Jeremy Strong ha
quasi interpretato Steve Rogers prima del siero in Captain America: The First Avenger. Steve
Rogers (Chris Evans) è stato introdotto nel
Marvel Cinematic Universe nel 2011
con il suo film da solista, che ha dato il via a una trilogia per
il personaggio.
Classica storia di origine, Captain America: The First Avenger ha visto
Steve emergere dalle umili origini negli anni ’40 per diventare un
eroe di guerra. Un aspetto fondamentale del suo carattere che
modella il modo in cui vede il mondo e le sue responsabilità è il
fatto che prima che gli fosse somministrato il siero del
super-soldato, era piccolo di statura e aveva diversi problemi di
salute, cosa che lo aveva reso da sempre un obiettivo primario per
essere preso di mira e sottovalutato.
Sebbene lo Steve pre-siero avesse la
faccia di Evans nel film, prima della trasformazione del
personaggio è stato utilizzato una controfigura per il suo corpo
magrolino. Il doppio del corpo in questione era Leander
Deeny, la cui faccia è stata poi sovrapposta a quella di
Evans usando la CGI. Sebbene il volto di Deeny non sia mai apparso
nel film, è rimasto una parte essenziale del personaggio per tutta
la permanenza di Steve nel MCU. Tuttavia, prima che Deeny
fosse scelto per interpretare lo Steve pre-siero, Jeremy
Strong, che interpreta Kendall Roy in
Succession, sarebbe stato preso in
considerazione per la parte.
Durante una conversazione con
The Times, Strong discute delle
difficoltà che ha dovuto affrontare per iniziare nel settore,
inclusa la difficile decisione di rifiutare una parte in un
progetto Marvel, Captain America: The First
Avenger. Era andato vicino a interpretare il corpo di
Steve prima di Capitan America.
“Mi hanno detto che c’era un
film top-secret su Capitan America… Avevano bisogno di qualcuno che
interpretasse il giovane corpo di Capitan America, prima che si
trasformasse in un supereroe. Hanno detto che avevano bisogno di un
attore trasformativo e che avrebbero usato la CGI per mettere la
faccia e la voce dell’attore reale al di sopra della mia, ero al
verde. Avevo bisogno di soldi. L’ho considerato. Ma non mi sembrava
che quello che avevo da offrire fosse apprezzato. E il giorno dopo
sono tornato a New York e ho recitato in una commedia su un
veterano dell’Afghanistan su una sedia a rotelle durante il
blackout del 2003″.
Cinefilos.it offre
la possibilità di vedere al cinema, gratis, PIOVE di Paolo Strippoli, interpretato dai giovani
talenti provenienti dal Centro Sperimentale di Cinematografia
Fabrizio Rongione, Cristiana Dell’Anna, Francesco
Ghegi e Aurora Menenti, in uscita nelle
sale il prossimo 10 novembre.
– LUX – ROMA
– QUATTRO FONTANE – ROMA
– GREENWICH – ROMA
– GIULIO CESARE – ROMA
– MODERNISSIMO – NAPOLI
– NAZIONALE – TORINO
– PLINIUS – MILANO
I biglietti saranno validi per
qualsiasi spettacolo della giornata a scelta dei vs. ospiti. Gli
orari degli spettacoli saranno consultabili direttamente sui siti
dei cinema a partire dal prossimo giovedì 10 novembre.
Piove è vietato ai minori di 18 anni e di conseguenza per
ritirare i biglietti sarà obbligatorio presentare in cassa un
documento di identità.
I biglietti saranno assegnati sino ad esaurimento e dovranno essere
richiesti inviando una email a [email protected].
ECCO LE INDICAZIONI DA SEGUIRE PER RICHIEDERE IL BIGLIETTO:
inviare una email a[email protected]inserendo nell’oggetto della emailnome del film e
del cinema e città per cui si richiedono i biglietti;
inserire nome e cognome nel testo della email (è sufficiente
un solo nominativo per ricevere due biglietti);
nel testo della email deve essere indicata la data di
proiezione scelta (tra giovedì 10 e martedì 15
novembre);
la email di conferma verrà inviata solo a coloro a cui
verranno assegnati i biglietti;
i biglietti potranno essere richiesti solo per una data (dal
10 al 15 novembre);
i biglietti sono validi esclusivamente per la visione del
film in promozione (in questo caso PIOVE);
una volta ricevuta la email di conferma non è più possibile
richiedere di cambiare sala o giorno di proiezione.
In assenza anche di una sola delle suddette informazioni le
richieste non saranno considerate valide. Ogni richiesta accettata
darà diritto a ricevere due biglietti.
La star di Black
Panther: Wakanda Forever, Danai Gurira, ha recentemente rivelato la
scena d’azione più difficile della sua intera carriera. L’attrice è
nota principalmente per il ruolo di Michonne in The Walking
Dead e ovviamente per quello di Okoye nel MCU. Per un breve periodo, le
riprese di TWD e di Black Panther si sono accavallate, mettendo
l’attrice in condizione di dover fare i doppi turni su due set
entrambi fisicamente molto impegnativi.
Impegnata nella promozione di
Black
Panther: Wakanda Forever, Danai Gurira ha rivelato a Collider la scena d’azione della
sua intera carriera di attrice che considera la più difficile. La
scena in questione è quella dell’inseguimento in Corea del Sud,
nella prima parte di Black Panther, in cui Okoye e Nakia sono
impegnate a dare la caccia a Ulysses Klaue insieme a T’Challa. Ecco
cosa è accaduto nel backstage:
“Oh Dio. Voglio dire, ci sono
così tanti momenti diversi, ma devo dire che questa volta stavo
girando le riprese di Black Panther nello stesso momento in cui
giravo The Walking Dead. Quindi, poiché entrambi i set erano ad
Atlanta, mi hanno detto: “Ah, potresti semplicemente venire qui e
poi andare lì”. Quindi, ero esausta e c’era questa scena che dovevo
fare per Black Panther nelle riprese che stavo facendo. Avevo
dormito tre ore tra Okoye e Michonne. Poi sono arrivata alla fine
della giornata di riprese, dovevo entrare nell’imbracatura e fare
questa cosa.
(…) Ero in un’imbracatura e ho
dovuto capovolgermi. Ho dovuto usare il mio slancio e capovolgermi,
quindi prendere la mia lancia, che in qualche modo avevano appeso
sopra la mia testa. Il mio corpo e il mio cervello non erano
nemmeno interessati. Dicevano: “Senti, abbiamo finito. Sei matta.
Siamo fuori”. E quindi ci sono volute molte riprese perché non
riuscivo a ottenere il movimento, non riuscivo a mettere insieme la
coordinazione. Ero così esausta.
E poi in qualche modo, quando
Ryan mi ha detto “Forse abbiamo solo bisogno di questa parte”, ho
detto: “No, posso farlo. L’ho fatto sabato”. Quindi, alla fine, in
qualche modo ho messo insieme tutto e ho fatto due riprese che
andavano molto bene, e sono stata in grado di farlo per il mio
personaggio. Ma sì, proprio per il livello di esaurimento e la
precisione del movimento allo stesso tempo, non è stata la giornata
più facile.”
Ecco la scena in questione:
Black Panther: Wakanda
Forever, il film
Il sequel del MCU onorerà il defunto Chadwick Boseman mentre continuerà l’eredità
del suo personaggio, T’Challa. Black
Panther: Wakanda Forever arriverà nelle sale l’11
novembre 2022. Il presidente dei Marvel Studios,
Kevin Feige, ha confermato che T’Challa, il personaggio
interpretato al compianto Chadwick
Boseman nel primo film, non verrà interpretato da
un altro attore, né tantomeno ricreato in CGI.
Nel film Marvel StudiosBlack Panther:
Wakanda Forever, la Regina Ramonda (Angela
Bassett), Shuri (Letitia
Wright), M’Baku (Winston Duke), Okoye (Danai
Gurira) e le Dora Milaje (tra cui Florence Kasumba)
lottano per proteggere la loro nazione dalle invadenti potenze
mondiali dopo la morte di Re T’Challa. Mentre gli abitanti del
Wakanda cercano di comprendere il prossimo capitolo della loro
storia, gli eroi devono riunirsi con l’aiuto di War Dog Nakia
(Lupita
Nyong’o) e di Everett Ross (Martin
Freeman) e forgiare un nuovo percorso per il regno del
Wakanda. Il film presenta Tenoch Huerta nel ruolo
di Namor, re di Talokan, ed è interpretato anche da
Dominique Thorne, Michaela Coel, Mabel Cadena e
Alex Livinalli.
In un’intervista con GamesRadar, James
Cameron ha spiegato perché
Avatar: la via dell’acqua ha una lunga durata di
oltre tre ore, rivelando che la storia del nuovo sequel richiedeva
una durata maggiore per esplorare il cast. Mentre Cameron ha
evitato di fare spoiler sulla storia di Avatar
2, ha anche affermato che il sequel pone maggiore
enfasi sul personaggio rispetto al film originale, con i membri del
cast di ritorno e quelli nuovi che richiedono più tempo per essere
adeguatamente sviluppati.
“L’obiettivo è raccontare una
storia estremamente avvincente su base emotiva. Direi che l’enfasi
nel nuovo film è più sul personaggio, più sulla storia, più sulle
relazioni, più sulle emozioni. Nel primo film non abbiamo dedicato
tanto tempo alle relazioni e alle emozioni come nel secondo, ed è
un film più lungo, perché ci sono più personaggi da servire. C’è
più storia da servire.”
Avatar: la via dell’acqua si svolge dentro e intorno
all’oceano. Sully (Sam
Worthington) e Neytiri (Zoe
Saldana) hanno dei figli. “Ovunque andiamo”, dice
Sully, “so una cosa, questa famiglia è la nostra fortezza”. Il
sequel sembra ancora più sbalorditivo nella sua grafica blu intenso
rispetto al film del 2009. Creature tutte nuove: vediamo i Na’vi su
pesci volanti, uccelli, creature che comunicano con una balena,
eppure in qualche modo divisi nonostante la loro affinità con la
natura: le persone aliene sono divise, combattono l’una contro
l’altra in una lotta tra pistole e frecce. È davvero un mondo
completamente nuovo che alza la posta in gioco del precedente film
3 volte vincitore di Oscar.
Avatar: la via dell’acqua debutterà il 14
dicembre 2022, seguito dal terzo capitolo il 20
dicembre 2024. Per il quarto e quinto capitolo, invece, si
dovrà attendere ancora qualche anno: 18 dicembre
2026 e 22 dicembre 2028.
Il cast della serie di film è
formato da
Kate Winslet, Edie Falco,
Michelle Yeoh,
Vin Diesel, insieme ad un gruppo di attori che
interpretano le nuove generazioni di Na’vi. Nei film torneranno
anche i protagonisti del primo film, ossia
Sam Worthington,
Zoe Saldana,
Stephen Lang,
Sigourney Weaver, Joel David Moore,
Dileep Rao e Matt Gerald.
Ryan Reynolds ha fornito dei dettagli sulle
prossime riprese di Deadpool 3 parlando con SiriusXM e aggiornando anche sulla fase
di stesura della sceneggiatura del film che lo vedrà, non sappiamo
ancora in che misura, accanto a
Hugh Jackman nei panni di Wolverine. Il film
è in sviluppo da anni ormai, e suscita ancora molto interesse.
Sebbene le riprese non siano imminenti, Reynolds sembra ottimista
sulla sequenza temporale di Deadpool 3.
“Sì, beh, non lo diamo per
scontato. Posso lavorare non con uno, ma con due dei miei amici più
cari in quel film, Shawn Levy e Hugh
Jackman. E in questo momento siamo, letteralmente, immersi
fino al collo in preparazione e stiamo ancora scrivendo. Voglio
dire, il processo di scrittura dei film di “Deadpool” non finisce
finché non ci portano via il film. Letteralmente, come se dovessero
strapparmi il microfono di mano in sala montaggio… La produzione
dovrebbe iniziare, si spera, un po’ prima dell’estate. Ma le
riprese sono la parte più breve e più facile. Poi è la
preparazione, la scrittura. Le riprese sono veloci, poi hai il
processo di modifica. È qui che il film viene realmente realizzato,
è la sala di montaggio.”
Deadpool 3, quello che
sappiamo
Shawn Levy
dirigerà Deadpool
3. Rhett Reese e Paul
Wernick, che hanno già firmato i primi due film sul
Mercenario Chiacchierone, scriveranno anche Deadpool 3, basandosi sui fumetti creati da
Rob Liefeld, confermandosi nella squadra creativa
del progetto, dopo che per un breve periodo erano stati sostituiti
da Lizzie Molyneux-Loeglin e Wendy
Molyneux.
Oltre a Ryan Reynolds non ci sono nomi confermati nel
cast del film. In Deadpool 2 c’erano Josh
Brolin nel ruolo di Cable e Zazie Beetz
in quello di Domino, mentre il primo film vedeva la presenza di
Morena Baccarin come Vanessa e T.J.
Miller come Weasel. Nel cast è stato anche confermato
Hugh Jackman, che torna a rivestire i panni di
Wolverine/Logan, dopo la sua gloriosa uscita di scena nel 2017 in
Logan, di James Mangold.
Paul Wernick e
Rhett Reese hanno dichiarato sul film: “È
una meravigliosa opportunità per i pesci fuor d’acqua. Deadpool è
un pazzo al centro di un film. Far cadere un pazzo in un mondo
molto sano di mente, è oro puro. Sarà davvero divertente.”Deadpool
3 uscirà il 6 settembre 2024.
