L’adattamento di Amazon di God of Warottiene un ordine ufficiale per più stagioni, aggiunge un regista di Shōgun ed è ora in fase di pre-produzione. L’adattamento in serie di Prime Video del videogioco di successo per PlayStation era stato originariamente annunciato nel 2022, ma lo scorso autunno ha subito una revisione creativa con l’aggiunta di Ronald D. Moore come showrunner, sceneggiatore e produttore esecutivo.
Ora, secondo Deadline, God of War ha ricevuto ufficialmente un ordine per due stagioni da Prime Video e ha coinvolto un’altra importante figura creativa, il regista Frederick E.O. Toye, per dirigere i primi due episodi. Inoltre, la pre-produzione è attualmente in corso a Vancouver e il processo di casting è iniziato, a partire dai due ruoli principali di Kratos e Atreus.
La serie God of War di Amazon ha subito un’accelerazione dopo l’ingresso di Moore come nuovo showrunner e, all’inizio di quest’anno, Prime Video ha silenziosamente esteso l’ordine a due stagioni. Per una serie di questa portata, questa mossa è piuttosto tipica quando una piattaforma è sicura della direzione creativa, poiché le ingenti spese per la creazione del mondo – come la scenografia, i set, i costumi e gli oggetti di scena – sono più convenienti se distribuite su più stagioni.
Durante un’apparizione al podcast The Sackhoff Show all’inizio di quest’anno, Moore ha menzionato l’ordine di due stagioni di God of War, che ora è stato confermato da Prime Video:
In questo momento sto lavorando all’adattamento di un videogioco chiamato God of War, un grande titolo nel mondo dei videogiochi di cui Amazon ha ordinato due stagioni e mi hanno chiesto di partecipare. Sono letteralmente nella sala degli sceneggiatori e sto lavorando a questo.
D’altra parte, Toye ha diretto quattro episodi della acclamata serie della FX Shōgun, vincendo un Emmy per l’episodio “Crimson Sky”. Negli ultimi anni è anche diventato uno dei registi più affidabili di Prime Video, dirigendo diversi episodi di Fallout, The Boys, The Terminal List e Terminal List: Dark Wolf.
Toye ha anche recentemente terminato la regia dei primi episodi della prossima serie di Prime Video, Bloodaxe. Il suo lavoro episodico aggiuntivo abbraccia una vasta gamma di programmi di alto profilo, tra cui Lost, The Good Wife, Person of Interest, American Gods, The Walking Dead, See, Lost in Space, Westworld, Watchmen e Snowpiercer.
Basato sul popolarissimo gioco per PlayStation, God of War segue le vicende di padre e figlio, Kratos e Atreus, che partono per spargere le ceneri della moglie e madre, Faye, e lungo il percorso Kratos cerca di guidare Atreus verso il diventare un dio migliore, mentre Atreus si sforza di mostrare a suo padre come essere un essere umano migliore.
Il regista Alex Garland, collaboratore abituale della A24, ha un nuovo film in uscita, questa volta in veste di produttore. Lo studio ha rivelato che Garland produrrà Stages, un film di cui finora si conoscono pochi dettagli sulla trama, realizzato da Film4 e A24, con l’attrice Sonoya Mizuno al suo debutto alla regia. Si dice che Stages sia ispirato al background di ballerina della stessa Mizuno.
Mizuno ha frequentato la Royal Ballet School di Londra e in seguito ha danzato in diverse compagnie di balletto, ma oggi si sta facendo un nome come star del cinema e della televisione. Mizuno ha debuttato sullo schermo nel primo film di Garland per la A24, Ex Machina, e ha poi recitato in Crazy Rich Asians, Annihilation, La La Land e House of the Dragon.
Garland ha diretto diversi film importanti della A24, i più recenti dei quali sono Warfare e Civil War. Mentre il sequel horror da lui scritto, 28 Years Later: The Bone Temple, sta per uscire con la Sony Pictures, è logico che continuerà a collaborare con la A24, prima con Stages e poi probabilmente con progetti futuri.
Garland e Mizuno collaborano da tempo; Garland ha anche creato la miniserie FX su Hulu Devs, in cui Mizuno recita. Parlando di questo show e di Garland a Deadline nel 2020, Mizuno ha dichiarato: “È sempre aperto alle idee delle persone, le accoglie e sembra un ambiente molto equo.” Questo ora si estende alla sua assunzione della regia.
Oltre a Garland in qualità di produttore, Stages è prodotto da Peter Rice (Warfare, 28 Years Later), e Agile Films Myles Payne e Sam Ritzenberg (Femme). Garland potrebbe passare a un genere diverso, ma sta portando con sé diversi creativi con cui lavora bene, nella speranza di produrre un nuovo dramma di successo A24 in Stages.
Nel frattempo, la carriera di Mizuno continua ad andare forte, con il suo ritorno nella terza stagione di House of the Dragon, in uscita il prossimo anno dopo la premiere a gennaio dello spin-off di Game of Thrones, A Knight of the Seven Kingdoms. Mizuno interpreta Mysaria, una consigliera sempre più influente della regina Rhaenyra Targaryen, interpretata da Emma D’Arcy, nel mezzo di una guerra civile per il Trono di Spade.
Entrambi affermati come talentuosi professionisti di Hollywood, il nuovo film di Alex Garland e Sonoya Mizuno susciterà potenzialmente grande interesse tra il pubblico. Non c’è ancora una data di uscita fissata per il film, ma i prossimi impegni dei due creativi principali non sono sovraccarichi di nuovi progetti, il che significa che potremmo vedere Stages nei prossimi due anni.
James Gunn risponde alle ultime voci sul casting di Man of Tomorrow prima dell’inizio della produzione del film DC Universe. Dopo il finale di Superman, il viaggio dell’Uomo d’Acciaio è appena iniziato nella DCU, con la DC Studios già al lavoro sul suo prossimo capitolo.
Un utente su Threads ha affermato che Steve Trevor, personaggio chiave nella mitologia di Wonder Woman, è stato scritturato per Man of Tomorrow. Tuttavia, Gunn non ha tardato a rispondere alle voci sul casting con la seguente risposta:
Steve è apparso l’ultima volta nella linea temporale dei film DCEU, dove Chris Pine lo ha interpretato in Wonder Woman e Wonder Woman 1984. Anche se non ci sarà nessun casting per Steve, secondo quanto riferito, il film del 2027 avrà Brainiac come cattivo principale, rendendo Man of Tomorrow il suo debutto cinematografico.
Man of Tomorrow, che vedrà Superman interpretato da David Corenswet e Lex Luthor interpretato da Nicholas Hoult unire le forze, come ha dichiarato Gunn: “È una storia in cui Lex Luthor e Superman devono collaborare in una certa misura contro una minaccia molto, molto più grande. È più complicato di così, ma questa è una parte importante. È tanto un film su Lex quanto un film su Superman”. Diversi attori della DCU hanno già confermato il loro ritorno.
Lois Lane di Rachel Brosnahan e Rick Flag Sr. di Frank Grillo fanno entrambi parte del film Man of Tomorrow, e probabilmente nel sequel appariranno anche altri personaggi del film Superman del 2025. Secondo quanto riferito, le riprese principali inizieranno nell’aprile 2026, poiché Gunn ha scritto la sceneggiatura e dirigerà l’attesissimo film.
Anche se Steve non apparirà in Man of Tomorrow, la DC Studios ha in cantiere un nuovo film su Wonder Woman, scritto dalla sceneggiatrice di Supergirl Ana Nogueira. Tuttavia, al momento non è stato ancora scelto un regista e la data di uscita non è stata ancora fissata.
Sebbene non si conoscano i dettagli della trama del reboot di Wonder Woman della DCU, è possibile che il pubblico vedrà comunque Steve in quel progetto.
Man of Tomorrow uscirà nelle sale il 9 luglio 2027.
La filmografia di Darren Aronofsky include finali che richiedono molteplici interpretazioni e il finale di Il cigno nero (leggi qui la nostra recensione) non fa eccezione. Con la vincitrice dell’Oscar Natalie Portmannei panni di una ballerina che cerca la perfezione fino all’estremo, il film è stato considerato un importante studio dei personaggi e un’esplorazione del tema dell’“artista tormentato”. Il thriller psicologico approfondisce le nozioni tossiche di genialità artistica e il prezzo che le persone pagano per raggiungerla attraverso la protagonista interpretata da Portman, Nina Sayers. In una rivisitazione del Lago dei cigni di Čajkovskij, Nina interpreta il doppio ruolo del Cigno bianco (Odette) e del Cigno nero (Odile) con Lily, interpretata da Mila Kunis, che funge da ballerina sostituta.
Temendo di essere sostituita da Lily, Nina sprofonda nella follia, perfettamente esemplificata dal finale aperto. Mentre Il cigno nero si conclude con Nina che sorride alla telecamera, gli spettatori hanno diverse teorie. Il finale di May December con Natalie Portman ricorda la conclusione oscura di Il cigno nero, che ancora oggi, a più di dieci anni dalla sua uscita, è oggetto di discussioni e dibattiti con grande curiosità. Dato che Aronofsky ricorre spesso ad allegorie e sequenze surreali, anche la realtà del finale è messa in discussione: la scena finale è realmente accaduta o è solo una illusione della tormentata protagonista?
Nina ha avuto un’allucinazione in cui uccideva Lily
La dualità gioca un ruolo importante nell’atmosfera da film horror di Il cigno nero, con Nina che interpreta l’innocente Odette e la malvagia Odile. Verso il secondo atto del balletto, Nina sembra vacillare nel ruolo di Odette, ma senza tempo da perdere, si precipita nel camerino per cambiarsi, dove affronta la sua rivale Lily, la pugnala a morte e continua la sua performance nei panni di Odile. Il colpo di scena finale rivela che Nina aveva avuto un’allucinazione sulla morte di Lily e invece si era pugnalata all’addome. Tuttavia, da vera artista qual è, continua a recitare l’atto finale del balletto nei panni di Odette morente, atterrando su un materasso tra gli applausi scroscianti.
Come altri finali dei film di Aronofsky, anche questo incorpora elementi surrealisti, poiché la morte di Lily era un’allucinazione. Ciò non sorprende gli spettatori, poiché la storia aveva già accennato a un comportamento simile da parte della protagonista in passato. Le scene in cui Nina fa l’amore con Lily e si trasforma letteralmente nel Cigno Nero dello spettacolo ne sono la testimonianza. Il fatto che Lily si sia trasformata nel doppelgänger di Nina mentre la protagonista la pugnalava aggiunge ulteriore significato metaforico alla sceneggiatura. Il momento è ulteriormente anticipato dalle scene precedenti che rivelano anche dei graffi sulla schiena di Nina dopo che le sue allucinazioni hanno mostrato un comportamento autolesionista.
Natalie Portman in Il cigno nero
Nina probabilmente muore nel finale
Nell’ultima esibizione di balletto nel finale di Il cigno nero, Nina è impeccabile e sembra aver raggiunto la perfezione che ha cercato per così tanto tempo. Tuttavia, dato che la ferita all’addome era ancora aperta e sanguinante, molto probabilmente ha ceduto all’emorragia mentre cadeva nell’aria e atterrava sul materasso. Anche se il suo direttore Thomas e gli altri membri della troupe iniziano a farsi prendere dal panico e chiamano un’ambulanza, Nina appare serena mentre mormora: “Perfetta. Ero perfetta”. È altamente probabile che i soccorsi siano arrivati in tempo e l’abbiano salvata, ma la dissolvenza finale in bianco potrebbe invece suggerire la sua morte.
Mentre Nina, sanguinante, guarda le luci del palcoscenico, Aronofsky lascia incerto il destino della sua protagonista. Che si tratti di The Fountain o madre!, i film di Darren Aronofsky non hanno mai evitato di cimentarsi con immagini e temi religiosi. Le luci che cadono su di lei e il suo sguardo rivolto verso l’alto potrebbero persino incorporare una discesa verso il paradiso. La sua ultima battuta e l’espressione di soddisfazione sul suo volto potrebbero implicare che Nina sia finalmente contenta delle sue capacità artistiche e che per lei non abbia più importanza sopravvivere o meno. Lo scopo della sua vita è stato ora raggiunto nella sua mente.
Il cigno nero è una sovversione del Lago dei cigni di Čajkovskij
La performance impegnata di Natalie Portman trasmette il percorso artistico di Nina, ma è anche efficace come sovversione della stessa opera in cui recita. Classico del teatro balletto, Il lago dei cigni è stato scritto dal compositore russo Pyotr Tchaikovsky e si svolge come una tragica fiaba in cui il principe Siegfried si innamora di Odette. Tuttavia, i problemi sorgono quando un malvagio stregone la trasforma in un cigno bianco. Il principe finisce per innamorarsi della figlia dello stregone, Odile, che lui trasforma in una gemella identica a Odette. Con il principe che si innamora erroneamente del “Cigno Nero”, il “Cigno Bianco” si toglie la vita per il dolore.
