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Home Blog Pagina 876

Shangi-Chi: le riprese sono ufficialmente terminate

Di
Stefano Terracina
-
26 Ott 2020
Shang-Chi and the Legend of the Ten Rings

Shang-Chi and the Legend of the Ten Rings sarebbe dovuto arrivare nei cinema a febbraio 2021, ma l’emergenze Covid-19 ha letteralmente stravolto il calendario delle uscite dei prossimi attesissimi film del MCU, facendo slittare il cinecomic di Destin Daniel Cretton prima a maggio e poi a luglio del prossimo anno.

Le riprese del film erano partite in Australia prima che il lockdown dello scorso marzo fermasse tutte le produzioni cinematografiche su scala mondiale. Successivamente, il cast e la troupe del film sono ritornati sul set per completare le riprese australiane e spostarsi così a San Francisco. Adesso, è stato proprio Cretton a confermare via Instagram che le riprese del cinecomic al Maestro delle Arti Marziali si sono ufficialmente concluse.

Vista l’attuale situazione legata al Coronavirus, è impossibile prevedere quale sarà il reale futuro di Shang-Chi and the Legend of the Ten Rings: per ora il film è atteso nelle sale per luglio del 2021, ma non è escluso che le cose possano cambiare ancora una volta. Sulla trama del film sappiamo ancora poco, se non che il vero Mandarino farà finalmente il suo debutto nell’Universo Cinematografico Marvel e che il protagonista sarà coinvolto in una sorta di torneo di combattimento per entrare in possesso dei Dieci Anelli a cui fa riferimento il titolo.

I primi dettagli sulla trama di Shang-Chi

Stando ai primi dettagli sulla trama emersi diverso tempo fa, Shang-Chi non sarà soltanto il Maestro delle Arti Marziali che i fan hanno imparato a conoscere grazie ai fumetti: sembra, infatti, che il protagonista avrà l’abilità di dare vita ad una serie di cloni di se stesso (un potere simile a ciò che è già in grado di fare nei fumetti), e sarà proprio quest’abilità a metterlo nel radar del Mandarino. Cresciuto in uno speciale orfanotrofio dov’è stato addestrato al combattimento, Shang-Chi decide di fuggire per poi finire, anni dopo, di nuovo nelle grinfie del villain. Il Mandarino promette a Shang-Chi soldi, potere e – cosa ancora più importante – la libertà, se accetterà di combattere in un torneo dove al vincitore verranno consegnati i Dieci Anelli a cui fa riferimento il titolo.

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L’uscita nelle sale di Shang-Chi and the Legend of the Ten Rings è fissata al 7 maggio 2021. Destin Daniel Cretton, acclamato regista di Short Term 12 e The Glass Castle (di recente è uscito il suo ultimo lavoro Il Diritto di Opporsi, con Michael B. Jordan, Jamie Foxx e Brie Larson) è stato scelto per dirigere il film che vanta la sceneggiatura di Dave Callaham (The Expendables, Godzilla, Wonder Woman 1984).

Vi ricordiamo che nei panni del protagonista ci sarà l’attore canadese Simu Liu, visto di recente nella commedia di Netflix Kim’s Convenience. Insieme a lui, nel cast, figureranno anche Tony Leung Chiu-wai nei panni del Mandarino, e Awkwafina, che dovrebbe interpretare un “leale soldato” del Mandarino, e se è vero che il villain qui sarà il padre di Shang-Chi, in tal caso ci sono ottime possibilità che si tratti di Fah Lo Suee. Chi ha letto i fumetti saprà che è la sorella dell’eroe del titolo e che il suo superpotere è l’ipnosi.

 
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Fuori era primavera: la recensione del documentario di Gabriele Salvatores #RFF15

Di
Gianmaria Cataldo
-
Fuori era primavera recensione

È possibile raccontare al cinema il drammatico periodo che l’Italia ha vissuto, e sta ancora vivendo, a causa della pandemia di Covid-19? Tale quesito ha acceso nelle ultime settimane innumerevoli dibattiti, alimentato anche dall’uscita in sala del film Lockdown all’italiana di Enrico Vanzina. Se per molti una commedia ad equivoci non era il genere più idoneo per affrontare il tema, potrebbe invece esserlo il documentario Fuori era primavera – Viaggio nell’Italia del Lockdown, del regista premio Oscar Gabriele Salvatores. La differenza sta che in quest’ultimo ad avere voce in capitolo sono proprio gli italiani, popolo imperfetto ma straordinario, chiamato ad affrontare negli scorsi mesi una delle sfide più dure dal secondo dopoguerra ad oggi.

Presentato durante la Festa del Cinema di Roma, il film del regista di Il ragazzo invisibile ricalca l’esperimento già compiuto nel 2014 con Italy in a Day – Un giorno da italiani. La modalità è la stessa: nel corso delle settimane in cui gli italiani sono rimasti in casa per limitare i contagi, il regista ha chiesto a tutti loro di inviargli delle video testimonianze di quella loro insolita quotidianità. Ancora una volta, dunque, l’Italia si è riscoperta popolo di narratori. Nel giro di breve, si raccolgono oltre 16 mila video, e dalla loro unione nasce un ritratto divertente, commovente ma anche frustrante di quanto accaduto e del modo in cui le persone vi si sono relazionate.

Nel costruire il racconto, Salvatores ha seguito un chiaro ordine cronologico. Si parte con i primi timori dell’arrivo del virus, fino a quel fatidico 9 marzo in cui l’Italia viene dichiarata zona rossa nella sua totalità. Da lì hanno inizio tre mesi di piazze vuote, ospedali pieni e balconi in festa con il tentativo di sentirsi tutti meno soli. Si delineano diverse figure di eroi, dai medici e gli infermieri ai fattorini del cibo d’asporto, nonché l’attenzione verso le notizie globali e la rinascita della natura. Tutto questo e molto altro va a dar voce ad un paese che ha sofferto, soffre, ma fa comunque di tutto per resistere.

Fuori era primavera: tra documento ed emozione

Nella nostra società contemporanea la documentazione dell’evento è ormai per le persone un atto pressoché irrinunciabile. Che siano più o meno importanti, questi trovano sempre spazio nel nostro personale archivio mediale. Di fronte ad una pandemia globale, che ha radicalmente trasformato le abitudini mondiali, era dunque prevedibile che ognuno nel suo privato avrebbe intensificato tale attività. Sono così spuntati in rete tutorial di ogni tipo, video-diari, e simili. Le videochiamate di lavoro o tra amici si sono moltiplicate, così come anche la tanto nominata didattica a distanza.

Se tutte queste voci prese singolarmente possono essere un racconto parziale, smettono naturalmente di esserlo nel momento in cui vengono accostate a testimonianze più o meno simili. È quello che succede con Fuori era primavera, documentario che presenta in sé due grandi elementi di forza. Il primo è quello del valore testimoniale. È a progetti come questi che in futuro si guarderà per avere un’idea di quello che è ora il nostro mondo presente. Nel documentario di Salvatores si ritrova il racconto di un vero e proprio momento di passaggio, che ha nella video testimonianza del reale il suo marchio di qualità.

Di ciò che viene mostrato, infatti, non importa tanto il cosa quanto il come. Il film è un’ennesima prova del potere dei social network e dei moderni canali di comunicazione. Questi permettono infatti di colmare virtualmente le distanze che cause naturali obbligano a mantenere a livello fisico. L’altro grande valore del film è invece quello della sincerità. Sarebbe infatti fin troppo facile costruire un racconto ruffiano su ferite ancora così vive. Salvatores riesce ad evitare tale rischio omettendo i più comuni stereotipi a riguardo, privilegiando elementi che sappiano di novità. Così facendo, il suo film acquista un grande, e sincero, cuore.

Fuori era primavera Gabriele Salvatores

Fuori era primavera: la recensione

Dati questi due grandi pregi del film, dunque, Fuori era primavera – Viaggio nell’Italia del Lockdown si configura come un esperimento doppiamente interessante. Questo, come riporta anche il sottotitolo, è un vero e proprio viaggio dal Nord al Sud del Bel Paese. Grazie al potere del cinema, è possibile percorrere questo senza spostarsi di un metro, avvertendo ugualmente tutta la carica emotiva che gli italiani hanno da trasmettere. Si rimane infatti commossi dinanzi alla forza di questo popolo, che quando vuole sa dimostrare di essere davvero il più bello del mondo. L’attualità di quanto narrato certamente influisce sul giudizio emotivo, ma rimane ugualmente difficile non provare grande commozione davanti alle immagini proposte.

Salvatores vince dunque la sfida di voler raccontare tale periodo rinunciando alla finzione cinematografica. Nessuno più dei veri protagonisti del lockdown sembra in grado di poter raccontare cosa è stato questo momento storico. Le loro voci danno vita ad un paese ricco di somiglianze e differenze, che si scopre bello anche grazie a queste ultime. Tra l’Inno di Mameli cantato tutti insieme sul balcone, e la pizza fatta in casa del sabato sera, si manifesta la forza di un popolo costretto tra quattro mura mentre fuori ha luogo la primavera. Simbolo di rinascita e speranza, questa non poteva che diventare il titolo del film.

 
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Seize printemps, recensione del film di e con Suzanne Lindon #RFF15

Di
Scilla Santoro
-
Seize printemps recensione

L’esordio registico e attoriale di Suzanne Lindon, ventenne figlia d’arte degli attori Vincent Lindon e Sandrine Kiberlaine, s’intitola Seize printemps, ovvero sedici primavere: l’età della protagonista, che guarda caso si chiama come la regista, Suzanne. Lindon si dà anche il compito di interpretarla, esplorandone dubbi e incertezze adolescenziali, ma anche i primi amori. Presentato al Festival di Toronto a settembre, avrebbe dovuto partecipare a quello di Cannes, annullato a causa della pandemia. Ora arriva alla Festa del Cinema di Roma.

Seize printemps, la trama

Suzanne, Suzanne Lindon, ha 16 anni. Frequenta il liceo, ma la scuola e i compagni da un po’ di tempo la annoiano. I compagni sono troppo superficiali e la scuola è sempre la stessa, una routine ormai priva di interesse. In tutt’altro ambito, succede la stessa cosa a Raphael, Arnaud Valois, trentacinquenne attore di teatro, stanco del suo mestiere, ogni sera uguale a sé stesso e dei suoi colleghi di lavoro. Così, un po’ per gioco, un po’ per curiosità, i due cominciano a vedersi ogni mattina, al bar vicino al teatro e alla scuola di Suzanne. S’innamorano, trovando uno nell’altra la propria fuga dalla monotonia della quotidianità, una boccata d’aria fresca in un orizzonte piatto.

Pur essendo acerba, come ci si aspetta che sia l’opera prima di una ventenne, che ne ha scritto la sceneggiatura a soli 15 anni, Seize printemps colpisce per il suo delicato romanticismo, in controtendenza rispetto ai tempi spavaldi ed esibizionisti che oggi viviamo. Lindon attrice si propone come una nuova Charlotte Gainsbourg, o  Sophie Marceau e questo suo esordio potrebbe essere visto come una sorta di Il tempo delle mele degli anni 2000.

Uno sguardo ancora immaturo, ma originale e in controtendenza sulle sedici primavere

Per quel che riguarda il racconto di una storia d’amore, questo semplicissimo e per certi versi ingenuo film riesce a comunicare con più efficacia il sentimento amoroso – in particolare la fragilità e l’impaccio di quei primi amori adolescenziali, platonici, che però non per questo sono meno profondi e meno intensi – rispetto ad esempio ad un film come l’atteso Ammonite di Francis Lee, in cui comunque non si riesce a venir fuori da una certa rigidità che raffredda il sentimento. Seize printemps è la dimostrazione di come, se si ha un’idea e una buona sensibilità per realizzarla, anche con poco si riesce ad arrivare agli spettatori, ad emozionare, complice anche la buona sintonia tra Lindon e il protagonista maschile Arnaud Valois (120 battiti al minuto).

I dialoghi sono quasi assenti, al loro posto gesti teatrali, balli e musica. Tuttavia, questo non è solo un modo per scegliere la strada più facile, ma è una precisa scelta che si apprezza da spettatori, e ancora una volta si mostra in controtendenza rispetto a tanta cinematografia, soprattutto francese, caratterizzata da una sovrabbondanza di parole, ultimo esempio Le discours, presentato proprio qui a Roma pochi giorni fa. Qui, al contrario, si lavora quasi solo con il corpo, i movimenti, gli sguardi. In questo i protagonisti sono bravi entrambi. Anche qui c’è del teatro, ma non è affabulazione, bensì sensazioni, rumori e gesti quasi da mimo. Come luogo poi, il teatro, il palcoscenico sono i luoghi simbolo dell’incontro tra i due, quelli a cui l’arrivo di Suzanne dà un nuovo senso per Raphael, che se ne stava allontanando.

Detto questo, non mancano le ingenuità ed è un peccato che la regista abbia fretta di portare a compimento la vicenda – il film dura 73 minuti – questa sì, figlia senz’altro dell’inesperienza e di una scrittura che deve ancora crescere molto. Sarebbero serviti 15-20 minuti in più e un epilogo più compiuto al lavoro. Invece, si ha la sensazione di correre verso il finale in maniera troppo sciatta.

Un talento da tenere d’occhio

Tuttavia, Suzanne Lindon si dimostra un talento da tenere d’occhio. Sa trattare con freschezza, non senza una vena di ironia, e con un rispetto insolito, ma efficacissimo e quasi commovente questa educazione sentimentale. Fotografa poi bene l’adolescenza: quella fase della vita in cui ancora non si sa chi si è e cosa si vuole, ma si ha chiaro che non si è più bambini e che molto di ciò che prima rendeva felici, non soddisfa più. Una fase in cui ci si sente potenti e vulnerabili al tempo stesso, fragili e forti. Quelle sedici primavere potrebbero essere della regista stessa, come di chiunque altro e sono importanti nella vita di ciascuno, motivo per cui, ne è convinta Suzanne Lindon, vanno trattate con estrema cura.

 
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Under the Open Sky: la recensione del film di Miwa Nashikawa #RFF15

Di
Gianmaria Cataldo
-
Under the open Sky recensione

Ci è sempre stato insegnato che il nostro è un mondo dove chiunque ha diritto ad una seconda possibilità, ma è davvero così? La regista giapponese Miwa Nashikawa si pone questo importante quesito nel realizzare il suo nuovo film Under the Open Sky, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma. Allieva del grande Hirokazu Kore’eda (Un affare di famiglia), nel corso della sua filmografia ha sempre raccontato storie particolarmente personali. Per la prima volta qui si affida invece ad un romanzo dal titolo Mibuncho, opera del noto scrittore Saky Ryuzo.

Questo è basato sulla vera figura di un detenuto e sulla sua difficile vita una volta uscito di prigione. Grazie a tale storia, adattata al presente, la regista ha modo di esplorare nuove tematiche. Queste ruotano a loro volta intorno ad un ritratto dell’odierna società giapponese, con i suoi pregi e i suoli limiti. Il racconto che ne deriva è delicato come una carezza, pur raccontando una situazione drammatica, da cui si possono generare numerose riflessioni. Un’abilità, questa, che la regista dimostra di aver ereditato dalle sue numerose collaborazioni con i grandi maestri del cinema giapponese.

La storia qui raccontata ha per protagonista Mikami (Yakusho Koji), ex esponente dell’organizzazione criminale Yakuza. Dopo 13 anni di prigione per omicidio, egli è ora un uomo libero, pronto a riconquistare la sua vita. Per lui ha però inizio un difficile inserimento nella società, dove fatica a trovare un lavoro stabile. Causa di ciò è anche il suo codice di condotta, profondamente radicato nelle regole alle quali apparteneva. Queste risultano però ormai appartenenti ad un mondo in via di estinzione, e non si adattano all’ordinato sistema di assistenza sociale del Giappone. Catapultato in un mondo che non capisce, Mikami dovrà allora riuscire a controllare la sua natura impulsiva, fidandosi di quanto vogliono aiutarlo davvero.

