Sarà presentata in anteprima
mondiale fuori concorso la serie tv HBO Europa
30 COINS diretta dal Leone d’Oro Álex de
la Iglesia e prodotta da HBO Nordic AB (Antony Root,
Miguel Salvat, Steve Matthews), Production Services provided by
Pokeepsie Films (Álex de la Iglesia, Carolina Bang).
Protagonisti un cast tutto spagnolo
composto da Eduard Fernández, Megan Montaner, Miguel Ángel
Silvestre, Macarena Gómez, Pepón Nieto, Manolo Solo.
Il commento del regista:
“Analizzare logicamente l’idea di Dio conduce a molte eresie.
Questo concetto è alla base della nostra storia. C’è chi crede che
se Dio comprende ogni cosa, la sua essenza debba contenere anche
l’idea del male. Dio e il Diavolo possono essere considerati
aspetti della stessa entità che in sé è molto più complessa. Questo
è l’elemento costitutivo della nostra storia: nella stessa chiesa,
alcuni credenti sostengono modi diversi di intendere la materia
divina. Dio è Vita, ma anche Morte.”
30 COINS, la trama
Benvenuti in un
mondo in cui nulla è ciò che sembra e non ci si può
fidare di nessuno. Vergara è un esorcista, pugile ed ex
detenuto spedito a fare il parroco in un remoto paesino. Vuole
dimenticare ed essere dimenticato, ma i suoi nemici lo troveranno
presto. Accadono cose strane. Una bizzarra squadra formata dal
sindaco Paco e da Elena, la veterinaria, cerca la verità, mentre la
realtà viene distorta da una moneta maledetta che è al
centro di una cospirazione globale.
Veterano della Prima guerra
mondiale con disturbo da stress post-traumatico, alcolista cronico,
un matrimonio distrutto alle spalle: è un Perry
Mason inedito e sorprendente quello raccontato nella
nuova miniserie HBO in partenza venerdì 11
settembre alle 21.15 su Sky Atlantic e
NOW TV. Prodotta da Robert Downey Jr. e sua moglie Susan Downey,
la serie sarà disponibile con tutti i suoi otto episodi
dallo stesso giorno on demand su Sky e in streaming su NOW
TV.
Il leggendario avvocato dei romanzi
di Erle Stanley Gardner, fra i personaggi più celebri del mondo
della letteratura e del piccolo schermo, rivive così, più oscuro
che mai e con le fattezze di Matthew Rhys (The
Americans) – anche produttore, in questo raffinato noir che il
Guardian ha definito “intenso, sbalorditivo e macabro” e che per
Indiewire è, addirittura, “un noir di lusso che è probabilmente la
miglior serie tv mai realizzata”. Ambientata nella Los Angeles
degli anni successivi alla Grande Depressione, la serie racconta
gli inizi della carriera di Mason, rappresentato per la prima volta
nei panni di investigatore privato e non ancora di avvocato. Nello
straordinario cast, insieme a Rhys, anche l’attrice vincitrice
dell’Emmy Tatiana Maslany (Orphan
Black) nei panni di Sorella Alice; John
Lithgow che interpreta l’avvocato E.B. Jonathan,
Chris Chalk (When They See Us) nel ruolo
del poliziotto Paul Drake, Shea
Whigham(Boardwalk Empire) e Juliet
Rylance (The Knick).
In una fredda notte del 1931, nella
frenetica Los Angeles degli anni successivi alla Grande
Depressione, un bambino – Charlie Dodson, pochi mesi di vita –
viene rapito e ucciso. Perry
Mason (Matthew Rhys), veterano di guerra che vive alla
giornata lavorando come investigatore privato, viene assunto dal
rinomato avvocato E.B. Jonathan (John Lithgow) per scoprire la
verità sul caso. La sua indagine avrà importanti conseguenze per
tutta la città.
Tormentato dai ricordi della guerra
in Francia e dal fallimento del suo matrimonio, Mason diventerà
sempre più coinvolto nel caso e con l’aiuto di Pete Strickland
(Shea Whigham) e dell’assistente di E.B., Della Street (Juliet
Rylance), cercherà di scoprire la verità con ogni mezzo a sua
disposizione. Nel frattempo, la vicinanza dei genitori del
bambino assassinato alla Radiant Assembly of God e alla
sua leader, la predicatrice evangelica Sorella Alice (Tatiana
Maslany), aumenterà esponenzialmente l’attenzione mediatica sul
caso. Mentre Mason porta avanti le sue ricerche, Paul Drake (Chris
Chalk), un poliziotto con un grande talento investigativo, si
ritroverà, suo malgrado, al centro dell’indagine, mentre dovrà fare
i conti con un dipartimento di polizia razzista e corrotto.
Nel cast anche Nate
Corddry (Mindhunter) e Gayle
Rankin (GLOW) rispettivamente nei panni di
Matthew ed Emily Dodson, i genitori del bambino assassinato;
Veronica Falcón (Queen of the South) nel
ruolo di Lupe, amante occasionale di Mason; Lili
Taylor (American Crime) che interpreta Birdy
McKeegan, la madre di Sorella Alice; Andrew Howard
(Watchmen) e Eric Lange
(Unbelievable) nei panni dei detective Ennis e Holcomb. E
ancora Robert Patrick (Terminator 2 – Il
giorno del giudizio) che interpreta di Herman Baggerly, il
milionario membro della stessa chiesa dei Dodsons che assume E.B. e
Mason per indagare sul caso, e Stephen Root
(Barry) nel ruolo del procuratore distrettuale Maynard
Barnes.
La serie è diretta dal veterano
delle serie TV HBO Tim Van Patten – regista
dell’episodio pilota de Il Trono di spade, ha firmato
episodi de I Soprano, Boardwalk Empire, Sex
and the City, The Wire, The Pacific,
Roma e Deadwood – e da Deniz Gamze
Ergüven (Mustang) che dirige il quarto, il quinto
e il sesto episodio. Tim Van Patten è anche produttore esecutivo
della serie insieme agli showrunner Ron Fitzgerald
(Westworld) e Rolin Jones (Boardwalk Empire), a
Robert Downey Jr., Susan Downey, Amanda Burrell, e Joe Horacek.
Aida Rodgers è co-produttore esecutivo.
Perry Mason –
Dall’11 settembre alle 21.15, ogni venerdì su Sky atlantic e in
streaming su NOW TV. Tutta la serie sarà disponibile da subito in
binge su Sky e NOW TV
Dopo diversi anni di presenza alla
Berlinale, Malgorzata Szumowska e Michal
Englert vengono selezionati nel
concorso di Venezia 77 con il loro ultimo film, Never
Gonna Snow Again, che Szumowska scrive e dirige
mentre Englert, come da tradizione nella loro lunga collaborazione
artistica, fotografa, apportando il suo contributo alla scrittura e
alla regia. La storia è definita un dramma fantastico e ruota
completamente intorno a Alec Utgoff, attore ucraino naturalizzato
inglese conosciuto a Hollywood e dintorni per vari ruoli tra cui
l’ultimo nella serie TV Stranger Things, e qui nei
panni di un massaggiatore ucraino che va a Varsavia e lavora per la
borghesia della città.
La trama di Never Gonna Snow Again
Un massaggiatore entra nelle case e
nelle vite dei cittadini di un ricco quartiere residenziale, i cui
abitanti, a dispetto della loro ricchezza, trasudano tristezza
interiore e desiderio. Le mani del misterioso nuovo arrivato hanno
proprietà curative, i suoi occhi penetrano le loro anime. Alle loro
orecchie, il suo accento russo suona come una melodia del passato,
un ricordo di un’infanzia più sicura e protetta. Zhenia, questo è
il suo nome, cambierà le loro vite.
Il film si muove sul filo della
metafora geopolitica. Il protagonista è nato nel cuore del
fallimento dell’Unione Sovietica, a Pryp”jat’, città fantasma
teatro del disastro della centrale di Chernobyl. Dalle ceneri di
questa cittadina, il russo arriva in Polonia, sempre più proiettata
verso l’Europa e distaccatasi dalla Russia, e diventa un simbolo
con molteplici vesti.
L’uomo che viene dal freddo risveglia lo spirito
Zhenia porta ai ricchi borghesi
annoiati il risveglio del corpo: i suoi massaggi sono un toccasana,
le donne che lo chiamano sono tutte bramose del suo aitante giovane
corpo, le sue mani compiono miracoli. Ma Zhenia risveglia anche il
loro spirito: attraverso l’ipnosi li rimette in contatto con se
stessi, svelandone tutte le debolezze, i desideri, le pulsioni
nascoste. Lo fa con un tocco delicato, etereo, come la fotografia
del film, tenue eppure ricca di guizzi di luce.
La metafora geopolitica sembra
raccontare allo spettatore che il sogno della Russia appartiene ad
un passato antico e percepito come saggio e taumaturgico, ma che è
destinato a scomparire, così come la neve nel titolo misterioso.
Non cadrà più la neve, come una bambina spiega a Zhenia nel film,
ma questo fenomeno rappresenta davvero un bene per un uomo che
viene proprio dalla terra del freddo?
Never Gonna Snow
Again è un ritratto metaforico di una società che,
annoiata dal suo status, fatica a ritrovarsi e il protagonista
rappresenta proprio la necessità di ricongiungersi con ciò che c’è
di primigenio ma che è destinato a scomparire, proprio come accade
a lui.
Mentre si aspetta il verdetto della
Giuria della Mostra Internazionale di Cinema di Venezia, il
Notturno di Gianfranco Rosi
si offre al giudizio del pubblico italiano con una uscita in sala
coraggiosa. Come coraggioso è stato il progetto che per tre anni ha
portato il regista e la sua crew ad attraversare il Medio Oriente,
costantemente sui confini fra Iraq, Kurdistan, Siria e Libano.
In quelle zone si svolge il film, un
documentario sui generis, forse troppo costruito e ricercato per
essere considerato tale. Non certo un reportage di guerra, quanto
più il tentativo di raccontare “la quotidianità che sta dietro
la tragedia continua di guerre civili, dittature feroci, invasioni
e ingerenze straniere, sino all’apocalisse omicida dell’ISIS”,
come dichiarano le note di produzione. E l’umanità di alcune delle
tante persone incontrate dal regista, lontano dalla linea di fuoco,
ma mai senza rischi… e comunque sempre osservando il dolore e la
speranza di personaggi che non faticheranno a imprimersi nella
nostra immaginazione.
Soldati, donne,
bambini
La prima scena è subito emblematica:
siamo in una zona di esercitazioni militari e nell’inquadratura –
fissa – entrano ed escono squadre di soldati che lanciano versi
gutturali, di guerra, mentre corrono intorno a un campetto. In
questa ripetizione c’è molto della situazione che Rosi racconta, e
che questa parte di Medio Oriente vive da sempre. Un continuo
ritorno, della guerra, delle sue conseguenze, un circolo vizioso
che sembra impossibile da spezzare e nel quale ogni speranza sembra
svanire.
Anche il cacciatore notturno di
anatre, che incontriamo all’inizio e alla fine del film regala
spunti di riflessione. Nella sua ‘missione’ solitaria c’è il
tentativo di sopravvivere, anche attraverso l’inganno, anche a
scapito di altri esseri viventi. Anche in questo caso senza posa,
senza cambiamenti sostanziali, sia che intervenga la morte di
qualcuno dei coinvolti sia che nulla succeda lasciando chiudersi la
giornata nell’attesa della prossima.
Sono personaggi che non hanno una
casa, un luogo di appartenenza, a volte nemmeno un nome, per una
precisa scelta del regista che spersonalizzando gli oggetti
dell’osservazione punta a renderli universali, a farne parti di un
affresco più grande. E drammatico. A emergere sono in pochi, su
tutti il piccolo Alì, ragazzino che si vende a giornata come cane
da caccia. E che ogni mattina lascia il proprio salotto, tappezzato
di stuoie e materassi dove trovano posto fratelli e familiari, per
andare sulla strada ad adescare uno dei tanti che fanno
dell’uccidere un divertimento.
Immagini forti e
curatissime
A rendere indimenticabili certe
figure sono anche le immagini, ovviamente, poche volte come in
questo caso curate e costruite. Un ‘dettaglio’ che sembra aver
scatenato molti detrattori, dimentichi – nonostante le polemiche
sollevate recentemente dai fortunati film di Michael
Moore e la stessa storia del documentario, forma
cinematografica paradossale per antonomasia – dell’impossibilità (o
quasi) di mostrare su uno schermo la vita vera, non mediata, ‘senza
filtri’.
Dietro ogni tableau, ogni
storia, c’è una preparazione certosina, minuziosa, paziente da
parte di Rosi, che ha dichiarato più volte di cercare la
naturalezza dei suoi ‘protagonisti’ con un metodo che anche qui ha
applicato. Alla scelta dell’inquadratura seguono quella del
soggetto da inserirvi e del momento in cui farlo: un metodo che
richiede tempi lunghi, ma che assicura una spontaneità da parte
dell’osservato che gli viene dall’essersi abituato a quello che lo
circonda, in questo caso il regista e la macchina da presa.
È abbastanza per soddisfare i
puristi? Non lo sarà mai? Potrebbe mai esserlo? Domande capziose e
piuttosto inutili che nulla tolgono al totale della composizione.
Perfettamente riuscita e fin troppo bella da vedere. Il rischio è
certo che tanta estetizzazione possa distrarre, o allontanare a
livello emotivo, ma abbandonando le proprie aspettative e una forma
preconcetta di osservazione, sarà più facile anche oltrepassare
quei confini e accettare la realtà che ci viene raccontata e che in
molti casi non avremmo mai conosciuto.