Molti degli elementi della storia di Tchaikovsky sono citati nel film candidato all’Oscar come miglior film, come la doppelganger di Nina che fa da gemella malvagia. Se il film di Aronofsky rispecchia davvero gli eventi del Lago dei cigni, allora Nina alla fine muore davvero. Sia l’opera teatrale che il film hanno come tema centrale la metamorfosi. Mentre Odette si trasforma in un cigno, Nina assume le sembianze del personaggio che interpretava sul palcoscenico, morendo ironicamente nelle vesti del Cigno Bianco. La tristezza di Odette per essere stata sostituita da Odile ricorda anche i timori di Nina che Lily possa prendere il suo posto, timori che si manifestano nelle sue terrificanti allucinazioni.
Natalie Portman in Il cigno nero
Il vero significato del finale di Il cigno nero
Il cigno nero racconta dunque la storia di un’artista tormentata la cui ricerca della perfezione la rende mentalmente instabile. In questo senso, il film è paragonabile ad altri drammi che misurano il prezzo della perfezione, come si vede anche nel finale di Whiplash. Infatti, la lotta per la perfezione e il finale ambiguo lo rendono un perfetto complemento al dramma del 2008 dello stesso Aronofsky, The Wrestler, in cui Micky Rourke interpreta un wrestler anziano che tenta un ritorno alla ribalta. Con le sue capacità fisiche ormai esaurite, il wrestler protagonista tenta comunque di fare un ultimo salto sul ring, alludendo alla sua morte.
Oltre ad esplorare le oscure dinamiche politiche dietro le produzioni di balletto e le sfide fisiche affrontate dalle ballerine, Il cigno nero funge anche da forte commento sulla malattia mentale. Mentre i film che trattano di artisti tormentati potrebbero feticizzare o addirittura tradire la malattia mentale, i problemi di Nina sono mostrati con un livello di sensibilità e preoccupazione. La madre iperprotettiva di Nina sembra aver contribuito ai suoi problemi di immagine corporea e all’ansia da prestazione. Con l’azione di sua madre, un direttore teatrale che non rispetta i confini personali e le sue paure di essere sostituita da Lily, Nina subisce una tragica ascesa verso la perfezione artistica in tutto il film, fino a un finale che induce sia stupore che empatia.
Perché il finale di Il cigno nero è perfetto
Il cigno nero è stato uno dei film più acclamati dalla critica degli anni 2010, sia per la trama che per le interpretazioni esemplari del cast (in particolare Natalie Portman) e il talento registico di Darren Aronofsky. Fin dall’inizio, la narrazione di Il cigno nero è stata complessa, una storia raccontata tanto attraverso i suoi messaggi tematici e le metafore nascoste quanto attraverso gli eventi letterali che accadono ai personaggi. È per questo motivo che il finale del film è stato perfetto, poiché ha portato avanti questo stile di narrazione fino agli ultimi momenti.
Nina sta soffrendo molto e sta perdendo conoscenza mentre esala i suoi ultimi respiri, ma per lei l’unica cosa che conta è essere riuscita a toccare brevemente il senso di totale realizzazione che aveva cercato con tutte le sue forze. I temi chiave esplorati dal film sono la ricerca della perfezione e il prezzo che gli artisti e gli interpreti pagano durante il loro percorso. Concludere la storia con la morte insinuata di Nina era, ovviamente, la destinazione appropriata. Tuttavia, la morte di Nina (probabile, dato che non è effettivamente confermata) non è il punto di forza del finale di Il cigno nero.
La morte di Nina non è il colpo di genio qui, ma piuttosto la sua reazione ad essa, il fatto che sia stata lei stessa a causarla e che culmini nel momento in cui Odette si getta da una scogliera nel Lago dei cigni. Le ultime parole di Nina “L’ho sentito, era perfetto” mentre lo schermo diventa bianco sono un’espressione completa e totale della psicosi causata dalla sua ricerca della performance perfetta. Nina sta soffrendo molto e sta perdendo conoscenza mentre esala i suoi ultimi respiri, ma per lei l’unica cosa che conta è che è riuscita a toccare brevemente il senso di totale realizzazione che aveva cercato con tutte le sue forze. Se Il cigno nero fosse finito con Nina semplicemente svenuta sul materasso su cui era caduta durante la sua scena finale nei panni di Odette, il momento non avrebbe avuto lo stesso impatto.
È stato pubblicato il primo trailer di Mother Mary, che rivela Anne Hathaway nei panni di una pop star perseguitata dai demoni. L’attesissimo film di A24 vede la Hathaway nei panni della pop star Mother Mary, che segue la sua relazione con la stilista Sam, interpretata da Michaela Coel. Tra gli altri attori figurano Hunter Schafer, Jessica Brown Findlay, Sian Clifford e FKA Twigs. È scritto e diretto da David Lowery.
Ora, A24 ha pubblicato il trailer completo di Mother Mary, che vede la protagonista interpretata dalla Hathaway rivolgersi a Sam, interpretata da Michaela Coel, per farsi aiutare a creare un nuovo vestito. Tuttavia, i due condividono una sordida storia che sembra aver portato Mary a escludere Sam dalla sua vita dopo la sua fama. La tensione tra i due rende poco chiaro se Sam la aiuterà davvero.
Il trailer anticipa anche che il film è un musical, evidenziando i musicisti coinvolti e anticipando anche diverse performance teatrali. Sottolinea inoltre come il film non sia una “storia di fantasmi” o una “storia d’amore”, ma piuttosto una “preghiera”, distinguendosi per la sua commistione di vari elementi di genere. Guarda il trailer:
Mother Marysegna il primo film di Hathaway dai tempi di The Idea of You, la sua commedia romantica di Prime Video, accolta positivamente, in cui ha recitato al fianco di Nicholas Galitzine. Questo sarà il primo ruolo teatrale di Coel da quando ha interpretato Aneka in Black Panther: Wakanda Forever nel 2022. La faida tra i loro personaggi sembra essere l’elemento centrale della storia che sta per svolgersi nel film.
Cole ha anche recitato al fianco di Ian McKellen nella commedia nera The Christophers, presentata in anteprima al TIFF nel 2025 ma la cui data di uscita al momento non è ancora stata annunciata.
Questo segna anche la prima uscita cinematografica di Lowery in cinque anni. L’ultimo film dello sceneggiatore e regista ad essere distribuito nelle sale è stato l’acclamato The Green Knight, una rivisitazione di una leggenda arturiana con Dev Patel nel ruolo di Sir Gawain. È anche ben lontano da Peter Pan & Wendy, un adattamento del 2023 per Disney+ da lui scritto e diretto, stroncato dalla critica.
Sono disponibili il trailer e il poster di Ella McCay Perfettamente Imperfetta, la commedia targata 20th Century Studios scritta, diretta e prodotta dal vincitore di Oscar® ed Emmy Award®, James L. Brooks (Qualcosa è cambiato, Voglia di tenerezza, Dentro la Notizia, I Simpson).
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Cortesia di 20th Century Studios
Cortesia di 20th Century Studios
Cortesia di 20th Century Studios
Cortesia di 20th Century Studios
Cortesia di 20th Century Studios
Cortesia di 20th Century Studios
Cortesia di 20th Century Studios
Cortesia di 20th Century Studios
Il film, in arrivo il 19 marzo nelle sale italiane, vede la partecipazione di un cast stellare che include Emma Mackey (Barbie), la vincitrice dell’Oscar® Jamie Lee Curtis (Everything Everywhere All at Once), Jack Lowden (Slow Horses), Kumail Nanjiani (The Big Sick – Il matrimonio si può evitare… l’amore no), Ayo Edebiri (The Bear), Spike Fearn (Alien: Romulus), Julie Kavner (I Simpson), Rebecca Hall (Christine), Becky Ann Baker (Girls) e Joey Brooks (Winning Time – L’ascesa della dinastia dei Lakers), con Albert Brooks (Dentro la Notizia) e Woody Harrelson (Tre manifesti a Ebbing, Missouri).
Emma Mackey interpreta Ella McCay, una giovane idealista alle prese con la gestione della famiglia e della carriera, in una storia che parla delle persone che ami… e di come sopravvivere a loro.
James L. Brooks afferma: “Il mio obiettivo con questo film era rendere omaggio, per quanto possibile, all’età d’oro della commedia cinematografica, con lo stesso spirito folle di quell’epoca. Ho avuto la fortuna di lavorare con un cast da sogno, che ha dato vita alla storia di Ella e della sua famiglia con un’energia e una vitalità ben oltre le mie aspettative”.
Ella McCayPerfettamente Imperfetta è prodotto da James L. Brooks, p.g.a., Richard Sakai, p.g.a., Julie Ansell, p.g.a. e Jennifer Brooks, Colby Pines, Seth William Meier e Amy Brooks sono gli executive producer, e le musiche originali sono di Hans Zimmer.
Stranger Things – Stagione 5 Volume 1 rivela che Henry Creel ha condiviso un passato con con Joyce Byers e altri personaggi chiave, portando a un nuovo mistero che circonda il passato di Vecna. Alla fine del Volume 1, Joyce si è finalmente trovata faccia a faccia con Vecna, ma non sembra sia stata la prima volta che le due figure si incontravano.
La stagione 5 ha presentato diverse importanti rivelazioni, incluse alcune incentrate su Vecna, alias Henry Creel. Non solo Max è rimasta intrappolata nel suo paesaggio mentale, ma il Volume 1 ha anche rivelato più dettagli sul passato di Henry prima che diventasse Vecna. Stranger Things ha condiviso dettagli sul passato di Henry e su come fosse collegato a Joyce e Hopper.
Stranger Things – Stagione 5 Ha Confermato Che Henry Creel Andava a Scuola Con Joyce e Hopper
Durante l’episodio “Lo Stregone” del Volume 1, il destino di Max in Stranger Things è stato rivelato. Sebbene sia ancora in coma nel mondo reale, la sua mente ora è bloccata nel paesaggio mentale di Vecna sin dalla fine della stagione 4. Ha spiegato a Holly come avesse viaggiato attraverso i ricordi di Henry prima di rifugiarsi nella caverna. Uno dei ricordi più notevoli mostrava una giovane Joyce.
Il ricordo era ambientato alla Hawkins High nel 1959, quando Henry era studente della scuola per un breve periodo. Joyce, che all’epoca era ancora Joyce Maldonado, viene mostrata mentre distribuiva volantini per uno spettacolo teatrale che stava dirigendo. Oltre a Hopper, anche Karen, Ted e lo zio di Eddie, Alan Munson, sono coinvolti nella produzione teatrale, e il volantino che Joyce distribuiva includeva il nome di Henry, che interpretava il ruolo principale di Curly McLain in Oklahoma! (i nomi si leggono tutti sul volantino).
The First Shadow Aveva Già Rivelato Come Henry Creel Avesse Incontrato Diversi Personaggi di Stranger Things
Sebbene la familiarità di Joyce con Henry possa sorprendere alcuni, la loro connessione era già stata confermata nello spettacolo teatrale ufficiale di Stranger Things, The First Shadow. Lo spettacolo, ancora in scena a Broadway, funge da prequel di Stranger Things e si concentra fortemente su Henry Creel prima e dopo il trasferimento della sua famiglia a Hawkins.
Pur descrivendo il destino della famiglia Creel, incluso come Henry finì sotto le cure del dottor Brenner all’Hawkins Lab, Stranger Things aveva tralasciato il fatto che il ragazzo avesse passato del tempo frequentando il liceo locale per un breve periodo. The First Shadow è ambientato nel 1959 e rivela che Henry usciva con Patty, la sorella di Bob Newby. Sia Henry che Patty erano coinvolti nello spettacolo di Joyce, che in realtà era Dark of the Moon, non Oklahoma!.
The First Shadow includeva anche altri personaggi notevoli di Stranger Things, come Bob e Hopper, che trascorrevano del tempo aiutando Joyce a indagare sulle misteriose morti di animali in città. In effetti, la loro indagine incriminava Victor Creel anche se la stagione 4 di Stranger Things aveva rivelato la verità su ciò che era successo alla famiglia di Henry.
Perché Joyce e Hopper Non Ammettono di Conoscere la Vera Identità di Vecna?
Dato che Stranger Things – Stagione 5 e The First Shadow hanno confermato che Henry frequentò la scuola di Hawkins quando Joyce e Hopper erano ancora studenti, ora resta da capire perché non abbiano mai accennato di conoscere Vecna quando era ancora umano. Henry sarebbe dovuto essere uno studente del primo anno nel 1959, nonostante alcuni dettagli confusi nella timeline di Stranger Things, mentre Joyce e Hopper sarebbero stati all’ultimo anno.
In qualsiasi altro scenario, avrebbe senso che Joyce e gli altri non conoscessero Henry a causa della differenza d’età. Tuttavia, erano tutti coinvolti nello spettacolo scolastico di Joyce, e il dramma riguardante la famiglia Creel sarebbe poi diventato molto ben noto in tutta Hawkins, specialmente per Joyce e Hopper che avevano indagato personalmente.
È possibile che i ragazzi di Stranger Things non abbiano mai detto direttamente che Vecna e quello stesso Henry siano la stessa persona. Poiché ciò sembra un po’ difficile da credere sulla base della storia di Henry a Hawkins, potrebbe esserci un’altra spiegazione che coinvolge ricordi repressi o qualche tipo di manipolazione mentale.
