In seguito alla distribuzione della
Snyder Cut di Justice
League su HBO Max, i fan del regista Zack Snyder hanno lanciato una nuova campagna
via Twitter attraverso l’hashtag
#RestoreTheSnyderVerse per chiedere alla Warner
Bros. di ripristinare l’universo DC che Snyder aveva in mente di
realizzare.
In brevissimo tempo
la campagna ha raggiunto numeri impressionati e la notizia,
ovviamente, è arrivata anche alle orecchie del diretto interessato,
ossia Zack Snyder. In occasione della
Justice Con, l’evento virtuale organizzato lo scorso weekend
per celebrare la
Snyder Cut di Justice
League ad una mese esatto dalla distribuzione, è
stato proprio Snyder ha commentare la nuova campagna guidata dai
suoi sostenitori attraverso i social media.
Snyder ha detto di essere aperto
alla possibilità e che sosterrà gli sforzi dei fan. Tuttavia, ha
voluto anche mitigare le loro aspettative, specificato che al
momento non sembra che possa esserci alcun nuovo progetto DC sotto
la sua egida. “Dirò soltanto questo: è un movimento che credo
mostri rispetto nei confronti del mio lavoro”, ha commentato
il regista. “Ad ogni modo, qualunque sarà il risultato, io non
ne ho assolutamente idea. Molto probabilmente non porterà a nulla…
La venerazione per il mio lavoro è qualcosa che non potrei mai
rigettare o non rispettare. Naturalmente, darei tutto il mio
impegno per sostenere la causa. Se qualcuno mi dicessi,
indipendentemente da chi fosse: ‘Ho amato davvero quello che hai
fatto, vorrei che ne facessi un altro’, personalmente… non sono una
di quelle persone che potrebbe mai rispondere: ‘Non ci pensare.
Dimenticatelo’. Penso sia una cosa davvero scortese.”
Chissà se Warner Bros. deciderà di
tornare sui suoi passi e cambiare rotta alla luce di questo
rinnovato entusiasmo dei fan nei confronti dello
SnyderVerse. Ovviamente, è troppo presto per dire se gli
ultimi sforzi dei fan di Snyder porteranno gli stessi frutti che
hanno poi condotto allaSnyder
Cut. Inoltre, la Warner Bros. ha un’intera lista di nuovi
film DC in fase di uscita e/o sviluppo, e ciò non può certamente
essere ignorato. Non ci resta che attendere eventuali sviluppi.
Zack
Snyder’s Justice Leagueè uscito in streaming il
18 marzo 2021 su HBO Max in America e, in contemporanea, su Sky
e TV in Italia. Il film ha una durata 242 minuti (quattro ore
circa) ed è diviso in sei capitoli e un epilogo.
Christian Bale è
uno degli attori più versatili ed eclettici che il cinema potesse
conoscere. Molto dedito al suo lavoro, si impegna molto per dare
vita ai suoi personaggi, subendo anche diverse trasformazioni
fisiche.
Un attore che si mette sempre in
gioco e che è sempre in grado di realizzare performance brillanti
per ogni genere e categoria. E, che senza la gavetta svolta ed il
suo impegno, non sarebbe arrivato dove è ora. Ecco 10 cose
che, forse, non sapevate di Christian Bale.
Christian Bale: film
1. Ha lo spettacolo nel
sangue. Christian Charles Philip Bale è nato il 30 gennaio
1974 ad Haverfordwest, nel Galles, da Jenny James,
un’artista circense, e da David Bale, ex pilota
civile, uomo d’affari e attivista per i diritti degli animali.
Christian ha due sorelle, Sharon e Louise, e un fratellastro, Erin.
Durante l’infanzia ha viaggiato per il mondo. Quando aveva due
anni, la sua famiglia si è trasferita nel Bournemouth, in
Inghilterra e vi è cresciuto prendendo lezioni di chitarra e anche
di balletto
2. Ha iniziato a recitare da
ragazzino. Bale debutta come attore nello spot
pubblicitario di una famosa marca di detersivi per lavatrice a soli
8 anni e debutta a teatro nel 1984. Verso la fine degli anni ’80
lavora nella miniserie Anastasia – L’ultima dei Romanov,
Heart of the Country e viene raccomandato a
Steven Spielberg per il film
L’impero del sole. Grazie alla sua interpretazione in
questo film, Christian comincia ad essere notato maggiormente.
4. Si è fatto conoscere agli
occhi del mondo. Questo film ha sicuramente dato una
svolta alla carriera di Bale. Presentato al Sundance Film Festival,
il film racconta di Patrick Bateman, uno yuppie che lavora a Wall
Street. Nella vita privata, dedica molte ore alla cura di sé e se
di giorno viva una vita frenetica, il suo vero io si manifesta di
notte, cominciando a disprezzare gli emarginati e ad invidiare i
suoi colleghi. In breve tempo, diventerà un serial killer. Di
questo film è stato realizzato anche un musical.
Christian Bale: fisico e
altezza
5. È un abile
trasformista. Christian Bale è famoso per l’incredibile
impegno che mette nel trasformare fisicamente il suo per dare
migliore realismo al suo personaggio. Ne L’uomo senza sonno, Bale perse circa 30 chili,
assumendo un aspetto cadaverico. Sembra che per non sentire i morsi
della fame abbia iniziato a fumare costantemente. Subito dopo
questo film, Bale si è lanciato nella produzione di Batman Begins. Per interpretare Bruce Wayne, l’attore
è prima ingrassato e poi ha messo su diversi chili di massa
muscolare.
6. È un
combattente. Per girare The Fighter, Bale è
dimagrito nuovamente, perdendo circa un terzo del proprio peso
corporeo. Per adeguarsi al ruolo che gli ha dato l’Oscar al
Migliore Attore non Protagonista e un Golden Globe per la stessa
categoria, Bale ha cercato di adattare il suo fisico al momento in
cui Dicky esce dal carcere, con il fisico asciutto e in grado di
boxare. Torna in forma per realizzare Il cavaliere oscuro – Il
ritorno ed è ingrassato di 20 kg per il suo ruolo in
American Hustle – L’apparenza inganna del 2013. Avrebbe
dovuto fare un altro cambiamento fisico per il ruolo di Enzo Ferrari nel proprio biopic, ma ha abbandonato
perché aveva poco tempo a disposizione per farlo. Tuttavia, nel
2018 si è trasformato in Dick Cheney per il film Vice – L’uomo
nell’ombra di Adam McKay.
7. Bale è un attore
imponente. Oltre alla sua stazza di un metro e ottantatré
centimetri, Bale è un attore sorprendente sotto tutti gli aspetti.
Sempre brillante e realistico, mette davvero tutto l’impegno e
l’entusiasmo possibile in ogni lavoro in cui è coinvolto. Infatti,
questa è una delle qualità per cui viene sempre elogiato e che lo
rende uno degli attori più grandi del cinema moderno.
Christian Bale: Batman
8. Ha letto molti
fumetti. Nel 2005, Bale venne scelto per interpretare il
nuovo
Bruce Wayne: secondo la produzione, aveva l’aspetto
adatto e la giusta caparbietà per interpretarlo. Per dare vita
ad un
Batman convincente, ha dovuto sottoporre se stesso ad una
trasformazione fisica impegnativa. Grazie all’aiuto di un personal
trainer, ha aumentato il suo peso di più di 20 chili (considerato
che arrivava da L’uomo senza sonno), mettendo su altrettanti chili,
muscoli per la maggior parte. Per entrare maggiormente nella mente
del personaggio, Bale si è messo a leggere molti volumi di
fumetti.
9. Ha visitato i
sopravvissuti di Aurora. Il cavaliere oscuro – Il
ritorno venne presentato in anteprima alla mezzanotte del 20
luglio 2012 a Denver, nel Colorado, e i suoi spettatori furono
vittima di un
massacro. Durante la proiezione, un ragazzo di 24 anni, James
Holmes, ha sparato in sala, uccidendo 12 persone e riuscendo a
ferirne altre 58. Bale è rimasto molto colpito da questo eventi e
ha deciso di porre omaggio alle vittime e di andare a visitare i
sopravvissuti in ospedale.
Christian Bale: L’uomo senza
sonno
10. Per realizzarlo, Bale ha
messo a rischio la propria salute. In questo film del
2004, Bale dà veramente vita ad una delle sue migliori
interpretazioni. Recita, infatti, il ruolo di Trevor Reznik, un
operaio che non riesce a riposare da circa un anno, in seguito ad
uno shock: per questo motivo, il suo aspetto è come quello di un
cadavere. Comincia ad avere le allucinazioni e subisce delle
distrazioni che faranno precipitare la sua vita. Per realizzare
questo film, Bale ha perso circa 25 chili, mettendo a rischio la
propria salute.
Lo scorso weekend si è tenuto il
Justice Con, evento virtuale interamente dedicato all’uscita
della
Snyder Cut di Justice
League, ad un mese esatto dalla distribuzione.
Chiaramente, l’evento è stata l’occasione per parlare anche del più
ampio coinvolgimento di Zack Snydernel
DCEU.
All’evento ha partecipato anche
Chris Terrio, sceneggiatore non solo di
Justice
League, ma anche di
Batman v Superman: Dawn of Justice. Durante l’evento,
Terrio e Snyder hanno ricordato le discussioni avute in merito alle
origini di Batman e all’introduzione della loro versione
dell’iconico eroe nel DCEU. Nello specifico, Terrio ha parlato di
una conversazione che lui e Snyder ebbero con Ben Affleck a proposito di
Heat – La sfida, il film di Michael Mann con Robert De Niro e Al Pacino. Lo sceneggiatore
ha spiegato che volevano che i personaggi interpretati dai due
celebri attori nel film fosse in qualche modo d’ispirazione per
Batman e Superman.
Sempre nel corso dell’evento, Terrio
e Snyder hanno anche rivelato i titoli alternativi a cui avevano
pensato prima di approdare al definitivo
Batman v Superman: Dawn of Justice. Snyder ha
ricordato che, all’epoca, ci fu un grosso dibattito con la Warner
Bros. a proposito del titolo, sia in merito al sottotitolo
‘Dawn of Justice’ sia in merito all’utilizzo di
‘v’ al posto del tradizionale ‘vs’. Snyder ha
confermato che propose alla major sottotitoli come “Son of
Son” o “Night of Night”.
Ancora, inizialmente i due pensarono
di aggiungere un sottotitolo anche al titolo ufficiale di
Justice
League. Tra le opzioni vagliate,
c’erano Justice League: Foundations e Justice
League: Rising. Terrio ha spiegato che il sottotitolo nasceva
dall’esigenza di rimarcare che il film avrebbe rappresentato
l’inizio della grande avventura del team sul grande schermo, anche
se le cose – come ben sappiamo – sono poi andate diversamente.
Batman v Superman: in arrivo una
nuova versione IMAX
A proposito di Batman
v Superman, di recente Zack
Snyder ha confermato di essere a lavoro su
una nuova
versione IMAX rimasterizzata del film, che arriverà
direttamente in home video. Non è chiaro se questa nuova versione
includerà filmati inediti, ma una cosa è certa: non ci saranno
riprese aggiuntive, al contrario di quanto avvenuto con il suo
taglio di Justice
League (disponibile in Italia su Sky e ), che ha
potuto contare su un budget – senza precedenti per dei reshoot – di
70 milioni di dollari.
Il personaggio di Martian
Manhunter è una delle tante novità presenti all’interno
della
Snyder Cut di Justice
League. Il personaggio era completamente assente nella
versione theatrical, ma grazie al taglio di Zack Snyder il generale Swanwick interpretato
da Harry Lennix ne L’uomo
d’acciaio e in Batman v Superman ha avuto finalmente la possibilità
di trasformarsi in J’onn J’onzz.
Durante il
Justice Con dello scorso weekend, l’evento virtuale organizzato
per celebrare la
Snyder Cut ad un mese di distanza dalla distribuzione,
l’attore Harry Lennix, interrogato dai fan, ha avuto la
possibilità di riflettere su che tipo di storia avrebbe voluto per
Martian Manhunter se avesse avuto la possibilità di interpretare il
personaggio ancora una volta.
Lennix ha quindi espresso il
desiderio di vedere Martian Manhunter protagonista
di una detective story sul grande schermo, proprio come accade nei
fumetti. L’attore ha spiegato che vorrebbe vedere il personaggio
sfoggiare le sue abilità da detective per scongiurare, magari, una
crisi a livello mondiale. “Sarebbe bello vederlo agire in
qualità di detective”, ha spiegato. “Ci sono alcune storie
a fumetti in cui lo è. Anche se di giorno sarebbe comunque Calvin
Swanwick, sarebbe altrettanto bello fargli svolgere un lavoro di
tipo investigativo in cui può usare le sue abilità speciali. Così
avremmo anche modo di vedere che la diplomazia può essere una sorta
di superpotere. Potrebbe usare le sue capacità di detective e la
sua intelligenza per evitare o scongiurare una sorta di
catastrofe.”
Durante il suo intervento in
occasione della
Justice Con, Harry Lennix ha anche rivelato che stava per
abbandonare la recitazione prima del suo coinvolgimento ne
L’uomo
d’acciaio: “Erano gli anni della serie Dollhouse,
ideata curiosamente proprio da Joss Whedon. Lo show era stato
cancellato e non riuscivo più ad ottenere un’audizione. Poi,
improvvisamente, il mio telefono squillò e il mio agente mi disse
che Zack Snyder mi voleva ne L’uomo d’acciaio.”
Zack
Snyder’s Justice Leagueè uscito in streaming il
18 marzo 2021 su HBO Max in America e, in contemporanea, su Sky
e TV in Italia. Il film ha una durata 242 minuti (quattro ore
circa) ed è diviso in sei capitoli e un epilogo.
