenica scorsa per diverse accuse di aggressione e molestie,
secondo l’ufficio del procuratore distrettuale di
Manhattan. Nella denuncia, l’anonima accusatrice
afferma che l’imputato “l’ha colpita in faccia con una mano
aperta, provocandole un dolore notevole e una lacerazione dietro
l’orecchio”. Afferma inoltre che “le ha messo una mano sul
collo, provocandole lividi e dolore sostanziale”.
Majors
è stato arrestato sabato a Manhattan in una presunta “disputa
domestica”. È stato accusato di diversi capi d’accusa di
aggressione di terzo grado, tre capi d’accusa di tentata
aggressione di terzo grado, un conteggio di molestie aggravate di
secondo grado e un conteggio di molestie di secondo grado.
L’ufficio del procuratore
distrettuale afferma che un giudice ha rilasciato Jonathan Majors su sua stessa ammissione e ha
concesso un ordine di protezione limitato. Il suo avvocato ha
contestato le affermazioni, dichiarando che “Jonathan Majors è
completamente innocente ed è probabilmente vittima di un alterco
con una donna che conosce”. Il suo avvocato della difesa
penale Priya Chaudhry ha aggiunto: “stiamo
rapidamente raccogliendo e presentando prove al procuratore
distrettuale con l’aspettativa che tutte le accuse vengano ritirate
imminentemente”.
Jonathan Majors è uno dei volti in rapida
ascesa a Hollywood. In questo momento è nelle sale di tutto il
mondo in Creed
III in cui interpreta l’antagonista di
Michael B. Jordan. Cosa ancora più importante per il
suo curriculum e per la sua carriera a lungo termine, Jonathan Majors è l’interprete di
Kang il Conquistatore, il prossimo grande villain del
Marvel Cinematic Universe
e sta conquistando anche molto terreno nel cinema indipendente,
tanto che il
suo ultimo film, originariamente presentato in anteprima al
Sundance, Magazine Dreams, è stato acquisito da
Searchlight Pictures e arriverà nelle sale USA l’8 dicembre.
L’attore ha anche firmato per una nuova produzione di
Amazon Studios.
Liv Tylertorna nel Marvel Cinematic Universe, 16 anni
dopo la sua ultima apparizione nel franchise. L’attrice apparirà in
Captain America: New World
Order del 2024, riprendendo il suo ruolo da
The Incredible Hulk del 2008 nei panni della
scienziata Betty Ross, la figlia del generale Thaddeus
“Thunderbolt” Ross. Quel ruolo era stato interpretato
originariamente dal defunto William Hurt, che è
riapparso più volte per i Marvel Studios, a partire da
Captain America: Civil War del 2016, in cui Ross
era diventato Segretario di Stato.
Harrison Ford è subentrato nel ruolo
di Thaddeus Ross per Captain America: New World Order,
in cui il personaggio è diventato Presidente degli Stati Uniti. In
The Incredible Hulk, Betty Ross di Liv Tyler era l’interesse amoroso per Bruce
Banner di Edward Norton; dopo che Norton è stato
sostituito da Mark Ruffalo, il personaggio di
Tyler è stato menzionato di sfuggita, ma non era mai riapparso
prima.
Captain America: New
World Order
Julius Onah
dirige Captain
America: New World Order, su una sceneggiatura di
Malcolm Spellman e Dalan Musson. Il cast comprenderà
Anthony Mackie nei panni di Sam Wilson/Captain
America, Danny Ramirez nei panni di Joaquín
Torres/Falcon, Tim Blake Nelson nei panni di
Samuel Sterns/Leader, Carl Lumbly nei panni di
Isaiah Bradley e Shira Haas nei panni di Ruth
Bat-Seraph/Sabra. L’uscita al cinema è prevista per il 3
maggio 2024.
Jake Schreier dirigerà Thunderbolts e
si baserà su una una sceneggiatura di Eric Pearson. Il cast
dell’ensemble è composto da Florence Pugh come Yelena Belova, Sebastian Stan come Bucky Barnes/Winter
Soldier, Wyatt Russell come John Walker/US Agent,
Olga Kurylenko come Antonia
Dreykov/Taskmaster, David Harbour come Alexei Shostakov/Red
Guardian, Hannah John-Kamen come Ava Starr/Ghost,
e Julia Louis-Dreyfus come Contessa Valentina
Allegra de Fontaine. Thunderbolts uscirà
nei cinema il 26 luglio 2024.
Da sempre le fiabe sono fonte di
grandi ispirazioni per il cinema e le sue storie. Nei decenni sul
grande schermo si sono avvicendate innumerevoli versioni e
reinterpretazioni dei più celebri racconti di questo tipo,
arricchendo l’immaginario di generazioni e generazioni di
spettatori. Tra le tante, quella di La bella e la
bestia è certamente una delle più celebri. Questa è
stata portata diverse volte al cinema, tra cui con i noti adattamenti della
Disney. Nel 2014 arriva però una versione più fedele al
racconto originale (qui la recensione),
diretta dal francese Christophe Gans.
Non deve sorprendere che tale film
arrivi proprio dalla Francia, poiché è qui che nel 1740 inizia a
diffondersi la fiaba, grazie alla scrittrice Madame
Gabrielle-Suzanne Barbot de Villeneuve. Negli anni questo
si è arricchito di dettagli e particolarità, arrivando fino alla
celebre versione di Jeanne-Marie Leprince de
Beaumont nel 1756. Desiderando dar vita ad un film
incentrato proprio sulla tradizionale fiaba, priva delle colorate
aggiunte attuate dalla Disney, lo studios di produzione Pathé
decise di acquisirne i diritti per una trasposizione tutta
francese.
Con i ruoli dei protagonisti andati
a due dei più celebri attori del cinema francese e internazionale,
il film venne presentato in anteprima al Festival di Berlino.
Successivamente, una volta arrivato in sala, il film si affermò
come un discreto successo, riuscendo a guadagnare quasi 50 milioni
di dollari a livello globale. In particolare, di questo nuovo
La bella e la bestia è stata apprezzata l’atmosfera dark,
come anche il maggior realismo conferito all’intera vicenda.
Proseguendo qui nella lettura sarà poi possibile scoprire tutte le
principali curiosità legate alla trama e al cast del film.
La bella e la bestia: la trama del
film
La vicenda si apre con la disgrazia
che colpisce un ricco mercante di nome Monsieur de
Beauffremont, il quale si trova a perdere tutti i propri
averi in mare a causa di un violento naufragio. Tale disgrazia
costringe l’uomo e i suoi sei figli a trasferirsi in campagna,
sperando di poter ricominciare da capo. Con il tempo, la loro
situazione economica torna ad un livello di stabilità, e l’uomo
decide fare un dono ad ognuno dei figli. La minore di questi,
Belle, dolce e aggraziata, chiede però nulla più
che una rosa rossa. Per accontentarla, il padre si reca nel bosco
in cerca di questa. Qui, tuttavia, finirà nella trappola di una
mostruosa bestia, che proporrà all’uomo uno scambio: una vita per
una rosa.
Sentendosi colpevole per il rischio
a cui il padre va incontro, Belle decide di prendere il suo posto e
concedersi a ciò che la bestia vorrà fare di lei. Questa però,
colpita dal coraggio della giovane, decide di non ucciderla bensì
di tenerla con sé nel suo castello. Prigioniera qui, Belle inizia
ad esplorare le tante stanze e i giardini del luogo, imbattendosi
infine nel grande segreto della bestia. Un segreto di cui nessuno
dovrebbe essere al corrente. Pur rischiando di andare incontro alla
furia della creatura, la giovane decide però di aiutarlo a
liberarsi dalla maledizione che attanaglia il padrone del castello.
Riuscire nel suo intento, però, sarà più difficile del
previsto.
La bella e la bestia: il cast del
film
Protagonista femminile del film è
l’attrice Léa Seydoux
nel ruolo di Belle. L’attrice, divenuta popolare l’anno prima con
La vita di
Adele, si dichiarò da subito entusiasta di poter recitare
nel ruolo offertole. Suo desiderio era infatti quello di poter
recitare in un film in costume di questo tipo, per il quale si
preparò a lungo, approfondendo la fiaba per costruire il carattere
del proprio personaggio. Accanto a lei, nel film, si ritrova poi il
celebre Vincent
Cassel nei panni della Bestia. L’attore, allo stesso
modo, si dichiarò particolarmente interessato ad interpretare un
ruolo del genere, diverso dai soliti a cui era abituato. Per
vestire i panni della creatura, però, egli dovette spendere diverso
tempo nello studiare i movimenti di questa, al fine di renderne più
realistica la resa tramite effetti speciali.
Nel film si ritrovano poi diversi
noti attori francesi nei ruoli di contorno. André
Dussollier, noto per aver recitato tanto in Francia quanto
in Italia, interpreta qui il ruolo del padre di Belle. Lo spagnolo
Eduardo Noriega, anch’egli attore di livello
internazionale, recita qui nei panni del cacciatore Perducas, che
si opporrà alla Bestia. La celebre Sara Giraudeau
compare nei panni di Clotilde, una delle sorelle di Belle, mentre
Audrey Lamy è l’altra di queste, Anne. L’attrice
Yvonne Catterfeld interpreta invece la
Principessa, ruolo chiave nel racconto del passato della Bestia.
L’attore Nicolas Gob, noto per alcuni ruoli
televisivi, interpreta invece Maxime, uno dei fratelli maschi di
Belle.
La bella e la bestia: il trailer,
le frasi più belle e dove vedere il film in streaming e in TV
Per gli appassionati del film è
possibile fruire di questo grazie alla sua presenza su alcune delle
più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. La
bella e la bestia è infatti disponibile nel catalogo di
Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes e
Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà
sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si ha soltanto
un determinato periodo di tempo entro cui vedere il titolo. Il film
sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno lunedì
27 marzo alle ore
21:15 sul canale Cielo.
Nel film sono inoltre presenti
diverse frasi oggi entrate a far parte dell’immaginario comune. Si
tratta di battute e affermazioni che descrivono alla perfezione non
solo il contesto in cui si svolge la storia ma anche i protagonisti
che le pronunciano. Di seguito si riportano le più belle e più
importanti del film.
“Belle, se non tornerete… – Lo so, ci ucciderete tutti. –
No, ne morirò.” (Belle e la Bestia)
“Tornare da lui è il mio unico scopo” (Belle)
“Mi avete visto per quello che sono. Ditemi ancora che mi
disprezzate, ditemelo” (Bestia)
“Una vita per una rosa” (Bestia)
“Credete che con tempo e pazienza avreste potuto amarmi? –
Ma io vi amo già” (Bestia e Belle)
Per celebrare il Centenario della
costituzione dell’Aeronautica Militare, mercoledì 29 marzo alle 21.30 su Rai1 Rai
Documentari propone I cacciatori del
cielo, primo docu-film sulla storia dell’asso
dell’aviazione Francesco Baracca interpretato da
Giuseppe Fiorello e con la regia di Mario Vitale,
prodotto da Gloria Giorgianni per Anele con Luce Cinecittà, in
collaborazione con Rai Documentari, con il Patrocinio e la
partecipazione del Ministero della Difesa, Aeronautica Militare e
Difesa Servizi, con il Patrocinio del Ministero degli Affari Esteri
e della Cooperazione Internazionale, con il sostegno di Intesa
Sanpaolo e con Aerea S.p.A. ed Elettronica S.p.A..
Il progetto, scritto da
Pietro Calderoni e Valter Lupo, con la
collaborazione di Mario Vitale e la consulenza storica di
Paolo Varriale, racconta le imprese eroiche, la
vita e l’amicizia di quei pionieri del volo che si distinsero per
le loro azioni e il loro coraggio durante la Prima Guerra Mondiale
e le cui gesta gettarono le basi per la nascita dell’Aeronautica
Militare avvenuta il 28 marzo 1923.
Un racconto avvincente che
abbraccia temi universali come amicizia, grandi ideali e l’amore e
che intervalla alla fiction vera e propria, arricchita da una serie
di “interviste ricostruite” ai protagonisti della storia
interpretati dai rispettivi attori, preziosi materiali di
repertorio, sia foto che filmati d’epoca, e animazioni
originali.
“Mi chiamo Francesco Baracca.
Sono un pilota del Regio Esercito. Prima di diventare aviatore ero
al Piemonte Cavalleria. L’aviazione era ancora ai suoi albori, in
pochissimi si avventuravano nei cieli… Un giorno assistetti a uno
di quei primissimi voli e fu subito una folgorazione! Vedere
quell’aereo che si librava nel cielo, vederlo entrare e scomparire
tra le nuvole… Capii immediatamente che l’aviazione sarebbe stato
il futuro e io volevo farne parte. Poi, il 24 maggio 1915, tutto
cambiò”.