La serie di Star
Wars, The
Acolyte su Disney+ ha annunciato il suo cast
completo mentre la produzione inizia. Oltre alla
protagonista già annunciataAmandla Stenberg,
la serie sarà ufficialmente interpretata da Lee
Jung-jae (“Squid
Game”), Manny Jacinto (“Nine Perfect
Strangers”), Dafne Keen (“His Dark Materials”),
Jodie Turner-Smith ( “Queen & Slim”),
Rebecca Henderson (“Inventing Anna”),
Charlie Barnett (“Russian Doll”),
Dean-Charles Chapman (“1917”) e
Carrie-Anne Moss (“The Matrix”).
Secondo la descrizione ufficiale
della serie, The
Acolyte è descritto come “un thriller
misterioso che porterà gli spettatori in una galassia di segreti
oscuri e poteri emergenti del lato oscuro negli ultimi giorni
dell’era dell’Alta Repubblica. Un’ex Padawan si riunisce con il suo
Maestro Jedi per indagare su una serie di crimini, ma le forze che
devono affrontare sono più sinistre di quanto non si
aspettassero.”
Leslye Headland ha
creato The
Acolyte e sarà showrunner e produttore esecutivo.
Headland dirigerà anche il primo episodio. Kathleen
Kennedy, Simon Emanuel, Jeff F. King e Jason
Micallef sono i produttori esecutivi, con Rayne
Roberts e Damian Anderson come
produttori. Oltre a The
Acolyte, sono in lavorazione anche diversi nuovi
spettacoli, come Ahsoka
con Rosario Dawson e
Skeleton Crew con Jude Law.
Il premio Oscar Daniel
Kaluuya si è unito al cast vocale di Spider-Man: Accross the Spider-verse, film
della Sony Pictures Animation, sequel del rivoluzionario
Into the Spider-Verse, che ha anche vinto un Oscar
come miglior film animato. Kaluuya doppierà il ruolo di Hobart
“Hobie” Brown, alias Spider-Punk.
Sony Pictures Animation ha
ingaggiato Joaquim Dos
Santos(Voltron: Legendary Defender, La leggenda
di Korra), il candidato all’Oscar Kemp
Powers(Soul) e Justin
K. Thompson(Piovono polpette) per dirigere
Spider-Man: Accross the Spider-verse,
utilizzando una sceneggiatura scritta da Phil
Lord e Chris Miller (che
tornano anche come produttori insieme a Amy Pascal, Avi Arad e
Christina Steinberg) in collaborazione con David
Callaham(Shang-Chi
e La Leggenda dei Dieci Anelli, Wonder Woman
1984).
Non è stato ancora confermato, ma
sia Shameik Moore che la candidata
all’Oscar Hailee
Steinfeld dovrebbe tornare a doppiare
rispettivamente Miles Morales e Gwen Stacy. Nel sequel dovrebbero
ritornare anche gran parte degli attori che hanno prestato le loro
voci nel primo film, tra cui Jake
Johnson, Brian Tyree Henry, Lily Tomlin, Luna Lauren Velez,
Zoë Kravitz, John Mulaney,
Oscar Isaac e Kimiko Glenn. La
voce del villain sarà, in originale, doppiata da Jason
Schwartzman. Daniel Kaluuya sarà
Spider-Punk.
Da sempre grande estimatore del
genere western, il regista e sceneggiatore Quentin
Tarantino non si accontentò di averlo esplorato con
Django
Unchained, ma decise di realizzare una seconda opera
ambientata in quell’epoca. Questa è The Hateful
Eight (qui la recensione), film uscito
in sala nel 2015 e ambientato nell’America seguente la violenta
guerra civile. Ad oggi si tratta del lungometraggio più lungo del
regista, come anche uno dei suoi più ambiziosi. La storia è quella
di otto personaggi rinchiusi in una baita mentre fuori imperversa
il gelo, ma qualcuno di loro non è chi dice di essere. Tra
thriller, western e commedia nera prende vita un racconto che parla
in primo luogo degli Stati Uniti, di quelli che furono e di quelli
che sono oggi.
Tarantino annunciò di star lavorando
ad un secondo western già nel 2013, ma in quello stesso anno
abbandonò il progetto. Il regista scoprì infatti che la
sceneggiatura scritta era stata diffusa in rete, rovinando così
mesi di lavoro. In seguito, però, Tarantino decise di riscrivere
due nuove versioni della storia, cambiando il finale e di fatto
dando nuova vita al progetto. Data l’occasione di girare un nuovo
western, il regista decise di utilizzare la pellicola 70mm, un
formato particolarmente ampio, caduto in disuso ma tipico di questo
genere. Per poter essere pienamente soddisfatto, però, egli decise
di avvalersi di un elemento che gli era sfuggito nel suo precedente
western: la colonna sonora interamente firmata da Ennio
Morricone.
Con tutti questi elementi, a cui si
aggiunge un grande cast di interpreti, The Hateful Eight
fu pronto per arrivare in sala. Qui incassò però appena 151 milioni
di dollari a fronte di un budget di 44. Per il regista si trattò di
uno scottante insuccesso, dovuto in particolare anche ad una serie
di controversie legate a tematiche razziali e di misoginia. Il film
venne infatti pesantemente boicottato da parte delle forze
dell’ordine, contro le quali Tarantino si era recentemente
scagliato. Ciò non tolse tuttavia al film di essere indicato come
una delle opere più affascinanti della sua filmografia, ricca di
sottotesti e temi ancora oggi attuali. In vista di una riscoperta
del titolo, può essere utile conoscere alcune curiosità ad esso
legate, dal suo cast alla colonna sonora.
The Hateful Eight: la
trama del film
Il film si apre nel gelido paesaggio
del Wyoming, dove una carrozza si fa strada tra la neve prima che
la bufera diventi più minacciosa. A bordo di questa vi sono il
cacciatore di taglie John Ruth, la fuorilegge
condannata a morte Daisy Domergue, il maggiore
Marquis Warren, ex soldato ora divenuto a sua
volta cacciatore di taglie, e il neo eletto sindaco di Red Rocks
Chris Mannix. Il loro viaggio verso la città è
però interrotto dal peggiorare del tempo, costringendoli a
soggiornare presso l’emporio di Minnie. Qui,
tuttavia, al posto dell’amichevole proprietaria si imbattono in
altri quattro uomini. Questi sono il messicano
Bob, il boia Oswaldo Mobray, il
cowboy Joe Gace e il generale confederato
Sandford Smithers. Costretti a questa scomoda
convivenza, Warren e Ruth capiranno ben presto che qualcuno dei
presenti non è chi dice di essere.
The Hateful Eight: il cast
del film
Parlando del cast del film,
Tarantino ha dichiarato che non vi sarebbero stati interpreti più
importanti di altri. Egli scelse attori che potessero formare un
unico gruppo omogeneo, ognuno con lo stesso potenziale degli altri.
Ad interpretare il protagonista principale, Marquis Warren, vi è
l’attore Samuel L.
Jackson, ricorrente nei film di Tarantino. Pur essendo
alla loro sesta collaborazione, per Jackson si è trattato del primo
ruolo da protagonista in un film del regista. Accanto a lui vi è
Kurt
Russell, nei panni di John Ruth “Il Boia”. Vero
elemento di novità è l’attrice Jennifer Jason
Leigh scelta per il ruolo di Daisy Domergue. Il regista la
scelse dopo aver visto numerosi film da lei interpretati,
rimanendone affascinato. La performance dell’attrice venne poi
giudicata come una delle migliori del film, permettendole di
ottenere la sua prima nomination al premio Oscar come attrice non
protagonista.
L’attore Walton
Goggins, tra i cattivi del precedente Django
Unchained, è qui lo sceriffo Chris Mannix, tra i pochi
personaggi positivi del film. Si ritrovano poi noti collaboratori
di Tarantino come Tim
Roth nei panni di Oswaldo Mobray, e Michael
Madsen in quelli di Joe Gace. Entrambi erano stati tra i
protagonisti del primo film del regista, Le iene. Roth
venne qui chiamato a sostituire Christoph
Waltz, che era stato considerato per il ruolo ma che
non poté infine prendere parte al progetto a causa di altri
impegni. Channing
Tatum, anche lui alla sua prima collaborazione con il
regista, interpreta Jody Domergue, fratello di Daisy. L’attore
messicano candidato all’Oscar Demian
Bichir è invece l’interprete di Bob “Il Messicano”.
Nel ruolo del vecchio generale Sanford Smithers vi è invece
l’attore Bruce Dern, celebre per il film
Nebraska.
The Hateful Eight: la
colonna sonora, il trailer e dove vedere il film in streaming e in
TV
Tarantino definì Ennio
Morricone il suo compositore preferito di sempre, sopra
anche a nomi come Mozart, Bach e Beethoven. Non sorprende allora
che chiese a gran voce al maestro di realizzare per lui la colonna
sonora del film. Morricone tornò così a comporre musiche originali
per un film western a distanza di 35 anni dall’ultima volta.
Composta da ben 28 tracce, questa si è affermata come una delle più
belle e avvincenti dell’anno, portando il maestro a vincere il suo
primo premio Oscar alla miglior colonna sonora (quello
precedentemente ottenuto era alla carriera). In particolare,
l’Overture è definita come una delle composizioni per il
cinema più importanti degli ultimi decenni. Per l’occasione,
inoltre, Morricone ha riutilizzato anche alcuni brani rimasti
inutilizzati dal film La cosa.
Gli appassionati del film possono
fruirne grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari
piattaforme streaming presenti oggi in rete. The
Hateful Eight è infatti disponibile nei cataloghi di
Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Tim
Vision, Now TV e Rai Play. Per vederlo, una volta scelta
la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì
7novembre alle ore
21:10 sul canale Rai
Movie.
È ora disponibile il trailer di
Glass Onion – Knives
Out, sequel di Cena con delitto –
Knives Out di Rian Johnson del
2018, in cui il detective Benoit Blanc si dovrà recare in Grecia
per indagare su un mistero che coinvolge un nuovo gruppo di
personaggi unici. Il film, che può contare su un cast d’eccezione
con Daniel Craig, Edward Norton, Janelle Monáe, Kathryn
Hahn, Leslie Odom Jr., Jessica Henwick, Madelyn Cline, Kate
Hudson e Dave Bautista, arriva al
cinema per una sola settimana dal 23 novembre, e su Netflix dal 23 dicembre.
Glass Onion – Knives
Out, il sequel di Cena con delitto –
Knives Out diretto nuovamente da Ryan
Johnson e sempre con Daniel Craig
protagonista, arriverà prossimamente al cinema e poi su
Netflix dal 23 dicembre. La trama di questo seguito, come
rivelato di recente, si concentra sul magnate della tecnologia
Miles Bron che invita alcuni dei suoi più cari amici in vacanza
sulla sua isola privata in Grecia. Ben presto, tuttavia, quell’oasi
di pace si macchia di sangue e mistero, un mistero che solo il
detective Benoit Blanc può risolvere.
Dopo essersi mostrato grazie ad
alcune prime immagini ufficiali, il
film concede un’ulteriore assaggio di sé attraverso il primo
trailer. In questo vengono presentati i personaggi principali,
interpretati da un cast di attori del calibro di Edward
Norton, Janelle Monáe,Jessica
Henwick, Kathryn Hahn, Leslie Odom Jr, Madelyn
Cline,Kate HudsoneDave
Bautista. Poco viene invece svelato
del mistero alla base del film, anche se il regista ha rivelato che
Glass Onion sarà diverso rispetto a Knives Out in
quanto a tono, ambizioni e ragion d’essere.
Johnson ha inoltre spiegato che la
sua tecnica per la scelta del cast è come “organizzare una cena
per gli ospiti.Inviti sempre le persone che ti
piacciono, ma è difficile sapere davvero come andrà e alla
fine puoi solo cercare di scegliere i migliori attori per una
parte, quelli che sembrano più adatti a un ruolo specifico. A quel
punto ti tuffi e trattieni il respiro. Per fortuna abbiamo messo
insieme un gruppo stupendo e davvero coeso”. Non resta dunque che
attendere che il film diventi disponibile per la visione, potendo
intanto godere del suo elettrizzante trailer.
Jimmy Kimmel
tornerà a presentare la 95° cerimonia degli Oscar 2023, mettendo a segno la sua terza
volta nel prestigioso compito di condurre la serata. Il ritorno di
Kimmel è stato annunciato da Glenn Weiss e
Ricky Kirshner, i produttori esecutivi e gli
showrunner degli Academy Awards.
Il conduttore di “Jimmy Kimmel Live”
ha precedentemente guidato le trasmissioni televisive del 2017 e
del 2018, la prima delle quali ha prodotto il famoso “scandalo” al
miglior film, tra La la Land e Moonlight. Kimmel ora pareggia i
conti con altri presentatori: Jerry Lewis, Steve Martin,
Conrad Nagel e David Niven. Le uniche
persone ad ospitare più volte sono Whoopi Goldberg
e Jack Lemmon (4), Johnny Carson
(5), Billy Crystal (9) e Bob Hope
(11).
“Essere invitato a presentare
gli Oscar per la terza volta è un grande onore o una
trappola”, ha detto Kimmel in una nota. “Ad ogni modo,
sono grato all’Accademia per avermelo chiesto così in fretta dopo
che tutti i bravi hanno detto di no”.