Sebastian Stan sembra appoggiare una
divertente teoria dei fan riguardo i primi giorni dell’amicizia tra
Bucky Barnes e
Steve Rogers. La relazione tra i due personaggi nel MCU è essenzialmente
il cuore pulsante della trilogia cinematografica di Captain
America: inizia da prima che Steve diventasse l’eroe a stelle e
strisce e prosegue fino ai giorni nostri, quando Bucky diventa il
Soldato d’Inverno.
Il loro profondo legame ha portato
alcuni fan a credere che potrebbe esserci una vera e propria
relazione romantica tra i due, anche se la Marvel ha sempre ribadito la natura
platonica del loro rapporto. Ora, una delle tante teorie emerse nel
corso degli anni a proposito della storia tra Bucky e Stan ha
attirato l’attenzione dell’interprete del Winter Soldier, ossia
Sebastian Stan.
In The Falcon and the Winter Soldier viene
spiegato che Bucky ha avuto la possibilità di leggere Lo Hobbit nel 1937, la prima volta che il celebre
romanzo è stato pubblicato. Ora, un fan del MCU, via
Twitter, ha cercato di fornire un maggiore contesto alla
situazione, suggerendo che c’è stato un momento in cui qualcuno ha
informato Bucky “che Steve era di nuovo coinvolto in un
combattimento e Bucky aveva appena messo giù il romanzo,
esclamando: ‘Quel mio amico non mi lascia leggere!’. Stan ha
quindi condiviso il tweet attraverso le sue storie di Instagram e
ha confermato di essere assolutamente d’accordo con questa
teoria.
In The Falcon and the
Winter Soldier l’attore Anthony Mackie e Sebastian
Stanriprendono i loro rispettivi ruoli di Falcon
e Bucky Barnes, mentre Daniel
Bruhl riprenderà il suo ruolo di Barone Zemo
mentre Emily
VanCamp tornerà come Sharon Carter (aka Agente
13), e Russell interpreterà John Walker
che è anche conosciuto nei fumetti come il fanatico Super
Patriot.
Dopo mesi di rumor e speculazioni,
di notizie date per certe ma mai confermate da Sony e Marvel, è stato Alfred
Molina in persona ad ufficializzare che tornerà a vestire
i panni di Otto Octavius, meglio conosciuto come Doctor Octopus,
nell’attesissimo
Spider-Man: No Way Home con Tom Holland, in arrivo nelle sale a
dicembre.
“Quando stavamo girando, avevamo
tutti ricevuto l’ordine di non parlarne al di fuori del set, perché
avrebbe dovuto essere un grandissimo segreto. Poi la notizia è
esplosa ovunque su Internet. Direi che posso tranquillamente
definirmi il segreto peggio nascosto di Hollywood”, ha
dichiarato l’attore.
Parlando con
Variety, Molina non solo ha confermato il suo coinvolgimento
nel film, ma ha anche parlato di come sia stato tornare nei panni
di Octopus a quasi vent’anni di distanza dall’uscita di Spider-Man 2: “È stato meraviglioso. È
stato davvero interessante tornare ad interpretare lo stesso ruolo
dopo 17 anni. È passato molto tempo… ora ha il doppio mento, un
bargiglio, le zampe di gallina e una schiena leggermente
malandata.”
Uno degli aspetti più misteriosi del
ritorno di Doctor Octopus riguarda, ovviamente, come farà il
personaggio a tornare in vita nel film di Jon
Watts, dal momento che nella pellicola di Sam
Raimi il personaggio di Otto è morto. Come rivelato da
Molina, Watts gli ha spiegato che “in questo universo, nessuno
muore davvero”, senza rivelare maggiori dettagli, ma spiegando
che la storia di Doc Ock in No Way Home riprenderà proprio
dal finale di Spider-Man 2, cioè dal momento in cui il
personaggio si è sacrificato per salvare Peter (Tobey
Maguire), Mary Jane (Kirsten
Dunst) e tutta New York City.
Molina ha poi spiegato che verrà
ringiovanito digitalmente attraverso la tecnica del de-aging:
“Jon Watts mi ha guardato e mi ha detto: ‘Hai visto cosa
abbiamo fatto a Robert Downey Jr. e Samuel L. Jackson?’.
Hanno ringiovanito la faccia di Robert De Niro, anche se quando combatteva,
sembrava un vecchio. Sembrava un vecchio! Questa era la cosa che mi
spaventata di più. Non ho lo stesso fisico che avevo 17 anni fa. È
un dato di fatto.”
“Poi mi sono ricordato che sono
i tentatoli a fare la maggior parte del lavoro”, ha aggiunto
l’attore. “In genere sono le braccia meccaniche a colpire,
distruggere e ammazzare. Io mi limito a fare delle espressioni
cattive. È stato fantastico.”
Il film è diretto
da Jon Watts (già regista
di Homecoming e Far
From Home) e prodotto da Kevin Feige per i Marvel Studios e
da Amy Pascal per la Pascal Production.
Dovrebbe arrivare al cinema a dicembre 2021.
Ma Rainey’s Black
Bottom, film diretto da George C. Wolfe e
disponibile su Netflix dal 18 Dicembre
2020, è tratto dall’omonima pièce teatrale di August
Wilson, parte di una raccolta di dieci opere conosciute
come Il ciclo di Pittsburgh. Il regista segue le orme di un grande
autore che, attraverso le sue opere, voleva indagare le condizioni
e l’identità della popolazione afroamericana nel XX secolo, senza
alcun freno inibitore.
Ma Rainey’s Black Bottom: la
trama
Ma Rainey
(Viola
Davis) è una nota e affermata cantante, nota come “La
madre del blues” che, in un afoso pomeriggio della Chicago del
1927, si trova in uno studio di registrazione assieme alla sua
band, per incidere un album di inediti. Attorno alla sua figura
gravitano, dunque, gli altri musicisti: il bassista Slow Drag
(Michael Potts), il pianista Toledo (Glynn
Turman), il trombonista Cutler (Colman
Domingo) e il trombettista Leeve
(Chadwick
Boseman), che ambisce a formare una propria band e
svecchiare la musica blues – desiderio di cui dà prova mettendo a
punto una nuova versione di Ma Rainey’s Black
Bottom, storica canzone della madre del blues. Durante la
sessione di registrazione verranno fuori tutte le discrepanze e le
paure di un popolo che per anni ha subito il razzismo e la tirannia
dei bianchi.
Dialoghi come armi da usare in un
campo di battaglia infuocato
Il film di Wolfe si sofferma non
tanto sulla vicenda biografica della madre del blues, quanto
piuttosto tende ad analizzare implicitamente il contesto specifico
e la posizione sociale degli afro-americani nel XX secolo. La
pellicola mantiene l’impianto teatrale originale, ambientando tutta
la storia all’interno di una sala di registrazione gestita da
produttori bianchi, dove Ma Rainey si trova per incidere il pezzo
del film: da qui si dipartono poi le sottotrame portanti della
narrazione. La macchina da presa esamina unicamente lo studio di
registrazione, per aumentare la tensione sia in noi spettatori che
tra i protagonisti, animati da un mix emotivo incandescente, che
sconfina in scontri verbali e fisici, che metteranno in subbuglio
gli equilibri della band.
Ma Rainey’s black
bottom mette in primo piano scambi di dialogo brillanti,
arguti e senza freni inibitori. I personaggi si fanno conoscere
tramite le interazioni con l’altro, in cui emergono verità scomode
e traumi di un passato all’interno di anime all’apparenza
inscalfibili, ma che ci dimostrano tutte le loro fragilità. Viene
concesso loro uno spazio per potersi rendere portavoce di
un’incomunicabilità pervasiva e straziante.
La frammentazione interna al gruppo
dei musicisti mette in primo piano una disgregazione comune interna
alla comunità nera; la mancanza di esperienze collettive per
potersi sentire parte di una comunità nei primi anni ’20 dà voce ad
universi individuali spesso in contrasto tra loro, da cui emergono
ambizioni, punti di vista e traumi del passato singolari, sotto
l’occhio dello sguardo tutelare dei produttori discografici
bianchi. Abbiamo poi il rapporto di natura economica che costringe
l’afroamericano tra l’accettazione di un ruolo subordinato (Leeve e
il resto della band) -che grida però disperatamente libertà- e la
lotta costante per difendere la propria dignità artistica e
personale (Ma Rainey), amaramente consapevoli di venire sempre
beffati, come ci svela l’amaro finale.
La traccia musicale della pellicola
è opera di Branford Marsalis, noto
sassofonista jazz, e deve tenere testa al talento sovrastante di un
cast eccezionale, che cattura prepotentemente la scena. Altra nota
di merito della pellicola sono i costumi, la scenografia e il
lavoro di make-up: categorie in cui, non a caso, la pellicola si è
aggiudicata tre nomination agli
Oscar 2021, oltre a quelle principali di Miglior Attore e
Migliore Attrice Protagonista.
Due performance staordinarie da
parte di Viola Davis e Chadwick Boseman
Protagonisti indiscussi della
pellicola sono il compianto Chadwick Boseman, che ci regala un’ultima,
stellare performance, e Viola Davis, che si riconferma attrice
eclettica, catalizzatrice indiscussa dell’attenzione registica,
nelle vesti di questa peculiare personalità. Ma Rainey è star
assoluta, esuberante ed eccessiva nei comportamenti, che richiede
un controllo quasi dispotico sulla sua carriera. E’ completamente
distaccata dal resto del gruppo, come messo in evidenza anche dalle
scelte registiche e di fotografia. Le richieste esagerate e i
capricci di Ma Rainey sono in realtà l’unico appiglio a cui tenersi
stretta, per non essere del tutto un burattino nelle mani del suo
agente bianco. In un monologo piuttosto intenso, l’artista afferma
che il pubblico bianco si interessa solo alla sua voce, non
alla vera personalità dell’artista, rendendola quindi quasi
paragonabile a una prostituta, pagata per il servizio offerto.
Chadwick Boseman propone un’interpretazione
stellare, che fa leva su battute affilate e provocatorie.Leeve è un
personaggio scanzonato, irriverente, piuttosto conscio delle
proprie potenzialità. Anche Boseman ci regala un monologo
impeccabile sul ruolo di Dio nei confronti delle I dialoghi e gli
scambi di battute in Ma Rainey’s Black Bottom
hanno sempre uno scopo preciso, non sono mai ridondanti, bensì
motore di azione. Lo studio di registrazione diventa luogo di
perdizione e confessione al tempo stesso, dal quale risulta
difficile trovare una via d’uscita: è un contenitore di emozioni
totalmente contrastanti tra di loro, che rivelano tutte le
sfaccettature caratteriali dei personaggi. Frustrazione, rabbia
repressa, confidenze silenziose o urlate e richieste d’aiuto:
l’incisione del disco viene quasi totalmente oscurata rispetto alle
tematiche che derivano dalle esternazioni dei personaggi.
Anche Boseman ci regala un monologo impeccabile sul ruolo di Dio
nei confronti delle persone di colore, in cui si interroga se
esista o meno una giustizia divina anche per chi è inevitabilmente
posto in una condizione di reietto nella società.
Anche la scelta degli altri membri
del cast si rivela particolarmente azzeccata: ogni personaggio si
mette sotto i riflettori in un qualche punto della narrazione,
rivelandoci un ricordo, un fatto che funge da spunto per allargare
la discussione e renderla universale, interrogandoci sulla
posizione sociale di un’intera comunità all’epoca.
E in mezzo al turbinio di emozioni
e confessioni conservati dentro allo studio di registrazione, c’è
un unico filo conduttore: il blues, espressione intrinsecamente
afroamericana della vita che, se non vissuta, non può essere
espressa: “La vita parla con il blues. Non si canta per star
meglio. Si canta per capire la vita”, dice Ma Rainey. L’arte è
si, anche commercio, ma il suo senso profondo non potrà mai essere
acquistato.
L’esordio di Julia
Louis-Dreyfus nell’episodio 5 di The Falcon and the Winter Soldier, dal titolo
Verità, era stato tenuto sotto stretto riserbo dai Marvel Studios,
e infatti la sua entrata in campo è un vero colpo di scena. Ma chi
è Valentina Allegra de Fontaine? Nei fumetti è un’agente dello
SHIELD, che poi diventa Madame Hydra. Sappiamo anche che Vanity
Fair ha riferito che Louis-Dreyfus avrebbe dovuto fare il suo
debutto nei panni della Contessa in Black
Widow, ma la pandemia ha fatto slittare questi piani,
e così il personaggio si è palesato in un confronto con un turbato
John Walker.
In che modo si inserisce la Contessa
nel MCU? È chiaro che il suo interesse per John è legato al fatto
che il soldato si è iniettato il siero (fuori scena, nell’episodio
precedente), ed è anche chiaro che non sembra dare troppa
importanza al fatto che John ha ammazzato un uomo con lo scudo di
Cap in pubblico. Sicuramente la Contessa appartiene a quel gruppo
di persone a cui Erskine non avrebbe mai somministrato il
siero.
Tra le varie pieghe che potrà
prendere in futuro il personaggio, quella di Madame Hydra sembra la
più accreditata, allo stato dei fatti, e potrebbe in effetti essere
lei uno dei Big Bad del prossimo futuro del MCU.
Un’altra informazione importante,
relativa al personaggio, è che nei fumetti la Contessa gioca un
ruolo importante nella storia di Secret
Invasion, già pianificata come prossima serie Disney+ e anticipata alla fine di
WandaVision.
Quella potrebbe essere una collocazione interessante per il
personaggio di Julia Louis-Dreyfus.
Vedremo di nuovo Zemo?