Il primo film italiano presentato in
concorso a Venezia 77 è Padrenostro di
Claudio Noce con Pierfrancesco Favino,
Barbara Ronchi e i promettenti giovani attori
Mattia Giraci e Francesco Gheghi.
Per la prima volta sullo schermo anche la piccola di casa Favino,
Lea.
Il film di Noce trae spunto da una
dolorosa esperienza personale dello stesso regista. Figlio del
vicequestore Alfonso Noce che fu ferito in un attentato sotto la
sua abitazione il 14 dicembre 1976. Erano gli anni di piombo e la
lotta tra lo stato e i gruppi di contestatori di ogni fazione erano
purtroppo all’ordine del giorno. Nell’attentato ai danni di Noce,
ad opera dei Nuclei Armati Proletari, persero la vita l’agente di
polizia Prisco Palumbo e il terrorista Martino Zicchitella.
Padrenostro, una biografia a metà
Claudio Noce si
rifà alla sua esperienza senza ricalcare però fedelmente la realtà.
Sceglie di cambiare i nomi dei personaggi reali, a parte quello del
padre che rimane Alfonso anche se di cognome fa La Rosa, e ci
trasporta in una storia che vuole mettere al centro non tanto il
fatto di cronaca ma le conseguenze che ne derivano. Si approccia
alla storia del nostro paese raccontandone una più intima e
personale, un rapporto fittizio tra due ragazzini Valerio e
Christian. Il primo figlio di La Rosa, il secondo, come scopriremo
solo nel finale collegato anch’egli all’attentato. Valerio, 10 anni
biondissimo con gli occhi azzurri e Christian quattordicenne alto e
moro; non sono agli antipodi solo fisicamente e nonostante questo
instaureranno un forte legame da subito.
All’inizio del film Valerio, adulto,
vede per caso Christian in metropolitana a Roma, lo rincorre prima
con lo sguardo e poi per le scalinate che portano fuori dalla
stazione, non sappiamo ancora nulla di loro ma i loro occhi sono
carichi di emozione. Parte da qui il lungo flashback che occuperà
tutta la durata del film.
I protagonisti sono dunque i due
ragazzi e il loro rapporto di reciproco supporto. Ad una prima
parte più lenta corrisponde una seconda più viva che coincide con
il viaggio in Calabria e i primi contrasti tra i due amici che
sembrano contendersi l’attenzione del padre Alfonso.
La chiave del film nel finale
Padrenostro è un
film che assume maggiore valore proprio in virtù del suo finale.
Nonostante la possibile presa di posizione unilaterale, visto il
coinvolgimento personale dell’autore, il film stupisce e commuove
proprio perché prende in considerazione tutti i punti di vista,
tutte le vittime di un evento così fortemente traumatico. Le
vittime finiscono, in qualche modo, seppure solo
nell’immaginazione, a consolarsi a vicenda e a reggere insieme il
fardello del dolore ritrovando la voglia di vivere.
Una delle sequenze più forti del
film è, senza dubbio, quella in cui il giovane Valerio spiega
all’amico Christian come è avvenuto l’attentato a cui lui ha
assistito dal balcone di casa. Utilizzando dei gessetti colorati il
giovane disegna in modo compulsivo il tutto sull’asfalto. In una
fotografia dominata dal seppia, il rosso degli spari e del sangue
risalta e sconvolge, primo fra tutti il padre Alfonso (Favino),
giunto sul luogo, che si rende finalmente conto che il figlio ha
visto tutto e non ha per niente metabolizzato l’accaduto.
La regia di Noce non sempre riesce
ad andare di pari passo con le emozioni come vorrebbe e manca di
mordente proprio nel voler mostrare i rapporti con quel
“Padrenostro” che resta più figura che sostanza.
Dopo la straordinaria partecipazione
all’evento in streaming dello scorso luglio, arriva ora per il
pubblico la possibilità unica di apprezzare IDIOT PRAYER –
NICK CAVE ALONE AT ALEXANDRA PALACE al cinema grazie
all’evento ideato per sale di tutto il mondo, in programma in
Italia per il 16, 17, 18 novembre (elenco su
www.nexodigital.it). L’uscita
cinematografica di questo straordinario film evento sarà seguita il
20 novembre dalla pubblicazione dell’album, che sarà disponibile su
vinile, CD e in streaming.
IDIOT PRAYER – NICK CAVE
ALONE AT ALEXANDRA PALACE è stato registrato a giugno
2020, mentre il Regno Unito usciva lentamente dal lockdown ed è
stato concepito come una risposta alla reclusione e all’isolamento
dei mesi precedenti. Inizialmente era stato immaginato come un
evento unicamente web, ora invece i fan potranno finalmente trovare
il film al cinema nella sua versione estesa con quattro brani
inediti.
Subito dopo, il 20 novembre, verrà
pubblicato un doppio album con lo stesso nome, in vinile, CD e
streaming, con tutte le 22 canzoni del film originale.
In IDIOT PRAYER,
Cave suona le sue canzoni da solo al pianoforte in una forma
minimalista proposta di rado, dalle prime formazioni con Bad Seeds
e Grinderman fino al più recente album di Nick Cave & the Bad
Seeds, Ghosteen.
La performance è stata filmata dal
pluripremiato direttore della fotografia Robbie
Ryan (The Favorite, Marriage Story, American Honey) nella
splendida West Hall di Alexandra Palace. Il montaggio è stato
curato da Nick Emerson (Lady Macbeth, Emma, Greta). La musica è
stata registrata da Dom Monks.
Idiot Prayer è il quarto film che
Nick Cave ha distribuito in collaborazione con Trafalgar Releasing,
dopo Distant Sky – Live in Copenhagen del 2018 diretto da
David Barnard, One More Time With Feeling del 2016 diretto
da Andrew Dominik e il pluripremiato 20,000 Days on Earth
diretto da Iain Forsyth e Jane Pollard.
Spiega Nick Cave: “L’idea di
questo film è nata dai miei eventi ‘Conversations With…’. Amavo
suonare versioni destrutturate delle mie canzoni in questi
spettacoli, distillandole nelle loro forme essenziali. Sentivo che
stavo riscoprendo di nuovo quelle canzoni e a un certo punto, ogni
volta che avevo del tempo a disposizione, ho iniziato a pensare di
entrare in uno studio e registrare queste versioni reinventate. Poi
è arrivata la pandemia: il mondo è entrato in lockdown ed è
precipitato in un silenzio inquietante e riflessivo. È stato in
questo silenzio che ho iniziato a pensare all’idea non solo di
registrare le canzoni, ma anche di filmarle. Abbiamo lavorato con
il team dell’Alexandra Palace – un luogo in cui avevo già suonato e
che adoro – per scegliere un giorno per filmare non appena fosse
stato permesso di riaprire l’edificio. Il 19 giugno 2020,
circondati da funzionari anti-Covid con termometri, operatori con
le mascherine, tecnici dall’aspetto nervoso e contenitori di gel
per le mani, abbiamo creato qualcosa di molto particolare e molto
bello che parlava in questo tempo incerto, pur non essendo in
nessun modo soggiogato ad esso. Da quel film è nato anche un album.
È una preghiera nel vuoto – da solo all’Alexandra Palace – un
ricordo di un momento strano e precario della storia. Spero che vi
piaccia“.
Idiot Prayer – Nick Cave
Alone è distribuito in Italia da Nexo Digital con i media
partner Radio Capital, MYmovies.it e Rockol.it. Le prevendite
dell’evento al cinema apriranno a partire dal 10 settembre su
nexodigital.it e su nickcave.com/idiotprayer. Per
ordinare l’album: nickcave.com/idiotprayer.
Nick Cave & The Bad Seeds saranno in
tour in Europa nella primavera/estate 2021. Info e biglietti su
nickcave.com.
Lucca Comics & Games da
oltre cinquant’anni celebra il fumetto, il gioco e le nuove forme
di storytelling. Un appuntamento dedicato alla cultura partecipata
che anno dopo anno è cresciuto cambiando, in equilibrio tra
innovazione e ricerca della soddisfazione del proprio pubblico.
Quest’anno Lucca Crea ha quindi deciso di interpretare la
contemporaneità, aprendo un cantiere per realizzare un nuovo
modello di festival che con calcolo e fiducia sapesse rispondere al
presente costruendo soluzioni attuabili (adesso) ma con valore per
gli anni a venire. È per questo che nel 2020 Lucca Comics &
Games si è trasformato in Lucca ChanGes.
Per rappresentare il nuovo progetto non basta un poster, ne
servono dieci, cento, mille, tutti i poster che può immaginare un
pubblico ampio come quello di Lucca. E per realizzare un’idea così
ambiziosa non è sufficiente un unico artista. Ecco allora
che Roberto Recchioni*, autore eclettico che
spazia dal fumetto ai romanzi, dal cinema ai videogiochi, si è
calato nel ruolo di narratore, il primo a supportare e interpretare
la trasformazione, invitando la grande comunità del festival a
continuare a sognare: dream on. È con questa
esortazione che si presenta il progetto visivo di Lucca ChanGes
2020. Una traccia, un foglio da riempire, quello usato dai
fumettisti per comporre le proprie tavole, e un community event che
si fa promotore di una proposta indirizzata a tutti i sognatori che
vogliono continuare a immaginare un mondo migliore.
In dieci+1 hanno accolto subito
l’invito a partecipare a questa grande opera collettiva, per
rappresentare la Lucca di tutti e che ognuno vorrebbe, quella che
deve cambiare per sopravvivere ed evolversi, per cui vale la pena
non perdersi d’animo e per la quale fare il tifo. Li abbiamo
chiamati dreamers. I primi artwork che
presentiamo oggi sono quelli di Fumetti
Brutti*, Gigi
Cavenago*, Fraffrog*e il
“+1” Leo Ortolani*, in omaggio alla sua saga
“299+1”.
I nomi degli altri dreamers saranno svelati nel corso dei
prossimi giorni e i loro poster saranno visibili insieme a quelli
di tutti coloro che vorranno realizzarli sul Poster
Wall nel sito www.luccachanges.com e
sul profilo Instagram della manifestazione. Un’esortazione
all’azione rivolta alla community, a tutti coloro che vogliono
realizzare e condividere il proprio personale poster di Lucca
ChanGes.
Cos’è esattamente Lucca ChanGes e come
funziona?
Un festival che si articola tra eventi dal vivo e contenuti in
streaming. Appuntamenti virtuali e incontri reali a Lucca e nei
campfire. Novità, conferenze, presentazioni, approfondimenti e
intrattenimento, il tutto fruibile in modalità diverse, a seconda
delle proprie necessità: da casa, nei campfire, oppure a Lucca, il
campfire più grande. Tutti gli eventi programmati nelle sale a
Lucca saranno trasmessi anche in streaming. Alcuni eventi saranno
realizzati solo per la visione online mentre altri si potranno
seguire in radio e in televisione, grazie alla collaborazione con
RAI.
È all’interno dell’offerta digitale
che si inserisce lo Store
di Lucca Comics & Games – edizione ChanGes, su Amazon.it, che
darà a tutti gli appassionati che seguiranno gli eventi da casa
l’opportunità di acquistare i titoli presentati. Inoltre sarà
possibile votare imperdibili pubblicazioni e ottenere il codice per
cinque eventi digitali esclusivi riservati a chi avrà fatto spese
sull’e-commerce ufficiale di Lucca ChanGes.
I Campfire saranno oltre cento in tutta
Italia, dei veri e propri avamposti del festival. Sono i luoghi
delle community che prima si ritrovavano a Lucca e che quest’anno
potranno farlo sotto casa, nei luoghi in cui da anni coltivano le
proprie passioni: fumetterie, librerie e negozi di giochi che
ospiteranno attività dedicate e pensate specificatamente per Lucca
ChanGes.
L’elenco dei primi sessanta campfire
è disponibile da oggi sul sito della manifestazione. L’accesso ai
campfire sarà gratuito, e seguirà le norme anti covid per la
vendita al dettaglio. Sarà inoltre possibile acquistare
un Campfire Pass che darà diritto a
ricevere una Bag of Goodies esclusiva con
prodotti realizzati da Lucca Crea e dagli editoripartner di Lucca
ChanGes, oltre che l’accesso ad attività esclusive a numero chiuso.
Una quota dei Pass, infine, rimarrà al negozio in chiave di
crowdfunding.
Ma cosa succederà nei campfire? A
seguire alcune anticipazioni a partire da Asmodée. Grazie a questo
editore sarà possibile partecipare a un torneo di 7
Wonders, il grande classico di Antoine Bauza, inoltre si
potrà acquistare in anteprima esclusiva il nuovo gioco di Carlo
Rossi, Final Hour, e infine – nella Bag – ci
saranno due mazzi del gioco di
carte KeyForge. Ma non finisce qui: si
giocherà in anteprima a Il Re in Giallo, il
gioco di ruolo di Need Games e a Brancalonia,
di Acheron Books, il primo gioco di ruolo in salsa Spaghetti
Fantasy.
Tutte le attività realizzate in
esclusiva per la rete dei campfire italiani (dalla possibilità di
acquistare i prodotti alcuni giorni prima dell’uscita negli altri
circuiti, passando per i gadget contenuti nella Bag), sono pensate
per valorizzare l’esperienza in-store e
massimizzare così il coinvolgimento del fan con il suo negoziante
di fiducia.