Under the Open Sky: una prigione a cielo aperto

La società giapponese è cambiata in modo radicale negli ultimi decenni, e spesso ad una velocità quasi spaventosa. Chi non riesce a stare al passo, e rimane indietro, sembra così essere destinato ad una vita di fatiche e di stenti per cercare il proprio posto in tutto ciò. A tali cambiamenti si aggiunge la sempre più evidente indisposizione ad accettare coloro che necessitano di una seconda possibilità. Da qui parte la vicenda del protagonista di Under the Open Sky, il quale sembra uscire da una prigione per entrare in una realtà che la ricorda molto, pur non prevedendo confini spaziali. L’ironico titolo del film suggerisce infatti il senso di oppressione provato da Mikami pur trovandosi finalmente “libero”.

Nel corso del film egli si trova a doversi relazionare con una serie di personaggi e procedure che evidenziano la sua difficoltà a dialogare con il mondo contemporaneo. Dalle offerte di lavoro fallite ai pregiudizi nei suoi confronti, dalla stringente burocrazia ai deludenti sussidi statali, tutto sembra cospirare contro il suo reinserimento nella società. La sua situazione viene resa ancor più esplicita tramite una composizione delle inquadrature che lo pone spesso ai margini, ma anche da situazioni più concrete come la semplice difficoltà di guidare un automobile.

La verità è che Mikami appartiene ad un mondo che sempre più fa parte del passato. Più volte è infatti possibile imbattersi in dialoghi e personaggi che manifestano tale malinconica consapevolezza. Far parte della Yakuza è una responsabilità che pochi sono ancora disposti ad assumersi. Quel mondo di attività illecite lascia sempre più spazio ad una realtà di uffici, pratiche da compilare e svaghi di vario tipo. Nel dare la sua personale risposta al quesito alla base del film, la regista non manca di evidenziare come tale trasformazione della società non sia meno soffocante di quella a cui il protagonista apparteneva.

Under the open Sky Miwa Nashikawa

Under the Open Sky: la recensione

Ancora una volta i registi giapponesi dimostrano una grande capacità nel raccontare in modo semplice ma mai banale la realtà del loro paese. Allo stesso tempo, le loro storie si dimostrano sorprendentemente universali. Con Under the Open Sky, la Nashikawa aggiunge un nuovo tassello a tale racconto nazionale, dimostrando una delicatezza nei toni e nell’atmosfera capace di emozionare con poco. Vi sono infatti piccoli gesti e parole in grado di racchiudere il cuore più profondo del film. Nel corso delle due ore, la drammaticità di quanto accade al protagonista viene così dissimulata dall’interesse verso la sua fragilità umana.

All’interno di questo racconto non mancano possibilità e strade non prese, come quella relativa alla ex compagna del protagonista. Se da un lato queste sembrano caricare eccessivamente il film, dall’altra ribadiscono ulteriormente come certe cose perse, possono rimanerlo per sempre. Proprio come un film che tenta di rappresentare al meglio la semplicità della vita, Under the Open Sky commuove e diverte, ponendo anche importanti riflessioni. E se anche non tutti i suoi elementi sembrano essere al loro posto, pur nei suoi difetti questo riesce ad offrire un appassionante spaccato di vita, troppo spesso sottovalutato.

 
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Cinema chiusi, di nuovo: dal 26 ottobre al 24 novembre, secondo l’ultimo Dpcm

Di
Chiara Guida
-
25 Ott 2020
giuseppe conte

Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha firmato un nuovo Dpcm in cui si decreta, tra le altre misure restrittive per far fronte alla seconda ondata di contagi da COVID-19, che i cinema, i teatri e le sale da concerto dovranno chiudere, dal 26 ottobre al 24 novembre, un nuovo stop di un mese che mette in gravissime condizioni l’intero settore.

Tutta la filiera, dalla sala, all’esercente, ma anche a chi i film li produce a chi lavora sui set, fino a chi permette ai set di funzionare, parliamo anche di macchinisti, elettricisti, addetti al catering, rischia così una vera e propria sciagura.

Qui il testo definitivo del Decreto.

 
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Festa del cinema di Roma 2020: Été 85 vince il premio del pubblico

Di
Chiara Guida
-
25 Ott 2020
Été 85 recensione

Été 85 di François Ozon si aggiudica il “Premio del Pubblico BNL” alla quindicesima edizione della Festa del Cinema di Roma.

Il film vincitore del “Premio del Pubblico BNL”, in collaborazione con il Main Partner della Festa del Cinema, BNL Gruppo BNP Paribas, è stato il più votato dagli spettatori fra i titoli della Selezione Ufficiale.

Le repliche di Été 85 di François Ozon si terranno oggi, domenica 25 ottobre alle ore 20, presso la Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica e al cinema My Cityplex Europa.

Été 85, recensione del film di Francois Ozon #RFF15

ÉTÉ 85 | SUMMER OF 85 | ESTATE ‘85

di François Ozon, Francia, 2020, 100’

Cast: Félix Lefebvre, Benjamin Voisin, Philippine Velge, Valeria Bruni Tedeschi, Melvil Poupaud, Isabelle Nanty, Laurent Fernandez

Nel corso dell’estate del 1985, l’estate dei suoi sedici anni, mentre si trova in vacanza in una cittadina balneare sulle coste della Normandia, Alexis si salva dall’annegamento grazie a un atto eroico del diciottenne David: Alexis ha appena incontrato l’amico che ha sempre sognato di avere. Ma questo sogno realizzato riuscirà a durare più di un’estate? Il film è tratto dal romanzo “Danza sulla mia tomba” di Aidan Chambers.

Ozon ha scritto del film: Ho letto il romanzo da cui è tratto il film nel 1985, quando avevo diciassette anni, e l’ho adorato. Il libro sembrava parlare personalmente all’adolescente che ero. Mi piacque così tanto che, quando iniziai a dirigere cortometraggi, mi dicevo sempre: “Se un giorno farò un lungometraggio, sarà un adattamento di questo romanzo”. In tutti questi anni non ho girato questo film perché in realtà volevo soprattutto vederlo, esserne lo spettatore! Ed ero sicuro che qualcun altro l’avrebbe fatto, magari un regista americano. Ma, con mia grande sorpresa, non è mai successo. Questa storia ha avuto bisogno di tempo per maturare in me, affinché sapessi come raccontarla. Alla fine sono rimasto fedele al romanzo nella sua struttura narrativa. Ho adattato il contesto della storia alla Francia e l’ho trasferita al tempo in cui ho letto il libro. Nel film c’è sia la realtà del libro, sia il mio ricordo di come mi sono sentito a leggerlo per la prima volta.

 
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#NonChiudeteICinema: l’hashtag si diffonde in rete

Di
Chiara Guida
-
24 Ott 2020
UCI Cinemas

Sembra che un nuovo Dpcm debba essere diffuso nelle prossime ore, forse già domani, un nuovo documento che potrebbe mettere definitivamente la parola fine alla sala. Secondo le prime notizie non ufficiali, sembra che il testo del decreto riporti le seguenti affermazioni:

Sono sospese le attività di sale giochi, sale scommesse e sale bingo e casinò. Sono sospesi gli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche e in altri spazi anche all’aperto.

Questo significherebbe che le sale cinematografiche, insieme a tutte le altre attività di intrattenimento e spettacolo dal vivo, si troverebbero ad affrontare un nuovo periodo di chiusura che ne sancirebbe, forse per sempre, la morte. Senza contare che chiudere i cinema non solo mette in ginocchio la struttura-sala, ma anche l’industria a tutti quelli che ci lavorano, e non si parla di attori e registi famosi, ma di tecnici, elettricisti, macchinisti, manovalanza numerosa che necessita di lavorare, perché se il cinema non è una priorità il lavoro lo è per tutti.

La situazione sanitaria italiana sta precipitando nella tenaglia della seconda ondata di contagi, tuttavia i dati relativi alle attività legate al cinema sono stati più che positivi, registrando un timido ritorno alla normalità e un’incidenza pari a zero rispetto ai nuovi contagi. Nella sale, nei teatri, il flusso di pubblico è controllato, è tracciabile, è sicuro.

Il settore intero, da chi il cinema lo crea, lo produce, lo fruisce, fino anche a chi lo racconta (anche Cinefilos.it fa parte di questa filiera) scongiura una nuova chiusura: #NonChiudeteICinema.

 
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Punta Sacra di Francesca Mazzoleni vince il premio speciale di Alice nella Città

Di
Chiara Guida
-
24 Ott 2020
Punta sacra

Punta sacra, Il film-documentario di Francesca Mazzoleni, si aggiudica due premi nell’ambito di Alice nella Città: il Premio Speciale della Giuria assegnato dalle due giurie di Alice – quella dei ragazzi e quella degli esperti composta da Eva Cools, Agostino Ferrente, Caterina Guzzanti, Claudio Noce e Roberta Torre – e la Menzione speciale alla colonna sonora nell’ambito del Premio Rolling Stone alla Miglior Colonna Sonora, assegnato da una giuria composta da Morgan (presidente), Alessandro Giberti (Direttore Rolling Stone), Louis Siciliano (musicista e compositore), Pino Farinotti (critico cinematografico) e Gianni Santoro (La Repubblica).

“Il Premio Speciale della Giuria va a Francesca Mazzoleni per aver saputo raccontare in modo mai banale una comunità dalle mille sfaccettature, riuscendo a mostrare bellezza e malinconia, luci e ombre di chi la vive quotidianamente” – questa la motivazione espressa dalle due giurie di Alice, quella dei ragazzi e quella degli esperti.

Questa la motivazione relativa alla Menzione speciale alla colonna sonora: “La regista ha lavorato con due nomi già noti alla scena cine-musicale italiana, Lorenzo Tomio e Theo Teardo, ma vi ha affiancato i brani originali del rapper Chiky Realeza e il suo mix tra urban nostrano e atmosfere classiche sudamericane, da Héctor Lavoe a Victor Jara. Un risultato sperimentale, controcorrente e libero per il panorama italiano, come il film a cui fa da commento sonoro”.

La regista Francesca Mazzoleni: “Questi premi hanno per me e per tutte le persone che mi hanno aiutato a realizzare questo film un valore davvero speciale. Li voglio dedicare alle ragazze, alle madri, alle nonne, meravigliose, folli e combattive dell’Idroscalo di Ostia, e a tutte le persone che oggi, in ogni parte del mondo, stanno combattendo per ottenere i loro naturali diritti. Spero che, guardando mondi apparentemente lontani più da vicino, le distanze finalmente si accorcino e i pregiudizi crollino. E spero e chiedo che da oggi per Punta Sacra ci sia un futuro, e finalmente più ascolto, dialogo e confronto”.

 
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Neverland – Un sogno per la vita: trama e cast del film con Johnny Depp

Di
Gianmaria Cataldo
-
24 Ott 2020
Neverland film

La storia di Peter Pan è nota a grandi e piccoli, ma probabilmente meno si sa del suo scrittore, James Matthew Barrie. Vissuto tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima del Novecento egli ha trovato nuova popolarità al cinema grazie al film biografico a lui dedicato e intitolato Neverland – Un sogno per la vita, diretto da Marc Forster (Ritorno al Bosco del 100 Acri). Il film narra infatti in maniera piuttosto fedele quella che è la vita dello scrittore al momento dell’ideazione del celebre personaggio di fantasia nonché della celebre Isola che non c’è, in inglese chiamata appunto Neverland.

Il film è basato sull’opera teatrale The Man Who Was Peter Pan, scritta nel 1988 da Allan Knee. Composto da un cast di celebri interpreti, il film è stato presentato Fuori Concorso alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nel 2004. Qui è stato accolto in maniera particolarmente positiva dalla critica, che lo ha definito un gioioso e magico racconto su una delle più celebri storie della letteratura. Spinto da tali pareri, come anche dai nomi legati al film, al momento della sua uscita al cinema il titolo si è rivelato anche un buon successo di box office. A fronte di un budget di 25 milioni di dollari, questo ne ha infatti incassati globalmente circa 118.

Neverland – Un sogno per la vita è poi stato anche uno dei principali protagonisti durante la stagione dei premi. Il film guadagnò infatti ben 11 nomination ai Bafta Awards e 5 ai Golden Globe. Ai prestigiosi premi Oscar si presentò poi con 7 candidature, tra cui quella per il miglior film, il miglior attore protagonista e la miglior sceneggiatura non originale. Vinse però soltanto come miglior colonna sonora, composta dal polacco Jan Andrzej Paweł Kaczmarek. Prima di una visione del titolo in streaming o in TV, proseguendo nella lettura sarà possibile scoprire i principali dettagli sulla trama e il cast di attori presenti nel film.

Neverland – Un sogno per la vita: la trama del film

Nei primi del Novecento James Matthew Barrie è uno stimato autore teatrale. Nonostante i suoi lavori trovino spesso l’approvazione del pubblico, egli continua a sentire in essi la mancanza di quel qualcosa che potrebbe permettergli di ottenere un successo ancor più ampio. Mentre egli è alla ricerca di un perfezionamento delle sue storie, è costretto a dover buttar giù sempre più copioni, richiesti a gran voce dal produttore dei suoi spettacoli, Charles Frohman, disperato per gli incassi non eccellenti. Per Barrie tutto cambia nel momento in cui, intento a scrivere su di una panchina, si imbatte in Sylvia Llewlyn Davies e i suoi quattro figli. In questi ultimi, lo scrittore trova una preziosa fonte di ispirazione, avvertendo in sé la nascita di una storia dal grande potenziale.

James inizia così a trascorrere sempre più tempo con i bambini, impegnandosi nel trovare per loro degli intrattenimenti con cui possano divertirsi. In particolare, egli stringe un rapporto speciale con Peter, il più taciturno dei quattro. Questi è poco incline al sorriso, rimasto profondamente turbato dalla scomparsa del padre. Per aiutarlo ad esprimere le sue paure, James lo invoglia alla scrittura. Sarà però proprio Peter a dare origine a quello che diventerà il personaggio noto come Peter Pan. Mentre si cimenta nella stesura della sua nuova promettente opera, James deve però fare i conti con la malattia di Sylvia, affetta da tubercolosi. Capirà allora di avere una grande responsabilità nei confronti di quella famiglia e in particolare nei confronti dei bambini.

Neverland attori

 

Neverland – Un sogno per la vita: il cast del film

Per garantire un buon successo al film, i produttori si sono assicurati di poter aver in questo alcuni tra i maggiori attori di quel momento. Nel ruolo di James Matthew Berrie è così possibile ritrovare Johnny Depp, che grazie a questo film ottenne la sua seconda nomination al premio Oscar. Per la sua interpretazione, egli si documentò molto sulla vita e le opere dello scrittore, cercando attraverso tali fonti di ricostruire il suo personaggio. Per lui fu inoltre importante sviluppare un ottimo rapporto con i giovani interpreti dei bambini. Ciò avrebbe permesso loro di risultare ancor più realistici nell’interazione tra i loro personaggi. In particolare, Depp rimase particolarmente colpito da Freddie Highmore, che ricopre qui il ruolo di Peter.

Questi divenne noto proprio grazie a tale film. Una delle prime scene da lui girate, inoltre, fu proprio una delle più intense del personaggio, dove scoppia a piangere e distrugge una casa per le bambole. La sua interpretazione di tale momento gli fece guadagnare le attenzioni e il rispetto di tutti gli altri membri del cast. Nel film è poi presente la premio Oscar Kate Winslet nel ruolo di Sylvia Llewelyn Davies, la madre dei ragazzi. Anche in questo caso, l’attrice ricevette numerosi riconoscimenti per il suo ruolo, ancora oggi ricordato come uno dei suoi più noti. In ruoli di rilievo si ritrovano poi anche due celebri veterani della recitazione. Il primo è Dustin Hoffman, il quale interpreta l’impresario Charles Frohman. La seconda è l’attrice Julie Christie, nei panni della madre di Sylvia.

