Un operaio dell’industria
petrolifera, interpretato da Damon, parte dall’Oklahoma alla volta
di Marsiglia per visitare la figlia, finita in carcere per un
delitto che sostiene di non aver commesso. Messo alla prova dalle
barriere linguistiche, dalle differenze culturali e da un complesso
sistema legale, Bill rende la battaglia per la libertà della figlia
la propria missione. Durante questo percorso, sviluppa un’amicizia
con una donna locale e la sua piccola bambina, che lo porterà ad
allargare il proprio sguardo e a scoprire un nuovo e inatteso senso
di empatia con il resto del mondo.
Dopo l’anteprima mondiale alla
71ª edizione del Festival Internazionale del cinema di
Berlino, Per Lucio di Pietro Marcello arriva nei
cinema italiani per un evento di tre giorni, il 5, 6, 7
luglio (elenco sale a breve su nexodigital.it). Le prevendite
apriranno a partire da giovedì 10 giugno.
Per Lucio, una produzione
IBC Movie con Rai Cinema in collaborazione con
Avventurosacon il sostegno della Regione
Emilia-Romagna, è un viaggio visivo e sonoro nell’immaginario
poetico e irriverente del cantautore bolognese Lucio Dalla,
una narrazione inedita del suo mondo condotta attraverso le parole
del fidato manager Tobia e dell’amico d’infanzia Stefano
Bonaga.
Il film unisce biografia e storia,
realtà e immaginario, dando vita a un ritratto che attinge
dall’infinito bacino dei repertori pubblici e privati, storici e
amatoriali, grazie ai materiali d’archivio di Istituto
Luce Cinecittà, Fondazione Cineteca di Bologna, Home Movies –
Archivio Nazionale del Film di Famiglia, Archivio Audiovisivo del
movimento operaio e democratico e Fondazione CSC – Archivio
Nazionale Cinema d’Impresa (Ivrea). Tutti elementi che riportano
alla luce l’avventura di Dalla e le sue molte vite: il faticoso
esordio, l’entusiasmo per la prima ascesa al successo, la fortunata
collaborazione con il poeta Roberto Roversi, fino e alla
consacrazione come autore colto e popolare. Liriche e musiche
dipingono così un’Italia sotterranea e sfumata, immergendo lo
spettatore in una libera narrazione del Paese che attraversa tanto
il boom economico che i tragici eventi del periodo legato alla fine
degli anni’ 70.
Pietro Marcello, dopo il
pluripremiato Martin Eden, ripercorre così attraverso
le vicende dell’artista anche l’Italia degli ultimi e degli
emarginati, l’Italia di Lucio Dalla, una figura polimorfa che
sfugge a ogni flash, a ogni definizione: istrione, clown, jazzista,
viandante, eroe, poeta, cantore, profeta, trasformista,
provocatore. Forse non ci sarebbe nemmeno bisogno di raccontare
Dalla: l’eccezionalità della sua storia dovrebbe bastare. Eppure,
siamo qui ancora a farci questa domanda. Qualcosa manca,
qualcosa è sfuggito. Una cosa è certa: Lucio Dalla ha toccato la
vita con mani frementi e l’ha guardata con occhi vivi di bambino e
abbracciando la sua epoca.
Scritto da Pietro Marcello e
Marcello Anselmo, Per Lucio non è solo un film su Lucio
Dalla, ma una sinfonia visiva e sonora del mondo immaginato e
cantato da Dalla: le piazze, i bar, le puttane, i barboni. E un
viaggio tra canzoni capolavoro come Lunedì Film, Il fiume e la
cittá, Itaca, È lì, La Canzone di Orlando, L’operaio Gerolamo,
La Borsa Valori, Mille Miglia, Intervista con l’avvocato, I muri
del ventuno, Quale allegria, Come è profondo il mare, Mambo, Il
Parco Della Luna, Balla Balla Ballerino, Futura.
Per Lucio è distribuito al
cinema da Nexo Digital il 5, 6, 7 luglio in collaborazione con i
media partner Radio DEEJAY, MYmovies.it e Rockol.it.
Girato nel 1972 da Sidney
Pollack e rimasto fermo per oltre 47 anni a causa di
questioni tecniche e legali, Amazing Grace è
riportato alla luce, sugli schermi di tutto il mondo, da Alan
Elliot. “Un miracolo”, l’ha definito il New Yorker, presentato con
plauso unanime di pubblico e critica al DOC NYC Festival, alla
Berlinale 2019 e al Taormina Film Festival, e che arriva finalmente
nelle sale italiane come evento, dal 14 al 16 giugno.
Amazing Grace è stato
girato da Pollack mentre Aretha Franklin registrava il suo
leggendario doppio album omonimo, l’opera gospel più venduta della
storia. Nel 1972 la regina del soul per due serate alla New Temple
Missionary Baptist Church di Los Angeles torna alle sue radici
gospel, quando, poco più che bambina, cantava in chiesa a Detroit
dove teneva i suoi sermoni il reverendo Franklin, suo padre.
Ad accompagnare Aretha al piano c’è il carismatico reverendo
James Cleveland, a far da spalla alla Franklin il Southern
California Community Choir diretto da Alexander Hamilton; a
sorpresa, tra il pubblico in visibilio, un giovanissimo Mick
Jagger.
Protagonista assoluta di
Amazing Grace è la regina del soul per eccellenza che
attraverso immagini inedite e un suono trascinante emoziona lo
spettatore, immerso in un tripudio di musica e in un’atmosfera
gospel unica nel suo genere.
Amazing
Gracesarà nelle sale cinematografiche con
Adler Entertainment solo il 14, 15 e 16 giugno.
Lucky Red ha
diffuso il trailer dell’ultimo film del regista premio Oscar
Fernando Trueba (Belle Époque), La
nostra storia, unico film in lingua spagnola entrato
a far parte della selezione Ufficiale del Festival di
Cannes 2020 e presentato in Italia nella scorsa edizione
della Festa del Cinema di Roma.
Adattamento del romanzo di Héctor
Abad Faciolince, uno dei capolavori della letteratura contemporanea
ispanoamericana, racconta la vera storia di suo padre, l’attivista
colombiano per i diritti umani Héctor Abad Gómez. Con Javier Cámara
(The Young Pope, Parla con lei), La nostra
storia racconta la vita di un uomo combattuto tra l’amore
della sua famiglia e la lotta politica, ambientato nella Colombia
devastata dalla violenza degli ultimi decenni.
Il Signore degli Anelli è una trilogia fantasy
famosissima, nonché considerato uno dei più grandi e ambiziosi
progetti nella storia del cinema. Tutti e tre i film sono stati
girati in Nuova Zelanda, il Paese di nascita del regista,
Peter Jackson. Molti dei bellissimi paesaggi presenti nei film
possono quindi essere visitati durante un viaggio in Nuova
Zelanda.
Hobbiville e
Mordor
La Nuova Zelanda è formata da due
isole principali, vale a dire l’Isola del Nord e l’Isola del Sud, e
da numerose isole minori. Entrambe le isole sono dotate di paesaggi
naturali di una bellezza mozzafiato. L’Isola del Nord è dove si
trova la famosa, incantevole e amata residenza degli hobbit, la
Contea. Lo sfondo della Contea nei film de Il
Signore degli Anelli è Matamata, situato nella parte
settentrionale dell’Isola di Nord.
Sarà ovvio che non tutte le
località che hanno servito come sfondo nei film sono subito
riconoscibili, dato che nei film sono stati utilizzati effetti
speciali. Questo non è il caso, però, di Hobbiville.
Chi durante un viaggio in Nuova Zelanda si trova sull’Isola del
Nord, può visitare l’ambientazione di Hobbiville, dove si trovano
ancora 44 case hobbit, così come viste nei film. È persino
possibile bere qualcosa al Green Dragon Inn. Chi desidera
visitare Hobbiville, può prenotare vari tour. Si consiglia
di prenotare in anticipo, poiché i tour sono molto popolari e si
esauriscono rapidamente.
Non solo le scene della serena e
favolosa Contea sono state riprese sull’Isola del Nord.
Un’altra località sull’Isola del Nord è servita come set per il
magico Gran Burrone, rifugio nascosto degli elfi: il parco
regionale di Kaitoke. La località di Kaitoke si trova a circa 45
chilometri a nord-est dalla capitale della Nuova Zelanda,
Wellington. È quindi facile combinare una visita alla capitale del
Paese con una visita a questo parco regionale.
Sull’Isola del Nord non si trovano
solo le località che sono servite come set cinematografici per i
luoghi sereni e magici dei film. Nella parte centrale dell’Isola
del Nord si trova il parco nazionale del Tongariro, il più antico
parco nazionale della Nuova Zelanda, i cui paesaggi aridi
inquietanti sono stati scelti per le riprese del tenebroso e scuro
Mordor. All’interno di questo parco si trova anche il Monte
Fato, nella vita reale conosciuta come il Monte Ngauruhoe.
Chi desidera visitare i set
cinematografici menzionati, per il viaggio in Nuova Zelanda ha
bisogno di un visto. Fortunatamente il visto
per la Nuova Zelanda si può richiedere facilmente online.
Altri luoghi d’interesse
della Nuova Zelanda
Dal momento che il visto Nuova
Zelanda ha una validità totale di due anni e permette di effettuare
un numero illimitato di viaggi durante questo periodo (ogni
soggiorno può durare fino a tre mesi), oltre alle località
cinematografiche si possono anche visitare altri luoghi d’interesse
della Nuova Zelanda. Il Paese è famoso per la bellezza dei suoi
paesaggi naturali e ha tanto da offrire. A titolo di esempio: oltre
al parco nazionale del Tongariro menzionato in precedenza, il Paese
ha altri tredici parchi nazionali.
Le località cinematografiche
menzionate in precedenza sono tutte situate sull’Isola del Nord, ma
anche l’Isola del Sud merita sicuramente una visita. Qui si trova,
tra le altre cose, il più grande parco nazionale della Nuova
Zelanda: il parco nazionale del Fiordland. Oltre ai meravigliosi
paesaggi naturali, in Nuova Zelanda vi sono varie città
interessanti. Visita ad esempio Auckland, Wellington (sull’Isola
del Nord) o Christchurch, situata sull’Isola del
Sud.
Per un viaggio in Nuova
Zelanda è necessario un visto (NZeTA)
La Nuova Zelanda è una destinazione
adatta sia agli amanti dei film de Il Signore degli Anelli, ma non
solo. Il Paese ha qualcosa per tutti: paesaggi naturali mozzafiato,
tanti luoghi
di interesse e una storia interessante. Chi desidera viaggiare
in Nuova Zelanda, sia per visitare i famosi set cinematografici o
per un altro motivo, ha bisogno di un visto. Il visto per la Nuova
Zelanda, ovvero la NZeTA (“New Zealand Travel Authority”) può
facilmente essere richiesto online. Prima di presentare la
richiesta di visto, è importante verificare se si soddisfano tutti
i requisiti.