Le luci dei campfire si accenderanno anche a Shanghai,
Istanbul, Praga, Los Angeles, Belgrado, Il Cairo, Madrid, Jakarta,
Pretoria, Lione, Bucarest e Abu Dhabi, negli Istituti Italiani di
Cultura che ospiteranno una serie di iniziative tra cui la
presentazione del volume dedicato al graphic novel italiano scritto
da Giovanni Russo e una mostra, entrambi prodotti da Lucca Comics &
Games per celebrare la XX Settimana della lingua italiana
nel mondo, che si svolgerà dal 19 al 25 ottobre 2020 e avrà
come titolo L’italiano tra parola e immagine:
graffiti, illustrazioni, fumetti. Le mostre prevedono sia
installazioni in loco sia fruizioni digitali, tramite la
proposizione di video interviste e altri contributi multimediali.
Il progetto internazionale racconta le opere e il lavoro di molti
artisti italiani tra i quali: Paolo Bacilieri, Dino Buzzati, Sara
Colaone, Manuele Fior, Fumettibrutti, Francesca Ghermandi,
Gabriella Giandelli, Vittorio Giardino, Gipi, Igort, LRN, Lorenzo
Mattotti, Giacomo Monti, Leo Ortolani, Andrea Pazienza, Hugo Pratt,
Davide Reviati, Tuono Pettinato, Vanna Vinci, Zerocalcare.
Lucca sarà il campfire più
grande di tutti. Undici i luoghi adibiti a ospitare
gli eventi in programma. Non ci saranno gli stand e nemmeno le
attività libere all’aperto. La città ha messo a disposizione per
Lucca ChanGes spazi in cui svolgere incontri, presentazioni,
firmacopie e acquisti, seguire dimostrazioni di giochi e assistere
a spettacoli. Il tutto, ovviamente, nel rigido e scrupoloso
rispetto delle norme di sicurezza. IlPop-Up
Store di 1.000 mq, realizzato in collaborazione
con Il
Collezionista e DungeonDice,
consentirà di acquistare le novità editoriali.
Fra i vari spazi all’interno dello
store, anche un’area dedicata a una selezione
di fumetti autoprodotti, italiani e
internazionali, gestita in collaborazione con la
libreria Inuit di Bologna. Tutti gli
spazi e gli eventi saranno accessibili con l’acquisto di un
biglietto, disponibile a partire dall’inizio di ottobre.
Il programma sarà svelato progressivamente a partire da oggi
tramite il sito e i canali social della manifestazione. La prima
grande anteprima di questa edizione è Lucrezia
Forever! Il ritorno del Graphic Novel Theater dopo lo
straordinario successo di “Kobane Calling – On stage” e “Io sono
Cinzia”.
Al centro della nuova produzione di
Lucca Crea, insieme con il Teatro del Giglio,
un personaggio amatissimo da generazioni di donne (e non solo):
Lucrezia, ideata dalla fumettista Silvia Ziche per raccontare il
mondo femminile contemporaneo, in un riuscito mix di autoironia,
consapevolezza, tenerezza e realismo. In “Lucrezia
Forever!” assisteremo a un’avventura totalmente inedita, che andrà
oltre le acute vignette e le sagaci strisce. Sia la scrittura
originale sia la regia sono state affidate a Francesco
Niccolini, drammaturgo toscano che da molti anni lavora
con alcuni degli attori più importanti del teatro italiano (su
tutti Marco Paolini, Alessio Boni, Leo Gullotta, Enzo Vetrano e
Stefano Randisi). Lo affiancherà il responsabile di produzione
Cataldo Russo.
A dare voce e corpo a questa inedita
Lucrezia, a raccontarne la straordinaria umanità, le molteplici e
affascinanti sfumature sarà Amanda
Sandrelli. “Accanto” a lei una serie sorprendente di
altri personaggi, non di carne e ossa ma creati ad hoc per questa
produzione da Silvia Ziche e animati dalle geniali mani di Davide
Giannoni e Francesca Pasquinucci (Imaginarium Creative Studio).
Un’idea nata dalla collaborazione
con un partner di eccellenza a livello locale e nazionale: il
Teatro del Giglio, cuore culturale di Lucca e scenario ideale di
alcuni dei maggiori eventi che hanno segnato la storia di Lucca
Comics & Games (e che quest’anno sarà il cuore di Lucca ChanGes).
Lo sviluppo di nuovi progetti all’insegna del Graphic Novel Theater
è un ulteriore passo verso il riconoscimento di Lucca come “città
del fumetto E del teatro”, linguaggi affini che trovano sul palco
la loro unione ideale.
Il Cosplay torna protagonista con un
eccezionale Lucca Cosplay Live Show che
si svolgerà sabato 31 ottobre nell’auditorium di San Francesco,
mentre nel chiostro del Real Collegio sarà dato spazio alle
performance delle community cosplay. Quest’anno non saranno
autorizzate le parate così come non ci sarà il grande padiglione
Carducci, quello destinato a Lucca Games fuori dalle Mura; ci
saranno però performance giornaliere di pittura dal vivo al Pop Up
Store.
Prosegue la collaborazione con l’Ambasciata del
Giappone e con JNTO (Ente
Nazionale Turismo Giapponese) anch’essi presenti con eventi nel
Real Collegio e fruibili anche in forma digitale.
Fra i contenuti più attesi arriva la presentazione del nuovo
Graphic Novel di Zerocalcare, Scheletri, in
uscita il 15 ottobre per BAO Publishing. Un dibattito con l’autore
animerà una delle sale più belle del centro storico ma sarà
godibile anche comodamente da casa in live streaming.
Nel camp di Lucca, per il terzo anno, Audible –
società Amazon leader nell’audio entertainment di qualità
(audiolibri e podcast) – darà voce alle parole e alle storie,
andando oltre i confini della lettura e proponendo una serie di
appuntamenti che porteranno in vita esperienze indimenticabili, tra
cui l’arrivo per i membri italiani di due contenuti originali in
esclusiva su Audible.it: “The Sandman”e
“Assassin’s Creed Gold”.
Fra gli ospiti presenti in città anche Giorgio Calandrelli, in
arte Pow3r, uno tra i più
noti gamer professionisti al mondo, per
raccontare al pubblico di Lucca ChanGes e in particolare a tutti i
ragazzi che vogliono vivere il proprio sogno
da gamercome quei sogni possano diventare realtà.
Insieme ad Emilio Cozzi, Pow3R ripercorrerà
la sua carriera, da giovane appassionato a giocatore professionista
fino a diventare, grazie all’impegno e alla dedizione, il migliore
nel suo campo. Una carriera raccontata nella sua
autobiografia “Io sono Pow3R”, da oggi in
tutte le librerie.
Terry Brooks non rinuncia a festeggiare
con l’amato pubblico italiano l’epica chiusura della serie
di Shannara, una delle pietre miliari della
letteratura fantasy mondiale. Dopo quarant’anni di storia (il primo
libro è del 1977) e altrettanti volumi, con “The Last Druid”, in
uscita negli Stati Uniti il 27 ottobre, si chiude infatti anche il
ciclo della Caduta di Shannara. Terry sarà presente in streaming il
31 ottobre per rispondere alle domande dei fan.
Sergio Bonelli Editore è da sempre partner di Lucca e degli
organizzatori della manifestazione. Quest’anno in cui non è
prevista una presenza con lo stand e con gli autori sarà
l’occasione per raccontare a distanza alcuni nuovi progetti per il
2021, sia su carta che multimediali, e di celebrare l’albo
di Dampyr dedicato a Matera, con una
mostra dedicata.
Infine, per il secondo anno consecutivo, il Centro
nazionale trapianti è il partner sociale di Lucca
Comics & Games, che ha deciso ancora di sostenere e promuovere
nella sua community la cultura della donazione di organi, cellule e
tessuti. Si tratta di una scelta fondata su valori condivisi,
quelli che LC&G e il CNT hanno in comune. Il primo è
la comunità: chi sceglie di donare diventa
parte fondamentale del percorso del trapianto che in Italia salva
la vita di quasi quattromila persone ogni anno. Il secondo è
l’inclusione: tutti possono donare, tutti possono
ricevere, senza distinzioni di genere, provenienza, colore della
pelle o religione. LC&G & il CNT condividono anche il valore
della scoperta: l’innovazione è l’elemento
che pone l’Italia tra i paesi più avanzati al mondo in questa
branca della medicina. Infine, in comune ci
il rispetto per la volontà delle persone
che decidono di donare, e
la gratitudine che lega come un filo
invisibile chi riceve al suo donatore. Anche quest’anno Lucca
ospiterà incontri, spazi e testimonianze per parlare di donazione e
per raccontare le storie di chi ha donato e di chi, grazie alla
donazione, è tornato a vivere.
Ci saranno biglietti?
Lucca ChanGes è un evento prevalentemente
gratuito. Gli incontri digitali, quelli trasmessi su RAI,
nonché l’ingresso ai campfire saranno accessibili gratuitamente.
Nei campfire ci saranno anche attività esclusive dedicate a chi
acquista la Bag of Goodies, mentre Amazon riserverà
alcuni incontri digitali a chi effettuerà un ordine minimo sullo
store online.
Per quanto riguarda il Camp Lucca, è previsto un biglietto per
gli spettacoli serali e un mini-ticket per gli
incontri e le altre attività, con vantaggi esclusivi per i
programmi fedeltà dei nostri principali partner e sponsor. Non
esisterà quindi un biglietto giornaliero per la partecipazione a
tutte le attività che si svolgeranno in città, ma sarà necessario
prenotare gli incontri ai quali si desidera assistere. Come sempre
si potrà procedere a tali acquisti online e in prevendita, sul
sito www.luccachanges.com,
a partire da inizio ottobre.
Rifkin’s
Festival è il titolo originale ufficiale del nuovo
film di Woody Allen, girato in Spagna e realizzato
grazie al sostegno della Tripictures. Il film avrà come
protagonisti Elena Anaya,
Louis Garrel e Gina Gershon.
Il film racconta la storia di una
coppia americana sposata che si reca al San Sebastián Film
Festival. La coppia resta folgorata dalla magia del
festival e dei film in concorso, oltre che dalla bellezza e dal
fascino della Spagna. La donna avrà una relazione con un brillante
regista francese, mentre l’uomo si innamorerà di una bellissima
donna spagnola del luogo.
Il film sarà
prodotto da Mediapro Studio (che aveva già lavorato con Allen per
Vicky, Cristina, Barcelona) e da Gravier
Production in coproduzione con Wildside. La pellicola è stata
girata a San Sebastian la scorsa estate. Mediapro Studio
collaborerà con Gravier per quanto riguarda le vendite
internazionali.
Il film, dopo la presentazione nel
mese di settembre al San Sebastián Film Festival,
dovrebbe uscire in Spagna il prossimo autunno, naturalmente se le
sale cinematografiche saranno nuovamente agibili. Al momento,
dunque, è impossibile prevedere quando il film arriverà nel resto
del mondo.
Diana Rigg, la
vincitrice del Tony e dell’Emmy che è entrata nel mondo della
televisione con il suo ruolo di agente dei servizi segreti Emma
Peel in The Avengers negli anni ’60 e ha
interpretato Lady Olenna Tyrell in Game of Thrones
decenni dopo, è morta giovedì 10 settembre 2020, nella sua casa in
Inghilterra. Aveva 82 anni.
Rigg era una figura venerabile
nell’industria dell’intrattenimento britannica che lavorava
incessantemente sul palcoscenico, in TV e al cinema. “Era
un essere umano bellissimo, gentile e generoso che ha migliorato la
vita di tutti quelli che la conoscevano, oltre che una grande
attrice. Mi lascia un grande vuoto nel cuore “, ha detto
Lionel Larner, amico di lunga data e talent agent di Rigg.
Avere un ruolo chiave nella più
grande serie TV dell’ultimo decennio è stato un degno coronamento
della carriera di Rigg. In Game of Thrones della
HBO, Rigg ha recitato nei panni di Olenna Tyrell, conosciuta anche
come la Regina di Spine, a partire dalla terza stagione nel 2013. È
stata nominata agli Emmy come migliore Guest in una serie
drammatica per il suo lavoro nello show nel 2013, 2014 e 2015. In
molti la ricordano anche in Agente 007 – al servizio di sua
maestà.
La vedremo ancora in Last
Night in Soho, nuovo film di Edgar
Wright, e nella serie Black Narcissus,
ultimi lavori a cui ha partecipato prima di morire.
I Me contro Te, la coppia
del web più amata dai bambini, sono in arrivo su Infinity Premiere
dall’11 al 17 settembre con Me contro Te Il Film – La vendetta del Signor
S, la nuova avventura di Luì (Luigi Calagna) e
Sofì (Sofia Scalia) che farà divertire i più piccoli e le loro
famiglie.
Me contro Te Il Film – La vendetta del Signor
S campione di incassi, che segna il debutto
al cinema della coppia di YouTubers, il malefico Signor S sta
tramando vendetta e lavora ad un piano per diventare il padrone del
mondo. Luì e Sofì (i Me contro Te) saranno chiamati a
impedirglielo in una nuova avventura, regalando ai loro piccoli fan
e a tutte le famiglie divertimento e tante sorprese.
Da un soggetto di Luigi Calagna e
Sofia Scalia, Me contro Te Il Film – La vendetta del Signor
S è diretto da Gianluca Leuzzi e scritto da
Emanuela Canonico, Andrea Boin, Luigi Calagna e Sofia Scalia.
