È stato annunciato questa mattina
il programma completo di un’edizione del Festival
di Cannes, la numero 74, molto speciale. Non si tratta solo
della prima edizione dopo l’anno di stop a causa della pandemia, ma
è anche la prima volta che il festival si sposta a luglio, dal 6 al
17.
Sapevamo già che il film d’apertura
sarebbe stato Annette,
di Leos Carax con Marion
Cotillard e Adam Driver, ora però abbiamo
avuto anche la conferma che Tre Piani, il film di Nanni
Moretti atteso dal 23 settembre al cinema, rappresenterà
l’Italia nel concorso ufficiale.
Nanni Moretti torna
al Festival
di Cannes per l’ottava volta da regista con TRE
PIANI. Il film – interpretato
da Margherita Buy, Riccardo Scamarcio, Alba
Rohrwacher, Adriano Giannini, Elena Lietti, Alessandro Sperduti,
Denise Tantucci, Nanni Moretti, Anna Bonaiuto, Paolo Graziosi,
Stefano Dionisi, Tommaso Ragno – sarà in
concorso alla 74a edizione del Festival
e uscirà al cinema il 23 settembre.
Prodotto da Sacher Film e
Fandango con Rai Cinema, e Le Pacte, scritto da Nanni Moretti,
Federica Pontremoli e Valia Santella, Tre piani è
tratto dall’omonimo romanzo di Eshkol Nevo ed è distribuito in
Italia da 01 Distribution.
Anche se in WandaVision non abbiamo visto nessun cameo di
Mefisto e Doctor Strange, abbiamo comunque assistito al
debutto nel MCU di Visione
Bianco, assemblato grazie ai resti del Visione originale e
messo nuovamente in contatto con i suoi ricordi grazie alla
versione di Westview.
Ad oggi non sappiamo quando
rivedremo Visione Bianco nel MCU, e a quanto pare neanche
Paul Bettany è a conoscenza dei piani di
questa versione alternativa dell’androide sintezoide. “Non
posso rispondere, onestamente”, ha detto a
The Playlist l’attore durante una recente intervista. “Ho
molti amici della mia età per i quali Visione Bianco è stato un
grosso problema negli anni ’70. Kevin Feige e io ne parlavamo da
anni. Ma non riesco a ricordare quando ho capito che avrebbe fatto
il suo debutto. Forse ho iniziato a sospettare qualcosa di tempi di
Avengers: Infinity War, quando abbiamo
iniziato a parlare della morte del personaggio.”
“Ma ad essere onesti, non lo so
se potrebbe tornare. Davvero”, ha aggiunto Bettany. “Non
ho un contratto, quindi non lo so. Tutto quello che so è che si
tratta di una serie limitata, ma sono anche consapevole che
introdurre Visione Bianco e non sfruttarlo ulteriormente potrebbe
diventare parecchio complicato.”
Al momento, pensare a come Visione
Bianco potrebbe tornare nel MCU è un’impressa parecchio ardua.
Secondo le teorie più accreditate, potremmo rivedere questa
versione del personaggio o in Doctor Strange in the Multiverse of Madness (in cui
rivedremo anche Scarlet Witch) o magari in una serie come
Armor Wars. Purtroppo, non ci resta altro da fare che
attendere e sperare che prima o poi i Marvel Studios aggiornino i fan in merito al
destino del personaggio.
Jac Schaeffer,
l’head writer di WandaVision, ha rilasciato una lunga
intervista a
Rolling Stone in cui ha rivelato parecchi dettagli inediti in
merito alla serie Disney+, che a quanto pare, almeno in
origine, doveva essere molto diversa da ciò che abbiamo poi visto
sulla piattaforma di streaming.
Dopo aver parlato del
cameo di Doctor Strange nel finale che non abbiamo mai visto,
Schaeffer ha spifferato anche quali erano, inizialmente, i piani
per il personaggio di
Agatha Arkness interpretato da Kathryn Hahn. “In origine, Agatha doveva
essere un vero e proprio mentore, l’esperto di magia che insegna al
suo protetto”, ha spiegato Schaeffer. “Una delle cose che
non è mai cambiata è che nel finale Wanda avrebbe dovuto dire addio
a Visione. Nella mia idea original, quell’addio doveva essere con
un ultimo incantesimo vincolante. Era legato ad un incantesimo che
Agatha le aveva insegnato all’inizio della serie. Ciò che doveva
fare era integrare il suo trauma e rilegare Visione a sé stessa con
quell’incantesimo. Alla fine Agatha è diventata una forza
antagonista, perché ne avevamo bisogno nella serie.”
“Con gli altri sceneggiatori ci
sono state più discussioni in merito alla Magia del Caos, la fonte
dei poteri di Wanda”, ha rivelato poi Schaeffer. “Quando
abbiamo assunto Matt Shakman, c’è stato un lungo periodo in cui
stavamo cercando di progettare una dimensione del caos, che alla
fine non ci serviva e non era necessaria.”
WandaVision si è conclusa con Agatha
intrappolata a Westview come “Agnes”, anche se un ritorno del
personaggio è più che probabile: forse potrebbe essere proprio
Wanda a liberarla nuovamente (magari per farsi aiutare a ritrovare
Tommy e Billy in Doctor
Strange in the Multiverse of Madness?).
David
Harbour è stato ospite dello show di
Jimmy Kimmel, dove ha avuto modo di parlare non solo di
Black
Widow ma anche dell’attesissima quarta stagione
di Stranger Things. Nel corso dell’intervista,
Harbour ha rivelato che il look del capo della polizia Jim Hopper
che vedremo nei nuovi episodi è stato influenzato in parte dal
desiderio di renderlo assai diverso da quello di Guardiano Rosso,
il personaggio che interpreterà nel cinecomic Marvel.
“Avevo iniziato a farmi crescere
i capelli, ma poi sono stato scritturato in Black Widow, dove interpreto un prigioniero
russo. Avevo i capelli lunghi, la barba, ero grosso… così ho
pensato: ‘Non posso essere lo stesso ragazzo con gli stessi capelli
lunghi e la stessa barba nella stessa prigione’. Così ho iniziato a
scattarmi foto del set di Black Widow senza dare nell’occhio e le
ho inviate ai fratelli Duffer, assicurandomi che tutto sarebbe
stato diverso nella serie, dai colori del set al look, fino ad
arrivare agli abiti”, ha rivelato Harbour.
“Ho continuato a inviare loro
queste foto. Alla fine avevamo programmato che Jim dovesse essere
molto simile a Red Guardian nel look, ma io ho detto: ‘Ragazzi, non
possiamo farlo. Sto girando questo film Marvel. Non posso avere barba e
capelli anche nella serie’. Quindi abbiamo pensato ad un look
completamente diverso per lui e gli abbiamo fatto rasare la
testa.”
Sempre nel corso dell’ospitata da
Kimmel, David Harbour ha spiegato di aver chiesto ai Marvel Studios di far parlare Guardiano Rosso
in russo, ma a quanto pare lo studio non ha accettato la sua
proposta: “È russo. Si trova in Russia. Parlerebbe russo. Per
l’interno film dovrei parlare in russo con i sottotitoli. Lo so che
non è il massimo per un film Marvel. La mia proposta non è stata
accolta bene dai produttori quando ne ho parlato”, ha
dichiarato l’attore.
La regia di Black Widow è stata
affidata a Cate Shortland, seconda donna
(dopo Anna Boden di Captain
Marvel) a dirigere un titolo dell’universo
cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è
stata riscritta nei mesi scorsi da Ned
Benson(The Disappearance of Eleanor
Rigby). Insieme a Scarlett
Johansson ci saranno anche David
Harbour, Florence
Pugh e Rachel
Weisz. Il film arriverà nelle sale il 7 luglio e
su Disney+ con
Accesso Vip il 9 luglio.
In Black Widow, quando sorgerà
una pericolosa cospirazione collegata al suo passato, Natasha
Romanoff dovrà fare i conti con il lato più oscuro delle sue
origini. Inseguita da una forza che non si fermerà davanti a nulla
pur di sconfiggerla, Natasha dovrà affrontare la sua storia in
qualità di spia e le relazioni interrotte lasciate in sospeso anni
prima che diventasse un membro degli Avengers.
A novembre dello scorso anno,
Quentin Tarantino aveva annunciato l’uscita di
un romanzo basato su
C’era una volta a Hollywood, il suo nono film
distribuito nelle sale nel 2019 e vincitore di due premi Oscar
(migliore scenografia e miglior attore non protagonista a
Brad Pitt).
Il romanzo, che uscirà negli Stati
Uniti il prossimo 29 giugno, espanderà la storia di Cliff e Rick e
includerà anche diverse scene e personaggi che non abbiamo visto al
cinema. Tarantino desiderava scrivere un libro da anni, perché
ossessionato dai romanzi cinematografici che hanno accompagnato la
sua giovinezza. Il regista ha siglato un accordo con la
HarperCollins che, oltre al romanzo basato su C’era
una volta a Hollywood, prevede anche la pubblicazione di
un saggio intitolato “Cinema Speculation” e dedicato all’amore che
Tarantino nutre per gli anni ’70.
Ora, in una recente intervista con
Pure Cinema Podcast (via
Entertainment Weekly), il celebre regista ha svelato nuovi
dettagli sull’attesissimo romanzo, anticipando che si concentrerà
anche sulle origini del personaggio di Cliff Booth interpretato nel
film da Pitt. “Nel film, Cliff è un vero enigma… ti ritrovi a
pensare: ‘Qual è il problema di questo ragazzo?’. Uno degli aspetti
più belli del libro è che ci sono questi capitoli a sé stanti
dedicati interamente al suo passato.”
“Il romanzo torna indietro nel
tempo per raccontarti di Cliff in quel momento. Poi vai avanti con
il normale svolgimento della storia ed ecco che arriva un altro
capitolo che torna indietro e ti parla del passato di Cliff”,
ha aggiunto Tarantino. “Sono tutti capitoli isolati che
riguarda esclusivamente il passato di Cliff. È come se ogni
capitolo rappresentasse uno strano romanzo pulp a sé, con Cliff
come protagonista.”
Nella medesima intervista, Tarantino
ha parlato anche della genesi del romanzo, dicendo di aver iniziato
a lavorare al progetto più o meno da cinque anni, definendo il
libro la versione “ingombrante” del film.
Tutto quello che sappiamo su C’era
una volta a Hollywood
La storia
di C’era
una volta a Hollywood si svolge a Los Angeles nel
1969, al culmine di quella che viene chiamata “hippy” Hollywood. I
due protagonisti sono Rick Dalton (Leonardo
DiCaprio), ex star di una serie televisiva western, e
lo stunt di lunga data Cliff Booth (Brad
Pitt). Entrambi stanno lottando per farcela in una
Hollywood che non riconoscono più. Ma Rick ha un vicino di casa
molto famoso… Sharon Tate (Margot
Robbie).