Ecco una clip da La Cordigliera dei
Sogni, film del maestro cileno, Patricio
Guzman, che chiude la trilogia iniziata con La
memoria dell’acqua e Nostalgia della
luce. Il film arriva al cinema dal 10 giugno distribuito
da I Wonder Pictures.
https://www.youtube.com/watch?v=cNp6La7YGjk
L’esplorazione del territorio va di
pari passo con l’esplorazione della storia, per svelare l’anima più
profonda del Cile. Proprio come ci ha abituati Guzmán. Nel
documentario, presentato nel 2019 al Festival
di Cannes, le alte cime della Cordigliera si caricano di una
moltitudine di significati simbolici, spesso contraddittori,
stratificati come la roccia. La poesia visiva del paesaggio si
sovrappone alle testimonianze dei cittadini cileni, che rivivono i
loro ricordi della dittatura di Pinochet. Una nostalgia, un senso
di frustrazione schiacciante che non affligge solo il popolo cileno
ma anche la sua Cordigliera, le voci umane si fondono con quella
silente della roccia, in un commovente grido di avvertimento alle
nuove generazioni, affinché non si rassegnino mai.
Nel MCU ci sono stati tutta una serie di eventi
molti importanti, dal primo attacco di Loki alla creazione di
Ultron da parte di Tony Stark. Tuttavia, nulla è paragonabile alla
Infinity
War contro Thanos. Abbiamo assistito alla scomparsa di
metà della vita dell’universo, che ha avuto un impatto a dir poco
devastante su coloro che erano rimasti in vita. Anche se alla fine
le persone scomparse sono tornate indietro cinque anni dopo, il
MCU non hai mai spiegato per filo e per segno cosa sia
realmente accaduto durante il Blip.
Screen Rant ha raccolto 10 domande sul Blip che non hanno
ancora trovato una risposta:
Gli
effetti del Blip sugli altri pianeti?
La Terra non è stato
l’unico pianeta colpito dal Blip, dal momento che il tragico evento
ha interessato l’intero universo. Sappiamo che Captain Marvel è stata impegnata a risolvere
una serie di problemi, anche se la loro natura non è mai stata
rivelata. Tuttavia, è lecito supporre che sia successo qualcosa di
molto simile a quanto accaduto sulla Terra.
Anche gli abitanti dei mondi alieni
sono stati colpiti dalla perdita dei loro cari. Alcuni di loro si
sono dedicati al crimine, come Occhio di Falco, mentre altri hanno
semplicemente manifestato il loro profondo dolore per la perdita
delle persone care. Il Blip deve aver avuto un forte impatto anche
sull’economia e sugli affari tra i vari pianeti…
Cosa è accaduto alle vittime del Blip?
Una delle domande che non
hanno ancora trovato una risposta è come abbiano provato le persone
che sono riuscite a tornare indietro. Dalla reazione avuta da
Monica Rambeau quando si è svegliata nella stanza d’ospedale in
WandaVision, è chiaro che quell’esperienza non è stata
simile alla morte o alla resurrezione, ma piuttosto ad una
sensazione di svenimento e di conseguente risveglio.
Le
parole di Spider-Man in Avengers:
Endgame sembrano dare credito aquesta spiegazione, poiché
Peter ha spiegato a Tony Stark di essere come “svenuto”. Da questa
spiegazione, sembra che coloro che sono scomparsi e poi sono
tornati indietro non abbiano provato un dolore
atroce.
Quali altri personaggi del MCU sono stati vittime del
Blip?
Il finale di Avengers:
Infinity War ha mostrato la scomparsa di molti supereroi,
non solo Spider-Man, ma anche Wanda Maximoff, T’Challa, Bucky,
Groot, Star-Lord e Doctor Strange. Anche Nick Fury e Maria Hill
sono scomparsi. Tuttavia, alcuni fan si sono chiesti cosa fosse
successo agli altri personaggi del MCU che non sono apparsi nel
film.
I
creatori dei film hanno confermato che molti altri personaggi sono
stati vittime del Blip. L’elenco include l’ex fidanzata di Bruce
Banner, Bette Ross, l’ex fidanzata di Thor, Jane Foster, Sharon
Carter, e anche la fedele guerriera di Thor, Lady Sif.
Perché Hulk non ha riportato
indietro Natasha?
Tutti quelli che hanno
visto Avengers:
Endgame sanno che Natasha ha sacrificato la
sua vita su Vormir, in modo che i Vendicatori ottenessero la Gemma
dell’Anima. Ma quando Hulk ha schioccato le dita e ha invertito il
Blip, Natasha non è tornata indietro, anche se ci ha provato.
La spiegazione più plausibile è che
Hulk sia stato in grado di invertire solo le conseguenze del Blip,
non quello che è successo dopo. Inoltre, è del tutto possibile che
una volta che una persona sacrifica la propria vita per la Gemma
dell’Anima, il suo gesto non possa essere annullata. Ecco perché il
film ha visto il ritorno di una Gamora più giovane, non quella che
è morta su Vormir.
Il mondo è davvero tornato alla normalità?
Dopo il blip, alcune città e altri luoghi
divennero fatiscenti o abbandonati. Scott Lang ne è stato testimone
quando è tornato dal Regno Quantico alla sua casa per vedere sua
figlia.
Ma
considerando che New York e gli altri paesi europei sembravano
normali in
Spider-Man: Far From Home,è possibile che, quando Hulk ha invertito il
Blip, abbia anche riparato il danno più grande che la perdita di
metà della popolazione ha causato al pianeta Terra.
Perché Blip e non Snap?
Solo pochi supereroi erano
presenti quando Thanos ha schioccato le dita, da qui lo Snap. Ma
per la grande maggioranza delle persone, chiamare l’evento Blip ha
più senso. Un momento erano da qualche parte, un momento dopo erano
spariti, e poi sono tornati cinque anni dopo.
Chiamarlo Snap indicherebbe che era qualcosa permanente,
mentre Blip suggerisce che è stato un vero e proprio “battito di
ciglia”, un momento che passa… almeno questo è quello che si pare
avvenga in base a quanto rivelato dalle vittime.
Cosa è successo alle famiglie delle vittime?
Anche se il MCU non l’ha affrontato in modo
dettagliato, sembra che il Blip abbia avuto un impatto
significativo sulle vittime. Alcune persone devono anche aver
rinunciato alla speranza di rivedere i propri cari. Invece Maria
Rambeau, la mamma di Monica, credeva che sua figlia sarebbe
tornata.
Un
altro esempio è il matrimonio del signor Harrington.In Spider-Man: Far From Home ha menzionato il fatto che
sua moglie ha fatto finta di essere stata tra le vittime del Blip,
anche se non era così. L’ha solo usata come un’opportunità per
lasciarlo, con lui che le aveva addirittura organizzato un
funerale. È lecito ritenere che questo sia stato un evento
straordinario e che la maggior parte delle persone abbia affrontato
diversi problemi legati al Blip.
Perché alcuni hanno reagito in modo diverso al
Blip?
Apparentemente, tutti hanno
reagito in modo leggermente diverso al Blip. Alcuni se ne accorsero
a malapena e altri no. Alcuni dei compagni di classe di Peter
stavano ancora suonando i loro strumenti musicali nel momento in
cui sono scomparsi. Il motivo per cui alcune persone hanno
impiegato più tempo a scomparire è che erano semplicemente più
forti di altre.
Spider-Man ha anche combattuto contro il Blip, quindi gli ci è
voluto un po’ per svanire… è persino riuscito a parlare brevemente
con Tony! Inoltre, era anche avvantaggiato grazie al suo “Senso di
ragno”, che lo avvertiva sempre in anticipo di eventuali problemi
in arrivo.
Le vittime del Blip sono tornate alle loro vite
precedenti?
Sì e no. A seconda delle
circostanze individuali, le vittime del Blip hanno dovuto adattarsi
ad alcune cambiamenti nelle loro vite. Peter e sua zia May ne sono
una dimostrazione.
Dal momento che nuove persone si
sono trasferite nel loro appartamento dopo essere scomparsi, Peter
e sua zia hanno dovuto trovare una nuova casa una volta tornati.
D’altra parte, a Peter è stato permesso di tornare alla sua scuola,
anche se ha dovuto ripetere l’anno.
Cosa è successo a chi era in pericolo?
Alcune delle domande sul
Blip non riceveranno risposta a breve. Il meglio a cui si può
auspicare sono le teorie. Molti fan hanno discusso su cosa
succederà a coloro che potrebbero essere in pericolo dopo il loro
ritorno. Ad esempio, i passeggeri dell’aereo cadrebbero a terra e
morirebbero?
La risposta più plausibile è che
Hulk si è assicurato che tutte le vittime del Blip sarebbero
tornate sane… cioè con entrambi i piedi ben piantati per terra!
Pedro Almodóvar
– Ironico, dissacrante, fantasioso, colorato,
coraggioso, critico, estroso, geniale. Sono solo alcuni degli
aggettivi che vengono in mente nel descrivere il cinema di
Pedro Almodóvar.
Negli anni ’80 ha incarnato e
magnificamente rappresentato con le sue pellicole la reazione
spagnola ai rigidi schemi della morale franchista, ipocrita e
bigotta. È stato, allora, il più dirompente talento del cinema
iberico ed è, oggi, unanimemente riconosciuto tra i maestri europei
della settima arte. Tra le sue qualità, l’estro assoluto, che gli
consente di creare mondi eccentrici, popolati da personaggi
altrettanto sopra le righe, ma perfettamente coerenti e quindi
credibili, cui il pubblico inevitabilmente si appassiona. E la
capacità di coniugare realismo e immaginazione, grazie alla quale
riesce a trattare temi anche scomodi o scabrosi, utilizzando la
chiave della fantasia con risultati di grande efficacia. Il tutto
senza dimenticare la sua vena critica, ad esempio nei confronti
della religione e della chiesa.
Il genio inconfondibile di Pedro
Almodóvar
Pedro Almodóvar
nasce a Calzada de Calatrava, nella Mancha, ma sul giorno e l’anno
non ci sono certezze. Pare che lui stesso sia sempre stato
piuttosto vago al riguardo – 24 settembre 1949, o 25 settembre
1951? Ad ogni modo, dalla terra di Don Chisciotte si allontana a
otto anni, alla volta dell’Estremadura. Qui frequenta la scuola
presso i frati Salesiani e Francescani. L’esperienza non è certo
delle migliori: è quella da cui trarrà ispirazione molti anni dopo
per il suo La mala educación, e certo ha
una responsabilità nel suo allontanamento dalla religione
cattolica, cui spesso riserverà ironia e sarcasmo nelle sue
pellicole. Nel 1968 Almodóvar lascia la famiglia e si trasferisce a
Madrid, dove fa vari lavori e vorrebbe studiare cinema, ma siamo
ancora nel periodo franchista e la dittatura comporta anche la
chiusura delle scuole di cinema. Così il nostro futuro regista
dovrà formarsi da autodidatta, e intanto cercarsi un impiego che
gli garantisca qualche guadagno. Lo trova alla Compagnia Telefonica
spagnola, dove sarà impiegato per più di dieci anni. Anche
quest’esperienza troverà un’eco nei suoi film. Basti pensare alla
presenza e al ruolo del telefono in Donne sull’orlo di una crisi di
nervi. La lunga permanenza alla compagnia telefonia, però, consente
ad Almodóvar di risparmiare il necessario per acquistare una
macchina da presa Super 8, con la quale comincia a fare le prime
prove di ripresa. Siamo negli anni ’70 e Pedro ha tutt’altro che
abbandonato la passione per cinema e teatro: partecipa ad un gruppo
teatrale, Los Galiardos, e per non farsi mancar nulla, fonda anche
il gruppo musicale Almodóvar e McNamara, e scrive racconti.