Zach Sobiech ha
catturato i cuori di tutti quando la sua canzone originale “Clouds”
ha fatto il suo debutto ed è diventata immediatamente virale nel
2012. Nel nuovo film originale Disney+Nuvole (titolo originale:
Clouds), che arriverà sulla piattaforma da venerdì 16
ottobre, il mondo verrà di nuovo ispirato dall’eredità musicale di
Zach e dalla sua storia che incarna la resilienza dello spirito
umano. Il film è basato sul libro di memorie “Fly a Little Higher”
della madre di Zach, Laura Sobiech.
Nuvole è diretto
da Justin Baldoni e prodotto da Andrew
Lazar, Justin Baldoni e Casey La Scala. La sceneggiatura è
di Kara Holden su una storia di Casey La Scala &
Patrick Kopka e Kara Holden. Il film è prodotto dai
Wayfarer Studios, Warner Bros. Pictures e Mad Chance / La
Scala Films.
Nuvole, la trama
Basato su un’incredibile storia
vera, Nuvole offre uno sguardo
affascinante e stimolante sulla dualità straziante della vita e una
testimonianza di ciò che può accadere quando si inizia a vivere
come se ogni giorno potesse essere l’ultimo. Zach Sobiech
(Fin Argus) è uno studente diciassettenne che ama
divertirsi e dotato di un naturale talento musicale, che convive
con l’osteosarcoma, un raro cancro alle ossa. All’inizio del suo
ultimo anno scolastico si sente pronto per affrontare il mondo ma,
quando riceve la notizia che la malattia si è diffusa, lui e la sua
migliore amica e coautrice di canzoni Sammy (Sabrina Carpenter)
decidono di trascorrere il tempo limitato che gli rimane inseguendo
i loro sogni. Con l’aiuto del suo mentore e insegnante, il signor
Weaver (Lil Rel Howery), a Zach e Sammy arriva l’occasione della
vita e viene offerto loro un contratto discografico. Con il
sostegno dell’amore della sua vita, Amy (Madison Iseman), e dei
suoi genitori, Rob e Laura (Tom Everett Scott e Neve Campbell),
Zach intraprende un viaggio indimenticabile sull’amicizia, l’amore
e il potere della musica.
La televisione italiana è sempre
ricca di contenuti, tra film e fiction, che traggono ispirazione
dalla vita quotidiana, dalla letteratura e dalla storia del nostro
paese. Oggi vi parliamo di una delle fiction più amate della tv
degli ultimi anni, Rocco Schiavone.
In onda dal 2016 su Rai
2, Rocco Schiavone è una fiction tratta
dalle opere letterarie di Antonio Manzini,
interpretata da Marco
Giallini. La serie, ormai arrivata alla sua terza
stagione, racconta delle avventure immaginarie di Rocco Schiavone,
un poliziotto dal carattere difficile, irascibile e instabile e che
detesta le regole.
Rocco Schiavone cast e trama
A causa della sua condotta non
conferme alle regole dell’arma, Rocco Schiavone (Marco
Giallini), viene trasferito per motivi disciplinari da
Roma ad Aosta. Nonostante si trovi in un ambiente lavorativo
completamente diverso da quello a cui era abituato, il vice
questore aggiunto della polizia continua a fare il suo lavoro senza
risparmiarsi.
[ATTENZIONE!
SPOILER]
Nel tranquillo capoluogo
valdostano, Rocco è proprio come un pesce fuor d’acqua. I suoi modi
arroganti, la sua abitudine di fumare spinelli e il suo disprezzo
per le regole, non rendono facile la transizione tra gli uffici.
Inoltre, a complicare la situazione di Rocco, è la presenza
costante della moglie Marina, morta da tanti anni,
ma che gli compare sotto forma di allucinazione. Queste visioni,
oltre a rendere difficoltosa la quotidianità, continuano a minare
anche la vita privata di Rocco. Tutte le sue relazioni
sentimentali, infatti, devono fare i conti con il suo umore
impossibile e altalenante e con il ricordo ingombrante della
moglie.
Rocco non riesce a darsi pace per
la morte di sua moglie poiché la sua scomparsa non è stata una
fatalità; Marina è stata assassinata e Schiavone vuole farsi
giustizia da solo. Convinto di poter gestire la situazione e
affrontare i suoi problemi infrangendo le regole a proprio
piacimento, Rocco nasconde a tutti la morte del criminale Luigi
Baiocchi, assassino della moglie. La scomparsa però di Baiocchi
insospettisce suo fratello Enzo Baiocchi (Adamo
Dionisi), che dal carcere accusa Schiavone di omicidio e
occultamento di cadavere a Fiumicino. Questo costringerà Rocco a
scappare per evitare di finire in prigione.
Rocco Schiavone libri
Quello di Rocco
Schiavone è un personaggio immaginario creato dalla penna
di Antonio Manzini, autore di una serie di romanzi
e racconti polizieschi di cui Schiavone è protagonista.
Pubblicati dalla case editrice
Sellerio, i racconti di Manzini che hanno come
protagonista Rocco sono tutti autoconclusivi e di solito si
focalizzano su di un particolare caso di omicidio affidato al vice
questore Schiavone. Il filo conduttore che lega tutti i racconti e
romanzi è la storia personale di Rocco, un personaggio dal passato
doloroso e dal presente oscuro e complesso.
I romanzi o
raccolte dedicati a Rocco Schiavone sono in tutto
10:
Pista nera, 2013, Sellerio
La costola di Adamo, 2014, Sellerio
Non è stagione, 2015, Sellerio
Era di maggio, 2015, Sellerio
Cinque indagini romane per Rocco Schiavone,
2016, Sellerio
7-7-2007, 2016, Sellerio
Pulvis et umbra, 2017, Sellerio
L’anello mancante. Cinque indagini di Rocco
Schiavone, 2018, Sellerio
Fate il vostro gioco, 2018, Sellerio
Rien ne va plus, 2019, Sellerio
Ah l’amore l’amore, 2020, Sellerio
I racconti
singoli, invece, dedicati al vice questore sono 11:
L’accattone, racconto
nell’antologia Capodanno in
giallo (2012), Sellerio
Le ferie d’agosto, racconto
nell’antologia Ferragosto in
giallo (2013), Sellerio
La ruzzica de li porci, racconto
nell’antologia Carnevale in
giallo (2013), Sellerio
Buon Natale, Rocco!, racconto
nell’antologia Regalo di Natale (2013),
Sellerio
Rocco va in vacanza, racconto
nell’antologia Vacanze in giallo (2014),
Sellerio
Castore e Polluce, racconto
nell’antologia Turisti in giallo (2015),
Sellerio
L’anello mancante, racconto
nell’antologia La crisi in
giallo (2015), Sellerio
…e palla al centro, racconto
nell’antologia Il calcio in
giallo (2016), Sellerio
Senza fermate intermedie, racconto
nell’antologia Viaggiare in
giallo (2017), Sellerio
L’eremita, racconto
nell’antologia Un anno in giallo (2017),
Sellerio
L’amore ai tempi del Covid-19, pubblicato
on-line (2020), Sellerio
Rocco Schiavone 4 anticipazioni:
una nuova stagione
Le avventure televisive di
Rocco Schiavone, iniziate nel 2016, a oggi contano
3 stagioni e un totale di 16
episodi. Tuttavia, pare proprio che sia in arrivo questo
inverno l’attesissima quarta stagione della fiction. In una recente
intervista a Panorama, il
produttore Rosario Rinaldo, ha svelato alcune
anticipazioni sulle nuove puntate della serie in arrivo nel
2021.
[ATTENZIONE! SPOILER]
Dopo lo stop da pandemia, la troupe
e il suo protagonista sono tornati sul set qualche settimana fa,
cominciando le riprese in Valle d’Aosta che poi termineranno a
Roma. In queste nuove puntate Rocco Schiavone si
troverà a dover affrontare nuove indagini con un finale shock. Il
protagonista sarà infatti coinvolto in un grave incidente che lo
costringerà a letto e a una lenta convalescenza.
Due delle nuovissime puntate della
quarta stagione di Rocco Schiavone sono tratte dagli ultimi romanzi
pubblicati da Manzini, Rien ne va plus (2019) e
Ah l’amore l’amore (2020). In uno di questi
episodi, viene assaltato un furgone portavalori del Casinò di Saint
Vincent con all’interno ben tre milioni di euro. Una delle due
guardie giurate viene ritrovata sul luogo dell’incidente in stato
di shock e racconta che a rubare i soldi pare sia stato il suo
collega che lo ha costretto a caricare il furgone nel container di
un camion. Toccherà a Schiavone cercare di sbrogliare questa
intricata matassa.
Inoltre, a complicare la vita del
vice questore, c’è anche l’indagine ancora aperta sulla sparizione
di Luigi Baiocchi. Mentre gli scavi a Fiumicino,
per ritrovare il corpo di Luigi Baiocchi, non portano a niente,
sparisce misteriosamente anche Enzo Baiocchi, agli
arresti domiciliari, che aveva accusato Schiavone di essere
l’assassino del fratello. [fonte:
Panorama]
Rocco Schiavone 4
andrà in onda su Rai 2 a partire dal
2021.
Rocco Schiavone streaming su
RaiPlay
Tutte le puntate delle tre stagioni
di Rocco Schiavonesono
disponibili in streaming sul sito ufficiale di RaiPlay. Per
accedere ai contenuti multimediali basterà effettuare la
registrazione sul sito.
Per il cultori del genere
horror non c’è tantissimo spazio di manovra nell’universo
televisivo. Le serie tv horror sono infatti poche e non sempre
riescono a incontrare il favore del pubblico. Negli ultimi anni,
oltre alla fortunata American Horror
Story che porta la firma di Ryan
Murphy, si è distinta per originalità anche la serie
The Strain.
Creata dal famoso regista Guillermo del
Toro e da Chuck Hogan, la serie
The Strain si basa sulla trilogia di libri
Nocturna, scritta dagli
stessi del Toro e Hogan, che comprende tre volumi, La
Progenie (The Strain), La Caduta (The
Fall) e Notte Eterna (The Night Eternal). I tre
volumi, rispettivamente, hanno ispirato la prima, seconda e terza
stagione della serie.
The Strain: la trama e il
cast
Ci troviamo all’aeroporto
internazionale John Fitzgerland Kennedy di New York quando un aereo
proveniente da Berlino atterra su suolo americano con luci spente e
porte sigillate. Temendo si tratti di un potenziale attacco
terroristico e batteriologico, le autorità contattano subito il CDC
e l’epidemiologo Ephraim Goodweater (Corey
Stoll) affinché venga ad analizzare la situazione.
Insieme alla sua squadra di collaboratori, Nora Martinez (Mia
Maestro) e Jim Kent (Sean
Astin), Ephraim mette in sicurezza l’area e comincia a
ispezionare l’areo. All’interno del velivolo Goodweather e i suoi
trovano centinaia di morti e solo quattro sopravvissuti.
Non conoscendo ancora la causa del
decesso di queste persone, i corpi vengono trasferiti all’obitorio
per le autopsie e i sopravvissuti messi in isolamento sorvegliato.
Per i tre medici Goodweather, Martinez e Kent sembra proprio che si
tratti di uno strano virus ancora sconosciuto e l’unica chance che
hanno per trovare la causa di tutte quelle morti è analizzare il
comportamento dei pochi ancora in vita. Ma il lavoro degli
epidemiologi si rivela molto più difficile del previsto.
I corpi senza vita dei passeggeri,
smistati negli obitori dello stato, cominciano misteriosamente a
sparire e una serie di efferati delitti si verificano sui luoghi
delle sparizioni. Come se non bastasse, anche i sopravvissuti in
osservazione sembrano iniziare a manifestare strani sintomi,
trasformandosi lentamente in letali vampiri.
Impreparati a una minaccia così
antica e di una tale portata, Goodweather, Martinez e Kent dovranno
iniziare a raccogliere tutte le informazioni utili necessarie per
poter affrontare questi mostri. Con l’aiuto di Abraham Setrakian
(David
Bradley), un anziano armeno sopravvissuto
all’Olocausto e esperto di occultismo, la quadra dovrà trovare il
modo per salvare così i propri cari, la città e infine il mondo
intero.
The Strain 4: ultima
stagione?
Dopo la messa in onda del pilot nel
2014 su FX – episodio diretto da
Guillermo del
Toro in persona -, The Strain ha
continuato la sua corsa per 4 stagioni e
46 episodi. Il motivo di una tale longevità non si
deve solo alla fama di del Toro ma all’effettiva qualità della
serie.
Create un prodotto televisivo a
puntate spaziando tra i generi horror e fantasy non è per niente
facile. Ne sa qualcosa Ryan
Murphy che, con alcune stagioni di American Horror
Story, è passato velocemente da TOP a FLOP. Questo
accade soprattutto quando in una serie si cominciano a inserire
personaggi non funzionali alla storia e puntate filler che
rallentano il ritmo. Con The Strain questo non succede e ogni
personaggio si inserisce perfettamente nel plot principale
ed evolve fino a completare la sua storyline.
[SPOILER
ALERT]
In The Strain 4
ormai gli strigoi,
controllati dal Supremo, si aggirano indisturbati. Queste creature
non sono vampiri comuni, generati da creature immortali tramite
morso con trasmissione di veleno, ma bensì generati da un letale
parassita. Si tratta di un piccolo verme che, una volta
introdottosi nel circolo sanguigno di un essere umano ospite,
introduce un virus vettore di vampirismo molto veloce e incurabile.