Nel cast del
film Leonardo
DiCaprio, Brad
Pitt e Margot
Robbie al fianco di Damian Lewis, Dakota
Fanning, Nicholas Hammond, Emile Hirsch, Clifton Collins
Jr., Keith Jefferson, Timothy Olyphant, Tim Roth, Kurt
Russell e Michael Madsen. Rumer Willis, Dreama
Walker, Costa Ronin, Margaret Qualley, Madisen
Beaty e Victoria Pedretti. Il film segnerà anche l’ultima
apparizione cinematografica di Luke
Perry, morto lo scorso 4 marzo.
“Ho lavorato alla sceneggiatura
per cinque anni, e vissuto nella contea di Los Angeles per gran
parte della mia vita, anche nel 1969, e all’epoca avevo sette
anni“, ha dichiarato Quentin
Tarantino. “Sono davvero felice di poter
raccontare la storia di una città e di una Hollywood che non
esistono più, e non potrei essere più entusiasta dei miei due
attori protagonisti.“
La trilogia sequel di Star Wars è passata alla storia per essere
stata incredibilmente divisiva. In particolare, sono stati Gli ultimi Jedi e L’ascesa di Skywalker ad essere presi maggiormente di
mira dai fan ma anche dalla critica, con risultati contrastanti non
solo al botteghino ma anche sul celebre aggregatore Rotten
Tomatoes.
Ciò ha portato la Disney a cambiare
ancora una volta rotta in merito ai piani del futuro della saga sul
grande schermo e a concentrarsi sull’espansione dell’universo
fantascientifico per quanto riguarda le serie tv. Di recente,
Kenneth K. Lee, giudice del nono circuito della
Corte d’Appello degli Stati Uniti d’America, si è pronunciato su un
caso che riguardava una battaglia legale tra l’azienda statunitense
di alimenti confezionati ConAgra Foods Inc. e Wesson Oil, la nota
marca di olio vegetale prodotto a Memphis, nel Tennessee.
Ma cosa c’entra la saga di Star Wars con la Corte d’Appello americana? È
presto detto: inaspettatamente, nella sua sentenza il giudice ha
fatto riferimento proprio a Gli ultimi Jedi e
L’ascesa di Skywalker, prendendo di mira gli ultimi due
episodi della trilogia sequel.
“In poche parole, Richardson –
il nuovo proprietario di Wesson Oil – può riprendere a utilizzare
l’etichetta ‘100% naturale’ in qualsiasi momento, privando così la
classe di qualsiasi valore teoricamente offerto dall’ingiunzione.
Sostanzialmente, ConAngra ha accettato di non fare qualcosa su cui
non ha alcun potere. È come quando George Lucas ha promesso che non
ci sarebbero più stati sequel di Star
Wars mediocri, da quattro soldi, dopo aver venduto il franchise
alla Disney. Una tale promessa sarebbe illusoria”, ha scritto
Lee nella sentenza.
Ancora, una nota a piè di pagina
fornisce un’ulteriore spiegazione alle parole del giudice:
“Come si evince dalle produzioni Disney Gli ultimi Jedi e
L’ascesa di Skywalker”. È chiaro che il giudice in questione
non fosse un fan di nessuno dei due episodi, ma viene da chiedersi
se la Lucasfilm risponderà mai a quanto emesso dall’autorità. Le
pagine della sentenza stanno facendo il giro del web. Potete
consultarle cliccando
qui.
Prima dell’arrivo ufficiale di
WandaVision su
Disney+, in molti avevano parlato della
possibilità – mai confermata, però – che Benedict Cumberbatch sarebbe apparso nel
finale della serie nei panni di Doctor Strange. Come ben sappiamo, alla fine
ciò non è accaduto, con alcuni fan che sono rimasti abbastanza
delusi, soprattutto perché anche le teorie su Mefisto e Quicksilver
alla fine non hanno avuto alcun riscontro.
Più di recente, era stato Kevin
Feige in persona a confermare che, inizialmente, c’erano
effettivamente dei piani per un cameo dello Stregone Supremo nella
serie con protagonista Wanda Maximoff e che la sua apparizione
avrebbe dovuto collegare ancora di più la serie a Doctor Strange in the Multiverse of Madness.
Ora, in una recente intervista con
Rolling Stone, è stato l’head writer Jac
Schaeffer a rivelare i dettagli su quel finale alternativo
di WandaVision che
non abbiamo mai visto.
“Quando sono stato coinvolto
nella serie, il piano era che alla fine ci sarebbe stato un
passaggio di consegne e che la partecipazione di Doctor Strange
sarebbe stata essenzialmente un breve cameo”, ha confermato
Schaeffer. “Quando stavamo ancora delineando la serie, c’era
due versione diverse di Wanda e Stephen che scomparivano insieme
nel tramonto. E non mi sembrava giusto.”
“Volevamo soddisfare la
rappresentanza e l’autonomia di Wanda all’interno di questa
particolare storia. Ci sentivamo come se quella cosa fosse un
extra”, ha continuato Schaeffer. “Un altro problema
sarebbe stato: se Doctor Strange si fosse presentato solo alla
fine, dov’era stato per tutto questo tempo? Ho amato scrivere così
tante variazioni sul personaggio, variazioni in riferimento sempre
al finale. È stato un piacere scrivere di quel personaggio. C’erano
versioni in cui Wanda stava volando oltre i confini della città e
all’improvviso incontrava Stephen, cose del genere.”
Jac Schaeffer ha
poi aggiunto che il presidente dei Marvel Studios, Kevin Feige,
era ben consapevole di quanto i fan fossero desiderosi di vedere
apparire Strange, ma ha poi convenuto che avrebbe in qualche modo
“offuscato” la storia di Wanda. “Alcune persone potrebbe
esclamare: ‘Sarebbe stato così bello vedere Doctor Strange… ‘, ma
avrebbe oscurato Wanda, ed è ciò che non volevamo fare. Non
volevamo che il finale servisse soltanto ad anticipare il prossimo
film, con l’entrata in scena del tipico maschio bianco che esclama:
‘Lascia che ti mostri come funziona il potere’.”
Cosa legherà Wanda e Stephen
Strange nel sequel di Doctor Strange?
Il fatto che Scarlet Witch e lo
Stregone Supremo fossero destinati a volare via da Westview insieme
indica che molto probabilmente saranno alleati nel sequel di
Doctor Strange. Tuttavia, molto potrebbe essere cambiato
in merito alla storia dall’inizio della produzione di film ad oggi
(specialmente dopo che abbiamo visto Wanda studiare le pagine del
Darkhold nella scena post-credits dell’episodio finale).
Con Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli, i
Marvel Studios stanno chiaramente cercando di
allontanarsi dagli stereotipi che circondavano il personaggio
durante le sue prime avventure a fumetti. Ad esempio, nel film il
padre dell’eroe del titolo non sarà più Fu Manchu, ma bensì Wenwu,
cioè il Mandarino.
Per molto tempo si è parlato del
fatto che nel film sarebbe apparso Fin Fang Foom, l’alieno
mutaforme che assomiglia a un drago cinese antropomorfo. Adesso,
però, è stata Simu Liu, il protagonista di
Shang-Chi, a smentire categoricamente la cosa in una
recente intervista con
NBC News. Sebbene il sito non abbia condiviso alcuna citazione
diretta, scrive quanto segue: “Liu ha detto che alcuni
discutibili elementi del materiale di partenza, come il drago
mutaforme chiamato in modo sconcertante Fin Fang Foom non saranno
presenti nel film.”
Ciononostante, sia i set LEGO che i
Funko Pop dedicati a Shang-Chi hanno confermato che nel film vedremo un
drago d’acqua noto come “The Great Protector”. Inevitabilmente, ci
saranno alcuni fan che resteranno delusi dall’assenza di Foom nel
film, ma è una decisione che ha senso: è palese che attraverso il
film i Marvel Studios stiano cercando di
intraprendere un percorso più autentico, che alla fine sarà
estremamente vantaggioso per lo stesso supereroe.
Vi ricordiamo che nei panni del
protagonista ci sarà l’attore canadese Simu
Liu, visto di recente nella commedia di NetflixKim’s Convenience. Insieme a
lui, nel cast, figureranno anche Tony
LeungChiu-wai nei panni del
Mandarino, e Awkwafina,
che dovrebbe interpretare un “leale soldato” del Mandarino, e se è
vero che il villain qui sarà il padre di Shang-Chi, in tal caso ci
sono ottime possibilità che si tratti di Fah Lo Suee. Chi ha letto
i fumetti saprà che è la sorella dell’eroe del titolo e che il suo
superpotere è l’ipnosi.
Ospite d’onore della Cerimonia di
Apertura che si svolgerà sul palco del Palais des festivals martedì
6 luglio, la regista, attrice e produttrice americana Jodie
Foster darà il via a Cannes 74 che si
concluderà sabato 17 luglio con la lista dei premi assegnati dal
Presidente della Giuria, Spike Lee.
Dopo Jeanne Moreau, Bernardo Bertolucci, Jane Fonda,
Jean-Paul Belmondo, Manoel de Oliveira, Jean-Pierre Léaud, Agnès
Varda e Alain Delon, Jodie
Foster riceverà la Palma d’oro onoraria del Festival in
riconoscimento di un brillante percorso artistico, e una
personalità unica con un impegno forte su alcuni dei grandi temi
del nostro tempo.
“Cannes è un festival a cui devo
molto, mi ha completamente cambiato la vita – afferma
Jodie Foster diverse settimane prima dell’evento
– Nonostante avessi già diretto prima, la mia prima volta sulla
Croisette è stato un momento decisivo per me. Presentare uno dei
miei film qui è sempre stato un mio sogno. In effetti, ho avuto
diverse opportunità di realizzare il mio sogno. Cannes è un
festival cinematografico di registi d’autore che onorano gli
artisti. E lo apprezzo molto”.
Il Festival
di Cannes 2021 si svolgerà il prossimo luglio, in date insolite
a causa della pandemia che ha costretto l’organizzazione ad
annullare l’edizione 2020 e a posticipare quella 2021, prevista
originariamente per maggio.
In occasione dei 20 anni dall’uscita
di Moulin Rouge!, Nicole Kidman,
che a quel film deve la sua prima nomination agli Oscar e il
successo planetario che l’ha resa finalmente una star in tutto il
mondo (e non più solo “la moglie di Tom Cruise”), ha celebrato
l’uscita del film del regista australiano Baz
Luhrman con dei post nostalgici su
Instagram, commentando ammirata e grata anche le fan art del
film che i fan le hanno inviato.
Moulin Rouge! è
un film del 2001 diretto da Baz Luhrmann. Il
soggetto è ispirato all’opera La traviata di Giuseppe
Verdi. La pellicola è considerata un musical atipico
perché i brani cantati non sono opere originali, ma rivisitazioni
di alcuni dei brani storici della musica pop interpretati dal cast;
in particolare i due attori protagonisti Nicole Kidman e Ewan McGregor stupirono il pubblico con le
loro doti canore non essendo dei cantanti professionisti.