Neverland – Un sogno per la vita: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Per gli appassionati del film, o per chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali piattaforme streaming oggi disponibili. Neverland – Un sogno per la vita è infatti presente su Chili Cinema, Google Play e Now TV. Per poter usufruire del film, sarà necessario sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film. In questo modo sarà poi possibile vedere il titolo in tutta comodità e al meglio della qualità video, senza limiti di tempo. Il film è inoltre in programma in televisione per venerdì 23 ottobre alle ore 21:15 sul canale Paramount Channel.

Fonte: IMDb

 

 
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El olvido que seremos, recensione del film con Javier Cámara #RFF15

Di
Scilla Santoro
-
El olvido que seremos recensione

Arriva a Roma nella Selezione Ufficiale della Festa del Cinema il nuovo film del regista premio Oscar con Belle Époque, Fernando Trueba. El olvido que seremos vuole coniugare pubblico e privato in un affresco familiare, sociale e politico della Colombia recente, mostrando un esempio di rara virtù ma anche di profonda umanità e umiltà. A interpretare il medico e attivista per i diritti umani Hector Abad Gomez, un bravissimo Javier Cámara (Parla con lei, Truman – Un vero amico è per sempre).

El olvido que seremos, la trama

Colombia 1983. Héctor Jr, Juan Pablo Urrego, studia all’università di Torino quando viene richiamato in Colombia, dove vive la sua famiglia, per la cerimonia d’addio del padre, Héctor Abad Gómez, Javier Cámara, all’insegnamento universitario. Medico impegnato in campagne di salute pubblica, insegnante ad Antiochia e noto attivista per i diritti umani, Abad Gómez è sempre stato inviso alle autorità per le sue aspre critiche al governo e alle sue politiche e viene spedito in pensionamento anticipato. Il viaggio verso casa è l’occasione per il figlio di ripensare all’infanzia a Medellín nei primi anni ’70, allo stretto rapporto col padre, alla felice vita di famiglia con la madre e le sorelle. Un periodo aureo in cui la figura del padre è stata per Héctor un punto di riferimento indiscusso. Il presente non è altrettanto roseo e mentre il clima in città si fa pesante, con uccisioni e sparizioni ad opera di gruppi paramilitari, che mirano a colpire qualsiasi forma di dissenso o opposizione sociale e politica, anche Abad Gómez è sempre più a rischio.

Héctor Abad Gómez, l’apostolo dei diritti umani

Sembra lo chiamassero così gli abitanti di Antiochia, soprattutto i meno fortunati, perché è stato il primo ad occuparsi di loro, a dire che la salute pubblica doveva essere un diritto di tutti e ad impegnarsi in prima persona affinché ciò si realizzasse: per far avere a tutti l’accesso all’acqua potabile, con massicce campagne di vaccinazione e di igiene pubblica, ma anche fornendo quando poteva, un aiuto che andava al di là della sua professione. Héctor Abad Gómez è descritto come un uomo dalla sconfinata bontà, che faceva del bene con estrema naturalezza e spontaneità. È con altrettanta facilità e naturalezza che sarà ucciso da gruppi paramilitari in una Colombia dominata dalla violenza. Attraverso le sue scelte Abad Gómez era entrato a far parte di un’opposizione libera: con la fondazione del Comitato per la difesa dei diritti umani ad Antiochia; con la sua attività di editorialista per diversi giornali del paese, in cui denunciava le condizioni di arretratezza e di mancanza delle più elementari misure sanitarie in molta parte della Colombia; con l’attività di politico nel Partito Liberale; fino alla candidatura a sindaco di Medellín per questo stesso partito.

Tuttavia, ciò che interessa a Fernando Trueba non è etichettare politicamente il personaggio. Infatti nel film – adattamento ad opera di David Trueba, fratello del regista, del romanzo El olvido que seremos, scritto dal figlio di Abad Gómez e diventato un testo di culto in America Latina – il protagonista lamenta di essere bersaglio di critiche sia da destra che da sinistra. Intento del regista è dipingere un uomo che aveva a cuore la sua professione e il prossimo e solo in virtù di questo, dei valori umani più alti, non di una appartenenza politica, si impegnava.

Un saga familiare e uno sguardo ampio alla collettività

El olvido que seremosSi potrebbe dire che il padre domina sull’attivista in questo ritratto, che si sarebbe potuto esaltare di più la lotta e l’impegno del protagonista. Non è poi così vero, Trueba trova un equilibrio tra pubblico e privato. Ed è proprio attraverso il secondo che riesce a coinvolgere lo spettatore, facendo presa anche su chi era politicamente lontano dal protagonista. Abad Gómez è un padre di famiglia premuroso e gioviale, con un rapporto privilegiato con l’unico figlio maschio, ma che adora la moglie e le figlie. La vicenda della famiglia nella prima parte del film ha toni allegri e leggeri, e il personaggio principale non può non creare empatia, grazie ad una interpretazione di grande livello da parte di Javier Cámara. La gioiosità del suo personaggio, pur costretto ad operare in contesti difficili in un paese dalle forti criticità, è contagiosa e va di pari passo con la scelta dell’immagine a colori.

Nella seconda parte domina invece il bianco e nero. In quell’universo sereno si affaccia il dolore, la scomparsa di una figlia. L’allegria dell’inizio lascia il posto a una malinconia che non impedisce però al protagonista di dedicarsi a ciò in cui crede. Cámara dà al personaggio moltissime sfumature e tocca diversi registri.

L’ultima parte, la più poetica, è quella in cui sembra essere contenuto il messaggio principale del film. Molti come Abad Gómez sono diventati eroi loro malgrado: volevano solo fare del bene alla collettività, non avevano nessun desiderio di apparire, di essere riconosciuti, non erano mossi da ambizioni personali. Il protagonista, insomma, non fa ciò che fa per essere ricordato. È questo il senso della poesia Aquì, hoy, un testo attribuito a Jorge Luis Borges, che compare nel film e contiene le parole del titolo, El olvido que seremos – l’oblio che saremo.

Tutto il cast del film offre buone prove: un gruppo di donne che si muovono quasi all’unisono intorno a Héctor  e Héctor Jr: la moglie Cecilia, interpretata da Patricia Tamayo, le figlie Mariluz, Maria Teresa Barreto, Clara, Laura Londoño , Vicky, Elizabeth Minotta, Martha, Kami Zeha  e Sol Camila Zárate. Anche i due bambini che interpretano Hector e Sol da piccoli, Nicolás Reyes Cano e Luciana Echeverry, sono molto spontanei e credibili, cosa non facile da ottenere.

El olvido que seremos è prodotto da Caracol Televisión e Dago García Producciones. Per il momento è prevista un’uscita in Francia a primavera. La speranza è di vederlo presto anche in Italia.

 
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The Good Doctor 4: secondo trailer della seconda stagione

Di
Redazione
-
24 Ott 2020
The Good Doctor 4

Dopo il primo trailer la ABC ha diffuso il secondo trailer ufficiale di The Good Doctor 4, l’attesissima quarta stagione di The Good Doctor.

The Good Doctor 4

The Good Doctor 4 è la quarta stagione della serie tv The Good Doctor creata da David Shore per il network americano della ABC. In The Good Doctor 4 Il dottor Shaun Murphy, un giovane chirurgo con autismo e sindrome del savant, continua a usare i suoi straordinari doni medici presso l’unità chirurgica del St. Bonaventure Hospital. Man mano che le sue amicizie si approfondiscono, Shaun continua ad affrontare il mondo degli appuntamenti e delle relazioni romantiche e lavora più duramente di quanto abbia mai fatto prima, navigando nel suo ambiente per dimostrare ai suoi colleghi che il suo talento di chirurgo salverà vite. La serie vede nel cast Freddie Highmore nei panni del dottor Shaun Murphy, Antonia Thomas nei panni della dottoressa Claire Browne, Hill Harper nei panni del dottor Marcus Andrews, Richard Schiff nei panni del dottor Aaron Glassman, Christina Chang nei pann

In The Good Doctor protagonisti Freddie Highmore come Dr. Shaun Murphy, Antonia Thomas come Dr. Claire Browne, Nicholas Gonzalez come Dr. Neil Melendez, Hill Harper come Dr. Marcus Andrews, Richard Schiff come Dr. Aaron Glassman, Christina Chang come Dr. Audrey Lim, Fiona Gubelmann nel ruolo del Dr. Morgan Reznick, Will Yun Lee nel ruolo del Dr. Alex Park, Paige Spara nel ruolo di Lea Dilallo e Jasika Nicole nel ruolo del Dr. Carly Lever.

 
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9-1-1 4: teaser promo della quarta stagione

Di
Redazione
-
24 Ott 2020
9-1-1 4 stagione

Il network americano FOX ha diffuso il teaser promo “Help Is On The Way” di 9-1-1 4, l’annunciata quarta stagione di 9-1-1.

9-1-1 4

9-1-1 4 è la quarta stagione della serie  9-1-1 creata da Ryan Murphy e Tim Minear per il network americano FOX. Dai creatori Ryan Murphy e Brad Falchuk (il franchise di “American Horror Story”, “Nip / Tuck”), il nuovo dramma procedurale 9-1-1 esplora le esperienze ad alta pressione di agenti di polizia, paramedici e vigili del fuoco che sono spinti nel più situazioni spaventose, scioccanti e strazianti. Questi soccorritori devono cercare di bilanciare il salvataggio di coloro che sono più vulnerabili nel risolvere i problemi della propria vita.

In 9-1-1 4 protagonisti sono Athena Carter Nash, (stagione 1-in corso), interpretata da Angela Bassett, Robert “Bobby” Nash (stagione 1-in corso), interpretato da Peter Krause, Evan “Buck” Buckley (stagione 1-in corso), interpretato da Oliver Stark, Henrietta “Hen” Wilson (stagione 1-in corso), interpretata da Aisha Hinds, Howard “Howie”/”Chimney” Han (stagione 1-in corso), interpretato da Kenneth Choi, Michael Grant (stagione 1-in corso), interpretato da Rockmond Dunbar, Abigail “Abby” Clark (stagione 1, guest star stagione 3), interpretata da Connie Britton, Madeline “Maddie” Buckley Kendall (stagione 2-in corso), interpretata da Jennifer Love Hewitt,  Edmundo “Eddie” Diaz (stagione 2-in corso), interpretato da Ryan Guzman, May Grant (ricorrente stagione 1, stagioni 2-in corso), interpretata da Corinne Massiah, Harry Grant (ricorrente stagione 1, stagioni 2-in corso), interpretato da Marcanthonee Jon Reis.

 

 
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Il processo ai Chicago 7, recensione del film di Aaron Sorkin

Di
Elisa Torsiello
-
Il processo ai Chicago 7

C’è uno strano senso di timore che investe il critico che si approccia ad analizzare l’opera di Aaron Sorkin. Tra le mani, lo sentiamo, lo sappiamo, abbiamo una reliquia preziosa, un’opera dotata di unicità, saldata dalla forza iconica delle parole e di un’alacrità che vive sulla scia di un talento più unico che raro. Ogni parola viene soppesata, calibrata, esaminata dal mirino di un telescopio verso cui ci pieghiamo, consci che nessun aggettivo potrà mai veramente consegnare la bellezza di quanto impresso prima su carta, poi su schermo, da Sorkin.

Da The West Wing, passando per The Newsroom, arrivando a The Social Network, questo sceneggiatore ha dimostrato negli anni la sua abilità da prestigiatore delle parole; il vero salto nel buio era estendere questo talento nel campo della regia. Un tentativo riuscito a metà con Molly’s Game, dove lo sguardo ancora acerbo del Sorkin regista non era ai livelli di quello del Sorkin sceneggiatore, e che proprio per questo ha ammantato di curiosità l’uscita del suo nuovo film, Il processo ai Chicago 7.

Ama Sorkin approcciarsi con i lasciti del passato, soprattutto quelli in cui l’umanità affronta le cadute nel baratro, tra incriminazioni, processi, e rivendicazioni personali. E così il gioco clandestino di Molly’s Game lascia spazio con Il processo ai Chicago 7 a rivolte soppresse con la forza, imbrogli e omertà da parte di istituzioni accecate di pregiudizio e ideali politici. Il risultato che ne consegue è quello di uno dei migliori film di questo 2020. Certo, la concorrenza è ridotta quasi a zero, complice i continui rinvii di titoli più o meno attesi dal grande pubblico, ma la sontuosità della sceneggiatura, l’adrenalina di un montaggio che vola tra passato, presente e futuro, e un cast incredibilmente in parte, regalano una gemma da custodire nella mente con delicatezza e rispetto.

Il processo ai Chicago 7, la trama

Chicago,1968. La guerra del Vietnam impazza continuando a mietere vittime innocenti quando, in occasione della convention del Partito Democratico, un gruppo di attivisti guida una manifestazione contro Nixon e la sua scelleratezza bellica. Lo scontro tra manifestanti, polizia e Guardia Nazionale, era prevedibile, ma ciò che non era stato previsto è un processo/farsa dal sapore chiaramente politico che segna una pagina nerissima (e molto nota) della recente storia americana. In un colpo solo il governo del neo-eletto presidente Nixon tenta di eliminare l’opposizione sradicando la controcultura di sinistra attraverso l’incriminazione dei suoi leader, accusati ingiustamente di cospirazione e incitamento alla sommossa.

Tutto il mondo è teatro, o un processo politico

Arduo il compito di scrivere una critica su un’opera come Il processo ai Chicago 7, perché se è facile parlare di film colmi di errori e cadute di stile, il discorso cambia quando hai davanti un’opera in cui ogni elemento è al suo posto e nessuna tessera in questo puzzle cinematografico perfettamente oliato è andata perduta. Ad aprire il sipario su un teatro della vita camuffato da processo non civile o penale, ma politico, è un prologo che vive della stessa furia di bottiglie infiammate lanciate contro le vetrate degli uffici di reclutamento americani. Quelli che corrono davanti gli occhi dello spettatore sono dieci minuti di puro godimento.

Un antipasto dal sapore esplosivo di una vera e propria bomba giocata sull’alternanza perfetta tra materiali di repertorio e girato filmico. È una giostra di immagini che non hanno paura di investire e colpire a un ritmo serratissimo gli occhi del proprio pubblico, iniettandoli di meraviglia, quella che introduce il film di Sorkin; un piccolo assaggio delle due ore successive, che non fanno altro che esaltare quanto il pubblico si appresterà ad assistere da lì a poco. Quando decidi di affrontare un film interamente fatto di dialoghi, devi dimostrarti davvero bravo con le parole, e Sorkin è un burattinaio del verbo. Il processo attorno a cui ruota l’intero intreccio poteva tramutarsi in corpo vestito di tedio e noia insofferente. Un battibecco continuo tra incoerenza e colpe celate, disseminate, scoperte. Sorkin prende ogni lembo di quel corpo per rivestirlo di ironia e con esso colpire a fondo lo spettatore, perché una volta dissipato il ricordo della risata, a risiedere in bocca è un sapore di bruciante amarezza per un’ingiustizia mai veramente scomparsa, ma perpetuamente in procinto di ritornare più cruenta di prima.

Il processo ai Chicago 7 film 2020L’aula del tribunale si sveste così del suo significato primario per rivelarsi nella sua anima più cruda, violenta. È un far west dove non ci sono pallottole a volare libere, ma parole, attacchi edulcorati dalla forza del black-humor, sparate con la forza del caustico umorismo. Le arringhe degli avvocati e il racconto dei testimoni chiamati alla sbarra, sono partite di tennis giocate tra il passato e il presente, dove la pallina è un barlume mnemonico lanciato con forza da una domanda, un suggerimento, pronto a catapultare lo spettatore tra i ricordi di un passato volto a colmare passaggi indispensabili alla comprensione totalizzante della storia.