“Eternity nasce da un insieme di
idee.” Esordisce così Alessandro Bilotta
parlando del suo ultimo fumetto, edito da Sergio Bonelli
Editore e tra le novità librarie della collana Audace, che
la casa editrice ha presentato al Lucca Comics and Games
2022.
“Da una parte c’erano
le idee che riguardano il personaggio, che è a sua volta
un’evoluzione dei caratteri che mi interessano e che ho sempre
ideato. Un personaggio che si solleva dal livello medio delle
persone che lo circondano, molto intelligente, ma allo stesso tempo
distaccato e che subisce la solitudine di questo suo essere
superiore. Poi si è affacciata in me l’idea che tutto il mondo in
cui viviamo sia fatto delle nostre auto-rappresentazioni. Siamo
tutti un micro-mondo dello spettacolo e ognuno di noi è un mini
spettacolo personale. Lo dico chiaramente nel primo volume di
Eternity: alcuni personaggi vogliono avere il massimo da questa
vita, convinti che non ce ne sia un’altra. E tutti vorrebbero
lasciare il segno e vivere per sempre in questo mondo.”
Un mondo iper-esposto,
una auto-narrazione di sé esasperata, un palcoscenico continuo e,
in questo ambiente asfissiante, un personaggio, Alceste, che
attraversa la folla con curiosità antropologica, senza mai farsi
toccare o attraversare da essa.
Si tratta,
effettivamente, di un personaggio superiore a tutto ciò che
incontriamo nella storia, ma questa sua superiorità e questa sua
distanza dalle cose sembrano nascondere anche una mancanza di
comprensione delle cose stesse. Una caratteristica che, spiega
Bilotta, “fa parte dell’imperscrutabilità del personaggio.
Volevo cercare di costruire un personaggio che rimanesse sempre in
parte misterioso, che non facesse mai capire davvero cosa gli passa
per la testa. Alla fine della storia sei convinto di cominciare a
capirlo, ma ti rendi conto che non è così. Sembra distante anche da
se stesso, come fosse un dio indifferente, e questo lo rende un
personaggio disconnesso e assente rispetto a ciò che ha
intorno.”
La storia sembra
ambientata in un prossimo futuro, ma Alceste è un analogico e
compra ancora i fumetti di carta che, si dice ad un certo punto,
“sta tornando di moda”. In un mondo in cui la carta è
diventata bene di lusso, il volume sembra fare un passo ulteriore
nel racconto della contemporaneità. Eternity si
rivela così essere una di quelle opere che parla con il proprio
presente, nonostante sia stato pensato più di qualche anno fa. Come
si raggiunge questo dialogo tra opera d’arte e realtà che la
fruisce? Per Bilotta, questo dialogo si ottiene “quando i
narratori cercano di concentrarsi sui grandi temi e non sul
racconto in sé. Quando cerchiamo sempre di leggere, nella storia
che vogliamo raccontare, quali sono i temi, gli argomenti che
restano universali e che rimangono nel tempo, perché, come diceva
Erich Fromm, l’essere umano è l’unico animale per cui la sua
esistenza è un problema che deve risolvere. Questo problema che
dobbiamo risolvere, dunque, è sempre lo stesso e le domande che ci
poniamo per risolverlo sono sempre le stesse.”
Per quello che riguarda
nello specifico il discorso sulla carta che “sta tornando di
moda”, Alessandro Bilotta spiega: “Ho
colto questo aspetto ragionando su una storia che fosse fortemente
presente, che contenesse un elemento del presente che è sempre
molto persistente: la nostalgia, la malinconia. Tutti noi tendiamo
sempre a dare un peso importante a quello che è successo, a quello
che abbiamo fatto, passato, attraversato. In Eternity siamo in un
mondo in cui sono tornati di moda gli anni ’60, ad esempio. In
questo modo di interpretare il comportamento degli umani e i loro
desideri, mi immagino che se davvero prendesse piede la
digitalizzazione verso cui ci stiamo muovendo, la carta
diventerebbe subito un desiderio che l’uomo tornerebbe ad avere,
come accaduto con i vinili. A questo è strettamente legata anche la
mia convinzione che se sparisse davvero la carta, sparirebbe anche
il fumetto.”
Eternity
è una storia fortemente ancorata alla città in cui si svolge, Roma,
non a caso la Città Eterna, e questa scelta corrisponde a
un “giocare in casa” per l’autore, tant’è vero che
ad un certo punto, nelle sue peregrinazioni senza meta, Alceste
incontra Mercurio Loi, uno dei personaggi più
famosi della produzione bilottiana. La scelta si deve alla volontà
di rendere manifesta l’idea di una Roma che si costruisce
attraverso i suoi stessi racconti. “Quella della mia storia è
una città che non esiste. È l’immagine di una Roma ideale, mentre
cerco di renderla più realistica del reale. In questa invenzione di
Roma piena dei sentimenti che ci ho messo io con le mie storie,
Mercurio Loi è un personaggio ricorrente, appartiene al suo
immaginario, è un omaggio a me e ai miei lettori. Per cui è ovvio
che ci sia, perché ormai fa parte della città, è l’attore
caratteristico che sta sempre nello stesso locale.”
Anche i colori, in
Eternity, contribuiscono al world
building di questa Roma immaginaria, diventando elemento
narrativo: “In fase di colorazione avevamo centinaia di
migliaia di ipotesi da portare avanti – spiega Bilotta – E
dopo tanto pensarci, ho capito che l’idea migliore fosse quella di
seguire il senso del fumetto stesso, quindi usare il colore come
qualcosa di fortemente attuale, ma allo stesso tempo che contenesse
un’idea di antico e retrò. Nel fumetto la colorazione è moderna e
ipertecnologica ma che mima alcuni dettagli di tempi passati. Il
fuori registro, o la colorazione geometrica, ad esempio. E poi ogni
segmento della storia ha delle tonalità precise, dei colori
distintivi, perché ogni segmento basta a se stesso e ha una luce e
una illuminazione specifica. Alcuni momenti sono molto moderni,
altri hanno un sapore più romantico. Una volta elaborate queste
idee, le ho sottoposte a Emiliano Mammucari, che ha supervisionato
i colori, e a Adele Matera, che li ha materialmente
realizzati.”
Nell’ambito di una
Lucca Comics and Games in cui SBE esordisce con le prime due
produzioni di Bonelli Entertainment, il film
di Dampyr ora al cinema e la serie animata di
Dragonero che andrà in onda a dicembre sui canali Rai, è
inevitabile immaginare una declinazione multimediale anche per le
nuove PI che la casa editrice sta mettendo sul mercato. E anche
Eternity ha un potenziale transmediale: “E’ un
racconto che usa un linguaggio fortemente fumettistico che avrebbe
bisogno di un adattamento intelligente che lo trasformi in altro.
Tuttavia, dal tema affrontato, alla scansione del racconto fino ai
personaggi, credo che questo fumetto si presti benissimo a una
trasposizione cinematografica, nella speranza di fare meglio degli
orrori della Marvel.”
“Il dialogo tra
cinema e fumetto – continua Bilotta – ha degli esempi
nobilissimi nel passato, che negli ultimi anni sono andati
completamente perduti. Non c’è più stato l’interesse a riferirsi ai
fumetti da cui provengono i personaggi. Il filone è stato così
ricco e copioso che ci si è resi conto che si poteva vendere il
nulla, come se si trattasse della fortuna che vendeva Wanna Marchi.
È sufficiente annunciare un film Marvel con personaggi in costume,
ma non ci dobbiamo preoccupare più di costruire la storia, di
quello che c’è dentro. Prima di quest’ultima fase nefasta, c’è
stato un periodo in cui questi aspetti venivano approfonditi. Ci
sono stati degli esempi meravigliosi dal Batman di Tim Burton a
Spider-Man 2 di Sam Raimi, film potentissimo che trasuda cultura
del fumetto e del personaggio che sta raccontando. Al momento
l’unico in grado di poter portare il fumetto popolare sul grande
schermo è James
Gunn. Per il resto sia l’autore che il fumetto sono del tutto
irrilevanti. Ma forse noi alla Bonelli, non avendo conosciuto quel
successo, saremo obbligati a prestare più attenzione al materiale
di partenza, ai personaggi e alle storie, quindi sono
fiducioso.” Conclude.
Dalle pagine di
Eternity si avverte l’esigenza dell’autore di
raccontare una intimità molto specifica, quella del suo
protagonista, Alceste, che però è immersa nell’universalità che lo
circonda. Quindi c’è stata la necessità di costruire quel mondo
tanto grande perché al suo interno si potesse muovere il
protagonista con la sua storia, la sua intimità, la sua
individualità. “Il racconto vero e proprio è una storia
intimista.” Afferma Bilotta.
Nel fumetto, il
personaggio di Quinto Serafini afferma, citando
Seneca, che “non abbiamo poco tempo, è che ne
sprechiamo troppo”, un’affermazione immediatamente
contraddetta da Alceste, che replica dicendo che in realtà, l’uomo
vuole più tempo proprio per poterne sprecare di più. In questo
scambio sembra nascondersi la chiave di Eternity,
e la chiave del suo protagonista: “Questo scambio è un inno
all’essere oziosi e improduttivi. A essere dandy. Nel momento in
cui la vita ci opprime e ci costringe a ‘fare’, questo è un invito
ad andare nella direzione opposta e scollarsi da qualsiasi
ambizione. La citazione di Seneca è sempre stata considerata come
un’affermazione positiva, di buona speranza, invece è l’anticamere
dell’iper-produttività. Un pericolo spaventoso, un po’ come lo era
anche il famoso discorso di Steve Jobs, e nessuno se n’è accorto.
Io, a fronte di questa invocazione al bisogno di tempo per lavorare
di più, voglio rivendicare il diritto di non avere obbiettivi, di
sprecare il tempo, di alternare i desideri, di non dover
conquistare il mondo. È questo quello che mi interessa ed è questo
che Alceste incarna. Lui è completamente impermeabile a quest’ansia
di dover continuamente fare e raccontare.”Un’affermazione che sembra andare contro
tutto ciò che la contemporaneità ci suggerisce, e che forse
potrebbe salvarci dal mondo.
L’attore turco Karem
Bürsin è oggi una star particolarmente amata e popolare in
Italia e a livello internazionale. Il merito è di alcune serie
televisive in cui l’attore ha recitato e dove ha potuto dar prova
del suo fascino e del suo talento. Attivo anche in ambito
umanitario, con numerose attività benefiche da lui sostenute,
Bursin si è sempre più affermato come una personalità degna di
nota.
Ecco 10 cose che non sai di Karem Bürsin.
Karem Bürsin: i suoi film e le serie TV
1. È noto per alcune serie
TV. Ad aver reso l’attore una star di livello
internazionale sono state in particolare serie come Waiting for
the Sun (2013-2014), Matter of Respect (2014-2015) e
Bu Sehir Arkandan Gelecek (2017). Ha poi recitato in ruoli
di rilievo anche in Immortals (2018), serie Netflix, Muhtesem Ikili (2018-2019) e
Aynen Aynen (2019-2021). Nel 2020 viene invece scelto per
interpretare l’architetto Serkan Bolat in Love Is in the Air,
serie turca che lo rende particolarmente popolare in Italia.
2. Ha lavorato anche per il
cinema. Oltre ai tanti progetti televisivi per cui è
principalmente noto, l’attore ha avuto modo di recitare anche in
film per il cinema come Thursday (2006),
Sharktopus (2010), Palace of the Damned (2013) e
Whisper if I forget (2014). Negli ultimi anni ha invece
preso parte a Can Feda (2018), Good Game (2018) e
Eflatun (2021).
3. È anche
produttore. Oltre ad avere lavorato come attore, Bürsin si
è negli ultimi anni dedicato anche alla produzione. Per il cinema,
ha ricoperto tale ruolo per i film Kelebekler, regia di
Tolga Karaçelik (2018), e Seçim, regia di Bahri Baykal
(2022). Per la televisione, ha invece prodotto la serie
Immortals (2018).
Karem Bürsin è su Instagram e Twitter
4. Possiede un account
ufficiale. L’attore è naturalmente presente sul social
network Instagram, con un profilo verificato seguito attualmente da
10.9 milioni di persone. Su tale piattaforma egli ha ad oggi
pubblicato appena 172 post, tutti relativi alle sue attività come
attore o modello. Si possono infatti ritrovare diverse immagini
relative a momenti trascorsi sul set ma anche foto promozionali dei
suoi progetti. Seguendolo si può dunque rimanere aggiornati sulle
sue attività.
5. È presente anche su
Twitter. Oltre ad Instagram, l’attore è presente
anche sul social network Twitter, dove possiede un profilo
ufficiale certificato dalla nota spunta blu. Qui, seguito da oltre
800 mila persone, Burstin è solito condividere notizie relative ai
suoi progetti ma si dedica anche a rispondere a domande e curiosità
dei suoi fan. Anche in questo caso, seguendolo su tale piattaforma
si potrà rimanere aggiornati sulle sue attività.
Karem Bürsin e la fidanzata Hande Erçel
6. Ha conosciuto la sua
fidanzata sul set. Come recita il titolo della serie di
cui è attualmente protagonista, l’amore è davvero nell’aria. Il set
di Love is in the air ha infatti permesso all’attore di
recitare accanto a Hande Erçel,
con i loro personaggi sentimentalmente impegnati tra loro. A lungo
i fan hanno sperato che anche tra i due attori nascesse un
sentimento e dopo alcune voci a riguardo i due hanno infine
confermato, con alcune foto su Instagram rilasciate nell’aprile del
2021, la loro relazione.