Nel quarto episodio, Zemo scappa dal
controllo di Sam e Bucky. Lo troviamo in questa puntata in Sokovia,
ai piedi di un monumento commemorativo delle vittime dell’incidente
con Ultron e gli Avengers, in cui la sua famiglia ha perso la vita.
Bucky lo raggiunge, sembra che voglia ucciderlo e Zemo sembra a sua
volta essere in pace con questa idea. L’arrivo del Dora Milaje
chiarisce sia la posizione di Bucky che il futuro di Zemo. L’uomo
verrà tenuto in custodia nelle carceri wakandiane, per espiare la
colpa dell’omicidio di re T’Chaka. Da quei posti difficilmente
riuscirà ad evadere!
Tuttavia sappiamo che il compito di
Zemo non è ancora concluso, la sua “battaglia” personale contro i
superuomini non ha perso la spinta e nonostante la reclusione
troverà sicuramente il modo di continuare a combattere coloro che
ritiene responsabili delle sue sofferenze. Inoltre sembra anche
essere l’unico che ha una chiara idea di quello che diventerà la
missione di Karli, e della storpiatura che il superpotere porta
all’essere umano normale.
Qual è il piano di Karli?
L’obiettivo di fondo dei Flag
Smashers – riportare il mondo all’idillio cooperativo e unificato
durante il Blip – è sempre stato chiaro, ma il modo in cui Karli
intende raggiungerlo non lo è altrettanto. Il radicalismo di Karli
appare come un atteggiamento che non le si addice, e il suo piano
di ostacolare il rimpatrio di 20 milioni di rifugiati sembra
altrettanto infondato.
Che sviluppo avrà questo
personaggio? Serve solo per dare a Sam e Bucky qualcosa contro cui
scontrarsi?
Qual è invece il piano di
Sharon?
Dopo aver aiutato Bucky e Sam,
vediamo Sharon assumere Batroc (Georges St-Pierre)
per svolgere una missione non meglio definita, per lei. Poi vediamo
lo stesso Batroc consegnare a Karli delle armi. Si è forse messa
dalla parte dei Flag Smashers o ha un altro piano più vasto? E
perché non ha avvertito Sam che Batroc vuole ucciderlo?
L’ambiguità di questo personaggio ci
fa supporre che forse sia lei Power Broker e che Batroc sia il suo
mezzo per infiltrarsi nei Flag Smashers per recuperare i campioni
di super-siero.
Ma può un uomo nero diventare
Capitan America?
Si tratta della vera domanda legata
all’episodio e a tutta la serie, in realtà. Dopo aver recuperato lo
scudo di Cap, il primo istinto di Sam è quello di darlo all’uomo
che, nella mente di Sam, è il suo legittimo erede,
Isaiah Bradley (Carl Lumbly).
Ma al suo confronto con Isaiah, Sam
si trova davanti ad una realtà durissima. L’eroe veterano,
imprigionato e usato come una cavia da laboratorio ha fatto
esattamente ciò che aveva fatto Steve, scavalcare le linee nemiche
e salvare i suoi commilitoni. Ma mentre Steve era stato acclamato
come eroe, lui è stato imprigionato, usato come cavia, spogliato
della sua dignità, del suo eroismo, degli encomi che gli
spettavano, e questo solo per il colore della sua pelle.
Eppure Isaiah rientrava esattamente
nei canoni che Erskine cercava, era innatamente buono e il siero ha
amplificato la sua forza e anche la bontà dentro di lui. Ma
l’America non era pronta. Nascondendosi, scappando da quella
prigionia, Isaiah si è ritirato, scomparso agli occhi del governo,
disilluso e amareggiato.
“Non permetteranno mai a un uomo
di colore di essere Captain America, e anche se lo facessero,
nessun uomo di colore che si rispetti vorrebbe mai esserlo.”
Isaiah dice questo ad un Sam deluso, il cui sogno di ripristinare
l’eredità di Steve si infrange.
Così Sam torna a casa, da Sarah, si
impegna di nuovo in qualcosa, riparare la barca di famiglia,
radunando la comunità, diventando, in piccolo un esempio e
un’ispirazione. E in seguito all’intromissione di Bucky, decide di
esercitarsi, e di abbracciare quello scudo che Steve gli aveva
lasciato, di portare avanti la sua eredità, di regalare a Bucky la
sua famiglia, di cui lo scudo è l’ultimo residuo rimasto.
Riuscirà Bucky a perdonare se
stesso?
Bucky supera il suo blocco, va da
Sam, lo aiuta a riparare la barca di famiglia, sorride con i nipoti
dell’amico, flirta leggermente con sua sorella. Non guarisce,
certo, ma si incammina verso la strada giusta, quella lungo cui,
come gli dice Sam, non saranno più gli altri a dirgli chi o cosa
essere e in cui comincerà ad autodeterminarsi, non più cercando di
stare meglio, ma cercando di far stare meglio proprio quelle
persone che lui aveva fatto soffrire.
Per Bucky sarà una lunga ricerca, ma
se Sam avrà bisogno, lui arriverà e combatterà al suo fianco,
dopotutto sono solo due persone che hanno in comune un amico,
un amico che ora non c’è più.
Cosa c’è nella scatola di Sam?
Quando Bucky arriva a casa di Sam
per dare una mano, porta con sé una scatola, un ultimo favore che
il popolo di Wakanda ha concesso al Lupo Bianco, il quale a sua
volta deve tanto alla nazione di T’Challa. Dopo che John Walker ha
mozzato le ali dall’armatura di Falcon, ci aspettiamo che si tratti
di qualcosa che possa sostituire quei gadget, ma potrebbe anche
essere altro.
Dopotutto Sam ha lasciato
l’equipaggiamento da Falcon a Joaquin Torres, che potrebbe
adempiere il suo destino a fumetti e diventare Falcon II, mentre
lui, Sam, potrebbe indossare un altro costume… magari a stelle e
strisce!
Tutte le domande per il finale di
stagione
Che ne sarà di Zemo? Riuscirà Bucky
a “guarire”? Torres diventerà Falcon II? E Sam abbraccerà
finalmente l’eredità di Cap? Quando e in che forma tornerà la
Contessa? Chi è Power Broker? John Walker completerà la sua
parabola con lo scudo che si forgia nella scena post credits? Ma
soprattutto, Bucky riuscirà ad avere un appuntamento romantico con
qualcuno?
Sono stati assegnati gli
Annie Awards 2021, i premi dedicati al cinema e
alla tv d’animazione e, come era prevedibile, il film della Pixar,
Soul,
ha portato a casa la maggior parte dei riconoscimenti, spianando
definitivamente la sua strada verso il premio Oscar di categoria,
che verrà assegnato domenica 25 aprile.
Di seguito, tutti i vincitori degli Annie Awards
2021
BEST INDIE FEATURE
Wolfwalkers
Cartoon Saloon/Melusine Productions for Apple/Gkids
BEST SPECIAL PRODUCTION
The Snail and the Whale
Magic Light Pictures
BEST SHORT SUBJECT
Souvenir Souvenir
Blast Production
BEST SPONSORED
There’s a Monster in my Kitchen
Cartoon Saloon, Mother
BEST TV/MEDIA – PRESCHOOL
The Adventures of Paddington
Episode: Paddington Digs a Tunnel to Peru
Blue-Zoo Animation Studio and Nickelodeon Animation Studio
BEST TV/MEDIA – CHILDREN
Hilda
Episode: Chapter 9: The Deerfox
Hilda Productions Limited, a Silvergate Media Company, Netflix Inc. and Mercury Filmworks
BEST TV/MEDIA – GENERAL AUDIENCE
Genndy Tartakovsky’s Primal Episode: Coven Of The Damned Cartoon
Network Studios
BEST STUDENT FILM
La Bestia
School: Gobelins, l’école de l’image
Student directors: Marlijn Van Nuenen, Ram Tamez, Alfredo Gerard
Kuttikatt
BEST EFFECTS FOR TV/MEDIA
Jurassic World: Camp Cretaceous
Episode: Welcome to Jurassic World Production Company: DreamWorks
Animation
FX Production Company: Dreamworks Animation and CGCG Inc.
Emad Khalili, Ivan Wang, Chris Wombold, Kyle Goertz, Kathy D.
Tran
BEST EFFECTS FOR FEATURE
Soul
Production Company: Pixar Animation Studios
FX Production Company: Pixar Animation Studios
Tolga Göktekin, Carl Kaphan, Hiroaki Narita, Enrique Vila, Kylie
Wijsmuller
BEST CHARACTER ANIMATION – TV/MEDIA
Hilda
Hilda Productions Limited, a Silvergate Media Company, Netflix Inc.
and Mercury Filmworks
David Laliberté
BEST CHARACTER ANIMATION – FEATURE
Soul
Pixar Animation Studios
Michal Makarewicz
BEST CHARACTER ANIMATION – LIVE ACTION The Mandalorian
Production Company: Lucasfilm
FX Production Company: Image Engine
Nathan Fitzgerald, Leo Ito, Chris Rogers, Eung Ho Lo, Emily Luk
BEST CHARACTER ANIMATION – VIDEO GAME Marvel’s Spider-Man Miles
Morales
Insomniac Games
Brian Wyser, Michael Yosh, Danny Garnett, David Hancock
BEST CHARACTER DESIGN – TV/MEDIA
Amphibia
Episode: The Shut-In! Disney TV Animation Joe Sparrow
BEST CHARACTER DESIGN – FEATURE
Wolfwalkers
Cartoon Saloon/Melusine Productions for Apple/Gkids
Federico Pirovano
BEST DIRECTION – TV/MEDIA
Genndy Tartakovsky’s Primal Episode: Plague Of Madness Cartoon
Network Studios Genndy Tartakovsky
BEST DIRECTION – FEATURE
Wolfwalkers
Cartoon Saloon/Melusine Productions for Apple/Gkids
Tomm Moore, Ross Stewart
BEST MUSIC – TV/MEDIA Star
Wars: The Clone Wars
Episode: Victory and Death Lucasfilm Animation
Kevin Kiner
BEST MUSIC – FEATURE
Soul
Pixar Animation Studios
Trent Reznor, Atticus Ross, Jon Batiste
BEST PRODUCTION DESIGN – TV/MEDIA
Shooom’s Odyssey Picolo Pictures Julien Bisaro
BEST PRODUCTION DESIGN – FEATURE
Wolfwalkers
Cartoon Saloon/Melusine Productions for Apple/Gkids
María Pareja, Ross Stewart, Tomm Moore
BEST STORYBOARDING – TV/MEDIA
Looney Tunes Cartoons
Episode: Big League Beast / Firehouse Frenzy Warner Bros.
Animation
Andrew Dickman
BEST STORYBOARDING – FEATURE
Soul
Pixar Animation Studios
Trevor Jimenez
BEST VOICE ACTING – TV/MEDIA
Tales of Arcadia: Wizards Episode: Our Final Act DreamWorks
Animation David Bradley (Merlin)
BEST VOICE ACTING – FEATURE
Wolfwalkers
Cartoon Saloon/Melusine Productions for Apple/Gkids
Eva Whittaker (Mebh Óg MacTíre)
BEST WRITING – TV/MEDIA
Big Mouth
Episode: The New Me Netflix
Andrew Goldberg, Patti Harrison
BEST WRITING – FEATURE
Soul
Pixar Animation Studios
Pete Docter, Mike Jones, Kemp Powers
BEST EDITORIAL – TV/MEDIA
Hilda
Episode: Chapter 9: The Deerfox
Hilda Productions Limited, a Silvergate Media Company, Netflix Inc.
and Mercury Filmworks
John McKinnon
BEST EDITORIAL – FEATURE
Soul
Pixar Animation Studios
Kevin Nolting, Gregory Amundson, Robert Grahamjones, Amera Rizk
JURIED AWARDS
Winsor McCay Award Willie Ito, Sue Nichols
(posthumously), Bruce Smith
June Foray Award
Daisuke “Dice” Tsutsumi
Ub Iwerks Award
Epic Games for its Unreal Engine
Special Achievement Award
Howard (Stone Circle Pictures)
Oltre un anno fa il mondo si
fermava, tutti gli abitanti del pianeta venivano costretti nelle
loro case a causa della pandemia da coronavirus, contro la quale
l’unica arma possibile era l’isolamento, la distanza sociale. Da
questa premessa, Steven Knight ha trovato lo
spunto per Locked
Down, una storia di “ordinaria chiusura” in cui
Anne Hathawaye
Chiwetel Ejiofor sono diretti da Doug
Liman.
Proprio quando decidono di
separarsi, Linda (Anne
Hathaway) e Paxton (Chiwetel
Ejiofor) si ritrovano nel bel mezzo della pandemia
Covid-19, costretti a vivere insieme nella loro casa londinese, a
causa della chiusura obbligatoria. Sorprendentemente, anche se non
riescono ad andare d’accordo su nulla, i due trovano una tregua
quando Paxton viene assunto dall’azienda di Linda per consegnare
delle pietre preziose. In isolamento domestico come tutto il resto
del Paese, dovendo quindi affrontare emozioni e interazioni che
avrebbero preferito evitare, vivendo le proprie vite fuori casa, le
cose raggiungono un crescendo che culminerà in piano di rapina da
Harrods, un colpo epocale.
Si tratta a tutti gli effetti di uno
dei pochi film concepito, scritto, girato, finito e distribuito
durante la pandemia, una commedia romantica rivista e corretta che
già nel titolo dà un indizio di ciò che racconterà. Certo non è
difficile da intuire, visto che chiunque legga questa recensione di
Locked
Down può immedesimarsi nella duplice valenza del
titolo: una chiusura fisica, che confina i protagonisti in casa,
certo, ma anche una trappola mentale, una sensazione di immobilità
e impossibilità ad andare avanti proprio nel momento in cui si
prende una decisione importante come quella di separarsi da un
partner di lunghissima data. C’è chi, durante la chiusura, ha
imparato a fare il pane, chi invece si è buttato nel telelavoro, e
chi… ha pianificato una rapina di gioielli.
