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Avatar: la via dell’acqua, le prime reazioni elogiano il sequel di James Cameron come un capolavoro visivo

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Leicester Square a Londra ha ospitato la prima mondiale di Avatar: la via dell’acqua ieri sera, e con l’embargo sui social media ora revocato, i critici hanno twittato i loro pensieri iniziali sul sequel di fantascienza di James Cameron. Mentre le primissime reazioni sono state un po’ contrastanti, ciò che è seguito è stato una raffica di tweet che elogiavano l’epico ritorno di Cameron su Pandora come un capolavoro visivo. In effetti, parecchi critici ritengono che Avatar: la via dell’acqua superi l’originale in ogni modo.

Come previsto, gli effetti visivi e le sequenze d’azione hanno ricevuto molti elogi, ma la trama sottile e la caratterizzazione dei personaggi sono stati elementi al centro delle criticate, così come l’enorme durata del film di 3 ore e 10 minuti. Detto questo, la maggior parte sembra essere rimasta sbalordita dal film e non ci sono state reazioni negative (ancora, comunque). Dai un’occhiata ai Tweet di seguito e continueremo ad aggiornare man mano che ne arriveranno altri.

Avatar: la via dell’acqua, il film

Avatar: la via dell’acqua si svolge dentro e intorno all’oceano. Sully (Sam Worthington) e Neytiri (Zoe Saldana) hanno dei figli. “Ovunque andiamo”, dice Sully, “so una cosa, questa famiglia è la nostra fortezza”. Il sequel sembra ancora più sbalorditivo nella sua grafica blu intenso rispetto al film del 2009. Creature tutte nuove: vediamo i Na’vi su pesci volanti, uccelli, creature che comunicano con una balena, eppure in qualche modo divisi nonostante la loro affinità con la natura: le persone aliene sono divise, combattono l’una contro l’altra in una lotta tra pistole e frecce. È davvero un mondo completamente nuovo che alza la posta in gioco del precedente film 3 volte vincitore di Oscar.

Avatar: la via dell’acqua debutterà il 14 dicembre 2022, seguito dal terzo capitolo il 20 dicembre 2024. Per il quarto e quinto capitolo, invece, si dovrà attendere ancora qualche anno: 18 dicembre 2026 e 22 dicembre 2028.

Il cast della serie di film è formato da Kate Winslet, Edie Falco, Michelle Yeoh, Vin Diesel, insieme ad un gruppo di attori che interpretano le nuove generazioni di Na’vi. Nei film torneranno anche i protagonisti del primo film, ossia Sam Worthington, Zoe Saldana, Stephen Lang, Sigourney Weaver, Joel David Moore, Dileep Rao e Matt Gerald.

Sì, chef! – La Brigade, intervista al regista Louis Julien-Petit

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Sì, chef! – La Brigade, intervista al regista Louis Julien-Petit

Arriva nelle sale italiane il 7 dicembre Sì, chef! – La Brigade, diretto da Louis Julien-Petit, già autore e regista di Le invisibili. In occasione della presentazione del film, abbiamo incontrato il regista che ha risposto a domande e curiosità su questa commedia dal cuore grande e dal sapore confortante.

-In questo periodo c’è una vera e propria moda di raccontare storie ambientate in cucina, sia al cinema che nella serialità. Come mai lo spazio della cucina si presta così bene a raccontare l’uomo?

La cucina affascina perché è un microcosmo. Un luogo segreto poco accessibile al grande pubblico. Per “La Brigade”, sono rimasto affascinato da Catherine Grosjean, una cuoca che dava lezioni a minori migranti. 100/100 laureati e di successo. Un modello di integrazione là dove tutti gli altri stigmatizzano queste persone. Mi sono reso conto, durante la mia indagine, che la cucina francese era stata fatta da stranieri per anni. Volevo fare un film sulla trasmissione dell’amore per la cucina, più che sulla sua tecnica. Infatti nel film la cucina crea un legame tra Cathy e i giovani protagonisti, e lei riesce a far rivivere loro i ricordi della loro giovane vita sradicata.

-La storia parla di seconde possibilità e di imparare a conoscersi. Succede a Marie Cathy e succede anche ai ragazzi che imparano a conoscere se stessi e a sapere cosa vogliono attraverso un mestiere. Non le sembra però che nella vita sia molto difficile concedere seconde opportunità?

Non è una seconda possibilità, ma una prima possibilità. Questi giovani arrivano in Francia per iniziare a vivere, per imparare. La prima cosa che vogliono è tornare a casa e diffondere la loro conoscenza per impedire ad altri di attraversare mari e paesi. Sono degli eroi. Personalmente non l’avrei fatto: lasciare la mia casa a 10 anni… e penso che non lo faresti neanche tu.

-Il film racconta di una realtà, quella dei migranti, molto drammatica, ma invece di metterla in scena attraverso il conflitto, scelta più classica, si è preferito farlo con un linguaggio emotivo e accogliente. Come mai?

La commedia sociale è il genere che lo permette. I protagonisti di questa storia non hanno niente, quindi hanno tutto da guadagnare. Assistiamo a una lotta di personaggi ordinari a cui accade una storia straordinaria. La commedia è invitante in questo senso, il soggetto è condiviso e lascia spazio alla speranza, alla fine del film.

-Qual è la condizione degli immigrati in Francia? I giovani che chiedono i documenti vengono davvero sottoposti a visite mediche così specifiche?

Sì. Esistono le visite mediche. In Francia diamo il benvenuto all’Oceano Vichingo. Più seriamente, il film rende omaggio anche a tutti gli assistenti sociali che aiutano quotidianamente e con atti pratici affinché questi giovani possano integrarsi. È difficile togliere l’etichetta di “migranti”, ma la storia lo ha dimostrato e lo dimostrerà, con le guerre e il riscaldamento globale, migreremo tutti. Non è una storia di paesi e di confini, ma di umanità.

-Nel film ha lavorato con attori navigati come François Cluzet e Audrey Lamy, ma ha anche avuto intorno tantissimi giovani interpreti. Com’è stato gestire una tale quantità di attori giovani?

300 giovani coinvolti. 100 hanno partecipato a laboratori teatrali. Ho selezionato 50 persone che hanno iniziato il film. Non avevamo la sceneggiatura o le scene. Gli spiegavo tutto mentre procedevo. Il film è stato girato nell’ordine della sceneggiatura. Ho voluto proporre agli spettatori di assistere all’emancipazione di questi giovani.

-Nel cinema di oggi la commedia è solo evasione o, come in questo caso, può essere anche strumento per accendere una luce sulla contemporaneità e sui suoi problemi?

François Truffaut diceva che si va al cinema o per riconoscersi o per divertirsi. Vorrei fare entrambe le cose. Proporre problemi della società, cambiare il modo di vedere le cose, toccare la società civile e talvolta, quando necessario, riflettere sulla disobbedienza civile: è proibito ma è giusto. Mettere lo spettatore nella condizione di chiedersi: cosa avresti fatto al posto del personaggio?

Distribuito da I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection, Sì, chef! – La Brigade è al cinema dal 7 dicembre.

Il domani tra di noi: trama, cast e finale del film

Il domani tra di noi: trama, cast e finale del film

Le storie di sopravvivenza, in special modo quelle che si svolgono in luoghi impervi e ai confini del mondo civilizzato, sono il più delle volte un buono modo per affrontare tematiche esistenziali e legate all’animo umano. Titoli come Arctic, Cast Away, Vita di Pi o il più classico Un tranquillo weekend di paura sono alcuni esempi perfetti di questo filone narrativo. Nel 2017 è arrivato al cinema anche un altro titolo a suo modo appartenente a questo. Si tratta di Il domani tra di noi (qui la recensione), diretto dal regista palestinese candidato all’Oscar Hany Abu-Assad.

Scritto da Chris Weitz e J. Mills Goodloe, questo è l’adattamento cinematografico del romanzo The Mountain Between Us (in italiano tradotto come Le parole tra di noi). Si tratta dell’ottavo romanzo dello scrittore Charles Martin, pubblicato nel 2010. Per via dei numerosi premi vinti e dall’ottima accoglienza di pubblico che il libro ha suscitato, la Fox non ha esitato ad acquistarne i diritti per realizzare una trasposizione cinematografica. Ha così preso vita un racconto dove la speranza e l’ottimismo si riaffermano come valori necessari all’uomo per poter andare avanti contro le avversità.

Interpretato da due celebri attori di Hollywood e girato in vere location naturali, Il domani tra di noi si è a sua volta affermato come un buon successo, trovando in particolare l’approvazione degli appassionati del genere. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Il domani tra di noi: la trama del film e il finale

Il film ha inizio con due sconosciuti che si incontrano al gate, in attesa di imbarcarsi sull’ultimo volo disponibile. Lei è Alex Martin, una fotoreporter di successo in viaggio per partecipare alle sue nozze. Lui è Ben Payne, un medico di ritorno da una conferenza per un’operazione chirurgica programmata nel giorno seguente. Quando il volo viene cancellato per maltempo, Ashley pensa di noleggiare un aereo privato e suggerisce a Ben di dividere il mezzo. Il pilota riesce ad aggirare la tempesta ma un tragico incidente, mentre sorvolano le montagne del Colorado, fa precipitare l’aereo con i due passeggeri a bordo.

Ashley e Ben sopravvivono all’impatto, riportando gravi ferite su tutto il corpo. Smarriti in cima a un’isolata vetta innevata, sanno che a causa di un errore del pilota le squadre di soccorso non arriveranno mai, e che l’unica speranza di sopravvivenza è spostarsi in cerca di un riparo. Così il medico e la giornalista, estranei fino a poche ore prima, dovranno unire le forze e usare tutte le conoscenze a loro disposizione per individuare i primi segni di civiltà. Nel periglioso viaggio che dovranno affrontare ci sarà spazio per i ricordi, i racconti personali, e la nascita di un’inaspettata attrazione reciproca.

Per quanto riguarda il finale del film, senza fare qui spoiler, è necessario sapere che questo differisce parzialmente da quello del libro. I due protagonisti, infatti, non si rincontrano in un caffe, bensì in un altro luogo. Qui, oltre a parlare di quanto loro accaduto, si confidano gli ultimi segreti ancora non raccontati l’uno all’altro. Si compiono così una serie di rivelazioni sul passato di Ben, ma anche sulle rispettive vite presenti. Pur modificando aspetti di questo tipo, il film arriva ugualmente alla stessa conclusine, sottolineando dunque le emozioni e i sentimenti che hanno permesso ai due di affrontare quanto capitatogli.

Il domani tra di noi cast

Il domani tra di noi: il cast del film

Prima di arrivare ai due attori che hanno poi effettivamente interpretato i protagonisti, sono stati necessari diversi provini. Inizialmente, il ruolo di Ben Payne era stato offerto a Michael Fassbender e Charlie Hunnam, i quali hanno però rinunciato per via di altri impegni, portando a far ottenere la parte a Idris Elba. Per il ruolo di Alex Martin erano invece state prese in considerazione le attrici Margot Robbie e Rosamund Pike, ma la loro impossibilità a partecipare, anche in questo caso per via di altri impegni, ha spinto i produttori a contattare la premio Oscar Kate Winslet, che ha accettato.

La Winslet si è poi dedicata anima e corpo al suo personaggio, facendo pressione sul regista e i produttori affinché le permettessero di girare una scena immersa nell’acqua ghiacciata. Davanti alla loro titubanza, la Winslet sottolineò il fatto di essere più che preparata per questo tipo di scene, facendo riferimento all’esperienza del film Titanic. La sintonia generatasi poi tra la Winslet ed Elba ha favorito il rapporto che si genera tra i loro rispettivi personaggi. Accanto a loro, completano il cast gli attori Beau Bridges nei panni di Walter e Dermot Mulroney in quelli di Mark, il fidanzato di Alex. Linda Sorensen è Pamela, mentre Mercy Myrdal interpreta Sarah.

Il domani tra di noi: il trailer e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire di Il domani tra di noi grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Amazon Prime Video e Tim Vision. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 6 dicembre alle ore 21:25 sul canale Rete 4.

Fonte: IMDb

Conan il distruttore: trama, cast e sequel del film

Conan il distruttore: trama, cast e sequel del film

Quello di Conan è stato il primo grande personaggio a conferire popolarità internazionale all’attore Arnold Schwarzenegger. Questo è il protagonista di Conan il barbaro, film di genere fantastico diretto nel 1982 da John Milius, che trovò grande fortuna tanto presso la critica quanto il pubblico. Nel 1984 il personaggio è poi stato riportato sul grande schermo per un sequel autonomo intitolato Conan il distruttore, uscito al cinema per la regia di Richard Fleischer. Come il precedente, anche questo mescola avventura, azione e tanta epica, presentando allo stesso tempo una serie di significative novità, tanto nel cast quanto nella storia.

Il personaggio di Conan presente nel film rimane invece ispirato a quello omonimo ideato da Robert Ervin Howard nel 1932 sulle pagine di Weird Tales, come anche alla sua versione fumettistica di Roy Thomas. Negli anni Conan è diventato sempre più popolare, fino a trovare nuova vita proprio grazie a questi film. Per questo sequel, però, il produttore Dino De Laurentiis decise di puntare meno sull’azione e più sull’umorismo. Smorzando la violenza del primo film, egli sperava di ottenere un successo ancora maggiore del precedente. Conan il distruttore si presentò così come un titolo più leggero e divertente, fruibile da grandi e piccoli.

Il film ottenne poi effettivamente un maggior riscontro di pubblico, ma venne accolto male dalla critica, che non lo giudicò all’altezza del precedente capitolo. Negli anni ha comunque mantenuto intatto il proprio status di cult, divenendo un titolo apprezzato tanto per i suoi aspetti più action quanto anche per gli elementi più comici. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e al sequel mancato. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Conan il distruttore: la trama del film

Ambientato in un epoca fantastica e lontana nel tempo, il film ha per protagonista il forzuto guerriero Conan, il quale viene ingaggiato dalla regina Taramis per accompagnare con pochi fidati uomini la nipote Jehnna in un viaggio molto pericoloso. Secondo la leggenda, la giovane è infatti l’unica a poter recuperare il corno di Dagoth, un dio addormentato da tempo. Tale oggetto conferisce a colui che lo detiene il potere di governare su tutto l’universo. Inizialmente riluttante, Conan accetta quando la regina gli promette di resuscitare la sua amata. Intrapresa la spedizione, non mancano certo ostacoli e imprevisti in un territorio ricco di pericoli ad ogni angolo.