Nella storia sono presenti
personaggi sia di fantasia sia realmente esistiti: fra questi vi è
il pittore Henri de Toulouse-Lautrec (interpretato
da John Leguizamo), uno dei massimi esponenti
dello spirito bohémien, racchiudibile nelle quattro parole chiave
del lungometraggio Libertà – Bellezza – Verità – Amore, ed il
musicista Erik Satie (Matthew
Whittet), che stando alle cronache dell’epoca era ancor
più eccentrico e stralunato di come mostrato nel film.
Moulin Rouge! è noto per mescolare la
spettacolarità scenica ad un certo surrealismo, in linea con lo
spirito della Parigi dell’epoca; dal punto di vista visivo,
predominano i colori caldi, il rosso su tutti, alternati a toni
cupi e freddi nelle scene drammatiche di maggior tensione.
La sua uscita è stata
considerata la “rinascita” del musical, un genere cinematografico
che per molti anni era stato disertato dal cinema live action e
tenuto in vita solo dai classici Disney d’animazione e il film è
stato vincitore di due premi Oscar nel 2002, per la migliore
scenografia e i migliori costumi, vincendo due statuette sulle otto
nomination avute. È stato presentato in concorso al 54º Festival
di Cannes.
Taika Waititi ha
annunciato su
Instagram la fine delle riprese di Thor: Love and
Thunder, e lo ha fatto, naturalmente, nella sua
maniera buffa e irriverente. Di seguito trovate la foto che
annuncia la fine della lavorazione con questa didascalia:
“Ed è la fine sul set di
Thor: love and Thunder. A volte due
persone si uniscono per ispirare il mondo e cambiare il paesaggio
cinematografico per sempre. E poi ci siamo io e Chris Hemsworth che
siamo troppo fichi per curarci di qualsiasi cosa eccetto fare film
che portino alle persone pura gioia. Ok, io non sono proprio cool,
lo so.
Questo film è la cosa più folle
che io abbia mai fatto e sono onorato di essermi fatto il culo e di
aver avuto le crisi di nervi così che possiate vederlo al cinema a
maggio 2022.”
Thor: Love and
Thunder è il titolo ufficiale del quarto capitolo
sulle avventure del Dio del Tuono nel MCU, ma ad impugnare
il Mjolnir stavolta sarà Jane Foster, interpretata di nuovo
daNatalie
Portman, come confermato sabato durante il
panel dei Marvel Studios al Comic-Con. L’uscita nelle
sale è fissata invece al 6 maggio 2022.
Taika Waitititornerà alla regia di un film dei
Marvel Studios
dopo Thor:
Ragnarok, così come Chris
HemswortheTessa
Thompson riprenderanno i rispettivi ruoli di Thor
e Valchiria dopo l’ultima apparizione in Avengers:
Endgame. Nel cast anche Christian
Bale nei panni del villain Gorr il Macellatore di
Dei, e Russell
Crowe in quelli di Zeus. L’ispirazione del
progetto arriva dal fumetto “The Mighty Thor”, descritto da Waititi
come “la perfetta combinazione di emozioni, amore, tuono e storie
appassionanti con la prima Thor femmina dell’universo“.
L’attore Vin Diesel
è universalmente noto per la saga di Fast & Furious, che lo ha
reso una celebrità nonché uno dei grandi interpreti del cinema
d’azione. Nel corso della sua carriera, però, questi si è distinto
anche per altri film e ruoli, alcuni dei quali altrettanto famosi e
apprezzati. Dopo Dominic Toretto, il suo personaggio più noto è
certamente quello di Xander Cage, esperto di sport estremi e
protagonista del film xXx, primo di una
trilogia seguita da xXx 2: The Next Level e xXx – Il
ritorno di Xander Cage. Il film, uscito in sala nel 2002, è
diretto da Rob Cohen, già noto per il primo
Fast & Furious.
Proprio in seguito al successo di
questo film, Diesel e Cohen sono stati chiamati a dar vita ad un
prodotto simile ma con proprie unicità. In xXx, infatti,
ad avere tutte le attenzioni sono gli sport estremi, sempre più in
voga negli ultimi anni e unica cosa in grado di dare brividi veri
al protagonista. Si costruisce così una spericolata avventura tra
missioni da portare a termine per ottenere la libertà che si
ricerca. Un brillante incrocio tra Point Breake Fast
& Furious, dunque, che rende questo film un titolo da non
perdere assolutamente per gli appassionati del genere.
Già al momento della sua uscita si
affermò infatti come un grandissimo successo, guadagnando oltre 277
milioni a fronte di un budget di 88. Inevitabile dunque che
venissero realizzati dei sequel, che hanno permesso a Xander Cage
di diventare un’altra icona di questo genere. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e ai suoi sequel.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
xXx: la trama del film
Al centro della vicenda del film vi
è l’Anarchia 99, una potente e segreta organizzazione
criminale con sede in Russia, la quale sta seminando il panico nei
Paesi dell’Europa dell’Est. Nonostante diversi tentativi, nessun
agente segreto dell’NSA è mai riuscito ad infiltrarsi all’interno
di questa cerchia. Proprio a causa dei numerosi fallimenti a
riguardo, l’agente Augustus Gibbons decide di
coinvolgere nell’operazione una persona che non appartenga alle
forze dell’ordine, ma che provenga invece dallo stesso mondo della
criminalità, con la possibilità dunque di passare inosservata.
Il prescelto è Xander
Cage, un giovane esperto di sport estremi, il quale ha
portato a termine incredibili imprese nonostante i tanti pericoli.
Individuato e arrestato con l’inganno dagli uomini di Gibbons,
Xander si trova così a dover accettare la proposta dell’agente se
vuole riavere la propria libertà. Per lui ha così inizio una
rischiosa operazione di infiltrazione. Ha quindi modo di conoscere
il crudele capo dell’Anarchia 99, Yorgi,
e la sua compagna Yelena, della quale si innamora
perdutamente. Per lui, fermare il criminale diventerà a quel punto
una questione personale, desideroso di salvare la donna che
ama.
xXx: il cast del film
Come anticipato, ad interpretare il
ruolo dello spericolato Xander Cage vi è l’attore Vin Diesel. Per
lui si è trattato di un ruolo particolarmente importante, poiché è
stato il suo primo da protagonista assoluto. Egli, che aveva da
poco terminato le riprese di Fast &Furious,
vantava già una possente struttura fisica, che gli permise di
eseguire la maggior parte dei propri stunt senza dover ricorrere a
controfigure. L’attore dovette però esercitarsi a lungo per poter
eseguire alcuni degli sport estremi visti nel film. In particolare,
egli ha praticato motocross per tre mesi, divenendo un esperto di
questa e delle acrobazie possibili.
Accanto a lui, nel film, si
ritrovano diversi noti attori, a partire da Samuel L. Jackson nei
panni dell’agente Augustus Gibbons, colui che recluta Xander per
l’operazione. Nei panni del criminale Yorgi vi è Marton
Csokas, noto per aver interpretato Celeborn nella trilogia
de Il Signore degli Anelli. Per la parte, però, è stato
originariamente considerato anche l’attore Ewan McGregor. Ad
interpretare Yelena, la donna amata da Xander, vi è l’attrice
italiana Asia Argento, qui in uno dei suoi primi
ruoli internazionali. Si annoverano poi Danny
Trejo, celebre per i film di Machete, nei panni
di El Jefe, torturatore per il cartello di droga colombiano e la
rapper Eve nei panni di J.J., amica di Xander.
xXx: i sequel, il trailer e dove
vedere il film in streaming e in TV
Dato il grandissimo successo del
film, nel 2005 ne è stato realizzato un primo sequel, intitolato
xXx 2: The Next Level, dove però il protagonista è ora il
rapper Ice Cube, il quale sostituisce dunque
Diesel con un nuovo ruolo. Diesel si era però detto estremamente
interesso a riportare sul grande schermo il personaggio. Il suo
intento era quello di riportare la serie alle caratteristiche
originali del primo film, presentando tanta azione e grandi
sequenze di sport estremi. Nel 2017 è così arrivato al cinema
xXx – Il ritorno di Xander Cage, dove l’attore torna a
vestire i panni dell’amato personaggio. Attualmente, un quarto
capitolo sembrerebbe essere in fase di sviluppo.
Prima di vedere tali sequel, è
possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle
più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete.
xXx è infatti disponibile nei cataloghi
di Chili, Google Play, Apple iTunes, Netflix e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 1
giugno alle ore 21:20 sul canale
Rai 4.
The Conjuring: Per Ordine Del
Diavolo” narra un’agghiacciante storia di terrore, omicidio e male
oscuro, che ha sconvolto persino gli investigatori del paranormale
Ed e Lorraine Warren. Uno dei casi più sensazionali da loro
affrontati, inizia con la lotta per l’anima di un ragazzo, che ha
portato i due demonologi a cose mai viste prima, segnando la prima
volta nella storia degli Stati Uniti in cui un sospetto omicida
avrebbe reclamato la sua possessione demoniaca come difesa.
Vera Farmiga e Patrick Wilson
tornano a recitare nei panni di Lorraine e Ed Warren, sotto la
direzione di Michael Chaves (“La Llorona – le lacrime del male”).
Fanno parte del cast del film Ruairi O’Connor (“The Spanish
Princess” di Starz), Sarah Catherine Hook (“Monsterland” di Hulu) e
Julian Hilliard (le serie “Penny Dreadful: city of Angels” e “Hill
House”) .
“The Conjuring: Per Ordine Del
Diavolo” è prodotto da James Wan e Peter Safran, che hanno già
collaborato a tutti i film dell’universo di “The Conjuring”. Chaves
ha diretto il film da una sceneggiatura di David Leslie
Johnson-McGoldrick (“The Conjuring 2– Il caso Enfield”, “Aquaman”), una storia di James Wan e David Leslie
Johnson-McGoldrick, basata sui personaggi creati da Chad Hayes e
Carey W. Hayes. I produttori esecutivi sono Richard Brener, Dave
Neustadter, Victoria Palmeri, Michael Clear, Judson Scott e
Michelle Morrissey.
La squadra creativa che ha lavorato
dietro le quinte ha riunito i collaboratori dell’universo di “The
Conjuring” tra cui il direttore della fotografia Michael Burgess,
la scenografa Jennifer Spence, la costumista Leah Butler e il
compositore Joseph Bishara, insieme al montatore del regista di “La
Llorona – le lacrime del male”, Peter Gvozdas e Christian Wagner
(“Furious 7”).
“The Conjuring: Per Ordine Del
Diavolo” è il settimo film dell’universo di “The Conjuring”, il più
grande franchise horror della storia, che ha incassato più di 1,8
miliardi di dollari in tutto il mondo. Ne fanno parte i primi due
capitoli di “The Conjuring”, nonché “Annabelle” e “Annabelle 2:
Creation”, “The Nun – la vocazione del male” e “Annabelle 3”.