Questo virus agisce sul codice genetico dell’ospite causando
numerose e radicali trasformazioni fisiche.
In questa stagione il mondo è ormai
sprofondato in un gelido e buio inverno a causa di una terribile
esplosione nucleare causata da Zach
(Max Charles), figlio di Ephraim (Corey
Stoll). Nove mesi dopo, gli strigoi, ormai in grado di
muoversi anche durante il giorno, hanno instaurato un regime
totalitario in cui gli umani sono al loro servizio. Nonostante lo
status quo sia cambiato, la resistenza dei pochi umani rimasti
resta attiva e vigile, aspettando il momento giusto per combattere
gli invasori.
The Strain 5: la fine di
un’avventura
Il piano iniziale di Guillermo del
Toro e Chuck Hogan era quello di una
serie divisa in tre parti, ognuna delle quali avrebbe coperto uno
dei libro della trilogia di Nocturna. Invece, la
coppia di autori ci ha regalato una quarta stagione conclusiva
tutta incentrata sulla battaglia finale tra strigoi e
esseri umani.
[SPOILER
ALERT]
I malvagi strigoi,
controllati dal malvagio vampire detto Supremo,
credono ormai di avere il mondo e l’umanità in pugno. Dopo la
guerra nucleare, tutto sulla terra è stato distrutto e l’oscurità e
le macerie hanno permesso agli strigoi di prosperare. Eppure c’è
chi nell’ombra pianifica la loro disfatta.
Ephraim, insieme ad alcuni
sopravvissuti alla strage degli strigoi, è intenzionato a
utilizzare uno degli ordigni nucleari nascosti dall’orribile
nemico, per eliminare ogni traccia di vampiro dalla faccia della
terra, a partire dal Supremo. Questa creatura millenaria, oltre a
essere il capo degli strigoi, è anche il vampiro più pericoloso in
circolazione. Si tratta del più giovane dei sette vampiri
leggendari, dotato di straordinari poteri e in grado di
impossessarsi dei corpi delle persone.
Per poter sconfiggere ed eliminare
il Supremo, Ephraim dovrà agire con astuzia e sacrificare se stesso
per il bene dell’umanità. Nello scontro finale,
infatti, per salvare suo figlio Zach, da tempo sotto il controllo
del Supremo, Eph cadrà sotto la possessione del vampiro leggendario
e finirà per saltare in aria a causa dell’ordigno da lui stesso
armato contro il capo degli strigoi.
Con il Supremo fuori dai giochi, la
maggior parte dei vampiri ormai sterminati e alcuni di loro
rinchiusi in gabbia, cinque anni più tardi l’umanità inizia la
ricostruzione e una nuova vita.
Con un finale così, nonostante
l’insistenza dei fan, gli autori della serie non hanno lasciato
spazio ad una possibile nuova stagione. The Strain
5 quindi resta solo un miraggio lontano.
The Strain streaming ita
Attualmente in Italia la serie tv
The Strain di Guillermo del
Toro e Chuck Hogan è disponibile in
streaming solo su Sky
Atlantic e su NOW TV. Per
i cittadini residenti negli States, è possibile inoltre acquistare
gli episodi su Google
Play o su Amazon Prime
Video.
Celebre attrice protagonista di
film parodia, Carmen Electra ha negli anni
costruito una carriera sulla comicità irriverente e politicamente
scorretta. Presente infatti in titoli come Scary
Movie o Epic Movie, l’attrice ha sempre
dimostrato un certo gusto per lo scandalo e il trash. Ricca di
eccessi, la sua vita non si basa però soltanto sul cinema, ma anche
su numerose attività collaterali, che vanno dalla musica alla
produzione di speciali dedicati allo striptease. Altrettanto nota è
la sua travagliata vita sentimentale, che l’hanno vista coinvolta
in relazioni con note personalità dello spettacolo.
Ecco 10 cose che non sai di
Carmen Electra.
2Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Carmen Electra in Scary Movie
5. Ha partecipato al primo film della
saga. Grande popolarità l’attrice l’ebbe partecipando al
film comico demenziale Scary Movie, il quale in forma di
parodia trae spunto dai più importanti film horror e thriller della
storia del cinema. La Electra appare nell’incipit del film,
ricoprendo il ruolo di Drew Decker. Gli eventi che accadono al suo
personaggio sono una chiara trasfigurazione in chiave comica di
quelli che avvengono alla Casey Becker interpretata da Drew
Barrymore in Scream. Pur apparendo soltanto nei
minuti iniziali del film, la Electra ebbe modo di rimanere
particolarmente impressa nell’immaginario degli
spettatori.
Carmen Electra in Vacanze di Natale
2000
4. Ha recitato nel noto
cinepanettone. Divenuta nota in seguito alla serie
Baywatch, l’attrice venne chiamata a recitare nel film
comico italiano Vacanze di Natale 2000. Qui ha ricoperto
il ruolo di Esmeralda, la quale è inizialmente l’amante del
personaggio Ettore Colombo, interpretato da Massimo
Boldi. Nel corso della sua storia, tuttavia, ella finirà
con l’innamorarsi di Marco Colombo, il figlio del suo amante. In
seguito ad una serie di rocamboleschi imprevisti, i due finiranno
per fidanzarsi, e il giovane seguirà la bella Esmeralda a
Cuba.
Carmen Electra e Dennis Rodman
3. È stata sposata con il celebre
giocatore dell’NBA. Tra le relazioni più famose
dell’attrice si annovera quella con la star del basket
DennisRodman. I due sono noti
per aver intrattenuto una turbolenta relazione, che li ha anche
portati al matrimonio, durato però soltanto dal novembre del 1998
all’aprile del 1999. Rodman e l’attrice sembra si siano conosciuti
nel corso di una festa in discoteca, e nel corso delle settimane
seguenti hanno intensificato i loro incontri, con lo sportivo che
in più occasioni le ha permesso di seguire gli allenamenti e gli
spostamenti della sua celebre squadra, i Chicago Bulls.
2. Ha partecipato al documentario
The Last Dance. Nel 2020 l’attrice è apparsa come
intervista negli episodi quattro e dieci della docuserie Netflix
The Last Dance, incentrata proprio sui Chicago Bulls. Qui
l’attrice ha raccontato alcuni retroscena della sua relazione con
Rodman, rivelando anche diversi dettagli piccanti. L’attrice si è
dichiarata contenta di poter far parte del racconto di quella
stagione sportiva, da lei considerata irripetibile. Anche se il
rapporto con Rodman si interruppe anni fa, lei conserva ancora un
ricordo splendido delle giornate con lui.
Carmen Electra: età e altezza
1. Carmen Electra è nata a
Sharonville, in Ohio, il 20 aprile del 1972. L’attrice è
alta complessivamente 159 centimetri.
Celebre attore comico di origini
napoletane, Alessandro Siani è da molti
considerato l’erede di Massimo Troisi, anche se è
questo un paragone che non piace al diretto interessato. Nel corso
della sua carriera, ad ogni modo, Siani si è distinto come
protagonista di alcune delle commedie di maggior successo degli
ultimi anni, e dal 2013 ha anche intrapreso una fortunata carriera
da regista. Ha così potuto dar vita a storie sue, poi
particolarmente apprezzate dal grande pubblico. Diviso tra cinema e
televisione, Siani è tutt’oggi uno dei nomi di punta del panorama
comico italiano.
Ecco 10 cose che non sai di
Alessandro Siani.
2Parte delle cose che non sai
sull’attore
Alessandro Siani: la sua vita privata con
moglie e figli
5. È estremamente riservato.
L’attore è notoriamente restìo a condividere dettagli sulla propria
vita privata e famigliare. È tuttavia noto il suo legame con una
donna, conosciuta ancor prima di diventare famoso al cinema. I due
sembra si siano sposati nel 2008 e hanno in seguito avuto due
figli. Siani è stato avvistato in diverse occasioni in compagnia
della famiglia, ma tenta continuamente di sfuggire all’intrusione
della popolarità nel suo privato.
Alessandro Siani è su Instagram
4.Ha un account
personale. L’attore è presente sul social network
Instagram con un profilo ufficiale seguito da 237 mila persone.
All’interno di questo, con circa 200 post, è solito condividere
immagini relative a suoi momenti di svago, in compagnia di amici o
colleghi. Non mancano poi anche foto di curiosità a lui legate,
come anche di luoghi da lui visitati o serate di gala a cui ha
preso parte. Nei suoi post più recenti lo si può ad esempio vedere
in compagnia di celebri personalità come Diego Maradona e Nino
D’Angelo.
3. Utilizza il social per promuovere
il proprio lavoro. Tramite il proprio profilo, inoltre,
l’attore condivide con i propri follower immagini promozionali dei
suoi progetti da interprete. Non mancano anche numerosi dietro le
quinte, curiosità e anche notizie relative alla sua fortunata
attività teatrale. Così facendo, Siani permette ai suoi follower di
rimanere continuamente aggiornati sui suoi progetti attuali o
futuri.
Alessandro Siani a teatro
2. Ha dato vita a numerosi spettacoli
di successo. Siani è noto per la sua fervida attività
teatrale, incominciata ben prima di quella cinematografica.
Divenuto famoso grazie al palcoscenico, l’attore non ha negli anni
mai abbandonato tale forma di spettacolo, a cui si dichiara legato
in modo indissolubile. I suoi primi spettacoli furono
Fiesta e Tutti Bravi, rispettivamente del 2004 e
del 2005. Dal 2009 fino al 2011 ha invece portato in scena Più
di prima, seguito da Sono in zona (2011-2013). Negli
ultimi anni si è invece dedicato all’adattamento teatrale di suoi
film come Il principe abusivo (2015) e Felicità
tour (2019).
Alessandro Siani: età e altezza
1. Alessandro Siani è nato a
Napoli, il 17 settembre del 1975. L’attore è alto
complessivamente 178 centimetri.
Considerato il maestro del cinema erotico
italiano, Tinto Brass si è affermato nel corso
della sua carriera come regista originale e provocatorio, capace di
sfidare tanto il buoncostume quanto le istituzioni. Con i suoi
film, non tutti appartenenti al genere erotico, ha infatti
costruito un immaginario ancora oggi lucido nelle menti dei suoi
spettatori, incantati dalla grazia con cui il regista milanese ha
saputo trattare temi spesso tabù. Ancora oggi, nonostante si sia
pressocché ritirato, Brass rimane una figura emblematica, che ha
saputo a modo suo raccontare l’Italia e l’italianità dei suoi
tempi.
Ecco 10 cose che non sai di
Tinto Brass.
2Parte delle cose che non sai sul
regista
Tinto Brass e Milo Cotogno
5. Ha fatto debuttare al cinema il
noto attore. Brass è noto per aver scoperto, con i suoi
film, molte attrici poi divenute particolarmente celebri. Egli,
tuttavia, fu anche il primo ad assegnare un ruolo cinematografico
all’attore Lorenzo Branchetti, meglio noto per aver interpretato il
folletto Milo Cotogno nel programma per bambini
Melevisione. Branchetti, infatti, prese parte al film
Senso 45, rilettura in chiave erotica del racconto di
Camillo Boito. Qui egli interpreta la parte di un
soldato.
La Tinto Brass Street Band
4. Esiste una band dedicata a
lui. Che Tinto Brass sia ormai entrato a far parte
dell’immaginario comune è cosa ormai nota, e lo conferma
l’esistenza di una band intitolata proprio in suo onore. La
Tinto Brass Street Band, attiva dal 2012, è un
noto gruppo musical che attinge le proprie fonti d’ispirazione dal
sound del jazz di New Orleans. Il loro album d’esordio, inoltre, è
intitolato proprio Monella, come uno dei più celebri film
del regista milanese.
Tinto Brass: chi è sua moglie
3. Ha avuto un lungo
matrimonio. Nel 1957, a Venezia, Brass sposa Carla
Cipriani, da lui conosciuta durante l’adolescenza. Il loro
matrimonio durerà più di quarant’anni, permettendo loro di
collaborare insieme in più occasioni. La Cipriani, infatti, si è
distinta come sceneggiatrice di alcuni dei film del marito, tra cui
Monella e Fallo!. La sua attività tuttavia non si
limitava solo a ciò, ma svolse anche ruoli legati alla produzione.
Brass ha infatti sempre sostenuto che dietro i suoi più grandi
successi vi sia il lavoro di sua moglie, vera mente e fonte
d’ispirazione per i film realizzati.
2. Si è sposato una seconda
volta. Il matrimonio con la Cipriani finisce nel momento
in cui lei viene a mancare, nel 2006. A diversi anni di distanza,
nel 2017, Brass si sposa una seconda volta con la psicanalista e
attrice Caterina Varzi. La loro cerimonia di unione si svolge
all’interno della villa romana del regista e viene annunciata poco
dopo. Ad oggi la coppia non ha dato voce a particolari notizie nei
loro confronti, preferendo mantenere un velo di riservatezza a
riguardo.
Tinto Brass: dove è nato
1. Tinto Brass è nato a
Milano, Italia, il 26 marzo del 1933, da una famiglia
gorizia di remote origini austriache.
Icona degli anni Novanta, l’attrice
Uma Thurman vanta nella sua carriera una serie di
film e personaggi che da soli le bastano per ottenere una fama e
una riconoscibilità unica. Celebre per la sua grinta e il suo
carisma, l’attrice ha infatti preso parte a titoli estremamente
popolari, collaborando con registi che le hanno permesso di
maturare come interprete.