Insomma, una doppia vita, quella del nostro in questi anni: di
giorno impiegato, di sera e di notte preso a coltivare le sue
passioni artistiche. Nel frattempo, il franchismo tramonta, e
Almodovar s’inserisce a pieno titolo nella Movida: quel movimento
di cultura che segna il rifiorire della Spagna dopo il periodo
oscuro della dittatura.
Pedro Almodovar, film e filmografia
Dopo i primi cortometraggi, nel
1980 arriva l’esordio nel lungometraggio con Pepi, Luci, Bom e le
altre ragazze del mucchio. Protagonista, un’attrice che
Pedro Almodóvar porterà al successo e vorrà
spesso con lui nelle successive pellicole: Carmen Maura. Un gruppo
di donne per un esordio dissacrante, dove si affrontano temi quali:
sessualità in tutte le sue forme, violenza, perversione, disagio.
Il tutto in maniera assolutamente esplicita, puntando a stuzzicare,
scandalizzandolo, il perbenismo ancora imperante nella Spagna
dell’epoca. Una pellicola di rottura insomma, di grande coraggio
perché pone al centro temi che forse mai prima d’allora erano stati
affrontati in maniera così significativa e diretta.
Due anni dopo, è la volta di
Labirinto di passioni, commedia corale che ruota attorno al sesso.
Oltre a Cecilia Roth, altra attrice prediletta da Pedro
Almodóvar, qui ha inizio il sodalizio tra il regista e
Antonio Banderas, che deve proprio a lui la sua prima
fama. Nel 1983 lo sguardo del regista spagnolo punta invece dritto
sul mondo religioso, che egli però rivisita in chiave grottesca,
con abbondanti dosi di ironia. Esce infatti L’indiscreto fascino
del peccato, dove il regista ritrova Carmen Maura, affiancandole
Julieta Serrano e Marisa Paredes. Anche qui siamo di fronte a un
gruppo di personaggi, in particolare di donne, di suore, che nel
loro convento ne fanno di tutti i colori (sono eroinomani, scrivono
riviste porno ecc…). Un universo grottesco, proprio perché
Pedro Almodóvar rende il convento un
coacervo di vizi, mostrando, in maniera volutamente esagerata, cosa
può celarsi dietro un’apparenza di rettitudine e rigore. Gioca a
frastornare lo spettatore, a scardinare le sue convinzioni e
princìpi, a divertirlo facendo accadere l’improbabile. Nell’84 sarà
ancora Carmen Maura, nei panni della casalinga Gloria, la
protagonista di Che ho fatto io per meritare questo? dove il
regista va ancora alla ricerca di ciò che si cela dietro alle
apparenze di un tranquillo nucleo familiare. Tre anni dopo, il film
che farà conoscere il regista spagnolo anche nel nostro paese: La
legge del desiderio. Omosessualità, incesto, omicidio, molta ironia
e gusto kitsch sono gli ingredienti di questa commedia, che ancora
una volta, come quasi sempre nel cinema di Almodóvar, non può
prescindere dal raccontare dinamiche di gruppo. In questi anni, il
regista spagnolo fonda assieme al fratello Agustín una casa di
produzione cinematografica: El Deseo, con la quale produrrà tutte
le pellicole successive. Il passo, a quanto pare, è fondamentale,
visto che nel 1988 esce il film che lo farà conoscere e apprezzare
a livello internazionale: Donne sull’orlo di una crisi di nervi.
Commedia sofisticata, come l’ha definita lo stesso autore, dove
tutto appare straordinariamente a posto: ambienti, costumi, tutto
esteticamente perfetto e appagante, il che mette ancor più in
evidenza ciò che invece non va.
Il “dramma” infatti, è che gli
uomini continuano a lasciare le donne, come accade alla
protagonista Pepa/Carmen Maura ed anche, attraverso gli intrecci
tipici della commedia, ad altre donne che animano il gruppo al
centro del film. Pepa viene lasciata da Ivan nel più sgradevole dei
modi: con un messaggio lasciato sulla segreteria telefonica. Tenta
di parlare con lui più volte, per sfogare la sua rabbia, ma si
scontra sempre con la solita segreteria. Ivan è l’insensibile
dispensatore di sofferenza, ma è anche un uomo solo, incapace di
una vera relazione e di un confronto adulto. Tanto altro però
accade a Pepa in questa commedia dai ritmi serrati: si vede
arrivare a casa un giovane (Carlos/Antonio
Banderas) – che poi scoprirà essere il figlio del suo
amante – con la fidanzata (Marisa/Rossy De Palma) interessati ad
affittare il suo appartamento. Ma arriverà anche la stravagante
amica di Pepa, Candela/María Barranco, convinta che la polizia sia
sulle sue tracce. Un universo prevalentemente femminile raccontato
nelle sue debolezze e fragilità, ma anche evidenziandone tenacia e
voglia di reagire, senza nascondere una rabbia che, opportunamente
diretta – anche contro gli apparecchi telefonici, come s’è detto –
finisce per essere innocua, ma liberatoria. In Italia il film
ottiene ampi consensi e premi: David di
Donatello come Miglior Film straniero, Ciack d’Oro a
Carmen Maura e Osella per la Miglior Sceneggiatura
a Venezia.
L’anno successivo è la volta di
Lègami!, in cui Pedro Almodóvar sceglie
Antonio Banderas come protagonista, accanto a
Victoria Abril, per indagare diversità e normalità, mettendo in
discussione le certezze di chi guarda. Lo fa però in modo meno
dissacrante e scabroso di quanto si potrebbe prevedere.
Antonio Banderas è un ragazzotto che esce da un
ospedale psichiatrico e decide di sequestrare in casa una
pornostar, legandola al letto, per costringerla a conoscerlo,
amarlo e infine sposarlo. Da una premessa eccentrica si dipana una
trama incentrata sul rapporto complesso tra i due protagonisti.
Ritmo veloce e coinvolgente, humour, ironia, quel tocco visionario
e surreale che non guasta ed è ormai cifra distintiva del regista
spagnolo. Anche il giovane Banderas è ormai lanciatissimo nel
panorama internazionale. Una curiosità: Pedro
Almodóvar ha dichiarato in un’intervista che fu proprio la
visione di questa pellicola a convincerla a intraprendere la strada
del cinema. Il cammino artistico dell’attrice sotto la guida del
regista spagnolo sarà poi lungo e fruttuoso.
Gli anni ’90 si aprono
per Pedro Almodóvar all’insegna di un’altra
commedia corale: Tacchi a spillo. Due donne, madre e figlia (Marisa
Paredes e Victoria Abril). Un uomo: ex amante della prima e marito
della seconda, assassinato. La moglie che si autoaccusa e un
giudice (Miguel Bosé) che indaga. Sembrerebbe un poliziesco, invece
il modo di trattare la materia tipico del regista spagnolo, la
rende una commedia che gravita attorno ai suoi personaggi
femminili, coloratissima, strampalata, amorale, come tanta parte
del cinema di Pedro Almodóvar.
Negli anni a seguire, il regista
continuerà a scegliere le sue attrici predilette (Paredes, Abril,
De Palma). Ma nel ’97 cambia registro, sia per quel che riguarda il
tipo di film, sia, quasi del tutto, per il cast che sceglie.
Protagonista di Carne tremula è infatti, accanto a Javier Bardem e Liberto Rabal, Francesca Neri,
che per la sua interpretazione di Elena si aggiudica il Nastro
d’Argento. Lo stesso premio otterrà il film come miglior pellicola
straniera. Dicevamo un Almodovar diverso, con meno eccessi, che qui
si muove nel registro del dramma, con una storia di destini
incrociati e vite irrisolte. E non disdegna neppure il tema
politico – il film è ambientato a Madrid e fotografa gli ultimi
anni dell’era Franco e il passaggio al post franchismo.
Il trionfo di Tutto su mia madre
A fine anni ’90 e con
l’inizio del nuovo millennio, il regista spagnolo mette a punto e
perfeziona uno stile maturo, in cui affianca al racconto di
un’umanità variopinta ed eccentrica, accenti di grande delicatezza.
Non punta più tanto, o non solo, a sconvolgere e scandalizzare,
quanto a far emergere la parte più delicata e fragile dei suoi
personaggi, come sempre in massima parte femminili. Ed è questo
nuovo tocco delicato e appassionato al tempo stesso, a regalargli
la maggior notorietà e una miriade di riconoscimenti
internazionali, tra cui l’ambitissima statuetta dell’Academy. Esce
infatti nel 1999 uno dei suoi capolavori: Tutto su mia
madre. Il regista sceglie ancora due tra le sue attrici
feticcio: Marisa Paredes e Cecilia Roth, alle quali affianca la
giovane promessa Penelope Cruz, per raccontare una storia dove
riconosciamo i consueti ingredienti del cinema almodóvariano: il
tradimento, donne che fanno fronte da sole alla vita, ambiguità
sessuale, scardinamento dei pilastri della morale tradizionale. Qui
però a prevalere non è l’atmosfera comico-grottesca dei primi
lavori del regista. C’è il dolore per una perdita (quella vissuta
da Cecilia Roth/Manuela, il cui figlio diciassettenne Esteban muore
investito da un’auto), la depressione e il senso di colpa di una
famosa attrice solitaria (Marisa Paredes/Huma Rojo, la cui auto ha
investito Esteban), la bislacca, ma toccante storia d’amore e
dolore tra una giovane suora (Penelope
Cruz/Rosa) e l’ex marito di Manuela, il transessuale
Lola. Non mancano poi i colori accesi prediletti da Pedro
Almodóvar, nella luce di Barcellona, cornice esteticamente
perfetta. Interpretazioni impeccabili, sceneggiatura che funziona a
meraviglia e successo assicurato: la pellicola ottiene l’Oscar e il
Golden Globe come Miglior Film straniero e la Palma d’Oro a
Cannes per la Miglior Regia, consacrando
definitivamente Pedro
Almodóvar nell’olimpo delle star.
Due anni dopo, il successo è
bissato da Parla con lei. Anche qui amore
e dolore, disagio, malattia, tutto raccontato con sublime grazia e
un geniale ricorso al surreale al momento opportuno. Non un gruppo
di protagonisti, ma due uomini e due donne, in situazioni omologhe,
e un intreccio di cui il regista tiene abilmente le fila. Oscar per
la sceneggiatura e Golden Globe come Miglior Film Straniero.
Nel 2004 il regista spagnolo
attinge al proprio passato, e in particolare alla dolorosa
esperienza educativa in collegio, in cui fu testimone di abusi.
Parte da qui La mala educación.
Protagonisti due ex compagni di collegio (Gael
García Bernal/Ignacio e Fele Martinez/Enrique), uno
attore, l’altro regista, che si ritrovano dopo anni con l’idea di
mettere su uno spettacolo su una sceneggiatura che rievoca proprio
i tristi fatti dell’infanzia scolastica, quando Ignacio era vittima
delle morbose attenzioni di Padre Manolo. Segue un intreccio
complicato, che vedrà compiersi il destino di queste due vite
segnate per sempre, in modo indelebile, dall’esperienza
infantile.
Due anni dopo arriva
Volver, in cui Pedro
Almodóvar torna a un suo classico, rielaborandolo in
maniera egregia. Tragicommedia che gravita attorno a un gruppo di
donne, e alla loro incrollabile forza, con la quale affrontano e
superano i momenti bui della vita. Trionfo della figura femminile,
cui rende omaggio innanzitutto col personaggio di Raimunda,
splendidamente incarnato dalla Penelope Cruz, ma anche ritrovando Carmen
Maura. Ancora incetta di premi: Palma d’Oro a Cannes per tutte le
protagoniste femminili, Nastro d’Argento come Miglior Film europeo.