I sette samurai del 1968

È un meccanismo perfettamente congegnato, Il processo ai Chicago 7. Uno sguardo sui pregiudizi di diritti sottratti, e sentenze manipolate sulla scia di ideali politici e favori personali. Ricalcando la struttura vertebrale su cui si sorregge The Social Network, Aaron Sorkin investe di umanità la propria opera, tramutandola in un saggio scritto con la forza dell’empatia e della mancanza di retorica. E se il cuore della pellicola batte tra le mura di un tribunale, a fare da arterie lungo cui lasciare scorrere il sangue delle rivendicazioni di diritti tanto personali, quanto universali, sono i corpi degli attori che compongono un cast corale a dir poco sbalorditivo. Senza interpreti perfettamente in parte, anche la sceneggiatura più fresca e impeccabile cadrebbe nell’ombra, ingoiata dal buio della superficialità. E invece ogni attore riesce a riportare qui in vita i propri personaggi, tra atteggiamenti deplorevoli, come quelli del giudice Julius Hoffman (un Frank Langella talmente in parte da risultare straordinariamente odioso) a stralci di onestà intellettuale e sensibilità sorprendenti (si pensi al Richard Schultz di Joseph Gordon Lewitt). A dominare sullo schermo questo gruppo assortito e coeso sono soprattutto i due yippies Abbie Hoffman e Jerry Rubin (rispettivamente Sacha Baron Cohen e Jeremy Strong).

Un duo capace di dar vita a siparietti tanto comici quanto carichi di spunti di riflessioni. Strong e Baron Cohen sono micce pronte a far scattare il fuoco della rivolta a ritmo di risate, calamite attrattive che chiamano a sé lo sguardo degli spettatori, per poi canalizzarli verso il cuore dei loro comprimari, tra cui spiccano un Eddie Redmayne finalmente libero da smorfiette e mimiche facciali fin troppo marcate, un sempre e ingiustamente sottovalutato John Carroll Lynch e, soprattutto, del solito, carismatico Mark Rylance nei panni dell’avvocato William Kunstler. I corpi che si muovono, gli sguardi che infiammano gli spazi dell’aula di tribunale, la nebbia che avvolge i manifestanti durante le rivolte, o le vetrate di locali eleganti frantumate dal peso di ribelli lanciati dalla polizia, sono tante schegge di una giostra impazzita che lascia a bocca aperta lo spettatore, offrendo la stessa importanza mediatica rivestita più di cinquant’anni prima dagli eventi reali dei Chicago 7.

Riflettere il passato sullo specchio del presente

Flashback dai colori freddi, che lasciano spazio a un presente dalle tonalità calde che di rosso hanno solo il fuoco della passione che scorre inesorabile nelle vene di questi personaggi; un montaggio serratissimo, che passa con facilità (ma senza disorientare per questo il proprio pubblico) tra passato e presente, coinvolgendo ogni spettatore in questi salti temporali vertiginosi; una sceneggiatura che colpisce con la stessa forza dei manganelli sui corpi dei manifestanti, Il processo ai Chicago 7 è uno specchio del passato sul nostro presente. Non c’è nessun Narciso a rimanere colpito dal proprio riflesso, ma spettatori di tutto il mondo pronti a elevare ognuno di questi sette samurai del 1968 come modello di vita, attraverso cui rivendicare i propri diritti, sorvolando pregiudizi atti a infangare e accecare anche chi dovrebbe difenderci, tramutandosi da difensore a boia, da vittima a carnefice.

Perché gli anni passano, ma il sangue che copre le manifestazioni civili, e i bavagli che tentano di soffocare le voci di coloro che si sostituiscono a chi voce non ne ha, si ritrova un po’ di 1968 in questo 2020.  Ed è dunque nell’America di ieri che si può raccontare al meglio l’America di oggi. E non c’era penna migliore di quella di Aaron Sorkin per creare, pezzo dopo pezzo, questo specchio meraviglioso, bramoso di passione, uguaglianza, democrazia.

“The World is watching” si sente urlare nel corso dell’opera. E il mondo continua a guardare questo processo rivedendo se stesso, qui raccontato da Sorkin nel suo spirito più profondo e con semplicità, dimostrando quanto la doppia faccia dell’America continui a sopravvivere, alimentata dal fuoco delle ribellioni, dell’odio, di un potere che supera il raziocinio, di una vittoria che sa di sconfitta, e viceversa.

 
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Law and Order – Serie Tv: cast, trama, spinoff e streaming

Di
Carolina Bonito
-
24 Ott 2020
Law and Order

Poche cose sono certe nella vita e una di queste è accendere la tv e trovare almeno un episodio di Law and Order in onda. Nata nell’ormai lontano 1990 dal genio di Dick Wolf, la famosa serie crime negli anni è diventata il prodotto televisivo più longevo e amato al mondo.

Dal 1990, la serie Law and Order – I Due Volti della Giustizia ha superato ogni record, arrivando al 2010 con ben 20 stagioni e 456 episodi all’attivo, senza contare il numero impressionante di spin-off nati nel corso degli anni. Quello creato da Dick Wolf si è infatti trasformato in un vero e proprio media franchise che, oltre alla serie madre, comprende anche cinque spin-off, un film per la tv e un remake televisivo affidato ai media britannici. Abbiamo quindi le serie Law & Order – Unità vittime speciali, Law & Order: Criminal Intent, Law & Order – Il verdetto, Conviction e Law & Order: LA, il film tv Omicidio a Manhattan e il remake inglese Law & Order: UK.

Law and Order trama

La struttura della serie non è particolarmente complessa e ogni episodio è pressocchè simile al precedente. Law and Order racconta più da vicino dei due volti della giustizia americana, quello investigativo e quello legale. L’incipit di ogni puntata, infatti, è sempre lo stesso e recita:

“Nel sistema penale, lo stato è rappresentato da due gruppi distinti, eppure di uguale importanza: la polizia, che indaga sul crimine, e i procuratori distrettuali, che perseguono i criminali. Queste sono le loro storie.”

In ogni episodio si analizza un particolare crimine e, mentre la polizia indaga e raccoglie prove, il dipartimento collabora a stretto contatto con l’ufficio del procuratore distrettuale affinché i colpevoli vengano assicurati alla giustizia. La prima parte di ogni episodio ha come protagonista quindi la Polizia di New York. Nello specifico, ci sono una coppia di detective che giunge sulla scena del crimine e, insieme ai tecnici della scientifica, raccoglie prove e testimonianze.

I detective cominciano a elaborare le prime teorie sulla dinamica del delitto e fermano alcuni sospettati. Man mano che le indagini proseguono, le supposizioni iniziali vengono confermate o cambiano e i detective sono costretti a trovare strade alternative per la risoluzione del caso. Quando finalmente si giunge a una conclusione, la palla passa all’accusa e la scena si sposta dalla centrale di polizia all’ufficio del procuratore.

Ogni cittadino americano, per legge, ha diritto a una difesa ed è quindi compito dei magistrati, trovare il modo giusto per riuscire a far condannare il colpevole. L’azione quindi si sposta nelle aule di tribunale dove l’accusa e la difesa dovranno esporre le loro ragioni dinnanzi a un giudice e alla giuria. Quest’ultima, ascoltando attentamente le ragioni dell’una e dell’altra parte e analizzando le prove, dovrà emettere una sentenza di colpevolezza o innocenza.

Law and Order cast completo

Non sempre la giuria si esprime in favore dell’accusa e capita spesso che pericolosi criminali vengano rilasciati. Il meccanismo complesso della giustizia americana mostra quindi le sue falle e debolezze non riuscendo troppo spesso a garantire il rispetto della legge.

Per le persone che si adoperano ogni giorno a combattere la violenza nelle strade della Grande Mela, ogni fallimento del sistema giudiziario è una ferita che non si rimargina. Fare il detective o il magistrato ed essere costretti a fare i conti giornalmente con la crudeltà umana, è qualcosa che ti logora dall’interno.

Per questo motivo (e non solo), i protagonisti di Law and Order sono cambiati spesso nel corso del tempo. Dal 1990 al 2010 la serie ha subito diversi avvicendamenti di cast, modificando le fila dei ruoli principali e secondari. Tra i personaggi che hanno fatto la storia di Law & Order ricordiamo il detective Mike Logan, interpretato da Chris Noth attivo per ben cinque stagioni.

Ancora, il Capitano Donald Cragen, alias Dann Florek, al comando della squadra anticrimine fino alla terza stagione. Il suo personaggio lascia quindi la serie madre per trasferirsi all’unità crimini speciali, diventando la punta di diamante dello spin-off Law and Order – Unità Vittime Speciali (SVU).

A sostituire Cragen all’inizio della quarta stagione arriva il tenente Anita Van Buren, interpretata da S. Epatha Merkerson. Il suo personaggio, a differenza di altri, resta attivo nella serie dalla quarta fino alla ventesima e conclusiva stagione. Tra i veterani di Law & Order, inoltre, c’è anche il grande J. K. Simmons che dall’ottava alla ventesima stagione interpreta il Dr. Emil Skoda, psichiatra spesso impiegato dalla polizia per i casi più difficili. In pianta stabile nella serie troviamo anche il vice-procuratore Jack McCoy, interpretato da Sam Waterson, attivo dalla quinta alla ventesima stagione.

Law and Order – Unità Vittime Speciali (SVU)

Capita di rado che il pubblico finisca col preferire uno spin-off alla sua serie madre eppure questo è proprio il caso di Law and Order SVU. Dopo il grandissimo successo ottenuto con le prime nove stagioni di Law & Order, nel 1999 Dick Wolf lancia in tv una nuova serie dal titolo Law and Order – Unità Vittime Speciali (in inglese Special Victim Unit).

In questo spin-off i protagonisti sono sempre la polizia e il dipartimento di New York e la struttura narrativa degli episodi resta pressochè invariata. A cambiare, tuttavia, è la tipologia di casi seguiti dalla squadra, specializzata in crimini particolarmente cruenti e a sfondo sessuale. Questo cambio di rotta si ripercuote un po’ su tutti gli aspetti fondamentali della serie, partendo dall’incipit che nello spin-off recita così:

“Nel sistema giudiziario statunitense, i reati a sfondo sessuale sono considerati particolarmente esecrabili. A New York opera l’Unità Vittime Speciali, una squadra di detective specializzati che indagano su questi crimini perversi. Ecco le loro storie.”

Law and Order SVU, a differenza della serie madre, è molto meno edulcorata e in ogni episodio la squadra si trova a dover affrontare crimini talvolta difficili anche solo da immaginare. La serie tocca infatti diversi argomenti scottanti come lo stupro, la prostituzione, la pedofilia, il traffico di esseri umani e molto altro ancora. Inoltre, trattandosi di crimini complessi da risolvere, in quasi tutti gli episodi, a prevalere è sempre la parte investigativa a discapito di quella giudiziaria.

Ma la vera forza della serie sta nei suoi personaggi, meno sfuggenti e molto più emotivi. Protagonista indiscussa di Law and Order SVU è la coppia di detective formata da Elliot Stabler (Christopher Meloni) e Olivia Benson (Mariska Hargitay), i personaggi più amati dell’intero franchise di Law & Order.

Law and Order – Unità Vittime Speciali cast

Scelti da Dick Wolf in persona tra centinaia di attori, Christopher Meloni e Mariska Hargitay hanno lavorato insieme alla serie SVU per ben 12 stagioni, dal 1999 al 2011. Nel corso degli anni il pubblico ha imparato a conoscere i personaggi di Olivia e Elliot, entrambi detective in gamba ma con un passato difficile e doloroso alle spalle.

Elliot Stabler è un ex marine specializzato nel combattimento corpo a corpo, nonché uno dei detective più ‘anziani’ della squadra. Cresciuto in una famiglia cattolica, è un uomo molto devoto e soprattutto alla sua famiglia. Elliot vive nel Queens, è sposato con la bella Kathy e ha cinque splendidi figli, Maureen, Kathleen, Dick, Lizzie e Eli. Uomo fiero e tutto d’un pezzo, di rado accetta aiuto da parte di amici e colleghi e spesso si trova ad agire d’impulso. Sarà proprio un caso finito male a spingerlo alle dimissioni.

A fare da partner a Elliot c’è Olivia Benson, una donna molto forte, determinata e passionale, perseguitata dai fantasmi del suo passato. Nata a seguito di uno stupro subito da sua madre, nel corso delle stagioni è la stessa Olivia a restare vittima di un’aggressione durante una missione sotto copertura. Grazie però alle sue esperienze, la Benson riesce a essere molto più empatica con le vittime di crimini a sfondo sessuale delle quali riesce subito a guadagnare la fiducia. Dopo la dimissioni di Elliot, Olivia continua a cambiare periodicamente partner fino a quando, facendo carriera nel dipartimento, non prende il posto vacante prima di sergente e poi di capitano.

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A supportare la coppia Stabler-Benson nelle indagini c’è il detective John Munch (Richard Belzer), uno dei più anziani del dipartimento che, prima di approdare all’unità, aveva fatto parte della polizia di Baltimora. Il partner di Munch è il detective Odafin Tutuola, detto Fin (Ice-T), ex marine nonché ex detective della narcotici, entra a far parte della squadra dalla seconda stagione.

Capitano dell’intera squadra crimini speciali è Donald Cragen (Dann Florek), un uomo mite ma fermo e giusto nelle sue decisioni. E’ un capo molto amato e stimato dai suoi colleghi e sottoposti così come lo è anche in famiglia. Cragen è sposato da tanti anni ed è padre adottivo di un bambino che adora. La sua vita e la sua carriera vanno in pezzi quando viene coinvolto in uno scandalo sessuale – che più tardi si scoprirà essere una montatura -, evento che lo spinge al pensionamento.

Nonostante le defezioni prima di Christopher Meloni e poi di Dann Florek, Law and Order SVU è ancora in onda e ad oggi è arrivato a 21 stagioni e 478 episodi. La ventiduesima stagione, già annunciata, è purtroppo ferma a casa della pandemia da Coronavirus ancora in corso.

Law and Order: Criminal Intent

Grazie all’incredibile successo ottenuto da Law & Order SVU, qualche anni più tardi Dick olf decide di produrre un nuovo show, collegato alla serie madre. E così nel 2001 nasce Law and Order: Criminal Intent secondo spin-off del franchise Law & Order.

A differenza del suo predecessore, Criminal Intent si concentra unicamente sulla parte investigativa tralasciando completamente l’aspetto giudiziario dei casi. La serie, sempre ambientata a New York, ha come protagonisti infatti i membri della squadra crimini maggiori. Trattandosi di casi complessi e di crimini ad ampio raggio, l’unità adotta un approccio più psicologico, servendosi delle prove per delineare il profilo del criminale. In questo modo la squadra riesce a capire e talvolta ad anticipare le sue mosse.

“Nella guerra al crimine della città di New York, i peggiori criminali sono perseguiti dai detective della Major Case Squad. Queste sono le loro storie.”

https://youtu.be/fGZpbkO6VpI

I detective della crimini maggiori sono Robert Goren (Vincent D’Onofrio) e Alexandra Eames (Kathryn Erbe). I due più che semplici detective, svolgono quasi l’attività di profiler, tracciando il modus operandi del criminale attraverso le prove raccolte. Anche in Criminal Intent, però, negli anni ci sono stati diversi avvicendamenti di cast.

Tra la quinta e l’ottava stagione, la serie prende in prestito da Law and Order – I Due Volti della Giustizia, il detective Mike Logan (Chris Noth) e la sua partner, la detective Megan Wheeler (Julianne Nicholson). Successivamente, dalla nona stagione, assistiamo all’ennesimo cambio di protagonisti ed entra in campo la coppia di detective formata da Zach Nichols (Jeff Goldblum) e Serena Stevens (Saffron Burrows).