Il cast del film I cacciatori del cielo
Giuseppe Fiorello
è Francesco Baracca, che per i suoi meriti sarà in breve promosso
prima capitano e poi maggiore, assumendo nel frattempo il comando
della 91a Squadriglia, la “Squadriglia degli assi”: romagnolo,
sanguigno, istintivo e coraggioso, affascinante e colto, di ottima
famiglia, generoso, spavaldo ma mai inutilmente votato al
sacrificio. Ricordato come “l’Asso degli assi” per aver conseguito
il maggior numero di vittorie aeree tra i piloti italiani della
Grande Guerra e in assoluto, ottenendo 34 vittorie nei
combattimenti aerei, Francesco Baracca si impose rapidamente
nell’immaginario collettivo del popolo italiano come un vero e
proprio eroe nazionale.
Nel cast, accanto a Giuseppe Fiorello, anche Luciano
Scarpa nel ruolo del Comandante Pier Ruggero
Piccio, altra figura carismatica dell’aviazione italiana e
asso della Grande Guerra, in seguito primo Capo di Stato Maggiore
dell’Aeronautica Militare; Claudia Vismara, che dà
il volto a Norina Cristofoli, giovane cantante lirica di Udine,
bella, timida e allo stesso tempo determinata, che vivrà un’intensa
seppur breve storia d’amore con Francesco; Andrea
Bosca, che interpreta il personaggio di finzione
Bartolomeo Piovesan, meccanico di umili origini addetto alla
manutenzione dell’aereo di Baracca e geniale ideatore di
fondamentali migliorie nelle prestazioni di volo dei rudimentali
velivoli della compagnia. Tra gli altri attori, Ciro
Esposito dà il volto a Fulco Ruffo di Calabria,
Enzo Garramone veste i panni del Re Vittorio
Emanuele II e Rodolfo Corsato di un Colonnello dell’Esercito
Italiano, mentre Patrizia La Fonte e Paolo
Rozzi interpretano i genitori di Baracca.
La trama del film I cacciatori del cielo
L’arco narrativo del docu-film
parte dal 1915, anno in cui Baracca, Piccio e Piovesan, tre uomini
molto diversi fra loro per estrazione sociale, provenienza e indole
ma destinati a diventare grandi amici, si ritrovano insieme nel
campo di aviazione di Santa Caterina, vicino Udine, sede del primo
reparto aerei da caccia e del Comando Supremo; l’iniziale
difficoltà a resistere contro i raid aerei austroungarici verrà
superata dalle innovazioni introdotte dal meccanico Piovesan e
dalla maestria di quei pionieri del volo, in primis Baracca, che
conseguirà la prima vittoria italiana nella storia
dell’Aeronautica, il 7 aprile 1916, a cui ne seguiranno molte
altre, rendendolo un’icona nella popolazione italiana, insieme allo
stemma del suo aereo, il Cavallino rampante. Un successo che
indurrà il Comando Supremo a superare le perplessità iniziali e
istituire una squadriglia di élite, la 91a, per le operazioni
particolarmente delicate, affidata a Baracca. La disfatta di
Caporetto porterà anche la squadriglia ad abbandonare Santa
Caterina per trasferirsi in Veneto, sul campo di aviazione di
Quinto, vicino Treviso. Per le loro imprese, Baracca e Piccio
ottengono la medaglia d’oro al valor militare, fino alla tragica
morte dell’asso degli assi, avvenuta a 30 anni il 19 giugno 1918
nel corso di una missione sul Montello, durante la Battaglia del
Piave. La sua morte suscitò grande commozione in tutto il
Paese.
A suo nome nel 1926 fu inaugurato a
Lugo di Romagna il Museo Francesco Baracca, dal 1993 trasferito
nella casa natale del pilota, luogo particolarmente suggestivo che
ospita anche il caccia originale su cui ha conseguito la sua 30a
vittoria, lo SPAD VII S2489, e dove si sono svolte alcune riprese
grazie alla collaborazione con il Comune di Lugo di Romagna,
Emilia-Romagna Film Commission, Visit Romagna e Consorzio In Bassa
Romagna. Le altre riprese sono state realizzate in Veneto a Nervesa
della Battaglia, presso la Fondazione Jonathan Collection, dove è stata
utilizzata anche la replica volante dello SPAD XIII, uno degli
iconici aerei di Baracca, a Villafranca di Verona, a Lonigo e
presso il Museo Villa Lattes di Istrana.
I cacciatori del
cielo è una produzione Anele con Luce Cinecittà, in
collaborazione con Rai Documentari, con il Patrocinio e la
partecipazione del Ministero della Difesa, Aeronautica Militare e
Difesa Servizi, con il Patrocinio del Ministero degli Affari Esteri
e della Cooperazione Internazionale, con il sostegno di Intesa
Sanpaolo e con Aerea S.p.A. ed Elettronica S.p.A.. Con il
contributo di Emilia-Romagna Film Commission, Visit Romagna, Comune
di Lugo di Romagna e Consorzio In Bassa Romagna. Un docu-film da 90
minuti diretto da Mario Vitale, prodotto da Gloria Giorgianni.
Produttori Associati Tore Sansonetti e Carlotta Schininà. Scritto
da Pietro Calderoni e Valter Lupo, con la collaborazione di Mario
Vitale e la consulenza storica di Paolo Varriale. Musiche di
Pasquale Catalano e Antonio Fresa – Edizioni Curci.
Il Suo
Regno è una serie tv argentina marchiata Netflix arrivata alla
seconda stagione e che è disponibile sulla piattaforma già a
partire dal 22 marzo. Ideata e scritta da Claudia
Piñeiro e Marcelo Piñeyro – che l’ha
anche diretta – è stata inaugurata ad agosto 2021 e la sua fama è
esponenzialmente cresciuta fino ad arrivare in 990 Paesi. Lei è una
famosa scrittrice di libri thriller e lui un regista
dall’esperienza decennale e avevano già collaborato nel 2009
proprio per la trasposizione di un romanzo scritto da lei: Le
vedove del giovedì.
Il Suo Regno, la
genesi
Un po’ di tempo fa erano
stati entrambi contattati da un produttore che gli aveva proposto
un progetto che però non era piaciuto a nessuno dei due. Ma la
voglia di tornare a lavorare insieme ha mosso i due autori a farsi
venire in mente un’idea che sarebbe valsa Netflix e il popolo argentino.
Così nasce Il
Suo Regno (El Reino in lingua originale), la
storia di una comunità cristiana evangelica di Buenos Aires il cui
leader Emilio Vázquez Pena (Diego Peretti) si
trova improvvisamente a dover valutare la proposta di una carriera
politica. Intrighi, manipolazioni, giochi di potere e scandali sono
dietro a ogni angolo, ma anche qualche piccolo, quasi irrisorio,
accenno di dolcezza e una buona dose di grottesco.
Ruotando tutto
principalmente attorno ai meccanismi della comunità religiosa,
Claudia Piñeiro ha ricevuto non poche critiche da
parte degli esponenti di tali congregazioni che in Argentina sono
molto influenti ed estremamente diffuse. La scelta della tematica è
infatti stata abbracciata da lei e Marcelo Piñeyro anche in virtù
della recente rapida crescita di gruppi cristiani evangelici in
tutto il continente americano e del loro ingente coinvolgimento
all’interno di partiti politici di destra.
Ed è esattamente questo
che raccontano le due stagioni de Il Suo
Regno. La Iglesia de la Luz vanta un numero di fedeli
ampissimo che versano donazioni a palate permettendo il costoso
stile di vita della famiglia del Pastore Emilio. Per quanto lui sia
il predicatore, a tirare davvero i fili del comando e della
gestione del loro impero è la moglie Elena (interpretata dalla
bravura di Mercedes Morán) e nonostante i continui tentativi
nell’insabbiare gli orrori compiuti, la forza della verità sarà
come un’ondata inarrestabile.
Dal lato di chi cercherà
di scoperchiare il vaso di Pandora c’è la dottoressa a capo delle
indagini Roberta Candia (Nancy Dupláa) insieme al
gruppo di giovani militanti vittime della Iglesia de la Luz
composto da Julio (Chino Darín), Tadeo (Juan
Pedro Lanzani) e Remigio (Nico
García).
Un racconto trasudante verità
Il Suo
Regno trasuda la storia vera del proprio Paese, quello
nel quale si svolge. E ci si domanda talvolta quanta possa essere
la distanza percepita dallo spettatore argentino tra i fatti
narrati e quelli di cronaca e politica. Probabilmente molto poca.
Ed è l’aspetto che turba e inquieta durante la visione, soprattutto
percependo la familiarità a determinate svolte e soluzioni
politiche che solo chi ha ripetitivamente vissuto può avere. Per un
italiano rasenterebbe uno scenario distopico.
In ogni caso, la seconda
stagione della serie di Claudia Piñeiro e
Marcelo Piñeyro, risulta leggera e vaga nel modo
in cui attraversa alcuni fatti – per quanto possa sembrare
paradossale – perché non va nelle profondità degli abissi dei
propri personaggi per poi far condurre gli eventi a partire da
questi, ma fa il contrario. Sono i protagonisti a dover essere al
servizio del racconto, con il risultato che viene sfiorato tutto
senza però che nulla sia mai toccato davvero. L’effetto è un certo
distacco nei confronti dell’emotività tirata fuori dagli attori,
mentre ci si aggrappa a piccoli fili di trama che provano a
intessere ma che spariscono quasi subito. È evidente, dunque, che a
catturare l’attenzione debbano essere gli avvenimenti, i casi
presentati. Quasi come se ci fosse l’eco di un bisogno di
denuncia.
Tratto da fatti realmente accaduti,
November – I cinque
giorni dopo il
Bataclandi Cédric
Jimenez (BAC Nord) arriva nelle sale
italiane dopo essere stato presentato con successo all’ultimo
Festival di Cannes ed essere stato
candidato a ben 6 Premi César. In uno spy thriller adrenalinico, il
film ricostruisce quei terribili giorni del novembre 2015, quando
una serie di attentati terroristici sconvolse la Francia e proietta
lo spettatore nel fulcro dei servizi antiterrorismo francesi, in
una caccia all’uomo senza esclusione di colpi. Pluripremiato il
cast: il Premio Oscar Jean
Dujardin e i Premi César Anaïs
Demoustier, Sandrine
Kiberlain e Lyna Khoudri.
November – I cinque
giorni dopo il Bataclan sarà distribuito
da Adler Entertainment a
partire dal 20 aprile.
Prime Video ha svelato oggi il trailer e il
poster del film Original italiano Grosso guaio
all’Esquilino: La leggenda del Kung Fu con Lillo Petrolo e Carolina Crescentini, Riccardo Antonaci,
Ludovica Nasti, Yoon C. Joyce, Ismaelchrist Carlotti, Mario Luciani
e Giorgio Colangeli. Il film è diretto da Younuts!, da un’idea
di Alessandro Logli, prodotto da Lucky Red in collaborazione con
Prime Video e sarà disponibile in esclusiva su Prime Video dal 6
aprile.
Grosso
guaio all’Esquilino: La leggenda del Kung Fu racconta
la storia di Davide, un tredicenne timido e nerd che vive con sua
madre Asia a Roma, nel cuore del quartiere Esquilino. Davide
trascorre le sue giornate con il suo amico Yang, tenta
costantemente di sfuggire dal bulletto della scuola, Nadir, e sogna
di conquistare il cuore di Yasmin. Davide tenta di ritrovare
fiducia in se stesso grazie all’arrivo nella sua vita di Martino,
un attore di B-Movie al verde che per sopravvivere si finge supremo
conoscitore dell’arte marziale del Kung Fu.
Grosso guaio all’Esquilino: La
leggenda del Kung Fu, il poster
Netflix annuncia LA VITA CHE VOLEVI,
una nuova serie prodotta da Banijay Studios Italy che sarà
disponibile solo su Netflix. Le riprese della nuova produzione in 6
episodi sono appena iniziate e si svolgeranno tra Lecce, il Salento
e Napoli.
La serie, creata e scritta
da Ivan Cotroneo e da Monica
Rametta e diretta dallo stesso Cotroneo, vede come
protagonisti Vittoria Schisano (Gloria),
Giuseppe Zeno (Sergio), Pina
Turco (Marina), Alessio Lapice (Pietro) e Nicola
Bello (Andrea). La produzione sarà a cura di Massimo Del
Frate, Head of Drama per Banijay Studios Italy.
La vita che volevi è una
storia di legami, amicizia e scoperta, che racconta della felicità
che crediamo di volere (programmata, ordinata, semplice) ma anche
di quella che ci sorprende, che scombina la vita. È ciò che accade
a Gloria, la protagonista, e che risuona poi in tutti i personaggi
della storia.
La vita che volevi, la
trama
Gloria, la protagonista de
LA VITA CHE VOLEVI, è convinta di aver trovato la felicità a Lecce,
dove ha fondato una piccola agenzia turistica e trovato l’amore con
Ernesto ma, un giorno, la sua vita viene sconvolta dall’arrivo di
Marina, sua amica ai tempi dell’università a Napoli, prima che
Gloria iniziasse il suo percorso di transizione.
Marina porta con sé Andrea
e Arianna, i figli avuti da due diverse relazioni, ed è incinta di
un terzo, il cui padre è Pietro, un giovane dal carattere
passionale e forse anche pericoloso.