Tra gli uomini presenti alla spedizione vi è anche Mombaata, la più fedele delle guardie della regina, che ha il compito di controllare ciò che avviene e in particolar modo le azioni di Conan. Tra i due non scorre infatti buon sangue e il leggendario guerriero inizierà ben presto a sospettare che non tutta la verità gli è stata detta. Più si avvicineranno al corno di Dagoth, più alcuni aspetti di quella missione verranno alla luce, sovvertendo l’equilibrio che si era mantenuto fino a quel momento. Ben presto, Conan si troverà infatti a dover combattere contro nemici inaspettati e pericoli più grandi di quanto avrebbe potuto immaginare.

Conan il distrutttore cast

Conan il distruttore: il cast del film

Come anticipato, Arnold Schwarzenegger riprende il ruolo di Conan a due anni dal precedente film. In questo caso, però, su richiesta del regista, l’attore è dovuto ingrassare di quasi 5 chilogrammi, al fine di apparire ancor più massiccio e imponente. Allo stesso tempo, Fleischer fece in modo che Schwarzenegger apparisse il meno vestito possibile, sfoggiando così i suoi possenti muscoli. L’attore, però, si disse da subito non soddisfatto della storia scritta per il film, trovandola troppo fanciullesca. Egli tentò di convincere i produttori a conferire al film un tono più cupo, ma fallì. A causa di ciò, egli perse interesse nel film. Accanto a lui, nel ruolo della principessa Jehnna vi era l’esordiente Olivia D’abo, la quale aveva quindici anni al momento delle riprese.

La regina Taramis è invece interpretata dall’attrice Sarah Douglas, ricordata per aver interpretato Ursa in Superman e Superman II. Il giocatore di basket dell’NBA Wilt Chamberlain, alto complessivamente 216 centimetri, compare qui per la prima volta in un ruolo di rilievo interpretando Mombaata. Per lui la produzione ebbe difficoltà a trovare un cavallo alto a sufficienza da non fargli toccare terra con i piedi pur se a galoppo. La cantante giamaicana Grace Jones recita invece nel ruolo della guerriera Zula. Entrambi eseguirono oltre il 90% degli stunt previsti per i loro personaggi. La Jones, in particolare, si è esercitata per 18 mesi nell’uso delle armi. Nel film compaiono poi anche Mako nel ruolo di Akiro e Pat Roach nei panni di Toth Amon. Il wrestler André the Giant è invece il dio Dagoth, anche se non lo si vede mai in volto.

Conan il distruttore: il sequel, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Dopo questo secondo capitolo, De Laurentiis desiderava dar vita ad un terzo film, il cui titolo sarebbe dovuto essere Conan il conquistatore. Tuttavia, Schwarzenegger, impegnato nelle riprese di Predator, si disse non interessato a riprendere il ruolo, anche a causa del risultato del secondo film. Per anni De Laurentiis tentò di convincere l’attore a stipulare un nuovo contratto, ma ciò non fu possibile anche a causa dell’ormai elevato cachet di Schwarzenegger. Il film si è così infine trasformato in Kull il conquistatore, basato dunque su un altro dei noti personaggio di Howard. Nel 2011 è invece uscito il remake del primo film Conan the Barbarian, rivelatosi però un insuccesso di critica e pubblico.

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Conan il distruttore è infatti disponibile nei cataloghi di Infinity+ e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 6 dicembre alle ore 21:15 sul canale Italia 2.

Fonte: IMDb

MCU: i 10 progetti più interessanti della Fase 4

MCU: i 10 progetti più interessanti della Fase 4

Dopo sette film, otto serie Disney+ e due speciali, i giorni della Saga dell’Infinito si sono conclusi. A chiudere la Fase 4 dell’MCU ci sono Black Panther: Wakanda Forever e The Guardians of the Galaxy Holiday Special. Nel febbraio 2023, Ant-Man and the Wasp: Quantumania aprirà la Fase Cinque e avvierà la Saga del Multiverso.

Tra pandemia, rallentamenti e chiusure delle sale, la Fase 4 ha vissuto una serie di peripezie che indubbiamente hanno influenzato il botteghino e l’esperienza cinematografica. Nonostante tutto, quella appena conclusa si è rivelata una saga di grande successo per l’MCU. Non sono mancate le novità – vedi la fusione con la Disney – e i grandi incassi dei blockbuster. Ecco un resoconto della Fase 4 a opera degli utenti di Reddit, che hanno parlato dei loro progetti MCU preferiti.

Black Panther: Wakanda Forever

Black Panther: Wakanda ForeverLa Fase 4 è stata più volte criticata per non aver raggiunto – o superato – il livello impostato da Avengers: Endgame. Tuttavia, grazie a Black Panther: Wakanda Forever, si assiste ad un innalzamento dell’asticella proprio con il film finale della Fase. È in sala da meno un mese, ma Wakanda Forever è il secondo film di maggior incasso dell’anno dopo Top Gun: Maverick.

Il film MCU onora l’eredità lasciata da Chadwick Boseman e introduce alcuni pezzi grossi della Marvel come Ironheart e Namor. L’utente u/inverseflorida è d’accordo con questa teoria. Facendo riferimento agli archi narrativi e ai protagonisti, scrive: “Fondamentalmente, Black Panther: Wakanda Forever ha in sé i personaggi scritti meglio di tutta l’MCU“.

WandaVisionMCU WandaVision

All’inizio del 2021, WandaVision ha avviato la Fase 4 dell’MCU. Ad oggi lo show rimane uno dei migliori progetti della saga. La struttura creativa, lo storytelling, il mix tra sit-com e dramma nero, sono tutti elementi che danno a WandaVision qualità uniche. L’utente u/halijaymac11 afferma: “[WandaVision] ti dà l’impressione di star guardando più spettacoli che si intrecciano.’’

La performance di Elizabeth Olsen in WandaVision ha contribuito alla fama della serie, fornendo al personaggio e a tutto l’MCU nuovi fan da tutto il mondo. Inoltre, in WandaVision avviene un passaggio essenziale: si assiste al primo passo della trasformazione di Wanda nella malvagia Strega Scarlatta di Doctor Strange nel Multiverso della Follia.

Spider-Man: No Way Home

Spider-Man: No Way Home MCUSpider-Man: No Way Home era uno dei film più attesi del 2021 e, ovviamente, si è rivelato un grande successo al botteghino. La presenza degli Spider-Man di Tobey Maguire e di Andrew Garfield accanto a quello di Tom Holland hanno dato vita ad un film nostalgico che è piaciuto ad almeno tre generazioni.

Oggi No Way Home è il sesto film di maggior incasso di tutti i tempi. Per u/dude52760, ‘’Spider-Man: No Way Home è un film scritto e girato divinamente e merita una tonnellata di rewatch.” Di tutti i film della Fase 4, No Way Home è probabilmente il “film di supereroi” più classico e, non a caso, il sequel è super atteso. I fan sono curiosi di sapere se Tom Holland comparirà in Spider-Man 4 o chi ci sarà al suo posto.

Loki

Tom Hiddleston LokiDue dei più iconici momenti della Fase 4 MCU si trovano nella serie Loki. Il primo è sicuramente la rivelazione di Jonathan Majors come Colui Che Rimane, mentre l’altro è il discorso nel finale di Loki. In particolare, quest’ultima scena ha rotto la classica formula MCU della grande battaglia conclusiva, optando invece per una conversazione tra persone sedute attorno a un tavolo.

Loki è il progetto più amato della Fase 4 da diversi fan. L’utente u/FunkHZR ha detto che la serie “Ha gettato le basi del Multiverso in modo molto efficace.Loki è infatti il prodotto catalizzatore della Saga del Multiverso perché ha introdotto la TVA, le varianti e l’incredibile Sylvie. Per la gioia del pubblico, nella Fase 5 arriverà la seconda stagione di Loki.

Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli

Shang-chi MCUIl 2021 è stato un anno particolarmente interessante per l’MCU. Mentre gli show televisivi perpetuavano il canone dei personaggi più popolari, i film hanno raccontato per lo più storie d’origine. Tra i lungometraggi, Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli è uno dei migliori prodotti della Fase 4. L’utente u/TheSilv lo classifica come ‘’un buon film Marvel, nettamente migliore dei film MCU di quest’anno.

In particolare, Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli va lodato per le straordinarie sequenze di combattimento che mescolano stili diversi di Kung-Fu e arti marziali con misticismo e una grafica sorprendente. Sia per questi motivi che per l’alone di mistero che ancora avvolge gli anelli di ShangChi, i fan attendono con ansia un sequel del film.

Werewolf by Night

MCU Werewolf

Con i suoi toni vintage e con tanti nuovi personaggi, lo speciale di Halloween Werewolf By Night è stato rinvigorente per il franchise. Il formato è perfetto per una rapida ma accorta espansione dell’MCU, soprattutto per quei personaggi della Marvel Comics altrimenti difficili da introdurre. U/CaptainPositive1234 ha scritto che lo show “ è stato divertente e coinvolgente, dall’inizio alla fine.”

Nel complesso, i fan vogliono più progetti del genere e, fortunatamente, ci sono molti personaggi che si adattano agli specials, che si tratti di quelli delle vacanze o semplicemente degli one-shots che esplorano vari generi.

Moon Knight

moon knight mcuPochi progetti della Fase 4 MCU hanno ricevuto tanto apprezzamento quanto Moon Knight. Lo show Disney+ si è servito di una storia profondamente convincente per introdurre al pubblico nuovi personaggi come Moon Knight e Khonshu. Oscar Isaac ha dominato la serie con ottime performance nei panni dell’amabile Stephan Grant, dell’eccentrico Marc Spector o del minaccioso Jake Lockley.

Moon Knight è abbastanza lontano dagli spettacoli Disney e MCU, sia a livello narrativo che tecnico, ma questo è sicuramente un valore aggiunto e un motivo di successo. Per u/FirstMartianEmperor, Moon Knight è “la serie che hatutto: archi narrativi ben scritti sia per Stephen che per Marc, la storia d’amore tra Marc e Layla e un sorprendente twista metà serie’’.

She-Hulk: Attorney At Law

she-hulk bruce bannerUn altro progetto essenziale della Fase 4 MCU è She-Hulk: Attorney At Law. Nel suo essere una serie legal comedy (la prima per il franchise), rappresenta un unicuum per l’MCU. La rottura della quarta parete e la consapevolezza della protagonista nella serie si mescolano a personaggi nuovi e al ritorno dei veterani più amati.

Molti l’hanno disprezzata, ma non mancano i fan di She-Hulk: Attorney at Law. A L’utente u/DurMan667 scrive “Spero solo di avere presto notizie di nuovi ruoli per She-Hulk.” Quasi sicuramente i fan saranno soddisfatti: She-Hulk potrebbe tornare in diversi progetti MCU.

Hawkeye

Clint Kate Hawkeye MCUHawkeye è un progetto esemplare della Fase 4 MCU. Non solo ha approfondito le ramificazioni di Avengers: Endgame e le conseguenze del Blip, ma ha anche guardato in avanti, introducendo uno personaggio essenziale come Kate Bishop. Lo show ha anche introdotto nell’MCU Kingpin di Vincent D’Onofrio. Come evidenzia u/Puzzld_End8664, l’atmosfera natalizia della serie ha contribuito al successo di Hawkeye rendendola una delle serie più rewatchabbili del franchise.

Per quanto godibile, Hawkeye non è però un capolavoro narrativo: si tratta solo di un uomo che cerca di tornare a casa dalla sua famiglia per le vacanze. In ogni caso, lo show merita una menzione, soprattutto in questo periodo dell’anno.

The Guardians Of The Galaxy Holiday Special

guardiani della galassia

Hawkeye non è però lo speciale di Natale più interessante: questa posizione spetta a The Guardians of the Galaxy Holiday Special, l’epilogo della Fase 4. Questo speciale è incredibilmente gioioso e commovente e ha preparato il terreno per Giardiani della Galassia  Vol. 3.

L’utente u/Trysson ha adorato il progetto: “Mi sembra incredibile la quantità di materiale che James Gunn è riuscito a tirar fuori in poco più di mezz’ora di speciale, tra eventi senza senso, canzoni folli e scambi di battute che sicuramente diventeranno iconiche.” Infine, The Guardian of the Galaxy Holiday Special è stato un modo perfetto per chiudere le uscite MCU del 2022 e della Fase 4 nel suo complesso.

L’uomo sulla strada: intervista ai protagonisti

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L’uomo sulla strada: intervista ai protagonisti

Ecco la nostra intervista a Gianluca Mangiasciutti e Lorenzo Richelmy e Aurora Giovinazzo, regista e protagonisti di L’uomo sulla strada, al cinema dal 7 dicembre.

L’uomo sulla strada, la recensione

Irene ha 8 anni quando assiste come unica testimone alla morte del padre per mano di un pirata della strada che scappa via. Perseguitata dal senso di colpa per non riuscire a ricordare il volto dell’assassino, Irene diventa una adolescente ribelle e introversa con l’unica ossessione di farsi giustizia. Abbandona la scuola e trova lavoro nella fabbrica di proprietà del glaciale e affascinante Michele che è proprio l’uomo che era al volante dell’auto. La ragazza sembra non riconoscerlo, lui invece non ha dubbi. Michele prova da subito un forte istinto di protezione verso la ragazza, che ben presto si trasforma in amore. Irene completamente all’oscuro inizia ad aprirsi e confidarsi proprio con l’uomo a cui sta dando la caccia. Mentre il cerchio si stringe attorno a Michele, qualcosa di inaspettato avviene…

L’uomo sulla strada arriverà al cinema il 7 dicembre distribuito da Eagle Pictures, dopo essere stato presentato con successo in anteprima nella sezione Panorama Italia di Alice nella Città, sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma. A vestire i panni dei protagonisti, Lorenzo Richelmy (Il talento del CalabroneLa ragazza nella nebbia, Marco Polo), che ha ottenuto una Menzione Speciale Premio RB Casting ad Alice per la sua interpretazione, e una delle attrici emergenti più promettenti del cinema italiano, Aurora Giovinazzo (Anni da caneFreaks Out).