D’altra parte, è anche interessante che Vecna non abbia riconosciuto il suo passato con molti dei personaggi adulti di Stranger Things. Forse parte del grande piano di Vecna nella stagione 5 ha qualcosa a che fare con i personaggi, spiegando perché i loro figli siano stati presi di mira. Potrebbe persino essere una sorta di tentativo di vendetta per ciò che gli è successo e per ciò che accadde alla sua famiglia nel 1959, ma in ogni caso la serie ha ancora quattro episodi per spiegare ulteriormente le connessioni tra i personaggi.
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Ecco la nostra intervista a Byron Howard e Jared Bush, i registi di Zootropolis 2, dal 26 novembre al cinema con Walt Disney Italia.
Leggi la nostra recensione di Zootropolis 2
Nel nuovo film d’animazione, i poliziotti alle prime armi Judy Hopps e Nick Wilde si trovano sulle tracce di un grande mistero quando Gary De’Snake arriva a Zootropolis e mette sottosopra la città animale. Per risolvere il caso, i due, sotto copertura, sono costretti ad avventurarsi in nuove e inaspettate aree della città, dove la loro continua collaborazione viene messa alla prova come mai prima d’ora. Il film è diretto dal team vincitore dell’Oscar® composto dal Disney Animation chief creative officer Jared Bush e Byron Howard e prodotto da Yvett Merino. Nel film anche la nuova canzone originale “Zoo” interpretata da Shakira. La musica e il testo di “Zoo” sono stati scritti da Ed Sheeran, Blake Slatkin e Shakira. La canzone è prodotta da Blake Slatkin, Alex (A.C.) Castillo, Shakira ed Ed Sheeran. La colonna sonora strumentale di Zootropolis 2 è composta dal vincitore dell’Academy Award® Michael Giacchino.
C’è un’infondata leggenda riguardante Wolfgang Amadeus Mozart e Antonio Salieri, ovvero quella della loro rivalità. Una competizione costante tra i due musicisti che avrebbe portato il secondo ad avvelenare il primo, non potendo sopportare la presenza di un talento maggiore del suo. In realtà, di questa versione tramandatasi nel corso dei secoli non ci sono prove ufficiali, ma l’idea di un simile scontro tra geni della musica è comprensibilmente troppo appetibile per rinunciarci, specialmente considerando che nel 1984 ha portato alla realizzazione di uno dei film più celebri della storia del cinema, l’Amadeus di Miloš Forman (qui la nostra recensione).
Tratta dall’omonima opera teatrale di Peter Shaffer, a sua volta liberamente ispirata alla vita del prodigioso compositore, questa storia viene ora riproposta alle nuove generazioni grazie alla nuova serie Sky intitolata a sua volta Amadeus, con protagonisti Paul Bettany (WandaVision), Will Sharpe (The White Lotus) e Gabrielle Creevy (Three Women). Tuttavia, come spesso avviene, il formato della serie offre l’occasione per ampliare la narrazione, permettendo una visione più profonda dei due protagonisti e del mondo musicale che li circonda. Il risultato è sorprendente.
La trama di Amadeus
A 25 anni, Amadeus (Will Sharpe) arriva nella vivace Vienna determinato a tracciare il proprio percorso artistico, al di là della celebrità che ha conosciuto da bambino prodigio. Disoccupato e finalmente libero dal padre autoritario, trova un’alleata inaspettata in una giovane cantante destinata a diventare sua moglie: la passionale ma leale Constanze Weber (Gabrielle Creevy). Le sue conoscenze nel mondo culturale introducono Amadeus nell’orbita del rispettato e devoto compositore di corte Antonio Salieri (Paul Bettany). Incuriosito, disgustato ma non senza sentirsi minacciato, Salieri lo accoglie nei circoli più influenti e tra i due nasce un’amicizia.
Quando però diventa chiaro che la musica di Amadeus trascenderà la sua reputazione, Salieri vede vacillare le fondamenta stesse della sua fede in Dio. Quella che era una rivalità si trasforma in ossessione, mentre Salieri si convince a distruggere colui che considera l’eletto di Dio, una volta per tutte. Dopo un fallito tentativo di togliersi la vita, trent’anni più tardi Salieri viene chiamato a raccontare l’intera verità proprio da Constanze, la moglie di Amadeus. Emergeranno così tutti i segreti, gli orrori e i peccati rimasti fino a quel momento nell’oscurità.
Il linguaggio di Dio
Come al solito in questi casi, dar luogo ad un confronto volto a stabilire se sia meglio il film o la serie ha ben poco senso. Non solo perché si tratta di formati diversi con diverse esigenze nella struttura del racconto, ma anche perché la serie scritta da Joe Barton e Julian Farino sembra interessarsi in particolar modo all’aspetto spirituale, quel legame con Dio che in un modo o nell’altro porta sia Salieri che Mozart ad essere in conflitto con sé stessi e con il mondo. Lo rendono ben chiaro i primi due episodi, che abbiamo potuto vedere in anteprima alla 35ª edizione del Noir in Festival, dove se Salieri si rivolge a più riprese a Dio colpevole di averlo abbandonato, mentre Mozart lo attacca con la musica per avergli portato via alcuni affetti.
Nasce ad esempio proprio da questo stimolo una delle scene più belle e struggenti, presente verso il finale del secondo episodio, in cui Mozart cerca a suo modo di mettersi in contatto con l’aldilà attraverso la musica, avvalendosi anche dell’aggraziata voce di sua moglie. Un rapporto con la spiritualità, dunque, importante tanto quello con la musica, che resta ovviamente centrale. Quando le due sfere si uniscono si hanno poi i momenti migliori di questi episodi (come quello poc’anzi descritto). Ma ovviamente quelli con Dio e la musica non sono gli unici conflitti della serie, in cui resta assolutamente centrale il rapporto tra Mozart e Salieri.
Risultano innanzitutto vincenti le scelte di casting dei protagonisti. Will Sharpe è un Mozart particolarmente convincente, brillante e cupo, ribelle e tormentato. Ancora una volta l’enfant prodige della musica viene ritratto come una personalità fuori dal suo tempo, o meglio, che sembra averlo capito a tal punto da volerlo smantellare e riformulare. Una rock star ante litteram, che dietro l’esuberanza nasconde però profonde ferite interiori, che Sharp riesce a rendere credibili rendendo particolarmente apprezzabile il suo Mozart. Per motivi affini Paul Bettany si dimostra un convincente Salieri, che dietro i suoi occhi di ghiaccio nasconde tutto lo struggimento del vedersi superato in ciò che si riteneva il migliore.
“Mi hai donato abbastanza talento da capire quanto immensamente poco ne possiedo” rimprovera Salieri a Dio. Una frase che ben lo sintetizza, con Bettany che riesce a farsi carico del peso emotivo di questo ruolo nel 1985 fruttò l’Oscar a F. Murray Abraham. Bisogna però parlare anche di Gabrielle Creevy, che si è qui assunta l’impegno di restituire una Constanze tutt’altro che in balia degli eventi, che ha la forza di rinunciare ai propri sogni per permettere al marito di raggiungere i suoi, senza per questo lasciarsi schiacciare da quel mondo di uomini. A partire da questo terzetto di protagonisti la serie dimostra di avere qualcosa di valido da offrire, motivo per cui sarebbe un peccato considerarla solo all’ombra del film omonimo.
Inoltre, se è vero che interpretazioni e discorsi musicali e spirituali hanno già lasciato promettenti semi in questi primi due episodi, va anche detto che l’intera ricostruzione storica, tra scenografie e costumi, è particolarmente ammaliante e gioca la sua parte nella costruzione di un atmosfera che promette divertimento ma anche mistero e tensione. Sebbene si siano visti per ora solo i primi due episodi di cinque, se Amadeus continuerà su queste note la si potrà senza dubbio un più che valido nuovo adattamento del testo teatrale, ribadendo la forza di questo racconto.
Disney+ ha diffuso il nuovo trailer di Taylor Swift | The Eras Tour | The Final Show, il film concerto dedicato alla superstar vincitrice di 14 GRAMMY, che debutterà il 12 dicembre in esclusiva sulla piattaforma. Il progetto accompagna l’ultimo atto del tour da record della cantante, diventato un vero e proprio fenomeno culturale globale.
Il film concerto, girato a Vancouver, British Columbia, documenta integralmente l’ultimo show dell’Eras Tour e presenta per la prima volta all’interno della scaletta l’intero set di “THE TORTURED POETS DEPARTMENT”, aggiunto dopo l’uscita dell’album nel 2024 e accolto con enorme entusiasmo dai fan. La regia è affidata a Glenn Weiss, mentre la produzione è firmata da Taylor Swift Productions in collaborazione con Silent House Productions.
Accanto al film concerto, il 12 dicembre debutterà su Disney+ anche The End of an Era, la docuserie-evento in sei episodi che esplora lo sviluppo, l’impatto e i meccanismi interni dell’Eras Tour. La serie offrirà uno sguardo intimo sulla vita della cantante durante un periodo in cui il tour dominava le prime pagine e riempiva gli stadi in tutto il mondo.
Oltre a Taylor Swift, nella docuserie compaiono Gracie Abrams, Sabrina Carpenter, Travis Kelce, Ed Sheeran e Florence Welch, insieme alla band, ai ballerini, alla crew e alla famiglia dell’artista, per raccontare da vicino l’universo creativo e umano che ha trasformato l’Eras Tour in un fenomeno senza precedenti.
A partire dal 12 dicembre, Disney+ pubblicherà due episodi a settimana di The End of an Era, offrendo ai fan un appuntamento continuativo per rivivere l’esperienza del tour e scoprirne i retroscena.
Prime Video ha rilasciato oggi il trailer e il poster di Gigolò per caso – La sex guru, la seconda stagione della serie comedy Original Italiana che vede l’inedita coppia padre-figlio formata da Christian De Sica e Pietro Sermonti, questa volta alle prese con una nuova sfida, l’arrivo della sex guru femminista Sabrina Ferilli. Entra nel cast anche Gianmarco Tognazzi accanto ai ritorni Ambra Angiolini, Frank Matano, Giorgia Arena e Francesco Bruni, a cui si uniscono anche le nuove guest star Euridice Axen, Gianfranco Gallo, Francesca Agostini e Valerio Lundini. Tutti e sei gli episodi di Gigolò per caso – La sex guru saranno disponibili in esclusiva su Prime Video dal prossimo 2 gennaio 2026 in oltre 240 Paesi e territori nel mondo.
In questa seconda stagione, padre e figlio sono nuovamente alle prese con nuove esilaranti avventure ed un rapporto conflittuale dai risvolti comici. L’attività dei Bremer è in pericolo: sta per arrivare una rivoluzione e il suo nome è Rossana Astri (Ferilli), celebre guru femminista che insegna alle donne a fare a meno degli uomini. Le sue idee sovversive metteranno a rischio il business di Giacomo (De Sica) e la vita privata di Alfonso (Sermonti), soprattutto quando Margherita (Angiolini) diventa una delle sue seguaci più devote. Costretto nuovamente ad aiutare il padre, Alfonso si ritrova nel bel mezzo di una guerra tra sessi che fa emergere con ironia i desideri nascosti delle donne e la disarmante difficoltà degli uomini a stare al loro passo.
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Crediti Arianna Lanzuisi
Crediti Arianna Lanzuisi
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Crediti Arianna Lanzuisi
Gigolò per caso – La sex guru è una serie co-prodotta da Amazon MGM Studios con Stefano Massenzi, Andrea Occhipinti e Serena Sostegni per Lucky Red. La seconda stagione di Gigolò per caso è diretta nuovamente da Eros Puglielli, mentre Tommaso Renzoni, Elena Santoro e Matteo Calzolaio firmano soggetto e sceneggiatura.
Si apre con una storia vera il concorso internazionale della 35ª edizione del Noir in Festival: quella dellabandadelle Amazzoni, che tra il 1989 e il 1990 rapinò sette banche gettando in forte agitazione la provincia di Avignone, in Francia. Una banda composta da sole donne, le cui motivazioni dietro quelle gesta portarono alla luce un desolante ritratto del rapporto tra individuo e Stato. Una vicenda ora riproposta dalla regista Melissa Drigeard, che con Le Gang des Amazones va dunque a scavare nel contesto in cui gli eventi sono avvenuti, proponendo così una rilettura che dà molto su cui riflettere.
La vicenda della gang delle Amazzoni è in realtà stata già la fonte d’ispirazione per un film, italiano in questo caso. Si tratta di Brave ragazze (qui la recensione), diretto nel 2019 da Michela Andreozzie con protagoniste Ambra Angiolini, Ilenia Pastorelli, Serena Rossi e Silvia d’Amico. In quel caso però la vicenda viene rielaborata con spunti di originalità, mentre per il suo quarto lungometraggio Drigeard punta ad una maggiore aderenza al reale, ma anche a sottoporre con maggior durezza la domanda alla base del film: quanto è grave l’illecito che si commette per difendersi da uno Stato che non protegge i suoi cittadini?
La trama di Le Gang de Amazones
Inizi degli anni ’90: cinque ragazze, amiche d’infanzia, rapinano sette banche nella regione di Avignone. La stampa le soprannomina La banda delle amazzoni, anche se non si sono mai viste donne rapinatrici di banche e il fatto suscita ancor più clamore quando vengono arrestate. Sono ragazze semplici, di diversa estrazione sociale, mamme in cerca di sostegno economico, adolescenti a caccia di un sogno di benessere. Il film segue non tanto la cadenza sempre più ravvicinata delle rapine, quanto un processo che ha tenuto col fiato sospeso tutta la Francia.