Gloria preferirebbe non
riallacciare i rapporti con Marina, lei le ricorda una parte della
sua vita che vorrebbe dimenticare. Marina nasconde però molti
segreti e presto in scena arriverà anche Sergio, il padre di
Arianna, un uomo tutto d’un pezzo fin da subito molto diffidente
nei confronti di Gloria. Per lei, è giunto il momento di fare i
conti con “la vita che voleva”, il suo passato e il suo futuro, per
scoprire che la felicità a volte arriva in forme inaspettate e che
l’amore è l’unica forza capace di rendere la vita degna di essere
vissuta.
Sono stati attribuiti alla regista
Liliana
Cavani e all’attore Tony Leung Chiu-wai i Leoni d’oro alla
carriera della 80. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
della Biennale di Venezia (30 agosto – 9 settembre 2023). La
decisione è stata presa dal Cda della Biennale, che ha fatto
propria la proposta del Direttore della Mostra, Alberto
Barbera.
“Sono molto felice e grata alla
Biennale di Venezia per questa sorpresa bellissima”, ha
dichiarato, nell’accettare la proposta, Liliana
Cavani, che ha partecipato alla Mostra di Venezia già nel
1965 con Philippe Pétain: Processo a Vichy, Leone
di San Marco per il documentario, e poi più volte con
Francesco d’Assisi (1966),
Galileo (1968), I cannibali
(1969), tra gli altri, fino a Il gioco di Ripley
(2002) e Clarisse (2012).
Tony Leung Chiu-wai – che ha
interpretato tre film Leoni d’oro a Venezia, Città dolente (1989)
di Hou Hsiao-hsien, Cyclo (1995) di Tran Anh Hung e Lust,
Caution (2007) di Ang Lee – nell’accettare la proposta ha
dichiarato: “Sono colpito e onorato dalla notizia della Biennale di
Venezia. Condivido idealmente questo premio con tutti i cineasti
con cui ho lavorato. Questo riconoscimento è anche un omaggio a
tutti loro”.
A proposito di questi
riconoscimenti, il Direttore Alberto Barbera ha
affermato: “Protagonista tra i più emblematici del nuovo cinema
italiano degli anni Sessanta, con un lavoro che in seguito
attraversa oltre sessant’anni di storia dello spettacolo, Liliana
Cavani è un’artista polivalente capace di frequentare la
televisione, il teatro e la musica lirica con il medesimo spirito
non convenzionale, e la stessa inquietudine intellettuale che hanno
reso celebri i suoi film. Il suo è sempre stato un pensiero
anticonformista, libero da preconcetti ideologici e svincolato da
condizionamenti di sorta, mosso dall’urgenza della ricerca continua
di una verità celata nelle parti più nascoste e misteriose
dell’animo umano, fino ai confini della spiritualità. I
personaggi dei suoi film sono calati in un contesto storico che
testimonia una tensione esistenziale verso il cambiamento, giovani
che cercano risposte a quesiti importanti, soggetti complessi e
problematici nei quali si riflette l’irrisolto conflitto fra
individuo e società. Il suo è uno sguardo politico nel senso più
alto del termine, anti-dogmatico, non allineato, coraggioso
nell’affrontare anche i più impegnativi tabù, estraneo alle mode,
refrattario ai compromessi e agli opportunismi produttivi, aperto
invece a una fertile ambiguità nei confronti dei personaggi e delle
situazioni messe in scena. Una feconda lezione che è insieme di
estetica e di etica, da parte di una protagonista del nostro
cinema, che ne definisce la perenne modernità”.
Prosegue Alberto
Barbera: “Tony Leung è uno degli interpreti più
carismatici del cinema contemporaneo, la cui eccezionale carriera è
stata in grado di evolversi in parallelo allo sviluppo del cinema
in chiave transnazionale e globale. Affermatosi come star della
scena pop di Hong Kong negli anni Ottanta, è oggi
internazionalmente riconosciuto come uno degli attori più
significativi e versatili della sua generazione, in grado di dare
vita a personaggi indimenticabili nei generi più vari e a ogni
latitudine. Emblematico del suo stretto rapporto con il cinema
d’autore è il ruolo di protagonista nel film In the Mood for Love
(2000) di Wong Kar-wai, che garantisce a Tony Leung la Palma d’Oro
come miglior attore al festival di Cannes, e l’interpretazione in
tre film premiati con il Leone d’oro alla Mostra di Venezia: Città
dolente (1989) di Hou Hsiao-hsien, Cyclo (1995) di Tran Anh Hung e
Lussuria – Seduzione e tradimento (2007) di Ang Lee. Tuttavia, il
suo profilo di star globale è legato altresì alla capacità di
attraversare gli immaginari cinematografici in costante mutamento
tipici del nostro tempo, segnando con la sua presenza film di
grande successo commerciale in generi, lingue e scenari produttivi
molto differenti, dal genere di arti marziali in Hero (2002) di
Zhang Yimou, all’action-thriller Infernal Affairs (2002-03) di
Andrew Lau e Alan Mak, all’epica di guerra La battaglia dei tre
regni (2008-09) di John Woo, sino al recente contributo
all’universo Marvel in Shang-chi e la leggenda
dei dieci anelli (2021). Nel corso dei decenni, oltre a mantenere
viva la curiosità per ruoli e cinematografie sempre diversi, grazie
alle sfaccettature dei suoi molteplici personaggi ha dato un
contributo importante alla ridefinizione dell’immagine tradizionale
della star maschile, consacrando la sua unicità sulla scena
cinematografica contemporanea”.
È stato diffuso il trailer
ufficiale di Love & Death per l’imminente
miniserie True Crime di HBO Max,
con Elizabeth Olsen nei panni di una normale
casalinga di periferia che diventa un’assassina dopo aver ucciso il
suo vicino con un’ascia. Il dramma limitato sarà disponibile
per lo streaming negli USA il 27 aprile.
Il video mostra Candy Montgomery
interpretata da Elizabeth Olsen mentre inizia una relazione
con il marito della sua amica nel tentativo di portare eccitazione
nella sua vita. Tuttavia, questa relazione alla fine prende una
svolta oscura, dopo che la sua amica viene brutalmente assassinata.
Dai un’occhiata al trailer di Love &
Death qui sotto:
https://www.youtube.com/watch?v=Z778sJGKB3E
La serie tv Love & Death
Love &
Death sarà incentrato su due coppie che vanno in
chiesa e si godono la vita familiare in una piccola città del
Texas, finché qualcuno non prende in mano un’ascia. È basato
sul libro intitolato Evidence of Love: A True Story of
Passion and Death in the Suburbs e una raccolta di
articoli del Texas Monthly (“Love & Death in Silicon
Prairie”, Part I & II).
La miniserie è interpretata da
Elizabeth Olsen (WandaVision) nei
panni di Candy Montgomery, Jesse Plemons
(Jungle Cruise) nei panni di Allan Gore, Lily Rabe
(American Horror Story) nei panni di Betty Gore, Krysten Ritter (Jessica Jones) nei
panni di Sherry Cleckler, Patrick Fugit (Outcast) nei
panni di Pat Montgomery, Keir Gilchrist (Agraphical) nel
ruolo del pastore Ron Adams, Elizabeth Marvel (House of Cards)
nel ruolo del pastore Jackie Ponder e Tom Pelphrey
(Ozark) nel ruolo di Don Crowder.
Love &
Death è scritto e prodotto esecutivamente da David E.
Kelley ( The Undoing ) attraverso la sua
David E. Kelly Productions, con Lesli Linka Glatter
( Mad Men ) alla regia. I
produttori esecutivi sono Glatter, Nicole Kidman e Per Saari
attraverso Blossom Films, Scott Brown e Megan Creydt attraverso
Texas Monthly, Matthew Tinker, Michael Klick e Helen
Verno. Lionsgate produrrà la serie limitata.
La star della serie tv
Loki,Owen
Wilson ha rivelato quando i fan della serie Marvel Studios diffusa su
Disney+ possono aspettarsi di
guardare l’attesissima seconda stagione. L’attore infatti ha
risposto “a sorpresa” ad una domanda che gli era stata posta
da ET riguardo al
teaser della seconda stagione di Loki che è
stato allegato ai titoli di coda di Ant-Man and the Wasp: Quantumania,
lasciandosi sfuggire la data di uscita.
“Immagino che abbiano una
specie di piccola reunion di Tom Hiddleston, io e Jonathan Majors della seconda stagione
di Loki “, ha dichiarato
Wilson. “E penso che uscirà alla fine
dell’estate o settembre.”
La
prima stagione di Loki ha debuttato nel
giugno del 2021, il che significa che la seconda stagione arriverà
probabilmente poco più di due anni dopo la prima stagione che è
andata molto bene su Disney+. Secondo quanto abbiamo appreso
la seconda stagione mostrerà molte più scene di Jonathan Majorsrispetto alla prima e
vedrà anche il premio Oscar Ke Huy Quan in un
ruolo ancora non rivelato.
Ambientato dopo gli eventi di
Avengers: Endgame, Loki Stagione 1 ha visto
il ritorno del Dio dell’inganno dopo che è stato arrestato
dall’Autorità del Tempo a causa del danno che aveva fatto alla
linea temporale. La seconda stagione vedrà il ritorno nel ruolo di
Showrunner e produttore esecutivo Eric Martin. Il nuovo capitolo
sarà prodotto esecutivamente anche dal protagonista Tom Hiddleston e dallo sceneggiatore
della prima stagione Michael Waldron.
Nicolas Cage ha
assunto i panni Dracula durante le riprese di Renfield, in un modo
particolarmente coerente alla natura del suo personaggio. Sebbene
non sia il vero protagonista del film Reinfield, dato che
quel titolo va all’omonimo eroe oppresso interpretato da Nicholas Hoult,
Cage è un’attrazione decisamente importante all’interno del
lungometraggio, con la sua rappresentazione del famigerato
succhiasangue Dracula. Come capo orribilmente crudele di Renfield,
il personaggio di Cage è stato sin da subito un punto di forza
della campagna di marketing del film.
Tuttavia, nonostante
Renfield sia, come dichiarato, un sequel del
Dracula del 1931 che non presenterà poi molto il vampiro,
Cage ha avuto comunque l’opportunità di far sue le parti peggiori
del vampiro nel mondo reale. L’attore ha infatti ammesso di aver
accidentalmente bevuto il proprio sangue a un certo punto durante
le riprese. Di certo non aiuta il fatto che avesse delle vere
zanne. “Nessun motivo in termini di metodo, – ha
raccontato Cage – ma le zanne erano autentiche, erano di
ceramica e piuttosto appuntite. Quindi mi sono morso il labbro un
paio di volte che mi ha fatto bere il mio stesso
sangue”.
Questo non fa che rendere ancor più
iconica l’interpretazione di Nicolas Cage del personaggio. Per
quanto riguarda la trama del film, invece, come già rivelato, in
Renfield, il giovane che dà il titolo al
film è costretto a procurare le vittime del suo padrone ed a
eseguire ogni suo ordine, per quanto spregevole. Ma ora, dopo
secoli di servitù, Renfield è pronto a scoprire che c’è una vita al
di fuori dell’ombra del Principe delle Tenebre. Se solo riuscisse a
capire come porre fine alla sua codipendenza. Il film sarà in sala
dal 25 maggio.
Nel 1970, a Los Angeles, un bambino di 7 anni andava al cinema a
gustarsi un doppio spettacolo con i genitori al Tiffany Theatre per
poi disquisirne con loro nell’auto sulla via del ritorno a casa.
Questo bambino andava a vedere La guerra del cittadino Joe e Senza
un filo di classe, un drama e una comedy. A sette anni, ribadiamo.
Quanti si sarebbero annoiati? Probabilmente molti, ma non lui. Non
Quentin Tarantino, proprio quello che andava a
fruire pellicole anche violente a nove anni ridendo di gusto o
rimanendo estasiato davanti al grande schermo, e che non è cambiato
molto da quando era fanciullo, oggi compie sessant’anni. Ed è,
oltre che un cinefilo fiero e grato alla settima arte, uno dei
registi più influenti della sua generazione.
Cominciamo dicendo che
il cinema di Quentin Tarantino è stratificato
oltre che citazionista, dentro i suoi film ci sono omaggi a
Sergio Leone, Sergio Corbucci, John Woo e perfino
Dario Argento. Ecco perché i suoi film possono
essere letti e apprezzati a diversi livelli di profondità, come
accade solo alle opere d’arte più riuscite. Più riferimenti si
colgono e più la lettura del film sarà dettagliata e completa. A
volte ci vogliono anche più visioni nel tempo per comprendere, ad
esempio, il finale epico di Django Unchained, in cui risuona Trinity,
canzone nota per essere parte iconica della colonna sonora di Lo
chiamavano Trinità con Terence Hill. E questo è
solo un gioco in più che Tarantino fa con il suo pubblico, perché
proprio per la componente pop insita nei suoi film, lo spettatore è
sempre in grado di avere un’esperienza di grande
intrattenimento.