Insieme a loro in questa intensa storia, l’interprete di America Latina Astrid Casali (Il vegetale, DOC – Nelle tue mani). Il film è l’opera prima di Gianluca Mangiasciutti, che dopo numerose esperienze come assistente alla regia in importanti progetti internazionali (tra gli altri, Mission: Impossible III), si cimenta in un drama thriller, il cui soggetto si è aggiudicato il Premio Solinas – Storie per il cinema. In L’uomo sulla strada, la fatalità della vita, l’inquietudine del senso di colpa e il desiderio di vendetta si intrecciano in un film raffinato in cui ritmo e suspence conducono ad emozioni e sentimenti, però, inaspettati. Realizzato con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte e il patrocinio della Città di Torino, il film è prodotto da Roberto Proia per Eagle Pictures.

E.T. compie 40 anni e Arte.tv lo festeggia con un documentario dedicato

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Il canale culturale Arte in Italiano celebra due maestri, Steven Spielberg e Federico Fellini: due registi, due generazioni, due modi diversi di concepire il cinema. Eppure, i due cineasti hanno più di qualcosa in comune: uno spirito curioso, uno stile visionario e una passione per il memoir movie, che spesso ha spinto entrambi a portare i propri ricordi sul grande schermo.

Fellini, scomparso nel 1993, è considerato ancora oggi uno dei pionieri italiani del realismo magico. È stato anche uno dei punti di riferimento di Spielberg che, nel 2018, in occasione della premiazione ai David di Donatello, lo aveva ricordato così: “Ci vedemmo a Roma, nel 1971: aveva visto il mio film, ‘Duel’, e volle incontrarmi per dirmi quanto gli fosse piaciuto. Sapendo che dovevo incontrare la stampa, mi disse: ‘Non dare mai due volte la stessa risposta alla stessa domanda. È sempre importante intrattenere il pubblico, ma è ancora più importante intrattenere te stesso. Per conquistare il pubblico, bisogna prima essere il pubblico.’ Non ho mai dimenticato quella lezione.

Arte.tv celebra dunque i talenti dei due registi premi Oscar con due documentari: il primo, E.T. – Il Blockbuster Intimo di Spielberg, racconta la genesi del capolavoro del 1982, che da opera personale e low-budget, diventò uno dei più grandi successi della storia del cinema; il secondo, Fellini degli Spiriti, svela invece un lato inedito del regista italiano che, alla costante ricerca del significato della vita, aveva trovato nella psicoanalisi e nell’esoterismo terreno fertile per la sua curiosità.

E.T. – Il Blockbuster Intimo di Spielberg sarà disponibile sul canale Arte in Italiano a partire dal 9 dicembre 2022, Fellini degli Spiriti dal 12. Entrambi i titoli saranno fruibili gratuitamente, con sottotitoli in italiano, sul sito o sulle app ARTE per smart TV, Fire TV, Apple TV e dispositivi mobili.

E.T. – Il Blockbuster Intimo di Spielberg

È il 1982, al cinema arriva l’ultimo film del giovane Steven Spielberg, ‘E.T. l’extra-terrestre’, che s’impone come uno dei più grandi successi della storia del cinema grazie a un personaggio inedito: un alieno pacifico, divertente e inoffensivo, al contrario dei suoi “predecessori” sul grande schermo. E.T. è anche un racconto metaforico dell’infanzia di Spielberg e della ferita subita per il divorzio dei suoi genitori, che il regista americano traduce in un’amicizia insolita: quella tra un alieno e un bambino smarrito quanto lui. E.T. – Il Blockbuster Intimo di Spielberg racconta la genesi di quest’opera personale e low-budget, diventata fenomeno pop mondiale e che, quest’anno, festeggia il suo 40° anniversario.

Holy Shoes, al via le riprese dell’esordio alla regia di Luigi Di Capua

My name is Alfred Hitchcock e Hunt al Noir in Festival

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My name is Alfred Hitchcock e Hunt al Noir in Festival

La penultima giornata del noir in festival nel segno del maestro del brivido per eccellenza: Alfred Hitchcock. Nell’anno del centenario del primo film di Hitchcock il Noir vuole rendere omaggio ad uno dei più grandi maestri del cinema con l’anteprima europea del nuovo documentario di Mark Cousins (Marcia su Roma, The Story of Film: An Odyssey) a lui dedicato e prossimamente in sala per Arthouse. Con My name is Alfred Hitchcock Mark Cousins fa rivivere allo spettatore l’immensa carriera del regista di capolavori tra cui Psycho, attraverso l’uso della sua stessa voce (ore 19.00, Cineteca Milano Arlecchino).

Il programma si chiude con la consegna del Premio Caligari al miglior noir italiano dell’anno, seguita dall’anteprima di Hunt, spy story diretta da Lee Jung-jae, protagonista della serie Squid game (ore 21.00, Cineteca Milano Arlecchino).

Servant: trailer della quarta e ultima stagione della serie di M. Night Shyamalan

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Apple ha svelato oggi il trailer ufficiale dell’acclamata stagione conclusiva di Servant, il thriller psicologico che tornerà per la sua quarta e ultima stagione il 13 gennaio 2023 su Apple TV+. Dal produttore esecutivo M. Night Shyamalan, la serie farà il suo debutto con il primo dei dieci episodi totali, seguito da un nuovo episodio settimanale ogni venerdì, fino al 17 marzo 2023.

Servant: uscita in streaming

La quarta e ultima stagione di Servant uscirà il 17 marzo 2023 in streaming su Apple TV+

Servant 4: trama e cast

Dopo il finale ricco di suspense della terza stagione, la quarta porta la storia dei Turner a una conclusione epica ed emozionante. La guerra di Leanne con la Chiesa dei Santi Minori si fa sempre più intensa, fino a minacciare non solo Spruce Street, ma l’intera città di Philadelphia e oltre. Nel frattempo, la famiglia Turner è a pezzi e si trova a fare i conti non solo con il pericolo di Leanne, ma anche con la consapevolezza che Dorothy si sta svegliando. Mentre le fondamenta della famiglia continuano a sgretolarsi, le domande trovano finalmente una risposta: chi è davvero Leanne Grayson e chi è il bambino che vive nella loro casa?

Servant è interpretato da Lauren Ambrose, Toby Kebbell, Nell Tiger Free e Rupert Grint, che tornano nei panni dei loro personaggi per la stagione finale. Oltre a Shyamalan, la serie è prodotta da Ashwin Rajan, Jason Blumenthal, Taylor Latham, Larissa E. Michel, Steve Tisch e Todd Black.

 

Alla regia di questa stagione troviamo M. Night Shyamalan, Ishana Night Shyamalan, Carlo Mirabella-Davis, Dylan Holmes, Celine Held & Logan George, Kitty Green, Nimrod Antal, Veronika Franz & Severin Fiala; gli scrittori sono Ishana Night Shyamalan, Alyssa Clark, Laura Marks, Devin Conroy, Henry Chaisson, Amy Louise Johnson e Kara Lee Corthon. “Servant” è prodotta da Blinding Edge e Escape Artists production. La serie è stata creata da Tony Basgallop, produttore esecutivo e scrittore nominato ai British Academy of Film and Television Art.

Teen Wolf: Il Film, il trailer ufficiale del film basato sulla serie tv

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Paramount+ ha rivelato il trailer ufficiale del prossimo film originale Teen Wolf: Il Film durante il panel congiunto Teen Wolf: Il Film e WOLF PACK al Comic Con Experience (CCXP) di San Paolo, in Brasile. L’incontro su Teen Wolf: Il Film ha visto la partecipazione dei membri del cast del film, Shelley Hennig e Colton Haynes, moderati dal socio fondatore di Omelette Group Marcelo Forlani.

Teen Wolf: Il Film, scritto e prodotto da Jeff Davis, sarà disponibile in esclusiva su Paramount+ ad inizio 2023 negli Stati Uniti, in Canada, nel Regno Unito, in Australia, in America Latina e in Brasile. Anche in Italia arriverà nei primi mesi del 2023. Le date delle première per gli altri mercati internazionali di Paramount+ saranno annunciate in seguito.

In Teen Wolf: Il Film, prodotto da MTV Entertainment Studios e MGM, la luna piena sorge a Beacon Hills e con essa emerge un male terrificante. I lupi ululano ancora una volta, invocando il ritorno di banshee, mannari, segugi infernali, kitsune e ogni altro mutaforma della notte. Ma solo un licantropo come Scott McCall (Posey), non più adolescente ma ancora alfa, può raccogliere nuovi alleati e riunire amici fidati per combattere quello che potrebbe essere il nemico più potente e letale che abbiano mai affrontato.

Il cast comprende Tyler Posey, Crystal Reed, Holland Roden, Shelley Hennig, JR Bourne, Orny Adams, Colton Haynes, Linden Ashby, Melissa Ponzio, Ryan Kelley, Seth Gilliam, Ian Bohen, Dylan Sprayberry, Vince Mattis, Khylin Rhambo, Amy Workman, Nobi Nakanishi e Tyler Hoechlin.

About Paramount+

Paramount+ è un servizio globale di video streaming digitale in abbonamento di Paramount che offre una montagna di intrattenimento premium per il pubblico di tutte le età. A livello internazionale, il servizio di streaming offre una vasta library di serie originali, spettacoli di successo e film popolari di ogni genere provenienti da marchi e studi di produzione di fama mondiale, tra cui SHOWTIME, CBS, Comedy Central, MTV, Nickelodeon, Paramount Pictures e Smithsonian Channel™, oltre a una importante offerta di contenuti locali di prima qualità. Il servizio è attualmente attivo negli Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Australia, America Latina, Caraibi, Francia, Italia, Irlanda e Corea del Sud.

7 Donne e un mistero su SKY e NOW

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7 Donne e un mistero su SKY e NOW

Alessandro Genovesi dirige la divertentissima commedia con delitto tutta al femminile 7 Donne e un mistero, in onda domenica 11 dicembre alle 21.15 su Sky Cinema Uno (e alle 21.45 anche su Sky Cinema Christmas), in streaming su NOW e disponibile on demand.

Remake di successo di Otto donne e un mistero di François Ozon, il film vanta un cast stellare tutto al femminile, con – in ordine alfabetico – Margherita Buy, Diana Del Bufalo, Sabrina Impacciatore, Benedetta Porcaroli, Micaela Ramazzotti, Luisa Ranieri e con la partecipazione straordinaria di Ornella Vanoni. Il film è una produzione WILDSIDE e WARNER BROS. ENTERTAINMENT ITALIA, distribuito nelle sale italiane da Warner Bros. Pictures.

La trama

Ambientato nell’Italia degli anni ’30, 7 DONNE E UN MISTERO racconta le concitate ore che seguono l’inspiegabile omicidio di un imprenditore, nonché marito e padre, al centro di un variopinto gruppo di donne che, dopo essersi riunite nella villa di famiglia per celebrare insieme la Vigilia di Natale, si trovano costrette ad affrontare e rivelare l’un l’altra segreti e sotterfugi per cercare di risolvere un mistero che in qualche modo le riguarda tutte. Sono infatti tutte sospettate, chi sarà l’assassina?

7 DONNE E UN MISTERO fa parte anche della programmazione di Sky Cinema Christmas, canale dedicato ai film a tema natalizio e ai titoli più amati da vedere con tutta la famiglia che fino al 31 dicembre si accenderà al canale 303 di Sky. Giunto alla sua dodicesima edizione, conta oltre 50 titoli e tra questi, oltre a 7 DONNE E UN MISTERO, anche le prime visioni CHI HA INCASTRATO BABBO NATALE? (già disponibile su Sky e NOW) e A CHRISTMAS STORY CHRISTMAS (il 6 dicembre alle 21.15 su Sky Cinema Christmas).

Art Crimes, la docu-serie sui più incredibili e affascinanti furti d’arte del nostro secolo

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Art Crimes, ideata e scritta da Stefano Strocchi che ne ha diretto quattro dei sei episodi, è una docu-serie Sky Original in sei puntate, prodotta da DocLab, Unknown Media, Sky e RBB/Arte, in esclusiva su Sky Arte dal 13 dicembre alle 21.15 e in streaming solo su NOW, disponibile anche on demand.

Da Berlino ad Amsterdam, da Budapest ad Atene, un viaggio alla scoperta di quel che si cela dietro la storia dei più famosi furti d’arte grazie ai ricordi dei loro protagonisti: i ladri e gli investigatori. Un tentativo di entrare nella mente di questi criminali che per la prima volta dopo il loro arresto vengono intervistati insieme ai detective che seguendo i diversi casi gli diedero la caccia!

Prendendo in prestito la minuziosa drammaturgia del thriller investigativo, con la guida dei criminali protagonisti e delle incredibili storie delle loro vite, insieme ai pubblici ministeri, gli avvocati e i mercanti d’arte, ogni film ricostruisce la scomparsa, le indagini e il ritrovamento di alcuni dei capolavori più importanti al mondo, attraverso interviste intense, archivi ufficiali e le registrazioni dei processi. Dalla chiesa barocca di San Lorenzo, a Palermo, ai monasteri nascosti in Grecia, dagli investigatori di Scotland Yard sotto copertura ai segreti raccolti nei file della STASI, Art Crimes ci conduce dentro sei storie incredibili, ricche di colpi di scena, finali imprevedibili e panorami mozzafiato che sembrano usciti dai film di Hollywood.

Eppure, queste storie sono tutte vere, proprio come i loro protagonisti! Si va dal furto di due dipinti di Van Gogh dal Van Gogh Museum di Amsterdam per mano di un famigerato duo di ladri – Okkie Durham e Henk Bejslein – con il coinvolgimento della Camorra napoletana alla misteriosa scomparsa di 5 capolavori olandesi nel Castello di Gotha nell’allora DDR, dove seguiamo l’incredibile viaggio dell’ispettore Allonge che risolse il caso nel 2019. Le olimpiadi invernali di Lillehammer del 1994 sono l’occasione perfetta per Pål Enger per rubare “L’urlo” di Edward Munch dalla National Gallery di Oslo, come sentiamo raccontare proprio da lui nell’episodio “Oslo 1994”. Solo l’intervento di Scotland Yard permise al mondo di recuperare questa preziosa icona. Sulla riviera francese, a Marsiglia, una banda verrà incastrata dall’FBI e da alcuni agenti francesi sotto copertura per un furto al Museo di Belle Arti di Nizza, commissionato da un misterioso mercante di Miami. La serie termina con il più grande colpo della Guerra Fredda, organizzato dal criminale Giordano Incerti e dalla sua banda italiana, mentre erano ufficialmente in vacanza a Budapest nel 1983.