Nonostante i continui cambiamenti nel cast, la serie Law & Order: Criminal Intent è andata in onda per ben 10 stagioni e 197 episodi ospitando anche varie guest star come Whoopi Goldberg, Fran Drescher, Brooke Shields e Bobby Cannavale.

Law and Order streaming

Tutte le stagioni di Law and Order – I Due Volti della Giustizia e degli spin-off Law and Order – Unità Vittime Speciali e Law and Order: Criminal Intent, sono disponibili in streaming sulla piattaforma a pagamento di Amazon Prime Video.

Fonte: Wiki, IMDB

 
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Peninsula, la recensione del film di Sang-ho Yeon #RFF15

Di
Mattia Pasquini
-
Peninsula recensione

Sin dalla prima scena Sang-ho Yeon ci riporta indietro nel tempo, e subito è come se fossimo ancora su quel Train to Busan che nel 2016 entusiasmò il Festival di Cannes diventando un vero caso internazionale e imponendo il nome del suo regista all’attenzione internazionale. Quest’anno sulla Croisette non si sono accese le luci, ma il sequel di quel cult dell’action horror ha trovato ospitalità proprio alla Festa di Roma, dove abbiamo potuto vedere Peninsula, altresì noto come Train to Busan 2.

Tornano gli zombi coreani

Sono passati quattro anni dallo scoppio dell’epidemia zombi che avevamo visto devastare la penisola coreana, ma abbandonati i protagonisti di allora stavolta scopriamo il dramma di Jung-seok, sopravvissuto a caro prezzo al disastro e rifugiatosi in una Hong Kong ostile nei confronti dei profughi come lui. L’occasione per tornare indietro gli viene offerta da un criminale locale, intenzionato a recuperare il ricco carico di un camion abbandonato nel centro di Seul. Ma come trovarlo, sopravvivere a orde di morti viventi affamati e tornare alla base entro tre giorni? Soprattutto considerata la misteriosa Unità 631 che controlla la città e il rischio che qualcosa di imprevisto possa apparire sul suo cammino…

Quattro anni sono passati anche dal poco noto prequel animato Seoul Station – uscito solo un mese dopo il film originario e distribuito in Italia allegato alla sua versione Home Video – che fa sì che si possa effettivamente parlare di vera e propria trilogia. Che qui pare chiudersi. Al di là di ragionevoli dubbi, e del desiderio e la curiosità di vedere Sang-ho Yeon mettersi alla prova con qualcosa di diverso, è interessante godere di questo ultimo capitolo seguendone l’evoluzione, e i vari cambi di direzione.

Azione spettacolare e ottimi maestri

Ritorna l’atmosfera claustrofobica che aveva costituito la vera cifra, e l’anima, del precedente, per quanto principalmente nel prologo, ma sono altri gli escamotage sfruttati dal furbo regista in questa nuova avventura. Stabilita la connessione che in molti si aspettavano, non può che esser giudicata positivamente la scelta di prendere le distanze da quel successo tentando una nuova strada. Che purtroppo tanto nuova non è. Difficile aggiungere qualcosa di originale allo zombi movie come genere, d’altronde… ci son riusciti in pochi. Yeon incluso. Che però stavolta punta su una ragionata ed equilibrata commistione di action, moralismo e buone idee già viste al cinema. Per esempio in 1997: Fuga da New York e Mad Max.

Il tasso di adrenalina resta alto, con zombi ipercinetici capaci di incredibili contorsionismi e acrobazie scenografiche, ma la vicenda scricchiola quando si incaponisce nello spiegarci i contesti etici e sentimentali dei protagonisti. Persino interrompendo l’azione ed eccedendo in fermi immagine, pause a effetto e insistiti temi musicali buoni per un Anime strappacuore. Un didascalismo davvero poco necessario.

Sensi di colpa epici ed espiazione

Come da tradizione, sono molti i temi sottesi allo sviluppo narrativo generale. A partire dall’immancabile rappresentazione degli espatriati bisognosi di asilo e mal sopportati dalla popolazione locale, fino alla lotta tra poveri che ne deriva (si direbbe) immancabilmente o al senso di colpa degli adulti nei confronti di una generazione costretta a vivere in un mondo devastato e ormai ben oltre l’orlo del baratro ecologico. Ovviamente anche a muovere l’Eroe è il desiderio di espiare una macchia inaccettabile, ma le tappe del suo percorso di redenzione sono forse troppo convenzionali. Persino le regole destinate a essere infrante sembrano enunciate esclusivamente con quello scopo, sin dall’inizio. Alla fine l’apparizione più gustosa rimane sicuramente quella delle due giovanissime componenti di un ‘Rescue Team’ molto particolare, per le loro abilità e creatività tanto quanto la capacità di riciclare strumenti di un’età passata e forse mai vissuta. Esempi della possibilità di una rivincita che non prescinda da una buona dose di innocenza e divertimento.

 
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The Suicide Squad: le nuove copertine di Empire Magazine

Di
Chiara Guida
-
23 Ott 2020
The Suicide Squad

Ecco le nuove cover di Empire Magazine che raffigurano i protagonisti di The Suicide Squad, il nuovo film di James Gunn che racconta, ancora una volta, lo sgangherato gruppo di villain della DC Comics.

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Il cast ufficiale di The Suicide Squad comprende i veterani Margot Robbie (Harley Quinn), Viola Davis (Amanda Waller), Joel Kinnaman (Rick Flag) e Jai Courtney (Captain Boomerang), insieme alle new entry Idris Elba, Michael Rooker, Nathan Fillion, Taika Waititi, John Cena, Peter Capaldi, Sean Gunn, David Dastmalchian e Storm Reid. Nel film reciteranno anche Pete Davidson, Juan Diego Botto, Joaquin Cosio, Flula Borg, Tinashe Kajese, Jennifer Holland, Julio Ruiz, Alice Braga, Steve Agee e Daniela Melchior.

 
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Selma – La strada per la libertà: trama e cast del film di Ava DuVernay

Di
Gianmaria Cataldo
-
23 Ott 2020
Selma film

Con il film del 2014 Selma – La strada per la libertà, la regista Ava DuVernay si è imposta all’attenzione dell’industria e del pubblico. All’interno del film dà infatti vita ad un’avvincente rievocazione delle marce capitanate da Martin Luther King svoltesi tra le città di Selma e Montgomery. Nel 1965, queste rappresentarono uno dei principali momenti nella rivolta per il diritto di voto ai cittadini afroamericani. Nel ritrarre questo preciso evento, la regista dà così vita ad un racconto storico ancora oggi estremamente attuale e bisognoso di essere tramandato e ricordato.

Inizialmente scritto come storia originale dallo sceneggiatore Paul Webb, il film subì diversi ritardi produttivi, dovuti in particolare al cambiare delle produzioni coinvolte come anche del nome del regista. Una volta confermata la DuVernay, però, la realizzazione di Selma – La strada per la libertà poté inifine concretizzarsi. Decisivo, tra gli altri, fu il supporto ricevuto dalla Plan B Entertainment di Brad Pitt e dalla Harpo Film di Oprah Winfrey. Dopo un’anteprima all’American Film Institute, il film ebbe modo di arrivare nelle sale di tutto il mondo, affermandosi come un grande successo.

Al box office il film arrivò infatti ad un guadagno globale di circa 67 milioni di dollari, a fronte di un budget di soli 20. Particolarmente entusiasta fu anche l’accoglienza della critica, la quale lodò la regia come anche l’interpretazione dei protagonisti. Il film si affermò poi come un forte contendente durante la stagione dei premi. Agli Oscar, tuttavia, ottenne solo due nomination, come miglior film e miglior canzone originale Glory, vincendo poi in quest’ultima categoria. L’assenza di nomination per la regia e l’attore protagonista portò a diverse polemiche, ma i mancati riconoscimenti nulla devono togliere al valore del film.

Selma – La strada per la libertà: la trama del film

Ambientato nel 1964, il film ha inizio con il conferimento del premio Nobel alla pace a Martin Luther King. Questi viene poi ricevuto dal presidente degli Stati Uniti Lyndon B. Johnson, a cui chiede di garantire il pieno diritto di voto ai cittadini di colore. Questo è infatti loro negato, specialmente negli stati del Sud, dove non possiedono alcun rappresentante ai seggi. Le richieste di King non vengono però soddisfatte, ma anzi vengono viste in modo molto negativo da parte dei segregazionisti, tra cui si ritrova il governatore dell’Alabama George Wallace. L’attivista inizia allora a pensare a nuovi modi per ottenere una maggior visibilità a livello nazionale, arrivando ad organizzare una prima marcia politica.

Durante questa, però, una spedizione punitiva dei poliziotti finisce con il dar vita ad un morto. Si tratta del giovane Jimmie Lee Jackson, ucciso a sangue freddo da un agente. Tale evento sconvolge profondamente King, il quale è ora più determinato che mai ad ottenere giustizia per il suo popolo. Egli organizza così una seconda marcia di protesta non violenta, la quale però suscita ancor di più l’ira di Wallace. Un nuovo scontro si prospetta all’orizzonte, ma King è determinato a portare alla luce i soprusi dei bianchi, e non si arrenderà pur consapevole dei rischi a cui va incontro. Partito da Selma con al seguito un folto gruppo, ha così per lui inizio una delle proteste più celebri, rimaste impresse nella storia del paese.

Selma cast

Selma – La strada per la libertà: il cast del film

Per interpretare il ruolo di Martin Luther King, era necessario trovare un attore in grado di poter dar vita nel modo migliore al carismatico leader. La scelta ricadde sin da subito sull’attore britannico David Oyelowo, divenuto noto grazie a film come L’alba del pianeta delle scimmie e Lincoln. L’attore insistette per ben 7 anni pur di riuscire ad ottenere tale parte, dimostrando infine di essere il candidato migliore. Fu lui a proporre poi la DuVernay come regista del film, convinto delle sue capacità. Per prepararsi alla parte, Oyelowo studiò a lungo la figura di King e i suoi discorsi, cercando di interpretarlo nel modo più realistico possibile tanto nella modo di parlare che in quello di comportarsi. Il coinvolgimento emotivo fu talmente tanto che al momento di girare l’ultima scena, l’attore scoppiò in lacrime.

Accanto a lui si ritrovano poi diversi noti interpreti dell’industria statunitense. Tim Roth è presente nel ruolo del governatore dell’Alabama George Wallace. L’attore ha affermato di ricordare bene la figura del politico, e di aver lavorato a lungo per poter riprodurre la sua cattiveria, cercando però di non giudicarlo. Tom Wilkinson è invece il presidente Lyndon B. Johnson, mentre il rapper Common recita nel ruolo di James Bevel. L’attrice Carmen Ejogo dà invece vita a Coretta Scott King, moglie di Martin e a sua volta attivista per i diritti ai neri. Compaiono poi anche celebri nomi come Oprah Winfrey nei panni di Annie Lee Cooper, Cuba Gooding Jr. in quelli di Fred Gray e Keith Sanfield per Jimmie Lee Jackson. Alessandro Nivola interpreta John Doar, mentre Tessa Thompson è Diane Nash.

Selma – La strada per la libertà: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Per gli appassionati del film, o per chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali piattaforme streaming oggi disponibili. Selma – La strada per la libertà è infatti presente su Rakuten TV, Chili Cinema e Apple iTunes. Per poter usufruire del film, sarà necessario sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film. In questo modo sarà poi possibile vedere il titolo in tutta comodità e al meglio della qualità video, senza limiti di tempo. Il film è inoltre in programma in televisione per venerdì 23 ottobre alle ore 23:40 sul canale Rai Movie.

Fonte: IMDb

 

 
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Maps to the Stars: trama, cast e spiegazione del film di David Cronenberg

Di
Gianmaria Cataldo
-
23 Ott 2020
Maps to the Stars film

Maestro del body horror, il regista David Cronenberg ha negli anni abituato i suoi spettatori a storie particolarmente conturbanti, e con il suo ultimo film Maps to the Stars non è stato da meno. Presentato in concorso al Festival di Cannes nel 2014, questo propone una critica al rapporto tra il mondo dello spettacolo e la cultura occidentale, andando a rivelare la natura malsana che si nasconde dietro il mondo del cinema e nella vita delle sue celebrità. Con fare satirico, il regista porta così con sé lo spettatore in un viaggio attraverso le stelle di Hollywood, le quali da vicino si rivelano però meno attraenti del previsto.

Prima di prendere forma, però, il progetto è dovuto passare attraverso diverse rielaborazioni. Lo sceneggiatore Bruce Wagner scrisse la prima versione della sceneggiatura nel 2007, ma il progetto faticò a trovare fondi per la sua realizzazione e venne infine cancellato. Wagner decise allora di pubblicare la storia sotto forma di romanzo con il titolo Dead Stars. Questa arrivò infine all’attenzione di Cronenberg, il quale se ne interessò e ricercò una produzione per il progetto. Con il coinvolgimento del regista, il film prese così vita e le riprese poterono iniziare, svolgendosi tra Los Angeles e Toronto.

Il film arrivò infine in sala, accolto da una buona accoglienza da parte della critica. Questa lodò in particolare le interpretazioni dei protagonisti e la capacità di Cronenberg di dar vita a situazioni particolarmente grottesche. Maps to the Stars non ottenne però un particolare successo al box office, dove a fronte di un budget di circa 13 milioni di dollari arrivò ad incassarne solo 4 a livello globale. Il titolo poté però fregiarsi di alcuni importanti riconoscimenti. Il più prestigioso tra questi è certamente quello vinto da Julianne Moore come miglior interprete femminile a Cannes.

Maps to the Stars: la trama del film

Protagonista del film è Agatha Weiss, giovane dal turbolento passato, la quale ritorna a Los Angeles dopo esserne stata allontanata anni prima. Coinvolta in un terribile incendio, durante il quale si è procurata le terribili ustioni che sfoggia sulle braccia, è ora determinata a trovare una propria redenzione nella città degli angeli, ricongiungendosi con la sua famiglia. Suo padre Sanford è un famoso terapista di celebrità, mentre la madre Cristina si occupa a tempo pieno della carriera del figlio adolescente, star della televisione. Essendo tutti così strettamente legati al mondo dello spettacolo, anche Agatha decide di iniziare a cercare un proprio posto in questo. Aiutata dal bell’autista di limousine Jerome riesce a diventare l’assistente personale della grande attrice Havana Segrand. Nessuno di questi è a conoscenza del fatto che le loro vite stanno per cambiare radicalmente.

Maps to the Stars cast

Maps to the Stars: il cast del film

Ad interpretare la giovane Agatha Weiss vi è l’attrice Mia Wasikowska, divenuta celebre per essere stata la protagonista di Alice in Wonderland. Grazie a tale ruolo l’interprete ha potuto sfoggiare nuove sfumature drammatiche, ottenendo ulteriori consensi da parte dell’industria. Il ruolo di Havana Sagrand è invece interpretato dalla premio Oscar Julianne Moore (Still Alice), la quale ha per questo ricevuto numerosi premi. Attratta dalla complessità del ruolo, l’attrice ha accettato di tingersi i capelli di biondo, dando vita ad un personaggio tanto sgradevole quanto attraente. Originariamente, però, questo era stato offerto all’attrice Rachel Weisz (La favorita), la quale dovette rifiutare per via di altri impegni.

Nel ruolo del dottor Stafford Weiss vi è invece John Cusack (Essere John Malkovich). Anche lui, come i suoi colleghi, rimase particolarmente colpito dalla sceneggiatura, accettando senza esitazione di prendere parte al progetto. Tale ruolo era però inizialmente stato offerto a Viggo Mortensen (Il Signore degli Anelli), il quale aveva già collaborato con Cronenberg per La promessa dell’assassino. L’attrice Olivia Williams (Il sesto senso) è invece presente nel ruolo di Christina Weiss, madre di Agatha, mentre il giovane Evan Bird, noto per la serie The Killing, interpreta Benjie Weiss. Maps to the Stars segna puoi una nuova collaborazione tra il regista e Robert Pattinson, già protagonista del precedente Cosmopolis. Fu l’ingresso nel cast del celebre attore a permettere la definita realizzazione del film.