In un epoca di franchise e universi
cinematografici condivisi, quello di The
Conjuringè senza ombra di dubbio uno dei
più completi e riusciti, nonché uno dei pochissimi, se non l’unico,
ad appartenere al puro genere horror. Iniziato nel 2013 con
The Conjuring –
L’evocazione, i film ed esso appartenenti danno vita alla
drammatizzazione di alcuni dei più noti casi dei coniugi
Ed e Lorrain Warren, demonologi e
ricercatori del paranormale. Dopo che negli ultimi anni si era dato
maggiore spazio agli spin-off Annabelle e The Nun, questi tornano
ora ad essere protagonisti di The Conjuring – Per
Ordine del Diavolo, con buona probabilità uno dei
capitoli più spaventosi e avvincenti dell’intero franchise, in
arrivo nelle sale il 2 giugno.
Diretto da Michael
Chaves (già regista di La Llorona – Le lacrime del
male) e prodotto da James Wan (noto anche
per le saghe di Saw ed Insidious), il film si
concentra su un evento svoltosi nel 1981 e che ha generato un
precedente particolarmente angosciante nella storia legale
statunitense. Si tratta del processo ad Arne
Johnson, il quale colpevole d’omicidio si difese
affermando di essere stato posseduto dal diavolo. Ad indagare sulla
veridicità di quanto da lui affermato vengono dunque chiamati Ed
(Patrick Wilson)
e Lorrain (Vera Farmiga)
Warren. I due demonologi si troveranno così di nuovo faccia a
faccia con il male. Stavolta, però, la presenza del demonio sarà
più letale che mai.
La ricerca dell’orrore
nella realtà
L’idea di vivere in un mondo
ordinato e razionalmente spiegabile è quanto mai rassicurante, ma
vi sono eventi che non è possibile spiegare con i criteri con cui
si è soliti fare uso nella vita quotidiana. La grandezza del
franchise di The Conjuring sta proprio nel fondare le sue
storie su eventi realmente avvenuti che, per quanto controversi o
screditabili, animano comunque una serie di emozioni o sentimenti
conturbanti. Con questo nuovo film, in particolare, si raggiunge un
livello particolarmente alto, riportando in auge un caso già di per
sé particolarmente inquietante.
Il processo ad Arne Johnson (qui
interpretato da Ruairi O’Connor) ha infatti
sconvolto gli Stati Uniti e il mondo intero per il suo costringere
a considerare realisticamente l’idea della possessione demoniaca.
Benché questa fosse già stata al 1981 oggetto di varie opere, tra
cui il celebre L’esorcista, ben diverso era considerarlo
come una possibilità concreta nella realtà. The Conjuring – Per
Ordine del Diavolo raccoglie dunque tali elementi per dar vita
alla drammatizzazione di quella vicenda, che assume qui connotati
ovviamente ancor più estremi e brutali, coerenti con i precedenti
capitoli della serie.
Dei sette film appartenenti ad essa,
questo nuovo lungometraggio riesce dunque ad affermarsi come uno
dei più spaventosi, non solo per le tante e orripilanti scene
contenute, quanto anche per una generale atmosfera particolarmente
cupa, che lascia ben percepire la gravità della situazione. Ancora
una volta, i coniugi Warren non sono qui per provare
l’impossibilità di un’esistenza demoniaca, data invece per certa,
bensì per ricercare un modo per poterla arginare. Al coraggioso
spettatore che termina la visione, dunque, è lasciato un brivido di
fondo che continua a manifestarsi ben oltre la fine del film.
The Conjuring – Per Ordine del Diavolo: la recensione
Tra i tanti horror che escono ogni
anno, questo nuovo capitolo della serie riesce dunque ad affermarsi
come uno dei più interessanti e spaventosi. Nonostante venga a
mancare la regia di Wan, che aveva diretto i primi due, Chaves si
dimostra un ottimo sostituto, capace di trovare continuamente il
modo per esaltare al massimo la sceneggiatura di David
Leslie Johnson-McGoldrick. Il regista dimostra infatti un
gusto per la composizione e la messa in scena che accentua il
terrore delle situazioni, molte delle quali sono al limite della
sopportazione. Elemento, questo, che può suonare negativo ma che
sarà molto apprezzato dai fan del genere.
Non mancano ovviamente numerosissimi
jump-scare, elemento ricorrente nell’intera saga, molti
dei quali non risultano però particolarmente memorabili. Sono
proprio questi a frenare la narrazione, risultando più come dei
diversivi per risvolti altrimenti difficilmente risolvibili. Si
nota tuttavia, rispetto ai precedenti film, il desiderio di
accompagnarli ad una tensione costante, che permette dunque di
anticipare l’arrivo di tali spaventi improvvisi, prolungandone poi
l’effetto. Portato avanti anche solide interpretazioni dei due
protagonisti, ormai sempre più convincenti in questi panni, The
Conjuring – Per Ordine del Diavolo risulta non solo uno dei
più spaventosi ma anche dei più belli della serie.
Army of the dead
si presenta come continuazione di un’idea di espansione
dell’universo zombie di Zack Snyder, dopo esservici buttato a
capofitto con L’alba dei Morti Viventi nel 2004. E’ in
lavorazione anche una serie animata, un film spin-off sulle origini
del personaggio di Ludwig Dieter (lo scassinatore
del team di rapinatori/mercenari) e probabilmente verrà anche
annunciato un sequel.
Army of the Dead si muove all’interno di una Las Vegas
reinventata
La trama di Army of the dead muove
le fila da un fortuito incidente, a causa del quale uno zombie
fugge da un convoglio blindato e finisce per infettare l’intera Las
Vegas. La capitale del Nevada è ormai diventata una città di
zombie, fatta circondare dal governo da un muro di container
metallici. Nessuno può quindi entrare, né uscire; inoltre, il
governo ha deciso di bombardare la città entro due giorni, per
eliminare così ogni presenza di zombie ancora vaganti tra i ruderi.
Siamo però pur sempre a Las Vegas, e nei sotterranei dei casinò è
nascosta una fortuna: entrano quindi in gioco un gruppo di
mercenari, a cui spetta il compito di (ri)entrare a Las Vegas, fare
breccia nel caveau e fuggire col malloppo. A capo della squadra
troviamo Scott Ward (Dave
Bautista), che porta ancora addosso le ferite della
guerra persa contro gli zombie.
E’ usuale per Snyder presentare
titoli di testa accattivanti, che riassumono il tono generale del
film e le tematiche che mira ad approfondire. Egli punta infatti
all’estetica assolutamente centrata, con corpi scultorei e marmorei
da riprendere da ogni angolazione: questo consente a Snyder di
lavorare sulle criticità che questi riportano, sui “flaws” che
possono ridimensionare queste figure di spicco. Bautista viene
presentato come l’elemento chiave che dovrebbe far funzionare il
film, eppure viene relegato a spettatore quasi passivo che
introduce, assieme al personaggio di Lily/Coyote
(Nora Arnezeder), i membri della squadra dentro
una Las Vegas reinventata. Gli zombie sono confinati in questo
perimetro e non hanno mai varcato i confini: sono guidati dagli
Alfa, i più evoluti e intelligenti, capaci anche
di procreare e generare una nuova stirpe.
Snyder fa suo il materiale condotto
già brillantemente da George A. Romero, inserendo
un tocco moderno in pieno stile 28 Giorni Dopo o Train To Busan (2016) dalla Corea. I risultati
non tardano ad arrivare, con make up ed effetti curati per quanto
riguarda la minaccia interna e ambientazione nel complesso, ma si
notano chiaramente i limiti di budget (circa 80 milioni concessi da
Netflix):
ripresa perlopiù statica che ritrae solo un soggetto alla volta,
con giochi inutili di messa a fuoco e sfondo mai definito,
fotografia calda ma molto accesa, quasi come ci fosse un seppia ad
inondare il girato.
I personaggi secondari, che
dovrebbero supportare il lavoro svolto da Dave Bautista come lead character, vengono
sacrificati barbaramente in favore del gorefest che tanto fa gola
agli amanti degli zombie movie. Nel complesso, notiamo qualche
intuizione riuscita nel tentativo di generare il twist della
squadra col destino segnato già dal principio (una vera Suicide
Squad per intenderci, andando a prelevare
dall’universo dei supereroi DC al cinema), però nulla di
encomiabile che faccia gridare al film compatto, quadrato, pronto a
riservarci sorprese e reinterpretazioni di spicco.
Un popcorn movie citazionistico
Snyder è qui in vesti di factotum,
si è sbizzarrito nel mescolare differenti generi cinematografici,
tra cui spiccano l’action, il war movie, il western e, soprattutto,
l’heist movie, il tutto chiaramente calato in un contesto
apocalittico. E’ praticamente impossibile proporre qualcosa di
incisivo ed originale nel contesto degli zombie-movie, uno dei
sottogeneri più abbracciato in diverse epoche dal cinema: è
difficile per chi si cimenta col suddetto genere risultarne
innovatori e ciò che ci viene restituito non è altro che un
pastiche, una mescolanza senza soluzione di continuità di topoi
caratteristici del genere cuciti forzatamente addosso al nuovo
millennio. Army of the Dead si riempie di citazioni (da Il Pianeta della Scimmie ai carpenteriani
1997: Fuga da New York e Fantasmi su
Marte), qualche omaggio (vedi la bandana rossa indossata
dal personaggio di Chambers che ricorda quella
indossata da Vasquez in Aliens – Scontro
finale) e un’ultra-cinetica successione di sequenze
adrenaliniche che puntano a uno show balistico e splatter di grande
effetto.
La confezione d’impatto tenta di
tamponare le lacune di una scrittura debole, soprattutto tramite
l’inserimento di tracce musicali, benchè queste sortiscano
l’effetto opposto: infatti la soundtrack – che ripropone celebri
brani come Zombie dei Cranberries, Did You Really
Want to Hurt Me dei Culture Club o Bad Moon Rising
di Theo Gilmore– cerca di parlare da sé senza
tuttavia sviluppare una sceneggiatura adeguata, con brani cantati
che prendono il posto della psiche di personaggi monodimensionali.
I pezzi in questione vorrebbero indicare lo stato sofferente di
protagonisti che si scontrano con una minaccia decisamente più
forte di loro, eppure non si trova nessuna giustificazione
convincente dal punto di vista dell’arco di trasformazione dei
personaggi all’inserimento di determinati brani.
L’estesa durata del film non è
giustificata da reali esigenze drammaturgiche: non vi sono
sviluppi, stratificazioni o risvolti tanto rilevanti da estendere
il plot cosi a lungo. Army of the dead si configura quindi
meramente come popcorn movie, incentrato sull’intrattenimento a
buon mercato, piuttosto che sulla sostanza. Una pellicola dalle
tinte fumettose e ludiche, per chi sposa il cinema di Snyder.
In attesa di Fast
& Furious 9, il nono capitolo, un nuovo e avvincente
video con tutti gli elementi più caratteristici della saga
Fast & Furious di Universal Pictures!