SINOSSI DEGLI EPISODI

  • EP.1 VAN GOGH: AMSTERDAM, 2002 Napoli, 2007. Una intercettazione, durante le indagini su un caso di narcotraffico internazionale, mette il pubblico ministero Vincenza Marra sulle tracce di due dipinti di Van Gogh rubati nel 2002 ad Amsterdam. Mentre Octave Durham e Henk Bijslein ricordano questo incredibile furto, una complessa indagine della polizia olandese insieme con la polizia italiana porterà al recupero dei dipinti nel 2016.
  • EP.2 FRANS HALS: GOTHA, 1979 Gotha, Germania Est, 1979. Cinque capolavori olandesi scompaiono dalla torre del Castello Friedenstein, che sovrasta la città medievale. Le indagini della polizia e della Stasi non portano a niente, nonostante numerose piste e più di 1000 interrogatori. Nel 2019 una misteriosa telefonata al sindaco di Gotha riaccende le speranze di recuperare i dipinti. Il capo della Art Squad di Berlino, l’ispettore René Allonge, apre un’indagine che lo porta quarant’anni indietro nel tempo e gli permette, finalmente, di risolvere il caso.
  • EP.3 CARAVAGGIO: PALERMO, 1969 Due ladri di paese rubano l’ultimo dipinto di Caravaggio, “Natività con i santi Lorenzo e Francesco d’Assisi” da un vecchio oratorio in centro a Palermo, in Sicilia, nel 1969. Da allora, si è persa ogni traccia dell’opera e circolano voci secondo cui il dipinto è stato bruciato dalla Mafia. Nel 2016 una nuova indagine condotta dalla procuratrice antimafia Marzia Sabella torna finalmente sulle tracce dell’opera. Grazie alla collaborazione con due boss mafiosi, ora nelle mani della giustizia, l’indagine riesce finalmente a ricostruire cosa accadde all’ultimo Caravaggio.
  • EP.4 BRUEGEL: NIZZA, 2007 Un criminale francese a Miami si imbatte nell’occasione della sua vita: un gruppo di Narcos sta cercando di comprare delle opere d’arte europee. L’uomo commissiona alla propria banda, a Marsiglia, il furto di due Bruegel, un Monet e un Sisley dal Museo di Belle Arti di Nizza. Un mese dopo, una motocicletta e un minivan bianco si fermano davanti al Museo Chéret, sulla riviera francese e mettono a segno il furto perfetto. Una complessa operazione sotto copertura dell’FBI e della polizia francese riuscirà a riportare i dipinti al loro posto.
  • EP.5 MUNCH: OSLO, 1994 Mentre tutti guardano la cerimonia d’apertura delle olimpiadi invernali di Lillehammer, Paal Enger entra nella National Gallery di Oslo e si impossessa dell’iconico dipinto “L’urlo” di Edward Munch. Un’affascinante operazione sotto copertura di Scotland Yard e della polizia norvegese incastrerà il ladro e i suoi complici, con l’aiuto dell’eccentrico gallerista Tore Einar Ulving
  • EP.6 RAFFAELLO: BUDAPEST, 1983 1983, nel bel mezzo della Guerra Fredda, sette capolavori dei maestri del Rinascimento italiano, fra cui la celeberrima Madonna di Esterhazy, scompaiono dal Budapest Museum. Quando, quasi un anno più tardi, i dipinti ricompaiono all’interno di un monastero greco, la polizia italiana e quella ungherese indagano seguendo una pista che li conduce a Reggio Emilia, dove i criminali Giordano Incerti, Ivano Scianti e la loro banda avevano pianificato il furto.

Roberto Benigni ne Francesco, Il cantico per Paramount+

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Roberto Benigni ne Francesco, Il cantico per Paramount+

Paramount+ presenta Francesco, Il cantico, l’esegesi del testo poetico di Francesco d’Assisi realizzata dal premio Oscar Roberto Benigni – una lode a Dio, al suo operato per lo splendore del creato, alla vita stessa – disponibile per la prima volta in streaming, in esclusiva su Paramount+ dall’8 dicembre.

“Cercherò di raccontarvi un Francesco vero, dalla vita straordinaria che vi stupirà. Non ci crederete” Queste le parole di Roberto Benigni. Durante la serata evento Benigni racconterà la figura di San Francesco d’Assisi, partendo dalla vita personale dell’uomo, attraverso curiosità e aneddoti inaspettati, illustrandone i conflitti, le contraddizioni e le evoluzioni che lo hanno portato a diventare Santo e Patrono d’Italia.

“E’ il personaggio del medioevo di cui si conosce di più… era talmente affascinante che tutti scrivevano di lui… è stato il più grande plasmatore di anime della storia dell’umanità”, aggiunge Benigni.

“…In mezzo a tanta violenza e avidità lui dimostra a tutti che un nuovo mondo è possibile: Francesco opera una vera e propria rivoluzione. Francesco non è il poverello di Assisi, ha uno sguardo di fuoco sul mondo, Francesco che svetta su tutti, Francesco che non ha paura, anzi una ce l’ha, una sola: quella di diventare disumano, indifferente al destino degli altri, degli ultimi. E tutti lo seguono, questo è il grande miracolo di Francesco…”

Dopo aver introdotto la figura di Francesco, l’attore e regista prosegue con un’esegesi de “Il Cantico delle Creature”, anche noto come “Cantico di Frate Sole”. Il capolavoro di San Francesco, composto nel 1224, è il primo e più antico testo poetico della letteratura italiana di cui si conosca l’autore.

“Il Cantico” è una grandiosa lode al Creatore e alla bellezza della natura, come racconta Benigni in Francesco, Il cantico: “È la prima poesia scritta in italiano e non in latino, l’inizio della nostra Poesia che diventerà la più importante nel mondo. La Poesia italiana inizia con Francesco….il Cantico era rivoluzionario, perché lodava il creato. Era la prima volta, una novità assoluta. Era un testo in controtendenza. L’incanto di Francesco è che ci fa capire che non esistono sulla terra creature senz’anima, ci fa sentire che hanno un’anima anche l’erba, la terra, l’acqua, il vento, le pietre e i sassi. Ha ridato valore al mistero della creazione. Un invito a partecipare alla nobiltà del mondo”.

Francesco, Il cantico rientra nel progetto di Paramount+ di realizzare 150 contenuti originali internazionali entro il 2025, includendo un importante portfolio di produzioni italiane.

Black Panther: Wakanda Forever, Angela Bassett aveva girato delle scene con [spoiler]

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La star di Black Panther: Wakanda Forever, Angela Bassett, ha recentemente rivelato di aver filmato una scena con il figlio di T’Challa. Bassett interpreta la regina Ramonda, sovrana del Regno di Wakanda dopo la morte prematura di suo figlio, il re T’Challa/Black Panther (Chadwick Boseman).

Il sequel di Black Panther vede anche il ritorno di Lupita Nyong’o nei panni di Nakia, la spia Wakanda e interesse amoroso per T’Challa, dopo essere stata assente sia da Avengers: Infinity War che da Avengers: Endgame. Abbiamo scoperto che la sua assenza non era giustificata dallo svolgimento di una missione segreta per il Wakanda, come abbiamo visto all’inizio di Black Panther, ma era ad Haiti come insegnante in un orfanotrofio, dove si prende segretamente cura del figlio che ha avuto con T’Challa.

In una recente intervista con Variety, Angela Bassett ha rivelato di aver girato una scena con il figlio segreto di T’Challa che alla fine è stata tagliata da Black Panther: Wakanda Forever. Rivelato nella mid-credits scene, Nakia ha presentato Shuri (Letitia Wright) a Toussaint (Divine Love Konadu-Sun), il figlio di T’Challa, il cui nome wakandiano è lo stesso di suo padre.

Bassett ha spiegato che la sua scena tagliata con Toussaint avrebbe introdotto il nuovo personaggio all’inizio del film. “Sono andato ad Haiti, ovviamente. L’ho incontrato, mi è stato presentato… ma è finito sul pavimento della sala montaggio”, dice Bassett. L’attrice ha rivelato che il ragazzino avrebbe chiamato Ramonda “Nanna” nella scena. Bassett ha anche spiegato che la scena è stata tagliata per preservare la rivelazione di Toussaint per la fine del film, quindi sarebbe stata “una sorpresa per il pubblico e per Shuri”. Bassett ha aggiunto: “Era la strada giusta da percorrere. Perfetto per farlo“.

Ricordiamo che Angela Bassett e una delle principali concorrenti ad ottenere la nomination agli Oscar come attrice non protagonista, proprio per questo film.

Black Panther: Wakanda Forever, la recensione del film Marvel

Il sequel del MCU onorerà il defunto Chadwick Boseman mentre continuerà l’eredità del suo personaggio, T’Challa. Black Panther: Wakanda Forever è arrivato nelle sale l’11 novembre 2022. Il presidente dei Marvel Studios, Kevin Feige, ha confermato che T’Challa, il personaggio interpretato al compianto Chadwick Boseman nel primo film, non verrà interpretato da un altro attore, né tantomeno ricreato in CGI.

Nel film Marvel Studios Black Panther: Wakanda Forever, la Regina Ramonda (Angela Bassett), Shuri (Letitia Wright), M’Baku (Winston Duke), Okoye (Danai Gurira) e le Dora Milaje (tra cui Florence Kasumba) lottano per proteggere la loro nazione dalle invadenti potenze mondiali dopo la morte di Re T’Challa. Mentre gli abitanti del Wakanda cercano di comprendere il prossimo capitolo della loro storia, gli eroi devono riunirsi con l’aiuto di War Dog Nakia (Lupita Nyong’o) e di Everett Ross (Martin Freeman) e forgiare un nuovo percorso per il regno del Wakanda. Il film presenta Tenoch Huerta nel ruolo di Namor, re di Talokan, ed è interpretato anche da Dominique Thorne, Michaela Coel, Mabel Cadena e Alex Livinalli.

House of the Dragon: recensione della serie HBO

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House of the Dragon: recensione della serie HBO

Dal 22 agosto in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW in contemporanea assoluta con gli Stati Uniti, tenetevi pronti a tornare a Westeros con House of the Dragon, la nuova serie HBO che ci riporta nell’universo de Il Trono di Spade a quattro anni dalla conclusione di una delle serie più importanti dell’ultimo decennio.

House of the Dragon, ecco cosa racconta

Ambientata nei Sette Regni, la storia si svolge circa 200 anni prima della nascita di Daenerys Targaryen e della Rivolta di Robert Baratheon. Siamo in un mondo governato dai Targaryen e all’inizio della nostra storia, re Jaehaerys I Targaryen ha preferito suo nipote Viserys Targaryen a Rhaenys Targaryen come erede al trono di spade, in quanto successore con la pretesa più forte perché uomo. Non si è mai vista infatti una regina a guidare Westeros! Tuttavia, molto presto la storia si ripete e una nuova battaglia per la successione si avvicina all’orizzonte: la regina Aemma Arryn, prima moglie di Re Viserys, muore di parto lasciando dietro di sé solo una figlia femmina, Rhaenyra Targaryen.

Oltre a lei potrebbe ambire al trono Daemon Targaryen, fratello minore del re, preferito dal popolo in quanto maschio, cavalca draghi, prode guerriero, ma allo stesso tempo impulsivo e spregiudicato. Tuttavia, Viserys nomina in una cerimonia pubblica Rhaenyra sua erede al trono. Nulla può offuscare la volontà del re, se non fosse che lo stesso si risposa con Alicent Hightower, molto più giovane di lui, figlia del Primo Cavaliere Otto Hightower e amica intima della principessa. Da questo matrimonio nasceranno due figli maschi, con i capelli color argento e cavalca draghi: due puri Targaryen.

House of the DragonQuanto può valere la parola di un re, alla sua morte? È di questo che ha paura la giovane Rhaenyra, erede legittima che però si scontra con tre uomini che hanno non solo avanzano una pretesa al trono, ma che in quanto maschi sono tutti favoriti dal popolo rispetto a lei. La lotta di successione al trono di spade di Re Viserys prenderà il nome di Danza dei Draghi, evento che per qualcuno ha rappresentato l’inizio della fine della casata di Daenerys.

Fuoco e Sangue

House of Dragon è basata su Fuoco e Sangue, il romanzo scritto da George R.R. Martin che racconta anche di questa guerra di successione e che si struttura in forma di annali, come fosse un volume scritto da un maestro della Cittadella, in cui vengono elencati tutti i re Targaryen, i principali fatti legati alla dinastia, alla successione e alle vicende che hanno portato sull’ambìto scranno questo piuttosto che quell’altro personaggio.

Quindi, per quanto siamo di fronte a un prequel de Il Trono di Spade, la sua origine letteraria è profondamente diversa in quanto a forma e contenuto e questo aspetto viene riflesso nella narrazione che non si fa scrupoli di fare grandi balzi temporali in avanti, e di cambiare alcuni degli interpreti, tra un’ellissi temporale e l’altra, per rappresentare lo stesso personaggio che cresce o invecchia.

House of the DragonUn cast perfetto

E c’è da dire che in tutti i casi i volti e il carisma degli attori scelti per interpretare i personaggi in gioco si rivelano sempre efficaci, perfettamente adatti ai loro personaggi, complice anche un importante lavoro del reparto trucco e costumi, che viene direttamente dalla “serie madre”.

Paddy Considine è stato scelto per interpretare Re Viserys, quinto re di Westeros e primo del suo nome, consigliato sempre con fedeltà e sincerità da Otto Hightower, che ha il volto familiare e carismatico di Rhys Ifans. Emma D’Arcy e Milly Alcock interpretano la principessa Rhaenyra Targaryen nelle sue diverse età, così come succede a Olivia Cooke e Emily Carey, che invece si dividono il personaggio fondamentale di Alicent Hightower. Tutte e quattro le attrici sono dotate di un allure che permette loro di mettere in scena una vasta gamma di sentimenti ed espressioni, che contribuiscono a costruire due personaggi femminili portentosi, sfaccettati e originali.