Maps to the Stars: la spiegazione del film

Con Maps to the Stars Cronenberg ha potuto ribadire una volta di più il suo disprezzo nei confronti dell’industria hollywoodiana, giudicata falsa e ipocrita. Attraverso i personaggi rappresentati egli porta alla luce i principali aspetti e difetti di questo mondo, molti dei quali si ritrovano nel complesso personaggio di Havana Sagrand. In lei si ritrovano le varie contraddizioni e ossessioni spesso riscontrabili in molte reali celebrità. La stessa Moore, interprete del ruolo, ha affermato di essersi basata su persone simili da lei realmente conosciute. Le gesta del personaggio sono perfettamente coerenti con il mondo che la circonda. La sua voglia di prevalere a discapito di tutto e tutti diventa così il tratto prevalentemente messo alla gogna dal regista.

Per la comprensione del film sono poi esemplari anche i personaggi di Stafford e Benjie Weiss. Il primo, che di professione svolge il lavoro di psicologo per celebrità, si rivela essere una personalità manipolatrice, con più cura per i propri interessi che per i problemi manifestati dai suoi clienti. Cusack, interprete del ruolo, ha descritto tale personaggio come una delle più aggressive accuse alla fama e ai segreti di Hollywood. Il ruolo del giovane Benjie Weiss incarna invece tutti quei bambini che iniziano a recitare sin dalla tenere età. Egli nasconde inoltre seri problemi di droga, che vengono continuamente nascosti dai genitori e dagli agenti. Anche attraverso il suo ritratto si può ritrovare la spietata critica di Cronenberg verso questi giovani interpreti, il più delle volte vittime precoci dell’industria.

Maps to the Stars: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Per gli appassionati del film, o per chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali piattaforme streaming oggi disponibili. Maps to the Stars è infatti presente su Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Rai Play e Tim Vision. Per poter usufruire del film, sarà necessario sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film. In questo modo sarà poi possibile vedere il titolo in tutta comodità e al meglio della qualità video, senza limiti di tempo. Il film è inoltre in programma in televisione per venerdì 23 ottobre alle ore 00:35 sul canale Rai 2.

Fonte: IMDb

 
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Borat: seguito di film, recensione del film con Sasha Baron Cohen

Di
Chiara Guida
-
Borat: seguito di film cinema recensione

Arriva a poco più di 10 giorni dalle elezioni presidenziali 2020 negli USA Borat: seguito di film, il secondo capitolo delle avventure del reporter kazako ideato e interpretato da Sacha Baron Cohen e conosciuto in tutto il mondo con il primo trascinante capitolo nel 2006.

In tempo di fake news, nessuno sa gestire la materia meglio di Cohen, che con il suo lavoro le ha in qualche modo inventante, portando il genere del mockumentary (il finto documentario) ad un livello altissimo di satira politica. Nel 2020, il raffinato interprete torna con il suo personaggio in un mondo, e in un’America, che è profondamente diversa da quella di 14 anni fa.

Borat: seguito di film, la recensione

E già la realizzazione del film è un piccolo miracolo, visto che è stato girato e ultimato in piena pandemia, oltre ad essere un atto comico di rivolta con una potenza mediatica e una portata virale davvero incredibile, e sarà sicuramente uno strumento di coinvolgimento importantissimo per gli elettori, laddove non arrivano pubblicità e propaganda seri.

Come il suo precedente, anche questo film ha le sembianze di un documentario approvato dal regime, ed ha lo scopo di riabilitare il nome della nazione agli occhi del mondo attraverso la captatio benevolentiae degli Stati Uniti e quindi del suo presidente e dei suoi sostenitori. Presi nel mirino ci sono in particolare il Vice Presidente Mike Pence e l’ex sindaco di New York e sostenitore di Trump, Rudolph Giuliani (che sicuramente dovrà dare delle spiegzioni a seguito del film). Ma non solo i personaggi politici, Borat “tocca” anche l’aborto, le teorie complottiste, il razzismo ovviamente, fa apparire il Ku Klux Klan, tutti elementi che, agli occhi del reporter, piacciono al “nuovo magnifico premier”, McDonald Trump.

Ebbene sì, perché di fronte ad un personaggio come Trump, che ha dimostrato una totale impermeabilità alla parodia, Baron Cohen e il suo team di co-autori sgretolano il personaggio Trump presentando un Borat che venera il presidente, un uomo che dalla Stanza Ovale sostiene razzismo e misoginia, trovandosi totalmente allineato con lui. Un’ammirazione a distanza, quella del reporter per il presidente, che nasconde tutta la chiave della satira di Sacha Baron Cohen.

Quando la politica diventa ridicola, il lavoro della satira si fa più difficile, e a questo risponde Borat: seguito di film, che fa fronte anche ad un’altra difficoltà. Il film prende in giro non solo il presidente, ma anche tutti i suoi sostenitori, e che tipo di effetto può avere, oggi, che Borat in quanto personaggio è ormai famosissimo? Non a caso Baron Cohen passa moltissima parte del film con travestimenti buffi e improponibili invece che con il suo distintivo completo grigio, cosa che gli ha permesso di infiltrarsi alla manifestazione di estrema destra lo scorso giugno e che è finita nel film, perfettamente in trama con ciò che la storia racconta.

Satira raffinata e comicità demenziale

Proprio la narrazione è una novità rispetto al film precedente, dal momento che Borat: seguito di film cinema ha una trama strutturata e precisa, che sicuramente toglie freschezza e senso di improvvisazione, ma che rende questo prodotto un oggetto forse più facile da fruire e sicuramente con meno momenti sgradevoli e grevi rispetto al primo film (non che qui siano assenti, tranquilli).

All’inzio del film troviamo Borat in un lager, mentre è condannato ai lavori forzati per aver gettato la vergogna sul suo paese, il Kazakistan (inteso come stato generico geograficamente incollocabile da parte dell’americano medio). Convocato dal ministro della propaganda, gli viene assegnata la missione di ingraziarsi il favore e il rispetto di Trump, e quindi del mondo, con un regalo. Prima viene scelta una scimmia, poi, a seguito di problemi logistici, Borat decide di offrire la sua figlia quindicenne, interpretata da Maria Bakalova (anche qui troviamo finalmente una spiegazione ad un’altra infiltrazione di Baron Cohen, questa volta alla CPAC, travestito da Trump).

L’intuizione di Borat: seguito di film è quella di giocare sullo stesso territorio dell’assurdo dell’obbiettivo della sua satira. Certo, con un pubblico vigile e attento, che riconosce Borat per strada, è difficile valutare, ora, quanto sia stato documentato e quanto sceneggiato, resta però notevole la maniera in cui Sacha Baron Cohen cammina sulla linea tra umorismo becero e acuta satira politica.

 
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Covid: i giornalisti di cinema scrivono ad ANICA, SNGCI, AGIS e ANEC

Di
Redazione
-
23 Ott 2020
UCI Cinemas

ANICA, a SNGCI, AGIS e ANEC hanno ricevuto una lettera da parte dei giornalisti cinematografici italiani in cui si chiede una maggiore tutela e sicurezza in tempo di Covid, pratiche da applicare in occasione delle anteprime e delle attività stampa allo scopo di garantire agli stessi giornalisti di settore di lavorare in sicurezza. Di seguito il testo:

“Tutti noi giornalisti e critici cinematografici dopo il lockdown siamo tornati alavorare con fiducia e cautela. Abbiamo ricominciato a seguire proiezioni e conferenze stampa in sala. Abbiamo partecipato e stiamo partecipando a rassegne e festival che si sono attrezzati per garantire le adeguate misure di sicurezza anti-Covid19. Tutti insieme stiamo cercando di ripartire, con responsabilità e attenzione, per far sì che il cinema in sala rimanga vivo e che il giornalismo di settore continui a raccontarlo al meglio delle sue possibilità. Abbiamo dato fiducia ai protocolli seguiti dalle aziende e dalle istituzioni che ci hanno chiamato a partecipare ai loro eventi e dobbiamo tutti essere certi che questi protocolli funzionino.

Sappiamo però che lunedì 12 ottobre, in occasione dell’attività stampa per la promozione del film Lockdown all’italiana, una persona, poi risultata positiva al coronavirus, ha partecipato agli incontri in programma. Lo abbiamo saputo per vie informali dal momento che non è partita alcuna procedura di tracciamento e controllo dello stato di salute di chi era presente all’attività stampa nonostante avessimo lasciato i nostri nomi e i nostri contatti come richiesto. La cosa ci ha allarmato perché l’organizzazione di quell’attività stampa ci è sembrata esemplare per le misure di sicurezza prese: dunque i protocolli non funzionano?

Alla luce di questo episodio – non sappiamo se altre anteprime possano aver avuto lo stesso problema, siamo certi di questo caso e anche dell’eccellenza dei controlli effettuati in loco – ci sembra importante sollevare la questione e proporre di individuare insieme, e poi mettere in atto, delle procedure ancora più stringenti che ci facciano sentire tutti pienamente tutelati nell’esercizio della nostra professione.ci sembra importante sollevare la questione e proporre di individuare insieme, e poi mettere in atto, delle procedure ancora più stringenti che ci facciano sentire tutti pienamente tutelati nell’esercizio della nostra professione.

Ad esempio ci sentiremmo più tranquilli se, come alla Mostra di Venezia (e non solo), potessimo sederci sempre in posti assegnati e registrati, in modo da poter risalire con precisione al tracciamento dei contatti in seguito a eventuali contagi. E se, in caso di positività di qualcuno dei partecipanti all’attività stampa, l’informazione – ovviamente nel rispetto della privacy dell’interessato – fosse comunicata con tempestività. Confrontiamoci, troviamo soluzioni condivise e facciamolo velocemente, perché purtroppo la situazione sanitaria, come sapete, peggiora di ora in ora”.

I firmatari:

Pedro Armocida 
Mauro Donzelli 
Michela Greco
 Ilaria Ravarino
Gabriele Acerbo 
Stefano Amadio 
Valentina Ariete 
Gianluca Arnone
Elena Balestri
Martina Barone 
Giovanna Barreca 
Nicole Bianchi
Giulia Bianconi 
Emanuele Bigi 
Federico Boni
 Margherita Bordino 
Antonio Bracco
Valerio Cappelli
Eva Carducci
Paola Casella 
Francesco Castelnuovo 
Claudia Catalli
Daniela Catelli
Oscar Cosulich 
Alberto Crespi
Antonio Cuomo 
Giacomo D’Alelio 
Piera Detassis
Antonio D’Olivo 
Alessandro De Simone
 Carmen Diotaiuti
 Simone Emiliani 
Elisabetta Esposito 
Ilaria Feole
Fabio Ferzetti
Andrea Fornasiero 
Marzia Gandolfi 
Emanuela Genovese 
Mauro Gervasini
Andrea Giordano 
Federico Gironi
Silvio Grasselli 
Andrea Guglielmino 
Chiara Guida
Luca Liguori
Silvia Locatelli
Giulia Lucchini 
Stefano Masi
Raffaele Meale 
Domenico Misciagna 
Emiliano Morreale 
Chiara Nicoletti 
Gabriele Niola 
Emanuele Paglialonga 
Mattia Pasquini
Anna Maria Pasetti 
Cristiana Paternò 
Francesca Pierleoni
 Federico Pontiggia
Carola Proto
Angela Prudenzi Emanuele Rauco
Baba Richerme 
Valerio Sammarco 
Giulio Sangiorgio 
Marina Sanna
Sonia Serafini
Paola Schettino Nobile
 Ilaria Solari
Boris Sollazzo
Barbara Sorrentini 
Chiara Ugolini 
Alessandra Ventimiglia 
Giorgio Viaro
Aurelio Vindigni Ricca 
Akim Zeijari
Emiliano Morreale
Angela Prudenzi
Baba Richerme

 
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I Predatori: due clip del film di di Pietro Castellito, al cinema

Di
Redazione
-
23 Ott 2020
I Predatori

Guarda due clip di I predatori, il debutto alla regia di Pietro Castellito, presentato in Concorso in Orizzonti alla 77° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e vincitore del Premio Migliore Sceneggiatura alla Mostra del Cinema di Venezia.

Protagonisti sono Massimo Popolizio, Manuela Mandracchia, Pietro Castellitto, Giorgio Montanini, Dario Cassini, Anita Caprioli, Marzia Ubaldi, Antonio Gerardi, Nando Paone, Vinicio Marchioni, Claudio Camilli, Liliana Fiorelli, Renato Marchetti, Giulia Petrini, Francesco Borghese.

I Predatori, la trama

Nel film  I predatori È mattina presto, il mare di Ostia è calmo. Un uomo bussa a casa di una signora: le venderà un orologio. È sempre mattina presto quando, qualche giorno dopo, un giovane assistente di filosofia verrà lasciato fuori dal gruppo scelto per la riesumazione del corpo di Nietzsche. Due torti subiti. Due famiglie apparentemente incompatibili: i Pavone e i Vismara. Borghese e intellettuale la prima, proletaria e fascista la seconda. Nuclei opposti che condividono la stessa giungla, Roma. Un banale incidente farà collidere quei due poli. E la follia di un ragazzo di 25 anni scoprirà le carte per rivelare che tutti hanno un segreto e nessuno è ciò che sembra. E che siamo tutti predatori.,

I predatori è una produzione FANDANGO con RAI CINEMA prodotto da Domenico Procacci e Laura Paolucci, opera realizzata con il sostegno della Regione Lazio Fondo regionale per il cinema e l’audiovisivo.

 
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Dreamland: trailer del nuovo film con Margot Robbie

Di
Redazione
-
23 Ott 2020

La Paramount ha pubblicato il trailer ufficiale del film del regista Miles Joris-Peyrafitte  Dreamland con protagonisti Margot Robbie. Il film è un thriller drammatico nel quale l’attrice interpreta una rapinatrice di banche ricercata con una grande taglia sulla testa. Nel cast del film anche da Finn Cole, noto per il suo ruolo in Peaky Blinders

Dreamland arriverà in sale selezionate negli USA il 13 novembre e sarà disponibile anche su VOD il 17 novembre.

Dreamland, il film

Ambientato nella lotta americana durante la Grande Depressione, Dreamland segue Eugene Evans, un giovane che sogna di fuggire dalla sua piccola città del Texas. La sua vita normale prende una svolta quando scopre un rapinatore di banche ferito e fuggitivo Allison Wells (Robbie) che si nasconde più vicino di quanto possa mai immaginare. Diviso tra la rivendicazione della taglia per la sua cattura e la sua crescente attrazione per il seducente criminale, niente è come sembra, ed Eugene deve prendere una decisione che influenzerà per sempre la vita di tutti coloro che ha amato.

Il film è interpretato dalla candidata all’Oscar Margot Robbie ( I Tonya , Birds of Prey ), Finn Cole (Peaky Blinders), Travis Fimmel (Warcraft, Vikings), Kerry Condon (Avengers: Infinity War) Lola Kirke (American Made), Garrett Hedlund (Tron: Legacy) e Darby Camp (Big Little Lies).

Dreamland è diretto da Miles Joris-Peyrafitte da una sceneggiatura scritta da Nicolaas Zwart. Il film è prodotto da Margot Robbie, Tom Ackerley e Josey McNamara di Lucky Chap Entertainment e Brian Kavanaugh-Jones e Rian Cahill di Automatik. Brad Feinstein di Romulus Entertainment sta producendo e finanziando. Il film è stato presentato in anteprima mondiale lo scorso anno al Tribeca Film Festival 2019.