7. Si sono
separati. Negli scorsi mesi i due attori avevano però
lasciato intendere che la loro relazione era terminata, spezzando i
cuori dei loro numerosi fan. I due non hanno dato motivazioni a
riguardo, ma foto recentemente trapelate online di Bürsin mano
nella mano con l’attrice spagnola Stephanie
Cayo hanno spinto a pensare che possa essere stata
quest’ultima il motivo della rottura. I due sono poi stati
paparazzati più volte nel corso dell’estate, ma nessuna
comunicazione ufficiale è arrivata dai diretti interessati.
8. Sembra esserci un ritorno
di fiamma. Nelle ultime settimane, per la gioia dei loro
fan, tra Bürsin e la Erçel sembra esserci un ritorno di fiamma. I
due sono infatti stati avvistati insieme in giro per Istanbul e ciò
ha spinto a pensare che sia in atto un riavvicinamento tra di loro.
Attualmente, anche per questa notizia, non ci sono ancora conferme
ufficiali, perciò occorrerà aspettare e vedere quali saranno i
risvolti futuri.
Karem Bürsin a Verissimo
9. È stato ospite del noto
programma. Nel settembre del 2021 l’attore è stato ospite
del programma di Canale 5 Verissimo. Nel
corso dell’intervista, egli ha avuto modo di parlare tanto delle
sue attività lavorative quanto della sua sfera sentimentale. In
particolare, Bürsin si è concentrato proprio sul raccontare della
sua relazione con la Erçel e su come egli intenda vivere l’amore.
L’intervista integrale è facilmente ritrovabile sui canali
ufficiali del programma.
Karem Bürsin: età e altezza dell’attore
10. Karem Bürsin è nato a
Istanbul, il 4 giugno del 1987. L’attore è alto
complessivamente 1.80 metri.
L’affermazione della
propria esistenza è un concetto primordiale che da sempre
accompagna l’uomo. E proprio dalla ricerca della “prova della
propria esistenza” sembra prendere le mosse Mr. Evidence,
una delle nuove proposte librarie che Sergio Bonelli
Editore ha presentato al Lucca Comics and Games
2022, sotto l’etichetta Audace.
A raccontare la genesi e
le intenzioni del progetto, i due co-creatori delle serie, Adriano Barone e Fabio Guaglione, autori che partono da due
background molto diversi (il primo sceneggiatore “puro”, il secondo
formato e affermato nell’ambito della produzione cinematografica),
ma che hanno trovato un territorio comune nella costruzione di una
storia molto ambiziosa. Come si collabora quando i rispettivi punti
di partenza e formazione sembrano così distanti?
Fabio
Guaglione: “Ci conosciamo da molto tempo e volevamo
unire passioni e competenze. Adriano già lavorava con Bonelli e io
sono sempre stato appassionato di fumetti, quindi ci siamo detti di
proporre qualcosa alla casa editrice. Mi ricordo benissimo come
andò quell’incontro: Michele Masiero, il direttore della SBE, passò
tutto il tempo a dirci quanto poteva essere complicato far partire
una nuova serie, quanto era profonda la crisi delle edicole,
elencandoci tutti i malus di quello che poteva essere la messa in
cantiere di una nuova storia. E noi abbiamo pensato che la sua
risposta fosse un ‘no’, ci siamo preparati ad uscire dalla sua
stanza incassando il rifiuto, ma lui ci ha fermati, dicendoci che
saremmo partiti con il progetto.”
“Non avevamo capito
che quello fosse invece un ‘sì’ – prosegue Barone –
Masiero era stato molto onesto nello spiegarci la situazione
editoriale. E noi, tra professionisti, eravamo pronti ad accettare
una risposta negativa. Che invece non è arrivata. La proposta è
stata accolta nel 2018, sono partiti subito i lavori veri e propri
e nel 2019 c’è stato l’annuncio ufficiale, sempre al Lucca Comics.
A Lucca 2022 sarebbe dovuto uscire un numero zero e invece siamo
usciti con il primo numero, dal momento che la pandemia ha cambiato
tante carte in tavola. Fino al 28 giugno non sapevamo che saremmo
riusciti a portare Mr. Evidence a Lucca. Dobbiamo ringraziare
davvero tutta la nostra squadra, la casa editrice, il disegnatore
Fabrizio Des Dorides, le coloriste coordinate da Emiliano
Mammucari, Luca Corda che ha letterato, Cassandra Botta che è stata
la nostra eroica segretaria di edizione e tutto il team editoriale
che ci ha permesso di arrivare in tempo.”
Anche un occhio inesperto
in materia di nona arte si rende conto che Mr.
Evidence si differenzia dal fumetto Bonelli classicamente
inteso, a partire dalle sue tavole ‘molto parlate’, frutto di un
lavoro di compromesso tra le due teste pensanti che lo hanno
partorito.
“Adriano è un
integralista/formalista del fumetto – dice Guaglione,
cominciando ad addentrarsi nel processo di creazione della serie –
più di una volta mi sono sentito dire che certe cose non si
potevano fare nel linguaggio del fumetto bonelliano, e io ho
cercato di contaminare la tradizione della casa editrice proponendo
altri esempi. Ho cercato di portare dentro a Mr. Evidence tutto il
mondo della serialità televisiva, a partire da Mindhunter. Il modo
di raccontare i personaggi che abbiamo adottato è debitore di quel
tipo di linguaggio, tanto è vero che Adriano dice che Mr. Evidence
è antifumettistico, anche se non so cosa vuole dire…” conclude
ridendo.
E il collega interviene a
spiegare: “Per me il fumetto è immagine, e il dialogo presente
in essa deve essere contrappuntistico. Il fatto che Mr. Evidence
sia tanto dialogato va contro questa mia idea, quindi in questo
senso è “antifumettistico”. Ma come dice Warren Ellis, il fumetto è
immagine e parola, è l’autore che decide l’alchimia tra le due
componenti. Così ho deciso che con questa storia che aveva la
necessità di tante parole si poteva esagerare e invece di resistere
all’esigenza di Fabio, ho ceduto ad essa, cercando di arricchirla e
di rendere questa storia ancora più unica.”
Il risultato è una storia
densa, in cui ogni tavola può richiedere anche una doppia lettura
per essere assimilata bene, e in cui i canoni bonelliani lasciano
spazio a fonti differenti, come i fumetti Vertigo. Dopotutto
Mr. Evidence fa parte della collana Audace, e da
sempre
Michele Masiero spinge gli autori che pubblicano
sotto questa etichetta a osare, a essere audaci, appunto.
Nel primo volume, la
storia è ambientata in un istituto di igiene mentale, e i quattro
protagonisti soffrono di patologie molto specifiche: Mr. Truth,
Miss Nerve, Mr. None e Mr. Pain hanno disturbi mentali che li
rendono molto particolari. Ma come nascono questi personaggi? La
patologia è entrata nella storia oppure era la storia a esigere
quel tipo di disturbo per costruire un personaggio
specifico?
Il percorso è stato a
doppio senso, come spiega Barone: “C’era uno schema
prestabilito che dettava il comportamento dei nostri personaggi, e
in base a questo abbiamo cercato dei disturbi che potessero
permettere a ciascuno dei personaggi di comportarsi come ci
serviva.” Gli fa eco Guaglione: “Siamo partiti dalle
esigenze narrative, ad esempio avevamo bisogno di un Mr. Truth, che
immagazzinasse e ricordasse ogni dettaglio, con memoria fotografia
e capacità di calcolo, e siamo andati a vedere se queste
caratteristiche erano racchiuse in un disturbo esistente in natura.
Lo stesso per quanto riguarda Mr. Pain, un personaggio che fosse in
contatto costante con il dolore. Abbiamo percorso la strada opposta
con i cattivi, che arriveranno dal secondo volume in poi. Lì
abbiamo pensato di attribuire a ogni villain le caratteristiche più
interessanti.”
Una vera e propria
discesa negli inferi delle malattie mentali che però è stata
affrontata con un approccio scientifico, anche per tutelarsi dai
mostri che la mente umana è capace di creare. “Nella
documentazione l’approccio è stato scientifico – spiega
Guaglione – ma in fase di scrittura il mio percorso è stato
catartico, perché se ti immedesimi non in uno, ma in quattro
personaggi mentalmente instabili, il processo diventa molto
profondo. Scrivendo il quarto volume mi sono trovato in lacrime
perché mi sono accorto che attraverso i personaggi ero io a parlare
dei miei problemi. La nostra speranza è che, sebbene si tratti di
personaggi inventati e per molti versi estremi, possano catturare
un disagio o almeno una piccola parte del disagio di qualche
lettore che si sentirà così rappresentato.”
Insomma, sembra che il
prezzo da pagare per la realizzazione di Mr.
Evidence sia stato particolarmente salato, in termini di
coinvolgimento emotivo, un prezzo che Barone e Guaglione vogliono
condividere con il lettore, dal momento che nelle note a fine
volume 1, si chiedono (e gli chiedono) se la follia possa essere un
metro per capire il mondo in cui viviamo. La risposta, però, non
l’hanno trovata neanche loro: “Il nostro viaggio con Mr.
Evidence è a metà perché siamo a metà della stesura della
sceneggiatura – dice Barone – l’unica cosa che abbiamo
scoperto a questo punto, è che abbiamo molte più domande di quante
ne avevamo all’inizio di questa storia. E non ho la pretesa di dare
una risposta.” Guaglione aggiunge: “Credo che nessun
prodotto possa dare la risposta a una tale domanda. Quello che può
fare una storia come quella di Mr. Evidence, è porre l’individuo
davanti alla domanda giusta per lui. Ed è quello che cercheremo
alla fine di questo ciclo.”
Nell’ambito di una
Lucca Comics and Games in cui SBE esordisce con le prime due
produzioni di Bonelli Entertainment, il film
di Dampyr ora al cinema e la serie animata di
Dragonero che andrà in onda a dicembre sui canali Rai, è
inevitabile immaginare una declinazione multimediale anche per le
nuove PI che la casa editrice sta mettendo sul mercato. Questo
valer anche per Mr. Evidence?
Per Guaglione non ci sono
dubbi, sin dalla genesi del progetto: “Siamo stati chiamati per
realizzare un prodotto che potesse essere multimediale. Adesso ci
stiamo dedicando con amore al fumetto, ma stiamo già parlando di
diverse declinazioni, alcune impensabili.” E Barone conferma:
“Mr. Evidence è stato fatto in modo che si potesse sviluppare
anche in altri media, c’è un dossier corposo che racconta anche un
world building molto ricco, quindi la possibilità che si possa
raccontare la storia per altre vie è reale.”
Dopotutto la storia di
Mr. Evidence si rivela essere particolarmente ‘nel
suo tempo’ in un momento storico in cui la malattia mentale non è
più uno stigma. Nel periodo post-pandemico, è aumentata, per
fortuna, l’attenzione verso le malattie mentali, se ne parla di più
e c’è un maggiore senso di inclusione verso coloro che ne soffrono.
È proprio questo il tessuto sociale in cui Guaglione e Barone si
sono inseriti con la loro storia. “Negli ultimi anni c’è
l’attenzione narrativa verso il freak, ovvero una persona che ha un
difetto e deve conviverci e deve cercare di trarre da quel difetto
un potenziale che lo rende unico. E noi ci inseriamo in quel filone
lì.” Conferma Guaglione. E Barone approfondisce: “Siamo in
un presente in cui l’uomo della strada si chiede cosa voglia dire
essere normale. La pandemia ci ha messi a confronto con noi stessi
e con la nostra solitudine, ci ha costretti a farci delle domande,
a chiederci cosa vogliamo e quanto siamo uguali gli uni agli altri.
La nostra condizione è ‘la fortuna d’autore’, uno stato in cui
capisci che forse certe tematichenon interessano solo a noi
due.”
“Il nostro mondo
vuole guarire e noi parliamo di persone malate che non vogliono più
vergognarsi di esserlo – conclude Guaglione – A volte si
tende a nascondere il fatto di avere dei problemi, la verità è che
le difficoltà, i problemi, i difetti fanno parte della vita. A
volte, come in Mr. Evidence, il problema che hai dice che persona
sei.”
L’affermazione della
propria esistenza passa anche attraverso la presa di coscienza e
l’accettazione della propria diversità, e questa
auto-consapevolezza si trasforma inevitabilmente in affermazione di
sé.
Tra le uscite librarie
presentate al Lucca Comics and Games 2022,
Simulacri di
Marco Bucci e Jacopo Camagni
rappresenta un’interessante novità in casa Sergio Bonelli Editore.
Il fumetto del duo di Nomen Omen è effettivamente una
storia che potremmo definire ‘bold’, audace, e non a caso è
pubblicata sotto l’omonima etichetta della casa
editrice.
Abbiamo incontrato i due
autori che, con un entusiasmo contagioso, hanno raccontato la loro
esperienza e la genesi di un progetto dal sapore estremamente
attuale e moderno, concentrato a sondare le solitudini dei
protagonisti in un’atmosfera ai margini dell’horror
psicologico.