Matt Smith è sublime nei panni dell’instabile Daemon Targaryen, mentre completano il cast principale Steve Toussaint e Eve Best (strepitosa) che interpretano i coniugi Corlys Velaryon e Rhaenys Targaryen, la “Regina che non fu mai”, ovvero colei che a sua volta vantava pretese al trono ma alla quale venne preferito il cugino maschio, Viserys, appunto.

House of the DragonHouse of the Dragon è una sontuosa opera televisiva

House of the Dragon è una sontuosa opera televisiva. La qualità tecnica, lo spessore della messa in scena, la cura del dettaglio, la computer grafica, tutto ciò che ha reso grande Il Trono di Spade, qui è sviluppato all’ennesima potenza, dal momento che si parte da asset già consolidati, ma con molti elementi in più: il primo episodio della serie del 2011 non regge il confronto con lo sfarzo e la potenza scenica del pilota di House of the Dragon, anche se il secondo è molto meno potente da un punto di vista narrativo.

Non ci sono buoni o cattivi

La serie creata da Ryan J. CondalGeorge R. R. Martin ci riporta a Westeros ma si tratta di un prodotto profondamente diverso, siamo negli stessi posti de Il Trono di spade e al centro del discorso c’è sempre il desiderio di  salire su quel trono forgiato dalle spade dei nemici sconfitti di Aegon il Conquistatore, ma questa volta ci troviamo di fronte a una guerra civile combattuta a suon di sussurri, esilii, proclamazioni, nelle stanze della Fortezza Rossa e di Roccia di Drago, non ci sono battaglie tra famiglie, non c’è un conflitto aperto tra Stark e Lannister, in cui lo spettatore riesce a schierarsi.

House of the DragonAnche la costruzione dei personaggi è profondamente diversa: se all’inizio la storia sembra volerci portare dalla parte della fiera e ribelle Rhaenyra, poi scopriamo che in fondo la principessa non è poi tanto ribelle né tanto esente da lati oscuri o crudeli, allo stesso modo il principe Deamon, che potrebbe sembrare il villain designato, ha momenti di tenerezza che fanno breccia nel cuore dello spettatore, così come Alicent Hightower, figura femminile interessantissima mai chiaramente inquadrata nei suoi desideri e nelle sue ambizioni, o gli stessi rappresentanti della famiglia Velaryon, scuri di carnagione e bianchi di capelli, anch’essi discendenti di Valyria ma da un ramo cadetto e per questo considerati leggermente inferiori ai Targaryen.

Un moderno racconto di ambizione

House of Dragon lascia lo spettatore stupefatto e ammirato per lo sfoggio di una opulenta messa in scena (ci sono i draghi!), e a sorpresa si rivela narrativamente molto diverso dal suo predecessore, concentrato su un conflitto interno alla stessa famiglia: stiamo raccontando una storia in cui è impossibile prendere la parte dei buoni, perché non ce ne sono, così come non ci sono cattivi in senso stretto, è meno di una guerra, è più di una bega familiare. È l’inizio della tremenda Danza dei Draghi, che segnerà l’inizio della fine per la dinastia del Drago, ma è anche un racconto moderno su ambizione e senso del dovere, su ciò che è possibile e su ciò che lo diventa grazie alla volontà dell’uomo (o della donna, in questo caso).

House of the Dragon è disponibile dal 22 agosto in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW in contemporanea assoluta con gli Stati Uniti.

MCU: la classifica delle serie tv più attese nel 2023

MCU: la classifica delle serie tv più attese nel 2023

Nel bene e nel male, il MCU ha aumentato in modo massiccio la sua portata anche grazie a Disney+. Mentre prima uscivano solo una manciata di film all’anno, ora possiamo goderci anche le serie tv sul piccolo schermo, anche se la qualità di queste ha fatto dibattere a lungo i fan.

Finora, però, ci sono state presentate grandi serie, tra cui WandaVision, Loki e Ms. Marvel. Mentre ci avviciniamo alla fine del 2022 e all’inizio del 2023, possiamo analizzare cosa dobbiamo aspettarci il prossimo anno su Disney dal MCU: ecco tutte le serie tv confermate dai Marvel Studios in arrivo nel 2023, classificate dalla meno attesa a quella che non vediamo sinceramente l’ora di vedere.

Secret Invasion (inizio 2023)

Vorremmo davvero interessarci di più a Secret Invasion ma solo il cast – Samuel L. Jackson, Ben Mendelsohn, Emilia Clarke e Olivia Colman tra gli altri – ci ha davvero conquistato al momento. I Marvel Studios hanno davvero perso la palla al balzo con gli Skrull nel MCU, e il grande colpo di scena di Captain Marvel, secondo cui non sono in realtà tutti cattivi, ha diminuito l’impatto del loro debutto (così come la ridicola scena post-credits di Spider-Man: Far From Home). Quindi, cosa c’è di veramente entusiasmante in questa rivisitazione in chiave soft dell’omonimo evento epico dei fumetti?

Siamo sicuramente curiosi di vedere che tipo di impatto avrà sul futuro del MCU, anche se nulla di ciò che abbiamo sentito su The Marvels ci suggerisce che lascerà il segno. In definitiva, sembra un trampolino di lancio per altri progetti più importanti, piuttosto che un passo davvero necessario per il MCU: speriamo di essere smentiti.

What If…? Stagione 2 (inizio 2023)

Quando la prima stagione di What If…? ha raggiunto il suo apice, ci ha regalato qualcosa di davvero molto speciale. Dal debutto del Capitano Carter all’indimenticabile interpretazione di Star-Lord da parte di Chadwick Boseman, fino all’epica battaglia finale contro Infinity Ultron, questa serie animata aveva molto da offrire.

In vista della seconda stagione, non sappiamo ancora abbastanza su cosa aspettarci. I dettagli condivisi al Comic-Con hanno suggerito che ci si concentrerà maggiormente sulla narrazione delle storyline della Fase 4, il che potrebbe essere un approccio interessante, anche se non ci fa venire voglia di saperne di più, visto che sembra che i personaggi introdotti in Black Widow ed Eternals non abbiano lasciato il segno. Abbiamo grandi speranze per What If…? quando tornerà, ma tra le voci che mettono a rischio la Marvel Studios Animation, è essenziale che la prossima stagione di episodi non ci deluda.

Echo (metà del 2023)

Per il momento non ci preoccupiamo troppo delle voci che parlano di problemi di produzione con Echo. È diventata la norma per i Marvel Studios iniziare a produrre film senza nemmeno averne chiaro il finale, e sembra che riescano a fare funzionare le cose, quindi ci fidiamo di Kevin Feige.

La domanda più importante è: perché dovrebbe esssere raccontata questa storia? Maya Lopez è stata un’ottima aggiunta a Hawkey, ma sarebbe stata sicuramente più adatta a una presentazione speciale piuttosto che a una serie televisiva completa di sei episodi. In ogni caso, non vediamo l’ora di vedere Alaqua Cox in azione e come Daredevil e Kingpin si inseriranno nel processo. Questa è una delle cose che ci emoziona di più sulla serie al momento, anche se speriamo che riesca a far conoscere Echo e a renderla una parte importante di questo mondo condiviso.

Agatha: Coven of Chaos (fine 2023/inizio 2024)

È possibile che Agatha: Coven of Chaos non uscirà prima del 2024, ma qualora dovesse debuttare nel 2023, vale la pena analizzarla. Per quanto riguarda il motivo per cui si trova praticamente a metà di questa lista, è perché la prospettiva che la storia di Agatha Harkness continui nel MCU è qualcosa che approviamo molto.

Kathryn Hahn ha rubato la scena in WandaVision e Agatha è un personaggio chiaramente in circolazione da molto tempo. Essendo in grado di illustrare il lato mistico (e mostruoso!) dell’MCU, prevediamo che questa serie sarà molto importante per il suo futuro. Secondo quanto riferito, Aubrey Plaza interpreterà il grande villain della serie, mentre Joe Locke sembra destinato a vestire i panni di Billy Kaplan, alias Billy Maximoff/Wiccan. Abbiamo aspettato di vedere lui e Speed come veri supereroi, e Agatha: Coven of Chaos potrebbe anche gettare le basi per il ritorno della Strega Scarlatta e la formazione dei Giovani Vendicatori.

Ironheart (Fine 2023)

Riri Williams in Wakanda ForeverRiri Williams ha avuto solo un piccolo ruolo in Black Panther: Wakanda Forever, ma ci ha fatti divertire molto. Speriamo che la serie Ironheart possa approfondire come e perché sia arrivata a creare la propria tuta di Iron Man, anche se crediamo che sia il conflitto al centro di questo progetto a renderlo particolarmente eccitante.

The Hood sarà il grande cattivo della serie, il che significa che vedremo scienza e magia scontrarsi per la prima volta nel MCU, dando una nuova svolta al concetto di Iron Man (Tony Stark ha trascorso la maggior parte del tempo a combattere altri uomini in armatura nei suoi film). Si dice che Ironheart vedrà anche il debutto di Mefisto, con Sacha Baron Cohen che potrebbe interpretare l’iconico cattivo. Se così fosse, si tratterebbe di una delle serie televisive più importanti dei Marvel Studios, soprattutto perché prevediamo che i demoni saranno una parte importante del futuro del MCU.

X-Men ’97 (Fine 2023)

Coloro che non sono cresciuti guardando X-Men: The Animated Series potrebbero non attendere così tanto questo titolo, ma se avete familiarità con la serie, siamo sicuri che state facendo il conto alla rovescia per X-Men ’97.

Con il ritorno della maggior parte del cast vocale originale, il seguito riprenderà alcuni punti in sospeso della trama, racconterà alcune storie che il suo predecessore non ha mai affrontato e darà una nuova veste a una serie televisiva classica. Questi sono solo alcuni dei motivi per attendere con impazienza la serie, e l’anteprima al Comic-Con non ha fatto altro che aumentare l’attesa. C’è sempre la possibilità che X-Men ’97 non sia all’altezza delle aspettative, ma considerando che lo stesso Kevin Feige ne è un fan dichiarato, non prevediamo che questo sia il caso.

Loki 2 (Metà 2023)

Tom Hiddleston LokiLoki rimane una delle migliori serie televisive dei Marvel Studios e l’unica di cui è stata ordinata una seconda stagione. Dopo aver introdotto il Multiverso, le Varianti e Colui che resta nella prima stagione, dobbiamo credere che la prossima stagione sarà altrettanto importante.

Dopotutto, il Dio dell’Inganno si è trovato bloccato in una realtà in cui la TVA è governata da Kang e, nonostante le modifiche del team creativo, prevediamo che questi episodi costituiranno una storyline chiave per la preparazione di Avengers: The Kang Dynasty. Con queste premesse, questa serie ha tutte le carte in regola per essere assolutamente vista. Sicuramente dovrà dimostrare di essere all’altezza delle aspettative, ma la seconda stagione di Loki è molto più essenziale rispetto alle altre di questa lista e, di conseguenza, si aggiudica facilmente il primo posto. Anche la presenza di Sylvie e Mobius ci incuriosisce e il trailer mostrato al D23 promette altri epici viaggi nel tempo nel 2023.

Saint Omer è il Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani – SNCCI

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SAINT OMER di Alice Diop  è stato designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani – SNCCI con la seguente motivazione: “Una infanticida alla sbarra e una scrittrice venuta a seguire il processo, entrambe di origini senegalesi, per un film che scava nelle ferite del post-colonialismo con sguardo nuovo e rara potenza. Se i dialoghi vengono dai verbali autentici del processo, le immagini stravolgono il nostro rapporto con le culture “altre”, costringendoci a confrontarci fino in fondo con la loro ambiguità e complessità. Un viaggio vertiginoso che segna l’esordio di una promettente regista”.

Saint Omer, la recensione

Dopo essere stato presentato in concorso all’ultima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, arriva nelle sale italiane Saint Omer, acclamata opera prima della documentarista Alice Diop (vincitrice del Premio César per il miglior cortometraggio con Vers la tendresse). Liberamente ispirato a un fatto di cronaca che ha sconvolto l’opinione pubblica francese, nel film la scrittrice Rama, in cerca di spunti per una rivisitazione del mito di Medea, segue il processo di Laurence, accusata di aver ucciso la figlioletta abbandonandola di notte su una spiaggia.

A vestire i panni di queste due carismatiche protagoniste, Kayije Kagame (vincitrice del premio Goncourt con Trois femmes puissants) e Guslagie Malanda (Mon amie Victoria), affiancate da Valérie Dréville (Suite Armoricaine) e Xavier Maly (La ragazza con il braccialetto). Vincitore a Venezia del Leone d’Argento – Gran premio della giuria e del Leone del Futuro – Premio Venezia opera prima “Luigi De Laurentiis” – nonché per la Miglior sceneggiatura al Chicago International Film Festival, come Miglior film al Gent International Film Festival, Miglior film e Miglior sceneggiatura al Sevilla International Film Festival e come Miglior film al Geneva International Film FestivalSaint Omer rappresenterà la Francia agli Oscar 2023, nella categoria Miglior film internazionale.

Il film arriverà in tutte le sale cinematografiche italiane l’8 dicembre distribuito da Medusa Film per Minerva Pictures.

Saint Omer, la trama

Tribunale di Saint-Omer. La scrittrice trentenne Rama assiste al processo di Laurence Coly, una giovane donna accusata di aver ucciso la figlia di 15 mesi dopo averla abbandonata sulla riva di una spiaggia del nord della Francia. Rama intende trarre dal caso una rivisitazione contemporanea del mito di Medea. Ma mentre il processo va avanti, nulla procede come previsto e la scrittrice, incinta di quattro mesi, si ritroverà a mettere in discussione ogni certezza sulla propria maternità.

Guardiani della Galassia Vol. 3: per Zoe Saldana, la Marvel sembra un “culto” quando si parla di segreti

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Il teaser trailer di Guardiani della Galassia Vol. 3 è stato rilasciato durante il CCXP Brasile lo scorso giovedì, dandoci il nostro primo sguardo al ritorno della variante Gamora che è stata introdotta in Avengers: Endgame in azione.