 
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Thor: Love and Thunder, per Natalie Portman sarà “Buffo”

Di
Redazione
-
23 Ott 2020

Cresce l’attesa dietro all’annunciato Thor: Love and Thunder che sarà diretto ancora una volta da Taika Waititi e oggi l’attrice Natalie Portman, che come sappiamo ritornerà nel franchise, ha parlato nuovamente della pellicola che entrerà in produzione a Gennaio 2021. Ebbene sappiamo che l’attrice ha già iniziato gli allenamenti e la sua trasformazione, ma oggi la Portman ha parlato di che tipo di film sarà questo nuovo capitolo del Dio del Tuono.

L’occasione perfetta è stata la sua partecipazione al The Tonight Show With Jimmy Fallon: “Sarà davvero buffo, divertente e fantastico” ha commentato l’attrice. “Abbiamo Taika Waititi, che è meraviglioso, non vedo l’ora di lavorare con tutti loro“.

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      • Thor: Love and Thunder impiegherà la stessa tecnologia di The Mandalorian
      • Natalie Portman svela l’inizio delle riprese
      • Love and Thunder sarà una storia d’amore
      • Thor: Love and Thunder, Christian Bale è Adam Warlock in una fanart
      • Taika Waititi felice di avere più tempo per lo script

Thor: Love and Thunder, il film

Vi ricordiamo che l’uscita di Thor: Love and Thunder è prevista per l’11 febbraio 2022. Ad oggi non sappiamo se Love and Thunder affronterà apertamente il tema del cancro al seno di Jane Foster, come accaduto nei fumetti. Tempo fa, in merito alla questione, Taika Waititi aveva dichiarato: “Non lo sappiamo. Quell’arco narrativo nei fumetti è stato di grande ispirazione e ha influenzato le prime bozze della sceneggiatura. Ma alla Marvel, cambiamo sempre tutto. Potrei dire una cosa adesso, e tra due anni sarebbe completamente l’opposto, addirittura quella cosa potrebbe non esistere più. Continuiamo a scrivere  anche in fase di post-produzione.”

Thor: Love and Thunder è il titolo ufficiale del quarto capitolo sulle avventure del Dio del Tuono nel MCU, ma ad impugnare il Mjolnir stavolta sarà Jane Foster, interpretata di nuovo da Natalie Portman, come confermato sabato durante il panel dei Marvel Studios al Comic-Con. L’uscita nelle sale è fissata invece al 11 febbraio 2022. Taika Waititi tornerà alla regia di un film dei Marvel Studios dopo Thor: Ragnarok, così come Chris Hemsworth e Tessa Thompson riprenderanno i rispettivi ruoli di Thor e Valchiria dopo l’ultima apparizione in Avengers: Endgame. L’ispirazione del progetto arriva dal fumetto “The Mighty Thor”, descritto da Waititi come “la perfetta combinazione di emozioni, amore, tuono e storie appassionanti con la prima Thor femmina dell’universo”

 
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Anthony Mackie e il toccante ricordo di Chadwick Boseman

Di
Redazione
-
23 Ott 2020
Anthony Mackie
Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Mentre è attualmente impegnato sul set della serie The Falcon and The Winter Soldier, l’attore Anthony Mackie è tornato a parlare in un intervista e ha colto l’occasione per ricordare il compianto collega, amico e attore Chadwick Boseman, con il quale ha recitato in diversi film del Marvel Cinematic Universe.

“Ho molti ricordi di Chad. Ci tenevo moltissimo a lui, come amico. La prima volta che l’ho incontrato è stato nel 1998. Sono andato da Howard e lui stava dirigendo uno spettacolo lì. La mia ragazza di allora mi ha portato nel teatro per vedere la collezione Elizabeth Catholic, ed era in quella scatola nera su una sedia da ufficio che girava per la stanza” –  Howard gli chiede “Ehi Chad, voglio che tu incontri il mio compagno di classe alla Juilliard, Anthony. – Lui risponde “Aspetta, mi sto concentrando. Non interrompere la mia vibrazione”. Si limitava a girare per la stanza e ho detto “È un piacere conoscerti, amico”, lui risponde “Ci sono quasi!” [Ride]  …. tempo dopo quando le nostre carriere sono decollate gli ho detto: “Ricordi la prima volta che ci siamo incontrati?” e lui mi ha detto tipo “Sì, non voglio parlarne. Stavo attraversando molte strani fase in giovane età.”

L’attore si è anche divertito a scherzare in merito al lavoro sul set ai tempi della Pandemia: “Tutti hanno molta paura l’uno dell’altro”, ha ammesso. “Il cibo è pessimo perché devono impacchettarlo da qualche altra parte e portarcelo in buste ziploc. Sì, è orribile. Stai letteralmente vivendo in quarantena. Non è come la bolla NBA dove avevano un barbiere e amici per uscire con.” “[Se] ti avvicini a un metro e ottanta da qualcuno, c’è un tizio ceco che viene e ti colpisce con un bastone dicendo: ‘Devi muoverti. Quindi è dura’”, ha aggiunto Mackie. 

The Falcon and the Winter Soldier è l’annunciata spin off del franchise di Captain America e fa parte della fase 4 del Marvel Cinematic Universe che si estenderà nel racconto seriale per debuttare su Disney+.

 
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Simon Kinberg scriverà e produrrà il film su Battlestar Galactica per la Universal

Di
Redazione
-
23 Ott 2020
Battlestar Galactica

Sarà il regista, sceneggiatore e produttore Simon Kinberg ha scrivere e produrre un nuovo film di Battlestar Galactica per la Universal Pictures. Ad annunciarlo è stato il noto sito americano THR che dunque rivela nuovi aggiornamenti sul progetto che è stato allungo sviluppato da Universal.

Il sito riferisce che il regista di Dark Phoenix Simon Kinberg ha firmato per scrivere e produrre il progetto, che ha anche arruolato Dylan Clark (War For The Planet of the Apes, Birdbox) come produttore. “Battlestar Galactica è un Santo Graal della fantascienza e non potrei essere più entusiasta di portare qualcosa di nuovo al franchise, onorando ciò che lo ha reso così iconico e duraturo” ha detto Kinberg in una dichiarazione. “Sono così grato che Dylan e i miei partner alla Universal si siano fidati di me con questo incredibile universo.”

L’universo di Battlestar Galactica è iniziato con la serie tv cult omonima degli anni ’70  prima di essere reinventato in BSG nel 2004. Un progetto per il piccolo schermo è  ancora in sviluppo dal creatore di Mr. Robot Sam Esmail. Si prevede che questo nuovo adattamento introdurrà nuove interpretazioni su artisti del calibro di Adama, Apollo, Starbuck e quei Cylon fracking, ma dettagli specifici della trama non sono stati ancora rivelati. Vi ricordiamo che Simon Kinberg è anche il regista, sceneggiatore e produttore di The 355, il cui primo trailer è stato rilasciato qualche settimana fa e che vede protagonista un cast stellare composto da Jessica Chastain, Penelope Cruz, Lypita Nyong’O, Diane Kruger e Bingbing Fan.

 
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Scarlett Johansson sarà “La moglie di Frankenstein” in The Bride

Di
Redazione
-
23 Ott 2020
Scarlett Johansson Venezia 76
Foto di Luigi De Pompeis - ©Cinefilos.it

L’attrice Scarlett Johansson che presto vedremo protagonista in Black Widow ha firmato per diventare la protagonista di The Bride, il nuovo film che sarà diretto dal regista Sebastián Lelio, che ha diretto tra gli altri i successi di Gloria, Disobedience e il recente Gloria Bell.

The Bride, che da quanto apprendiamo sarà molto influenzato per toni e atmosfere a La moglie di Frankenstein (Bride of Frankenstein) il cult horror gotico del 1935 diretto da James Whale, sarà scritto da Lauren Schuker Blum e Rebecca Angelo, che stanno attualmente lavorando al remake di The Wolfman di Blumhouse con Ryan Gosling. La trama seguirà “una donna creata per essere una moglie ideale – la singolare ossessione di un brillante imprenditore. Quando rifiuta il suo creatore, è costretta a fuggire dalla sua esistenza confinata, affrontando un mondo che la vede come un mostro. È in questa corsa che trova la sua vera identità, il suo potere sorprendente e la forza di rifarsi come una sua creazione”. 

Da quello che sembra il film sarà una nuova rilettura del cult come già accaduto a L’uomo Invisibile, l’apprezzatissimo film scritto e diretto da Leigh Whannel con Elisabeth Moss. Scarlett Johansson sarà anche produttrice del film insieme al suo partner Jonathan Lia attraverso il loro società These Pictures. “È atteso da tempo una nuova rilettura ed è tempo che Bride (La Sposa) esca dall’ombra della sua controparte maschile e stare da solo” ha commentato l’attrice Scarlett Johansson – “Lavorando al fianco di Rebecca Angelo e Lauren Schuker Blum, Sebastian ed io siamo estremamente entusiasti di emancipare questo classico anti-eroina e rianima la sua storia per riflettere il cambiamento che vediamo oggi.” 

The Bride è l’ultimo team-up per il gigante della tecnologia e lo studio indipendente. Apple e A24 hanno pubblicato il doc Boys State e sono i produttori dietro a On the Rocks di Sofia Coppola con Bill Murray e Rashida Jones, così come l’adattamento del romanzo di YA The Sky is Everywhere .

 
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Digital Movie Days: al via la terza edizione, 120 titoli a 4,99 euro

Di
Redazione
-
23 Ott 2020
Digital Movie Days

Al via Digital Movie Days, l’iniziativa promossa da Univideo in collaborazione con Apple Tv, CG Digital, Chili, TheFilmClub, Amazon Prime Video, Rakuten Tv, Tim Vision, intende promuovere l’offerta legale digitale di prodotti audiovisivi, offrendo al grande pubblico, al prezzo ribassato di oltre il 50%, un’ampia varietà di film per tutte le età, fruiti attraverso i più evoluti standard tecnologici (4k Ultra HD). Scopri il sito ufficiale e tutti i titoli che partecipando alla promozione https://www.univideo.org/digitalmoviedays.html

In questo particolare e delicato momento l’industria dell’audiovisivo ha voluto dare un contributo importante promuovendo il “Digital Movie Days” dieci giorni di promozione dove, grazie alla collaborazione di sette tra le più importanti piattaforme di offerta audiovisiva legale, sarà possibile acquistare 120 titoli tra novità e catalogo al prezzo di 4,99 euro, meno della metà rispetto a periodi normali. Film ad alta definizione e per tutte le età: al via per dieci giorni una campagna a favore della legalità e dell’offerta digitale dell’home entertainment.

I Film rappresentano il contenuto audiovisivo più cercato e fruito dagli italiani: secondo i dati rilevati da GfK Italia per Univideo, sono stati il genere on demand più visto durante il lockdown, superando anche le serie tv; tendenza che si è mantenuta anche al termine della quarantena e che ha allargato a nuove componenti della popolazione con una accelerazione verso la riduzione del divario generazionale nella fruizione dei media.

Nel 2019, sempre secondo GfK Italia gli acquirenti di DVD e Blu Ray sono stati 2,3 milioni con una propensione di spesa media pro-capite di quasi 50 euro, mentre il numero di fruitori digitali è stato pari a 21, 2 milioni. Un’affezione del grande pubblico verso i prodotti audiovisivi marcata in modo particolare durante il periodo di quarantena in cui si è registrata una crescita sostanziale (+32% rispetto alla fase pre Covid) del tempo medio che le famiglie italiane hanno dedicato alla fruizione di contenuti di intrattenimento. Tendenza che si è confermata anche in questi ultimi mesi dove il ritrovato senso di comunità e di condivisione di esperienze in famiglia ha riportato tante persone a stare insieme guardando un film o una serie tv.

“La terza edizione dei Digital Movie Days – spiega Lorenzo Ferrari Ardicini, Presidente UNIVIDEO e Presidente CG Entertainment – ha un significato molto particolare, viviamo un quotidiano incerto e delicato e ciascuno di noi deve fare la propria parte per tutelare non solo la salute delle persone ma anche l’economia e la coesione sociale. L’industria audiovisiva è scesa in campo per essere al fianco degli italiani provando, attraverso questa iniziativa, a rafforzare quel senso di unione e di famiglia che aiuta a non perdere di vista i veri valori. L’iniziativa che ci accingiamo a vivere sarà importante perché permetterà a chiunque di poter acquistare in digitale film di ogni genere a prezzi davvero unici e con una qualità tecnologica altissima. Una scelta di responsabilità quella compiuta dalle nostre imprese ma anche un segnale forte contro la pirateria che rimane un problema rilevante per tutto il nostro settore”.

UNIVIDEO è l’associazione di categoria che rappresenta gli Editori Audiovisivi su media digitali (DVD, Blu-ray, 4K Ultra HD) e online (piattaforme di distribuzione digitale) www.univideo.org.

 
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Infinity: un mese di grande cinema è in arrivo a novembre

Di
Redazione
-
23 Ott 2020
Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn

Tanti titoli da non perdere sono in arrivo su Infinity per soddisfare i gusti di tutti: da Birds of Prey (e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn), e Me contro Te Il Film – La vendetta del Signor S, a A Quiet Place – Un posto tranquillo e La Dea Fortuna. E per le serie tv, in arrivo la quarta stagione di The Good Place e la quinta stagione di Chicago Med.

Con protagonista Margot Robbie, Birds of Prey (e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn), già disponibile su Infinity in 4K, arriverà su Infinity Premiere dal 6 al 12 novembre. Quando il malvagio narcisista di Gotham Roman Sionis e il suo zelante braccio destro Zsasz prendono di mira la piccola Cass, la città viene messa sotto sopra per trovarla. Le strade di Harley, Huntress, Black Canary e Renee Montoya si incrociano, e l’improbabile quartetto non ha altra scelta che allearsi per sconfiggere Roman.

Dal 13 al 19 novembre arriverà su Infinity Premiere Me contro Te Il Film – La vendetta del Signor S. Una nuova avventura per Luì e Sofi (Me contro Te), ancora una volta contro il malefico Signor S che sta tramando vendetta e lavora ad un piano per diventare il padrone del mondo. I Me contro Te dovranno impedirglielo, regalando ai loro piccoli fan e a tutte le famiglie divertimento e tante sorprese.

Disponibile anche in 4K e interpretato da Rebel Wilson, Liam Hemsworth e Adam DeVine, Non è romantico? è in arrivo su Infinity Premiere dal 20 al 26 novembre. Natalie è un’architetta di New York che lavora sodo, ma senza successo, per farsi notare dai suoi superiori. Dopo un colpo in testa che le fa perdere i sensi, Natalie, che in amore è un’inguaribile cinica, si risveglia e scopre che la sua vita si è trasformata nel suo peggior incubo: una commedia romantica di cui è la protagonista femminile.

Il Diritto di Opporsi, basato su fatti realmente accaduti, sarà disponibile su Infinity Premiere dal 27 novembre al 3 dicembre. Già disponibile in 4k e interpretato da Michael B. Jordan e dai premi Oscar Jamie Foxx e Brie Larson, il film segue il giovane avvocato Bryan Stevenson e la sua storica battaglia per la giustizia: dopo essersi laureato ad Harvard, Bryan avrebbe potuto scegliere fin da subito di svolgere dei lavori redditizi ma, al contrario, si dirige in Alabama con l’intento di difendere persone condannate ingiustamente, con il sostegno dell’avvocatessa locale Eva Ansley.

Per tutti gli appassionati dell’orco verde più celebre, su Infinity sono in arrivo il terzo e il quarto capitolo della serie cinematografica: Shrek terzo dal 3 novembre e Shrek e vissero felici e contenti dal 4 novembre. Mentre dal 6 novembre sarà disponibile anche lo spin-off Il Gatto con gli stivali.