Torna poi a scegliere la Cruz anche per Gli abbracci spezzati
(2009), che però non ottiene lo stesso riscontro della precedente
pellicola.
E siamo a questi giorni, a
quest’ultimo mese, che ha visto il regista spagnolo presentare al
Festival del Cinema di Venezia la sua ultima fatica:
La pelle che abito, in cui ritrova
Antonio Banderas dopo dodici anni e cambia genere,
virando su un dramma che sa di thriller psicologico. Fa
interpretare all’attore un chirurgo plastico che cerca
contemporaneamente di vendicarsi e riportare in vita, almeno in
apparenza, l’amata moglie. Il regista stesso, nel presentare il
film alla stampa romana ne ha ribadito i temi centrali: l’abuso di
potere, l’istinto di sopravvivenza e l’identità, che nessuno ci può
togliere. Il film è nelle sale dal 23 settembre.
Pedro Almodovar: frasi
Trovo molto attraente Gael García Bernal sia come uomo che come
donna.
Penélope Cruz appartiene alla scuola di recitazione
mediterranea, uno stile caratterizzato da carnalità, sfrontatezza,
mancanza di inibizioni, capelli scompigliati, una scollatura
generosa e un modo assai vociante di comunicare. Anna Magnani,
Sophia Loren, Claudia Cardinale, la Silvana Mangano dei primi anni,
persino Elizabeth Taylor e Rachel Weisz furono maestre di questo
stile.
Penélope è capace di tutto, è diventata una donna eterna e
senza età. Le inquadrature iniziali di Carne tremula sono state
concepite apposta per lei. La sequenza dura otto minuti e lo
spettatore ne trae l’impressione che si tratti di una protagonista
del film, anche se poi non ricompare più.
Dopo dieci settimane di riprese,
Pedro Almodóvarha terminato in Spagna la
produzione del suo prossimo attesissimo film Madres
Paralelas e abbiamo il grande piacere di presentarvi
alcune prime immagini foto e video.
Secondo le sue stesse parole, in
Madres Paralelas
Pedro Almodóvar torna a riscoprire l’universo
femminile, la maternità e la famiglia. Il film ha un magnifico cast
in cui
Penelope Cruz, Milena Smit e Aitana Sánchez-Gijón
interpretano le tre madri della storia e Israel
Elejalde il ruolo del personaggio maschile. Questo
straordinario cast è completato da Julieta Serrano e Rossy de
Palma.
1 di 2
Prodotta da El Deseo, con la
partecipazione di RTVE e Netflix. In Italia il film sarà distribuito il
prossimo autunno nelle sale cinematografiche da Warner Bros.
Pictures.
Parlando con
ComicBook.com, Clarke ha parlato della sua decisione di unirsi
all’Universo Cinematografico Marvel, nonostante siano passati
soltanto due anni dalla fine dello show targato HBO che le ha
regalato la fama internazionale. “Penso che quello che stanno
facendo in questo momento sia bello, eccitante,
all’avanguardia”, ha spiegato l’attrice. “Penso che la
Marvel sia un po’ come la Apple del
nostro mondo. Entrare a far parte di quella famiglia è qualcosa di
enorme e ad essere sincerai, ciò che mi ha spinto a prendere parte
alla serie sono le persone che ci stanno lavorando, oltre al fatto
di volerne comunque essere parte.”
Una delle teorie più accreditate è
che Clarke interpreterà il ruolo di Veranke, la regina dell’impero
Skrull nell’universo Marvel. Tuttavia, al di là del
personaggio a cui l’attrice dovrà prestare voce e corpo, Clarke ha
spiegato di essere sempre stata un’appassionata di storie
fantastiche. “Sono crescita leggendo romanzi fantasy. So che
non sono la stessa cosa dei fumetti, ma è grazie a quel genere che
si è formata la mia immaginazione”, ha rivelato. “Forse il
primo fumetto che ho letto è stato Superman. E poi Spider-Man. Ho
sempre pensato che fosse davvero figo. Spider-Man è stata la prima
storia di origini che mi ha fatto pensare a quanto potesse esserci
di più oltre le pagine scritte. E ora, farne parte è davvero
incredibile.”
Black Widow arriverà a
luglio nei cinema e su Disney+ e di recente Rachel Weisz è stata ospite dello show di
Jimmy Kimmel in occasione della promozione del cinecomic
Marvel, in cui l’attrice premio
Oscar vestirà i panni di Melina Vostokoff.
Tuttavia, quando il conduttore ha
presentato l’attrice usando Racil nome del suo personaggio nel
film, Weisz è stata colta di sorpresa e ha confermato che il nome
completo del personaggio dovrebbe essere considerato uno spoiler:
“Non penso che ci sia permesso dire il cognome di Melina. Penso
che sia proibito”, ha detto. “Penso sia un segreto
dell’Universo Cinematografico Marvel.”
A quel punto era già troppo tardi,
ovviamente, ma i fan dei fumetti sanno benissimo che il personaggio
interpretato da Weisz è meglio conosciuto come Iron Maiden. “È
una Vedova Nera. È stata addestrata come una spia ed è anche una
scienziata altamente qualificata”, ha aggiunto l’attrice
quando le è stato chiesto di condividere qualche dettaglio in
merito al ruolo. “Gestisce una specie di… bhe, una specie di
allevamento di maiali. È lì che la famiglia mi incontra per la
prima volta, nel mio laboratorio scientifico dove tengo anche
maiali su cui faccio esperimenti.”
Weisz ha poi concluso dicendo che
Melina è “molto abile, molto preparata nel combattimento e che
parla fluentemente ben 25 lingue”. Circolano ormai molte
teorie sulla reale identità del personaggio di Melina, con alcuni
fan convinti che si tratti in realtà del villain principale della
storia, ossia Taskmaster. Sarà sicuramente un personaggio da tenere
d’occhio all’interno della storia, un personaggio di cui Natasha
Romanoff dovrebbe forse diffidare nel film…
La regia di Black Widow è stata
affidata a Cate Shortland, seconda donna
(dopo Anna Boden di Captain
Marvel) a dirigere un titolo dell’universo
cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è
stata riscritta nei mesi scorsi da Ned
Benson(The Disappearance of Eleanor
Rigby). Insieme a Scarlett
Johansson ci saranno anche David
Harbour, Florence
Pugh e Rachel
Weisz. Il film arriverà nelle sale il 7 luglio e
su Disney+ con
Accesso Vip il 9 luglio.
In Black Widow, quando sorgerà
una pericolosa cospirazione collegata al suo passato, Natasha
Romanoff dovrà fare i conti con il lato più oscuro delle sue
origini. Inseguita da una forza che non si fermerà davanti a nulla
pur di sconfiggerla, Natasha dovrà affrontare la sua storia in
qualità di spia e le relazioni interrotte lasciate in sospeso anni
prima che diventasse un membro degli Avengers.
Fin dalla sua prima apparizione in
Captain
America: Civil War del 2016, Tom Holland è entrato subito nel cuore dei fan
grazie alla sua interpretazione di Peter Parker e oggi sono in
molti a ritenere che la sua sia la migliore iterazione di Spider-Man mai apparsa sul grande schermo.
Martedì, in occasione del compleanno
di Holland, la stazione radio britannica Capital ha pubblicato un
frammento di una vecchia intervista con l’attore del 2017, poco
prima che Spider-Man:
Homecoming debuttasse nei cinema. Nell’intervista,
diffusa via Tom
Holland News, il giovane attore aveva discusso del processo di
collaborazione che aveva condiviso con la Marvel, alla quale aveva presentato
varie idee per il film.
“Molte di queste idee sono state
accolte così: ‘No, amico, è un’idea terribile'”, ha ricordato
Holland con una risata, anche se ha aggiunto che alcune sono state
comunque prese in considerazione. Quando gli è stato chiesto si
approfondire la questione delle idee respinte, Holland ha rivelato
di aver proposto una scena di sesso: “Una volta avevo detto:
‘Penso che dovremmo avere una scena di sesso davvero molto
appassionata’”, e loro mi hanno risposto: ‘No, non
crediamo sia il caso!'”
Una scena di sesso sarebbe
certamente un ulteriore modo per distinguere l’Uomo Ragno di
Tom Holland da quello di
Tobey Maguire e
Andrew Garfield. Anche se alcuni fan dell’attore potrebbero
essere incuriositi da una scena del genere, è quasi certo che in
Spider-Man: No Way Home non vedremo Holland impegnato
in un alcun momento “hot”.
Il film è diretto
da Jon Watts (già regista
di Homecoming e Far
From Home) e prodotto da Kevin
Feige per i Marvel Studios e da Amy
Pascal per la Pascal Production. Dovrebbe arrivare al
cinema a dicembre 2021.
Il sito
The Illuminerdi riporta un aggiornamento parecchio intrigante a
proposito di Red Sonja, il nuovo film targato
Millennium basato sull’eroina Marvel creata dallo scrittore Roy
Thomas e dall’illustratore Barry Windsor-Smith nel 1973, e
parzialmente basata sui personaggi creati dalla scrittore Robert E.
Howard.
Si tratta di una notizia che non è
stata ancora confermata, e che al momento vi invitiamo a prendere
come una mera speculazione. Pare che a Sacha Baron Cohen(Il
processo ai Chicago 7) sia stato offerto il ruolo del
co-protagonista Kulan Gath, ossia il villain principale del film.
Si tratta di un mago malvagio apparso per la prima volta in “Conan
il Barbaro #15” come antagonista di Conan.
In attesa di capire se Cohen
accetterà o meno la parte, ricordiamo che la protagonista del nuovo
film, come abbiamo appreso lo scorso maggio,
saràHannah
John-Kamen, nota soprattutto per il ruolo di Ghost
in Ant-Man
and the Wasp. L’attrice ha recitato in film
quali Star
Wars: Il Risveglio della Forza, Tomb
Raider e
Ready Player One, ed è nota anche per il ruolo di
Dutch nella serie televisiva Killjoys. Prossimamente
la vedremo nell’atteso reboot di Resident
Evil.
Il nuovo film dedicato
a Red Sonja, le cui riprese dovrebbero
partire entro la fine dell’anno, sarà diretto da Jill Soloway, creatrice della
serie Transparent, e sceneggiato da Tasha
Huo, attualmente showrunner, produttore esecutivo e
sceneggiatore per conto di Netflix di una nuova serie d’animazione basata sul
franchise di Tomb Raider. Inoltre, Huo è anche
al lavoro su The
Witcher: Blood Origin, prequel dell’acclamata serie con
protagonista Henry
Cavill.
I numerosi tentativi di riportare Red Sonja al cinema
Il personaggio aveva debuttato sul
grande schermo nel 1985, nell’omonimo film interpretato da
Brigitte Nielsen al fianco di Arnold
Schwarzenegger. Da allora, numerosi sono stati i
tentativi di riportare l’eroina al cinema. Al Comic-Con del 2008
venne annunciato che Robert
Rodriguez avrebbe diretto e prodotto un nuovo
film che avrebbe visto Rose McGowan nei
panni della diavolessa con la spada, ma quel progetto venne poi
cancellato.