Zoe Saldana non era obbligata a tenere nascosto il suo ruolo nel trequel di James Gunn (ha persino condiviso foto dietro le quinte su Instagram durante la produzione), ma la rigida politica di segretezza dei Marvel Studios spesso rende difficile la discussione tra gli attori in merito ai progetti imminenti, e sembra che l’attrice di Star Trek sia stata frustrata da questa difficoltà.

Durante la sua apparizione nell’ultimo episodio di Hot Ones, a Saldana è stato chiesto degli intensi livelli di sicurezza e segretezza dello studio e lei ha confermato che ci sono “vantaggi e svantaggi” nel lavorare in quelle circostanze.

“Quando lavori per la Marvel, sembra un culto, tutti dicono, ‘Cosa sta succedendo? Sono vestita di verde dopo quattro ore di trucco, dobbiamo girare qualcosa, che cos’è?’ [Ride] Questo ha vantaggi e svantaggi, il vantaggio è che conservi la sorpresa per la fine e non la rovini e il pubblico può vivere un’avventura incredibile quando va al cinema a guardarlo. Ma lo svantaggio è principalmente per l’attore, perché non sai cosa stai ricevendo, non sai dove stai andando, non sai cosa stai dicendo, non sai cosa succederà, e può essere un po’ snervante”.

Anche se alcuni cercano spoiler prima di vedere un film, la maggior parte delle persone non vorrebbe che la trama di un film venisse rovinata prima di sedersi a guardarlo, quindi i Marvel Studios hanno fatto di tutto per mantenere i loro segreti il più a lungo possibile.

Guardiani della Galassia Vol. 3, il trailer del film di James Gunn

Scritto e diretto da James GunnGuardiani della Galassia Vol. 3 arriverà nelle sale il 3 maggio 2023. Le riprese del film dovrebbero partire ufficialmente entro la fine del 2021. Torneranno nel cast Chris PrattZoe SaldanaDave BautistaPom Klementieff, Karen Gillan, Will Poulter insieme a Vin Diesel e Bradley Cooper che offriranno ancora le loro voci. Nel film è atteso anche Chris Hemsworth nei panni di Thor. Insieme a loro ci sono i nuovi arrivati ​​del MCU Will Poulter e Chukwudi Iwuji, con Poulter che ha confermato di interpretare il ruolo di Adam Warlock.

In Guardiani della Galassia Vol. 3, la nostra amata banda di disadattati ha un aspetto un po’ diverso rispetto a quanto visto fino a questo momento. Peter Quill, ancora sconvolto dalla perdita di Gamora, deve radunare la sua squadra attorno a sé per difendere l’universo e proteggere uno di loro. Una missione che, se non completata con successo, potrebbe portare alla fine dei Guardiani come li conosciamo.

Mickey 17: il teaser trailer del nuovo film di Bong Joon Ho

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Mickey 17: il teaser trailer del nuovo film di Bong Joon Ho

Il prossimo film del regista premio Oscar Bong Joon Ho, Mickey 17, interpretato da Robert Pattinson, uscirà nei cinema nel 2024. Il film della Warner Bros. è attualmente in produzione e debutterà sul grande schermo il 29 marzo 2024, negli USA.

La storia di fantascienza è adattata dal romanzo di Edward Ashton, descritto dall’editore St. Martin Press come un thriller cerebrale di alto livello sulla scia di The Martian e Dark Matter. Pattinson interpreterà un “sacrificabile” – un impiegato usa e getta in una spedizione umana inviato a colonizzare il mondo ghiacciato di Nifheim – che si rifiuta di lasciare che il suo clone sostitutivo prenda il suo posto. I dettagli della trama del film non sono stati confermati e non è chiaro quanto Bong intenda attenersi al materiale originale. Il libro di Ashton è stato pubblicato nel febbraio 2022.

Oltre a scrivere e dirigere, Bong Joon Ho produrrà anche il prossimo film attraverso la sua società Offscreen. Altri produttori includono Dede Gardner e Jeremy Kleiner di Plan B e Dooho Choi di Kate Street Pictures. Peter Dodd supervisionerà per conto della Warner Bros.

Mickey 17 è il primo film di Bong Joon Ho dopo Parasite, che è diventato il film sudcoreano con il maggior incasso nella storia, nonché il primo film non in lingua inglese a vincere il premio al miglior film agli Oscar. Delle sue sei nomination all’Oscar, la commedia nera ha portato a casa premi per la sceneggiatura originale, la regia e il lungometraggio internazionale. Prima che Parasite diventasse un successo, Bong era noto per film acclamati come Snowpiercer, The Host, Okja e Barking Dogs Never Bite.

La Warner Bros. ha in programma diverse uscite di alto profilo per il 2024, tra cui Il Signore degli Anelli: La Guerra dei Rohirrim (12 aprile), lo spin-off di Mad Max Furiosa con Anya Taylor-Joy (maggio 24) e Joker: Folie à Deux (4 ottobre).

C’era una volta in Italia – Giacarta sta arrivando, il documentario al cinema

C’era una volta in Italia – Giacarta, il documentario che racconta le tragiche conseguenze di un Piano di rientro che ha messo ko gli ospedali nel sud Italia arriva al cinema.  Regia di Federico Greco, Mirko Melchiorre. Un film con Vittorio Agnoletto, Michele Caligiuri, Adriano Cattaneo, Ivan Cavicchi.

Seguito ideale di “PIIGS”, documentario del 2017 degli stessi autori Federico Greco e Mirko Melchiorre, il film parte da Cariati, in Calabria, dove un manipolo di ribelli di ogni età decide di protestare come nessuno ha mai osato fare, occupando l’ospedale con l’obiettivo di ottenerne la riapertura. Nel frattempo alcuni dei più importanti intellettuali, medici, esperti e attivisti italiani e internazionali svelano le vere responsabilità locali e globali dell’attacco alla salute pubblica, e sostengono la lotta di Cariati. La sanità pubblica in Italia è infatti ridotta al lumicino da decenni di tagli al bilancio e privatizzazioni. Il “Piano di rientro” che ha decretato nel giro di una notte la chiusura dell’ospedale di Cariati (e di altri 18 ospedali soltanto in Calabria) è lo specchio di un’epoca nella quale il diritto alla salute è sempre meno garantito. In sala dal 5 dicembre 2022 distribuito da Fil Rouge Media, partendo dalla Calabria.

Ghostbusters: Legacy, confermato il cast e annunciato il regista per il sequel

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Dopo aver rilanciato con successo il franchise con Ghostbusters: Legacy del 2021, Sony Pictures sta intensificando la pre-produzione del sequel con lo sceneggiatore e produttore esecutivo del film Gil Kenan pronto a prendere le redini della regia. Fonti dicono a Deadline che Jason Reitman, che ha diretto il precedente film, passerà al ruolo di scrittore-produttore insieme al co-sceneggiatore Kenan e Jason Blumenfeld. Gli addetti ai lavori aggiungono che l’ensemble Ghostbusters: Legacy che include Paul Rudd e Carrie Coon tornerà nel sequel.

“È un vero onore prendere in mano lo zaino protonico e mettersi dietro la macchina da presa per il prossimo capitolo della saga della famiglia Spengler”, ha dichiarato Kenan. “Vorrei solo poter tornare al 1984 e dire al ragazzo nella sesta fila del Mann Valley West che un giorno avrebbe diretto un film di Ghostbusters”. Sebbene non si sappia molto del sequel, le fonti affermano che il piano è di tornare a New York City e all’iconica caserma dei pompieri resa famosa nei film originali di Ghostbusters. L’uscita è prevista per dicembre 2023.

“Alcuni anni fa, mio padre mi ha consegnato le chiavi di Ecto-1, e insieme abbiamo realizzato Ghostbusters: Legacy”, ha detto Reitman. “Le parole non esprimeranno mai quanto sono grato di aver fatto un film con mio padre al mio fianco. È giunto il momento di consegnare quelle chiavi al mio partner creativo e collega Ghostbuster Gil Kenan, un brillante regista che manterrà vivo lo spirito di Spengler. Posso solo sperare di fornirgli la stessa cura produttiva e il supporto che mio padre ha mostrato a me”.

È stata una priorità assoluta per Sony mettere un sequel in produzione dopo che Ghostbusters: Legacy, l’ultimo sequel dell’iconico film del 1984, è diventato un successo con la sua uscita nel novembre 2021. Diretto e co-scritto da Jason Reitman, e prodotto esecutivamente e co-scritto da Kenan, il film si è aperto mentre la pandemia si stava esaurendo con ottimi risultati che includevano un weekend di apertura da 44 milioni di dollari. Il film ha incassato più di 200 milioni di dollari in tutto il mondo.

Margot Robbie vuole ancora una storia d’amore tra Harley Quinn e Poison Ivy

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Margot Robbie vuole ancora realizzare una storia d’amore tra Harley Quinn e Poison Ivy nell’Universo DC. Robbie è apparsa per la prima volta nei panni di Harley Quinn nel film Suicide Squad del 2016, e la buona accoglienza del suo personaggio, nonostante il cattivo esito del film, l’ha portata a ricomparire nei panni della villain DC in Birds of Prey (e la fantastica emancipazione di Harley Quinn) del 2020.

Il film ha allontanato la Quinn di Robbie dal tono più oscuro di Suicide Squad, e l’ha trasformata in un personaggio più amante del divertimento, forte e indipendente, come appare spesso nei fumetti e come poi è apparsa anche in The Suicide Squad di James Gunn. Accanto alla controparte a fumetti di Harley c’è Poison Ivy, un altro cattivo dell’universo di Batman, che alla fine diventa la fidanzata di Harley sia nei fumetti che nella serie televisiva animata Harley Quinn. Ad oggi, Poison Ivy non è stato ancora introdotta nel DCU.

In un’intervista con ComicBook.com, Margot Robbie afferma di aver “spinto” per anni per una storia d’amore tra Harley e Ivy. Robbie dice anche che quando immagina la sua Harley insieme a Ivy, immagina la Poison Ivy dei fumetti, piuttosto che una qualsiasi attrice in particolare. “Ho spinto per questo per anni. Non posso dirti quanto ho spinto per questo. Lo voglio anch’io. Onestamente, quando l’ho immaginato, mi immagino sempre una Poison Ivy come nei fumetti. Non so davvero immaginare un’attrice che possa interpretarla, ma sono d’accordo, sarebbe così bello”.

Al momento, Margot Robbie divide il ruolo di Harley Quinn con Lady Gaga, che interpreterà il personaggio nel sequel di Joker, acanto a Joaquin Phoenix. Non sappiamo ancora cosa accadrà al futuro del personaggio di Margot Robbie, ma con James Gunn al timone del DCU, è probabile che l’attrice tornerà nel ruolo.

Heartbreak high: recensione della nuova serie Netflix

Heartbreak high: recensione della nuova serie Netflix

Approdato sulla piattaforma streaming il 14 settembre, Heartbreak high è una nuova serie australiana, ideata da Hannah Carroll Chapman; si tratta di un reboot della omonima serie andata in onda dal 1994 al 1996 sul canale australiano Network ten, e poi dal 1997 al 1999 su ABC, per un totale di ben sette stagioni. La sua serie gemella del 2022 è al momento formata da una sola stagione di otto episodi, da circa 50 minuti l’uno. Nel cast ritroviamo figure nuove ed emergenti, come l’attrice Ayesha Madon, Chloe Hayden e James Majoos. La serie è stata da subito accolta in maniera positiva dalla critica per le tematiche trattate.

Heartbreak high, dalla mappa degli incesti ai triangoli amorosi

La Hartley sembra essere un liceo come un altro, con gli stessi gruppi: le ragazze popolari, la squadra di basket con i ragazzi più affascinanti, gli invisibili. Con la scoperta della “mappa degli incesti” tutto cambia. Si tratta di una mappa disegnata da Harper (Asher Yasbincek) ed Amerie (Ayesha Madon), una coppia di amiche inseparabili. Questa  rappresenta tutte le relazioni amorosi ed eventuali rapporti sessuali avvenuti nella Hartley high. Tutti gli studenti presenti sulla mappa sono costretti dalla preside a seguire un corso di rieducazione alla sessualità. Amerie diventa l’esclusa, la ragazza più odiata. Senza un apparente motivo, viene respinta anche dalla sua miglior amica Harper, pur essendosi Amerie presa tutta la responsabilità della mappa. Le relazioni tra i ragazzi della Hartley si faranno sempre più confuse. Si creeranno nuove coppie come Quinni, una ragazza molto stravagante e autistica, e Sasha, una delle ragazze popolari della scuola. I pettegolezzi sulle esperienze negative e sulle tresche che dovevano rimanere segrete non tardano a correre per la Hartley. I rapporti tra gli studenti si incrineranno ulteriormente, specialmente tra Harper e Amerie.

Heartbreak high

Un teen drama con una venatura comica

Heartbreak high è una serie molto rilevante come serie per le tematiche che vengono trattate. Ci si riferisce a tutta una serie di problematiche che caratterizzano ancora la nostra società. In particolare, vengono presentati il tema del consenso e della violenza sessuale; delle discriminazioni perpetrate dagli agenti di polizia nei confronti delle persone di colore, in questo caso Malakai (Thomas Weatherall), discendente dai nativi australiani. A questo proposito, dopo l’episodio di violenza subito, Malakai verrà appoggiato da alcuni ragazzi per riscoprire le sue origini e superare al meglio l’accaduto. Centrale diventa anche l’elemento della violenza domestica, pur non essendo presente chiaramente nelle prime puntate.

Un fattore fortemente a favore di Heartbreak High è l’inclusività nella delineazione dei personaggi. Darren, ad esempio è non binario. Nel seguire le sue vicende, ci vengono presentate tutte le problematiche, ed a volte sofferenze, con cui una persona non binaria deve convivere nella sua vita. Partendo dai problemi con i genitori, i quali, pur cercando di aiutarlo ed appoggiarlo nelle sue scelte, non lo comprendono, ad essi si aggiungono anche tutte le varie battute degli altri ragazzi a scuola.

Un altro personaggio che incarna lo spirito di inclusività di questa serie è Quinni, ragazza affetta da un disturbo nello spettro dell’autismo. Pur non dimostrando all’esterno solamente una certa eccentricità nel trucco e nel comportamento, ci sono delle situazioni in cui questa sua differenza è più nota, fino a sembrare a persone come Sasha troppo ingombrante.