Steven Knight firma una sceneggiatura
brillante
Locked
Down ci presenta da subito di fronte a due
considerazioni inequivocabili. La prima riguarda la scrittura:
Steven Knight, ripresosi dall’insuccesso di Serenità – L’Isola
dell’Inganno, sempre con Hathaway protagonista, sfodera una
sceneggiatura preziosa, estremamente verosimile e brillante, che
disegna una relazione in cui chiunque, proprio per l’estrema realtà
con cui si raccontano i contrasti e le battaglie interiori, può
immedesimarsi. La seconda considerazione è strettamente legata alla
bontà della sceneggiatura, e riguarda la performance di Anne Hathaway. Dopo anni di film “minori” e
interpretazioni non proprio memorabili, l’attrice premio Oscar per
Les Misérables torna a brillare, regalando alla
sua Linda nevrosi, tempi, sfumature, vitalità, esasperazione, un
range ricco e vivace di colori ed emozioni che ben si
accompagnano alla sempre ottima presenza di Eijofor in scena.
La coppia di attori è ottimamente
assortita, Hathaway e Eijofor si completano a vicenda per la
complementarità dei caratteri dei loro personaggi e per la fisicità
con cui entrambi affrontano il loro ruolo. A loro si unisce una
vera e propria costellazione di volti noti che, attraverso
l’espediente delle videochiamate via Zoom o Skype, entra nella vita
di Linda e Paxton.
Ben Stiller, Lucy Boynton,
Ben Kingsley, Katie Leung, Stephen Merchant, Mindy
Kailng e Mark Gatiss hanno tutti un
piccolo ruolo nel film.
Liman si fa spazio nella bella casa
della coppia, location principale, e danza intorno a Linda e Paxton
con grande vivacità, regalando a ognuno dei due almeno un momento
di sfogo selvaggio che ci aiuta ad entrare in sintonia con i due
reclusi, attraverso i quali riviviamo il primo straniante lockdown,
e ci accompagna nella loro relazione in crisi. Confessioni,
confidenze, videochiamate, crisi di nervi, spesa e farina per fare
il pane, Locked
Down ci mette di fronte al nostro passato recente
senza nessun artificio, con grande lucidità e onestà.
Una fotografia condivisa
nella storia dell’umanità
Se l’azione vera e propria ingrana
dopo oltre un’ora di film, quando la coppia decide di collaborare
per un’ultima volta e dare una svolta alle loro vite, che da quel
momento in poi dovrebbero proseguire parallele, la prima parte di
film è quella più intensa e meglio strutturata che mira proprio a
costruire un quadro realistico di una coppia in crisi, mentre
contemporaneamente si costruisce anche il contesto dell’isolamento
forzato, dei vicini sconosciuti che si salutano dalle finestre di
fronte, secondo una solidarietà implicita in cui la condizione
comune avvicina tutti, di Linda in videocall che assiste quasi
inerme allo stravolgimento del suo lavoro, di Paxton che prova in
tutti i modi a farsi assumere nonostante dei precedenti di
aggressione che pendono sulla sua vita come un’eterna macchia,
nonostante il periodo in prigione durante il quale ha scontato la
sua pena.
Steven Knight è il
vero burattinaio dietro a Locked
Down, disegnando traiettorie e rapporti umani con
precisione certosina, offrendo agli spettatori uno specchio in cui
guardare e riconoscersi, rintracciare in quell’umore una parte di
vita che tutto il mondo ha condiviso.
Anne Hathaway e
Chiwetel Ejiofor sono i protagonisti di Locked
Down, dal 16 aprile disponibile su disponibile per
l’acquisto e il noleggio premium su Apple Tv app, Amazon Prime Video, Youtube, Google Play,
TIMVISION, Chili, Rakuten TV, PlayStation Store, Microsoft Film &
TV e per il noleggio premium su Sky Primafila e Mediaset Play
Infinity, scritto da Steven Knight e diretto
da Doug Liman. Ecco il loro racconto del film
girato durante il primo lockdown.
In Locked
Down Proprio quando decidono di separarsi, Linda
(Anne Hathaway) e Paxton (Chiwetel Ejiofor) si
ritrovano nel bel mezzo della pandemia Covid-19, costretti a vivere
insieme nella loro casa londinese, a causa del lockdown
obbligatorio. Sorprendentemente, anche se non riescono ad andare
d’accordo su nulla, i due trovano una tregua quando Paxton viene
assunto dall’azienda di Linda per consegnare delle pietre preziose.
In isolamento domestico a causa del lockdown in tutto il Paese,
dovendo quindi affrontare emozioni e interazioni che avrebbero
preferito evitare, vivendo le proprie vite fuori casa, le cose
raggiungono un crescendo che culminerà in una rapina epocale da
Harrods.
Uno dei pochi film ad essere stato
concepito, scritto, girato, finito e distribuito durante la
pandemia, Locked
Down è una commedia romantica con una “svolta”.
La dualità del titolo stesso gioca con la situazione in cui molti
di noi si trovano in questo momento: rinchiusi fisicamente in
un’abitazione con partner, familiari, coinquilini, ma anche
emotivamente e mentalmente bloccati in situazioni che ora siamo
costretti ad affrontare in modi che non avremmo mai immaginato. C’è
chi ha iniziato a cuocere il pane, chi si dedica al proprio lavoro,
mentre altri fanno entrambe le cose – e pianificano una rapina di
gioielli.
Scritto da Steven Knight e prodotto
da P.J. van Sandwijk, p.g.a, Alison Winter, p.g.a, Michael Lesslie,
il cast del film vede Anne Hathaway e Chiwetel Ejiofor, affiancati
da Stephen Merchant, Mindy Kaling, Lucy Boynton, Dule Hill, Jazmyn
Simon, con Ben
Stiller e Ben Kingsley.
Prime
Video ha offerto un primo assaggio della seconda
stagione della sua serie originale di successo Star
Trek: Picard con un nuovissimo teaser trailer. Il
teaser trailer è stato svelato dal protagonista Patrick Stewart
durante i panel virtuali internazionali “First Contact Day”,
durante i quali è stato anche annunciato che la serie farà il suo
debutto nel corso del 2022. L’attore John de Lancie è intervenuto a
sorpresa durante il panel, confermando che apparirà in Star
Trek: Picard, la seconda stagione, rivestendo
l’iconico ruolo di Q, interpretato in “Star Trek”.
Inoltre, è stato svelato anche un
primo assaggio della seconda stagione della serie comedy animata in
episodi da 30 minuti Star Trek: Lower Decks,
disponibile su Prime Video più avanti nel 2021.
Star Trek: Picard
2
Star Trek: Picard
2 vede nuovamente Sir
Patrick Stewart nell’iconico ruolo di Jean-Luc Picard,
che ha interpretato per sette stagioni in “Star Trek: Next
Generation”. La serie seguirà le vicende del leggendario
personaggio, nel capitolo successivo della sua vita. La serie è
prodotta da CBS Television Studios in collaborazione con Secret
Hideout e Roddenberry Entertainment. Alex Kurtzman, Akiva Goldsman,
Terry Matalas, Michael Chabon, Doug Aarniokoski, Dylan Massin,
Patrick Stewart, Heather Kadin, Rod Roddenberry e Trevor Roth sono
i produttori esecutivi di questa seconda stagione, Aaron Baiers
(Secret Hideout) e Kirsten Beyer sono co-produttori esecutivi.
Akiva Goldsman e Terry Matalas saranno i co-showrunner della
seconda stagione.
Il cast della seconda
stagione di Star
Trek: Picard include Patrick Stewart, Alison Pill, Isa
Briones, Evan Evagora, Michelle Hurd, Santiago Cabrera, Jeri Ryan,
Orla Brady e Brent Spiner. Star
Trek: Picardè disponibile in streaming in esclusiva su
Paramount+ negli Stati Uniti ed è distribuito in
concomitanza dalla ViacomCBS Global Distribution Group su Amazon
Prime Video in più di 200 paesi e territori e in Canada, andrà in
onda su Bell Media’s CTV Sci-Fi Channel e in streaming su
Crave.
Helen McCrory, la premiata attrice che
abbiamo amato in molti ruoli, ma in particolare in quello di
Narcissa Malfoy nella saga di Harry Potter e di
Polly Gray in Peaky Blinders, si è spenta a 52
anni. A darne notizia il marito, l’attore Damien
Lewis, via Twitter.
“È morta così come ha vissuto,
fieramente. Dio l’amiamo e sappiamo quanto siamo stati fortunati ad
averla nelle nostre vite. Brillava così intensamente. Vai adesso,
piccola, nell’aria e grazie”, ha aggiunto Lewis. Di seguito la sua
dichiarazione:
Arriva da
Deadline la notizia che l’attore Gabriel Luna
sarà Tommy in The Last of
Us, l’attesa serie televisiva basata sull’omonimo
videogioco di The Last of Us.
Gabriel Luna, ex protagonista di
Agents Of SHIELD, è stato scelto come protagonista accanto a
Pedro Pascal e Bella
Ramsey in The Last of
Us […]. Luna interpreterà Tommy, il fratello minore di
Joel (Pascal), un ex soldato che non ha perso il senso
dell’idealismo e la speranza in un mondo migliore.
The Last Of Us, la serie tv
The Last of
Us si svolge 20 anni dopo che la civiltà moderna è
stata distrutta da una malattia che rende le vittime mutanti
pericolosi e assetati di sangue. L’indurito sopravvissuto Joel
viene assunto per far uscire di nascosto Ellie, una ragazza di 14
anni, da un’oppressiva zona di quarantena. Quello che inizia come
un piccolo lavoro diventa presto un viaggio brutale e mozzafiato
poiché l’improbabile coppia dipenderà l’una dall’altra per la
sopravvivenza. La serie sarà disponibile su HBO e in streaming su
HBO Max.
The Last of
Us è scritta dal creatore di ChernobylCraig Mazin al fianco diNeil
Druckmann, creatore dell’omonimo videogames. Il regista di
Beanpole Kantemir Balagov dirigerà il pilot. La serie è una
co-produzione con Sony Pictures Television ed è prodotta da
PlayStation, Word Games, The Mighty Mint e Naughty Dog. Druckmann e
Mazin sono produttori esecutivi insieme a Carolyn Strauss, Evan
Wells di Naughty Dog e Asad Qizilbash e Carter Swan di PlayStation
Productions.
Tom Hardy è uno di
quegli attori che negli ultimi anni ha dimostrato quanto e come sia
possibile dare prove eccellenti andando fuori dalle regole
convenzionali della recitazione. Le sue sono prove d’attore che
resteranno uniche e che, sicuramente, in futuro, avrà ancora modo
di fare.
L’attore inglese ha studiato molto,
ha combattuto gli ostacoli che si sono presentati sulla sua strada,
lavorando sempre sodo per arrivare e costruire la carriera solida e
concreta che possiede oggi.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Tom Hardy.
Tom Hardy film
1. Tom Hardy: i film e la
carriera. La carriera di Tom Hardy inizia nel 2001, dopo
aver frequentato il Drama Centre London e dopo una breve carriera
di modello, debuttando nella miniserie Band of Brothers –
Fratelli al fronte (2001) e partecipando a film come Black
Hawk Down (2001) e Star Trek – La nemesi (2002). In
seguito la sua attività continua con i film The Pusher
(2004), Marie Antoniette (2006), RocknRolla
(2008),
Inception (2010), Warrior (2011), La talpa (2011) e Il cavaliere oscuro – Il ritorno (2012). Tra gli
ultimi suoi film vi sono Locke (2013), Child 44 – Il bambino n. 44
(2015), Mad Max: Fury Road (2015), Legend (2015), Revenant – Redivivo (2015), Dunkirk (2017) e Venom (2018). L’attore inglese, però, non ha mai
dimenticato il piccolo schermo, apparendo nelle serie Cape
Wrath – Fuga dal passato (2007), Oliver Twist (2007),
Peaky Blinders (2014-2017) e Taboo (2017). Nel 2018 è stato Eddie Brock nel film
Sony Venom,
basato sull’universo di Spider-Man della Marvel. Nel 2020 inoltre è
finalmente uscito
Capone, il biopic sul noto gangster nel quale interpreta
proprio Fonse. Nel 2021 riprenderà il ruolo di Eddie Brock
nell’attesissimo sequel Venom: la furia di
Carnage. Nel prossimo futuro sarà nel cast di
War Party, il nuovo film di Andrew
Dominik.
2. Tom Hardy è anche
produttore e sceneggiatore. Così come la maggior parte dei
suoi colleghi, anche Tom Hardy ha avuto l’opportunità di spaziare
in diversi ambiti del cinema, riuscendo a vestire i panni del
produttore e dello sceneggiatore. L’attore, infatti, ha partecipato
alla produzione dei film Poaching Wars (2013),
Legend, Trophy (2017), Venom, delle
serie
Taboo e A Christmas Carol (2019) e dei corti
Tommaso (2001) e Get a Grip (2001). In quando
sceneggiatore, Hardy ha partecipato alle sceneggiature del corto
Get a Grip e della serie Taboo.
Tom Hardy Legend
3. Tom Hardy è stato aiutato
dalla sua controfigura. Interpretare un uomo e il suo
gemello non è proprio semplice, soprattutto se si tratta del film
Legend. Per far sì che i due potessero essere insieme
nelle inquadrature, la produzione si è appellatata a Jacob
Tomuri, la controfigura di Tom Hardy che aveva già
lavorato con lui in Mad Max: Fury Road.