Diversi anni dopo, nel
2018, Bryan
Singer (la saga di X-Men)
venne ufficializzato alla regia di un nuovo adattamento, ma dopo le
accuse di violenza sessuale e cattiva condotta del regista, il film
è passato ufficialmente nella mani di Soloway.
David F. Sandberg,
regista di Shazam!
nonché dell’atteso sequel Shazam! Fury
of the Gods, ha condiviso via
Twitter un esclusivo video promozionale che ci permette di dare
un primo sguardo, anche se parecchio velato, al nuovo costume di
Zachary Levi nel film.
Tuttavia, grazie a
Just Jared, sono arrivate online delle immagini dal set del
sequel allestito a Union City, in Georgia, che ci permettono di
vedere il nuovo costume nel dettaglio. Come si può notare dalle
immagini dal set, il nuovo costume è abbastanza diverso da quello
indossato dal supereroe nel primo film. Il cambiamento più notevole
è, chiaramente, la mancanza del mantello, ma è possibile notare
delle differenze anche nel logo sul petto e nel design generale del
costume, dal momento che entrambi sono stati aggiornati.
Potete ammirare le foto in questione
cliccando
qui, mentre a seguire potete vedere il video condiviso da
Sandberg grazie al suo account YouTube
ufficiale:
Cosa sappiamo di Shazam! Fury of the Gods
Shazam! Fury
of the Gods sarà diretto ancora una volta
da David F. Sandberg e vedrà il ritorno
di Zachary
Levi nei panni dell’eroe del titolo. Il film
uscirà al cinema il 2 giugno 2023. Nel cast è confermato il ritorno
di Asher Angel, mentre i villain saranno
interpretati dalle new entry Helen Mirren, Rachel
Zegler e Lucy Liu.
Mark Strong non tornerà nei panni del Dottor Sivana,
mentre Djimon Hounsou sarà ancora una volta il Mago.
Il primo film è uscito nelle sale ad aprile 2019.
A causa della pandemia di Covid-19,
la produzione di Mission
Impossible 7, come moltissime altre a Hollywood, era
già stata posticipata più e più volta, tanto che alla fine la
Universal ha dovuto necessariamente posticiparne l’uscita da luglio
2021 a novembre 2021. Di conseguenza, anche l’arrivo nelle sale di
Mission Impossible 8 è stata rimandato, passando da agosto
2022 a novembre 022.
Ora, purtroppo, la produzione di
Mission
Impossible 7 è stata nuovamente bloccata e sempre a
causa del Coronavirus. Come riportato da
Deadline, infatti, le riprese sono state nuovamente interrotte
perché un membro del team di produzione è risultato positivo al
Covid-19. Secondo quanto riferito, le riprese si fermeranno per 14
giorni, nel rispetto di tutte le necessarie pratiche di
sicurezza.
La Paramount ha rilasciato la
seguente dichiarazione ufficiale in merito allo stop momentaneo:
“Abbiamo temporaneamente interrotto la produzione di Mission:
Impossible 7 al 14 giugno, a causa di un risultato positivo al test
di Coronavirus durante i controlli di routine. Stiamo seguendo
tutti i protocolli di sicurezza e continueremo a monitorare la
situazione.”
Tom Cruise ha sempre sottolineato l’importanza
della sicurezza e del distanziamento sul set, nonché le conseguenze
che deriverebbero dal mancato rispetto dei protocolli. È divenuta
anche parecchio celebre una sua
sfuriata sul set contro alcuni membri della troupe per il
mancato rispetto delle regole. È un vero peccato, dunque, che alla
fine la produzione si sia trovata ad affrontare una situazione del
genere e a fermarsi ancora una volta.
Le date di uscita di Mission
Impossible 7 e 8
Nei prossimi due capitoli della saga
di Mission Impossible, Tom
Cruise e Rebecca
Ferguson torneranno nei panni di Ethan Hunt e
Ilsa Faust. I due film vedranno coinvolti anche Shea
Whigham(Kong: Skull Island),Hayley
Atwell(Captain America: Il primo
vendicatore),Pom
Klementieff(Guardiani della
Galassia) e Esai
Morales(Ozark). Christopher
McQuarrie scriverà e dirigerà i film, che faranno il
loro debutto nelle sale americane rispettivamente il 19 novembre
2021 e il 4 novembre 2022.
Scott Derrickson ha diretto il primo Doctor
Strange, che nel 2016 è diventato un successo di
pubblico e critica. Il regista avrebbe dovuto dirigere anche il
sequel, ma alla fine ha abbandonato il progetto a causa di alcune
divergenze creative con la Marvel. Tuttavia, sarà comunque
coinvolto nella nuova avventura di Stephen Strange in qualità di
produttore esecutivo.
Ad aprile 2020 è stato confermato
che sarebbe stato Sam Raimi, regista della trilogia di Spider-Man con
Tobey Maguire, a sostituire Derrickson alla regia e da allora
il progetto non ha più subito battute d’arresto, fatta eccezione
per la pandemia di Covid-19 che lo scorso gennaio ha costretto la
produzione ad uno stop a causa dell’aumento dei contagi in
Inghilterra (dove erano in corso le riprese).
La produzione del sequel si è
ufficialmente conclusa lo scorso aprile e ora il film è atteso
nelle sale per marzo 2022. In questi mesi, molti si sono chiesti se
la sceneggiatura del film fosse stata cambiata dopo l’ingaggio di
Raimi e adesso veniamo a conoscenza del fatto che è stato
effettivamente così. Durante una recente intervista in occasione
della promozione della serie
Loki, infatti, lo sceneggiatore Michael
Waldron a rivelato a
Vanity Fair che, dopo essere stato ingaggiato per il sequel di
Doctor
Strange insieme a Raimi, il film è stato riscritto da
zero.
Ciò implica che vedremo davvero
poco, se non nulla, della versione originale di Derrickson, il che
tuttavia non sorprende. Dal momento che il regista ha lasciato il
sequel per divergenze creative, era chiaro che la Marvel fosse interessata a portare
il franchise in una direzione completamente diversa. Nel corso
dell’intervista, Waldron ha riconosciuto “le fondamenta” del primo
film: con ogni probabilità, quindi, lui e Raimi l’hanno comunque
usato come punto di partenza per la loro storia.
La sceneggiatura del film porterà la
firma di Jade
Bartlett e Michael Waldron.
Oltre a Cumberbatch e Olsen, nel sequel ci saranno
anche Benedict
Wong (Wong), Rachel
McAdams(Christine
Palmer), Chiwetel
Ejiofor (Karl Mordo), Tilda
Swinton (Antico) e Xochitl
Gomez (che interpreterà la new entry America
Chavez).
Doctor Strange in the Multiverse
of Madness arriverà al cinema il 25 marzo 2022.
Le riprese sono partite a Londra a novembre 2020 e avranno luogo
anche a New York, Los Angeles e Vancouver. Nel sequel dovrebbe
apparire in un cameo anche Bruce
Campbell, attore feticcio di Sam
Raimi. Al momento, però, non esiste alcuna conferma in
merito.
A dirigere
Escape Room 2: Giochi Mortali è Adam Robitel, già
regista del primo capitolo, tra i protagonisti tornano Taylor
Russell e Logan Miller. Il film sarà nelle sale il 15 luglio ed è
prodotto da Sony Pictures e distribuito da Warner Bros.
Entertainment Italia. Nel cast anche Indya Moore, Holland Roden,
Thomas Cocquerel e Carlito Olivero.
Escape Room 2: Giochi Mortali, la trama
Escape Room 2: Giochi Mortali è il sequel del thriller
psicologico che nel 2019 ha terrorizzato il pubblico di tutto il
mondo. In questo secondo capitolo sei persone si trovano
involontariamente bloccate in un’altra serie di escape room, per
sopravvivere dovranno svelare lentamente ciò che hanno in comune… e
scopriranno che in passato tutti loro hanno già preso parte al
gioco.
Nick Bannister (Jackman), è un
investigatore privato della mente, che riesce a scavare nel mondo
oscuro e affascinante del passato dei suoi clienti, aiutandoli ad
accedere ai ricordi perduti. Vivendo ai margini della costa
sommersa di Miami, la sua vita cambia per sempre quando incontra
una nuova cliente, Mae (Ferguson), che lo contatta per una semplice
questione: lo smarrimento di un oggetto. Ma presto tutto si
trasforma in una pericolosa ossessione. Mentre Bannister lotta per
indagare sulla scomparsa di Mae, scopre una cospirazione violenta,
e alla fine dovrà rispondere alla domanda: fino a che punto ci si
può spingere per tenere strette le persone che amiamo?
Al fianco del candidato all’Oscar,
Jackman (“Les Misérables”, “The Greatest Showman”), di Ferguson
(l’imminente “Dune”,
i film “Mission: Impossible”) e di Newton (“Solo: A Star Wars Story”), recitano
nel film Cliff Curtis (“Shark – Il primo squalo”, “Fast & Furious:
Hobbs & Shaw”), la nominata all’Oscar, Marina de Tavira (“Roma”),
Daniel Wu (“Into the Badlands” in TV “Warcraft: L’inizio”), Mojean
Aria (le serie TV “See” e “Dead Lucky”), Brett Cullen (“Joker”),
Natalie Martinez (le serie “The Stand” e “The Fugitive”), Angela
Sarafyan (la serie TV “Westworld – Dove tutto è concesso”) e Nico
Parker (“Dumbo”).
Lisa Joy (“Westworld – Dove tutto è
concesso”) con Frammenti Dal Passato –
Reminiscence debutta alla regia di un lungometraggio, e
dirige una sua sceneggiatura originale. Il film è prodotto dalla
stessa Joy, Jonathan Nolan, Michael De Luca e Aaron Ryder. I
produttori esecutivi sono Athena Wickham, Elishia Holmes e Scott
Lumpkin.
Il team creativo include molti dei
suoi collaboratori di “Westworld – Dove tutto è concesso”, tra cui
il direttore della fotografia Paul Cameron, lo scenografo Howard
Cummings, il montatore Mark Yoshikawa e il compositore Ramin
Djawadi, insieme alla costumista Jennifer Starzyk (“Bill & Ted Face
the Music”).
Warner Bros. Pictures presenta una
produzione Kilter Films / Michael De Luca / Filmnation, un film di
Lisa Joy, Frammenti Dal Passato – Reminiscence. Il
film sarà distribuito in tutto il mondo da Warner Bros. Pictures ed
uscirà al cinema in Italia dal 26 agosto.
Guido Crepax. I mille
volti di Valentina è l’esauriente mostra personale
dedicata ad uno dei più celebri e popolari maestri del fumetto
d’autore che viene inaugurata al Centro Saint-Bénin di Aosta
venerdì 11 giugno alle ore 17.00 e si potrà visitare fino a
domenica 17 ottobre. L’esposizione, curata da Alberto Fiz
in collaborazione con Archivio Crepax, è
organizzata dalla struttura Attività espositive e promozione
dell’identità culturale dell’Assessorato dei Beni culturali,
Turismo, Sport e Commercio della Regione autonoma Valle
d’Aosta.
Sono oltre 100 le opere in mostra
(catalogo Gli Ori) nell’ambito di un allestimento
spettacolare specificatamente studiato per il Centro Saint-Bénin
dove lo spettatore può attraversare ambienti tematici in dialogo
tra loro dov’è prevista la realizzazione di manichini, sagome
tridimensionali e tappezzerie d’autore.