Lyna Khoudri in Le Gang des Amazones
Raccontare la gang delle Amazzoni
La regista sembra ben consapevole del valore e anche dell’attualità di questo racconto, motivo per cui sceglie di abbracciarlo nella sua interezza, restituendolo al pubblico con un fare quasi documentaristico. Sin dalle prime scene ci porta dunque con sé nel seguire le sue protagoniste, le loro vite e soprattutto le loro difficoltà. Difficoltà di cui molto spesso non hanno colpe, ritrovandosi invece a dover pagare per gli errori altrui. Nel presentarci in questo modo le cinque protagoniste di quello che è un film quasi interamente femminile (i pochi uomini sono immaturi o assenti), Drigeard vuole subito porci dalla loro parte.
Ma non le occorre calcare la mano per far emergere la gravità della situazione, che spinge facilmente ad empatizzare con Katy (Lyna Khoudri), Hélène (Izïa Higelin), Laurence (Laura Felpin), Carole (Mallory Wanecque) e Malika (Kenza Fortas). Consapevole anche di questo, la regista può permettersi di dar luogo ad un racconto asciutto, senza eccessi stilistici né enfasi, che non ha bisogno di spingere sull’acceleratore del ritmo per coinvolgere il pubblico. Non le occorre neanche arrischiarsi in una pericolosa esaltazione della violenza, relegandola anzi a poche scene. Le bastano invece mirate scelte di messa in scena (tra primi piani, linguaggio del corpo e uso degli ambienti) per portare alla luce il mondo interiore delle protagoniste e dire quanto le occorre.
Lo si evince ad esempio nella scena dedicata ad Hélène, quella in cui chiede spiegazioni per l’assegno di mantenimento ridotto a causa di un errore dello Stato. Un unico piano fisso su di lei, sul suo volto che si propone gentile ma su cui progressivamente si dipingono rabbia, dolore e paura. In effetti, è proprio Izïa Higelin a spiccare sulle sue colleghe co-protagoniste, tutte comunque bravissime e convincenti). Le loro interpretazioni conferiscono ulteriore realismo al racconto, permettendoci di vedere le donne prima delle amazzoni. Donne che amano, sperano e soffrono. Ed è qui che si trova racchiuso il senso del film.
Una scena del film Le Gang des Amazones
Le Gang de Amazones offre domande, non risposte
Quello di Drigeard è dunque un racconto che vuole suscitare domande e spingere a riflessioni. Sebbene la regista miri a questo obiettivo senza abbandonarsi ad un’enfasi distraente, talvolta si ha la sensazione di star assistendo ad alcune lungaggini che appesantiscono un po’ la narrazione. Una sensazione che si ha soprattutto nell’ultimo atto del film, dedicato al processo alle cinque protagoniste. Certo, è chiaro l’intento di voler raccontare anche il clamore di quelle udienze, che ebbero grande seguito, ma una maggiore condensazione avrebbe potuto forse giovare al film senza nulla togliergli.
In ogni caso, Le Gang des Amazones riesce ad essere un’opera di grande impatto, capace di emozionare e far indignare quando serve. Lancia soprattutto un monito che trent’anni dopo risulta ancora attuale, ovvero la pericolosità di una sempre maggiore sfiducia nelle istituzioni. Sfiducia che può portare ad atti sconsiderati e con forti conseguenze per chi ne viene coinvolto (convincente in tal senso la scelta di far ascoltare anche i testimoni delle rapine), ma che diventa sempre più difficile giudicare in modo completamente negativo. Il film, in questo non offre risposte facili, ma invita a considerare le tante sfumature esistenti tra nero e bianco.
LEGO ha diffuso le prime immagini di tre nuovi set di Star Wars in arrivo nel 2026. Non solo abbiamo un nuovissimo Incrociatore d’Attacco di Classe Venator tratto da La Vendetta dei Sith, ma anche un’espansione della popolare collezione di veicoli in scala media e un nuovo droide di grandi dimensioni.
In uscita il 1° gennaio, tre nuovi set LEGO Star Wars saranno lanciati per dare il via al nuovo anno. Ecco le immagini ufficiali e le informazioni sui set per i prossimi Incrociatore d’Attacco di Classe Venator (75441), AT-AT (75440) e BB-8 (75452) LEGO.
AT-AT (75440)
Espandendo la collezione LEGO in scala media dalle astronavi ai veicoli terrestri, il nuovo AT-AT (75440) è una novità per i set LEGO Star Wars.
Con dimensioni completamente nuove per il modello del Walker Imperiale, questo nuovo AT-AT presenta una varietà di dettagli, tra cui alcuni Easter Egg che rappresentano il Generale Veers de L’Impero colpisce ancora e altre truppe imperiali all’interno del set. È presente anche una mini-costruzione di uno snowspeeder ribelle che cerca di far inciampare il Walker con il suo cavo di traino.
Con un totale di 525 pezzi e un prezzo di $ 64,99, alcuni collezionisti potrebbero essere titubanti nell’acquistare questo set, soprattutto se possiedono già una versione più grande o anche l’AT-AT Gingerbread a tema natalizio di quest’anno. Tuttavia, non è una cattiva idea per chi non ha AT-AT nella propria collezione e/o ha poco spazio sugli scaffali.
Incrociatore d’Attacco Classe Venator (75441)
Allo stesso modo, il nuovo Incrociatore d’Attacco Classe Venator in scala media di LEGO (75441) è un’ottima scelta per chi non poteva permettersi o non aveva spazio per l’enorme UCS Venator di LEGO da 650 dollari, uscito nel 2023.
Con 643 pezzi e un prezzo di listino di 80 dollari, il rapporto prezzo/pezzo è più o meno lo stesso del precedente AT-AT, con i suoi Easter egg, come pezzi che rappresentano gli Intercettori Jedi di Anakin e Obi-Wan all’interno.
Tutto sommato, sembra abbastanza probabile che questo nuovo modello di Venator sarà il modello LEGO Star Wars più venduto tra i tre questo gennaio.
Droide Astromeccanico BB-8 (75452)
Ultimo ma non meno importante, il nuovissimo Droide Astromeccanico BB-8 (75452), l’ultima versione del classico droide della trilogia sequel e l’ultimo arrivato nella recente serie LEGO di modelli di droidi in scala più grande. Detto questo, il prezzo per pezzo non è nemmeno lontanamente conveniente come quello dei due modelli precedenti, con solo 569 pezzi a 90 dollari.
Sembra anche che questo nuovo BB-8 sia in scala con i modelli LEGO R2-D2 e C-3PO dell’anno scorso, quindi sarà probabilmente di interesse per chi desidera completare il set.
Mentre Arrowhead Games continua a cercare nuovi modi per innovare il franchise originale, l’adattamento di Helldivers da parte di Sony si avvicina sempre di più al decollo. Arrivato quasi un decennio dopo il suo predecessore, accolto con grande entusiasmo, lo sparatutto fantascientifico è rapidamente diventato uno dei più popolari nel mondo dei videogiochi cooperativi con il suo sequel del 2024, grazie al suo ciclo di gameplay e all’approccio satirico al genere, in linea con Starship Troopers, che hanno ottenuto recensioni ampiamente positive.
Ancora più importante, Helldivers 2si è rivelato uno dei maggiori successi finanziari degli ultimi anni, diventando il gioco PlayStation più venduto di tutti i tempi entro maggio 2024 e il terzo titolo più venduto del 2024 negli Stati Uniti, con oltre 19 milioni di copie vendute. Forte di questo successo, Sony ha annunciato a gennaio 2025 che un adattamento cinematografico di Helldivers era nelle prime fasi di sviluppo.
Come riportato per la prima volta da The Hollywood Reporter, Justin Lin è stato scelto per dirigere l’adattamento cinematografico di Helldivers. Lin, noto per la sua esperienza nel franchise di Fast and Furious, produrrà anche l’adattamento, scritto da Gary Dauberman, sceneggiatore di IT e Until Dawn, tramite la sua Perfect Storm Entertainment.
Justin Lin che firma per dirigere il film di Helldivers è una scelta interessante per una serie di motivi. Innanzitutto, il regista, a quanto pare, si è basato sul fatto di non essere un videogiocatore per proporre il suo approccio al titolo, con l’obiettivo di concentrarsi sui personaggi umani. Rispetto a una varietà di altri adattamenti di videogiochi, avere un regista che porta il proprio approccio a un franchise potrebbe destare preoccupazione sulla potenziale fedeltà alla fonte.
Inoltre, a seconda di quando inizierà la produzione, Helldivers sarà il primo ritorno di Lin al genere blockbuster dopo l’uscita da Fast & Furious per divergenze creative, con il regista che di recente è tornato alle sue radici indie con Last Days, ispirato a una storia vera. È interessante notare che, sebbene Fast & Furious sia stato il suo pane quotidiano per oltre un decennio, in passato ha attinto al genere fantascientifico con Star Trek Beyond, che ha continuato il successo di critica della linea temporale Kelvin.
Detto questo, c’è ancora la possibilità che Helldivers impieghi del tempo per arrivare sullo schermo a causa degli impegni di Lin. Prima di firmare per l’adattamento del gioco, si è anche occupato della regia degli adattamenti di One-Punch Man e BRZRKR, entrambi ancora in diverse fasi di sviluppo. Considerando che lavora con il primo da oltre tre anni, una sceneggiatura definitiva potrebbe convincerlo a buttarsi per primo.
Anche se non dovesse arrivare in fretta, Sony e PlayStation Productions hanno abbastanza cose in programma per lasciare che il film di Helldivers si prenda il suo tempo nello sviluppo. Oltre alle terze stagioni confermate di Last of Us della HBO e della serie Twisted Metal di Peacock, Amazon MGM ha appena confermato un ordine di due stagioni per una serie di God of War, mentre Resident Evil di Zach Cregger è attualmente in produzione, tra gli altri adattamenti ancora in lavorazione.
Il regista di Open Arms – La legge del mare torna sul grande schermo con un lungometraggio toccante e in grado di parlare, di nuovo, al cuore delle persone. Bus 47 è il racconto di un atto di dissenso pacifico e del movimento popolare di quartiere che trasformò per sempre nel 1978 la città di Barcellona. Basato su fatti accaduti e recitato principalmente in catalano, in Spagna è stato un grande successo di botteghino ma anche di premi infatti si è aggiudicato ben cinque premi, anche quello per miglior film, durante la 39° edizione dei Goya, i principali riconoscimenti del cinema spagnolo.
La trama di Bus 47
Questo film si apre con un prologo ambientato nel 1958, durante la Spagna franchista, dove molti spagnoli si sono sono rifugiati sulle colline intorno a Barcellona. Il quartiere in questione è Torre Barò, le prime scene ambientate negli anni Cinquanta, opportunamente in tonalità seppia e inquadrate in un formato squadrato, raffigurano l’accoglienza che i nuovi arrivati ricevettero dalla polizia locale, che aveva l’ordine di demolire qualsiasi edificio incompiuto non conforme alle normative. Le strutture vennero quindi costruite durante la notte, in un turbine di code per mattoni e sacchi di cemento, poiché non ci sarebbe stata alcuna clemenza dall’altra parte, dato che le forze dell’ordine sarebbero arrivate la mattina successiva.
Il film poi salta avanti di ben vent’anni, siamo nel 1978 e la Spagna sta in pieno cambiamento verso un governo democratico ma c’è ancora tanto da lavorare. Il protagonista Manolo Vital, interpretato da Eduard Fernández, è uno dei tanti abitanti di Torre Barò che lavora in città, infatti l’uomo sposato e con una figlia grande è un autista del bus della linea 47. Manolo è un cittadino modello e conosciuto da tutti i passeggeri della suo autobus ma anche papà e marito amorevole e con un senso per la solidarietà tra gli amici. Nel quartiere il signor Vital è visto in qualche modo come una figura autorevole e l’unico in grado di cambiare le sorti di un luogo che sembra dimenticato dal consiglio comunale. Vivere a Torre Barò non è facile anche perché è assente un servizio di trasporto pubblico, il protagonista frustrato dalla burocrazia del governo catalano, dalla possibilità di essere licenziato e da una tragedia nella sua comunità, decide di compiere un piccolo atto di disobbedienza civile che avrà un impatto enorme.
(The Mediapro Studio) Foto de Lucía Faraig
L’autista un giorno come tanti decide di dirottare il suo Bus 47, con dei cittadini inclusi su fino alla sua casa, mostrando così a chi lo governava che non era vero che le strade erano inagibili. Nel film alla storia è stata concessa qualche libertà, in quanto la posizione di Manolo come rivoluzionario pressoché solitario, invece nella realtà la comunità fu più ampia e molto più coinvolta negli eventi che portarono alla completa assimilazione di Torre Baró a Barcellona. Il film si conclude con i titoli di coda che mostrano il vero signore Vital e vari filmati d’archivio con il celebre bus che ha cambiato le sorti della società migliorandone il futuro.