Il Dom Toretto di Vin Diesel sta conducendo una vita tranquilla
fuori dal giro, con Letty e suo figlio, il piccolo Brian, ma sanno
che il pericolo è sempre in agguato al di là del loro pacifico
orizzonte. Questa volta, una nuova minaccia costringerà Dom a
confrontarsi con i peccati del suo passato, se vuole salvare coloro
che più ama. La sua squadra si riunisce nuovamente per fermare un
complotto a risonanza mondiale guidato dal più abile assassino e
pilota ad alte prestazioni che abbiano mai incontrato: il fratello
rinnegato di Dom, Jakob (John
Cena, l’imminente The Suicide Squad).
Fast
& Furious 9 vede il ritorno alla regia di Justin Lin,
che ha diretto il terzo, il quarto, il quinto e il sesto capitolo
della saga, quando cioè è diventata un successo globale. L’azione
sfreccia in tutto il mondo, da Londra a Tokyo, dall’America
centrale a Edimburgo, e da un bunker segreto in Azerbaigian alle
strade brulicanti di Tblisi. Lungo la strada, i vecchi amici
risorgeranno, i vecchi nemici torneranno, la storia verrà
riscritta, e il vero significato della famiglia verrà messo alla
prova come mai prima d’ora.
Tornano a recitare nel film
Michelle Rodriguez, Tyrese Gibson, Chris “Ludacris”
Bridges, Jordana Brewster, Nathalie Emmanuel e
Sung Kang, al fianco delle attrici premiate con
l’Oscar Helen Mirren e Charlize
Theron. Fanno parte del cast di Fast
& Furious 9 anche la superstar premio Grammy, Cardi B,
nei panni del nuovo personaggio del franchise Leysa, una donna
legata al passato di Dom, e il re del Reggaeton, Ozuna, in un ruolo
cameo.
Fast
& Furious 9 è prodotto da Neal H. Moritz, Vin Diesel,
Jeff Kirschenbaum, Joe Roth, Justin Lin, Clayton Townsend e
Samantha Vincent.
Lo sappiamo: neanche un universo
come quello cinematografico della Marvel è esente da errori di
continuity. Il più delle volte lo studio è riuscito a
sistemare alcune falle presenti nella sua narrativa, altro volte
invece no. Screen
Rant ha raccolto 10 errori quasi impercettibili nella
continuity del MCU che, tuttavia,
continuano ancora oggi a far impazzire i fan:
Lo scudo di Captain America in Endgame
Avengers: Endgameracconta una storia davvero incredibile,
partendo dal viaggio nel tempo fino ad arrivare alla grande
battaglia finale con Thanos. Il modo abbastanza repentino con cui
si susseguono gli eventi ha permesso di chiudere un occhio su
alcuni piccoli errori dicontinuity,senza che il film venisse penalizzato per
queste “dimenticanze”.
Uno di questi errori riguardava lo
scudo di Captain America. Nel film, Thanos rompe lo scudo di Cap
per dimostrare il suo potere. Più tardi, l’eroe tornò con il suo
scudo intatto. Una delle teorie emerse è che Cap l’abbia preso da
una linea temporale alternativa… chiaramente, spetta al pubblico
crederci oppure no.
Spider-Man: Homecoming, 8 anni dopo
Il più grande errore dicontinuityall’interno del MCU è arrivato conSpider-Man:
Homecoming.Sebbene si
tratti di un grave errore che i fan hanno poi colto e di cui hanno
parlato molte volte online, in realtà si tratta di un “semplice”
riferimento temporale che la maggior parte di loro non ha neanche
notato alla prima visione.
Nel film si dice che la storia è ambientata
“8 anni dopo” la battaglia di New York. Si tratta chiaramente di un
errore. Anche il co-regista di Avengers:
Infinity War, Joe Russo, ha palesato l’errore in numerose
interviste.
Arnim Zola cattura Bucky
InCaptain America: The Winter
Soldierè stato rivelato
cosa è successo a Bucky Barnes dopo gli eventi di
Captain America: Il primo Vendicatore.Le forze armate sovietiche salvarono Bucky e
lo consegnarono ad Arnim Zola. Lo scienziato pazzo lo trasformò
quindi nell’assassino dell’HYDRA noto come Soldato
d’Inverno.
Questo non è possibile, però.
Captain America ha preso in custodia Arnim Zola lo stesso giorno in
cui Bucky è caduto dal treno, cosa che Zola ammette anche in
The Winter Soldier.
Gamora, l’ultima sopravvissuta
degli Zehoberei
In Guardiani
della Galassia, i futuri membri della squadra vengono
arrestati dai Nova Corps e portati in una prigione spaziale. Mentre
si registrano nella prigione, ognuno di loro si presta per le foto
segnaletiche di rito. In quel momento, sullo schermo, veniva
mostrata anche una loro breve biografia, e a quel punto Gamora
viene identificata come “l’ultima sopravvissuta del popolo
Zehnberei”.
Questo è un problema perché in
Avengers:
Infinity War, Thanos ha invaso Zehnberei e
ha ucciso solo metà delle persone sul pianeta, portando con sé
Gamora. Ha quindi ucciso solo metà dei cittadini, il che significa
che se tutti gli altri fossero davvero morti, quel pianeta sarebbe
stato davvero molto sfortunato.
Lo scudo di Captain America in Iron Man 2
In
Iron Man 2 c’è un momento che i fan hanno sempre adorato,
e cioè quando Iron Man testa la sua armatura nel suo laboratorio.
Sul banco da lavoro, proprio dietro di lui, è possibile notare lo
scudo di Capitan America.
Questo è stato un momento parecchio
esaltante, poiché ha anticipato ai fan che Cap era presente in
quest’universo e che sarebbe arrivato molto presto. Tuttavia, c’è
un enorme problema di continuity in questa scena, poiché
all’epoca Captain America era ancora congelato nel ghiaccio,
assieme al suo scudo. Non era possibile, dunque, che Iron Man
potesse avere lo scudo nella scena.
L’età di Howard Stark
Il MCU ha fatto un buon lavoro nel
mostrare come Howard Stark sia invecchiato nei film. Hanno usato
due attori diversi, con Dominic Cooper nei panni del giovane Howard
e John Slattery in quelli del vecchio Howard. Tuttavia, quanti anni
ha davvero Howard Stark? Perché la sua cronologia non ha senso…
Tony è nato nel 1971. Dominic Cooper
ha interpretato Howard Stark negli anni ’40, durante la Seconda
Guerra Mondiale. Questo lascerebbe supporre che, quando è nato
Tony, Howard era più o meno a metà dei suoi 50 anni, mentre quando
si è presentato nella scena flashbakc di Ant-Man, si trovava tra i
60 e i 70. Anche se ciò potrebbe essere vero, sembra comunque non
avere un senso.
Ant-Man in Endgame
Ci sono stati molti
viaggi nel tempo in Avengers: Endgame, quindi è
facile capire perché ci fossero molti errori di continuity
in quel film. Tuttavia, c’è stato un momento nella grande lotta
contro Thanos che era assolutamente impossibile e che è stato
chiaramente un errore nato durante il montaggio.
Ant-Man era all’interno del furgone
durante il combattimento, cercando di collegarlo per aiutare ad
avvicinare il dispositivo per il viaggio nel tempo. Nello stesso
momento in cui stava cablando il furgone con Wasp, Ant-Man è
apparso in forma gigante durante il combattimento, apparendo
proprio dietro Black Panther.
Doctor Strange, il più ricercato
C’è stato un momento in Captain America: The Winter
Soldier in cui l’Hydra stava cercando di portare
avanti il suo Project Insight, che era un modo per eliminare i
supereroi che avrebbero potuto causare loro problemi. Ciò includeva
una lista di “minacce” secondo l’organizzazione.
Tra i
nomi presenti in questa lista c’erano Steve Rogers, Bruce Banner e…
Stephen Strange. Il problema è che Strange era ancora un chirurgo
all’epoca e non era ancora diventato Doctor Strange, quindi il suo nome in quella
lista non avrebbe potuto esserci.
Il costume di Captain America in The Avengers
Captain America è tornato
indietro nel tempo per aiutare a recuperare le Gemme dell’Infinito:
le cose non sono state affatto facili quando si sono ritrovati
all’indomani della Battaglia di New York. Mentre stavano cercando
di riportare le Gemme, inclusa la Gemma dell’Antico e quella che
aveva Loki, Captain America finì per combattere contro sé
stesso.
Questo è successo dopo la fine della
battaglia di New York, con Cap che combattuto il suo io del
passato, il cui costume era immacolato. Questo non ha senso, poiché
il suo costume è stato distrutto in quella battaglia, strappato dal
combattimento contro gli alieni.
L’abilità di Loki di controllare le persone
Loki si è presentato come il cattivo
principale in
The Avengers.Alla fine
ha preso la Gemma dell’Infinito e l’ha incorporata al suo scettro.
L’ha poi usato come dispositivo per controllare le persone, come ha
fatto con Occhio di Falco nella prima battaglia. Tuttavia, questo
non ha davvero alcun senso, a causa della scena di un film
precedente.
Nella scena post-credit in
Thor,
infatti, Erik Selvig era con Nick Fury e guardava la Gemma
dell’Infinito. La scena mostra che Loki stava già controllando
Erik, anche senza la Gemma, quindi non c’è alcun motivo per ciò che
abbiamo poi visto in
The Avengers.
Riuscite a immaginare che possa
esistere un film in grado di spaventare Stephen King, il maestro del brivido che da
anni continua a turbare le nostre notti grazie alle sue opere?
Ebbene sì, sappiate che esiste!
A rivelarlo è stato King in persona,
durante un episodio della serie antologica “History of Horror” di
Eli Roth (via
Dread Central). Il film in questione è nientemeno che The Blair Witch Project, il cult del 1999
realizzato attraverso la tecnica del found footage.
All’epoca il film ottenne un grandissimo successo di pubblico e
critica (anche grazie all’originale campagna di marketing che ne
anticipò l’uscita). ha avuto anche un’enorme impatto tanto a
livello culturale quanto cinematografico, con decine e decine di
pellicole horror che da allora iniziarono ad impiegare la tecnica
del “finto documentario” per raccontare le loro storie.
King ha rivelato di aver visto il
film per la prima volta nel 1999, in ospedale, dopo essere stato
investito da un minivan mentre camminava sul ciglio della strada.
“La prima volta che ho visto The Blair Witch Project ero in
ospedale ed ero stato sedato”, ha spiegato il celebre
scrittore. “Mio figlio aveva portato una VHS e mi disse: ‘Devi
guardare questo film’. A metà, però, ricordo di avergli detto:
‘Spegni la tv, è troppo spaventoso’.”
Considerato uno dei migliori film
horror degli anni ’90, The Blair Witch Project ha generato diversi
sequel e una serie di altre opere derivate, oltre a contribuire a
spianare la strada ad altri film girati in modo simile. Il fatto
che il film sia persino riuscito a spaventare King è una
testimonianza dell’influenza della campagna di marketing, nonché
del successo dello stile “documentaristico”.