I film di Tarantino – chi più chi
meno – sono anche politici. Uno dei più politici è proprio il
penultimo, The Eightful Eight, in cui è evidente, più
dell’altro sopracitato, la componente razzista e di odio fra
sudisti e nordisti americani, fra bianchi e neri, fra uomini e
donne. Ed è una visione che richiede grande attenzione per poter
essere decodificata al meglio. Perché magari ci si lascia prendere
dal suo essere diretto, crudo ed eccessivo. Ma in questo modo di
fare un cinema tanto pop, che parla a tutti, si nasconde il suo
pensiero. Un po’ come accadeva in Ispettore Callaghan: il caso
Scorpio è tuo! di Don Siegel, in cui dietro scene apparentemente
brutali e
insignificanti si celava il racconto della situazione
politico-sociale statunitense degli anni Settanta. Con sequenze
che, iconograficamente parlando, risultavano potentissime. Oltre
alle citazioni e ai riferimenti specifici, il cinema di Tarantino è
accessibile a tutti. E come tanti altri cineasti ha dei “marchi di
fabbrica” volti a distinguere il suo linguaggio e la sua regia,
elementi riconducibili a lui e al suo modo di costruire le
storie.
Come spesso accade ai
narratori, Tarantino sfrutta i topoi per edificarci attorno
l’intero impianto narrativo della storia. Questi motivi ricorrenti
sono visibili a occhio nudo e per chi ama il suo cinema sarà
bastato aver visto almeno tre quarti delle sue opere per
individuarli. Il buon Quentin ne ha tanti, ma quello più simbolico
è l’automobile. Come dice Vito Zagarrio, “la macchina e la strada
sono il “Vanishing Point” tarantiniano, le icone del Mito
americano.” La ritroviamo in molte pellicole e spesso sono
l’ambiente in cui si svolgono avvenimenti o vengono “consumati” i
tipici dialoghi crudi e sopra le righe che il regista tanto ama
scrivere. Emblematico è l’uso che se ne fa in Le iene, esordio alla
regia di Quentin Tarantino, dove la macchina
diventa luogo in cui tutto succede: si narrano storie, si fugge
nella speranza di salvarsi (una delle scene d’apertura con Mr.
White e Mr. Orange), si muore e si uccide. Uno “spazio metaforico”,
come dice Zagarrio, ma anche uno “status symbol” (in Pulp Fiction, secondo film) in cui diventa membro del
duo formato da Vincent Vega e Jules Winnifield. Per Tarantino
diventa talmente essenziale da dedicarle un’intera sequenza con
protagonista Mr. Wolf, quando Vincent e Jules si ritrovano a
ripulire con meticolosità l’abitacolo dell’auto completamente
imbrattato di sangue.
È anche il mezzo che
conduce Beatrix (La Sposa) verso la vendetta, in un bellissimo
primo piano in bianco e nero, in cui lei rompe la quarta parete per
dialogare proprio con il suo spettatore. O ancora in C’era una
volta a…Hollywood, in questo caso la macchina diventa costante
luogo in movimento che porta i suoi protagonisti principali, Rick
Dalton e e Cliff Booth, a muoversi nei meandri di una florida e
soleggiata Los Angeles di fine anni Sessanta. Insomma, è chiaro che
Tarantino fa diventare l’automobile una delle sue protagoniste, un
po’ come McDonagh fa con i suoi bellissimi paesaggi, che sia
Bruges, Ebbing o Inisherin.
Un’inquadratura e un
piano
I marchi di fabbrica di
Quentin Tarantino sono parecchi. E lui,
cineasta che inghiotte non solo generi ma anche stili, non poteva
che trasformare le sue pellicole in esposizione di incredibili
inquadrature e di peculiari escamotage narrativi. Partiamo dalle
inquadrature: una di quelle più ricorrenti è la contre plongeé,
un’inquadratura dal basso verso l’alto, anomala e qualche volta
straniante. Se pure usata da molti cineasti, Tarantino l’ha
personalizzata, affibbiandola spesso al punto di vista di
personaggi rinchiusi nei bagagliai delle automobili (di nuovo
loro!), tanto che in alcuni casi si parla proprio di truck shot, in
cui noi spettatori entriamo nella soggettiva del personaggio morto
(diventando cadaveri) o incosciente. Ed è questa la sua potenza a
livello visivo. È così che noi pubblico in quel momento dobbiamo
sentirci. Tale inquadratura è presente in molte pellicole, ad
esempio in Kill Bill, nella scena del massacro dei due
pini, quando la Sposa è colpita e giace a terra. La macchina da
presa inquadra O-Ren, Vernita, Elle e Budd, mentre guardano una
indifesa Beatrix. In quel momento il nostro sguardo si sovrappone a
quello della Sposa, e siamo noi, come lei, a guardare i quattro
personaggi. La stessa inquadratura la troviamo in Bastardi senza
gloria, quando il tenente Aldo Raine e il sergente Donnie Donowitz
mutilano i nazisti. Ad un certo punto uno di loro è inchiodato a
terra, impossibilitato a muoversi, mentre i due lo guardano con
soddisfazione. E
noi, come la vittima, siamo costretti a subire. Stessa cosa accade
in Pulp Fiction, quando Jules e Vincent chiudono nel bagagliaio un
cadavere e noi diventiamo quel corpo morto che guarda i suoi
aguzzini.
Dal punto di vista della
scelta dei piani, figlio affezionato del western, Quentin
Tarantino ama molto il primo piano e l’utilizzo dello
sguardo in macchina, che viene utilizzato dal regista per rendere
ancor più suggestiva e coinvolgente la scena. In questo modo i
personaggi dei suoi film cercano da una parte di tirare dentro il
pubblico, dall’altra di allontanarlo facendogli
sentire la presenza della finzione. Emblematica è la scena di
Kill Bill Vol. 2, quando La Sposa rompe la
quarta parete per comunicare allo spettatore dove sta andando,
ossia ad uccidere Bill. Nei lavori tarantiniani questo espediente
continua a ritornare in maniera assidua. Pensiamo anche a Pulp
Fiction, quando nella scena del bar Butch guarda in macchina come
se dall’altra parte ci fosse una qualche sorta di complice, per poi
rivolgersi a Vincent e Marcellus. Come dice sempre Zagarrio “è come
se Tarantino ponesse degli accenti sulle frasi, creando degli echi
interni ai suoi film, dal punto di vista della sintassi e della
costruzione del simbolico oltre che dal punto di vista, più ovvio,
delle tematiche.”
Quentin
Tarantino è uno di quelli che il cinema lo sa fare. Lo sa
maneggiare, sa dialogare con il suo pubblico., facendolo divertire
e al contempo stimolandone il pensiero critico. Sa distinguersi, è
un regista iconico che negli anni ha occupato un posto di spicco
nel discorso cinefilo. Uno di quelli che riesce a coniugare sempre
l’industria e l’arte. La sua narrazione è pop, ricca di
riferimenti, a cavallo trai generi, e forse proprio per questo ha
un fascino irresistibile. Perciò, non ci resta che dirgli: grazie
Quentin, e buon compleanno!
Il trailerdi Fear the Walking Dead8, l’ottava e ultima stagione della serie
spin-off di The Walking Dead è stato
rilasciato. Il co-showrunner Ian Goldberg ha
anche annunciato cheFear the Walking Dead
8 includerà un salto temporale di sette
anni.
“L’ottava stagione diFear the Walking
Dead inizia dopo la conclusione della
settima stagione, quando le speranze di Morgan (Lennie
James) e Madison (Dickens) di salvare
Mo da Father non sono andate come previsto”, dice la sinossi. “Ora,
Morgan, Madison e il gruppo con il quale sono arrivati sull’isola
vivono sotto il cinico governo di Father. Con i nostri personaggi
demoralizzati e abbattuti, a Morgan e Madison spetta il compito di
far riacquistare la fiducia del gruppo sulla possibilità di
riprendersi la propria esistenza per un futuro migliore.Dai un’occhiata al trailer diFear
the Walking Dead 8 di seguito:
L’ultima stagione è interpretata da
Lennie James nei panni di Morgan, Kim
Dickens nei panni di Madison, Colman
Domingo nei panni di Victor Strand, Danay Garcia nei panni di Luciana Galvez,
Austin Amelio nei panni di Dwight,
Christine Evangelista nei panni di Sherry,
Karen David nei panni di Grace Mukherjee, Jenna Elfman nei panni di June e Rubén
Blades. nel ruolo di Daniel Salazar.
I produttori esecutivi di
Fear the Walking Dead sono Scott M. Gimple, gli
showrunner Andrew Chambliss e Ian Goldberg, oltre a Robert Kirkman,
David Alpert, Gale Ann Hurd e Greg Nicotero. È prodotto da AMC
Studios.
Dato che il Marvel Cinematic Universe
è il più grande franchise cinematografico che abbia mai abbellito
Hollywood, basta una sola apparizione in uno dei progetti dello
studio per trasformare un attore precedentemente sconosciuto in un
nome familiare. In effetti, questa è stata una degli aspetti più
spaventosi dell’adesione all’amato franchise per la star di
Captain MarvelBrie Larson. In
attesa di poterla vedere nel sequel The
Marvels, l’attrice ha rivelato di essere stata
preoccupata che la troppa notorietà avrebbe influenzato i suoi
progetti futuri.
“Avevo paura di quello che mi
sarebbe successo – ha raccontato la protagonist – Ero
tipo, ‘Che mondo è questo, dove queste sono le scelte che devo fare
come artista?'”. L’attrice ha poi anche aggiunto: “Quello
a cui torno sempre è che devo vivere con me stessa in un modo che
nessun altro sa. Le scelte che faccio, devo conviverci, sia che me
ne penti o no. Artisticamente, l’ho sempre saputo. Ma per qualche
ragione come me è stato totalmente diverso. Puoi seguirmi sul set e
dire, ‘Wow, sa davvero cosa sta facendo.’ E poi vado a casa e dico,
‘Non so cosa sto facendo.’ Divento insicura e penso di non essere
abbastanza”.
Ad ogni modo, la Larson riesce
sempre a vincere la sua insicurezza e continua ancora oggi a far
parte dell’MCU. Dopo aver recitato in Captain Marvel, la
Larson infatti ha da allora assunto un ruolo importante in
Avengers: Endgame e ha un cameo in
Ms. Marvel. Nel
prossimo film a lei dedicato condividerà la scena con la
Kamala Khan di Iman Vellani e
la Monica Rambeau di Teyonah
Parris. The Marvels, dopo alcuni rinvii, ha ora
una data d’uscita attualmente fissata al 10
novembre.
Cresce l’attesa per il debutto
dell’annunciato primo spin-off di The Walking
Dead, The Walking Dead:Dead City, e oggi AMC ha diffuso il
logo ufficiale e la data di uscita della premiere della serie con
protagonisti Maggie e Negan di Lauren
Cohan e
Jeffrey Dean Morgan. The Walking Dead:Dead
Citydebutterà entro la
fine dell’estate quando il primo episodio sarà presentato in
anteprima su AMC e AMC+ il 18 giugno 2023 negli USA.
La serie segue Maggie e Negan che
viaggiano in una Manhattan post-apocalittica isolata dalla
terraferma alla ricerca del figlio rapito di Maggie, Hershel. La
città fatiscente è piena di morti e abitanti che hanno fatto di New
York City il proprio mondo pieno di anarchia, pericolo, bellezza e
terrore.
The Walking Dead:Dead City trova Maggie e Negan che
viaggiano in una Manhattan post-apocalittica molto tempo fa
tagliata fuori dalla terraferma. La città fatiscente è piena di
morti e abitanti che hanno fatto di New York City il proprio mondo
pieno di anarchia, pericolo, bellezza e terrore. Il cast include
anche Gaius Charles come Perlie Armstrong,
Željko Ivanek come The Croat, Jonathan
Higginbotham come Tommaso, Mahina
Napoleon come Ginny, Trey Santiago-Hudson come
Jano e Karine Ortiz come Amaia.
Come anticipato, Zack
Snyder tornerà con un nuovo film sul finire di quest’anno,
ovvero Rebel
Moon, un’epopea fantascientifica originale del
regista di Army of the Dead e
L’uomo d’acciaio, che debutterà su
Netflix indicativamente il 22
dicembre, giusto in tempo per poter essere il più grande
film originale dell’anno dello streamer. I fan del regista non
vedono l’ora di vedere cosa ha in serbo per loro Rebel
Moon, considerando che il trailer non è ancora arrivato. Lo
sceneggiatore del film sta però ora condividendo alcuni
aggiornamenti sul processo di post-produzione del film.
Shay Hatten, anche
scrittore di John Wick
4, che ha collaborato con Snyder sia in Army
of the Dead che, appunto, Rebel
Moon, ha affermato che “Rebel Moon è in
post-produzione in questo momento. Zack [Snyder] sta montando il
tutto e ho visto alcuni frammenti. Ho visto scene qua e là e un
taglio del trailer. Non ho visto l’intero film, ma ne sono molto,
molto entusiasta. Mi sento davvero così fortunato a lavorare con
Zack. Glielo dico sempre, ma 300 è stato uno dei primi film vietati
ai minori che ho convinto il mio genitori a portarmi a vedere nei
cinema, cosa che penso Zack mi odi sentir dire, perché mi fa
sembrare super giovane”.