Oggi la Thurman è celebrata come una
delle più dotate attrici della sua generazione, ancora protagonista
di film di successo in cui non manca di dare continuamente prova
della propria versatilità. A rimanere particolarmente memorabili,
tuttavia, sono i personaggi a cui ha dato vita per alcuni film di
Tarantino.
Ecco 10 cose che non sai su
Uma Thurman.
2Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Uma Thurman e Quentin Tarantino
5. È la musa del regista.
Benché il loro ultimo film insieme risalga al 2004, l’attrice e il
regista Quentin Tarantino hanno sempre mantenuto
negli anni un solido rapporto, iniziato grazie al film Pulp
Fiction. Tarantino raccontò infatti di essere rimasto stregato
dalle qualità dell’attrice, e che desiderava fare di lei la sua
musa. Fu proprio grazie al regista che la Thurman ottenne quelli
che sono ricordati come i ruoli più celebri della sua carriera.
Ancora oggi i due non mancano di riunirsi in occasione di eventi
particolari, dimostrando il buon rapporto che lì lega al di là del
cinema.
Uma Thurman: chi è suo marito
4. È stata sposata con noti
attori. Ad oggi l’attrice si è sposata per due volte tra
gli anni Novanta e i primi del Duemila. Il primo matrimonio risale
infatti al 1990, quando la Thurman sposa l’oggi premio Oscar
Gary
Oldman. La loro storia d’amore dura però soltanto fino
al 1992, e fa posto alla più duratura relazione con l’attore
Ethan
Hawke. I due, conosciutisi sul set di
Gattaca, decisero poi di sposarsi nel 1998. In quello
stesso anno ebbero poi la prima figlia, Maya
Hawke, mentre nel 2002 nacque il secondo figlio. La coppia
divorziò poi nel 2005.
Uma Thurman e sua figlia
3. Sua figlia ha seguito le sue
orme. La prima figlia dell’attrice, Maya, è oggi una
promettente attrice, già comparsa nella terza stagione della
popolare serie Stranger
Things e nel nuovo film di Tarantino, C’era una volta a…
Hollywood. La Thurman, a tal proposito, si è dichiarata
particolarmente entusiasta della carriera intrapresa dalla figlia,
la quale sembra avere tutte le carte in regola per affermarsi al
pari dei genitori. L’attrice protagonista di Pulp Fiction
ha inoltre affermato che al momento non vi è stata occasione di
recitare insieme alla figlia, ma che è questo un desiderio che
sperano entrambe di realizzare quanto prima.
2. La figlia l’ha motivata in difesa
dell’ambiente. Di recente Maya Hawke ha guadagnato molti
consensi sui social con un post dove criticava le generazioni
precedenti e i loro sprechi a danno dell’ambiente. In tale
messaggio, inoltre, la giovane attrice accusa anche i suoi stessi
genitori. Sembra infatti sia stata proprio la figlia a far nascere
nella Thurman il desiderio di contribuire nella protezione
dell’ambiente. Ha così iniziato a prendere parte a gala benefici,
sostenendo attivamente diverse organizzazioni per la salvaguardia
ambientale e della vita animale.
Uma Thurman: età e altezza
1. Uma Thurman è nata a
Boston, nel Massachusetts, Stati Uniti, il 29 aprile del
1970. L’attrice è alta complessivamente 180 centimetri.
Nel corso degli anni, ci sono stati
numerosi tentativi di dare nuova vita al franchise di Terminator, e nessuno di loro è riuscito
davvero a reggere il confronto con i primi due film. Anche se
Terminator:
Dark Fate di Tim Miller è stato accolto con maggiore
entusiasmo rispetto agli sforzi passati, si è comunque rivelato un
flop al botteghino, mettendo nuovamente in dubbio il futuro della
saga.
Uno di quegli “sforzi passati” è
stato Terminator: Salvation del 2009. Nonostante un
cast stellare che includeva
Christian Bale, Sam Worthington e Bryce Dallas Howard, il film
viene ancora oggi ricordato come uno degli episodi meno memorabili
dalla saga. Durante una recente intervista con
CBR, il regista McG ha rivelato che esiste una versione
alternativa di Salvation, diversa dal taglio arrivato
nelle sale, che probabilmente i fan apprezzerebbero di più.
“È interessante perché mi sento
come se avessimo fatto davvero bene con Terminator ma, alla fine, è
chiaro che abbiamo sbagliato per via della reazione dei fan fan e
questa cosa mi ha davvero spezzato il cuore. Adesso, stranamente,
penso che il film stia invecchiando meglio”.
“E c’è anche un taglio
diverso”, ha continuato il regista. “Esiste la mia
versione di quel film e ci sono alcune persone online che parlano
di volerla vedere. Ed è altrettanto interessante! Ma penso di aver
capito molte cose. Ovviamente penso che anche Jonathan Nolan, che
alla fine non è stato accreditato tra gli sceneggiatori, abbia
fatto del suo meglio. Forse il taglio che ho di quel film nascosto
è la risposta. È più oscuro! (ride). Non lo so, questo spetta ai
fan dirlo.”
Distaccandosi dai film precedenti,
Terminator: Salvation è ambientato nel
2018 e si concentra sulla guerra tra la rete di macchine Skynet e
l’umanità, mentre i militari rimasti nel mondo si sono organizzati
per formare la Resistenza per combattere contro le macchine
assassine di Skynet. Nel film Bale veste i panni di John
Connor.
Sappiamo ormai da diverso tempo che
in The
Flash il personaggio di Barry Allen “collaborerà” non
soltanto con il Batman di Michael Keaton ma anche con quello di Ben
Affleck. Ma quali altri team up sarebbe bello vedere all’interno
del DCEU?
ComicBookMovie ne ha ipotizzati ben 10:
1Batman/Robin
La prospettiva di un altro
team up tra Batman e Robin è sicuramente allettante, soprattutto
dopo il film del 1997 di Schumacher. Anche il franchise di The
Batman (ammesso che ci saranno dei sequel) potrebbe
reinventare senza sforzo la loro dinamica.
Che si tratti di
esplorare la relazione del Crociato Incappucciato con il primo
Robin (Dick Grayson, che in seguito diventerà Nightwing), con Jason
Todd (che alla fine “muore” e ritorna nei panni del malvagio e
violento vigilante Cappuccio Rosso) o, cosa ancora più
interessante, con suo figlio Damian Wayne, sarebbe fantastico da
vedere e una scelta con cui i fan sarebbero certamente
d’accordo.
Il live action di Mulan ha incassato 33,5 milioni di dollari
soltanto nel primo weekend d’uscita su Disney+. Il film di
Niki Caro sarebbe dovuto arrivare nelle sale lo scorso Marzo,
ma a causa della pandemia di Covid-19 è stato prima posticipato a
Luglio e poi ad Agosto. Alla fine, la Casa di Topolino ha optato
per un’uscita esclusiva – e a pagamento – direttamente sulla
piattaforma di streaming.
Come riportato da
MediaPost, l’acquisto del live action attraverso il servizio ha
fruttato alla Disney ben 33,5 milioni di dollari soltanto nel primo
weekend d’uscita. Samba TV, una società che si occupa di monitorare
gli acquisti degli utenti, ha stimato che il film è stato visto da
circa 1,12 milioni di spettatori negli Stati Uniti. Inoltre, la
richiesta di
Mulan ha aumentato notevolmente anche i download
generali della piattaforma, che sono saliti a oltre il 68%.
Al momento non sappiamo se questi
standard saranno mantenuti e se l’operazione Mulan potrà, alla fine, considerarsi un vero
successo per la multinazionale o soltanto un passo falso.
Nonostante il film sia stato accolto generalmente bene dalla
critica internazionale, ci sono state numerose polemiche che ne
hanno affossato l’immagine nelle ultime settimane, con diversi
movimenti che hanno inneggiato al boicottaggio della pellicola.
Le polemiche nate attorno a Mulan
Come sappiamo, infatti,
Mulan arriverà al cinema nei paesi in cui Disney+ non è disponibile. Tra questi
figura anche la Cina, dove il film è atteso nelle sale a partire
dall’11 Settembre. Come si legge sul
New York Times e su
Indiewire, le proteste nei confronti del film hanno iniziate a
farsi piedi dopo l’arresto (e il successivo rilascio su cauzione)
dell’attivista hongkonghese Agnes Chow, che in molti hanno sempre
indicato come “la vera Mulan” per via delle sue lotte contro
l’estensione dell’egemonia del Partito Comunista Cinese nell’ex
protettorato britannico.
Ancora, il film è stato ampiamente
criticato perché la Disney ha inserito nei titoli di coda del film
alcuni ringraziamenti alle autorità cinesi, in particolare alle
autorità della provincia dello Xinjiang, regione che ha ospitato
gran parte della produzione del film. Come si legge sul
Guardian, la polemica è nata dal fatto che quella zona ospita
alcuni “campi di detenzione” dove le autorità del Partito Comunità
Cinese si starebbero rendendo complici di un genocidio demografico
ai danni dell’etnia turcofona di religione islamica degli
Uiguri.
A sette anni dalla partecipazione al
festival con Via Castellana Bandiera che portò la
protagonista Elena Cotta a vincere la Coppa Volpi
per la migliore interpretazione femminile, torna in concorso alla
Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia la regista
palermitana Emma Dante. Lo fa, ancora una volta,
con una storia di donne, quella di cinque sorelle: Le Sorelle Macaluso.
Tratto da una pièce
teatrale diretta dalla stessa Dante, il film approfondisce la
storia che tanto successo ha avuto già sulla scena. La
trasposizione cinematografica riduce le sorelle da sette a cinque
e, il tempo e lo spazio trovano nel linguaggio filmico una
dimensione più simbolica e dilatata. La storia si sviluppa
attraverso un arco temporale ampio, suddivisa in quella che potremo
considerare, sempre rifacendoci al teatro, una struttura in tre
atti.
Il primo atto de Le Sorelle Macaluso
Ogni atto si svolge in un momento
diverso della vita delle Macaluso, il primo dovrebbe essere
ambientato nell’estate del 1985 o al massimo del 1986
compatibilmente al riferimento esplicito a Ritorno al
futuro di Robert Zemeckis, il film che
Maria, la seconda delle sorelle, dovrebbe andare a vedere con
un’amica in un’arena all’aperto. Le Sorelle
Macaluso è un film pieno di dettagli, sono proprio quelli
i riferimenti a cui lo spettatore deve aggrapparsi per lasciarsi
trascinare nella vita delle protagoniste.
Si parte già dai primi minuti,
quando le tre sorelle più piccole, non ancora ben caratterizzate
(difatti di loro ci vengono mostrate solo le mani e le braccia)
stanno provando a fare un buco in una parete. La luce penetra il
buio e si alza il sipario sulla storia; la prima parte è
caratterizzata proprio dalla luce, quella calda dell’estate. Le
cinque sorelle sono quasi pronte per andare al mare quando ricevono
una visita imprevista. Il signor Cangelosi si rivolge a loro per un
ordine imprevisto di 80 pezzi. Antonella e Katia guidano i due
giovani aiutanti del compratore al piano superiore, la soffitta,
dove le sorelle hanno allestito una voliera piena di colombe
bianche. La macchina da presa ci svela questo luogo incanto, quasi
fuori dal tempo, a fare compagnia ai volatili un quadro carillon di
un clown, la cui melodia scandirà i momenti cruciali del film
nonché quelli di passaggio, un grande Pinocchio di legno e un
cavallo bianco a dondolo. Proprio i toni del bianco ma anche quelli
dell’azzurro e del suddetto giallo dominano questa prima parte che
risulta essere quella più potente.
Completato l’ordine, le
sorelle possono finalmente andare al mare, nella passeggiata verso
il Charleston di Mondello la regista ne approfitta per presentare e
caratterizzare i personaggi. Le ragazze si muovono accompagnate
dalla parole della canzone Inverno di Franco
Battiato, il motivo trascinante sembra quasi celare il
testo del brano che di lì a poco risulterà profetico. Emma
Dante sembra disseminare indizi (la sirena dell’ambulanza,
l’uovo, la Barbie che galleggia) suggestionando il pubblico e
preparandolo in un qualche modo ad un colpo di scena. La potenza
degli indizi, però, verrà apprezzata a pieno solo nel momento in
cui tutto risulta più chiaro.
Secondo atto, 20 anni dopo
Per il secondo atto abbiamo una data
precisa, è il 12 ottobre 2015, lo scrive la dottoressa del
laboratorio dove Maria lavora, ancora una volta l’ambientazione
temporale è veicolata dal suo personaggio, su un sacchetto di
plastica in un cui ha appena repertato un cuore, anche questo
simbolo metaforico. Da un lato è riferito alla stessa Maria che
cercherà proprio in questa seconda parte di tenere unita la
famiglia dopo il colpo di scena iniziale, dall’altro ad esso è
strettamente legato suggerendoci che un corpo senza un cuore è
ormai una carcassa senza vita, come il rapporto tra le
sorelle è vuoto in assenza del collante che prima le teneva unite.
Sono distanti, arrabbiate, se “ne fottono” l’una dell’altra. La
terza parte è ambientata in un futuro prossimo in cui ritroviamo le
sorelle ormai anziane.
I tre momenti che la Dante sceglie
di mostraci sono tutti associati ad un momento di dolore, ad una
perdita. La divisione non è netta il tempo scorre come il fiume che
porta al mare, attraverso gli oggetti, i mobili, i volti. Lo stesso
personaggio è interpretato in ogni sezione da una nuova interprete
che eredita gestualità, cadenza, espressioni della sua versione più
giovane. Il casting è eccellente, lo spettatore ha
la sensazione di osservare sempre la stessa persona invecchiare nel
corso della vicenda. Il lavoro è collettivo, nessuna
interpretazione emerge sull’altra sono tutte sapientemente
bilanciate.