4. Per poter inteprerare uno
o l’altro gemello, sono stati usati auricolari. Affinchè
fosse possibile dare vita ai personaggi di Ronald e Reginald, Tom
Hardy ripassava entrambe le parti la mattina e, per esempio,
registrava le parti di dialogo di Ron e le dava ad un tecnico, in
modo tale che dividesse le battute e fosse possibile realizzare un
dialogo con l’altro personaggio. In sostanza, quindi, una volta
registrata una parte, Hardy cambiava abito e trucco, diventava
l’altro personaggio e recitava sentendo in un orecchio, grazie ad
un auricolare, le battute dell’altro personaggio.
Tom Hardy e Sarah Ward
5. Tom Hardy si è sposato la
prima volta da giovanissimo. A vederlo non lo si direbbe,
eppure Tom Hardy si è sposato a soli 22 anni, nel 1999, con
Sarah Ward. I due non hanno avuto figli e hanno
divorziato nel 2004, dopo soli 5 anni di matrimonio. Tra i vari
motivi della rottura, c’erano sicuramente i problemi di dipendenza
da crack dell’attore.
6. Il secondo matrimonio è
quello giusto. L’attore londinese si è sposato una seconda
volta con la collega Charlotte Riley. I due si
sono conosciuti mentre stavano lavorando alla serie The Take –
Una storia criminale nel 2009, fidanzandosi nel 2010 e
convolando a nozze il 4 luglio del 2014. Dalla loro unione sono
nati due figli, il primo nell’ottobre 2015 e il secondo nel
dicembre 2018. Hardy ha già un altro figlio, Louis
Thomas, nato nel 2008 da una relazione con l’assistente
alla regia Rachael Speed.
Tom Hardy Venom
7. Le ispirazioni per Venom
sono tra le più disparate. Sembra che poter interpretare e
dare vita al personaggio di Venom, Tom Hardy si sia ispirato a
persone particolari. Stando alle dichiarazioni dell’attore, pare
che si sia ispirato alle nevrosi dei personaggi di Woody
Allen e all’umorismo che ne deriva, alla violenza di
Conor McGregor e alla personalità di
Redman, un rapper fuori controllo.
Tom Hardy Bane
8. Interpretare Bane è stato
entusiasmante a livello recitativo. La maggior parte dei
fan di Tom Hardy è a conoscenza del fatto che l’attore inglese sia
un abile trasformista e che sia perfettamente in grado di recitare
in maniera non convenzionale. Ed è proprio questo ciò che lo ha
attirato maggiormente dal fatto di poter interpretare Bane in
Il cavaliere oscuro – Il ritorno “Tutte le volte che
devi recitare indossando una maschera devi adottare una personalità
e una fisicità che non propriamente legata alla recitazione in
maniera convenzionale. Ti permette di dare vita ad una performance
più libera”.
9. La maschera di Bane era
stretta. Per poter dare vita al personaggio di
Bane in Il cavaliere oscuro – Il ritorno, Tom Hardy
avrebbe dovuto indossare quella ormai è la famosa maschera che
contraddistingue il personaggio. E, come può sembrare a vedere il
lungometraggio, effettivamente la maschera stretta ma, stando alle
dichiarazioni dello stesso attore londinese, pare che si sia
abituato con il tempo senza per questot trasformarsi nel
personaggio.
Tom Hardy Taboo
10. Taboo è un progetto che
ha unito padre e figlio. L’idea di dare vita ad una serie
come quella di Taboo non è nata da una sola testa, ma da due. Le
due teste sono quelle di Tom Hardy e del padre, Chips Hardy, che
hanno lavorato insieme alla creazione delle serie, in
collaborazione Steven Knight. Knight e Hardy avevano già
collaborato insieme per la realizzione del film Locke.
Giovane e talentuosa, l’attrice
Benedetta Porcaroli è apparsa in alcuni film di
successo, ottenendo la fama e con la serie NetflixBaby. Grazie ai suoi ruoli ha saputo
farsi notare da critica e pubblico, sfoggiando tanto doti comiche
quanto quelle drammatiche.
Ecco 10 cose che non sai su
Benedetta Porcaroli.
Benedetta Porcaroli film
1. Ha recitato in film di
successo. L’attrice ha debuttato al cinema nel 2016 con il
film Perfetti
Sconosciuti, di Paolo Genovese, dove
interpreta Sofia, figlia dei personaggi di Marco
Giallini e Kasia Smutniak.
Successivamente recita nei film Sconnessi
(2018), Quanto basta (2018), Una vita
spericolata (2018) e Tutte le mie notti (2018).
Nel 2020 è stata protagonista al fianco di
Vittori Puccini nel ruolo di Anna in
18 Regali. Nel 2021 sarà nel cast di L’ombra del giorno di
Giuseppe Piccioni e La scuola
cattolica di Stefano Mordini.
2. Ha lavorato anche per la
televisione. L’attrice si fa notare anche grazie al ruolo
di Federica Ferraro, ricoperto dal 2015 al 2018 nella serie
Tutto può succedere. Raggiunge grande popolarità grazie
alla serie Netflix Baby,
dove è coprotagonista insieme ad
Alice Pagani nel ruolo di Chiara Altieri.
Benedetta Porcaroli Instagram
3. Ha un account
personale. L’attrice è presente sul social network
Instagram con un proprio profilo, seguito da 785 mila persone.
All’interno di questo l’attrice è solita condividere scatti
fotografici realizzati per riviste di moda, ma anche foto
promozionali dei suoi progetti o foto realizzate in momenti di
svago.
Benedetta Porcaroli fidanzato
4. È fidanzata
ufficialmente. L’attrice attualmente vive una storia
d’amore con il regista Michele Alhaique, di quasi
vent’anni più grande di lei. La Porcaroli ha tuttavia affermato che
la differenza d’età non risulta essere un problema nella loro
relazione, ma anzi è uno stimolo ad imparare sempre più l’uno del
mondo dell’altro.
Benedetta Porcaroli Maradona y
Pelé
5. Recita nel videoclip del
brano. L’attrice ha recitato nel videoclip del brano
Maradona y Pelé, del gruppo musicale
Thegiornalisti. Il singolo è stato pubblicato nel
maggio del 2019 sul canale Vevo-YouTube del gruppo. Il video è
ambientato durante una piovosa notte, all’interno di un locale dove
si trova Tommaso Paradiso, cantante della band.
Qui egli fa la conoscenza della giovane interpretata dalla
Porcaroli, la quale una volta varcata la porta d’ingresso si
scatena ballando tutta la notte.
Benedetta Porcaroli Baby
6. È affascinata
dall’evoluzione del suo personaggio. L’attrice ha
dichiarato che ci saranno grandi novità per Chiara, il suo
personaggio, e che nella
seconda stagione continuerà ad affrontare le strade intraprese,
entrando nel pieno delle sue scelte, trovandosi a gestire
situazioni terribilmente complicate. Baby si è poi conclusa con la
terza e
ultima stagione che ha fatto il debutto nel 2020.
7. Si sente vittima di un
etichetta. L’attrice ha dichiarato che prima della serie
Netflix registi e produttori erano soliti offrirle ruoli di ragazze
acqua e sapone, ma che da quando ha sfoggiato nuovi aspetti della
sua personalità nella serie Baby ha ricevuto numerose
richieste per ruoli sensuali e sexy. La Porcaroli ha ammesso che le
risulta difficile fare piazza pulita dei preconcetti su di sé, e
che questo è il risvolto meno esaltante del suo mestiere.
8. Grazie alla serie ha
scoperto il suo lato oscuro. Per il personaggio di Chiara
l’attrice ha dovuto abbandonarsi e far emergere aspetti nascosti
della sua personalità. Il terribile momento di passaggio
dall’adolescenza all’età adulta vissuto dal personaggio ha portato
la Porcaroli a confrontarsi con sfumature di sé che non aveva
ancora mostrato durante la sua carriera, e questo le ha richiesto
un lungo periodo di adattamento per superare le incertezze
iniziali.
Benedetta Porcaroli agenzia
9. È rappresentata da una
nota agenzia. Alle spalle dell’attrice vi è l’agenzia
ToPlay di Fiamma Consorti, la quale la aiuta tutt’oggi ad inserirsi
nel mondo del cinema e della televisione, procurandole provini e
ruoli per importanti progetti.
Benedetta Porcaroli età e
altezza
10. Benedetta Porcaroli è
nata a Roma, l’11 giugno 1998. L’altezza complessiva
dell’attrice è di 168 centimetri.
Tra i mezzi più iconografici, nonché
più amati, della saga di Star Wars, c’è sicuramente il
Millennium Falcon, che nella trilogia sequel della
celebre saga fantascientifica è stato ufficialmente “ereditato” da
Rey (Daisy
Ridley).
Ora veniamo a conoscenza del fatto
che in Star Wars: L’ascesa di Skywalker avrebbe
dovuto conoscere la designer dietro la creazione dell’astronave di
Han Solo costruita dalla Corellian Engineering Corporation. A
rivelare il curioso aneddoto è stato il concept artist Phil
Saunders, che via
ComicBook ha condiviso un concept inedito della scena che
avrebbe mostrato, appunto, l’incontro tra Rey e l’architetto del
Millennium Falcon.
Come rivelato da Saunders, per il
ruolo della designer era stata pensata nientemeno che il premio
Oscar Judi Dench. “Un’altra inquadratura random
da Star
Wars: L’ascesa di Skywalker”, spiega Saunders. “In una
versione preliminare della sceneggiatura, Rey si sarebbe messa
sulle tracce del designer originale del Millenium Falcon con
l’obiettivo di trovare un’apparecchiatura che sarebbe stata in
grado di fermare l’armata del Primo Ordine. Dame Judy Dench era la
favorita per il ruolo, e sarebbe stata grandiosa. Ovviamente, Rey
l’avrebbe trovata su un pianeta desertico e la sua casa sarebbe
stata scolpita in cima a questo imponente altopiano. Avevo ricevuto
il compito dal dipartimento artistico del film di realizzare un
riferimento visivo per gli interni”. Potete ammirare il
concept di seguito:
(Photo: Phil Saunders / Lucasfilm)
Il futuro della saga di Star
Wars
Di recente è stato
confermato Rogue
Squadron, primo film ad arrivare nelle sale dopo la
conclusione della saga degli Skywalker. Il film, diretto
da Patty Jenkins (regista
di Wonder
Woman), verrà distribuito nelle sale a dicembre
2021.
Oltre a Rogue
Squadron, sappiamo che a Rian
Johnson, regista de Gli
Ultimi Jedi, è stata affidata la scrittura di una
nuova trilogia basata su nuove storie e nuovi personaggi, ma su
quel progetto non si hanno aggiornamenti da diverso tempo. In
passato, anche ai creatori di Game of Thrones,David
Benioff e D.B. Weiss, era
stato affidato lo sviluppo di una trilogia parallela:
sfortunatamente, il duo ha deciso poi di abbandonare il
progetto.
Il quinto episodio di The Falcon and the Winter Soldier contiene
alcune incredibili scene con protagoniste le Dora
Milaje, che hanno fatto il loro debutto ufficiale sul
grande schermo in Black
Panther (nonostante
Ayo fosse già apparsa in Captain
America: Civil War). I fan del MCU stanno ancora imparando a
conoscere questo meraviglioso gruppo di intrepide guerriere
wakandiane, mentre gli appassionati lettori dei fumetti sanno già
molto sul loro conto.
Screen Rant ha raccolto 10 cose che solo i fan dei fumetti
conoscono a proposito delle Dora Milaje:
Il programma Dora Milaje
Secondo quanto rivelato in
“Black Panther Vol. 3 #1”, il programma Dora Milaje è stato
istituito a Wakanda per reclutare donne guerriere superiori che
avrebbero agito in qualità di guardie del corpo di Black Panther e
del Re. Ogni tribù ha proposto un membro da schierare nel gruppo,
al fine di garantire la pace e far sentire tutti rappresentati.
Storicamente, le Dora Milaje erano
anche viste come le potenziali spose di Black Panther, qualora
avesse scelto una di loro da sposare. Alla fine, T’Challa non ha
spostato questa tradizione nei fumetti, e ha considerato le Dora
Milaje più come delle figlie che come delle moglie.
Il dialetto
Nel MCU, la lingua ufficiale parlata a Wakanda è la Xhosa. La
lingua risale ad un insieme di tribù che vivevano nella Provincia
del Capo Orientale, in Sud Africa.Nei fumetti, i wakandiani parlano la Xhosa, mentre le
Dora Milaje parlano la Hausa.
La
lingua risale al popolo Hausa, che costituisce il più grande gruppo
etnico dell’Africa subsahariana. La lingua Hausa è anche la seconda
lingua più parlata in Africa. Ancora più importante, nei fumetti le
Dora Milaje parlano solo tra loro o con il Re. Nel MCU, invece,
abbiamo già visto Ayo parlare sia con Natasha Romanoff che con
Bucky Barnes.
L’interruzione del programma Dora Milaje
Dopo che nei fumetti T’Challa si innamorò follemente della
musicista jazz americana Monica Lynne, in qualche modo sentì che il
programma Dora Milaje non era più necessario, quindi decise di
sciogliere il gruppo. T’Challa e Monica iniziarono una relazione
dopo che lui la salvò da un violento gruppo di suprematisti bianchi
noto come “The Sons of the Serpent”.
T’Challa e Monica si sono fidanzati, ma in seguito ha
annullato il loro fidanzamento senza fornire alcuna una
spiegazione. In “Black Panther 1998 #1”, T’Challa ha rimesso
insieme il programma, invitando tutte le tribù a mandare
rappresentanti. Una Monica con il cuore ormai spezzato avrebbe poi
collaborato con Killmonger per cercare di sconfiggere
T’Challa.