Emily Blunt ha chiarito più e più volte di non
essere interessata ad interpretare Sue Storm nel reboot dei
Fantastici
Quattro ad opera di Marvel Studios. Di tutt’altro parere, invece,
sembra essere suo marito, John Krasinski, che al contrario vorrebbe
avere l’opportunità di riportare in vita Mister Fantastic sul
grande schermo.
Parlando con
Uproxx in occasione dell’uscita di A Quiet Place
2, l’attore e regista ha ironizzato sulla questione e sul
fatto di non aver mai nascosto di voler entrare a far parte del
MCU: “In realtà, dopo averlo
detto, mi sentivo stupido. Volevo mandare un’email a Kevin Feige e
scrivere qualcosa tipo: ‘Scusa, amico. Non stavo cercando di farti
alcuna pressione. Sei tu l’uomo’.”
Il possibile coinvolgimento di
John Krasinski nel reboot dei Fantastici
Quattro è qualcosa sul quale i fan stanno speculando
da un sacco di tempo. Di fatto, non è la prima volta che l’attore
si ritrova a parlarne. “A volte mi ritrovo a cercare di
calcolare quanto volte ho parlato di certe cose”, ha spiegato.
“Ho sempre cercato di essere onesto… e la verità è che sì, mi
piacerebbe interpretare Mr. Fantastic. Ma non ho mai pensato a come
le persone avrebbero reagito a queste affermazioni. Non pensavo che
per questa cosa avrei occupato i titoli dei giornali.”
Ricordiamo che sia Blunt che
Krasinski avevano già avuto in passato l’opportunità di unirsi al
MCU: Blunt, infatti, era la prima
scelta dei Marvel Studios per il ruolo di
Vedova Nera prima di
Scarlett Johansson, mentre Krasinski aveva sostenuto uno screen
test per il ruolo di Captain
America).
Cosa sappiamo del reboot Marvel sui
Fantastici Quattro
Il film dei Fantastici
Quattro ambientato nel MCU è stato ufficialmente
annunciato durante lo scorso Investor Day 2020 di Disney. Al
momento i dettagli sul film sono scarsi: sappiamo soltanto che la
pellicola sarà diretta da Jon Watts, regista
di Spider-Man:
Homecoming, Spider-Man:
Far From Home e di Spider-Man
3, attualmente in fase di produzione. Al momento non
è stato ancora designato chi si occuperà ufficialmente di scrivere
il reboot.
Ora veniamo a conoscenza del fatto
che l’attore britannico si stava soltanto prendendo gioco dei suoi
follower: sempre via Instagram,
infatti, Thewlis ha confermato di essere sempre stato a conoscenza
del suo coinvolgimento nel film, dal momento che lui stesso ha
preso parte alle riprese e che nessuno ha utilizzato la sua faccia
senza il suo consenso.
Attraverso uno scatto che lo ritrae
proprio nel backstage del taglio di Zack Snyder, l’attore ha spiegato di essere
stato molto brevemente sul set per girare una manciata di scena,
prima che il suo corpo venisse sostituito con quello dello stuntman
Nick McKinless.
“Per la cronaca. Niente più
scherzi da ora in avanti. Tutto ciò che verrà condiviso attraverso
quest’account sarà vero e, soprattutto, verificabile”, ha
scritto Thewlis nella didascalia che ha accompagnato l’immagine.
“Come potete vedere, il mio braccio sinistro non è minuscolo.
So che non lo è. Indosso una tuta per il motion capture, stavo per
girare alcune scene per Justice League. Quella è una finta pelata.
Anche la barba è finta. Hanno incollato la mia testa sul corpo di
un gentiluomo con un abbonamento alla palestra. Ho capito da subito che sarebbe andata così, per
questo indosso la tuta. Ho indossato un elmo con le corna e ho
colpito più volte un sacco di sabbia con un’ascia. Poi ho mangiato
un uovo scozzese per pranzo. Mi dispiace gente. Non scherzerò mai
più su niente. Confonde solo le persone. Vorrei ringraziare
i miei legali per avermi aiutato a scrivere questo post.”
Zack
Snyder’s Justice Leagueè uscito in streaming il
18 marzo 2021 su HBO Max in America e, in contemporanea, su Sky
e TV in Italia. Il film ha una durata 242 minuti (quattro ore
circa) ed è diviso in sei capitoli e un epilogo.
Arriva in sala dal 3 giugno
Adam, primo film di Maryam
Touzani, già autrice del documentario che ispirò Much Loved, del regista Nabil
Ayouch, suo compagno. Il percorso internazionale del film
inizia a Cannes
2019, dove partecipa nella sezione Un Certain
Regard. Il film viene poi proposto per rappresentare il
Marocco agli Oscar 2020. E’ con
questo biglietto da visita che si presenta alla riapertura delle
sale italiane.
Il cinema di Maryam Touzani
e Nabil Ayouch
Giornalista cinematografica
marocchina, Touzani è autrice nel 2014 del
documentario Sous ma Vieille Peau,
incentrato sul tema della prostituzione in Marocco. Da qui nasce
nel 2015 Much Loved, pellicola diretta da
Nabil Ayouch, osteggiata in patria quanto
apprezzata all’estero, che affronta senza pietismi, ma con realismo
e vitalità il tema. La collaborazione con il suo compagno prosegue
due anni dopo con Razzia, di cui
Touzani è anche co-sceneggiatrice e protagonista.
Il film ha partecipato per il Marocco alla corsa agli Oscar
2018 e fotografa abilmente il paese con le sue
contraddizioni, con una particolare attenzione al femminile, anche
grazie all’occhio, o per meglio dire alla penna, di Maryam
Touzani.
La condizione femminile in un paese
che va verso la modernità, ma porta con sé ancora ampi retaggi di
un costume arcaico, che marginalizza le donne e rende loro
difficile compiere scelte libere, è dunque da sempre al centro del
discorso portato avanti dalla coppia. È così che si arriva ad
Adam.
Adam, la trama
Abla, Lubna Azabal,
vive a Casablanca con sua figlia Warda, Doual
Belkhauda, di otto anni. Lì ha un negozietto, ricavato
all’interno della sua abitazione, dove vende prodotti da forno
dolci e salati. Una sera una donna incinta, Samia, Nisrin
Erradi, che cerca lavoro e non ha una casa, bussa
alla sua porta e, respinta, resta a dormire sul marciapiede di
fronte alla casa. Così, pur dubbiosa, Abla decide di farla entrare
e darle una mano almeno fino al parto. Quest’incontro cambierà le
vite di entrambe, aiutando Abla a superare una perdita e Samia ad
accettare la rischiosa sfida di essere madre senza un marito, in un
paese che stigmatizza fortemente le madri nubili e i loro
figli.
Per Touzani un esordio
impegnato e solidale con Adam, figlio della speranza
Oggi Touzani si
mette in prima persona dietro la macchina da presa. Tratta e
approfondisce la difficile questione della maternità per le donne
nubili, laddove il nascituro non sia riconosciuto dal padre. Si
concentra poi sul legame che si instaura tra due donne sole, che si
trovano ad affrontare le loro paure.
La visione di Maryam
Touzani è empatica ed emozionante. Si concentra su un
mondo piccolo, limitato nello spazio – quello della casa di Abla e
poco più – ma emotivamente molto ricco ed intenso. Le due
protagoniste sono davvero molto brave, coinvolgenti, intense e
padrone dei personaggi, con un’ottima Nisrine
Erradi, che riesce a far muovere il suo personaggio con
disinvoltura tra leggerezza e dramma, coraggio e sconforto. Mentre
Lubna Azabal – I tempi che
cambiano di Andrés Téchiné, nonché
protagonista di La donna che canta di
Denis Villeneuve – è padrona del personaggio di
Abla, riuscendo ad essere coinvolgente anche nel registro minimale
proprio di questa figura di donna che vive nel ricordo del passato,
anziché abbracciare il presente. Abla gestisce la casa e la
famiglia in modo rigoroso, essenziale, quasi monastico. È rigida
con sé stessa e anche con gli altri, non si lascia andare. Finchè
non arriva Samia, che in qualche modo le ricorda sè stessa, anche
se le loro storie sono diverse. Samia è giovane, allegra e
perseverante, ma deve affrontare una scelta difficile: cosa fare
del bambino che porta in grembo? Non vuole farlo crescere senza un
padre, figlio illegittimo, perchè sarebbe destinato ad essere
“emarginato per tutta la vita”. Lo sguardo della regista è
da una parte franco e diretto. Prende chiaramente posizione
rispetto alla questione femminile, evidenziando come il Marocco
ancora, per molti aspetti, non sia un paese per donne. “La
morte non appartiene alle donne”, afferma Abla, mentre Samia
le fa eco: “Poche cose ci appartengono”.
Allo stesso tempo però, non manca,
anzi pare essere il fulcro del film, la speranza in un futuro
diverso, migliore. Se c’è chi nega il proprio aiuto a Samia in nome
di pregiudizi radicati, o ci sono donne che spettegolano e
malignano, i protagonisti rappresentano la parte migliore della
società. Innanzitutto le donne che non si arrendono, che sono
capaci di gesti di solidarietà, di empatia, che fanno e rivendicano
le loro scelte, e anche gli uomini come Slimani, Aziz
Hattab, che non si lasciano condizionare dalla mentalità
prevalente. In questo nucleo sociale, in cui non a caso ci sono due
bambini, si alimenta la speranza di un paese diverso e più
autenticamente moderno. Adam, non può che
essere un auspicio per un nuovo inizio. Basti pensare alle
molteplici valenze che il nome di Adamo porta con sé, rimandando sì
al tema del peccato originale, ma anche all’idea di origine del
mondo, essendo Adamo il primo uomo sulla terra. La speranza è
dunque che il Marocco rinasca migliore, grazie alle nuove
generazioni.
Stilisticamente,
Touzani fa tesoro della lezione del marito,
tenendosi lontana da facili pietismi. Predilige realismo e
semplicità. In quest’ottica scrive il film e lo dirige. Un film
“piccolo” nel raggio d’azione fisico, che si concentra su un solo
tema, ma che non soffre di questa dimensione limitata, capace
invece di consentire alla regista di controllare meglio gli
elementi, portando a termine un lavoro onesto, ottimamente
confezionato e coinvolgente. Una menzione meritano anche le musiche
di Said Radi, che contribuiscono a creare la
giusta atmosfera e portare lo spettatore nel mondo di Touzani,
accompagnando alcuni dei mometi più intensi del film. Il risultato
è dunque più che convincente. Ciò che la regista ha ancora bisogno
di affinare è uno sguardo ancor più originale. L’influenza di
Ayouch infatti si sente, ma
Touzani troverà sicuramente col tempo una strada
più personale. Adam è in sala dal 3
giugno, prodotto da Nabil Ayouch e distribuito da
Movies Inspired.