“Tuttavia, è stato davvero
un’ispirazione per me per molto tempo. – ha continuato Hatten
– E penso che con Rebel Moon, la gente vedrà di nuovo che è lui
che riesce davvero a liberare la sua immaginazione visiva al
massimo. E penso che la gente lo apprezzerà davvero“. Hatten
non fornisce dunque particolari elementi di trama, ma anticipa un
film visivamente ambizioso, che offrirà numerosi motivi per
ricordare quanto Snyder sia un talentuoso creatore di mondi
narrativi. Le riprese sono dunque del tutto completate e con il
lavoro di post-produzione che prosegue, non dovrebbe volerci molto
prima di poter avere un primo trailer di Rebel Moon.
John Wick
4 (qui la recensione) ha dato vita
ad weekend di apertura al box office da record. Il film, che è
stato presentato in anteprima nelle sale il 24
marzo, è il quarto capitolo dedicato all’eroe d’azione di
Keanu Reeves,
che ha fatto il suo debutto in tali vesti nel film originale del
2014 John Wick. Quel primo capitolo ha raccontato
l’assassino in pensione in cerca di vendetta per la morte del suo
cane e il furto della sua auto, una missione che da allora ha
portato il pubblico in un enorme mondo espanso di caos armato.
Secondo Deadline, il weekend di
apertura di John Wick 4 si aggira intorno
all’incredibile cifra di 73,5 milioni di dollari. Questa è la
migliore apertura del franchise, ma anche la più alta apertura per
un film R-rated dai tempi di Bad Boys for
Life nel 2020, diventando così il 14° miglior film di tutti i
tempi per tale categoria di opere. In genere, le uscite
classificate come R hanno infatti un pubblico più limitato e sono
di norma i titoli PG-13 ad ottenere incassi molto maggiori.
Tuttavia, sia John Wick 4 che
Scream VI, anche quest’ultimo con rating
R, stanno guadagnando importanti profitti.
Ciò potrebbe indicare che più adulti
stanno tornando nei cinema negli ultimi mesi. Questa è un’ottima
notizia per gli imminenti nuovi progetti dell’universo narrativo di
John Wick, che include lo spin-off televisivo The
Continental e Ballerina, con Ana de
Armas. Se quest’ultimo si concentrerà sul raccontare la
storia della letale assassina vista già in John Wick 3:
Parabellum, il secondo racconterà le origini dell’hotel e di
tutti i suoi misteri. Nel mentre, è possibile fruire di
John Wick 4, attualmente in sala. In
Italia, nei suoi primi quattro giorni al box office, il film ha
guadagnato poco più di due millioni di euro.
Shazam! Furia degli
Dei (qui la recensione), dopo
un primo weekend di programmazione
particolarmente deludente, ha preso ora un’ulteriore brutta
botta nel suo secondo fine settimana al botteghino. Il film, come
noto, è il sequel del primo capitolo del 2019, Shazam!,
che vede l’adolescente Billy Batson (Asher
Angel) acquisire la capacità di trasformarsi nel supereroe
Shazam (Zachary Levi).
In questa nuova avventura, si segue ora Billy e la sua famiglia
adottiva, dotata adesso degli stessi poteri, intenti a contrastare
i temibili piani delle dee figlie di Atlante.
Tale racconto sembra però non aver
generato un particolare interesse tra i fan. Secondo Deadline, nel
suo secondo fine settimana in sala il film ha guadagnato circa 9,7
milioni di dollari al botteghino nazionale. Si tratta di un calo di
circa il 68% rispetto al weekend di apertura, il che rappresenta
uno dei peggiori cali al box office dell’intero DCEU. Gli unici
film che hanno subito cali più forti nella seconda settimana sono
stati Batman v Superman: Dawn of
Justice, che ha comunque incassato 51 milioni di dollari
dopo quel calo, e The Suicide Squad del 2021, quest’ultimo
dovuto anche alla sua disponibilità su HBO Max al momento della sua
premiere.
Questo deludente risultato per
Shazam! Furia degli Dei è la prosecuzione di una tendenza
al ribasso per l’intero universo DC. Oltre agli scossoni dietro le
quinte in seguito alla fusione tra Warner Bros. e Discovery, che ha
portato alla cancellazione dell’imminente film di HBO Max
Batgirl mentre era in post-produzione, anche il precedente
film DC Black
Adam ha deluso al botteghino. Shazam! Furia degli
Dei ha avuto dunque la sfortuna di uscire nel mezzo di una
perfetta tempesta di fattori che hanno portato al suo basso incasso
al botteghino. Non resta dunque che attendere che il nuovo DC
Universe di James
Gunn e Peter Safran abbia inizio per
scoprire se i risultati al box office saranno migliori.
Il percorso verso la guarigione
sembra procedere senza troppi ostacoli per la star
di HawkeyeJeremy Renner.
L’attore, come noto, è stato coinvolto in un terribile incidente con uno
spazzaneve all’inizio del 2023, che ha provocato gravi ferite,
interventi chirurgici e molto tempo trascorso in ospedale. A
distanza di un paio di mesi, Renner sta ancora lavorando sodo per
tornare alla normalità e lungo la strada non manca di aggiornare i
fan sui social media riguardo i propri progressi. Questa settimana,
l’attore ha pubblicato un nuovo video di lui che finalmente fa dei
veri passi su un tapis roulant.
Renner ha infatti pubblicato un
video sui sui account Twitter e Instagram domenica pomeriggio in
cui si mostra mentre cammina dopo il pericoloso incidente. Si
tratta di progressi importanti per l’attore, del quale ad un certo
punto subito dopo l’incidente si era detto che avrebbe potuto
perdere per sempre tale facoltà. Nel post l’attore ha anche scritto
“Ora devo trovare ALTRE cose per occupare il mio tempo in modo
che il mio corpo possa riprendersi dalla mia volontà”.
Non resta dunque che attendere
ulteriori aggiornamenti da parte dell’attore, come anche il poterlo
rivedere presente e in forma in un qualche evento pubblico. Nel
mentre, Renner può essere visto nella serie in quattro episodi
Rennervation, disponibile su
Disney+, dove l’attore
collabora con esperti costruttori per acquisire grandi veicoli
governativi dismessi e reinventarli come “creazioni
strabilianti” che servono ad aiutare i bambini nelle comunità
di tutto il mondo. Un progetto che l’attore desiderava realizzare
da tempo e che dimostra ulteriormente le sue grandi qualità
umane.
L’annunciata commedia di Adam
McKay Average Height, Average Built,
incentrata sulla figura di un serial killer aggiunge Robert Downey
Jr. e Robert
Pattinson a un cast corale con altri nomi importanti
della recitazione. I due, infatti, faranno parte di un cast
composto da Amy Adams,
Forest Whitaker
e Danielle Deadwyler per un progetto che deve però
ancora essere venduto a uno studio o a uno streamer. Pattinson,
stando alle prime indiscrezioni sulla trama, interpreterà un serial
killer che arruola un lobbista politico, interpretato dalla Adams,
per convincerla a cambiare le leggi in modo da rendere più facili i
suoi crimini. Si dice che il serial killer di Pattinson sia
diventato una celebrità politica mentre oscura le sue vere
motivazioni.
La parte di Downey dovrebbe invece
essere quella di un poliziotto in pensione che sta ancora cercando
di catturare quello stesso assassino che gli è sfuggito anni prima.
Al momento, non si sa invece quale ruolo interpreteranno Whitaker e
Deadwyler. Lo stesso Adam McKay e Kevin Messick
stanno producendo il progetto attraverso la loro
Hyperobject Industries. Average Height,
Average Build, inoltre, sarà la seconda collaborazione di
McKay con la Adams dopo la satira politica Vice–L’uomo nell’ombra,
del 2018, in cui interpretava Lynne Cheney, moglie del Dick Cheney
interpretato da Christian Bale.
Con quel film, ma anche con il
successivo Don’t Look
Up, McKay ha dimostrato di saper brillantemente
raccontare tematiche importanti attraverso un punto di vista
satirico. Con questo nuovo progetto, che sembra avere a che fare in
modo piuttosto stretto con il mondo della politica, McKay pare
proprio continuerà su questa direzione, potendo vantare ancora una
volta un importante cast di interpreti. Non resta dunque che
attendere maggiori notizie sul progetto e sui chi si occuperà della
sua distribuzione.
L’attesissimo film
Barbie, terzo lungometraggio da regista per
Greta Gerwig, ha recentemente ottenuto una nuova
sinossi, anticipando almeno un paio di nuovi dettagli
sull’imminente progetto e sulle avventure della bambola titolare.
La nuova breve sinossi recita infatti: “Una bambola che vive a
Barbieland viene espulsa perché non è abbastanza perfetta e parte
per un’avventura nel mondo reale“. Mentre sono stati già
rilasciati un teaser trailer e diverse foto
del film, questo è il primo dettaglio della trama pubblicizzato che
coinvolge la “perfezione” di Barbie.
Il livello di segretezza di cui
questa produzione si è vantata sembra essere voluto. Con una
bambola iconica come Barbie, una regista d’essai come la Gerwig e
l’attrice nota per aver interpretato ruoli spigolosi, le
speculazioni sullo stile e sul contenuto del film si sono scatenate
sin da subito, ma Robbie ha insistito sul fatto che il film
dimostrerà che tutte le ipotesi sono sbagliate, dicendo “il
nostro obiettivo è dire, ‘Qualunque cosa tu stia pensando, ti
daremo qualcosa di completamente diverso – la cosa che non sapevi
di volere’.
Barbie
presenta un cast ricco di stelle, che potrebbero essere un grande
incentivo per il pubblico. Margot
Robbie compare nel ruolo principale insieme a
Ryan Gosling
nel ruolo di Ken. Ci sono poi America Ferrera,
Simu Liu nei panni di un altro Ken,
Kate McKinnon,
Ariana Greenblatt, Alexandra Shipp,
Emma Mackey,
Kingsley Ben-Adir. Secondo quanto riferito,
Issa Rae interpreterà un’altra Barbie, ma vi sono
anche Michael Cera, Rhea Perlman,
Will Ferrell come
CEO di Mattel e Ncuti Gatwa come un altro Ken. Il
film arriverà al cinema dal 20 luglio.
Sembra proprio che quello ai
Guardiani della Galassia sarà un lungo addio. Dopo aver
precedentemente affermato che la durata del terzo film della
trilogia sarebbe stato più lungo dei due precedenti, il regista
James
Gunn ha ora confermato che Guardiani della
Galassia Vol. 3 durerà “circa” due ore e
mezza. Rispondendo a un fan su Twitter, che ha chiesto se
le notizie secondo cui il film sarebbe durato due ore e 29 minuti
fossero corrette, il regista – e nuovo CEO dei DC
Studios – ha risposto dicendo “èpiù o meno
così lungo“.
Nello stesso post Gunn ha poi
aggiunto: “anche se non è ancora esatto. E, lo prometto,
neanche un secondo è sprecato. Non c’è niente in eccesso. Era
necessario sperimentare l’arco completo per ogni personaggio
principale dei Guardiani, non solo per questo film, ma per la
trilogia ( o, dovrei dire, trilogy plus)“. Si prospetta dunque
un capitolo conclusivo particolarmente intenso per il gruppo di
eroi Marvel. Stando a quanto riportato
da una prima sinossi, Peter Quill, ancora provato
dalla perdita di Gamora, deve riunire intorno a sé
la sua squadra per difendere l’universo, oltre a proteggere uno di
loro.
Una missione che, se non sarà
portata a termine con successo, potrebbe portare alla fine dei
Guardiani così come li conosciamo. Torneranno nel
cast Chris
Pratt, Zoe
Saldana, Dave
Bautista, Pom
Klementieff,Karen
Gillan, Will Poulter insieme a Vin
Diesel e Bradley
Cooper che offriranno ancora le loro voci.
Will Poulter interpretà invece il ruolo di Adam
Warlock. Guardiani della Galassia Vol. 3 arriverà
in sala il 3 maggio 2023 ed è ovviamente uno dei
film più attesi dai fan del Marvel Cinematic Universe.
It’s around that long, although that’s not
yet exact. And, I promise, not a second is wasted. There’s no fat.
It was necessary to experience the full arc for every major
Guardians character, not only for this film, but for the trilogy
(or, I should say, trilogy plus). https://t.co/HwqXOtzesm
Si è spento a 77 anni a causa di una
lunga malattia l’attore Ivano Marescotti. Da qualche giorno era
ricoverato
all’ospedale civile di Ravenna a causa del peggioramento delle sue
condizioni fisiche. Lascia la moglie Erika, sposata un anno fa, e
la figlia Iliade, nata nel suo matrimonio precedente.
Lo scorso anno a febbraio, aveva annunciato la decisione di
ritirarsi dalle scene per dedicarsi esclusivamente al “Teatro
Accademia Marescotti” a Ravenna. Tra le sue interpretazioni
indimenticabili il dottor Randazzo in Johnny
Stecchino di Roberto Benigni. Ha lavorato
fra gli altri con Leo de Berardinis, Mario Martone, Carlo
Cecchi, Giampiero Solari, Giorgio Albertazzi, Marco
Martinelli. L’esordio al cinema è datato 1989, con una
piccola parte nel film La cintura. Nello stesso
anno l’incontro con Silvio Soldini e la
partecipazione al film L’aria serena
dell’ovest.