Il desiderio di
Simulacri nasce da un’esigenza personale che, il
caso ha voluto, si è incontrata con la richiesta, da parte di SBE,
di una storia che potesse mettere in comunicazione
Bucci e Camagni con la casa
editrice. “Era da un po’ di tempo che io e Jacopo avevamo la
necessità di raccontare una storia che fosse più radicata nelle
atmosfere della graphic novel intimista – esordisce Bucci –
Già dal primo numero, Simulacri nasconde moltissime ombre, ma
questa discesa verso il buio ci sembrava interessante perché
partiva proprio dal presupposto di raccontarla seguendo un
linguaggio intimo. In concomitanza con questo nostro desiderio,
Bonelli ci ha chiesto di sviluppare per loro questa miniserie e ci
ha dato totale libertà, sotto tutti i punti di vista.”
“A
Michele Masiero piaceva il nostro modo di raccontare e ci ha
contattati perché voleva averci nella sua squadra – interviene
Camagni – ci ha chiesto un prodotto che ci rappresentasse al
100%, dicendoci che potevamo fare quello che volevamo… secondo me
il suo è stato un azzardo!”
Quando il direttore
editoriale della casa editrice di fumetti più importante d’Italia
ti dà “libertà totale” le strade possono essere due: andare nel
panico e perdersi tra le milioni di possibilità, oppure buttarsi a
occhi chiusi, sapendo perfettamente dove si atterrerà. E Bucci e
Camagni hanno percorso la seconda strada: “Ci siamo
letteralmente mangiati la libertà che ci hanno dato! – dice
entusiasta Bucci – Nell’inviare in approvazione le
sceneggiatore o le tavole complete, ci siamo detti più volte,
insieme a Eleonora Caruso (sceneggiatrice), Flavia Biondi e Giulio
Macaione (disegnatori), che ci avrebbero cambiato o censurato
qualcosa, e invece non ci hanno mai fatto appunti. Quindi siamo
curiosi di vedere come reagirà il pubblico bonelliano.”
Marco
Bucci e Jacopo Camagni si conoscono da 20
anni e da quasi altrettanti lavorano insieme, formando un vero e
proprio ‘dinamico duo’, che colma le differenze innate alle loro
personalità con una sintonia, personale e lavorativa, che sembra
programmata al millimetro. “Ormai il lavoro insieme è molto
semplice – spiega Camagni – ci sono i momenti di
discussione ma siamo sempre sulla stessa lunghezza d’onda.
Completiamo l’uno le frasi dell’altro, i presupposti del lavoro
sono sempre chiarissimi, non serve che uno dei due specifichi a
cosa sta facendo riferimento perché l’altro lo sa già, a volte
anticipiamo il lavoro dell’altro. E questo approccio lo abbiamo
traslato anche al gruppo di artisti che ha lavorato a Simulacri,
perché con Flavia, Giulio, Stefano (Martinuz, colorista) e Eleonora
sono prima di tutto degli amici, ci conosciamo da tanto e tutto
questo ha reso molto facile il lavoro di coordinamento e di
realizzazione dei quattro volumi. Sapevamo a cosa andavamo in
contro quando abbiamo cominciato a lavorare insieme.”
Una sintonia che affonda
le radici in un passato comune condiviso, come spiega bene
Marco Bucci: “Io e Eleonora Caruso, che è
un’autrice Mondadori eccezionale, ci conosciamo dall’adolescenza e
scrivevamo insieme fan fiction di Final Fantasy VII. Dopo aver
creato la storia e i personaggi con Jacopo, io e lei ci siamo
spinti in profondità con ogni aspetto della vicenda, in cui si
affrontano temi molto intimi e c’è spesso bisogno di un confronto.
Quella che ho con Eleonora è una delle relazioni più virtuose che
io posso vantare al momento, è un’esperienza molto fluida, uno
scambio continuo. Invece, l’aspetto stimolante e interessante di
lavorare con Flavia e Giulio ai disegni, è che loro sono
prevalentemente degli autori unici, orientati verso il mondo delle
graphic novel. Questo per noi è importante, perché lasciamo loro
molta libertà dal punto di vista della regia e della narrazione per
immagini che loro gestiscono in modo più indipendente. Con questo
metodo di lavoro convergono gli aspetti più virtuosi di ogni
fumettista coinvolto.”
“È il bello di
collaborare con amici che sono anche dei grandi artisti –
segue Jacopo Camagni– sai già cosa
aspettarti. Era da tempo che volevamo lavorare con un gruppo di
amici e fare cose belle insieme.”
E proprio un gruppo di
amici è il protagonista di Simulacri. Quella che
parte come in incontro casuale tra due sconosciuti su un’app di
appuntamenti, diventa poi una storia di un gruppo, di una piccola
ed eterogenea comunità di amici. È una storia a più voci, in cui i
singoli non si mimetizzano mai con il gruppo, ma ad esso si
appoggiano, condividendo un segreto che verrà svelato solo più
avanti, nel corso della storia.
“Io e Marco volevamo
realizzare un fumetto corale – spiega Camagni – volevamo
fare un horror psicologico sullo stile giapponese di The Grudge, ma
al contempo doveva essere una storia circoscritta. Quindi
l’ambientazione della storia su un’isola era funzionale alla
costruzione psicologica chiusa dei personaggi stessi. Sono tutti
bloccati nelle loro vite e fanno fatica a guardare oltre, e allo
stesso tempo ci sembrava importante che fosse un gruppo molto vario
e rappresentativo: c’è un italiano di seconda generazione, una
coppia gay, una ragazza con disabilità. Ci sembrava giusto offrire
un riflesso della varietà del mondo e da persona gay mi sono reso
conto che non era tanto importante una rappresentazione positiva,
quanto l’esserci, perché fa sì che più persone si sentano viste
anche se appartengono a quella che viene indicata come una
minoranza.”
Marco
Bucci si addentra nello specifico della costruzione dei
personaggi: “Io e Eleonora ci siamo divisi i personaggi, perché
sappiamo che i nostri punti di forza, in quanto creativi e
scrittori, sono diversi. Lei tratta dei temi molto profondi e seri
e riesce a uscirne con grande freschezza e immediatezza. Ci sono
dei personaggi che sono suoi perché io non avrei potuto trattarli
come è riuscita a fare lei, e allo stesso tempo nella storia
incontriamo atmosfere che sono più mie. Le scene con una componente
weird marcata sono mie, perché io in quell’immaginario ci sguazzo!
È super interessante vedere come i nostri testi, filtrati dai
disegni di Giulio e Flavia e dal colore di Stefano, diventano poi
un corpus omogeneo nel libro come prodotto finale.”
Un altro aspetto molto
interessante di Simulacri è il fatto che può
essere definito il racconto di tante solitudini che si incontrano.
Sin dal numero 1, Brecce, è chiaro che i
protagonisti condividono non solo un’amicizia, ma anche un trauma,
e che ognuno di loro è profondamente solo, nonostante condivida
spazi e tempo con gli altri. Come si mettono insieme e come si
costruiscono queste solitudini che si incontrano?
“Sicuramente non
tutti ci sentiamo soli nello stesso modo, non c’è una soluzione
valida per tutti – comincia Bucci – Le nostre differenze e
complessità ci rendono vicini e distanti allo stesso tempo,
possiamo usare tutti i metodi possibili ma a volte le distanze sono
difficili da colmare. Quello che raccontiamo è un gruppo di persone
che si diverte insieme, sono apparentemente molto gioviali, immersi
in un’atmosfera di fine estate, ma il loro malessere è manifesto.
Sentono tutti un disagio ed è difficile venire a capo dell’origine
di questo disagio perché su tutti incombe un’oscurità. In tutti i
miei horror preferiti, le situazioni estreme tirano sempre fuori la
vera natura dei personaggi. È nella difficoltà che veniamo fuori
come individui. Il gioco di Simulacri, la sua danza è custodita
proprio tra l’apparente racconto di amici che si divertono e la
costante sensazione che qualcosa incomba su di loro, nel continuo
bilanciamento tra il tratto intimista gestito da Giulio Macaione e
quello angosciante e sinistro di Flavia Biondi.”
Nell’ambito di una
Lucca Comics and Games in cui SBE esordisce con le
prime due produzioni di Bonelli Entertainment, il film di
Dampyr ora al cinema e la serie animata di
Dragonero che andrà in onda a dicembre sui canali
Rai, è inevitabile immaginare una declinazione multimediale anche
per le nuove PI che la casa editrice sta mettendo sul mercato. Tra
queste proprio Simulacri potrebbe essere soggetto
di un prossimo adattamento, almeno nelle speranze degli autori,
come chiarisce Jacopo Camagni: “Ogni volta che io e
Marco lavoriamo a un progetto, lo pensiamo sempre affinché possa
essere non solo un fumetto. Tra cinema, tv, videogiochi, tendiamo
sempre, nelle nostre opere, alla transmedialità perché per noi è un
punto di partenza sin dal 2008 quando abbiamo cominciato a lavorare
insieme.”
Disney+ ha diffuso il trailer
di Marvel Studios Presenta: Guardiani della Galassia Holiday
Special e ha annunciato che lo speciale debutterà il 25
novembre, in esclusiva sulla piattaforma streaming.
In Marvel Studios Presenta:
Guardiani della Galassia Holiday Special, i Guardiani, che
sono in missione per rendere il Natale indimenticabile per Quill,
si dirigono sulla Terra alla ricerca del regalo perfetto.
Marvel Studios Presenta: Guardiani
della Galassia Holiday Special vede protagonisti Chris Pratt,
Dave Bautista, Karen Gillan, Pom Klementieff, Vin Diesel e Bradley
Cooper – che tornano a prestare le proprie voci nella versione
originale rispettivamente a Groot e a Rocket – Sean Gunn, il gruppo
The Old 97’s, oltre a Michael Rooker e Kevin Bacon.
James
Gunn ha scritto e diretto Marvel Studios Presenta: Guardiani
della Galassia Holiday Special. Gli executive producer sono
Kevin Feige, Louis D’Esposito, Victoria Alonso, Brad Winderbaum,
Gunn, Sara Smith e Simon Hatt, mentre David J. Grant e Lars P.
Winther sono i co-produttori.
La trama di Enola Holmes 2, ora disponibile su Netflix, ruota in gran
parte intorno alla storia vera della fiammiferaia londinese
Sarah Chapman e alla sua lotta di denuncia contro
le pessime condizioni di lavoro nelle fabbriche di fiammiferi, che
portarono allo sciopero delle fiammiferaie del 1888.
La storia non viene riportata nel
film in maniera del tutto accurata, ma sicuramente Enola Holmes 2 ha il pregio di esaltare una
figura così importante nella storia della Gran Bretagna come
Sarah Chapman. I titoli di coda di Enola Holmes 2
forniscono ulteriori informazioni su Sarah Chapman e sull’impatto
del suo sciopero, ma la sua vita è stata lunga e la sua eredità
merita di essere approfondita.
Chi era Sarah Chapman
Enola
Holmes 2 vede Enola alle prese con il
suo secondo caso: la scomparsa della fiammiferaia Sarah
Chapman. Lavorando sotto copertura, Enola non ci mette
molto a scoprire le terribili condizioni di lavoro delle
fiammiferaie nelle fabbriche. La Chapman in carne e ossa servì come
testimone per un articolo del 1888 di Annie Besant
che denunciava queste condizioni, e lei e altre due donne cercarono
l’assistenza della Besant per organizzare uno sciopero.
Il 5 luglio 1888, un numero
approssimativo di 1.400 fiammiferaie scioperò e il finale di
Enola Holmes 2 mostra proprio Sarah che
mobilita queste ragazze con un discorso entusiasmante. Poche
settimane dopo l’accaduto, si tenne la riunione inaugurale delle
“Women Match Makers”, il più grande sindacato femminile del Paese
all’epoca, di cui Chapman fu eletta membro del consiglio direttivo.
Qualche anno dopo si sposò e mise su famiglia, lasciando infine la
Bryant & May Factory. Visse fino all’età di 83
anni e, sebbene si fosse lasciata alle spalle la fabbrica, rimase
una grande sostenitrice dei diritti delle donne fino alla sua
morte.
L’eredità di Sarah Chapman
Come si legge nei titoli di
coda di Enola Holmes 2, lo sciopero delle fiammiferaie
del 1888 fu “la prima azione industriale intrapresa dalle donne per
le donne. Migliorò per sempre le loro condizioni di lavoro”. Tre
giorni dopo lo sciopero, Bryant & May pose fine al
sistema di multe che sottraeva il salario alle fiammiferaie che
arrivavano in ritardo, parlavano durante le ore di lavoro o si
recavano al bagno, e riassunse le dipendenti che aveva licenziato
per aver parlato con Besant. Ci vollero altri tre
anni prima che smettessero di usare il fosforo giallo nei
fiammiferi, che aveva fatto ammalare di tifo tantissime
fiammiferai, problematica che Enola Holmes 2 illustra bene.
Lo sciopero rappresentò anche la
prima volta che un sindacato di lavoratori non qualificati riuscì a
scioperare per ottenere migliori condizioni di retribuzione e di
lavoro a Londra e diede inizio a un’ondata chiamata “nuovo
sindacalismo” per i lavoratori non qualificati. Oltre a questi
cambiamenti, lo sciopero contribuì anche a sensibilizzare
l’opinione pubblica sulle pericolose condizioni di lavoro in cui
versavano i lavoratori non qualificati e a basso salario. Dopo aver
appreso dello sciopero e aver letto gli articoli di Besant, alcuni
consumatori decisero di boicottare Bryant & May e/o di fare una
donazione agli scioperanti.
Quanto è accurato il ritratto di
Sarah Chapman in Enola Holmes 2?