La
storyline LGBTQ+ di Ayo
Ayo è senza dubbio la più grande star di Wakanda in questo
momento, grazie alle sue impressionanti apparizioni in The
Falcon And The Winter Soldier. Nei fumetti, è stata
sentimentalmente coinvolta con una collega delle Dora Milaje, ossia
Aneka, personaggio che non è stato ancora introdotto nel
MCU.
In
“Black Panther #1”, Ayo ha liberato Aneka dalla prigionia: la
guerriera stava per essere condannata a morte per l’omicidio di un
capo che governava con il pugno di ferro! Quando Aneka venne
finalmente liberata, le due giurarono di non fare più parte delle
Dora Milaje. Divennero così note come “Midnight Angels” e
iniziarono a combattere per liberare i cittadini
oppressi.
Le Dora Milaje sono state potenziate?
Considernado quanto sono abili come combattenti, è
comprensibile presumere che le Dora Milaje abbiano alcuni poteri
speciali, esattamente come Black Panther. Tuttavia, non è così.
Black Panther ha ottenuto poteri e abilità speciali grazie all’erba
a forma di cuore (pensata solo per gli aspiranti al titolo di Re).
Inoltre, è stato benedetto dalla dea Bast.
Le
Dora Milaje si affidano semplicemente all’addestramento e alle armi
avanzate, come la loro armatura e la lancia in vibranio. L’unico
membro delle Dora Milaje che è stato potenziato nei fumetti è stato
Nakia. Sebbene fosse vicina a T’Challa in Black
Panther, si è trasformata in un cattivo nei
fumetti dopo che lui l’ha rifiutata. Si è poi unita a Killmonger
che l’ha resa una guerriera geneticamente potenziata di nome
Malice.
Il look
Sebbene in seguito siano
state disegnate per apparire con lo stesso look che hanno nel MCU,
le Dora Milaje avevano in origine un aspetto molto diverso quando
sono apparse per la prima volta in “Black Panther Vol. 3 #1”.
Invece dei tradizionali costumi da
guerriere, le Dora Milaje indossava abiti rossi e tacchi a spillo.
Avevano anche i capelli lunghi, in contrasto con l’aspetto calvo
per cui sono diventate note negli ultimi tempi. All’epoca, Okoye e
Nakia facevano già parte della squadra.
Una volta hanno denunciato T’Challa
Il MCU ritrae le Dora
Milaje come delle guerriere molto fedele al loro Re, ma nei fumetti
la lealtà è durata molto poco. Durante gli ultimi momenti della
battaglia con Thanos che lasciò Wakanda in gravi condizioni, le Dora
Milaje percepirono che T’Challa non era più in grado di difendere
il proprio territorio.
Hanno così infranto il loro patto di
lealtà, rompendo le lance e accettando di essere guidate dalla
regina Shuri. Ci volle un po’ di tempo prima che le cose tornassero
alla normalità e, quindi, a servire T’Challa. Tali eventi sono
raccontati in “New Avengers Vol. 3 #12”.
Un altro grande combattimento al di fuori di Wakanda
L’imboscata a Sam Wilson, Bucky Barnes, Zemo e John Walker ha
segnato la prima volta che, nel MCU, le Dora Milaje hanno
combattuto in territorio straniero. Ayo ha spiegato che le
guerriere hanno una giurisdizione ovunque si trovino (cosa che
viene confermato anche dai fumetti).
Nei
fumetti, una volta hanno addirittura preso il controllo di New York
per eliminare una potenziale minaccia. L’incidente è avvenuto in
“Amazing Spider-Man: Wakanda Forever #1”, quando una misteriosa
nuvola ha iniziato ad assorbire le persone. Dopo aver fallito nel
tentativo di fermare la nuvola, Spider-Man si rassegnò alla
sconfitta, ma le Dora Milaje decisero di andare in suo soccorso.
Apparentemente, gli attacchi erano stati causati nientemeno che
dalla malvagia Malice, ossia Nakia.
L’armatura da Midnight Angels
Nei fumetti, le Dora Milaje indossano occasionalmente
l’armatura da Midnight Angels, un costume dotato di ali molto
simili a quelle di Falcon. Il costume non solo permette loro di
volare, ma è anche in grado di deviare i proiettili. È inoltre
dotato di una maschera, rendendo difficile l’identificazione di chi
lo indossa.
Quando Aneka e Ayo rubano l’armatura da Midnight Angels,
quest’ultima era ancora in fase di prototipo all’interno dei
laboratori di Wakanda. Entrambe hanno indossato il costume quando
hanno deciso di liberare le donne dall’oppressione.
Successivamente, il costume è stato reso obbligatorio per tutte le
Dora Milaje.
Un’altra americana di origini wakandiane
Killmonger è un americano di origini wakandiane, ma non è
l’unico. Nei fumetti, c’è anche Chanté Giovanni Brown, conosciuta
anche come Queen Divine Justice, che divenne anche un membro delle
Dora Milaje. Il padre di Chanté era il capo di una delle cinque
tribù di Wakanda conosciute come tribù Jabari. Inoltre, Chanté è
anche la cugina di M’Baku.
I
genitori di Chanté sono fuggiti negli Stati Uniti durante una
guerra tribale. Non ha mai saputo nulla della sua eredità fino a
quando T’Challa non le si è avvicinato per reclutarla nelle Dora
Milaje. Il motivo principale per cui T’Challa recluta Chanté è
perché temeva che Malice potesse bersagliarla, poiché era troppo
esposta in America.
Per celebrare l’Earth Day 2021,
Apple TV + presenta The Year Earth Changed, uno
speciale documentario narrato da David
Attenborough, vincitore di un Emmy e del BAFTA Award, che
è ora sulla piattaforma. Il famoso documentarista racconta,
accompagnato da filmati suggestivi e incredibili provenienti da
tutto il mondo, la risposta della natura selvaggia al lockdown del
2020, durante il quale tutta l’attività umana si è fermata e la
Terra ha ripreso a respirare.
Dall’ascoltare il canto degli
uccelli nelle città deserte e assistere alle balene che comunicano
in modi nuovi, all’incontro con i capibara nei sobborghi
sudamericani, in ogni parte del mondo gli operatori hanno avuto la
possibilità di interagire con la natura come mai prima d’ora. Il
prezioso documentario è la testimonianza di come piccoli e grandi
cambiamenti nel comportamento umano – riduzione del traffico delle
navi da crociera, chiusura delle spiagge in alcuni giorni all’anno,
rapporti più armoniosi per la coesistenza tra esseri umani e regno
animale – incidono in maniera decisiva sul comportamento della
Natura.
The Year Earth Changed, recensione del doc
narrato da David Attenborough – #EarthDay
“La Natura si riprende i propri
spazi” è davvero la frase fatta che racconta e sintetizza al
meglio il cuore del documentario, che è una lettera d’amore al
pianeta Terra e che evidenzia i modi in cui la resilienza della
Natura può dare un futuro non solo al pianeta ma anche all’uomo che
su di esso vive e prospera.
L’aria, l’acqua, la terra hanno
risentito in maniera benefica dell’interruzione delle attività
umane, le cime dell’Himalaya visibili dalla città, le tartarughe
che sono riuscite a deporre le proprie uova con un aumento di oltre
il 60%, i cuccioli di cheetah salvati dal silenzio attraverso cui
si diffondeva meglio il richiamo della madre, la balene che hanno
trovato un nuovo modo di cantare e comunicare tra loro, nei mari
ghiacciati immersi nel silenzio lasciato dall’assenza delle navi di
crociera.
The Year that Earth
Changed è una testimonianza, un monito ma anche un viaggio
incredibile di bellezza, che mostra la forza e la perfezione con
cui funziona la Natura e con la quale potrebbe riprendere a
funzionare. Dopotutto, come la calda voce di Attenborough ci
ricorda, gli effetti del lockdown non dureranno in eterno, e questo
periodo può essere un invito a imparare a coabitare la Terra
insieme alla natura selvaggia, perché il giovamento è
reciproco.
Kevin Feige, il presidente dei Marvel Studios, ha confermato che
le riprese di Doctor
Strange in the Multiverse of Madness si concluderanno
ufficialmente questa settimana. C’è moltissima attesa attorno al
progetto, non solo per il coinvolgimento di Sam Raimi dietro la macchina da presa, ma
anche per quello del personaggio di Wanda Maximoff/Scarlett Witch
all’interno della storia.
In una recente intervista con
The Undefeated, Feige ha confermato che questa che sta per
concludersi è stata ufficialmente l’ultima settimana di riprese del
sequel di Doctor
Strange, elogiando la professionalità di Elizabeth Olsen che, in brevissimo tempo, è
passata dal set di WandaVision a quello delle nove avventure
di Stephen Strange. “Mi sono a Londra, sul set di Doctor
Strange 2, per la nostra ultima settimana di riprese”, ha
dichiarato Feige. “Elizabeth Olsen ha praticamente lavorato
senza sosta dalla fine di
WandaVision, tuffandosi dal set della serie a quello del sequel
di Doctor Strange.”
Poi ha aggiunto: “Il pubblico
sta capendo che le serie disponibili su Disney+ e ambientate nel MCU sono
produzioni di serie A, tanto importanti e mastodontiche quanto i
film. Il nostro obiettivo è proprio questo: fare avanti e indietro
tra serie e film”.
La complicata produzione di Doctor Strange 2
I tempi relativi alla produzione di
Doctor
Strange in the Multiverse of Madness sono stati molti
più lunghi rispetto a quelli di uno qualsiasi dei film dei Marvel
Studios a causa dell’attuale pandemia di Coronavirus. Le riprese,
infatti, sono state più e più volte interrotte anche a causa delle
restrizioni e dei blocchi legati al Covid-19 presenti nel Regno
Unito.
Sfortunatamente, durante tutte
questi mesi nessuno foto dal set è trapelata online (a differenza,
ad esempio, di quanto accaduto con un altro film Marvel attualmente
in produzione, Thor: Love and
Thunder): questa volta, i fan hanno dovuto fare a meno
degli indizi sulla trama che generalmente arrivato proprio dagli
scatti dal set.
Annunciato ufficialmente questa
estate al Comic-Con di San Diego, Doctor
Strange 2 vedrà Benedict
Cumberbatch tornare nel ruolo di Stephen Strange.
Diretto da Scott Derrickson, il sequel vedrà
anche Wanda Maximoff alias Scarlet Witch (Elizabeth
Olsen) assumere un ruolo da co-protagonista
dopo WandaVision.
Secondo Collider, la
produzione ha fatto già un passo in avanti assumendo lo
sceneggiatore Jade Bartlett. Il suo ruolo non
è stato ancora chiarito, visto che lo script dovrebbe essere
firmato da Derrickson in persona e quindi Bartlett dovrebbe
intervenire solo a limare il testo o magari a scrivere a quattro
mani con il regista.
Il primo film su Doctor
Strange è uscito nel 2016 e ha raccontato la
nascita dell’eroe, dall’incidente di Stepehn Strange fino al
confronto con Dormammu. Nel film c’erano
anche Benedict Wong, Tilda
Swintone Chiwetel
Ejiofor. Rachel
McAdams non tornerà nei panni di Christine
Palmer. Abbiamo rivisto Strange in Infinity
War e in Endgame. Doctor Strange in
the Multiverse of Madness arriverà al cinema il 5
novembre 2021.
Dopo aver confermato un
collegamento tra la Snyder
Cut e
Watchmen,Bryan Hirota, il supervisore
agli effetti visivi di Justice
League ha descritto nel dettaglio le sfide legate alla
realizzazione del taglio di Zack Snyder, distribuito in tutto il mondo lo
scorso 18 marzo.
La Snyder
Cut di Justice
League presenta diversi cambiamenti rispetto alla
versione theatrical, che includono un maggior approfondimento di
personaggi quali Cyborg e Flash e l’inclusione di cattivi come
Darkseid, DeSaad e Granny Goodness. Anche la trama principale è
pressoché identita alla versione del 2017 (il team di supereroi che
uscie le forze per impedire a Steppenwolf di unire le Scatole
Madri), le aggiunte e i cambiamenti presenti nel taglio di Snyder,
alla fine, hanno portato ad un film molto diverso nei toni e nelle
atmosfere, nonché ad una narrazione molto più complessa e
completa.
Nonostante i reshoot della
Snyder
Cut abbiano interessato pochissime scene, è stato comunque
fatto molto lavoro per completare la versione originale del film.
Ad esempio, Snyder ha ripristinato il rapporto d’aspetto 4:3 e ha
utilizzato il design concepito in origine per Steppenwolf
(modificato nella versione cinematografica). Anche i lavori sulle
musiche e sul suono dovevano essere portati a termine, così come
quello sugli effetti visivi. Naturalmente, Snyder non ha apportato
questi cambiamenti da solo, dal momento che la Scanline VFX di
Hirota ha giocato un ruolo fondamentale nel processo di
completamento del film.
Il supervisore ai VFX della Snyder
Cut di Justice League: “Abbiamo lavorato sulle inquadrature
come dei detective.”
Parlando con
Screen Rant, lo stesso Hirota ha parlato del lavoro del suo
team su entrambe le versioni di Justice
League, rivelando che Scanline ha dovuto lavorare a
circa 1.000 frame per la Snyder
Cut e che i lavori sul film dovevano essere pronti
entro sette mesi. Hirota ha poi spiegato che la continuity
è stata una delle sfide più grandi: “Dovevamo esaminare tutto e
assicurarci che alcuni dettagli sullo sfondo, profondi e medi,
corrispondessero. Dovevamo assicurarci di non oscurare un soldato o
un ufficiale della polizia o qualsiasi altro personaggio che doveva
essere in una versione ma che invece era stato rimosso
nell’altra.”