Ha interpretato oltre cinquanta film, lavorando con registi quali
Anthony Minghella, Ridley Scott e due volte con Benigni,
nel citato Johnny Stecchino e ne Il
mostro, Marco Risi, Pupi Avati, Marco Tullio
Giordana, Maurizio Nichetti, Carlo Mazzacurati e con
Gennaro Nunziante nei film di Checco
Zalone. Ha avuto 6 candidature al Nastro d’argento, che
vince nel 2004 per l’interpretazione nel cortometraggio
Assicurazione sulla vita di Tommaso
Cariboni e Augusto Modigliani. Tante le
fiction, a partire da La Neve nel bicchiere di
Florestano Vancini (1984) fino a
Màkari, regia di Michele Soavi
(2021), passando per Don Matteo e Che Dio
ci aiuti.
Profondamente legato alla sua Romagna (era nato a Bagnocavallo), a
partire dagli anni ’90 Ivano Marescotti ha iniziato un approfondito
lavoro di recupero del romagnolo, tornando in teatro con i testi di
Raffaello Baldini, per poi rileggere e riscrivere alla sua maniera
Dante (Dante, un patàca ispirato alla Divina Commedia) e Ariosto
(Bagnacavàl, una contaminazione tra il basso romagnolo e l’Orlando
Furioso).
Dopo le immagini che ci hanno
mostrato Lady Gaga sul set con il look della nuova Harley
Quinn, ecco arrivare anche alcune immagini di Joaquin
Phoenix che, per Joker: Folie à Deux, torna a
vestire i panni di Arthur Fleck. Il set, che in questo momento è a
Manhattan, ci offre un nuovo sguardo al personaggio che torna a
vestire il suo anonimo completo marrone invece dello sgargiante
completo rosso che lo ha visto protagonista dell’ormai iconica
scena della scalinata.
Joker:
Folie à Deux presenterà il ritorno di Joaquin Phoenix mentre riprende il suo ruolo
vincitore dell’Oscar come il cattivo DC JOKER. Il sequel presenterà
anche il ritorno di Sophie di
Zazie Beetz insieme ai nuovi arrivati
Brendan Gleeson, Catherine Keener, Jacob Lofland e Harry
Lawtey. Nel cast c’è Lady Gaga che darà vita a Harley Quinn. I
dettagli della trama sono ancora per lo più nascosti, ma sappiamo
che la maggior parte del film si svolgerà ad Arkham
Asylum e conterrà significativi “elementi musicali”.
Rumors recenti inoltre hanno anche suggerito che la
versione di Gaga su Harley Quinn avrà un ruolo più importante di
quanto originariamente riportato, con la storia che si svolge
interamente dal suo punto di vista.
Il film di Todd Phillips del 2019 è stato un successo sia
di critica che commerciale con un incasso mondiale di oltre 1
miliardo di dollari al botteghino, rendendolo il film con il
maggior incasso di tutti i tempi. Ha ricevuto riconoscimenti da
numerosi importanti enti premiati, tra cui due Oscar e due Golden
Globe, sia per il miglior attore che per il miglior suono
originale.
Una donna dal passato doloroso e
ricco di mistero fugge da un hotel di lusso all’altro insieme alla
figlia, che cerca di proteggere a tutti costi. Sembrerebbe l’inizio
di un thriller in piena regola ma Anime False –
serie tv turca in sette episodi che trovate su
Netflix – racchiude innumerevoli segreti.
Melisa Sözen e Eylül Tumbar
sono le due protagoniste di questo racconto così avvincente, madre
e figlia unite da un legame indissolubile. Il titolo originale di
questo nuovo prodotto turco, Biz Kimden Kaçiyorduk
Anne, si basa sull’omonimo romanzo della scrittrice
Perihan Mağden.
Il rapporto madre e figlia in
Anime False viene portato all’estremo. Se
inizialmente lo spettatore è portato a credere che la
Madre – che non viene mai chiamata con il suo vero
nome – tenga in pugno la figlia, lasciandola incapace di scegliere
a lungo andare con gli episodi scopriamo che in realtà non è così.
Bambi – nome con cui la madre chiama la figlia ma
non sappiamo se sia il suo vero nome – scoprirà presto cosa vuol
dire crescere e anche quali conseguenze si porta dietro questo
naturale decorso della vita.
Anime False, la
recensione
Bambi ha trascorso
tutta la sua vita in hotel sparsi per il mondo insieme alla madre.
La madre preferiva tenere nascosto il suo passato e
Bambi sapeva di dover tenere sempre sotto
controllo la sua curiosità. La vita della coppia
madre-figlia è stata una bella avventura, ma la
madre inizia a sentirsi minacciata quando si rende conto che sua
figlia non è più una bambina. La curiosità di Bambi è cresciuta nel
tempo e spesso pone alla madre domande difficili. La serie turca di Netflix Anime False racconta il
cambiamento del rapporto tra Bambi e sua madre, soprattutto quando
fattori esterni iniziano a minacciare il loro legame.
Bambi è solo una
bambina e come tale crescendo in una realtà che le sembrava unica
nel suo genere inizia a vedere le cose sotto una luce diversa.
“Siamo l’unicità della luna”, questo è quello che le ha
insegnato la madre che per tutti questi anni è scappata con il solo
scopo di proteggerla. Una paura irrazionale e
razionale allo stesso tempo quella di dover vedere andare via i
propri figli, lontani dal nido materno che solo una madre può
comprendere a pieno. La paura di Madre però è
portata all’estremo in questo thriller turco di Netflix dove la donna si sente continuamente
minacciata dalle anime false: cioè tutte le persone che
non sono come loro, che non hanno sentimenti, che non si curano del
prossimo.
A Bambi non
dispiace l’idea di questa vita passata a fuggire e spostarsi in
continuazione. Ne fa un vanto del loro carattere, del loro modo di
fare. Viaggiare le rende uniche anche se dietro
questi spostamenti si nascondono diverse cose che la madre le ha
nascosto. Bambi a differenza di
Madre non ha vissuto mai all’interno di una casa,
non sa cosa vuol dire avere una cameretta tutta per se come tutte
le adolescenti. Madre dal canto suo si allontana
dall’idea di quella famiglia patinata che era
disposta a tutto pur di mantenere vive le apparenze. Crescita con
una madre dispotica, Madre ha visto crescere negli
anni della sua gioventù un odio profondo e viscerale verso i suoi
genitori che non l’hanno mai protetta.
In fuga dalla realtà
La fiaba di Bambi,
accompagna madre e figlia lungo questo continuo viaggio in giro per
il mondo. Ma cosa succede quando l’unica realtà che conosci è
circoscritta alla sola fiaba di Bambi? Il libro
adesso appare quasi obsoleto, consunto. Ma la storia di
Bambi, del cerbiatto e della giovane ragazza, è
ancora molto attuale. Nonostante ormai Bambi
conosca la fiaba a memoria, la madre continua a leggergliela e si
indispone quando scopre che la figlia in realtà non ha più
bisogno di lei perché conosce le parole perfettamente.
Così come la madre di Bambi, la
Madre del nostro racconto cerca di proteggere la
figlia dalle Anime False perché rimanere fissi
nello stesso posto era un rischio che sua madre non era disposta a
correre.
Il loro viaggio in Anime
False è una continua fuga dalla realtà. La stessa bambi
ormai cresciuta continua a domandare il perché di tutti questi
spostamenti, rimandando a lungo la domanda su chi sia davvero il
suo padre naturale. Nei vari
flashback lo spettatore ha la possibilità di
scoprirlo. Il meccanico che lavorava per conto del padre del quale
Madre si è perdutamente innamorata ma poi per
circostanza che non vengono spiegate l’uomo non farà parte del
futuro della vita di Madre. Tra le possibilità di
questa sparizione potrebbe esserci la famiglia dispotica: una volta
scoperto l’identità del padre della bambina hanno fatto di tutto
per separarli. Oppure, ipotesi plausibile, l’uomo stesso si è
allontanato per paura.
Madre era figlia di
una coppia aristocratica. I suoi genitori erano
severi e mantenevano sempre una certa distanza da lei. Da
bambina, non era mai stata amata o protetta da loro e questo la
distrusse completamente.
Disprezzava la madre perché era una donna senza
cuore che non si era mai preoccupata dei suoi sentimenti. Così una
volta venuta al mondo Bambi,
Madre fece la promessa di proteggerla a qualsiasi
costo, compreso commettere diversi omicidi.
Difendere a qualsiasi costo quello
che ami
Nel corso di Anime
False lo spettatore scoprirà diversi colpi di scena che
incalzano la narrazione rendendola interessante. Il primo a cui
veniamo sottoposti è la narrazione a posteriori della presunta
morte dei genitori di Madre. Se per tutti questi
anni Madre ha sempre pensato di aver causato la morte dei genitori
manomettendo i freni dell’auto, scopriamo che in realtà a perdere
la vita sono stati la madre e l’autista. Il padre è ancora
vivo e ha aspettato tutti questi anni proprio che la
figlia commettesse un passo falso. Rimaste senza soldi durante i
loro infiniti viaggi, madre figlia si rivolgeranno a un agente
immobiliare per la vendita della casa sulla scogliera, la casa dove
Madre è cresciuta. E mentre i molteplici omicidi
attirano l’attenzione della polizia, il padre si accorda con
quest’ultimi per riuscire a catturare la
donna.
Purtroppo, però il suo piano avrà un
risvolto drammatico e l’uomo morirà proprio per mano della stessa
nipote che stava cercando di “salvare”. Per la prima volta
Bambi si sporca le mani e questo sarà l’inizio del
declino di Anime False e della loro storia.
Cresciuta lontano da tutto e da tutti, bambi ha maturato lo stesso
disprezzo per gli esseri umani della madre e una
volta che la stessa era il pericolo di morte, ha fatto di tutto per
proteggere la sua metà.
Il cammino della vita di Bambi è
appena cominciato.
È nei momenti finale della serie Netflix, dopo aver scoperto che il padre
del personaggio di Melisa Sözen è vivo,
Madre si accorge di una amara verità.
Bambista crescendo e come il
cerbiatto nella fiaba dovrà iniziare a vedersela da sola. Il
raggiungimento di questa consapevolezza rende il sacrifico di
Madre ancora più catartico e in linea con l’arco
narrativo del personaggio. Bambi può badare a ste
stessa e lo sa anche lei, ragion per cui non si volta indietro una
volta che sente gli spari.
Madre però riesce
ancora una volta a salvare la figlia, lasciandole dei soldi
necessari per vivere una vita in continua fuga dalla realtà. Il
finale aperto lasciato dalla prima stagione di
Anime False riecheggia di interrogativi.
Bambi si rifarà una vita, troverà finalmente un
posto dove costruire la sua casa, lontana dai mostri del passato?
Oppure continuerà a seguire le orme della madre e minacciare
chiunque osi avvicinarsi a lei? Non sappiamo se esisterà mai una
seconda stagione ma una cosa sì: per Bambi l’infanzia è
finita.
Apprendiamo da Variety che
Jonathan Majors è stato arrestato sabato a New
York con l’accusa di violenza domestica dopo una lite con una donna
di 30 anni. Secondo una dichiarazione del NYPD, la
donna ha detto agli agenti di essere stata aggredita ed è stata
portata in ospedale con “lievi ferite alla testa e al collo”.
Un rappresentante di Majors ha
negato le accuse. “Non ha fatto nulla di male”, ha detto
il portavoce di Majors in una dichiarazione a Variety. “Non
vediamo l’ora di riabilitare il suo nome e chiarire tutto”.
Secondo la dichiarazione della polizia, gli agenti hanno ricevuto
una chiamata al 911 intorno alle 11:14.
“Un’indagine preliminare ha
stabilito che un uomo di 33 anni era coinvolto in una lite
domestica con una donna di 30 anni”, ha detto la polizia.
“La vittima ha informato la polizia di essere stata aggredita.
Gli agenti hanno arrestato il 33enne senza incidenti. La vittima ha
riportato lievi ferite alla testa e al collo ed è stata trasferita
in un ospedale della zona in condizioni stabili”. La
dichiarazione della polizia elencava diverse potenziali accuse:
“strangolamento”, “aggressione” e “molestie”.
Jonathan Majors è uno dei volti in rapida
ascesa a Hollywood. In questo momento è nelle sale di tutto il
mondo in Creed
III in cui interpreta l’antagonista di
Michael B. Jordan. Cosa ancora più importante per il
suo curriculum e per la sua carriera a lungo termine, Jonathan Majors è l’interprete di
Kang il Conquistatore, il prossimo grande villain del
Marvel Cinematic Universe
e sta conquistando anche molto terreno nel cinema indipendente,
tanto che il
suo ultimo film, originariamente presentato in anteprima al
Sundance, Magazine Dreams, è stato acquisito da
Searchlight Pictures e arriverà nelle sale USA l’8 dicembre.
L’attore ha anche firmato per una nuova produzione di
Amazon Studios.