Nel film anche il sonoro sembra un
personaggio aggiunto, alle bellissime musiche della prima parte si
contrappongo i ticchettii della seconda e lo scrosciare delle onde
della terza. Risaltano la musica del carillon che attraversa ogni
sezione e la canzone Meravigliosa Creatura di
Gianna Nannini che è l’unica spettatrice della
verità fin dall’inizio e ci guiderà nello svelamento finale.
Il film della Dante tocca il cuore
mostrandoci le dinamiche familiari senza fronzoli, dall’impalcatura
teatrale trapela verità e non finzione e forse anche stavolta la
Dante riuscirà a collezionare un “ricordo” da Venezia.
Zack Stentz, uno degli sceneggiatori
del primo Thor
diretto da
Kenneth Branagh, ha rivelato che prima di iniziare a scrivere
il film non sapeva assolutamente nulla dei fumetti originali basati
sui personaggi della mitologia nordica. Nel primo film il Dio del
Tuono veniva bandito da Asgard e mandato sulla Terra dopo aver
riacceso una guerra dormiente. Venne privato dei suoi poteri e del
suo amato Mjolnir, costretto a scoprire il vero eroe nascosto
dentro di sé. Parallelamente, suo fratello Loki progettava di
sottrargli il trono.
Stentz aveva
lavorato alla sceneggiatura del film insieme ad Ashley Miller (con
cui aveva già collaborato in precedenza) e a Don Payne. Sia Stentz
che Miller hanno firmato per scrivere il film dopo che Branagh era
stato ingaggiato verso la fine del 2008. Thor
è arrivato nelle sale nel 2011 come parte della Fase 1
dell’Universo Cinematografico Marvel, consolidando il successo di
Chris Hemsworth e Tom Hiddleston nei panni rispettivamente del
Dio del Tuono e del Dio dell’Inganno.
Adesso, è stato
proprio Zack Stentz a rivelare via
Twitter un particolare che forse potrebbe mandare su tutte le
furie i puristi dei fumetti: lo sceneggiatore, infatti, ha rivelato
che non sapeva assolutamente nulla dei fumetti di Thor quando è
stato assunto per scrivere il primo film, aggiungendo però che
Miller era una grande esperta del personaggio. Stentz ha poi
aggiunto che per prepararsi meglio al suo lavoro, si è gettato a
capofitto nella lettura dei fumetti di Stan Lee, Jack Kirby, Walt
Simonson e J. Michael Straczynski, e ha anche seguito un corso
universitario dedicato alla mitologia norrena.
Il successo di Thor all’interno del MCU
Nonostante le scarse conoscenze di
Stentz, alla fine il ritratto di Thor nel primo film non è stato
così disastroso. Certo, i primi due film del franchise dedicato al
Dio del Tuono non sono i più apprezzati dell’intero universo
condiviso, ma il film del 2011 ha comunque contribuito a lanciare
il MCU e a trasformare il Dio del Tuono in uno dei personaggi più
popolari e amati della saga. Dopotutto, è l’unico personaggio ad
avere ben quattro avventure in solitaria all’attivo, con
Thor: Love and
Thunder che dovrebbe arrivare nei cinema nel 2022.
Josh Hutcherson nel ruolo di
Peeta in Hunger Games
Il franchise cinematografico di
Hunger Games, basato sulla saga letteraria di
Suzanne Collins, è uno dei più amati dell’ultimo decennio. Adesso,
per la gioia di tutti i fan delle avventure di Katniss Everdeen e
dell’universo di Panem, la saga si prepara a tornare nuovamente sul
grande schermo, con l’annuncio che la Lionsgate porterà al cinema
il romanzo prequel, The Ballad of Songbirds and Snakes, uscito lo
scorso Maggio.
Tra i personaggi più amati della
tetralogia cinematografica originale, oltre all’eroina interpretata
da
Jennifer Lawrence, c’è sicuramente anche il Peeta Mellark di
Josh Hutcherson, il figlio del fornaio che ha
gareggiato al fianco di Katniss e con il quale la protagonista,
alla fine, decide di costruire una famiglia. Nonostante l’arco
narrativo del personaggio si sia concluso, è stato proprio
Hutcherson a rivelare che amerebbe essere coinvolto nuovamente nel
franchise.
ET riporta che Josh Hutcherson è aperto ad un possibile
ritorno nell’universo di Hunger Games, anche nell’atteso prequel della
saga originale. Quando è stato chiesto all’attore se avrà un ruolo
nel nuovo film, lo stesso ha ammesso – trattandosi di un prequel –
di non esserne sicuro, ma anche sottolineato che sarebbe
disponibile “al 100%” a tornare. L’attore ha anche
rivelato di non conoscere i dettagli sulla trama del prequel, se
non che racconterà degli eventi che hanno preparato il terreno a
ciò che abbiamo visto nei film usciti al cinema tra il 2012 e il
2015.
Hutcherson ha anche spiegato che
amerebbe tornare a lavorare con i colleghi del cast originale,
ricordando con particolare affetto l’esperienza avuta sui set della
saga originale. L’attore ha raccontato di essere ancora in contatto
sia con
Jennifer Lawrence sia con
Liam Hemsworth (interprete di Gale Hawthorne). Naturalmente,
per i fan sarebbe una gioia poter rivedere sul grande schermo tutti
e tre gli interpreti, ma considerata la trama di The Ballad of Songbirds and Snakes, è
altamente improbabile che ciò accada.
La trama del prequel di Hunger Games
Ambientato circa 64 anni prima dei
fatti raccontati nella trilogia di
Hunger Games, il romanzo prequel segue,
infatti, un diciottenne Coriolanus Snow (il personaggio
interpretato da
Donald Sutherland nella tetralogia cinematografica), che alla
fine si erge a diventare il sovrano autoritario della nazione
distopica di Panem.
Mentre il prossimo film di
Doug Liman sarà
ambientato nello spazio e vedrà protagonista Tom Cruise, il regista è stato scelto per
dirigere Lockdown, un nuovo progetto a basso
budget che vede Anne Hathaway in fasi finali di
contrattazione.
Steven Knight ha
scritto la sceneggiatura e P.J. van Sandwijk sta
producendo il progetto con Alison Winter. Van
Sandwijk sta già collaborando con Liman, producendo il film che
girerà nello spazio con Cruise.
Le fonti descrivono il film, che
avrà un budget inferiore ai 10 milioni di dollari, come un incrocio
tra un film di rapina e una commedia romantica ambientato sullo
sfondo del blocco della pandemia. Gli AGC Studios di Stuart Ford
stanno finanziando completamente il progetto.
Le riprese del film inizieranno
entro la fine di settembre. Ci sono diversi ruoli chiave e sembra
che Cillian Murphy potrebbe interpretarne uno, ma
non ci sono ancora notizie chiare in merito. Con i nomi di
Liman, Hathaway e Knight, il film si presenta già
con un pacchetto invitante nonostante il basso budget e la velocità
di preparazione del progetto.
Halle Berry ha interpretato Tempesta in ben
quattro film della saga degli X-Men, con il regista Bryan
Singer al timone di ben tre degli episodi in cui
è apparsa l’attrice premio Oscar. Non è un segreto che, sui set dei
film, Berry si sia scontrata più volte con il regista, e adesso la
stessa è tornata nuovamente sull’argomento in una recente
intervista con
Variety in occasione della promozione del suo debutto dietro la
macchina da presa, il film Bruised, che debutterà in anteprima al
Toronto Film Festival.
“Bryan non è una persona facile
con cui lavorare”, ha ammesso Berry. “Tutti conosciamo la
sua storia, non c’è bisogno che io ne parli ancora. Tutti sanno
cosa ha dovuto affrontare nelle sua vita”. “Molto spesso sono stata
davvero arrabbiata con lui”, continua l’attrice. “Abbiamo
litigato e spesso, a causa della frustrazione, mi è scappata anche
qualche parolaccia. Il fatto è che prendo il mio lavoro molto
seriamente e quando viene compromesso in qualche modo, perdo la
testa. Allo stesso tempo, però, provo molta compassione per le
persone che lottano contro qualcosa nella loro vita, e Bryan è
sicuramente una di queste.”
“A volte, proprio a causa delle
lotte e delle sfide che stava affrontando, non era sempre presente.
Era come se non fosse realmente sul set. E penso che sia normale
arrabbiarsi se ti trovi sul set di un film degli X-Men a Banff, in
Canada, a temperature bassissime, magari ti stai anche congelando,
e vedi che il tuo regista non è concentrato.”
I problemi personali di Bryan
Singer e le accuse mosse ai danni del regista sono
note a tutti. Così come non è la prima volta che emergono dettagli
circa il suo comportamento poco professionale sul set dei film
della saga di X-Men. L’ultimo film diretto dal regista è
stato Bohemian
Rhapsody, che ha comunque avuto una produzione molto
travagliata: i lavori sul film, infatti, non sono stati portati a
compimento da Singer, il quale venne licenziato e sostituito dal
collega Dexter Fletcher. Al momento non sappiamo se il regista
tornerà mai a dirigere un film.
Tolo
Tolo, il quinto film di Checco Zalone, che per la prima volta in
carriera ricopre anche il ruolo di regista, arriva in DVD e
Blu-Ray a partire dal 10 settembre. Il film racconta la
storia di Checco, che non compreso da madre patria, trova
accoglienza in Africa. Ma una guerra lo costringerà a far ritorno
percorrendo la tortuosa rotta dei migranti. Lui, Tolo Tolo,
granello di sale in un mondo di cacao.
Tra i contenuti extra del film,
capace di incassare più di 45 milioni di euro al box office
italiano, si ricordano il videoclip “Immigrato” e il
backstage delle riprese, durate circa 9 mesi, dal
primo ciak in Kenya, passando per il deserto del Marocco e Malta,
fino ad arrivare in Italia.
Sempre a partire dal 10 settembre,
in occasione dell’arrivo in Home Video di “Tolo Tolo”, sarà
disponibile in DVD lo specialecofanetto
con tutti i cinque grandi successi cinematografici di Checco
Zalone (“Quo Vado”, “Che bella giornata!”, “Cado dalle
nubi”, “Sole a catinelle”, in aggiunta alla novità “Tolo Tolo”).
Nello stesso giorno, sempre in DVD, in arrivo anche le edizioni
speciali dedicate alla comedy italiana con il Cofanetto Ficarra e
Picone, il Cofanetto Aldo, Giovanni e Giacomo, il Cofanetto Fabio
De Luigi e la Comedy Collection.
Una delle più grandi svolte
narrative di
Star Wars: L’Ascesa di Skywalker riguarda il
legame di parentela tra il personaggio di Rey e quello
dell’Imperatore Palpatine, svolta che non tutti i fan hanno
apprezzato. Neanche la decisione del personaggio di assumere, alla
fine del film il cognome “Skywalker” è stata presa molto bene da
una certa fetta di pubblico, ma a quanto pare i piani iniziali per
il destino dell’eroina erano molto diversi.
Ospite dello show di
Jimmy Kimmel, è stata proprio Daisy Ridley – interprete di Rey nella
trilogia sequel della saga di Star
Wars – a confermare che inizialmente l’idea era quella
di legare in qualche modo il suo personaggio a quello di Obi-Wan
Kenobi. “All’inizio la Lucasfilm stava accarezzando l’idea di
un collegamento con Obi-Wan. Ci sono state diverse versioni circa
le origini di Rey. Poi, ad un certo punto, è diventata
semplicemente figlia di nessuno.”
In realtà, voci del genere erano
circolate ancor prima dell’uscita nelle sale de
Il Risveglio della Forza, mentre il piano di rendere Rey
figlia di “nessuno” è stato reso ufficiale con Gli
Ultimi Jedi di Rian Johnson. È
interessante notare come l’idea di imparentare Rey con Palpatine
fosse in continua evoluzione, e probabilmente la decisione finale è
stata presa già quando il film era entrato ufficialmente in
produzione, come fatto intuire anche dalla stessa attrice.
“Siamo arrivati all’Episodio IX. J.J. mi aveva proposto il film
e aveva detto: ‘Sì, Palpatine sarà tuo nonno’. Ed io esclamai:
‘Fantastico’. Poi, due settimane dopo, aveva cambiato di nuovo
idea: ‘Non ne siamo davvero sicuri…’. È andata avanti così per un
po’. Quindi, anche mentre stavamo girando, non ero sicura di quale
sarebbe stato il suo destino.”
Daisy Ridley sul futuro di Rey nella saga di Star Wars
Naturalmente, nel corso
dell’intervista è stato chiesto all’attrice della possibilità di
tornare nei panni di Rey, ma Ridley non è stato in grado di fornire
una risposta definitiva. L’attrice è ancora molto legata al
personaggio ed è chiaro che le piacerebbe tornare ad interpretarlo,
ma al tempo stesso è consapevole che
L’Ascesa di Skywalker abbia ufficialmente chiuso il
suo arco narrativo.
Lucasfilm e il
regista J.J.
Abrams uniscono ancora una volta le forze per
condurre gli spettatori in un epico viaggio verso una galassia
lontana lontana con Star
Wars: L’Ascesa di Skywalker, l’avvincente
conclusione dell’iconica saga degli Skywalker, in cui nasceranno
nuove leggende e avrà luogo la battaglia finale per la libertà.