Hirota ha anche sottolineato quanto sia estremamente raro
creare una versione molto diversa di un film a così pochi anni di
distanza dalla release originale: “È stato fatto un
lavoro davvero certosino su gran parte delle inquadrature. Abbiamo
lavorato come dei detective per assicurarci che tutto funzionasse
con la nuova versione del film. È il tipo di cose che normalmente
non devi fare, perché in genere non ti ritrovi a dover controllare
due versioni diverse dello stesso film.”
Zack
Snyder’s Justice Leagueè uscito in streaming il
18 marzo 2021 su HBO Max in America e, in contemporanea, su Sky
e TV in Italia. Il film ha una durata 242 minuti (quattro ore
circa) ed è diviso in sei capitoli e un epilogo.
L’iconica famiglia Gucci si è
pubblicamente scagliata contro House
of Gucci, il nuovo film di Ridley Scott attualmente in produzione in
Italia che racconterà dell’omicidio dell’imprenditore Maurizio
Gucci (interpretato da Adam Driver) ordinato nel 1995 dall’ex moglie
Patrizia Reggiani (interpretata da Lady Gaga).
Nonostante attorno al film sia stato
creato già un certo hype (soprattutto a causa del cast, che oltre a
Driver e Gaga include anche nomi come Jared Leto,
Al Pacino e Jeremy Irons), sembra che non tutti siano
entusiasti in merito al progetto. Secondo quanto riportato da
AP News, infatti, i prenipoti di Guccio Gucci, fondatore della
casa di moda, si sarebbero sentiti “traditi” dalla realizzazione
del film.
Patrizia Gucci, cugina di secondo
grado di Maurizio, ritiene che il film di Scott si “intrometta”
nella vita della famiglia Gucci al solo scopo di trarne un
vantaggio economico. “Siamo veramente delusi”, ha detto.
“Parlo a nome della mia famiglia. Stanno rubando l’identità di
una famiglia per trarne profitto, per incrementare i guadagni del
sistema hollywoodiano. La nostra famiglia ha un’identità, una sua
privacy. Possiamo parlare di qualsiasi cosa, ma c’è un confine che
non può essere oltrepassato.”
Inoltre, la stessa ha commentato in maniera
negativa il casting del premio Oscar Al Pacino, che nel film interpreterà suo
nonno, Aldo Gucci.“Mio nonno era un uomo molto bello,
come tutti i Gucci. Molto alto, occhi azzurri… molto
elegante”, ha dichiarato Patrizia. “Nel film è
interpretato da Al Pacino, che già non è molto alto. Le foto che ho
visto lo ritraggono grasso, basso, con le basette… davvero brutto.
È una vergogna, perché non gli somiglia affatto.”
Oltre al casting di Pacino, Patrizia
Gucci ha commentato anche il coinvolgimento di Jared Leto nei panni di suo padre Paolo
Gucci, cugino di Maurizio ed ex vicepresidente e amministratore
delegato della casa di moda italiana. Patrizia ha commentato il
look dell’attore usando queste parole: “Orribile, orribile. Mi
sento ancora offesa.”
Ricordiamo che la famiglia Gucci non
è stata più coinvolta con la casa di moda Gucci dal 1993, quando
Maurizio ha venduto la sua quota rimanente a Investcorp, società
con sede in Bahrain. Successivamente è stata acquistata dal gruppo
francese PPR, ora nota come Kering.
Tutto quello che sappiamo su House of Gucci
House
of Gucci sarà sceneggiato da Roberto
Bentivegna e sarà basato sul libro
di Sara Gay Forden dal titolo: “The
House of Gucci: A Sensational Story of Murder, Madness, Glamour and
Greed”. Per Ridley
Scott si tratta del secondo progetto sviluppato
dopo la fusione tra Fox e Disney, insieme a The
Last Duel, film che vedrà protagonisti Matt
Damon, Adam
Driver, Jodie Comer e Ben
Affleck.
House
of Gucci segna il ritorno di Scott in Italia, dov’era
stato ambientato anche
Tutti i soldi del mondo, uscito nel 2017. Il cast include
Adam Driver, Lady
Gaga, Jared
Leto, Al Pacino, Jack Huston, Reeve Carney, Camille
Cottin eJeremy Irons. L’uscita nelle sale è
fissata per il prossimo novembre.
Apple ha annunciato oggi di aver
acquisito i diritti internazionali del formidabile documentario
Fathom – In profondità, che sarà presentato in
anteprima il 25 giugno, in esclusiva su Apple
TV+.
Diretto da Drew Xanthopoulos (“The
Sensitives”), qui anche direttore della fotografia, Fathom
– In profondità segue le ricerche della dottoressa Ellen
Garland e della dottoressa Michelle Fournet, due scienziate
impegnate nello studio del canto delle megattere e della
comunicazione sociale. Mentre intraprendono viaggi di ricerca
paralleli ai lati opposti del pianeta, cercano di comprendere
meglio la cultura e la comunicazione delle balene. Il film
documentario rivela in modo univoco un profondo impegno e rispetto
per il processo scientifico e il bisogno umano universale di
cercare risposte sul mondo che ci circonda. Dalle ipotesi alle
esperienze rivoluzionarie nel campo, “Fathom – In profondità” mette
in mostra la passione, la curiosità, la collaborazione, la
perseveranza e il lavoro necessari affinché gli scienziati arrivino
a condurre importanti scoperte scientifiche.
Fathom – In
profondità è una produzione Sandbox Films, Impact
Partners, Walking Upstream Pictures, BackAllie Entertainment e
Hidden Candy. È prodotto dalla vincitrice dell’Emmy Award Megan
Gilbride (“Tower”), i produttori esecutivi sono il vincitore
dell’Emmy Award Andrea Meditch (“Grizzly Man”), la candidata
all’Emmy Award Jessica Harrop (“Follow This”), Greg Boustead
(“Fireball: Visitors From Darker Worlds”) e il vincitore dell’Emmy
Award Josh Braun (“Wild Wild Country”).
Su Apple TV+
Apple
TV+ ospita i pluripremiati titoli Apple Originals dei più
creativi narratori del momento. Apple TV + offre serie drammatiche
e commedie avvincenti e di qualità, lungometraggi, documentari
innovativi e intrattenimento per bambini e famiglie, ed è
disponibile per la visione su tutti i tuoi schermi preferiti. Dopo
il suo lancio il 1° novembre 2019, Apple TV + è diventato il primo
servizio di streaming completamente originale a essere lanciato in
tutto il mondo, ha presentato in anteprima più successi originali e
ha ricevuto riconoscimenti più velocemente di qualsiasi altro
servizio di streaming. Apple Originals ha ricevuto 329 nomination e
ottenuto 86 riconoscimenti in poco più di un anno, tra cui un
Golden Globe Award, Critics Choice Awards, Critics Choice
Documentary Awards, Daytime e Primetime Emmy Awards, un NAACP Image
Award, un Peabody Award e altro ancora.
Apple
TV+ è disponibile sull’app Apple TV in oltre 100
paesi, su oltre 1 miliardo di schermi, inclusi iPhone, iPad, Apple
TV, iPod touch, Mac, specifiche smart TV Samsung, LG, Sony e VIZIO,
Amazon Fire TV e dispositivi Roku, console PlayStation e Xbox e su
tv.apple.com, per € 4,99 al mese
con una prova gratuita di sette giorni. Per un periodo di tempo
limitato, i clienti che acquistano un nuovo iPhone, iPad,
Apple TV, Mac o iPod touch possono usufruire gratuitamente di un
anno di Apple TV +. Questa offerta speciale è valida per tre mesi
dopo la prima attivazione del dispositivo.
Gli scienziati affermano che un
esoscheletro simile all’iconica armatura di Iron Man nel MCU potrebbe presto essere
disponibile in tutto il mondo. La storia delle origini di Tony
Stark è ben nota a tutti i fan dell’universo condiviso ed uno dei
motivi per cui lo stesso ha avuto così tanto successo. È innegabile
quanto la performance di Robert Downey Jr. nei panni del “genio,
miliardario, playboy, filantropo” abbia contribuito
a gettare le basi per il successo di tutti i film Marvel a
venire.
Nel corso dell’ultimo decennio,
l’armatura di Tony Stark ha assunto molte iterazioni e lo stesso ha
usato le sue abilità per costruire armature anche per altri
personaggi. In tal senso, la tuta Iron Spider di Peter Parker è uno
degli esempi più notevoli, così come il debutto dell’armatura
Rescue di Pepper Potts alla fine di Avengers:
Endgame.
Ad un certo punto, Stark voleva
addirittura che un’armatura prendesse il posto degli Avengers,
nella speranza di garantire la sicurezza del mondo contro le varie
minacce che si sono susseguite dall’ascesa fino alla tragica
scomparsa dell’eroe. Ebbene, pare che il desiderio di Tony Stark un
giorno riuscirà ad avverarsi… anche se non all’interno
dell’universo cinematografico.
Secondo un report della BBC, il progresso
tecnologico avrebbe reso le tute esoscheletriche una realtà. Queste
tute stanno rapidamente diventando assai comuni in molti ambienti,
portando allo sviluppo di apparati molti complessi e potenti che
forniscono diversi tipi di supporto, dalla prevenzione
dell’affaticamento muscolare all’aumento della forza di presa.
Secondo uno studio, entro il 2030 le tute esoscheletriche
potrebbero diventare una vera e propria industria da 6 miliari di
dollari.
Attualmente, tute come queste sono
state testate da case automobilistiche come General Motors e Fiat,
ma si stanno espandendo anche in vari altri luoghi di lavori che
potrebbero davvero renderle parte della quotidianità in tutto il
mondo.
Gal Gadot ha rivelato che la sua Diana Prince,
l’identità umana di Wonder Woman, è ispirata all’iconica
Diana Spencer. L’attrice israeliana ha debutto nei
panni della supereroina in Batman v Superman di
Zack Snyder, per poi recitare nel cinecomic a lei interamente
dedicato, che si è rivelato un grandissimo successo, non solo di
pubblico ma anche di critica.
Di recente Diana è tornata a vestire
i panni della guerriera amazzone in Wonder
Woman 1984. Nonostante il sequel non abbia ottenuto il
medesimo successo del predecessore, un terzo capitolo della saga è
stato confermato, con Patty Jenkins che tornerà ancora una volta
dietro la macchina da presa. Inoltre, sempre di recente abbiamo
ritrovato Diana anche in
Zack Snyder’s Justice League, il taglio originale del
controverso regista che è stato distribuito in tutto il mondo lo
scorso 18 marzo.
In una recente intervista con
Vanity Fair, Gal Gadot ha rivelato di essersi ispirata
alla Principessa Diana per la sua interpretazione di
Wonder Woman. L’attrice ha spiegato che mentre stava
guardando un documentario sulla compianta Lady Diana rimase
totalmente affascinata dalla sua compassione e dal suo amore nei
confronti degli altri. Proprio per questo, decise che la sua Diana
Prince doveva avere le medesime caratteristiche.
“In questo documentario che ho
visto c’è stata una parte in cui si diceva che la Principessa era
piena di compassione e che si è sempre presa cura degli altri
durante la sua vita”, ha spiegato l’attrice. “È stato come
un campanello d’allarme. Ho capito che la mia Wonder Woman doveva
essere come lei.”
Il futuro di Wonder Woman al cinema
Wonder
Woman 1984 è arrivato in Italia direttamente in
esclusiva digitale lo scorso 12 febbraio. Nel sequel, oltre
a Gal
Gadot, hanno recitato anche Chris
Pine, Kristen
WiigePedro
Pascal. Subito dopo l’uscita del film in USA (avvenuta
a dicembre 2020, in contemporanea al cinema e su HBO Max), è stato
confermato ufficialmente Wonder
Woman 3, che vedrà ancora una volta il ritorno
di Patty
Jenkins dietro la macchina da presa e quello di
Gadot nei panni di Diana Prince.
Il primo Guardiani
della Galassia è stato fortemente acclamato dalla critica,
che ne ha elogiato il perfetto equilibrio tra azione e umorismo,
oltre naturalmente ai personaggi e all’incredibile colonna sonora.
Il film ha incassato più di 770 milioni di dollari al box office e
ha spinto la Marvel a mettere subito in cantiere un sequel, dando
così il via ad un vero e proprio franchise. Un terzo capitolo è ora
atteso nelle sale per il 2023.
Spielberg è uno dei più grandi
registi viventi, nonché uno dei registi che con i suoi film ha
incassato di più nella storia del cinema, anche grazie alla sua
incredibile capacità di spaziare tra i generi più disparati, pur
essendo maggiormente riconosciuto per le sue storie in grado di
mescolare avventura e fantascienza. Ricevere una tale
manifestazione di stima è perciò un qualcosa dal valore
inestimabile per un cineasta di talento ma con meno anni di
esperienza alle spalle come James Gunn. Con i suoi lavori, Spielberg ha
influenzato un’intera generazione di registi, e Gunn rientra
sicuramente tra questi.
Warner Bros., DC Entertainment e
James Wan hanno trovato il co-protagonista di
Aquaman 2, che si
affiancherà al già confermato Jason Momoa. Deadline riferisce che
Pilou Asbaek, meglio conosciuto per il ruolo del
malvagio Euron Greyjoy in Game of Thrones, è in trattative per unirsi
al cast del prossimo blockbuster Warner DC. La Warner Bros.
non ha commentato la notizia.
Tutto quello che c’è da sapere su
Aquaman 2
Vi ricordiamo che Jason
Momoa è atteso di nuovo nei panni dell’eroe nel
sequel di Aquaman,
film che ha rilanciato in positivo le sorti dell’universo
cinematografico DC. Diverse fonti fanno sapere che gli studios
vorrebbero riportare James
Wan dietro la macchina da presa
per Aquaman
2 ad una condizione: che sia lui a scegliere il
gruppo di sceneggiatori e a seguire da vicino il processo di
sviluppo.