Che sana ventata d’aria
fresca 65: Fuga dalla Terra, un film di genere che
torna a durare solamente un’ora e mezzo! Niente lungaggini inutili
per dimostrare al pubblico quanto denaro è stato speso in
scenografie ed effetti speciali, il che di conseguenza significa
una storia che va dritta al punto, pur riuscendo a settare con
pienezza e spessore la backstory del protagonista Mills.
65: Fuga dalla Terra, la trama
Dopo un prologo di
notevole efficacia nello spiegare le motivazioni che spingono il
personaggio interpretato da Adam Driver a pilotare la nave spaziale
destinata a portarlo per due anni lontano dalla famiglia, ecco che
65: Fuga dalla Terra si lancia immediatamente
nell’azione. La lotta per la sopravvivenza che Mills e Koa – la
bambina unica altra sopravvissuta dopo che l’astronave è
precipitata – devono affrontare nella Terra preistorica popolata di
dinosauri non concede quasi mai momenti di stasi.
Gli sceneggiatori e
registi Scott Beck e Bryan Woods, già dimostratisi
padroni di questo tipo di narrazione con gli script di
A Quiet Place e del sequel, imbastiscono una
narrazione dove sono le azioni a delineare e sviluppare i
personaggi. Il rapporto che si instaura tra i due non diventa mai
qualcosa di “altro’ rispetto alla necessità di salvarsi in un
ambiente pericoloso e ostile, al contrario viene definito proprio
da questa. Ciò fa sì che allora due diventino i fattori principali
per la riuscita del film: l’ambientazione e l’alchimia tra gli
attori in scena.
Adam Driver and Ariana Greenblatt stars in 65.
Il ribaltamento del preistorico
Partiamo dal setting, che
ribalta con efficacia l’assunto ormai sedimentato nell’immaginario
collettivo dal franchise iniziato con Steven Spielberg e il suo Jurassic Park del 1993: oggi siamo in qualche
modo abituati a vedere dinosauri in un tipo di ambientazione
contemporanea o comunque in un futuro abbastanza vicino da sembrare
il nostro presente. 65: Fuga dalla Terra invece
inverte l’equazione e precipita due ‘esseri umani” in un mondo
incontaminato e preistorico, con almeno un paio di inquadrature che
rimandano più o meno esplicitamente addirittura all’incipit di
2001: Odissea nello spazio di Stanley
Kubrick.
Il ribaltamento risulta
immediatamente convincente senza necessariamente essere innovativo
a livello estetico: con pochi ma efficaci tratti il pilota e la
piccola passeggera vengono immersi in una giungla tanto realistica
quanto inscrutabile, fattore che la rende motivo di costante
tensione. Quello che funziona meglio in 65: Fuga dalla
Terra sta nell’aver reso azione e tensione precise, grazie
a una scansione di montaggio che premia la velocità al posto della
ridondanza: i momenti di pericolo sono fulminei e l’azione pur
spettacolare non dura mai più del dovuto.
Adam Driver stars in 65.
Se si può parlare di
realismo riguardo un film di questo tipo, il lavoro di Beck e Woods
ne possiede in quantità maggiore rispetto a molti altri progetti di
fantascienza visti negli ultimi anni. Purtroppo il loro sci-fi non
possiede una presa più forte presso lo spettatore perché a forza di
scarnificare storia e messa in scena perdono leggermente per strada
l’impatto emotivo della prima parte del film: quanto seminato in
precedenza anticipando la dolorosa backstory di Mills viene infatti
eccessivamente esplicitato nella seconda parte, rendendo la
psicologia del personaggio e la sua relazione con Koa piuttosto
schematiche.
La drammatica fisicità del ruolo di Adam Driver
Nonostante questo
Adam Driver offre al pubblico una prova
decisamente riuscita, asciugando al massimo possibile la sua
interpretazione per lasciare spazio alla drammatica fisicità del
ruolo. La sua interazione con la co-protagonista Ariana
Greenblatt diventa poi scena dopo scena sempre più precisa
e convincente. Se soltanto la storia personale di Mills fosse stata
lasciata maggiormente all’intuizione dello spettatore, protetta in
quella dimensione affascinante del non-detto, molto probabilmente
65: Fuga dalla Terra sarebbe stato un film
avvincente anche a livello emotivo oltre che un comunque più che
discreto spettacolo d’intrattenimento. Rimane comunque un
divertimento assicurato, anche grazie alla presenza di uno degli
attori più talentuosi della Hollywood contemporanea.
L’account Instagram ufficiale di Hunger Games: La ballata dell’usignolo e del
serpente ha pubblicato un nuovo poster che annuncia
anche la data d’uscita americana del film, il 17 novembre. Nel
poste si vedono un usignolo e un serpente che si fronteggiano,
circondati da un cespuglio di rose, presumibilmente, le rose
bianche di Coriolanus Snow.
Hunger Games: La ballata
dell’usignolo e del serpente, il film
Basato sul romanzo prequel del 2020
di Suzanne Collins, Hunger Games: La ballata dell’usignolo e del
serpente è ambientato 64 anni prima degli eventi
della trilogia di Hunger Games a
partire dalla mattina della mietitura dei Decimi Hunger Games, dove
un 18enne Coriolanus Snow viene assegnato come mentore per la
ragazza tributo del Distretto 12 impoverito.
Anni prima di diventare il
tirannico presidente di Panem, il diciottenne Coriolanus Snow è
l’ultima speranza per il suo lignaggio in via di estinzione, una
famiglia un tempo orgogliosa che è caduta in disgrazia nella
Capitale del dopoguerra. Con l’avvicinarsi della decima edizione di
Hunger Games, il giovane Snow è allarmato quando gli viene
assegnato l’incarico di essere mentore di Lucy Grey Baird, la
ragazza tributo del povero Distretto 12. Ma, dopo che Lucy Grey
attira tutta l’attenzione di Panem sfidando tutti durante la
cerimonia della mietitura, Snow pensa che potrebbe essere in grado
di ribaltare le probabilità a loro favore. Unendo i loro istinti
per lo spettacolo e la ritrovata competenza politica, la corsa di
Snow e Lucy contro il tempo per sopravvivere rivelerà alla fine chi
è un usignolo e chi è un serpente.
Tom Blyth e
Rachel Zegler interpreteranno rispettivamente
Coriolanus Snow e Lucy Gray, Hunter
Schafer sarà Tigris Snow, Peter
Dinklage sarà Casca Highbottom, Viola Davis sarà
Volumnia Gaul.
Scritto da Michael Lesslie e basato
su una bozza di Collins e Michael Arndt, il film sarà diretto dal
regista di Hunger GamesFrancis
Lawrence. Sarà guidato dalla produttrice del franchise
Nina Jacobson e dal suo partner di produzione Brad
Simpson, insieme a Francis Lawrence.
Suzanne Collins, Tim Palen e Jim Miller saranno i
produttori esecutivi. Meredith Wieck e Scott
O’Brien stanno supervisionando per conto dello studio. Il
prequel è attualmente previsto per il 17 novembre 2023 nelle
sale.
Quella del “Pre-Code” è stata una
stagione unica e irripetibile nella storia di Hollywood: dal 1930
al 1934, prima che entrasse pienamente in vigore il famigerato
Codice Hays, il cinema
americano ha affrontato senza censure e in anticipo sui tempi gli
argomenti più controversi, dal sesso alla violenza, dalla questione
razziale alle storture del sistema giudiziario, dal mondo della
criminalità all’emancipazione delle donne.
A quei film, che ancora oggi
sorprendono per libertà creativa e spudoratezza, è dedicata la
rassegna HOLLYWOOD PROIBITA – Il cinema senza censure
del “Pre-Code”, in programma alla Sala Cinema del
Palazzo delle Esposizioni di Roma dal 30 marzo al 14 maggio, con
ingresso libero su prenotazione: un’occasione imperdibile per
riscoprire una serie di grandi titoli tuttora modernissimi, molti
dei quali saranno presentati in rare copie in pellicola 35mm
provenienti da Los Angeles e Londra.
Ad aprire la retrospettiva, giovedì
30 marzo alle 20.00, è Scarface, il
capolavoro di Howard Hawks ambientato nella Chicago del
proibizionismo che ha di fatto fondato il genere gangster e di cui
De Palma ha girato il celebre remake con Al Pacino. Oltre a quello
di Hawks spiccano poi in programma i nomi di alcuni dei più grandi
talenti della Hollywood classica, come l’Ernst Lubitsch di
Partita a quattro, dove troviamo il primo ménage à
trois della storia del cinema, o il Frank Capra
de L’amaro tè del generale Yen, con la storia d’amore
interraziale tra una donna americana e un generale cinese. Ma anche
William Wellman con lo scatenato Nemico pubblico,
Victor Fleming con Lo schiaffo, Busby Berkeley e le
indimenticabili coreografie “sociali” di Quarantaduesima
strada, Michael Curtiz con Female, ritratto di donna
manager fuori dagli schemi, o il Tod Browning del leggendario
Freaks, film per molti versi inclassificabile che solo
nell’era del “Pre-Code” poteva essere prodotto. Non va inoltre
dimenticato il contributo allo spirito sovversivo di quel cinema
offerto da alcune dive che incarnavano un nuovo modello femminile,
insieme ironico, volitivo e disinibito: da Marlene Dietrich a Mae
West, da Barbara Stanwyck (il suo sconcertante Baby Face è
uno dei titoli più iconici) alla sex symbol per eccellenza di
quegli anni, Jean Harlow.
Tutti i film saranno presentatiin versione originale
sottotitolata in italiano
PROGRAMMA E SCHEDE DEI
FILM
giovedì 30 marzo, ore 20.00 SCARFACE
Scarface – Lo sfregiato, Usa, 1932, 93’, DCP v.o. sott. it.
di Howard Hawks, con Paul Muni, Ann Dvorak, George Raft
In pieno proibizionismo, Tony Camonte scala le vette della
criminalità di Chicago compiendo violenze e omicidi. Osteggiato e
bandito all’epoca in vari stati, il dirompente capolavoro di Hawks
(e di Ben Hecht alla sceneggiatura) trasforma un gangster in eroe
tragico, fondando di fatto un intero genere.
venerdì 31 marzo, ore 20.00 BABY FACE Usa, 1933, 71’, DCP v.o. sott. it.
di Alfred E. Green, con Barbara Stanwyck, George Brent
Cameriera e prostituta in un bar dei bassifondi, Lily parte per New
York con l’amica nera Chico, decisa a non farsi più usare dagli
uomini, ma a usarli lei stessa per fare carriera. Film simbolo del
cinema del Pre-Code, racconta il sesso e i meccanismi del potere
con un cinismo ancora oggi sconcertante.
sabato 1° aprile, ore 20.00 DISHONORED
Disonorata, Usa, 1931, 91’, 35mm v.o. sott. it.
di Josef von Sternberg, con Marlene Dietrich, Victor McLaglen
Durante la Grande Guerra, i servizi segreti austriaci reclutano una
prostituta per infiltrarla tra i russi, ma l’amore si mette di
traverso. Il film che ha creato il mito di Marlene, grazie a un
personaggio insieme idealista e disincantato che non si può non
amare. Il finale resta tra i più belli di sempre.
domenica 2 aprile, ore 20.00 TROUBLE IN PARADISE Mancia competente, Usa, 1932, 83’,
35mm v.o. sott. it.
di Ernst Lubitsch, con Miriam Hopkins, Kay Francis, Herbert
Marshall
Gaston e Lily, due ladri innamorati, si fanno assumere dalla ricca
Madame Colet per derubarla, ma tra i tre non andrà tutto come
previsto. Una commedia inarrivabile che racchiude tutta la malizia
del tocco di Lubitsch. “Per quanto riguarda il puro stile – disse
del film – credo di non aver mai fatto meglio”.
mercoledì 5 aprile, ore 20.00 SHE DONE HIM WRONG Lady Lou, Usa, 1933, 66’, DCP v.o.
sott. it.
di Lowell Sherman, con Mae West, Cary Grant
Mae West porta al cinema Diamond Lil, il personaggio che l’aveva
resa celebre sui palcoscenici americani: una donna ribelle, ironica
e dalla sfacciata carica erotica, nonché abile manipolatrice degli
uomini. All’epoca il film fu un enorme successo ed ebbe il merito
di lanciare un giovanissimo Cary Grant.
giovedì 6 aprile, ore 20.00 I AM A FUGITIVE FROM A CHAIN GANG Io sono un evaso, Usa,
1932, 93’, 35mm v.o. sott. it.
di Mervyn LeRoy, con Paul Muni, Glenda Farrell
Condannato ingiustamente a dieci anni di lavori forzati, James
Allen riesce a evadere e a rifarsi una vita, fino a quando il
passato torna a bussare alla sua porta. Tra i primi film a
denunciare la violenza del sistema carcerario e della giustizia
americana, resta un capolavoro imitato infinite volte.
venerdì 7 aprile, ore 20.00 BLONDE VENUS Venere bionda, Usa, 1932, 93’, DCP v.o.
sott. it.