Pur affrontando tutte queste problematiche sociali, Heartbreak high non cade nei soliti cliché e, soprattutto, riesce a mantenere una certa vena di comicità che rende la serie semplice e piacevole da seguire.

Heartbreak High is the new Sex Education

Un critico più attento non tarderebbe a trovare una grande pecca in questa serie: la mancanza di originalità. Molte di queste tematiche trattate, infatti, sono già approdate e consolidate su Netflix con una ben più nota serie tv: si tratta di Sex Education. L’educazione alla sessualità, la presenza di personaggi LGBTQI+, la violenza sessuale sono gli elementi fulcro della serie britannica.

Ad ogni modo, pur non mantenendosi nella totale originalità, Heartbreak high ha ugualmente una sua rilevanza. Quando si tratta di problematiche così serie ed importanti anche per i giovani, le serie tv possono essere un abile strumento per trasmettere i giusti messaggi.

Riguardo invece alla “mappa degli incesti” ed alle liti scaturitesi, questo ricorda molto una scena di quello che potrebbe essere considerato il cult dei teen movie: sto parlando di Mean Girls. Verso la fine del film, infatti Regina George, interpretata da Rachel McAdams, diffonde tutta una serie di gossip creando liti e risse, mettendo in subbuglio la scuola proprio come fa la mappa alla Hartley.

Dynasty 5: recensione della quinta stagione della serie Netflix

Dynasty 5: recensione della quinta stagione della serie Netflix

Nel ventaglio di proposte di Netflix è approdato Dynasty 5, l’ultima stagione del reboot basato sulla serie omonima degli anni ’80 andata in onda dal 1981 al 1989 su ABC. Complice il calo di ascolti, e considerato anche il periodo ballerino della The CW nel periodo di vendita, il 12 maggio del 2022 è stata dichiarata la cancellazione.

Sull’emittente americana, la complessa storia della famiglia Carrington si è conclusa prima dell’estate e ora, su Netflix Italia, seppur non sia stata rinnovata, si è posizionata nella Top 10 delle serie TV più viste.

Dynasty 5, la trama

La quarta stagione si era conclusa con Fallon (Elizabeth Gillies) ferita da un proiettile da arma da fuoco. Dopo il suo tradimento con Colin, il matrimonio con Liam (Adam Huber) è sul filo del rasoio. I due cercano un modo per ritrovarsi e recuperare quel che hanno perso. Nel frattempo Blake (Grant Show) è impegnato nell’inaugurazione del Joseph Anders Airport insieme alla moglie Cristal (Daniella Alonso).

Alexis (Elaine Hendrix) è sempre più decisa a sostenere la sua nuova azienda con il figlio Adam (Sam Underwood), mentre Dominique (Michael Michele) si impegna per metterle i bastoni fra le ruote. Le dinamiche fra i Carrington cominciano a farsi sempre più bollenti, provocando una serie di rotture nella famiglia che culminano nel finale in una grande sorpresa.

I Carrington: una famiglia dalle mille sfaccettature

Dynasty 5 presenta una trama decisamente corale. Tutti i personaggi sono posizionati sulla scacchiera in maniera ordinata e ognuno di loro ha una trama specifica ed esaustiva. Seppur siano tutti dotati di una storia e caratteristica specifica, che si intreccia perfettamente alle altre sotto-trame, è pur vero che alcune di queste risultino abbastanza superflue e non aggiungano niente di più a quella principale.

In particolar modo, nella carovana dei personaggi che devono trovare il loro posto nel mondo, quella di Michael Culhane è retta da dinamiche molto deboli. Il personaggio si è già sufficientemente esaurito nelle stagioni precedenti, e il suo progredire nella storia appesantisce di parecchio la fluidità della trama.

Dynasty 5 si attorciglia nella rete dell’amore, del potere, dell’intrigo e della passione. Sono proprio i continui cliffhanger che costellano tutta la diegesi della serie che costituiscono la sua carta vincente. La famiglia Carrington viene rappresentata in tutte le sue sfaccettature. Si sbriciola man mano che gli eventi prendono forma, per poi unirsi nuovamente nella risoluzione. Ogni suo membro è completo, si è snodato nelle difficoltà della vita, le ha affrontate e ne è riemerso ogni volta con un valore aggiunto.

Fallon, donna, moglie e madre

Il personaggio meglio delineato e strutturato è di sicuro Fallon Carrington. Il percorso che lei affronta, sia dentro di sé che nella società, la rende una persona realizzata al cento per cento. Fallon è la rappresentazione della donna che si mette in discussione, che sbaglia, cerca di risolvere il problema, e combatte sia per garantirsi il suo posto nel mondo sia per tutelare la sua famiglia.

Il viaggio che intraprende alla ricerca di ciò che realmente la appaga, la rende in questa stagione il personaggio più forte, oltre che quello maggiormente risoluto. È la prova concreta che nella vita non bisogna mai arrendersi e che gli ostacoli si possono superare, l’importante è credere realmente in essi e non perdere di vista l’obiettivo.

Insieme a Fallon vengono affrontati molti temi attuali: la donna nel matrimonio e nel lavoro, l’infertilità, la lotta per avere un figlio e la malattia. Interpretata da una superba Elizabeth Gillies, Fallon, battaglia dopo battaglia, riesce a trovare la strada che la riconduce a se stessa, alla sua versione migliore e più adulta, in un’evoluzione prorompente del suo personaggio. Dynasty 5 è giunto alla fine. Ciò che rimane però è il suo insegnamento: non importa cosa la vita ti ponga davanti, se si ha la famiglia accanto tutto si può superare.

Robert Downey Jr. rivela cosa gli manca del MCU

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Robert Downey Jr. rivela cosa gli manca del MCU

Robert Downey Jr. rivela cosa gli manca di più dell’essere parte del Marvel Cinematic Universe. Downey Jr. ha recitato nel primo capitolo del MCU, il film Iron man del 2008, e sarebbe poi apparso in un totale di 11 film del franchise. Interpretando il genio miliardario Tony Stark, Downey Jr. ha recitato in tre film di Iron Man e quattro film di Avengers, rendendo Tony uno dei personaggi più centrali del MCU.

Dopo 11 anni nel MCU, Downey Jr. è uscito dal franchise quando Tony si è sacrificato in Avengers: Endgame del 2019, il film finale di The Infinity Saga. Anche dopo la morte di Tony, la sua influenza continua nel MCU, con il suo sacrificio spesso citato nei successivi film Marvel. Tuttavia, Robert Downey Jr. non è effettivamente apparso in un film Marvel dal 2019.

In un’intervista con Deadline, in occasione della presentazione del suo nuovo film Sr., Robert Downey Jr. rivela cosa gli manca di più dell’MCU: dice che gli manca “essere in trincea” con il presidente dei Marvel Studios Kevin Feige per così tanti anni e fare viaggi con ogni regista di Iron Man. Continua anche a lodare i registi Jon Favreau, Shane Black e i fratelli Russo, ognuno dei quali ha reso memorabile il tempo di Downey Jr. nel MCU e che lo ha aiutato ad abbracciare Tony Stark dall’inizio alla fine.

“Cosa mi manca di più? Essere in trincea con Kevin Feige per tutto il tempo; l’inizio, con Jon Favreau, ora è come un bel sogno; al centro, con Shane Black in Iron Man 3, avevamo appena avuto Exton e l’abbiamo girato principalmente a Wilmington N.C. Era idilliaco e sovversivo. E la fine, quando mi sono reso conto di aver così tanti amici intimi nel cast del MCU, e i fratelli Russo che mi hanno aiutato ad abbracciare l’arco narrativo di Tony.”

Tutto chiede salvezza: recensione della serie Netflix con Federico Cesari

Francesco Bruni firma le sette puntate della nuova serie italiana che esce dal 14 ottobre in esclusiva su Netflix. Tutto chiede salvezza è il titolo, ed è la libera trasposizione del romanzo di Daniele Mencarelli, grazie al quale nel 2020 è stato vincitore del Premio Strega Giovani.

La storia parla di Daniele (Federico Cesari) che si ritrova improvvisamente legato sul lettino di un ospedale accanto a gente ben poco raccomandabile (Vincenzo Nemolato e Vincenzo Crea), inizia a dimenarsi ma gli serve a ben poco. Viene accolto dalla rudezza dell’infermiere Pino (Ricky Memphis) che gli dice solo che ha ricevuto un trattamento sanitario obbligatorio. E tanto basta.

Sette sono le puntate di Tutto chiede salvezza, come i giorni che Daniele passerà in TSO. Lui non ricorda nulla, è disperato, è rinchiuso – letteralmente – in una gabbia di matti e i suoi familiari si negano al telefono. Lentamente inizierà un percorso, sarà inevitabile e forzato – chiaramente – ma da lì si aprirà una strada inaspettata che lo porterà dentro le caverne inesplorate dentro di sé, ma dalle quali scoprirà nuovi fasci di luce che nella sua vita ordinaria non avrebbe mai scoperto.

È dolce e cadenzato lo stile delle prime due puntate, si avanza con calma verso il terrore della contenzione, scendendo sempre più giù, nella disperazione di dover stare con se stessi, con quelle parti ancora sconosciute. Ma Francesco Bruni, che ha anche scritto la sceneggiatura (insieme all’autore del romanzo, a Daniela Gambaro e a Francesco Cenni), riesce a risalire subito verso la leggerezza, appena l’aspetto drammatico inizia a diventare poco sostenibile. Così facendo si è progressivamente accompagnati nella storia e nella mente di Daniele, senza un impatto traumatico con l’impotenza davanti a una malattia apparentemente invisibile. Al contrario, grazie alle continue note ironiche di sottofondo, l’andamento delle scene è sempre modulato, e fa affezionare con facilità sia al protagonista che agli adorabili comprimari (Andrea Pennacchi, Lorenzo Renzi, Bianca Nappi, Flaure BB Kabore).

Tutto chiede salvezza, la serie Netflix

Tutto chiede salvezza è dunque la parabola di una vita e, in tal senso, è perfetta la coincidenza del numero di puntate con i giorni di cura del ragazzo. Come per la creazione nel libro della Genesi, e così per la struttura del viaggio dell’eroe, Daniele arriva informe, immerso nel caos e nel buio dello scoprirsi sconosciuto a se stesso, per poi ritrovare una forma e una compiutezza, nell’incessante scambio con i suoi compagni di stanza e Nina (Fotinì Peluso). Già, perché non c’è salvezza – evidentemente – senza amore.

La resa cinematografica della storia della rinascita del protagonista, mette in scena i movimenti necessari che sfuggono alla routine quotidiana: l’interdipendenza naturale tra l’individuo e la collettività. Non c’è l’uno senza l’altra. Non è possibile inserirsi in contesto sociale innescando dinamiche sane, quando non si ha la piena coscienza e stima di sé.

Ma, fortunatamente, la serie riesce a parlare di tutto restando a debita distanza dalla pesantezza. In tal senso gli attori hanno un effetto centrale con l’interpretazione dei ruoli affidatigli. Chi, probabilmente, subisce di più la fatica del dover assemblare una maggior quantità di aspetti contraddittori è Federico Cesari. Il suo Daniele è uno scanzonato romanaccio, ma al contempo un animo sensibile, grezzo, aggressivo ma impaurito. Una prova attoriale complessa che talvolta non fa gettare il ragazzo fino in fondo alle viscere del personaggio.

Ad ogni modo importa poco. A chiedere la salvezza è ognuno dei personaggi raccontati nella serie: un microcosmo che svela la trasparenza della verità che chiunque si porta dietro. Non è possibile sfuggire (d)a se stessi, e meno male che è così. Questa storia mette in scena quanto, a volte, è dalla situazione più maledetta che si rinasce davvero. Dopotutto: “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”.

Romulus II – La guerra per Roma: recensione dei primi due episodi della seconda stagione

Roma è un cucciolo di lupa, ma crescerà e divorerà tutto ciò che la circonda. È un monito quello che apre la seconda stagione di Romulus (qui la recensione della prima stagione), la serie ideata da Matteo Rovere a partire dal suo film Il primo re. Se nella prima stagione si erano seguiti i processi che hanno portato alla formazione dei protagonisti e della mitica città, in questa seconda il cuore narrativo è invece rivolto alla volontà di Roma e i suoi abitanti di ottenere i giusti riconoscimenti, difendere i propri confini e prosperare in un territorio quanto mai selvaggio e brutale. Con Romulus II – La guerra per Roma, si entra dunque nel vivo dell’epico racconto concepito da Rovere.

Rincontriamo dunque i protagonisti lì dove li avevamo lasciati. Wiros e Yemos sono i re di Roma, un co-reggenza che genera non poche confusioni in chi è abituato a relazionarsi con un solo sovrano, specialmente considerando che Yemos è un ex schiavo. La nascita della nuova città, in particolare, va molto poco a genio a Titos, re dei Sabini, tanto giovane quanto crudele, il quale non tarderà a lanciare una violenta sfida per la supremazia. Ora che la guerra sembra dunque inevitabile, Roma e il suo popolo dovranno dimostrare di essere all’altezza delle voci sul loro conto.

Aria di guerra a Roma

L’atmosfera su cui si apre Romulus II è dunque un’atmosfera particolarmente cupa, con uno scontro che si comprende essere inevitabile e che rappresenterà il climax della stagione. Con i due episodi mostrati in anteprima nel corso della Festa del Cinema di Roma si entra quindi all’interno di una serie di giochi di potere che rendono i rapporti tra tutti i personaggi particolarmente tesi. Lo scontro vero e proprio, infatti, arriverà probabilmente non prima degli ultimi episodi, in attesa dei quali le due fazioni dovranno però armarsi e prepararsi alla guerra, ricercando alleati o le giuste strategie per poter sperare di vincere.

La Roma di Wiros e Yemos è infatti isolata, essendosi inimicata tutti i popoli circostanti. È una città appena nata e già apparentemente condannata ad una sconfitta certa. È dunque compito dei due re trovare il modo per scongiurare tale esito, dimostrando di non aver dato vita ad un mero fuoco di paglia. Si parla dunque di onore, di bisogno di superare le aspettative e affermarsi contro tutto e tutti. I primi due episodi di otto appaiono particolarmente concentrati nel trasmettere tutto ciò, densi di eventi realmente significativi allo sviluppo tanto del racconto quanto della psicologia dei personaggi.