Insieme alle tavole originali più
emblematiche, la rassegna, divisa in sette sezioni, offre
l’occasione di analizzare la poliedrica indagine artistica di Guido
Crepax presentando inediti documenti d’archivio, copertine di
dischi, oggetti di design, abiti, paraventi, studi per la
pubblicità, grandi giochi tridimensionali e molto altro.
Come appare evidente dal titolo, un
ruolo di primo piano è affidato alla sua icona più celebre,
Valentina, un personaggio della contemporaneità,
in grado d’influenzare la storia della moda e del costume.
Valentina appare attraverso una serie di opere che ne descrivono
l’assoluta unicità nella storia del fumetto in quanto la sua
immagine nasce dalla contaminazione tra mito (l’attrice Louise
Brooks) e realtà (la moglie Luisa). La fusione di queste due anime
ha consentito di sviluppare, nel tempo, una figura che riflette i
differenti aspetti dell’universo femminile sopravvivendo, come le
grandi star del cinema e della letteratura, al suo autore. La
mostra propone un percorso coinvolgente e ricco di sorprese dove
l’indagine di Crepax emerge nella sue differenti sfaccettature
partendo da L’Uomo Invisibile, la prima storia disegnata
da Crepax a soli dodici anni. Ma gli esordi dell’artista sono
caratterizzati da una specifica attenzione nei confronti della
Musica (il padre Gilberto Crepax era primo
violoncellista alla Fenice di Venezia) e sin dal 1953 realizza
oltre 300 copertine di dischi in parte presenti in mostra. Ma la
musica è una costante del fumetto dove si fa riferimento al rock
(non possono mancare i Beatles), così come al jazz con Charlie
Parker e Dizzy Gillespie. Anche i Giochi hanno una
trattazione specifica in mostra: Crepax aveva la passione per la
ricostruzione storica di eventi che si trasformano in straordinari
percorsi tridimensionali dove compaiono, ad esempio, le battaglie
piemontesi della Campagna d’Italia. Non mancano nemmeno i giochi
della boxe o quelli che hanno come riferimento i viaggi di Marco
Polo.
Guido Crepax. I mille volti di Valentina
Di fondamentale importanza, poi,
sono il Cinema e il Teatro a cui
viene dedicata una specifica trattazione che comprende anche
Fotografia e Televisione. Le sue
storie, infatti, sono vere e proprie sequenze cinematografiche a
fumetti con montaggi, inquadrature e primi piani. I riferimenti
sono continui, da Eisenstein a Pabst, da Antonioni a Truffaut. Una
sezione è, poi, dedicata a Arte e
Letteratura, altre due tematiche fondamentali
nell’opera a tuttotondo di Crepax. Nell’ambito dell’esposizione si
documentano le vicende che hanno coinvolto grandi maestri quali
Kandinsky o Moore (a entrambi è dedicata una storia, Il falso
Kandinsky e La Sindrome di Moore), così come Manet
(in mostra la citazione trasgressiva dell’Olympia) e Magritte. Il
dialogo prevede anche la rivisitazione dei grandi classici della
letteratura coinvolgendo, tra gli altri, Poe, Stevenson (di
particolare significato sono le tavole tratte da Dottor Jekyill
e Mister Hyde), Diderot e il Marchese De Sade. Un’altra
sezione particolarmente innovativa è quella che riguarda
Moda, Design e
Pubblicità dove sono esposti abiti e oggetti
ispirati dalla poetica di Crepax quali lampade, vetri,
paraventi e piastrelle. Da Versace a Krizia, da Castiglioni a
Eileen Gray, è continua la dialettica con i differenti aspetti
della creatività contemporanea. Insieme a Valentina, la rassegna
analizza anche le altre figure femminili (Valentina e le
altre), da Bianca a Anita, che animano l’universo di
Crepax caratterizzato, spesso, da una forte componente onirica.
La mostra si conclude con un
coup de théâtre: sull’altare della chiesa sconsacrata è
prevista la ricostruzione dello studio di Crepax,
Viaggiatore immobile, con il suo tavolo da lavoro
e l’immancabile cassa del violoncello del padre che compare in
molte immagini dei fumetti. Le pareti sono state ricoperte dalla
tappezzeria creata per le storie a fumetti su cui appaiono ben
sedici tavole originali in una sintesi visiva di grande
efficacia. Nel medesimo ambiente viene, infine, collocato un
video che consente di ripercorrere il percorso creativo del grande
autore.
La mostra è accompagnata da un
prezioso volume in italiano e francese edito da Gli
Ori con tutte le immagini della mostra e un apparato
critico che prevede gli interventi di Antonio
Crepax, Alberto Fiz e Daria
Jorioz. La pubblicazione è arricchita da un’intervista di
Alberto Fiz al regista Mario Martone che ha
collaborato con Crepax nell’ambito del teatro, da un ricordo di
Luisa Crepax, la moglie dell’artista recentemente
scomparsa, oltre a un’intervista immaginaria a Valentina. Ampia è
anche l’antologia critica con le testimonianze, tra gli altri, di
Roland Barthes, Umberto Eco,
Alain Robbe-Grillet, Giorgio
Manganelli, Oreste Del Buono,
Gillo Dorfles, Achille Bonito Oliva.
Ludovico Tersigni
e Amparo Piñero Guirao sono trai protagonisti di
Summertime 2, che è disponibile su Netflix dal 3 giugno. Ecco cosa hanno raccontato i
due attori della serie diretta da Francesco Lagi e
da Marta Savina.
Tornano i protagonisti della prima
stagione, Summer (Coco Rebecca Edogamhe),
Ale (Ludovico
Tersigni), Dario (Andrea Lattanzi),
Sofia (Amanda Campana), Edo
(Giovanni Maini), Blue (Alicia Ann Edogamhe),
Giulia (Romina Colbasso) a cui si aggiungono
Lola (Amparo Pinero Guirao), Rita
(Lucrezia Guidone) e Jonas (Giovanni Anzaldo). Nei
ruoli degli adulti il pubblico ritroverà
Isabella (Thony) e Antony
(Alberto Boubakar Malanchino), rispettivamente la mamma e il papà
di Summer e Blue, Laura (Maria Sole Mansutti) e
Maurizio (Mario Sgueglia) ovvero la mamma e il
papà di Ale, mentre Miguel (Jorge Bosch) sarà il
nuovo allenatore del ragazzo, e Loris (Giuseppe
Giacobazzi), il papà di Edo, avrà al suo fianco la fidanzata
Wanda (Marina Massironi).
Spider-Man: No Way Home è forse uno dei titoli più
attesi del futuro del
MCU. Non solo il film introdurrà ufficialmente il concetto di
Multiverso, ma riporterà indietro anche tutta una serie di
personaggi che abbiamo visto nelle precedenti trasposizioni dei
fumetti Marvel al cinema. In attesa
dell’arrivo del film nelle sale,
Screen Rant ha ipotizzato 10 modi in cui il film potrebbe
drasticamente cambiare il
MCU:
La versione live action dello Spider-Verse
Uno dei rumor più
insistenti a proposito di Spider-Man:
No Way Home è quello relativo al tanto atteso ritorno di
Tobey Maguire e Andrew Garfield nei panni delle rispettive
iterazioni dell’Uomo Ragno. Se fosse davvero così, il film di Jon
Watts rappresenterebbe a tutti gli effetti una versione live action
dello Spider-Verse introdotto in Spider-Man:
Un nuovo universo.
Sarebbe indubbiamente difficile da
realizzare, senza contare che potrebbe distogliere l’attenzione
dall’attuale arco narrativo del Peter Parker di Tom Holland nel
MCU, ma se Kevin Feige trovasse il
modo giusto per farlo funzionare, allora potrebbe davvero rivelarsi
qualcosa di fantastico.
L’identità segreta di Spidey è
divenuta pubblica
Il terzo film di Spider-Man
legato al MCU racconterà una storia dell’Uomo
Ragno che non è mai stata raccontata prima sul grande schermo. Dopo
la sorprendente rivelazione nella scena post-credits di
Spider-Man: Far From Home, sappiamo che ormai l’identità
segreta di Peter Parker non è più tale.
Il Daily Bugle lo ha ufficialmente
smascherato come Spider-Man, incastrandolo anche per l’omicidio di
Mysterio e per gli attacchi a Londra. Basandosi soltanto su questa
premessa, è chiaro quanto No Way Home sarà un film dedicato
all’Uomo Ragno come forse non ce ne sono mai stati in passato.
L’introduzione di She-Hulk
She-Hulk è uno dei tanti amati personaggi Marvel che saranno protagonista di
uno show standalone in arrivo prossimamente su Disney+, insieme a Moon
Knight, Ms. Marvel e Ironheart. Jen Walters è
un avvocato che diventa She-Hulk quando viene ferita durante una
sparatoria, ricevendo una trasfusione di sangue da suo cugino Bruce
Banner.
A differenza di Bruce, Jen si
diverte a trasformarsi in She-Hulk e trascorre la maggior parte del
suo tempo usando l’identità del supereroe. Rappresenta anche i
supereroi in difficoltà legali. Dal momento che la Marvel non perde mai l’occasione
per un crossover,No
Way Home potrebbe introdurre ufficialmente Jen mentre
rappresenta Peter Parker in tribunale, prima che la serie Disney+ ci racconti le sue origini.
Peter e MJ potrebbe essere la nuova coppia del MCU
Da
Iron Man del 2008, la coppia per antonomasia del MCU è sempre stata quella formata
da Tony Stark e Pepper Potts. Il loro complicato arco romantico è
culminato quando Pepper ha detto ad un Tony in punto di morte:
“Puoi riposare ora”. Dopo quell’esplosivo climax emotivo,
ecco chi potrebbe rappresentare la prossima coppia del MCU…
All’apparenza, WandaVision aveva reso Wanda e Visione i candidati
ideali, ma purtroppo i due personaggi non sembrano avere un grande
futuro insieme. Tom Holland e Zendaya condividono una chimica
formidabile e i loro personaggi si sono finalmente avvicinati in
Far
From Home. Peter Parker e MJ – già coppia iconica
dei fumetti – potrebbero facilmente diventare il nuovo punto focale
romantico del MCU.
Assemblare i Sinistri Sei
Nonostante The Amazing Spider-Man 2 avesse anticipato l’arrivo
dei Sinistri Sei in un film che è stato effettivamente in sviluppo
alla Sony per alcuni anni, questi personaggi devono ancora apparire
sul grande schermo.
In No
Way Home, dopo che l’identità di Peter Parker è
stata rivelata al mondo intero, la squadra di supercriminali
anti-Uomo Ragno potrebbe finalmente riunirsi. Sappiamo che nel film
torneranno il Doc Ock di Alfred Molina e l’Electro di Jamie Foxx.
Inoltre, Spider-Man:
Homecoming ha ufficialmente introdotto Avvoltoio,
Mysterio, in quanto illusionista, potrebbe essere ancora vivo.
Insomma, il MCU sembra essere pronto per i
Sinistri Sei…
I personaggi Netflix nei film del MCU
Da quando la Marvel ha cancellato tutte le serie
Netflix in un colpo solo e ha iniziato a realizzare
show con collegamenti diretti al MCU per Disney+, gli amati personaggi del
colosso dello streaming sono purtroppo caduti nel
dimenticatoio.