La scomparsa di Sarah
Chapman è essenziale per Enola Holmes 2, ma in realtà la vera Sarah
Chapman non è mai scomparsa. Enola Holmes 2 ha ricevuto recensioni
positive per l’avvincente mistero che ne guida la trama, ma gran
parte della trama non è basata su accadimenti reali. Nel film, la
Bryant & May viene rinominata
Lyons e l’amante segreto di Sarah
è William Lyons, il figlio del proprietario della
fabbrica. Insieme, i due progettano di smascherare le malefatte
dell’azienda.
Tutti questi dettagli sono stati
aggiunti per ottenere un effetto drammatico, mentre la vera Sarah
Chapman lavorava da anni presso la Bryant & May, arrivando a
ricoprire il ruolo di libraia nell’ufficio brevetti della fabbrica.
Questo le permetteva di ottenere un salario migliore rispetto alla
maggior parte degli altri e, invece di vivere con un gruppo di
altre povere fiammiferaie come in Enola Holmes 2, Sarah viveva con sua madre
fino a quando non si sposò e lasciò la fabbrica. Tuttavia, vide
l’opportunità di denunciare e cambiare le cosene, grazie alle sue
azioni, la storia cambiò per sempre.
Era il 2018 quando, in
occasione del
keynote di Sergio Bonelli Editore al
Lucca Comics and Games, per la prima volta il logo
di Zagor, storico eroe della casa editrice, e
quello di Flash, icona della DC Comics, venivano
affiancati per annunciare la partnership tra i due colossi
dell’editoria a fumetti.
Nei quattro anni che sono
seguiti, questa collaborazione ha dato vita a due delle tre storie
annunciate in quella sede: La Scure e il Fulmine di
Masi/Uzzeo, in cui Zagor incontra Flash, e
Doppio Universo in cui Nathan
Never, personaggio Bonelli ispirato al Rick Deckard di
Blade Runner, incontra nientemeno che la
Justice League, la squadra di
supereroi più famosa del mondo comics. I team-up tra SBE e DC continueranno poi
con
Dylan Dog/Batman, che è stato affidato a Roberto
Recchioni e che dovrebbe arrivare il prossimo
anno.
In occasione del
Lucca Comics and Games 2022, abbiamo incontrato
Adriano Barone, sceneggiatore di Nathan
Never/Justice League, che con grande emozione e un pizzico
di giusto orgoglio ha raccontato il suo viaggio nel doppio universo
che ospita questo storico team-up tra eroi che, apparentemente così
diversi, trovano nelle loro piccole somiglianze un modo per
cooperare.
“A quella Lucca (del
2018, ndr), un collega che non era riuscito a partecipare al
keynote Bonelli fino alla fine mi chiese poi quali fossero le
ultime novità annunciate da Michele Masiero (direttore editoriale
di SBE) – esordisce Barone, divertito – e quando raccontai
che era stato annunciato il team-up tra Bonelli e DC Comics, mi
rispose ‘Smettila di prendermi in giro!’. Questo solo per dare
l’idea di quanto fosse inaspettata la notizia.”
Notizia inaspettata ma
anche accolta con grande entusiasmo dagli autori che speravano e
temevano di essere coinvolti in una sfida tanto insolita quanto
difficile. E sembra che per Barone il timore, almeno nella prima
parte del suo lavoro a Nathan Never/Justice
League, sia stata l’emozione prevalente: “Per me è
stato veramente un problema. Quando ho saputo che avrei dovuto
scrivere Batman e Superman, che sono fumetti che leggo da 30 anni,
ovviamente sono stato contento, ma mi sono detto se fossi davvero
la persona giusta per scrivere questa storia.”
Una domanda legittima per
chiunque fosse conscio del mito con cui si apprestava a
confrontarsi: “Ho deciso che la storia doveva avere come nucleo
narrativo le dinamiche trai personaggi, in che modo si rapportavano
l’uno agli altri, perché sapevo che dovevo raccontare dei
personaggi italiani ai lettori statunitensi, e dovevo presentare la
Justice League e chi fossero questi eroi americani a quei pochi
italiani che non la conoscevano. Ecco che i punti in comune trai
due gruppi di personaggi sono diventati il mio punto di
partenza.
Sono partito dal
rapporto che Nathan Never instaura con Batman e con Superman. Con
il primo, Nathan poteva sentire un’affinità immediata, visto che
entrambi non hanno superpoteri, ma è anche vero che hanno un senso
di giustizia estremamente differente. Mi sono poi trovato a gestire
una relazione esattamente opposta tra Nathan e Superman, perché
sebbene uno sia un semplice uomo e l’altro un dio che vola e spara
laser dagli occhi, i due sono accomunati dallo stesso senso di
giustizia.”
Nathan Never/Justice League, scrivere gli dei: Superman
e Batman
Ma com’è stato
confrontarsi con le due divinità più grandi dell’Olimpo DC
Comics? Per quello che riguarda Batman, l’approccio di
Barone è stato quasi scientifico: “Per scrivere Batman mi sono
ispirato al lavoro che ha fatto Grant Morrison. Quando scrivi di
Batman a Gotham, il personaggio lavora da solo, si comporta in un
modo specifico e ha a che fare con tutta la sua famosa schiera di
criminali freak, ma quando interagisce con altri supereroi dotati
di superpoteri, o con degli alieni, allora deve per forza avere un
atteggiamento diverso. Questo è il Batman che ho scritto io, quello
che deve essere sempre tre passi avanti a tutti per poter gestire
al meglio la situazione e prevedere gli imprevisti. È stato
piacevole scrivere questa figura di stratega.”
Tutt’altro approccio ha
avuto invece per Superman: “Sono il primo fumettista italiano
che scrive una storia di Superman, e questo per me è molto
emozionante, dal momento che leggo le sue avventure da quando sono
piccolo. Ho dedicato a lui il finale della storia e posso dire che
scriverlo mi ha commosso molto. Penso che scrivere di un
personaggio così buono e rassicurante faccia sentire buono anche
chi lo scrive.”
Ma dal momento che ha
avuto a che fare con Nathan Never, Barone ha
scritto anche di Legs Weaver, personaggio che si è
rivelato estremamente utile per il suo processo
creativo: “Ho scritto anche Legs, che potrebbe definirsi
un’anomalia nel panorama dei personaggi Bonelli, buoni o cattivi
che siano. È un personaggio dal passato tragico ma è anche molto
ironico ed è stata lei a permettermi di dare il LA alla scrittura.
Ho affidato a lei la battuta d’apertura in una scena
particolarmente difficile, in cui i personaggi mi sembravano
davvero troppi. Grazie alle caratteristiche del personaggio sono
riuscito a sbloccare l’impasse, la sua ironia mi ha salvato. Legs è
in grado di prendere in giro persino un alieno imbattibile, quindi
ho pensato di partire da questa sua dote, e di mezzo ci è andato
Aquaman, che forse ha i superpoteri di cui è più
facile prendersi gioco.”
Ma come si rapporta un
eroe bonelliano, umano, senza super-poteri, a queste divinità?
Com’è stato far interagire Nathan Never con la
Justice League? Secondo Barone, la chiave del
personaggio è stata il dubbio: “Questo eroe bonelliano, sin
dalla sua nascita, è sempre stato un personaggio introspettivo e
dubbioso, e ho pensato che un buon punto di partenza per lui, in
questa sede, potesse essere proprio il chiedersi se fosse o meno la
persona giusta per questa missione. Il mio Nathan si chiede se è
all’altezza di combattere accanto a eroi così formidabili. Il punto
è che penso che in Nathan sia fluito il dubbio che avevo io, in
merito al fatto che anche io, forse, non mi sentivo proprio la
persona più indicata a raccontare questo incontro.”
Nonostante i dubbi,
Adriano Barone ha invece portato egregiamente a
termine il lavoro su Nathan Never/Justice League,
lasciando una piccola porta aperta per eventuali seguiti di questo
leggendario incontro in un ‘Doppio Universo‘. “La
decisione finale su un seguito spetta alla casa editrice. Per
quello che mi riguarda, nel finale ho inserito dei semi che
potrebbero portare ad altre storie, e poi i miei cassetti sono già
pieni di appunti per qualsiasi team-up di Nathan Never con
qualsiasi property fantascientifica. Io ci sono sempre.”
Nathan Never Justice League. Doppio Universo, variant cover di
Massimo Carnevale.
In una recente intervista sul
podcast 20 Questions: On Deadline,
Zoe Saldana, che presto rivedremo nel ruolo di Neytiri
in
Avatar: la via dell’acqua, ha commentato perché
Star Trek
4 potrebbe essere stato rimosso dal calendario di
distribuzione della Paramount. Pur riconoscendo potenziali
conflitti di programmazione per il grande cast e la troupe che il
film comporta, suggerisce che potrebbe esserci qualcosa di più nel
ritardo del film oltre alla semplice programmazione.
“Siamo stati in contatto con
J.J. [Abrams] e stavamo cercando di vedere se saremmo stati in
grado di girare lo scorso autunno. Non credo fosse possibile.
Secondo una mia idea i programmi erano molto affollati… non siamo
riusciti a far sì che un intero cast e un’intera troupe si
coordinassero in qualche modo. Ma penso anche che probabilmente
abbia qualcos’altro a che fare con il progetto. Ma so che siamo
tutti sulla stessa pagina, che non ci piacerebbe altro che poter
tornare”.
Insieme al primo
Avatar,Star Trek è stato il
principale responsabile dell’avvio della carriera di
Zoe Saldana che, dopo aver anche inanellato il ruolo
di Gamora nel MCU, è diventata una delle attrici
più famose di Hollywood.
Il prossimo film di Star Trek
Star Trek
4 è rimasto intrappolato nell’inferno dello sviluppo
per anni, facendosi strada attraverso numerosi scrittori e registi.
La Paramount spera ancora di riportare quel cast
di riavvio completo.
Quentin Tarantino e
Noah Hawley sono stati entrambi presi in
considerazione per possibili film di Star Trek prima
che lo studio si impegnasse in una quarta puntata con Shakman al
timone. La versione più recente della sceneggiatura è di
Josh Friedman e Cameron Squires, che lavorano su
una bozza di Lindsey Beer e Geneva
Robertson-Dworet. La ricerca di un nuovo regista è già
iniziata.
Rachel Zegler ha annunciato su Twitter di aver
terminato le riprese di Hunger Games: La ballata dell’usignolo e del
serpente. L’attrice commenta di aver “amato ogni
secondo” e condivide un paio di foto di lei sul set, con in mano il
ciak. Dopo West Side Story e i prossimi
Biancaneve in live action della Disney e
Shazam! Fury
of the Gods per Warner Bros, Zegler si appresta a
raccontare un’altra grande epopea.
Hunger Games: La ballata
dell’usignolo e del serpente, il film
Basato sul romanzo prequel del 2020
di Suzanne Collins, Hunger Games: La ballata dell’usignolo e del
serpente è ambientato 64 anni prima degli eventi
della trilogia di Hunger Games a
partire dalla mattina della mietitura dei Decimi Hunger Games, dove
un 18enne Coriolanus Snow viene assegnato come mentore per la
ragazza tributo del Distretto 12 impoverito.
Anni prima di diventare il
tirannico presidente di Panem, il diciottenne Coriolanus Snow è
l’ultima speranza per il suo lignaggio in via di estinzione, una
famiglia un tempo orgogliosa che è caduta in disgrazia nella
Capitale del dopoguerra. Con l’avvicinarsi della decima edizione di
Hunger Games, il giovane Snow è allarmato quando gli viene
assegnato l’incarico di essere mentore di Lucy Grey Baird, la
ragazza tributo del povero Distretto 12. Ma, dopo che Lucy Grey
attira tutta l’attenzione di Panem sfidando tutti durante la
cerimonia della mietitura, Snow pensa che potrebbe essere in grado
di ribaltare le probabilità a loro favore. Unendo i loro istinti
per lo spettacolo e la ritrovata competenza politica, la corsa di
Snow e Lucy contro il tempo per sopravvivere rivelerà alla fine chi
è un usignolo e chi è un serpente.
Tom Blyth e
Rachel Zegler interpreteranno rispettivamente
Coriolanus Snow e Lucy Gray, Hunter
Schafer sarà Tigris Snow, Peter
Dinklage sarà Casca Highbottom, Viola Davis sarà
Volumnia Gaul.
Scritto da Michael Lesslie e basato
su una bozza di Collins e Michael Arndt, il film sarà diretto dal
regista di Hunger GamesFrancis
Lawrence. Sarà guidato dalla produttrice del franchise
Nina Jacobson e dal suo partner di produzione Brad
Simpson, insieme a Francis Lawrence.
Suzanne Collins, Tim Palen e Jim Miller saranno i
produttori esecutivi. Meredith Wieck e Scott
O’Brien stanno supervisionando per conto dello studio. Il
prequel è attualmente previsto per il 17 novembre 2023 nelle
sale.
Il 1° gennaio 2023, i fan potranno
acquistare un set LEGO di
Avatar: la via dell’acqua, che ricrea un sottomarino
Mako pieno di dettagli dal nuovo film. Insieme al sottomarino e ad
alcune parti mobili, il set include luoghi oceanici e mini-figure
di Spider, Neteyam, figlio primogenito di Jake e Neytiri, Ao’nung,
figlio di Tonowari, e il colonnello Miles Quaritch.