Black Widow sarà il primo (e
quasi sicuramente unico) film interamente dedicato a Vedova Nera,
l’unica donna presente nella formazione originale degli Avengers. A
causa della pandemia di Coronavirus, il film è stato rimandato più
e più volte durante tutto l’arco del 2020, fino ad arrivare alla
conferma definitiva dell’uscita il prossimo 7 luglio in sala e il 9
luglio su Disney+ con Accesso Vip.
Introdotto per la prima volta nel
2010 in Iron
Man 2, il personaggio di Vedova Nera è stato parte del
franchise per nove lunghi anni, fino a quando non ha incontrato la
morte in Avengers:
Endgame. La decisione di uccidere Natasha ha generato
parecchi malumori all’interno del fandom, che hanno sempre
considerato la scelta presa dal team dietro il film come un vero e
proprio danni nei confronti dell’intero arco narrativo dell’ex spia
russa.
La speranza è che il film di
Cate Shortland riesca in qualche modo a far
cambiare idea ai fan delusi da quanto visto in Endgame,
dal momento che Black Widow mira non solo a
fornire nuovi dettagli sul misterioso passato di Nat (ricordiamo
che il film è ambientato tra gli eventi di Civil
War e quelli di Infinity
War), ma anche a concludere la sua storia in maniera
soddisfacente.
Tuttavia, creare la storia
“perfetta” per Black Widow pare sia
stato molto stressante, come rivelato da Scarlett Johansson in una recente intervista
con Total Film
(via
XRealm). L’attrice ha sottolineato che non ci sono mai state
linee guida in merito a ciò che sarebbe dovuto apparire nel film. I
Marvel Studios hanno quindi lasciato a
Shortland e agli sceneggiatori Jac Schaeffer e
Ned Bonson il pieno controllo creativo. Tuttavia,
ciò ha reso ancora più difficile capire quale fosse la storia
migliore da raccontare.
“Ci è stata data l’opportunità
di mostrare Nat quando è fuori gioco, quindi per quella che è
realmente”, ha spiegato Johansson. “Proprio per questo,
tutto era possibile. Stavamo cercando di tracciare una storia… il
che è stato estremamente stressante, perché non c’erano linee
guida.”
Black Widow è stato più difficile
da scrivere di WandaVision
Già in passato Schaeffer, head
writer della serie WandaVision, aveva rivelato che scrivere
Black Widow era
stato molto più difficile della serie targata Disney+: “Mi piaceva la folle idea
che fosse una sitcom, ma al tempo stesso si trattasse del MCU. È stata una sfida enorme, ma è
qualcosa che mi piace e in un certo senso quel puzzle così
intricato ha davvero un senso per me. Ho lavorato anche a Black Widow e ho trovato più difficile mettere le
mani su una storia di supereroi diretta. È un po’ più difficile
aggrapparsi a quella storia, mentre l’esperimento di WandaVision ha impiegato ogni singolo pezzo del
mio cervello e dei miei collaboratori.”
La regia di Black Widow è stata
affidata a Cate Shortland, seconda donna
(dopo Anna Boden di Captain
Marvel) a dirigere un titolo dell’universo
cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è
stata riscritta nei mesi scorsi da Ned
Benson(The Disappearance of Eleanor
Rigby). Insieme a Scarlett
Johansson ci saranno anche David
Harbour, Florence
Pugh e Rachel
Weisz. Il film arriverà nelle sale il 7 luglio e
su Disney+ con
Accesso Vip il 9 luglio.
In Black Widow, quando sorgerà
una pericolosa cospirazione collegata al suo passato, Natasha
Romanoff dovrà fare i conti con il lato più oscuro delle sue
origini. Inseguita da una forza che non si fermerà davanti a nulla
pur di sconfiggerla, Natasha dovrà affrontare la sua storia in
qualità di spia e le relazioni interrotte lasciate in sospeso anni
prima che diventasse un membro degli Avengers.
Arriva nei cinema italiani con
Adler Entertainment il 14, 15 e 16 giugno Amazing
Grace, il documentario inedito che racconta il più grande
successo gospel di tutti i tempi, la registrazione dell’omonimo
album di Aretha Franklin.
Girato nel 1972 da Sidney Pollack e
rimasto fermo per oltre 47 anni a causa di questioni tecniche e
legali, Amazing Grace è riportato alla luce, sugli schermi di tutto
il mondo, da Alan Elliot. “Un miracolo”, l’ha definito il New
Yorker, presentato con plauso unanime di pubblico e critica al DOC
NYC Festival, alla Berlinale 2019 e al Taormina Film Festival, e
che arriva finalmente nelle sale italiane come evento, dal 14 al 16
giugno.
Amazing Grace è stato girato
da Pollack mentre Aretha Franklin registrava il suo leggendario
doppio album omonimo, l’opera gospel più venduta della storia. Nel
1972 la regina del soul per due serate alla New Temple Missionary
Baptist Church di Los Angeles torna alle sue radici gospel, quando,
poco più che bambina, cantava in chiesa a Detroit dove teneva i
suoi sermoni il reverendo Franklin, suo padre. Ad
accompagnare Aretha al piano c’è il carismatico reverendo James
Cleveland, a far da spalla alla Franklin il Southern California
Community Choir diretto da Alexander Hamilton; a sorpresa, tra il
pubblico in visibilio, un giovanissimo Mick Jagger.
Protagonista assoluta di Amazing
Grace è la regina del soul per eccellenza che attraverso
immagini inedite e un suono trascinante emoziona lo spettatore,
immerso in un tripudio di musica e in un’atmosfera gospel unica nel
suo genere. Amazing Gracesarà nelle sale
cinematografiche con Adler Entertainment solo il 14, 15 e 16
giugno.
Oggi, Disney lancia il nuovo
singolo “Un Nuovo Inizio” interpretato da Noemi,
Ambasciatrice italiana della campagna globale Noi Principesse
Sempre. L’inedito è ora disponibile su tutte le
piattaforme digitali. A livello internazionale il nuovo singolo
“Starting Now” (“Un Nuovo Inizio”) è interpretato
dalla cantante Brandy, vincitrice del Grammy, che aveva
interpretato l’amata Principessa nel film televisivo del 1997
Cenerentola. Il singolo “Starting Now”, prodotto
dal candidato al Grammy Award Oak Felder e scritto da Jason
Mater, Jordan Powers e Darren Criss, è anch’esso
disponibile su tutte le piattaforme digitali.
“Un Nuovo Inizio” ha un testo
carico di energia positiva e penso davvero che possa trasmettere ai
giovanissimi la consapevolezza che nella vita tutto è possibile, e
si può sempre cercare un nuovo inizio, mettendosi in gioco con
coraggio” – ha commentato Noemi. Il testo in italiano del
brano “Un Nuovo Inizio” è stato adattato dalla versione
internazionale “Starting Now” dalla giovane e talentuosa
cantautrice Ginevra e da Arashi, parte del team di autori che ha
affiancato Noemi nella realizzazione del suo ultimo album.
Oltre a questo bellissimo nuovo
brano i fan possono sempre ascoltare le proprie canzoni delle
Principesse Disney preferite grazie a una playlist creata da Walt
Disney Records, disponibile di seguito:
L’arrivo del singolo “Starting
Now” (“Un Nuovo Inizio”) segue il lancio di
Storie di Coraggio e Gentilezza: un’inedita raccolta
digitale di 14 nuovi racconti con protagoniste tutte le 14
Principesse e Regine Disney, pensata per ispirare atti di
gentilezza nei bambini di tutto il mondo. La raccolta digitale,
arricchita da illustrazioni uniche create da vari artisti di tutto
il mondo, ha segnato l’inizio della campagna globale Noi
Principesse Sempre volta a posizionare le Principesse e Regine
Disney come Ambasciatrici di coraggio e gentilezza, valori senza
tempo che le accomunano e caratterizzano da sempre.
Forse non tutti lo ricordano, ma
anche Sam Neill fa parte del MCU. Il celebre attore
neozelandese, infatti, ha interpretato una falsa versione di Odino
in Thor:
Ragnarok all’interno di una rappresentazione teatrale
che aveva luogo su Asgard.
Neill riprenderà quel ruolo anche
nell’attesissimo Thor: Love and
Thunder, ma proprio di recente ha ammesso che il suo
coinvolgimento nel MCU lo ha sempre lasciato
perplesso. Parlando con
Nova, infatti, l’attore ha dichiarato: “Non ho mai capito
nessuno dei film di Thor. L’interno universo Marvel resta un totale mistero per
me”. Quando uno dei conduttori radiofonici si è preso la
responsabilità di spiegare a Neill che ha interpretato una versione
“falsa” del personaggio di Anthony Hopkins, ha risposto: “Che cosa?
Vorrei che qualcuno me lo avesse spiegato. Sarebbe stato molto più
facile!”
Durante l’intervista, Sam Neill ha spiegato: “Ero in piedi
accanto a Jenny Morris e le ho chiesto: ‘Sai su quale pianeta
siamo?’. Ad essere onesto, ero totalmente sconcertato, e anche
quando sono tornato mi sono sentito così. Ho fatto la mia parte, ma
non ho mai capito chi stesse interpretando chi, proprio perché
c’era questo scambio di ruoli.”
Oltre a Neill, in Thor: Love and
Thunder ritroveremo anche
Matt Damon e Luke Hemsworth nei
panni dei falsi Loki e Thor, mentre Melissa McCarthy interpreterà una falsa
versione di Hela. Gli attori verranno impiegati in una
rappresentazione che ripercorrerà gli eventi di Thor:
Ragnarok, al pari di quanto accaduto proprio in
quest’ultimo, dove però venivano riproposti gli eventi di
Thor: The
Dark World.
Thor: Love and
Thunder è il titolo ufficiale del quarto capitolo
sulle avventure del Dio del Tuono nel MCU, ma ad impugnare
il Mjolnir stavolta sarà Jane Foster, interpretata di nuovo
daNatalie
Portman, come confermato sabato durante il
panel dei Marvel Studios al Comic-Con. L’uscita nelle
sale è fissata invece al 6 maggio 2022.
Taika Waitititornerà alla regia di un film dei
Marvel Studios
dopo Thor:
Ragnarok, così come Chris
HemswortheTessa
Thompson riprenderanno i rispettivi ruoli di Thor
e Valchiria dopo l’ultima apparizione in Avengers:
Endgame. Nel cast anche Christian
Bale nei panni del villain Gorr il Macellatore di
Dei, e Russell
Crowe in quelli di Zeus. L’ispirazione del
progetto arriva dal fumetto “The Mighty Thor”, descritto da Waititi
come “la perfetta combinazione di emozioni, amore, tuono e storie
appassionanti con la prima Thor femmina dell’universo“.