Un atto di ribellione pacifica
Conosciamo tutti il gesto rivoluzionario di Rosa Parks, quello di non cedere il suo posto ad un giovane uomo bianco, una scintilla che avrebbe acceso il movimento statunitense contro le leggi discriminatorie in qualche modo Bus 47 racconta qualcosa di simile. Nel film assistiamo ad una parte di cittadini della grande metropoli che stava diventando Barcellona che vengono discriminati non per il colore della pelle ma per altri motivi e uno di loro stanco ha deciso di ribellarsi. Manolo Vital interpretato da Eduard Fernández, che torna a farsi dirigere da Marcel Barrena dopo l’ottimo Open Arms – La legge del mare, recita un ruolo carismatico e nelle sue corde che rappresenta al meglio un vero e proprio simbolo positivo del popolo. Da segnalare anche le ottime interpretazioni di Clara Segura, come la moglie Carmen di Manolo ed ex suora, e quella di Salva Reina nei panni dell’amico Felipín, i due si sono giudicati entrambi il Goya una come Migliore attrice non protagonista e l’altro come Migliore attore non protagonista.
Un dramma del passato che parla al presente
Bus 47, scritto dal regista con Alberto Marini, è un film delicato e toccante tanto modesto nella sua portata ma attuale e che si basa su una storia personale. Il racconto di un eroe locale che ha rischiato di perdere il lavoro e di essere condannato al carcere per aver preso una coraggiosa posizione contro la mancanza di servizi, mentre il governo e il mondo aziendale sembravano sempre più distanti dalle preoccupazioni della gente comune. Bus 47 conferma quello che abbiamo assistito noi in Italia con C’è ancora domani, di quanto le storie del passato posso aiutare il nostro presente anche portando al cinema un pubblico critico e attento ai messaggi sociali.
Aldo, Giovanni e Giacomo (Tre uomini e una gamba, Il grande giorno) sono uno dei trii comici italiani che maggiormente hanno fatto la storia della comicità italiana negli ultimi decenni, spaziando dal teatro alla televisione al cinema. Qui la regista Sophie Chiarello li racconta nella maniera più vera, senza filtri. In Attitudini: nessuna viene ripercorsa tutta l’infanzia e l’ascesa per i tre comici, coinvolgendo tutte le figure che hanno contribuito al loro successo. Nel “cast”, quindi, rientrano tanti personaggi cruciali della commedia italiana, dalle strette collaboratrici come Marina Massironi (Chiedimi se sono felice, Così è la vita) comparsa anche in diverse produzioni cinematografiche del trio, al regista Arturo Brachetti.
Attitudini: nessuna, gli esordi difficili
Attitudini: nessuna si mostra da subito come una fantastica narrazione della vita reale dietro agli sketch divertenti. Talvolta, nel vedere un comico, lo spettatore può cadere nell’inganno che la sua vita sia solamente piena di risate e allegria, ma, purtroppo, non è sempre così. E qui Aldo, Giovanni e Giacomo mostrano anche i loro momenti più tristi, più delicati, partendo proprio dall’infanzia.
Il documentario ha una struttura cronologica, parte dagli anni di scuola dei tre, dove, in alcuni casi sembrano essere quasi invisibili (non a caso in pagella “attitudini: nessuna”). Giovanni è stato costretto a 13 anni ad abbandonare la scuola per lavorare, pur frequentando dei corsi serali; Aldo vive una situazione familiare difficile dopo il divorzio dei genitori. Il teatro, la comicità attraverso le attività dell’oratorio diventano così per tutti e tre una via di fuga da realtà talvolta difficili. Giacomo da un lato e Aldo e Giovanni dall’altro vivono per diversi anni viete parallele, coltivando la propria passione, avendo gli stessi maestri, alla scuola teatro Arsenale, senza ancora incontrarsi però. Solo in un secondo momento Aldo e Giovanni incontreranno Giacomo, creando un loro formidabile equilibrio comico.
Attitudini: nessuna, un racconto intimo
Già il solo stile delle riprese rende bene l’informalità con cui si raccontano queste tre vite: il film sembra quasi essere girato con un cellulare, con scene mosse o più sfocate. Questo sembra indicare proprio una forma di anticonformismo, anche propria del trio; anche nelle prime scene vediamo i tre riuniti nel salotto dell’appartamento di Giovanni, con il padrone di casa stesso in pantofole. Tutto questo sembra aggiungere una certa comicità e senso anche di intimità al documentario: Aldo, Giovanni e Giacomo si presentano nella loro veste più autentica, senza alcuna maschera.
Dal trio al coro
Altro elemento che rende Attitudini: nessuna così interessante e conviviale è proprio il modo in cui vengono inseriti tutti gli altri personaggi che animano il documentario e hanno caratterizzato la vita del trio. Il film assume la forma di un cammino nei ricordi, in cui, col proseguire della storia, vengono interpellati tutti coloro che c’erano, e così partendo dai compagni di teatro all’oratorio, ai maestri di teatro, ai primi registi e collaboratori e così via.
Tutte queste figure non vengono semplicemente intervistati dalla regista o da una persona terza, ma sono proprio Aldo, Giovanni e Giacomo a rincontrare tutti e, proprio come dei vecchi amici a rievocare tutti i ricordi delle avventure passate. Queste diventano quindi delle semplici chiacchierate in cui regna la spontaneità e spesso anche l’ironia del momento. Un esempio è proprio, nella parte con i produttori di Mai dire gol che Giacomo resta in piedi all’inizio perché senza microfono e fa partire un giro di battute su come sembrasse alla stessa altezza degli altri seduti.
Sketch e voci fuori campo
Attitudini: nessuna si anima anche con un mix di commenti e domande sporadiche dalla regista, come anche di piccole scene mostrate. All’inizio del documentario si tendono a mostrare soprattutto piccoli spezzoni di film in bianco e nero, come di Stanlio e Ollio, anche per metterli a paragone con le scenette di Aldo e Giovanni; a queste si aggiungono delle scene di Tempi Moderni di Charlie Chaplin per raccontare il passato in fabbrica di Giovanni, probabilmente anche per alleggerire un momento drammatico per il lui allora poco più che bambino. Un continuo susseguirsi di sketch comici del repertorio della coppia e poi del trio rendono anche il documentario molto più leggero e divertente.
Attitudini: nessuna ci racconta i tanti sforzi ed esperienze, successi e insuccessi che hanno portato Aldo, Giovanni e Giacomo dove sono ora, consacrati nella comicità italiana. Pur mantenendo ancora oggi una grande umiltà, è certamente commuovente vedere tutti i sacrifici sopportati negli anni senza perdere il sorriso: l’importante era e resterà far ridere il pubblico.
È nel segno di Giorgio Scerbanenco la giornata dì mercoledì 3 dicembre al Noir in Festival con la cerimonia del Premio che decreta il miglior romanzo noir italiano dell’anno. Prima di scoprire il vincitore del Premio Scerbanenco 2025, le autrici e gli autori della cinquina finalista incontrano il pubblico di Casa Manzoni (a partire dalle ore 17.30) per presentare le proprie opere: Barbara Baraldi (Gli omicidi dei tarocchi, Giunti), Giorgia Lepore (Forse è così che si diventa uomini, Edizioni E/O), Davide Longo (La donna della mansarda, Einaudi), Alessandro Robecchi (Il tallone da killer, Sellerio) e Mirko Zilahy (La stanza delle ombre, Mondadori). Con loro anche Antonio Lanzetta, che con L’educatore (Newton Compton) si è aggiudicato il Premio dei Lettori – Premio Città di Lignano Sabbiadoro, riconoscimento assegnato al romanzo più votato sul sito del festival.
Ad inaugurare il pomeriggio a Casa Manzoni, la presentazione di Il noir italiano prima e dopo Scerbanenco (Mimesi): un incontro con l’autore Alberto Pezzotta su cinema e narrativa dal dopoguerra agli anni settanta (ore 16.45).
La mattinata si apre all’Università IULM con le presentazioni di Incel in una stanza di Dikotomiko e di Firenze. Ciak, si uccide di Massimo Moscati . Entrambi gli incontri sono moderati da Barbara Sorrentini (ore 11 – sala dei 146). A seguire si parla di podcast con un incontro dedicato a Il banchiere di Dio in un dialogo di Nicolò Majnoni, in un dialogo con il produttore Andrea Maltagliati e il giornalista e responsabile editoriale Guido Guenci.
Torna protagonista il fumetto con Spugna e Cattivik – La Novell’ Grafik’ (ore 15 – Sala dei 146): una reinterpretazione contemporanea di un’icona del fumetto nero italiano.
Lo sguardo si sposta poi alla Cineteca Milano Arlecchino, che alle 15.30 ospita l’evento speciale Chi è senza colpa. Viaggio nel noir italiano di Riccardo Alessandri, che con la sceneggiatrice Katiuscia Magliarisi presenta questo percorso tra storia e memoria del genere. Per il Concorso internazionale alle 18.00 Akaki Popkhadze presenta il suo Brûle le sang, gangster movie ambientato a Nizza con protagonisti due fratelli in cerca di vendetta, mentre alle 21 arriva Golpes di Rafael Cobos, noir spagnolo che vede nuovamente protagonisti due fratelli in un lungo viaggio tra legalità e crimine.
Per il Premio Caligari, all’Università IULM alle 17.30 proiezione di La valle dei sorrisidi Paolo Strippoli, autore che continua a esplorare con sguardo personale le zone più fragili e inquietanti del reale.
Netflix rilascia il trailer e le nuove immagini ufficiali di Wake Up Dead Man – Knives Out, il terzo capitolo dell’opera del regista candidato all’Oscar Rian Johnson con protagonista il celebre detective Benoit Blanc (Daniel Craig). Il film – già acclamato dal pubblico al Toronto International Film Festival e al London Film Festival – è ora disponibile in cinema selezionati mentre arriverà su Netflix il 12 dicembre.
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Cortesia di Netflix
Cortesia di Netflix
Rian Johnson sul set di Wake Up Dead Man - Cortesia di Netflix
Cortesia di Netflix
Cortesia di Netflix
Cortesia di Netflix
Cortesia di Netflix
La trama di Wake Up Dead Man – Knives Out
Benoit Blanc (Daniel Craig) torna per affrontare il suo caso più pericoloso nel terzo e più oscuro capitolo dell’opera di Rian Johnson. Quando il giovane prete Jud Duplenticy (Josh O’Connor) viene inviato ad affiancare il carismatico e focoso Monsignor Jefferson Wicks (Josh Brolin), è chiaro che qualcosa non va tra i banchi della chiesa. Il modesto ma devoto gregge di Wicks comprende la pia signora della chiesa Martha Delacroix (Glenn Close), il riservato custode Samson Holt (Thomas Haden Church), l’avvocatessa sempre sotto pressione Vera Draven (Kerry Washington), l’aspirante politico Cy Draven (Daryl McCormack), il medico del paese Nat Sharp (Jeremy Renner), il celebre autore Lee Ross (Andrew Scott) e la violoncellista Simone Vivane (Cailee Spaeny). Dopo che un omicidio improvviso e apparentemente impossibile sconvolge la cittadina, l’assenza di un chiaro sospettato spinge la capo della polizia locale Geraldine Scott (Mila Kunis) a unire le forze con il rinomato detective Benoit Blanc per svelare un mistero che sfida ogni logica.
La Disney non ha ancora annunciato ufficialmente Zootropolis 3, ma un momento in Zootropolis 2 lascia intendere che lo studio abbia già dato il via libera ai Walt Disney Animation Studios per svilupparlo. Dopo aver impiegato nove anni per realizzare un sequel del successo originale da 1 miliardo di dollari, la Disney non sembra interessata a un intervallo altrettanto lungo tra il pubblico e la visione di Judy Hopps e Nick Wilde.
Ora che il botteghino di Zootropolis 2 ha infranto i record nel suo weekend di apertura, sembra ancora più inevitabile che la Disney regalerà agli spettatori un’altra avventura a Zootropolis. Mentre dobbiamo aspettare che lo studio confermi direttamente l’arrivo di un altro sequel, annunciando il coinvolgimento del cast e della troupe o fissando una data di uscita, c’è una parte nella parte principale di Zootropolis 2 che anticipa a che punto è arrivato lo sviluppo.
Un Easter Egg di Zootropolis suggerisce che la Disney ha già dato il via libera a Zootropolis 3
Verso la fine di Zootropolis 2, Clawhauser viene incaricato di usare il computer di Paul, un altro agente della ZPD, per ottenere alcune informazioni, e questo richiede che trovi la password per accedere. Fortunatamente, c’è un Post-it con la password scritta proprio lì. Zootropolis 2 non si concentra sulla password di Paul, ma questa si rivela un Easter Egg piuttosto clamoroso per Zootropolis 3.
Ora circola online: “P@Rt3izFr&BrdZ” è la parte visibile della password di Paul, ma ci sono altri caratteri coperti dalle dita di Clawhauser. La credenza comune è che gli ultimi caratteri siano “r2”, rendendo la password completa “P@Rt3izFr&BrdZr2”. Se decodifichiamo i personaggi, sembra che sia un codice per “Part 3 is real and birds too”, ovvero “La Parte 3 è reale, e anche gli uccelli lo sono”.