Avatar: la via dell’acqua si svolge dentro e intorno
all’oceano. Sully (Sam
Worthington) e Neytiri (Zoe
Saldana) hanno dei figli. “Ovunque andiamo”, dice
Sully, “so una cosa, questa famiglia è la nostra fortezza”. Il
sequel sembra ancora più sbalorditivo nella sua grafica blu intenso
rispetto al film del 2009. Creature tutte nuove: vediamo i Na’vi su
pesci volanti, uccelli, creature che comunicano con una balena,
eppure in qualche modo divisi nonostante la loro affinità con la
natura: le persone aliene sono divise, combattono l’una contro
l’altra in una lotta tra pistole e frecce. È davvero un mondo
completamente nuovo che alza la posta in gioco del precedente film
3 volte vincitore di Oscar.
Avatar: la via dell’acqua debutterà il 14
dicembre 2022, seguito dal terzo capitolo il 20
dicembre 2024. Per il quarto e quinto capitolo, invece, si
dovrà attendere ancora qualche anno: 18 dicembre
2026 e 22 dicembre 2028.
Il cast della serie di film è
formato da
Kate Winslet, Edie Falco,
Michelle Yeoh,
Vin Diesel, insieme ad un gruppo di attori che
interpretano le nuove generazioni di Na’vi. Nei film torneranno
anche i protagonisti del primo film, ossia
Sam Worthington,
Zoe Saldana,
Stephen Lang,
Sigourney Weaver, Joel David Moore,
Dileep Rao e Matt Gerald.
Anche se sembra che la popolarità di
Johnny Depp ha incontrato una battuta di
arresto a causa dei suoi problemi con la legge e con il
processo subito a opera della ex moglie Amber
Heard, molte delle persone che hanno lavorato con lui
hanno affermato che lo avrebbero rifatto, tra questi spicca
ovviamente Tim Burton, che insieme all’attore ha
realizzato molti dei suoi film culto, in un reciproco scambio
professionale che ha fatto la fortuna di entrambi negli anni
addietro.
In una recente intervista con
Reuters (tramite
ComicBook.com), Tim Burton ha affermato che
avrebbe lavorato di nuovo con Johnny Depp,
spiegando che cerca la persona giusta per ogni suo
lavoro. “Se c’è la cosa giusta in giro, certo…”.
Burton ha partecipato di recente al Lucca Comics dove ha presentato
la sua serie da produttore per Netflix, Mercoledì, disponibile dal
23 novembre.
Per quello che riguarda Depp, l’attore sta lentamente
ricominciando a lavorare e a ritrovare il suo spazio in diverse
produzioni,
al momento prevalentemente europee.
Prima che diventasse per tutto il
mondo il Doctor Strange del MCU, Benedict Cumberbatch era il volto di
Sherlock Holmes per gli amati dell’alta serialità
inglese. In una recente intervista con The Talks, all’attore è stato chiesto
cosa pensasse di esplorare una realtà più ampia con il MCU durante il suo periodo come
Sherlock Holmes nella serie della BBC.
L’attore di Doctor
Strange a sua volta ha offerto un confronto unico per i
due franchise, sentendo che la “bomba puzzolente” della fama che ha
lanciato con Sherlock non sia ancora passata: “Bene, per quanto
questa sia una realtà più grande di Sherlock… non credo che lo sia
in altri termini. Penso che Sherlock, per me, abbia avuto una
portata maggiore di qualcosa come Doctor Strange perché è
televisione; è più democratica, più persone l’hanno visto. La
portata che ha avuto quel programma è straordinaria. Era una specie
di bomba puzzolente che sapevo sarebbe stata sganciata nel momento
in cui ho detto di sì al ruolo. Ma non sapevo quanto sarebbe stato
grande: ha sorpreso tutti noi che abbiamo lavorato a quella
serie.”
Benedict
Cumberbatch è stato di nuovo
Doctor Strange nel suo secondo film da solista per il MCU questa primavera, mentre
dovrebbe tornare per un terzo film e per i film corali degli
Avengers già annunciati da Kevin Feige. Per quanto riguarda invece
la sua carriera di Sherlock, sembra si sia conclusa, ma mai dire
mai.
Questa settimana, THR ha
incontrato Aldis Hodge per discutere del suo ruolo
di Hawkman in Black
Adam. Riflettendo sulla produzione del film DCU, l’attore ha ricordato che la sua più grande
paura durante le riprese era graffiare accidentalmente la faccia di
The Rock con la sua mazza durante una delle loro
scene di combattimento. È orgoglioso di aver superato ogni singola
delle sue scene senza incidenti.
“Il mio ricordo indelebile è che
non l’ho mai colpito. Questo era tutto ciò che mi importava. In
realtà sono serio. Oscillando intorno a quella mazza… Sono
cresciuto come un combattente e, in termini di combattimento reale
e combattimento acrobatico, si tratta di capire e conoscere la tua
distanza. Con il combattimento reale, devi conoscere esattamente la
tua distanza del tuo avversario, in modo da sapere quando bloccare,
cronometrare e uscire.
Con il combattimento acrobatico,
devi conoscere la tua distanza in modo da non toccare mai l’altra
persona, ma la mazza richiedeva l’estensione completa del mio
braccio. Quindi ho dovuto fare i conti con la comprensione di una
lunghezza diversa perché la mazza aggiungeva un metro in più circa.
E, amico, tutto quello che volevo fare era superare la giornata
senza graffiare la faccia di quell’uomo. Perché se gli avessi
graffiato la faccia e avessimo dovuto fermare le riprese a causa
mia? Sì, non è un buon affare. Ma a parte questo, i problemi alla
schiena sono probabilmente [l’altro ricordo duraturo].”
Il cast completo
di Black
Adam, oltre a Dwayne
Johnson nei panni dell’anti-eroe del titolo,
annovera anche Noah
Centineo (Atom Smasher), Quintessa
Swindell (Cyclone), Aldis
Hodge (Hawkman) e Pierce
Brosnan (Doctor Fate). Insieme a loro ci saranno
anche Sarah Shahi, che interpreterà Isis,
e Marwan Kenzari, che sarà invece
l’antagonista principale (anche se il personaggio non è stato
ancora svelato).
Black
Adam, che sarà diretto da Jaume
Collet-Serra (già dietro Jungle
Cruise, sempre con Johnson), ha dovuto far fronte a non
pochi problemi durante il suo travagliatissimo sviluppo. Inoltre,
la pandemia di Coronavirus ha ulteriormente complicate le cose e
costretto la produzione del film all’ennesimo rinvio. L’uscita del
film nelle sale americane è fissata per il 29 luglio 2022. Black
Adam è uscito al cinema in Italia giovedì 21 ottobre 2022.
Il progetto originale della Warner
Bros. su Shazam!aveva
previsto l’epico scontro tra il supereroe e la sua
nemesi, Black
Adam appunto, una soluzione esclusa dalla sceneggiatura
per dedicarsi con più attenzione al protagonista e alla
sua origin story. A quanto pare, il film
su Black
Adam dovrebbe ispirarsi ai lavori di Geoff Johns dei
primi anni duemila.
THR ha recentemente avuto
l’opportunità di parlare con Keegan-Michael Key
(via
Screenrant) mentre era sul tappeto rosso per la premiere della
sua nuova serie di Hulu Reboot. Key è parte del
cast di Wonka,
film che vede Timothée Chalamet impegnato nel ruolo
di un giovane Willy Wonka.
Durante la loro conversazione, è stato chiesto all’attore del suo
lavoro in Wonka,
e lui ha condiviso alcuni elogi molto entusiasti per Chalamet,
affermando che la giovane star “gocciola carisma” e che
c’è una “meravigliosa semplicità” nel modo in cui porta
questo ruolo iconico in vita.
“Ecco questa meravigliosa
disinvoltura su come interpreta Wonka, per non parlare del fatto
che c’è questa qualità di speranza che dà al personaggio, una sorta
di qualità indomabile che non abbandonerà mai, è sempre pronto per
la prossima avventura. Dice: “OK, non ha funzionato? Lo faremo e
proveremo qualcos’altro”. E Timothée Chalamet, cosa posso dire? Mio
Dio! Questo ragazzo, sai, trasuda carisma e una meravigliosa
sicurezza. È un artista davvero delizioso.”
Le premesse sono buone, dal momento
che Timothée Chalamet dovrà
confrontarsi con Gene Wilder e
Johnny Depp, che lo hanno preceduto nel ruolo del
cioccolatiere più famoso del cinema!
Wonka, il
film
Willy Wonka è stato
creato dal famoso autore Roald Dahl. Il
personaggio ha debuttato nel romanzo del 1964, Charlie e la
fabbrica di cioccolato. Il libro è stato adattato due volte
per lo schermo, nel 1971 e nel 2005, quando Tim
Burton ha scelto Johnny Depp per il ruolo in
questione. Paul
King, il regista dietro la serie di
Paddington, firma la regia di Wonka.
David Heyman produce. Insieme a Timothée Chalamet, il cast comprende anche
Rowan Atkinson, Sally Hawkins, Olivia Colman,
Keegan-Michael Key. Wonka uscirà nelle
sale il 17 marzo 2023.
Durante una recente intervista con
Collider, Kumail Nanjiani ha parlato del futuro di
Kingo, suo personaggio in Eternals all’interno
del MCU, dicendo che “non ha idea
di cosa stia succedendo”. Confermando il suo desiderio di
tornare, la star ha condiviso di non essere sicuro se Kingo tornerà
mai in realtà, ma ha anche elogiato Black Panther: Wakanda
Forever, condividendo la sua eccitazione per la
direzione in cui sta andando l’MCU.
“Sono completamente all’oscuro.
Non ho idea di cosa stia succedendo. Davvero nessuna idea di cosa
stia succedendo. Sinceramente non so quando o se Kingo tornerà nel
MCU. Non ne ho davvero idea. Sono
solo entusiasta della direzione in cui stanno andando. Le nuove
persone che hanno scelto sono davvero brave. Ho appena visto il
nuovo film di Black Panther e non ho mai visto un blockbuster del
genere, così complicato e tragico, in così tanti modi diversi, ma
anche davvero divertente, divertente ed elettrizzante. Quindi,
penso che si stiano davvero crescendo e facendo delle cose
fantastiche in questo momento. Mi piacerebbe tornare e fare cose,
ma non ne ho davvero idea.”
Eternals,
il terzo film della Fase Quattro dell’Universo Cinematografico
Marvel diretto dalla regista vincitrice dell’Academy
Award Chloé Zhao, è arrivato il 3 novembre
2021 nelle sale italiane. Il film targato Marvel
StudiosEternals presenta
un nuovo team di supereroi dell’Universo Cinematografico
Marvel: l’epica storia, che abbraccia migliaia di anni, mostra
un gruppo di eroi immortali costretti a uscire dall’ombra per
unirsi contro il più antico nemico dell’umanità, The Deviants.
Il cast del film
comprende Richard
Madden, che interpreta l’onnipotente
Ikaris; Gemma
Chan, che interpreta Sersi, amante
dell’umanità; Kumail
Nanjiani, che interpreta Kingo, dotato dei poteri del
cosmo; Lauren Ridloff, che interpreta la
velocissima Makkari; Brian Tyree Henry, che
interpreta l’intelligente inventore Phastos;Salma
Hayek, che interpreta la leader saggia e spirituale
Ajak; Lia McHugh, che interpreta Sprite,
eternamente giovane e al tempo stesso piena di
saggezza; Don Lee, che interpreta il
potente Gilgamesh; Barry Keoghan, che interpreta il solitario
Druig; e Angelina
Jolie, che veste i panni dell’impetuosa guerriera
Thena.Kit
Harington interpreta Dane Whitman.
Dopo la fine della Saga
degli Skywalker, il franchise cinematografico di
Star
Wars ha subito una pesante battuta d’arresto, non solo
perché non sono più usciti film ma anche perché non c’è una
pianificazione che faccia sperare nell’uscita di nuove storie per
il cinema a breve.
È diventato chiaro che Lucasfilm sta
lottando per capire dove portare Star Wars, almeno sul grande
schermo, dato che invece Disney+ continua a raccontarne le
storie e che Andor,
attualmente in onda (si concluderà il 23) è una delle migliori
uscite del franchise. Patty Jenkins ha pubblicizzato Rogue
Squadron in un costoso video promozionale, solo che il
progetto è andato in pezzi, senza che venisse rilasciata
nessuna motivazione ufficiale. Le trilogie ampiamente
pubblicizzate di Rian Johnson e degli showrunner
de Il Trono di
Spade non si sono concretizzate, quindi qual è il
problema?
Secondo Puck
(tramite
SFFGazette.com), si tratta della presidente della Lucasfilm
Kathleen Kennedy. Il sito spiega che vedremo un
nuovo film di Star Wars al più presto nel 2025 e che comunque non è
una data garantita. È probabile che sia il progetto di Damon Lindelof e Sharmeen
Obaid-Chinoy di cui abbiamo appreso di recente, anche
se nessuno dei film di cui abbiamo sentito parlare ha ricevuto
ufficialmente il via libera.
In effetti, la Disney ha persino
consigliato a Kennedy di smettere di annunciare progetti e partner
creativi “per timore che la stampa nerd famelica si avventi
quando quei progetti in realtà non si realizzano, come spesso
accade alla Lucasfilm”.
Gli addetti ai lavori spiegano che
“una cultura della paura e dell’indecisione intorno alla
prossima puntata” è un grosso problema, soprattutto con la
Lucasfilm determinata a far bene con questo prossimo film, dopo la
delusione che è stata L’ascesa di Skywalker.