Il cast del film
comprende Carrie Fisher, Mark Hamill, Adam Driver,
Daisy Ridley, John Boyega, Oscar Isaac, Anthony Daniels, Naomi
Ackie, Domhnall Gleeson, Richard E. Grant, Lupita Nyong’o, Keri
Russell, Joonas Suotamo, Kelly Marie Tran,
con Ian McDiarmid e Billy
Dee Williams.
Considerata come una delle più
talentuose interpreti della sua generazione, Claudia
Gerini si è affermata negli anni grazie alle tante
commedia in cui ha ricoperto ruoli di rilievo. Con il tempo, ha
però dimostrato anche notevoli capacità drammatiche, che le hanno
permesso di compiere il salto di qualità all’interno della
cinematografia nazionale. Attiva tanto al cinema quanto in
televisione, la Gerini continua così ancora oggi ad essere una
delle icone del nostro cinema.
Ecco 10 cose che non sai di
Claudia Gerini.
Claudia Gerini: i suoi film e le
serie TV
10. Ha recitato in celebri
lungometraggi. L’attrice debutta al cinema con il film
Roba da ricchi (1987), dove recita accanto a Lino
Banfi. La consacrazione però arriva grazie a
Carlo Verdone, che la rende protagonista dei suoi
film Viaggi di nozze (1995) e Sono pazzo di Iris
Blond (1996). Successivamente, recita in titoli come
Fuochi d’artificio (1997), Tutti gli uomini del
deficiente (1999), e La passione di Cristo (2004), di
MelGibson. Confermata la propria popolarità,
recita poi in Non ti muovere (2004), di Sergio
Castellitto, La sconosciuta (2006),
Grande, grosso e… Verdone (2008), Com’è bello far
l’amore (2012), con Fabio De
Luigi, Una famiglia
perfetta (2012), Reality (2012), Tutta colpa di
Freud (2014), con Marco
Giallini, L’esigenza di unirmi ogni volta con
te (2015), John Wick – Capitolo 2 (2017), con
Keanu
Reeves, Ammore e
malavita (2017), A casa tutti
bene (2018), di Gabriele
Muccino, Dolceroma
(2019), Non sono un
assassino (2019), e Hammamet
(2020).
9. Ha preso parte a note
serie televisive. Agli inizi della propria carriera, la
Gerini alterna l’attiva al cinema con quella in televisione, dove
recita in diversi film. Tra questi si annoverano Gioco
perverso (1993), Sotto la luna (1998), e
Francesca e Nunziata (2001). Si fa poi apprezzare come
protagonista della serie 48 ore (2006), con Adriano
Giannini. In seguito, torna sul piccolo schermo per
Le segretarie del sesto (2009), Labyrinth (2012),
Ricette e ritratti d’attore (2015), e Suburra – La
serie, distribuita da Netflix, dove dal 2017 recita nel
ruolo di Sara Monaschi accanto all’attore Alessandro
Borghi.
8. Ha ottenuto importanti
riconoscimenti. Nel corso della sua carriera l’attrice ha
ricevuto numerosi importanti riconoscimenti da parte
dell’industria, che ha così sottolineato il suo talento e la sua
versatilità. Ad oggi, infatti, la Gerini vanta ben sei nomination
ai David di Donatello, e ha infine vinto il premio nel 2019, come
miglior attrice non protagonista per Ammore e malavita.
Allo stesso modo, ha ricevuto sei nomination ai Nastri d’argento, e
pur non avendo qui mai vinto le è stato conferito il Premio Nino
Manfredi per i suoi ruoli nei film A casa tutti bene e
Ammore emalavita.
Claudia Gerini in Non è la Rai
7. Ha partecipato al celebre
programma televisivo. Nel 1991, ancor prima dei suoi primi
grandi successi cinematografici, la Gerini ebbe modo di farsi
ulteriormente conoscere partecipando al programma Non è la
Rai, all’epoca condotto da Enrica Bonaccorti. Qui la Gerini,
in qualità di ragazza partecipante, ebbe modo di affermarsi grazie
ad esibizioni di ballo, canto o intrattenimento vario. Il
programma, infatti, si rivelò per lei un ottimo trampolino di
lancio. Le permise di affermarsi come una delle più apprezzate
ragazze della sua edizione e diede prova delle sue grandi
capacità.
Claudia Gerini è su Instagram
6. Ha un account
personale. L’attrice è presente sul social network con un
proprio profilo personale, seguito da 314 mila persone. All’interno
di questo, l’attrice è solita condividere post di vario genere.
Sono infatti presenti immagini legate alla propria quotidianità,
come momenti di svago, luoghi visitati o post che la ritraggono in
compagnia di amici o colleghi. Non mancano poi anche diverse
curiosità a lei legate, ma grande importanza l’hanno i post
relativi al proprio lavoro. La Gerini è infatti solita condividere
immagini promozionali dei propri film o che ne anticipano la
lavorazione.
Claudia Gerini: suo marito e la
figlia
5. È stata sposata una sola
volta. Ad oggi l’unico matrimonio della Gerini risale al
2002, quando convolò a nozze con Alessandro Enginoli, di
professione dirigente finanziario. La coppia rimase insieme fino al
2004, anno in cui divorziarono. In tale periodo diedero però alla
luce la loro unica figlia Rosa. La coppia, molto riservata, ha poi
sempre cercato di mantenere un certo riserbo sulla propria vita
privata, evitando di condividerne dettagli e tantomeno i motivi
della loro separazione.
4. Sua figlia sta seguendo
le sue orme. Oggi la figlia Rosa è poco più che
adolescente, e sembra intenzionata a voler seguire la madre nel
mondo dello spettacolo. Questa, che condivide una grande
somiglianza con la madre, è infatti già stata tra i protagonisti
della recente serie L’Aquila – Grandi Promesse. E proprio
per le caratteristiche in comune con la madre, ha avuto l’occasione
di interpretare la versione adolescente del personaggio ricoperto
dalla Gerini nel film L’esigenza di unirmi ogni volta con
te.
Claudia Gerini: chi è il suo
compagno
3. Ha un nuovo
amore. Dopo aver divorziato dal marito, l’attrice ha avuto
una relazione con Federico Zampaglione, noto per essere il cantante
della band Tiromancino. I due sono stati legati dal 2005 al 2016,
ed hanno avuto quella che è la seconda figlia dell’attrice.
Soltanto di recente, invece, la Gerini ha rivelato il suo nuovo
amore. Si tratta di Simon Clementi, imprenditore, conosciuto
durante una vacanza. La loro relazione, inizialmente tenuta
segreta, è stata descritta dall’attrice come una delle migliori
cose successele nell’ultimo periodo.
Claudia Gerini: oggi
2. Ha numerosi progetti in
cantiere. Ad oggi l’attrice sembra essere più prolifica
che mai, e sono infatti diversi i film in cui sarà possibile
vederla recitare prossimamente. Tra questi si annoverano
l’atteso Diabolik con Luca
Marinelli, la commedia Burraco fatale,
Lasciarsi un giorno a Roma, diretto da Edoardo
Leo, e poi l’annunciato Anna Rosenberg, dove
interpreterà la protagonista, e infine sarà anche in Per tutta
la vita, con Carolina
Crescentini.
Claudia Gerini: età e altezza
1. Claudia Gerini è nata a
Roma, Italia, il 18 dicembre del 1971. L’attrice è alta
complessivamente 168 centimetri.
L’emergenza Covid-19, lo sappiamo,
non è stata ancora arginata e negli Stati Uniti ci sono ancora
tantissimi cinema che non hanno riaperto, in città quali New York,
Los Angeles e San Francisco. Adesso, un nuovo report di
Deadline suggerisce che l’attesissimo Wonder
Woman 1984, proprio sulla scia dell’attuale situazione
legata al Coronavirus, potrebbe essere nuovamente posticipato.
Stando a quanto leggiamo nel report
della fonte, la Warner Bros. potrebbe decidere di far slittare il
cinecomic tra Novembre e Dicembre (ricordiamo che il sequel era
inizialmente atteso per lo scorso 5 Giugno ed è stato poi rimandato
prima al 14 Agosto e poi al 2 Ottobre). La domanda che viene da
porsi adesso è un’altra: se il film di Patty Jenkins
dovesse essere davvero posticipato alla fine dell’anno, che ne sarà
di Dune
di Denis Villeneuve? È presto detto: l’altro attesissimo titolo
della WB potrebbe slittare dal prossimo 18 Dicembre direttamente al
2021.
Come sottolinea la fonte, Tenet
potrebbe essere la causa del possibile nuovo ritardo di Wonder
Woman 1984: considerato che la Warner Bros. vuole che
il film di
Christopher Nolan abbia il maggior successo possibile al
botteghino nazionale, è probabile che voglia attendere la
riapertura dei cinema nelle restanti città degli Stati Uniti (che
dovrebbero riaprire tutti entro la fine del mese), continuando così
a focalizzarsi sulla distribuzione del film di Nolan, mettendo da
parte – per ora – il film di Jenkins.
Sempre nel report della fonte viene
menzionato anche un breve aggiornamento – non confermato dalla
Disney – secondo qui anche l’attesissimo Black
Widow potrebbe essere ancora una volta posticipato, e
non uscire più a Novembre. Se così dovesse essere, nulla esclude
che alla fine la WB decida di spostare WW84
semplicemente da Ottobre a Novembre.
A sole tre settimane dall’uscita del
sequel con
Gal Gadot nei cinema, l’eventuale ennesimo rinvio sarebbe
sicuramente una decisione dell’ultimo minuto e quasi certamente
sconvolgerebbe i fan dei fumetti. Tuttavia, potrebbe trattarsi di
decisioni molto più ponderate di quanto si pensi, dal momento che
né l’ultimo trailer di Wonder
Woman 1984 né il primo trailer di Dune
riportano una data di uscita ufficiale. Vi terremo aggiornati.
Celebre attrice italiana degli anni
Settanta e Ottanta, Laura Antonelli raggiunse
grande notorietà grazie alla sua versatilità come interprete. Si
trovò infatti a percorrere generi diversi della cinematografia
nazionale, passando dalla commedia erotica al dramma e fino al film
d’autore. Con la sua femminilità, la Antonelli è diventata una vera
e propria icona, capace di far sognare intere generazioni di
spettatori. Ancora oggi, inoltre, viene ricordata come uno dei nomi
di maggior rilievo del genere che l’ha resa celebre.
Ecco 10 cose che non sai di
Laura Antonelli.
2Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Laura Antonelli: la sua biografia
5. Fu esule durante la Seconda Guerra
Mondiale. Nata a Pola, città istriana all’epoca italiana,
l’attrice si ritrovò ad essere una profuga, insieme alla sua
famiglia, durante l’esodo istriano, conseguenza della sconfitta
italiana durante la Seconda Guerra Mondiale. Insieme ai parenti, la
Antonelli si trasferì così a Napoli, dove, dopo aver frequentato le
scuole superiori si diplomò presso l’Istituto superiore di
educazione fisica. Sarà proprio questa materia che la futura
attrice si ritroverà ad insegnare a Roma, prima di dar vita alla
propria carriera nel mondo dello spettacolo.
4. Ottenne successo grazie a
Malizia. Dopo neanche un decennio di ruoli più o
meno di rilievo, l’attrice venne scelta dal regista
Salvatore Samperi per essere la protagonista
dell’erotico Malizia. Il film si rivelò un successo
straordinario, con un incasso di oltre 6 miliardi di lire, e
permise alla Antonelli di diventare una vera e propria icona. Il
suo cachet passò da 4 a 100 milioni di lire, facendo di lei una
delle celebrità più pagate dell’epoca. Lei, tuttavia, affermò di
non aver mai compreso del tutto il motivo per cui piacesse tanto,
ritrovando in sé tanti difetti.
3. Ebbe problemi con la
giustizia. Sfortunatamente, la carriera dell’interprete si
interruppe nel momento in cui, nel 1991, venne ingiustamente
accusata di spaccio di stupefacenti, essendone stati ritrovati
nella sua villa. Ci vollero 9 anni perché l’attrice venisse assolta
dalla Corte d’appello, che la riconobbe consumatrice ma non
rivenditrice. Una modifica nella legge a riguardo, infatti, non
prevedeva più il consumo come un reato. Ciò, tuttavia, finì con il
segnare irrimediabilmente la carriera dell’attrice.
Laura Antonelli e la sua
conversione
2. Si era riavvicinata alla fede
religiosa. Negli ultimi anni della sua vita l’attrice
visse profondi crisi personali, che la portarono ad allontanarsi
del tutto dal mondo dello spettacolo. Ad aiutarla
significativamente in tale periodo fu il suo riavvicinamento alla
fede e alla pratica religiosa. La frequentazione di luoghi sacri,
così, le permise di ritrovare un certo equilibrio, che le permise
di vivere in una discreta tranquillità gli ultimi anni della sua
vita.
Laura Antonelli: la morte e i
funerali
1. Laura Antonelli nacque a
Pola, il 28 novembre del 1941, ed è deceduta a Ladispoli, il
22 giugno del 2015. L’attrice morì per un infarto nella sua
abitazione, all’età di 73 anni. I funerali si tennero pochi giorni
dopo, nella chiesa di Santa Maria del Rosario, dalla Antonelli
molto frequentata. All’evento erano presenti centinaia di persone,
tra cui i numerosi amici e colleghi conosciuti nel corso della sua
carriera.