Sebbene il finale potrebbe essere leggermente diverso, la scritta su questo Post-it, se presa come un fatto, è un modo intelligente per la Disney di confermare che lo studio è già al lavoro su Zootropolis 3. Questo dettaglio assume maggiore sostanza alla luce di ciò che succede nella breve scena post credits.
Come Zootropolis 2 prepara Zootropolis 3
La Disney ha preparato direttamente un terzo film per Judy e Nick nei titoli di coda del sequel, quando Judy viene mostrata nel suo appartamento con il registratore a forma di carota riparato, che appoggia sul davanzale. Dopo che esce dalla stanza, una piuma d’uccello atterra accanto ad esso mentre un’ombra volante attraversa il cielo.
La scena post-credits prepara Zootropolis 3, introducendo gli uccelli in questo mondo, poiché gli animali volanti sono stati assenti dal franchise fino a questo punto. Sembra che Paul sia uno degli abitanti di Zootropolis che crede nell’esistenza degli uccelli, e la sua password/nota diventa un altro modo in cui il film anticipa il ruolo che le creature volanti del regno animale avranno in ciò che verrà dopo.
Bakemono Labè lieta di annunciare, per il tredicesimo anno consecutivo, la sua partecipazione aPiù Libri Più Liberi. In occasione di questo importante traguardo verranno presentati i nuovi titoli del catalogo invernale e sarà rinnovato il consueto incontro con gli autori del collettivo Eiga, che introdurranno le novità editoriali del catalogo dedicato al cinema.
Numerosi gli ospiti attesi allo stand A52: Simone Fiocco, Luca Ruocco, Elizabeta Keci, Marilena Pradal, Stefano Bessoni, Marco Mancinelli e Matteo Maino.
Sabato 6 dicembre, alle ore 11, in Sala Marte, si terrà la presentazione ufficiale delle novità della collana di cinema Eiga, dal titolo “Le vie del cinema”.
I volumi protagonisti dell’incontro saranno:
Lonesome Blues – Ombre e lampi di ragione nel cinema di Woody Allen di Emanuele Rauco e Simone Tarditi, con prefazione di Giampiero Frasca;
Alone Together – solitudini e incontri nel cinema di Spike Jonze di Gianmaria Cataldo, con prefazione di Chiara Guida;
Little Water Song – Kate Winslet e le mille sfumature dell’essere donna di Elisa Torsiello, con prefazione di Ilaria Feole e postfazione di Chiara Colizzi;
I see you – la via di James Cameron di Matteo Maino, con prefazione di Chiara Guida;
A moderare l’incontro saranno Stefano Bessoni, Chiara Guida e Federica Aliano. Ospite speciale: Chiara Colizzi, storica voce italiana di Kate Winslet.
Le novità che Bakemono Lab porterà in fiera, però, non finiscono qui, perché allo stand A52 saranno finalmente disponibili anche tre nuovi titoli delle collane di narrativa e di libri illustrati. Si comincia con Il Limbo dei Piccoli Fobici di Varla Del Rio e Mauro Beato, illustrato da Aurora Giatti.
Nel regno della Paranoia, oltre la nebbia, un passaggio segreto conduce a un limbo oscuro… Là, un’orda di bambini fobici danza tra le ombre delle proprie ossessioni. Sei pronto a varcare la soglia?
Il secondo titolo, firmato da Jessica Ravera e con l’illustrazione di copertina di Domenico Scalisi, è Cuordilupo, romanzo della collana Yokai: Nella notte in cui i fulmini squarciano le Alpi e il bosco custodisce presagi antichi, dopo molto tempo, quando ormai le generazioni hanno imparato a convivere con i propri silenzi, tra gli alberi ricompare un grande lupo nero, come non se ne vedevano più: ombra ancestrale che riapre ferite e risveglia memorie di simboli perduti. ma è l’incontro con uno sguardo innocente a cambiare per sempre la vita di tutti. Da quell’attimo sospeso nasce un filo invisibile, capace di attraversare gli anni e legare il destino di una famiglia al respiro segreto della natura. Una storia di metamorfosi e sacrifici, dove il confine tra uomo e bestia si dissolve nella forza di un amore che sfida la natura stessa.
Per la collana Tanabata, Bakemono Lab presenta Le ali del colibrì di Marilena Pradal, con la cover di Aurora Giatti: A trent’anni, Marilena ha una vita piena: ha progetti e sogni da realizzare. Poi un giorno il suo cuore, quell’organo che ha sempre dato per scontato, diventa improvvisamente un traditore. Il pronto soccorso. La paura di morire. Un dispositivo impiantato nella spalla. Qualcosa che lei vivrà inizialmente come una gabbia, un limite invalicabile. Come si riprende a vivere quando il corpo ti ricorda ogni giorno la sua fragilità? Come si torna a sognare quando anche il gesto più semplice sembra una sfida? Marilena si ferma. Si arrende. Ma solo per un momento. Perché dentro di lei pulsa ancora quella voglia di scoprire il mondo che l’ha sempre animata. E così decide di non rinunciare: riempie lo zaino, affronta le sue paure e parte verso mete lontane ed esotiche, tra l’emozione dell’ignoto e il timore che il cuore possa tradirla di nuovo. Una storia vera di rinascita e coraggio, un inno alla vita che insegna che i limiti esistono solo se scegliamo di accettarli.
A chiudere le serie di nuove uscite di narrativa, la raccolta di Racconti gotici di Emilia Pardo Bazan, con la traduzionedi Alessandro Margheriti e la cover di Gaia Magnini: «Entrate con coraggio insieme a me nella zona d’ombra della mia anima.» È con queste parole che la contessa Emilia Pardo Bazán ci prende in disparte per mostrarci una delle facce meno conosciute del suo poliedrico essere: quella più inquietante. In questa antologia di racconti gotici sorprendenti e carichi di tensione, l’autrice esplora un mondo soprannaturale popolato da vampiri, fantasmi, spettri, magia nera… un mondo invisibile ma non poi così lontano, in cui riecheggia tutto il folklore tradizionale della Galizia rurale.
Scarlett Johansson ripensa alla causa intentata contro la Disney per l’uscita di Black Widow, che in origine avrebbe dovuto debuttare nelle sale cinematografiche. Dopo l’inizio della pandemia di COVID-19, la Disney ha deciso di distribuire il film contemporaneamente in streaming e nelle sale, provocando l’azione legale da parte della Johansson, che secondo quanto riferito avrebbe ottenuto un risarcimento di 40 milioni di dollari.
A quattro anni dalla causa, Johansson parla con The Telegraph di questa esperienza, rivelando che avrebbe apprezzato il sostegno dei suoi colleghi di Hollywood in quel periodo. “Voglio dire, sarebbe fantastico avere più sostegno dalla comunità e dai miei colleghi – in modo esplicito e pubblico – su alcune questioni che riguardano l’intero settore”, afferma l’attrice. “È sempre utile avere più voci, ragazzi!”
La causa legale di Johansson è stata motivata dalla distribuzione in streaming che minacciava il suo bonus legato al successo al botteghino di Black Widow. L’uscita del film su Disney+ lo stesso giorno della sua uscita nelle sale ha ovviamente compromesso questo bonus, che era stato inserito nel suo contratto.
Sebbene Johansson avrebbe gradito un maggiore sostegno da parte dei suoi colleghi, ammette che anche parlare da sola “può comunque essere molto efficace”. Come spiega la star, il cambiamento dell’ultimo minuto ha stravolto completamente i sistemi esistenti a Hollywood, ed era importante per lei spingere per un cambiamento:
“Quando siamo passati dal modello dei bonus al botteghino a quello dello streaming, la situazione è diventata nebulosa, senza linee guida. Quindi, poter influire su questo aspetto fa muovere tutto nella giusta direzione. Ma sì, gradirei un maggiore sostegno”.
La pandemia di COVID-19 ha chiuso molti cinema e ha lasciato gli spettatori a disagio nell’andare in quelli rimasti aperti, spingendo la Disney ad adottare la strategia del day-and-date per Black Widow. Il film ha incassato 379 milioni di dollari in tutto il mondo al botteghino, un risultato estremamente modesto considerando il suo budget stimato di 200 milioni di dollari.
Diretto da Cate Shortland, il film segue Natasha Romanoff mentre affronta il suo passato e si ricongiunge con i vecchi membri della sua famiglia. In generale, ha avuto un buon successo di critica. Black Widow recensioni ha elogiato la performance dominante della Johansson, così come le performance dei nuovi arrivati nell’MCUFlorence Pugh e David Harbour.
Su Rotten Tomatoes, Black Widow gode di un punteggio della critica del 79% e di un brillante 91% Popcornmeter. Nonostante il dramma legale che ha circondato l’uscita, l’ultima apparizione della Johansson nei panni di Romanoff è stata generalmente ben accolta.
Lo streaming simultaneo e l’uscita nelle sale sono ormai un ricordo del passato, con la Marvel che ha optato per un’esclusiva nelle sale prima che i film passino a Disney+ settimane o mesi dopo. Anche se il periodo d’oro dell’MCU è finito, con i nuovi episodi che generalmente incassano meno di quanto avrebbero incassato prima della pandemia, ci sono alcune uscite degne di nota all’orizzonte.
I più grandi titoli MCU in uscita sono Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars, in uscita rispettivamente il 18 dicembre 2026 e il 17 dicembre 2027. Questi film dovrebbero riportare in scena una serie di volti noti del passato dell’MCU, ma la Johansson è stata categorica nell’affermare che la sua esperienza come Black Widow è ufficialmente terminata, mettendo in dubbio il suo ritorno nei panni di Romanoff.
Mentre The Brave and The Bold è ancora in lavorazione presso la DC Studios, James Gunn approfondisce gli aspetti chiave che l’DC Universe deve azzeccare riguardo al nuovo Batman. Uno dei progetti più attesi del Capitolo 1 della DCU: “Gods and Monsters” è il prossimo film di Bruce Wayne nella serie condivisa di Gunn.
Mentre il suo film da solista è ancora in fase di sviluppo, Gunn è stato recentemente intervistato su Threads da @ReelAnarchy, che gli ha chiesto se il co-CEO della DC Studios avesse preso in considerazione l’idea di rendere il cappuccio di Batman simile a quello di Deadpool, rendendolo animato. Gunn ha dato la seguente risposta:
Il regista di Superman ha dichiarato: “La cosa più richiesta sarebbe il blu e il grigio”, riferendosi a quanti gli hanno chiesto se utilizzerà uno dei costumi preferiti per Batman nella DCU. Ha poi aggiunto: “Poi il giallo intorno al pipistrello. E POI gli occhi bianchi”.
Tuttavia, Gunn ha sottolineato che “Tutte queste cose le trovo meno importanti del personaggio stesso, della sceneggiatura e della persona che lo interpreta”. Sebbene Batman non sia ancora stato scritturato nel franchise, il Cavaliere Oscuro è apparso in un cameo in Creature Commandos, dando al pubblico un assaggio della versione di questo mondo del combattente del crimine di Gotham City.
Andy Muschietti dirigerà il film The Brave and The Bold, mentre la sceneggiatura è ancora in fase di scrittura. Sebbene sia stato ingaggiato uno sceneggiatore, Gunn non ha ancora rivelato chi sia, ma ha commentato che le cose stanno andando nella giusta direzione.
Durante un’intervista al podcast 2 Bears, 1 Cave nel settembre 2025, ha dichiarato: “Ciò che conta è il personaggio, la storia. E penso che ora abbiamo una storia davvero molto buona per ciò che sta accadendo con Batman”. Anche se The Brave and The Bold potrebbe essere ancora lontano qualche anno, un prossimo film DCU esplorerà Gotham City nel 2026, ma con una particolarità.
Il film horror Clayface, classificato come vietato ai minori, porterà sul grande schermo uno dei più famosi nemici di Batman, e sarà ambientato nella città dell’iconico eroe. Resta da vedere se ci saranno anticipazioni sull’icona DC.
The Brave and The Bold non ha ancora una data di uscita da parte della DC Studios.
L’amato velocista blu è pronto a tornare in Sonic the Hedgehog 4, e ci sono già tantissime novità sul prossimo capitolo della serie di film tratti dal videogioco. Basata sul personaggio titolare dell’universo videoludico Sega, la serie di film Sonic the Hedgehog segue Sonic e i suoi amici Tails e Knuckles mentre cercano di fermare i piani malvagi del Dr. Robotnik (Jim Carrey). Nell’ultima avventura, Sonic e la sua banda affrontano due generazioni di Robotnik e il loro nuovo alleato, il potentissimo Shadow the Hedgehog (doppiato da Keanu Reeves), che vuole distruggere il mondo intero.
Alzando la posta in gioco dopo due capitoli divertenti e ben accolti, Sonic the Hedgehog 3 ha ottenuto grandi elogi dalla critica (tramite Rotten Tomatoes) e segna una svolta più drammatica per la serie. Oltre a tutto ciò, l’ultimo film di Sonic ha anche introdotto Shadow, uno dei personaggi preferiti dai fan, e ha anticipato altri entusiasmanti personaggi dei giochi nel suo finale. Tutto ciò porta a un quarto capitolo, e sono già in corso i lavori per riportare il classico videogioco sul grande schermo. Anche se Sonic the Hedgehog 4 potrebbe essere ancora lontano, è già in fase di produzione.