David Leslie
Johnson-McGoldrick, collaboratore ricorrente
di James
Wan(The Orphan, The Conjuring 2, The
Conjuring 3), scriverà la sceneggiatura del film insieme
a Will Beal, mentre il regista e Peter Safran saranno
co-produttori.
È disponibile un nuovo contenuto
video della serie Marvel StudiosThe Falcon and The Winter Soldier che
mostra il ritorno nel Marvel Cinematic Universe di Ayo e le Dora
Milaje. Nel video,
Anthony Mackie, Sebastian Stan, la regista Kari Skogland,
Florence Kasumba e Wyatt Russell condividono i loro pensieri sui
guerrieri in azione. Il penultimo episodio della serie sarà
disponibile in streaming da domani, venerdì 16 aprile, su Disney+.
Diretta da Kari Skogland con
Malcolm Spellman come capo sceneggiatore, la serie composta da 6
episodi vede protagonisti Anthony Mackie, Sebastian Stan, Daniel Brühl,
Emily VanCamp, Wyatt Russell, Erin Kellyman, Adepero Oduye, Amy
Aquino e Danny Ramirez. The Falcon and The Winter
Soldier è disponibile in streaming su Disney+.
The Falcon And The Winter Soldier,
la serie tv
The Falcon and The Winter Soldier è la
serie di prossima uscita nel quale
Anthony Mackie e Sebastian Stan riprenderanno i loro
ruoli nei panni del titolo Falcon (alias Sam Wilson) e The Winter
Soldier (alias Bucky Barnes) che sarà diretta da Kari Skogland.
Vi ricordiamo che nel cast di
The Falcon and The Winter Soldier è
previsto anche il ritorno di due volti noti dell’universo
cinematografico, ovvero Emily VanCamp, Sharon Carter in Captain America: The Winter Soldier e
Civil War e Daniel Bruhl, nei panni del Barone Zemo. Per
quanto concerne la serie di The Falcon and The Winter
Soldier, il lancio è fissato in autunno 2020 e
Kari Skogland (The Handmaid’s Tale, Penny
Dreadful, Boardwalk Empire, The Killing, The Walking Dead, Fear the Walking
Dead, Under the Dome, Vikings, The Americans, House of Cards e The
Punisher) dirigerà tutti i sei episodi.
Probabile, visti gli esiti di
Avengers:
Endgame, che lo show si concentrerà sulla
dinamica del rapporto tra le due figure più vicine a Captain
America (nonché suoi eredi) e sulle imprese dei supereroi per
garantire la sicurezza mondiale.
La malattia è un tema
particolarmente ricorrente nella storia del cinema. Sono infatti
molti i film che la affrontano per spogliarla di ogni paura e
misteriosità. Da Beautiful Mind a Still Alice, questi film
permettono di entrare a contatto con realtà difficili, alle quali
si può però reagire in modi sorprendenti e imparare molto sulla
vita in generale. Tra i film più toccanti degli ultimi anni su
simili tematiche vi è La musica che non ti ho
detto, diretto nel 2011 da Jim
Kohlberg qui alla sua prima regia cinematografica. Scritto
da Gwyn Lurie e Gary Marks,
questo è un toccante racconto tra padre e figlio pronti a
riscoprirsi.
Il film è basato sul saggio The
Last Hippie, presente nella raccolta scientifica An
Anthropologist on Mars: Seven Paradoxical Tales, scritta nel
1995 da Oliver Sacks. All’interno di questa si
raccontano sette casi medici molto particolari, il più dei quali
coinvolge condizioni neurologiche di vario tipo. All’interno di
The Last Hippie si descrive infatti il caso di un uomo
affetto da un tumore cerebrale, che a causa di questo si è
ritrovato privo di una buona parte della propria memoria. Proprio
da qui parte il film di Kohlberg, coniugando memoria, malattia e
intenso rapporto famigliare, per costruire una storia toccante ma
non smielata, capace di emozionare sinceramente.
Sentimentale al punto giusto,
La musica che non ti ho detto è passato in sordina al
momento della sua uscita, ma grazie alla presenza di alcuni celebri
attori, tra cui un premio Oscar, questo è stato negli anni
riscoperto. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà
certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità
relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La musica che non ti ho detto: la trama del film
La storia si svolge quasi 20 anni
dopo che il diciottenne Gabriel Sawyer ha lasciato
la casa dei suoi genitori in preda alla rabbia. A spingerlo verso
questa fuga è stato principalmente il sentimento di incomprensione
che avvertiva nei suoi confronti. Per i genitori
Henry e Helen Sawyer la
scomparsa improvvisa del figlio è un duro colpo da affrontare, che
non hanno mai del tutto superato. Contro ogni loro previsione,
vengono un giorno convocati in un ospedale dove scoprono che il
loro unico figlio è brutte condizioni dopo la rimozione di un
tumore benigno al cervello. Gran parte della memoria di Gabriel è
scomparsa. Il ragazzo soffre anche di depressione e a malapena
riesce a muoversi.
Ancora amareggiato dal suo
allontanamento, Henry non vuole però rassegnarsi, e decide di
trovare un modo per aiutare suo figlio. Non potendo fare
affidamento sui ricordi del ragazzo, né su particolari capacità
comunicative, decide allora di rivolgersi alla musicoterapia, una
forma innovativa di trattamento. Con l’aiuto di una terapista
premurosa di nome Dianne Daley e della musica che
Gabriel amava, il genitore spera di sbloccare la memoria di suo
figlio e quindi di riportarlo in vita. Il processo sarà lungo e
faticoso, ma non ci sarà nulla che il padre non sarà disposto a
fare per suo figlio.
La musica che non ti ho detto: il cast del film
Ad interpretare Henry Sawyer, padre
del ragazzo malato, vi è l’attore premio Oscar J. K. Simmons.
All’epoca di girare il figlio egli non aveva ancora ottenuto la
consacrazione conosciuta con Whiplash, ma era comunque
noto per una serie di ruoli da caratterista in film come
Spider-Man o Juno. Dopo aver letto la
sceneggiatura di La musica che non ti ho detto, Simmons si
è dichiarato entusiasta di poter interpretare un ruolo da
protagonista tanto intenso, rimanendo particolarmente emozionato da
ciò che il suo personaggio compie in aiuto del figlio. Accanto a
lui, nei panni di sua moglie Helen vi è invece l’attrice
Cara Seymour, celebre per i suoi ruoli in film
come Il ladro di orchidee, American Psycho e
Hotel Rwanda.
Ad interpretare il figlio privo di
memoria, Gabriel Sawyer, vi è invece l’attore Lou Taylor
Pucci. Oggi noto per alcuni titoli horror come La
casa o la serie American Horror Story, per lui questo
fu uno dei primi ruoli importanti della sua carriera. Egli riuscì a
convincere i produttori ad affidargli la parte, nonostante avesse
dieci anni in meno rispetto all’età del personaggio. Nel film sono
poi presenti Scott Adsit nei panni del dottor
Biscow e James Urbaniak in quelli di Mike Tappin.
Julia Ormond, celebre per serie come Le
streghe dell’East End, Mad Men e The Walking Dead: World Beyond, è
invece presente nei panni della terapista Dianne Daley.
La musica che non ti ho detto: il
trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su una delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. La musica che non ti ho detto è
infatti disponibile nel catalogo di Infinity. Per
vederlo, basterà sottoscrivere un abbonamento generale alla
piattaforma in questione o noleggiare il singolo film. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. In alternativa, il film è inoltre presente nel palinsesto
televisivo di giovedì 15 aprile alle ore
21:10 sul canale La 5.
La stagione Sky Original
si arricchisce,
a partire dal 23 aprile, di Anna, la nuova
miniserie diretta da Niccolò Ammaniti e da lui
scritta a quattro mani con Francesca Minieri, che
si basa sull’omonimo romanzo di Ammaniti del 2015 ed è il frutto
dello sforzo produttivo di Mario Gianani e
Lorenzo Mieli con Lorenzo
Gangarossa per Wildside, società del
gruppo Fremantle, in coproduzione con ARTE France, The New Life
Company e Kwaï.
Sembra importante
precisare che, sebbene la serie sia ambientata in un mondo
post-pandemico, l’ispirazione non viene dalla contemporaneità, per
quanto la coincidenza di temi risulti comunque inquietante. No, la
pandemia di COVID-19 in corso non ha niente a che vedere con la
storia che Ammaniti ha pubblicato sei anni fa e che è stata dettata
dalla volontà di raccontare di bambini alle prese con l’eredità
degli adulti, lasciati da soli in un mondo che ora è il loro.
Anna è infatti la
protagonista di una storia post-apocalittica in cui tutti gli
adulti sono morti a causa della Rossa, un virus letale che attacca
solo gli adulti, e di cui i bambini sono portatori sani, almeno
fino alla pubertà. La ragazzina vive sola con il fratellino Astor,
in quella che era la casa della madre, racconta storie di mostri e
fantasmi al piccolo, per evitare che si allontani dal perimetro
sicuro della casa e ogni giorni esce in cerca di cibo. In una delle
sue incursioni nel mondo di fuori incontra Pietro, un coetaneo con
cui nasce un’amicizia che permetterà ai due di aiutarsi. Quando
Astor viene rapito, sarà lui ad aiutare Anna a cercare di ritrovare
vivo e vegeto il bambino.
Anna è
una survival story, ci riporta echi di The Walking Dead, per attingere ad un
immaginario comune condiviso recente, ma allo stesso tempo è una
storia di formazione, di passaggio, che vede la protagonista
affrontare le difficoltà metaforiche di un adolescente, qui rese
concrete dal mondo post-apocalittico in cui vive, una Sicilia in
cui la natura si è ripresa i propri spazi, selvaggia e silenziosa,
ma comunque bellissima, sfondo inedito di un’avventura
emozionante.
Ammaniti si cimenta
nella regia di una storia che aveva già concluso e pubblicato, ma
che in qualche modo sentiva la necessità di espandere, regalando ad
ogni personaggio di carta una storia più approfondita, un passato e
un futuro.
Un racconto di formazione
Anna, Astor, Pietro e
tutti gli altri bambini protagonisti della storia si trovano ad
avere a che fare con una vita sicuramente difficile ma per molti
versi anche stimolante, senza nessun controllo da parte di adulti,
eppure con la loro guida costante. In particolare, Anna e Astor
sono guidati dal “libro delle cose importanti”, un quaderno scritto
a mano dalla loro mamma, mentre, già malata di Rossa, aspettava la
morte e cercava di tramandare ai figli alcune regole importanti per
sopravvivere al mondo che sarebbe venuto: leggere sempre le date di
scadenza sui barattoli, annusare o bollire il cibo per assicurarsi
che sia buono da mangiare. Ma non solo, la donna lascia alla
figlia, in particolare, un’eredità molto importante per orientarsi
in questo mondo nuovo, la memoria e il racconto. Le chiede di
insegnare a leggere al fratellino, le chiede lei stessa di leggere
e raccontare storie, così che il loro grande valore universale non
venga mai perso, nonostante la fine del mondo.
È un mondo a orologeria,
quello di Anna, in cui si vive solo fino a 14 anni, e poi basta,
perché la pubertà porta con sé l’attivazione del virus e quindi la
morte. Ma lei non si arrende e osa sognare un futuro, diverso da
quello a cui è destinata, osa sperare, nutrita dall’eredità del
racconto e dalla potenza delle storie che la tengono in vita, in un
mondo post pandemico rigoglioso e selvaggio.
Credits:
Greta De Lazzaris, Sky Italia
I luoghi e i suoni di
Anna
I luoghi della Sicilia
(ma anche alcuni luoghi della Toscana) scelti come scenografie
naturali per la storia ci mostrano davvero un paesaggio mai visto,
una rivincita della natura, in cui per l’essere umano non c’è
spazio, salvo che nella sua forma bambina. Un ambiente affascinante
che si avvale anche di suggestioni musicali importanti, sia per
quanto riguarda i componimenti originali di Rauelsson, sia per gli
inserti di brani molto famosi, dagli Alphaville,
ai Mercury Rev, fino ai classici della canzone
italiana Bertè, Martini, Vanoni.
Tra giovanissimi
esordienti e volti noti del cinema e della tv italiana, Anna si
rivela un vero e proprio tesoro di talenti ed energia. E a guidare
questo giovane cast c’è proprio lei, la newcomer Giulia
Dragotto, palermitana, che è stata scelta tra centinaia di
volti per dare corpo alla protagonista di Ammaniti. Con lei citiamo
anche Alessandro Pecorella nei panni del piccolo e
tenero Astor, Pietro, il compagno di viaggio, una specie di
famiglia acquisita per Anna e Astor, è invece interpretato da
Giovanni Mavilla, mentre la cattivissima Angelica
ha il volto diafano di Clara Tramontano.
Roberta Mattei (la Picciridduna) e Elena
Lietti (la madre di Astor e Anna) si aggiungono come numi
tutelari, figure uguali e contrarie, al cast di ragazzini che ha
regalato alla serie il suo fuoco.
Una volta superato
l’iniziale disorientamento di fronte ad un racconto che sembra
proporci una evoluzione terrificante della contemporaneità che
viviamo, Anna è un’avventura di formazione intensa
e affascinante, condita con una buona dose di azione ed emozione,
in un paesaggio naturale selvaggio e suggestivo. Anna non permette
al passato, alla memoria di scomparire, ma allo stesso tempo non
permette al destino di scegliere per lei, e osa sognare un
futuro.