Tuttavia, i diritti di quei
personaggi sono tornati nelle mani della Marvel. Il conflitto di New York
organizzato per No
Way Home sarebbe il modo perfetto per presentare tutti i
vigilanti attivi ad Hell’s Kitchen e proveniente dall’universo di
The
Defenders. Il Daredevil di Charlie Cox potrebbe difendere
Spidey in tribunale, mentre il Punisher di Jon Bernthal potrebbe
proteggerlo quando il criminale di New York verrà inevitabilmente a
cercarlo…
Un riferimento diretto a zio Ben
Finora, il Peter Parker di
Tom Holland non ha ancora fatto riferimento in maniera diretta allo
zio Ben. Ci sono stati vari indizi nei film precedenti in merito
all’esistenza di Ben Parker nel MCU, ma con No
Way Home c’è bisogno di andare in fondo alla
questione.
Ben è
stato una vera e propria figura paterna per Peter. Nel MCU, è stato Tony Stark a ricoprire
quel ruolo, ma dopo la morte del personaggio, No
Way Home dovrebbe finalmente riconoscere che lo zio
Ben è esistito. Il nuovo film necessita di più di un semplice
easter egg: i saggi consigli di zio Ben dovranno, in
qualche modo, influenzare il complicato presente di
Peter.
Stephen Strange sarà come Tony Stark per Peter
Parte dell’accordo di Sony
con la Marvel per la produzione dei film
di Spider-Man riguarda il fatto che un altro eroe famoso dovrà
necessariamente ricoprire il ruolo di mentore nei confronti di
Peter Parker.
In Homecoming,
questo ruolo è stato ricoperto da Tony Stark. In Far
From Home lo è stato Nick Fury, anche se poi
abbiamo scoperto che si trattava solo di uno Skrull travestito per
tutto il tempo. In No
Way Home, sarà Doctor Strange a ricoprire quel ruolo. Data la
caratterizzazione di Strange nel MCU molto vicina a quella di Stark,
non sarebbe affatto sorprendente se Strange prendesse il posto di
Stark come figura paterna di Peter.
L’introduzione dei Fantastici Quattro
Sembra improbabile che i
Fantastici Quattro facciano la loro introduzione nel MCU in Spider-Man:
No Way Home, ma non è impossibile. Il film si svolgerà a
New York, dove vivono i Fantastici Quattro, e la storia sembra
esplorerà il Multiverso per incorporare franchise precedenti, il
che consentirebbe ad una squadra di Fantastici Quattro degli anni
’60 di entrare senza soluzione di continuità nel MCU.
Inoltre, No
Way Home è diretto da Jon Watts, che è stato
incaricato anche di dirigere il reboot dei Fantastici Quattro. E
nei fumetti, Spidey ha collaborato con la prima famiglia della
Marvel un sacco di volte…
Rendere canonici i film Marvel non ambientati nel MCU
Nella versione originale
del discorso di Nick Fury tratto dalla scena post-credits di
Iron Man, lo stesso ha riconosciuto i film già
esistenti di Spider-Man e degli X-Men come canone del MCU. Tuttavia, ciò è stato cambiato
perché non era ancora chiaro, all’epoca, dove sarebbero finiti i
diritti di ciascun franchise.
Ora,
sembra che Feige & co. stanno lentamente incorporando i franchise
pre-MCU nel canone del loro universo
cinematografico condiviso. Se il Doc Ock di Alfred Molina e
l’Electro di Jamie Foxx renderanno parte del canone la trilogia di
Spider-Man di Sam Raimi e i film di The Amazing Spider-Man, allora per il MCU non si saranno davvero più
confini…
È stato annunciato questa mattina
il programma completo di un’edizione del Festival
di Cannes, la numero 74, molto speciale. Non si tratta solo
della prima edizione dopo l’anno di stop a causa della pandemia, ma
è anche la prima volta che il festival si sposta a luglio, dal 6 al
17.
Sapevamo già che il film d’apertura
sarebbe stato Annette,
di Leos Carax con Marion
Cotillard e Adam Driver, ora però abbiamo
avuto anche la conferma che Tre Piani, il film di Nanni
Moretti atteso dal 23 settembre al cinema, rappresenterà
l’Italia nel concorso ufficiale.
Nanni Moretti torna
al Festival
di Cannes per l’ottava volta da regista con TRE
PIANI. Il film – interpretato
da Margherita Buy, Riccardo Scamarcio, Alba
Rohrwacher, Adriano Giannini, Elena Lietti, Alessandro Sperduti,
Denise Tantucci, Nanni Moretti, Anna Bonaiuto, Paolo Graziosi,
Stefano Dionisi, Tommaso Ragno – sarà in
concorso alla 74a edizione del Festival
e uscirà al cinema il 23 settembre.
Prodotto da Sacher Film e
Fandango con Rai Cinema, e Le Pacte, scritto da Nanni Moretti,
Federica Pontremoli e Valia Santella, Tre piani è
tratto dall’omonimo romanzo di Eshkol Nevo ed è distribuito in
Italia da 01 Distribution.
Anche se in WandaVision non abbiamo visto nessun cameo di
Mefisto e Doctor Strange, abbiamo comunque assistito al
debutto nel MCU di Visione
Bianco, assemblato grazie ai resti del Visione originale e
messo nuovamente in contatto con i suoi ricordi grazie alla
versione di Westview.
Ad oggi non sappiamo quando
rivedremo Visione Bianco nel MCU, e a quanto pare neanche
Paul Bettany è a conoscenza dei piani di
questa versione alternativa dell’androide sintezoide. “Non
posso rispondere, onestamente”, ha detto a
The Playlist l’attore durante una recente intervista. “Ho
molti amici della mia età per i quali Visione Bianco è stato un
grosso problema negli anni ’70. Kevin Feige e io ne parlavamo da
anni. Ma non riesco a ricordare quando ho capito che avrebbe fatto
il suo debutto. Forse ho iniziato a sospettare qualcosa di tempi di
Avengers: Infinity War, quando abbiamo
iniziato a parlare della morte del personaggio.”
“Ma ad essere onesti, non lo so
se potrebbe tornare. Davvero”, ha aggiunto Bettany. “Non
ho un contratto, quindi non lo so. Tutto quello che so è che si
tratta di una serie limitata, ma sono anche consapevole che
introdurre Visione Bianco e non sfruttarlo ulteriormente potrebbe
diventare parecchio complicato.”
Al momento, pensare a come Visione
Bianco potrebbe tornare nel MCU è un’impressa parecchio ardua.
Secondo le teorie più accreditate, potremmo rivedere questa
versione del personaggio o in Doctor Strange in the Multiverse of Madness (in cui
rivedremo anche Scarlet Witch) o magari in una serie come
Armor Wars. Purtroppo, non ci resta altro da fare che
attendere e sperare che prima o poi i Marvel Studios aggiornino i fan in merito al
destino del personaggio.
Jac Schaeffer,
l’head writer di WandaVision, ha rilasciato una lunga
intervista a
Rolling Stone in cui ha rivelato parecchi dettagli inediti in
merito alla serie Disney+, che a quanto pare, almeno in
origine, doveva essere molto diversa da ciò che abbiamo poi visto
sulla piattaforma di streaming.
Dopo aver parlato del
cameo di Doctor Strange nel finale che non abbiamo mai visto,
Schaeffer ha spifferato anche quali erano, inizialmente, i piani
per il personaggio di
Agatha Arkness interpretato da Kathryn Hahn. “In origine, Agatha doveva
essere un vero e proprio mentore, l’esperto di magia che insegna al
suo protetto”, ha spiegato Schaeffer. “Una delle cose che
non è mai cambiata è che nel finale Wanda avrebbe dovuto dire addio
a Visione. Nella mia idea original, quell’addio doveva essere con
un ultimo incantesimo vincolante. Era legato ad un incantesimo che
Agatha le aveva insegnato all’inizio della serie. Ciò che doveva
fare era integrare il suo trauma e rilegare Visione a sé stessa con
quell’incantesimo. Alla fine Agatha è diventata una forza
antagonista, perché ne avevamo bisogno nella serie.”
“Con gli altri sceneggiatori ci
sono state più discussioni in merito alla Magia del Caos, la fonte
dei poteri di Wanda”, ha rivelato poi Schaeffer. “Quando
abbiamo assunto Matt Shakman, c’è stato un lungo periodo in cui
stavamo cercando di progettare una dimensione del caos, che alla
fine non ci serviva e non era necessaria.”
WandaVision si è conclusa con Agatha
intrappolata a Westview come “Agnes”, anche se un ritorno del
personaggio è più che probabile: forse potrebbe essere proprio
Wanda a liberarla nuovamente (magari per farsi aiutare a ritrovare
Tommy e Billy in Doctor
Strange in the Multiverse of Madness?).
David
Harbour è stato ospite dello show di
Jimmy Kimmel, dove ha avuto modo di parlare non solo di
Black
Widow ma anche dell’attesissima quarta stagione
di Stranger Things. Nel corso dell’intervista,
Harbour ha rivelato che il look del capo della polizia Jim Hopper
che vedremo nei nuovi episodi è stato influenzato in parte dal
desiderio di renderlo assai diverso da quello di Guardiano Rosso,
il personaggio che interpreterà nel cinecomic Marvel.
“Avevo iniziato a farmi crescere
i capelli, ma poi sono stato scritturato in Black Widow, dove interpreto un prigioniero
russo. Avevo i capelli lunghi, la barba, ero grosso… così ho
pensato: ‘Non posso essere lo stesso ragazzo con gli stessi capelli
lunghi e la stessa barba nella stessa prigione’. Così ho iniziato a
scattarmi foto del set di Black Widow senza dare nell’occhio e le
ho inviate ai fratelli Duffer, assicurandomi che tutto sarebbe
stato diverso nella serie, dai colori del set al look, fino ad
arrivare agli abiti”, ha rivelato Harbour.
“Ho continuato a inviare loro
queste foto. Alla fine avevamo programmato che Jim dovesse essere
molto simile a Red Guardian nel look, ma io ho detto: ‘Ragazzi, non
possiamo farlo. Sto girando questo film Marvel. Non posso avere barba e
capelli anche nella serie’. Quindi abbiamo pensato ad un look
completamente diverso per lui e gli abbiamo fatto rasare la
testa.”
Sempre nel corso dell’ospitata da
Kimmel, David Harbour ha spiegato di aver chiesto ai Marvel Studios di far parlare Guardiano Rosso
in russo, ma a quanto pare lo studio non ha accettato la sua
proposta: “È russo. Si trova in Russia. Parlerebbe russo. Per
l’interno film dovrei parlare in russo con i sottotitoli. Lo so che
non è il massimo per un film Marvel. La mia proposta non è stata
accolta bene dai produttori quando ne ho parlato”, ha
dichiarato l’attore.
La regia di Black Widow è stata
affidata a Cate Shortland, seconda donna
(dopo Anna Boden di Captain
Marvel) a dirigere un titolo dell’universo
cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è
stata riscritta nei mesi scorsi da Ned
Benson(The Disappearance of Eleanor
Rigby). Insieme a Scarlett
Johansson ci saranno anche David
Harbour, Florence
Pugh e Rachel
Weisz. Il film arriverà nelle sale il 7 luglio e
su Disney+ con
Accesso Vip il 9 luglio.
In Black Widow, quando sorgerà
una pericolosa cospirazione collegata al suo passato, Natasha
Romanoff dovrà fare i conti con il lato più oscuro delle sue
origini. Inseguita da una forza che non si fermerà davanti a nulla
pur di sconfiggerla, Natasha dovrà affrontare la sua storia in
qualità di spia e le relazioni interrotte lasciate in sospeso anni
prima che diventasse un membro degli Avengers.