Le Regine del Crimine sarà disponibile su Infinity dal 4 novembre. Con protagoniste Melissa McCarthy, Tiffany Haddish ed Elisabeth Moss, il film segue le vicende di tre casalinghe del quartiere di Hell’s Kitchen nel 1978, mogli di mafiosi mandati in prigione dall’FBI. Lasciate da sole a gestire gli interessi personali dei coniugi, le donne dovranno prendere in mano le azioni criminali della mafia irlandese, dimostrandosi inaspettatamente abili in tutto: dalla gestione del giro di racket, fino all’eliminazione – letterale – della concorrenza.

Dal 5 novembre, arriverà su Infinity A Quiet Place – Un posto tranquillo, con protagonisti Emily Blunt e John Krasinski. Una famiglia vive un’esistenza isolata nel silenzio più assoluto, per paura di una minaccia sconosciuta che segue solo il suono e attacca a qualsiasi rumore.

Sarà disponibile su Infinity dal 12 novembre Lost River, una storia oscura sull’amore, la famiglia e la lotta per la sopravvivenza di fronte al pericolo. Esordio alla regia di Ryan Gosling, il film vede nel cast la presenza di Christina Hendricks, Saoirse Ronan, Iain De Caestecker e Matt Smith.

Interpretato da Joaquin Phoenix, che ha ottenuto il Premio Oscar® come Miglior attore protagonista, Joker arriverà su Infinity dal 14 novembre. Disponibile anche in 4k, il film diretto da Todd Phillips è incentrato sulla figura dell’iconico villain: l’esplorazione di Phillips su Arthur Fleck è quella di un uomo che lotta per trovare la sua strada in una società fratturata come Gotham. Durante il giorno lavora come pagliaccio, di notte si sforza di essere un comico di cabaret… ma scopre che lo zimbello sembra essere proprio lui.

Dal 19 novembre sarà disponibile su Infinity Amici come prima, con Christian De Sica e Massimo Boldi: Cesare è lo stimato direttore di un hotel di lusso di Milano che però, con l’arrivo di nuovi soci cinesi intenzionati a rivoluzionare tutto, viene licenziato da Luciana, la figlia dello storico proprietario dell’hotel. La prospettiva di uno stipendio allettante spinge Cesare, rimasto senza lavoro, a travestirsi da donna e candidarsi come badante per il padre di Luciana. Tra esilaranti imprevisti e situazioni equivoche, nascerà un’intesa perfetta.

Conta su di me, disponibile su Infinity dal 23 novembre, è un commovente racconto sulla gioia e la speranza per il futuro e sulla nascita di un’intensa amicizia tra Lenny, un trentenne scapestrato che pensa solo a divertirsi, e David, un quindicenne con una grave malformazione cardiaca la cui quotidianità ruota attorno a cliniche e sale operatorie.

Con  Stefano Accorsi, Edoardo Leo e Jasmine Trinca, La Dea Fortuna è in arrivo su Infinity dal 25 novembre. Arturo e Alessandro sono una coppia da più di quindici anni ma nonostante la passione e l’amore si siano trasformati in un affetto importante, la loro relazione è in crisi da tempo. L’improvviso arrivo nelle loro vite di due bambini lasciatigli in custodia per qualche giorno da Annamaria, la migliore amica di Alessandro, potrebbe però dare un’insperata svolta alla loro stanca routine. La soluzione sarà un gesto folle. Ma d’altronde l’amore è uno stato di piacevole follia.

Club Life sarà disponibile su Infinity dal 26 novembre. Johnny Dadon, un grintoso ragazzo di Brooklyn con dei grandi sogni nel cassetto, è stanco di vedere la bella vita passargli accanto mentre è alla guida della limousine del padre. Ma con quest’ultimo all’ospedale e i conti da pagare che si accumulano, è tutto quello che può fare per arrivare alla fine del mese. La vita di Johnny cambia drasticamente quando una notte incontra Mark Cohen, il re della vita notturna di New York.

Le SERIE TV

Dal 4 novembre arriverà su Infinity la seconda stagione completa di God Friended Me, andandosi ad aggiungere alla prima stagione già disponibile su Infinity. La serie è incentrata su Miles Finer, un ragazzo intelligente, ottimista e pieno di speranza che sogna di sfondare come autore e speaker di podcast sull’ateismo. La vita di Miles viene stravolta quando riceve una richiesta di amicizia su Facebook da un account di nome Dio.

La quarta e ultima stagione completa di The Good Place sarà disponibile su Infinity dall’8 novembre, andandosi ad aggiungere alla terza stagione già disponibile su Infinity. Con un cast d’eccezione come l’irresistibile Kristen Bell e il pluripremiato Ted Danson, nella quarta stagione i protagonisti sono finalmente pronti a superare i loro limiti terreni e accedere finalmente al “The Good Place”.

Per tutti i fan del più amato fisico teorico, Sheldon Cooper, gli ultimi undici episodi della terza stagione di Young Sheldon saranno disponibili dal 9 novembre con un episodio a settimana. Spin-off e prequel di The Big Bang Theory, la serie è incentrata sull’infanzia di Sheldon Cooper, un bambino fuori dal comune che, per le sue eccezionali doti nelle materie scientifiche, anziché frequentare la quarta elementare viene direttamente ammesso alle superiori, nella stessa classe del fratello maggiore Georgie. Su Infinity sono disponibili le prime due stagioni complete di Young Sheldon, oltre al cofanetto completo di The Big Bang Theory.

Dal 14 novembre sarà disponibile su Infinity la quinta stagione completa di Chicago Med, medical drama e secondo spin-off di Chicago Fire, in cui un coraggioso gruppo di medici e infermieri affronta casi complessi e forma impetuose relazioni nel pulsante pandemonio del nuovo centro traumi all’avanguardia di Chicago.

 
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Servan 2 stagione: uscita trama, cast e dove vederla

Di
Redazione
-
23 Ott 2020
Servant 2

Servan 2 è la seconda stagione della serie Servan prodotta da M. Night Shyamalan e creata e scritta da Tony Basgallop per Applet TV+. M. Night Shyamalan, regista autore di enormi successi di critica e di pubblico quali Il Sesto Senso, Signs, Unbreakable e non ultimo GLASS è anche produttore esecutivo.

Servan 2: quando esce e dove vederla in streaming

Servan 2 debutterà sul servizio streaming di Apple il 15 Gennaio 2021.

Servant 2: trama e cast

La serie segue i genitori Dorothy e Sean Turner,  una coppia di Filadelfia in lutto dopo un’indicibile tragedia che ha portato alla morte del loro piccolo bambino. Il trauma crea una spaccatura nel loro matrimonio che tentano di risanare con l’acquisto di una bambola molto realistica per cercare di sopperire il dolore e la mancanza del proprio bambino. La coppia assume anche un giovane tata Leanne per aiutare a prendersi cura del loro bambino appena nato. Col passare del tempo, diventa chiaro che “le cose non sono esattamente come sembrano e la cosa sembra aver apre le porte a una forza misteriosa che entra nella loro casa.

Nella seconda stagione Dorothy, avendo visto la bambola Jericho per quello che è, crede che la vera Jericho sia stata rubata. Chiama la polizia. Julian e Natalie arrivano dai Turner, dove insieme a Sean escogitano rapidamente un piano. Quando arriva la polizia, uno degli agenti rivela che era presente il giorno della morte di Jericho. Sean, Julian e Natalie riescono a convincere gli ufficiali che Dorothy soffre di problemi psicologici perché si rende conto che la bambola è solo una bambola. Gli ufficiali se ne vanno nonostante Dorothy abbia spiegato la sua teoria sulla zia May di Leanne che ha rubato il vero Jericho. Sean decide di trovare Jericho anche se il bambino non è mai stato suo. Dopo aver ispezionato le sue gravi ustioni sulla mano, che non può sentire, Sean attraversa l’ex stanza di Leanne. Trova un passaggio nella sua Bibbia con il suo nome accanto – il brano elenca le prove della lebbra. Dorothy ordina a Julian e Sean di distribuire poster mancanti per Jericho e zia May, ma i due eliminano immediatamente i poster. Sean suggerisce a Dorothy che Jericho potrebbe non essere vivo. Dorothy poi dice a Sean che se Jericho fosse morta, si sarebbe suicidata.

Nella stanza dei bambini, Julian prende una delle scarpe di Jericho. 48 ore dopo la scomparsa di Jericho, arriva un biglietto dai Turner con la scarpa di Jericho attaccata. La nota recita: “Dillo a nessuno, il bambino vive”. Julian va a riciclare la bambola Jericho, ma Sean la salva all’ultimo minuto. Più tardi, Sean fa il bagno alla bambola. Sean suggerisce a Dorothy che Jericho potrebbe non essere vivo. Dorothy poi dice a Sean che se Jericho fosse morta, si sarebbe suicidata. Nella stanza dei bambini, Julian prende una delle scarpe di Jericho. 48 ore dopo la scomparsa di Jericho, una nota arriva dai Turner con la scarpa di Jericho attaccata. La nota recita: “Dillo a nessuno, il bambino vive”. Julian va a riciclare la bambola Jericho, ma Sean la salva all’ultimo minuto. Più tardi, Sean fa il bagno alla bambola. Sean suggerisce a Dorothy che Jericho potrebbe non essere vivo. Dorothy poi dice a Sean che se Jericho fosse morta, si sarebbe suicidata. Nella stanza dei bambini, Julian prende una delle scarpe di Jericho. 48 ore dopo la scomparsa di Jericho, arriva un biglietto dai Turner con la scarpa di Jericho attaccata. La nota recita: “Dillo a nessuno, il bambino vive.” Julian va a riciclare la bambola Jericho, ma Sean la salva all’ultimo minuto. Più tardi, Sean fa il bagno alla bambola.

Nella seconda stagione di Servant Lauren Ambrose nel ruolo di Dorothy Turner (nata Pearce), una giornalista televisiva locale, madre recentemente in lutto e moglie di Sean, Toby Kebbell nei panni di Sean Turner, uno chef consulente casalingo, padre e marito di Dorothy recentemente defunti Nell. Tiger Free come Leanne Grayson, una giovane tata misteriosa del Wisconsin assunta dai Turner e Rupert Grint nei panni di Julian Pearce, fratello di Dorothy e cognato di Sean

Nei ruoli ricorrenti ci sono anche Mason e Julius Belford come Gerico, Phillip James Brannon nei panni di Matthew Roscoe, l’amico detective privato di Julian, Tony Revolori è Tobe, il commis chef di Sean, SJ Son è Wanda, una baby sitter con cui Leanne fa amicizia, Molly Griggs nel ruolo di Isabelle Carrick, una reporter emergente di 8News dove lavora Dorothy, Boris McGiver come zio George, lo zio di Leanne, Jerrika Hinton nei panni di Natalie Gorman, amica e terapista di Dorothy e Todd Waring è Frank Pearce, il padre di Dorothy e Julian.

In merito alla serie il regista M. Night Shyamalan ha battezzato un nuovo format televisivo: “Siamo cresciuti con commedie di situazione di 30 minuti, la sitcom; questo è un sit-thriller – con la televisione, puoi avere una diversa traiettoria di movimento [rispetto a un film più lungo]; perché stai producendo qualcosa che dura solo 30 minuti, quindi puoi divorarli. Non c’è grasso sull’osso.”

Servant 2 trama e cast

Gli episodi di Servant 2

  • In Servant 2×01 che si intitolerà “Bambola” Jericho e Leanne sono scomparsi. Dorthy escogita un piano di gioco di 72 ore, mentre Sean e Julian continuano a nascondere la verità.
  • In Servant 2×02 che si intitolerà “Spaceman” con l’aiuto di Natalie, Sean e Julian scoprono dettagli inquietanti sul culto. Dorothy sacrifica la sua reputazione professionale per la sua famiglia.
  • In Servant 2×03 che si intitolerà “Pizza” I Turner aprono un’azienda di famiglia come copertura per una missione più importante.

Curiosità sulla serie tv:

Il 27 febbraio 2018, è stato annunciato che Apple aveva dato alla produzione un ordine in serie per una prima stagione composta da dieci episodi. La serie è stata creata da Tony Basgallop, che ha anche scritto per la serie e la produzione esecutiva insieme a M. Night Shyamalan , Ashwin Rajan, Jason Blumenthal, Todd Black e Steve Tisch. Le società di produzione coinvolte nello spettacolo includeranno Blinding Edge Pictures.

Il 22 agosto 2018, è stato annunciato che Lauren Ambrose e Nell Tiger Free erano stati scelti per ruoli da protagonista. Il 30 novembre 2018, è stato riferito che Rupert Grint si era unito al cast principale. Il 4 dicembre 2018, è stato annunciato che Toby Kebbell era stato scelto per un ruolo da protagonista.

 
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Grey’s Anatomy 17: rivelati i titoli dei primi due episodi

Di
Redazione
-
23 Ott 2020
Grey's Anatomy

Cresce l’attesa per il debutto di Grey’s Anatomy 17, l’annunciata diciassettesima stagione di Grey’s Anatomy, e oggi dopo il secondo promo la ABC ha diffuso i titoli dei primi due episodi.

L’episodio 17.01 è intitolato “All Tomorrow’s Parties” mentre l’episodio 17.02 è intitolato  “The Center Won’t Hold”. Entrambi gli episodi andranno in onda il 12 novembre come parte di un evento crossover di 3 ore con la stazione 19.

Iscriviti a Disney+ per guardare Grey’s Anatomy e le più belle storie Disney, Pixar, Marvel, Star Wars, National Geographic e molto altro. Dove vuoi, quando vuoi.

Grey’s Anatomy 17

La diciassettesima stagione di Grey’s Anatomy uscirà giovedì 12 novembre 2020. Vincitrice del Golden Globe Award 2007 per la migliore serie televisiva drammatica e nominata per più Emmy, inclusa la serie drammatica “Grey’s Anatomy” è considerato uno dei più grandi programmi televisivi del nostro tempo. Il medical drama ad alta intensità, giunto alla diciassettesima stagione, segue Meredith Gray e il team di medici del Grey Sloan Memorial che devono affrontare quotidianamente decisioni di vita o di morte. Cercano conforto l’uno dall’altro e, a volte, qualcosa di più della semplice amicizia. Insieme scoprono che né la medicina né le relazioni possono essere definite in bianco e nero.

In Grey’s Anatomy 17 ritorneranno i personaggi Meredith Grey (stagioni 1-in corso), interpretata da Ellen Pompeo, Alexander “Alex” Michael Karev (stagioni 1-in corso), interpretato da Justin Chambers, Miranda Bailey (stagioni 1-in corso), interpretata da Chandra Wilson, Richard Webber (stagioni 1-in corso), interpretato da James Pickens, Jr., Owen Hunt (stagioni 5-in corso), interpretato da Kevin McKidd, Teddy Altman (stagioni 6-8, 15-in corso, ricorrente 14), interpretata da Kim Raver, Jackson Avery (stagione 7-in corso, ricorrente 6), interpretato da Jesse Williams, Josephine “Jo” Alice Wilson (stagione 10-in corso, ricorrente 9), interpretata da Camilla Luddington, Margaret “Maggie” Pierce (stagione 11-in corso, guest 10), interpretata da Kelly McCreary, Greg Germann come Tom Koracick, Benjamin Warren (stagioni 12-14, ricorrente 6-in corso, guest 7), interpretato da Jason George,  Andrew DeLuca (stagione 12-in corso, guest 11), interpretato da Giacomo Gianniotti e Caterina Scorsone nei panni di Amelia Shepherd.

Grey’s Anatomy 17 è stato creato ed è prodotto da Shonda Rhimes (“Scandal”, “How to Get Away with Murder”, “Station 19”). Betsy Beers (“Scandal”, “How to Get Away with Murder”, “Station 19”), Mark Gordon (“Saving Private Ryan”), Krista Vernoff (“Shameless”), Debbie Allen, Zoanne Clack, Fred Einesman, Andy Reaser e Meg Marinis sono i produttori esecutivi. “Grey’s Anatomy” è prodotto da ABC Signature, che fa parte dei Disney Television Studios, insieme a 20th Television e Touchstone Television.

 
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