Ultime notizie su Sonic The Hedgehog 4
Rivelata la data di uscita di Sonic 4
Con le cose che procedono già a ritmo serrato per il prossimo quarto capitolo, le ultime notizie confermano la data di uscita di Sonic the Hedgehog 4. Si sapeva già che il film puntava a un’uscita nel 2027, ma ora la finestra è stata ristretta al 19 marzo 2027. Ciò significa che il quarto capitolo arriverà poco più di due anni dopo l’uscita del terzo. Tuttavia, da qui ad allora è sempre possibile un cambiamento nella data di uscita.
Data di uscita di Sonic The Hedgehog 4
Il sequel è stato confermato nel 2024
Pochi giorni prima dell’uscita di Sonic the Hedgehog 3, la Paramount ha chiarito i propri piani per il franchise dando il via libera a un altro film. Sonic the Hedgehog 4 non solo è stato confermato, ma gli è già stata assegnata una data di uscita, il 19 marzo 2027. Questa notizia non solo suggerisce che il film fosse già in fase di sviluppo prima dell’annuncio, ma anche che la Paramount abbia probabilmente in mente un piano più ampio che coinvolge altri contenuti di Sonic the Hedgehog. Con una tempistica di produzione quasi identica a quella dei sequel precedenti, non c’è motivo di pensare che Sonic 4 non arriverà in tempo.
Dettagli sul cast di Sonic The Hedgehog 4
Sonic, Tails, Knuckles e Shadow torneranno?
Con ogni nuovo capitolo della serie di film Sonic the Hedgehog, il cast di adorabili personaggi si è ampliato per includere sempre più personaggi amati dai fan dei videogiochi. Si prevede che questa tendenza continuerà anche in Sonic the Hedgehog 4, e il finale di Sonic 3 ha persino introdotto alcuni nuovi personaggi che sicuramente torneranno. Altri ritorni includono quelli di Ben Schwartz nei panni di Sonic, Colleen O’Shaughnessey nei panni di Tails e Idris Elba nei panni di Knuckles, e il trio principale è diventato ancora più forte dopo gli eventi del terzo film.
La scena post-crediti in Sonic the Hedgehog 3 ha rivelato che Shadow è sopravvissuto all’Eclipse Cannon, il che significa che Keanu Reeves potrebbe tornare. Non è chiaro se Jim Carrey tornerà a interpretare il Dr. Ivo Robotnik nel prossimo film, sia perché il suo personaggio apparentemente non è sopravvissuto, sia perché Carrey è uscito dal pensionamento per recitare in Sonic 3. Anche i personaggi umani Tom Wachowski (interpretato da James Marsden) e Maddie Wachowski (Tika Sumpter) torneranno probabilmente per aiutare i loro amici dotati di superpoteri. Metal Sonic e Amy Rose torneranno probabilmente in Sonic 4, ma i loro ruoli non sono ancora stati assegnati.
Dettagli della trama di Sonic 4
Un nuovo nemico e un nuovo alleato
Il finale di Sonic the Hedgehog 3era, come prevedibile, inconcludente e, oltre a concludere alcune trame, serviva principalmente a gettare le basi per il conflitto in Sonic 4. Il Dr. Ivo Robotnik e Shadow si sono ribellati al malvagio Dr. Gerald Robotnik e hanno salvato la Terra dall’Eclipse Canon. Sfortunatamente, sembra che questo sia costato la vita a entrambi. Mentre è stato rivelato che Shadow è sopravvissuto, il destino del Dr. Robotnik è rimasto incerto. Questo potrebbe avere ripercussioni nel sequel, dato che Sonic e la sua squadra devono affrontare le conseguenze della perdita del loro nemico di lunga data, diventato poi alleato.
L’approccio più logico a Sonic the Hedgehog 4 sarebbe quello di far combattere Sonic, Tails, Knuckles, Amy Rose e forse anche Shadow contro gli imitatori robotici, cercando di scoprire chi li ha creati.
Tuttavia, potrebbero non avere molto tempo per pensarci, dato che la sequenza a metà dei titoli di coda ha introdotto un esercito di Sonic robotici, e lui è stato salvato solo dall’intervento di Amy Rose e del suo martello. L’approccio più logico a Sonic the Hedgehog 4 sarebbe quello di far combattere Sonic, Tails, Knuckles, Amy Rose e forse anche Shadow contro gli imitatori robotici, mentre cercano di scoprire chi li ha creati.
L’introduzione di Amy Rose potrebbe anche introdurre qualche conflitto nel gruppo, e il trio composto da Sonic, Tails e Knuckles potrebbe vedere il suo delicato equilibrio compromesso dall’arrivo di un quarto membro. Basandosi sul personaggio di Amy Rose dei videogiochi, anche lei potrebbe sviluppare una cotta per Sonic, il che potrebbe complicare ulteriormente la loro dinamica di salvataggio del mondo. Anche i Wachowski si inseriranno in qualche modo nel mix e, con Tom ripresosi dagli eventi di Sonic 3, potrebbe essere meno desideroso di partecipare a Sonic the Hedgehog 4.
Mentre lo sviluppo del quarto film continua, la Paramount ha già messo in cantiere la prossima storia di Sonic the Hedgehog. Dopo una breve battuta d’arresto dovuta al famigerato design ora soprannominato Ugly Sonic, gli adattamenti live-action del franchise SEGA sono diventati alcuni dei più grandi successi nel campo degli adattamenti di videogiochi, ottenendo un successo sempre maggiore sia dal punto di vista della critica che da quello commerciale con ogni nuova uscita.
Ancor prima che il terzo film stabilisse i record del franchise con le migliori recensioni e il maggior incasso della serie, la Paramount ha annunciato lo sviluppo di Sonic the Hedgehog 4 il giorno dell’uscita del terzo capitolo. Sebbene i dettagli della trama siano attualmente sconosciuti, il film è previsto per marzo 2027, con piani per un ruolo più importante per Amy Rose dopo la sua introduzione post-crediti, mentre il futuro di Shadow di Keanu Reeves e Robotnik di Jim Carrey è rimasto un mistero.
Secondo Variety, la Paramount ha avviato lo sviluppo di un misterioso film spin-off di Sonic the Hedgehog. Il progetto, prodotto ancora una volta da Neal H. Moritz, è attualmente descritto solo come un “Sonic Universe Event Film,” con il titolo già fissato per l’uscita il 22 dicembre 2028. Oltre al nuovo film Sonic, lo studio ha anche annunciato un film senza titolo Teenage Mutant Ninja Turtles, in uscita il 17 novembre 2028.
Non è certo la prima volta che si parla di un nuovo spin-off di Sonic the Hedgehog, dato che all’inizio di quest’anno circolavano voci secondo cui lo studio stava valutando un progetto del genere. Anche quelle notizie non fornivano alcuna informazione concreta sul possibile contenuto del film, ma considerando lo stato attuale del franchise, il candidato più probabile per uno spin-off sarebbe Shadow the Hedgehog.
Dopo il finale di Sonic the Hedgehog 3, il personaggio antieroe di Reeves viene lasciato in una situazione molto simile a quella in cui si trova in Sonic Heroes e, cosa ancora più importante, nel gioco dedicato a Shadow the Hedgehog. Considerando quanto sia stata positiva l’accoglienza riservata all’incarnazione di Reeves nel terzo capitolo del 2024, sarebbe sicuramente logico che la Paramount volesse sfruttare questo successo con un progetto dedicato al personaggio.
Un’altra possibilità per lo spin-off di Sonic the Hedgehog potrebbe essere Tails di Colleen O’Shaughnessey, che è stato anche protagonista di alcuni giochi spin-off della serie SEGA. A differenza di Shadow, la cui storia è stata raccontata in modo piuttosto approfondito nella sua introduzione alla serie, gran parte della storia di Tails è stata relegata a una spiegazione fuori campo del personaggio, che ha raccontato di essere stato vittima di bullismo e di essere diventato un emarginato a causa delle sue code. Uno spin-off non solo potrebbe dare un’adeguata visione di questa storia, ma anche dare a Tails un arco narrativo completo che lo vede diventare l’eroe del suo mondo grazie alle sue avventure con Sonic.
Indipendentemente da chi sarà il protagonista del prossimo film, il fatto che la Paramount stia portando sul grande schermo il film spin-off di Sonic the Hedgehog è un segnale incoraggiante della fiducia dello studio nella serie. Questo potrebbe non solo portare alla realizzazione della seconda stagione di Knuckles in forma di film, ma anche a considerare l’intero roster di personaggi per creare storie autonome, offrendo anche incarnazioni più complete rispetto alle loro controparti nei videogiochi.
È stata una serata di sorprese e colpi di scena quella della 35a edizione dei Gotham Awards, che ha dato il via alla stagione dei premi cinematografici. L’epico film d’azione di Paul Thomas Anderson Una battaglia dopo l’altra si è aggiudicato il primo premio per il miglior lungometraggio, unica vittoria tra le sue sei nomination da record.
Il regista iraniano Jafar Panahi si è distinto come il vincitore principale della serata, realizzando una tripletta con film internazionale, sceneggiatura originale e regia per Un semplice incidente.
Presentato dal Gotham Film & Media Institute e tenutosi al Cipriani Wall Street, questo premio ha segnato il terzo anno da quando l’organizzazione ha rimosso i limiti di budget per la partecipazione ai premi. Negli anni precedenti, il budget di un film non poteva superare i 35 milioni di dollari per essere eleggibile.
Tra i vincitori del premio per il miglior lungometraggio delle passate edizioni figurano Il caso Spotlight (2015), Moonlight (2016) e Everything Everywhere All at Once (2022), tutti vincitori del premio come miglior film agli Oscar.
Tra i film più sorprendenti della serata, “My Undesirable Friends: Part I – Last Air in Moscow”, autodistribuito, diretto e prodotto da Julia Loktev, e Pillion di A24, che ha vinto il premio per la migliore sceneggiatura non originale di Harry Lighton.
Tutti e tre i premi per la recitazione sono andati ad attori non presenti. Sopé Dìrísù ha vinto il premio per la migliore interpretazione principale per “My Father’s Shadow”, Wunmi Mosaku si è aggiudicata il premio per la migliore interpretazione non protagonista per “Sinners” e Abou Sangaré ha vinto il premio per la migliore interpretazione rivelazione per “Souleymane’s Story”.
Oltre a premiare i vincitori del concorso, la cerimonia ha offerto diversi omaggi ad attori e registi. Tra questi, Frankenstein di Netflix, con il regista Guillermo del Toro che ha radunata la folla dichiarando “Fuck AI”, e un esilarante Adam Sandler che ha presentato un omaggio – insieme alla co-sceneggiatrice di Jay Kelly Emily Mortimer – al regista del film, Noah Baumbach.
Ecco tutti i vincitori dei Gotham Awards 2025
Best Feature
“One Battle After Another” (Warner Bros. Pictures) — Paul Thomas Anderson, Sara Murphy, Adam Somner, producers
Best International Feature
“It Was Just an Accident” (Neon) — Philippe Martin, Jafar Panahi, producers
Best Documentary Feature
“My Undesirable Friends: Part I – Last Air in Moscow” (self-distributed) — directed and produced by Julia Loktev
Sono arrivate le recensioni di Marty Supreme di Josh Safdie. Interpretato dal due volte candidato all’Oscar Timothée Chalamet, Marty Supreme è liberamente ispirato alla carriera del vero giocatore di ping-pong Marty Reisman, reimmaginato come Marty Mauser. Le prime reazioni a Marty Supremesono state estremamente positive, posizionandolo come uno dei principali contendenti ai premi, ora supportato da recensioni complete.
Sostenuto da A24, Marty Supreme vede anche la partecipazione di Gwyneth Paltrow, Odessa A’zion, Kevin O’Leary e Tyler, the Creator, e uscirà nelle sale il 25 dicembre. Il film è co-sceneggiato da Ronald Bronstein, che ha anche scritto Uncut Gems con Josh Safdie e suo fratello Benny, e si sta rivelando un’impresa determinante per la carriera di Chalamet.
Infatti, Marty Supreme ha debuttato con un punteggio critico del 95% su Rotten Tomatoes, diventando attualmente uno dei film più apprezzati della carriera di Chalamet. È il film più apprezzato che si possa dire appartenga all’attore, poiché l’unico a superarlo è il lungometraggio di Greta GerwigLady Bird, in cui Chalamet ha un piccolo ruolo secondario.
Questo punteggio conferma essenzialmente le categorie in cui molti esperti hanno ipotizzato che Marty Supreme entrerà tra i candidati agli Oscar 2026. A questo punto è quasi garantito che sarà candidato come Miglior Film, Miglior Sceneggiatura Originale, forte contendente per il Miglior Regista e alcune categorie tecniche e artigianali. E il Miglior Attore sembra essere una corsa persa da Chalamet.
Secondo le recensioni, Marty Supreme condivide Uncut Gems il tono caotico, ma brilla come un film sportivo non convenzionale sull’arroganza del protagonista.
Marty Supreme deve ancora affrontare il botteghino e condividerà la data di uscita con The Testament of Ann Lee e una distribuzione limitata di No Other Choice. Quest’ultimo potrebbe avere un successo più sorprendente perché non sarà immediatamente disponibile su larga scala, ma gli altri due potrebbero competere per il titolo di ultimo grande successo al botteghino di questa stagione di premi.