A spiccare in particolare è però il Titos interpretato dal giovane Emanuele Di Stefano, attore apparso anche in La scuola cattolica e Il filo invisibile. Il suo re è un giovane capriccioso e viziato e che proprio per ciò può rivelarsi più pericoloso di quanto la sua fisicità esile lascerebbe immaginare. Bastano due episodi a Titos per ambire dunque ad essere la vera star di questa stagione. Accanto a lui, degne di nota sono anche le interpretazioni di Andrea Arcangeli nei panni di Wiros e di Marianna Fontana in quelli della guerriera Ilia.

Romulus-II-recensione

Romulus II e quella crescente cura per i dettagli

L’impressione, dunque, è che tutti questi giovani personaggi si troveranno in questa stagione ad un bivio, che li porterà a crescere e prendere percorsi di vita tutt’altro che indolori. Le loro interpretazioni sono certamente aiutate anche da una maggiore cura nelle scenografie, nei costumi e nel trucco. Ancora una volta Romulus si dimostra una serie ambiziosa da questo punto di vista, che trova proprio nella sua estetica un elemento di forte vanto. Tutti questi elementi combinati insieme sono poi ovviamente funzionali per trasmettere quel senso di arcaicità che tanto contribuisce al fascino della serie.

Tra riti pagani, messe propiziatorie e sacrifici agli dèi, Romulus II si preannuncia ancor più violenta, barbarica, con sequenze d’azione che non si risparmiano neanche sui dettagli più crudi. Matteo Rovere, che dirige i primi due episodi, sembra dunque aver voluto puntare ancor più in alto rispetto a quanto fatto con la prima stagione. D’altronde, per quanto la meta di questa serie possa essere tutto sommato anticipabile, è il percorso nel mezzo che può regalare sorprese interessanti. Tra affascinanti descrizioni del contesto e personaggi sempre più carichi di emotività, ci sono tutte le premesse per poter assistere a qualcosa di molto forte.

Django – La serie: recensione del western di Francesca Comencini

Django – La serie: recensione del western di Francesca Comencini

Django – La serie, con la direzione artistica di Francesca Comencini, regista dei primi quattro episodi, è un progetto internazionale ambizioso, coproduzione Italia – Francia e Sky Original, cast stellare e variegato, che un primo risultato lo ha già prodotto. In occasione della presentazione al pubblico, infatti, la direttrice artistica della Festa del Cinema, Paola Malanga, unitamente alla presidente della giuria del concorso principale, Marjan Satrapi, hanno consegnato a Noomi Rapace, che di Django è l’antagonista, il Premio alla Carriera  – Progressive Lifetime Achievement Award, dedicato alle figure che, “pur avendo iniziato la loro carriera non da molti anni, hanno già lasciato il segno”, ha spiegato Malanga. Nel ringraziare per il premio ricevuto, di cui si è detta onorata, Noomi Rapace ha voluto così lanciare il proprio messaggio di solidarietà alle donne iraniane che stanno dando vita alle proteste di questi giorni: “Ho solo tre parole da dire: donna, vita, libertà”.

La trama di Django – La serie

New Babylon è una città americana, nata in un cratere nel 1872. Accoglie tutti, affinché tutti siano liberi e uguali. John Ellis, Nicholas Pinnock, ne è la guida. Qui arriva Django, Matthias Schoenaerts, in cerca degli assassini della sua famiglia. Vi trova sua figlia Sarah, Lisa Vicari, che credeva morta. Poco lontano da New Babylon si trova Elmdale City. Le due città sono rivali, quanto lo sono le concezioni di chi le guida. John Ellis accoglie chi ne ha bisogno, senza giudizi morali. Così trovano rifugio a New Babylon prostitute, galeotti e soprattutto neri, altrove discriminati. A Elmdale, invece, tutti obbediscono alla signora Thurman, Noomi Rapace, acerrima nemica di Ellis, fervente cattolica con zelo moralizzatore, che per le sue convinzioni non esita a mettersi a capo di una confraternita. Una sorta di corpo speciale di giustizieri, che si propongono di far rispettare i principi in cui credono, con qualunque mezzo. Django si troverà al centro della lotta fra le due città e troverà il modo di farsi accogliere a New Babylon, per stare vicino a sua figlia e tentare di recuperare il rapporto con lei, che ritiene il padre responsabile dello sterminio della loro famiglia.

Django - La serie noomi rapace

Da Gomorra a Django con un cast internazionale

Dopo aver diretto con successo alcuni episodi di Gomorra – La serie, Francesca Comencini torna a lavorare sulla serialità. Stavolta, ispirandosi liberamente al western di Sergio Corbucci, Django, che fu un vero cult. Per quest’avventura, che la regista ha pensato come omaggio al western, ma anche rivolta all’oggi, Comencini fa certamente tesoro dell’esperienza di Gomorra e porta con sé parte di quel team. La serie in dieci episodi è infatti creata e scritta da  Leonardo Fasoli e Maddalena Ravagli. Con loro, Francesco Cenni, Michele Pellegrini e Max Hurwitz. Alla regia – Comencini dirige i primi quattro episodi – anche  David Evans Downtown Abbey – e Enrico Maria ArtaleRomulus – La serie. Per quel che riguarda gli attori, oltre ai nomi succitati, troviamo Jyuddah James, Benny O. Arthur ed Eric Kole, che interpretano i figli di John Ellis, ma vi sono anche diverse presenze italiane: da Vinicio Marchioni, a Franco Nero, che compare in un cameo, a Manuel Agnelli.

Stile e ritmo in Django – La serie

È stata certo una bella sfida adattare uno spaghetti western degli anni Sessanta, già oggetto di rifacimenti e omaggi, al linguaggio moderno della serialità. Comencini l’ha condotta con grande perizia, dandogli una veste nuova, adatta ad un pubblico giovane e internazionale. Come per altre grandi produzioni seriali nostrane della storia recente – basti pensare a Gomorra e Romulus – la spettacolarizzazione è un aspetto molto presente. Serve a portare quel tipo di pubblico dentro la storia, per poi fidelizzarlo grazie all’approfondimento delle vicende dei singoli personaggi. Dunque, sfide, sparatorie, scene cruente non mancano. Si privilegiano i primi piani molto stretti e c’è molta attenzione ai dettagli. L’ambientazione americana è ricreata in Romania in modo molto accurato e con un efficace lavoro di scenografie e costumi, per rendere tutto il più verosimile possibile. La regista sa destreggiarsi bene in questo campo, dominando anche le scene d’azione, cui riesce a conferire il giusto ritmo.

Django - La serie lisa vicari

La forza delle donne

A sorpresa, ma forse non troppo, visto che dietro la macchina da presa e alla direzione artistica del progetto c’è una donna, la vera forza di Django – La serie, sono proprio le figure femminili. Comencini punta convintamente su di loro. I personaggi femminili sono quelli che colpiscono, lasciando il segno nello spettatore, restando impressi per coraggio, forza d’animo, anche spietatezza, come nel caso della Signora Thurman interpretata da Noomi Rapace, ma non senza le loro fragilità. Così anche per la talentuosa Lisa Vicari, che interpreta Sarah, la figlia di Django. Sono loro, più che Matthias Schoenaers o Nicholas Pinnock, le vere protagoniste di questa storia, simboli dell’eterna lotta tra bene e male, sebbene non vi sia una visione così rigidamente manichea. Il Django di Schoenaers Un sapore di ruggine e ossa, The Mustang – sbiadisce al confronto. Anche questo, forse, un segno dei tempi.

Dopo il Django di Corbucci e quel tributo eccentrico e appassionato che è stato Django unchained di Quentin Tarantino, un film culto dell’era western italiana si rinnova ancora, assumendo  una forma più congeniale a questi tempi. Prodotto da  Cattleya, Atlantique, Sky Studios e Canal+, Django – La serie, sarà visibile in esclusiva su Sky dal 2023 e in streaming solo su NOW.

The Watcher: recensione della serie Netflix

The Watcher: recensione della serie Netflix

Ryan Murphy continua a galoppare verso il successo della serialità e lo fa con The Watcher, mini-serie true crime basata sulla reale storia della famiglia Broaddus, che nel 2014 acquistò una casa nel New Jersey iniziando a ricevere strane lettere da una persona che si firmava “L’Osservatore”.

Dopo il successo di Dahmer, che aveva conquistato il podio di Netflix, anche The Watcher riesce ad ottenere un punteggio da capogiro e si piazza immediatamente, come il suo “predecessore”, fra le serie più viste sulla piattaforma streaming. Indice che la firma di Murphy, insieme a Ian Brennan, lascia sempre il segno.

The Watcher, la trama

Dean (Bobby Cannavale) e Nora (Naomi Watts) Brannock si trasferiscono insieme ai figli nel New Jersey a seguito di un investimento dell’uomo per l’acquisto di una suggestiva e antica casa: la 657 Boulevard. Sin dal loro arrivo nella cittadina, i coniugi sono oggetto di giudizio e osservazione da parte dei loro singolari vicini, i quali non apprezzano molto la loro presenza in quell’abitazione.

Non appena la famiglia Brannock inizia a prendere confidenza con la casa, alcune lettere sinistre iniziano ad arrivare nella cassetta della posta, infrangendo come un vaso di vetro la loro placida quotidianità. Il mittente è sconosciuto, si fa chiamare l’Osservatore. La disperata ricerca della sua identità inonderà di disperazione e paranoie la vita dei Brannock, rompendo anche il precario equilibrio che hanno con gli abitanti del loro vicinato.

The Watcher mia farrow

Ossessione e avidità, il vero baricentro del true crime

The Watcher a primo impatto può sembrare una serie tv ibrida: un thriller che si modella con l’aggiunta di componenti horror. Seppur la trama abbia dettagli simili al genere, l’orrore non si riscontra nei jump scare o nella presenza di elementi sovrannaturali, bensì nell’avidità e nell’ossessione insita nei personaggi. Sono queste caratteristiche a costituire la cifra dominante della trama, e a muovere i protagonisti all’interno della scacchiera nell’incessante tentativo di farli cadere. Di fargli compiere quella mossa sbagliata che decreterà la conclusione di ogni cosa. Quello che l’Osservatore sottolinea spesso, sin dalla prima lettera, è proprio l’avidità, una costante di tutti i proprietari della 657 Boulevard. E questa avidità è madre dell’ossessione di tenere a tutti i costi una casa problematica, ma talmente bella e costosa da non potervi rinunciare.

Partendo dall’Osservatore, ci si addentra in una profondità molto più oscura, il vero abisso, che è quello della finzione. Colui che guarda la famiglia Brannock è un occhio che diventa Lo sguardo di una società improntata sull’apparenza della ricchezza, nonostante questa non sia supportata da un’economia familiare stabile. Dean Brannock è la rappresentazione massima di un uomo che vuole essere ciò che non può, e che sprofonda nella dissennatezza non appena cerca di farlo. Eccole lì, quindi, avidità e ossessione. Due facce della stessa medaglia che portano su un piatto il fulcro di The Watcher: la doppiezza del genere umano.

Una struttura narrativa fragile

Murphy ha impiegato ben poco a sistemare l’incidente scatenante nello sceneggiato, tanto da fondersi con l’incipit. L‘arrivo delle lettere, infatti, aggancia immediatamente lo spettatore, sia in termini di emotività che di razionalità. Subito si chiede: cosa farà ora la famiglia Brannock? Un espediente narrativo costruito in maniera semplice ma efficace, che provoca una scissione in chi osserva: vuole sapere, ma ha l’ansia di saperlo. La spina dorsale impiantata nella storia – ossia il desiderio profondo e lo sforzo del protagonista per ripristinare l’equilibrio nella propria vita – è affidata quasi in toto a Dean. È lui il primo a venire inghiottito dai misteri della casa e dalle inquietanti lettere che ogni giorno trova nella cassetta della posta. Beat dopo beat il protagonista si consuma nel vano tentativo di rincorrere una verità che viene continuamente nutrita di indizi volti a depistarlo.

In un découpage molto classico, la macchina da presa inizia progressivamente ad essere quell’osservatore non desiderato che si infila non solo nella vita del personaggio, ma anche nella sua mente. Ne capta i pensieri, le ossessioni, le follie. Quasi quanto Dean, anche Nora comincia a brancolare nel buio e nella disperata ricerca di stanare il colpevole. I figli rimangono presenze marginali nell’evolversi della trama, privi di personalità ma anche di parti cruciali nella sceneggiatura. Un elemento di troppo, ma di cui alla fine non ci si accorge neppure se non per quelle poche volte che il padre mostra una morbosa gelosia nei confronti della figlia. Il problema però arriva dopo.

I primi episodi sono, in termini narrativi, strutturalmente furbi, e riescono a far progredire la storia con un ritmo incalzante e veloce. La tensione è palpabile. Murphy la scatena facendo credere allo spettatore di aver risolto lui stesso il caso, deve solo aspettare di vederlo. E seppur vengano inserite sequenze e sotto-trame fatue che annichiliscono i personaggi, l’attenzione rimane alta fino alla fine poiché la tecnica del mostrare è ipnotizzante. Ma quando i titoli di coda compaiono, e si riavvolge il nastro per ripercorrere tutta la trama, quello che resta è il vuoto totale. La “chiusura” di The Watcher è indecifrabile. Ciò che disturba è aver dato troppi elementi inutili e pochi indispensabili per poter davvero apprenderne l’intreccio. I protagonisti sono stati trascinati con forza all’episodio conclusivo, e sono stati sgonfiati di qualsiasi loro caratteristica e motivazione. Quando la carne si lascia per troppo tempo sulla brace, rischia di carbonizzarsi.

Lo “sbriciolamento di trama” di The Watcher si nasconde fino all’ultimo. Murphy è stato maestro nel non permettere di abbandonare la storia, perché stregati dal suo stile, facendo credere che il “bello dovesse ancora arrivare”. E non arriva mai. Ma è proprio questa la bravura dei registi di un certo spessore: continuare a tenere incollato lo spettatore seppur il prodotto non stia più eccellendo. È pur vero però che sarebbe stato meglio fermarsi qualche puntata prima.