A novembre dello scorso anno,
Quentin Tarantino aveva annunciato l’uscita di
un romanzo basato su
C’era una volta a Hollywood, il suo nono film
distribuito nelle sale nel 2019 e vincitore di due premi Oscar
(migliore scenografia e miglior attore non protagonista a
Brad Pitt).
Il romanzo, che uscirà negli Stati
Uniti il prossimo 29 giugno, espanderà la storia di Cliff e Rick e
includerà anche diverse scene e personaggi che non abbiamo visto al
cinema. Tarantino desiderava scrivere un libro da anni, perché
ossessionato dai romanzi cinematografici che hanno accompagnato la
sua giovinezza. Il regista ha siglato un accordo con la
HarperCollins che, oltre al romanzo basato su C’era
una volta a Hollywood, prevede anche la pubblicazione di
un saggio intitolato “Cinema Speculation” e dedicato all’amore che
Tarantino nutre per gli anni ’70.
Ora, in una recente intervista con
Pure Cinema Podcast (via
Entertainment Weekly), il celebre regista ha svelato nuovi
dettagli sull’attesissimo romanzo, anticipando che si concentrerà
anche sulle origini del personaggio di Cliff Booth interpretato nel
film da Pitt. “Nel film, Cliff è un vero enigma… ti ritrovi a
pensare: ‘Qual è il problema di questo ragazzo?’. Uno degli aspetti
più belli del libro è che ci sono questi capitoli a sé stanti
dedicati interamente al suo passato.”
“Il romanzo torna indietro nel
tempo per raccontarti di Cliff in quel momento. Poi vai avanti con
il normale svolgimento della storia ed ecco che arriva un altro
capitolo che torna indietro e ti parla del passato di Cliff”,
ha aggiunto Tarantino. “Sono tutti capitoli isolati che
riguarda esclusivamente il passato di Cliff. È come se ogni
capitolo rappresentasse uno strano romanzo pulp a sé, con Cliff
come protagonista.”
Nella medesima intervista, Tarantino
ha parlato anche della genesi del romanzo, dicendo di aver iniziato
a lavorare al progetto più o meno da cinque anni, definendo il
libro la versione “ingombrante” del film.
Tutto quello che sappiamo su C’era
una volta a Hollywood
La storia
di C’era
una volta a Hollywood si svolge a Los Angeles nel
1969, al culmine di quella che viene chiamata “hippy” Hollywood. I
due protagonisti sono Rick Dalton (Leonardo
DiCaprio), ex star di una serie televisiva western, e
lo stunt di lunga data Cliff Booth (Brad
Pitt). Entrambi stanno lottando per farcela in una
Hollywood che non riconoscono più. Ma Rick ha un vicino di casa
molto famoso… Sharon Tate (Margot
Robbie).
Nel cast del
film Leonardo
DiCaprio, Brad
Pitt e Margot
Robbie al fianco di Damian Lewis, Dakota
Fanning, Nicholas Hammond, Emile Hirsch, Clifton Collins
Jr., Keith Jefferson, Timothy Olyphant, Tim Roth, Kurt
Russell e Michael Madsen. Rumer Willis, Dreama
Walker, Costa Ronin, Margaret Qualley, Madisen
Beaty e Victoria Pedretti. Il film segnerà anche l’ultima
apparizione cinematografica di Luke
Perry, morto lo scorso 4 marzo.
“Ho lavorato alla sceneggiatura
per cinque anni, e vissuto nella contea di Los Angeles per gran
parte della mia vita, anche nel 1969, e all’epoca avevo sette
anni“, ha dichiarato Quentin
Tarantino. “Sono davvero felice di poter
raccontare la storia di una città e di una Hollywood che non
esistono più, e non potrei essere più entusiasta dei miei due
attori protagonisti.“
La trilogia sequel di Star Wars è passata alla storia per essere
stata incredibilmente divisiva. In particolare, sono stati Gli ultimi Jedi e L’ascesa di Skywalker ad essere presi maggiormente di
mira dai fan ma anche dalla critica, con risultati contrastanti non
solo al botteghino ma anche sul celebre aggregatore Rotten
Tomatoes.
Ciò ha portato la Disney a cambiare
ancora una volta rotta in merito ai piani del futuro della saga sul
grande schermo e a concentrarsi sull’espansione dell’universo
fantascientifico per quanto riguarda le serie tv. Di recente,
Kenneth K. Lee, giudice del nono circuito della
Corte d’Appello degli Stati Uniti d’America, si è pronunciato su un
caso che riguardava una battaglia legale tra l’azienda statunitense
di alimenti confezionati ConAgra Foods Inc. e Wesson Oil, la nota
marca di olio vegetale prodotto a Memphis, nel Tennessee.
Ma cosa c’entra la saga di Star Wars con la Corte d’Appello americana? È
presto detto: inaspettatamente, nella sua sentenza il giudice ha
fatto riferimento proprio a Gli ultimi Jedi e
L’ascesa di Skywalker, prendendo di mira gli ultimi due
episodi della trilogia sequel.
“In poche parole, Richardson –
il nuovo proprietario di Wesson Oil – può riprendere a utilizzare
l’etichetta ‘100% naturale’ in qualsiasi momento, privando così la
classe di qualsiasi valore teoricamente offerto dall’ingiunzione.
Sostanzialmente, ConAngra ha accettato di non fare qualcosa su cui
non ha alcun potere. È come quando George Lucas ha promesso che non
ci sarebbero più stati sequel di Star
Wars mediocri, da quattro soldi, dopo aver venduto il franchise
alla Disney. Una tale promessa sarebbe illusoria”, ha scritto
Lee nella sentenza.
Ancora, una nota a piè di pagina
fornisce un’ulteriore spiegazione alle parole del giudice:
“Come si evince dalle produzioni Disney Gli ultimi Jedi e
L’ascesa di Skywalker”. È chiaro che il giudice in questione
non fosse un fan di nessuno dei due episodi, ma viene da chiedersi
se la Lucasfilm risponderà mai a quanto emesso dall’autorità. Le
pagine della sentenza stanno facendo il giro del web. Potete
consultarle cliccando
qui.
Prima dell’arrivo ufficiale di
WandaVision su
Disney+, in molti avevano parlato della
possibilità – mai confermata, però – che Benedict Cumberbatch sarebbe apparso nel
finale della serie nei panni di Doctor Strange. Come ben sappiamo, alla fine
ciò non è accaduto, con alcuni fan che sono rimasti abbastanza
delusi, soprattutto perché anche le teorie su Mefisto e Quicksilver
alla fine non hanno avuto alcun riscontro.
Più di recente, era stato Kevin
Feige in persona a confermare che, inizialmente, c’erano
effettivamente dei piani per un cameo dello Stregone Supremo nella
serie con protagonista Wanda Maximoff e che la sua apparizione
avrebbe dovuto collegare ancora di più la serie a Doctor Strange in the Multiverse of Madness.
Ora, in una recente intervista con
Rolling Stone, è stato l’head writer Jac
Schaeffer a rivelare i dettagli su quel finale alternativo
di WandaVision che
non abbiamo mai visto.
“Quando sono stato coinvolto
nella serie, il piano era che alla fine ci sarebbe stato un
passaggio di consegne e che la partecipazione di Doctor Strange
sarebbe stata essenzialmente un breve cameo”, ha confermato
Schaeffer. “Quando stavamo ancora delineando la serie, c’era
due versione diverse di Wanda e Stephen che scomparivano insieme
nel tramonto. E non mi sembrava giusto.”
“Volevamo soddisfare la
rappresentanza e l’autonomia di Wanda all’interno di questa
particolare storia. Ci sentivamo come se quella cosa fosse un
extra”, ha continuato Schaeffer. “Un altro problema
sarebbe stato: se Doctor Strange si fosse presentato solo alla
fine, dov’era stato per tutto questo tempo? Ho amato scrivere così
tante variazioni sul personaggio, variazioni in riferimento sempre
al finale. È stato un piacere scrivere di quel personaggio. C’erano
versioni in cui Wanda stava volando oltre i confini della città e
all’improvviso incontrava Stephen, cose del genere.”
Jac Schaeffer ha
poi aggiunto che il presidente dei Marvel Studios, Kevin Feige,
era ben consapevole di quanto i fan fossero desiderosi di vedere
apparire Strange, ma ha poi convenuto che avrebbe in qualche modo
“offuscato” la storia di Wanda. “Alcune persone potrebbe
esclamare: ‘Sarebbe stato così bello vedere Doctor Strange… ‘, ma
avrebbe oscurato Wanda, ed è ciò che non volevamo fare. Non
volevamo che il finale servisse soltanto ad anticipare il prossimo
film, con l’entrata in scena del tipico maschio bianco che esclama:
‘Lascia che ti mostri come funziona il potere’.”
Cosa legherà Wanda e Stephen
Strange nel sequel di Doctor Strange?
Il fatto che Scarlet Witch e lo
Stregone Supremo fossero destinati a volare via da Westview insieme
indica che molto probabilmente saranno alleati nel sequel di
Doctor Strange. Tuttavia, molto potrebbe essere cambiato
in merito alla storia dall’inizio della produzione di film ad oggi
(specialmente dopo che abbiamo visto Wanda studiare le pagine del
Darkhold nella scena post-credits dell’episodio finale).
Con Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli, i
Marvel Studios stanno chiaramente cercando di
allontanarsi dagli stereotipi che circondavano il personaggio
durante le sue prime avventure a fumetti. Ad esempio, nel film il
padre dell’eroe del titolo non sarà più Fu Manchu, ma bensì Wenwu,
cioè il Mandarino.
Per molto tempo si è parlato del
fatto che nel film sarebbe apparso Fin Fang Foom, l’alieno
mutaforme che assomiglia a un drago cinese antropomorfo. Adesso,
però, è stata Simu Liu, il protagonista di
Shang-Chi, a smentire categoricamente la cosa in una
recente intervista con
NBC News. Sebbene il sito non abbia condiviso alcuna citazione
diretta, scrive quanto segue: “Liu ha detto che alcuni
discutibili elementi del materiale di partenza, come il drago
mutaforme chiamato in modo sconcertante Fin Fang Foom non saranno
presenti nel film.”
Ciononostante, sia i set LEGO che i
Funko Pop dedicati a Shang-Chi hanno confermato che nel film vedremo un
drago d’acqua noto come “The Great Protector”. Inevitabilmente, ci
saranno alcuni fan che resteranno delusi dall’assenza di Foom nel
film, ma è una decisione che ha senso: è palese che attraverso il
film i Marvel Studios stiano cercando di
intraprendere un percorso più autentico, che alla fine sarà
estremamente vantaggioso per lo stesso supereroe.
Vi ricordiamo che nei panni del
protagonista ci sarà l’attore canadese Simu
Liu, visto di recente nella commedia di NetflixKim’s Convenience. Insieme a
lui, nel cast, figureranno anche Tony
LeungChiu-wai nei panni del
Mandarino, e Awkwafina,
che dovrebbe interpretare un “leale soldato” del Mandarino, e se è
vero che il villain qui sarà il padre di Shang-Chi, in tal caso ci
sono ottime possibilità che si tratti di Fah Lo Suee. Chi ha letto
i fumetti saprà che è la sorella dell’eroe del titolo e che il suo
superpotere è l’ipnosi.