Gli ultimi giorni della
77ma Edizione della Mostra di Arte Cinematografica
sono al centro della produzione di RS Productions: il
documentario “Il Coraggio del
Leone” ha come protagonista lo sguardo
privilegiato della madrina del Festival 2020,
Anna Foglietta, sulle ultime giornate dell’evento
storico che si è concluso con grande successo il 12 settembre
scorso. Il documentario diretto da Marco Spagnoli aprirà
ufficialmente la XVII edizione del Biografilm Festival a Bologna
nella serata di pre-apertura il 3 giugno in anteprima mondiale.
La città di Venezia con la sua bellezza e il suo fascino avvolge
il racconto che segue l’interazione di tutte le persone che hanno
reso possibile la Mostra, a partire dal Presidente della Biennale
Roberto Cicutto e dal Direttore Artistico
Alberto Barbera, a dispetto da quanto accaduto, ma
– soprattutto – ci permette di incontrare professionalità
altrimenti sconosciute che costituiscono la spina dorsale di un
evento che da novanta anni rappresenta la bandiera dell’industria
cinematografica internazionale.
Produttori associati sono la stessa Foglietta con la sua società
Blue One, Daniele Orazi con la sua DO
Cinema e Andrea Zoso. La fotografia è di
Niccolò Palomba (Enrico Lucherini – Ne ho fatte di
tutti i colori: The Italian Jobs), il montaggio è di Jacopo Reale
(Walt Disney e l’Italia – Una storia d’amore, Cecchi Gori – Una
famiglia italiana) e le musiche sono del musicista italo-americano
Max Di Carlo.
IL CORAGGIO DEL LEONE – Sinossi
Il Documentario si pone l’obiettivo
di mostrare agli occhi di tutti gli spettatori come il Festival
Cinematografico di Venezia (Venezia 77), evento internazionale di
primaria importanza nel mondo del cinema, non si sia arreso e
caparbiamente sia stato realizzato, a dispetto del mondo intorno,
del Covid-19 e della grande incertezza che domina la situazione
globale. Lo sguardo privilegiato su questo evento è quello di
Anna Foglietta, una delle principali attrici italiane,
che – pur affrontando in maniera elegante il ruolo glamour di
madrina del Festival – non perde di vista quella concretezza e
quella profonda umanità che la fanno amare dal pubblico del nostro
paese.
I Marvel Studios hanno finalmente dato il via,
la scorsa settimana, alla campagna marketing di Eternals attraverso
il lancio del
teaser trailer ufficiale del film. Le prime immagini del film
di Chloé Zhao (premio Oscar per Nomadland)
hanno confermato che gli Eterni sono un gruppo di antichi alieni
che hanno guidato l’umanità per millenni.
Ciò, ovviamente, porta con sé una
domanda parecchio interessanti: dove si sono nascosti gli Eterni
per tutto questo tempo? Sappiamo che alcuni hanno trovato un posto
all’interno della società umana (come ad esempio Kingo, che è
diventato una star di Bollywood), ma pare che non tutti siano
riusciti ad adattarsi bene nel nostro mondo.
Ora, l’account Twitter Eternals
Update (via
Screen Rant), ha scovato tramite Amazon un calendario ufficiale
come parte del merchandising dedicato al film che potrebbe aver
rivelato un interessante dettaglio sulla trama, legato proprio al
luogo in cui si sarebbero nascosti gli Eterni per tutto questo
tempo. Secondo quanto riportato nella descrizione del calendario,
infatti, pare che gli Eterni abbiano vissuto sulla luna di Saturno,
Titano.
Nella descrizione si legge:
“Vivendo sulla luna di Saturno, Titano, gli Eterni proteggono
la Terra dai Devianti e da tutte le altre forme di malvagità
cosmica. Questo prossimo attesissimo grande successo dall’Universo
Cinematografico Marvel spingerà sicuramente i fan a
chiedere di più.”
Ciò aggiunge un nuovo intrigante
elemento alla trama del film, che spiegherebbe come gli Eterni – e
la loro enorme astronave già avvistata nel primo trailer – siano
rimasti nascosti per così tanto tempo, nonostante l’evoluzione
della tecnologia umana. Alcuni degli Eterni sono rimasti sulla
Terra, mentre altri sono andati su Titano: in effetti, ciò potrebbe
spiegare l’espressione meravigliata di Serie mentre si trova sulla
Terra e si guarda intorno spaesata, probabilmente perché non ha mai
visto la civiltà moderna prima d’ora.
Eternals,
il terzo film della Fase Quattro dell’Universo Cinematografico
Marvel diretto dalla regista vincitrice dell’Academy
Award Chloé Zhao, arriverà il 3 novembre
nelle sale italiane. Il film targato Marvel Studios Eternals presenta
un nuovo team di supereroi dell’Universo Cinematografico
Marvel: l’epica storia, che abbraccia migliaia di anni, mostra
un gruppo di eroi immortali costretti a uscire dall’ombra per
unirsi contro il più antico nemico dell’umanità, The Deviants.
Il cast del film
comprende Richard
Madden, che interpreta l’onnipotente
Ikaris; Gemma Chan, che interpreta Sersi,
amante dell’umanità; Kumail Nanjiani, che
interpreta Kingo, dotato dei poteri del cosmo; Lauren
Ridloff, che interpreta la velocissima
Makkari; Brian Tyree Henry, che interpreta
l’intelligente inventore Phastos;Salma
Hayek, che interpreta la leader saggia e spirituale
Ajak; Lia McHugh, che interpreta Sprite,
eternamente giovane e al tempo stesso piena di
saggezza; Don Lee, che interpreta il
potente Gilgamesh; Barry Keoghan, che interpreta il solitario
Druig; e Angelina
Jolie, che veste i panni dell’impetuosa guerriera
Thena. Kit
Harington interpreta Dane Whitman.
Indiana Jones è probabilmente uno dei ruoli
più iconici della carriera di Harrison Ford, che ha contribuito a rendere
l’attore statunitense una vera e propria leggenda all’interno della
storia di Hollywood. Era dal 2008 (anno di uscita de
Il regno del teschio di cristallo) che l’attore non
tornava nei panni del celebre archeologo: ecco perché i fan non
vedono l’ora che arrivi luglio del 2022, anno in cui uscirà
finalmente l’attesissimo Indiana Jones
5.
Sulla trama del quinto capitolo del
franchise, che dovrebbe essere l’ultimo, sappiamo ancora molto
poco. Tuttavia, sembra che le riprese del film siano ormai
imminenti. A confermarlo è un recente post condiviso via Instagram
dalla società di orologi Bremont, in cui è possibile vedere proprio
Harrison Ford che ha fatto visita
all’azienda con sede nel Regno Unito, a confermare che l’attore si
trova lì per iniziare a girare Indiana Jones 5 la
prossima settimana.
La Bremont è situata a circa 40
minuti dai Pinewood Studios, i famosi teatri di posa che sorgono
vicino Londra. Le riprese del film dovrebbero terminare il prossimo
ottobre e toccare anche l’Italia, in particolare la Sicilia. Al
momento gli unici membri del cast confermati, oltre Ford, sono le
new entry
Mads Mikkelsen, Phoebe Waller-Bridge e l’attore
tedesco Thomas Kretschmann.
Cosa sappiamo di Indiana Jones
5
James
Mangold(Logan –
The Wolverine) sarà il regista
di Indiana Jones 5 al posto
di Steven
Spielberg, che invece aveva diretto tutti gli altri
capitoli precedenti della saga. A bordo del progetto torna
invece John Williams, già compositore
dell’iconica colonna sonora che accompagna il personaggio da 40
anni. Nel cast, oltre a Harrison
Ford, ci sarà anche Phoebe
Waller-Bridge. Le riprese dovrebbe partire in
primavera.
Prima dell’ingaggio di Mangold, la
sceneggiatura era stata affidata a David
Koepp, he ha poi lasciato il progetto
insieme a Spielberg. Prima di Koepp, anche Jonathan
Kasdan (figlio dello sceneggiatore de I
predatori dell’arca perduta, Lawrence Kasdan) aveva messo
le mani sullo script. L’uscita nelle sale del film è già stata
posticipata diverse volte: inizialmente previsto per il 19 Luglio
2019, il film è stato rinviato prima al 10 Luglio 2020, poi al 9
Luglio 2021 e infine al 29 Luglio 2022.
Il network americano
ABC ha diffuso
il promo e la trama di The Good Doctor 4×20,
il ventesimo inedito episodio dell’attesissima quarta
stagione di The Good
Doctor .
In The Good Doctor
4×20 che si intitolerà “Vamos” Il dottor Shaun
Murphy deve eseguire un rischioso intervento chirurgico su un
paziente senza elettricità quando la corrente si interrompe
improvvisamente all’ospedale in Guatemala. Inoltre, la
relazione tra il dottor Lim e il dottor Mateo Rendón Osma si
approfondisce mentre superano le difficoltà durante l’intervento
chirurgico nella seconda parte del finale di stagione di “The Good
Doctor”, LUNEDI ‘7 GIUGNO (10: 00-11: 00 pm EDT), sull’ABC.
Guest star di The Good
Doctor 4×20 sono Osvaldo Benavides come Dr. Mateo Rendón
Osma, Allegra Fulton come Dr. Karla Saravia, Esmeralda Pimentel
come Nurse Ana Morales, Andres Soto come Sapo, Arlina Rodriguez
come Nurse Guerrero e Juana Lerma Juarez come Nurse Aguilar.
“Vamos” è stato scritto da Peter Blake e David Shore e diretto da
Mike Listo.
https://www.youtube.com/watch?v=ncEtdsk2Zow
The Good Doctor 4×20
The Good Doctor 4
è la quarta stagione della serie tv The
Good Doctor creata da David Shore per il network
americano della ABC. In The
Good Doctor 4 Il dottor Shaun Murphy, un giovane chirurgo
con autismo e sindrome del savant, continua a usare i suoi
straordinari doni medici presso l’unità chirurgica del St.
Bonaventure Hospital. Man mano che le sue amicizie si
approfondiscono, Shaun continua ad affrontare il mondo degli
appuntamenti e delle relazioni romantiche e lavora più duramente di
quanto abbia mai fatto prima, navigando nel suo ambiente per
dimostrare ai suoi colleghi che il suo talento di chirurgo salverà
vite. La serie vede nel cast Freddie Highmore nei panni del dottor
Shaun Murphy, Antonia Thomas nei panni della dottoressa Claire
Browne, Hill Harper nei panni del dottor Marcus Andrews, Richard
Schiff nei panni del dottor Aaron Glassman, Christina Chang nei
pann
In The
Good Doctor 4 protagonisti
Freddie Highmore come Dr. Shaun Murphy,
Antonia Thomas come Dr. Claire Browne,
Nicholas Gonzalez come Dr. Neil Melendez,
Hill Harper come Dr. Marcus Andrews,
Richard Schiff come Dr. Aaron Glassman,
Christina Chang come Dr. Audrey Lim, Fiona
Gubelmann nel ruolo del Dr. Morgan Reznick, Will
Yun Lee nel ruolo del Dr. Alex Park, Paige
Spara nel ruolo di Lea Dilallo e Jasika
Nicole nel ruolo del Dr. Carly Lever.