di Josef von Sternberg, con Marlene Dietrich, Cary Grant, Herbert
Marshall
Una cantante tedesca sposa uno scienziato americano, ma quando lui
si ammala è costretta a tornare in scena, finendo per innamorarsi
di un giovane playboy. Tra i film più trasgressivi della coppia
Sternberg-Dietrich, contiene il celeberrimo numero musicale in cui
Marlene si esibisce travestita da gorilla.
sabato 8 aprile, ore 20.00 42nd STREET Quarantaduesima strada, Usa, 1933, 85’, DCP
v.o. sott. it.
di Lloyd Bacon, con Warner Baxter, Bebe Daniels, George Brent
Archetipo del musical hollywoodiano e dello spettacolo nello
spettacolo, 42nd Street ha dalla sua un ritmo incalzante e
sorprendenti riferimenti sociali alla Grande Depressione, ma
soprattutto è il primo film a rivelare appieno il genio di Busby
Berkeley, le cui incredibili coreografie faranno scuola.
martedì 11 aprile, ore 20.00 FREAKS
Usa, 1932, 64’, DCP v.o. sott. it.
di Tod Browning, con Wallace Ford, Leila Hyams, Olga Baclanova
Film maledetto per eccellenza, riscoperto solo negli anni ‘60,
Freaks resta forse un unicum nella storia del cinema, un’opera
inclassificabile che riesce a essere insieme realistica e
visionaria, sconvolgente e umanissima, e in cui a finire sotto
accusa è la ferocia delle persone cosiddette “normali”.
mercoledì 12 aprile, ore 20.00 AFRAID TO TALK Usa, 1932, 69’, 35mm v.o. sott. it.
di Edward L. Cahn, con Eric Linden, Sidney Fox
Unico testimone di un’esecuzione della malavita, un fattorino
denuncia l’accaduto al procuratore distrettuale, senza immaginare
che anche quest’ultimo è sul libro paga dei criminali. Tra i titoli
più originali e pessimisti della grande stagione del gangster
movie, con la magistrale fotografia di Karl Freund.
giovedì 13 aprile, ore 20.00 FEMALE
Usa, 1933, 60’, DCP v.o. sott. it.
di Michael Curtiz, con Ruth Chatterton, George Brent
Alison è una manager di successo e spesso frequenta i giovani
uomini che lavorano per lei. Ma un giorno uno di loro rifiuta le
sue avances… Una donna di potere, indipendente e sessualmente
disinibita, è la protagonista di un film emblematico della
modernità e dello spirito del cinema del Pre-Code.
venerdì 14 aprile, ore 20.00 RED DUST Lo schiaffo, Usa, 1932, 83’, DCP v.o. sott.
it.
di Victor Fleming, con Clark Gable, Jean Harlow, Mary Astor
Il proprietario di una piantagione si innamora di una prostituta
finita nei guai, ma viene sedotto dalla sofisticata moglie di un
collaboratore. Un triangolo ricco di erotismo, ironia e colpi di
scena, con tre star al picco del loro fascino e la regia energica
di Fleming, che tornerà a dirigere Harlow in Bombshell.
sabato 15 aprile, ore 20.00 BLONDE CRAZY La bionda e l’avventuriero, Usa, 1931, 79’,
DCP v.o. sott. it.
di Roy Del Ruth, con James Cagney, Joan Blondell, Louis Calhern
Bert e Ann sono fattorino e cameriera in un grande albergo, ma
arrotondano truffando i clienti. La coppia vacilla quando Ann
conosce un uomo colto e raffinato che la chiede in moglie…
Sfacciati e irresistibili come non mai, Blondell e Cagney (al primo
ruolo in una commedia) valgono da soli questo titolo iconico.
domenica 16 aprile, ore 20.00 THE BITTER TEA OF GENERAL YEN L’amaro tè del generale
Yen, Usa, 1933, 88’, DCP v.o. sott. it.
di Frank Capra, con Barbara Stanwyck, Nils Asther
A Shanghai, durante la guerra civile, una missionaria americana è
costretta a trattenersi nel palazzo del generale Yen, finendo per
subire il fascino dell’uomo. Tra i primi a mostrare una storia
d’amore interrazziale, questo abbagliante melodramma è uno dei film
più atipici di Capra, rivalutato solo a posteriori.
mercoledì 19 aprile, ore 20.00 I AM A FUGITIVE FROM A CHAIN GANG (replica)
Io sono un evaso, Usa, 1932, 93’, 35mm v.o. sott. it.
di Mervyn LeRoy, con Paul Muni, Glenda Farrell
Condannato ingiustamente a dieci anni di lavori forzati, James
Allen riesce a evadere e a rifarsi una vita, fino a quando il
passato torna a bussare alla sua porta. Tra i primi film a
denunciare la violenza del sistema carcerario e della giustizia
americana, resta un capolavoro imitato infinite volte.
sabato 22 aprile, ore 20.00 TROUBLE IN PARADISE (replica)
Mancia competente, Usa, 1932, 83’, 35mm v.o. sott. it.
di Ernst Lubitsch, con Miriam Hopkins, Kay Francis, Herbert
Marshall
Gaston e Lily, due ladri innamorati, si fanno assumere dalla ricca
Madame Colet per derubarla, ma tra i tre non andrà tutto come
previsto. Una commedia inarrivabile che racchiude tutta la malizia
del tocco di Lubitsch. “Per quanto riguarda il puro stile – disse
del film – credo di non aver mai fatto meglio”.
domenica 23 aprile, ore 20.00 GOLD DIGGERS OF 1933 La danza delle luci, Usa, 1933,
97’, 35mm v.o. sott. it.
di Mervyn LeRoy, con Joan Blondell, Dick Powell, Ginger Rogers
Un giovane ricchissimo con l’hobby del canto corteggia una ballerina senza rivelarle la sua vera identità. La
trama però è solo un pretesto per una serie di leggendari numeri
coreografici diretti da Busby Berkeley, tra cui spicca l’insolito
Remember My Forgotten Man, sul dramma della Grande
Depressione.
mercoledì 26 aprile, ore 20.00 NIGHT NURSE L’angelo bianco, Usa, 1931, 72’, DCP v.o.
sott. it.
di William A. Wellman, con Barbara Stanwyck, Joan Blondell, Clark
Gable
Un’infermiera assunta in una casa privata scopre un complotto ai
danni di due bambini per impossessarsi dell’eredità. Un
imprevedibile melò tinto di giallo che esalta la solidarietà
femminile e denuncia la corruzione delle classi privilegiate.
Memorabile Clark Gable nei panni di un autista sadico e
manesco.
venerdì 28 aprile, ore 20.00 LITTLE CAESAR Piccolo Cesare, Usa, 1931, 79’, 35mm v.o.
sott. it.
di Mervyn LeRoy, con Edward G. Robinson, Douglas Fairbanks Jr.
Ascesa e caduta di Cesare “Rico” Bandello, boss di Chicago e “tra i
primi veri antieroi del cinema americano” (Lourcelles). Caposaldo
del genere gangster, ha un ritmo serrato e un realismo crudo e
violento, ma colpisce anche per l’ambiguità del rapporto tra i due
protagonisti, spesso letto in chiave omosessuale.
sabato 29 aprile, ore 20.00 EMPLOYEES’ ENTRANCE Guerra bianca, Usa, 1933, 74’, DCP
v.o. sott. it.
di Roy Del Ruth, con Warren William, Loretta Young
Il tirannico direttore di un negozio assume la giovane Madeline
solo in cambio di favori sessuali. Quando però Madeline si innamora
di un collega, teme che la verità salti fuori… Un ritratto spietato
delle logiche del mercato e delle condizioni di lavoro durante la
Grande Depressione, da riscoprire assolutamente.
domenica 30 aprile, ore 20.00 DEVIL AND THE DEEP Il diavolo nell’abisso, Usa, 1932,
79’, 16mm v.o. sott. it.
di Marion Gering, con Tallulah Bankhead, Gary Cooper, Charles
Laughton, Cary Grant
Ossessionato dalla gelosia, il comandante di una nave rende la vita
impossibile alla moglie, fino a spingerla tra le braccia di un
giovane tenente. Gary Cooper e Cary Grant sono per la prima volta
insieme in questo melò sontuoso, con un sorprendente finale a bordo
di un sottomarino bloccato in fondo al mare.
mercoledì 3 maggio, ore 20.00 RED-HEADED WOMAN Usa, 1932, 79’, DCP v.o. sott. it.
di Jack Conway, con Jean Harlow, Chester Morris, Charles Boyer
Jean Harlow è al suo meglio nei panni di una spudorata
arrampicatrice sociale, che sa usare ogni arma di seduzione ma
all’occorrenza non disdegna un revolver… Scritto da Anita Loos dopo
una prima stesura di Scott Fitzgerald, è uno degli esempi più
folgoranti del piglio anticonformista del cinema dell’epoca.
venerdì 5 maggio, ore 20.00 THE PUBLIC ENEMY Nemico pubblico, Usa, 1931, 83’, 35mm
v.o. sott. it.
di William A. Wellman, con James Cagney, Jean Harlow
La storia di Tom Powers, gangster di origine irlandese nella
Chicago del proibizionismo, è uno degli atti fondativi del genere,
grazie all’interpretazione modernissima di Cagney e alla regia tesa
e vibrante di Wellman. Entrati nel mito la scena del pompelmo e un
finale che ancora sconvolge per la sua violenza.
sabato 6 maggio, ore 20.00 GOLD DIGGERS OF 1933 (replica)
La danza delle luci, Usa, 1933, 97’, 35mm v.o. sott. it.
di Mervyn LeRoy, con Joan Blondell, Dick Powell, Ginger Rogers
Un giovane ricchissimo con l’hobby del canto corteggia una
ballerina senza rivelarle la sua vera identità. La trama però è
solo un pretesto per una serie di leggendari numeri coreografici
diretti da Busby Berkeley, tra cui spicca l’insolito Remember My
Forgotten Man, sul dramma della Grande Depressione.
domenica 7 maggio, ore 20.00 FORBIDDEN Proibito, Usa, 1932, 83’, DCP v.o. sott.
it.
di Frank Capra, con Barbara Stanwyck, Adolphe Menjou, Ralph
Bellamy
Lulu resta incinta di un politico, Bob Grover, ma per non
comprometterne la carriera sposa un giornalista. Quando
quest’ultimo decide di rivelare alcuni segreti su Grover, la donna
arriverà persino a ucciderlo. Ancora una volta Capra si conferma un
maestro nell’intrecciare dramma e commedia, melò e politica.
martedì 9 maggio, ore 20.00 IMITATION OF LIFE Lo specchio della vita, Usa, 1934,
111’, DCP v.o. sott. it.
di John M. Stahl, con Claudette Colbert, Warren William, Rochelle
Hudson
Meno celebre del remake di Sirk con Lana Turner, il film di Stahl
fu tra i primi a subire l’ostilità di un codice Hays ormai a pieno
regime, soprattutto per come affronta la questione razziale. La
vicenda delle quattro protagoniste, due madri e due figlie, non ha
mai smesso però di appassionare e commuovere.
mercoledì 10 maggio, ore 20.00 SCARFACE (replica)
Scarface – Lo sfregiato, Usa, 1932, 93’, DCP v.o. sott. it.
di Howard Hawks, con Paul Muni, Ann Dvorak, George Raft
In pieno proibizionismo, Tony Camonte scala le vette della
criminalità di Chicago compiendo violenze e omicidi. Osteggiato e
bandito all’epoca in vari stati, il dirompente capolavoro di Hawks
(e di Ben Hecht alla sceneggiatura) trasforma un gangster in eroe
tragico, fondando di fatto un intero genere.
venerdì 12 maggio, ore 20.00 BOMBSHELL
Argento vivo, Usa, 1933, 96’, 35mm v.o. sott. it.
di Victor Fleming, con Jean Harlow, Lee Tracy, Frank Morgan
La diva del cinema Lola Burns è perseguitata dalle trovate del suo
agente, che inventa le notizie più sensazionali per alimentarne la
popolarità. Una screwball comedy corrosiva ed esilarante sugli
inconvenienti dello star system, negli anni in cui Hollywood era
considerata a buon diritto la nuova Babilonia.
sabato 13 maggio, ore 20.00 DESIGN FOR LIVING Partita a quattro, Usa, 1933, 91’, DCP
v.o. sott. it.
di Ernst Lubitsch, con Fredric March, Gary Cooper, Miriam
Hopkins
Due artisti americani squattrinati incontrano a Parigi la bella
Gilda, che coinvolgerà entrambi in un ménage à trois. Con la
consueta ironia sopraffina, Lubitsch compone un inno ai piaceri
della vita, in cui lascia a bocca aperta la rappresentazione
liberatoria e anticonformista della sessualità femminile.
domenica 14 maggio, ore 20.00 BLONDE VENUS (replica)
Venere bionda, Usa, 1932, 93’, DCP v.o. sott. it.
di Josef von Sternberg, con Marlene Dietrich, Cary Grant, Herbert
Marshall
Una cantante tedesca sposa uno scienziato americano, ma quando lui
si ammala è costretta a tornare in scena, finendo per innamorarsi
di un giovane playboy. Tra i film più trasgressivi della coppia
Sternberg-Dietrich, contiene il celeberrimo numero musicale in cui
Marlene si esibisce travestita da gorilla.