Kennedy vuole che il prossimo film sia buono, diverso da quello che
vediamo su Disney+, e decisamente lontano dal fan
service.
Tuttavia, deve ancora e comunque
essere radicato in ciò che i fan amano di Star Wars, e tutto ciò si
aggiunge a una grande richiesta da parte del presidente della
Lucasfilm. Sembra che lo studio sia in una sorta di empasse, con
molti che ora si chiedono se Kennedy sia la persona giusta per
continuare a guidare la nave. Sì, hanno avuto successo su Disney+, ma Star Wars sul grande
schermo rimane intrappolato nel limbo senza alcun chiaro segno di
quel cambiamento nel prossimo futuro.
Il CEO di Warner
Bros. Discovery, David Zaslav, è
diventato una delle figure più controverse di Hollywood oggi, anche
se sembra che la DCU sia
finalmente per lui una priorità. Per i fan della DC Comics, questa era
qualcosa che aspettavano da tempo e, sebbeneBatgirl sia stata
una delle prime vittime del suo regime, le cose stanno iniziando a
migliorare con James Gunn e Peter Safran che
ora sono a capo dei DC
Studios.
Parlando durante un incontro
sugli utili di ieri sera, David Zaslav ha
assicurato gli investitori che il DCU ha ora un
brillante futuro grazie ai due uomini incaricati di
revisionarlo. “Ho passato molto tempo
negli ultimi mesi con
James e Peter, parlando della nostra strategia e dei piani a
lungo termine per il futuro della DC, in TV, animazione e
film”, ha
anticipato. “Hanno una visione e un
progetto potenti che guideranno un approccio creativo più unificato
che ci consentirà di sfruttare appieno il valore di uno dei
franchise più iconici del mondo”.
“Stanno lavorando
sodo in questo momento”, ha aggiunto
Zaslav, prima di elogiare i Guardiani della
Galassia e il regista
di The
Suicide
Squad . “James
è un brillante narratore che ha la particolarità di essere il primo
e unico regista a dirigere un film sia per la Marvel che per la
DC”.Per quanto riguarda Safran, il CEO ha
osservato che è “un produttore prolifico
i cui crediti includono il film di maggior incasso della DC
Aquaman e l’intero universo di
Conjuring, il franchise horror di maggior
successo di tutti i tempi. Non potremmo essere più entusiasti di
vederli unirsi il nostro team di leadership e sono entusiasta di
ciò che verrà”.
Gunn e Safran non hanno un
viaggio facile davanti a loro, poiché hanno essenzialmente il
compito di raddrizzare la rotta di una nave che affonda.Non possiamo fare a meno di pensare che sarebbe meglio
ricominciare da zero e riavviare il tutto, ma è diventato chiaro
che non è questo il piano. Significherebbe perdere un sacco di
grandi talenti legati già all’universo, ovviamente, quindi non
possiamo incolpare Gunn, Safran e la Warner Bros. per aver voluto
confermare i legami con attori del calibro di
Henry Cavill,
Gal GadoteDwayne
Johnson. Dunque non resta che aspettare quali saranno i
primi progetti che il DC Studios annuncerà.
Quentin Tarantino non è mai stato un regista
che si occupa di IP famose, anche se alcuni anni fa ha presentato
l’idea per un film di Star Trek alla
Paramount Pictures (che, per ragioni che ancora
non sono chiare, non sono stati interessati). Dopo che il progetto
non ha preso forma, sembra che sia tornato rapidamente a
concentrarsi sul raccontare le sue storie originali.
In queste ore parlando con il
Los Angeles
Times per promuovere il suo nuovo libro, Cinema
Speculation, Quentin Tarantino ha parlato dei film
Marvel Studios e ha ammesso di non
considerarsi adatto ai Marvel Studios.
“Devi essere un salariato per fare queste
cose”, ha affermato il regista dietro film
come Pulp
Fiction e Django
Unchained. “Non sono un salariato. Non sto
cercando un lavoro.” In Cinema Speculation,
Tarantino sottolinea che i registi di oggi “non vedono
l’ora che arrivi il giorno” in cui i film di
supereroi cadono in disgrazia allo stesso modo dei musical negli
anni ’60. Tuttavia, mentre i film sui supereroi non sembrano
fare per lui, il regista sembra per lo più avere un problema con
Hollywood che non realizza film di successo con un budget elevato
che gli parlino come spettatore.
“Certo, mi è piaciuto
‘Star
Wars‘. Cosa non va?” ha detto
Tarantino. “Ma” ricordo di aver pensato – e
questo non è un ‘ma’ in un modo negativo, ma in un buon modo. Il
film mi ha completamente portato avanti e stavo solo oscillando e
rotolando con questi personaggi. Quando le luci si sono accese, mi
sono sentito come un milione di dollari.”“Mi sono
guardato intorno e ho avuto questo momento di riconoscimento,
pensando: ‘Wow! Che momenti al cinema!’ Ora,
questo non è necessariamente il mio tipo esatto di film
preferito”.“Alla fine della giornata, sono più un
tipo da ‘Incontri
ravvicinati [del terzo tipo]’, l’idea più grande di Spielberg
che si propone di fare un’epopea per le persone normali, non solo
per i cinefili”, continua. “Pochi film hanno avuto
il tipo di climax di ‘Incontri ravvicinati’. Ha sbalordito il
pubblico”.
Anche se siamo sicuri che alcune
persone si offenderanno molto per i commenti di Tarantino, sono
relativamente comprensibili rispetto a ciò che alcuni registi hanno
detto in passato in merito ai fim Marvel Studios. Tuttavia,
siamo sicuri che artisti del calibro di
Ryan Coogler,
i fratelli Russo e Jon Watts potrebbero avere qualcosa da dire
sull’essere chiamati “operai assoldati”.
La star di Black PantherChadwick Boseman è scomparso dopo una
battaglia segreta di cinque anni contro il cancro, lasciando tutti
sconvolti dalla notizia. Per i fan dell’MCU, non ci è voluto molto
prima che i fan iniziassero a chiedersi cosa significasse per il
personaggio di
T’Challa, ma nessuno si è sorpreso quando si è deciso di non
sostituire l’attore anche per via della sua interpretazione che ha
reso a dir poco iconico il personaggi.
I Marvel Studios hanno deciso di onorare
l’eredità di Boseman non riformulando l’eroe. Invece, Shuri
sembra destinata a ereditare il mantello, riprendendo da dove si
era interrotto suo fratello caduto. Di recente ,
il regista di Black
Panther: Wakanda Forever, Ryan
Coogler, ha parlato al podcast ufficiale di
Black Panther e ha ricordato emotivamente la
sua ultima conversazione con Boseman. Il regista ha offerto al suo
collaboratore la possibilità di leggere la sceneggiatura del
sequel, un’opportunità perWhat
If…? che la star ha scelto di
rifiutare.
“Ho appena finito [la
sceneggiatura], amico. La mia ultima conversazione è stata
chiamarlo, chiedendogli se voleva leggerlo prima che ricevessi
appunti dallo studio” ,
ricorda. “Quella è stata l’ultima volta
che abbiamo parlato. E sì, quindi io, sai, è passato forse un paio
di settimane dopo che ho finito.”
“Era stanco,
fratello. Potrei dire che era stanco. Stavo cercando di mettermi in
contatto con lui da alcuni giorni e
Denzel [Washington]
aveva cercato di entrare in contatto anche con lui. Quindi gli ho
mandato un messaggio e gli disse: ‘Ehi amico,
Denzel ha detto che ha cercato anche te.’ Perché ha appena
fatto Ma Rainey per Denzel. Quindi mi ha chiamato e e potrei dire
che stava peggiorando… ”“Stavamo
parlando. E Simone [Boseman]
era con lui. E [ride] lui caccia Simone, perché le ha detto che non
voleva che lei sentisse nulla che potesse metterlo nei guai con
l’NDA. E lei non lo fece – “Non voglio lasciarlo” disse. Quindi
potrei dire che qualcosa stava succedendo. Ma stavano scherzando e
ridendo. “
“Ha parlato di come
stavano pianificando il loro matrimonio nella Carolina del Sud. E
di quante persone avrebbe invitato. E ha chiesto di mio figlio,
perché gli era mancato il nostro baby
shower”, continua Coogler. “E poi ha detto, sì, ha detto che non voleva leggerlo
perché non voleva intralciare le note che lo studio avrebbe potuto
avere”. “Quindi mi ha detto, ‘È
meglio se posso leggerlo più tardi.’ Ma in seguito ho scoperto
che era troppo stanco per leggere qualcosa”.
Questa dichiarazione da
leggere è davvero toccante, ma è ancora più difficili da ascoltare
(nonostante ciò, consigliamo vivamente di dare un’occhiata al
podcast). Si dice che Chadwick Boseman fosse troppo malato per
leggere la sceneggiatura di Black
Panther: Wakanda Forever, e ancora
più triste pensare che avrebbe potuto sapere che era un film che
non sarebbe stato in grado di fare. Hollywood ha
perso un grande attore in Chadwick Boseman, ma la sua eredità
sopravvive, e tutti i segni indicano che il sequel in arrivo è un
tributo appropriato al suo periodo di ispirazione nel
MCU.
Il sequel del MCU onorerà il defunto Chadwick Boseman mentre continuerà l’eredità
del suo personaggio, T’Challa. Black
Panther: Wakanda Forever arriverà nelle sale l’11
novembre 2022. Il presidente dei Marvel Studios,
Kevin Feige, ha confermato che T’Challa, il personaggio
interpretato al compianto Chadwick
Boseman nel primo film, non verrà interpretato da
un altro attore, né tantomeno ricreato in CGI.
Nel film Marvel Studios Black Panther:
Wakanda Forever, la Regina Ramonda (Angela
Bassett), Shuri (Letitia
Wright), M’Baku (Winston Duke), Okoye (Danai
Gurira) e le Dora Milaje (tra cui Florence Kasumba)
lottano per proteggere la loro nazione dalle invadenti potenze
mondiali dopo la morte di Re T’Challa. Mentre gli abitanti del
Wakanda cercano di comprendere il prossimo capitolo della loro
storia, gli eroi devono riunirsi con l’aiuto di War Dog Nakia
(Lupita
Nyong’o) e di Everett Ross (Martin
Freeman) e forgiare un nuovo percorso per il regno del
Wakanda. Il film presenta Tenoch Huerta nel ruolo
di Namor, re di Talokan, ed è interpretato anche da
Dominique Thorne, Michaela Coel, Mabel Cadena e
Alex Livinalli.
I film di
Harry
Potteruna volta rappresentavano per la Warner
Bros.’ come il loro più grande franchise, con molti che suggerivamo
come il suo successo fosse anche la ragione dell’insuccesso del
DCU, considerato dallo studios come una una
priorità in quel momento. Tuttavia, è passato molto tempo
dall’uscita del film finale nel 2011. Da allora, abbiamo avuto un
prequel/spin-off del franchise diAnimali
fantastici, ma con il tempo si è rivelato una
una profonda delusione per i fan.
Mentre Animali
fantastici e dove trovarliè stato
innegabilmente divertente, i sequel hanno registrato un forte calo
della qualità, con l’ultimo capitolo che è stato forse il più
deludente e dimostrando che chi c’è stato dietro al film non ha poi
imparato molto dal secondo capitolo, altrettanto deludente.
Secondo le previsioni dovrebbero arrivare almeno altri due film per
concludere la storia di questo franchise, ma come
ha suggerito il protagonisti
Eddie Redmayne qualche tempo fa, non sembra essere nei
piani del nuovo corso di Warner Bros Discovery.
Sia I
crimini di
Grindelwald che I
segreti di Silentesono stati delusioni al
botteghino e il nuovo regime della Warner Bros. Discovery che ha
portato avanti quei sequel… beh, pensa che non sarebbe la cosa più
intelligente da fare rispetto alle decisioni aziendali per il
frugale CEO David Zaslav. Inoltre lo Studios versa in precarie
condizioni economiche in seguito alle perdite della pandemia e alla
fusione, quindi ha un disperato bisogno di
successi.
Qual è il destino del franchise di
Animali Fantastici?
In un rapporto diVariety, è stato
stabilito che, nonostante i recenti commenti di Zaslav sul
potenziale ritorno al franchise di Harry
Potter, “Al
momento non ci sono discussioni attive con la Rowling sullo
sviluppo di un altro film di ‘Harry Potter'”.
In
effetti, “Al momento non c’è nulla ne ‘Il
mondo dei maghi’ in sviluppo attivo presso la Warner Bros., inclusi
sia il franchise di ‘Harry Potter’ che l’IP di ‘Animali
fantastici'”.Questo chiude quasi le porte
in Animali fantastici
4, il che significa che è improbabile che
vedremo mai come sia finita la battaglia tra Albus Silente e
Gellert Grindelwald.
È un peccato, ma c’era da
aspettarselo, soprattutto quando l’autrice JK
Rowling è diventata una figura così controversa date le
sue opinioni esplicite sugli individui transgender. Siamo sicuri che il franchise diHarry
Pottersia un bene in cui la Warner Bros.
tornerà prima o poi piuttosto che dopo, anche se è impossibile
quale forma prenderà. Continuano a esserci voci su un adattamento
per il grande schermo di The Cursed
Child, anche se il cast originale non sembra
avere alcuna fretta di riprendere i loro ruoli
iconici.