Tuttavia, le recensioni indicano generalmente che Marty Supreme è il film più forte, con molti elementi che piaceranno al grande pubblico. Questa impresa solitaria di Safdie non sembra poter superare One Battle After Another, Sinners e Hamnet, ma si preannuncia come qualcosa di imponente e speciale, e potrebbe finalmente far vincere a Chalamet l’ambito premio.
La prossima grande uscita cinematografica per l’DC Universe sarà il film Supergirl, con Milly Alcock nei panni dell’ultima incarnazione della Ragazza d’Acciaio. Dopo aver fatto un cameo in Supermannell’estate del 2026, Kara Zor-El vivrà finalmente la sua grande avventura nel capitolo 1 della DCU: “Gods and Monsters”.
In un recente articolo pubblicato su Forbes, la testata ha rivelato nuovi dettagli sul film Supergirl, in particolare sul budget del progetto. Secondo Forbes, il film DCU aveva un budget di 200 milioni di dollari. Rispetto al budget di Superman, il film con David Corenswet ha avuto un costo di produzione netto di 225 milioni di dollari, al netto delle agevolazioni fiscali e degli incentivi. Il film di James Gunn del 2025 ha incassato 616 milioni di dollari ed è diventato il film di supereroi di maggior incasso dell’anno.
Diretto da Craig Gillespie, Supergirl è stato scritto da Ana Nogueira, mentre il film è basato sulla serie a fumetti Supergirl: Woman of Tomorrow di Tom King e Bilquis Evely. Il cast di Supergirl ha terminato le riprese principali del progetto il 10 maggio 2025.
Nello stesso articolo di Forbes, Alcock ha parlato della sua partecipazione al film Supergirl. Secondo l’attrice australiana, “Ho pensato: ‘Cosa ho fatto?’ Ho fatto davvero fatica a credere di poterlo fare. Ho persino chiamato il regista dicendo: ‘Non so come essere quella persona. Sono solo me stessa’”.
La giovane star ha spiegato che “alla fine ho capito che l’unico modo per superare la cosa era fidarmi di me stessa”. Alcock ha anche affermato: “Ho sempre creduto che la vita sia puntuale. Le cose accadono quando devono accadere, che tu ti senta pronto o meno”.
The Girl of Steel non sarà l’unica uscita DCU per DC Studios nel 2026, dato che Clayface debutterà l’11 settembre. Altri film in lavorazione per il franchise di Gunn sono Man of Tomorrow, che inizierà la produzione il prossimo anno e sarà il seguito di Superman.
Blade riceve un aggiornamento contrastante da Mia Goth, che esprime la sua fiducia nel film MCU con protagonista Mahershala Ali. Annunciato al San Diego Comic Con nel 2019, il film sul cacciatore di vampiri titolare ha faticato a vedere la luce, tanto che ora è completamente assente dal calendario delle prossime uscite della Marvel.
Goth, che si è unita al cast diBlade nell’aprile 2023, ora commenta lo stato del film MCU in un’intervista con Josh Horowitz nel podcast Happy Sad Confused. L’attrice chiarisce di non avere alcuna informazione sull’attuale versione del film, ma afferma che è un progetto a cui la Marvel ha dato molta importanza:
“Non so cosa stia succedendo. Penso che vogliano realizzarlo, ed è un film così importante per loro che ci stanno prendendo tempo. Non ho davvero alcuna informazione. Non so perché ci sia voluto così tanto tempo. Vedremo. Sì, vedremo”.
Alla domanda sull’ambientazione degli anni ‘20 prevista per il nuovo Blade, Goth entra un po’ più nel dettaglio del suo coinvolgimento, rivelando che sono state fatte prove di chimica e prove costumi. Poi, però, le cose sono andate in fumo. Come spiega Goth:
“Il massimo che ho ottenuto è stato andare – ho fatto anche un provino, in realtà – e sono volata ad Atlanta dove abbiamo fatto un test di chimica tra me e Marhershala. Abbiamo fatto una prova costumi e una prova parrucche, ed ero molto entusiasta della direzione che stava prendendo. Era molto interessante. E Marhershala aveva un’interpretazione molto interessante. Era fantastico. Poi, purtroppo, da lì in poi tutto è andato in fumo”.
Diversi sceneggiatori e registi sono stati coinvolti nel film MCU Blade in vari momenti durante la sua realizzazione. Stacy Osei-Kuffour, Michael Starrbury, Nic Pizzolatto, Eric Pearson e Michael Green hanno tutti lavorato alla sceneggiatura, e anche i registi Bassam Tariq e Yann Demange sono stati coinvolti in momenti diversi prima di abbandonare entrambi il progetto.
Al momento, nessun regista è pubblicamente associato a Blade, e la realizzazione del progetto rimane ancora un punto interrogativo. Tuttavia, nonostante i ritardi, l’ultimo commento di Goth è un segnale rassicurante: la Marvel non realizzerà il film solo per il gusto di farlo, ma sembra consapevole dell’importanza di farlo bene.
Come la trilogia originale con Wesley Snipes, il nuovo Blade dovrebbe puntare a una classificazione R. Sebbene la maggior parte dei film MCU siano classificati PG-13, l’enorme successo di Deadpool & Wolverine (2024), che ha riportato Snipes nei panni dell’omonimo cacciatore di vampiri, suggerisce che ci sia spazio per film di supereroi orientati agli adulti.
Per quanto riguarda la potenziale uscita, qualsiasi nuovo Blade non arriverà prima del 2028, e questo presuppone che la sceneggiatura venga definita e che le date delle riprese vengano programmate nel prossimo futuro. A questo punto, il film sui vampiri arriverebbe dopo entrambi i prossimi Avengers: Doomsdaye Avengers: Secret Wars, previsti rispettivamente per il 18 dicembre 2026 e il 17 dicembre 2027.
Con Secret Wars pronto a segnare un importante punto di svolta per l’MCU come conclusione della saga Multiverse, non è nemmeno chiaro come Blade si inserirebbe nei piani previsti per la prossima saga. L’ultimo commento di Goth chiarisce che nulla è ancora definitivo, ma suggerisce che non tutte le speranze sono perdute per questo travagliato progetto Marvel.
Odissea di Christopher Nolan, senza dubbio uno dei film più attesi del 2026, ha mantenuto un alto livello di segretezza durante la ricerca del cast, come rivelato da una delle star. In uscita il 17 luglio 2026, questo lungometraggio sarà la versione del mito greco del regista premio Oscar di Oppenheimer, con le sue consuete immagini mozzafiato e un cast di prim’ordine.
Con la rivelazione che la Hathaway interpreterà Penelope, moglie di Ulisse, è stato anche confermato che Goth, protagonista di Pearl e Frankenstein, interpreterà Melantho, una delle ancelle di Penelope. Goth, una star relativamente nuova che lavora con Nolan per la prima volta, ha parlato di quanto fosse snervante incontrarlo in una recente intervista con Happy Sad Confused.
Guarda Goth e Hathaway nell’immagine esclusiva di Empire tratta da The Odyssey qui sotto:
The Odyssey (2026)
Dir: Christopher Nolan
Starring Tom Holland, Matt Damon, Robert Pattinson, Jon Bernthal, Anne Hathaway, Zendaya, Lupita Nyong’o, Mia Goth & more. pic.twitter.com/YbWI9UiEq0
Goth ha anche raccontato che l’audizione per Odissea è stata un processo altamente riservato, che ricorda il modo in cui alcune grandi produzioni hollywoodiane nascondono agli attori i personaggi per cui stanno facendo l’audizione. Goth non ha potuto leggere la sceneggiatura né sapere con certezza quale fosse il suo ruolo fino a quando non ha firmato ufficialmente il contratto. Leggi il suo commento completo qui sotto:
Ho fatto il provino per The Odyssey. Ho fatto il provino… mi hanno dato delle battute fittizie, quindi non aveva nulla a che fare con la sceneggiatura. […] E poi ho ottenuto il lavoro, e poi ho scoperto che… ho dovuto accettare il lavoro prima ancora di poter leggere la sceneggiatura e scoprire quale fosse il ruolo. Quindi è stato un processo nuovo.
Quindi, si trattava di aspettative completamente nuove per Goth, dato che Nolan era diventato un regista ancora più importante dopo Oppenheimer. Il cast di L’Odissea è rimasto molto misterioso per un po’ di tempo agli occhi del pubblico, perché sapevamo chi c’era nel film ma non quali ruoli avrebbero interpretato, e potevamo solo fare ipotesi basandoci sulla conoscenza dei personaggi iconici.
Altri casting confermati di recente includono Zendaya nel ruolo della dea Atena eRobert Pattinson in quello del cattivo, il malvagio pretendente di Penelope, Antinoo, mentre Tom Holland nel ruolo del figlio di Ulisse, Telemaco, era già stato ipotizzato da tempo. Dopo il teaser trailer molto vago ed esclusivamente teatrale di questa estate, potremmo presto vedere un trailer vero e proprio di Odissea.
Odisseasarà sicuramente uno dei film più importanti del prossimo anno e un grande evento cinematografico, dato lo stile epico di Nolan. Nascondere tutte queste informazioni agli attori durante le audizioni potrebbe non essere stato del tutto necessario, dato che la storia è già ampiamente nota, ma Nolan e il suo team potrebbero avere le loro ragioni, con alcune sorprese in serbo.
Le immagini di Ready or Not 2: Here I Come hanno rivelato il sanguinoso ritorno di Samara Weaving nel sequel “malato” della commedia horror del 2019 acclamata dalla critica. La storia di Ready or Not 2 riprenderà gli eventi del primo film, con Weaving che torna nei panni di Grace dopo la sua distruttiva e sanguinosa notte di nozze. Promette anche una storia molto più grande.
Ora, Peopleha pubblicato nuove immagini di Ready or Not 2: Here I Come, concentrandosi sul ritorno della Weaving e sull’arrivo di Kathryn Newton nei panni della sorella minore di Grace, Faith. Le due attrici sono ritratte in diverse situazioni adrenaliniche. Tra queste, nascondersi in un ufficio e correre insieme attraverso un campo, nel disperato tentativo di sfuggire a chi le insegue.
Le immagini anticipano anche i numerosi nuovi personaggi che saranno coinvolti nella storia. Tra questi ci sono Sarah Michelle Geller e Shawn Hatosy nei panni di Ursula e Titus Danforth, David Cronenberg come capo della famiglia Danforth, il personaggio dell’avvocato interpretato da Elijah Wood e un’immagine di gruppo con l’intero cast. Date un’occhiata alle prime immagini qui sotto:
Sebbene non sia stato rivelato molto sulla trama esatta del sequel, sembra che il film sarà ambientato poco dopo la fine di Finché morte non ci separi (Ready or Not). Questa volta, la sorella di Grace sarà coinvolta insieme a una nuova famiglia, i Danforth, che saranno i principali antagonisti. Weaving ha espresso la sua gioia per il ritorno, anticipando la storia “squilibrata” che sta per arrivare:
Ero un po’ nervosa e non sapevo se avrei ricordato cosa avevo fatto nel primo film, ma una volta indossato di nuovo quel vestito, mi sono emozionata tantissimo. Il personaggio mi è tornato in mente tutto d’un colpo. In realtà, durante la prova costumi eravamo tutti piuttosto emozionati. Ritornare a interpretare il personaggio è una cosa, ma lavorare di nuovo con quella troupe è stata la parte migliore.
[Ready or Not 2 è] così folle, assolutamente pazzesco… lo adorerete. Quei pazzi sceneggiatori hanno trovato un modo che è allo stesso tempo una progressione naturale e molto sorprendente.
La natura esatta di come questa continuazione avverrà naturalmente rimane segreta. I registi Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett hanno accennato a qualcosa di molto simile per quanto riguarda il modo in cui il film continuerà la serie, in particolare per quanto riguarda la loro visione di mantenere il sequel in linea con l’originale. Questo include l’entusiasmo per come si svilupperà la storia di Grace:
È emozionante vedere Grace in una nuova situazione incasinata che approfondisce la sua storia e il suo personaggio, e volevamo assicurarci che questo film non fosse solo più dello stesso. Abbiamo messo tantissimo amore in questo film per renderlo un sequel degno che speriamo che i fan del primo film – e le persone che stanno conoscendo Grace per la prima volta – ameranno davvero.
Le immagini indicano che Grace farà del suo meglio per salvare sua sorella dal pericolo, con Faith di Newton potenzialmente nella stessa situazione con i Danforth in cui si trovava con i le Domas. Mentre il primo film si svolgeva interamente in una villa, sembra che ci sarà un’ambientazione più ampia per il sequel.
Sulla base di queste immagini e dichiarazioni, sembra che Ready or Not 2: Here I Come avrà una miriade di nuove idee che ampliano ciò che era stato stabilito nel primo film. Per quanto riguarda lo svolgimento degli eventi, sembra che saranno sanguinosi come nel primo film, con nuovi pericoli che enfatizzano implicazioni narrative più grandi.
Ready or Not 2: Here I Come arriverà nelle sale il 10 aprile 2026.